Il Medico In.Forma numero 3

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il medico in.forma - aprile/maggio - anno 1 - numero 3 - bimestrale delle edizioni atlante Allergie PRIMAVERA TEMPO DI STARNUTI

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Terzo numero della rivista

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Allergie

PRIMAVERATEMPO DI STARNUTI

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Consegna a domicilio

Noleggio attrezzature

Autoanalisi del sangue

Elettrocardiogramma

Esame dell'Udito

Test intolleranze alimentari

Servizio prenotazione

e pagamento

visite ed esami ASL 13

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aprile - maggio 3

Il Medico in.formaAnno 1 - numero 3Autorizzazione del Tribunale di Venezia n.2481del 11 novembre 2010

EDIZIONI ATLANTELegale rappresentante LUCA [email protected]

Direttore responsabile LINO [email protected]

Capo redattore STEFANO TROVO’[email protected]

Redazione giornalistica: LINO PERINI, LUCA SCATTIN,STEFANO TROVO’ e FRANCESCO DANIELETTO

Direttrice comitato scientifico LUCIANA SCATTIN

Comitato scientifico:dott.ssa LUCIANA SCATTIN, fisiatradott. AGOSTINO BERNABEI, ortopedicodott.ssa VALENTINA VITALE, psicologadott.ssa PAOLA BARINA, fisioterapistaFLORIO PIVA, tecnico ortopedico.

Responsabile commerciale FRANCESCO DANIELETTOmobile 340 6849489 - [email protected]

Responsabile distribuzione MARINO SALVIATO

Hanno collaborato a questo numero:dott. ENRICO BROCCO, dott. VINCENZO CRISAFI,dott. DANIELE D’ESTE, dott. FERDINANDO IANNIELLOe dott.ssa LUCIANA SCATTIN

Stampa GRAFICHE 2 ESSE snc Dolo - 041 410431Chiuso in redazione sabato 16 aprile 2011

E’ scoppiata la primavera ed assieme al sole, alle giornate piùlunghe per l’ora legale, vi è un mondo di colori variopinto esplendente. Il risveglio della natura ci regala il giallo dellemargherite, il rosa dei peschi in fiore, il viola, il verde, il rossodelle rose e tanti altri magnifici incroci di tinte e di profumi.Sembra impossibile che questo sfavillio d’immagini che re-cano piacere visivo ed all’odorato, siano anche causa di fe-nomeni fastidiosi che proprio in questa stagione simanifestano e recano disturbi più o meno sgraditi a moltepersone. E’ il caso della rinite allergica conosciuta anchecome raffreddore da fieno e che spesso provoca starnuti araffica. Il termine rinite è composto da rino, che significanaso, e dal suffisso ite, che significa infiammazione. Dal ter-mine stesso s’intuisce che stiamo parlando della reazione del-l’infiammazione della mucosa del naso a determinatesostanze. Un fastidio che può provocare anche delle spiace-voli conseguenze e che colpisce un numero sempre più ele-vato di soggetti. Gli specialisti che si occupano della rinitesono soprattutto gli otorinolaringoiatri ed i pneumologi.In questo numero saranno i loro articoli a destare l’interessemaggiore dei lettori proprio perché stiamo parlando di unapatologia che trova largo riscontro e manifestazione. Il dot-tor Ferdinando Ianniello ed il dottor Vincenzo Crisafi hannosviluppato, ciascuno nel proprio ambito, l’analisi, l’evolversidei sintomi e le principali forme di malattia e di cura. Si trattadi luminari del presidio ospedaliero dolese, con tanti anni diesperienza. Sono interventi che sicuramente desteranno inte-resse e che, speriamo, possano risultare utili. Così come glialtri interventi di questo numero. La rivista sta ricevendo no-tevoli consensi e ringraziamo tutti coloro che hanno manife-stato in modo positivo il nostro lavoro. Sappiamo anche che,purtroppo, qualcuno ha evidenziato di non essere riuscito afare in tempo a trovare la rivista. Per evidenti motivi economicinon siamo in grado di soddisfare le tante richieste perché ilnumero è limitato a 2.500 copie. Se riusciremo a trovare altriamici sostenitori che con la loro pubblicità ci consentirannodi aumentare il numero delle copie siamo certi di fare cosagradita.

Lino [email protected]

FerdinandoIanniellola rinite allergica

a pagina 4

LucianaScattinla lombalgiacolpo di frusta

da pagina 10

EnricoBroccoalternativeterapeutiche

a pagina 12

VincenzoCrisafile allergiee problemi respiratori

a pagina 8

DanieleD’Estelʼipertensionearteriosa

a pagina 15

AALLLLEERRGGIIEE PPRRIIMMAAVVEERRIILLII

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Nella pratica clinica quotidiana è semprepiù frequente ricevere pazienti di tuttele età con manifestazioni allergiche giànote e pazienti che manifestano per laprima volta i sintomi classici della riniteallergica. Si tratta oramai di una patolo-gia divenuta “di comune osservazioneambulatoriale” tanto che l’OMS (Orga-nizzazione Mondiale della Sanità), ha ul-timamente definito la malattia allergicauna patologia ad alta incidenza ed a co-stante evoluzione soprattutto tra la po-polazione giovanile. Essa stima, infatti,che ne soffra il 25% della popolazionemondiale e che la percentuale nei bam-bini si aggiri attorno il 40%. Secondo laSIAC (Società Italiana di Allergologia eImmunologia Clinica) inoltre, che la per-centuale dei rinopatici sale in Italia neigiovani dal circa l’8,5% nelle Scuole Ele-mentari e Medie fino a raggiungere il24% all’Università. (dati estrapolati dalGiornale Italiano di Allergologia e Im-munologia). Ma di che si tratta? Nel ten-tativo di dare una risposta-definizionesemplice alla malattia, dobbiamo risalirealla etimologia greca della parola: allos(diverso) – ergon (effetto) il che significache il soggetto “allos-ergon”, presentadelle risposte esagerate dell’organismoa stimoli che solitamente non sonocausa di alcuna risposta nella maggiorparte delle persone. Questi soggetti ge-neralmente hanno tra i 20 e i 30 anni,sono prevalentemente di sesso femmi-nile e presentano una familiarità per lamalattia allergica.In sintesi, la malattia allergica vede incampo due nemici: l’allergene (l’ele-mento che produce l’effetto diverso) ele mucose (nasali, congiuntivali e gene-ralmente le prime vie aeree). Tale con-flitto è la causa di una flogosi(infiammazione) più o meno intensadelle mucose scatenata dall’esposizione-contatto dell’allergene con le mucosestesse. Le reazioni che la sostengono ri-sultano molto complesse e richiedereb-bero una buona conoscenza di tutti glielementi che partecipano elettivamentealla cascata delle reazioni immunitarie (cilimitiamo a citarne solo alcuni, quali i ma-stociti, gli eosinofili e i basofili) la cui at-tivazione, prodotta dall’allergene, portaal rilascio delle citochine responsabilidella classica sintomatologia: rinorrea, la-crimazione, congestione nasale.Le riniti allergiche si possono classificarein: riniti stagionali, se i sintomi si eviden-ziano solo in alcuni periodi dell’anno eriniti perenni se si presentano durantetutto l’arco dell’anno.In genere, le riniti stagionali sono soste-nute da pollini e muffe che saturano l’at-mosfera solo in alcuni periodi dell’anno.

Quella perenne è invece relativa all’ina-lazione di allergeni presenti tutto l’annotra i quali le più comuni polveri dome-stiche, gli Acari, i Micofiti, le forfore di al-cuni animali domestici(cani, gatti), iderivati degli insetti e, non per ultime, al-cune piante comuni perenni ed alcuni ali-menti. Le riniti stagionali si manifestano ovvia-mente nel periodo della produzione pol-linica (primavera- estate) e variano perlatitudine essendo le fioriture più pre-coci al Sud rispetto il Nord. Esse si pos-sono classificare molto sommariamentein:- Riniti Allergiche Invernali o pre-Prima-verili (Febbraio-Marzo) – Betullacee (Be-tulle) – Coriacee (Nocciolo) –Cupressacee (Cipresso, Ginepro, Cedrodi montagna);- Riniti Allergiche Primaverili ( Aprile-Giugno) – Graminacee (Piante erbaceecomuni quali il Lolium perenne);- Riniti Allergiche Primaverili-Estive (daMaggio in poi). Parietarie i cui allergenihanno attività crociata;- Riniti Allergiche Estive (Luglio, Agosto,Settembre). Composite. Piante erbaceemolto note e diffuse quali l’Artemisia, ilCrisantemum, il Taraxacum;

Riniti Perenni:-Micofiti(spore vegetali di piccolo dia-metro). Le troviamo nelle nostre case,sui pavimenti mentre all’esterno su fo-glie e frutta. Ricordiamo tra queste: le Al-ternarie, gli Aspergilli (funghi),Cladosporum (muffa), Penicillum (fungodella decomposizione organica). Acaridella polvere domestica. Sono i più co-muni parassiti dell’uomo e si rinvengonoin tutti gli ambienti domestici, soprat-tutto nei materassi. Essi si alimentano diforfora umana, animale, pollini. Oltre atali acari, ve ne sono altri che si rinven-gono negli ambienti ove si conservano lederrate alimentari e nei prodotti dol-ciari. Allergeni da inalazione di origineanimale: Dovute all’inalazione di parti-celle di peli, epiteli, feci, sudore e salivadegli animali quali: cani, gatti, cavalli, co-nigli, topi, uccelli da appartamento.Di fronte a tale malattia, il medico poneparticolare attenzione alla raccoltaanamnestica (la storia clinica) in specialmodo a quella remota e recente soffer-mandosi sulla sintomatologia, epoca diinsorgenza,periodicità, disturbi delsonno e alla semeiotica clinica quale lapresenza di altri disturbi associati (tosse,difficoltà respiratoria, cefalea ecc.). Inmodo speciale esplora le possibilità diuna reazione allergica detta crociata checonsiste nel fatto che alcuni allergici aipollini, per esempio, possono presentare

dottorFerdinando Ianniello

nato a Venezia il 28 agosto 1946.

Laurea in Medicina e Chirurgiapresso l’Università di Padova,Anno Accademico 1973-74.

Specialista in Otorinolaringoia-tria e Patologia Cervico-Facciale

Università di Padova nel 1979.Idoneità Nazionale a PrimarioOspedaliero di ORL a Roma.Master Università di Padova suOrganizzazione Dipartimentale

e Menagement Sanitario. Cinque corsi di aggiornamentoUniversità Bocconi di Milano.Molte pubblicazioni su rivisteNazionali ed Internazionali e

partecipante nonché organizzatore di molti Congressi

di spessore Nazionale e Internazionale.

Circa 20.000 interventi qualeprimo operatore.

Già Primario di ORL ASL 13 dal1992 e Direttore di

Dipartimento Chirurgico dellamedesima ASL dal 2008.

La Rinite Allergica

otorinolaringoiatria

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reazioni allergiche anche quando assu-mono alcuni alimenti (frutta e verdura inspecial modo). Forme particolari dicross-reactivity per esempio si osser-vano nei soggetti allergici alla betulla chepresentano sintomatologia anche gravedel cavo orale (prurito, bruciore, insor-genza di vescicole) o alla glottide quandoassumono la mela. Risulta un po’ com-plicato per i non addetti ai lavori com-prenderne il meccanismo; potremosemplificarlo dicendo che nel momentodell’assunzione della mela, le mucose delcavo orale compiono l’errore di ricono-scere delle proteine specifiche dette IgEdella mela come quelle dei pollini dellabetulla (somiglianza molecolare) e ciòpuò accadere con maggiore intensità nelperiodo della fioritura della pianta di be-tulla.Detto ciò, l’allergico lo si riconosce su-bito dai segni obiettivi, non appena varcala soglia dell’ambulatorio. In genere è pal-lido con profonde occhiaie, le taschecolme di fazzoletti ed uno stretto inmano. Con il palmo della mano schiacciafrequentemente la punta del naso all’insùe indietro per ridurre il prurito (salutoallergico). I solchi nasali sono molto svi-luppati (piega allergica). Una rinoscopiaconvenzionale od una endoscopia evi-denziano mucose iperemico-ipertrofi-che, pallide. Talvolta una degenerazionepolipoide. L’anamnesi successiva orien-terà sulla individuazione dell’allergeneresponsabile che gli accertamenti speci-

fici dovranno in seguito confermare. Pre-mettendo che è auspicabile che il pa-ziente non assuma farmaci antistaminicie cortisonici per qualsivoglia via ad ini-ziare da almeno le tre settimane cheprecedono i test, egli dovrà sottoporsiad accertamenti facili ed economici qualiil prik test, di lettura pressoché imme-diata (10-15 min) e che consiste nell’ap-plicazione di una goccia di allergenesull’avambraccio seguita da una piccolapuntura e la successiva lettura, i test in-tradermici (piccole iniezioni sottocute diallergene), i test di provocazione nasaleche sono utilizzati soprattutto nelle ri-niti allergiche e che consistono nell’in-stillazione nasale di soluzioni aconcentrazione crescente di allergene ela successiva verifica tramite rinomano-metria (strumento che determina l’en-tità delle resistenze nasali) dopo 5, 10, 15e 20 minuti dall’applicazione e verificadella reazione della mucosa nasale suc-cessiva (dopo 9 ore reazione ritardata).A questi ci preme aggiungere anche laconta degli eosinifili nel secreto nasale,poco praticata, e l’osservazione micro-scopica dello striscio stesso al fine di evi-denziare le condizioni delle diversetipologie dei gruppi cellulari di sfalda-mento. A tali test, andranno associati i vari testematochimici di laboratorio. Assodato datempo che il solo aumento dei linfocitinella formula leucocitaria non dice pro-prio nulla riguardo la malattia allergica, il

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Lunedì: 15.30 - 19.30. Da martedì a venerdì: 9.00 - 12.30 / 15.00 - 19.30Sabato: 9.30 - 13.00 / 15.00 - 19.30

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ruolo principale di attore della diagno-stica di laboratorio (fatte salve alcune re-centi e importanti metodiche sulle qualinon ci soffermeremo per le difficoltà in-terpretative da parte del lettore qualil’analisi della IL-4 e dell’INF-gamma, tra-mite dosaggi ELISA di sovranatanti cel-lulari, o tramite citofluorimetria a flusso,proprio per stabilire la quantità dei lin-fociti Th1 e Th2ecc...) è rappresentatadalla ricerca e quantificazione delle im-munoglobuline E, cosiddette IgE, tanto letotali quanto le specifiche. Fatto salvoche l’aumento delle IgE totali nel sieroematico ci consentono solamente unagenerica valutazione sullo stato della ri-sposta immunitaria, quelle specificheconsentono di valutare la risposta im-munitaria del soggetto ai diversi aller-geni. A questi test ne andranno aggiuntidi complementari quali: la tenuta di undiario sintomatologico da parte del pa-ziente, gli esami audio- impedenziome-trici (molti bambini presentano sindromiotologiche associate alla malattia aller-gica) e la polisonnografia (per eviden-ziare i disturbi del sonno moltofrequenti nei soggetti allergici).Dal punto di vista terapeutico andrà di-stinta la terapia farmacologica da quellaimmunologica. La prima si avvale dell’usodi antistaminici tanto locali quanto pervia generale che riducono i sintomi quali

il prurito, la lacrimazione , la starnuta-zione e la rinorrea. Di cortisonici per vialocale e iniettiva che bloccano la rea-zione allergica. Dei Cromoni (disodio-cromoglicato) cosiddetti stabilizzatori dimembrana. Dei decongestionanti nasaliche agiscono come vasocostrittori localima che vanno adoperati con prudenzaper gli effetti negativi cardiocircolatoriche potrebbero produrre.L’immunoterapia si avvale invece dellasomministrazione a dosi crescenti di al-lergene al fine di stimolare progressiva-mente il sistema immunitario a divenire“tollerante” nei riguardi dell’allergene econsentirgli di raggiungere progressiva-mente la desensibilizzazione. L’immuno-terapia oggigiorno può esseresomministrata anche per via orale. Infine,nuovi orizzonti terapeutici che induconoa sperare di migliorare le condizioni ge-nerali dei pazienti allergici, vengono dal-l’uso degli anticorpi Anti-IgE(rhuMAB-E25). In fase III di sperimenta-zione clinica, questa strategia ha dato ri-sultati incoraggianti nel trattamento dialcune forme di rinite allergica stagio-nale.Per ultimo, la migliore terapia non con-venzionale: la prevenzione che si è di-mostrata nel tempo l’arma più efficacenel combattere tale patologia.

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Non si può comprendere l’allergia senon si ha presente cosa è il sistema im-munitario. E’ questo, in parole molto po-vere, un sistema che ha lo scopo dipreservare l’integrità dell’organismo edunque a difenderlo da “agenti esterni”ritenuti estranei. Quando una sostanzaentra in contatto con il nostro organi-smo il nostro sistema immunitario operauna prima fase di confronto tra le so-stanze e la “memoria interna”: se quellaè riconosciuta come compatibile conl’organismo è accettata, al contrario –seconda fase - è attaccata.Nel caso delle riniti allergiche vengonochiamati in causa anticorpi IgE presentinella membrana dei mastociti che sonodelle cellule presenti in numero variabilenel tessuto connettivo lasso e tendono aconcentrasi lungo i vasi sanguigni.Quando un allergene si lega alle IgE spe-

cifiche si ha la degradazione mastocita-ria e l’immediata liberazione di media-tori infiammatori preformati. Inoltreinizia la rapida sintesi di altri mediatori. Ilprincipale mediatore preformato è l’ista-mina.Possiamo definire l’allergia come unareazione di difesa eccessiva del sistemaimmunitario di fronte a sostanze consi-derate erroneamente nocive. L’erroreavviene nella prima fase di confronto,cioè la sostanza estranea non solo vienericonosciuta come non compatibile conl’organismo ma viene anche “ingigantita”per quanto riguarda la sua pericolosità.Ecco che allora il sistema immunitarioopera da un lato una particolare segna-lazione dell’estraneo nella sua memoriainterna e dall’altro costruisce un numeroeccessivo di anticorpi pronti a reagiremassicciamente qualora si ripresentasse

dottor Vincenzo Crisafi

nato a Catanzaro il 20 marzo 1947.

Dopo essersi diplomato in Maturità Classica al Liceo F. Galluppi di Catanzaro nel

1966, ha conseguito la Laureain Medicina e Chirurgia presso

l’Università Agli Studi di Padova nel 1979.

Nel 1983 si è specializzato inIgiene e Medicina Preventivacon orientamento Sanità

Pubblica. Ha iniziato a lavorareall’Ospedale di Dolo con

incarichi saltuari dal 9 gennaio1980 e dal 12 giugno 1985

ha svolto l’incarico di AssistenteMedico di ruolo, disciplinapneumologia, tempo pieno.

Ha ricevuto incarichi sempre piùprestigiosi ed attualmente è dirigente medico a rapporto

esclusivo, incarico di direzionestruttura semplice, disciplina

pneumologia a tempo indeterminato, con rapporto di

lavoro a tempo unico. Vanta numerose esperienze di

particolare interesse professionale, partecipazioni aconvegni e corsi, docenze e

pubblicazioni.

Le Allergie e Problemi Respiratori

pneumologia

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un nuovo contatto.La rinite allergica è una patologia dellamucosa nasale IgE mediata. L’equivalenteclinico è rappresentato da starnuti conrinorrea acquosa,prurito ed edema dellamucosa nasale che comporta un’aumen-tata resistenza al passaggio dell’aria esenso di ostruzione nasale.Gli allergeni responsabili della rinite al-lergica sono presenti nell’atmosfera (ae-roallergeni) in alcuni periodi dell’annooppure pressocchè costantemente e pertale motivo essi vengono differenziati inaeroallergeni stagionale e perenni… Iprincipali allergeni stagionali sono i pol-lini di piante ad impollinazione anemo-fila. Oltre al polline, anche altre particelleaerodisperse della pianta sono allergeni-che ed alcune componenti intracitopla-smatiche rilasciate dal granulo pollinicopossono essere allergeni più potenti delpolline intero, come dimostrato nel casodi Lolium perenne. Il periodo di pollina-zione dipende da variabili regionali e cli-matiche, ma in genere inizia in aprile etermina in giugno; vi è poi una secondafioritura, più breve alla fine dell’estate.Oltre le graminacee anche le urticaceerivestono un notevole interesse allergo-logico. A questa famiglia appartiene la Pa-rietaria il cui polline è estremamenteaerodisperso grazie alle piccole dimen-sioni . Anche in assenza di vento, i granulipollinici vengono immessi nell’aria dalleantere con un meccanismo propulsivocostituito da filamenti elastici. Il periododi pollinazione in Italia , si estende damarzo a luglio nelle regioni settentrio-nali ed è praticamente perenne in quellemeridionali ed insulari. Fra le Composi-tae , le più allergeniche sono l’artemisiae l’ambrosia che hanno una pollinazionedalla fine di giugno alla fine di settembrecon un picco in agosto. Fra le piante ar-boree, notevole importanza hanno as-sunto anche da noi le betullacee il cuiperiodo di pollinazione è molto precocetra febbraio e aprile quasi concomitantea quella del Corylus,il cui polline è mor-

fologicamente molto simile e antigenica-mente cross-reattivo La diagnosi si basasul prick test che serve per svelare even-tuali allergie (ad alimenti o a inalanti) e inparticolare per dimostrare la presenzadi IgE specifiche per l’allergene testato.Il trattamento delle riniti allergiche sta-gionali si basa sugli antistaminici di nuovagenerazione, su steroidi topici e soprat-tutto sull’immunoterapia specifica il cuiimpiego deve rispettare i criteri fissatidalle Società Allergologiche di riferi-mento.

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Il mal di schiena è la principale causa disospensione dal lavoro per periodi che,secondo i casi, va da un minimo di 2-3giorni fino a raggiungere il mese.Nella maggior parte dei casi è di originemuscolare e dipende da una contratturamuscolare dovuta ad un postura erratamantenuta per molto tempo o per il sol-levamento di un peso in un modo noncorretto. In fase acuta e nella prima manifesta-zione è sufficiente il riposo per alcunigiorni e l’assunzione di un blando anti-dolorifico per avere la completa scom-parsa del dolore. In circa il 10% dei casiil dolore può ricomparire a distanzaanche solo di un mese e rimanere perun lungo periodo trasformandosi quindiin dolore cronico. Diventa perciò unproblema fastidioso, che impedisce al-cune attività quotidiane e peggiora laqualità di vita. È questo il momento perrivolgersi ad un medico esperto, solita-mente un fisiatra esperto. Un percorsodi cura fisiatrico ottimale prevede una vi-sita accurata che permetta di fare unadiagnosi sulla natura del dolore even-tualmente richiedendo alcuni esami stru-

mentali come supporto (radiografie,TAC, risonanza magnetica) per escludereuna eventuale indicazione chirurgica.Successivamente viene realizzato unprogramma terapeutico personalizzatosuddiviso in tre tappe:- La prima tappa prevede l’utilizzo delleterapie fisiche quali TENS, laser, correntiinteferenziali per ridurre il dolore, vienepoi associato un programma personaliz-zato di kinesiterapia con lo scopo di per-mettere al paziente di prenderecoscienza del proprio corpo e quindipercepire le posture errate;- Durante la seconda tappa le terapie fi-siche non sono più necessarie e la chi-nesiterapia ha come obbiettivo larieducazione posturale, l’allungamentomuscolare e l’insegnamento di alcune re-gole di ergonomia per l’attività quoti-diana, lavorativa e di svago;- La terza tappa prevede il rinforzo mu-scolare e il mantenimento dei risultatiraggiunti.È cura del fisiatra fare in modo che il pa-ziente non si senta abbandonato unavolta concluso il programma, preve-dendo dei controlli sia medici che fisio-

terapici periodici la cuifrequenza varia da caso a caso.Importante è sapere che il do-lore lombare spessissimo haanche anche una componentepsicosomatica, per agire su talecomponente il paziente devetrovare personale qualificato,competente disponibile adascoltare . E’ per questo che ilprogramma terapeutico per ilmal di schiena nei centri d’ec-cellenza ha ottenuto ottimi ri-sultati perché il paziente già dalprimo accesso a tali strutturedi cura si sente protagonistadel trattamento e non un pa-ziente uguale agli altri che devesubire dei programmi giàpreimpostati uguali per tutti enon personalizzati.Per ultimo voglio sottolineareche le manipolazioni vertebrali(quelle manovre che fanno fare“crock” alla colonna verte-brale) non sempre sono indi-cate anzi, in moltissimi casi,sono controindicati, se fatte damani inesperte, possonocreare un aumento del doloreo sintomi anche più gravi.

dottoressa Luciana Scattin

Medico ChirurgoSpecialista in Medicina

Fisica e RiabilitazioneDirettore sanitario

Poliambulatorio AtlanteConsulente presso la Nostra Famiglia

di ConeglianoMembro del comitato scientifico

dell’associazione sindrome di Rett Francese

Premio Queneau come miglior lavoro nel 2004

consegnato a Bruxelles dal Gruppo scoliosi Francese.Ha partecipato a svariati

congressi nazionali internazionali e mondiali

sia come relatrice che come moderatore.

Nel tempo libero presta serviziocome volontaria presso

la Croce Rossa Italiana gruppo Riviera delBrenta, come responsabile

provinciale della provincia di Venezia

alla formazione.

La Lombalgia

fisiatria

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Il colpo di frusta cervicale o più propriamente la di-storsione traumatica del rachide cervicale avvieneogni volta che il corpo subisce una accelerazione ouna decelerazione violenta, repentina e veloce quindila testa viene proiettata in avanti o indietro per forzad’inerzia determinando un rapido movimento di iper-flessione e di iperestensione con conseguente bruscostiramento di tutta la muscolatura del collo, dei lega-menti cervicali posteriori e impatto delle faccette ar-ticolari di 2 vertebre adiacenti. Il colpo di frusta nellamaggior parte dei casi avviene per un incidente stra-dale (tamponamento o impatto frontale) ma può ve-rificarsi anche nel caso di attività sportiva (rugby, tuffi,ginnastica e altro). I muscoli del collo in seguito alforte stiramento si contraggono per reazione di difesaper proteggere il midollo spinale cervicale da possibilidanni più importanti. I sintomi possono essere:- dolore al collo e ai trapezi (comunemente riferitacome la parte più alta delle spalle);- un dolore in zona interscapolare;- rigidità del collo che si manifesta con una limitazionedei movimenti del collo in tutte le direzioni;- la contrattura dei muscoli cervicali che si inserisconoanche a livello nucale può portare di conseguenza acefalea soprattutto serale o al mattino appena svegli senon si utilizza il cuscino adeguato;- nel caso in cui il colpo di frusta sia stato laterale lacontrattura muscolare tra destra e sinistra è diversa eciò determina anche la presenza di vertigini (giramentidi testa).Le ultime linee guida nazionali ci danno le indicazionial trattamento: limitare il più possibile l’uso di collare,nei primi 4/5 gg immediatamente successivi all’eventotraumatico utilizzare antidolorifici ed eventualmentemiorilassanti e soprattutto iniziare un trattamento fi-siokinesiterapico molto precocemente.Negli anni ho osservato che il trattamento che ha por-tato migliori risultati è il seguente:- Massoterapia: un massaggio che inizia leggero e di-venta più profondo con il proseguire delle sedutein modo da migliorare il trofismo muscolare (cioèun muscolo in buona salute) e permettere un ri-lassamento dei muscoli senza perdere il giustotono;- Rieducazione funzionale: esercizi eseguiti dal econ il fisioterapista che aiutano a migliorarel’escursione articolare (cioè il movimentodi una articolazione) e soprattutto laposizione del capo in modo da elimi-nare o ridurre il dolore, il fisiotera-pista inoltre insegnerà al pazientedegli esercizi specifici personaliz-zati per fare in modo che il do-lore non ritorni, sono sempliciesercizi che possono essere fattiin qualsiasi momento della gior-nata e adattati al tipo di lavorosvolto;- TENS: sono delle correnti cheunite al massaggio e alla chinesi-terapia agiscono sul dolore di-minuendolo e sulla contratturamuscolare favorendo il rilassa-mento

Gli anni di esperienza lavorativa mi hanno fatto giun-gere alla conclusione che il trattamento migliora se lesedute sono eseguite a giorni alterni in modo da per-mettere al muscolo di adattarsi ai cambiamenti legatial trattamento.Sottoponendo il paziente alla scala VAS (scala visuoa-nalogica); un sistema di misura del dolore che va da unminimo di 0: nessun dolore, ad un massimo di 10: ildolore più forte che si possa immaginare; ho osser-vato che il trattamento appena descritto porta ad unadiminuzione del dolore in media di 3 punti confer-mando quindi che questo tipo di trattamento per-mette un miglioramento del dolore e quindi dellaqualità della vita.Cosa fare poi perché il dolore non ritorni: imparare gliesercizi e farli quindi comodamente a casa o anchedurante una breve pausa al lavoro, mantenere semprela muscolatura del collo al caldo quindi usare sciarpee foulards, dormire con un cuscino adeguato cioè chemantenga allineato il collo con il resto della colonnavertebrale quindi più alto se si dorme di fianco, leg-germente più basso se si dorme a pancia in su e pos-sibilmente senza se si dorme a pancia in giù. Enaturalmente fare una attività sportiva regolare e co-stante.

Il Colpo di Frusta

fisiatria

aprile - maggio 11

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Abbiamo già visto, nei primi due numeridella rivista, cosa sia il piede diabetico ecome il soggetto diabetico debba agireuna volta che tale quadro clinico gli siastato diagnosticato.In questo terzo articolo saranno de-scritte le possibilità terapeutiche chegeneralmente devono essere messe inpratica una volta che una lesione alpiede sia insorta.Molto importante sono la conoscenzadelle cause determinanti la lesione e lavalutazione dell’estensione della lesionestessa. Ciò infatti permette di indiriz-zare ogni singolo paziente verso il piùadeguato approccio terapeutico. Le le-sioni possono essere di origine neuro-patica, cioè con ancora una buonacircolazione sanguigna, oppure neuroi-schemica, quando venga meno anchel’apporto ematico.Le lesioni neuropatiche che non rag-giungano i piani ossei o articolari pos-sono guarire adottando un gambalettogessato, o in seconda scelta un tutore,che scarichi completamente le pres-sioni dalla lesione nel momento del-l’appoggio. In genere la lesione posta inquesta condizione guarisce nel giro di1-2 mesi.Qualora invece siano coinvoltinella lesione i piani osteoarticolari osiano presenti gangrena o infezione, ènecessario provvedere alla rimozionechirurgica di tutte le componenti coin-volte. Vedremo a breve le possibilitàchirurgiche.Un discorso diverso va fatto per le le-sioni che abbiano come causa ancheun’alterata circolazione ematica; questelesioni infatti non sono destinate a gua-

rire se non viene ripristinata una ade-guata circolazione arteriosa. Tipica-mente nel soggetto diabetico oltre chele grosse arterie della coscia sono col-pite da steno-occlusioni anche e preva-lentemente le arterie più piccole dellagamba e del piede. Al giorno d’oggi nel95% circa dei casi è possibile ripristi-nare una adeguata circolazione arte-riosa fino al piede mediante l’adozionedella tecnica di rivascolarizzazione en-doluminale definita angioplastica: me-diante delle sonde inserite nelle arteriefino al piede che presentano l’estremitàgonfiabile, si riesce a dilatare l’arterianel punto ostruito o stenosato, ripristi-nando il flusso di sangue. E’, in pratica, lastessa tecnica originariamente propo-sta per la rivascolarizzazione delle ar-terie coronarie.Una volta ottenuta una buona perfu-sione del piede, il trattamento della le-sione può ancora diversificarsi secondol’estensione della stessa, come per le le-sioni neuropatiche. Se infatti le lesionisuperficiali possono ancora essere trat-tate mediante lo scarico delle pressioni,l’eventuale coinvolgimento dell’osso edelle articolazioni o la presenza di gan-grena e infezione richiedono l’inter-vento chirurgico.Obiettivo di qualsiasi intervento chi-rurgico nel piede diabetico è quello diottenere un piede guarito dalle lesionie nello stesso tempo in grado di per-mettere una deambulazione il più pos-sibile priva del rischio di sviluppareulteriori lesioni.Per tale motivo il chirurgo dovrà valu-tare non solo la possibilità di togliere la

dottorEnrico Brocco

nato a Padova il 25 marzo1966 è coniugato ed ha un figlio.

Si è laureato in Medicina e Chirurgia presso la Università

degli Studi di Padova il 23 luglio 1991 discutendo una tesidal titolo “Funzionalità cardiaca

e vascolare e controllo metabolico nella malattia

diabetica”. Si é specializzato ingeriatria presso l’Università

degli Studi di Padova con la tesi“Eterogeneità della

microalbuminuria nel diabetemellito non insulinodipendente.

Studi di struttura renale e funzionalità endoteliale”. E’ borsista CNR-Progetto

Invecchiamento anno 1996. Attualmente è responsabile

U.O. per la Terapia del PiedeDiabetico, Casa di Cura Abano

Terme e responsabile del Servizio di Diagnostica

Vascolare UltrasonograficaCasa di Cura Abano Terme. E’ membro dell’European Association for the Study of

Diabetes, della MediterraneanGroup for the Study of Diabetese dell’European AtherosclerosisSociety nonché della Società

Italiana di Diabetologia e dellaSocietà Italiana per lo Studio

dell’Arteriosclerosi.E’ componente in carica delComitato di gestione del

Gruppo di Studio Interassociativo SID-AMD

Piede Diabetico.E’ autore in campo

diabetologico, lipidologico ecardiovascolare di 37 pubblicazioni su riviste

scientifiche internazionali e nazionali, di 35 abstract

(pubblicati in forma di poster oin orale) accettati a congressiinternazionali e nazionali.

Il soggetto diabetico con lesioni al piedeAlternative Terapeutiche

eccellenze

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lesione e i tessuti osteoarticolari coinvolti,ma dovrà anche proporre una tipologia diintervento che non lasci delle deformitàforiere di futuri problemi.L’intervento più semplice è l’ulcerectomia,cioè la rimozione chirurgica della lesione.Spesso ad essa si deve associare la rese-zione parcellare di segmenti ossei, definitasequestrectomia, al fine di rimuovere even-tuali infezioni e permettere una chiusuradella ferita chirurgica.Non sempre è possibile lasciare le dita, acausa del loro esteso coinvolgimento: intali casi si dovrà proporre una amputa-zione che potrà essere di singole falangi,singole dita o più dita. Quando sono coin-volte più di due dita, o porzioni estese diavampiede, si preferiscono le amputazionidi avampiede.Esse sono:Amputazione transmetatarsale, che ri-muove la porzione più distale dei metatarsie le dita;Amputazione di Lisfranc, che si ottiene di-sarticolando le ossa metatarsali alla loroarticolazione con il tarso;Amputazione di Chopart, che si esegue insituazioni di estremo coinvolgimento deitessuti del piede rimuovendo tutte le ossatranne che astragalo e calcagno, conl’obiettivo di conservare comunque unacerta superficie di appoggio.Tutte queste amputazioni sono da ritenersicomunque un successo terapeutico, inquanto permettono un più o meno ampioappoggio plantare e quindi la possibilità dicontinuare a deambulare conservando lagamba.In alcuni casi di amputazione dell’avam-piede, quando non fosse possibile portarea guarigione diretta la ferita chirurgica, siricorre alla ricostruzione dei tessuti mollie quindi di un più esteso appoggio plantaremediante l’innesto di sostituti dermici ar-tificiali e successivamente mediante la co-pertura dei tessuti con cute autologa,prelevata cioè dal paziente stesso.Non è superfluo infine ricordare che inogni caso successivamente ad una ampu-tazione o ulcerectomia è necessario farpredisporre delle idonee calzature orto-pediche con ortesi plantari su calco. Nelleamputazioni di Chopart va considerataanche la necessità di allestire un adeguatotutore che permetta di sfruttare al megliola funzione della gamba pur in presenza diun moncone di piede molto ridotto.In questo modo, e solo in questo modo, siottiene anche una riduzione delle recidivedi lesione, fondamentale se si considerache una nuova lesione, su un piede giàestremamente provato, potrebbe risultarein una amputazione maggiore con perditadell’appoggio plantare.L’adozione delle tecniche di cui abbiamofatto cenno permette a Centri di elevataspecializzazione nel trattamento del piedediabetico tipo il nostro di raggiungere emantenere nel tempo percentuali di salva-taggio d’arto vicine al 96% dei casi trattati.

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Recentemente è stato inaugurato ilnuovo Poliambulatorio di Emergencya Marghera che offre assistenza sani-taria gratuita, di base e specialistica, eorientamento socio - sanitario ai mi-granti e alla popolazione in stato di bi-sogno.Il Poliambulatorio si trova in via Varè 6,nei locali dell’ex centro di salute men-tale della Asl 12 messi a disposizionedal Comune di Venezia. È situato nellazona del porto, dove la concentra-zione di stranieri è la più alta in città.Il Poliambulatorio è aperto dal lunedìal venerdì, dalle 9 alle 18. Vengono of-ferti servizi di medicina generale, pe-diatria, odontoiatria, medicazioni eassistenza per pratiche amministrativelegate alla sanità.Tutti i servizi offerti dal Poliambulato-rio sono gratuiti.Il Poliambulatorio di Marghera è la se-conda struttura sanitaria aperta daEmergency in Italia, dopo il Poliambu-latorio di Palermo avviato nel 2006.Per maggiori informazioni consultarela pagina del sito nazionale dedicata al ContattiPoliambulatorio di Emergency a Marghera - Via G.B. Varè 630175 Marghera (Ve)Come raggiungere il PoliambulatorioBus: 3 – 6 – 6/B – 15 – 25Bus (extraurbani): Dolo – Padova – StraTreno: Venezia – Mestre

Il Poliambulatoriodi Emergency

Da alcuni mesi ha lasciatol’ospedale di Dolo ma qualun-que sportivo abbia fatto attivitàsportiva ha avuto modo di co-noscerlo ed apprezzarlo per-ché era lui che doveva sancirnel’idoneità all’attività fisica. Re-centemente il dottor OrazioPreviti ha ricevuto il presti-gioso premio ‘Città di Mestre’quale medico sociale della so-cietà ciclistica Fausto CoppiGazzera. D’altronde il sessan-tenne medico messinese, tra-piantato da decenni a Padovadove ha conseguito la laurea inMedicina e Chirurgia nel 1975,si è poi dedicato alla medicinadello sport con passione ecompetenza. Acquisita la spe-cializzazione in Tisiologia e Ma-lattie dell’Apparato Respira-torio ed in Medicina delloSport all’Università di Bolognaha poi operato all’ospedale diDolo dal 1980 al 1992 pressola divisione di Medicina Gene-

rale e dal 1993 sino alla fine dell’anno scorso in qualità di responsabiledell’unità operativa di Medicina dello Sport. Numerosi e prestigiosi gliincarichi rivestiti da Previti: fiduciario della FIDAL veneta, fiduciario re-gionale dell’AIA, componente dello staff medico della nazionale italianadi sci di fondo, dal 1986 al 1990 ha ricoperto l’incarico di responsabilesanitario della Maratona di Venezia.Ha seguito numerosi atleti, giusto per citarne alcuni, ricordiamo: Mau-rilio De Zolt, Giorgio Vanzetta, Silvio Fauner, Manuela Di Centa e Ste-fania Belmondo campioni di sci di fondo. Giovanni Evangelisti, SalvatoreBettio, Manuela Levorato e Giovanna Volpato, campioni di atletica leg-gera. Simone Cercato, Mattia Nalesso e Christian Galenda, campioni dinuoto. Roberto Pagnin, Endrio Leoni e Marco Bui, campioni del cicli-smo.Il premio mestrino gli è stato conferito con la motivazione... “personache ha realizzato obiettivi degni d’interesse e che non hanno avuto la rile-vanza che il loro impegno meritava.”

Orazio Previti ha Vinto il PremioCittà di Mestre

notizie

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L’ipertensione arteriosa è una delle con-dizioni (in gergo tecnico si definiscono“fattori di rischio”) che maggiormente fa-voriscono la comparsa di malattie car-diovascolari. Più precisamente, secondol’Organizzazione Mondiale della Sanità(OMS) l’ipertensione è proprio il fattoredi rischio cardiovascolare più frequente,dato che si riscontra in circa il 25% dellapopolazione adulta di molti Paesi. In Italiasi stima che vi siano oltre 12 milioni diipertesi, dei quali solo il 30-35% è a co-noscenza della propria condizione esegue correttamente la terapia. Per la suadiffusione e per la minaccia che rappre-senta per il cuore e le arterie, l’iperten-sione arteriosa è oggigiorno consideratadall’OMS la più frequente causa di mortee di malattia su base planetaria, ancorprima dei tumori e delle malattie polmo-nari.Gli studi clinici hanno dimostrato chesi può parlare di ipertensione arteriosagià quando i livelli di pressione superanomediamente il valore di 140/90 mmHg eche questo limite è valido a tutte le età.Spesso l’ipertensione arteriosa si associaad altre condizioni che rappresentanouna minaccia per il cuore e le arterie, so-prattutto il diabete e l’aumento dei livellidi colesterolo, e in questi casi le probabi-lità di andare incontro prima o poi a unamalattia cardiovascolare si moltiplicano.Le ricerche scientifiche hanno però di-mostrato anche che se l’ipertensioneviene curata adeguatamente e vengono,insieme ad essa, affrontati e corretti glialtri fattori di rischio eventualmente pre-senti, si può ridurre di molto il rischio diammalarsi. La prima cosa da fare è, dunque, misurarela pressione arteriosa periodicamente,anche se non si hanno disturbi partico-lari. Infatti l’aumento dei valori di pres-sione arteriosa, contrariamente a quantocomunemente si crede, nella maggiorparte dei casi non è accompagnato da fa-stidi e non è affatto infrequente trovarepressioni anche molto elevate in soggettiche si sentono perfettamente bene. I con-trolli periodici dovrebbero essere parti-colarmente attenti soprattutto in chi hadei parenti diretti (genitori o fratelli) chehanno la pressione alta. Infatti l’iperten-

sione arteriosa, pur non essendo una ma-lattia genetica in senso stretto, tende amanifestarsi con maggiore frequenza neiconsanguinei di ipertesi. Va da sé chequanto prima l’ipertensione viene dia-gnosticata, tanto meglio essa si potrà cor-reggere e tanto maggiori saranno leprobabilità di evitare che da essa scaturi-scano danni per le arterie. Dal momentoche l’ipertensione non è in senso strettouna malattia ma è piuttosto un fattore dirischio, vorrei sottolineare il concettoche l’iperteso non è un “malato”: l’iper-teso è solo un soggetto, il più delle volteperfettamente sano, nel quale vannoadottate misure per correggere un para-metro alterato. E non è detto che questacorrezione debba essere necessaria-mente effettuata con dei farmaci. La mag-gior parte degli ipertesi ha valori dipressione arteriosa solo lievemente ele-vati, che si potrebbero correggere solocon alcuni accorgimenti comportamen-tali. E’ ormai certo che ridurre il peso ineccesso, dedicare una piccola parte delproprio tempo all’attività fisica e ridurrel’apporto di sodio con i cibi (il che signi-fica salare di meno i cibi e preferire gi ali-menti freschi a quelli conservati)potrebbe già essere sufficiente a ricon-durre i valori di pressione a livelli normali.Se poi questo non fosse sufficiente, ri-cordiamoci che i farmaci di cui oggi di-sponiamo per controllare la pressionesono, oltrechè efficaci (anche se taloratrovare un regime terapeutico efficacenon è semplice) soprattutto ben tolleratie perciò consentono di condurre una vitadel tutto normale. Va sottolineato peròche la terapia, una volta iniziata, deve es-sere continuata con costanza, perchémantenere una pressione normale è fon-damentale ai fini della prevenzione. E’ purvero che negli ipertesi in terapia si pos-sono verificare spontanee oscillazionidella pressione arteriosa che il più dellevolte dipendono da fattori contingenti(per esempio durante la stagione estivala pressione tende – mediamente - ascendere un po’) ma in questi casi è me-glio non praticare il “fai da te” ma rivol-gersi al medico per eventuali“aggiustamenti” della terapia.

dottor Daniele D’Este

Nato a Venezia il 15 luglio 1952ha conseguito la laurea in

Medicina e Chirurgia pressol’Università di Padova nel 1976.

Ha, quindi, conseguito la specializzazione in Malattie

dell’Apparato Cardiovascolarenel 1979 e la specializzazione inMedicina dello Sport semprepresso l’Università di Padova. Dal novembre 2007 è direttoredella Struttura complessa di Cardiologia dell’Ospedale di

Dolo. Si occupa, in particolare, diIpertensione arteriosa e

prevenzione cardiovascolare, aritmologia clinica,

elettrofisiologia cardiaca diagnostica e interventistica, Cardiologia dello Sport.

Ha partecipato come relatore, docente o moderatore ad oltre

120 convegni o congressi nazionali ed internazionali.

E’ autore o coautore di oltre 160lavori scientifici, alcuni dei qualipubblicati su prestigiose riviste internazionali ed oltre 70 dei

quali recensiti dall’Index Medicus.Dal 2003 è componente dellaCommissione Regionale Veneto

per la idoneità sportiva. Dal 2003 al 2008 è stato

direttore della rivista “Cardiologia dello Sport

Journal of Sports Cardiology”. Dal giugno 2007 è vice-

presidente della Società Italianadi Cardiologia dello Sport.

Dall’Aprile 2009 al settembre2010 ha ricoperto l’incarico di componente del Comitato

Etico della Provincia di Venezia.

L’Ipertensione Arteriosa

cardiologia

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