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1 IL LINGUAGGIO SEGRETO DEL CORPO Dalle unghie di un uomo, dalle maniche della sua giacca, dai suoi stivali, dai calli sulle mani, dai polsini della camicia, dalla sua espressione, dai suoi movimenti, da tut te queste cose si capisce l’occupazione di una persona. E’ pressochè inconcepibile che, tutte insieme, non riescano a illuminare un investigatore esperto.”(Sherlock Holmes) La lingua elementare, quella che tutti conoscono senza averla mai realmente imparata, è la comunicazione non verbale. Sguardi, espressioni del viso, movimenti delle mani, posizione delle gambe, inflessione della voce sono mezzi di comunicazione spesso più efficaci delle parole stesse. Ci trasmettono molte informazioni relative all’ atteggiamento interiore, allo stato d’animo, ai sentimenti e alle intenzioni di chi ci sta di fronte. La comunicazione non verbale (CNV) comprende: la paralinguistica, o Sistema vocale non verbale, cioè l'insieme dei suoni emessi nella comunicazione verbale, indipendentemente dal significato delle parole (APPENDICE A); la cinestetica, ossia gli atti comunicativi espressi dai movimenti del corpo quali il contatto visivo (movimenti oculari), la mimica e le espressioni facciali, i gesti (in primo luogo quelli compiuti con le mani) e la postura; la prossemica, ovvero il modo in cui le persone tendono ad occupare lo spazio e a disporsi in esso; l’ aptica, cioè i messaggi comunicativi espressi tramite il contatto fisico (la stretta di mano, il bacio sulle guance come saluto tra amici e parenti, l’abbraccio, la pacca sulla spalla). Un vero comunicatore dovrebbe sempre rivolgere la sua attenzione, non solo al racconto del suo interlocutore, ma anche ai suoi segnali non verbali, che possono essere indizi di ansie, paure, bugie e reticenze che risultano molto utili nell approfondimento del colloquio e della relazione in generale. Uno studio condotto nel 1972 da Albert Mehrabian ha mostrato che ciò che viene percepito di un messaggio è costituito per il 55% dal linguaggio del corpo (cinestetica, prossemica ed aptica), per il 38% dall’aspetto vocale (paralinguistica) e solo per il 7% La comunicazione non verbale è quella parte della comunicazione che comprende tutti gli aspetti di uno scambio comunicativo che non riguardano il livello puramente semantico del messaggio.

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IL LINGUAGGIO SEGRETO DEL CORPO

“Dalle unghie di un uomo, dalle maniche della sua giacca, dai suoi stivali, dai calli sulle mani, dai polsini della camicia, dalla sua espressione, dai suoi movimenti, da tutte queste cose si capisce l’occupazione di

una persona. E’ pressochè inconcepibile che, tutte insieme, non riescano a illuminare un investigatore esperto.”(Sherlock Holmes)

La lingua elementare, quella che tutti conoscono senza averla mai realmente

imparata, è la comunicazione non verbale. Sguardi, espressioni del viso, movimenti

delle mani, posizione delle gambe, inflessione della voce sono mezzi di comunicazione

spesso più efficaci delle parole stesse. Ci trasmettono molte informazioni relative

all’atteggiamento interiore, allo stato d’animo, ai sentimenti e alle intenzioni di chi ci sta

di fronte.

La comunicazione non verbale (CNV) comprende: la paralinguistica, o “Sistema

vocale non verbale”, cioè l'insieme dei suoni emessi nella comunicazione verbale,

indipendentemente dal significato delle parole (APPENDICE A); la cinestetica, ossia gli

atti comunicativi espressi dai movimenti del corpo quali il contatto visivo (movimenti

oculari), la mimica e le espressioni facciali, i gesti (in primo luogo quelli compiuti con le

mani) e la postura; la prossemica, ovvero il modo in cui le persone tendono ad

occupare lo spazio e a disporsi in esso; l’aptica, cioè i messaggi comunicativi espressi

tramite il contatto fisico (la stretta di mano, il bacio sulle guance come saluto tra amici e

parenti, l’abbraccio, la pacca sulla spalla).

Un vero comunicatore dovrebbe sempre rivolgere la sua attenzione, non solo al

racconto del suo interlocutore, ma anche ai suoi segnali non verbali, che possono

essere indizi di ansie, paure, bugie e reticenze che risultano molto utili

nell’approfondimento del colloquio e della relazione in generale.

Uno studio condotto nel 1972 da Albert Mehrabian ha mostrato che ciò che viene

percepito di un messaggio è costituito per il 55% dal linguaggio del corpo (cinestetica,

prossemica ed aptica), per il 38% dall’aspetto vocale (paralinguistica) e solo per il 7%

La comunicazione non verbale è quella parte della comunicazione che

comprende tutti gli aspetti di uno scambio comunicativo che non riguardano il

livello puramente semantico del messaggio.

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dall’aspetto puramente verbale (parole). L’efficacia di un messaggio dipende quindi in

minima parte dal significato letterale di ciò che viene detto, mentre è influenzato

pesantemente dai fattori di comunicazione non verbale che risultano così più attendibili.

Può accadere però che ciò che vediamo e sentiamo non rispecchi necessariamente

il vero stato d’animo delle persone. Per evitare fraintendimenti è necessario considerare

sempre il Complesso, la Coerenza e il Contesto dei segnali che leggiamo

nell’interlocutore (regola delle 3 C).

Innanzitutto leggi i segnali non verbali nel COMPLESSO. I gesti rappresentano le

“parole” del linguaggio corporeo e come queste possono avere più significati. Solo

quando si combinano insieme compongono delle “frasi” che svelano i veri sentimenti

delle persone. E’ indispensabile osservare i gesti nel loro insieme: la regola generale

per poter estrapolare un significato attendibile dalla CNV di una persona, senza cadere

in errore, è considerare almeno tre segnali congruenti, che abbiano cioè un significato

simile.

La comunicazione non verbale veicola il 93 % del significato complessivo del

messaggio che vogliamo trasmettere.

PARALINGUISTICA

38%

LINGUAGGIO DEL CORPO

55 %

COMUNICAZIONE VERBALE

7 %

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Il secondo presupposto fondamentale per poter interpretare correttamente i vari

segnali è la COERENZA. Verifica che il messaggio verbale, ovvero ciò che dice

l’interlocutore, sia coerente con il messaggio del corpo e in caso di mancata

corrispondenza puoi dare maggior peso alla CNV.

Tutti i gesti infine devono essere valutati nel CONTESTO in cui vengono effettuati.

Cerca di interpretare l’atteggiamento assunto dall’interlocutore tenendo conto dei fattori

esterni che possono condizionarlo. Non necessariamente ad esempio una postura di

chiusura denota rigidità nei tuoi confronti, dato che potrebbe essere una posizione

scelta per comodità o abitudine. Ricorda quindi di escludere sempre tutte le alternative

e di non trarre conclusioni frettolose da pochi indizi.

Tieni a mente un altro concetto molto importante: il linguaggio del corpo è un

sistema bidirezionale. Alcuni atteggiamenti e stati d’animo si esprimono inconsciamente

attraverso determinate posture e movimenti; allo stesso tempo assumere certe posture

o fare certi movimenti può condizionare di riflesso il nostro stato interiore. Il tuo obiettivo

è quello di interrompere questo circolo vizioso quando comporta un atteggiamento

sfavorevole dell’interlocutore, oppure mantenerlo quando ne implica uno favorevole. Per

esempio di fronte a una persona che mostra un atteggiamento di chiusura devi cercare

di portarlo verso una posizione di apertura e rilassatezza, che non ostacoli i tuoi tentativi

di approccio. Allo stesso tempo dovrai stare attento a calibrare la tua CNV: evita i gesti

che generano sentimenti negativi e di sfiducia e prediligi invece quelli che suscitano

sicurezza e padronanza della situazione, che invitano allo scambio, e che sono utili per

creare rapport.

Vediamo ora come il corpo ci parla attraverso la postura e i movimenti,

concentrandoci dapprima sulle gambe, quindi sulle braccia e sulle mani, ed infine sul

collo e sulla testa con particolare riferimento agli occhi e alla bocca, che sono le parti

più espressive del corpo.

Ricorda la regola delle 3C per interpretare la CNV:

Complesso + Coerenza + Contesto

Il linguaggio del corpo è un sistema bidirezionale: lo stato d’animo influenza

il corpo e il corpo influenza lo stato d’animo.

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IL MODO DI STARE SEDUTI E LE GAMBE

Lo stare seduti consente al corpo di rilassarsi e di alleggerire la tensione. Tuttavia

possiamo cogliere molti indizi utili guardando una persona seduta, specialmente se non

si sente osservata. Ecco alcuni esempi dei segnali più significativi.

Una persona che prende posto con tutto il peso del proprio corpo ed occupa l’intera

superficie della sedia è generalmente ferma sulle sue posizioni, si trattiene e non si

lascia congedare facilmente. Al contrario una che si limita a sedersi cautamente sul

bordo, con il baricentro spostato in avanti ed in linea con le piante dei piedi, si trova in

una posizione che gli permette di alzarsi in qualsiasi momento. Questa posizione puo’

avere un duplice significato: può indicare una persona in procinto di andarsene e pronta

quindi a chiudere qualsiasi discorso, oppure pronta ad essere utile in qualsiasi

momento verso l’interlocutore e a rimettersi ai suoi desideri.

Chi si affloscia in poltrona è una persona che manca di tenuta e stabilità interiori, di

direzionalità e di volontà. Un breve sollevarsi e risistemarsi sulla poltrona invece

esprime disagio e desiderio di andarsene.

La posizione della parte superiore del corpo, da seduti così come in piedi, può

indicare vitalità se ci si mantiene dritti oppure passività se si rimane piegati su se stessi.

O ancora interesse se ci si inclina verso l’interlocutore oppure distacco se si resta

appoggiati all’indietro.

Le gambe e i piedi sono una parte cruciale nella CNV in quanto sono difficili da

controllare volontoriamente e quindi trasmettono molti più segnali rispetto al resto del

corpo. Una persona seduta che incrocia i piedi all’altezza del malleolo probabilmente

sta trattenendo un sentimento negativo, ma se li avvinghia alle gambe della sedia,

siginifica che resterà ancorata alle sue posizioni e difficilmente cambierà idea.

Quando una persona incrocia le gambe o le braccia (o entrambi) ci sta inviando un

chiaro segnale di chiusura e probabilmete si sta ritirando dalla conversazione da un

punto di vista emotivo. Quelle appena citate sono infatti tutte posizioni di protezione: le

braccia chiuse proteggono il cuore, le gambe proteggono i genitali. Da uno studio è

emerso che chi siede in questa posizione usa frasi più brevi, rifiuta più proposte e

ricorda meno particolari di una discussione.

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Una variante delle gambe incrociate è la posizione del quattro americano in cui il

malleolo di una gamba poggia sul ginocchio dell’altra, e denota un atteggiamento

competitivo e polemico, con la tibia di traverso che funge da barriera di protezione.

Una postura tipica dei liberi professionisti (medici, avvocati, commercialisti) che si

ritengono superiori, dominanti e sicuri di se è lo stare seduti con le mani dietro la testa e

i gomiti puntati verso l’esterno. Chi la usa vuole dimostrare quanto è bravo e

competente ma ha l’effetto negativo di indispettire, e a volte intimorire, l’interlocutore.

Infine quando una persona è in ansia o si sente in colpa o semplicemente vuole

andar via dirige le gambe e i piedi verso una potenziale via di fuga, come una porta, un

atrio e perfino una finestra. Se invece è interessata ad un argomento o situazione dirige

le gambe verso l’oggetto dell’interesse.

LE MANI E LE BRACCIA

Attraverso le mani tocchiamo il mondo e ne abbiamo una rappresentazione più

precisa. E’ scientificamente provato che il cervello ha più connessioni nervose con le

mani che con qualsiasi altra parte del corpo; ma al contempo sono (insieme alle gambe)

la parte del nostro corpo più lontana dal sistema nervoso centrale e quindi la più difficile

da controllare. Pertanto i gesti e le posizioni delle mani ci rivelano molte informazioni

sullo stato emozionale di una persona. Generalmente una posizione rigida delle braccia

e delle mani costringe a un’inibizione del vissuto e riduce lo scambio di relazioni con

l’ambiente.

La mano aperta, cioè che mostra il palmo, denota fiducia e disponibilità ad agire

pacificamente e con buone intenzioni. Chi porge un’ argomentazione o una proposta

con la mano aperta invita sempre allo scambio e lascia all’altro la facoltà di scegliere

liberamente. Al contrario la mano coperta, cioè che mostra il dorso, è indice di autorità,

ma anche di chiusura emotiva dovuta magari ad insicurezza oppure al tentativo di

nascondere qualcosa.

Osserva una persona seduta: l’inclinazione della testa, l’orientamento del

busto, la posizione delle gambe e dei piedi ti svelano la sua disposizione

interiore.

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Le mani giunte con le dita incrociate tra loro esprimono un atteggiamento controllato,

ansioso e negativo. E’ una posizione assunta da chi si accorge di non essere

convincente o da chi ritiene che sta perdendo fiducia e credibilità verso l’interlocutore.

La mani a guglia, con i polpastrelli poggiati gli uni sugli altri, indicano superiorità e

sicurezza di se ma allo stesso tempo anche che si è disponibili a trovare un punto di

contatto.

I pugni chiusi, a prescindere dal tono della voce e dalle parole del discorso,

tradiscono l’aggressività dell’interlocutore. La mano chiusa col dito puntato viene usata

simbolicamente come “mazza” per bacchettare e sottomettere gli ascoltatori. Inutile dire

che, a livello inconscio, suscitano solo sentimenti negativi.

Anche le braccia hanno un loro codice. Quando l’interlocutore le mantiene incrociate

al petto sta inviando un classico segnale di chiusura: non ha intenzione di aprirsi nè di

lasciarsi avvicinare. La posizione di chiusura può essere rinforzata dai pugni chiusi che

manifestano inoltre ostilità e atteggiamento difensivo.

A volte però può accadere che l’interlocutore mantenga le braccia incrociate, mentre

il resto del corpo denota rilassatezza e apertura. Questo non vuol dire che si sta

chiudendo verso di te, ma solamente che sta tenendo a freno la propria attività per

ascoltarti con più attenzione. Rimarrà in questa posizione di ascolto finché non vorrà o

non dovrà prendere lui stesso una posizione.

Una variante delle braccia incrociate è la posizione presa delle braccia dove il

soggetto si afferra entrambi gli arti superiori per sostenersi e coprire la parte anteriore

del corpo. Questa posizione, che simula un abbraccio, è un modo con cui l’interessato

si chiude e si autoconforta. Secondo uno studio afferrarsi le braccia è comune tra i

pazienti nelle sale di attesa di medici e dentisti: è un gesto che suggerisce un

atteggiamento controllato e negativo.

Un leggero contatto fisico volontario può tornarci utile quando vogliamo far arrivare

un messaggio di fiducia ala persona: durante una conversazione toccare lievemente

qualcuno sul gomito può infatti triplicare la probabilità di ottenere ciò che si desidera.

Questo accade poiché un tocco leggero genera un legame momentaneo tra due

Le mani sono l’estensione della mente e aiutano a descrivere il mondo.

Comunica con le mani aperte e mostrane il palmo per trasmettere fiducia.

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persone, creando quindi una sensazione inconscia molto forte. Il contatto però deve

essere lieve, deve avvenire in una zona neutra e poco intima (come il gomito) e non

deve durare più di tre secondi per non creare disagio. Quindi, quando si saluta

qualcuno dandogli la mano, è buona cosa toccarlo lievemente con il braccio sinistro e

ripetere il suo nome per dimostrare di averlo capito: questo trucco serve a far sentire

importante l’interlocutore, ad aumentare l’influenza su di lui e a generare

un’impressione positiva.

LA TESTA E IL COLLO

Il cenno col capo è il gesto più comune di assenso ed è una sorta di piccolo inchino.

Gran parte delle persone non considera il potere di persuasione insito in tale atto: da

alcuni studi emerge che quando l’ascoltatore annuisce, facendo 3 o più cenni del capo

di fila, l’interlocuotre tende a parlare 3-4 volte più a lungo del solito. Inoltre se i cenni del

capo sono lenti vuol dire che l’interlocutore è interessato al discorso, se invece sono

rapidi significa che ha ascoltato abbastanza e desidera terminare il discorso oppure

prendere la parola. E’ buona cosa quindi annuire lentamente e più spesso del solito,

evitando quei movimenti inconsci, come scuotere la testa, che vengono percepiti come

negazione e rifiuto.

Se una persona ti guarda con la testa dritta vuol dire che è per lo più neutrale al tuo

discorso.

Quando la testa viene sollevata di più e il mento è sporgente, la persona sembra

“guardare tutti dall’alto in basso” e diventa impavida e arrogante.

Il mento abbassato, con la testa china, indica un atteggiamento negativo, critico o

aggressivo.

Se invece inclina la testa di lato, espone collo e gola: questo atto di sottomissione,

che fa sembrare la persona più piccola e meno minacciosa, dimostra fiducia e

disponibilità ad accogliere ciò che stai dicendo.

Le braccia possono essere usate come barriere di difesa psicologica. Se

riesci a far sciogliere le braccia incrociate a una persona riusciarai più

facilmente anche a scioglierne i dubbi.

Se vuoi far parlare di più una persona e farla sentire a suo agio, inclina la testa

verso di lei e annuisci.

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GLI OCCHI

In molti casi gli occhi sono la parte anatomica più indicativa e affidabile in tema di

linguaggio corporeo, sia perché rappresentano un punto focale del corpo sia perché le

pupille non sono controllabili a livello conscio. Il contatto visivo è quindi un fattore

determinante in una conversazione.

Quando un individuo si trova in uno stato d’animo positivo le pupille sono dilatate 4

volte più del normale; viceversa se è permeato da uno stato negativo si contraggono a

“capocchia di spillo”.

Quando una persona sgrana gli occhi richiede probabilmente maggiori informazioni,

o perché non ha capito bene o perché ha udito qualche cosa che esula dall’ordinario e

si è incuriosito.

Anche gli occhi a fessura segnalano una richiesta di informazioni, ma approfondite e

particolareggiate: in questa maniera ci si concentra su un punto e si restringe il focus

dell’attenzione.

Quando l’interlocutore distoglie lo sguardo per parecchio tempo oppure compie un

battito palpebrale prolungato tenta inconsciamente di escludere qualcuno dalla propria

visuale per noia o disinteresse e sarà quindi infruttuoso proseguire lo scambio di

opinioni.

I movimenti delle palpebre acelerati indicano che la persona si trova sotto pressione,

oppure in uno stato di disagio. Se noti questi movimenti è il momento di cambiare

l’argomento della conversazione.

LA BOCCA

Con la bocca parliamo, ingeriamo cibo, veicoliamo emozioni positive e negative.

Attraverso la bocca esprimiamo il segnale sociale più usato ma anche sottovalutato

dalle persone: il sorriso. Se sorridiamo, gli altri quasi sempre ricambieranno: il riso

Il contatto visivo è un fattore determinante per stabilire intesa e fiducia con gli

altri.

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genera infatti sentimenti positivi in entrambe le parti. Alcuni studi dimostrano inoltre che,

quando si ride e sorride regolarmente, gran parte degli incontri avviene in un clima più

rilassato, dura più a lungo e ha esito più positivo, oltre a favorire l’instaurarsi di buone

relazioni sociali.

Secondo gli studi del neurologo H. Rubenstein, riso e sorriso rafforzano inoltre il

sistema immunitario, proteggono il corpo dalle malattie, lo curano, aiutano a far

accettare un’idea, a insegnare meglio e allungano la vita.

ATTI DI RIFIUTO

I segnali di rifiuto sono gesti che una persona esegue inconsciamente per esprimere

disaccordo verso l’interlocutore o verso il discorso che si sta intrattenendo.

Vediamone alcuni esempi:

Sfregamento del naso da parte del dito indice con movimento orizzontale. Il

soggetto rifiuta l'argomento, il segno, il gesto, il comportamento espresso

dall'operatore.

Sfregamento del naso da parte del dito indice con movimento verticale. Il

movimento viene eseguito dal basso in alto, a "stappare" le narici come se il

soggetto volesse "prendere fiato": l'operatore è stato troppo incalzante.

Spostamento di oggetti lontano da sé. Lo spostamento riguarda piccoli oggetti

vicini, generalmente posti sul tavolo o sulla scrivania: il soggetto risponde

negativamente ad argomenti, parole, gesti o comportamenti. Se l'oggetto era

stato toccato qualche istante prima dall' operatore, allora è questi ad essere

giudicato, al momento, come negativo.

Atto dello "spolverare" o "spazzare via" qualcosa da una superficie. Rifiuto

istintivo del discorso che il soggetto sta ascoltando. Rifiuto del gesto o del segno

espresso dall'operatore.

Atto del ripulirsi o spolverarsi. Il discorso dell'operatore è simbolicamente

scartato, rifiutato, buttato via. Il soggetto registra come negativa la fonte di

stimolazione o l'oggetto della comunicazione.

Raschiamento della gola. Il raschiamento rappresenta un tentativo di espellere

od allontanare simbolicamente un argomento, un gesto, un segno, una parola,

un fatto, un evento, una persona.

Il sorriso è contagioso, distende gli animi e predispone alla collaborazione.

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Braccia conserte e gambe accavallate. Tipico atteggiamento di chiusura del

soggetto. Tale postura indica una chiusura nei confronti dell'operatore o

dell'argomento trattato. La chiusura può nascere da un rapporto mal impostato

da parte dell'operatore: occorre infatti cambiare atteggiamento in funzione della

tipologia comportamentale del cliente.

Variazione della postura del corpo o del tronco all'indietro. L’intelocutore si

allontana dalla fonte del suo fastidio.

ATTI DI SCARICO DELLA TENSIONE

Attraverso gli atti di scarico tensionale la persona ti informa, indirettamente e in

tempo reale, in merito alla quantità di tensione accumulata. Consistono nella

manipolazione di diverse zonee corporee, correlate in maniera specifica all’entità della

tensione provata. Ad esempio il naso è collegato direttamente con la zona del cervello

che governa le emozioni. I pruriti in questa zona quindi esprimono il massimo carico

microtensionale, mentre il prurito accusato in zone del corpo sempre più distanti indica

una tensione via via minore. Le altre azioni di scarico, come le variazioni posturali, la

deglutizione o altre, rivelano la quantità di tensione accumulata solo con una certa

approssimazione.

E’ possibile ordinare gli atti di scarico secondo una percentuale decrescente della

tensione subita dal soggetto:

Pressione esercitata in prossimità delle narici 100%

Grattamento verticale del naso 100%

Grattamento zona maxillofacciale Vicino al naso 100% - Lontano dal naso 80%

Grattamento zona sopracciliare o palpebrale 40%

Grattamento zona lacrimale 35%

Grattamento frontale 30%

Grattamento occipitale 25%

Grattamento retroauricolare 25%

Grattamento auricolare 20%

Grattamento parietale 20%

Pruriti e grattamento in altri distretti

Gli atti di rifiuto sono dei micromovimenti involontari che lasciano trasparire

sfiducia e disapprovazione.

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Collo 10%

Braccio o spalla 5%

Zona sterno-mastoidea 10%

Polso 5%

Dorso della mano 10%

Zona scapolare 5%

Contrazioni muscolari del volto

Deglutizione salivare 100%

Irrigidimento mascellare 30%-90%

Fuga dello sguardo 10%-40%

Suoni del corpo

Riduzione del tono della voce fino all'afonia 20-100%

Veloce inspirazione o espirazione nasale 30%

Variazioni di postura

Dondolio (il soggetto ondeggia, generalmente da seduto)

Variazione del baricentro (il soggetto in piedi si appoggia prima su un

piede, poi sull'altro cambiando posizione).

LA PROSSEMICA

La prossemica è una disciplina nata negli anni sessanta, che studia lo spazio e le

distanze tra gli individui. Il suo fondatore, l’antropologo E. Hall, ha osservato che la

vicinanza emotiva alle persone con cui comunichiamo è correlata con la distanza fisica

che manteniamo da esse ed ha quindi definito quattro "zone" specifiche:

la distanza intima (0-45 cm) delinea lo spazio personale più importante, quasi come

fosse di nostra proprietà, in cui possono entrare solo le persone a noi più vicine da

un punto di vista emotivo come innamorati, genitori, coniugi, parenti ed amici intimi;

la distanza personale (45-120 cm) è quella che teniamo rispetto agli amici e ai

conoscenti nelle funzioni sociali;

la distanza sociale (1,2-3,5 metri) definisce la distanza che manteniamo quando

abbiamo a che fare in prima persona con un estraneo o con tutte quelle persone che

non conosciamo molto bene;

I segnali di scarico tensionale costituiscono una vera e propria mappa

operativa capace di indicarti quali parole, temi o situazioni causano tensione al

paziente.

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la distanza pubblica (oltre i 3,5 metri) rappresenta quella a cui ci collochiamo per

sentirci a nostro agio ogni volta che ci troviamo in un folto gruppo di persone.

Nel libro "La dimensione nascosta", Hall osserva che la distanza alla quale ci si

sente a proprio agio con le altre persone dipende dalla propria cultura (i sauditi, i

norvegesi, gli italiani e i giapponesi hanno infatti diverse concezioni di vicinanza) e dal

sesso (i maschi si trovano più a loro agio a lato di una persona, le femmine di fronte).

Quando una persona cerca il proprio spazio personale (in palestra, in biblioteca, al

cinema) generalmente lo fa in modo prevedibile: cerca di solito lo spazio più ampio

disponibile tra quelli già occupati e ne sceglie la parte centrale.

Ogni forma di intrusione contro la nostra volontà nello spazio personale rappresenta

una violazione territoriale. Gli unici estranei autorizzati ad entrare nella zona intima di un

soggetto sono i medici e altre categorie professionali (fisioterapisti, parrucchieri etc.)

che possono farlo in quanto non rappresentano una minaccia. Anche in questi casi

però, molte persone possono reagire inconsciamente alla violazione della loro zona

intima con variazioni fisiologiche importanti che preparano l’organismo alla reazione del

“combatti o fuggi” (sudorazione, agitazione, tachicardia, irrequietezza).

I principi base della prossemica possono essere applicati anche quando ricevi

qualcuno nel tuo territorio.

Quando qualcuno entra, per evitargli un possibile disagio o imbarazzo, alzati e

vagli incontro cordialmente. Aggiungi pure alla stretta di mano una frase per accoglierlo

nel tuo territorio come “benvenuto signor …”.

Se, invece di andargli incontro, rimani fra la sedia e il riunito, stai scegliendo di

mantenere un atteggiamento di tipo ufficiale: gli oggetti fra i quali ti muovi sono i segni

della tua posizione e del tuo ruolo e il tuo atteggiamento insiste su di essi. Se invece

abbandoni questa protezione e avanzi leggermente, rendi sicuramente il saluto più

personale.

Se infine l’ospite ti è caro, o riveste un ruolo superiore al tuo, vagli incontro

sollecito e “scortalo” al luogo dell’incontro.

La distanza fisica che manteniamo dalle persone è proporzionale alla vicinanza

emotiva nei loro riguardi.

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PER RIASSUMERE…

La comunicazione non verbale è quella parte della comunicazione che

comprende tutti gli aspetti di uno scambio comunicativo che non riguardano il

livello puramente semantico del messaggio.

La comunicazione non verbale veicola il 93 % del significato complessivo del

messaggio che vogliamo trasmettere.

Ricorda la regola delle 3C per interpretare la CNV: Complesso + Coerenza +

Contesto.

Il linguaggio del corpo è un sistema bidirezionale: lo stato d’animo influenza il

corpo e il corpo influenza lo stato d’animo.

Osserva una persona seduta: l’inclinazione della testa, l’orientamento del busto,

la posizione delle gambe e dei piedi ti svelano la sua disposizione interiore.

Le mani sono l’estensione della mente e aiutano a descrivere il mondo.

Comunica con le mani aperte e mostrane il palmo per trasmettere fiducia.

Le braccia possono essere usate come barriere di difesa psicologica. Se riesci a

far sciogliere le braccia incrociate a una persona riusciarai più facilmente anche

a scioglierne i dubbi..

Se vuoi far parlare di più una persona e farla sentire a suo agio, inclina la testa

verso di lei e annuisci.

Il contatto visivo è un fattore determinante per stabilire intesa e fiducia con gli

altri.

Il sorriso è contagioso, distende gli animi e predispone alla collaborazione.

Gli atti di rifiuto sono dei micromovimenti involontari che lasciano trasparire

sfiducia e disapprovazione.

I segnali di scarico tensionale costituiscono una vera e propria mappa operativa

capace di indicarti quali parole, temi o situazioni causano tensione al paziente.

La distanza fisica che manteniamo dalle persone è proporzionale alla vicinanza

emotiva nei loro riguardi.