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il merletto la tradizione nelle mani

Questo volume è stato realizzato

dall’Istituto di Biometeorologia del

Consiglio Nazionale delle Ricerche

nell’ambito del progetto “Nuove forme

di occupazione e orientamento nei

territori rurali” finanziato dal Ministero

del Lavoro e della Previdenza Sociale,

Direzione Generale per le Politiche per

l’Orientamento e la Formazione.

Responsabile del Progetto

Giampiero Maracchi

Coordinamento

Francesca Camilli

Francesco Cannata

Gruppo di Lavoro

Elisabetta Bressan

Lucia Cherubini

Danilo Marandola

Elena Pagliarino

Antonio Raschi

Chiara Screti

Ideazione, coordinamento e realizzazione

del progetto editoriale

Francesca Camilli

Redazione dei testiAlessandra Colombo, Francesca Camilli

Fotografie Le foto degli abiti dell’Istituto Statale d’Arte “G. Giovagnoli” di Sansepolcro sono a cura di Luciano Massetti. La foto dell’abito da sposa di Teresa Litrico e la foto di terza di copertina sono state gentilmente offerte dal Centro Culturale di Sansepolcro.

Supervisione editoriale

Vera Marincioni

Manuela Miggiani

Antonio Nappi

Direzione Generale per le Politiche per l’Orientamento e la

Formazione, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale.

Si ringrazia

Alberto Premici

Anna Rita Borelli, preside dell’Istituto Statale d’Arte

“G. Giovagnoli” di Sansepolcro

ISBN 978-88-95597-04-1

Stampato a Firenze presso la Tipografia Vannini

nel mese di dicembre 2007.www.progettorientamento.it

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il merletto la tradizione nelle mani

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Sommario

Premessa

IntroduzIone

nota sul rInascImento

Il ruolo del merletto dI sansePolcro nella moda

Il centro culturale dI sansePolcro

la BIennale InternazIonale del merletto

su questa Idea... rIcamacI soPra!

assocIazIonI e scuole

rIvIste

mostre

FontI

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Introduzione

Il merletto, arte muliebre dalle antiche origini, si evolve dalle semplici annodature delle reticelle egizie, tra-

sformandosi nei secoli, in ricamo che crea motivi nelle sfilature con cordoncini barrette e pippiolini, a “pun-

to in aria”, eseguito senza più la necessità di un supporto tessile e raggiunge la sua piena maturità nel ‘500,

secolo in cui prende forma e si snoda liberamente su disegni floreali e geometrici dalle perfette simmetrie

e armonie proporzionali. Da questo periodo in poi, nascono e si sviluppano nuovi punti che caratterizze-

ranno le scuole e i luoghi di provenienza; così questa nobile arte si innesta via via nelle realtà locali, dive-

nendo elemento fondamentale della tradizione.

Nel suo cammino di crescita e di trasformazione, quest’arte passa dalle mani delle nobildonne che rica-

mano per diletto e gratificazione personale, a quelle di donne più umili che traggono sostentamento per

le loro famiglie; in alcuni periodi storici, si verifica addirittura una riduzione in schiavitù delle merlettaie che

venivano private della loro libertà e sradicate dalle famiglie per essere deportate in nazioni diverse dove

Premessa

Il merletto di Sansepolcro è il tema di questa pubblicazione che, continuando il percorso informativo su

alcune delle preziose risorse delle terre del saper fare, porta l’attenzione, questa volta, sulla capacità crea-

tiva e sull’abilità tecnica delle mani delle donne della Valtiberina Toscana.

Il rilevante contributo che Maria Inferrera e Andreina Crispoltoni, docenti dell’Istituto Statale d’Arte “G. Gio-

vagnoli” di Sansepolcro e Paolo Piovaticci, presidente del Centro Culturale di Sansepolcro hanno offerto

per la realizzazione di questa pubblicazione, testimonia, come il territorio ritenga importante condividere

con la propria comunità la conoscenza e il valore di questa arte.

Il merletto di Sansepolcro diventato oggetto di indiscutibile ammirazione da parte dei visitatori della Bien-

nale che ha calamitato l’attenzione e la curiosità del mondo, sulla peculiare bellezza di una tradizione lo-

cale, può e deve considerarsi non solo, come una tradizione del passato, ma come una reale risorsa per

la crescita dell’occupazione nel territorio. In questo senso, il libro illustrando gli abiti realizzati dagli studenti

e dalle docenti dell’Istituto d’Arte, vuole dimostrare come l’arte del merletto, possa sposarsi con il mondo

della progettazione della moda e dell’abbigliamento, diventandone non mero elemento decorativo, ma

parte integrante di idee e di progetti capaci di innovare un’importante risorsa per il lavoro.

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esportavano le loro qualità tecniche; a volte, come nel caso delle venete portate in Francia, le famiglie di

origine non ne avevano più notizie. Il merletto al tombolo che necessita di una tecnica di grande precisione

e perfezione e, quindi, di tempi lunghi per la sua realizzazione e le grandi richieste di mercato obbligavano

le poverette ad una produzione quasi da catena di montaggio con condizioni lavorative pessime.

Con l’avvento della rivoluzione industriale e la meccanizzazione delle tecniche, si verifica la nascita del

merletto meccanico; la sua introduzione sul mercato a costi e tempi di produzione dimezzati fa sì che il

merletto al tombolo veda periodi di grande crisi che si alternano a periodi di rifioritura o revival.

Il periodo delle Secessioni in Europa porta, ad esempio, una nuova linfa vitale, con la concezione dell’arte

totale che deve servire a rivalutare gli oggetti d’uso, depauperati dalla meccanizzazione, restituendo loro

dignità e una connotazione diversa.

A seguito di ciò, nascono vere e proprie scuole che vedono l’inserimento di una figura di supporto, il dise-

gnatore, un artista-tecnico che crea disegni ad hoc, attraverso veri e propri studi grafici per la creazione di

nuovi motivi e si sperimentano nuove evoluzioni tecniche che contribuiscono a fare del ricamo una forma

d’arte libera e non solo applicativa al tessile.

Nei periodi in cui invece sparisce dalla ribalta, il ricamo resta nelle realtà locali che ne consentono la so-

pravvivenza e lo tramandano ai posteri: e proprio in questi periodi bui qualcuno pensa di documentarne

l’esistenza attraverso raccolte e pubblicazioni che ne perpetuino la memoria.

Dopo l’ultimo periodo di oscurità, si giunge così ai tempi recenti, quando per esigenze di confronto e di

ricerca della documentazione nascono mostre e manifestazioni a livello internazionale, una per tutte la

Biennale del Merletto di Sansepolcro nata dalla volontà del Centro Culturale e con un comitato scientifico

di alto livello. Nel corso dei decenni, la Biennale attraverso un bando di concorso ha stimolato le merlet-

taie ad una produzione nuova che si discostasse da vecchi schemi e proponesse temi ispirati al mondo

artistico in generale: ha consentito così l’esposizione di opere ed il confronto tra diverse scuole e nazioni,

incentivando, di conseguenza, flussi turistici dall’Italia e dal mondo. Le connotazioni positive della Biennale

non si fermano all’incremento turistico delle visite al circuito espositivo, ma vanno oltre lo specifico del set-

tore, superando vecchi stilemi e ricercando nuove possibilità creative.

Il filo che crea il merletto diviene la linea che disegna le nuove composizioni e talvolta, attraverso le sue

evoluzioni, passa dalla rappresentazione bidimensionale, propria di questa forma d’arte, a quella tridimen-

sionale, con la creazione di vere e proprie sculture tessili dalle grandi proporzioni.

Le artigiane si trasformano così, da semplici esecutrici dalla notevole competenza e bravura tecnica, in

creatrici e addirittura artiste merlettaie.

E’ un filo sottile quello che separa il confine fra arte e artigianato, un breve tratto spazio-tempo intellettivo,

proprio del momento creativo che connota di contenuti l’opera d’arte. Ma, se così fosse, si dovrebbe de-

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sumere che tutto ciò che non è ricco di contenuti e messaggi, è escluso dall’essere opera d’arte.

Come catalogare allora tutte quelle opere che, se pur non portatrici di contenuti, risultano ugualmente

espressione di un sentimento di armonia e perfezione? Nascono, a questo proposito, i termini arte mino-

re e odiernamente artigianato d’arte o artistico che tendono a definire quelle opere che si elevano dalla

ripetizione pedissequa di antichi stilemi e dalla mera bravura dell’esecuzione tecnica.

Si può essere riproduttori dall’eccezionale qualità tecnica senza, per questo, aver creato un’opera definita

artistica; ma, alla base di tutto, c’è la ricerca storico-stilistica sulla quale impiantare un percorso creativo

atto a costruire qualcosa di innovativo, qualcosa che emerga dalla massa informe di oggetti.

Subissati di immagini che mostrano ciò che viene offerto da ogni parte del mondo, per emergere in que-

sta giungla, bisogna distinguersi. Per far ciò, si deve essere unici ed originali. Questo, in ambito progettuale

e scolastico, si raggiunge seguendo un iter creativo più o meno articolato, dove il disegno fa da padrone:

costruzioni di linee e di forme che prendono vita in diverse destinazioni d’uso, a seconda dello stile e della

tecnica di realizzazione, seguendo ritmi e armonie di costruzione dalle auree proporzioni.

Ed è in questo ambito che si innesta il compito delle scuole e, nello specifico, l’Istituto d’Arte di Sansepol-

cro: la scuola che è luogo di formazione per disegnatori e progettisti di vari settori, dà agli allievi, alla fine

del corso di studio, una serie di competenze spendibili nel mondo dello stilismo. Alla base c’è la caratteriz-

zazione dell’area d’indirizzo che cura, soprattutto, l’acquisizione delle tecniche e la conseguente visione

progettuale.

Succede così, che vi sia un connubio molto forte ed una affinità d’intenti tra scuola e realtà territoriali; la

scuola per vocazione tende al recupero delle diverse forme artistiche e artigianali ed, in particolare, di

quelle che sono parte integrante (se non essenziale) della nostra realtà locale. Nel caso delle attività che

riguardano il merletto contribuisce, in partenariato con il Centro Culturale, a creare momenti espositivi che

siano forza motrice e propulsiva per il settore e diano vita a performance inaspettate di rottura dei vec-

chi schemi, nella costante ricerca di riuscire a mostrare le nuove vie percorribili e le possibilità dei diversi

sbocchi applicativi.

Merlettaia/Tecnica, Biennale/Tradizione, Scuola/Innovazione: ecco la triade magica che ha contribuito agli

scambi sia locali che nazionali, quali motore per la costruzione di mostre di notevole livello, che hanno

avuto risonanza anche fuori dal ristretto ambito territoriale.

Prof. Maria Inferrera

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Nota sul “rinascimento”

Si annota, anche da studiosi emeriti, che la Biennale di Sansepolcro ha contribuito fortemente al “rinasci-

mento del XX secolo del merletto in Europa”.

Ma in che consiste questo “rinascimento”? Per chi desideri conoscere meglio questo fenomeno, è bene

ricordare che la Biennale nacque venticinque anni fa, proprio col sorgere, di lì a poco, dei primi segnali di

tale rinascita a livello europeo; non è quindi illogico che questo risveglio del merletto si attribuisca anche

all’azione intensa e ispirata della giovane e vivace iniziativa italiana.

E’ un rifiorire che ben rispecchia lo spirito con cui la Biennale nacque in quel lontano 198�, allorché i Soci

fondatori, tutti poeti artisti ed intellettuali, di una piccola e libera associazione biturgense quale il Centro

Culturale di Sansepolcro, decisero di far rinascere questa forma d’arte autentica e strepitosa, orgoglio

della città toscana ma arrestata dalla spietata crisi bellica ed economica dell’ultimo grande conflitto, per far

rigodere il mondo della sua bellezza unica. È un rifiorire non vistoso ma qualitativo che si riaffaccia un po’

ovunque in Europa nella seconda metà del XX secolo, non come cosa che vuol piacere per fare mercato,

ma come il prorompere d’una nuova stagione dopo un gelido inverno, rivelando il cammino di un’arte che

segue una evoluzione propria a prescindere da mode e usi cui si voleva legata negli impieghi del passato,

e dalle critiche saccenti che col loro finire, la volevano morta.

Il graduale ma trionfale ritorno del merletto, che pur non tralascia il recupero delle antiche tradizioni locali

che a volte rielabora modernamente, ha la forza di risorgere in forme nuove e anche inedite e d’aprirsi

varchi incredibili d’impiego nella società più evoluta.

Sono le cosiddette “Nuove Tendenze” per le quali esso va, in sostanza, verso tre principali direzioni o canali

di produzione e d’impiego.

La prima è l’Alta moda contemporanea in cui il merletto tradizionale si evolve in moderne creazioni parti-

colari e raffinate. La seconda è la Monilistica, connessa con l’Alta moda, in cui il merletto si fa gioiello, onde

l’appellativo di “merletto-gioiello”, mediante intrecci di fili dorati o argentati o altrimenti impreziositi, oppure

dall’abbinamento diretto dell’arte orafa a quella del merletto ossia dei fili di refe con quelli del metallo au-

reo.

La terza è l’Arte contemporanea ivi compresa anche quella d’avanguardia, in cui il merletto si fa “merlet-

to-pittura”, “merletto-scultura”, genericamente definibile “merletto di creazione”, in sostanza si fa forma

d’arte contemporanea, spesso astratta, ma anche neoclassica e surreale, con opere tridimensionali e

monumentali, come pure del più sofisticato e prezioso miniaturismo.

Tali nuove tendenze, in cui il merletto si è naturalmente diretto in questa rinascita di evoluzione e che

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riveleranno anche capacità di nuovi impieghi remunerativi, indicano con chiarezza la funzione attuale di

quest’arte anche a chi insiste, pure nei programmi scolastici, a considerarlo nei suoi ruoli del passato.

Tale, in breve, è il “rinascimento”, cui ha dato forte impulso la nostra Biennale così entrata nella Storia del

merletto europeo.

La Biennale di Sansepolcro, che nel 2008 compie i suoi venticinque anni, è oggi la sola esposizione in Italia

in cui si può ammirare la visione panoramica del merletto contemporaneo mondiale attraverso i manufatti

di ogni tipo e di ogni Paese produttore; ma non è solo un fatto espositivo. Essa, con le sue iniziative cultu-

rali collaterali del più alto livello qualitativo, quali i concorsi internazionali, i workshops, le mostre bibliogra-

fiche e iconografiche letterarie e storiche, le conferenze, gli incontri di studio e di sperimentazione, è una

risposta completa a tutte le domande ed esigenze del settore mondiale.

E’ necessario che ci si renda conto appieno dell’incredibile impresa compiuta in questo campo dalla por-

tentosa iniziativa biturgense, realizzata da pochi volontari puri e generosi. Il livello cui è giunta attraverso

edizioni indimenticabili, frutto dell’amore per quest’arte non sempre debitamente considerata e per il “bel-

lo” che la animano, deve sapersi mantenere ed anzi elevare sempre più per due principali nobili scopi.

Primo, per la salvezza di un’arte finissima che non può essere umiliata dalla sua sparizione; secondo, per

godere e far godere del dono della creatività e della manualità di cui sa splendere. E’, tale dono, un privi-

legio divino della Donna, non solo di Sansepolcro ma di ogni altro Paese in cui, attraverso i fili mossi dalle

sue dita trae i suoi capolavori e lancia i suoi messaggi.

Perché l’arte del merletto si tramandi e si sviluppi quale espressione e corredo della società che si evolve,

è necessario da parte delle giovani donne che vogliono apprendere quest’arte, accostarsi ad essa con

umiltà e amore creativo. Essa non mancherà di ripagare, in qualche modo, chi vi ha creduto riversandovi

la propria umanità, il proprio talento e il proprio stile.

La Biennale di Sansepolcro è cresciuta in questo spirito, contribuendo alla rinascita di quest’arte in Europa,

ed al sorgere di nuove e brillanti realtà produttive e didattiche che oggi alimentano le sue edizioni.

La città di Sansepolcro ne sia orgogliosa ed operi per comprendere sempre più appieno e mantenersi

questo patrimonio spirituale ed artistico che dopo la Premiata Scuola delle sorelle Marcelli continua a far

risplendere, nella rediviva arte del merletto, una delle proprie gemme più autentiche e pure.

Cav. Paolo Piovaticci

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Il ruolo del merletto di Sansepolcro nella moda

Il merletto, da quando è nato, è stato usato nella moda solo nei

periodi di splendore, per il resto è sempre stato marginale al set-

tore della moda e fondamentale, invece, nei corredi di nozze:

biancheria da casa, lenzuola, copriletto, tovaglie, etc.

Per l’impiego nella moda, si può rilevare che nel ‘�00 e nel ‘700,

i secoli trionfali di quest’arte, come testimoniano celebri dipinti di

personaggi dell’epoca, il merletto diventò parte integrante del-

l’abbigliamento maschile e femminile dell’ambiente più elevato e

ricercato della società, dove le belle trine, soprattutto veneziane

e belghe, erano l’ornamento degli abiti sontuosi della nobiltà, dei

sovrani, degli aristocratici che ne popolavano le corti e degli alti

funzionari di Stato; mentre la servitù e il cosiddetto popolo, non di

rango, adornavano i loro vestiti da festa con semplici bordini che

si tramandavano di generazione in generazione.

L’applicazione nella moda del merletto di Sansepolcro, che appa-

re già agli inizi del XX secolo, si può dire ufficialmente sperimenta-

ta nel 1998 dall’Istituto d’Arte “G.Giovagnoli” di Sansepolcro.

IL MERLETTO A FUSELLISansepolcro deve alle sorelle Adele e Ginna Marcelli il merito di aver creato, agli inizi del Novecento, un tipico merlet-to a fuselli, localmente chiamato “trina a spilli” perché richiedeva un’infinità di spilli per farlo.Le due sorelle appresero la tecnica del merletto a fuselli da Amelia Gelli Pagliai (1858-1942) che a sua volta l’aveva ap-presa in carcere da una religiosa di origi-ne fiamminga. Fino a che le sorelle isti-tuirono il merletto basandosi su merletti esteri e nel particolare francesi e delle Fiandre, non si può parlare di specificità del merletto di Sansepolcro ma, nel tem-po, esse maturarono la convinzione che fosse possibile dare inizio ad un merletto nuovo, con caratteristiche proprie.Si ricordano sia il padre delle sorelle Mar-celli a cui si deve l’invenzione del partico-lare sostegno mobile su cui si appoggia il tombolo di Sansepolcro (il tombolo è tondo e non a manicotto come le altre lavorazioni) sia il marito di Ginna Marcelli, Domenico Petri a cui si devono i disegni dei lavori.Nel 1900 fu aperta quella scuola - labo-ratorio che divenne celebre con il nome di “Premiata Scuola di Merletto a Fusello Adele e Ginna Marcelli”. Inizialmente si insegnava alle giovani di buona famiglia, ma ben presto le lavoranti interne rag-giunsero la trentina per poi arrivare a più di cento donne, tra trinaie e ricamatrici, senza contare le più di mille lavoranti a domicilio sparse nell’Alta Valle Tiberina.Le raffigurazioni di Petri si caratterizzaro-no per alcune tipologie (le trine a vasi, a ciocche, a burattini) rimaste poi costanti nella zona; la caratteristica della sua gra-fica consisteva nelle forme che disegna-va: foreste, rami, fiumi, forme arboree e faunistiche realizzate in modo fantasioso e poetico. Ecco dunque che la tecnica

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Anche se la trina biturgense era in precedenza già usata sotto

forma di profilature e bordini negli abiti quotidiani e da festa ma

con applicazioni autonome ed isolate, ora, per la prima volta, si

studia e si realizza una collezione di modelli in cui il merletto a fu-

selli locale viene posto non casualmente, ma secondo uno stu-

dio del tessuto, della linea e del colore, tanto da dare un’impron-

ta biturgense alla moda contemporanea. La mostra, accolta dal-

la Biennale e da essa lanciata in un contesto internazionale, ha

riscosso tanto successo da essere stata ospitata in Germania,

in Francia, in Svizzera, al BIT di Milano e in diverse manifestazioni

del centro e del nord Italia.

Anche se la Biennale aveva già esposto in precedenza qualche

abito di moda con merletto di scuola italiana e anche estera, da

ora in poi ha riservato un apposito spazio alla “moda con mer-

letto”, facendosi in questo aspetto un punto qualificato di riferi-

mento. Questa apertura della Biennale alla moda ha generato

contatti e rapporti con lo stilismo più raffinato, da cui sono scatu-

rite mostre significative di stiliste note e anche richieste di espo-

sizioni da parte di stiliste nuove e giovani.

Quali esempi ricordiamo la mostra di successo degli abiti con

merletto di Chiara Boni: dieci abiti presentati nel 2004 a Palaz-

realizzava merletti su base grafica tipica di Sansepolcro.La lavorazione ebbe ben presto succes-so e fu conosciuta ed apprezzata in tutta Europa ed in America (mercato che si aprì nel momento in cui Ginna Marcel-li ebbe come socio Giovanni Melardi), come attestano gli alti riconoscimenti, i diplomi e le medaglie d’oro conseguiti in esposizioni internazionali di assoluto pre-stigio. Morta prematuramente Adele, nel 1912, Ginna portò avanti con il marito la sua attività, ma con la crisi economica a seguito della II guerra mondiale cominciò la decadenza di quell’attività artigianale che aveva reso celebre Sansepolcro per l’arte del merletto e del ricamo. A questo proposito, si ricorda che tale decadenza coinvolse anche altre scuole aperte in quegli anni da alcune allieve delle Mar-celli: Agnese Tamburini, Zaira Baragli, Leda Fatti, Margherita Tricca Monanni e Amalia Benci.Alla fine della guerra la Premiata scuola, sia pure con personale ridotto, riprese a funzionare; nel 1948 Domenico Petri venne a mancare e Ginna si trovò a pro-seguire la sua attività da sola.Nel 1955 presso la Scuola d’Arte e me-stieri per l’Industria e l’artigianato, che poi diventerà l’Istituto Statale d’Arte di San-sepolcro trasformandosi da laboratorio sperimentale in creativa progettazione di disegno professionale, fu fondata la sezione di ebanisteria e merletto e Gin-na Marcelli fu chiamata ad organizzarla e ad iniziare l’insegnamento; degno di menzione fu l’insegnante Notàri che in-fluì nel modificare i motivi decorativi dei disegni che poi, sono entrati a far parte della tradizione. Dopo pochi anni, però, la sezione di merletto fu sostituita con quella di tessuti.Ginna Marcelli morì nel 1977, a 95 anni.Nello stesso anno presso l’Istituto Schian-teschi sorse una nuova scuola di merlet-

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to fondata e condotta dalla maestra Pia Berghi, già allieva della Scuola Marcelli, che ebbe il merito di portarne avanti nel tempo l’insegnamento garantendo la continuità di quella nobile tradizione. Nel 198� il Centro Culturale di Sansepol-cro, libera associazione di cittadini sorta nel 1979 per il recupero e lo sviluppo dei valori artistici locali, promosse e organiz-zò la prima mostra di merletto a fuselli, il cui successo risvegliò nella cittadinanza l’interesse per un’arte quasi dimenticata. Nel 1984 fu organizzata la seconda mo-stra di merletto che, da allora in poi, pro-seguì con ritmo biennale, accogliendo gradualmente i merletti italiani, quelli dei paesi della CEE e poi, con la caduta del Muro di Berlino nel 1990, quelli dell’intera Europa e anche degli altri continenti. La Biennale Internazionale del merlet-to è ormai entrata nella storia del mer-letto per il contributo determinante che ha dato al cosiddetto “rinascimento del ventesimo secolo del merletto” in Italia e in Europa. A livello locale, ha stimolato il sorgere di nuove iniziative.Nel 1994 l’Istituto d’Arte di Sansepol-cro, aderendo all’invito ad entrare nelle esposizioni e nei concorsi della Biennale, ha iniziato uno studio sulla moda con-temporanea realizzata con il recupero di tessuti pierfrancescani ed inserti di mer-letti rielaborati dagli originali conservati nel suo archivio storico.Nel 199� è sorta l’Associazione “il Mer-letto nella città di Piero”, con la finalità di rivalutare e diffondere il merletto a fuselli attraverso lo svolgimento di corsi di mer-letto e di ricamo.Nello stesso anno, grazie ad una dona-zione cittadina, il comune di Sansepol-cro ha allestito uno “Spazio del merletto” dove in una mostra permanente si con-servano testimonianze di trine e di do-cumenti autentici della Premiata Scuola di Adele e Ginna Marcelli.

Tratto da www.merlettoitaliano.com

zo Inghirami a Sansepolcro nell’ambito della X Biennale, a segui-

to del contatto avuto con il Centro Culturale di Sansepolcro nel

200�. Il miracolo della stilista è consistito nel raccogliere merletti

antichi e meccanici a partire dal 1700 e nel riuscire a sagomarli ed

accozzarli in modo piacevole, unico e del tutto originale.

Si ricorda inoltre come cinque merletti di un’opera premiata nel-

la VIII Biennale, ispirati al famoso libro “Il Milione” e riproducenti,

in merletto ad ago, alcune scene in esso descritte, siano stati

richiesti al predetto Centro dalla stilista veneta Rosy Garbo per

essere inseriti in un abito che era parte integrante della sua col-

lezione per l’estate 2000, presentata nella sfilata dell’alta moda

che ha avuto luogo nel Gennaio 1999 al Grand Hotel Excelsior di

Roma. L’abito era dedicato a Marco Polo ed è stato indossato

dalla nota modella Yuma: “una nuvola bianca su un corpo nero”

(P. Piovaticci).

Infine, si ricorda la collezione dal titolo “Il giardino delle Esperidi”,

dieci abiti “per la sposa”, specialità nella moda, della giovane stili-

sta siciliana Teresa Litrico, esposti ed impostisi a Palazzo Inghira-

mi nell’ambito della XII Biennale del 200�.

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LE MERLETTAIE NELLE PAROLE DELLA TRADIZIONE“La lavorazione del merletto”- ci racconta in un testo vibrante il Dottor Travaglini- “è il frutto di un delicato ed in-telligente lavoro, nobilitato dal fascino e dal piacere di poter realizzare un manufatto da ammirare, da mostrare e conservare. L’impegno della merlettaia non è solo manuale ma, anche di sensibilità profonda e di amore per ciò che elabora: il lavoro concepito come espressione artistica. Questa attività si compie secondo regole dettate dall’esperienza e dall’applicazione di un complesso di tecniche e di metodi che richiedono anche abilità, talento, capacità. E la merlettaia possiede temperamento gentile, gusto raffinato e sensibilità alla bellezza. Prima di essere artigiana è virtualmente artista. Il merletto può essere inteso come arte dalla forte valenza decorativa alla cui evo-luzione estetica, pratica ed ambientale la merlettaia contribuisce, non poco. Dalle abili mani delle antiche merlettaie fiorivano lavori leggeri e trasparenti, intessuti di volute, fogliami, frutti, fiori, stelle, crocette ed altri motivi geometrici lineari. Il gioco labirintico del chiaro e dello scuro, quasi magica realizzazione di ombre e di sfumature, era semplice e fantastico. La produzione del merletto serviva per orlare federe e lenzuoli nuziali, per guarnire il vestiario di dame e cavalieri e decorare tovaglie d’altare e paramenti sacri. La tecnica di elaborazione era tramandata da madre in figlia e studiata ed aggiornata da volenterose e preparate signore e signorine locali. Il carattere geometrico, sem-plice e lineare dello stile tradizionale, congiunto a quello figurativo più evoluto, ha reso possibile una realizzazione di opere di alto contenuto estetico.”Da sempre, la lavorazione del merletto è un’attività svolta principalmente dalle donne del paese, che custodivano i segreti della tecnica di esecuzione. Quando le merlettaie si incontrano, è come se si fossero sempre conosciute. Il merlettare è come un focolare che una volta acceso, ipnotizza gli ospiti e li porta a sedersi insieme, scaldarsi, parlarsi, confidarsi e familiarizzare. Il settore mondiale del merletto è una famiglia dove l’aristocratica e la cameriera si sentono uguali e condividono una passione.

Testo tratto da www.ophis.it

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Il centro culturale di Sansepolcro

Il Centro Culturale di Sansepolcro nasce nel 1979, ad opera del

poeta e pittore Paolo Piovaticci e di altri otto cittadini, poeti, artisti,

docenti e letterati, con il fine di promuovere l’arte e la cultura nel

comprensorio altotiberino.

L’attività del Centro che si sviluppa nel campo dell’arte e della cul-

tura, nel breve volgere di un decennio, si è estesa oltre i confini

della Valtiberina Toscana, grazie all’attenzione ai vari problemi e

alle aspirazioni della società contemporanea che ne caratterizza

i programmi e grazie all’adesione di personalità, sodalizi culturali

e organismi di Stato ed europei.

L’attività si esprime in importanti settori quali: arti figurative, tea-

tro, poesia e letteratura, editoria e artigianato d’arte; in particola-

re, in quest’ultimo settore, il Centro Culturale ha il merito di avere

recuperato e rilanciato la locale tradizione del merletto a fuselli e

di aver istituito la Biennale Internazionale del merletto. Di rilievo,

anche come testimonianza del cammino di crescita dell’iniziati-

va biturgense parallelo al formarsi dell’Europa Unita, è stata la V

Biennale, del 1992, dedicata a Piero Della Francesca nel cinque-

centesimo anniversario della morte, che si è sviluppata in una

seconda edizione dal titolo “Per l’abbattimento delle frontiere eu-

ropee”, tenutasi nello stesso anno a Strasburgo, nella sede del

Parlamento Europeo, al cui Presidente Egon A. Klepsch è stato

consegnato il “Merletto per la pace e l’Europa unita” realizzato

dal gruppo delle merlettaie del Centro Culturale di Sansepolcro.

UNA LEGGENDA SUL MERLETTO A FUSELLIC’era una volta una fanciulla di nome Serena, bellissima ma poverissima. Amava, riamata, un giovane artista povero quanto lei. Un brutto giorno la mamma di Serena si ammalò tanto gravemente che la fanciulla, pur di ot-tenere la guarigione, non avendo altri mezzi, offrì un voto alla Madonna: la rinuncia al suo amore per il giovane ar-tista. Mentre glielo comunicava, seduti all’ombra di un grande albero, dai rami cadde sul suo grembiule una tela di ra-gno: fittissima, fine, complicata e leg-giadra. I due innamorati ne restarono incantati e lei pensò subito di provare a rifarla con il filo più fine del suo fuso. Lui con alcuni rami dell’albero chiuse e irri-gidì il grembiule fra quattro bastoncini, in modo da portare a casa, indenne, il prezioso disegno della ragnatela. Così, mentre Serena lo copiava col suo filo, lui la aiutava a tener separati e ordina-ti i tanti fili necessari che, altrimenti, si arruffavano e imbrogliavano, legando un bastoncino di legno alle estremità di ciascun filo. Così dall’amore e dall’arte nacque il primo tombolo e il primo piz-zo che piacque moltissimo alle gran dame della città che ricompensarono lautamente la giovane autrice della stu-penda ragnatela. Ma con l’agiatezza e la salute della madre, venne per Serena il dolore: lasciare il suo innamorato, per adempiere al voto.Ancora una volta però il miracolo si rin-novò. Dallo stesso albero all’ombra del quale i due fidanzati piangevano la loro separazione, cadde un’altra ragnatela su cui era scritta l’assoluzione del voto.

Tratto da www.amicideltombolo.it

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La Biennale internazionale del merletto

La Biennale Internazionale del merletto di Sansepolcro, è ormai entrata nella storia del merletto per il con-

tributo determinante che ha dato al cosiddetto “Rinascimento del merletto” in Italia e in Europa.

Istituita dal Centro culturale di Sansepolcro, a seguito dell’interesse suscitato da due mostre dallo stesso

promosse e realizzate nel 198� e 1984 dedicate al merletto tradizionale di Sansepolcro e giunta nel 200�

alla sua XII edizione, oggi è certamente la manifestazione di punta per l’Italia ed una delle più importanti a

livello internazionale, come testimonia la presenza sempre crescente di artiste provenienti da tutto il mon-

do. Oltre all’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, si ricordano i patrocini, tra gli altri, del Senato

della Repubblica e dell’Ufficio per l’Italia del Parlamento europeo.

La Biennale Internazionale è dotata di un comitato scientifico presieduto dalla storica D. Davanzo Poli, ha il

suo fulcro nel Palazzo Inghirami di Sansepolcro ed è aperta ad ogni tipologia di merletto, da quello classico

a quello d’avanguardia, dal miniaturistico al monumentale, sia bidimensionale che tridimensionale, consi-

derando l’arte del merletto come espressione di una creatività non soggetta a limitazioni di sorta.

Anche se il merletto è arte muliebre, non mancano talvolta presenze di elaborati realizzati da “merlettai”.

Cuore della manifestazione è il Concorso Internazionale che vede la partecipazione di artiste di ogni par-

te del mondo ad una “singolar tenzone” davvero unica nel suo genere, come pure il Riconoscimento

Internazionale per la “Operosità e Collaborazione nel campo dei Merletti in Europa” in medaglie d’oro, da

assegnarsi a istituzioni e artiste che si siano distinte in tali sensi nell’ultimo biennio. A ciò si affiancano le

numerose esposizioni, articolate su varie prestigiose sedi, dedicate ai merletti delle regioni italiane, a quelli

degli altri paesi, al merletto tradizionale di Sansepolcro, al merletto nella moda e così via dicendo. Non

mancano poi le conferenze introduttive e un workshop tenuto da maestre europee per l’apprendimento

e l’approfondimento di una tecnica ogni volta diversa.

Volutamente trascurato è, invece, l’aspetto commerciale che non è, sostanzialmente, presente: si è in-

teso, infatti, focalizzare l’attenzione sul valore artistico, sociale e culturale del merletto, mantenendo così,

particolarmente elevato il profilo della manifestazione.

Ogni edizione della Biennale è dedicata ad un personaggio che le conferisce attualità e interesse storico

e culturale; ad esempio, l’edizione 200� è stata intitolata a Mozart e vi hanno preso parte più di cento

artiste provenienti da diverse nazioni, per un totale di circa 1.500 pezzi esposti. Una novità è stata uno

speciale annullo postale, nel quale è riprodotto un particolare tratto da un merletto della storica scuola di

Ginna Marcelli. Di speciale rilievo, oltre alle consuete esposizioni dei lavori partecipanti al concorso inter-

nazionale e dei lavori delle varie regioni italiane, la collezione di abiti da sposa della già citata stilista siciliana

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Teresa Litrico (foto a lato). La Biennale ha fatto cre-

scere il merletto a livello nazionale, europeo e mon-

diale; ha fatto uscire le merlettaie dal guscio costi-

tuito dalla bidimensionalità e dalla tradizione ripetiti-

va del centrino, per condurle alla creazione di nuo-

ve tematiche figurative e di nuove sperimentazioni

materiche con il coraggio e l’azzardo di cui essa è

l’elemento propulsore.

Su questa idea... ricamaci sopra!

Per il lettore, il merlettare ed il realizzare oggetti in

merletto può apparire come un’arte antica di diffici-

le concretizzazione economica, nei tempi moderni.

La tradizione ha il pregio di documentare il merlet-

to di una volta; mentre quando si incanala in forme

di produzione diverse, quali accessori e guarnizio-

ni per il settore moda e abbigliamento, quando si

integra con le produzioni tessili o diventa tecnica

di lavorazione utile per l’arte del gioiello rendendo

proprie forme di spettacolarità artistiche, acquisisce

altri pregi e valori, tra cui anche quello economico.

Fermo restando che è sacro il legame con la tra-

dizione, è bene che a partire dalle scuole, si speri-

mentino produzioni di questa antica arte nei con-

testi attuali dell’alta moda e dell’abbigliamento, nei

settori degli accessori per l’arredamento di interni,

nei contesti di altre produzioni come la gioielleria.

Oggi hanno maggiori occasioni di trovare occupa-

zione le merlettaie che nell’innovazione dell’uso dei

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materiali inseriscono, per esempio, negli intrecci del merletto, pietre Swarowsky per realizzare il “merletto

gioiello” o “merletto di creazione”. Tante possono essere le richieste di lavoro per chi indovina il canale del

merletto innovativo. L’antica arte del merletto come nuova forma di occupazione è possibile, quindi, se si

riesce a sentire il fascino di un cammino che porta all’innovazione attraverso la contaminazione tra diversi

settori e lasciando libertà al proprio estro artistico.

In definitiva, si può tranquillamente affermare che moda, gioielli, calzature sono le nicchie di produzione

grazie alle quali ancor oggi al merletto si può associare un guadagno.

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Associazioni e scuole

Si riportano alcuni nomi di associazioni e scuole più rap-presentative.

Arti Decorative Italiane www.artidecorativeitaliane.it

Associazione culturale merletto a tombolodi Offida www.tombolodioffida.it

Associazione “Fili e colori” www.prolocolgiate.it

Associazione ‘I Merletti di Antonilla Cantelli’e-mail: [email protected]

Associazione il Fusellowww.ilfusello.it

Associazione Merletto di Orvietowww.merlettodiorvieto.it

Atelier M+M di Marcela Hovadovae-mail: [email protected]

CD2000 Linking the World with Lace freespace.virgin.net/deborah.robinson/cd2000.htm

Centre d’Enseignement de la Dentelleau Fuseau www.ladentelledupuy.com

Dentelles et Blondes Caen et Courseullessur merhttp://blondecaen-alice.fr

Deutscher Klöeppelverband e V. www.deutscher-kloeppelverband.de

Foreningen Knipling i Danmarkwww.knipling-i-danmark.dk

Grammar School Jurij VegaLacemaking Schoolwww.fioretombolo.net

Il mio macramè www.ilmiomacrame.com

OIDFA (Organisation Internationale de laDentelle au Fuseau et à l’Aiguille) L’organizzazione internazionale del merletto a fuselli e ad ago fu fondata nel 1982 e legalmente registrata in Francia. E’ costituita da oltre 2100 persone dislocate in più di trenta differenti paesi nel mondo: alcuni fanno merletto, altri lo studiano, altri ancora lo collezionano.www.oidfa.com

Scuola di merletti di Cantùwww.comune.cantu.co.it

Scuola di merletti di Cleshttp://www.comune.cles.tn.it

Scuola di merletti di Gorizia e sedi distaccatewww.fioretombolo.net

Scuola di merletti di Meldolawww.merlettoitaliano.com

Scuola di merletti di Olgiate Comascowww.prolocoolgiate.it

StickgildeAssociazione e scuola di merletto diretta daBärbel Ingeborg Zimber.http://www.deutsche-stickgilde.de

The Australian Lace Guild www.austlaceguild.org

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RivisteSi indicano alcune riviste fra quelle maggiormente spe-cializzate.

Die Spitzewww.bobbinmaker.com/laceorg.html

Lace Magazinewww.lacemagazine.com

Bulletin-OIDFA www.oidfa.com

Irish Lace JournalBobbin, needle, crochet, embroiderywww.bobbinmaker.com

Ricamo Italianowww.ricamoitalianonline.it

Lace & Crafts, Magazine USAhttp://lace.lacefairy.com

Per scoprire come la moda italiana abbia sa-puto reinterpretare con passione e con gusto le fonti di ispirazione alla base dei ricami di varie collezioni, si segnala il volume “Embroi-dery Italian Fashion” nato a seguito della mo-stra sull’arte del ricamo nella moda italiana fra passato, presente e futuro, tenutasi a Bologna presso l’Inde Le Palais, nell’Aprile 2006.

Mostre

Per avere una panoramica di mostre a livello europeo po-tete consultare il sitohttp://www.italiainvita.it

FontiA. Busi, “Il sogno nelle mani - teoria e pratica del merletto a fuselli”, La Biblioteca editrice, 1997A. Chersi Casini, “Ginna Marcelli e il merletto di Sansepol-cro”, Petruzzi Editore, 199�A. Kraatz, “Merletti”, A. Mondadori editore, 1988A. Meloni, “Tra i nodi del macramé”, ed. Il Castello, 2000B. Palliser, “History of Lace”, Charles Scribner’s Sons, New York, 1911C. Bernardini, D. Davanzo Poli, O. Ghetti Baldi, “Arts and Crafts - 1898-190�”, A+G edizioni, 2001C. Vecellio, “Pattern book of renaissance lace - A reprint of the 1�17 edition of the “Corona delle nobili et virtuose donne”, Dover publications, New York, 1988D. Davanzo Poli, “Cinque secoli di merletti europei: i capo-lavori”, Consorzio Merletti di Burano, 1984D. Davanzo Poli, “Pizzi e ricami”, in “Quaderni dell’antiqua-riato”, ed. Fabbri, Milano, 1981-1991E. Ricci, “Ricami italiani antichi e moderni”, Nuova SI, Bo-logna, 200�G. Porpora (a cura di), “Le industrie femminili italiane. Una rete culturale nazionale per lo sviluppo economico territo-riale”, Morlacchi editore, 2002G. Romanelli Marone, “Le trine a fuselli in Italia”, Ulrico Hoepli, Milano, 1902L.De Gasperi, “Merletto a fuselli - L’arte del ricamo secon-do la tradizione”, Ed. Giunti, 2005M. Bruggeman, “L’Europe de la dentelle”, Stitching Kunst-boek, 1997M. Fouriscot, “Reconnaitre la dentelle”, I, II , III, Parigi, 1998-200�Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Scuola Merletti di Gorizia, “L’arte del merletto nel goriziano”, Edizioni della Laguna, 1992-1997V. Bonfiglioli Chiavegato, “Punto in àere - antico merletto di Bologna”, Re Enzo editrice, Bologna, 200�http://digilander.libero.itwww.biennaleinternazionaledelmerletto.orgwww.deutscher-kloeppelverband.dewww.fioretombolo.etwww.italiainvita.itwww.librando.itwww.merlettoitaliano.comwww.museodelmerletto.itwww.nonsolouncinetto.netwww.ricamo.it