Il Mare Eco del Golfo Tigullio 3/2012

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Eco del golfo Tigullio Ristorante Pizzeria con forno a legna L.mare Vittorio Veneto 17-18-19 RAPALLO Tel./Fax 0185 52603 O giornale o l'é comme l'äze, quello che ti ghe metti o porta Il giornale è come l'asino, quello che ci metti, porta (Antico proverbio genovese) Di Ya s s er Di Ya s s er Associazione Culturale Caroggio Drito Associazione Culturale Anno V - n. 3/2012 • Direttore responsabile: Emilio Carta IL MARE è consultabile anche on line sul sito www.marenostrumrapallo.it Stampato in 15.000 copie - DISTRIBUZIONE GRATUITA Fondato nel 1908 TUTTI AL VOTO! Il gioco di Sindacopoli SANTA MARGHERITA LÊex ospedale delle polemiche EDILIZIA Le case chiuse di Rapallo COMMERCIO Varato il Piano CARTOONS ON THE BAY Rapallo ricorda Luciano Bottaro SICUREZZA Il Grande Fratello si centuplica ARREDO URBANO pacheggi, aiuole e vespasiani per cani PERSONAGGI Ghirardelli, Señor cioccolata

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numero di aprile 2012

Transcript of Il Mare Eco del Golfo Tigullio 3/2012

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

RistorantePizzeria

con forno a legna

L.mare Vittorio Veneto17-18-19

RAPALLOTel./Fax 0185 52603

O giornale o l'é comme l'äze, quello che ti ghe metti o portaIl giornale è come l'asino, quello che ci metti, porta

(Antico proverbio genovese)

Di Yasser Di Yasser

Associazione Culturale

Caroggio Drito Associazione Culturale

Anno V - n. 3/2012 • Direttore responsabile: Emilio Carta

IL MARE è consultabile anche on line sul sito

www.marenostrumrapallo.itStampato in 15.000 copie - DISTRIBUZIONE GRATUITA

Fondato nel 1908

TUTTI AL VOTO!Il gioco di Sindacopoli

SANTA MARGHERITALÊex ospedale delle polemiche

EDILIZIALe case chiuse di Rapallo

COMMERCIOVarato il Piano

CARTOONS ON THE BAYRapallo ricorda Luciano Bottaro

SICUREZZAIl Grande Fratello si centuplica

ARREDO URBANOpacheggi, aiuole e vespasiani per cani

PERSONAGGIGhirardelli, Señor cioccolata

L’ultima lista, almeno sino al momento in cui scri-viamo, si chiama Energia Nuova, avrà come sim-

bolo un discobolo e ap-poggerà il candidato sin-daco Mentore Campodo-nico. Capolista sarà iltrentenne Enrico Roma-nelli, avvocato, che porteràcon sé un gruppo di gio-vani professionisti ram-panti. Oltremodo nutritoinvece il numero dei candi-dati sindaci: dal sindacouscente Mentore Campo-donico a, in stretto ordine alfabetico, da Mauro Barra(Progetto Rapallo), a Pier Giorgio Brigati (Un’altra Ra-pallo) da Andrea Carannante (Partito comunista dei la-voratori) ad Antonella Cerchi (Partito democratico) daGiorgio Costa (Circolo della Libertà 61) a Nadia Moli-naris (Circolo della pulce). Evitiamo di enumerare levarie liste di appoggio a ciascun candidato perché civorrebbe un’enciclopedia – al momento se ne cono-scono oltre venti - e neppure pensiamo di tediarvi coni programmi di ciascun sindaco in pectore anche perchésiamo convinti che invertendo l’ordine dei fattori il pro-dotto non cambierebbe affatto.Piazza Cavour e la vicina via Mameli qualche domenicafa parevano un mercato all’ingrosso: all’uscita dalla ba-silica, dopo la messa facce nuove, forse colpite sulla viadi Damasco, gazebi vari per presentazioni varie e vo-lantinaggi, candidati sindaci e non a perorare la giustacausa (la propria ovviamente) per ottenere il voto. E’ ilmomento tanto atteso (o temuto?) dai rapallesi. E’quello dei sorrisi a bocca larga, degli ammiccamenti,delle pacche sulle spalle, delle strette di mano, della ca-rezza al cagnolino o del “come sta la mamma?” Ma èanche il momento delle occhiate di traverso tra personeche improvvisamente si ritrovano avversarie, degli odipiù o meno palesi, delle amicizie che scricchiolano, del“vita mea mors tua”.Vecchi tromboni, e suadenti clarinetti ancora intonsinelle loro custodie, si apprestano a suonare il concertogrosso ma i rapallesi non sono sciocchi. Sono ormai sca-fati e sapranno scegliere al meglio per il loro futuro. Eravamo indecisi se, per scrollarci di dosso le tante ten-sioni che sentiamo nell’aria, porre i candidati al centrodi un gioco antico quanto d’attualità come quello del-l’Oca o il Monopoli. Alla fine abbiamo optato per que-st’ultimo con qualche modifica per renderlo piùterritoriale: restano le case e gli edifici, i parchi pubblici,le banconote e anche la prigione, le municipalizzate, ildepuratore e i due tunnel.Ora sta ai rapallesi giocare e, con un occhio a Montalle-gro, gettare i dadi. Sperando che la Madonna per la di-sperazione non si sia già girata dall’altra parte, verso laFontanabuona. Anche lì aspettano un tunnel.

IL MAREMensile di informazione

Anno V - n. 3 2012

Edito da: Azienda Grafica Busco Editrice

Rapallo - via A. Volta 35,39 [email protected]

tel. 0185273647 - fax 0185 235610

Autorizzazione tribunale di Chiavari n. 3/08 R. Stampa

Direttore responsabile: Emilio Carta

Redazione: Carlo Gatti - Benedetta MagriDaniele Roncagliolo

Hanno collaborato a questo numero:M. Bacigalupo - R. Bagnasco

P. Bellosta - P.L. Benatti - A. BertolloE. Brasey - S. Gambèri Gallo - C. Gatti

E. Lavagno Canacari - B. Magri B. Mancini - M. Mancini - G. Massa

I. Nidasio - D. Pertusati - L. Rainusso D. Roncagliolo - V. Temperini

Ottimizzazione grafica:Valentina Campodonico - Ivano Romanò

In copertina: Primavera a Rapallo(foto di Toni Carta)

Fotografie: Fabio Piumetti

Archivio Azienda Grafica Busco

La collaborazione a Rapallo Notizie è gratuita e ad invito

IN QUESTO

NUMERO:Tutti al voto! di E. Carta 2/3Santa: ex ospedale e polemiche di P. Bellosta 4Le brutture di Rapallo di D. Roncagliolo 5Una rotta sconsigliata di C. Gatti 6/7iIl piano commerciale di E. Lavagno Canacari 8In ricordo di Luciano Bottaro di E. Carta 9I giovani e lʼuovo di Pasqua di B. Magri 10Arriva il Grande Fratello di E. Carta 11Parcheggi e cani di R. Bagnasco 12Quando gli alberghi prosperavano di P.L. Benatti 13Il Tigullio di J. Laughlin di M. Bacigalupo 14Aperishow per il Collezionista dʼarmi di B.Magri 15La dinastia dei Cassini di A. Bertollo 18È primavera, ecco gli anemoni di G. Massa 19Ricordo o sogno di M. Mancini 20Come eravamo di B. Mancini 21Ricchezza e povertà nella Chiesa di D. Pertusati 22/23Personaggi rapallesi di I. Nidasio 24Amarcord di E. Gambèri Gallo 25Señor cioccolata di E. Brasey 26Una Pasqua universale di V. Temperini 27Il jazz di Dino Betti di M. Bacigalupo 28Cinema in diagonale di L. Rainusso 29Lettere e notizie 30/31

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Già qualche mese fa avevoscritto riguardo alla critica si-

tuazione dell'Ospedale di SantaMargherita. Se l'estate scorsa lavendita della struttura sembravaormai imminente, ora è diventatauna certezza. Il 22 dicembre scorsoil consiglio regionale, con 21 voti fa-vorevoli e 12 contrari, ha dato il via li-bera all'articolo della Finanziaria sullacartolarizzazione degli immobili dellaAsl, fra cui è incluso l'ex Ospedale diSanta, per ripianare il buco della sa-nità ligure.Nonostante questo nelle prime setti-mane del 2012 qualche spiraglio diluce si intravedeva ancora. Sembravainfatti possibile che la struttura po-tesse mantenere la sua finalità sani-taria ma ora anche questa opzionesembra essere tramontata definiti-vamente. Nei mesi scorsi si era par-lato dell'interesse di alcuni gruppiprivati, si era fatto il nome dell'IstitutoHumanitas, e del Gruppo Villa MariaCare & Research, con cui un accordosembrava imminente. Soluzioni cheavrebbero potuto garantire il mante-nimento della finalità sanitaria dellastruttura, ma che oggi sembrano es-sere, purtroppo, voci senza alcunacredibilità. Se si analizza la situazionenello specifico la questione è ancorapiù assurda: che senso avrebbe ac-quistare una struttura progettata peradempiere a specifiche necessità ecambiarne lo scopo? Parliamo di unedificio costruito anche in tempi re-centi, per la precisione nel 1972, eche tornerebbe ancora molto utile. Seinfatti il nuovissimo Ospedale di Ra-pallo può offrire 143 posti letto quellodi Santa ne garantirebbe ben 180.Una struttura da sfruttare ancor dipiù in una regione anagraficamentevecchia come la Liguria e non a caso

si era parlato della realizzazione diuna casa di cura per anziani; oppuredi un centro riabilitativo, soluzionimolto più sensate piuttosto che le at-tuali proposte di conversione dell'edi-ficio in complessi residenziali, turisticio alberghieri.L’amministrazione comunale si ècompattata nel tentativo di risoverela situazione, obiettivo, per una volta,caro a tutti. Traguardo non di pococonto viste le continue polemiche,porto in primis, che negli ultimi mesiavevano letteralmente spaccato indue la città. Il Comune ha fatto ricorsoal Tar sia contro la vendita dell'ormaiex ospedale sia contro lo sfratto agliambulatori, dato dalla Regione all'Asl4, per liberare l'immobile entro aprile.Proprio negli ultimi giorni il SindacoDe Marchi si è categoricamente rifiu-tato di firmare le carte per lo svincolodella struttura. La richiesta del primocittadino di Santa è stata il manteni-mento della piastra ambulatoriale o ilsuo possibile trasferimento in un'altrasede, un'opzione che se presa in con-siderazione riguarderebbe i locali diproprietà della Banca Carige, in ViaXXV aprile.La Regione dal canto suo, sperandodi vendere la struttura a un prezzo su-periore ai 10 milioni, ha promessouna percentuale al Comune, per laprecisione il 10% che deve esserecalcolato sulla differenza di prezzo tral'importo effettivo della vendita del-l'edificio e l'importo di base di 10 mi-lioni. In questo scenario anche i cittadinihanno provato a far sentire la lorovoce, partecipando attivamente allaquestione e, in questo senso, va sot-tolineata la sottoscrizione indetta daGente di Liguria-Comitato in difesadell'ospedale di Santa Margherita,

conclusasi pochi giorni fa. Non la so-lita raccolta di firme, ma un esposto incui verrà chiesto alle Procure di Chia-vari e Genova e alla Procura dellaCorte dei Conti di svolgere le neces-sarie indagini circa il corretto utilizzodel denaro pubblico nel settore sani-tario del Tigullio e dell'intera regione. Della questione si è occupata anchel'emittente Telepace, la quale ha or-ganizzato un incontro-scontro con ildirettore generale dell’Asl 4 Paolo Ca-vagnaro e l’assessore regionale allaSanità Claudio Montaldo da unaparte, e dall'altra, a rappresentare leistanze di Santa Margherita Ligure, ilsindaco Roberto De Marchi. Un di-battito che ha lasciato ancora parec-chie perplessità. In conclusione l'unicopunto chiaro è stato quello riguar-dante l'ormai inevitabile vendita dellastruttura, dalla quale si conta di otte-nere quei 10/12 milioni utili a farquadrare i conti. Per il resto alla querelle ha fatto dasfondo il solito scambio di accuse tra

Comune e Regione. Tensioni che nonsono cessate neppure nei giorni se-guenti, in un continuo scambio di ac-cuse, un botta e risposta che duraormai da mesi e che sta incomin-ciando a stancare un pò tutti. Ultima-mente è stata Marilyn Fusco,Vicepresidente della Regione, a direla sua, sottolineando la scarsa dispo-nibilità del Sindaco di arrivare a un'in-tesa e alle continue contraddizioni diquesti ultimi sulla questione della pia-stra ambulatoriale.Insomma il solito teatrino di una vi-cenda che comincia a sfiorare il grot-tesco. Ormai la situazione parecompromessa ma non si pensa adaltro che a scaricarsi le colpe a vi-cenda, a lavarsi le mani agli occhi del-l'opinione pubblica, ma tanto laconclusione è sempre la stessa. Dichi siano le colpe maggiori ormaicosa importa? L'unico che di respon-sabilità non ne ha di sicuro è il citta-dino e, tanto per cambiare, a perderciè sempre lui.

L’ex ospedale, sempre più oggetto di polemicheSANTA MARGHERITA

Tra Regione e Comune, distinguo ed accuse sul futuro della struttura ormai non si contano più

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Nell’era dell’immagine, delbello a tutti costi, ci siamo

purtroppo abituati alle brutturee al degrado imperante. Dove c’èil niente c’è tutto. Quante volte gi-rando per Rapallo ci imbattiamoin strutture ormai abbandonate,semi distrutte, quasi pericolanti. Èil caso della famosa e tanto di-scussa casa a fianco della stret-toia di San Michele di Pagana.Sarà pure un gioiello come la de-finisce qualcuno, ma di sicuro èpericolosa e crea altrettante insi-die agli sfortunati automobilistiche si trovano di fronte un pulmano un camion. L’iter per la demolizione con rico-struzione arretrata è in fase avan-zata, nonostante soprintendenzee ministeri. E chi per colpa di quel-l’imbuto ci ha lasciato lo spec-chietto non vede l’ora che ilproblema venga risolto. Dirigen-dosi verso il centro, a pochi metril’una dall’altra, quattro struttureormai abbandonate da anni il cuifuturo è avvolto da cumulonembi.

Scempio numero uno: gli alber-ghetti di via Gramsci su cui la so-cietà proprietaria chiede losvincolo da tempo. Scempio nu-mero due: l’hotel Savoia le cui im-palcature e la maxi pubblicitàfanno più male di un montante diMike Tyson. Scempio numero tre: l’ex CinemaGrifone, chiuso già da un paiod’anni, le cui vetrine impolveratesono il trailer di un brutto film. Scempio numero quattro: l’ex ci-nema Italia, struttura da poco li-berata dal Comune che harescisso unilateralmente un con-tratto da più di 100mila eurol’anno, nel cui domani non ci saràalcun centro congressi. Affacciandosi sul mare impossi-bile non parlare di villa Riva, “il gio-iello di famiglia”, l’intoccabilestruttura che forse sarebbe me-glio vendere: quale rapallese si op-porrebbe alla sua cessione se lacittà avesse in cambio unagrande opera, magari da sce-gliere dopo consultazione popo-

lare? Forse qualcuno ci sarebbe,qualche nostalgico affetto da“conservatorismo acuto”, patolo-gia assai nota nel golfo del Tigullioche colpisce il sistema nervosocentrale atrofizzando i neuroni. Sempre vista mare, in via Monte-bello e proprio di fronte al bar lat-teria “Celestin”, esiste unastruttura abitativa che definirescandalosamente abbandonata èpoco: infissi scassati e pericolanti,intonaci scrostati e pericolanti.Ma nessuno pare accorgersene.Tra gli altri mostri, spazi abban-donati, in una città che di aree li-bere ne avrebbe invece assolutobisogno, c’è la “Residenza Casta-gneto”, a pochi passi dalla sta-zione ferroviaria; l’immobile, neimesi scorsi, è tornato di proprietàdell’Asl; in passato usata come ri-fugio dai clochard, la strutturaoggi è senza futuro. E a pochi passi di distanza ecco lo

scheletro di Casa Gaffoglio, im-mobile destinato a diventare so-cial housing, il cui destino, però,sembra aver preso una strada di-versa. In attesa degli apparta-menti per anziani qualcuno,proprio lì sotto, ha improvvisatogiacigli di fortuna. Non sia mai fi-niscano i lavori e avanzino deiposti letto.

Nel cuore di Rapallo resistono scandalose oasiSCHELETRI

Alcuni particolari degli alberghi di via Gramsci

Piccola carrellata sugli edifici fatiscenti che ancora attendono il loro completo recupero

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Una rotta sconsigliata ai naviganti

Era l’alba del 27 febbraio del1970 quando il comandante

della Pibimare Prima segnalò alsuo armatore problemi al pro-pulsore. La petroliera italiana,15.000 tonnellate di stazzalorda, stava eseguendo “prove dimacchina” nel medio Tirrenodopo importanti lavori al motoreprincipale eseguiti presso un Can-tiere nazionale. Raggiunto l’ac-cordo per il contratto dirimorchio tra le rispettive So-cietà, il Torregrande lasciò Ge-nova alle 16 e poco dopo i duecomandanti entrarono in con-tatto per scambiarsi i rispettivipunti-nave e gli orari dei succes-sivi appuntamenti-radio. La Pibi-mare Prima si trovava in panne allargo delle spiagge romane e conpochi giri di macchina lottava perrimanere alla cappa (con la pruaal mare) contro una forte burra-sca da libeccio. Il punto d’incontrofu raggiunto dal rimorchiatoregenovese dopo una dura caval-cata di 17h 30m con il mare almascone di dritta. L’operazioned’aggancio delle due unità av-venne tra onde alte 5-6 metri enon mancarono le difficoltà, tut-tavia, dopo circa mezz’ora il con-voglio era disteso con 600 metri

di cavo alla via verso Genova. Alle10h 00m del 28.2 Charly fece ilpunto nave con il radiogoniome-tro e s’accorse che il convoglioscarrocciava verso terra e de-cise di risalire verso Genova sullarotta più breve a ridosso dell’Ar-cipelago Toscano. Gli sforzi sof-ferti dall’attrezzatura di rimorchioerano stati notevoli e il giovanecomandante voleva fare un accu-rato controllo degli attacchiprima d’affrontare la notte e ilmare aperto. Lasciato verso le23h lo scoglio di Giannutri a sini-stra, il convoglio stava ormai im-boccando il Canale traL’Argentario e l’Isola del Giglio.Charly fece accorciare il cavo darimorchio per non toccare con lacatenaria (curva formata dalcavo sott’acqua) la Secca diMezzo Canale (-24 metri). Il con-voglio ridotto alla corta volava allasplendida velocità di 8 nodi. Nelfrattempo la depressione era slit-tata a levante esaurendo la libec-ciata, ma innescando un frescovento di grecale (da terra). Ilmare da SW era ancora lungo efastidioso, ma la bonaccia era lìdavanti, a poca distanza. La frit-tura di triglie fresche che il pe-schereccio di Papetto aveva

regalato al Torregrande per an-tica amicizia, era quasi prontaper il primo assalto... Poco dopo, improvvisamente, ilpotente motore del Torregrandesi piantò di colpo senza alcun pre-avviso, e per l’effetto combinatodel peso del cavo d’acciaio e dellasua forma tozza, perse subitol’abbrivo nello spazio di qualchedecina di metri. Fortunatamentelo scafo piegò a dritta proprio nelmomento in cui la PibimarePrima gli piombò addosso velo-cissima come un falco. Charlyebbe solo il tempo di attaccarsialla sirena di bordo per avvisarel’equipaggio di mettersi in salvo.Era quasi mezzanotte e sul Tor-regrande c’era il cambio di guar-dia, in pratica l’equipaggio eratutto in servizio e pronto a get-tarsi in mare come ultima solu-zione per salvarsi. Solo ilDirettore di macchina Guido Bian-chi, agendo d’istinto, si precipitòin sala macchine ignorando gliurli di Charly di mettersi in salvo.Il rimorchio senza governo sfioròletteralmente la poppa del rimor-chiatore e scivolò via silenziosonel buio. Quando il cavo di rimor-chio venne in forza con unoschianto pauroso, vi fu un’esplo-sione di scintille e ripetuti scos-

soni. Sembrava che le vibrazionispaccassero ogni paratia del Tor-regrande che, sbandando in unavorticosa rotazione, fu alla finetrascinato per la poppa dalla Pi-bimare Prima che a sua voltaruotò intorno alla propria prora.Rimorchiatore e rimorchio, at-tratti da una forza assassinaerano di nuovo in rotta di colli-sione. Charly ebbe in quei lunghiattimi di terrore la percezione diun’impotenza infinita. La costaera lì ad un passo, buia, spettralee pronta ad inghiottire quel con-voglio impazzito tra i suoi scogli.Li separavano forse 30 metridalla collisione ormai inevitabile.Un’angoscia interminabile per-vase l’equipaggio che con moltafreddezza si preparava ad assor-bire il colpo. Quando nessunopensava più al motore, questi ri-partì sornione mugugnando qual-cosa come per scusarsi. Charlylo prese per le corna urlando“AVANTI TUTTA” con la forza re-sidua che aveva nei polmoni. La“collisione di ritorno” fu evitatacon una potentissima smacchi-nata all’ultimo metro. Il convoglioritornò lentamente ad allungarsisull’asse del canale. Il peggiosvanì d’incanto con la stessa ve-locità con cui quel pugno di uo-

GIGLIO

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

STORIE DI MAREdi Carlo GATTI

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Il vecchio e saggio Portolano di bordo suggerisce ai comandanti di navi di passareal largo dell’arcipelago toscano.....

La Pibimare Prima a rimorchio del Torregrande

mini vide poco prima il ghigno bef-fardo della morte colpire, spariree lasciare per sempre una pro-fonda ferita in “Quelli del Torre-grande”. Guido compì un attod’eroismo riattivando una valvolabloccata da un improvviso “arre-sto cardiaco”... a lui andò il pe-renne ringraziamento dell’equi-paggio.Tratto dal libro “QUELLI DEL TOR-REGRANDE” – di Carlo Gatti –Nuova Editrice Genovese - 2001

Ho inteso riproporvi il racconto diquesta disavventura per un sem-plice motivo: anche il sottoscrittosfiorò la tragedia nel 1970, pro-prio in quelle acque divenute tri-stemente famose dopo latragedia della Costa Concordia.Per quanto mi riguarda, ho giàspiegato che tutto ebbe origineda un’improvvisa avaria e che do-vetti scegliere la rotta più internaper necessità nautiche e di con-trollo dell’attrezzatura di rimor-chio fortemente compromessa.Già! Ma le avarie sono comecerte malattie, arrivano quandomeno te le aspetti e si riciclanocon nomi sempre nuovi, ma il ri-sultato é sempre lo stesso: dallafine della Seconda guerra mon-diale, ogni anno spariscono 360navi, una al giorno. Le cause sono

molteplici, ma il punto scatenanteé sempre lo stesso: l’imprudenzaumana.Com’é potuto accadere questodisastro ad un gigante del marecosì moderno, attrezzato e sicurocom’era la Costa Concordia? Lamotivazione “ufficiale” sarà datadal processo in corso. Noi pos-siamo solo ricordare che la rotta“ufficiale” Civitavecchia-Savona,passa a ponente dell'Isola del Gi-glio, ciò significa che nella nor-male navigazione commercialel'Isola del Giglio viene lasciata adritta.La nave aveva scelto invece dipassare (di notte) per il Canaledell’Argentario, nello stretto brac-cio di mare che separa l’Isola delGiglio dalla costa continentale(Argentario).

L’antico e benemerito amico deinaviganti: il Portolano, presentesu tutti i ponti di comando dellenavi in circolazione, indica duerotte vicine e parallele per navi-gare da Civitavecchia a Savona.La prima sale verso nord al largodella costa Est della Sardegna edella Corsica, ed una seconda piùinterna che si lascia anch’essal’Arcipelago Toscano sulla pro-pria destra mentre naviga versola Liguria.Una volta lasciata l’isola di Gian-nutri a sinistra, la Costa Concor-dia decise di proseguirelasciandosi anche il Giglio a sini-stra. Si potrebbe disquisire a

lungo sulle distanze, le batimetri-che, le correnti e le secche, maalla fine, le linee guida per la na-vigazione costiera di grandi navida crociera dovrebbero consi-gliare margini di sicurezza talida poter affrontare accostated’emergenza ed avarie del tiposofferto di recente dalla CostaAllegra nell’Oceano Indiano. Ep-pure, già da tempo, le grandinavi da crociera percorrevano larotta più suggestiva ed econo-mica che passa internamentetra il continente e le isole to-scane. Come mai nessuno sen’é accorto?

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In questa cartina, entrambe le rotteconsigliate dal Portolano Italiano pas-sano lungo il passaggio rappresentato,per l’occasione, dalla scritta Arcipe-lago Toscano.

Èoperativo a Rapallo il NUOVOPIANO DEL COMMERCIO, ap-

provato nei giorni scorsi dal Consi-glio Comunale della nostra città.IL PIANO DEL COMMERCIO E' UNOSTRUMENTO DI PROGRAMMAZIONEE PIANIFICAZIONE approntato dai Co-muni per affrontare e risolvere i pro-blemi specifici del commercio ed inparticolare per rilanciare le attivitàcommerciali con una serie di azioniche si intrecciano con quello che è iltessuto urbano della città. L'obiettivo è quello di rafforzare la re-lazione tra città e commercio, per farsì che le attività commerciali non ab-biano soltanto lo scopo di forniremerce ai clienti, ma anche quello di di-ventare attività di incontro, di comuni-cazione e di rapporti sociali fra icittadini, mantenendo elevata ed effi-ciente la presenza commerciale neltessuto urbano. E questo è tanto più importante in unacittà come la nostra, a vocazione turi-stica, dove il rapporto tra commer-ciante e cliente, sia esso residente oturista, assume un carattere più per-

sonale e flessibile nei metodi di ven-dita, vuoi per la conoscenza diretta delcliente del luogo e dei suoi gusti per-sonali, vuoi per la necessità di creareun rapporto di empatia, gentilezza ecomplicità con il cliente turista che , sesaddisfatto, si sente incentivato a ri-tornare.E' evidente che lo scopo del piano com-merciale è quello di potenziare la com-petitività del tessuto economico con ilrilancio e la rivitalizzazione delle attivitàcommerciali esistenti e la promozionedi nuove, al fine di migliorare la qualitàurbana e l'immagine della città.

In quest'ottica l'attività commercialedella città deve essere un vero e pro-prio “ sistema “ e non un insieme di-sarticolato di punti di vendita. Il commercio, infatti, ha una fisiono-mia propria ben distinta dagli altriaspetti dell'attività produttiva. Intanto diciamo che il commercio li-bero nasce verso la fine del 700,quando il LIBERISMO ECONOMICO, fa-vorevole alla libertà di commercio, siafferma come reazione alla politica dicontrollo degli scambi. Erano le primeliberalizzazioni della storia italiana. Il commercio, inoltre, ha una sua no-tevole utilità economica, perchè è unaattività produttiva di ricchezza e cometale contribuisce alla formazione delreddito locale, senza contare che dàun fondamentale contributo alla sod-disfazione dei bisogni umani con il tra-sferimento delle merci, cioè i beni diconsumo, dai produttori al pubblico. Provvede infatti all'immagazzina-mento dei beni e delle merci, garan-tendone così la disponibilità in qualsiasimomento, anche se provengono daluoghi lontani.

Concorre alla stabilizzazione dei prezzie dei redditi, adeguando l'offerta alladomanda e rendendo stabile l'approv-vigionamento del mercato.

Il nuovo Piano del Commercio di Ra-pallo suddivide il territorio comunalein quattro zone :Zona 1 – centro storico che com-prende zone di particolare pregio edinteresse. Zona 2 – Centro abitato consolidato ,che corrisponde alle porzioni di terri-torio urbano compiuto, dove non sonoprevedibili sostanziali modifiche.

Zona 3 : Aree di riqualificazione ur-bana in cui sono possibili integrazioni emodifiche al sistema insediatoZona 4 : tutto il restante territorio co-munale. Gli esercizi di vendita sono classificatiin:Esercizi di vicinato – sigla EV; Mediestrutture di vendita - MSV, con su-perficie di vendita da 250 a 1500mq.;Grandi strutture di vendita – GSVcon superficie oltre i 1500 mq. La classificazione tipologica distingueinoltre gli esercizi di vendita non ali-mentari speciali, sigla EVS; Le ag-gregazioni di esercizi singoli – AGS; IDistretti commerciali tematici –DCT; I Centri commerciali – CC; IParchi commerciali – PC. I SETTORI MERCEOLOGICI sono: Ali-mentare e non alimentare. Un dato significativo che emerge dalpiano è che nella nostra Città le pic-cole attività commerciali, con superfi-cie di vendita fino a mq. 100, tra soloalimentari, prevalentemente alimen-tari e non alimentari, ammontano a529. In questa tipologia di attività, preval-gono le piccole inprese individuali,molte delle quali gestite da donne., equesto è un particolare molto impor-tante ai fini della sviluppo del'IM-PRENDITORIA FEMMINILE, chedovrebbe essere aiutata ed incenti-vata in quanto potrebbe costituire unvalido sbocco di lavoro , specie per legiovani donne in cerca di impiego. Un particolare importante da consi-derare è che queste attività, per la lorocaratteristica di consentire di entrarenel commercio al dettaglio anche conun modesto capitale di esercizio esenza grandi conoscenze tecniche,soddisfano la naturale attrazione cheispira, specie nei giovani, la scelta diuna attività indipendente, oggi più chemai alternativa al posto fisso cheormai è diventato un sogno, ed incen-tivano la nascita di piccoli negozi che,moltiplicandosi, incidono sul commer-cio , secondo l'opinione di alcuni, immodo positivo, secondo altri in modonegativo, in quanto determinano con-tinue aperture e chiusure di negozi,che creano turbativa nel commerciostesso ed alimentano speranze diguadagno molto spesso fallaci. E' infatti necessario inquadrare la que-stione nel particolare momento sto-rico di crisi globale che affligge la

nostra società e che si ripercuote, ine-vitabilmente, sui consumi e di conse-guenza sul commercio, che nesubisce l'impatto più rilevante. Anche Rapallo non sfugge, purtroppo,a queste problematiche. Sono infattisotto gli occhi di tutti i cittadini le tanteserrande di negozi abbassate che te-stimoniano la chiusura di attività i cuicosti di gestione, rapportati alle en-trate del giro d'affari sono diventati in-sostenibili.E' sicuramente uno spettacolo depri-mente, che merita un attento esamee l'adozione di seri provvedimenti daparte delle autorità competenti. Ritornando al Piano del Commercio,un'osservazione particolare merita ladisciplina prevista per il Centro sto-rico commerciale di Rapallo, dove sitrovano aree ed edifici aventi valorestorico, artistico ed ambientale, e che,come tale, DEVE ESSERE RIGOROSA-MENTE SALVAGUARDATO E PRO-TETTO.

A QUESTO PROPOSITO IL PIANO DELCOMMERCIO E' GIUSTAMENTE RIGO-ROSO, E DETTA NORME EQUE EDEQUILIBRATE, CONSONE UNA CITTA'TURISTICA COME LA NOSTRA. Nel centro storico commerciale sonoammessi gli esercizi di vicinato - EV disoglia massima di mq. 150 per su-perficie di vendita e gli esercizi di ven-dita speciale – EVS .NON SONO AMMESSE le medie strut-ture di vendita sia alimentari che nonalimentari, le Grandi strutture di ven-dita, sia alimentari che non, le Aggre-gazioni di esercizi, i distretticommerciali tematici, i Centri com-merciali ed i Parchi commerciali. SONO ESCLUSE INOLTRE LE SE-GUENTI TIPOLOGIE COMMERCIALI: Motori di qualsiasi tipo, ricambi e ac-cessori, articoli funerari, i prodotti chi-mici, i prodotti per l'edilizia, gli articolidi sexy shop, i combustibili.Il divieto opera sia come estensione di

NEGOZI

Uno strumento importante per il rilancio delle attività imprenditoriali

Rapallo vara il piano del commercio

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

ECONOMIAdi Elena LAVAGNO CANACARI

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Èstata una tre giorni di festa quelladedicata a Cartoons on the bay

con la città ancora una volta coinvoltain questa vera e propria kermesse de-dicata ai bambini ma che da qualcheanno si rivela un vero e proprio “af-fare” per Rapallo in una stagione co-siddetta “morta”. Lo diciamo col cuoreanche perché lo scorso anno si è se-riamente corso il rischio di gettare tuttala manifestazione nel bidone della spaz-zatura per colpa dei soliti benpensanti –questa volta non prettamente locali manostri vicini di casa che non gradivanoche la corsa ciclistica organizzata all’in-terno della manifestazione percorressele vie di Santa Margherita e Portofinoperché dicevano “avrebbe portato solocaos e blocco del traffico!”. Amenitàpurtroppo ben note nel Tigullio semprepronto alla politica del “maniman” e afar carte false pur di non collaborare e,anzi, mettere i bastoni fra le ruote, aipropri vicini. Sulla bontà della manife-stazione e sul relativo indotto econo-mico anche questa volta l’AscomRapallo-Zoagli, si è messa a fianco delComune, e per essa un forte numero dicommercianti, si è rimboccata le mani-che trasformando vie e piazze in altret-tanti album di figurine coinvolgendograndi e piccini con spettacoli e anima-zioni. Fin qui tutto bene e i media si sonosbizzarriti nel riportare eventi e appun-tamenti. A noi de Il Mare, che amiamole nostre radici e le persone che nehanno cantato le bellezze e l’amore,piace soprattutto ricordare che

l’Ascom, e in particolare i commerciantidi piazza Garibaldi, quest’anno ha sceltocome proprio simbolo un rapallino doccome l’indimenticato artista e cartoo-nist Luciano Bottaro. L’autore di centi-naia e centinaia di tavole dedicate aipaperi più famosi al mondo, e spessoambientate proprio a Rapallo, è statoanche il creatore di personaggi miticidella nostra infanzia come Pon Pon, Pe-pito il corsaro e Re di Picche – tantoper citare alcune fra le sue più notecreature - ma anche di strisce tipica-mente liguri come Divo Nerò alle qualeavevo collaborato anch’io con battute etesti (io a malapena so disegnare leaste). L’amministrazione comunalequalche anno fa ha pensato bene di de-dicare a Luciano Bottaro la piazzettaantistante il castello sul mare ma nonricordare l’artista rapallese in una ma-nifestazione come Cartoons on the bayci sembrava un sacrilegio e bene hafatto l’Ascom a riportarla la sua figuraall’onor del mondo. “La famiglia Bottarova apertamente ringraziata per avermesso gratuitamente a disposizione ilpersonaggio di Pon Pon divenuto il logodel nostro “Oltre cartoons” – confermail presidente dell’Ascom Elisabetta Lai -

Inoltre, in modo altrettanto sensibile hamesso a nostra disposizione varie ta-vole di Re di Picche che hanno addob-bato piazza Garibaldi e i relativi negozi”.

CARTOONS ON THE BAY

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

EVENTIdi Emilio CARTA

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L’ASCOM lo ha ricordato, nell’ambito delle inizia-tive legate a “Oltre cartoons”, con le tavole di Re diPicche in piazza Garibaldi dal 22 al 25 marzo

attività da parte di esercizi esistentiche da parte di esercizi di nuova aper-tura, e pertanto non opera per le atti-vità già in essere alla data di entratain vigore del Piano.

Un'ultima considerazione sugliORARI DEI NEGOZI.Gli orari di apertura e di chiusura alpubblico sono liberi. Gli esercizi com-merciali per la vendita al dettagliopossono restare aperti in manieracontinuativa tutti i giorni della setti-mana, domenica e festivi compresi,dalle ore 7 alle ore 24. Hanno facoltàdi derogare alla chiusura festiva, in-frasettimanale, e turno di chiusurasettimanale. Gli esercenti debbono pubblicizzarel'orario mediante l'sposizione di car-telli ben visibili dall'esterno. La liberalizzazione degli orari dei ne-gozi, voluta a livello nazionale dal GO-VERNO MONTI, ha creato in tutto ilPaese non poche polemiche ed èosteggiata sia da tanti commercianti,che temono un aggravio di lavoro e dispese di gestione e di personale, siadai SINDACATI E DALLA CHIESA, chesi sono trovati uniti nell'affermare chela FESTIVITA' VA PRESERVATA. Osservazioni sicuramente giuste e va-lide, ma, secondo il modesto pareredi chi scrive, qualche puntualizzazionein merito si rende necessaria. Dato per scontato che la liberalizza-zione degli orari dei negozi esiste piùo meno in tutto il mondo, è necessa-rio comprendere il senso della parola“LIBERALIZZAZIONE” , sia nel com-mercio che ovunque, ed il senso èche “CIASCUNO PUO' SCEGLIERE,MA NESSUNO E' OBBLIGATO. “Esempio: APRIRE IL NEGOZIO LASERA O LA DOMENICA, NON E' UNOBBLIGO, MA UNA OPPORTUNITA'.OGNI COMMERCIANTE PUO' RITA-GLIARSI L'ORARIO DEL SUO NEGOZIOIN BASE ALLA REALTA' ED ALLA SPE-CIFICITA' COMMERCIALE DELLA SUAATTIVITA':ci sarà chi ha convenienza a tenereaperto di notte e chiudere il mattino,sia per il suo tipo di attivita' che diclientela; chi avrà interesse a modifi-care gli orari per adeguarli alle suenecessità familiari ed quelle dei suoicollaboratori, chi manterrà tranquilla-mente gli orari di prima. SONO TUTTE OPPORTUNITA' PERLAVORARE MEGLIO, E PER FAREUNA GIUSTA ED ONESTA CON-CORRENZA, ovviamente SE SIHANNO LE IDEE E LE RISORSE GIU-STE. In questo senso deve essere intesa laliberalizzazione degli orari: come op-portunità da sfruttare e non come ob-bligo da osservare rigidamente. SE LA LIBERALIZZAZIONE degli oraridei negozi è stata adottata in quasitutti i paesi del mondo, ci sarà pureun motivo.

Un angolo di Rapallo è stato dedicato al maestro Bottaro

Cosa vorrebbero trovare i giovani nell’uovo di PasquaDIN DON DANE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

PIANETA GIOVANIdi Benedetta MAGRI 10

Intervista a tanti ragazzi che, all’interno del dolce ovale di cioccolata, vorrebbero comesorpresa diverse soluzioni per il loro futuro

Cara Kinder, ti scrivo... ormaicresciuti potremmo sostituire

le lettere a Babbo Natale con dellebelle richieste alla fabbriche di uovadi cioccolato, in modo che realizzinoi nostri desideri. Chiunque abbia inmente il grandissimo successo diRoald Dahl, “La fabbrica di ciocco-lato”, potrebbe credere in questa ipo-tesi, dato che i simpatici UmpaLumpa mostrano molte somiglianzecon i folletti di Babbo Natale.In realtà, i giovani cosa vorrebbero ri-cevere?La risposta non é immediata, tuttimi guardano un po’ stupiti: a Na-tale si esprimono i desideri! Non aPasqua! Ma io mi chiedo, perchénon si possono esprimere anche aPasqua i desideri, in fondo neppureil 25 dicembre ne avremmo diritto:non é il nostro compleanno, maquello di Gesù. Invece a Pasqua érimasta la tradizione di donare unuovo, privilegio che anni fa ricevevasolo il padre di famiglia da parte deibambini, come una volta mi avevaraccontato il ben noto UmbertoRicci.Poi le uova sono diventate per tutti edi cioccolato, ricoperte da un involu-cro colorato, in modo che attiras-sero ancora di più i bambini e un belgiorno aprendole si scoprì che con-tenevano qualcosa: una sorpresa!Col tempo e col consumismo questanon bastò più e nacquero i “Super-pasqualone!”, scatoloni pieni di gio-cattoli e con un uovo, tanto per direche tutta quella spesa aveva una ra-

gione pasquale. Oggi i giovani vedono l’uovo di Pa-squa come qualcosa che può es-sere venduto per raccogliere soldiin beneficenza: é a questo scopoche AIL, i Leo Club di tutta Italia e laCroce Rossa, vendono le uova.Ma se queste uova fossero lampadedi Aladino? Cosa vorrebbero i gio-vani? Personalmente chiederei un po’ piúdi tolleranza e di capacità di accon-tentarmi. C’é chi chiede un buonvoto alla maturità, spettro che aleg-gia su tutti i diciottenni, chi vorrebbela macchina nuova e chi prega per-ché dall’uovo di Pasqua esca unposto di lavoro fisso.Chi risponde per prima, probabil-mente incarnando il desiderio dimolti ragazzi è Beatrice Beretta, 18anni, che spera in un cambiamentonella proprio città: “vorrei eventi peri giovani, che li uniscano e attirinopiù gente”. Il tema della necessità diuna maggiore aggregazione giova-nile emerge anche dalle parole diAlessio Cambiaso, 19 anni: “Vorreipiù luoghi d’incontro per i giovani emeno atti di violenza”.Desiderio differente emerge da Sil-via Autelitano, 23 anni, allenatrice diun gruppo di ragazze che praticanoginnastica ritmica dagli 8 agli 11anni, che svolge con passione que-sto suo compito di allenare le ra-gazze, montare loro gli esercizi,accompagnarle in pedana durantele gare e coccolarsele finito l’eserci-zio più o meno soddisfatte, più o

meno felici. Durante la settimana sitrovano a condividere le palestredella scuola media A. Giustiniani,della scuola elementare G. Marconie della G. Pascoli, ma le ragazze, perfortuna, crescono sempre di nu-mero e soprattutto alle “scuolerosse” gli allenamenti risultano cao-tici, perché nello stesso momento siallenano diversi gruppi. Inoltre le gio-vani nell’ultimo periodo sono au-mentate perché alcune hannoricominciato ad allenarsi dopo annidi fermo e altre invece, stimolatedalla vittoria della nazionale ai mon-diali, hanno deciso di iscriversi, cosìla Società Ginnastica Ritmica Ra-pallo si trova alle prese con pro-blemi di spazio e Silvia, con lasemplicità di una bambina mi dice:“Ti chiederei una palestra - poi letorna la mentalità di un’adulta - maso che come sempre sarebbeun’utopia, però per le ragazze sa-rebbe più produttivo allenarsi condegli spazi differenti”.Tanti altri giovani sono più restii arispondere alla mia domanda, oforse li ho semplicemente colti alla

sprovvista. Nonostante tutto sonosicura che i desideri non manchinonel cuore dei giovani e ne sono la di-mostrazione l’impegno che i giovanistanno cominciando a mettere nellapolitica rapallese e ancora primaquelli che si mettono in gioco nellescuole, diventando rappresentantid’istituto o ancora di più: esponentidella Consulta Provinciale. CarmineBorelli, 19 anni, del Liceo G. Da Vigo,rappresentante per la sua scuolapresso la Consulta Provinciale degliStudenti e anche Vicepresidente ditale organo, parteciperà al ConsiglioNazionale dei Presidenti delle Con-sulte, rappresentando l’intera Ligu-ria. Il suo compito, come Consulta diGenova sarà di “far rafforzare laCarta io studio, cercando di farmi in-serire nella commissione “diritto allostudio” e nei limiti delle possibilità edelle competenze del CNPC, cer-cherò di far valere il diritto all’istru-zione come principio fondamentaleper costruire una buona società”.Sentendo queste parole direi che al-lora noi giovani abbiamo la testa sulcollo più di quanto tutti pensano!

di Pietro Ardito & C.

Giggia,arrivano le elezioni!

Mi scappa da piangere...

Meno male,i consiglieri

scadentistanno perscadere!

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È sempre meglio

una polizza senza sinistro

che un sinistro senza polizza!

Chi non ricorda The Big Brother, ilGrande Fratello, personaggio im-

maginario nato dalla fantasia delloscrittore inglese George Orwell? Erail dittatore dello stato totalitario chia-mato Oceania e nella società che Or-well descrive, ciascun individuo eratenuto costantemente sotto controllodalle autorità. Lo slogan "Il Grande Fra-tello vi guarda" ricordava continua-mente agli abitanti che The BigBrother era, ed è, al vertice della pira-mide gerarchica. Fra poco saremo,con un po’ di diffidenza, guardati a vistada oltre cento telecamere installatecirca un mese fa nel centro storico e inperiferia ed ormai prossime ad essereattivate. Anche gli edifici cosiddetti “piùsensibili” nonché i monumenti sarannosotto la lente della polizia municipale.Tutti i varchi di entrata e uscita ver-ranno videosorvegliati. Inoltre, andandoa modificare il software dell’impianto,sarà possibile leggere le targhe dellemacchine in entrata per confrontarle

con quelle inserite nella “black list” delleforze dell’ordine. Secondo l’assessoreuscente Alessandro Puggioni – ci rife-riamo ad un’intervista rilasciata mesifa a Il Mare - Rapallo, è una città sicura,con alcuni problemi di microcriminalitàe atti di vandalismo: “Le telecamereserviranno da deterrente, ma non so-stituiranno mai le divise e l’uomo”. Afarla breve cederemo un po’ della no-stra libertà a favore di una maggioresicurezza. Si può pensarla come sivuole e cito un’altra frase altrettantotrita e ritrita: “male non fare paura nonavere”. Ci sta tutto ma, caro asses-sore, vorremmo avesse eliminato an-zitempo quei catorci rugginosi, untempo giallo-verdi e oggi un’autenticaschifezza, chiamate Sos Beghelli che,tra l’altro, non funzionano da anni. L’as-sessore aveva dichiarato che sareb-bero stati eliminati contestual- mentealla messa in opera delle telecamere.Le telecamere sono state messe inopera ma le Beghelli sono sempre lì. I

rapallesi vorrebbero poi essere menocircondati da mendicanti, da invalidiveri o falsi e da persone cenciose cheusano i cani per impietosire la gentead ogni angolo della strada. Credo cheRapallo in questo senso superi ogni re-cord statistico e non occorreva certoaspettare un centinaio di telecamereper risolvere questo problema. Lenuove telecamere di ultima genera-zione, come detto, saranno posizionate

in tutte le zone della città, dal centrostorico alle frazioni di San Pietro eSanta Maria del Campo. Il comando dei vigili sarà dotato di duelocali appositi: uno per la polizia mu-nicipale con due schermi da 42 pol-lici e un computer; uno indipendenteper le indagini e i controlli delle altreforze dell’ordine che con un sempliceclic potranno monitorare tutte le viecittadine.

L’occhio del Grande Fratello a breve si centuplicheràTELECAMERE

Cederemo un po’ della nostra privacy per aumentare la nostra percezione di sicurezza ma icontrolli delle forze dell’ordine restano imprescindibili. Che si aspetta a rimuovere le rugginosee inutili Sos Beghelli dal territorio e a limitare il fenomeno dei mendicanti ad ogni crocicchio?

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

SICUREZZAdi Emilio CARTA

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Apochi giorni dalle elezioniamministrative, per pura

coincidenza (lungi da noi il pen-sare a motivi elettoralistici),l’Amministrazione uscente si èinfervorata ad abbellire la città;pardon, non tutta quella che daanni aspetta, ma solo il centro.Gli ultimi cinque anni li ha passati,dapprima a cercare di capire e fi-nalmente realizzare, il ponte in-telligente ideato e pensato da unnoto ingegnere, progetto che unavolta messo a punto, gli è costatoil posto nell’Amministrazione ra-pallese. Gli amici di Santa Mar-gherita, non si sono lasciatiscappare l’occasione per por-tarsi in casa un uomo corretto ecapace, che abbiamo umiliato ecostretto alle dimissioni.Da noi gli uomini “pensanti” nontrovano spazio: potrebbero rovi-nare la ”media”.Tutto questo fervore primaverileha generato l’idea di tramutareparte dei già carenti parcheggi,in ameni giardini o aiuole cosìche, come dichiarato da un As-sessore nel virgolettato su unsettimanale locale (9/3/2012)“Ci sarà anche una riquadraturadegli alberi (le nuove aiuole, n.d.r.)per venire incontro alle esigenzedei nostri amici a quattrozampe”. Intanto, si sono toltianche i parcheggi davanti allastazione e parte di quelli lungo ilnuovo “Viale della Rimembranza”in cui si trasformerà Via Mameli.In una città “turistica”, carentecome tutte di parcheggi, il de-pennarne alcune decine, ha il suopeso. Ognuna delle aiuole di ViaMameli, per favorire i cani e non

chi parcheggia per andare a farespese nei numerosi negozi diquella zona, di fatto porta via unintero posto auto, perché qua-drate e larghe quanto lo spaziodella delimitata zona di sosta. Sele bordure in pietra fossero stateun po’ meno alte, avrebbero pursempre impedito alle ruote diavanzare sino a rovinare lepiante, ma permesso alle parti dicarrozzeria sporgenti oltre leruote anteriori, di sopravanzarleun po’ nella zona riservata al pre-visto “defecamento” dei cani, cosìda non perdere l’intero parcheg-gio senza, ripetiamo, intaccare lepiante. Certo, per non perdere ilparcheggio, le aiuole avrebberodovuto avere forma triangolarecon un lato parallelo al marcia-piede e i due cateti convergentisulla striscia che delimita duezone di sosta attigue. Si sarebbecosì sottratto ad ognuna un trian-golo ininfluente, recuperabile gra-zie al fatto che le carrozzeriepotevano sopravanzare oltre lebordure in pietra. Naturalmente non si è provve-duto a ricreare, ricavando daqualche altra parte, altrettantiparcheggi. Meglio favorire i biso-gni corporali dei nostri amici ani-mali, piuttosto che insegnare ailoro padroni, quelli che a giorniandranno a votare, di sentirsi im-pegnati ad educare i loro animalia defecare, come fanno in tutto ilresto d’Europa, raccogliendonepoi gli escrementi utilizzando gliappositi e obbligatori sacchetti,senza bisogno di attrezzar lorodelle amene aiuole, per di più incentro città e penalizzanti il com-

mercio locale. Già, perché solo dicentro Città si parla, lì dove pas-sano la maggior parte dei (pre-sunti) votanti. Le altre zone, acominciare dalle poche e lordateaiuole di Via Betti (se private, simultino i proprietari per come le

tengono!) a tutte quelle in Città si-tuate fuori vista dai passanti abi-tuali e che sono state per tutto ilciclo amministrativo, ignorate,pronti ad essere sbandierate inoccasione del nuovo programmaelettorale. Ben giunga pure laconcessione dei percorsi pedo-nali di Montallegro ai cicloama-tori anche se, nei fatti, già datempo quelli li usano, ma dellezone che aspettano da quel dì diessere rese decenti per permet-tere ai cittadini di fruirne percompiervi panoramiche passeg-giate, nemmeno l’ombra. In pri-mis la pianeggiante Via di Landea( è un dente che continua a do-lerci), zona protetta dai ventifreddi, servita dai Bus e con unavista mozzafiato sulla città e sulGolfo ma, a causa del degrado,

inutilizzabile. Forse non si faniente perché quel sito e i relativirivi, servono come discaricheabusive e incontrollate da chi do-vrebbe invece, salvaguardarle dachi fa lavori di ristrutturazioneedile per depositarvi indisturbato

anche notevoli avanzi di amianto.Lo stesso discorso vale per tuttequelle storiche e belle “crose”,abbandonate e ormai semi sgre-tolate. Dove sono gli Ecologisti e iVerdi a Rapallo? Ma non spariamo sempre e solosu chi oggi ci amministra; comin-ciamo ad esaminare anche cosahanno fatto, in concreto tutti glialtri, compreso chi ci ha tempe-stato di fastidiose mail. Tutti in-somma quelli che hannooccupato gli scranni del PalazzoComunale. Scusate, forse non è corretto le-gare tutto questo “rifiorire” ai ri-stretti tempi che ci separanodalle elezioni ma l’impressione èquesta, visto che hanno avutocinque anni di tempo per porvimano.

Scompaiono i parcheggi, nascono i vespasianiQUATTROZAMPEPELOSEE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

IGIENE PUBBLICAdi Renzo BAGNASCO

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Non molti ricordano la Confe-renza Internazionale delle Ra-

diodiffusioni che si svolse a Rapallo,da maggio ad agosto, di 61 anni fa eche ebbe come sede il “Kursaal” del-l'Hotel Excelsior dopo essere ini-ziata a Firenze. Vi parteciparono ledelegazioni di 66 Paesi allo scopo ditrovare un'intesa per l'utilizzo ar-monico delle alte frequenze.Una assise, dunque, di grande rilievocome conferma anche l'emissioneper la circostanza, da parte dellePoste Italiane, di un francobollo (valori20 e 55 lire) in quel 1950, raffigu-rante Palazzo Vecchio affiancato alnostro monumento a Colombo e, inparte, alla silhouette dell'antico ca-stello. Il clima di guerra fredda, cheera purtroppo già in atto, andrà viavia accentuandosi sicché la Confe-renza rapallese si chiuderà senza ri-levanti risultati e, di lì a poco, si apriràla tormentata guerra di Corea.Il “Kursaal”, costruito sulla scoglieradi “Ciappadaea”, aveva aperto i bat-tenti il 1 gennaio 1901 per offrire allaclientela cosmopolita che frequen-tava Rapallo, un ritrovo fastoso con ri-storante, bar, sala di lettura, dimusica e d'arte, stabilimento per ibagni marini, giardino d'inverno e, so-prattutto, l'attrazione dei tavoli verdipropri di una casa da gioco. La so-cietà che lo gestiva pubblicava ancheun giornale “quadrilingue”, la “RapalloRevue” e nel 1908 realizzerà poi il“New Casino Hotel” (poi Hotel Excel-

sior). Un passaggio pensile, sopra lastrada per Santa Margherita, legheràindissolubilmente i due eleganti edificiliberty. Il Kursaal ebbe a subire la crisidovuta al primo conflitto mondiale,ma ebbe anche una parentesi “sto-rica” allorché, ai primi giorni di no-vembre 1917, ospitò quel ConvegnoInteralleato, presenti i massimi rap-presentanti d'Inghilterra, Francia edItalia che determinò, con le decisioniassunte, la ripresa vittoriosa dopo larotta di Caporetto. Armando Diaz eVittorio Veneto hanno un vincolo conquesto decisivo convegno.Passata la bufera, il Casino di Rapalloriprese la sua normale attività in-ciampando però in progressive re-strizioni e poi interferenze di matricepolitica che nel 1928 determinaronoil trasferimento della licenza d'eserci-zio a San Remo per finanziare conmezzi straordinari, si disse, lo spo-stamento inderogabile della linea fer-roviaria. (Tanto “inderogabile” che atutt'oggi la ferrovia non è stata spo-stata di un millimetro, ma questa èun'altra storia che un giorno o l'altrobisogna raccontare!). A noi è rimastala citazione “Rapallo Casino”, stam-pata dai timbri utilizzati, sino a tempinon tanto remoti, dall'ufficio postaleubicato in un piccolo edificio a fiancodel Kursaal che, in facciata recaval'immagine stilizzata a colori di unaquercia e la scritta in latino “Immotostipite ventus agitat frondes”. A di-spetto di questa affermazione, il vento

“edilizio” negli anni Ottanta travolgeràl'intero caseggiato, per far posto aduna moderna piscina... sfatando cosìogni illusione di saldezza.Per i rapallesi “o cursal” è rimasto permoltissimi anni “off limits” e se dalmare esso era un preciso punto di ri-ferimento sulla costa per i pescatorinell'individuazione del sito più frutti-fero per le “bughe”, a terra era arduoguadagnarne la scogliera per tenderela canna cercando di prendere qual-che “luasso” (branzino) o “scimmaio”(cefalo).Sarà nel dicembre 1958 che l'ac-cesso alla folla sarà reso possibile perle proiezioni del “Festival Cinemato-grafico a formato ridotto”, che richia-meranno cineamatori di molteNazioni e tanto pubblico, così come,in maniera più chiassosa, dal gennaio1966 quando si avvierà l'esibizione dioltre 200 complessi di musica leg-

gera partecipanti al Torneo nazionale

“Rapallo Davoli” con il sostegno dei ri-spettivi fans.Il Kursaal in seguito si limitò ad unruolo marginale alberghiero, privile-giandosi l'attività balneare sulle sueterrazze aperte al sole e al mare.Oggi, fuori dai suoi cancelli elettroni-camente automatici, sul quadro del ci-tofono si legge “Condominio Kursaal”e la sua sorte, al pari di tante insignicostruzioni appartenenti al panoramarapallese, pare per sempre segnata.

Il binomio Excelsior Palace Hotel - KursaalTURISMOE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

STORIA LOCALEdi Pier Luigi BENATTI

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Fin dall'antichità gli esseri umani di qualsiasi età oprovenienza hanno sentito il bisogno di comuni-

care in qualche modo con i propri simili. Perlopiù essisoddisfacevano la propria necessità mediante la pa-rola, poi passarono alle incisioni, ideogrammi, segnalidi fumo, geroglifici, e simili. La scoperta effettiva dellascrittura viene attribuita ai Sumeri, nella città di Uruk,verso la fine del IV millennio a.C.Col passare del tempo la scrittura si è sviluppata gra-zie all'intervento di vari popoli. Dalle informazioni piùsemplici, di effimero valore, a quelle dalle quali magaridipendeva la vita o la morte di qualcuno, la scritturaha sempre meritato un alto grado di rilevanza nella so-cietà umana. Nei romanzi e nei documenti storici sihanno prove che la corrispondenza per posta eramolto diffusa, fino all'invenzione del telefono di AntonioMeucci attribuita poi ad Alexander Graham Bell nel1876. Da quel momento in poi gradualmente il tele-fono è subentrato alle lettere, poi si sono aggiunti ilcomputer e i cellulari. La tecnologia è un cavallo im-bizzarrito, irrefrenabile, che ci porta sempre delle no-

vità. Senza dubbio esse ci aiu-tano a rimanere in contattocon le persone a cui teniamo dipiù nel giro di breve tempo. Cisono anche dei lati negativiperò, rispetto alla comunica-zione orale, alla buona abitudinedel dialogo, il sano parlare libe-ramente a quattr'occhi, perchédietro a una conversazione sufacebook, a un messaggio o unbiglietto, non c'è l'audio, i pensierinon hanno voce, e non ci permettono di comprendererealmente quali siano i sentimenti e le sensazioni deinostri amici. E' utile riflettere su questo aspetto, e nondimenticare che la maggiore fonte di gioia è il fre-quentare i propri amici, amare e sentirsi amati, manon virtualmente, perché per quanti contatti si pos-sano avere, senza il suono leniente rivelativo quoti-diano della voce umana, si é davvero soli. Ma grazie alle innovazioni tecnologiche, queste rela-

zioni si possono mante-nere costanti, abbattendo così le barriere della di-stanza geografica. Tutti gli esseri umani detengono ildiritto di esprimere liberamente la propria opinione suqualsiasi natura di argomentazione, e la bellezza dellacomunicazione é proprio questa: ogni anima é diffe-rente, libera di essere se stessa e in dovere di rispet-tare il pensiero dei propri simili. E' qui che stal'armonia, il segreto per far ruotare nel verso giustoquesto ingranaggio malato chiamato mondo.

L’angolodi Rossella Comunicare... con la voce

James Laughlin (si pronuncia Lo-klin) è stato uno dei più importanti

editori americani del Novecento, fon-datore della casa editrice New Direc-tions, tuttora attiva. Fra i suoi autori:Tennessee e William Carlos Williams(che non erano parenti), Henry Miller,Dylan Thomas, Ferlinghetti, GregoryCorso, Vladimir Nabokov e il suo irasci-bile maestro, Ezra Pound. Laughlinvenne a Rapallo ventenne nel 1934, e viabitò alcuni mesi, imbevendosi dellaconversazione enciclopedica di Poundcon cui pranzava quotidianamente al-l’Albergo Rapallo (Pound la chiamava lasua “Ezuversità”). Suo padre era un in-dustriale dell’acciaio di Pittsburgh (lacittà fra l’altro di mia madre, Frieda Na-tali), sicché James poteva contare suuna discreta fortuna. Ma voleva anchefare lo scrittore. Pound gli disse checome poeta non valeva molto ma cheavrebbe potuto rendersi utile dedican-dosi all’editoria. E così fu. Nacque NewDirections, da Ezra prontamente riba-tezzate “nude erections” (lascio ad altrila traduzione). Ma Laughlin continuòanche a scrivere e nel dopoguerra pub-blicò una serie di volumetti via via piùfrequenti. Avevano forma sperimentale,tanto per non scontentare i maestri,ma contenevano testi di facile lettura,fatti di rapidi schizzi e aneddoti, spessoriguardanti gli scrittori con cui aveva ache fare, la sua famiglia, i suoi amori. Fra questi amori un posto di primopiano conservò quello rapallese per “Le-ontina”, una ragazza romana figlia (diceLaughlin) di un bancario di Rapallo e

piuttosto disinibita tanto da lasciare nelsuo “Giacomino” un ricordo indelebile.La storia di Leontina è argomento diuna serie di poesie fra le più tenere diLaughlin, “In un altro paese”. La si leggenel volume Una lunga notte di sogni.Poesie 1945-1997 da me curato perGuanda (pp. 292, € 22,00). Laughlinracconta che l’incontro fatale avvenneal passaggio a livello che un tempo con-giungeva Via Avenaggi all’Aurelia di Le-vante: “CREDERE! / OBBEDIRE!COMBATTERE! Doveva / essere lostesso dapper- / tutto in Italia congrandi / lettere bianche dipinte sui //muri specialmente quelli di fianco / aibinari sui passaggi / a livello e per so-prammercato / per far vedere come

// le cose fossero IN ORDINE / cala-vano le sbarre già dieci / minuti primache il treno / arrivasse così la gente si// ammassava dalle due parti / sgo-landosi per farsi intendere / dall'altraparte tutto da ridere / e fu così che c'in-contrammo dove // ci vedemmo laprima volta / stavo dalla parte di là tor-navo / a piedi in paese dal mare / e leidi qua con la bici // diretta al Pozzetto/ col suo golf bianco / stretto e nientesotto / la gonna grigia a quadri // esandali era come Beatrice / al pontequando si videro la / prima volta là suquel / ponte a Firenze dove lui // la in-contrò (più tardi / mi portò il libro ditesto / di Dante per farmi vedere il qua-dro famoso)...”

E’ uno schizzo delizioso della piccola macosmopolita Rapallo sulla metà deglianni ’30. Laughlin ripercorre le fasi diquesta passione giovanile, fino all’ine-vitabile separazione (ma in una prosariprodotta in Appendice scopriamoche i due fidanzatini si rividero in vec-chiaia). Una lunga notte di sogni offremolti di questi ricordi di una vita gio-cosa e appassionata, e Laughlin gratoe divertito ci presenta con pochi trattitante indimenticabili immagini di scrit-tori e ragazze, senza tirarsi indietro da-vanti alle prove più dure della vita (ilsuicidio di un figlio, la morte prematuradella moglie). Anche per questi mo-menti dolorosi egli ha il dono di trovarele parole giuste. Il Giacomino di Leon-tina è divenuto un poeta di grande elieve saggezza.

Il Tigullio di “Giacomino” LaughlinPOESIA

Un poeta ed editore americano ricorda un amore di gioventù a Rapallo

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CULTURAdi Massimo BACIGALUPO

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CITTÀ DI RAPALLOBIBLIOTECA

INTERNAZIONALEVilla Tigullio - Parco Casale

“SABATO IN BIBLIOTECA”

21 APRILELe scuole di scritturaa cura di Alberto Nocerino

e Roberto Pellerey

19 MAGGIOI fratelli Karamazov

Gruppo di lettura FeltrinelliTeatro della Tosse

presenta: Laura Salmon

Laughlin fotografato con il maestro e amico Pound in viaggio verso l’Austria, circa 1935. A sinistra, la coper-tina di Guido Scarabottolo per l’antologia di Laughlin pubblicata da Guanda a cura di Massimo Bacigalupo

La fidanzatina rapallese di Laughlin “Leontina”, fotografata sulla spiaggia verso il 1935. Qualcuno forse ri-corda ancora questa ragazza? A destra, alcuni versi da “In un altro paese”, la poesia dedicata a Leontina.

Giacomino!

gridò vieni qua agitando lebraccia nella chiara acqua verde vienisubito e così la seguii nuotandointorno a una punta rocciosa nella

baia vicina vieni qu non hai paurae scivolò come un’anguilla sottola superficie attraverso la boccasommersa della grotta nascosta dove

la luce era dolce e verde sulla sabbiafina è bello no? qui possiamo essereinsieme soli nessun altroè mai stato qui con me è il mio

posto segreto...

Una spy story scritto da EmilioCarta: é riduttivo definire cosí

questo libro. Sarà dunque utilizzatauna nuova formula: l’aperishow. Do-menica 29 aprile alle ore 18.30,presso Plinio Cafè Hotel, la compagnia“La Perla del Tigullio Teatro”, diretta eideata da Viola Villa metterà in scenaquesto racconto. Si tratta del terzoepisodio di una trilogia che ha fatto ri-vivere tante esperienze agli appassio-nati di mare locali e non solo. In mododa unire il mondo con la specificità deipaesi che sono intorno a noi. Questilibri non sono composti solo di parolemesse in fila con un bel suono, bensìsono arricchiti da emozioni, ricerchestoriche, profumi di donne e colori dimari diversi dal Mediterraneo. Il pro-blema principale è trasmettervi que-sto mix di contenuti senza perdernenessuno.Il nuovo tipo di show, ideato per l’evento,promette bene. Protagonisti principalidell’appuntamento saranno due gio-vani: Viola Villa e Tommaso Cosseta.Lei: 31 anni, attrice e organizzatriceteatrale, oltre che direttrice della so-pracitata compagnia, che si ponel’obiettivo di coinvolgere i giovani locali,ma non solo, attraverso le proprie pie-ces teatrali, talvolta comiche e in altrimomenti impegnate. Lui: ventottenne,uno dei migliori del Conservatorio Vi-valdi di Alessandria, approdato almondo del teatro tramite la musica,con la quale completa le parole e i gestidegli attori, ai quali ruba anche il me-stiere, dotato di una voce con una tim-brica particolare e avvolgente.Si tratterà di un momento di aperitivoin cui verranno letti proprio dei brani

tratti dal romanzo e con una partico-lare attenzione al personaggio del“Mancino”: un serial killer collezionistad’armi. Armi che hanno già compiutoaltri famosi delitti, come l’omicidio diJ.F.Kennedy e quello di Lennon. Comeogni collezionista che si rispetti, ognivolta si deve puntare piú in alto e cosadesidererà ora il Mancino? Quella pi-stola che una volta ha fallito...“Questa idea di aperishow - spiegaViola Villa - nasce dall’esperienza edalla sperimentazione della cena condelitto, il nostro cavallo di battaglia edal desiderio di trascinare il target diun aperitivo, che è piú giovane di quelloteatrale, allo spettacolo dal vivo. Senzainventare niente di nuovo, ma co-piando i romani, che si distraevano conil cibo e nel frattempo vivevano l’artedell’ hinc et nunc.” Le parti narrative verranno tagliate,ma l’azione riuscirà comunque a tra-smettere la trama, con le note di unpianoforte a coda scelte da un reper-torio accademico, ma anche dalla tra-dizione marinara di autori come DeAndré e Paoli, immersi in un giardino asorseggiare cocktail di vario tipo.Cosa spinge una ragazza come Violaa vivere così intensamente il teatro econ una tale passione da portare nelvecchio e stantio Tigullio dei pittori a di-pingere live o nuovi festival teatrali checoinvolgano anche il pubblico? “Non si sceglie di fare teatro - diceViola - è piú una vocazione e se nesente la necessità. Ció che mi rassi-cura sempre è una frase di Walt Di-sney: se sogni di farlo, puoi farlo. Così sifonda una compagnia e si raggiungonodegli obiettivi.”

Aperishow per “Il collezionista d’armi”TEATROE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CULTURAdi Benedetta MAGRI 15

All’albergo Europa un nuova formula teatrale per presentare l’ultimo noir di Emilio Carta:uno spettacolo con musica che comprende anche un ricco buffet ad un costo modico

DOMENICA 29 APRILE ore 18:30

Plinio Café Hotel Europa Rapallo

Spettacolo e Buffet € 15,00

La Perla del Tigullio Teatro, diretta da Viola Villa,attrice e organizzatrice teatrale, si propone l'obiettivo di diffon-dere e promuovere la cultura teatrale e lo spettacolo dal vivopresso i giovani, con particolare riguardo alla Liguria ed al Tigul-lio. Per fare questo, organizza festival e stagioni teatrali, producespettacoli di prosa ed intrattenimento con crescente seguito dipubblico. (Festival Teatrale Emozioni a Portofino, Festival dei Cortiteatrali di Rapallo, Cena con delitto comica etc...) Tommaso Cosseta, è diplomato con il massimo dei voti al Con-servatorio Vivaldi di Alessandria e collabora da anni in dupliceveste pianistico-attoriale con La Perla del Tigullio Teatro ( I LoveChopin, Delitto al Curry, Boom, La Trasparenza dell'Inganno etc..).

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Cassini... un cognome che moltinon conoscono e quei pochi

che lo ricordano è soprattutto per-ché hanno studiato nei licei scenti-fici che hanno preso il suo nome. Einvece si tratta di una importantis-sima famiglia di scienziati di origineligure (Perinaldo in provincia d’Impe-ria) che diedero lustro all’Italia per lescoperte astronomiche che essi fe-cero.Siamo negli anni quaranta del XVII°secolo nell’epoca di Luigi XIV, il ReSole il cui famosissimo ministro Col-bert s’impegnava per portare inFrancia i migliori di tutta l’Europa. Fucosì che Gian Domenico Cassini(1625-1712), che aveva fatto im-portanti scoperte in Italia (Bologna)venne invitato a Parigi dove i suoistudi condussero a importanti risul-tati nel campo dell’astronomia: ro-tazione di Marte, scoperta deisatelliti di Saturno (Japetus, Rhea,Thetis e Dionr); determinazione dellaparallasse (1) di Marte, base per ri-cavare la distanza dalla Terra aMarte e di conseguenza, mediantela terza legge di Keplero (2), alla di-stanza fondamentale Terra-Sole. Alui si deve anche il calcolo della velo-cità della luce.Gian Domenico venne nominato di-rettore dell’Osservatorio di Parigi

fondato da Luigi XIV su iniziativa diAdrien Azout e di altri quattro astro-nomi. E con Gian Domenico iniziòuna dinastia: a Gian Domenico seguìil figlio Giacomo, Cassini II (1677-1756) che gli successe nella dire-zione dell’Osservatorio e terminò glistudi per misurare l’arco del meri-diano che attraversa tutto il suolodella Francia e passa per la specoladi ParigiAnche Cesare Francesco, Cassini III,fu direttore dell’Osservatorio. A lui sideve la costruzione della grandecarta di Francia in 182 fogli ed èconsiderato il fondatore della carto-grafia topografica moderna. Inquello stesso periodo Matteo Vin-zoni il più noto cartografo ligure, sidedicava alle coste dell’entroterradella Liguria e alle sue città.Il figlio di Cesare Francesco, Gia-como Domenico (Cassini IV) (1747-

1845) diresse l’osservatorio, pro-seguì il lavoro della carta di Franciae si occupò in particolare delle geo-desia (3).Sono quindi ben quattro gli scien-ziati-astronomi della Liguria chehanno operato in Francia a Parigicon gli importanti risultati che ab-biamo sopra indicato. Il loro nome,naturalmente con l’accento tronco,come avviene per tutti i cognomiitaliani terminanti in vocale (quindi

qui Cassinì) è conosciuto molto piùin Francia che non in Italia e in Li-guria.

(1) Spostamento angolare apparentedi un oggetto quando esso viene os-servato da due punti diversi.(2) Non è certo questa la sede perdarne la “semplicissima” formula.(3) Studio della forma, delle dimen-sioni e della rappresentazione graficadella Terra.

ASTRONOMIAE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

GENTE DI LIGURIAdi Alfredo BERTOLLO

18

La dinastia dei Cassini, una famiglia di scienziati

Giacomo Cassini, 1696, F.Halma, Amsterdam, Planispherium terrestre, in-cisione su rame

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La primavera invita al risveglio nume-rose piante e tra esse gli anemoni,

con le loro corolle, non passano certoinosservati.Ánemos è una parola greca che significavento o soffio. Per essa sembra esistereuna correlazione, almeno relativa alla ra-dice del termine, con la parola anima, in-tesa come soffio vitale di un esserevivente. Anche la parola animale, dalla de-rivazione comune alla precedente, che si-gnifica in grandi linee “essere che respira”,è pure legata al movimento dell’aria (re-spirazione). Secondo la mitologia greca, Ánemos eraanche il nome di una ninfa molto bella,nome italianizzato proprio in Anemone,che viveva alla corte di Chloris, la dea deifiori. La sua bellezza non poteva passareinosservata e così venne notata da Zefiro(leggero vento primaverile) e da Borea(freddo vento settentrionale). I due si inna-morarono, rivaleggiando tra loro e scate-nando per questo terribili tempeste, maanche l’ira di Chloris che, gelosa delle loroattenzioni nei confronti della ninfa, con unincantesimo legò per sempre i due ad Ane-mone. Così la ninfa venne trasformata inun fiore, che si sarebbe schiuso alle caldecarezze di Zefiro e che avrebbe disperso ipetali nei freddi soffi di Borea.Questa bella storia trasmette l’essenza dimolti anemoni, fiori molto belli ma estre-mamente fragili, con corolle che duranopoco e che, soprattutto in alcune specie,perdono facilmente alcuni petali, sotto lesferzate degli ultimi venti freddi primaverili.Gli anemoni sono piante perenni che si svi-luppano da una parte sotterranea costi-tuita da radici ingrossate (rizotuberi) orizomatose. Si tratta di piante discreta-mente velenose, che contengono una so-stanza irritante, protoanemonina, che sialtera, divenendo innocua, nella pianta es-siccata.Gran parte delle specie di anemoni si svi-luppa in ambiente boschivo, soprattuttonei boschi misti freschi e ombrosi di car-pino nero o, in Appennino, anche in quelli difaggio. Tra esse l’anemone epatica è la piùgraziosa e mostra piccoli fiori dalle corolleblu-viola intenso. La classificazione di que-sta specie è ancor oggi in discussione.Nel settecento venne classificata da Lin-neo con il nome di Polyandria polygynia,sostituito dallo stesso scienziato conAnemone hepatica. Oggi la specie vieneclassificata in un genere a parte, comeHepatica nobilis, ma recenti studi di filo-genetica fanno riconsiderare l’ipotesi direinserirla nel genere Anemone. Lebelle foglie di quest’anemone perman-gono anche nella stagione fredda, sonotrilobate e mostrano la pagina supe-

riore verde lucido e quella inferiore rossovioletta. Il particolare colore e la forma atre lobi fanno vagamente somigliare que-ste foglie al fegato umano, una caratteri-stica che giustifica i nomi scientifici dellapianta, nonché un uso nella medicina po-polare in quanto la si riteneva un rimediocontro le malattie epatiche. I fiori sono in-confondibili e le corolle si ergono al mas-simo una decina di centimetri sopra lefoglie, contribuendo all’eleganza di questabella pianta. Due anemoni molto simili, in primavera,tappezzano letteralmente il terreno nei bo-schi misti e nei castagneti. Si tratta del-l’anemone dei boschi e dell’anemonetrifogliata. Il primo mostra foglie intera-mente suddivise in 3-5 segmenti, irrego-larmente e, talvolta, profondamenteseghettati, mentre il secondo mostra fo-glie interamente suddivise in tre segmentidebolmente seghettati. Con un po’ di at-tenzione si distinguono anche i fiori; bian-chi con gli stami gialli nell’anemone deiboschi e interamente bianchi nell’ane-mone trifogliata. In quest’ultimo, poi, la ca-ratteristica di perdere i petaliprecocemente e dopo un soffio di vento èpiù spiccata che in altre specie. Tra fine ot-tocento ed inizi novecento, gli anemonierano considerati fiori di gran pregio e ve-nivano coltivati diffusamente a scopo com-merciale e ornamentale. Ad essereapprezzati erano gli “anemoni dei fiorai”,spesso ibridi e comunque derivati da unaspecie spontanea e originaria del MedioOriente, chiamata Anemone coronaria.Oggi questi anemoni vengono comunquecoltivati e venduti dai fiorai ed hanno ormaida tempo ridotto i loro “caratteri” naturali.L’Anemone coronaria ha una storia stranaperché ormai è da considerarsi una spe-cie spontanea anche in altre aree medi-terranee, comprese molte regioni italianetra le quali la Liguria (Ponente). E’ proba-bile che la bellezza di questo fiore ed il fa-cile trasporto delle sue piccole radicituberizzate ne abbiano favorito la coltiva-zione in Italia, a scopo ornamentale, da

parte di antiche popolazioni. Sembra in-fatti che già gli Etruschi coltivassero que-sta pianta. L’anemone, quindi, sfuggito allecoltivazioni non solo per eventi casuali maanche per mutate condizioni storiche, sisarebbe spontaneizzato in molte regionimediterranee. Le origini mediorientali ri-tornano in una leggenda secondo la qualele sue corolle scarlatte sarebbero spun-tate ai piedi della Croce di Cristo, nei puntidove erano cadute le sue gocce di sangue. Gli esemplari che si trovano in natura fio-riscono dall’inverno ad inizio primavera emostrano bellissime corolle dai colori ac-cesi; rosse, azzurre, violette o anche bian-che. Al centro del fiore si trovanonumerosissimi stami di colore scuro o,talvolta, bicolore, con quelli più interni atonalità chiare. Il nostro anemone più tardivo, si fa perdire perché fiorisce generalmente inaprile, somiglia ad una margherita e sisviluppa isolato o in piccoli gruppi nei no-stri prati. E’ l’anemone stellata. Il coloredel fiore di questa specie varia dal vio-letto al biancastro e gli stami sono ge-neralmente scuri. Mostra piantinemedio basse, con steli fiorali lunghi edesili che portano all’apice la corolla. Nella Val d’Aveto troviamo anche il bel-lissimo anemone alpino, una specie checresce sulle vette e mostra le sue corollebianche non appena la neve inizia a scio-gliersi ed il sole a scaldare i fianchi dellemontagne. Terminiamo con altre ranuncolacee, an-ch’esse molto precoci, che compaiono neiboschi spesso prima degli anemoni. Sitratta degli ellebori, comuni ma soventepoco considerati. I loro fiori verdi li rendonopiuttosto anonimi. Sono piante velenoseche contengono diverse sostanze tossichepericolose, alcune delle quali sembrano ingrado di essere assorbite tramite le pelle.In ogni caso i fiori si possono ammirare,soprattutto quelli dell’elleboro verde, piùbelli e vistosi rispetto a quelli dell’elleboropuzzolente.

FLORAE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

NATURAdi Giorgio MASSA

È primavera, ecco gli anemoni

Anemone dei boschi (Anemone nemorosa)

Anemone dei fiorai coltivato

Elleboro verde (Helleborus viridis)

Anemone epatica (Hepatica nobilis)

Anemone trifogliata (Anemone trifolia)

Anemone stellata (Anemone hortensis)

Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

Secondo la mitologia greca, Anemone era anche il nome di una ninfa molto bella, che viveva alla corte di Chloris, la dea dei fiori. Eccone alcuni esemplari.

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

RICORDO O SOGNO? QUANDO...

di Mauro MANCINI20

L’amïgo postin cöscì ö me scrïve:

La voce di un portalettere

RAPALLIN

L’attività del portalettere attualmente non è minimamente paragona-bile, in termini di carichi di lavoro a quella che veniva esercitata anchesolo dieci anni fa. La zona di sua competenza è assai più vasta, gli utentiche deve servire sono assai mag-giori e le incombenze al ritorno in uf-ficio sono notevolmente aumentate.

La figura “romantica” del postino,con la sua borsa di pelle, magari insella alla bicicletta che consegnava lalettera spedita dal parente lontano odal “moroso” via per il servizio mili-tare, avendo anche il tempo perscambiare qualche parola ed a volteper prestarsi per qualche piccolacommissione per la signora anziana,va scomparendo, almeno nei grandicentri.

Ora l’addetto al recapito è vistosempre più con “diffidenza”, ancheperché spesso e volentieri porta dellefatture commerciali, quando va bene,se non multe o cartelle esattoriali: “Miporta sempre da pagare!”.

La cosa più triste, però, è che essodeve fare spesso da “parafulmine” alle giuste lamentele dell’utenza che la-menta dei disservizi; questi ultimi, però, nascono a monte, dalle sceltestrategiche dell’azienda, che da qualche anno punta sul settore bancario“Banco Posta”, che a differenza di quello delle consegne, fornisce elevatiintroiti e maggiori possibilità di sviluppo, tanto che si ventila in futuro ancheuna possibile scissione del settore del recapito.

In questo contesto difficile, si inserisce la figura del “postino”, che cercadi barcamenarsi nel tentativo di fare al meglio il proprio lavoro. A voltepuò anche sbagliare perché non è una macchina, però l’eventuale rimo-stranza deve essere fatta con il rispetto per una persona che si alza ognimattina alle 6 per poco più di mille euro !

C’è chi, come il signor Mancini, lo fa in maniera civile e capendo la si-tuazione generale, ma c’è anche chi si pone subito in maniera maledu-cata ed irrispettosa al portalettere, il quale, magari stressato perché hadovuto coprire anche la zona di un collega malato, non sostituito per ca-renza di personale, o perché la moto non funziona, o per mille altri motivi,si permette di rispondere in maniera un po’ scocciata: in questi casi…scu-satelo ! Egli non è una macchina !

Un portalettere qualunque

22 agosto 1918: lettera del nonno soldato CanessaGaetano, Battaglione di Complemento,4a Compagnia,Brigata Salerno,zona di guerra (Francia), alla famiglia.

30 marzo 1927: lettera di Ligusto Giulio, emigrato a Valaparaiso, a mio zio Canessa Luigi.

massimobusco
Timbro

SPORTE c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

COME ERAVAMO

di Bruno MANCINI21

Famiglia, amici, scuola e teatroQuesto mese si è pensato di proporre una “panoramica” di foto fornite da alcuninostri amici, dalle quali si riesce a cogliere particolari sulla vita di un tempo.

ristorante il gamberoVia Gramsci 2 - 16035 RAPALLO - Tel. 0185. 65668-50248 gradita la prenotazione

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Scuola Statale di Avviamento Professionale “Manusardi” di Rapallo

1A Tecnica Computisti Commerciali Anno scolastico 1950/51

La sezione Tecnica della Scuola di Avviamento commerciale statale rilasciava dopodue anni la licenza di “computista commerciale” che oggi potrebbe essere definitacome un “diploma breve” di Ragioneria. La qualifica o abilitazione ottenuta era quelladi “segretario aziendale” corrispondente al secondo anno della media superiore.Da sinistra: Alberto De Bernardis (imprenditore), Giovanni Gennai (titolare Bar Ron-dinella), Mario Cortesi (funzionario ASL 4), Francesco Biagini (steward Alitalia), Luigi“Gigi” Cordano (elettricista marittimo), Vittorio Costa (imprenditore alberghiero), Ni-cola “Nicolino” Biggio (direttore banca), Piero Repossi (funzionario SIP)

Primavera 1955Da sinistra in alto: Giuseppe “Pippo” Costa, Giovanni Aresi, Angelo Costa, PaoloCosta. Da sinistra in basso: ............, Nicolina Gardella, Luigia “Lisa” Milanolo, Mari-lisa Astragalo, Guido BertiniOggi non si usa più, ma un tempo le “gite fuori porta” erano un modo frequenteper ritrovarsi con amici al termine di una settimana lavorativa, un'occasione per“scarpinare” nei nostri stupenti dintorni. Al giungere dell'ora di pranzo, ci si sedevanei prati per degustare ciò che veniva preparato dalle gentili signore presenti.

Santuario di N.S. di Montallegro

1947Questo scatto fotografico è per pre-sentare due amici D.O.C.G. (Deno-minazione d'origine controllata egarantita) che hanno fatto partedella “famiglia” del Comune di Ra-pallo: da sinistra Edoardo “Edo” Ma-celloni ed Eugenio “Genio” Arata.

Maggio 1968Alcuni appartenenti alla palestra San Filippo Neri si improvvisano attori proMensa del Povero. Si rappresenta “La classe dei somari”.In alto da sinistra: Amedeo Pelosin, Sergio Crovetto, Luigi Epis, Angelo Gianello,Franco Bandera (“manager” del gruppo)In basso da sinistra: Renzo Magnasco, Daniela Rocca (insegnante di ballo),Mario Forella con la moglie Mercedes, Umberto Ricci (nel ruolo del maestro).

L’argomento è semplice e complessonello stesso tempo. Sono certo che

chi legge ha già una sua idea al riguardo.Dal momento che le chiavi di lettura ri-guardano il presente e il passato dellaChiesa, è mia intenzione proporre un ex-cursus storico che parta dal messaggiodel Vangelo per riscontrare come l’inse-gnamento di Cristo sia stato recepito, in-terpretato e soprattutto vissuto dallaChiesa.Mi limiterò a indicare alcuni momentiemblematici e significativi di questo con-fronto tra Cristo e la sua Chiesa. Nonsarà affatto un discorso esaustivo.Le mie sono - come sempre - proposte diriflessioni e spunti per ulteriori libereconsiderazioni.Ricchezza e povertà: un binomio sem-pre presente nella chiesa.Sono due aspetti che hanno tuttavia unduplice richiamo: sia complementare checontraddittorio. Infatti possono esserevisti in un’ottica spirituale e materiale.Dirò subito che è la ricchezza spiritualeil vero “identikit” della Chiesa.Si tratta di quella ricchezza che viene daCristo, il suo fondatore: è il bene che laChiesa ha ricevuto, che deve conservaree trasmettere.Solo la povertà rende veramente credi-bile l’insegnamento della chiesa; la ric-chezza lo “depaupera” spiritualmente elo svilisce. Non esistono argomentazioni o“escamotage” per eludere questa incom-benza. Cristo ha voluto la sua chiesa as-solutamente povera. Più si fa povera piùdiventa ricca.NON CI SONO ALTERNATIVELa vera ricchezza della Chiesa è pertantola sua povertà.Si desume con estrema evidenza dalle af-fermazioni contenute nel Vangelo e daltipo vita che il Divino Maestro ha scelto divivere a conferma del suo insegnamento. L’esempio di Cristo vale per tutti i tempi,

anche per il nostro, pieno di confusione edi ambiguità.…Nasce povero: più povero non è possibileimmaginare. Noi siamo soliti creare un’at-mosfera di festa e di poesia attorno allacapanna di Betlehem: cerimonie solenni,canti, cori polifonici, musica, riti sfarzosi,celebrazioni liturgiche di straordinario ef-fetto spettacolare. E poi allegria, brindisi,pranzi “luculliani”, regali, auguri, vacanze,svaghi etc. Attraverso abitudini “secolari”si è attenuato l’ “impatto” che un eventocosì straordinario e unico dovrebbe pro-durre nella mente e nel cuore di chi siproclama credente.Lungi da me l’idea di “copiare” o ripeterele prediche che da sempre vengono abi-tualmente elargite in abbondanza. Dio mene guardi e liberi! Intendo soltanto conumiltà proporre riflessioni elementari, maessenziali circa il messaggio di Cristo. Mi si perdoni l’ardire: qualcuno potrebbeobbiettare che sono notizie arcinote. Pro-prio per questo è importante “rispolve-rarle” e provare ad ascoltarle come sefosse la prima volta. Solo così il signifi-cato autentico può venire alla luce e ma-nifestarsi in tutta la sua genuinità eautenticità.

Gesù nasce, mentre i suoi genitori eranoin cammino verso Betlemme per il censi-mento voluto dai Dominatori romani.Maria è incinta e sta per partorire. Nes-suno li ospita. Si fermano nei pressi dellacittà. Ed ecco una grotta: il bambino èposto sulla paglia, adagiato in una man-giatoia. C’è freddo: un asino e un bue, se-condo la tradizione, riscaldano il divinoneonato, i pastori (molto poveri) accor-rono e offrono un po’ del loro cibo. Altroche rappresentazione poetica e festosa!Gesù nasce povero, vive povero e muorepovero. Il Vangelo ci riferisce poche notizie sucome è vissuto Gesù prima dei 30 anni,quando incominciò a predicare il Regno diDio. Della sua vita privata si sa moltopoco. E’ soprattutto l’evangelista Luca afornire qualche cenno. Dopo otto giornidalla nascita, come prescriveva la legge,fu sottoposto alla circoncisione (recisionedel prepuzio secondo l’usanza degli ebrei)con l’imposizione del nome (Lc. 2,2). Lafesta della Circoncisione, celebrata dallaChiesa il primo giorno dell’anno, dal 1969venne intitolata a Maria, Madre di Dio. All’età di dodici anni, venne smarrito e poiritrovato nel Tempio (2,41). Ritornato aNazareth stava loro sottomesso: “Gesùcresceva in sapienza, età e grazia davantia Dio e agli uomini” (3,51). Ecco la sintesidel periodo dell’ adolescenza.Giuseppe, padre putativo di Gesù, mante-neva la famiglia con un modesto lavoro diartigiano: il figlio man mano che cresceva

avrà certamente aiutato il padre nella suaattività. NÉ ORO NÉ ARGENTOVisse con gli apostoli e discepoli una vita dipovertà e di indigenza senza una fissa di-mora. “Le volpi hanno le loro tane e gli uc-celli del cielo i loro nidi, ma il Figlio del-l’uomo non ha dove posare il capo”: così ri-ferisce Luca (9,58). Raccomandò ai di-scepoli: “Non accumulatevi tesori sullaterra, dove tignola e ruggine consumanoe dove i ladri scassinano e rubano; accu-mulatevi invece tesori nel cielo... Perchélà dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuocuore” (Matteo 6,19). E ancora: “Non pro-curatevi né oro né argento” (Mt.10.-9).Paolo mette in luce la contraddizione por-tata da Cristo: “da ricco che era si è fattopovero per noi, perché noi diventassimoricchi della sua povertà” ( 2° Cor.8,9)LA VALENZA DELLE “BEATITUDINI”Chi legge attentamente il Vangelo non puònon rimarcare l’importanza fondamentaledelle beatitudini annunciate nel “discorsodella Montagna” (Cfr. Mt. cap. 5) La Chiesa se vuol essere credibile deveprenderle a modello e riviverle. Solo cosìci sarà cambiamento vero ed efficace.Si ripulirà di tutte quelle brutte incrosta-zioni che ha accumulato lungo i secoli eche hanno appannato il suo vero volto cheè quello di Cristo.E’ sufficiente fermarsi sulla prima: “Beatii poveri perchè di essi è il regno dei cieli”ritenuta da valenti studiosi comprensivadelle altre sette (Beati i miti, i misericor-diosi etc). Non manca chi cerca di alleg-gerire il peso della povertà con unainterpretazione “riduttiva” dell’espres-sione “Pauperes spiritu”, intendendo per“poveri nello spirito” il distacco spiritualepur vivendo in mezzo a tante ricchezze.Nulla di più errato. “Spiritu” vuol signifi-care: accettare la povertà integralmentee con convinzione interiore. E’ molto co-modo “edulcorare” il monito affermandoche si tratta solo di un consiglio che la-scia libertà di disattenderlo, conducendoun tenore di vita economicamente sod-disfacente. In sostanza si tratterebbe semplice-mente di una libera e volontaria opzione,non un dovere e un obbligo. Come sivede, tutto si può reinterpretare e met-tere in discussione. Secondo certi “ese-geti”, le beatitudini evangelichesarebbero esortazioni utili, non indispen-sabili per conseguire la salvezza!Non dimentichiamoci mai che la povertàdi Cristo è stata assoluta. E’ morto incroce spogliato di tutto, anche delle suevesti: la sua nudità è segno estremodella sua povertà.IL VOLTO DELLA CHIESA PRIMITIVALa vita dei primi cristiani, della chiesaapostolica, è raccontata negli Atti degli

Apostoli.Bastano pochi cenni per farci capire chela Chiesa primitiva si muove sulle ormedi Cristo: povertà, umiltà, distacco daibeni terreni. “Tutti i credenti stavano in-sieme e avevano ogni cosa in comune”(3,2). E ancora: “La moltitudine di coloroche erano diventati credenti aveva uncuore solo e un’anima sola e nessunoconsiderava proprietà quello che gli ap-parteneva, ma fra loro tutto era comune”(4,32). Qualcuno osò parlare di una sorta “di co-munismo” anticipato. Attenzione al rischiodi uno stravolgimento di prospettive: im-manentistica quella “marxiana”, trascen-dente quella “cristiana”. L’affermazione di Pietro di fronte allo stor-pio che chiedeva l’elemosina presso iltempio “Non possiedo né oro né ar-gento” (Atti 3,6) non lascia dubbi. E’ lostile di vita di colui che fu il primo papanella storia della Chiesa.E i suoi successori? Furono tutti e sempreprivi di oro, di argento e di beni temporali?Non solo i Papi, ma anche i vescovi, i pre-sbiteri vissero sempre lontano dagli inte-ressi terreni, guardandosi bene daltoccare con le loro mani “consacrate” ilfango del denaro? E’ una stridente contraddizione. Coloroche hanno offerto la loro vita al servizio diDio sono forse esenti dal rischio di “im-brattarsi” con i beni di questo mondo?Non vale la giustificazione che “devono”occuparsi di denaro per poter fare “delbene” ai poveri e ai bisognosi. Il denaro sa-rebbe sempre a favore del bene? Non ciè stato insegnato “autorevolmente” che ilfine non giustifica sempre i mezzi? Co-munque vale il detto: “Chi va al mulino, siinfarina”, anche se non vuole.I LAICI NELLA CHIESARiporto quanto da più parti mi è statofatto notare: “Perché i credenti, coloroche sono molto vicini ai sacerdoti, non sidecidono non solo ad aiutarli nelle ceri-monie liturgiche e ad eseguire i loro or-dini, ma addirittura a “sostituirli” nel

Gesù, buon pastore, con la sua totale povertà èl’esempio che ogni vero presbitero, suo rappre-sentante, dovrebbe assolutamente seguire.

Il Divino Maestro nel “discorso della monta-gna” espone le beatitudini che caratterizzanol’identità del vero discepolo.

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

CULTURAdi Domenico PERTUSATI

22

Ricchezza e povertà nella Chiesa

“maneggiare” il denaro e nell’occuparsidi tanti interessi materiali, così da ren-derli liberi di dedicarsi “toto corde” allaloro missione “evangelica”? Quante pre-occupazioni in meno, quanta libertà “spi-rituale” da dedicare al culto, aisacramenti, alla preghiera (non esclusala contemplazione), alle visite “non sal-tuarie” agli ammalati, all’assistenza co-stante per i moribondi! Sono convintopurtroppo che la chiesa gerarchica(compresa la base) non accetterà maiqueste proposte. Volesse il Cielo che iosia in errore!Enzo Biagi, priore della Comunità di Bose,così annota: “Gesù ha voluto vivere la po-vertà radicale, ontologica della condi-

zione umana, e ha fatto questascelta per amore, per solida-rietà con noi uomini e nella li-bertà dell’amore trinitario”. Eaggiunge. “Nel distacco daibeni, nell’usarne come se nonse ne usasse, Gesù vede unacondizione imprescindibile af-finchè il discepolo segua lui,coinvolgendo pienamente lapropria vita con la sua. Sitratta di una condizione per li-berarsi dall’idolatria e dalla se-duzione delle ricchezze, una

spogliazione liberamentescelta che rende più difficile“volgersi indietro” (cfr. Lc9,62) e tornare a servire ildenaro come fine in sé”. (da

la Rocca – Povertà condivisione spe-ranza n. 5 - 1 marzo 2012)PERCHÉ E QUANDO LA CHIESA CAM-BIÒ ORIENTAMENTO?E’ avvenuto lentamente, con il passardegli anni, soprattutto a contatto conl’impero romano. Il messaggio genuino diCristo venne interpretato e praticato inrapporto all’ambiente e conciliato con lasocietà del tempo. A Roma erano accettate o tolleratevarie religioni purchè non mettessero indiscussione l’autorità suprema dell’Im-peratore. Le classi superiori, quelle colte,educate alla cultura ellenistica, si eranoavvicinate ai culti misterici, che diederovita al cosiddetto “sincretismo” (ten-

denza a equiparare gli dei tradizionali conquelli stranieri). Ci furono i misteri orfici,eleusini, dionisiaci.Nel II sec. si diffuse la religione del dioMitra, praticato tra i soldati che costrui-rono cripte sotterranee per celebraresacrifici. Questo culto ebbe molti aspettiin comune con il cristianesimo nascente(la fiducia nell’immortalità, il giudizio fi-nale di Dio, il rito battesimale e la cele-brazione del 25 dicembre come giornonatale di Dio). Così per i cristiani il giornodella nascita di Cristo venne fatto coinci-dere con la festa pagana del Sole (“Solinvictus”) che segnava la fine del solstizioinvernale.Le prime comunità cristiane si organiz-zarono tra il I e II secolo. Vi aderirono glistrati inferiori della popolazione (schiavie diseredati), successivamente i ceti piùelevati.Gli imperatori prima tolleranti preseroa perseguitare e reprimere queste co-munità: non accettavano il principio del-l’uguaglianza tra i ricchi e poveri, traliberi e schiavi.Il cristianesimo fu visto come un peri-colo per l’Impero: persino imperatoricome Traiano e Marco Aurelio non esi-tarono a ricorrere alle persecuzioni checulminarono alla fine del sec. III con il ten-tativo di Diocleziano di cancellare defini-tivamente la religione cristiana.“IN HOC SIGNO VINCES”. Costantino rovesciò la politica di Dio-cleziano. Non fu per la sua adesione per-

sonale al Cristianesimo a cui si convertìmolto più tardi, ma per garantirsi l’ap-poggio dei cristiani nella conquista delpotere. Si racconta che nel 312 vide incielo una croce con la scritta “In hocsigno vinces” (con questo segno vince-rai). Questa “visione” entrò a far prartedella tradizione cristiana. In realtà i le-gionari di Costantino avevano dipintosugli scudi una sorta di croce a più punteche rappresentavano i raggi solari, il sim-bolo del dio Mitra. Riuscì a sconfiggereMassenzio a Ponte Milvio e a riunificarel’Impero. Nel 313 con l’Editto di Milanoconcesse piena libertà di culto. Così il cri-stianesimo venne inserito nell’Impero ro-mano. Il suo fu un atteggiamento“cesaro- papista”: esentò i sacerdotidalle tasse, riconobbe l’autorità dei ve-scovi, il diritto di fruire di eredità e di la-sciti.Così la Chiesa incominciò ad accumu-lare notevoli capitali terrieri. Volle intervenire anche per reprimere leprime eresie che minavano l’unità dellaChiesa e dell’Impero. Successivamente l’imperatore Teodosio,sollecitato dal vescovo di Milano Ambro-gio, emise nel 380 l’Editto di Tessalo-nica che riconosceva il Cristianesimocome l’unica religione di stato con il pri-mato del vescovo di Roma su tutti gli altrivescovi anche quelli orientali.Questo fu il primo passo verso l’affer-mazione del potere temporale in contra-sto con le direttive del Vangelo.

Una leggenda racconta che l’imperatore Costantinoebbe una visione celeste: una croce con la scritta “conquesto segno vincerai” (In hoc signo vinces).

Uno è un ricercatore uni-versitario che ha esplo-

rato e studiato i fondali delleMaldive, l'altro è un cantanteed attore con una lunga espe-rienza alle spalle. Ad accomu-narli è un percorso che lega lanostra città con l'estero: ilprimo, Gabriele Orio, rapal-lese doc, ha lasciato l'Italiaper un master di cinque mesia Magoodhoo, mentre il se-condo,Victor Di Matt, origina-rio dell'Argentina, da unaquindicina di anni ha sceltoRapallo come sua città adot-tiva.I due, seppur in ambiti molto di-versi, si sono fatti notare perl'intraprendenza e l'impegnoprofuso nel proprio campo: Ga-briele Orio, infatti, è l'unico li-gure tra i 23 studenti ammessia partecipare al progetto di ri-cerca dell'università di Milano-Bicocca, che ha installato il suoavamposto sull'atollo maldi-viano, guadagnandosi così il pri-mato di unico centro di ricercaoccidentale realmente funzio-nante in tutto l'Oceano Indiano.«Facendo parte di questo teamscelto di studenti ho avuto lapossibilità di provare espe-rienze uniche, utili da un puntodi vista lavorativo e sicura-mente stimolanti anche daquello umano. Durante i cinquemesi del Master, suddivisi in60 giorni di lezioni teoriche e

tre mesi di stage sul campo, hoavuto la possibilità di avvici-narmi alla cultura dei maldivianiche, seppur incuriositi da que-sta “scoperta” dell'altro almenoquanto lo eravamo noi, cihanno sempre accolto congrande disponibilità e genero-sità - commenta entusiasta ilgiovane ricercatore-. Adessonon vedo l'ora di ripartire perarricchire il mio bagaglio lavo-rativo e personale: ho già le va-ligie pronte, sarà il destino ascegliere la prossima meta!».Ed è proprio il destino ad avereportato a Rapallo Victor DiMatt, l'attore e cantante che,dopo aver studiato presso l'Ac-cademia di teatro drammaticodi Buenos Aires, è partito allavolta dell'Italia, dove si è fattoconoscere come cantante dimusica internazionale già nel1989. Con un curriculum ditutto rispetto, che vanta ilposto di primo classificato alFestival di Cordoba (equiva-lente al nostro Festivalbar) e lapartecipazione, nel 1988, alfilm “La storia ufficiale”, direttoda Louis Puenzo e vincitore del-l'Oscar come migliore film stra-niero, l'artista bussa alle portedi Tele Montecarlo, dove ot-tiene la partecipazione al pro-gramma “Novantre”, condottoda Umberto Smaila. Ma è solonel 1995 che finalmentegiunge a Rapallo, dove apre il

bar con musica live “The Gal-leon”. Nel frattempo continuaad occuparsi di arte e di mu-sica in tutte le sue forme e, in-sieme alla coreografa NoemiWolfdsdorg e al ballerino Pa-squale Bloise, entra a far partedella compagnia di tango ar-gentino “Libertango”, con cui siesibisce nello spettacolo “Illu-sion de mi vida”, propostaprima a Rapallo poi al Porto An-tico di Genova. Tornato ad esi-

birsi a Rapallo in occasione diDon Valentino, Victor non hamai nascosto l'amore per lacittà, dove si è esibito di re-cente, in occasione della festadella donna, all'Hotel Europa.Nella recente serata del 17marzo, è tornato a proporre ilsuo spettacolo di musica inter-nazionale e sudamericana,prima di iniziare il tour italianoche lo porterà a Parma, Pisa eTorino.

Scienza e musica: talenti di RapalloINCROCI

Occhi puntati sul giovane ricercatore Gabriele Orio e sul cantante e attore argentino Victor Di Matt

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

PERSONAGGIdi Ilaria NIDASIO

24

VIA MONTEBELLO, 1

16035 RAPALLO

(Italia)

Tel. +39 0185231100

Fax +39 0185230533AGENZIA DI RAPALLO

S. MARGHERITA LIGUREDE PASQUALE DR. ANNAMARIA

E-Mail [email protected]

Ciascuno di noi possiedeuno “stellone”, una risorsa

oscura cui affidarsi nelle diffi-coltà. Nel mio caso la memo-ria visiva, effettiva ancora disalvezza in più di una circo-stanza: immagini riannodatecome un nastro astratto, ildito puntato – evviva - nellagiusta direzione. Ma tutto que-sto è un granello di sabbia – di-ciamolo – se rapportato alle“vestali” della nostra BibliotecaComunale dove, poco tempo fa,ho cercato un libro per discu-terne ad un incontro letterario.Biblioteca, reception, io decisaa sottoscrivere l’abbonamento;mancavo da circa quarant’anni,i bei giorni andati delle supe-riori. Ebbene, appena il tempodi pronunciare il nome, e la di-stinta signora mi ferma con ungesto gentile. “Ma lei è già regi-strata, ne sono sicura”. Com-pare uno scatolino di legno,vecchie tessere color rosa an-tico, un frullare di dita e il miocartoncino è lì, in calce la firmainsicura della studentessa re-mota. Io. E rivedere la firma e ilcartoncino, mi ha riportata aitempi della scuola, un’epocapre-internet dove gli strumentibasilari erano penna biro e qua-derno, ore in silenzio a trascri-vere le informazioni richieste.Esisteva allora un sinistrobabau, che si manifestava in unpreciso periodo dell’anno: la fa-migerata “ricerca”, il cui scopodoveva essere quello di alzareun po’ la media-voti ma in veritàdiffondeva tristezza e sopporta-

zione. E molto spesso, la sca-denza della consegna coinci-deva con il rientro dalle vacanzepasquali, quelle in cui avremmodelegato volentieri il nostrotempo al primo sole sulla spiag-gia o alla rottura delle uova dicioccolata. Invece no: incom-beva “la ricerca”, spesso di geo-grafia (mai molto amata) e lacui stesura doveva farsi largofra mille attività collaterali. Di-fatti, arrivava sempre qualcheparente – una zia, un cuginetto,la nonna – innamorato delleaiuole rapallesi tramutate in re-cinti fioriti, allora come oggi concampane ed agnellini; magariscattare una foto accanto allasottoscritta, immusonita per-ché con la testa all’agricolturaportoghese. O qualcos’altro.Ad ogni buon conto, la gognascolastica risultava sempreconclusa in tempo utile: getti diinchiostro sui fogli non appenal’ultimo consanguineo salutava,reclusione fra tazze di the efette di colomba senza più man-dorle e granella, per arrivarealla parola “fine”. Professionistamio malgrado della volata fi-nale, nella resurrezione primadel nodo scorsoio; una vita –

scolastica e non - in zona Cesa-rini.Sul fronte etico, ci sono statimiglioramenti notevoli: i recintipasquali seguitano la tradi-zione, con gli agnellini – per for-tuna – non più impauriti e vivi,ma riprodotti da fiori colorati. Einvece per chi, al giorno d’oggi,resta vincolato al supplizio della“ricerca” scolastica esistono imotori di Internet; con la solaavvertenza di usarli al meglio,perché trascrivere pedissequa-mente un “vedi foto” quando poila foto manca (è capitato, logiuro) non depone mai a favore.Ah, dimenticavo l’osso sacro.Tutto è nato dalla chiacchieratacon una bimba, mesi fa, che miannunciava il suo nuovo com-puter e traboccava genuino en-tusiasmo per l’uso prossimoventuro. Le ho preso una mano,

le ho fatto toccare la secondafalange del mio dito medio: lì c’èuna conca, uno scavo visibileanche ai raggi X, conseguenzadi tante penne impugnate confoga e tanti quaderni riempiti aparole. Lei mi ha fissata con gliocchioni increduli, giustamenteperplessa; le ho spiegato cheno, non era stato un azzardocon la moto ma numerosesgobbate sui libri, a procurarequel “buco” nell’osso. Il MIOosso, che ora considero – iro-nicamente – “sacro”; lesionecara e utile a ricordare i dettatitrascritti, i temi svolti, le odiatericerche; come i quaderni con-servati gelosamente, in un ar-madietto nascosto. Scritti conla calligrafia un po’ incerta dellastudentessa che fu; proprioquella della firma, sul carton-cino rosa.

AMARCORD

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

ANNI SETTANTA25

di Silvana GAMBÈRI GALLO

Un osso... sacro (ma non dove si immagina)

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www.iltimone.it [email protected] - [email protected] Mauro Cordano e Roberto Orsi

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“Domingo Ghirardelli, señor, rapallino di Rapallo señor… cioccolata?”PERSONAGGI

Il personaggio ed il marchio del rapallese Ghirardelli è molto conosciuto a San Francisco ed in Ame-rica ma, praticamente, sconosciuto ai rapallini

Domenico nasce a Rapallo nel1817. Nel 1830 il padre lo

manda a lavorare a Genova presso illaboratorio della famiglia Romanengo,noti artigiani dolciari. Nel 1834 Ghirardelli, a solo 17 anni, ègià affiliato alla Giovane Italia e parte-cipa, in qualche modo ai moti mazziniani,al punto che tre anni dopo, nel 1837, ri-cercato dalla polizia savoiarda, si im-barca per Montevideo per trovarerifugio in quella capitale uruguayana, ri-fugio di tanti esuli genovesi. A Montevideo transfuga vi arriveràanche Garibaldi, ma Ghiradelli vi rimarràpoco tempo. Dopo un anno si imbarcae passando per Capo Horn raggiunge ilPerù. A Lima apre un negozio di pastic-ceria. Rimasto vedovo, nel 1849 Ghirardellisi risposa con Carmen Alvaredo Mar-tin.Nel frattempo il 24 gennaio 1848, inCalifornia inizia la caccia all’oro, quandoun falegname di nome James Marshalltrova delle pepite d´oro sul fondo deltorrente, al mulino Sutter di Coloma.Basta il telegrafo perché la notizia sisparga nel mondo intero, scatenandola "corsa": in poco tempo arrivano inCalifornia 300.000 immigrati. Ha inizioun´avventura di disperazione, chesegna la fantasia dei romanzieri edell’America tutta, una storia dovepochi cercatori si arricchiranno e molti,quasi tutti, si rovineranno. Ghirardelli siccome gli affari in Perùnon decollano, decide di andare in Cali-fornia a cercar fortuna, ma di fronte aiprimi insuccessi nella sua attività dicercatore d’oro, come succede a moltigenovesi, molto pratici e realisti, daastuto imprenditore, riconverte la pro-pria attività nella vendita di alimentari edolciumi proprio per i cercatori,aprendo un negozio a Stockton per ri-fornire appunto i minatori d’oro del-l’epoca.La sua intuizione fu premiata dalla sorte.La fortuna non tardò a baciarlo: le bar-rette di cioccolato infatti avevano il van-taggio di poter essere conservate senzatroppe complicazioni, costavano relati-vamente poco e avevano un potere nu-triente eccezionale per chi spendevatantissime energie con i picconi e i se-tacci.I primi tempi Ghiradelli si aggira con ilsuo carro coperto per vendere dolci neigrandi accampamenti e vaga infaticabilepresso le tante miniere sorte lungo lapolverosa strada dell'Ovest con quel suo

odore di cioccolato che si porta ap-presso. Domingo il rapallino, perspicace e lungi-mirante, con il suo carro ambulantepercorse in lungo e in largo la MotherLode Country o Gold Country a pochedecina di miglia da Sacramento lungola statale 49, vendendo dolci, cara-melle e cioccolato. Il suo oro non saràil metallo giallo ma i cercatori stessiche rifornirà di vettovaglie e dolciumi. Benestante, passata la febbre del-l’oro, potè ritornare in San Franciscoad aprire un altro negozio di dolciumie cioccolato a Battery Street, e gli af-fari per lui dovettero andare bene, per-ché nel 1852 aprirà una nuova attivitàper la produzione del cioccolato, unachocolate company chiamata “Ghira-dely & Girard” rinominata in seguito in“Mrs Ghiradelli & Co.” e poi “GhirardelliChocolate Company”, attività che siespanderà rapidamente tant'è che giàl'anno successivo si trasferirà traJackson e Mason Street perché ne-cessitante di maggior spazio.Nel 1865 Ghirardelli si ritrova tra lemani l’intuizione più importante dellasua carriera; un suo lavorante solle-vando un sacco di semi di cacao cheera stato custodito al caldo, scopreche il burro di cacao fuoruscito e sciol-tosi per il caldo diventava una so-stanza buona e delizievole per il palato.Ghirardelli corse a brevettare quelloche si chiamò in seguito processoBROMA (il burro di cacao può venireseparato dalla pasta ottenuta tramitesacchi di pasta di cacao appesi in unastanza calda, da cui il burro di cacaocola via), questa tecnica, il più comunesistema attuale per la produzione dicioccolato, venne poi utilizzata datutta le aziende americane di ciocco-lato e fu la sua definitiva fortuna.Da quel momento la“ Mrs Ghiradelli &Co.” decolla: nel 1866 Ghirardelli im-porta 500 kg di semi di cacao all’annomentre nel 1885 arriva ad impor-tarne 225.000 kg. Con l’ingresso dei suoi tre figli nel1884 l’azienda ed il suo marchio di-venne un vero brand di successo e isuoi prodotti viaggeranno su una flottadi 30 navi, esportando in Cina, Giap-pone e Messico non solo cioccolatoma anche vini, aperitivi, liquori, caffè espezie.Nel 1892 Domingo lascia definitiva-mente la fabbrica ai suoi tre figli. Riti-ratosi nella sua villa costruita adOakland, dove per non dimenticare le

sue origini, aveva installato le statue diColombo, Garibaldi, e Cavour, già nel1893, il richiamo della terra natia lofa tornare a Rapallo dove prendeparte alle attività cittadine, diventandopresidente Onorario della Lega Anti-clericale Rapallese e socio della loggiamassonica “La Concordia” .Nel 1879, moriva di difterite a Rapallosua nipote Amelia, figlia di Virginia edel genovese Angelo Mangini, che nelfrattempo era fuggito affidando labambina ai nonni. Di fronte alla ra-gazza morente, Ghirardelli chiamò unprete che non arrivò mai. Questo fattoaccentuò il suo anticlericalismo e daallora vietò ai suoi familiari di entrarein Chiesa. Quando morì nel gennaio del 1894era a Rapallo e la sua salma verrà tu-mulata nella tomba di famiglia a Oa-kland in California.Nel 1895, un anno dopo la morte del-

l'italiano, la fabbrica di cioccolato avràancora la necessità di ingrandirsi e sitrasferisce in quel luogo che ora sichiama Ghirardelli Square, funzionandosino al 1963 quando fu acquistata dallaSocietà d’Oro Maccheroni Grain, che, in-sieme alla società Quaker Oats, ha pro-dotto e gestito i famosi CioccolatiniGhirardelli dal 1986 al 1992. Nel 1998 la company con tutti i suoibrevetti e stata acquistata dalla multi-nazionale svizzera del cioccolato di qua-lità, la Lindt & Sprüngli.La città di San Francisco, conosciutaper il Golden Bridge e per il cioccolatoGhirardelli, non dimenticò mai l’impren-ditore e il rapallino che la rese famosa.Gli ha dedicato una delle piazze più im-portanti dell’area portuale, piazza su cuiancora oggi affacciano parte degli ufficidella Ghiradelli Chocolate Company, di-chiarando gli ex stabilimenti Ghirardelliun punto di riferimento ufficiale che, nel1965, venne riconvertito in una speciedi salotto all'aperto per la cittadinanza,all'interno delle vecchie costruzioni, doveancora si può acquistare e degustare ilcioccolato. Sulla piazza campeggia oggi la gigante-sca scritta «Ghirardelli Square» ma noilo ricordiamo sempre con il suo motto“Domingo Ghirardelli, señor, rapallinodi Rapallo señor... cioccolata ?”

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STORIA LOCALEdi Eugenio BRASEY

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GHIRADELLI SQUARE OVVERO CIOCCOLATA A SAN FRANCISCO

Un erede di Ghirardelli presso la chiesa diS. Anna a Rapallo, luogo natio di Domingo.

In questi giorni tanti babbi e tantinonni tradizionalisti si accingono a

decorare l’uovo di Pasqua per i fa-miliari, grandi e piccini. Anche seormai da tanto tempo ci sono quelle incioccolata già decoratissime. L’uovo èun simbolo di fecondità, rinascita, rin-novamento da parecchi secoli se nonmillenni. Ha assunto un bellissimo si-gnificato cristiano quando è statoadottato come segno di Resurrezione,di una nuova, innocente vita chenasce. La Pasqua è il simbolo diun’Alba di Salvezza, di un Giorno diLuce. Consentitemi di ricordare checon queste parole viene definita la finedel Ramadan.Questo giorno è considerato una dellemaggiori celebrazioni della Cristianitàperché rappresenta “Tutto”: speranza,liturgia, esegesi , le scritture insomma.Il nome originale è in greco, latino, ara-maico Pascha / Pasha. Per gli ebreila Pesach celebra la liberazione dal-l’Egitto e cioè il passaggio a nuova vita,risorgere. Resurrezione come quelladel Cristo che passò da questo mondo

a quello del Padre. ETIOPIA –Sia in città (Adis Abeba) chein territori quasi desertici (Labilela) ICopti /Ortodossi ad inizio primaveraosservano un digiuno che termina ce-lebrando la Fasika che è la loro Pa-squa.UCRAINA – Da Odessa (Sud-Porto sulMar Nero) come a Kiev (Nord confineBielorussia) gli Ortodossi celebrano laFlacxa (Pasqua) colorando le loro Py-sanky (uova) con decorazioni tipicheucraine di eccellente livello. Pare cheLa parigina Fabergé abbia creato lesue famosissime e preziose “Uova gio-iello” per le famiglie reali russe proprioispirandosi alle Pysanky ucraine.VIETNAM - Ho-chi-min City (ex Saigon)dove ho visto – temporibus illis – la

massima totale indifferenza (se nonostilità)ai valori cristiani ha iniziato daqualche tempo a battezzare ed a ce-lebrare – per ora in scala minima –le festività incluso Pasqua.Sono però certo che dovremo aspet-tare un bel po’ prima che comincinoanche loro a decorare le uova... Auguri di buona Pasqua, dunque.Anche se è... l’uovo di Colombo...

Benvenuta Pasqua universaleCURIOSITÀ

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TRADIZIONIdi Vinicio TEMPERINI

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Celebrazioni pasquali a Kiev

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Dino Betti van der Noot ha ot-tenuto per la terza volta in

cinque anni il premio al “Compo-sitore dell’anno” assegnato daicritici musicali e dalla rivista Mu-sica Jazz con un elegante album,September’s New Moon (Egea Di-stribution, SAM 9036). Il titolo ri-manda a D’Annunzio (“Novilunio di

settembre!”), ed è quello dellaprima traccia, piena di languori difine estate. Betti dice di scrivereuna musica aperta, che lascia spa-zio all’improvvisazione. Per regi-

strare i suoi album (questo è il de-cimo dal 1977) convoca una banddi una ventina di artisti, molti deiquali con ruoli solisti. La sua musicaè di solito lenta, modale, in un certosenso immobile, lontana dal jazzclassico a cui però a volte ammicca.In September’s New Moon c’è unbel brano per la voce dell’africana

americana Ginger Brew, WhenLove Fails. “Ascoltiamo la voce diGinger – legge la motivazione delpremio -- inserita tra assoli di Venti-miglia, Parrini, Tacchini, in un’aere

di eleganza e vitalità, sempre tipicodi Betti ma in questo caso forse piùlibero”. C’è poi un blues, Bluesea(Betti è un grande velista) e dueampie composizioni conclusive, AMuse in Wonderland e A quelli checi hanno amato – a quelli che ciameranno (da un tradizionale brin-disi russo). La carne al fuoco èmolta, come l’estro di Betti e il con-senso che da decenni lo premia. Quanto alla sua storia rapallese,Dino racconta: “Mio padre si chia-mava Alfredo. Era tenente degli Al-pini ed è caduto nella battaglia diMai Ceu (lago Ashanghi, passoMecan) il 31 marzo 1936, a 23anni appena compiuti. Purtroppoha fatto l'eroe: suo padre, che erastato colonnello dei Bersaglierinella prima guerra mondiale gliaveva instillato un enorme sensodel dovere e dell'onore. Medagliad'argento alla memoria (non erafascista, altrimenti sarebbe statol'oro); un'altra decorazione, sulcampo, per aver conquistato perprimo l'Amba Aradam. Suo fratello,Achille, è morto in Africa setten-trionale nel 1941. La via, che sichiamava Alfredo Betti è stata inquella occasione ribattezzata Fra-telli Betti. I resti di mio padre sononel cimitero di San Michele di Pa-gana. Io sono nato 5 mesi dopo lasua morte; mia madre era tornataa vivere con i suoi genitori (il ma-

trimonio era stato celebrato nel lu-glio 1935; mia madre e mio padresono riusciti a vivere insieme, arate, per un totale di 51 o 53giorni) che si erano trasferiti daLussemburgo a Rapallo nel 1921.Il cognome van der Noot è parte diquello della famiglia di mia madre(Débické vdN) e si trasmette ancheper via femminile, come accade permolte famiglie che a un certo puntohanno temuto di estinguersi. In ef-fetti era van der Noot una mia tri-snonna, che aveva sposato ilMaggiore Débické (originariamenteDebicka), cadetto di una famiglia difeudatari polacchi, che aveva com-battuto a Waterloo contro Napo-leone e aveva finito la sua carriera aLussemburgo... I Betti sono origi-nari dell'Ungheria (Betz) e hannoitalianizzato il nome circa 200 annifa a Sarzana. Io sono nato a Rapalloil 18 settembre 1936 e sono resi-dente a Portofino. Insieme con lemie tre sorelle (nate dal secondomatrimonio di mia madre) sonoproprietario della villa in cui sononato, sull'Aurelia Ponente”. Forse un giorno di noviluniod’estate sentiremo dal vivo le mu-siche di Dino Betti sul Lungomareo magari nel teatrino di Villa Mol-fino sulla collina sopra la via intito-lata ai suoi familiari.

Dino Betti “Compositore jazz dell’anno”MUSICA

Ad un rapallese il riconoscimento della critica per l’album September’s New Moon

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CULTURAdi Massimo BACIGALUPO

La copertina del nuovo CD di DinoBetti con un’opera della figlia Allegra. A sinistra, il compositore.

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Le idi di marzo di George Clooney

Né Oscar, né Golden globe a questa sorta di moderna tragedia in chiave poli-tica, il cui titolo, si sa, rimanda alla congiura che portò all'uccisione di Cesare,avvenuta nel 44a.C. Il tema però è di brucianteattualità, trattando di inganni e corruzione. Valea dire, i sughi che condiscono la bassa o cattivapolitica di ogni tempo.. Qui, tutto ruota attornoalla figura di un giovane governatore democra-tico che punta, attraverso le primarie, alla CasaBianca: sembra l'uomo giusto del momento, hafascino e la capacità di aprire i cuori e la mentealla speranza. Purtroppo, la presenza di unoscheletro nell'armadio (che nelle tragedie nonmanca mai) lo costringerà ad abbeverarsi al-l'amaro calice del compromesso sempre rifiu-tato. Alle sue tre precedenti regie, Clooneyaggiunge un altro film di notevole rigore e di ec-cellente confezione classica e si dimostra, an-cora una volta, più che bravo nel sostenere ilruolo principale. Nel cast, a tenergli testa, unodei migliori attori affermatisi di recente: quel Ryan Gosling già molto apprezzatoin diverse occasioni, ma soprattutto in DRIVE, dov'era un taciturno autista di ra-pinatori. Ora, a Gosling non tocca la parte che ebbe Bruto al Senato romano ma,per l'errata convinzione che ha, di poter condurre il gioco in cui è rimasto coin-volto, deve subire le conseguenze che la sorte non riserva soltanto a lui..

The artist di Michel Hazanavicius

Palma d'oro a Cannes, Oscar per il miglior film, per la regia e l'attore prota-gonista. E dire che, in Francia, nessuno voleva inizialmente produrlo. Più cheun film sul passato del cinema, è la parodia, riuscitissima, della commediascacciapensieri che Hollywood propose neglianni che precedettero il sonoro, quelli dellagrande crisi. E' il 1927 e, nella Mecca del ci-nema, un divo al tramonto si rifiuta di parlaredallo schermo. Decide di produrre, dirigere einterpretare ancora un film muto, ma si ro-vina totalmente. A salvarlo (anche da un ten-tativo di suicidio) un'attrice ballerina, partitadal nulla, che lui aveva contribuito a portareal successo. Muto, schermo piccolo e senzacolore, il film narra una vicenda che nasce esi sviluppa all'insegna dell'ovvietà. La suaconfezione risulta però stregante, preziosa,raffinata. Il tono della fotografia, le luci, leauto, gli ambienti ricordano un cinema ormai lontano, irripetibile come la vitadi allora. Una lezione da schiaffo per il cinema di oggi, elefantiaco, in 3D,fracassone e quello, stupido e volgare, dei panettoni di fine anno. D'obbligo citare i due protagonisti: Jean Dujardin, tipo alla Fairbanks, ela succosa Berenice Bejo, portati dal regista a recitare negli studios chefurono di Chaplin e persino nel letto appartenuto a Mary Pickford, starche dominò il cinema americano nel decennio 1915-1925.

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CINEMAdi Luciano RAINUSSO

Tutti abbiamo due professioni:

la propria e quella di critico cinematografico

François Ttuffautiinn ddiiaaggoonnaalleeiinn ddiiaaggoonnaalleeAL CINEMAHugo Cabret di Martin Scorsese

Golden globe per la migliore regia.Importante, per noi, il premio che ha omag-giato, ancora una volta, la coppia scenografa Ferrett-Lo Schiavo. Ma il mancatoOscar al regista suona davvero vendetta.e non consola il riconoscimento per glieffetti speciali. L'ideale, come minimo, poteva es-sere un ex-aequo con THE ARTIST, esito che nonavrebbe scalfito neppure di un grammo la validitàdi entrambi i film. Ma, questo, gli dei hanno vo-luto.Tra racconto di formazione e favola sul cinema,si racconta di un ragazzo orfano, costretto a vi-vere nei meandri di una stazione parigina.Siamo nei primi anni trenta, e una ragazzina, vo-race lettrice di libri, facilita il suo incontro conMéliès, dimenticato creatore di film fantastici.(Nella realtà. lo si credeva addirittura morto du-rante la prima guerra mondiale). Attorno a que-sta due situazioni, una straordinaria creazioneimmaginativa, da parte di Scorsese, che invita aritrovare quella stupenda “innocenza della vi-sione“ oggi perduta dalla maggior parte degli spettatori. Ma c'è di più in questaavvolgente favola: la necessità di sentirsi con altri, in silenzio e nel buio, quandogli occhi puntano verso quell'unica finestra sul mondo che è lo schermo. Grande,ovviamente.

The help di Tate Taylor

Un Oscar e un Golden globe meritatissimi, ottenuti da una coppia di attrici perquesto film centrato su alcune bianche signore del Mississippi e le loro came-riere di colore. Razziste, arroganti le prime,umiliate e offese le seconde. Ambientata neglianni sessanta, epoca ancora di piena segre-gazione razziale, la vicenda è ricavata da unbest seller contenente le storie rilasciate, conmolto coraggio, da alcune donne afroameri-cane al servizio di famiglie bianche.Nel film l'autrice di questo libro è una neo-lau-reata che, deludendo le aspettative dellamadre, vuole diventare giornalista e non unadelle tante signore wasp che vivono di chiac-chiere e umiliano le tate cui affidano la prole.(Colpisce la frase pronunciata, in proposito,da una di queste bambinaie: “Noi ci occu-piamo con amore dei loro figli che, poi, dagrandi, ci tratteranno come i loro genitori”). Sebbene sia confezionato con lo stile tipicodelle produzioni disneyane, THE HELP sgo-menta per la realtà che rievoca e per come arriva a scavare nel profondo. Alli-nea ritratti femminili sinceri e gustosi che non sanno di maniera, servendosi diun cast di tutto rispetto. Spiccano le due incoronate attrici: Viola Davis (é la ca-meriera di colore che ha allevato una quindicina di piccoli bianchi) e OctaviaSpencer (la cuoca, sempre nera, che si vendica delle angherie subite, ricor-rendo ad una torta del tutto speciale).

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ELOGIO DE “IL MARE”Spettabile Redazione,complimenti per la vostra bella rivi-sta e per tutti gli articoli scritti daisuoi bravi collaboratori. In particolareper quelli del direttore responsabileche con analisi e critiche, sempreben formulate e documentate, ciporta a conoscere buona parte del-l’attuale malcostume politico italiano.Di conseguenza risulta apprezzabileanche quanto scrive il prof. Pertusatiin merito al procedere attuale dellaChiesa dove, con coraggio insolito edammirevole, arriva ad auspicare, abreve, una meno cerimoniale ma piùpragmatica partecipazione dellaChiesa al modo di vivere ed ai bisognidi tutti i giorni delle attuali genera-zioni.

Carlo Tumiati

Lei è troppo buono.

ENTRATA FUNIVIA FATISCENTECaro Direttore, è possibile che anchequesta Amministrazione se ne vadasenza aver fatto nulla per renderedecentemente accogliente l'entrata

alla Funivia per Montallegro? Un pre-tenzioso e sgualcito striscione in tela,steso fra due tondini di cemento ar-mato pure piegati, dice che quella èla “Porta del Parco di Portofino”.Fossi io responsabile del parco, ob-bligherei a togliere quella scritta de-nigrante. La stazione di partenza hatutta la facciata scolorita, rattoppatae sporca; il piazzale è ormai un par-cheggio e, dove non ci sono auto, cisono i contenitori della differenziata.Bella accoglienza ai turisti. Certo,fosse stata in passeggiata, sarebbepiena di fiori o forse di aiuole percani. Buona Pasqua a tutta la Reda-zione.

Lettera firmata

CONCORDIAAveva proprio ragione chi ha sco-perto che le disgrazie non vengonomai sole. Se ne stanno accorgendo imarittimi in pensione (ex Coman-danti, cuochi, nostromi e marinai ditutta Italia, uniti più oggi di quandosolcavano gli oceani) che hannoscelto di vivere nella stupenda "Casadei Marinai" che domina il Golfo Pa-radiso, a Camogli. Un signor Coman-

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Invitiamo i lettori a volerci segnalare suggerimenti, problemi. Pubblicheremo le vostre istanze, raccomandandovi

la brevità dei testi per evitare dolorosi tagli.

Scriveteci a Redazione “IL MARE”Via Volta 35 - 16035 Rapallo E-mail: [email protected]

LETTERE

E NOTIZIE

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dante, che non si sa se più disorien-tato che confuso o viceversa, hasbattuto la sua bella nave sugli scoglie qui, di saluti (altrimenti e impro-priamente chiamati "inchini" daquando i media si sono intrufolatinelle pieghe della marineria) dallenavi, da quelle sfavillanti adibite allecrociere come dalle altre, menosplendenti, dette "carrette", quei pen-sionati non ne vedranno mai più.

Luigi Fassone

STRETTOIALa modifica della cosiddetta "Stret-toia di San Michele di Pagana", traRapallo e Santa Margherita Ligure, siavvia ad emulare la costruzione delrigassificatore di Brindisi e chissànon possa arrivare a beccarsi un belGuinness per il primato di longevità diun progetto. Colà ci sono voluti undici

anni alla burocrazia nostrana perdare il "peggio" di sè e mettere infuga la British Gas che ha preferito la"Teutonia" all' "Italietta". D'altra partenel Tigullio i soggetti delegati dall'in-terpretazione moderna della viabilitàsi sprecano. Sindaci in carica e "Ex",Consiglio Comunale, proprietari dellecase che ingombrano una strada di"discretamente grande" comunica-zione dall'epoca dei barrocci ma for-sanco da quella delle bighe,Vicepresidente e Consigliere regio-nali, Soprintendenza dei Beni archi-tettonici ed artistici, Conferenza deiservizi, TAR (il TAR è come l'aglio nelpesto, delibera anche tra le nostrelenzuola...), tutti ufficialmente titolatia decidere. Col risultato che la deci-sione arriverà quando le automobilisaranno citate solo nei libri di storia,perchè i viventi del tempo si muove-ranno solo in volo come le libellule...

Associazione Culturale

Caroggio DritoSABATO 14 APRILE - VILLA QUEIROLO - ORE 16,30

Conferenza della Prof.ssa Raffaella Saponaro Monti Bragadin“La regina Margherita ed il suo tempo”

MERCOLEDÌ 18 APRILEGita culturale a Bordighera

visita alla Villa della Regina MargheritaPranzo in loco

Partenza ore 8 da Piazza delle Nazioni con pullman riservato

“Convorbiri Literare” (Conversazioni letterarie), importante rivista lettera-ria rumena, pubblica nel numero di gennaio 2012 la prima puntata di Iti-nerarii Tiguliene di Massimo Bacigalupo, una guida al Tigullio di “EzraPound e amici” uscita in un volumetto inglese, Tigullio Itineraries, nel 2008.Si tratta di sette itinerari letterari da percorrere a piedi, intitolati a per-sonaggi come Yeats, Beerbohm, Hauptmann, Hemingway e ai familiari diPound, che resta il punto di raccordo. Peccato che di questa guida dispo-nibile in inglese e ora in rumeno non esista una versione... italiana.

La rapallese d’adozione Fran-cesca Dambra, ha studiato mu-sica classica con il maestroPaolo Agosteo e teoria musi-cale seguendo testi di Schon-berg. Nel 2010 è uscito ilsuo primo volume intitolato "10studi progressivi per pianoforte(sulle ali della musica)" pubbli-cato dalla casa editrice "CasaMusicale Eco" di Monza, unaraccolta di brani inediti a scopo didattico, finalizzati allo studio degli ele-menti fondamentali della tecnica pianistica.Questa raccolta viene utilizzata come materiale didattico presso accade-mie musicali. Nel 2011 è uscito il secondo volume intitolato “A tempo di val-zer” pubblicato dalla casa editrice "Casa Musicale Edizioni Carrara" diBergamo. La raccolta comprende 15 brani inediti, sempre per pianoforte,a scopo didattico e come dice il titolo a tempo di valzer. Attualmente ha inpreparazione la pubblicazione della terza raccolta, brani ancora inediti emirati ad uno studio più approfondito del pianoforte con la stessa Casa Edi-trice. I volumi sono indirizzati ai giovani pianisti , ma anche per chi vuole cimen-tarsi nello studio del pianoforte.

IMPARARE LA MUSICA

In Romania gli „Itinerari Letterari

del Tigullio‰

Aprile

CASARZA LIGUREVia Annuti 40(Croce Verde)Apertura: Martedi ore 12www.ac-ilsestante.it

Venerdì 06 21:18 Luna Piena

Domenica 08 Santa Pasqua (come 1917, 1928, 2007 e 2091)

Venerdì 13 12:49 Ultimo Quarto

Giovedì 19 18:13 Il Sole entra nel segno del TORO Sabato 21 09:18 Luna Nuova: 2A Lunazione della Foresta

Domenica 29 11:57 Primo Quarto

Lettera firmata

CANI E ORDINANZESpettabile redazione,ad ogni mandato ammnistrativo viene trovata lasoluzione definitiva per obbligare i padroni “spor-caccioni” ad eliminare le deiezioni canine. Ricordole decine di ordinanze, la vasca con sabbia in lo-calità Giardini Partigiani, il distributore automaticodi guanti e palette... Ogni scelta per eliminare gli ingombranti “regalini”dei nostri amici pelosi è però miseramente fallito.Ora leggo su un settimanale locale che verrannoallargate alcune aiuole per risolvere la questione!Ogni commento mi pare superfluo, anche perchésarebbe sufficiente, a mio avviso, punire con se-verità i contravventori.

Lettera firmata

BUIO SUL LUNGOMARECaro direttore,quale abituale frequentatrice di Rapallo, città chea noi milanesi sta particolarmente a cuore, voglio

segnalare la mancanza di idonea illuminazione sullato mare della passeggiata. È il punto più affasci-nante del centro cittadino ed è un vero delitto os-servare quanto paia abbandonato e al buio. Non sipuò fare qualcosa per renderlo più godibile?Grazie e complimenti per il giornale.

Matilde Serra

CENTRO CONGRESSIEgregio Direttore, leggo da più parti che si vorrebbe rea-lizzare un grande centro congressi da oltre mille posti.Gli assertori si sono mai chiesti quanto costerebbe aicontribuenti un simile carrozzone? Basterebbe infor-marsi presso i comuni che gestiscono tali strutture peraccorgersi quanto siano ormai entieconomiche e fontedi problemi di gestione. Credo sarebbe l’ennesimospreco di denaro pubblico e non ce n’è certo bisogno.Grazie per la pubblicazione

S.P.

Il proverbio del meseMarso sciûto e Arvî bagnòu; beato quello ch'o l'ha semenòu

Marzo asciutto e Aprile bagnato; beato chi ha seminato

Spazio Aperto di Via dell’Arco

Associazione di Promozione Sociale

AprileVENERDÌ 6, ore 17.00Genovesi e crociati in TerrasantaLe indagini archeologiche a San Giovanni d’Acri in IsraeleFabrizio Benente, archeologo e docentedi Ar-cheologia del Mediterraneo presso l’Univer-sità di Genova

SABATO 7, ore 17.00Pasqua d’altri tempiRomanze e canzoni intorno al grammofonoGian Paolo Caburazzi, collezionista

SABATO 14, ore 17.00Esperienze di vita sul Monte Storie, testimonianze e immagini di unluogo magico: San FruttuosoCarla Scarsi, giornalista e scrittrice, autricedel libro “Il paradiso dietro l’angolo”

DOMENICA 15, ore 16.30Nobili, patrioti e finanzieri genovesiStefano Monti Bragadin, Università di Genova

VENERDÌ 20, ore 17.00Alla riscoperta dei sapori genuini Gianluigi De Marchi, coautore del libro “Le ricette ritrovate”

SABATO 21, ore 17.00Architettura olistica Ecologia e feng shui per un rapportoprofondo con il paesaggioValia Galdi

SABATO 28, ore 17.004 maggio 1949: la Leggenda del GrandeTorinoConferenza in occasione del 63° anni-versario della sciagura di Superga Inaugurazione della mostra con cimelid’epoca, aperta fino al 4 maggio Giampaolo Muliari, direttore del “Museo delGrande Torino e della Leggenda Granata” eDomenico Beccaria, presidente dell’Associa-zione Memoria Storica Granata

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

LETTERE

E NOTIZIE

20Lunazioni, Stagioni

e Segni ZodiacaliMESE Giorno Ora./min. Descrizione

12

Orata ai Carciofi

Gargantuadi Renzo Bagnasco

1 kg circa di orata o due da ½ kg , 1 bicchiere di olioextravergine, 1 bicchiere di vino bianco, 5 carciofidi Albenga, rosmarino, qualche foglia di erba sal-via, 1spicchio d’aglio rosa o viola, brodo di granu-lare di pesce, pepe e sale.ESECUZIONE: Mettere a bagno i carciofi inacqua e limone, dopo aver tagliato loro lepunte spinose e ridotto il rimanente in piccolispicchi. Mettere il pesce pulito, salato e pepatodentro e fuori, in una pirofila con olio, insa-porendolo con aglio affettato, rosmarino ederba salvia; rosolarlo per dieci minuti e poi ir-rorarlo con il vino e due mestoli di brodo; di-sposti i carciofi tutto attorno, infornare a 220°e cuocerlo per circa trenta minuti. Servire inu-midendolo con il suo stesso brodo di cottura,carciofi compresi.

Associazione Culturale

A COALINN-A

Domenica 1 aprile ore 16,30Presentazione del libro "O principin" . In viag-gio con il piccolo principe di Antoine de SaintExubery tradotto in genovese da AlessandroGaribbo nella sala di Spazio Aperto di SantaMargherita Ligure - Via dell'Arco

Domenica 15 aprile ore 16.30“Nobili, patrioti e finanzieri genovesi”Conferenza del prof. Stefano Monti Bragadin

Domenica 29 ore 16.30 nella sala di "Spazio Aperto" di Santa Marghe-rita Ligure Via dell'ArcoConferenza di Marzia Dati su “Il risanamentodell'anima attraverso il potere miracolosodelle icone”