IL MONDO CAPOVOLTO Insieme per il bene comune · vanissimi, esperienze estive per giovani, Vacanza...

12
Anno XIV, n. 10 - Dicembre 2013 mensile della comunità Ecclesiale N. di registrazione 276 del 7.2.2000 presso il Tribunale di Frosinone. DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico Pompili DIRETTORE: Raffaele Tarice IN REDAZIONE: Claudia Fantini Per inviare articoli: Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011 Alatri - Tel. 348.3002082 e-mail: [email protected] RESPONSABILE DISTRIBUZIONE Bruno Calicchia AMMINISTRATORE Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO: Giulio Albanese, Chiara Campoli, Maria Grazia Costantini, Pierino Giacomi, Giorgio Alessandro Pacetti EDITORE Diocesi di Anagni-Alatri FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA Tipografia Editrice Frusinate srl Frosinone Come diceva don Bosco, l’educazione deve mirare a formare “bravi cristiani e onesti cittadini” di Giulio ALBANESE Insieme per il bene comune I l Natale è ormai alle porte e un po’ tutti, istintivamente, vorremmo che i problemi – quelli del nostro povero mondo e dell’Italia in partico- lare - si risolvessero quanto prima. Basti pensare alla chiusura di molte imprese in Ciociaria o al fenomeno della disoccupazione giovanile, per non parlare delle difficoltà economiche che incontrano molte famiglie nella quoti- dianità. Purtroppo, dobbia- mo ammettere che nessuno dispone di una bacchetta ma- gica per compiere chissà qua- le incantesimo. È per questo motivo che forse, mai come oggi, è necessario riflettere sulle proprie responsabilità, senza stare alla finestra a guardare. D’altronde, in Ita- lia, siamo abituati a pensare che c’è sempre qualcuno – poco importa che si tratti del politico di turno o di chissà quale altro personaggio assi- so nella stanza dei bottoni – che si occuperà dei problemi della collettività. Cari lettori, sono 150 anni e anche più che il “sistema-Paese” funzio- na in questo modo, col risul- tato che il cittadino stesso pa- re abbia smarrito la nozione di “Bene Comune”. In effetti, l’anima della democrazia rappresentativa è la delega, mentre il cuore della sussidia- rietà è la corresponsabilità. Ed è proprio il deficit di sussi- diarietà che ha prodotto di- sastri nel nostro Paese. L’Ita- lia, in effetti, è nata come Stato fortemente accentrato, calando una coltre ammini- strativa e istituzionale sulla ricca varietà di autonomie preesistenti nel nostro Paese. E dire che l’articolo 5 della Costituzione afferma che la Repubblica riconosce e pro- muove le autonomie locali. Da lì è partito, oltre ses- sant’anni fa, un percorso che ha portato l’Italia nel 2001 a iscrivere nella propria Costi- tuzione una norma, artico- lo 118 quarto comma, che ha dato inizio ad un nuovo corso che in tempi di crisi è davvero rilevante. Un’opera- zione di ribaltamento, per così dire, dell’impostazione secondo la quale il monopo- lio dell’interesse pubblico de- ve essere nelle mani delle isti- tuzioni, cioè di coloro che so- no in cima alla piramide (po- litici, pubblici amministrato- ri…). In questa norma si dice che Stato, Regioni, Città me- tropolitane, Province e Co- muni favoriscono le autono- me iniziative dei cittadini, singoli e associati, per lo svol- gimento di attività di interes- se generale, sulla base del principio di sussidiarietà. Ecco che allora possiamo final- mente dire che esiste un mo- do per esprimere il proprio senso di cittadinanza che fino a poco tempo fa sembrava essere irrealizzabile. Si è cioè preso coscienza nel dettato costituzionale che le perso- ne sono portatrici non so- lo di bisogni, ma anche di capacità le quali, se messe a disposizione della comu- nità, possono contribuire decisamente a rispondere, insieme con le ammini- strazioni pubbliche, alle istanze collettive. Si tratta pertanto di prendere coscien- za dell’importanza dell’azio- ne dei singoli come inesauri- bile risorsa che può incidere fattivamente sul corso degli eventi e sul miglioramento della vita. Naturalmente, ac- canto ai soggetti (i cittadini) bisogna sempre ricordare l’importanza degli oggetti (cioè i beni comuni). Ma in un Paese come l’Italia, dove vi è culturalmente una visio- ne verticistica delle relazioni per cui si tende istintivamen- te a delegare la gestione del- la “Res Publica” a chi coman- da, cosa bisogna superare per passare dalle parole ai fatti? L’indifferenza. Con quali strumenti? Quelli del- l’informazione, mostrando che è normale - come do- vrebbe esserlo - agire per il bene comune e che spesso lo si fa già senza saperlo. Dun- que non è utopia, perché u- topos vuol dire nessun luogo. Infatti, il luogo della cittadi- nanza attiva esiste, anche se stenta ad essere riconosciuto. Se si parla di beni pubblici è più facile essere portati a pensare “tanto tocca a qual- cun altro”. Promuovendo, in- vece, la cura dei beni comuni non solo nel pubblico, ma anche nelle realtà aziendali e a fianco delle istituzioni, la sfida della partecipazione sarà vinta, senza che possa sembrare un atto eroico. L’at- tivarsi di singoli cittadini fa sì, infatti, che vi possano essere delle situazioni in cui l’inte- resse personale è assai rile- vante, come per i commer- La sfida della partecipazione contro luoghi comuni come “non tocca a me!” IL MONDO CAPOVOLTO cianti che si prendono cura della strada su cui si affaccia- no i propri esercizi commer- ciali, con vantaggi per tutti e in primo luogo per sé stessi. In altri casi, la sussidiarietà, intesa proprio come corre- sponsabilità, diventa strategi- ca per le imprese, rispetto al bene comune aziendale. Al- tre volte, invece, l’interesse personale è minimo, mentre prevale quello generale, co- me nelle esperienze di volon- tariato su scala nazionale o nell’ambito della cooperazio- ne per lo sviluppo dei popoli, aderendo in prima persona ad iniziative solidali. In que- sto caso, si afferma una citta- dinanza planetaria che nell’e- poca della globalizzazione non guasta. La sfida, natural- mente, riguarda anche la no- stra realtà ecclesiale che ha, come termine di riferimento, una dottrina sociale, ispirata al Vangelo. Come diceva Don Bosco, l’educazione deve mi- rare a formare “bravi cri- stiani e onesti cittadini”.

Transcript of IL MONDO CAPOVOLTO Insieme per il bene comune · vanissimi, esperienze estive per giovani, Vacanza...

Anno XIV, n. 10 - Dicembre 2013mensile della comunità Ecclesiale

N. di registrazione 276 del 7.2.2000presso il Tribunale di Frosinone.

DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico Pompili

DIRETTORE: Raffaele Tarice

IN REDAZIONE: Claudia Fantini

Per inviare articoli:Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011

Alatri - Tel. 348.3002082e-mail: [email protected]

RESPONSABILE DISTRIBUZIONEBruno Calicchia

AMMINISTRATOREGiovanni Straccamore HANNO COLLABORATO:

Giulio Albanese, Chiara Campoli,Maria Grazia Costantini,

Pierino Giacomi,Giorgio Alessandro Pacetti

EDITOREDiocesi di Anagni-Alatri

FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPATipografia Editrice Frusinate srl

Frosinone

Come diceva don Bosco, l’educazione deve mirare a formare “bravi cristiani e onesti cittadini”

di Giulio ALBANESE

Insieme per il bene comune

Il Natale è ormai alle porte eun po’ tutti, istintivamente,vorremmo che i problemi –

quelli del nostro poveromondo e dell’Italia in partico-lare - si risolvessero quantoprima. Basti pensare allachiusura di molte imprese inCiociaria o al fenomeno delladisoccupazione giovanile, pernon parlare delle difficoltàeconomiche che incontranomolte famiglie nella quoti-dianità. Purtroppo, dobbia-mo ammettere che nessunodispone di una bacchetta ma-gica per compiere chissà qua-le incantesimo. È per questomotivo che forse, mai comeoggi, è necessario rifletteresulle proprie responsabilità,senza stare alla finestra aguardare. D’altronde, in Ita-lia, siamo abituati a pensareche c’è sempre qualcuno –poco importa che si tratti delpolitico di turno o di chissàquale altro personaggio assi-so nella stanza dei bottoni –che si occuperà dei problemidella collettività. Cari lettori,sono 150 anni e anche piùche il “sistema-Paese” funzio-na in questo modo, col risul-tato che il cittadino stesso pa-re abbia smarrito la nozionedi “Bene Comune”. In effetti,l’anima della democraziarappresentativa è la delega,mentre il cuore della sussidia-rietà è la corresponsabilità.Ed è proprio il deficit di sussi-diarietà che ha prodotto di-sastri nel nostro Paese. L’Ita-lia, in effetti, è nata comeStato fortemente accentrato,calando una coltre ammini-strativa e istituzionale sullaricca varietà di autonomiepreesistenti nel nostro Paese.E dire che l’articolo 5 dellaCostituzione afferma che laRepubblica riconosce e pro-muove le autonomie locali.Da lì è partito, oltre ses-sant’anni fa, un percorso cheha portato l’Italia nel 2001 aiscrivere nella propria Costi-tuzione una norma, artico-lo 118 quarto comma, che

ha dato inizio ad un nuovocorso che in tempi di crisi èdavvero rilevante. Un’opera-zione di ribaltamento, percosì dire, dell’impostazionesecondo la quale il monopo-lio dell’interesse pubblico de-ve essere nelle mani delle isti-tuzioni, cioè di coloro che so-no in cima alla piramide (po-litici, pubblici amministrato-ri…). In questa norma si diceche Stato, Regioni, Città me-tropolitane, Province e Co-muni favoriscono le autono-me iniziative dei cittadini,singoli e associati, per lo svol-gimento di attività di interes-se generale, sulla base delprincipio di sussidiarietà. Eccoche allora possiamo final-mente dire che esiste un mo-do per esprimere il propriosenso di cittadinanza che finoa poco tempo fa sembravaessere irrealizzabile. Si è cioèpreso coscienza nel dettatocostituzionale che le perso-ne sono portatrici non so-lo di bisogni, ma anche dicapacità le quali, se messea disposizione della comu-nità, possono contribuiredecisamente a rispondere,insieme con le ammini-strazioni pubbliche, alleistanze collettive. Si trattapertanto di prendere coscien-za dell’importanza dell’azio-ne dei singoli come inesauri-bile risorsa che può inciderefattivamente sul corso degli

eventi e sul miglioramentodella vita. Naturalmente, ac-canto ai soggetti (i cittadini)bisogna sempre ricordarel’importanza degli oggetti(cioè i beni comuni). Ma inun Paese come l’Italia, dovevi è culturalmente una visio-ne verticistica delle relazioniper cui si tende istintivamen-te a delegare la gestione del-la “Res Publica” a chi coman-da, cosa bisogna superareper passare dalle parole aifatti? L’indifferenza. Conquali strumenti? Quelli del-l’informazione, mostrandoche è normale - come do-vrebbe esserlo - agire per ilbene comune e che spesso losi fa già senza saperlo. Dun-que non è utopia, perché u-topos vuol dire nessun luogo.Infatti, il luogo della cittadi-nanza attiva esiste, anche sestenta ad essere riconosciuto.Se si parla di beni pubblici èpiù facile essere portati apensare “tanto tocca a qual-cun altro”. Promuovendo, in-vece, la cura dei beni comuninon solo nel pubblico, maanche nelle realtà aziendali ea fianco delle istituzioni, lasfida della partecipazionesarà vinta, senza che possasembrare un atto eroico. L’at-tivarsi di singoli cittadini fa sì,infatti, che vi possano esseredelle situazioni in cui l’inte-resse personale è assai rile-vante, come per i commer-

La sfida della partecipazione contro luoghi comuni come “non tocca a me!”

IILL MMOONNDDOO CCAAPPOOVVOOLLTTOO

cianti che si prendono curadella strada su cui si affaccia-no i propri esercizi commer-ciali, con vantaggi per tutti ein primo luogo per sé stessi.In altri casi, la sussidiarietà,intesa proprio come corre-sponsabilità, diventa strategi-ca per le imprese, rispetto albene comune aziendale. Al-tre volte, invece, l’interessepersonale è minimo, mentreprevale quello generale, co-me nelle esperienze di volon-tariato su scala nazionale onell’ambito della cooperazio-ne per lo sviluppo dei popoli,aderendo in prima personaad iniziative solidali. In que-sto caso, si afferma una citta-dinanza planetaria che nell’e-poca della globalizzazionenon guasta. La sfida, natural-mente, riguarda anche la no-stra realtà ecclesiale che ha,come termine di riferimento,una dottrina sociale, ispirataal Vangelo. Come diceva DonBosco, l’educazione deve mi-rare a formare “bravi cri-stiani e onesti cittadini”.

Spedizione in a.p. art. 2 comma 20c legge 662/96 filiale Frosinone - Spedito il 25 Novembre 2013 - www.diocesianagnialatri.it

ventati pascoli per le greggi.Non è un caso allora che siastato questo tipo di presepe aduscire dalle chiese dove era og-getto di devozione religiosaper entrare nelle case e nei pa-lazzi. Certo, bisognava esserericchi per potersi permettereun presepe, ma era già comin-ciata la corsa a realizzare prese-pi sempre più grandi e semprepiù ricchi di dettagli scenografi-ci. Col tempo anche i personag-gi si caratterizzarono, e diven-nero simboli di una cultura euna religiosità popolare, a vol-te ingenua, ma sempre auten-tica. Trovano posto nel presepeanche personaggi popolari co-me i nani, le locandiere, i mer-

Forse andrò un po’ contro-corrente, ma io preferisco ilpresepe napoletano. Più è

grande, più è meglio. Più è in-casinato, più è bello. Il presepenapoletano è pura teatralità, emescolando sacro e profano ar-riva a rappresentare ogni artequotidiana e a dare forma apiazze, vie, vicoli e palazzi. È laconfusione della realtà che spo-sa l’accumulo della decorazionebarocca. Gesù nasce ancora nel-la grotta, ma questa non è piùisolata e silenziosa. È diventatauna piccola stalla incastrata eschiacciata da una città incon-trollabile e chiassosa, brulicantedi vita e di movimento. Conse-guenza di tutto questo è chespesso la natività è sì al centrodella scena, ma assolutamenteindistinguibile, se non conqualche attimo di ricerca. Per-ché il cristianesimo è vivo, a dif-ferenza di un paganesimo mor-to e in rovina, come lo sono levestigia degli antichi templigreco-romani che fanno dasfondo o che spesso sono di-

canti, i fornai, ma anche ciechie zoppi. Ci deve essere sempreil “dormiente”, il pastore chesarà svegliato dall’angelo cheannuncia la nascita del Salvato-re. Poi non possono mancare ilpanettiere e il vinaio, che han-no il compito di preparare il pa-ne e il vino che serviranno perl’Ultima Cena. Così come ancheil pescatore che mostra il chiarosimbolo cristologico. Altro per-sonaggio che non può mancareè la zingara, che predice il futu-ro, e che porta un cesto di ar-nesi di ferro, usati per forgiare ichiodi della passione. E in unmondo “moderno” non puòmancare il peccato della mere-trice, antitesi della Vergine e

ANNO XIV N. 10DICEMBRE 2013

FFOOTTOO NNOOTTIIZZIIAA

PPRRIIMMOO PPIIAANNOO

posta esattamente all’oppostodel presepe, spesso davanti al-l’osteria. Ma i veri personaggichiave del presepe napoletanosono i tre Re Magi, accompa-gnati dai loro seguiti. Proven-gono da tre continenti diversi(Europa, Africa e Asia) in grop-pa a tre animali diversi (cavallo,dromedario ed elefante), e por-tano tre doni diversi (oro, in-censo e mirra). Ma il presepe èuna rappresentazione dellarealtà, della vita e della società,anche se del ‘700. Ci sono chie-se e monasteri, croci e monaci,perché il presepe sta solo a in-dicarci che Gesù nasce nell’og-gi. Anche oggi.

Raffaele TARICE

aa ll ll ’ii nn tt ee rr nnoo.. .. ..

Avvento: Dio viene e si fapresente! E noi?

Pag. 3

Speciale Lettera Pastorale

2013Pagg. 6-7

Grande festa per don Pierluigi

NardiPag. 8

GESÙ NASCE NELL’OGGII moderni anacronismi del presepe napoletano

Filippine - novembre 2013

110000 NNOOTTIIZZIIEE 110000 NNOOTTIIZZIIEE Dicembre 20132222

LL’AAGGEENNDDAA DDIICCEEMMBBRREE

Domenica 1 dicembreFiuggi, Centro Pastorale,

ore 16,30INCONTRO UNITARIODEGLI ANIMATORI

PASTORALIPresieduto dal Vescovo

Domenica 8 DICEMBREAnagni, Cattedrale,

ore 11.30PONTIFICALE

DELL’IMMACOLATAPresieduto dal Vescovo

Giovedì 19 DICEMBREGuarcino, casa SuoreAgostiniane, ore 9.00

TERZO GIOVEDI’ DEL CLERO

Lectio divina di Natale

Martedì 24 dicembreAnagni, Cattedrale,

ore 23.30S. MESSA DIMEZZANOTTE

Presiede il Vescovo

Mercoledì 25 dicembreAnagni, Cattedrale,

ore 11.30PONTIFICALE DEL VESCOVO

Martedì 31 dicembre Anagni, Cattedrale,

ore 18.00TE DEUM DI

RINGRAZIAMENTOPresieduto dal Vescovo

Monsignor Lorenzo Loppa a pranzo presso il CentroSociale anziani di Alatri. La giornata è stata allietata dalle note di unconcerto, un “coro a cappella”.

GLI APPUNTAMENTI1 dicembre 2013 INCONTRO OPERATORI PASTORALI CONVESCOVO – Centro Pastorale, Fiuggi ore 16.30 - 18.307 Dicembre 2013 ad Anagni in cattedrale - Veglia AC “Eccoil nostro sì”8 Dicembre 2013 Festa Adesione AC nelle parrocchie 10 gennaio 2014 Equipe diocesana ACR e Giovani + MSACore 21 Fiuggi13 Gennaio 2014 Equipe diocesana Adulti ore 18:30 Fiuggi 18 gennaio 2014 Consiglio Diocesano AC ore 9.30 Fiuggi8 Febbraio 2014 Giornata unitaria/diocesana per la Pace 22-23 Febbraio 2014 Assemblea Diocesana elettiva9 marzo 2014 INCONTRO OPERATORI PASTORALI CONVESCOVO – Centro Pastorale, Fiuggi ore 16.30 – 18.3014/15/16 Marzo 2014 Esercizi spirituali con PG e CDV pergiovani e adulti e per EDUCATORI AC (giovani e adulti)28 Aprile 2014 Equipe diocesana Adulti ore 18:30 Fiuggi 26 Maggio 2014 Equipe diocesana Adulti ore 18:30 Fiuggi2 giugno 2014 Festa Diocesana Famiglia AC 14 Giugno 2014 Equipe diocesana Adulti “serata insieme”Luglio - Agosto 2014 attività estive (campi - scuola ACR, gio-vanissimi, esperienze estive per giovani, Vacanza Formativa,campi-scuola famiglie)

LABORATORIO FORMAZIONEQuest’anno la proposta formativa del laboratorio ci realizzeràda Gennaio a Giugno 2014. Essa sarà realizzata direttamentenelle parrocchie che lo richiederanno tramite i facilitatori del-l’equipe diocesana. Attenzione particolare sarà posta alla for-mazione dei nuovi responsabili associativi, parrocchiali e dio-cesani.

GRUPPO GIOVANI DIOCESANOSarà riproposta l’esperienza del gruppo giovani diocesanoguidato da Marco e Pia. Le date saranno comunicate in segui-to.

MSACQuest’anno saranno gettate le basi per la sensibilizzazione e illancio della proposta del Movimento Studenti dell’AzioneCattolica in alcuni istituti superiori della nostra diocesi.

NUOVI GRUPPI ACG E ADULTINascita di nuovi gruppi giovanissimi/giovani e adulti.Formazione degli “nuovi” animatori

GRUPPI FAMIGLIEContinua l’attività formativa dei diversi gruppi famiglie ACcoordinati dalla coppia cooptata diocesana. Durante l’annosaranno proposti momenti di formazione ed incontro a livellodiocesano. Formazione di nuove coppie animatrici per la na-scita di nuovi gruppi famiglie.

PARROCCHIE “LONTANE” Si sta costituendo un’equipe missionaria di giovani e adultiche sono disponibili a raggiungere e farsi prossimi delle realtàassociative parrocchiali lontane dal centro diocesano oppurenuove a livello associativo.

COLLABORAZIONITutti i settori e i gruppi AC sono chiamati a collaborare con gliUffici Pastorali (uff. catechistico, uff. caritas, uff. liturgico, PG,CVD, uff. famiglia, uff. pastorale sociale, uff. comunicazio-ne…), corresponsabili dell’attività pastorale della diocesi.

A pranzo con il Vescovo

UUNN AANNNNOO CCOONN LL’’AAZZIIOONNEE CCAATTTTOOLLIICCAABuon Natalee Felice Anno Nuovo

LLAA CCAATTTTEEDDRRAA DDEELL VVEESSCCOOVVOOAnno XIVNumero 10 3333

moria, presenza del mi-stero, attesa del compi-mento. Celebrare signifi-ca vivere il mistero e vi-vere un momento attua-le della sua efficacia sal-vifica. Avvento significa,allora, non soltanto ricor-dare la venuta di Gesùnella storia a Natale el’attesa che l’ha precedu-ta, ma vivere continua-mente l’attesa vigilante

Se esiste una stagionestraordinaria del-l’Anno liturgico e

della vita della Chiesa,questa è sicuramentel’Avvento. Tenuto contodella riforma liturgica delVaticano II e soprattuttodei testi biblici, esso sipresenta come il periodopiù curato e riuscito ditutto il ciclo delle cele-brazioni della chiesa.Dalle origini incerte e di-scusse, sicuramente tardi-ve (dal IV al VI secolo),l’Avvento risplende cometempo-modello di tuttal’esistenza cristiana cheviene messa sotto il se-gno dell’attesa nel climadella speranza. Il suo ini-zio per noi cristiani è co-me Capodanno. C’è l’en-tusiasmo dell’avvio, loslancio di ogni impresache comincia, il misto dicuriosità, timore, spiritodi avventura che accom-pagna ogni partenza.C’è, soprattutto, la sicu-rezza e la gioia di ritro-vare il Natale. L’Avvento,come ci ricorda la parolastessa (“Adventus” =venuta) mette a tematutto il mistero della ve-nuta del Signore nellastoria fino al suo conclu-dersi nel compimento.Storicamente il termine“Avvento” fu riferito,dapprima, alla venuta diGesù nella carne. Quasisubito lo stesso terminepassò ad indicare anche iltempo della preparazio-ne al Natale, il tempodell’attesa. Qui è necessario un rapi-do chiarimento sulla con-cezione di liturgia, chenon è solo memoria sog-gettiva di fatti accaduti,ma celebrazione attualedel mistero pasquale diCristo e della nostra sal-vezza. La liturgia è me-

di fronte alla sua venutaattuale, nella prospettivadell’incontro ultimo conLui alla fine della storia eal termine della nostraesistenza. L’attesa nostra,dunque, non si nutre diricordi, ma è atteggia-mento che ci rende pre-senti e accorti alla logicadi senso, di grazia e dimisericordia seminata suinostri passi all’interno

dei giorni che ci vengonodonati. L’Avvento, allora,è tempo-modello dell’esi-stenza cristiana come at-tesa operosa e vigilante…Un maestro della fedecome S. Bernardo affer-ma: “Conosciamo una tri-plice venuta del Signore.Una venuta occulta si col-loca, infatti, tra le altredue che sono manifeste… Nella prima venutaegli venne nella debolez-za della carne, in questaintermedia viene nellapotenza dello Spirito,nell’ultima verrà nellamaestà della gloria.Quindi questa venuta in-termedia è, per così dire,una via che unisce la pri-ma all’ultima: nella pri-ma Cristo fu la nostra re-denzione, nell’ultima simanifesterà come nostravita, in questa è nostroriparo e consolazione”(S. Bernardo, Sermo V DeAdventu, 1-3).L’Avvento ricorda la di-mensione storica dellasalvezza che ha avuto lachiave di volta nell’Incar-nazione (Avvento natali-zio). L’Avvento è anche iltempo in cui viene forte-mente evidenziata la di-mensione escatologicadel mistero cristiano.Chiediamo sempre nel“Padre nostro” che ven-ga il Regno di Dio. La no-stra esistenza è sospesatra le due grandi venutedi Cristo: siamo protesiverso il compimento e il“Giorno del Signore”(Avvento escatologico).Ecco perché tanti testidella liturgia (cfr adesempio la messa della I^domenica di Avvento)gettano uno sguardo sul-la fine della storia. Po-tremmo dire: si comincia

AVVENTO: Dio viene

e si fa presente!E noi?

continua a pag. 4

LLAA CCAATTTTEEDDRRAA DDEELL VVEESSCCOOVVOO Dicembre 20134444

dalla fine! L’Avvento inoltre hauna forte connotazio-ne missionaria. La sal-vezza di Dio in Gesù Cri-sto è a disposizione ditutti gli uomini. Cristo èvenuto per venire nelcuore di ognuno! E ogniuomo davanti al Dio cheviene - che spiana lemontagne, colma le valli,fa fiorire il deserto, tra-sforma le armi in stru-menti pacifici (cfr le vi-sioni di Isaia nella primalettura della domenica) –è auspicabile che garan-tisca apertura e disponi-bilità con la conversione.La spiritualità dell’Avven-to, che si nutre di un’at-tesa vigilante e gioiosa esi sostanzia di speranzaforte e paziente anche esoprattutto nell’ora dellaprova, trova nella con-versione continua la stra-da maestra della giusti-zia e della gioia perchéprocura l’incontro con ilSignore. La stagione del-l’Avvento educa la nostrasperanza in un periodoin cui la geografia delladisperazione si fa semprepiù vasta per i problemiche conosciamo e, so-prattutto, per la crisi, ilcui lato più evidente èquello economico, mache è di ordine soprat-tutto morale, spirituale,culturale.È crisi sulla visione del-l’uomo, su chi sia l’uomoe su che cosa significhiessere uomo. È crisi per-ché, come ci ricorda PapaFrancesco, si sta facendostrada la cultura dello“scarto” e avanzano tan-ti nemici del vero uma-nesimo che, oltre ai valo-ri della giustizia e dellalibertà, è fondato suun’esistenza filiale e,dunque, fraterna!

In questo cammino dieducazione alla affidabi-le e paziente speranzaveniamo presi per manodai Maestri dell’attesa:Isaia, Giovanni Battista,Maria Santissima, S. Giu-seppe. Le letture biblichedella Domenica quest’an-no ci aiutano in manieraparticolarmente efficace.Nella seconda domenicadi Avvento c’è di confor-

to l’Immacolata. Con ilsuo silenzio luminoso, ilsuo atteggiamento di di-sponibile ascolto, la suastraordinaria capacità diricevere ci ricorda che“niente è impossibile aDio” (Lc 1,37). Dio ha bi-sogno di creature comeMaria, non ingombratedalle cose né da sé stes-se.Nella quarta domenicasaremo presi per manoda S. Giuseppe con la suasofferta e piena acco-glienza di un Dio che sor-prende e gli chiede di ac-cogliere Maria e Gesù co-me persone molto diver-

se dalle sue attese. Ri-nuncia al suo program-ma di vita familiare peraccogliere il progetto ela promessa di Dio. Ri-nuncia al suo futuro perabbracciare l’avvento diDio e la imprevedibilitàdello Spirito.Nel concludere questebrevi note sull’Avvento,non posso fare a meno disottolineare le prime let-

ture della Domenica, coni “sogni” di un altromaestro della speranzache è Isaia. “Camminia-mo nella luce delSignore” (Is 2,5): è il se-gnale della partenza checi invia il profeta per ri-trovare la passione e loslancio nell’annuncio delVangelo e “sognare”/realizzare una realtà di-versa da quella che ci cir-conda (1^ domenica). “Un germoglio spunteràdal tronco di Iesse …” (Is11,1): da un ceppo inari-dito si fa una dichiarazio-ne di speranza. C’è lapossibilità di progettare

un futuro diverso, sor-prendente, garantitodalla presenza di Dio.Anche un ceppo, resoarido da troppi peccati einfedeltà, è percorso dauna linfa perenne: lapromessa di Dio (2^ do-menica). “Si rallegrino ildeserto e la terra arida…” (Is 35,1): l’inno allagioia per il ritorno degliesuli in patria da Babilo-nia proclama che Dio èfedele e mantiene la suapromessa. La “gloria” delSignore è presente anchee soprattutto nel cammi-no tormentato e nelledifficoltà in cui ci dibat-tiamo. La meta è lonta-na, ma il futuro è già ini-ziato (3^ domenica). “IlSignore stesso vi darà unsegno” (Is 7,14): la pro-messa di Dio si realizza,ma molto oltre le atteseimmediate degli uomini.Il progetto di Dio si rea-lizza e viene incontro ainostri desideri e alle no-stre speranze con l’Ema-nuele (4^ domenica).L’Avvento di quest’anno,soprattutto con i testi diIsaia, ci aiuta a “sogna-re” e ci impone il sognocome dovere. Qualcunopotrebbe dire: “Troppobello per essere vero”.Bisogna, però, subito ag-giungere: “Troppo belloper non essere vero”.Molti di noi cristiani dor-mono per non affrontarela realtà. Soltanto il so-gno permette di im-maginare una realtàdiversa e, con l’aiutodi Dio, attuabile. Para-dossalmente è il sognoche ci sveglia e ci mettein piedi! Buon Avvento!

+ Lorenzo, vescovo

continua da pag. 3

VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,,Anno XIV

Numero 10 5555

Giornata delRingraziamentoper i frutti della terra

Alatri - 10 Novembre

a cura di Patrizia, Giovanna, Nadia e Emanuela per il Gruppo di Animazione liturgica

Presso la parrocchia Maria SS. Rosario

In ricordo di Mons. Luigi Belolli vescovo emerito

Anagni - 5 Novembre

di Giorgio Alessandro PACETTI

Un omaggio delle Confraternite della Diocesi

Ogni anno, quasi allaconclusione del cicloliturgico la Chiesa ce-

lebra la “Giornata del Rin-graziamento per i fruttidella Terra”. Iniziata nel1951 per iniziativa della Col-diretti la giornata del Rin-graziamento è un’occasionedi rendere lode al Padre fon-te di ogni bene, per i doniche ci offre. E’ inoltre unmomento di riflessione sul-l’importanza che ancora ha,anche nella nostra societàoramai quasi post-industria-le, il lavoro della terra. Il te-ma guida di quest’anno era“Giovani protagonisti nell’a-gricoltura”, giovani che“hanno scelto di restare nel-la loro terra per lavorare icampi, con dignità e qualità,per fare della loro campa-gna un vero giardino. Sen-tiamo che questa vocazionerinnova l’intera società, per-ché il ritorno alla terra cam-bia radicalmente un paese eproduce benessere per tutti,

ravviva la luce negli occhidegli anziani, che non vedo-no morire i loro sforzi, inter-pella i responsabili delle isti-tuzioni”. (dal Messaggio deiVescovi). Viviamo in una par-rocchia di campagna, dovela coltivazione dei campi,anche se non è più la princi-pale fonte di reddito, è sen-tita come componente im-portante nella vita delle per-sone e come gruppo di ani-mazione liturgica, insieme alnostro parroco don LucaFanfarillo, abbiamo pensatodi valorizzare e recuperarequesta tradizione. Lo abbia-mo fatto curando in modopiù attento due aspetti: ladecorazione dell’altare, co-gliendo la ricchezza di colorie frutti che la bella stagionedell’autunno ci offre e laprocessione dell’offertorio.In questo momento abbia-mo coinvolto quattro “an-ziani agricoltori” che hannoportato in dono pane,olio,vino e frutta .

Memori dell’intenso eproficuo Episcopatodi Mons. Luigi Bel-

loli nella nostra Diocesi ilCoordinamento diocesanodelle Confraternite dellaDiocesi Anagni-Alatri haprogrammato un omaggio eun ricordo nella preghieraper la ricorrenza del suo ri-torno alla casa del Padre av-venuta due anni fa invitan-do tutte le consorelle e iconfratelli iscritti, insieme atutta la popolazione, a ricor-dare con affetto filiale Mar-tedì 5 novembre Mons. LuigiBelloli che nel volto di ognifedele “ha visto sempre ilvolto di Cristo” e ha promul-gato -prima del termine delsuo episcopato- il nuovo Sta-tuto Quadro diocesano delleConfraternite. Il vescovoLuigi è stato il “padre” dellaneonata chiesa di Anagni-Alatri che era stata fondata,dopo la morte di Mons. Flo-renzani, con un decreto diunificazione del 30 Settem-bre 1986, emesso dalla San-

ta Sede con il quale venivaprivata alla popolazione ala-trense la loro sede vescovilesecolare. Il primo obiettivodi Mons. Belloli fu quello diguidare la transizione, senzadanni, riconoscendo le pecu-liarità di ciascuna realtà,spingendo verso una conver-genza le trasformazioni so-ciali e culturali che incalza-vano, che richiedevano ri-sposte decise e non confuse.Lungo gli undici anni del suointero episcopato (1988-1999) in terra ciociara, il ve-scovo Belloli, ambrosiano diorigine, fu sempre attento aleggere i segni dei tempi, inparticolare a mostrare che losviluppo richiede una nuovae più profonda forma disaggezza, di cui il Vangelo èla strada da percorrere insie-me. Non solo! Il Vescovo Bel-loli ogni anno nel giornodella festa di San Francescodi Sales, protettore dei gior-nalisti teneva il tradizionaleincontro con i giornalisti del-la Diocesi Anagni-Alatri.

SSSSppppeeee cccc iiiiaaaa llll eeee LLLLeeee tttt tttt eeee rrrraaaa PPPPaaaassss tttt oooorrrraaaa llll eeee 2222000011113333

«Carissimi, il Vangelo è nato da un’immensa passio-ne ed è stato affidato a degli “appassionati” perla causa del Regno. Qualunque sia il compito che

svolgiamo nella Chiesa, è indispensabile che abbiamo e mani-festiamo una vera, straordinaria, incontestabile passione perDio e per gli uomini che Egli ama». Così comincia la letterapastorale 2013 di Mons. Lorenzo Loppa, intitolata “LA PAS-SIONE PER IL VANGELO. Iniziare alla Fede: dono e compito diuna comunità adulta”, di cui proponiamo ampi stralci.

Il progetto di Gesù«Gesù si rivela come uno che annuncia un progetto alla lucedel quale agisce. Questo progetto è il Regno di Dio a cui Egliconsacra tutta la sua esistenza e il suo essere con vigore, co-stanza e senza ripensamenti. (…) Però, osservando attenta-mente quanto Gesù fece e insegnò, possiamo constatare co-me il Regno di Dio non sia qualcosa che riguardi Dio (…) è ilRegno di Dio per gli uomini, specialmente per i più bisognosie degni di attenzione, per un loro futuro di vita e di pienez-za. Il Regno di Dio proclamato da Gesù come imminente con-siste in una nuova situazione di vita e di felicità per tutti. (…)Gesù ha affidato la responsabilità dell’annuncio della vita pertutti e la missione di sconfiggere la morte ai suoi discepoli».

In cammino con le Chiese che sono in ItaliaÈ importante collocare il «nostro cammino di Chiesa all’inter-no del comune itinerario che stanno percorrendo tutte leDiocesi italiane nel Decennio di “Educare alla vita nuova delVangelo”. Nel primo segmento del Decennio abbiamo faticonvergere la nostra attenzione su “la cura delle radici”, conun impegno più deciso e puntuale sulla pastorale battesima-le».

Educare alla vita buona del Vangelo: seconda tappa«Il Convegno di Fiuggi del giugno scorso (“Iniziare in parroc-chia” 27/29 giugno) ha aperto la seconda tappa del nostroitinerario decennale: quella che riguarda il cammino di fededei ragazzi (7-14 anni) e il completamento della Iniziazionecristiana in parrocchia. (…) Già ne Il sogno del discepolo(2004) potevo constatare come i segni della crisi del modello

di comunicazione della fede - soprattutto a ragazzi, adole-scenti e giovani - stessero, e al presente, stiano, sotto gli oc-chi di tutti. (…) La situazione impone un ripensamento e uncambiamento nella prassi ordinaria di trasmissione della fe-de».

Iniziare alla fede, missione di una comunità adulta«Due realtà sarà soprattutto urgente ripensare e riprogetta-re: i cammini di formazione alla fede di ragazzi/adolescenti egli itinerari di formazione degli Animatori, soprattutto deiCatechisti. Un passo importante da compiere, allora, saràquello di ispirare sempre di più il processo di Iniziazione allafede ad una logica catecumenale, con il primato dell’evange-lizzazione e del primo annuncio, con il coinvolgimento dellefamiglie, degli adulti e d tutta la comunità cristiana, conun’apertura a tutte le dimensioni della vita di fede, che deveessere non soltanto annunciata e accolta, ma anche celebratae vissuta. Mi affretto ad aggiungere che anche un camminoperfetto di iniziazione, secondo il modello descritto, non puògarantire in alcun modo l’efficacia e l’autenticità del “diveni-re cristiani” se gli adulti, gli Animatori e i Catechisti non cam-biano mentalità mediante una formazione adeguata e se, so-prattutto, continua a non essere coinvolta la famiglia e l’inte-ra comunità cristiana. Siamo davanti, allora, ad un nuovotriennio con un primo fondamentale passo da compiere: farcrescere la maturità di fede delle nostre comunità».

“La passioneper il Vangelo”

Iniziare alla Fede: dono e compito di una comunità adulta

Mettere in gioco la vivacità della nostra fede e la no-stra capacità di sperare«È necessaria una ripresa di slancio dell’evangelizzazione. Ècome se fossimo la generazione dei primi cristiani. Siamo iprimi cristiani del nostro tempo. La spinta missionaria dellenostre comunità deve esser più libera, più gratuita, più moti-vata che nel passato, più gioiosa. (…) Certamente, dalla pre-parazione dei fidanzati al matrimonio (…) ad una pastoralefamiliare incisiva e costante prima, durante e, soprattutto,dopo il Battesimo potremo avere il dono di nuclei familiaripiù attenti, disponibili e responsabili nella trasmissione dellafede». Così il vescovo sottolinea «alcuni fattori e spazi di cre-scita a disposizione di tutti, per un una formazione perma-nente in vista della maturità della fede».

La Lectio DivinaIl primo fattore di crescita è la Lectio Divina, cioè la letturadella Bibbia nello Spirito di Dio. Dopo la celebrazione eucari-stica domenicale, il punto più alto di incontro con il Misteroper ogni adulto è il confronto, la riflessione e la preghierasulle S. Scritture, in modo particolare sulle pagine biblichedella Domenica. È questo l’impegno più importante di unparroco (o altro sacerdote che lavora in parrocchia) con gliAnimatori parrocchiali (e con gli adulti in genere) dopo lapresidenza della eucaristia domenicale. Lo “spazio” dellaLectio Divina non può mancare in nessuna parrocchia; e, ri-

badisco, la Lectio sulla Parola della Domenica. L’Anno liturgi-co è un itinerario di fede e di vita. Con sapienza la Chiesa ciprende per mano e, nell’arco di tre anni, ci mette davanti, al-la Domenica, una parte congrua, sostanzialmente completa,altamente significativa delle S. Scritture. La Lectio Divina nonpuò essere assente da nessuna comunità cristiana».

La Mistagogia: introduzione al Mistero«La Mistagogia ci introduce al Mistero. (…) Un altro spazio dicrescita per una fede adulta è la Mistagogia, cioè l’essere in-trodotti al Mistero celebrandolo in modo tale che poi si viva.“Mystagoghein” in greco greco significa “guidare al Miste-ro”».

Vivere le Domeniche “insieme”«Un terzo fattore di crescita e di maturazione per la fede ditutti è la custodia e la valorizzazione della Domenica. (…) Ri-scopriamo “le Domeniche insieme”, con più coraggio, osan-do di più, reagendo a mille obiezioni, magari attuando dellesinergie con le parrocchie vicine o con le comunità religioseche abbiamo la fortuna di avere sul territorio».

Il Consiglio pastorale, luogo di incontro e di crescita«Un ulteriore e decisivo spazio di crescita per una fede chevuol diventare adulta è il Consiglio pastorale parrocchiale ointerparrocchiale». È «un segno espressivo della comunioneecclesiale, un luogo di incontro e di crescita che rappresental’intera comunità. (…) Il Consiglio pastorale è un’esperienzache dà forma concreta alla comunione. È un luogo in cui ci siallena e si cresce nel discernimento, nell’ascolto, nel confron-to».

La comunità cristiana, terra di fraternità e di relazione«Prima, comunque, di tutto ciò esiste l’esigenza che la Chie-sa, la comunità cristiana concretamente, oltre che Sposa, siaveramente Madre, una comunità adulta generante».

Chi è adulto nella fede?«È opinione comune che la persona adulta sia uno che pensicon la sua testa e faccia delle scelte motivate. L’adulto nellafede è uno che vive di Gesù Cristo (Gal 2,2), che sa guardarealla vita dalla parte del Mistero che l’attraversa. È una perso-na che non si considera arrivata. In possesso di un forte sensodi appartenenza alla Chiesa, dimostra anche una buona ca-pacità di costruire relazioni positive con gli altri, rispettandotutti e dialogando costruttivamente con ciascuno. È sempredisponibile a curare la propria formazione e a collaborarecon le altre figure educative della comunità cristiana. La ma-turità di fede, inoltre, presuppone la responsabilità e la capa-cità di discernimento, cioè l’attitudine a decifrare l’appelloche emerge da ogni situazione.L’adulto “significativo”, capace di essere un punto di riferi-mento per ragazzi, adolescenti e giovani è uno che sa acco-gliere il loro grido (la loro richiesta di aiuto, spesso silenziosao “scomposta”), e sa trasformarlo in “invocazione” perché siaprano al Mistero di cui sono seminati i nostri passi. L’adultoche può prendere per mano ragazzi e giovani è uno che an-nuncia il Vangelo come gesto d’amore, regalando loro partecongrua del proprio tempo e una dose più che discreta di at-tenzione. È soprattutto una persona che comunica un’espe-rienza personale in maniera coinvolgente: “Vieni e vedi!”(Gv 1,46)».

Dicembre 20138888 VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

,,

GGrraannddee ffeessttaa ppeerr ddoonn PPiieerrlluuiiggii

NNaarrddii

Torre Cajetani - 12 Ottobre

di Pierino GIACOMI

Nuovo parroco di S. Maria Assunta

Èstata davvero una bellafesta quella che ha ac-compagnato l’ingresso

del nuovo Parroco, don Pier-luigi Nardi nella Parrocchiadi S. Maria Assunta in TorreCajetani, sabato 12 ottobre.La Banda di Torre Cajetaniha creato un clima di gioia,di festa e di solennità.Molti sacerdoti si sono avvi-cendati, infatti, dopo il pe-riodo di permanenza stabiledi diversi anni di don BrunoVeglianti e di don MarcelloCoretti. Nel novembre del2007, dopo don CristoforoD’Amico, Parroco dell’Imma-colata Concezione in localitàCollelavena (Alatri) e di Tor-re Cajetani, il Vescovo Loren-zo Loppa mi volle affidare ladirezione dell’Ufficio Cate-chistico Diocesano e la curapastorale delle Parrocchie diTorre Cajetani, di Triviglianooltre quella di S. Maria delColle in Fiuggi, affiancando-mi due Padri della Congre-gazione di S. Vincenzo de’Paoli, entrambi operanti nel-la Comunità in Dialogo diTrivigliano: padre Roberto epadre Onofrio, rispettiva-mente per Torre e per Trivi-gliano. Dopo un anno emezzo, però, padre Robertoè dovuto rientrare in Messi-co, mentre padre Onofrio èstato richiamato dal suo Pro-vinciale, dopo circa tre annidel suo prezioso servizio pa-storale, per una nuova e ur-gente attività ministeriale inPuglia. La gente, di tanto intanto mi chiedeva: “Eh, donPierì, ma noi, un prete tutto

nostro, non ce lo meritia-mo? Siamo proprio così cat-tivi?”. Allora li rassicuravodicendo di pregare ancoradi più per le vocazioni sacer-dotali, perché così ancheTorre avrebbe avuto un Par-roco tutto suo, a tempo pie-no. Devo dire che a Torre hotrovato una bellissima tradi-zione di preghiera quotidia-na in particolare per le voca-zioni e, nella recita quotidia-na del Rosario, aggiungonosempre: “Dona santi sacer-doti, ferventi religiosi e san-te famiglie alla tua Chiesa!”.Il Signore ha ascoltato dav-vero la loro preghiera! Edecco dopo sei anni un prete,tutto per la Comunità di Tor-re: don Pierluigi, solo dopodue anni dalla sua Ordina-zione presbiterale, inviatodal nostro Vescovo Lorenzocome pastore per servire

questa Comunità Parrocchia-le.Il nostro Vescovo Lorenzo,insieme a diversi sacerdotiha accolto don Pierluigi al-l’ingresso del paese, insiemealla sua famiglia e alle tantepersone presenti. Il corteo siè così diretto verso la chiesaparrocchiale dove il SindacoLetizia Elementi ha rivoltoparole di grande stima neiconfronti del Vescovo perquesto dono fatto alla citta-dinanza, di benvenuto e diincoraggiamento per donPierluigi e di ringraziamentoper don Pierino, offrendo anome del paese una pissidea don Pierluigi e a don Pieri-no una pergamena. La Co-munità ha accolto il nuovoParroco con le parole di ben-venuto della rappresentantela Signora Aurora cui è se-guita l’offerta di un dono.

La chiesa parrocchiale di S.Maria Assunta gremita di fe-deli: oltre la famiglia e i pa-renti di don Pierluigi, unanutrita rappresentanza difedeli e amici provenienti daTrevi nel Lazio, paese di ori-gine di don Pierluigi e daAlatri, dove ha prestato ilsuo primo ministero sacer-dotale e la presenza massic-cia della popolazione di Tor-re Cajetani. Il Vescovo Lorenzo nel chie-dere a don Pierluigi di pro-fessare la fede, lo ha inco-raggiato ad essere vicino al-le persone, a cominciare dairagazzi, e ad essere forte eperseverante nella testimo-nianza di fede, coraggiosonel portare avanti questoministero pastorale affidato-gli, sicuro di esserne certa-mente, con l’aiuto del Signo-re, all’altezza!

Èstata una giornata davvero straordinaria quella di merco-ledì 16 ottobre 2013, il bel gruppo di anziani e non, ospitidella R.S.A. ”Nuova S. Elisabetta“ di Fiuggi, ha approdato

in Piazza S. Pietro per l’attesissimo incontro con il Santo Padre.Il tempo all’inizio non proprio clemente ha ceduto alle pre-ghiere insistenti... e si è lasciato commuovere per aprirsi aduna giornata serena e soleggiata. L’ottima e strategica posizione in cui i nostri amici sonostati sistemati ha permesso di essere a tu per tu con il Santo Padre: il Papa si è fermato conognuno di loro, come si può vedere dalla foto, per uno scambio affabile e cordiale di brevecolloquio, godendo dello sguardo intenso e interessato, di commovente intesa, ricevendoamabilmente una carezza e la benedizione sulla fronte da parte del Santo Padre e, comedono, ciascuno, la corona del Santo Rosario. È stata una esperienza indimenticabile per i no-stri amici, anche se, come si può immaginare, faticosa sia per la preparazione, la sveglia, ilviaggio, sia per le cose da preparare, da portare... ma ne è valsa la pena, perché la gioia diquesto incontro “ravvicinato” con il Papa, ha messo nel cuore una emozione e una conten-tezza incontenibile e una soddisfazione grandissima. Non si sapeva peraltro se fossero piùcommossi gli ospiti o i loro accompagnatori e dirigenti e medici. Pierino Giacomi

FIUGGI, 16 ottobre: LA R.S.A. “NUOVA S. ELISABETTA”all’udienza del mercoledì. A tu per tu con il Santo Padre

Anno XIVNumero 10 9999VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

,,

di Chiara CAMPOLI

L’inizio dell’anno cate-chistico apre le portealle attività che si

svolgeranno in parrocchiadurante il nuovo anno pa-storale. Non poteva cheiniziare con l’ormai im-mancabile “Festa delciao”, dove catechisti,bambini, ragazzi, e perchéno genitori, sono pronti agiocare; e il pomeriggiotrascorre all’insegna digiochi, balli e ovviamentela merenda che conclude ildolce pomeriggio.

Alla conclusione di tutto,quando i bambini ci salu-tano e si inizia a metterein ordine, la nostra rifles-sione va alle nostre tre co-munità, ci si rende contoche il senso di essere “Co-munità” è ancora lontano,il senso di “essere Chiesa”è un futuro, ma non il pre-sente. A questo punto ver-rebbe quasi voglia di but-tarsi giù, ma è questo chedovrebbe spingerci ad ini-

ziare il nuovo anno cate-chistico con un obiettivo:mettere nel cuore di ognu-no un po’ di Chiesa, dell’“essere Chiesa”.Passando per il nostro pic-colo paese i discorsi che sisentono, spesso sono un“far rimbalzare la palla”,la chiesa è compito delprete, dei catechisti, deigenitori; ma spesso siamonoi cristiani i primi a noncomprendere che la chiesaè compito di ognuno, conil battesimo tutti siamo

chiamati ad essere testi-moni. Essere catechisti ètestimoniare con la nostrapersona l’essere chiesa,l’immagine che mi vienealla mente è quella dellavite e dei tralci, solo se-guendo Cristo ci incorpo-riamo alla Chiesa, diven-tiamo un tutt’uno.Papa Francesco in occasio-ne del Congresso Interna-zionale sulla catechesi hadetto ai catechisti: “Esserecatechisti, non ho detto‘fare i catechisti’, ma ‘es-

serlo’, è un impegno checoinvolge la vita.[…] Siguida all’incontro Gesùcon le parole e con la vita,con la testimonianza. ‘Es-sere’ catechisti chiedeamore, amore sempre piùforte a Cristo, amore alsuo popolo santo. E que-sto amore, necessariamen-te, parte da Cristo”. Il catechista necessita diuna preparazione, di uncammino di fede per svol-gere al meglio il compito acui è stato chiamato. Esse-

re catechista è un servizioalla comunità, ed è attra-verso di essa e con l’aiutodi ogni singolo membroche si può crescere insie-me. Iniziamo il cammino diquesto anno con la consa-pevolezza di far parte diuna grande famiglia chetra alti e bassi ci chiede diessere testimoni autenticie credibili. E allora …pronti a mettersi in gioco?

Vico nel Lazio

Essere catechisti: un impegno per la vita

FFeessttaa ddeell cciiaaoo::uunn iinniizziioo ppeerr

rriifflleetttteerree

Dicembre 2013

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

11110000

Come il Crematorium, anche lo studiofotografico di Auschwitz era organiz-

zato per smaltire con rapidità ed efficien-za un numero elevatissimo di corpi di un-termensch. Lo sgabello per la posa, uncubo di legno, veniva fatto girare su sestesso da un pedale azionato dal foto-grafo che così, senza allontanarsi dallafotocamera, in pochi secondi impressio-nava le tre “viste” d’ordinanza: fronte,profilo e trequarti. Ma il kapò Maltz neapprofittava per un suo divertimento ex-tra: quando l’internato accennava fatico-samente ad alzarsi, con un colpo al peda-le lo proiettava a terra violentemente, trale risate degli aguzzini annoiati. Non ride-va Wilhelm Brasse, il fotografo di Au-schwitz. Confusamente, forse, intuiva chequello scherzo crudele, in fondo insignifi-cante rispetto al resto, svelava la naturadel compito a cui era stato assegnato: ilprelievo forzoso dell’identità, tappa delladegradazione che era premessa all’elimi-nazione. La camera oscura come antica-mera della camera a gas. Brasse era uninternato: polacco, non ebreo, anzi aria-no, ma renitente all’arruolamento nellaWehrmacht, gli si era aperto davanti ilcancello fatale, ma per lui la scritta che vicampeggiava sopra, “il lavoro rende libe-ri”, per una volta diceva la verità. Il suomestiere lo salvò. In cambio lui, rischian-do la vita, salvò dalla distruzione e pre-servò per i nostri occhi allucinati i docu-menti del “male assoluto”, oltre cinquan-tamila ritratti di sterminandi, e visioni dialtri orrori. La vita di Wilhelm Brasse, il fo-tografo di Auschwitz, è ora narrata da Lu-ca Crippa e Maurizio Onnis (Piemme, 336pagine, 14,90 euro) Wilhelm Brasse, il fo-tografo del lager. L’uomo che documentòil male. Internato nel 1941 col numero3444, Brasse è un privilegiato, e ne è con-sapevole. Per cinque anni si vede sfilaredavanti i volti e i corpi dei morituri. Sa co-sa succede fuori dalla baracca-studio delblocco 26 da cui evita più che può di usci-re. Se non lo sapesse, glielo direbbero ivolti che il suo obiettivo cattura: ebreiemaciati, prigionieri russi, zingari pesti,ragazzine quasi bambine.

Per chiunque voglia accostarsi alla storia della chiesa di Por-tadini è necessario partire dal famoso evento che segnò la

vita religiosa di Alatri nel XVII secolo: neanche Gino Maiello,pittore e scrittore, si sottrae a questo passaggio obbligato nel-lo scrivere la sua “Storia della venerabile confraternitadella Beata Vergine sotto il titolo della Resurrezione”,stampato da Strambi editore. Un testo agile, quello di Maiello,che ricostruisce la storia del luogo religioso: dalla primitiva cò-na all’odierna chiesa, attraverso le vicende legate al miracolo ealla confraternita che ha sede nella chiesetta. Il tutto proce-dendo dal fatto prodigioso del maggio 1619, quando un gio-vane, mentre giocava a bocce con alcuni amici nei pressi del-l’antica edicola, accecato dall’ira perché sempre sconfitto, lan-ciò per la rabbia un sasso sul volto della Madonna, imprecandonei confronti di Maria. La tradizione vuole che la guancia dellaVergine si gonfiasse (“se gonfiò lo ciglio...”), come se il ragaz-zo avesse colpito la carne. Un gesto sciagurato che fu punitocon una morte repentina (qualcuno afferma che il giovane sisuicidò), con il ragazzo che, non potendo essere sepolto in ter-ra consacrata, su sotterrato in un anfratto tra le mura ciclopi-che che sono nei pressi della chiesa, a 75 passi dalla stessa risa-lendo verso Porta San Francesco.

Si può curare il cuore spezzato con Emily Brontë e il mal d’a-more con Fenoglio, l’arroganza con Jane Austen e il mal di

testa con Hemingway, l’impotenza con Il bell’Antonio di Vita-liano Brancati, i reumatismi con il Marcovaldo di Italo Calvino,o invece ci si può concedere un massaggio con Murakami escoprire il romanzo perfetto per alleviare la solitudine o unforte tonico letterario per rinvigorire lo spirito. Questo sugge-riscono le ricette di un libro di medicina molto speciale, un ve-ro e proprio breviario di terapie romanzesche, antibiotici nar-rativi, medicamenti di carta e inchiostro, ideato e scritto dadue argute e coltissime autrici inglesi e adattato per l’Italia daFabio Stassi, autore de L’ultimo ballo di Charlot. Se letto nelmomento giusto un romanzo può davvero cambiarci la vita.Queste ricette per l’anima e il corpo, scritte con passione, au-torevolezza ed elegante umorismo, propongono un libro e unautore a rimedio di ogni nostro malanno, che si tratti di raf-freddore o influenza, di un dito del piede annerito da un cal-cio maldestro o di un severo caso di malinconia. Le prescrizioniraccontano le vicende e i personaggi di innumerevoli opere,svelano aneddoti, tratteggiano biografie di scrittori illustri emisconosciuti, in un invito ad amare la letteratura che ha laconvinzione di poter curare con efficacia ogni nostro acciacco.

PORTADINI

CURARSI CON I LIBRI

A t t u a l i t àLL II BB RR II

LA VITA

DI WILHELM BRASSE,

IL FOTOGRAFO

DI AUSCHWITZ

C u l tC u l t

Anno XIVNumero 10 11111111

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

Attual itàPP EE RR CC OO RR SS II

Il percorso vuole fornire spunti di rifles-sione su un fenomeno che ci colpisce

molto da vicino e che viene comunemen-te definito come la mancanza di lavorosoprattutto giovanile. La riflessione, aiu-tata da esperti, dovrebbe condurre allaconclusione che il lavoro, oggi, anchedalle nostre parti, è oggetto di unaprofonda e rapida trasformazione, cheperò non lo fa svanire nel nulla, ma lo fascomparire come un fiume carsico chepoi riappare altrove. Noi ci dobbiamomettere più vicino possibile al luogo do-ve è presumibile che il fiume carsico delnuovo lavoro riappaia.

14 Dicembre 2013 ore 17.30Il lavoro che non c’è...Tavola rotonda - laboratorio

18 Gennaio 2014 ore 17.30... Il lavoro che cambia. Potenzialità e ri-schi del web.Mons. Domenico Pompili - Sottosegreta-rio della CEI

15 Febbraio 2014 ore 17.30Quali possibilità di sviluppo a livello lo-caleTavola rotonda - laboratorio

22 Marzo 2014 ore 17.30Non di solo pane.. per una nuova eco-nomiaTavola rotonda - laboratorio

Le comunità cristiane sono attenteal sociale e al politicoOccorre essere cittadini consapevoli e at-tivi che sul territorio facciano la loro par-te e non subiscano passivamente gli av-venimenti: la sfida non è rivolta a qual-che addetto ai lavori o a gruppi con sen-sibilità particolari, ma è compito di tuttala Chiesa. Nella visione cristiana l’uomonon si realizza da solo, ma grazie allacollaborazione con gli altri e ricercando ilbene comune. Si propone un luogo dovesia possibile informarsi e confrontarsi se-renamente, dove sia possibile rendersiconto delle problematiche che ci circon-dano, dove sia possibile imparare a leg-gere tali realtà nel confronto, nel dialogoe nel rispetto reciproco alla luce degli in-segnamenti della dottrina sociale dellaChiesa.

Formazione all’impegno sociale

e politico.Il lavoro che non c’è.Il nostro territorio siinterroga: illusione,speranza o realtà

t u ru r @@