IL MARE Eco del Golfo Tigullio

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Eco del golfo Tigullio Stampato in 15.000 copie - DISTRIBUZIONE GRATUITA Ristorante Pizzeria con forno a legna L.mare Vittorio Veneto 17-18-19 RAPALLO Tel./Fax 0185 52603 O giornale o l'é comme l'äze, quello che ti ghe metti o porta Il giornale è come l'asino, quello che ci metti, porta (Antico proverbio genovese) Di Ya s s er Di Ya s s er Associazione Culturale Caroggio Drito Associazione Culturale PIOVE SUL BAGNATO Cercasi ottimizzatore DEPURATORE CÊè una terza via OSPEDALE I primi commenti ARREDO URBANO una parola aliena GARAVENTA Un collegio sul mare UNIT¤ DÊITALIA • „Il Bacio:‰ un capolavoro • A tavola col tricolore • La nascita della bandiera EVENTI Visita al Nazario Sauro Anno IV - n. 2/ Marzo 2011 • Direttore responsabile: Emilio Carta IL MARE è consultabile anche on line sul sito www.marenostrumrapallo.it Rapallo Not Marzo 2011 nuovo:Layout 1 2-03-2011 10:47 Pagina 1

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magazine rapallo

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Page 1: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Stampato in 15.000 copie - DISTRIBUZIONE GRATUITA

RistorantePizzeria

con forno a legna

L.mare Vittorio Veneto17-18-19

RAPALLOTel./Fax 0185 52603

O giornale o l'é comme l'äze, quello che ti ghe metti o portaIl giornale è come l'asino, quello che ci metti, porta

(Antico proverbio genovese)

Di Yasser Di Yasser

Associazione CulturaleCaroggio Drito Associazione Culturale

PIOVE SUL BAGNATO Cercasi ottimizzatore

DEPURATORECÊè una terza via

OSPEDALEI primi commenti

ARREDO URBANO una parola aliena

GARAVENTAUn collegio sul mare

UNIT¤ DÊITALIA • „Il Bacio:‰ un capolavoro• A tavola col tricolore• La nascita della bandiera

EVENTIVisita al Nazario Sauro

Anno IV - n. 2/ Marzo 2011 • Direttore responsabile: Emilio Carta

IL MARE è consultabile anche on line sul sito

www.marenostrumrapallo.it

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IL MAREMensile di informazione Anno IV - n. 2/ Marzo 2011

Edito da: Azienda Grafica Busco Editrice

Rapallo - via A. Volta 35,39 - [email protected]. 0185273647 - fax 0185 235610

Autorizzazione tribunale di Chiavari n. 3/08 R. Stampa

Direttore responsabile: Emilio Carta

Redazione: Carlo Gatti - Benedetta MagriElena Busco - Daniele Roncagliolo

Hanno collaborato a questo numero:

R. Bagnasco - P.L. Benatti - A. Bertollo C. Gatti - E. Lavagno Canacari - S. Gambèri Gallo

B. Magri - B. Mancini - M. Mancini - G. MassaC. Molfino - I. Nidasio - A. Noziglia

D. Pertusati - L. Rainusso - E. Ricci - D. Roncagliolo V. Temperini - R. Venturelli

Ottimizzazione grafica:Valentina Campodonico - Ivano Romanò

Fotografie: Fabio Piumetti - Lorenzo Del Veneziano

Archivio Azienda Grafica Busco

Agente pubblicitario:

Roberto Marinotel. 348-2653107

La collaborazione a Rapallo Notizie è gratuita e ad invito

IN QUESTO

NUMERO:

Piove sempre sul bagnato di E. Carta 2Depuratore, cʼè una terza via di D. Roncagliolo 3Ospedale, parlano i pazienti di I. Nidasio 4Manutenzione, una parola aliena di R. Bagnasco 5La casa famiglia U. Motta di A. Noziglia 8Sommergibili al Museo del Mare di C. Gatti 9Ti mando in Garaventa! di C. Gatti 10/11Agricoltura biologica di G. Massa 12Il sottopasso di via della Libertà di P.L. Benatti 13Gente di Liguria: la famiglia Cianci di A. Bertollo 13Come eravamo di B. Mancini 14A tavola con lʼUnità dʼItalia 15Arte, il Risorgimento di C. Molfino 18Viaggiare: Australia/1 di V. Temperini 19Scuola: vivere la musica di E.Ricci 20Pianeta Giovani di B. Magri 21La bandiera tricolore di M. Canessa 22Liguri Antighi - i Rapallin 23Se Cristo ritornasse... di D. Pertusati 24/25Amarcord della pelandronite di S. Gambèri Gallo 25Ricordo o sogno? Quando... di M. Mancini 26Vivere la terza età oggi di E. Lavagno Canacari 27I migliori film del 2010 di R. Venturelli 28Al cinema in diagonale di L. Rainusso 29Lettere, notizie e tempo libero 30/31

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Le vacanze natalizie sonoormai uno sbiadito ricordo:

i doni sotto l’albero, gli auguri,un po’ di pace e serenità per lefamiglie e tanto lavoro per gliaddetti al settore alberghiero ecommerciale. I conti si farannotra breve per capire se il Nataleha di fatto permesso un rientroeconomico relativo ai mesi in cuila crisi si è fatta sentire maggior-mente.D’altra parte siamo una localitàturistica e dobbiamo e vogliamoquindi presentarci al meglio agliospiti che hanno scelto la rivieraanziché la montagna. Ma nonsempre è così. Alle disfunzionipurtroppo ci si abitua e non ci sifa più caso: insomma, diventanola norma.Per questo ci permettiamo sug-gerire all’Amministrazione co-munale di istituire un nuovoruolo, quello del consigliere in-caricato al controllo dell’arredourbano, ovvero l’ottimizzatore. Il suo compito? Setacciare il ter-ritorio e segnalare all’assessorecompetente e agli uffici comu-nali ciò che non va per porvi ri-medio. Al brutto è facileabituarsi e si rischia di non farcipiù caso (ma gli ospiti sì). La let-tera della signora, riportata quisotto, lo testimonia.Il consigliere incaricato potrebbe,ad esempio, riferire che sul lun-gomare, lato bar e ristoranti man-cano diverse piastrelle; che inpiazza Garibaldi il cartello con lascritta “Antichi portici medie-vali” è praticamente illeggibile epare essere coevo agli stessi por-tici. Se passiamo alla cartelloni-stica che in molti punti cittadinicontrassegna la storia del borgoe i suoi principali monumenti sinota che alcuni di essi sono statidivelti, altri rovinati. Ma nessunopare accorgersene e provvedere.Poi ci sono gli alberi di alto fustotagliati e mai ripiantumati (vedile aiole di fronte alle Clarisse),l’indecenza provocata dagliescrementi dei piccioni sotto iportici del Teatro Auditorium.Non basta, ad esempio, ripulirliin fretta e furia alla vigilia di unevento importante. Occorre pro-cedere semmai alla posa di ap-

positi spunzoni metallici. Par-liamo di microinterventi che, seattivati, darebbero un’immaginedi ordine, di una città turistica e,come tale, tenuta come un gio-iello. Non vogliamo buttare la croce sunessuno, sia chiaro, ma inter-venti di ben altro spessore comeil riordino di piazza Martiri dellaLibertà con il contestuale rifaci-mento del chiosco della musicao il ripristino del muro di viaAvenaggi rischiano di apparirefatti sporadici e isolati che, se

sommati invece ad interventianche minimali, offrirebbero benaltra impressione ai visitatori.Rudolph Giuliani, amato ex sin-daco di New York, soleva rac-contare che un vetro rotto,seppur in un caseggiato delBronx andava immediatamentesostituito: “lasciato in frantumiavrebbe dato un’idea di abban-dono e dato spunto per altri attidi vandalismo”. Non siamo né a New York né aBrooklyn o nel Bronx ma la mo-rale è la stessa.

Piove sempresul bagnato

di Emilio Carta

Spettabile Redazione,a dicembre, durante una serata piovosa,sono stata all’Auditorium delle Clarisseper assistere ad uno spettacolo di bene-ficenza. All’uscita dal teatro ho percorsola scalinata di fronte all’ingresso per re-cuperare l’auto parcheggiata in via DonMinzoni e…sorpresa. Da tutte le aiolefuoriuscivano getti d’acqua per bagnarel’erba mentre la pioggia veniva giù in-sistente. Ne ho parlato con una miaamica che ha confermato i miei dubbi:l’impianto automatico di irrigazioneparte ogni sera, anche d’inverno, allafaccia della razionalità, di chi soffre la sete e di chi non sopporta gli sprechi. Fateun po’ voi. Possibile che gli addetti non se ne siano mai resi conto provvedendoa sospendere il servizio non dico quando piove ma almeno nel periodo inver-nale? Grazie per l’ospitalità e complimenti al giornale.

Paola Vecchi

Come avete certamentenotato, in copertina, daquesto numero, il nostroperiodico prende ilnome di IL MARE, lagloriosa testata nata a Ra-pallo nel 1908 e che ripor-tava la cronaca e gli avvenimenti del Tigullio. A farci decidere in talsenso sono stati numerosi e affezionati lettori che da tempo ci chie-devano di ripristinare quel nome e il Tribunale di Chiavari ha accoltola nostra domanda di variazione anche alla luce dei contenuti di cro-naca, cultura e di memoria delle nostre radici di cui ci facciamo datempo portatori. Gli stessi valori che contraddistinguevano la testatanel primo Novecento. IL MARE al contempo cambia anche veste: la stampa è ora in cartapatinata per offrire un prodotto migliore. Non cambia invece la for-mula free press: ovvero la distribuzione gratuita del mensile stampatoin 15mila copie. Da questo numero infine IL MARE sarà anche sfo-gliabile su Internet. Basterà andare su www.marenostrumrapallo.it ecliccare sul nome della testata: il periodico potrà così essere letto inItalia e all’estero per avvicinare e informare tutti, rapallini e non, diquanto succede nel nostro amato Tigullio.Un caro saluto a tutti voi.

Massimo Busco, editore Emilio Carta, direttore responsabile

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AMBIENTEdi Daniele RONCAGLIOLO

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Via Betti o l’area ex Viacava? Inquesti mesi sembra si stia sfo-

gliando la margherita per capiredove andrà messo il depuratore. Lei,assessore Mustorgi, a quale petalosi è fermato?In Italia purtroppo lo sport nazionaleè dire dove non va messo qualcosa equesto è un grosso limite che condi-ziona il Paese e di conseguenzaanche Rapallo. Il mio pensiero inveceva oltre a queste due aree. E quandodico così penso ad un depuratorecomprensoriale, ben sapendo che La-vagna ha la nostra stessa necessità.Non è detto che il sito individuato suLavagna abbia caratteristiche miglioridi quello di Rapallo. È necessario peròriflettere sui tanti milioni che si spen-dono per pochi cittadini, visto che du-rante il periodo estivo le due cittàunite fanno un numero di abitanti paria quello di un quartiere di Milano. Nonso onestamente se questa mia ideasia già stata pensata da qualcuno.Sì i verdi ne volevano uno compren-soriale in FontanabuonaEcco, allora io sono un verde. A partegli scherzi credo che si debba guar-dare oltre i colori politici: quando sivuole il bene della città si deve andareoltre a questo. In un recente incontroho proposto il depuratore compren-soriale ai vertici regionali e all’Ato. Il

presidente Burlando ne ha preso attoe ha promesso che l’avrebbe preso inconsiderazione. Voglio ricordare al-l’Ato che la sua missione è ottimiz-zare le risorse senza moltiplicare lestrutture. A Rapallo il tubo a mare esi-ste già e costerebbe poco collegarload un impianto limitrofo. Ovviamente ilmio consiglio non deve andare a dila-tare i tempi perchè il comune sta la-vorando molto bene su questoaspetto; si tratta di un argomento diestrema importanza e ne siamo tutticonsapevoli, visto che nel 2015 senon lo avremo realizzato dovremo pa-gare pesanti sanzioni europee. Unacittà come Rapallo che ambisce adun’alta qualità della vita, del mare, edell’ambiente, non può prescindereda un impianto di depurazione. E poi,visto che il nuovo ospedale è ormai infunzione, potremo ricevere anche labandiera blu.Quello del depuratore è un tema cheparte da lontanoSì già con l’amministrazione Bagna-sco lavorammo con il Consiglio Na-zionale delle Ricerche per unprogetto che prevedeva un depura-tore naturale con vasche som-merse. Ottenemmo anche unbrevetto e adesso ogni volta chequell’invenzione viene usata il co-mune riceve una royalty. Peccato

che la precedente amministrazioneabbia voluto cancellare tutto e ciò,purtroppo, non è stato carino.Lei invita a pensare in maniera com-prensoriale, però una esperienzacome quella del Consorzio per i Ri-fiuti non andò benissimo.È vero i risultati furono zero, ma non

tutto nel passato è stato negativo.Guardiamo per esempio alla sanità:da un campanilismo diffuso, con unnosocomio per ogni città, siamo arri-vati ad avere tre strutture a Sestri Le-vante, Lavagna e Rapallo che miranoad essere tre ospedali di eccellenza.La strada da percorrere è questa.

Depuratore: c’è una terza viaIMPIANTI

Si potrebbero sfruttare gli impianti già esistenti in altre località del Tigullio rendendoli piùmoderni e funzionali a livello comprensoriale, risparmiando in tal modo milioni di euro

Sì, lo costruirannosul Manicodel... Lume!

di Pietro Ardito & C.

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da Mario

Giggia, hanfatto finalmente

chiarezza suldepuratore!

Quella di Mustorgi è un’idea semplice e condivisibile. Pensare che due città at-taccate come Rapallo e Santa Margherita, che insieme fanno quarantamila abi-tanti, abbiano due depuratori con un costo complessivo di cinquanta milioni dieuro deve fare riflettere. Non è il tempo delle recriminazioni però: bisogna voltarepagina cercando di non ripetere l’errore. Rapallo il tubo a mare ce l’ha. Collegarloall’impianto da ammodernare a Chiavari, o a quello che si dovrà costruire a Lava-gna, è possibile e auspicabile. Si risparmierebbero milioni di euro e anche l’am-biente ne beneficerebbe. I soldi per il depuratore rapallese, 36 milioni di euro,sono sul tavolo da tempo. Un cambio di rotta, se lo si vuole, è possibile. Prevar-ranno le logiche del buonsenso o di qualcos’altro? D.R.

Località Ronco - area Viacava

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Aqualche mese dall'inaugurazioneè finalmente possibile fare i primi

bilanci dell'attività dell'Ospedale ra-pallese intitolato a Nostra Signora diMontallegro, nuovo fiore all'occhiellodella sanità del Tigullio occidentale.Se, nelle scorse settimane, sono stati ipolitici locali e i sanitari che operano nelnosocomio ad esprimere il proprio pa-rere, ora è la volta dei pazienti che, loromalgrado, sono stati ospiti della strut-tura.Nessuno si augura di dover ricorreread una visita all'ospedale, tuttavia, incaso di necessità, fa piacere trovareuna struttura ben organizzata, con per-sonale professionale e disponibile,come racconta Andrea Renzi: “il 18febbraio, a causa di una lesione alpolso, sono stato costretto a fare lamia prima “visita”al nuovo ospedale diRapallo: nonostante la situazione nonfosse delle più piacevoli, posso dire diessermi trovato piuttosto bene. Comesempre accade al Primo Intervento hodovuto aspettare un pochino prima diessere visitato ma, contrariamente aquanto mi è già successo in passato,non ho trascorso l'intera giornata in at-tesa del mio turno. Al contrario, dopoun'ora dal mio arrivo, già mi era statafatta una radiografia che, per fortuna,ha confermato l'assenza di lesioni in-terne. Il personale che mi ha assistito,dalle infermiere che mi hanno accoltofino alla Dottoressa che mi ha visitato,mi ha piacevolmente sorpreso per lagentilezza e la disponibilità con le qualihanno trattato non solo me, ma anchele persone che mi hanno accompa-gnato e che, preoccupate, hanno at-teso il referto medico”.L'unica nota dolente sembra essere lasegnaletica interna all'ospedale: “Delresto - sottolinea Marisa Renzi,mamma del paziente - è difficile orien-tarsi in una struttura pubblica se non lasi conosce; ancora di più in un ospe-dale, dove si arriva, di solito, trafelati epreoccupati. Ho notato, però, che all'in-gresso è presente anche un'area dedi-cata ai bambini: una bella idea, utile perintrattenere i più piccoli nell'attesa del-l'orario di visita ai parenti o per distrarlimentre i genitori sono in fila per l'ac-cettazione”.Al piano terra, infatti, accanto al ban-comat e all'edicola, è presente il “PuntoGiallo”, dove viene pagato il ticket delleprestazioni già prenotate presso il Cen-tro Unico di Prenotazione.

Le visite ai pazienti sono consentite, neigiorni feriali, tra le 13.30 e le 14.30 etra le 19.15 e le 20.15, mentre du-rante i giorni festivi i parenti potrannofare visita ai degenti dalle 11 alle 11.45e tra le 15 e le 17.Tra i pazienti che hanno trascorso al-meno una notte presso il nosocomiotroviamo anche Piero Parma, proprie-tario della storica trattoria “U Bansin”:“Sono stato, mio malgrado, uno deiprimi pazienti dell'ospedale, a cui misono rivolto in seguito ad un forte do-lore al torace. Spaventato, mi sono affi-

dato alle cure dei medici che, dopoavermi tenuto in osservazione unanotte presso il reparto di Cardiologia e,dopo avermi sottoposto a tutte le ana-lisi del caso, hanno stabilito che nonavessi nulla di grave. A nessuno fa pia-cere essere costretto al ricovero, madevo dire che, pur trovandomi in una si-tuazione che avrei preferito evitare, ladegenza è stata gradevole. Mi è stataassegnata una camera a due letti piut-tosto spaziosa, con un bagno interno: ilpersonale che mi ha assistito si è di-mostrato sempre molto disponibile ecortese e gli operatori hanno contri-buito a rendere piacevole il mio “sog-giorno”forzato. E poi, da ristoratore,devo ammettere che la cena che mi èstata servita, seppur semplice, non era

niente male! Insomma, non posso chedare un giudizio positivo della strutturae del personale che vi opera”.Per quanto riguarda il tragitto che con-duce al nosocomio i pazienti interpellatiaffermano di non aver incontrato al-cuna difficoltà nel raggiungere l'ospe-dale: pur arrivando in orari diversi,nessuno degli intervistati si è imbattutonel temuto traffico cittadino, giungendocosì abbastanza velocemente pressola struttura. La speranza è che la viabi-lità possa essere scorrevole anche neiperiodi di maggiore frequentazione tu-ristica della città, in modo che gli ingor-ghi del traffico non osteggino l'operatodell'ospedale, ad oggi giudicato positi-vamente da coloro che ne sono statiospiti.

Finalmente si parte: ci sono “ospiti” in corsia!SANITÀ

I primi commenti dei pazienti e dei loro familiari sono positivi ma medici e infermieri viaggianoancora a scartamento ridotto. Occorre portare a pieno regime il personale

Codici bianchi, gialli e rossiHo chiamato il 118 per un problemafamiliare e il cortese personale del-l’ambulanza al termine di una primavisita domiciliare mi ha suggerito diportare il paziente direttamente alPronto Soccorso dell’ospedale di La-vagna. Le sale del P.S. erano stra-colme e l’attesa del paziente da meaccompagnato, rimasto in barellasotto osservazione, si è protratta peroltre cinque ore. Poi finalmente èstato visitato e trattenuto in osser-vazione sino al giorno successivo. Pochi giorni dopo è ricomparso lostesso problema e questa volta il ma-lato è stato da me trasferito diretta-mente al nuovo polo ospedaliero diSan Pietro. Altra visita, questa voltaaccettabile in termini di attesa, men-tre un infermiere del 118 con aria di-sincantata mi diceva che al Prontointervento rapallese c’era un solomedico e che la costruzione delnuovo ospedale era uno sbaglio per-ché la struttura sanitaria era statarealizzata solo per convenienza poli-tica (?). Niente da fare, quindi. Si ri-parte per Lavagna e anche quil’attesa è lunga: dalle ore 17 alle 23.Poi il paziente torna a casa.Qualcosa non torna. O all’ospedale diRapallo si mettono a disposizione, ealla svelta, i medici e gli infermieri ne-cessari al corretto funzionamentodella struttura oppure li si mandinosolo a Lavagna alla faccia dei codicigialli e rossi. Qui si sta giocando unapartita, ma non di calcio, sulla pelledei pazienti e chi è responsabile si diauna mossa. Altrimenti vada a faredell’altro e non a spese dei cittadini.

e.c

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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Anche ai più distratti non può sfug-gire un parallelismo fra Rapallo e

la storiella del villico “furbo” che avevascoperto che, diminuendo ogni giornola razione di biada da somministrareal proprio somaro, poteva rispar-miare denaro comprandogliene sem-pre di meno; peccato che la poverabestia, in breve, morì di fame.Crediamo che ormai tutti si siano resiconto che, fra le tante cose che non sifanno a Rapallo, c’è anche la manu-tenzione dei patrimoni pubblici: parola“aliena” non familiarizzando con laquale si può avere l’illusione di far qua-drare il bilancio. Di questo passo, la-sceremo ai nostri nipoti una città da“fine guerra”. Al riguardo non si ergano a giudici star-nazzanti su Internet coloro che cihanno precedentemente ammini-strato: non dimentichiamo che a furiadi offendere tutti e non far niente, sonoriusciti a farsi cacciare persino dai loro.Alla luce di questa “furbata” imperantea favore dei numeri del bilancio, manon della città, non osiamo pensarecosa ne sarà fra pochi anni del co-stoso e controverso “ponte intelli-gente” se anche lui, come il resto, nonsarà continuamente mantenuto: te-miamo si trasformerà in un ammassodi ferraglia arrugginita che, al momentodel bisogno, non reagirà ai comandi au-tomatici. Abbiamo detto “furbata” per-ché da quando hanno scoperto chenon facendo manutenzione, si rispar-miava, parrebbe essere questa la lineache intendono seguire con una pervi-cacia che, se applicata su altre “voci”,probabilmente, potrebbe farci vera-mente risparmiare. E così se ne vedonoi risultati: le strade sono malandate, i

marciapiedi impraticabili col rischio difarsi male e persino dalla pavimenta-zione della passeggiata a mare sistanno distaccando tasselli e si stannoaprendo preoccupanti crepe anche sullato del grande disegno in questi giornisommariamente rabberciato. Avete più visto la frazione di SantaMaria, a cominciare dalla “sala d’a-spetto” dei bus e dai cassonetti per ac-cogliere l’immondizia ?Le troppe piastrelle “saltate” dai mar-ciapiedi, prima che qualche passanteprudente le sospinga sulla strada, sonotrabocchetti pericolosi per le scivolatedi chi, inavvertitamente, vi posa sopra ipiedi e poi, le buchette che ne riman-gono, rappresentano un continuo peri-colo di distorsioni alle caviglie o alleginocchia quando non di scivoloni, pernon parlare dei veri e propri cedimentidi lunghi tratti delle stesse banchine pe-donali che, quando piove, tendono a farsdrucciolare verso la strada chi vi tran-sita.Al cieco risparmio si sacrifica pure laimprorogabile manutenzione sia alla re-cente pavimentazione di Via Murtulalungo il Rio San Francesco sia a quelladel vicino parcheggio, sopra la zona deltrattamento delle acque reflue. Se, al-meno per i primi tempi, non si “rispol-verano” ancora di sabbia per riempirnele giunture fra i vari blocchetti di ce-mento che si svuotano per il naturaleassestamento dovuto al calpestio operché dilavate dalle recenti abbon-danti piogge, i blocchetti iniziano a muo-versi e subito dopo, staccarsi dal loroposto. La pavimentazione poi del par-cheggio, proprio al termine della rampache arriva al piano di sosta, presentadilatazioni preoccupanti perché questo

tipo di pavimentazione “regge” sino ache i vari blocchetti che la compongonosiano sempre costipati fra loro. E’ il se-greto di questo tipo di pavimentazione“a secco” che tiene solo se ben com-pattata perché è senza legante ce-mentizio. Un cenno lo merita pure Via di Landeaanch’essa vittima di questo gretto “ri-sparmio”. Quando, anni fa, decisero disistemarla, alcuni privati che anima-rono l’iniziativa, finalmente oggi è tuttodocumentato, ne fecero scempio a loroesclusivo vantaggio sino a sottrarre aldemanio aree che per legge sono ina-lienabili; profittando della tradizionale in-curia con cui il Comune gestisce le cose“comuni” tanto che l’ha pure portato atrascurare, perdendole, tutte o quasi leantiche “crose”. Erano gli anni in cui ini-ziava la famigerata “rapallizzazione”.Sino ad oggi la sistemazione definitivadi questa alta Via, ricompare ciclica-mente nei programmi elettorali ma,anche questa come il tunnel per Santae la passeggiata sino a Zoagli, non rie-

scono mai a trasformarsi da spec-chietti per i gonzi votanti a realtà. Diquanto questa “cornice” potrebbe rap-presentare un'opportunità per Rapallo,ne abbiamo già trattato su questi fogli,ancorché regolarmente inascoltati. Quiinteressa evidenziare che anch’essa ècaduta sotto la scure del villico “furbo”di turno. Non ci rimane sperare che almeno, se-guendo un trito rituale, in occasionedelle prossime elezioni diano mano aisognati lavori manutentori, natural-mente non a tutti ma solo a quelli piùsotto gli occhi degli elettori, speranzosiche questi ultimi si siano nel frattempodimenticati degli irrituali portavoce sti-pendiati di prima e seconda genera-zione, della mancata pulizia cheandrebbe fatta per preparare presen-tabile la città per la domenica, della si-stemazione del mercato di PiazzaVenezia, dei cassonetti per l’immondi-zia ad oggi ancora sparpagliati in bellavista e senza criterio, di Via di Landea,ecc. ecc.

Manutenzione: una parola alienaARREDO URBANO

Al centro e in periferia occorre procedere ad un restyling che tarda a venire

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

IDEE PER RAPALLOdi Renzo BAGNASCO

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Il mio lavoro in Consiglio da inizio mandato Tra le oltre 250 iniziative cito:n. 39 interpellanze discusse in Consiglio Provincialen. 25 ordini del giorno proposti e votatin. 11 espressioni di opinione proposte e discussen. 38 mozioni discusse in Consiglio Provincialen. 71 interrogazioni scritte o di Consiglion. 26 richieste di informazionin. 43 accessi ad atti non evidenti con altri mezzin. 5 richieste di patrocinio a buon finen. 13 emendamenti di bilancion. 410 partecipazioni attive e complete a Commissioni Consiliarin. 190 interventi in consiglio provinciale suitemi da me proposti, o in risposta a discussionidi giunta o di altri consiglieri.

•Le soluzioni per superare i disagi e i costi della

discarica di Scarpino di Genova;•

L’impegnativa per l’avvio del centro per la tuteladell’infanzia nel Levante Ligure;•

L’azione contro l’attuale dimensionamento scolasticoredatto da Provincia e Regione;•

La forte presa di posizione a favore dei creditori dopola liquidazione di Promo Provincia;•

La lotta contro l’iniqua tassazione sui passi carrabiliprovinciali a raso e le sanzioni sui controllialle calderine;•

Le proposte per lo sviluppo del turismo condivise daalbergatori e altri operatori del settore.•

Le azioni concrete per le infrastrutture liguri compresala Gronda di levante, il tunnel Fontanabuona-Rapallo ed il tunnel Rapallo-Santa Margherita Ligure;•

L’individuazione e le proposte per superare la crisidel comparto edilizio e del lavoro.

Ogni tematica da me sviluppata dai banchi dell’opposizione può essere verificata sul mio sitowww.pernigotti.net, nella sezione “politica”, controllando il mio operato e recuperando

gli oltre 300 articoli apparsi sui quotidiani a riguardo del lavoro svolto.Inoltre nasce adesso il nuovo movimento regionale LIGURIA MODERATA a cui potrete partecipare.

Il futuro

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Page 7: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

LIGURIA MODERATA trae origine e ispira-zione dalla nostra cultura e dalle nostretradizioni e intende affermarsi in Liguriacome movimento liberale cristiano dedi-cato soprattutto ai giovani e alle nuove ge-nerazioni per realizzare un percorso diavvicinamento alla politica e alle istituzionie infine di ricambio. Un viaggio delle tre ca-ravelle per restare baluardo della nostraamata Liguria e non per salpare altrovesenza ritorno. Vogliamo operare con Voiper riscoprire e approdare nella terra di Li-guria. La nostra America.

LIGURIA MODERATA nasce sotto i mi-gliori auspici del Presidente dei Depu-tati del Popolo della Libertà al Parla-mento Mario Mauro, che ritrova nei do-dici punti del manifesto una base di par-tenza trasparente verso i cittadini e lecittadine che desiderino vivere l’espe-rienza della partecipazione sociale e po-litica. Liguria moderata è aperta a tutti coloroche sottoscrivano nei fatti il manifestopolitico. A tutti coloro che si ispirino avalori quali l’etica, la legalità, l’amore.

E’ NATA “LIGURIA MODERATA” La nostra terra rinasce!

I 12 PUNTI DEL MANIFESTO DA CONDIVIDERE PER LA RINASCITA DELLA LIGURIA, DELLE PROVINCE E DEI COMUNI:

1. Porre al centro della nostra azione politica LA PERSONA E LA FAMIGLIA TRADIZIONALE.

2. RISPETTARE LA VITA dal concepimento fino alla sua fine naturale.

3. Ridurre le spese superflue con un DIMAGRIMENTO DELLA STRUTTURA AMMINISTRATIVA, usando i criteri della sussidiarietà e della solidarietà.

4. Riformare insieme la Liguria in modo equo e dando la possibilità di LAVORO AI NOSTRI GIOVANI utilizzando anche le opportunità date dalle nuove tecnologie.

5. AFFRANCARSI DAL LAVORO “IN NERO”, fonte di concorrenza sleale e di sfruttamento e promuovendo le piccole realtà imprenditoriali che sono una ricchezza rispetto alle grandi concentrazioni commerciali e recuperando la vocazione portuale e industriale della nostra terra.

6. RENDERE SOLIDALE IL RAPPORTO TRA IMPRENDITORI E DIPENDENTI, tra committente e appaltatore, promuovendo un dialogo costruttivo, osiamo dire cristiano.

7. COMBATTERE IL DISAGIO ABITATIVO E IL CARO CASA E AFFITTIcon una politica di sostituzione e ricostruzione edilizia, al fine di nonsacrificare il territorio inutilmente, mancando tra l’altro le aree per le attività imprenditoriali costrette a lasciare la nostra terra.

8. Dare coerenza alle nostre idee ed iniziative SOSTENENDO CON DATI TRASPARENTI BENEFICI E COSTI DELLE SCELTE POLITICHE E AMMINISTRATIVE.

9. Ricercare un DIALOGO E UN CONFRONTO POSITIVO CON GLI STRANIERI che arrivano nella nostra terra insegnando loro diritti e doveri e pretendendo, per contro, il rispetto delle nostre leggi e delle nostre tradizioni.

10. Ricercare la SALVAGUARDIA DEGLI GLI SPAZI DI GIOCO PER I BAMBINI, sempre più sacrificati in una logica del profitto. Porgere ATTENZIONE AI BISOGNI DEGLI ANZIANI E DEI PENSIONATI, in modo che possano essere una risorsa e non un peso.

11. RILANCIARE IL TURISMO, ossia l’industria pulita e senza scorie della nostra bellissima Liguria, per rilanciare il lavoro e l’economia.

12. Difendere la necessità di REALIZZARE LE INFRASTRUTTURE FINANZIABILI E MAI REALIZZATE E DIFENDERE IL TRASPORTO PUBBLICO come esigenza imprescindibile per i cittadini e i turisti.

Massimo PERNIGOTTI,socio fondatore del movimento

è lieto di invitarVi alla presentazione di

“LIGURIA MODERATA”, che si terrà al “Gran caffè Rapallo”, locale posto sulla passeggiata a mare

della città, in data 21 MARZO 2011ore 21.00. All’inaugurazione

parteciperanno i soci fondatori del movimento tra cui il Presidente del Municipio centro est di Genova

Enrico Cimaschi.

Pernigotti e gli altri soci fondatori vi aspettano per la presentazione il 21 MARZO www.pernigotti.net - e mail: [email protected]

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E’ nato un movimento ligure cristiano liberale che parte da un manifesto po-litico concreto e comprensibile di dodici punti da condividere e sottoscri-vere come impegno per essere in mezzo ai cittadini della nostra terra.

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Page 8: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

Si dice che il bene faccia poco rumoree la situazione in cui mi sono trovata

di recente ha confermato pienamentequesto assunto! La quotidianità allaquale siamo oramai assuefatti ci pre-senta il peggio della società, lasciandocitalvolta inermi e attoniti di fronte a situa-zioni la cui negatività sfiora la disumanità.E’ sorprendente quando a lasciarci senzaparole è qualche cosa di straordina- ria-mente buono. Mi piace pensare all’im-magine di un filo d’erba che nascerigoglioso nel deserto, questa è stata l’im-pressione che ho provato durante la miavisita presso la nuova Casa Famiglia Um-berto Motta sorta da pochissimo nellafrazione di San Pietro di Novella propriodi fronte alla chiesa parrocchiale. La profonda fede e il concreto desiderio ditestimonianza hanno spinto le famiglieSchiappacasse e Sanguineti ad intra-prendere un cammino di vita che ha ra-dicalmente cambiato le loro esistenze.L’ideatrice Luisa Ribola, ci ha spiegato diaver desiderato profondamente questoprogetto guardando alla comunità fami-liare che Lorenzo Crosta ha fondato a Va-rese nel 1991. Ovviamente come si dice“dal dire al fare c’è di mezzo il mare” macon costanza e determinazione oggi la

Casa Famiglia c’è ed è più che mai attiva.Gli ospiti di questa comunità sono per-sone adulte affette da diverse forme didisabilità che hanno la straordinaria op-portunità di vivere un’esperienza unica,qui, infatti sono integrati in una vera epropria famiglia e secondo i loro carismisono chiamati a vivere appieno la loroesistenza senza essere segregati o iso-lati in realtà che snaturano il loro essereinnanzitutto persone. In questa casal’handicap non è il punto di arrivo, il limite,bensì il punto di partenza dal quale in-sieme si costruisce giorno per giornol’esistenza di ognuno.L’edificio di circa 700 metri quadrati è or-ganizzato nei minimi dettagli affinché nonci siano barriere architettoniche, è strut-turato in modo orizzontale: alle due estre-mità sorgono gli appartamenti delle duefamiglie che in questo modo possonomantenere la loro identità, sia da un latoche dall’altro affianco agli appartamentici sono due stanze perfettamente attrez-zate per le persone affette da handicapche convivono all’interno di questa grandefamiglia. Il cuore della casa è il salone, de-dicato ad Alessandro Scalvenzi, luogo diincontro per eccellenza dove si svolgonotutte le attività compresi i pasti. La casa è

dotata anche di una grande cucina doveLuisa e Marzia preparano premurosa-mente i pasti per tutta la truppa.Se condividere la vita di ogni giorno in unafamiglia di tipo “tradizionale” è talvoltacomplicato, immaginate quanto sia com-plesso organizzare e portare avanti unafamiglia di questo genere, è un vero e pro-prio miracolo! Luisa e Marzia, con le lorofamiglie hanno deciso di coinvolgere inquesta scelta di vita anche i loro figli, tuttiadolescenti, i quali vivono con profondamaturità e impegno questa scelta.La giornata è cadenzata da un ritmo eda alcune regole significative. La svegliaè alle 6.30 e in silenzio ci si prepara e sifa colazione. Il silenzio è un modo fonda-mentale per iniziare la giornata e cul-mina con la preghiera del mattino. Poi,si parte! Chi per la scuola, chi per il la-voro e gli ospiti proseguono la loro gior-nata a Genova prestando il loro lavoroper alcune cooperative sociali Verso le17.00 tutti a casa e insieme si vive la se-rata con tutte le sfumature di una qual-siasi famiglia: la cena, un bel film, duechiacchere e la preghiera.La Casa Famiglia Umberto Motta è laprima comunità del genere di tutta la Li-guria, l’esperienza funziona, pertanto, ibuoni risultati sino ad ora ottenuti spro-

nano le famiglie ad andare avanti con lasperanza che al più presto vengano oc-cupati i posti liberi che ancora ci sono.Le spese sono tante, ma abbondantesembra essere anche l’aiuto della Prov-videnza, non mancano infatti offerte eaiuti da parte di enti locali e di personecomuni che, nonostante la crisi, sono ge-nerose scorgendo nell’iniziativa unagrande sfida di solidarietà. Ovviamentechi volesse contribuire in qualsiasi modoè il benvenuto! L’inaugurazione con la presenza delle au-torità civili e di Mons. Vescovo AlbertoTanasini è fissata per il 17 aprile; la CasaFamiglia è aperta a tutti coloro che vo-lessero visitarla e conoscere da vicinoquesta realtà che tanto ci ha fatto riflet-tere.Vorrei concludere il mio o viaggio in que-sta straordinaria opera invitandovi a con-statare da vicino questa realtà magaricon una visita alle famiglie Schiappacassee Sanguineti, facendo memoria dellagrande lezione di vita lasciataci da Um-berto Motta, a cui è dedicata la casa,morto di tumore a soli 22 anni:“Bisogna vivere per l’Eterno. Bisognavivere l’Eterno. E’ per questo che siamoinsieme, tutti insieme. Altrimenti sa-remmo soli”.

SOLIDARIETÀ

Unica realtà di questo genere in tutta la Liguria

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

FRAZIONIdi Annalisa NOZIGLIA

La Casa famiglia U. Motta

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L’ultima novità per gli appassionatidi storia navale, e non solo, è cer-

tamente una visita al sottomarino ita-liano Nazario Sauro, ormeggiato aGenova al porto antico, proprio a fiancodel Galata, il museo del mare.Il mezzo navale è stato oggetto di impo-nenti lavori per renderlo fruibile al pub-blico con la realizzazione di un ulterioreaccesso che permette un percorsoprora-poppa in totale sicurezza. Anche le modalità con le quali il pubblicoè accolto sono estremamente accatti-vanti: si indossa un casco antinfortuni-stico e la dotazione prevede anche laconsegna di un particolare audioregi-stratore con cuffietta che, grazie a foto-cellule, vi guiderà passo dopo passolungo il percorso. Potrete ascoltare levoci dei sommergibilisti in azione, alzaree abbassare il periscopio, visitare la ca-mera lanciasiluri e la sala macchine. Iltutto in un crescendo emotivo impres-sionante. A farla breve il porto antico conl’acquario, il museo del mare e, buon ul-timo, il sottomarino Nazario Sauro rap-presentano oggi per Genova un volanoturistico di grande importanza.Proprio in questa chiave va letta l’inizia-

tiva del Mu.MA (Galata Museo del Mare- Calata de Mari, 1) che venerdì 18marzo alle ore 17,30 ospiterà proprioun incontro dedicato al ritrovamentodell’U 455, il sottomarino tedesco af-fondato nell’aprile del 1944 al largo diPortofino e recentemente individuato efilmato dal sub genovese Lorenzo DelVeneziano. In tale occasione verràanche presentato per la prima volta aGenova il libro storico-fotografico “U-Boot 455, il sottomarino della leg-genda: 30 immersioni sui relitti della

provincia di Genova” scritto a quattromani dallo stesso Del Veneziano e dalgiornalista Emilio Carta e dedicato alleimmagini non solo dell’U Boot maanche di altri ventinove relitti. All’incontro oltre ai due autori parteci-peranno anche lo storico navale Mauri-zio Brescia, la giornalista del Corrieredella Sera Erika Della casa, NicolaCosta, Consigliere Costa Edutainmente Franca Acerenza, responsabile Col-lezioni Scientifiche Mu.MA.La conferenza proverà anche a svelare

l’ultimo mistero legato alla presenza delsommergibile tedesco nelle acque delGolfo Paradiso come spiegano LorenzoDel Veneziano ed Emilio Carta: “Restanoancora imperscrutabili i motivi che hannoprovocato l’affondamento dell’U 455 e,soprattutto, il perché sia affondato nellazona compresa fra Portofino e Camogli.L’U-Boot 455 era svanito nel nulla il 2aprile 1944 mentre, lasciato il NordAfrica si dirigeva, come da ordini ricevuti,verso il porto di La Spezia, ritenuto più si-curo di quello di Tolone. Del sottomarino,restano sconosciuti ancora oggi sia lacausa della sua perdita (una mina alla de-riva, un incidente avvenuto a bordo?) sia imotivi per cui anziché dirigersi verso LaSpezia il Comandante del sottomarino te-desco decise di proseguire puntandoverso nord”.Punto fondamentale di questo certo-sino lavoro è stata l’individuazione delrelitto dell’U-Boot 455. Oggi del sotto-marino tedesco misteriosamentescomparso e dato per disperso il 6aprile 1944 sappiamo praticamentetutto: dalle missioni effettuate nel Me-

diterraneo al naviglio affondato e ilnome di coloro che si erano avvicendatial suo comando. “L’U-Boot 455 non si presentò all’ap-puntamento e, non avendo più dato suenotizie, il 6 aprile venne consideratoperduto per causa sconosciuta” ag-giungono i due autori. Se l’U-455 doveva raggiungere La Spe-zia – passando, per la rotta più breve emeno sorvegliata dal nemico, ossia dop-piando Capo Corso la punta estremasettentrionale della Corsica per poi at-traversare, come era logico, il Mar Li-gure con rotta diretta e in immersionedi giorno per raggiungere il Punto “C” –che cosa sarebbe andato a fare il som-mergibile molto più a nord tra Portofinoe Camogli a circa 2 miglia dalla costa?Per di più senza aver ricevuto un ordinepreciso dal suo Comando ed entrandoin una zona fortemente minata dai te-deschi (lo sbarramento “Rettici” che ini-ziava dalla zona immediatamente sud ea ponente del promontorio di Portofinoper estendersi verso Genova fin quasia Nervi), in un’area particolarmente pe-ricolosa, e non consigliabile senza l’ap-poggio di una nave pilota? E’ questo ilmistero che, dopo l’identificazioneormai certa del battello, oggi affascinapiù che mai studiosi e ricercatori.L’incontro sarà preceduto dalla proie-zione di un inedito filmato girato ad unaprofondità di 120 metri con le affasci-nanti immagini del sottomarino tede-sco, divenuto ormai un sacrario, unvero e proprio cimitero di guerra al cuiinterno giacciono i corpi del suoi 51 uo-mini di equipaggio.

Al Museo del mare, al porto antico di Genova,accanto al N. Sauro approda l’U-Boot 455

SOTTOMARINI

U-BOOT 455

IL SOTTOMARINO DELLA LEGGENDA

30 IMMERSIONItra i relitti della provincia di Genova

Il 18 marzo all’Auditorium del Museo Galata conferenza su: “U-Boot 455, l’ultimo mistero del Me-diterraneo”. Un motivo in più per una visita al sommergibile italiano “Nazario Sauro” ubicato pro-prio a fianco del museo

Il Nazario Sauro ormeggiato al Porto Antico di Genova

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

EVENTIdi Carlo GATTI

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e, attraverso un progetto serio e condiviso, puntare ad un futuro migliore. Sepensi che questo obiettivo sia giusto e desideri partecipare al cambiamento conil tuo attivo contributo, iscriviti e partecipa alla costruzione del programma

elettorale della lista civica “PROGETTO RAPALLO”che si presenterà al prossimo appuntamento amministrativo di Rapallo del 2012e che sosterrà la candidatura a Sindaco del Dott. Mauro Barra. Porta le tueproposte per il miglioramento della vivibilità di Rapallo e la tua eventuale di-sponibilità ad impegnarti, anche con la candidatura in lista, a sostegno diquesto progetto.Per info www.tigulliooggi.com e adesioni [email protected]

Prog

etto Rapallo

L ISTA CIVICA

Rapallo deve “CAMBIARE”

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Page 10: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

Commentando le recenti manife-stazioni antigovernative avvenute

nel centro di Roma e, prima ancora,quelle del G.8 di Napoli e Genova, unautorevole personaggio della politicaitaliana ha urlato: “E’ una vera ipocri-sia meravigliarsi per questi incidenti.L’Italia ha rinunciato ad educare i gio-vani a partire dal 1968”. Non c’è che dire! E’ una battuta d’ef-fetto, anche se la colpa è sempre deglialtri. Tuttavia, per associazione d’idee,ci è venuto in mente una specie di “av-vertimento” che un tempo serviva perspaventare i ragazzi più irrequieti: “Senon cambi t’imbarco sulla Garaventa!”e che oggi appare così lontana neltempo da sembrare una favola.C’era una volta una nave un po’ spe-ciale che non portava merce varia eneppure petrolio, era un vecchio resi-duato bellico, senza cannoni e senzagloria. Il suo nome era Nave Scuola Ga-raventa e ospitava i ragazzini “difficili”con l’intento di coniugare la “Vita dimare” e la “Redenzione sociale”, due re-altà che sembrano distanti e inconcilia-bili perchè qualsiasi tipo di nave si reggeinnanzitutto sulla disciplina. Due temi,quindi, lontani dall’immaginario collet-tivo che, ancora oggi, non riesce a tro-vare linee guida per la soluzione deiproblemi che assillano i nostri giovani.Ma questo fu il sogno dei Garaventache videro in questo “singolare” pro-

getto una concreta e reale possibilità direcupero della gioventù sbandata allaricerca di una vita diversa, migliore, lon-tana dal degrado sociale in cui viveva.Le iniziative socio-educative della fami-glia Garaventa risalgono alla metà del‘700, epoca in cui i governanti si disin-teressavano completamente delle fa-miglie bisognose e dei loro problemiquotidiani. Il primo di questa stirpe di filantropi nac-que nel 1724 a Calcinara-Uscio daun’umile famiglia di contadini, si chia-mava Lorenzo e studiò presso il Colle-gio dei Padri Gesuiti di via Balbi aGenova, a cura dei quali venne poi ordi-nato sacerdote. La sua sensibilità fupresto catturata dalla dolorosa situa-zione di molti bambini che vagavano ab-bandonati per le strade e spessofinivano nella rete della malavita. Que-sta fu la molla che lo spinse a dedicarela propria missione a questi ragazzi edal loro concreto e definitivo recuperosociale. Nel 1757 don Lorenzo appesealla finestra della sua abitazione (piazzaPonticello) un cartello con la scritta:"Qui si fa scuola per carità". L'iniziativafu accolta favorevolmente dalla popola-zione ed ebbe subito molti allievi, tutta-via, per sostenere le spese del cibo edei vestiti, il don fu costretto a vendereil suo patrimonio, compresa la venditadi un terreno che aveva ereditato daigenitori. Quel sacrificio fu molto ap-prezzato dalla gerarchia ecclesiasticache iniziò a patrocinare l'opera del gio-vane sacerdote. Presto altre "scuole dicarità" apparvero in più zone della cittàe furono rette da altri sacerdoti volen-terosi. Per venticinque anni don Lo-renzo si dedicò instancabilmente allasua missione, finché si ammalò e morìil 13 gennaio 1783, poverissimo. Lesue scuole continuarono ad esisterefino al 1882 quando furono assorbite

da quelle municipali istituite dal "Rego-lamento degli Studi" valido in tutto ilRegno Sabaudo.Il seme gettato da don Lorenzo, ger-mogliò rigogliosamente nella mente diun altro Garaventa di nome Nicolò(nella foto) - (Uscio, 1848 – Genova,1917) - docente di matematica pressoil Ginnasio-Liceo "Andrea D'oria" di Ge-nova. L’educatore e filantropo costituìla Scuola Officina di Redenzione sulMare, un Istituto di recupero per gio-vani difficili allestito su una nave-scuola,una sorta di collegio galleggiante equi-paggiato appunto con i Garaventini. Aisuoi inizi, la scuola fu oggetto di accesepolemiche sulla sua validità educativa,per poi essere con il tempo riabilitata ericonosciuta. Luigi Arnaldo Vassallo,noto giornalista dell'epoca che si fir-mava con lo pseudonimo di Gandolin,scrisse di N. Garaventa: “Prima lo defi-nirono un vanitoso. Poi magari insinua-rono che fosse un imbroglione. Indi loqualificarono un ciarlatano. Adesso lo

rispettano e riconoscono i benefici elo-quenti della sua istituzione.”

LE NAVI DEI GARAVENTANicolò Garaventa, proprio come suo zioLorenzo, ebbe a cuore la situazione ditanti giovani di strada fino al punto che,abbandonato l'insegnamento, mise lasua esperienza e il suo impegno al loroservizio. Raccolti i primi reietti con loscopo di allontanarli dal degrado so-ciale in cui vivevano, li condusse sullaspianata dell'Acquasola e, parlando indialetto genovese per farsi meglio com-prendere, offrì loro l'opportunità di re-dimersi iscrivendosi alla scuolamarinara che da tempo aveva in mentedi costruire.Il filantropo realizzò il suo progetto dopoessere entrato in possesso di una vec-

„O cambi o ti mando sulla Garaventa!‰EDUCAZIONE

Nel porto di Genova c’era un collegio del tutto particolare: una nave-scuola galleggiante

Buglioli, manichette, redazze, trombe... Ufficiali, istruttori e marinaretti pronti per le proveantincendio sulla Nave Scuola Redenzione Garaventa. Sullo sfondo svetta l’immancabilecilindro sul capo del prof. Nicolò Garaventa ed il motto della nave UBI CHARITAS IBI DEUS.(Dove c’è la carità, Dio è presente)

Il modello “nave scuola” ebbe diversi epigonisia sul territorio nazionale (Anzio, Napoli, Ca-gliari e Venezia), sia all'estero (Cile, Brasile,Inghilterra, Olanda, Ucraina). Questa è stata,dal 1883 al 1977, la nave-scuola Garaventa:rifugio e luogo di riabilitazione per giovanis-simi liberati dal carcere, per figli di detenuti,prostitute e per orfani di pace e di guerra.

I DODICIMILA GARAVENTINISi calcola che i giovani educati a bordo della nave-scuola istituita da Garaventasiano stati oltre dodicimila in 94 anni di attività. Molti di loro – oggi - aderi-scono ad un'associazione di ex allievi patrocinata dall'Amministrazione Pro-vinciale di Genova e della quale fanno parte anche Carlo Peirano, erede diDomingo Garaventa (figlio di Nicolò, morto nel 1943), comandante e padrespirituale della nave, ed Emilia Garaventa, pronipote del filantropo.

UNA CURIOSITÀ: cappellano della nave è stato a suo tempo anche ungiovane Andrea Gallo, oggi sacerdote contro-corrente impegnato nel set-tore del volontariato e responsabile della comunità di recupero dalle tos-sicodipendenze di San Benedetto al Porto.

Nicolò Garaventa

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

STORIE DI MAREdi Carlo GATTI

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Page 11: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

chia nave militare che aveva notato trale tante messe in disarmo dalla MarinaMilitare italiana. Nacque così il 1º di-cembre 1883 la prima Scuola-officinaper discoli, basata sui principi della vitadi mare, della moralità e della religiositàcristiana. "Prevenire e redimere" fu ilmotto che guidò ogni giorno l’impegnodi Nicolò Garaventa nella ricerca di gio-

vani sbandati inferiori ai 16 anni, pre-giudicati o in procinto di divenirlo.

Nel 1892, in occasione dell'EsposizioneColombiana, i giovani marinai trasbor-darono su una nave a vela più grande.In quegli anni, i giovani restituiti alla vitasociale furono centosettantotto e inpochi anni salirono a un migliaio.Alla morte di Nicolò Garaventa, la dire-zione della scuola passò ai figli Domingoe Giovanni, già collaudati collaboratori,che portarono avanti la tradizione finoal 9 febbraio del 1941 quando, in se-guito al bombardamento navale di Ge-nova, la nave affondò e gli allievi venneroospitati presso i collegi della città. Neldopoguerra, grazie all'opera di un ap-posito Comitato per la Ricostruzione, laMarina Militare concesse l'ex posa-mine Crotone. Nel 1951 l'opera di ad-destramento dei giovani potériprendere sotto il comando di CarloPeirano, che dal 1939 ricopriva la ca-rica di vice-comandante. Dopo esserestata dichiarata “Ente Morale” nel1959, l'Istituzione proseguì l’attività conla sua ultima nave fino al 1975 per es-sere poi definitivamente chiusa, dopoun breve commissariamento. Unaparte del personale impiegato nel re-cupero dei minori a rischio passò al-l'Istituto Davide Chiossone e allenascenti comunità-alloggio e case-fa-

miglia gestite da gruppi di volontariato.Ritornando al discorso iniziale, nonsiamo affatto sicuri che i ragazzi vio-lenti, messi in discussione dai recentidisordini, siano più numerosi e perico-losi di altri soggetti più famosi che pra-ticano giornalmente violenze menovisibili ma altrettanto invasive. Comun-que sia, nell’attesa di un improbabile ri-torno della Garaventa, auguriamo aquesta teppaglia sicuramente recupe-rabile, un lungo imbarco sulle tante pe-

troliere che circolano per i sette mari,dove le “teste gloriose” sono raddriz-zate automaticamente dai colpi dimare, dalla solitudine, dalla salsedine,dalla lontananza degli affetti, dalla man-canza di discoteche, di droghe e benipubblici e privati da rubare e distrug-gere... Alla storia della Garaventa è dedicatauna sezione del museo multimediale al-lestito all'interno della Lanterna di Ge-nova.

I Garaventini vivevano come veri marinai. Dal-l'alza bandiera, eseguita ogni giorno con mu-sica e picchetto, all’ammaina: giornate dilavoro e di studio sotto una disciplina ferrea.Musica, pittura, pesca e voga erano le attivitàdel tempo libero.

Porto di Genova nel 1969. La nave scuola “Garaventa” ormeggiata a Calata Gadda. E' nel cuoredel porto, che monelli traviati o abbandonati tra i 10 ed i 17 anni, a bordo dell'ex posamine "Cro-tone" (nella foto), trovavano la loro casa, nella quale i loro spiriti ribelli venivano spenti e forgiati invista della lunga navigazione della vita.

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Page 12: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

Ibenefici dell'agricoltura biologicanon si discutono certamente, ma

come per tutte le cose esistespesso un rovescio della medaglia epurtroppo la logica del profitto,l'ignoranza e la superficialità nonconsentono di evitare grossi guaiper l'ambiente.L'agricoltura biologica, oltre che preve-dere l’utilizzo di concimi naturali, si basaanche sulla lotta biologica, che sfrutta“meccanismi” ambientali secondo iquali gli animali fitofagi (che si nutrono didiverse parti di piante coltivate) hannodi fatto nel loro ambiente naturale pre-datori più o meno specifici. Utilizzandoquindi i predatori si riescono a mante-nere sotto controllo le popolazioni deiparassiti e questa cosa è più facilequando si opera all'interno di uno spazioristretto e relativamente chiuso comequello definito da una serra. Ricordia-moci però che la serra non è semprechiusa e gli scambi con l'ambienteesterno attraverso le varie aperturesono comunque garantiti. Nelle serre, mosche bianche, afidi edaltri piccoli insetti possono trovare ciboin abbondanza e riprodursi indisturbatie la lotta biologica all'interno è facilitatae dà ottimi risultati. Oltre ad alcuni insetti neurotteri, comele crisope, i principali predatori di afidisono le coccinelle, sia durante il loro sta-dio larvale che in quello adulto. La coc-cinella dai sette punti è stata portata adesempio come “paladino” della lotta bio-logica, quando questa lotta era ai pri-mordi, e ciò sembrava proprio la veraciliegina sulla torta. Un nostro animaleselvatico utilizzato nella lotta contro i pa-rassiti delle piante: meglio di così!Se non che oggi nelle nostre campagnee spesso nelle nostre case, perché laspecie di cui parleremo ha pure l'abitu-

dine di intrufolarsi all'interno delle abi-tazioni prediligendo gli interstizi delle fi-nestre, troviamo una strana coccinella.Osservandola bene si nota che è piùgrande delle “nostre” e la sua livreavaria, presentando colori e punteggia-ture diverse, o anche assenza di pun-teggiatura sulle elitre (le strutture checoprono le ali funzionali). Si distinguedalle coccinelle indigene perché sul to-race mostra una disposizione partico-lare di macchie, di solito nere, maanche marrone chiaro su sfondo bian-castro.

Si chiama coccinella arlecchino, questanuova coccinella, ed è originaria del-l'Asia. E' una grande divoratrice di afidied è estremamente prolifica. Basta in-fatti che un raggio di sole scaldi le gior-nate anche a tardo inverno perchéinizino gli accoppiamenti. Con questeprerogative non è difficile diventare unavera e propria specie infestante e neipaesi del nord Italia ha già realizzato in-vasioni autunnali, sembra causate datemperature elevate che hanno stimo-lato l'aggregazione di un gran numerodi esemplari. Al sud invece qualche mi-sterioso motivo limita il propagarsi di

questa specie di coleottero. Il problemadelle sue maggiori dimensioni e del-l'elevata capacità riproduttiva rendequesta coccinella in grado di “spode-stare” le coccinelle nostrane, compe-tendo con loro per le fonti di cibo e inqualche caso anche mangiandosele. Lacoccinella arlecchino è in grado di pre-dare anche uova e larve di molti insettied in particolare delle utili crisope, man-giatrici a loro volta di afidi. Secondo al-cuni sembra sia addirittura capace dimordere l’uomo, pur senza gravi con-seguenze. Anche se passa quasi inosservata, lapresenza di questi insetti è divenuta unvero e proprio problema ambientale,ormai impossibile da sanare. Oggi i ri-venditori hanno sospeso la vendita diqueste coccinelle, tuttavia non per il ri-spetto dell'ambiente, ma solo per il mo-tivo che, se disturbate, le “arlecchino”producono un liquido puzzolente e tos-sico a base di isopropilmetossipirazina.Infatti, nonostante il danno ambientalevenga ignorato, esiste un grosso dannoeconomico causato da questi insetti,che si rifugiano nei vigneti ed essendopiccoli finiscono per essere schiacciaticon i grappoli, rendendo il vino disgu-

stoso ed inutilizzabile. Sembra che al-cuni estratti di piante, come quello diNepeta cataria, agiscano da repellenteper le coccinelle, ma se anche se il si-stema funzionasse, il danno economicopermarrebbe. Una vera lezione dallanatura, che non ricade tuttavia, se nonper le mancate vendite, sui produttoridi insetti! Per la lotta biologica vieneanche utilizzato un piccolo coccinellideaustraliano, Cryptolaemus montrou-zieri, certamente mendo diffuso dellacoccinella arlecchino, ma comunqueormai sfuggito dalle aree di coltivazioneed inserito più o meno stabilmente nel-l'ambiente. Si tratta di un predatore cheattacca principalmente cocciniglie edafidi anche se, essendo polifago, po-trebbe attaccare altri piccoli insetti. Lesue piccole dimensioni e la non ecces-siva diffusione sembrano renderlomeno insidioso per l'ambiente rispettoalla specie precedente.Resta comunque da considerare la pe-ricolosità dell'introduzione sul territoriodi specie esotiche, non controllabili unavolta sfuggite dall'area di coltivazionedelle piante da proteggere. Pericolositàche sembra essere sottovalutata dagliorgani competenti alla salvaguardiadella natura, visto che questi animalivengono commercializzati e venduti piùo meno liberamente, senza curarsi delloro impatto sull'ambiente. La “lotta bio-logica” non può prescindere dall'utilizzodi predatori, ma questi devono essereindividuati tra le specie locali e quindi ca-paci di “dissolversi” nell'ambiente unavolta terminato il loro ruolo. Oggi peresempio in commercio si trova la coc-cinella Adalia bipunctata o il neurotteroChrysopa carnea, ottimi predatori diafidi e insetti nostrani a impatto quasinullo, nonché buoni esempi di una “lottabiologica” compatibile.

Un bel “regalo” dell’agricoltura biologicaINSETTI

Una piccola coccinella ed un altro suo simile hanno già invaso il nostro territorio

La coccinella dai sette punti, una specie ap-partenente alla nostra fauna selvatica. (fotoA. Viotto)

I diversi esemplari della coccinella arlecchino(Harmonia axyridis) presentano livree estre-mamente differenti. Il nome volgare dell'in-setto dipende proprio da questa caratteristicadella specie.

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

NATURAdi Giorgio MASSA

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Page 13: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

Opera realizzata per lo sviluppocittadino esclusivamente con

fondi del bilancio comunale. Que-sto il testo ormai pressochè illeg-gibile della piccola lapide inmarmo applicata al pilastro cen-trale del sottopasso di Via Libertàche interrompe il rilevato ferro-viario, autentica soffocante bar-riera che racchiude il nostrocentro cittadino. Sembra quasi incredibile che sino acinquant'anni addietro questa, che èla più trafficata via del nucleo urbano,sia stata segmento stradale secon-dario che terminava, all'incrocio conCorso Roma, contro le recinzioni dialcuni campi coltivati. "Corso Principe di Piemonte" fu lasua denominazione ante-guerra e selo affiancavano alcune costruzioni si-gnificative, non pochi erano gli spazi

utilizzati ad orto ed i cortili legati al-l'attività di aziende artigianali ivi ope-ranti. Da noi ragazzi la strada veniva a volteutilizzata per prendere a calci quellamorbida, bianchissima palla digomma che, al termine di una labo-riosa colletta, si poteva acquistare daCoppola e che doveva sfidare il ri-schio d'infilzarsi nel filo spinato o divenir sequestrata, spesso solo tem-poraneamente, dalla guardia chesimpaticamente chiamavamo " pê-dusi" (piedi dolci). Un angolo di paese che il "boom" edi-lizio degli anni Cinquanta impose ditrasformare sollecitamente. Doponon semplici accordi con le FF.SS.poichè i lavori avrebbero determi-nato rallentamenti dei treni e graziea fruttuose trattative coi proprietaridei terreni necessari al collegamento

con la Via Mameli in fregio allo Sta-dio Macera, si stanziarono oltre 50milioni in 5 esercizi finanziari, utiliz-zando unicamente risorse di bilancio.Così, una sera di fine febbraio 1959,il Presidente della Provincia GiovanniMaggio affiancato dal sindaco Ri-naldo Turpini, tagliava il nastro inau-gurale e il nuovo sottopassaggiopoteva spalancare le sue ampie ar-cate in grado di permettere il tran-sito anche a mezzi di notevoleingombro. Da questa breccia Rapallo, valicato

ogni ostacolo, dilagava in quella cheera la periferia agreste distesa versole frazioni. Poi, il 15 dicembre 1965, inizieràl'esercizio del tronco autostradaleRapallo-Recco anticipo della "A12",ed il baricentro del movimento vei-colare si sposterà decisamente da eper Sant'Anna. Un'opera, dunque, diessenziale rilievo e che implicita-mente indica la necessità di altre so-luzioni per la problematica situazioneche il quadro viario rapallese tuttoradenuncia.

Il sottopasso di via della Libertà

MEMORIE

La famiglia Ciana ha contribuito peroltre un secolo a fare conoscere il

Tigullio nel mondo e quindi va inserita apieno titolo nella “Gens Ligure”.Farò qui una breve storia di come si svi-luppò questa famiglia: verso la fine del-l’Ottocento, Gaudenzio Ciana, giàalbergatore nella natia Orta San Giulio,approdò a Santa Margherita Ligure,dove iniziò una vera e propria dinastia dialbergatori. Prese in affitto l’albergo Me-tropole che gestì negli anni che furonopoi definiti della Belle Epoque e, grazie allasua ospitalità ed alla sua competenza,seppe farsi una clientela che è rimastafedele nelle generazioni prima a quell’al-bergo e poi agli altri della famiglia CianaI figli di Gaudenzio, Giovanni e Alberto, allascuola del padre, furono degli ottimi al-bergatori e fu la vedova di Giovanni, An-gela, che potè acquistare il Metropolementre Alberto costruì l’albergo “Conti-nentale” in una splendida posizione do-minante il porto di Santa Margherita convista di tutta la costa fino a Portofino.Questo albergo, a quell’epoca, era an-

cora in comune di Rapallo ed entrò a fareparte di Santa Margherita quando, condecreto Reale del 10 agosto 1928, fufatta la revisione dei confini che permisea Santa Margherita di avere nel suo ter-ritorio la stessa Stazione Ferroviaria“Santa Margherita Ligure-Portofino”.Nel 1911 fu acquistato da Alberto unaltro albergo, denominato “Regina Elena”perchè la ex proprietaria, nel 1905,aveva ottenuto dal Ministero della RealCasa il privilegio di chiamarlo così dalnome di Elena di Montenegro, che avevasposato Vittorio Emanuele III, Re d’Italia.Nei bellissimi locali dell’Albergo Conti-nentale, dalla fine del secolo XIX ai nostrigiorni, soggiornarono ospiti illustri come,ad esempio la moglie di Richard Wagnercon il figlio Sigfrido Nei diversi alberghidella famiglia Ciana svernarono le fami-glie dei granduchi russi e tedeschi che,dalle loro fredde contrade vi portavano,prima della Prima Guerra Mondiale, leloro mogli e figli con rispettivo entouragedi servitori e istitutori per godere il climamite della nostra Liguria

All’albergo Regina Elena soggiornò alungo all’inizio degli anni 30 del XX secolomister Gerald Istel, l’aiutante inglese diGuglielmo Marcono che, a bordo del pan-filo “Elettra”, ormeggiato nel porto diSanta Margherita, conduceva esperi-menti che avrebbero portato alla inven-zione del telegrafo senza fili: la radio. Nel periodo della Grande Guerra l’al-bergo “Regina Elena” fu utilizzato peraccoglier gli sfollati veneti dopo la riti-rata di Caporetto mentre nei primi annidella Seconda Guerra Mondiale l’hotelContinentale ospito l’ “Istituto Arecco”che era sfollato a Santa Margherita daGenovaDopo l’8 settembre 1943 gli alberghidei Ciana furono requisiti dai tedeschiche ne fecero Quartier Generale e,dopo la Liberazione, vi presero stanzale truppe di occupazione inglesi, ameri-cane ed australiane.Dopo la guerra per un breve periodo l’al-bergo “Regina Elena” cambiò la sua de-nominazione in Hotel Regina conl’aggiunta di Ciana ma, successivamenteriprese il nome originale.In tempi più recenti il direttore d’orche-stra Victor De Sabata soggiornò primaall’hotel Metropole , successivamente,al Regina Elena dove fu curato dal dot-tor Ettorer Alberti di Santa Margheritaprima di venire ricoverato alla “Villa At-

tilia” dove morì.Nel 1985 la famiglia Ciana decise di ri-strutturare l’albergo “Laurin” in una po-sizione centralissima di SantaMargherita sotto l’antico castello.Agli inizi del XXI secolo un albergo 5 stellesul lungomare di Rapallo lo “Astoria” èstato preso da uno dei discendenti diGaudenzio Ciana, il fondatore della dina-stia, ricordato all’inizio.I Ciana hanno dunque proseguito e pro-seguono egregiamente la tradizione al-berghiera dei loro avi.Gaudenzio Ciana, figlio di Giovanni, nipotedel fondatore è stato per quarant’annipresidente della “Associazione degli Al-bergatori di Santa Margherita e Porto-fino”, carica poi ricoperta dal figlioGiovanni.In tempi più recenti il direttore d’orche-stra Victor De Sabata soggiornò primaall’hotel Metropole e successivamenteal “Regina Elena” dove fu curato dal dot-tor Ettore Alberti di Santa Margheritaprima di venir ricoverato alla “Villa Atti-lia” dove morì. Nel periodo della GrandeGuerra l’albergo “Regina Elena” fu uti-lizzato per accogliere gli sfollati venetidopo la ritirata di Caporetto mentre neiprimi anni della Seconda Guerra Mon-diale l’hotel Continentale ospitò l’”Isti-tuto Arecco” che da Genova era sfollatoa Santa Margherita.

La Famiglia CianaGENS LIGURE

Una grande dinastia di albergatori

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

STORIA LOCALEdi Pier Luigi BENATTI

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

GENTE DI LIGURIAdi Alfredo BERTOLLO

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Page 14: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

Il ricordo corre agli anni Cin-quanta/Sessanta, quando, du-

rante la stagione estiva, venivanoorganizzati nel nostro Levantevari Tornei di calcio.I più seguiti e ritenuti importanti daicalciatori erano la “Coppa Città diRapallo” e il Trofeo Biennale “Cittàdi Chiavari”, dove si confrontavano imigliori giocatori di IV divisione ePromozione.In questi tornei, come da regola-mento della Federazione ItalianaGioco Calcio - sede di Chiavari, ve-niva data la possibilità alle societàpartecipanti di tesserare, a torneoin corso, qualche ottimo elementoper le squadre che ambivano allavittoria finale.Questi singoli incontri, che si dispu-tavano in notturna, erano seguitisempre da numerosissimo pub-blico che, con grande calore e fol-clore, che nulla aveva da invidiare altifo dei campionati maggiori, inci-tava le varie squadre che solita-mente rappresentavano bar,stabilimenti balneari, pizzerie, car-rozzerie ed esercizi commerciali.

Bar Canessa - Bagni Vittoria 2 - 0SPORT

Ricordi della Coppa “Città di Rapallo”, torneo calcistico in notturna svoltosi nel giugno 1967

Coppa “Città di Rapallo” - Torneo in notturna - Giugno 1967

Il signor Angelo Canessa, titolaredellʼomonimo bar (attuale panino-teca G.B., via della Libertà 53-55),mostra con gioia, ad avvenuta pre-miazione, tutte le coppe assegnatealla sua fortissima squadra, vincitricedel Torneo “Città di Rapallo”

BAR CANESSA - BAGNI VITTORIA 2 - 0Da sinistra in alto: Angelo “Giulo” Canessa - Renato Massone - Adriano Sturla - ItaloRebecchi - Guglielmo “Mino” Balloni - Anselmo “Mino” Millesimo - Giuliano Tassara- Mario “Marò” Ravera - un giovanissmo sostenitore;fila di centro da sinistra: Marco Rebecchi - Gio Batta Daneri - Elio Zunino - SandroSbuffini;da sinistra in basso: Giuseppe Di Falco - Riccardo Ventura - Antonio Rispo - Sil-vano Rocchi - Piero Ciampolini - Gian Luigi Pietro Biasi - Orazio Aresi - Mario “To-scanino” Del Pasqua - Mattia Verrone

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

COME ERAVAMOdi Bruno MANCINI

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17 marzo 2011:

A tavola con l’Unità d’Italia

Lungomare V.Veneto 20 - Rapallo (Ge)Tel. 0185 230729 - chiuso il lunedìwww.ristorantetavernaazzurra.com

CHIUSO IL LUNEDÌRAPALLO - L.mare Vittorio Veneto, 28

Tel. 0185 50270www.nettunorapallo.it

NETTUNORISTORANTE

PIZZERIA Focaccia al formaggio

L.MARE VITTORIO VENETO, 3016035 RAPALLO - 0185 55775

AntipastoPolpo e patate

PrimiRavioli di pesce

SecondiFritto del GolfoDolce e Caffè

€ 25,00 a personabevande escluse

Festeggiacon noil’unità

d’Italia!

Antipasto all’italianaPolpo, gamberetti,

pomodorini e rucola***

Gnocchi tricolore(pomodoro, mozzarella e basilico)

eFettuccine e carciofi

***Orata alla ligure dei Mille

****Torta Mimosa

(fragola, ananas, kiwi)***

Acqua, vino e coperto€ 25,00

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Page 15: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

17 marzo 2011: A tavola con

l’Unità d’ItaliaPizzata al Profumo di Basilico

Tris di Lasagnette TricoloriJulienne di Pesce Spada

con Pomodori Pachino e RucolaPanna Cotta

con Cream di Fragole e MentaAcqua Minerale

CaffèEuro 30,00 per persona

(vini e alcolici esclusi)

L’UNITÀ D’ITALIA…. A TAVOLAAntipasto

Pescato dei tre mari Primi Piatti

Trittico tricolore:Ravioli con gamberi e zucchine (Toscana)

Spaghetti cacio e pepe (Lazio)Ravioli con barbabietole e mascarpone

(Lombardia)Secondi Piatti

Trancio di pesce spada alla Catanese (Sicilia)Dessert

Pastiera napoletana (Campania)Pinot Grigio Astoria 75cl (Veneto)

AcquaCaffè

€ 30,00 pro pers

17 MARZO SERATA TRICOLOREAntipasto

Insalata di Polpo all'unità di Italia (Polpo - sedano e pomodorini)

PrimoTrofiette verdi bianche e rosse

(Trofie bianche con zucchine - pachino e gamberi)Secondo

Totanetti al Sapore Italico (totani alla griglia con le nostre salsine)

DolcePanna Cotta Tricolore

Euro 30,00 a persona bevande incluse In abbinamento

Pigato "Az. Agricola Paganini"

Bocconcini Vecchio Florio (Sgonfiotti di castagne

in salsa gorgonzola e marsala)Tricolore Garibaldi (Tris)

(tortellacci - gnocchetti rossi - tortellini)

Stufato di lepre alla CavourSemifreddo dei Mille (all'arancio)

Caffèa scelta Vino Lambrusco (terre Verdiane)

o Bianco di Custoza € 30,00 a persona

È gradita la prenotazione 16035 Rapallo - Via Zunino, 1-3 Tel. 0185 271636

Menu alla carta

MenùANTIPASTI

polipo con patateacciuga al limone

coloche (frittella di pesce spada e gamberi)gamberi steccati e fritti

tonno fumee con le mele

PRIMO PIATTO gnocchetti neri in salsa

di gamberi sgusciati e piselli

SECONDO PIATTOpesce al forno cotto alla ligure

con patate olive e pinoliacqua vino caffè

euro 30

VIA LANGANO, 32 (PORTO CARLO RIVA) 16035 Rapallo (Ge)

www.ristoranteluca.it - [email protected] Tel. 0185 60323 Cell. 348 3135005

Chiuso il martedì

VIA CAIROLI 20 16035 RAPALLO (GE)TEL. E FAX: +39-0185-50053

[email protected]

RISTORANTE PIZZERIA

Pesce e frutti di marewww.bellanapolirapallo.it

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LUNGOMARE V. VENETO, 25 RAPALLO0185 57480 - fax 0185 238566 - 327 5971636

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Per l’occasione il locale sarà festosamente addobbato con il tricolore italiano

Via P.Zunino 29 - 16035 Rapallo (Ge)www.officinadelgustorapallo.com

Tel.fax 0185 56707

Per lʼoccasione PIZZA TRICOLORE

RISTORANTE

LUCA

Corso Colombo, 2616035 RAPALLOTel. 0185.56683

Trattoria a Rapallo dal1 9 6 3

da Mario

Tris Tricolore (Risotto alla parmigiana, trofie col pesto,

taglierini al pomodoro di Pachino)

Pescato del giorno al fornocon il suo contorno

Dessert del Tricolore

Acqua, vino, caffè

€ 30,00

Piazza Garibaldi, 23 16035 Rapallo (GE) tel. 018551736

chiuso il mercoledì[email protected]

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Page 17: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

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Page 18: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

Nell’ambito delle iniziative dedicate al150° anniversario dell’Unità d’Italia,

si è appena conclusa al Museo del Risor-gimento di Genova la mostra itinerante de-dicata all’esposizione de “Il Bacio” di Fran-cesco Hayez. Dipinto carico di enfasi amo-rosa, icona del Romanticismo per il tema se-ducente rappresentato, il poetico momentodell’incontro fra un uomo ed una donna.Ma il significato che Francesco Hayez ha vo-luto dare all’opera è ben più profondo, e negiustifica la presenza nella casa di GiuseppeMazzini, che ben conosceva e stimava l’ar-tista e lo indicava come “il capo della scuoladi pittura storica che il pensiero nazionalereclamava in Italia”; infatti l’opera che di-venne ben presto simbolo delle lotte risor-gimentali e dell’idea comune di nazione e dilibertà che si andava consolidando nelpaese unificato. L’artista, con quest’opera,intese tributare un orgoglioso omaggio al-l’appena raggiunta Unità d’Italia grazie allarappresentazione del tricolore nelle vesti deidue amanti: il verde ed il rosso negli abiti ma-schili, il bianco in quelli della protagonistafemminile.Dell’opera si conoscono diverse versioni. La

più nota è proprio è quella tuttora conser-vata alla Pinacoteca di Brera. Un’altra ver-sione è quella che è stata proposta inmostra, custodita dall’artista per diversianni, fu presentata all’Esposizione univer-sale di Parigi del 1867. Dopo un periodo dioblio l’opera è ricomparve in America, in col-lezione privata e attualmente è conservatanel Museo Storico del Castello di Miramarea Trieste. Le due versioni principali, quella diBrera datata 1859 e quella esibita in mo-stra del 1861 presentano differenti riferi-menti, strettamente legati all’evoluzionepolitica dell’epopea risorgimentale, verso laconquista dell’Unificazione nazionale.Di rilievo l’inserto del panno bianco, un velocaduto, che rappresenta una novità ac-canto alla scelta di un verde acceso per il ri-svolto interno del mantello dell’uomo, piùsmorzato nella versione di Brera. Il bianco– che nella scena di Brera era affidato soloalle maniche della donna – con il verde, ilrosso della calzamaglia dell’uomo e la vesteazzurra, incrociati, sono i colori che vanno acomporre le bandiere delle due nazioni so-relle, Italia e Francia, la cui alleanza avevareso possibile la vittoria contro gli Asburgo.

Ma è la versione del 1861, quella che vieneproposta nella mostra genovese, a rappre-sentare il raggiungimento dell’ideale unita-rio. Con l’impresa dei Mille l’Italia avevadimostrato di poter fare a meno della Fran-cia. Viene quindi tralasciato il riferimento al-l’azzurro dell’abito femminile, ora una sericaveste bianca, per lasciar posto ai soli coloridel vessillo del neonato Regno d’Italia.Il duplice significato, sentimentale e politico,della tela dipinta da Francesco Hayez trovacosì nel Museo del Risorgimento di Genova,uno dei centri più importanti per lo studiodel movimento repubblicano e democraticoispirato da Mazzini, la cornice ideale per in-

vitare ad un momento di riflessione e di con-fronto sulla nostra storia unitaria e sul diffi-cile percorso di integrazione nazionale.

Il Bacio. Un capolavoro per l’ItaliaRISORGIMENTO

Così Giuseppe Mazzini definì l’arte del pittore Francesco Hayez: “Il capo dellascuola di pittura storica che il pensiero nazionale reclamava in italia”

Autoritratto di Francesco Hayez a 69 anni(1860)

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Museo del Risorgimento - Istituto MazzinianoNel museo, sono rappresentate non soltanto le glorie dei vincitori (Cavour e gli ar-tefici dell’azione monarchica e liberale), ma soprattutto le lotte degli sconfitti, gliesponenti del movimento democratico e repubblicano, di cui Genova fu il centropropulsore, primo fra tutti Mazzini e con lui i protagonisti dei moti della Giovine Ita-lia e della Repubblica Romana, il Garibaldi di Teano, Mentana e Aspromonte; e fattimeno noti, quali l’insurrezione di Genova del 1849, quando emersero violente-mente i contrasti che dividevano i liguri dai piemontesi. Tra i documenti conservatiil più prezioso è senza dubbio il manoscritto recante la prima stesura autografa del-l’inno Fratelli d’Italia di Goffredo Mameli – il nostro inno nazionale –, che sulle notedi Michele Novaro, fu cantato a Genova il 10 dicembre 1847, in quella che è ri-cordata come la prima manifestazione pubblica del Risorgimento italiano. Accantoad esso numerose le testimonianze relative alla figura di Giuseppe Mazzini, delquale sono rappresentati anche gli aspetti meno noti, quali la passione per la mu-sica, testimoniata non soltanto dai suoi scritti, ma anche dalla sua chitarra, suonataancora oggi in particolari ricorrenze.

Referenze Bibbliografiche:Museo del Risorgimento di Genova

Il Bacio (1861) - Olio su tela 110x88 – Museo Storico Castello Miramare, Trieste

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

ARTEdi Claudio MOLFINO [email protected]

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Page 19: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

Si chiama così dal 1817. Nel il mondodi lingua anglosassone è chiamata fa-

miliarmente “Down under “ traducibile in“Laggiù in fondo”. Un australiano sarà un“Aussie”e parlerà con un accento che gli in-glesi definiscono “Strine”. La lingua parlata,popolarmente, è infatti l’inglese con un forteaccento “Cockney”- quell’accento chesuona, sempre popolarmente, a Londra. Dadove provennero tutti i primi abitanti immi-grati (forzatamente…..) nel Paese.Colonizzata dagli Inglesi nel XVII secolo,James Cook nel 1770 la dichiarò parte delRegno Unito e divenne – sino al 1821– unaColonia Penale inglese (reclusorio come Al-catraz o La Cayenne, per capirci). Indipen-dente dal 1901 come MonarchiaIstituzionale, sempre parte del Regno Unito.Nel 1999, dopo un referendum,si trasformòin Repubblica però rimase alla Regina d’In-ghilterra il potere d’opposizione, anche sepraticamente solo nominale. La prima moneta fu la Sterlina Australiananel 1911(con l’effige di Re Giorgio V)emessa dalla Banca del New South Wales –dove sono Sydney e la Botany Bay e Cookfece il primo sbarco. E’ notevole osservareche furono nominati esperti responsabilidella operazione, stampa ed emissione delnuovo numerario(banconote) ex detenutiche in Patria avevano subìto condanne edestradizione per emissione, spaccio e traf-fico illegale di valuta. La trovo una grandeprova di pragmatismo positivo. Infatti,debi-tamente sorvegliati, era impossibile tro-varne di più esperti……Fu il GovernatoreMcQuarie nel 1821 a “bonificare”, grazian-doli, tuttii “detenuti”. La cultura locale - aborigena (kardiya, pi-ranpa) è una delle più antiche del pianeta(40.000 anni ?). La loro religione è la “Na-tura”. Terra, acqua sole, vento ed ogni altramanifestazione della natura è per loro unadiretta espressione religiosa senza inter-pretazioni figurate. Personalmente trovotanta similitudine con la mitologia greca an-tica, A parte ovviamente l’antropomorfismo,il dio del vento, Eolo – il dio del mare,Nettunoe così via.Un cenno sull’arte aborigena. Scultura sulegno o su roccia ma forse la più interes-sante è quella sulla corteccia , fissata consucco di orchidea (hai capito?.....). La pitturalogicamente primordiale è spesso basatasullo spruzzare i colori con la bocca.Musica locale. Logicamente forte influenzamaori. Percussioni e ritmi. Anche lo”hard”e”progressive” rock sono sempre influenzatiin qualche modo dalla musica primitiva,maori ed altre Istintive. Affermo, per esem-pio: gli AC / DC sono parenti stretti di quellamusica. Ricordiamo che la musica più at-tuale, giovane, moderna ha da sempre in Au-stralia una presenza straordinaria. KillyMinogue (di Melbourne) – BeeGees –HollyValance – i Karivool Olivia Newton John, con-tro ogni possibile obiezione citiamo i PinkFloyd e “The Wall”.Anche la fauna ha una spiccata identità lo-

cale. Brevemente : canguri, coccodrilli, koala,emu, djingo (cani selvatici molto aggressivi,veri epitomi dei lupi) cammelli (importati edal momento un problema perché sono econtinuano a moltiplicarsi). Oltre natural-mente a tutti gli altri animali più o meno do-mestici che esistono in tutto il mondo.Per i nativi non esisteva la proprietà perso-nale. Il creato apparteneva a tutti gli esseri vi-venti sulla terra con il diritto di vivere ognunonel territorio che curava e proteggeva datutte le calamità. Agli “inglesi locali” nonparve vero di adeguarsi a quella “legge li-bera proprietà”. Anni di prevedibili ed inevi-tabili soprusi (aborigeni in allora oltre 1milione – ora circa 500.000) anche se glioccupanti tennero in maggioranza compor-tamenti accettabili. Solo nel 1967, dopo re-ferendum, fu sancito il diritto di voto e lalegittimità della proprietà individuale. In-somma, fu riconosciuto un “Diritto di usuca-pione” maturato in diversi millenni…….. L’Australia è un’immensa isola nel mare enel sole. Anche l’Africa ed il Sud Americasono grandi isole ma solo l’Australia dà l’im-pressione di isolamento nello spazio. Unaltro pianeta……. Ab origine, proprio un isolaper natura, cultura, regole sociali. I primitiviafricani sono più vicini agli agli occidentali,non solo geograficamente, di quanto lo sianogli aborigeni australiani. La scultura afrieanaprimitiva, che è una una sintesi della comu-nicativa istintiva umana, è più concreta edantropomorfa della primitiva australe. Su-perficialmente pare un’osservazione ovvia,viste le distanze geografiche ed ambientali,ma riflettendoci lo è molto meno. Perché,proprio ab originem, chissà come sono com-parsi in tutto il globo, su scala universale contempi e distanze incalcolabili, questi “umani”così diversi, più interiormente che fisica-mente. Fede o scienza ? Entrambe ?Le Alpi Australi sono poco conosciute ancheperché non sono imponenti. L’altezza mediaè 1500 mt. La più alta è Mount Kosciuszko- 2600 mt. Il deserto ed Ayer Rock – Ulurusono ormai - conosciutissimi in tutto ilmondo e le immagini presenti ovunque. Un punto che mi sembra interessante è chel’Australia è quasi autosufficiente per l’ener-gia anche perché, oltre alle importanti ri-serve minerarie, ha innumerevoliabbondanti corsi d’acqua ed un gran nu-mero di dighe ed impianti di produzioneenergia oltreché te di fornitura civile ed irri-gazione. Non è molto conosciuto il fatto chequesto Paese è il maggior produttore mon-diale di uranio e diamanti.La rete ferroviaria, in proporzione alle di-mensioni del Paese, è poco diffusa. I colle-gamenti aerei invece sono eccezionali e lestrade ottime. Con guida inglese,a sini-stra,naturalmente. C’è un senso delle di-stanze che per gli Europei (specialmente noiitaliani….) è incredibile abituati come siamoa vivere praticamente gomito a gomito, conun centro abitato sempre dietro l’angolo…Da un punto di vista operativo è da notareche oltre ai modernissimi porti di Sydney,

Melbourne, Brisbane ci sono scalicommerciali che, permettono unaoperatività eccezionale. Su una popolazione di circa 20 mi-lioni di abitanti 40 % di australiani, compresi gli aborigeni - 35 % diinglesi / scozzesi / irlandesi – 5 %di italiani. Il resto comprende tuttele etnie del globo inclusi europei,ci-nesi, indiani, russi, pakistani. Etc.Non è una popolazione con pro-rompenti impulsi religiosi , le stati-stiche (non so quanto accurate)circa 35 % di Cattolici – 30 %Chiesa Anglicana – 10 % altre reli-gioni ed un residuo 20 % di atei,compresi gli aborigeni. Mi paremolto interessante un dato : glioltre 65 anni di età sono solo circaun 15 %, la maggioranza di origineitaliana.Attorno alle grandi città ci sono boschi e fo-reste. Specialmente a Melbourne dovemolte case hanno come giardino pratica-mente un bosco. Una curiosità. Il giardino /bosco dietro la casa è frequentato da ani-mali selvatici , specialmente piccoli canguri,ai quali si lascia cibo e bevande. I canguri sibevono il the dal recipiente che si portanoalla bocca con le loro“manine” in un gestosuggestivo e simpaticissimo.

Riflessione personale. Gli australiani, sonomolto aperti disponibili e ricettivi. Parecchioin comune con noi italiani. Sono però anchefortemente puntuali e scrupolosi (quasi…maniaci) assai precisi e concentrati. Quiconfesso che faccio un po’ fatica ad asso-ciarli al nostro “modus vivendi”. Però ancheloro sono molto vivaci, attivi e pronti a par-tecipare a ciò che è bello ed entusiasmarsi.Solari come noi, ecco. Ed allora,in fin deiconti, via al gemellaggio……….

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“La musica è una legge morale: essa dàun’anima all’universo,le ali al pensiero, uno slancio all’immagi-nazione,un fascino alla tristezza, un impulso allagaiezza,e la vita a tutte le cose.Essa è l’essenza dell’ordine ed eleva ciòche è buono, giusto e bello,di cui essa è la forma invisibile,ma tuttavia splendente, appassionata edeterna.”Platone, 400 a.C. (dai Dialoghi)

Mercoledì 5 gennaio 2011, con inizio alleore 17, al teatro della Parrocchia di Zoa-gli, si è svolto il tradizionale concerto or-ganizzato dalla scuola di musica direttadal Maestro Giuliano Palmieri.Il nutrito programma è stato aperto dalbrano natalizio “Jingle Bell” dei piccoli al-lievi della scuola; sono poi seguiti brani diBach, Beethoven, Kaciaturian, Mozart,Albeniz, momenti di musica di insiemesuonati dagli allievi del corso di chitarra ein finale da tutti i ragazzi.L’appuntamento di Natale è una delle oc-

casioni (insieme ai saggi di fine anno), at-traverso le quali la Scuola si presenta aicittadini e ai genitori allestendo un veroe proprio concerto, fatto di esibizioni piùsemplici, soprattutto di piccoli allievi, finoad arrivare alle sofisticate esibizioni deglistudenti dei corsi avanzati e della classedi esercitazioni orchestrali.Perché è importante la musica?La musica è dovunque: intorno a noi edentro di noi. C’è tanta musica nelmondo che potrebbe colmare ogniistante della nostra vita e ne avanze-rebbe ancora.Non vi è epoca, non vi è paese che nonabbia la sua musica, così come la sua lin-gua. Grazie ad essa tutti gli uomini delmondo, di qualunque nazione siano, uo-mini del passato, del presente, del futuro,possono comunicare fra loro. La suavoce viva ed intatta ci parla in qualsiasimomento di altri uomini e di ciò che li fadiversi e insieme tanto simili a noi.Per tutti la musica ha un messaggio dacomunicare, un messaggio che va diret-tamente all’animo di chi lo riceve, ed è ,tante volte, nelle sue espressioni più

semplici, un messaggio di fraternità, diconsolazione, di gioia.La musica si impara vivendola fisica-mente ed emotivamente, così che essacontribuisca alla nostra crescita indivi-duale. Educare con la musica significa usarequest’arte come mezzo per la socializza-zione, un mezzo che può aiutare a supe-rare particolari situazioni d’egocentrismoe d’emotività, riuscendo a far capire leesigenze del gruppo ed a far imparare adascoltare gli altri e quello che essi pro-pongono.Il fare musica d’insieme ha un grande va-lore: aiuta a capire l’importanza del ri-spetto dell’altro e il significato delconvivere in armonia con il resto delgruppo. Se non c’è cooperazione, se nonc’è ascolto, se non esiste rispetto e col-laborazione, il gruppo di musica d’in-sieme non funziona, è come se ognunoseguisse una partitura diversa eseguitacontemporaneamente, facendone risul-tare il caos più totale. La musica èunione, complicità e rispetto.Cosa vuol dire per me la musica……Provo una grande gioia per molte cose:gioia di sentire che la musica viene fuoridalle mie mani, perché sono capace dileggerla, di interpretarla; gioia di un ar-ricchimento interiore e culturale gran-

dissimo; resto ogni volta stupita di frontead un brano, a quello che è riuscito adesprimere un autore; gioia perché si pe-netra un linguaggio che porta in sé valorialtissimi, anche se non sempre si col-gono in profondità; gioia di trasmetterequalcosa agli altri(anche se è difficile ecosta impegno), di suonare insieme adaltre persone, di ascoltare mio figlio chesuona e che ama la musica come la amoio.Poi soddisfazione, per essere riuscita asuonare bene, ad esprimere (o a cercaredi esprimere) il pensiero musicale del-l’autore e per essere giunta ad un livelloda poter suonare pezzi abbastanza seri edi una certa difficoltà.E poi c’è anche un’altra cosa, singolare ebellissima, che vale anche per uno cheascolta, ma è un po’ diversa per uno chesuona: trovare in certi momenti, nellamusica, “consonanza”, quasi “compren-sione”, a vari stati d’animo, a sentimentiche si hanno dentro. A volte, quandosono triste o delusa oppure sono con-tenta, mi siedo al pianoforte e suona; eriesco allora a ritrovare la pace interioreo ad accrescere la mia felicità.Ecco, questo è forse uno degli aspetti piùbelli dello studio del pianoforte, ma ce nesono altri che sfuggono o non si riesconoad esprimere bene….

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Page 21: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

Le opportunità ai giovani vengono datee noi (mi metto anch’io nella catego-

ria perché non posso estraniarmi total-mente!) dobbiamo saperle cogliere.L’impegno nei confronti del mondo giova-nile in questo mese è stato dimostrato davarie associazioni ed enti. Si inizia con l’occasione del CARNEVALE,in cui la Pro Loco Capitaneato di Rapallo,l’Associazione RapallOOnia, l’istituto perl’ambiente e l’educazione Scholé Futuroonlus e l’ASCOM di Rapallo e Zoagli si sonomossi per organizzare più momenti dedi-cati ai giovani. La prima occasione è stata il 18 febbraio,data in cui si è tenuta una conferenza sulcarnevale sostenibile. Carlo Chendi, noto fu-mettista, insieme ad altre personalità,come alcuni rappresentanti di AIMERI e diScholé, ha spiegato, nel saloncino della suc-cursale del Liceo Da Vigo, quale sia il valoredella raccolta differenziata, attuando, adesempio, un progetto di carnevale sosteni-bile. Durante l’incontro si è trattato anchedel valore del fumetto. Questa conferenzaè stata l’apertura di un progetto più ampio,che riguarderà in prima persona i ragazzidel Liceo, ma anche i bambini delle scuoleprimarie di primo grado. Infatti la giornatadell’8 marzo sarà interamente dedicata aloro. Sul lungomare rapallese sarà organizzatoun palio, in cui i bambini delle scuole DellePiane, Pascoli, Marconi, San Benedetto,Emiliani, Gianelline e Antola sfileranno tra-vestiti e avranno la possibilità di festeggiareil carnevale in totale sicurezza e serenità.Fin qui va bene, ma i giovani un po’ più cre-sciutelli, quelli che di solito si lamentano,come saranno coinvolti? Molti magari nonavranno neppure apprezzato il valore dellaconferenza… invece saranno premiatianche loro. Al mattino 50 ragazzi del LiceoClassico - Linguistico G. Da Vigo si occupe-ranno di fare servizio d’ordine e di costi-tuire la squadra Unicef, durante la sfilata.Ma il momento totalmente dedicato a lorosarà quello serale. Sarà organizzata, infatti,una festa in maschera all’interno della pa-lestra della Casa della Gioventù, a cui po-tranno partecipare tutti i giovaniinteressati, prenotandosi e versando unaquota di 3€ ai rappresentanti del Da Vigoe del Liceti - De Ambrosis. La quota rac-colta sarà devoluta, una parte, in benefi-cenza all’Unicef e il rimanente resterà allacomponente studentesca delle scuole or-ganizzatrici. Si tratterà di una serata dan-zante, in cui i ragazzi riceveranno premiofferti da varie attività commerciali territo-riali, oltre ad un premio speciale per la ma-schera più curata e originale femminile emaschile. I ragazzi potranno anche com-

petere in gruppi. Insomma, si tratterà di una serata in cuisaranno loro a dover dimostrare di co-gliere un’occasione di divertimento offertada alcuni enti locali, dandosi da fare inprima persona e divertendosi in compa-gnia.La seconda opportunità offerta ai giovanisarà il TALENT SHOW del Liceo Da Vigo,che si svolgerà nell’ultima settimana dimarzo. Tutti gli alunni ed ex alunni potranno

partecipare, esibendosi in ciò in cui loro ri-tengono di avere una dote. L’iniziativa verrà ampliata anche a quantichiederanno di potersi esibire, pur appar-tenendo ad altre scuole. “Da Vigo’s got ta-lent”, questo il nome dell’iniziativa, è natatotalmente dal comitato studentesco delLiceo Da Vigo ed è in continua evoluzione. Inquesto caso sono i giovani che si sonocreati un’opportunità e cercano di avere ri-sposta dal territorio e dalle associazionipresenti. La competizione sarà sia per sin-goli sia per squadre e sarà suddivisa in 4categorie: canto, ballo, recitazione e altro.

La categoria più curiosa è sicuramente l’ul-tima, infatti gli organizzatori della manife-stazione hanno deciso di dar la possibilità atutti di esibirsi, proponendo il numero chepreferiscono, senza dare restrizioni parti-colari. La manifestazione si svolgerà di mat-tina e ci sarà una giuria composta daragazzi di età diversa e da personalità poli-tiche o sponsor che richiederanno di poteressere presenti. I giovani non verranno pre-miati solo in base alle loro qualità; ci sa-ranno premi per l’originalità delleperformance. L’evento si pone quindi comeuna giornata gioiosa, in cui tutti possanorealmente mettere in scena i loro talenti edivertirsi avendo uno spazio totalmenteloro. Ultima, ma non meno importante, occa-sione in cui i giovani potranno essere pro-tagonisti, sarà la terza edizione diCARTOONS ON THE BAY a Rapallo: dal 7al 10 aprile il nostro golfo ospiterà la 15aedizione di Cartoons on the Bay e del Pul-cinella Awards. Il Paese ospite quest’annosarà il Brasile e il tema conduttore sarannole famiglie. Nuovamente si uniranno il modo

del cartoons, con quello del fumetto, del ci-nema e dei videogiochi. Tutti ambiti che in-teressano molto i ragazzi e che li vedonocoinvolti in prima persona. Quest’anno avrànuovamente un suo ruolo notevole lo sport,con la seconda edizione di Cartoons on theBike, che si terrà il 9 aprile. L’anno scorsoavevano partecipato 240 atleti e oltre10.000 spettatori, quest’anno si auspicain una riuscita maggiore, infatti non si trat-terà solo di ciclismo, bensì la competizioneinizierà come una cronometro a squadree avrà il suo termine in una gara di tria-thlon. I giovani potranno vivere l’emozionedella competizione al fianco di grandi cam-pioni sportivi, di manager e cicloamatori.Le squadre prenderanno i nomi da dei car-toni animati e si cercherà di sensibilizzarei ragazzi a praticare sport, anche tramite ilmondo fantastico dei loro eroi.Quest’anno la primavera arriva accompa-gnata da nuove manifestazioni, per dareuna spinta in più ai giovani sul nostro terri-torio, che non si trovino sulla strada del mu-gugno intrapresa da alcuni loro avi e benconosciuta come caratteristica ligure.

Un mese... tre manifestazioni per i giovaniEVENTI

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PIANETA GIOVANIdi Benedetta MAGRI

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Page 22: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

Come è noto, il nostro tricolore rap-presenta: con il bianco il colore dellemontagne innevate; con il rosso il san-gue dei martiri e degli eroi; con il verdela speranza(che è il colore dei prati).Ilnostro tricolore fu decretato dai Depu-tati di Bologna, Ferrara, Modena eReggio Emilia nel congresso costitu-tivo della Repubblica Cisalpina del 7gennaio 1797, con i colori disposti oriz-zontalmente. Il rosso in alto, il biancoal centro e il verde in basso.Nel corso di quello storico congresso,animato dal patriota socialista Giu-seppe Campagnoli, fu disposto anchel’obbligo di portare, in pubblico, lacoccarda tricolore bene in vista. Taleobbligo venne esteso poi anche aimembri del clero. In caso di inadem-pienza la pena venne fissata in lire 50e, in caso di recidiva, in un giorno dicarcere.Il tricolore assurse allora a simbolo delpopolo, con l’intento di rappresen-tare la lotta per cacciare dal suolo ita-liano il nemico straniero.Memorabile fu l’insurrezione pro-grammata da Ciro Menotti, con lacittà di Modena imbandierata di tri-colori dal 3 febbraio 1831 al 26 mag-gio, giorno della sua impiccagione.Fu in quella occasione che la contessaRosa Testi-Renzoni, colpevole di averconfezionato bandiere su richiestadell’eroico Menotti, venne condan-nata a tre mesi di carcere.Sempre nel 1831 Giuseppe Mazzinifondò la “Giovane Italia”, utiliz-zando come simbolo la bandiera tri-colore che, in un lembo, recava lascritta ” uguaglianza, libertà, uma-nità e, nell’altro, “indipendenza”.E’ da ricordare anche il fatto che, neglianni 1832-33, il tricolore ebbe diverseoccasioni per comparire nel Cilento enelle città di Catania e di Siracusa.Sempre nel meridione, durante i fe-steggiamenti della Santa Patrona diPalermo, il 5 settembre 1848, la statuadi S. Rosalia venne ammantata da unavistosa bandiera tricolore e fu fatta sfi-lare in processione per le vie dellacittà, tra le ali festanti ed entusiaste dinumerosa folla.A Messina, sempre nel 1848, evolven-

dosi la rivolta contro le truppe borbo-niche, un drappello di giovani com-battenti, chiamati “Camiciotti”,stremati dalla lotta corpo a corpo, riu-scirono ad asserragliarsi nel conventodei Benedettini, che fu espugnato edincendiato dai nemici. Così i patrioti,rimasti in sette, piuttosto che arren-dersi si gettarono tutti a capofitto nelpozzo del Monastero senza abbando-nare, neppure all’ultimo istante, il ves-sillo tricolore. I loro nomi sono oggiimmortalati in una grande lapide mar-morea al centro della città dello stretto.Anche Garibaldi, sbarcando a Nizza,di ritorno dall’America, innalzò sul-l’albero maestro della nave “Spe-ranza”la bandiera tricolore, formataper l’occasione da un lenzuolo bianco,dalle giubbe rosse e dalle mostrineverdi dei legionari. Tale evento suscitòvasta eco di entusiasmo, soprattuttofra i Nizzardi accorsi a festeggiare illoro più importante concittadino:l’eroe dei due mondi.Nello svolgimento degli aspri combat-timenti fra le 500 barricate per le viedi Milano, tra il 18 e il 22 marzo 1848,Luigi Torelli (nobile valtellinese di Ti-rano, funzionario del governo au-striaco della città) alla guida di unasquadra di coraggiosi guerriglieriissò la bandiera tricolore sulla gugliapiù alta dell’imponente Duomo diMilano.Fu Carlo Alberto che, nel dichiarareguerra all’Austria, volle inserire lostemma sabaudo al centro dellabanda bianca del tricolore. Allora icolori della bandiera furono dispostiin verticale con il verde vicino al-l’asta. Fu disposto altresì che i fun-zionari di “Pubblica Sicurezza”,nell’esercizio delle loro mansioni, do-vessero indossare la sciarpa tricolore.Nella prima “Guerra di Indipen-denza” gli studenti delle Universitàdi Pisa e di Siena, arruolatisi volon-tari, s’immolarono stringendo inmano il tricolore nella battaglia diCurtatone e Montanara. Il loro eroicosacrificio valse ad ostacolare l’avan-zata austriaca e permise la vittoriadell’armata italiana a Goito. Non si può, a questo punto, celare la

deplorevole ordinanza del Prefetto diPerugina, Raimondo Orsini, con laquale si stabiliva che chiunque fossesorpreso in pubblico con indosso unqualunque nastro, coccarda o fazzo-letto tricolore, sarebbe stato punito conuna pesante ammenda e, in caso di re-cidiva, con la carcerazione.Durante le guerre di “Indipendenza”il tricolore divenne una volta per tutteil simbolo dell’unità d’Italia, accompa-gnato e celebrato in canti popolari: “ labandiera di tre colori è sempre stata la piùbella, noi vogliamo sempre quella, noi vo-gliam la libertà”; ed anche: “Italia bella,fiorente e forte, sorriso eterno di primavera,Iddio l’ha scritto sulla bandiera il nomesanto della libertà”.Nel 1912, in occasione dell’inaugura-zione del tronco ferroviario a crema-gliera (primo in Italia) la città diVolterra fu ammantata di bandiere tri-colori per accogliere il re, Vittorio Ema-nuele III. Manifestini tricolori – e nonbombe- furono lanciati da GabrieleD’Annunzio sulla città di Vienna du-rante la guerra 1915-18, volendo in-neggiare alla pace e alla libertà.Il “Milite Ignoto”, il soldato senzanome, caduto durante il primo con-flitto mondiale, fu avvolto nella ban-diera tricolore e condotto da Aquileiaa Roma, attraversando, durante ilviaggio, stazioni imbandierate, men-tre folle festanti salutavano il passag-gio del convoglio.Giovanni Palatucci, ultimo Questoredi Fiume fu intrepido nell’imporre alGovernatore tedesco, che occupava lacittà, di mantenere issato il tricoloresul Palazzo della Questura. La glo-riosa bandiera fu ammainata soltantoil giorno del suo arresto e deporta-zione a Dacau, ove fu arso vivo pochigiorni prima della liberazione, meri-tando, per questo, la medaglia d’oroalla memoria.Le città di Domodossola, Montefiorino(Mo) e Torriglia (Ge), nel corso dellaguerra 1940-45, una volta liberate dainazifascisti, vennero costituite comerepubbliche autonome dai partigiani esui pinnacoli dei loro edifici pubblicivenne innalzata la bandiera nazionaleepurata dallo stemma sabaudo.

Così anche bandiere d’ispirazione co-munista, garibaldina, monarchica e li-berale furono l’emblema delleformazioni partigiane combattenticontro il tedesco invasore.Un quadratino nero veniva aggiuntosulla bandiera della brigata garibal-dina “Fratelli Cervi”ogni malaugu-rata volta che un compagno cadeva incombattimento.Il 22 dicembre 1947 fu festeggiata lanuova Costituzione Repubblicanadello Stato e fu stabilito, come vessillonazionale, il ”tricolore”.La stessa nave scuola “Amerigo Ve-spucci”, varata il 22 febbraio 1931, tut-tora in servizio presso l’AccademiaNavale di Livorno, ostenta con fieroorgoglio sui suoi pennoni il tricolorearricchito dagli stemmi delle gloriose“Repubbliche Marinare” di Genova,Venezia, Pisa ed Amalfi e lo porta asventolare, sopra al suo ammiratosplendore, in ogni parte e in ogni maredel mondo.Anch’io, già da ragazzo, ho sempreavuto uno sviscerato amore per i trecolori. Un amore che mi ha portato adapprezzare l’Italia e ad impegnarmiper essa, combattendo per la libertà.Ora vorrei, in questa sacra ricorrenza,venisse condiviso, soprattutto daigiovani, il desiderio di vedere la no-stra bandiera portatrice di pace intutto il mondo.

*Mario Canessa, classe 1917,toscano oriundo di Rapallo, giàdirigente generale al Ministerodegli Interni, per i suoi meriti eatti di valore è stato insignito dinumerosissimi riconoscimenti eonorificenze tra cui: grande uffi-ciale al merito della Repubblica,la medaglia d’oro al valor civiledella Presidenza della Repub-blica, la proclamazione di Giustotra le Nazioni da parte dello Statodi Israele, il Grosso d’Oro dellaCittà di Volterra, il premio diSanta Giulia della Diocesi di Li-vorno, la cittadinanza onoraria diRapallo e il Rapallino d’Oro ealtre ancora che non si citano perragioni di spazio.

LA BANDIERA TRICOLOREBandiera della Repubblica Cisalpina

Tricolore adottato da Carlo Albertocome nuova bandiera del Regno

di SardegnaIl tricolore diventa la bandiera

del del Regno dʼItaliaLʼattuale bandiera della Repubblica Italiana

di Mario Canessa *

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Page 23: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

Con l’edizione di questo numero di gior-

nale, che assume una nuova veste tipogra-

fica e cambia il nome della testata con

quello di “Il Mare”, storico e noto perio-

dico di Rapallo fondato nel 1908, conti-

nuiamo la pubblicazione delle memorie

sull’ antica Famiglia De Bernardis, iniziata

sul numero di settembre e proseguita con il

numero di ottobre 2010.

E’ stato riportato che nel 1600 i De Ber-

nardis si notano già tra le famiglie più im-

portanti e facoltose di Santa Margherita,

allora ancora frazione di Rapallo.

Nel 1630 un De Bernardis, di nome Laz-

zaro fu Benedetto, viene sepolto nella

chiesa di S. Agostino di Rapallo, dopo es-

sere vissuto a S. Margherita sino all’età di

quasi 100 anni. Un suo figlio, di nome Be-

nedetto, muore prima di lui lasciando un fi-

glio che, come il nonno, si chiama Lazzaro

e diventa un grande benefattore della

chiesa di S. Margherita, nella quale, alla

sua morte nel 1694, trova sepoltura presso

l’altare della SS. Trinità ove inoltre appare

in un dipinto, in seno al primo patriarca

dell’Antico Testamento Abramo (Molfino,

Garibaldi).Nel 1635 Bartolomeo De Bernardis, com-

merciante di S. Margherita, trovandosi nel

porto di Genova e venendo a sapere che le

reliquie di S. Margherita d’Antiochia stanno

per essere trasportate in Spagna, informa i

suoi concittadini e, con il loro contributo e

quello del marchese Chiavari, fa sì che una

parte di esse vengano acquistate per la par-

rocchia di S. Margherita.

I De Bernardis hanno sempre dei ruoli pri-

mari, con frequenti incarichi civili ed eccle-

siastici. Durante il secolo XVII e XVIII, in S.

Margherita, tra di loro compaiono numerosi

esattori, censori, revisori dei conti, ufficiali

di sanità, denunciatori, padri del comune,

campanari (principalmente delle parrocchie

di S. Margherita, S. Siro e S. Giacomo, ma

anche di Nozarego) e molti agenti (i consi-

glieri di oggi) in rappresentanza dell’una o

l’altra zona del borgo, identificate con le re-

lative parrocchie.

A seguito dell’occupazione francese della Li-

guria, viene modificato l’ordinamento terri-

toriale della cessata Repubblica di Genova

con una legge approvata il 18 aprile e pro-

mulgata il 26 dello stesso mese del 1798.

La vecchia giurisdizione di Rapallo diventa

giurisdizione del Golfo Tigullio e suddivisa

in cantoni, il cui territorio è amministrato

dalle municipalità, ciascuna retta da un pre-

sidente e da un certo numero di coadiutori in

base alle dimensioni demografiche di cia-

scun cantone. Il territorio di S. Margherita è

ripartito nei cantoni di S. Margherita e di S.

Giacomo di Corte. Il primo comprende il ter-

ritorio di S. Margherita – S. Siro – S. Lo-

renzo; il secondo, il territorio di S. Giacomo

– Nozarego – Portofino.

Il 16 luglio 1798 vengono eletti per la prima

volta il presidente e i coadiutori della muni-

cipalità di S. Giacomo e fra questi ultimi

compare subito un certo Giovanni De Ber-

nardis fu Giobatta.

La prima municipalità di S. Margherita viene

eletta due giorni dopo, il 18 luglio 1798, ed

anche tra i coadiutori di questa risulta eletto

un De Bernardis di nome Francesco.

E, dagli inizi del 1800 in poi, i De Bernardis

risultano sempre in entrambe le municipa-

lità, all’inizio come coadiutori, dopo, quando

nel 1805 il presidente viene chiamato

“Maire”, come consiglieri. E non è raro tro-

vare eletti tra questi pure dei De Bernardis

preti.

Nel febbraio del 1810 il Maire o Sindaco di

S. Margherita, al fine di costituire un fondo

per far tornare i coscritti disertori durante la

chiamata alla leva di Napoleone, convoca 16

tra le persone più benestanti del territorio

della municipalità e tra questi vi sono ben tre

De Bernardis: Giovanni, Domizio e Pietro,

ciascuno di famiglia diversa dall’altra.

Il 25 luglio 1811 viene deciso che il Consi-

glio deve essere composto da un Maire, due

aggiunti (gli assessori di oggi) e 20 consi-

glieri e il 25 agosto vengono nominati gli ag-

giunti e i consiglieri mancanti. Un eletto dei

due aggiunti risulta De Bernardis Giuseppe

ed altri tre De Bernardis risultano eletti con-

siglieri.

Nel 1813 i due cantoni di S. Giacomo e S.

Margherita vengono uniti prendendo le de-

nominazione di “Porto Napoleone” e, di con-

seguenza, si uniscono pure le due

municipalità, che vengono rette da un unico

Consiglio composto dal Maire, due aggiunti,

un segretario e 30 consiglieri. Tra i due ag-

giunti figura ancora il De Bernardis Giu-

seppe ed altri De Bernardis risultano far parte

di questo primo nuovo Consiglio. Tale as-

setto amministrativo è però di breve durata

perché, con la caduta di Napoleone, detto or-

gano viene temporaneamente modificato in

Consiglio degli Anziani, nel cui seno, al

posto del Maire, s’insedia un Capo Anziani

mentre gli altri componenti mantengono la

qualifica di consigliere. Tra questi, i De Ber-

nardis non mancano mai.

Nel 1815 Domizio De Bernardis è aggiunto

del Capo Anziano, ovvero vicesindaco, ed

altri De Bernardis sono nel Consiglio e con-

tinuano ad esservi anche negli anni succes-

sivi.

Nel 1818 il Capo degli Anziani viene chia-

mato Sindaco ed i 30 consiglieri vengono di-

visi in ordinari (n. 6 ) e straordinari (n. 24 ).

Un De Bernardis è eletto tra i consiglieri or-

dinari e altri tre tra i consiglieri straordinari.

Nel 1819 Giuseppe De Bernardis è vicesin-

daco e, nel 1821, lo stesso è eletto Sindaco,

carica che ricopre per alcuni anni. Altri vice-

sindaci di Santa Margherita, appartenenti al

casato, li troviamo negli anni 1826-28-29,

così come troviamo che un altro De Bernar-

dis è sindaco nel 1830 e 1831.

Negli anni che seguono e durante tutto il pe-

riodo risorgimentale non manca mai la pre-

senza di questa importante famiglia nel

Consiglio Comunale di S. Margherita.

Continua in un numero successivo

DUE GIORNI A VENEZIASabato 9 e Domenica 10 Aprile 2011

Gita sociale dell’Associazione “Liguri Antighi – I Rapallin”QUOTA DI PARTECIPAZIONE

Euro 85,00 se i partecipanti sono più di 40Supplemento di Euro 10,00 se in numero inferiore

La quota comprende: viaggio in pullman GT, pernottamento in hotel 3*** in camere a due letti,con colazione il mattino del 10, assistenza per le visite in gruppo e sosta a Padova, nel viaggio

di ritorno, per visita alla Basilica di S. Antonio.

Per camere singole (in numero limitato) supplemento di Euro 15,00.Per chi lo desidera, libera scelta, a Venezia, per visite, spostamenti, pranzi e cena.

Chi resta in gruppo può fruire di pranzi, cena e ticket per spostamenti illimitati con vaporetti e bus per 24h e dell’assistenza organizzativa col supplemento di Euro 75,00.

ULTIMI GIORNI PER LE PRENOTAZIONIPer informazioni e prenotazioni tel. 0185/206073 – 328/7137716 – 349/1608127 - 349/3819645

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Associazione Liguri Antighi - I Rapallinwww.liguriantighi.it - [email protected]

Presidenza: tel. 349/3819645 - Segreteria: 0185/206073 - 328/7137716

I De Bernardis: radici a Santa Margheritama rapallin da sempre.

Parte Terza

Bartolomeo CanessaLe foto di Pellerano e Pendola saranno

pubblicate nei prossimi numeri

In occasione del centocinquante-

simo anniversario dell’unità d’Ita-

lia ci sembra doveroso additare ai

lettori tre coraggiosi Rapallini che,

insieme ad altri 155 “pazzi” della

Liguria (così l’ha definiti il Secolo

XIX), hanno seguito volontaria-

mente Garibaldi nell’impresa dei

Mille ed hanno contribuito a darci

una Nazione.

*Bartolomeo Canessa, nato a Rapallo il

14/3/1839, macchinista, residente a Ge-

nova;

*Lorenzo Pellerano, nato a Rapallo il

4/7/1811, facchino, residente a Livorno;

*Giovanni Pendola, nato a Genova il

7/3/1836, ma con genitori originari di S.

Maurizio di Monti, frazione di Rapallo, fa-

legname-mobiliere.

A fronte: La bandiera tricolore descrittada Mario Canessa, cofondatore e Presi-dente Onorario della Associazione

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Rapallo Not Marzo 2011 nuovo:Layout 1 2-03-2011 11:00 Pagina 23

Page 24: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

Riprendiamo il delicato e difficile pro-blema delle riforme di cui la Chiesa

ha assoluta necessità e che vengono oignorate o accantonate da coloro cheavrebbero il dovere di farsene carico edi provvedere senza indugi e e incer-tezze.Azzardo nel dire che alla base delle rimo-stranze e recriminazioni delle autoritàcompetenti, sorrette da parte di fedeli “al-lineati”, c’è il desiderio di “vivere in pace” edi continuare la “routine” di sempre senzacontraccolpi e turbative inutili… Le risposte possibili sono facilmente in-tuibili: “Si è sempre fatto così…” oppure:“Chi ha fede, accetta tutto quanto è statoautorevolmente stabilito…” e ancora: “E’solo l’Autorità che può parlare a ragionveduta….” E altre giustificazione come:“Chi è sottoposto non si permetta di ol-trepassare i propri limiti…” oppure “A unbuon credente non è lecito “scandaliz-zare” facendo rivelazioni che allontananoi fedeli dalla chiesa, ma gli corre l’obbligodi far silenzio a qualunque costo…”. Nonmanca poi la frecciata categorica: “Lachiesa è intoccabile…”Queste ed altre ancora sono le accuse ele lamentele mosse dal ceto “clericale” edai suoi “caudatari”. Da parte mia sento ildovere di ripetere che il mio intendimentonon è di danneggiare la Chiesa (tutt’altro!),ma di incentivare un percorso che si riav-vicini alla via indicata da Cristo, esami-nando se oggi il Suo messaggio contenutonel Vangelo viene vissuto con assolutaumiltà e sincerità.Assicuro che, se quanto vado scrivendonon servirà a nulla e non sarà affatto re-cepito, anzi respinto e sbeffeggiato e ma-gari “ridicolizzato”, la mia coscienzarimarrà serena, essendo consapevole diaver agito a fin di bene, rompendo quei si-lenzi che tanto danno hanno arrecato nelpassato. Ognuno risponderà a Dio, che èverità, e alla propria coscienza che nes-suno può soffocare o calpestare, ma sol-tanto rispettare. Pertanto respingol’accusa di “anticlericale” che - a detta diun parroco - mi sarei meritata per la de-nuncia di certe “nefandezze” e défaillancespresenti nella casta sacerdotale. Sono piùche convinto che “anti-clericale” non è si-nonimo di “anti-ecclesiale”, dal momentoche c’è da parte mia amore per la Chiesadi Cristo. Chi dissente ne ha tutto il diritto,ma si sforzi di correggermi educatamentecon argomentazioni serie, razionali e con-vincenti, lungi da imposizioni e minacce. PROCESSIONI: ESPRESSIONE DI PIETÀ E DI DEVOZIONE?Una riforma da tanti auspicata - comeprecedentemente avevamo accennato -riguarda l’eccessiva teatralità ed este-riorità nelle cerimonie. Non si può nonconvenire che ci sia un’ indubbia carenzadi semplicità e moderazione.

Un esempio indicativo e macroscopicosono le processioni con i famosi “Cristi”(una tradizione soprattutto ligure) tra-sportati dalle braccia di uomini che dannodimostrazione della loro forza e bravura.Sono manifestazioni di vera spiritualità?Bene ha fatto - a nostro giudizio - il VescovoDiocesano a limitare la presenza a nonpiù di tre “Cristi” (forse anche troppi!) perprocessione, allo scopo di evitare il rischiodi una certa teatralità con un non impro-babile effetto “ludico”. Ci fu immediata-mente la reazione sdegnata di non pocheConfraternite sostenute, in taluni casi, dairispettivi Parroci, orgogliosi e “interessati”.Purtroppo esiste una forte e tenace ri-vendicazione di queste vecchie “tradizioni”che, oltre che folkloristiche, sono, pur-troppo, profondamente radicate nella re-ligiosità epidermica di un certo cetopopolare assolutamente refrattario acambiamenti di sorta. Ci permettiamo au-gurare al nostro Vescovo tanto coraggioper procedere oltre e avviare una lenta,ma necessaria correzione di altri abusi einconvenienti che sono indice di fede su-perficiale o poco convinta.COMMISTIONE DI SACRO E PROFANOA questo riguardo posso portare una te-stimonianza diretta e molto eloquente. Inun paese del Piemonte dove si celebra lafesta patronale (mi astengo dal fornire in-dicazioni precise per ovvie ragioni) alla pro-cessione non manca mai la presenzadella banda musicale e di un “Cristo” cheun parroco di una diocesi ligure si fa pre-mura di inviare per incrementare la so-lennità. La cerimonia si conclude nellapiazza del municipio. Dopo il fervorino del-l’arciprete la banda musicale prende asuonare musiche da ballo: tanghi, ma-zurke, valzer con l’esibizione di un balle-rino speciale, “il grande Crocifisso”,sorretto a passo di danza da forzuti e abili“portatori” che gareggiano nel renderepiacevole l’esecuzione. Così il sacro simescola col profano provocando nonscandalo, ma l’applauso dei presenti. Undubbio ci sembra legittimo: quali vantaggine trae la religione? Ogni commento ap-pare superfluo.Esistono altre processioni “bizzarre”. Cisono, ad esempio, quelle che vengono in-terrotte con una prolungata sosta al finedi assistere, insieme all’icona della Ma-donna o della statua del Santo festeggiato,allo spettacolo dei fuochi artificiali, che ven-gono considerati parte integrante (per ta-luni anche essenziale) della devozione. Mirisulta che certi parroci responsabili siadeguano e tacciono per “amor di pace”e per non combattere come Don Chi-sciotte contro i mulini a vento. A scanso diequivoci precisiamo che la nostra criticanon intende mettere in discussione lefeste patronali con le sparate dei fuochiartificiali, che hanno un’indubbia valenza

turistica, ma soltanto sottolineare cheuna loro poco corretta gestione potrebbecompromettere l’aspetto religioso. Chedire poi di quei riti “processionali” impre-gnati di folklore e di superstizione ? Come,ad esempio, quelli che si registrano nelMezzogiorno: processioni interminabilicon uomini e donne che, con il camice eil cappuccio bianco per non essere iden-tificati, si autoflagellano a sangue peronorare la Vergine o il santo Patrono.Sono convinto che non pochi lettori sonoal corrente di queste “strane” forme didevozione e che potrebbero aggiungerealtre interessanti notizie in merito.SOVRAESPOSIZIONE MEDIATICAUn altro rilievo di non poco peso è quellorelativo alla cosiddetta “sovraesposizionemediatica”. E’ vero che la Chiesa (quellache conta) non può rifuggire dall’uso dei“media” e ricorre a tutte le tecnologie in-novative relative alla comunicazione. Forse - mi si è fatto notare - lo fa controppa frequenza tanto da diventare unaabitudine “pastorale”. A prescindere daogni altra considerazione, non ha torto chisostiene che un po’ più di “silenzio media-tico” o le meno frequenti apparizioni “te-levisive” otterrebbero maggior attenzione,ascolto e interesse. Non si può negareche quando gli interventi si moltiplicano, fi-niscono per perdere efficacia e interesse,anche se riguardano problemi quanto mairilevanti.E’ risaputo che l’abitudine smorza l’attra-zione, attenua l’entusiasmo e lo slancio,spegne la passione e l’interesse, comerecita un antico adagio: “Ab adsuetis nonfit passio”. In altri termini: quando suben-tra l’abitudine tutto perde efficacia, anchel’amore più ardente… Molti di noi rammenteranno le apparizionifugaci, ma di grande effetto di GiovanniXXIII o quelle di Paolo VI non molto fre-quenti, ma quanto mai incisive. Forse qual-che lettore non più giovane ricorderà i“radiomessaggi” di Pio XII, che pronun-ciava in occasioni solenni e particolari:erano attesi e seguiti con attenzioneanche da chi non era credente o indiffe-rente in materia religiosa.

Oggi tutto è cambiato: nel corso della set-timana le apparizioni frequenti nei Tele-giornali da parte delle Autorità dellaChiesa (non sto ad elencarle) sono di or-dinaria amministrazione, vale a dire noncostituiscono più un evento straordinario:vengono affiancate e allineate alle altrenotizie giornalistiche e purtroppo per-dono quel peso e quella partecipazioneche meriterebbero. Con tutto ciò, siaben chiaro, non intendiamo sminuire laportata di quanto viene di volta in voltacomunicato.I politici vivono di televisione: vogliono atutti costi ottenere visibilità e consenso.Gli uomini della Chiesa no, non devonofarlo: i loro interventi, se calibrati e sag-giamente dilazionati, sono in grado disuscitare interesse e partecipazione neiconfronti di quei problemi che hannostretta attinenza con il dettato evange-lico.AUTENTICI IMITATORI DI CRISTO?Un altro aspetto deleterio che andrebbecorretto (il condizionale è d’obbligo!) è l’im-borghesimento del clero. Con questo ter-mine si vuole indicare l’appannamento diquello spirito evangelico che compete acoloro che si “dicono” soddisfatti e com-piaciuti di essere “ ministri” di Cristo e cheaffermano di agire in sua vece. Ci sia per-messo aggiungere che questa funzione“sacra” non può e non deve essere solo“apparenza”, ma espressione vera di ser-vizio totale e incondizionato sull’esempiodel Divino Maestro.Purtroppo la verità è un’altra: è in atto untale “rilassamento” che oscura quelle chea parole sono le caratteristiche peculiaridi chi è investito di un incarico così alto.Anche se non si vuole ammettere (il clerogiustifica sempre i propri comporta-menti), è evidente una indubbia fragilitàdella casta sacerdotale, che mette a di-sagio i fedeli più “coriacei”.A questo proposito G. Zizola ricorda cheBenedetto XVI nella visita a Sulmona il 4luglio dello scorso anno ha richiamato aicristiani e specialmente ai preti “il distaccodalle preoccupazioni per le cose - il denaroe il vestito - confidando nella Provvidenza”.

Se Cristo ritornasse... „Perchè la Chiesa perde consensi...‰ (III)

Un imponente e pesante crocifisso, sfarzosamente addobbato, viene sollevato e portato in pro-cessione da robusti membri della Confraternita in ossequio alle inossidabili “tradizioni” locali

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CULTURAdi Domenico PERTUSATI

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Page 25: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

Percorrendo, mesi fa, quel che re-stava di Piazza Chile nell'attesa

del varo del ponte mobile, ho sorpresola mente in balia di svariati pensieri. Ilprimo restituiva un film di Jerry Lewis,intitolato "Non abbassare il ponte alzail fiume", e meditavo che spesso la fan-tasia degli sceneggiatori e' piu' effi-cace di un piano regolatore. Altri, insequenza disordinata, mi riportavanouna Rapallo anni sessanta, appenatratteggiata, con una gran voglia di in-gentilire l’aspetto un po’ provinciale.Ancora un ponte ma solo teorico,breve sospensione tra passato e fu-turo. Forse perché, giusto li a fianco, inquello che ora si chiama Viale Milano,mi avevano sparato. Circa quaran-t'anni fa, a grani di sale, come nei librisu Don Camillo. Non ero sola, con merischiarono la salamoia due compa-gne di scuola, senz'altro le medie, concui ci erava-mo arrischiate a razziarealcune meline verdi da un prato. Gia':dove ora svettano quartieri abitati tin-teggiati in rosa e azzurro, un tempoc'erano gli orti. E quindi le meline verdi,e i proprietari del terreno e delle me-line verdi; nonché di quella doppiettacaricata a sale e – apposta o per for-tuna – dalla mira scarsissima. Bene,

dato che giustificare in casa lo sfregiosalino avrebbe rivelato il tentativo difurto (ohibò!) e i proiettili del contadinosarebbero diventati poca cosa.Rapallo cresceva, si espandeva; il fe-nomeno era iniziato silenziosamente,da anni. Il progresso giungeva furtivo.La nostra prima casa fu in Corso As-sereto, in un condominio enorme co-stituito da tre palazzi, vasi di gerani suibalconi e un portinaio fidatissimo. No-nostante ciò, la matriarca genovese difamiglia storse il naso di fronte aquella sistemazione, definita “di perife-ria”: lontana (sic!) dalla Cattedrale, unazona già adibita a campi da tennis,roba da parvenu. A raccontarlaadesso sembra una battuta, ma solol’avvento del primo supermercatodiede la spallata definitiva alla que-stione: Corso Assereto divenne “cen-tro”. Testimoni a favore, la vicinanzacon l’Ospedale, la stazione ferroviariae quella dei bus; interessava anche ilparco-giochi con trenino (ancora fun-zionante) e il posteggio auto nella stra-dina parallela sul retro. L’insieme di delizie venne offuscato –anzi, allagato – poco dopo, quando iltorrente San Francesco decise diesondare, e lo fece con una certa au-torità.

Ciascuno di noi fissa i propri ricordi, epiù sono distanti più succede, conpochi dettagli basilari, scolpiti in formaindelebile. Per me, l’arrivo di quellamassa d’acqua nelle strade resta le-gato a ciò cui assistemmo, sporgen-doci dal quarto piano rialzato: in primisbanchi e giocattoli del nuovo super-mercato, che galleggiavano trasportatichissà dove. A breve, li seguì la Fiat1200 granluce di mio padre. Grigia coltettuccio bianco, sedili in finta pelle. Ir-rimediabilmente perduta. Accaddero giorni di fango, e vendite cheneanche lo “Sbarazzo” attuale: chi avevasubito danni, cercava di piazzare lamerce a costi di realizzo, e molto feceanche la solidarietà popolare. Noi bimbi,investimmo gran parte delle mancettein “gomme-pane” (qualcuno le ricorda?)semidistrutte o quaderni giusto utili perle “brutte copie”, abitudine dignitosaormai estinta. Poi la vita mi ha separata da lì, in un’al-tra zona, fra altre mura. Ma la casa diCorso Assereto resta una ferita aperta,mi manca sempre, lei e il suo intonacoseppia; ci penso e canticchio la “Good-bye yellow brick road” di Elton John,addio alla strada dai mattoni gialli legataindissolubilmente agli anni della giovi-nezza. Al parco in cui ho esibito i peg-

giori rudimenti di lotta per un giocattolonon condiviso, alla pulsantiera di chia-mata agli interni dove aspettava il primoboyfriend, e una lavanderia con le luci ro-sate e l’odore di trielina, e bar in cui ci sidissetava con un ghiacciolo vincendoneun altro, se solo fosse apparso quel sim-bolo sul bastoncino di legno ripulito.Frattanto, ho saputo che il torrenteSan Francesco da allora borbotta unpo’ ma resta calmo, che il distributoredi benzina si è riconvertito in postimacchina, e il parco-giochi ha svec-chiato qualche elemento ma non de-morde: turnover continuo di nuovibambini, pronti a riempire l’aria di strilliper l’ebbrezza dell’altalena.Ora, se voglio attraversare lì, schiac-cio un bottone rosso: il traffico è in-tenso, arteria portante, non male perun ex quartiere di periferia. Dove unavolta le terrazze del palazzone eranograndi, e i pomeriggi andavano tra-stullandosi con una corda banale, ma-niglie di legno alle estremità. Certo,per ottenere il giusto effetto – unosalta, due girano l’attrezzo – si dovevaessere se non altro in tre. Mai statoun problema, si era in tre anche il po-meriggio dei grani di sale, quello dellemeline verdi. Sempre al plurale, mai soli.

PELANDRONITE

Periferia... a chi? Dai grani di sale al salto della corda

Si sarebbe astenuto - secondo l’articolista-dal cogliere la memoria del luogo, così le-gata a Celestino V, per riproporre la le-zione del “papa del gran rifiuto”, il cuidisegno di riforma della Chiesa era statoaffossato dalla pretesa di sovranità tem-porale avanzata da Bonifacio VIII con labolla “Unam Sanctam”. (cfr. G Zizola,Giorni tempestosi, Rocca, Rivista dellaPro Civitate Christiana di Assisi, n.15 del1 agosto 2010 pag.46). Dopo aver pre-cisato che quell’accenno brevissimo al-l’attaccamento ai denari, al temporalismocasereccio del clero borghese non ca-deva casualmente e non era una cautaesortazione moralistica, lo scrittore fa-ceva riferimento, oltre che allo scandalodella pedofilia del clero, all’emersione di unmale oscuro per così dire strutturale:“Questo male riguardava gli affari immo-biliari di “Propaganda Fide” e, a ridosso, ipozzi finanziari senza fondo dei “Legionaridi Cristo”, la congregazione messicana di-venuta ultrapotente sotto il regno di Gio-vanni Paolo II”.Non procediamo oltre: prendiamo attoche lo stesso Pontefice ha richiesto tra-sparenza per le operazioni delle banchevaticane con un apposito “motu proprio”al fine di non ripetere le esperienze scan-dalose del passato come le disinvolte per-formances finanziarie di Mons. Paul Mar-

cinkus, capo dello IOR coinvolto nell’affareSindona e nelle trame di Licio Gelli (così al-meno si ipotizzava). Marcinkus si sottrassealla giustizia italiana a motivo della sua ap-partenenza ad un altro Stato, quello vati-canoE’ STATO DETTO CHE LA PRATICA RELIGIOSA È IN PICCHIATA“Le cause sono da ricercarsi all’internodella chiesa stessa, nella difficoltà di liberareil cristianesimo dal regime protettivo masoffocante e snaturante della cristianità,nella sua scarsa disponibilità a scendere daitroni, a spogliarsi delle palandrane, dei pri-vilegi e dei titoli pomposi, a uscire dalla pre-tesa dell’autosufficienza… per mettersi inascolto con umiltà….” (G. Zizola, La notte delcattolicesimo italiano, Rocca n.21 del 1 no-vembre 2010 pag. 47).Il fatto che il clero non sia decisamenteorientato in questa “purificazione” trovaogni giorno non pochi riscontri e confermedesolanti.Devo ammettere che con una certa inge-nuità talvolta ho tentato di offrire suggeri-menti a qualche sacerdote al fine dimigliorarne le celebrazioni. Nulla di più inu-tile. Ho chiesto di autocoinvolgersi in de-terminati atti liturgici, ad esempiosostituendo il “Vi benedica Dio Onnipo-tente” con “Ci benedica…” La motivazionesta nel convincimento che Chiesa è il Po-

polo di Dio in cammino (come insegna ilConcilio Vaticano II): pertanto tutti, laici esacerdoti, abbiamo bisogno della benedi-zione divina. La risposta di un sacerdoteabbastanza giovane mi ha lasciato ester-refatto. Ha subito respinto sdegnato il mioinvito, affermando che lui è un “alter Chri-stus” e che con gli altri preti appartiene adun categoria superiore a quella dei sem-plici laici. “Noi siamo al livello di Cristo e voisiete al di sotto”. Purtroppo ho la sensa-zione che si tenti di accantonare in qual-che modo la portata del Concilio VaticanoII con un ritorno nostalgico al clima delConcilio di Trento (Vedasi, ad esempio, lareintroduzione della lingua latina nellaMessa). Con tono pacato feci presente aquel sacerdote che la liturgia non è undogma immodificabile: può essere miglio-rata almeno in taluni aspetti marginali, masignificativi. Questa la sua risposta: “Tuttoquello che la Chiesa stabilisce ed ordinava osservato scrupolosamente. Le dirò dipiù: Io credo al Vangelo solo perché melo dice la Chiesa”. Non aggiungo altro senon che mi sono convinto che con unclero così “sclerotizzato” ogni cambia-mento diventerà impossibile. Sono del pa-rere che la spinta alle riforme debbapartire dal “basso” come accadde aitempi di S. Francesco. Nella piccola chiesadi S. Damiano udì il Crocefisso che gli

chiedeva: “Va’, Francesco, ripara la miachiesa che sta andando in rovina”. Oggi,in una simile grave temperie, c’è qual-cuno disposto ad imitare, non solo a pa-role, il poverello di Assisi?

La Chiesa in grave crisi sta per crollare: S. Francesco riesce a sorreggerla propo-nendo con il suo esempio di vivere una radi-cale riforma secondo la lettera e lo spirito delVangelo (Giotto - Basilica di Assisi)

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AMARCORDdi Silvana GAMBÈRI GALLO

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Page 26: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

“ö Nitto (l ’ätra versciön)“RAPALLIN

”ö Nitto (l ’altra versione)”era partito / senza una lira, / erano già trent’anni / forse anche più . /non era riuscito / a mettere un soldo / in banca / per potersene ungiorno / tornare giù ; / a rivedere la madre / malata e tanto stanca , / ilfratello , la sorella , / la tomba di suo padre , / la marina , Rolecca , / lapiazzetta dove / giocava tanto / da ragazzo . / ma il figlio / gli diceva :/ non ci pensare , / a Rapallo , / cosa vuoi tornare ?” / ” ma se ci penso…”

”quarche sörvianömme di rapallin” / 6

e Bestie neigre: (le bestie nere), due vecchiette,sarte.ö Vesco: (il vescovo).Celestin: (Celestino), gelateria in via Montebello, fa-mosa per il gelato con le cialde.Agöstin: (Agostino), commissioniere scalzo sulsentiero per Montallegro.ö Sëxia: (la ciliegia), farmacista in via Cairoli. Michelin in te porte: (Michelino nelle porte), panifi-cio in corso Umberto. ö Militto: Costa Emilio, trattoria con gioco dabocce e negozio di granaglie in corso Umberto.a Rûscia: (la russa), forniva acqua alle abitazionisprovviste.ö Galëa: (il galera), assiduo delle patrie galere.ö Cuiga: (la còtica), Raggio, impresario edile.ö Triccia: vecchietto di Rolecca con l’eterna suapipa al sole sul lungomare.ö Canfrignin: (cane che frigna, piagnucola), PietroDevoto proprietario dei bagni Ariston, in ogni di-scussione pretendeva fosse esclusivamente sua laverità.a Förmagetta: (piccolo formaggio).ö Böggitappi: bolliva i tappi di sughero per recupe-rarne l’olio e riciclarli.ö Bîa: (la bilia), Boero tassista.i Painte: (i parenti), fratelli Castruccio legna e car-bone.ö Ballaben: (il balla bene), ballerino provetto.ö Piccaggetta: (asciugamano, salvietta da cucina).Giöan de bacco: (Giovanni del bastone), Monti Gio-vanni.ö Pannella: (il castagnaccio).a Dentönn-a: (donna dalla grande dentatura).a Rosa di venti: (Rosa dei venti), ’benefattrice’.Drin da mainn-a: (Andrea della marina), Canessa,negozio di commestibili in via Marsala.Baicin de metemme: Queirolo G.Battista, frantoioe mulino in Località ”Pönte de Mönte”. ö Burasca: Luigi, fruttivendolo del mercato dipiazza Venezia, un nome, una garanzia.ö Segnô: (Gesù), Giacomo Valdettaro.

Caro Direttore, ho letto con interesse la "puntuale" ri-costruzione che l'amico Mancini fa delle notti passateinsonni a causa della snervante presenza di "Pippo" o"Pippetto" che dir si voglia, nel suo pezzo dedicato all'ul-tima guerra e intitolato “Quando "Pippo" sganciava lebombe”. Mi permetto aggiungere che quell'aereo nonera il solo ma, per tenere svegli e snervare sia i militariaddetti all'antiaerea che noi civili; con un minimo di-spendio, quattro o cinque ragazzotti pilotavano quegliaerei che poi scoprimmo essere più d'uno.

Partivano da basi in Corsica, ormai in mano agli alleati,e ognuno si faceva un tratto di costa tirrenica non an-cora "liberata" così che in pochi ci tenevano tutti svegli.Ogni tanto qualcuno di loro sganciava una qualchebomba, non su obiettivi specifici, ma tanto per non la-sciarci mai sicuri che non fossero solo "disturbatori not-turni" ma, anzi, possibili pericoli obbligandoci a staresempre allerta e....svegli. Venivano utilizzati ricognitoriper il volo notturno e non facilmente agganciabili daiRadar, anche se all'epoca noi non ne avevamo ma i te-

deschi avrebbero potuti averli. Se l'amico Mancini ri-corda, qualche mattina trovavamo la terra ricoperta dastriscioline di carta stagnola con il lato opposto copertodi nero che sembrava la allora usata carta carbone.Erano lanci per disturbare i possibili radar ma la gentecredeva volessero significare il lutto per la nostra im-minente fine. In fine gli aerei utilizzati erano dei ricogni-tori “De Haviland” più noti come “moschito”. Grazie ecomplimenti per i sempre interessanti articoli.

Renzo Bagnasco

“Pippo” e “Pippetto” - Puntualizzazione... per gli appassionati

Ovvero il rovescio della medaglia: un omaggio agli emigranti che non sono riusciti a tornare dai loro cari

Disegno di Giampietro Pastene

ö l ’ea partîo sensa ’na palanca, l ’ea zà trent’anni,forse anche ciù;

ö nö l ’ea riûscîoa mette ûn citto in bancape poéisene ûn giornotornâ in zû ;

a rivedde a moae marotta e tanto stanca,ö frae , a sêu , a tomba de sêu poae, a mainn-a, Rolecca,a ciassetta döveö zêugava tantoda figgiêu.

ma ö figgioö ghe dixeiva:”nö ghe pensâ,a Rapallo,cöse ti ghe vêu tornâ?”

”ma se ghe penso…”

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

RICORDO O SOGNO? QUANDO...

di Mauro MANCINI26

Rapallo Not Marzo 2011 nuovo:Layout 1 2-03-2011 11:14 Pagina 26

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L'Italia è vecchia e la nostra Regionenon scherza, in quanto è proprio la

Liguria con il suo alto tasso di invec-chiamento della popolazione a detenereil record di una delle regioni più vecchiedel nostro Paese.L' ISTAT, che in questi giorni ha reso notele ultime proiezioni sulla popolazione ita-liana, rileva che la Liguria, al 31 dicem-bre 2009, su 60.340.000 residenti inItalia, contava 1.616.000 abitanti, di cui768.000 maschi e 848.000 femmine,seguendo il trend italiano che vede la pre-minenza degli abitanti femmine sui ma-schi. Sempre l'ISTAT rende noto che la popo-lazione ligure con più di 65 anni di etàtocca il 26,8 per cento, contro il 20,2 na-zionale; il tasso di natalità è del 7,6 percento contro il 9,5 nazionale, mentrequello di mortalità è del 13,5 per centocontro il 9,8 per nazionaleNel Tigullio, ed in particolare a Rapallo, lapercentuale della popolazione con più di65 anni, supera il 27 per cento , con oltreduemila ultraottantenni, più di 400 ultra-novantenni ed una decina di centenari. Ma chi sono questi “vecchi” di cui tanto siparla, trovando spesso, per definirli, sino-nimi e giri di parole quali: “anziani”, “over

65”, “cittadini della terza età” e così via?Cosa fanno, e come vivono la loro sta-gione della vita? Qualche tempo fa ho letto un articolo daltitolo: “la vita ricomincia a 80 anni” nelquale erano citati ottantenni famosi, po-tenti, impegnati, o comunque geniali. Per-sone che si sono inventate una “quartaetà” dove tutto è possibile, perchè la loroparola d'ordine è: guardare avanti. D'altra parte un grande luminare dellamedicina e della chirurgia, il prof. Um-berto Veronesi, ha affermato che non esi-stono anziani, ma soltanto adulti “ overuna certa età” che hanno sì superatoquesta età, ma che non per questo deb-bono considerarsi condannati al declinofisico e morale, ma anzi possono e deb-bono avere molteplici interessi, compresoquello di lavorare, di divertirsi, di cercaremotivi di aggregazione. L'età quindi non deve essere una discri-minante per calcolare l'efficienza e la ca-pacità produttiva di una persona. Quelloche conta non è l'età “cronologica” bensìquella “biologica”.Ovviamente questo discorso vale per lapersona anziana in buona salute, sia cheviva da sola, che si trovi inserita nella fa-miglia, mentre diverso è il discorso della

persona con problemi di salute o che staperdendo in modo irreversibile la sua au-tonomia. Lo stile di vita dell'anziano di oggi è carat-terizzata da un rapporto particolare conil tempo, più dilatato rispetto a quello deigiovani. Le giornate si scandiscono suritmi lenti, incompatibili con il modo di vi-vere sempre più frenetico delle personegiovani, costrette a correre, senza maivoltarsi indietro, senza poter scambiareuna parola, un commento, e forse nem-meno un sorriso con chi passa loro ac-canto. L'anziano invece ha la memoria di quelloche è stato, ha il racconto del passato daoffrire agli altri ed il desiderio di esternarloe di condividerlo anche con persone chenon sempre sono disposte ad ascoltarlo,per mancanza di tempo o indifferenza. Anziano dunque come memoria storica,come testimone del nostro passato,come tesoro da riscoprire in questa so-cietà che proprio lui ha contribuito a co-struire con il suo lavoro ed i suoi sacrifici. Anziano come voce della saggezza e dellaverità, e ben lo sapevano gli INDU checonsideravano la vita divisa in tre età: l'in-fanzia, l'età del matrimonio e della vita at-tiva, e l'età del pellegrinaggio. La prima era l'età dell'apprendimento, laseconda dell'azione creativa e la terza eraquella del pellegrinaggio per insegnareai giovani quanto imparato con l'espe-rienza e con il lavoro. Ciascuna vita pas-sava alla successiva il proprio patrimonio:l'infanzia la speranza, l'età matura la si-curezza e la vecchiaia la saggezza.Ma tanti sono i temi che si possono toc-care parlando dell'anziano, temi che fino apochi anni fa non sarebbero stati nem-meno presi in considerazione: il diverti-mento, lo sport, il turismo, la cultura. L'anziano infatti vuole curare e mante-nere efficiente il suo fisico, coltivare moltiinteressi, cercare motivi di aggregazione,divertirsi, fare viaggi e partecipare alla vitaculturale della sua città. Proprio per que-sto la città deve predisporre strumentivalidi per soddisfare le esigenze della po-polazione anziana, strumenti che sovente

mancano o sono insufficienti e costrin-gono l'anziano a vivere in quella solitudinesilenziosa che spegne la vitalità fisica ementale.L'anziano deve stare con la gente, nondeve essere lasciato solo. Dicono bene gliamericani con la frase “People need peo-ple“ (la gente deve stare con la gente),perchè questo crea quella specie di sim-biosi tra giovani, meno giovani ed anziani,che potenzia le capacità mentali, riducele malattie e prolunga la giovinezza.Per questo noi riteniamo che l'anzianodebba restare nella sua famiglia, nella suacasa; per questo pensiamo sia neces-sario che le istituzioni debbano aiutare inprimo luogo le famiglie, con interventi mi-rati in quei casi in cui è la famiglia a pren-dersi cura dell'anziano, compito chemolto spesso è delegato alle donne . Que-st'ultime infatti, tra i molteplici impegni,tra i doppi e tripli ruoli che vivono giornal-mente, hanno sovente anche quello dellacura degli anziani di casa.Comprensione ed aiuto, dunque, per que-ste persone, che assolvono un compito dialtissimo valore umano e sociale. La nostra Città, nell'ambito dei servizi diassistenza sociale, si prodiga in unosforzo notevole a favore degli anziani, purnella ristrettezza dei mezzi a disposizionecausati dai tagli alle risorse di provenienzastatale per la sanità e per il sociale. Nell' “AREA ANZIANI” gli interventi co-munali sono realizzati con l'obiettivo diconsentire agli anziani di rimanere il più alungo possibile nel loro ambiente, in con-dizioni di autonomia anche parziale e dibenessere psicofisico e sociale, attra-verso uno stretto lavoro di collaborazionetra Servizi Sociali, il servizio di AssistenzaDomiciliare dell'ASL e le Associazioni diVolontariato. Inoltre è garantito un Servizio di Pasti adomicilio.Preciso e puntuale il servizio reso dai Ser-vizi Sociali per assistere i cittadini, speciei più anziani, per consulenze, domande dicontributi, informazioni varie. I nostri “over“, dunque, debbono avere lacertezza di non essere lasciati soli.

Vivere la terza età oggiCOSTUME

Una stagione di interessi per guardare avanti

L’ASSOCIAZIONE CULTURALE EDITH STEINin collaborazione con

L’ACCADEMIA CULTURALE DI RAPALLOorganizza due incontri su:

AssociazioneEDITH STEIN

Rapallo

Accademia Culturaledi Rapallo

COMUNE DI RAPALLO

INGRESSO LIBERO La cittadinanza è invitata ad intervenire

La musica di Astor PiazzollaSABATO 19 marzo 2011 - ore 15,30

Eseguirà brani pianistici il M° Prof. Eugenio DE LUCAIllustrerà le singole esecuzioni la Prof.ssa Rosanna ARRIGHICoordinatrice per le attività culturali del Comune di Rapallo

Interverrà il Sindaco Avv. Mentore CAMPODONICO

Le melodie di Franz LisztSABATO 2 aprile 2011 - ore 15,30

TEATRO AUDITORIUM DELLE CLARISSE

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SOCIETÀdi Elena LAVAGNO CANACARI

27

Rapallo Not Marzo 2011 nuovo:Layout 1 2-03-2011 11:02 Pagina 27

Page 28: IL MARE Eco del Golfo Tigullio

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CINEMAdi Renato VENTURELLI

Quest’anno niente classifica. Manca-vano i film da podio, quelli che mar-

cano una stagione e che mettono tutti,o quasi, d’accordo. Quelli insomma cheun anno fa erano Gran Torino di East-wood, Bastardi senza gloria di Taran-tino, Vincere di Bellocchio (non a casorisultati poi ai primi posti anche nellaclassifica di fine anno dei “Cahiers du ci-néma” e di tante altre riviste).Ci sono stati però molti film buoni e im-portanti. Cominciamo dal cinema italiano,che ha vissuto un 2010 indimenticabiledal punto di vista economico: deprimenteper via dei pesantissimi tagli governativi,che si faranno sentire nei prossimi anni(oh, se ce lo ricorderemo); esaltante albox-office, per merito di prodotti che sa-ranno discutibili sul piano della qualità, oforse più banalmente del cosiddetto buongusto, ma che garantiscono la sopravvi-venza di un’industria del cinema, il lavoro ela crescita di registi, attori, maestranze. Quattro i film scelti: - La prima cosa bella di Paolo Virzì, per-ché sappiamo che è l’unico erede dellagrande stagione della commedia italiana(lo dicono tutti), e perché ha realizzato unodei suoi film di maggior spessore narra-tivo, anche se la Sandrelli fa un po’ troppola Sandrelli e pure la Ramazzotti fa un po’troppo la Sandrelli e insomma c’è un po’troppa autoconsapevolezza, al punto da ci-tare Dino Risi, cosa che Dino Risi nonavrebbe mai fatto: ma è un buon film.- L’uomo che verrà di Giorgio Diritti, per-ché affronta un argomento rischiosocome l’eccidio di Marzabotto, e riesce afarlo in modo persuasivo: adottando ilpunto di vista dei contadini, magari guar-dando strabicamente un po’ alla sacralitàdi Olmi e un po’ alla nostalgia sentimentaledi Avati, prima di cedere nel finale a unavoglia incontenibile di grande metafora; - Io sono l’amore di Luca Guadagnino,

perché è un film che prova sempre un lin-guaggio diverso e personale, inseguendoil nuovo pur restando sul filo dell’eserciziodi stile: a volte lo trova, a volte no, ma è uncinema di ricerca ed è già molto;- Noi credevamo di Mario Martone, lan-ciato in pompa magna a Venezia, distri-buito malamente, difeso a sorpresa dalpubblico: un film che parla del Risorgi-mento guardando anche all’Italia di oggi,ma soprattutto un film che non cade mai– nonostante quanto s’è detto – nella ba-nalità da sceneggiato, mantenendo sem-pre nel gesto netto di regia una tensioneconcettuale.Sul versante del cinema in trasforma-zione, lungo la soglia delle grandi rivoluzionitecnologiche che saranno forse anche ri-voluzioni di linguaggio, fra 3D, digitale e ani-mazione, emergono due film di grandeindustria ma anche di ottima riuscita:- Avatar di James Cameron, unico film asperimentare davvero le tre dimensioni,con tutta la qualità plastica e visiva del suoautore, e con un’aperta riflessione sul ci-nema come rifondazione dello sguardo ri-partendo dalla meraviglia mélièsiana;- Toy Story 3 della Pixar, film d’anima-zione di godibilissima fluidità e inventiva,piccolo prodigio d’intrattenimento e di me-moria degli antichi generi hollywoodiani danon confondere con altri cartoon ricchi emediocri di stagione.Dalla Francia, poi, insieme alla tristezzaper la morte di Rohmer e Chabrol (il suoultimo film, Bellamy, è uscito da noi diret-tamente in dvd, vergogna!), almeno quat-tro buoni film:- Gli anni folli di Alain Resnais, per la gio-iosa libertà di scrittura nel celebrare icapricci del desiderio, la sua capacitàdi aprirsi sempre e comunque unastrada come fanno nel selciato “lesherbes folles” del titolo originale, apatto ovviamente di sopportare la

poco sopportabile Sabine Azéma;- Uomini di Dio di Xavier Beuvois, cheignora la discussione ideologica su reli-gioni e integralismi per guardare al fondomorale della vicenda, che ci racconta conun linguaggio solidamente classico e conun grande Michel Lonsdale;- Il profeta di Jacques Audiard, provoca-toria e beffarda storia di formazione nelsolco del miglior cinema “nero” francese:una storia tutta ambientata all’interno diun carcere, dove il protagonista entracome una nullità ed esce come boss,trionfante e al tempo stesso quasi schiac-ciato dalla sua nuova appartenenza;- Lourdes di Jessica Hausner, uno dei filmin assoluto più originali della stagione, conla sua protagonista inferma che si ritrovaad occhi sgranati davanti al miracolo: per-sonaggio capace di restare ambiguo, toc-cante e in fondo imperscrutabile finoall’ultima riuscitissima sequenza.Infine, tre film che segnano tre diversepersonalità autoriali:- L’uomo nell’ombra di Roman Polanski,ennesima reincarnazione dei suoi inquilinidel terzo piano: un film che ripercorre conefficacia e bella capacità inventiva, anchese senza autentiche novità, l’intera operadel regista a partire dalle immagini lividee dalla cupa drammaturgia dei tempi diCul de sac;- Il tempo che ci rimane di Elia Souleiman,dove la tragedia palestinese viene rac-contata con umorismo tragico e acre,senza patetismi né cadute nel “cinema didenuncia”, guardando un po’ a Keaton eun po’ a Ioseliani, esempio di un cinemaaristocratico anche nel suo procederequasi per vignette;

- The Social Network, dove David Fincherparte da uno smagliante linguaggio clas-sico per raccontarci un nuovo mondodella comunicazione, della parola e dellerelazioni umane, affidandosi a strumentiche restano sempre schiettamente cine-matografici. Forse il film più significativodell’anno, non necessariamente per laqualità, ma per il modo in cui cerca di con-frontarsi col nuovo.Con qualche assenza dolorosa: Lo stranocaso di Angelica di Manoel de Oliveira, cheda noi non è stato distribuito nelle sale maper fortuna è almeno già passato in tv. OThe Town di e con Ben Affleck, perché po-lizieschi così – con una semplice e pianaintelligenza di cinema – dovrebbero uscir-ne a decine in una stagione. E con altreassenze in diverse misure non casuali: dalvincitore di Cannes (il pur notevole Lo zioBoonmee… del thailandese ApitchapongWeerasethakul) al vincitore di Venezia(Somewhere di Sofia Coppola, così imita-zione del film indipendente Usa), dal- l’ambiziosa macchina spettacolare del-l’Inception di Christopher Nolan alle me-tafore fin troppo esemplari del JasonReitman di Tra le nuvole (dove però c’èpur sempre George Clooney), dall’Oscarstraniero 2008 Departures (giapponese)all’Oscar straniero 2009 Il segreto deisuoi occhi (argentino). Su tutti questi, e tanti altri ancora, la di-scussione è più che mai aperta.

I migliori film del 2010CIAK

Una conferenza del critico cinematografico di “La Repub-blica” di Genova nell’ambito degli Incontri Letterari dellaBiblioteca Internazionale di Rapallo, 22 gennaio 2011.

SERVIZIO DI TELESOCCORSOCOS’ÈÈ un dispositivo collegato al telefonodi casa che, in caso di emergenza,semplicemente premendo un tasto diun piccolo telecomando che lʼutenteporta sempre con sè, invia un allarmealla Centrale Operativa che provvedead avvertire le persone preindicate o adinviare soccorso secondo la necessità.

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Noi credevamo

The Social Network

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Un altro mondo di Silvio Muccino

Seconda regia del fratello minore di Gabriele, cineasta che gira film con una certa continuità ad Hollywood. Lʼopera dʼesordio delgiovanissimo Silvio dietro la macchina da presa non fu delle più felici. (Si trattava di Parlami d'amore, sull'incredibile guerra amo-rosa tra un ragazzo e una donna matura entrambi segnati da traumi psicologici). Molto più riuscito il film attuale con cui il registaha preferito evitare il tema degli scontri tra persone incapaci di amarsi, per descrivere un altro inferno: quello dell'Africa invivibile.Siamo in Kenia e il protagonista (lo stesso Muccino) vi giunge chiamato dal padre morente, scomparso quando lui era piccolo. Vuolechiudere in fretta con il suo passato, ma trova un fratellino di colore senza più genitori e deve portarselo in Italia. La vita in casanon sarà facile per nessuno. C'è una buona dose di furbizia nel film, ma gli sviluppi della vicenda persuadono, il disegno dei per-sonaggi non risulta affatto rudimentale e i paesaggi africani non sono cartolineschi. Muccino ha momenti intensi e Isabella Rago-nese è particolarmente brava come sua compagna. Infine, Greta Scacchi. Un tempo star di luminosa bellezza, ora è un'ammirevolesignora altolocata che rimedia al suo gelo di madre, firmando congrui assegni al figlio.

Stanno tutti bene di Kirk Jones

Robert De Niro nel ruolo che fu di Mastroianni nell'omonimo film diretto da Giuseppe Tornatore vent'anni or sono. Un remake,dunque, come vuole una moda sempre in auge oltreoceano. Va subito detto che De Niro è molto più convincente di quantonon fosse il nostro attore nel ruolo di un anziano padre alla ricerca dei figli sparsi per la penisola. Adattata alla realtà ameri-cana, la vicenda mette in risalto un notevole squallore esistenziale. Il protagonista è un operaio in pensione e vedovo, mal-fermo in salute, avendo maneggiato per anni cavi aerei ricoperti di cloruro di polivinile. Affronta lunghi viaggi in treno perraggiungere i figli, dopo che essi hanno fatto a gara per declinare l'invito ad una riunione nella casa paterna. Li troverà comenon immaginava che vivessero (uno è addirittura in prigione per droga) e scoprirà di non aver mai avuto un vero dialogo conloro. (Ma, si sa, sulla utilità e possibilità di un simile dialogo sono state consumate montagne di penne biro). Il film ha una buonastruttura, non indulge ad effetti elegiaci e non risparmia amarezze. De Niro, lo si è detto, vince ai punti, rinunciando alle smor-fie cui ama affidarsi da qualche tempo. Ben gli figura accanto Drew Barrymore (è la figlia senza casa). Nipote di grandi attoridel passato, ha cominciato in cinema da ragazzina, interpretando il celeberrimo E.T.

La versione di Barney di Richard J. Lewis

Forse è il massimo che si poteva ricavare dal famoso romanzo di Mordecai Ritcher, edito nel 1977. Un romanzo di culto, vulcanico,anticinematografico per eccellenza, giustamente definito "la summa della più rigogliosa mancanza di rigore". Ci vollero quindici anniperchè trovasse la strada dello schermo, un buon numero di sceneggiature e una combinazione produttiva che ha coinvolto anchel'Italia. (Per questo il soggiorno parigino presente nel libro si è trasformato in una vacanza romana). Dubbi si erano avuti su chiavrebbe curato la regia, noto soltanto per aver diretto un filmetto di poco conto: Poliziotto a quattro zampe, con James Belushi e uncane, passato direttamente in televisione. In cinema, però, accade ancora qualche miracolo. Detta alla bersagliera, il film sunteggiaquarant'anni di vita di Barney, ebreo dissipatore, scrittore e produttore di sit-com, sospettato di aver soppresso una delle sue tre moglie un amico di bevute. Sfoltendo e risfoltendo, s'impreziosisce in tre capitoli di alto valore: il pranzo delle seconde nozze del prota-gonista, la morte del padre avvenuta in un postribolo, egli ultimi giorni di Barney, vittima del morbo che uccide la memoria. Mancaquasi del tutto la feroce autoironia che invade, a valanga, le pagine del libro, ma c'è la straordi-naria prova di due veri "mostri": Paul Giamatti e Dustin Hoffman (nell'ordine, Barney e il padre)i quali meriterebbero tutti gli Oscar e i Golden Globe di questo mondo.

Che bella giornata! di Gennaro Nunziante

Il cinema Italiano da ridere va a gonfie vele. Da sempre, per la verità, oggi però più che mai. Incassi da record per quest'altrofilm della coppia Zalone-Nunziante, che ha lasciato al palo persino Avatar, il cui esito commerciale era già di per se favoloso. Avederlo, può divertire, sebbene non abbia la forza graffiante delle commedie che nascono dall'osservazione della realtà. Potrebbeessere accattivante il personaggio creato da Zalone, messo alla berlina per la sua inadeguatezza e stupidità. (Addetto alla si-curezza, non combina che guai; di scorta alla Madonnina milanese, s'innamora della graziosa islamica intenzionata a farlaesplodere...). Ma si tratta di un personaggio senza spessore, buono per sketch televisivi, allungato per il grande schermo. Al cen-tro delle situazioni, ne determina le conseguenze, anzichè subirle, come hanno insegnato i grandi comici del passato. Zalonee regista stanno lontani dalla volgarità dei cine-panettoni (e di questo bisogna dar loro atto), ma rimangono nell'ambito di un ci-nema senza pretese, che vuole far ridere. E oggi, purtroppo, si ride anche di niente.

29E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CINEMAdi Luciano RAINUSSO

Ho il sospetto di aver passato la vita guardando un lenzuolobianco sopra un muro, voltando le spalle alla realtà.

Morando Morandini, critico cinematografico. iinn ddiiaaggoonnaalleeiinn ddiiaaggoonnaalleeAL CINEMA

È gradita la

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Rapallo Not Marzo 2011 nuovo:Layout 1 2-03-2011 11:03 Pagina 29

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

LETTERE

E NOTIZIE

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Tunnel Santa/Rapallo 1Tunnel: le ragioni del “no” e i finanziamentiche mancano (di cui noi demmo notiziaquattro anni fa...)Sull’ipotesi di tunnel “Rapallo-Santa”, il Co-mitato Antitunnel Sammargheritese (chefa capo all’associazione “Gente di Liguria”)desidera ribadire e rammentare la precisavolontà popolare cittadina, espressa attra-verso una pubblica petizione massiccia-mente firmata nel 2004 e riconfermataancora di recente attraverso chiare presedi posizione di partiti e movimenti politici cit-tadini, nonché associazioni di categoria, diassoluta contrarietà ad ogni eventuale“uscita” dell’ipotetico tunnel nel territorio diS. Margherita Ligure.Alla luce altresì della conferma delle noti-zie circa la mancanza di fondi, a seguitodello storno del finanziamento (sin dal feb-braio 2007), la prevista riunione sul tunnelpotrebbe rivelarsi inutile ed infruttuosa senon saranno affrontate altre soluzioni al-ternative condivise, immediate e di facile enon costosa attuazione. Si sottolinea tuttavia il fatto che la notiziacirca la non disponibilità dei finanziamentifu, a suo tempo, comunicata dal giornalistaRaffaello Uboldi (Presidente dell’Associa-zione Internazionale “Amici del Monte diPortofino”) dopo un importante incontrocon l’allora Ministro dei Lavori Pubblici av-venuto addirittura nel novembre 2006.Tuttavia la notizia venne volutamente “sot-tovalutata”, forse perché si considerava la

fonte di informazione (nostra) troppo diparte. A distanza di anni, i fatti ci hannodato ragione. Se gli enti preposti avesseroaccertato la fondatezza di quanto comuni-cato da noi e dal giornalista Uboldi, si sa-rebbe risparmiato tempo prezioso dadedicare alla ricerca di altre soluzioni al-ternative. Da parte di Regione, Provincia eComuni sarebbe bastata una semplice te-lefonata al Ministero per avere confermadi quanto da noi sostenuto. Questa inerziaspiega, tuttavia, in maniera chiara a noi e aicittadini quanto il tunnel “Rapallo-Santa”rappresenti un falso problema, da sban-dierare periodicamente per distrarre l’opi-nione pubblica dai reali problemi di viabilitàe di inquinamento.

P. Comitato Antitunnel SammargheriteseIl coordinatore: Marco Delpino

Tunnel Santa/Rapallo 2Egregio Direttore,Viaggiando verso Roma, ho notato che al-l’altezza di Grosseto vi sono ben quattrouscite autostradali: Grosseto Nord, Gros-seto Est, Grosseto Centro, Grosseto Sud.La città maremmana ha 80.000 abitanti(2010), più o meno quanto ne ospita Ra-pallo in estate, nei weekends e forse anchenei giorni feriali prendendo atto dell’incre-dibile capacità di gonfiarsi e sgonfiarsi du-rante e dopo le ore di punta. Rimanendo inLiguria, persino Imperia (42.000 ab.) eSanremo (55.000 ab.) hanno due caselliciascuno. Ed eccoci alle domande.

- E’ possibile conoscere i mo-tivi politici o tecnici che pe-nalizzano la nostra cittàcostretta ad assorbire nelsuo unico casello il traffico dichi lavora, risiede o comun-que si muove, per un motivoqualsiasi, da/per Zoagli, Ra-pallo, S. Michele, S. Marghe-rita, Portofino, Ruta e unaparte di Camogli? Abbiamoo no il diritto di conoscere irisultati delle centraline delgas poste da anni come“prese per il c...” in Via Ma-meli? Oppure dobbiamo ri-battezzarla Via Mauthausenrassegnandoci alle conse-guenze di quel tristissimo ri-cordo? Prima di prometterecostosissimi e irrealizzabilitunnel corti o lunghi, non po-trebbero i nostri rappresen-tanti regionali, provinciali ecomunali studiare soluzioni

più semplici come quella di suddividerel’asse principale del traffico rivierasco indiversi segmenti: Tigullio Ovest-Tigullio Cen-tro-Tigullio Est? La ringrazio per l’ospitalità.

C. Zagallo

Tunnel Santa/Rapallo 3Gentile Redazione,Cinque Sindaci della Fontanabuona per sol-lecitare i fondi necessari a realizzare il tra-foro Cicagna-Rapallo, si mettono in posa, ingiacca e cravatta, ma restano.. in mu-tande, per il Calendario del Comitato Pro-Tunnel. Considerando che la A12 (lachiamano autostrada "azzurra", ma sa-rebbe più corretto chiamarla "Autostradaintasata") si saturerebbe ancor più con lafacilitata presenza dei fontanini, inizial-mente ero contrario a questo tunnel. Maall'inaugurazione del nuovo Ospedale ra-pallino, ho dovuto ricredermi. Il perchè è fa-cilmente intuibile. A quando la "sbracatura" dei Signori Cam-podonico e De Marchi, Sindaci delle duePerle del Tigullio da collegare a mezzo tun-nel, con analogo auspicio?

Cordialmente, Luigi Fassone, Camogli

Pulizia a Santa MariaCaro Direttore, Martedì scorso alle 11 delmattino attendevo un amico a Santa Mariain Piazza Canepa, dove sostano i bus. E' im-portante puntualizzare il giorno perchè l'at-tività cittadina, dopo il “Lunedì part-time”avrebbe dovuto essere ripresa appieno. Ilraccoglitore dei rifiuti occasionali vicino alla zona d'attesa dei bus era ancora stra-colmo di rifiuti; la "saletta" d'attesa, comesempre, arrugginita, sbilenca e con i vetri,quelli non rotti, imbrattati dai soliti idiotiquando non verdastri dalle muffe accumu-latesi nel tempo e mai lavate. Sporciziadappertutto per non parlare di quella al difuori del contenitore traboccante di rifiutisparpagliati per terra. Uno schifo vero eproprio. Nel frattempo sono passati tre au-tomezzi per la nettezza urbana, un auto-scopa e un mezzo più piccolo contramoggia ribaltabile, tutti della nuova So-cietà che dovrebbe pulire. Nessuno però siè fermato. E di lì passano chi va a giocarea tennis, chi al galoppatoio di valenza na-zionale, chi all'importante Azienda Floricolae chi per proseguire. Santa Maria non fapiù parte di Rapallo o è Rapallo che se nefrega di lei? L’Assessore ogni tanto non po-trebbe fare un giro anche nelle frazioni?Grazie e cordialità. R.B.

Ferramenta al sabatoGentile Direttore, da anni abito a Rapalloma non sono ancora riscito a spiegarmiperchè al sabato, giorno in cui ci si dedicaai lavoretti di casa o si inizia preparare la"casa" per l'estate, i ferramenta e gli altrinegozi che vendono oggettistica di casa(negozi della plastica, chiavi e serrature,ecc) sono chiusi. Non è che il nuovo diret-

tivo dei Commercianti intenda venire in-contro alle esigenze dei cittadini? Cer-chiamo di rendere Rapallo una cittàturisticamente accogliente. Grazie e cordiali saluti, Bareno

Strettoia di San MicheleEgregio Direttore,leggo sui vari quotidiani e nelle dichiarazionivirgolettate dell’Assessore regionale Mari-lyn Fusco che il condominio Arcadia a SanMichele sarebbe una villa. Pare quanto-meno strano che nessuno le abbia riferitoche in realtà è un edificio condominialecome testimoniano i nove campanelli di al-trettanti appartamenti. Che risalga a fine ot-tocento e che sia una facciata di interesseper le Belle Arti è altrettanto notorio.Peccato che tutti se ne siano accorti soloora, visto lo stato di degrado in cui il palazzoè stato lasciato per decine di anni, senzache nessuno abbia mai denunciato quelloscandalo. Così come è stato vergognosa-mente coperto da diversi anni con la ripro-duzione della facciata attraverso un teloneparzialmente coperto da una grande pub-blicità. E non parliamo dei tubi Innocentiche continuano ad avvolgere lo storico pa-lazzo. Ora tutti si fasciano la testa. Cordialisaluti.

P.C.

Associazione CulturaleCaroggio Drito

SABATO 12 MARZO ore 16,30 Villa Queirolo

Conferenza Dott.ssa Raffaella SaponaroMonti Bragadin

"GENOVA E IL RISORGIMENTO"Seguirà cena facoltativa con prenotazione

SABATO 26 MARZO ore 16,30 Villa Queirolo

Conferenza Ing. Vittorio Mizzi "SAN MICHELE NELLE FAMIGLIE

NOBILI DELL’ANTICHITÀ”Seguirà cena facoltativa con prenotazione

MERCOLEDÌ 30 MARZO GITA CULTURALE

MusicaLiveVia Zunino 3 - ZOAGLI

MARZO - ore 22

5 Livio Guardi

12 Cesare Carugi

19 Mandolin Brothers

26 Enrico Mantovani + Max Gabanizza

APRILE - ore 22

2 Miami & The Groovers

9 Sumbrellas

16 Fabrizio Poggi &Chicken Mambo

Invitiamo i lettori a volerci segnalare suggerimenti, problemi. Pubblicheremo le vostre istanze, raccomandandovi

la brevità dei testi per evitare dolorosi tagli.

Scriveteci a Redazione “IL MARE”via Volta 35 - 16035 Rapallo - E-mail: [email protected]

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

LETTERE

E NOTIZIE

31

MESE

Marzo

Giorno Ora.min. Descrizione

2011Lunazioni, Stagioni

e Segni Zodiacali

Pesce Finto

Gargantuadi Renzo Bagnasco

I l p r o v e r b i o d e l m e s eDe Marso, chi n'ha scarpe vadde descäso, (aä con la dieresi) ma chi ghe l'ha no e lascie in cà

Di Marzo, chi non ha le scarpe vada scalzo, ma chi le ha non le lasci a casa

Associazione Culturale

A COALINN-A

MERCOLEDÌ 2, ore 16.00Riflessioni sulla terza etàIl film “Una storia vera” di David Lynch – 1999[RISERVATO AI SOCI]a cura di Carlo di Francescantonio,scrittore

SABATO 5, ore 16.00Passeggiate nel TigullioDi piazza in piazza: la movimen-tata storia dei monumenti di Santa MargheritaAlessandra Molinari, storico dell’arte

SABATO 12, ore 17.00Fryderyk Chopin, il poeta delpianoforteLa vita e le operea cura di Raffaella Saponaro e Michele Trenti, direttore d’orchestra

MERCOLEDÌ 16, ore 16.00Un decennio tumultuosoIl film “Un tè con Mussolini” di Franco Zeffirelli – 1999[RISERVATO AI SOCI]a cura di Maria Grazia BevilacquaPelissa, giornalista

SABATO 19, ore 16.00Dietro le quinte dell’Unità d’ItaliaDiplomazia segreta e moti popo-lari: da Bronte al Gariglianoanalisi e riflessioni di Vittorio Civitella,saggista e ricercatore storico

SABATO 26, ore 16.00Salotto Lirico Sammargheritese:Voce di PrimaveraLa natura in musicarecital del soprano Palma Baccari;presentazione e pianoforte, Marco Ghiglione

MERCOLEDÌ 30, ore 16.00Non sempre esiste una “giustiziadivina”Il film “Match point” di WoodyAllen – 2005 [RISERVATO AI SOCI]a cura di Maria Grazia BevilacquaPelissa, giornalista

Spazio Aperto di Via dell’Arco

Associazione di Promozione Sociale

CASARZA LIGUREVia Annuti 40(Croce Verde)Apertura: Martedi ore 12www.ac-ilsestante.it

MARZO

Venerdì 04 21:46 Luna Nuova: 13A Lunazione dell’Occhio dischiusoDomenica 13 00:45 Primo QuartoSabato 19 19:10 Luna PienaLunedì 21 00:21 Il Sole entra nel segno dell’ARIETE

Equinozio di PrimaveraSabato 26 13:07 Ultimo QuartoDomenica 27 02:00 Inizia l’ora Legale Estiva: alle 2 si portano gli

orologi avanti di un’ora

INGREDIENTI: 4 patate medie, 200 gr di tonno sott’olio, un po’ di sot-taceti, 2 cucchiai di olio extravergine, 4 cucchiai di maionese e saleESECUZIONE: lessare le patate, pelarle e passarle al passaverdure;miscelarle al tonno ben sgocciolato e a qualche sottaceto sminuzzato.Condire con l’olio, un pizzico di sale e amalgamarvi la maionese; ver-sare il tutto nel piatto da portata e dargli la forma di un pesce. E’ un antico piatto della Val Polcevera, ottimo come antipasto se servito freddo

La bancarella di Natale per beneficenza è nata grazie a un’idea di Da-niela Castagneto (mamma che fa parte dei Volontari del Soccorso diS.Anna) e di Antonella Cavagnaro (maestra della Scuola Materna Pa-scoli). Insieme con loro Cinzia Fazzini ha coinvolto altre mamme, inmodo da garantire la presenza costante per tutto il periodo prena-talizio, davanti all'uscita delle Scuole Elementari e Materne del CircoloDidattico di Rapallo. Alla bancarella con un'offerta libera si potevanoacquistare oggetti di vario tipo, fasciati e decorati come agende, ri-cettari, scatole e rubriche. C'erano anche palline natalizie preparatecon la tecnica del decoupage, presepi in miniatura creati, con mae-stria e bravura, da una nonnina di ottant'anni, piccoli giocattoli donatidai nostri bambini, fiori artificiali, fatti con perline o altro materiale direcupero, cassette VHS, animali di peluche...La bancarella è stata ospitata anche nella sede dei Volontari del Soccorso di Sant'Anna. In totale sono stati raccolti 1.750 euro così suddivisi:300 euro AIMA (Associazione Italiana Malattia di Alzheimer) Tigullio, 700 euro AISJAC (Associazione Ita-liana Sindrome di Joubert e Atassie Congenite), 300 euro Missione in Africa (su segnalazione di urgenzada parte di una maestra), 450 euro Associazione BAND BAND dell'Istituto Gaslini di Genova

Bancarelle di beneficenza nella sede dei Volontari del Soccorso

13 MARZO - ore 16,30CASA DEL MARE

DI SANTA MARGHERITA Conferenza di

Emilio Carta e Carlo Gatti su "Liberty. Le navi che prima

vinsero la guerra e poi la pace"

19 MARZO Spettacolo musicale

sulla Costituzione italiana del magistrato Giuliano Turone

per informazioni 0185-281945

27 MARZO - ore 16,30HOTEL TIGULLIO ET DE MILAN

Conversazione sullapoetica di Vincenzo Cardarelli

di Lisa Pesatori

Entro il mese di marzo Visita accademia di Livorno

in collaborazione con ilLyons di S.Michele di Pagana.

Per informazioni dopo il 10 marzo 0185-281945

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