Il Messaggero - arimondieula.gov.it · Di sicuro possiamo solo sperare di avere le certezze che...

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F or the future th r o u g h t h e past Ettore Paschetta Savigliano-Racconigi - MAGGIO 2015- anno IX- numero 44 Nell’ oggi corre già il domani L’uomo da sempre si pone domande e credo che una delle più frequenti possa essere: “Come sarà il futuro”? Stiamo vivendo in un periodo di tensioni e di squilibri e ci tocca, perciò, combattere contro falsi miti del progresso e falsi idoli. Di sicuro possiamo solo sperare di avere le certezze che avevano i nostri genitori, ma questo non deve scoraggiarci, bensì invogliarci a lottare per avere il diritto di vivere in un futuro migliore. Ed è inutile continuare a puntare il dito cercando di trovare un responsabile a questo grande caos. Dobbiamo ristabilire l’ordine, dobbiamo essere pronti a lottare, a scendere in campo, dobbiamo far sentire che ci siamo e che siamo pronti a dare tutto per rendere il nostro futuro migliore, già da ora, perché è un nostro diritto. Abbiamo studiato il passato, stiamo vivendo il presente e creeremo un futuro degno di essere vissuto, perché noi ci crediamo. Eleonora Fazio Il Messaggero Giornale dell’Istituto di Istruzione Superiore Arimondi- Eula I G I O V A N I E N E R G I A P E R L A V I T A

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For the future through the past

Ettore Paschetta

Savigliano-Racconigi - MAGGIO 2015- anno IX- numero 44

Nell’ oggi corre già il domaniL’uomo da sempre si pone domande e credo che una delle più frequenti possa essere: “Come sarà il futuro”?Stiamo vivendo in un periodo di tensioni e di squilibri e ci tocca, perciò, combattere contro falsi miti del progresso e falsi idoli. Di sicuro possiamo solo sperare di avere le certezze che avevano i nostri genitori, ma questo non deve scoraggiarci, bensì invogliarci a lottare per avere il diritto di vivere in un futuro migliore. Ed è inutile continuare a puntare il dito cercando di trovare un responsabile a questo grande caos. Dobbiamo ristabilire l’ordine, dobbiamo essere pronti a lottare, a scendere in campo, dobbiamo far sentire che ci siamo e che siamo pronti a dare tutto per rendere il nostro futuro migliore, già da ora, perché è un nostro diritto.Abbiamo studiato il passato, stiamo vivendo il presente e creeremo un futuro degno di essere vissuto, perché noi ci crediamo. Eleonora Fazio

Il MessaggeroGiornale dell’Istituto di Istruzione Superiore Arimondi- Eula

I G I O V A N I E N E R G I A P E R L A V I T A

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I nuovi artisti, la nuova arte siamo noi e noi inconsape-volmente la creiamo attraverso i più svariati social.Molti dei più noti artisti hanno costruito la loro fama attraverso i social: essi sono il futuro dell’ arte e chi ha le capacità fa della rete un vero e proprio business artistico. Un utente di Instagram, Daniel Arnold, attraverso la pubblicazione di foto è diventato uno dei più famosi fotografi nati dai social: ora le sue foto sono vendute per 15mila dollari l’una. Il successo lo ha fatto arrivare persino ad essere reporter di Vogue America.L’ arte sui social ha toccato anche la letteratura, infat-ti Teju Cole, un giovane scrittore, ha inviato privata-mente a ognuno dei suoi follower Twitter una frase del suo terzo romanzo chiedendo di pubblicarla sul social network di Jack Dorsey.L’ autore ha poi messo insieme i singoli cinguettii ritwit-tandoli nell’ ordine del testo originale riscrivendo cosi l’intero romanzo con il coinvolgimento della “società dei social”.

Questi esempi dimostrano che l’ arte odierna sta mu-tando sia positivamente che negativamente nel senso che con tutta questa tecnologia si pùo rendere molto più facile la divulgazione dell’arte e può essere anche più semplice diventare artisti, inoltre si stanno inventando sempre più nuove tecniche di “fare arte”. Ma come sem-pre un lato negativo esiste e uno di questi è che con il tempo si perderà la materialità dell’arte e con essa il gusto di avere un proprio stile inconfondibile.Tutto è in continua evoluzione, in primis noi giovani e il nostro futuro che, anche se è un po’ incerto, è nelle no-stre mani: facciamone un’ arte e impegniamoci affinché venga ricordato positivamente. Cerchiamo di renderlo un’ opera d’arte.

Sara Mahussine

For the future through the past (Verso il futuro attraverso il passato)

Vivi la tua vita giorno dopo giorno, pensando al passato, perché è impor-tante. Ma non dimenticare mai che la vita che percorrerai ti sta davanti: è il futuro.Il passato è passato, il futuro deve ancora arrivare. Fai in modo che sia il migliore possibile, perché il mondo in cui viviamo oggi è frutto del passato di qualcun altro.

Ettore Paschetta

Artists on social

Il Messaggero

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Il Messaggero ringraziaLe Terre dei Savoia per la collaborazione ed il supporto logistico offerti alla nostra redazione

Chi saremo da “grandi”?Fin da quando siamo piccoli ci chiedono cosa vorrem-mo fare da “grandi”; le bambine sognano di diventare maestre piuttosto che modelle o pettinatrici, mentre la maggior parte dei maschietti fantastica sulla futura car-riera sportiva; una cosa che accomuna tutti è l’ammi-razione riguardo al lavoro dei propri familiari che agli occhi dei bambini appaiono come degli “eroi”. Man mano che si cresce, però i nostri sogni cambiano, diventando più realistici in base al vissuto di ognuno di noi: si inizia ad appassionarsi ad una materia scolastica e a credere nello sport che si pratica da anni e in cui si ha talento. La scelta più importante della nostra vita, però, la si prende durante l’ultimo anno delle superiori, l’anno in cui tutti ti ricordano la famosa “maturità”, l’anno in cui si deve preparare la tesina, ma soprattutto si deve stu-diare anche di notte per soddisfare le aspettative degli insegnanti e in previsione dell’ammissione all’universi-tà. E’ anche l’anno in cui ogni persona che si incontra fa sempre la stessa domanda che ti ponevano già da bam-bino: “Cosa farai dopo la scuola? Continuerai con gli studi universitari?”. Quesiti che o mettono in crisi per-ché non si sa ancora cosa fare della propria vita o rendo-no fieri e sicuri della scelta presa. Il brutto è quando si è tormentati dai dubbi sul da farsi : “Come mi vedo tra cinque anni? E tra dieci? Adesso ci sono pochi posti di lavoro, quindi magari vado all’università.. sì, che bello.. e magari anche lontano da casa, così mi posso diverti-re;non abito più con i miei genitori ma con ragazze e ra-gazzi della mia età, potrò andare a feste ogni sera; però devo scegliere una facoltà e un po’ si dovrà studiare, ma dopo tutti questi anni non ho più voglia! Quindi cosa faccio?? Beh mi posso prendere un anno sabbatico, così posso fare il viaggio di maturità, vado alle feste, esco un po’ e recupero tutto il tempo passato sui libri a studiare, dopo magari cerco lavoro, tanto, prima che trovi qual-cosa, ne passa di tempo!!! Nel frattempo io mi diverto... Ho deciso: farò così, sono maggiorenne e nessuno me lo potrà impedire! ”.Ma come scrisse nella sua poesia “Il futuro” il poeta G.Rodari:

Il futuro […] è un gran simpaticone,regala sogni facilia tutte le persone[…] Compili il suo pronosticoci penserà il futuro!Sogni, promesse volano...Ma poi cosa accadrà?Che ognuno avrà il futuroche si conquisterà.

E il vostro futuro come sarà? Solo voi potete “compilare” il vostro pronostico e conquistare il vostro futuro.

Valentina Bosio

Maggio 2015

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Come disse il celebre Walt Disney inventore di Topo-lino, “Se puoi sognarlo puoi farlo”; questo è il pensiero che probabilmente mosse tutte le persone che hanno contribuito nella storia a lasciare la loro impronta nel futuro. E’ indubbio che il ‘900, oltre ai due disastri mondiali, ha portato con sé il più grande balzo nel fu-turo nel campo medico, nella tecnologia e nella scienza. All’inizio del secolo fu inventato il cinematografo da due fratelli, Auguste e Louis Lumiére. Pensate che uno dei primi film girati da loro mostrava l’arrivo di un tre-no in una stazione e si racconta che durante la proie-zione il pubblico si alzò e uscì dal cinema temendo di essere investito dal treno. Essi ritenevano che il cinema fosse “un’invenzione senza futuro”, poiché pensavano che il pubblico si sarebbe stufato presto dello spettaco-lo in movimento. Mai previsione fu più sbagliata! Il fu-turo venne immaginato e teorizzato da molte persone illustri, ne sono un esempio le celebri frasi riportate qui riportate: “La natura avanza a balzi” (Charles Darwin); “Basta una sfera…per scarabocchiare il mondo”

(Jozsef Biro), l’inventore della penna a sfera); “Non c’è nessuna strada facile per la libertà” (Nelson Mandela); “Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un gran-de balzo per l’umanità” (Neil Armstrong) e oggi a qua-rantacinque anni di distanza la nostra Samanta Cri-stoforetti si trova nello spazio dal 23 novembre; “Nel futuro vedo un computer in tutte le case” (Bill Gates). Oggi si moltiplicano le nuove invenzioni, come gli au-ricolari invisibili, le scarpe che si allacciano da sole, stampanti 3D low cost, ecc. Molto interessante anche il Museo delle idee e delle invenzioni di Barcellona, all’interno c’è una stanza (FU-TOUR) dedicata alle in-venzioni del futuro, che è composta da una collezio-ne di oggetti che possono rappresentare il mondo nel 2300.Come diceva Seneca, “ La vita è divisa in tre tem-pi: passato, presente, futuro; di questi momenti quello che abbiamo vissuto è sicuro, quello che dobbiamo an-cora vivere è incerto”, ma proprio in questa sua impre-vedibilità sta la sua bellezza.

Giulia Bono

Se puoi sognarlo puoi farlo

Vivere il tempoVissuto nel I secolo d.C., il grande Seneca dedicò ampio spazio alla riflessione sul tempo, sempre trop-po sfuggente per essere vissuto appieno. In duemila anni i dubbi non sembrano essere cambiati: il tempo ci manca, eppure lo perdiamo; mettiamo nelle mani del futuro ciò che potrebbe essere nostro oggi. Ci ri-petiamo il “carpe diem” del lontano Orazio come se il poeta fosse vissuto ieri, anche se il “diem” più che co-glierlo lo condividiamo su facebook.Il buio Medioevo invece aveva un altro concetto del tempo. Dimenticati i grandi filosofi antichi, le menti non concepivano al-cuna profondità temporale; progredendo in altri cam-pi, non c’era consapevolezza di questo fondamenta-le aspetto della realtà di ognuno di noi. Dante infatti considerava Virgilio suo contemporaneo, i giorni fu-turi e passati erano indistinti nella creazione letteraria. Forse, però, è meglio essere inconsapevoli dello scor-rere degli attimi che sentirsi autorizzati a viverli con leggerezza, considerando i piaceri materiali come unico scopo. Così il Rinascimento distorceva il tema del “carpe diem” in un invito al godimento effime-ro finché dura la giovinezza.E oggi il tempo cos’è? Di certo non una sottigliezza. E’ il momento di conside-rarlo più di quanto nella storia non sia mai stato fatto.

Ora più che mai la sua concezione appare diversifica-ta a seconda delle parti del mondo in cui ci troviamo. In occidente il tempo è lineare, espresso in termini di lun-ghezza, come in Inghilterra, o di quantità, come in Grecia e in Spagna. L’altra faccia del mondo vive un tempo ci-clico, senza inizio e fine, in continuo e ripetitivo ruotare. Molte società, di cui è testimone la nostra, ve-dono il domani di fronte a loro come prossi-ma tappa di un percorso in svolgimento; il pas-sato alle spalle è ormai vissuto e immutabile. Secondo alcuni popoli sudamericani, al contrario, il misterioso futuro arriva alle spalle, mentre il passato sta davanti, si vede. Il futuro dei Mandarini sta in alto, il passato sotto.Nel corso della storia l’uomo ha costantemente tentato di spiegare lo scorrere dei giorni, senza mai essere ar-rivato ad una vera conclusione. Tuttavia il tempo si è rivelato un valore fondamentale nella nostra esperienza in quanto esseri umani.

Aurora ReviglioAicha Chiavassa

Il Messaggero

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AAAAffittasi alloggi in condominio a cinque continen-ti, riscaldamento globale, bagno con acqua dolce e salata. Locali già arredati: possibilità di scelta tra mobili antichi o moderni.Città italiana di qualsiasi grandezza, via italiana con tipico nome di eroe risorgimentale. Immaginatevi passeggiando con la vostra amica del cuore di imbattervi in un grande palazzone, pieno di balconate che si affacciano su un cortile, dove i bambini giocano felici. Soffermatevi anche ad osservare i panni che sono stesi su di esse: sciar-pe arancioni sgargianti, camicie bianche panna, fel-poni rossi fuoco e veli azzurrini cielo.Vi invito ad entrare dentro il grande atrio che spor-ge sulla tromba delle scale. Fate un bel respiro per caricare i polmoni di ossigeno. L’ aria attraversa le vostre cavità nasali, il vostro cervello analizza gli odori intercettati: profumo di carne cotta, di cipol-le fritte, di uova strapazzate o una buona fragranza di pasta sfoglia.Iniziate a salire uno dietro l’altro le scale e ad ogni pianerottolo siete protagonisti di simpatiche sce-nette: una bella donna con i capelli neri canta a squarcia-gola mentre passa l’aspirapolvere, un uomo con i capelli biondi lancia maledizioni ad un

altro con gli occhi azzurri, piccole pesti che gio-cano a pallone oppure una coppia come voi che si scambia il primo bacio prima di tornare dai propri genitori.Ognuno con un accento, con un colore della pelle, ma soprattutto con culture diverse. Notate però che la descrizione potrebbe adattarsi a qualsiasi personaggio, di qualsiasi etnia e con qual-siasi valore oppure tutti con gli stessi canoni di vita. La storiella potrebbe essere identica anche in con-testi temporali molto diversi, dallo stato post-uni-tario, passando nell’Italia del boom economico e giungendo in quella del 2015. Da quando la Pangea si è divisa e nacquero i continenti sono esistiti emi-grati ed immigrati: le nostre lontane antenate scim-mie si sono espanse in tutto il mondo, nei primi anni del novecento gli italiani hanno cercato fortu-na in un altro paese e quest’ oggi tocca a quelli che sfuggono dalla povertà e dalle guerre. Ogni persona, però, è diversa dai propri simili, an-che per piccolissimi dettagli: questo è il mondo. Bi-sogna insegnare ai ragazzi cos’ è la vita, che non esiste un modo di pensare generalizzato e, soprat-tutto, far capire loro che bisogna ascoltare l’altro per crescere insieme.

Marco Biolatti

Condominio MondoMaggio 2015

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Si dice che noi italiani non teniamo e non vogliamo te-nere vive le nostre tradizioni. Si dice che noi italiani non manteniamo e non vogliamo mantenere i nostri beni storico culturali: tutto ciò è una triste verità e il periodo di grandissima crisi economica ovviamente non aiuta.Però bisogna sottolineare che nel nostro Paese esistono enti pubblici, associazioni di volontariato, ma soprat-tutto persone che credono che la cultura sia un bene di prima necessità: la storia, in particolar modo quella locale, deve essere vitale come la pasta, la carne e la ver-dura che sono nella credenza di ogni italiano.Nelle grandi città, bravi amministratori e persone il-luminate hanno istituito musei, centri culturali e uffici turistici per tutelare i propri tesori e per farli conoscere in tutto mondo. Questi elementi mancano nei piccoli centri perché le risorse finanziarie sono nettamente in-feriori e quindi devono essere dirottate su altri campi. Nel caso in cui una di queste ultime cittadine è riuscita a creare una piccola biblioteca deve sfruttarla in tutte le sue potenzialità.Con l’arrivo di internet e degli e-book, le biblioteche comunali devono reinventarsi. Ovviamente bisogna continuare ad essere un luogo dove i cittadini possa-no prendere in prestito gratuitamente libri o film, ma si presenta anche l’opportunità di far diventare questi luoghi delle vere e proprie bussole per orientarsi nel miglior modo possibile tra i beni culturali del proprio paese.Questo è l’obiettivo della Biblioteca Comunale di Ma-rene: raccontare al territorio, in particolar modo ai più giovani, le tradizioni, i tesori e gli aneddoti di un picco-lo borgo nel bel mezzo del cuneese.Raccontare non è affatto semplice.

Chi vuole trasmettere un messaggio del genere deve es-sere in grado di renderlo interessante e di fornire degli input che creino curiosità nel pubblico. I volontari della Biblioteca hanno così creato il proget-to “Facciamo a Pezzi la Storia”. Esso consiste nell’espor-re la storia di Marene in maniera differente dal solito: partire da tre piccoli oggetti poco conosciuti rispetto ai monumenti presenti e da essi contestualizzare il pas-sato e il presente della cittadina con la storia dei paesi limitrofi e con quella che si studia sui banchi di scuola. Infatti il progetto proporrà anche un intreccio con la storia dei paesi limitrofi, in particolare con Cavaller-maggiore, Caramagna Piemonte, Fossano e Savigliano, molto influenti sulla storia locale e sugli avvenimenti che accaddero o no nel paese.Grazie alla collaborazione dell’Associazione “Le Terre dei Savoia”, la Biblioteca comunale fornirà ai propri ragazzi, ma anche a chi sarà interessato, uno sguardo d’insieme su tutte le offerte culturali che il territorio possiede.Intento del progetto non è soltanto quello di creare un allestimento fisico per una mostra che durerà per un mese e che si ripeterà a settembre, dedicandosi esclusi-vamente all’indipendenza comunale e al gioiello archi-tettonico della chiesa parrocchiale dell’architetto Gallo, ma è anche quello di coinvolgere i cittadini di Marene. Renderli protagonisti di questo progetto, chiedendo loro di scavare nel proprio passato, intervistare i pro-pri parenti, oppure mostrare sui social network tutte le ricchezze della zona, dalla più citata alla più nascosta, per un unico scopo: salvaguardare le tradizioni, i beni storico culturali e soprattutto il fascino che il paese e le campagne possiedono.

Marco Biolatti

Biblioteca bussola del territorio

Il Messaggero

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Progetto Gengis Car:uno sguardo al futuroMercoledì 24 febbraio 2015 gli alunni delle clas-si 5^ della Scuola Primaria, all’interno del pro-getto “Accoglienza”, si sono recati in visita alla Scuola Media per avere un piccolo assaggio del loro “futuro” scolastico e per conoscere il pro-getto “Gengis Car”.La visita è stata programmata perché gli alunni sentivano il bisogno di essere rassicurati circa la nuova scuola che il prossimo anno scolastico li accoglierà. Della Scuola Media un po’ li spa-ventano le verifiche, specialmente quelle a sor-presa, i compiti e le lezioni a casa, la “rigidità” e le richieste dei professori. Per fortuna alcuni ragazzi della 3^ Media hanno spiegato come funziona questa scuola e un pochino hanno fu-gato i dubbi e le incertezze. Diciamo solo “un pochino” perché comunque è sempre difficile intraprendere una strada che non si conosce, con a fianco persone nuove che possono essere i nuovi compagni, i nuovi professori in un nuo-vo ambiente.E’ stato interessante sentire, sempre dalla voce di alcuni studenti, in che cosa consiste il proget-to “Gengis Car” , nato dalla volontà di un racco

nigese d’adozione con lo scopo di aiutare al-cuni bambini della Mongolia che, a causa delle disagevoli condizioni economiche e familiari, sono costretti a vivere per strada e a dormire nei tombini per trascorrere la notte al caldo. Ora questi bambini sono ospiti in una casa di prima accoglienza. A noi viene richiesto un piccolo aiuto. Abbiamo scoperto che ad aprile arriverà un contenitore da riempire con materiale indispensabile af-finché questi bambini possano frequentare la scuola e per i più grandi ci sia la possibilità di imparare un mestiere, insomma la possibilità di un futuro migliore.Questa giornata ci è servita per capire che per tutti il futuro rappresenta una incognita che però merita di essere affrontata con qualcuno a fianco, sia esso fatto di un piccolo gesto di soli-darietà sia esso l’abbraccio e l’aiuto di un amico.

Classi 5^ A, B Scuola Primaria

Racconigi

Maggio 2015

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Ci guardammo a lungo,a quel posto di blocco, che sarebbe così simile a tanti altri,se non ci fossi tu a controllare i miei documenti.E’ difficile darti un’età,ma sicuramente non haipiù di 10 anni.Sei un bambino,ma anche un soldato.Sei piccolo, ma il tuo fucile è grandee ti arriva fino ai piediCerco di scambiare qualche parola,ma non sai l’ inglese.Non c’erano scuole nella foresta,dove hai combattuto e vinto la guerra.L’unica cosa che hai imparato a fare bene,è obbedire ed uccidere.“Non dire che non sono un bambino,non scuotere la testa, pensando che sono troppo piccolo.Sono un soldatoe l’età di un soldatonon si misura dai suoi anni,ma dal numero dei nemici uccisi in bat-

taglia.E io so sparare ed uccidere come un adulto.Anzi meglio.Io non ho dentro di me i rimpianti di un tempo lontano,in cui per i bambini la guerra era solo un gioco come tanti,io non sono mai stato un bambino.Io da sempre sono un soldato”.

Da Rold

“Forse, un giorno non troppo lontano,il lato buono del cuore umano trionferà”

Ora sono in camera mia, mi spaventa il fatto di dover andare in un posto in cui non esiste il gioco, la felicità e soprattutto la libertà.Non rivedrò i miei genitori, i miei amici e i miei parenti. Lì sarò addestrato per uccidere anche altri bambini, imparare a sparare e a strisciare nel fango quando piove, nevica e grandina.Da casa non posso portarmi nulla, neanche una foto, niente!Dicono che lì mi daranno tutto il necessario:

un’arma da fuoco, una tuta mimetica e una bandana.Mi sembra ingiusto che io debba uccidere persone perché sono di un’altra religione.Però sono sicuro che prima o poi il lato buono del cuore umano trionferà. Io aspetto.

Lorenzo Lobbiaclasse 5^ C

Scuola Primaria “G.Ghirotti”-Volpiano

Soldato bambino

Il Messaggero

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Il 2015 è iniziato tristemente con l’attentato del 7 gen-naio alla redazione giornalistica di “Charlie Hebdo”, fa-mosa testata satirica francese.Nell’attentato sono morte dodici persone e undici sono rimaste ferite: questo evento è stato definto uno degli attentati più terribili nella storia della Francia.La vicenda è nata da alcuni articoli, pubblicati negli ultimi anni da “Charlie Hebdo” rei, secondo i fonda-mentalisti islamici, di offendere l’Islam attraverso varie vignette raffiguranti il profeta Maometto e altre figure musulmane in comportamenti blasfemi.Tanto si è detto in questi mesi, tanto si è discusso nelle principali emittenti televisive e nei più celebri quoti-diani di tutto il mondo, tanto si è parlato nelle scuole e tanto ne abbiamo discusso noi studenti.I terroristi hanno raggiunto il loro miserabile scopo: il terrore è entrato nelle nostre case, la popolazione glo-bale ha paura. Ma paura di cosa? Probabilmente la no-stra società, offuscata dai mass media, è indotta a pen-sare che il

mandante di queste atrocità sia l’Islam, scatenando il pensiero generale secondo cui si debba aver timore dei musulmani e non degli estremisti.Per quanto grave sia stata la tragedia di Parigi, essa ha dei risvolti ancora più gravi, se pensiamo agli effetti che essa potrebbe generare con un eventuale scontro tra religioni. È necessario dunque che il buon senso e la razionalità intervengano a favore della società con-temporanea per sconfiggere l’ignoranza, madre di quel razzismo che porterebbe al conflitto religioso. Il punto cruciale è quello di eliminare l’ignoranza e far prevalere la ragione: è importante che ciascuno di noi compren-da che il pericolo non è la popolazione islamica. Su-perato questo ostacolo, si può pensare di sconfiggere il terrorismo, ma prima bisogna differenziare i fedeli dai comuni criminali.

Vittorio Tammaro Nizar Belasla

La fratellanza tra religioni come cura contro il terrorismo (non contro l’Islam)

QUAL È STATA LA MOTIVAZIONE CHE L’HA SPINTA AD ORGANIZZARE L’INCONTRO DI MAGGIO DEDICATO AI PREGIUDIZI SULL’ ISLAM ?L’indignazione provata di fronte alla identificazione tra Islam e terrorismo propagandata dal quotidiano “Libero” all’indomani del tragico attentato alla rivista Charlie Hebdo. Ritengo quella identificazione falsa e irresponsabile, per il clima di odio che può alimentare nel Paese.È STATO DIFFICILE ORGANIZZARE IL TUTTO? EVENTUALMENTE QUALI SONO STATI GLI OSTACOLI DA OLTREPASSARE?L’unico problema è stato quello di individuare una persona che, dall’interno della cultura islamica, fos-se in grado di parlare con semplicità e chiarezza alla platea studentesca. Tramite Biagio Conterno, docente di Filosofia e Storia a Bra, e il suo collega consigliere comunale Abderrahmane Amajou, sono infine arriva-to al dott. Baya.CHE COSA SI ASPETTA DOPO QUESTA CONFE-RENZA?

Il mio auspicio è che incontri come questo contribu-iscano a rendere gli studenti un po’ più resistenti alle semplificazioni e ai pregiudizi correnti.COSA HA IMPARATO LEI DA QUESTA INIZIATI-VA?Mi ha molto colpito la testimonianza di Abdullahi Ahmed, il rifugiato politico che, con lucidità ma anche con grande intensità, ha descritto la tragica condizione della sua terra d’origine, la Somalia.È PIENAMENTE SODDISFATTO DELL’ EVENTO ORGANIZZATO?Sono convinto che per essere davvero incisivi nel-la formazione degli studenti, specie su questi temi, occorrerebbe andare oltre la formula della “conferen-za-dibattito” e proporre loro delle “esperienze” più intensamente coinvolgenti. Nonostante ciò, credo che l’incontro sia stato positivo e ricco di spunti interes-santi.

Vittorio Tammaro

Intervista al professore Sergio Mazza

Maggio 2015

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Conoscere la borsaAnche quest’anno le classi 4^D e 4^H ragionie-ri di Savigliano, hanno partecipato al progetto “Conoscere la borsa” proposto dalla Fondazio-ne Cassa di Risparmio agli Istituti Tecnici Com-merciali e ai Licei con l’obbiettivo di diffondere l’educazione economico-finanziaria nei giovani. Il progetto ha previsto la creazione di team di studenti ai quali è stato assegnato un capitale virtuale di 50 mila euro da investire in una scel-ta predefinita di 175 titoli quotati nelle princi-pali borse europee; le squadre partecipanti han-no comprato e venduto azioni per un periodo di 10 settimane, nel tentativo di incrementare al massimo il proprio capitale iniziale. Gli studenti sono stati supportati, nel corso del gioco, dagli insegnanti e da funzionari della Banca Regiona-le Europea, che li hanno seguiti durante le va-rie fasi. Al termine delle 10 settimane gli alunni sono stati invitati a partecipare al meeting, pres-so il Cinema Teatro Sala Beretti di Mondovì, a

cura di Piercarlo Frigero docente di Economia Applicata, all’Università di Torino, che ha rela-zionato su interessanti argomenti volti all’ap-profondimento delle conoscenze in materia economica degli alunni. Durante il pomeriggio e la sera i gruppi vincitori tra cui il gruppo della 4^D chiamato “Annebelle” hanno partecipato alla premiazione e alla successiva cena. Que-sto progetto ha permesso agli studenti di cre-scere nelle competenze economico giuridiche attraverso l’esperienza del lavoro di gruppo, lo scambio di idee su tematiche attuali e la possi-bilità di investimento senza alcun rischio; inol-tre si è acquisita una maggiore responsabilità,’’ maneggiando’’ il denaro, all’uso dello stesso. Si ringraziano la prof.ssa G. Illechiani e P. Trossa-rello per il supporto nelle varie fasi del gioco e per aver permesso ai loro allievi la possibilità di confrontarsi con il mercato finanziario e le sue complessità.

“L’uomo e la terra”.Dal 18 ottobre 2014 al 8 marzo 2015 al Palazzo Reale di Milano si è tenuta una mostra di qua-dri di Vincent Van Gogh introduttiva all’Expo di Milano 2015 sul tema del lavoro e della pro-duzione agricola nei campi.Van Gogh è stato probabilmente uno dei più in-novativi pittori del XX secolo. Di origine olan-dese, nato il 30 marzo 1953 e morto all’età di 37 anni, probabilmente suicida il 29 luglio del 1890 in un ospizio per persone con disturbi mentali.Durante i suoi soggiorni in Francia, Olanda, Belgio e Londra ha avuto la possibilità di rap-presentare soggetti e paesaggi differenti. Nella mostra sono stati esposti alcuni quadri che rap-presentano la vita e il lavoro in campagna, fra i quali il più significativo e conosciuto è “I man-giatori di patate”.Troviamo anche ritratti, autoritratti rappresen-

tazioni di passeggiate nella natura, nature mor-te e paesaggi.Gli ultimi anni di vita del pittore olandese fu-rono segnati dalla vita all’interno di un ospi-zio per malati mentali, durante la quale dipin-se: “Paesaggio con covoni di grano e luna che sorge”, in cui si può notare tutta la tristezza e la malinconia del poeta rinchiuso ormai nella sua stanza, dalla quale poteva osservare l’esterno solo da una piccola finestra.La mostra è stata ben organizzata, le spiegazio-ni semplici ed efficaci, la durata della visita non eccessivamente lunga ed adatta a qualunque tipo di età.

Roberta Parola Andrea Pettiti

VAN GOGH

Il Messaggero

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La vergogna di Roma-FeyenoordLanci di bottiglie, fumogeni e bombe - carta, cariche della polizia, feriti e almeno una deci-na di fermi nel pomeriggio del febbraio 2015 nel centro di Roma, dove circa duemila tifosi del Feyenoord sono venuti a contatto con le forze dell’ordine prima della partita serale con la Roma, a Villa Borghese, Via delle Milizie e soprattutto in piazza di Spagna: qui hanno avu-to luogo gli incidenti più gravi con la polizia costretta a rispondere con cariche di allegge-rimento al lancio di bombe - carta da parte di 600 ultras olandesi radunatisi sotto Trinità dei Monti, con i tifosi olandesi che avevano deva-stato tutto ciò che fosse capitato loro sotto tiro tra la paura di passanti e di turisti. Ma la vergogna è stata l’utilizzo della fontana della Barcaccia del Bernini come discarica e il suo danneggiamento in più punti da parte degli olandesi. Cariche della polizia si sono verificate anche in Piazza delle Caneste. Nonostante l’indignazione di Marino, sindaco di Roma, di Renzi, di Franceschini, solo per ci-tare alcuni rappresentanti delle Istituzioni, gli olandesi si sono rifiutati fino ad ora di pagare per i danni compiuti dagli hooligans.

Le forze dell’ordine hanno mostrato la loro sconcertante debolezza non solo nel preve-nire ciò che è accaduto, ma anche nel punire gli ultras olandesi responsabili: hanno di fat-to permesso a dei facinorosi, venuti da un al-tro Paese a supportare la loro squadra in una competizione internazionale, di compiere atti di vandalismo che sostanzialmente non sono stati puniti, dato che il numero degli arresti è stato risibile (solo dieci fermi) e ai restanti tifosi è stato concesso di recarsi, scortati dalle forze di polizia, allo stadio, dove hanno guardato la partita dall’inizio alla fine e sono stati liberi di tornare a casa al termine. Tutto ciò risulta anco-ra più assurdo se si considera che l’anno scorso, in una partita della stessa competizione (Coppa Uefa o Europa League), lega Varsavia-Lazio, i tifosi della Lazio che avevano causato disordini nella capitale della Polonia erano stati trattenuti dalle forze di polizia polacche per lungo tempo (alcuni erano stati rilasciati mesi dopo).E’ una sconfitta della civiltà e del calcio come sport e come divertimento ma anche una scon-fitta delle forze dell’ordine.

Simone Ferrero

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XXII Convegno della Stampa StudentescaVenerdì 27 marzo a Torino si è tenuto il XXII “Conve-gno interregionale della Stampa Studentesca” con tema “Expo 2015 – I Giovani Energia per la vita”. Vi hanno partecipato una delegazione di ragazzi composta dagli alunni dell’Arimondi-Eula e dell’Istituto B.Muzzone, ed una cinquantina di studenti delle Superiori della pro-vincia “Granda”, provenienti da Cuneo, Mondovì, Fos-sano, Barge.Il convegno, che si è svolto durante l’intero arco del-la giornata, ha visto i lavori iniziare con il saluto delle autorità, che hanno definito il giornalismo scolastico come esercizio di democrazia in quanto porta, oltre che alla creazione di uno spirito critico, anche ad un interessamento verso la società e il proprio territorio, costruendo così le basi di quello che dovrebbe essere un cittadino consapevole e critico, come emerso dal con-vegno: infatti, lo spirito critico è fondamentale per evi-denziare e approfondire gli aspetti politico-sociali che la società ci porta ad ignorare, per poterli comprendere ed esporre all’attenzione di tutti i lettori. Fra le sei redazioni “leader” che hanno presentato i loro progetti, i ragazzi della redazione del Messaggero dell’Arimondi-Eula ne hanno presentati due, il primo sullo sviluppo di una biblioteca per ragazzi nel Comu-ne di Marene , il secondo che ha visto, unitamente a quello dell’Istituto Superiore racconigese, il coinvolgi-mento dell’Associazione “Terre dei Savoia”: entrambe le parti si sono impegnate nella creazione di uno stage per i ragazzi delle classi del Liceo di Racconigi con lo scopo di avvicinarli ad un lavoro d’ufficio, ma soprattutto di portarli alla valorizzazione dei prodotti del territorio; partendo dalle materie prime e facendosi promoto-ri delle creazioni artigianali, i liceali hanno compreso l’importanza dei legami con la propria terra nella pro-spettiva della moderna globalizzazione .I 350 ragazzi presenti a questo punto si sono suddivisi in dodici commissioni, che hanno affrontato temi legati al lavoro strettamente redazionale, all’Expo e all’attua-lità. La maggior parte delle commissioni aveva come obiettivo l’analisi di diversi aspetti del tema “Expo”, dalla riscoperta delle tradizioni culinarie all’importan-za del settore alimentare in Italia, dalle grandi realtà al piccolo produttore, dai metodi di produzione tradizio-nali a quelli moderni, dalla vendita “analogica” a quella “digitale”, fino alla nascita del ”e-marketing”. Una parte più ridotta, invece, si è interessata di temi legati al lavoro redazionale, si è confrontata su scelte

e metodi, su innovazioni grafiche e di impaginazione, fornendo uno spazio di confronto e di condivisione per dare la possibilità ai redattori con minore esperienza ed una tradizione giornalistica meno forte di poter impa-rare da quelli più “anziani” ed affermati, proprio come succede nell’ambiente giornalistico vero e proprio.Un’ ultima parte si è dedicata invece alla trattazione di temi di attualità, fra cui spiccano il tema della crisi , affrontato in chiave tecnico-scientifica oltre che come semplice crescita di “gap” fra ricchi e poveri, e quello della “questione femminile”, eviscerato in tutti i suoi aspetti, da quello della discriminazione sul lavoro fino ad arrivare alle stragi rosa nel nostro paese. Ogni commissione ha preparato una sintesi che, nella successiva assemblea, è stata presentata dal presidente di ogni singola commissione. A dare lustro al convegno senza dubbio è stata la partecipazione di Piero Bianuc-ci, già giornalista de “La Stampa”, attualmente direttore della sezione italiana di “BBC Science”, che ha ispirato i giovani redattori nel loro lavoro presentando in modo semplice ed efficace la sua lunga esperienza e rimarcan-do l’importanza della creatività.In chiusura è stato redatto un documento finale che rac-coglie tutte le testimonianze, le impressioni ed il reso-conto della giornata di lavori.Accanto agli innegabili risultati ottenuti, non sono da trascurare le possibilità di mettersi in gioco e socializza-re per i ragazzi, che hanno avuto un’ottima occasione di confronto sia con i loro coetanei che con gli insegnanti e le autorità presenti.

Federico Lombardo

Il Messaggero

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LE 12 COMMISSIONI 1 – Il lavoro redazionale nei suoi aspetti organiz-zativi e nelle sue strategie relazionali: confronto di esperienze. 2 – La mission dei nostri giornali: qual è? quali successi, difficoltà, insuccessi abbiamo sperimen-tato nella sua realizzazione e come abbiamo ope-rato di conseguenza? 3 – Il cibo è cultura? Viaggio virtuale nell’Italia per scoprire, attraverso il cibo, tradizioni, saperi, bellezze artistiche e personaggi che hanno fatto la nostra storia. 4 – Come superare i paradossi legati al cibo: spreco e malnutrizione, obesità e fame? “La lotta contro fame e povertà è ostacolata dalle priorità del mercato e della finanza” . 5 – Il 22° Convegno interpreta EXPO 2015: i giovani, portavoce delle diverse identità culturali e sociali del nostro Paese, partendo dal grande patrimonio alimentare e ambientale che lo caratte-rizza, dialogano e si confrontano con il mondo. 6 – Il progresso tecnologico in campo alimentare e la serie di vantaggi, problemi ed esigenze che esso genera (ricerca, sicurezza alimentare nazio-nale e mondiale, stagionalità dalla frutta, educa-

zione alimentare per la salute e per corretti stili di vita … ). 7 – L’uomo e il pianeta – Sviluppo sostenibile: equilibrio tra sviluppo ed evoluzione dell’uomo e dell’ambiente. 8 – Sport e attività fisica come strumenti per il benessere generale e il miglioramento della salute. Lo sport come ambito in cui si esprime e si ali-menta l’energia dei giovani. 9 – I giovani: energia per abbattere i “muri” (im-migrazione, omofobia, differenze etniche e religio-se … ). 10 – Innovazioni da introdurre nella scuola perché questa possa aiutare i giovani ad essere “energia per la vita”. 11 – La questione femminile. 12 – Nonostante l’enorme sviluppo della scienza e della tecnica, le disuguaglianze aumentano nel mondo d’oggi: i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Che cosa si può fare riguardo a questo problema: nella politica, nell’economia, nella scuola, nel piccolo ambito dei no-stri giornali e della loro mission di informazione e sensibilizzazione dei lettori?

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IV COMMISSIONEAl Convegno interregionale della stampa studentesca ci siamo inserite nella commissione dedicata ai para-dossi legati al cibo.Grazie ad alcuni studenti molto ferrati sull’argomento, abbiamo scoperto dati allarmanti. Al mondo, ad esem-pio, il numero delle persone in sovrappeso è doppio rispetto al numero delle persone denutrite...com’è possibile? Strano, pensiamo. Poi veniamo a conoscenza della politica delle multinazionali nei paesi in via di sviluppo: molti terreni vengono utilizzati per produrre non alimenti ma legname, ne consegue la deforestazio-ne. Analizzando il problema delle multinazionali , non riusciamo a proporre una soluzione e ci ritroviamo in pensieri retorici e viziosi.Ci concentriamo quindi su questo: tentare di risolvere i paradossi legati al cibo più vicini a noi: alcuni propongono collette alimentari che recuperano i cibi, ancora

commestibili, che vengono buttati dai supermercati, altri di educare ad un’alimentazione corretta nelle scuole. Il grande problema è infatti la nostra mentalità consumistica, che favorisce le multinazionali e i para-dossi sopra citati.Alla fine, la soluzione migliore che riusciamo a trovare è quella dei piccoli gesti, comportamenti virtuosi che parlano per ognuno di noi, ma hanno come obiettivo quello di condizionare gli altri. Come ha detto una ragazza, “dobbiamo mangiare più con la testa che con lo stomaco”. Vi lasciamo con queste riflessioni e con un paradosso legato ad un tema molto in voga: sapete che gli sponsor dell’ “EXPO2015.Nutrire il pianeta.Energia per la vita” sono MacDonald e CocaCola?

Eleonora AscrizziBeatrice Candelo

Seduti in cerchio, una compagnia di giovani giornali-sti tra loro sconosciuti si è riunita il giorno 27/03/2015 per parlare di cibo.Di cibo come piacere sì, ma anche come ossessione, come miraggio allettante che inibisce il nostro buonsenso, istigandoci a seguire i più primor-diali istinti e soffocando la nostra lucidità, tanto che per quando solidi siano i nostri propositi di compra-re lo stretto necessario per la giornata, ci ritroviamo a camminare verso l’uscita del supermercato con una scorta di provviste capace di sostenere l’intera arca di Noè nel suo lungo viaggio sulle acque. Nel districare questo nodo, sono emersi punti di vista divergenti: tra i quali quello di un acuto studente milanese, di notevole preparazione, con cui ero cordialmente in disaccordo. Facendo appello a tutti i suoi studi, egli appariva scon-fortato di fronte all’impresa di poter operare un cambio consistente nell’ormai circolo vizioso delle multinazio-nali e delle pubblicità venditrici di cibo corrotto. Ebbe-ne, con minor informazione alle spalle ed un poco di ottimismo, ho trovato l’appoggio di alcuni affermando che i piccoli gesti quotidianamente ripetuti con ostina-zione e convinzione, sono i passi che stanno già lavo-rando per invertire la storia del cibo verso un futuro di consumi più consapevoli. E’ stato proprio il mio giova-ne antagonista a confermare la mia tesi. Attraverso la sua personale lotta, isolata ma sentita, Egli ha, nel corso della sua vita, influenzato molte persone attorno a sÈ, che ora forse gli avanzi li riutilizzano anziché buttarli

frettolosamente, che prediligono i piccoli produttori locali, che sgridano i figli se lasciano cibo nel piatto e, ai ristoranti, ordinano solo il necessario per placare la fame , e non l’avidità di cibo. E’ stato un interessante scambio di idee. Ai problemi del mondo non abbiamo trovato una soluzione, però siamo usciti da quella stan-za rafforzati dalla convinzione che non siamo soli nelle nostre battaglie silenziose per fare della nostra terra un posto più equo e giusto: altri spiriti giovani credono in un avvenire migliore, e proprio questi ci salveranno: i giovani: energia per la vita.

Maria Chiara Capocotta

Il Messaggero

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Alle parole “cibo” e “alimentazione” molti associano in modo troppo limitativo la figura del contadino dedito alle sue col-tivazioni e al suo bestiame, e quella del cuoco ai fornelli. Sa-rebbe preferibile, nell’ottica della probabile rivoluzione che avrà come protagonisti proprio il cibo e l’alimentazione, su-perare questa antiquata concezione ed andare ad analizzare scenari di più ampie vedute. Ignorato dagli occhi dei più, tra produttore e consumatore, vi è un grande sistema economi-co regolante la miriade di compra-vendite che garantisco-no, soprattutto ai paesi più ricchi (e che quindi si possono permettere certe spese), regolari rifornimenti di generi ali-mentari di ogni tipo e provenienza. È lampante che in un tale marasma solo i più grossi sopravvivono, mentre le pic-cole imprese naufragano facilmente. La capacità di offerta, e quindi il potenziale di soddisfazione della richiesta, decide le gerarchie di mercato, cosicché la quantità del prodotto di-venta più importante della sua qualità. Senza contare poi che in una produzione massiva il singolo pezzo può permettersi di avere un prezzo più concorrenziale, e dunque più acces-sibile all grande consumazione, rispetto ad uno di maggior qualità, di provenienza elitaria.Andando ad analizzare la situazione italiana, ci si può ac-corgere di come, a fronte di questo trend ormai consolidato a livello europeo e mondiale, i piccoli produttori abbiano optato per l’occupazione di una fetta di mercato più stretta-mente nazionale, se non regionale o provinciale, impegnan-dosi in una politica di auto-rivalutazione, basata sui concetti chiave di pregevolezza e chilometraggio zero della merce. Ciò ha permesso a queste aziende di prosperare, seppur sempre nei limiti già citati; continua dunque ad essere per-lopiù preclusa per costoro la strada che potrebbe portare ad un’espansione extra-nazionale, e quindi allo sdoganamento dell’ottimo “made in italy” all’estero anche in questo campo, e all’ingresso di capitali stranieri nella bisognosa economia peninsulare. Una soluzione a questa impasse potrebbe essere fornita dalla già avviata digitalizzazione del settore, attuata tramite l’impiego di tecnologie già ampiamente utilizzate in altri ambiti della vita di ogni giorno, e che ulteriormen-te sviluppate potrebbero profondamente influire sul trading internazionale. È futuribile infatti uno sviluppo della tec-nologia che permette di leggere i QR code (che una volta decifrati indirizzano il fruitore sul sito di interesse): si può ritenere realizzabile un sistema per cui gli smartphone, attra-verso la fotocamera, analizzando e riconoscendo un qualsia-si oggetto, forniscano all’utilizzatore informazioni riguardo all’oggetto in questione tramite la rete, attingendo a banche dati create appositamente,ma soprattutto la tracciabilità del-le materie prime impiegate e della filiera di trasformazione. Si andrà così a creare la cosiddetta “realtà aumentata”, ovve-ro un nuovo metodo di reperire informazioni sull’ambien-te circostante: significherebbe potenzialmente un notevole cambiamento per l’individuo nell’interazione con ciò che lo circonda, assicurandogli un flusso continuo ed in tempo re-

ale di informazioni utili su ciò che vede. Sfruttando la pub-blicità offerta in potenza da questa nuova finestra di dialogo con i consumatori, che potranno inviare ordini di acquisto anche transoceanici direttamente da cellulare, tablet o pc, diverrebbe semplice far conoscere ad ogni possibile cliente, in qualsiasi parte del mondo, le proprietà e, appunto, la qua-lità dell’articolo offerto.Seguendo questo nuovo pattern, rimodernando il concetto di marketing alla luce di quanto si è detto, i produttori di generi alimentari pregevoli prima sconosciuti riceveranno richieste provenienti anche da altri continenti. Questa è la realtà dell’e-commerce, ovvero il commercio via internet, già più che consolidata per altri generi di beni d’acquisto, ma ancora in stato embrionale nel settore alimentare, data la deperibilità di tali merci. Appare evidente infatti il profilarsi di una serie di problematiche concernenti il packaging e la spedizione, che devono necessariamente essere veloci (non è pensabile fare la spesa con due settimane di anticipo in Cina perché si è comprato un chilo di mele italiane), puntuali, e svolti con mezzi dotati di attrezzature atte alla conservazione del cibo. Ostacoli non da poco, questi, che dovranno essere superati grazie ad una rinnovata rete di trasporti internazio-nali, estremamente funzionale ed altamente automatizzata almeno per lo stoccaggio: una possibile soluzione sarebbe quella di dotare ogni spedizione di un codice identificativo che ne indichi gli estremi, ovvero natura del contenuto, tem-peratura di mantenimento, destinazione, tempo massimo consentito per la consegna, etc... Ciò permetterebbe di avere rapidi reindirizzamenti, a parti-re da appositi snodi di passaggio delle consegne. Non è un sistema semplice da organizzare, occorre creare un gioco ad incastri tra una quantità di fattori, impostare sistemi di inter-faccia all’avanguardia ma al contempo alla portata di chiun-que, ed altro ancora. Tuttavia è probabilmente il futuro in questo settore,che potremmo definire “logistica intermodale digitale”, e ciò significa nuove possibilità di impiego, nuovi campi in cui i professionisti di domani potranno cimentar-si e, per i primi che si muoveranno in tal senso, un’enorme opportunità di crescita economica per loro stessi ma anche per il territorio. Dunque avanti giovani, attrezzatevi, siate menti capaci ma soprattutto operative, siate energia per la vita.

Giuseppe Rubatto

V COMMISSIONEMaggio 2015

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Noi abbiamo partecipato ai lavori della commissione n. sette, che aveva come tema di dibattito lo sviluppo so-stenibile. Innanzitutto siamo partiti col dare una defi-nizione di sviluppo sostenibile, definendolo come “una forma di sviluppo economico che sia compatibile con la salvaguardia dell’ ambiente e dei beni liberi per le ge-nerazioni future”; lo sviluppo sostenibile e’ dunque uno sviluppo legato alle risorse rinnovabili. Ci siamo poi chiesti quali possano essere i fattori in grado di limitare lo sviluppo sostenibile e siamo giunti alla conclusione che questo puo’ essere limitato da fattori demografici, poiche’le stime del numero massimo di persone che il pianeta puo’ contenere sono variate nel tempo in ma-niera esponenziale; da problematiche economiche, in una situazione in cui il denominatore comune e’ la for-tissima disparita’ fra nord e sud del mondo, per cui l’ 87% del reddito globale e’ posseduto dal solo 20% della popolazione mondiale e fortissimo e’ lo spreco di cibo; da problematiche legate all’ inquinamento( come ad esempio il buco dell ozono). Abbiamo poi riflettuto sugli interventi che possono essere fatti a livello mondiale per favorire questo tipo di sviluppo: evitare ad esempio la deforestazione, la ce-mentificazione selvaggia del territorio e in generale in-tervenire affinche’ l’ ecosistema non venga danneggiato e conservi i suoi ritmi.Ci siamo pero’ anche interrogati su cosa ciascuno di noi puo’ fare nel quotidiano per rendere lo sviluppo so-stenibile: la raccolta differenziata, l’ uso limitato delle automobili a favore di bici o mezzi pubblici, evitare lo spreco di cibo, azioni semplici ma che, se fatte da tutti, porteranno a risultati straordinari. Quanto ai cambiamenti climatici sul nostro pianeta,

si e’ giunti alla conclusione che essi sono dovuti in buo-na parte all’ azione dell’ uomo. L’ aumento dei gradi del-la temperatura media sul nostro pianeta infatti ha supe-rato abbondantemente le soglie del normale aumento.Si e’ passati poi a parlare della conferenza di Kyoto, con l’ elaborazione del protocollo di norme per lo sviluppo sostenibile, che sicuramente ha rappresentato un ele-mento positivo, anche se non e’ stato seguito da tutti i paesi del mondo, poiche’ colossi industriali come Cina e Stati Uniti hanno deciso di non partecipare alla con-ferenza e di non riconoscersi nel protocollo. Abbiamo poi parlato dell’ effetto serra, interrogando-ci se questo sia un fenomeno naturale o indotto dall’ uomo e se abbia una funzione positiva o negativa sull’ ambiente, arrivando alla conclusione che, se da una parte esso rappresenta un fenomeno indispensabi-le per il regolamento termico del pianeta, dall’ altra il surriscaldamento globale ha portato a fenomeni quali il buco dell’ ozono e lo scioglimento delle calotte polari. Infine abbiamo riflettuto sul fatto che le considerazioni affrontate nel corso dei lavori, soprattutto se riferite allo spreco di risorse, possono essere applicate a tutti i paesi del mondo, anche se sono particolarmente valide per il mondo occidentale.

Simone FerreroManuel Brovia

VII COMMISSIONEIl Messaggero

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VII e VIII COMMISSIONIIl 27 marzo 2015 undici alunni della Scuola Media di Racconigi si sono recati al 22° Con-vegno interregionale della stampa studentesca.Il viaggio in pullman è stato divertente, anche se in compagnia delle classi superiori.L’accoglienza è stata abbastanza scarsa con pause lunghe accompagnate da musica mono-tona.Dopo mezz’ora di noiosa attesa siamo stati divisi nei rispettivi gruppi di lavoro (ambiente e sport).Nel gruppo ambiente si sono affrontate le discussioni sull’eccessiva edificazione in posti non adatti e sulla troppa tecnologia utilizzata in questi anni. È stato un lavoro realizzato in modo efficiente dai coordinatori racconigesi e

saviglianesi: siamo stati soddisfatti.Nello sport... una grande delusione dei presen-ti da parte dei coordinatori di Tortona, arrivati in ritardo e incapaci di dirigere il gruppo. Alla fine altri due ragazzi hanno svolto il loro com-pito.Però è stato molto interessante conoscere le diverse esperienze dei partecipanti.Dopo pranzo abbiamo ascoltato gli argomenti di discussione delle altre commissioni.In generale ci siamo divertiti, l’importante è quello.

Sara Appendino, Giulia Argeri, Sabrina Grosso, Alessandro Minero

Classi 2B,2C,2DIstituto Comprensivo “B.Muzzone”-Racconigi

VII COMMISSIONEIl tema affrontato in questa commissione aveva come titolo: L’uomo e il pianeta – Sviluppo so-stenibile, equilibrio tra sviluppo ed evoluzione dell’uomo e dell’ambiente. Prima di iniziare la nostra discussione costrut-tiva su questo argomento abbiamo approfon-dito meglio il concetto di sviluppo sostenibile per avere bene in chiaro la questione da affron-tare, dopodiché abbiamo cercato degli espe-dienti per mantenere in equilibrio l’ambiente sia a livello globale che a livello locale e nella nostra quotidianità.Le possibili soluzioni potrebbero essere: argi-nare la deforestazione, sviluppare nuove tecno-logie per limitare la produzione di CO2 e CH4, riciclare i rifiuti o ancora acquistare frutta e verdura a km 0.Poi ci siamo chiesti se questi grandi fenomeni catastrofici avvenuti siano solo frutto dell’azio-ne dell’uomo o siano fenomeni naturali e, dopo un acceso dibattito, abbiamo concluso che

anche se l’azione dell’uomo è significativa, la natura non cessa di seguire il suo corso, quindi questi fenomeni continuano a verificarsi, ma hanno un impatto maggiore perché l’uomo si è insediato ovunque.Le opinioni di ogni componente della commis-sione, anche dei ragazzi della Scuola Media di Racconigi, hanno generato ampie argomenta-zioni su cui lavorare e discutere ed è emerso un buon momento di confronto tra tutti i ragazzi.La conclusione delle tre ore è stata che ognu-no di noi deve agire nel proprio piccolo, però è decisiva l’azione dei grandi inquinatori della Terra. Bisogna creare responsabilità e consape-volezza e la via per farlo è l’educazione: dob-biamo essere consapevoli che le nostre azioni avranno delle conseguenze a livello globale.

Nadia Fogliano

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Abbiamo partecipato alla 9° commissione con titolo: “I giovani: energia per abbattere i muri”. La prima cosa che si è cercato di fare è stata proprio di abbattere i muri tra di noi, andare oltre la timidezza, i pregiudizi, provare ad essere se stessi, per una volta. Abbiamo discusso su questioni attuali e molto spesso ancora oggi tabù, sulla discriminazione, con particolare attenzione all’omofo-bia. A questo proposito, abbiamo fatto riferimento ad un video caricato su Facebook, testimonianza di come l’amore non abbia colore, limiti, religione, sesso, pre-giudizi, nazionalità, distinzione, classe sociale e tempo.Il dibattito è stato intenso e ricco per la condivisione di tutti delle proprie opinioni ed esperienze. Gli argo-menti trattati sono stati molteplici e, a questo punto, il modo migliore per illustrare il lavoro della commissio-ne è quello di riportare le frasi più significative.

“Abbiamo bisogno di qualcuno e allo stesso tempo ab-biamo paura di avvicinarci agli altri. E ci nascondiamo. Dietro ad una maschera.”“Costruirsi dei muri è normale, per difendere e preser-vare. Muri per difenderci da chi ci guarda. Dai pregiu-dizi. Ma se una persona ci fa sentire bene, giusti, im-portanti… i giudizi degli altri non contano più. Non importa cosa pensino. Non importa.”“Omofobia: più che odio verso gli altri è solo paura di ciò che non conosciamo. Del diverso.”“E’ essenziale l’educazione fin da piccoli. Bisogna inse-gnare la libertà. Educare ad avere una mentalità aperta.”

Elisa GalloCamilla Gonella

“Abbattere i muri. Non le persone.”“Diverso è sinonimo di bellezza”

“Chi sono io per giudicare?”“Vivere nascosti non è vivere”

“Omofollia”“Amore libero”

“Orgogliosi della propria identita”“Abbattere gli specchi”

“No all’indifferenza”“Essere umani”

“Rispetto”“Libertà universale e soggettiva”

“Basta discriminare”“Amarsi”

“No pregiudizi”“Coraggio di chiedere aiuto”

“Uguaglianza”“Maschere”

“Intrappolati dai muri che ci siamo costruiti attorno”

IX COMMISSIONE

Il Messaggero

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Per il 22° Convegno Interregionale della stampa stu-dentesca, tenutosi a Torino presso la Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri Onlus, il giorno 27 marzo 2015, abbiamo preso parte alla XI commissione avente come tema la questione femminile. Durante la mattinata abbiamo affrontato diversi temi, soffermandoci sugli stereotipi legati alla figura femminile, concludendo che nella società odierna sono le stesse donne ad accettare di essere considerate oggetto, autoescludendosi da ambiti come la politica o la scienza. Ognuno ha esposto esperienze ed opinio-ni personali a riguardo e, come ci aspettavamo, sono emerse diverse tematiche interessanti. Purtroppo, dal nostro punto di vista, non siamo riuscite a svilupparle

al meglio: essendo un gruppo di amiche e compagne di classe, non è stato semplice esprimerci liberamente; molte esperienze non sono facili da raccontare anche a persone che, conoscendoti, hanno già un’opinione su di te. A causa di numerosi interventi inutili e inap-propriati è stato spesso difficile approfondire adegua-tamente i temi e prestare attenzione. Tuttavia rimane una splendida esperienza di conoscenza reciproca e confronto su temi che molto spesso i giovani tendono ad evitare.

Aurora Reviglio Aicha Chiavassa

Roberta Parola

2001: Odissea nello spazio(1968, di Stanley Kubrick) Uno dei più grandi capolavori della storia del cinema, girato da uno dei registi più grandi. E’ la storia dell’a-stronave Discovery e del suo viaggio.

Blade Runner(1982, di Ridley Scott)Ambientato a Los Angeles nel 2019, la tecnologia ha permesso la creazione di esseri simili agli uomini, detti replicanti, utilizzati come schiavi. Il film è un’abile fu-sione di fantascienza e poliziesco, al servizio di ottimi effetti speciali, per un film che è entrato nella storia.

L’esercito delle 12 scimmie(1995, di Terry Gilliam)Bruce Willis e Brad Pitt sono i protagonisti di questo film ambientato nel 2035. James Cole (Bruce Willis) viene inviato nel passato per scoprire il motivo per il quale il 99% dell’umanità si è estinto e ha costretto i sopravvissuti a vivere nel sottosuolo.

The Giver – Il mondo di Jonas(2014, di Phillip Noyce)Il giovane Brenton Thwaites, Jeff Bridges e Meryl Stre-ep, sono i protagonisti di una storia ambientata in un futuro quasi paradisiaco. Una civiltà perfetta, fatta di amore e gioia. La violenza e la crudeltà non esistono.

La notte del giudizio(2013, di James DeMonaco)E’ stata la sorpresa del 2013, con un incasso insperato, che ha portato, l’anno successivo, alla realizzazione del seguito Anarchia – La notte del giudizio.Nel 2022, negli Stati Uniti, una notte all’anno, ogni cri-mine è permesso.

RoboCop(1987, di Paul Verhoeven)Nella Terra del futuro, troviamo Alex Murphy, metà ro-bot e metà poliziotto.

L’uomo bicentenario(1999, di Chris Columbus)Basato su un racconto di Isaac Asimov, è la storia di Andrew Martin (Robin Williams) uno dei primi proto-tipi di robot positronico.

Il pianeta delle scimmie(1968, di Franklin J. Shaffner)Capostipite di una lunga saga, è considerato uno di più leggendari film di fantascienza mai girati. Ambientato sulla Terra del futuro, dominata dalle scimmie.

Davide Bergesio

XI COMMISSIONE

I film sul futuro più famosi della storia

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Al nostro caro Preside Gianpiero Sola, che ci ha sostenuto in questi anni, ai nostri magnifici insegnanti Anna Maria Arese, Gianfranco Capello, Anna Maria Delzanno,Dario Ferrero, Caterina La Delfa, Ma-ria Grazia Marchetto, Giovanna Sanino,Elsa Rabbia, al collaboratore scolastico Antonino Fuscà auguriamo

BUONA E MERITATA PENSIONE!

Un saluto particolare a Loredana De Robertis, già da un anno in quiescenza... obbligata.

la Redazione

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Il Messaggero