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IL LIBRO ANTICO Corso di Bibliografia a.a. 2011-2012

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IL LIBRO ANTICO

Corso di Bibliografia

a.a. 2011-2012

1. Che cos’è un libro antico

Obiettivo di queste slides è l‟apprendimento della definizione di libro antico e la conoscenza a livello minimo della sua manifattura, al fine di comprendere cosa sia e come è stato fatto l‟oggetto di questa specifica registrazione bibliografica.

Definizione merceologica o

bibliologica

Un libro antico è un libro prodotto a mano, il

cui testo è stato composto con caratteri

mobili e stampato su carta fatta a mano con il

torchio a un colpo o a due colpi.

Tale definizione merceologica di libro antico è

accettata anche da standard e codici di

descrizione

2. Carta e caratteri

Esaminiamo dunque gli elementi costitutivi

del libro antico:

carta,

caratteri,

torchio.

CARTA

Per fabbricare la carta s‟impiegava la polpa

ottenuta dalla fermentazione di stracci.

Tale polpa riempiva le così dette tine entro le

quali s‟immergeva la forma, ossia un telaio

costituito da una rete di fili metallici (i filoni

maggiormente distanziati ed equidistanti; le

vergelle più serrate e perpendicolari rispetto

ai filoni).

Tali elementi sono tuttora visibili a occhio

nudo guardando la carta in contro luce.

CARTA

Il foglio di carta, che si otteneva dalla colatura

della polpa, presentava l‟impronta del

reticolato (formato dai filoni e dalle vergelle),

della filigrana (un disegno costruito con fili

metallici sul reticolato, posizionato al centro

della forma e ispirato a una varia simbologia)

e della contromarca (in genere costituita dalle

iniziali del proprietario della cartiera,

posizionate in un angolo della forma).

FORMATO

Le dimensioni di una pubblicazione antica

dipendevano dal numero delle piegature che

il foglio di carta fatta a mano riceveva per

ottenere il formato desiderato (formato

bibliologico).

Osservando la posizione dei filoni, della

filigrana e della contromarca deduciamo il

formato di un libro.

Filoni, vergelle, filigrana e contromarca, a

seconda del numero delle piegature ricevute

dal foglio, si trovano dislocati in varie

posizioni nel foglio.

Diamo un prospetto dei principali formati e

rinviamo per un approfondimento alla lettura

delle pagine che i manuali dedicano a questo

tema (v. Giuseppina Zappella, Il libro antico a

stampa: strutture, tecniche, tipologie,

evoluzione, Milano, Editrice Bibliografica,

2001, p. 325–355).

Formato Filoni Filigrana Contromarca

1°: in plano orizzontali al centro della

metà

superiore o

inferiore,

intera

in posizione

coricata

nella stessa

posizione

della

filigrana,

nella metà

opposta

2°: in folio

Ottenuto con una

piegatura del foglio

di stampa, lungo

l’asse verticale.

Verticali

al centro di una

delle due

carte

coerenti

prodotte a

partire dal

medesimo

foglio,

intera,

diritta,

capovolta

nella stessa

posizione

della

filigrana,

nell’altra

carta non da

questa

contrassegn

ata

4°: in quarto

Ottenuto con due

piegature: la prima

lungo l’asse verticale,

la seconda lungo

l’asse orizzontale.

Orizzontali al centro della

piegatura

dorsale

divisa a

metà

superiore e

inferiore, in

posizione

coricata (2

carte su due)

nella stessa

posizione

della

filigrana,

nelle due

carte ove

essa non è

presente

8°: in octavo

Ottenuto con tre

piegature: la prima

lungo l’asse verticale

mediano, la seconda

lungo l’asse

orizzontale mediano

e la terza lungo l’asse

verticale.

Verticali divisa in

quattro,

diritta o

capovolta,

nell’angolo

superiore tra

il margine di

testa e

quello

interno (4

carte su 8)

nella stessa

posizione

della

filigrana,

nelle quattro

carte ove

essa non è

presente

In 12°comune

Ottenuto con un taglio

lungo l’asse verticale a

un terzo della

larghezza, dal quale si

originano due frazioni

che vengono poi

piegate tre e due volte.

La frazione minore

(feulleton, quaderno)

viene aggregata alla

maggiore o all’interno o

all’esterno. Nel tipo

detto all’olandese il

feulleton costituisce un

fascicolo separato,

cosicché si ha

l’alternanza regolare di

fasc. di 8 e 4 carte.

Orizzontali divisa a metà,

coricata, nella

parte alta del

margine

esterno (2

carte su 12)

nella stessa

posizione

della filigrana

in due carte

ove essa non

è presente

In 12° lungo

Ottenuto con 4 piegature

senza taglio (due

piegature lungo la

larghezza, in modo da

fare tre sezioni; poi una

piegatura lungo

l’altezza del foglio;

l’ultima a metà

dell’altezza del foglio);

oppure tre e due

piegature con taglio

delle due frazioni.

Nel caso che sia ottenuto da

due frazioni il feulleton

costituisce un fascicolo

separato, cosicché si ha

l’alternanza regolare di

fascicoli di 8 e 4 carte.

Verticali divisa a metà,

diritta o

capovolta, nel

centro del

margine di

testa (2 carte

su 12)

nella stessa

posizione

della filigrana

in due carte

ove essa non

è presente

In 16°: in sedicesimo

Ottenuto con quattro

piegature, oppure un

taglio e quattro e due

piegature (delle

frazioni maggiori e

minori).

Orizzontali divisa in

quattro, in

posizione

coricata,

nell’angolo

superiore tra

il margine di

testa e

quello

esterno (4

carte su 16)

nella stessa

posizione

della

filigrana, in

quattro carte

non

contrassegn

ate

In 24°: in

ventiquattresimo

Viene piegato in modo

che l’altezza sia

divisa in 6 parti e la

larghezza in 4.

Intervengono due

tagli: il primo

verticale al centro

della larghezza ed il

secondo orizzontale

ad un terzo

dell’altezza.

Orizzontali divisa in

quattro,

coricata

nell’angolo

tra il

margine di

testa e

quello

interno (4

carte su 24)

nella stessa

posizione

della

filigrana in

4 carte non

da essa

contrassegn

ate

I caratteri tipografici, ottenuti da una lega di

piombo (80%) e stagno (20%), erano disposti

nella cassa tipografica di una serie di caratteri

(distinti per tipo, tondo o romano, corsivo o

italico, gotico, etc. e dimensioni), suddivisa in

due scomparti: la cassa alta contenente le

lettere maiuscole e i segni speciali; la cassa

bassa contenente le lettere minuscole.

Una serie di caratteri era sufficiente per la

composizione di pochissime pagine, perciò, non

appena le due forme di un foglio erano state

stampate nel numero previsto di copie, il

compositore le smontava e ridistribuiva i

caratteri, dopo averli lavati, nei singoli cassettini

della cassa tipografica.

3. Il torchio e il processo di

stampa Il processo tipografico manuale ha come

unità base di lavoro la composizione e

l‟impressione della singola facciata del foglio

originale.

Si chiama forma di stampa la forma

composta da un numero variabile di pagine

(dipendente dalla struttura dei fascicoli),

disposte nell‟ordine richiesto da tale struttura

(imposizione).

Esemplifichiamo: per stampare le quattro

pagine di un formato in folio (2°) si

disponevano nella forma le pagine 4 e 1 da

stamparsi sulla facciata A (forma esterna,

detta anche forma di bianca) e le pagine 2 e

3 per la facciata B (forma interna, detta

anche forma di volta).

Finita l‟operazione di stampa, piegando il

foglio una volta lungo l‟asse verticale, si

otteneva l‟esatta successione delle pagine

per la lettura.

Per stampare le otto pagine di un formato in

4° si disponevano nella forma esterna le

pagine: 8, 5, 1, 4 e nella forma interna le

pagine: 6, 7, 3, 2.

Per stampare le sedici pagine di un formato

in 8° si disponevano nella forma esterna le

pagine: 5, 12, 9, 8, 4, 13, 16, 1 e nella forma

interna le pagine: 7, 10, 11, 6, 2, 15, 14, 3.

Il torchio tipografico era una struttura in legno costituita da due gruppi di parti mobili: il carro (che comprendeva il timpano e la fraschetta, la quale serviva a tenere fermo il foglio e ad impedire che si macchiasse d‟inchiostro nei margini) e la pressa.

per il torchio link con immagine tav. 24 e: http://classes.bnf.fr/page/feuill/feuille1/index.htm

La forma di stampa veniva collocata sopra il carro; i

battitori con i mazzi di inchiostro la inchiostravano,

chiudevano il carro (ossia la fraschetta veniva

piegata a compasso sul timpano e questo a sua

volta era piegato a compasso sulla forma) e lo

facevano scorrere con un mulinello fin sotto al

piano, la così detta platina, un blocco di legno (o

una lastra di metallo) collegato al torchio.

Nell‟epoca più antica era comune il torchio “a

due colpi”, che stampava mezza facciata di

foglio alla volta, poiché il piano per lo più era

grande come la metà di una forma; era

pertanto necessario ripetere questa

operazione due volte, spostando

opportunamente il carro sotto al torchio, per

stampare l‟intera forma.

Durante la tiratura di una forma era possibile

intervenire per correggere errori tipografici, o

grammaticali, per introdurre cambiamenti nel testo e

nella disposizione delle parti; si poteva, dunque,

verificare la presenza di variazioni (varianti) rispetto

alla primitiva composizione. È dunque possibile

trovare esemplari con varianti testuali, poiché i

tipografi non eliminavano (causa l‟alto costo della

carta) i fogli con il testo „scorretto‟, e li adoperavano

per costituire copie di un‟edizione.

Durante la tiratura di una forma era possibile

intervenire per correggere errori tipografici, o

grammaticali, per introdurre cambiamenti nel testo e

nella disposizione delle parti; si poteva, dunque,

verificare la presenza di variazioni (varianti) rispetto

alla primitiva composizione. È dunque possibile

trovare esemplari con varianti testuali, poiché i

tipografi non eliminavano (causa l‟alto costo della

carta) i fogli con il testo „scorretto‟, e li adoperavano

per costituire copie di un‟edizione.

4. Edizione, emissione, impressione,

stato

Le varianti si classificano in due tipi:

consce (volontarie): dovute all‟intervento

correttorio intenzionale da parte dell‟editore,

del tipografo, del correttore e dell‟autore.

Inconsce (involontarie): incidenti intervenuti

nel procedimento di stampa,

indipendentemente dalla volontà del tipografo

o del correttore.

Tenuto contro del procedimento di stampa manuale,

la fenomenistica si riconduce alle seguenti

definizioni

‘Edizione’: Tutte le carte di una pubblicazione prodotte a partire da una base sostanzialmente identica. Per le pubblicazioni monografiche antiche tutte le copie di una pubblicazione a stampa prodotte da una determinata composizione, senza riguardo ai cambiamenti avvenuti durante il processo di stampa (vedi anche ‘Ristampa facsimilare’, ‘Impressione’, ‘Emissione’, ‘Stato’, ‘Variante’).

SBN antico: IT\ICCU\CFIE\001447 [fare link!]:

Le Satire di m. Lodouico Ariosto stampate

nouamente, con diligenza reuiste, & corrette.

[Venezia : Alessandro Viani, non prima del 1551].,

In Venetia per Alessandro de Vian

[32] c. ; 8°.

Segn.: A-D8. - Ritratto dell'A. sul front. inserito in

una cornice rettangolare di mm. 86x67 ca. - Variante

B cfr. Edit16. - Cfr. Agnelli-Ravegnani v.2, p.32 (la

trascrizione del front. è alquanto diversa). - Per la

data dell'ed. cfr. Edit16.

Dictionarium Syro-Chaldaicum, Guidone Fabricio Boderiano collectore et auctore .Antuerpiae : excudebat Christophorus Plantinus, prototypographus regius, 1572.

[4], 12, 198, [2] p.

Autore reale Guillaume Postel, cfr. A. Serrai, Storia della bibliografia, 2,p.22 nota. - Marca (D18331) sul front. – Per altra ed. o variante dat. 1573, cfr. Voet, The Plantin Press, n. 644, 6.4.B.]

Discorso della virtù feminile, e donnesca, del sig.

Torquato Tasso. Alla serenissima sig. duchessa di

Mantoua, & c .In Venetia : appresso Bernardo

Giunti, e fratelli, 1582.

8 c. ; 4°.

Marca di Bernardo Giunta (Z1147) sul front. - Cors. ;

rom. - Segn.: A-B4. - Iniziale xil. - Variante B:

stemma sul front. (Camerini p. 463 n°[1]).]

Alla luce di questa definizione si ricordi

dunque che „Nuova edizione‟ si deve

intendere non in relazione alla modifica del

testo, ma al processo di composizione delle

forme; e che, per contro, edizione „nuova‟, sul

piano filologico, è quella che presenta

cambiamenti testuali o interventi critici.

‘Emissione’: 1. Quelle copie di una tiratura che

costituiscono un’unità di pubblicazione pianificata,

distinguibile dalle altre copie di quella tiratura da una

o più differenze (p.e. un nuovo frontespizio, o

colophon che espressamente identifica le copie

come un’unità distinta (vedi anche ‘ Impressione,

‘Stato’, ‘Variante’); 2. Una delle parti successive di

un seriale; il termine si usa per designare la parte

successiva di un seriale esistente al livello più

basso.

L‟emissione comprende tutti gli esemplari di un‟edizione o di un‟impressione offerti al pubblico in una volta per la vendita; dunque, presuppone un progetto editoriale intenzionale, non lasciato al caso.

Le Nouueau Testament, c'est à dire la nouuelle alliance de nostre seigneur Jesus Christ, reueu & corrigé de nouueau sur le grec, par l'aduis des Ministres de Geneue, auec annotations reueuës & augmentees par m. Augustin Marlorat .A Lyon : par Antoine Vincent, 1564. (A Lyon) : par Symphorien Barbier

[32], 824, [24] p. ; 16°.

Segn.: -28a-z8A-Z82A-2G8. - Marca sul front. variante (S442). - Altra emissione con note tip.: A Lyon, par Jean Frellon, 1564, cfr. B. T. Chambers, Bibliography of French Bibles fifteenth and sixteenth century, Genève, 1983, 341.

Historie di Giouanni Zonara monaco, diligentissimo scrittore greco, dal cominciamento del mondo insino all'imperadore Alessio Conneno: diuise in tre libri, tradotte nella uolgar lingua da m. Lodouico Dolce; con una tauola delle cose, che in esse si contengono, separatamente per ciascuna parte .In Vinegia : appresso Gabriel Giolito de' Ferrari, 1564.

Edizione che è stata reimmessa con ricomposizione del frontespizio, dei preliminari e di parte degli indici nel 1570, 1571 e 1572 (cfr. Bongi II, p. 195 e scheda BVEE018800). - Var. B: 1565.].

Il Negromante. Comedia di messer Lodouico

Ariosto .1538 (Stampata in Vinegia : per

maestro Bernardino venitiano Di Vitali)

[36] c. ; 8°.

Trattasi di una variante di edizione di quella

del 1535, con la sola c. del front. rifatta e

sostituita.

A giudizio di Fredson Bowers e di Conor

Fahy, non rientrano nella casistica di

emissione quelle pubblicazioni in cui la

differenza riguarda solo la data di

pubblicazione.

Bowers, inoltre, non considera emissione il

caso di variante del nome dell‟editore sul

frontespizio, mentre Fahy accetta le edizioni

condivise (quelle in cui tipografo ed editore

hanno ripartito le spese di produzione, le

quali presentano diverse note tipografiche o

sono emesse in luoghi distinti o in diversi

formati o su supporto diverso) come due

emissioni simultanee della stessa edizione.

Come esemplificazione si veda nell‟opac SBN antico

la registrazione bibliografica dal seguente codice

identificativo: IT\ICCU\BVEE\018392 = Biblia quid in

hac editione praestitum sit, vide in ea quam operi

praeposuimus, ad lectorem epistola .Lutetiae : ex

officina Roberti Stephani, typographi regii, 1545.

5 pt. ([12], 15, 172, 116, 180 [i.e. 184], 128, [40] c.) ;

8º.

Contiene la Vulgata e la versione latina di Zurigo. -

Altra emissione con data sul front.: 1565.

‘Impressione’: Tutte le copie di un’edizione

prodotta in una volta o in una sola operazione

(vedi anche ‘Emissione’, ‘Stato’, ‘Variante’).

Nel processo di stampa manuale „edizione‟

ed „impressione‟ vengono a coincidere,

poiché non appena le due forme di un foglio

erano state stampate nel numero previsto di

copie, il compositore le smontava. Quindi

quella che impropriamente viene chiamata

„ristampa linea per linea‟ è da considerarsi

una nuova edizione, giacché si

ricompongono le forme per stamparla.

‘Stato’: variante all’interno di una

pubblicazione che la differenzia da altre copie

all’interno della stessa impressione o

emissione con riguardo al fatto che l’editore

non l’ha intesa rappresentare un’unità di

pubblicazione distinta (vedi anche‘Edizione’,

‘Emissione’, ‘Impressione’).

Fahy precisa che il nuovo stato di una forma

abbraccia tutti i cambiamenti introdotti in

quella forma in una volta; ne consegue che

mentre la presenza di una o più varianti è

determinate per la categoria di un nuovo

stato, il concetto di stato non è identico a

quello di variante.

[Nota redazionale: per esemplificazione link con opac SBN antico con la registrazione bibliografica seguente dal codice identificativo: IT\ICCU\CNCE\005759 = La Biblia quale contiene i sacri libri del Vecchio Testamento, tradotti nuouamente de la hebraica verita in lingua toscana per Antonio Brucioli. Co diuini libri del nuouo testamento ... tradotti di greco in lingua toscana pel medesimo .In Venetia, 1532 (Impresso in Vinegia : ne le case di Lucantonio Giunti fiorentino, nel mese di maggio 1532). - Var. B: variante di stato (es. Impr. Rés.A. 363 della Bibliothèque Nationale de France) con front. del v. 2 (Nuovo Testamento) ricomposto, privo della cornice xil., variazioni negli spazi del titolo, cfr. BNCF, La Bibbia. Ed. del 16. sec., Firenze, 2000, n. 70].

5. Segnatura dei fascicoli

I primi libri a stampa, è noto, assomigliavano

nell‟aspetto e nella confezione ai libri

manoscritti.

I tipografi ripresero dalla tradizione manoscritta

anche l‟abitudine di contrassegnare i fascicoli di un

libro con una serie di simboli (generalmente le

lettere dell‟alfabeto latino e/o altri segni

convenzionali) la cui successione indicava al

rilegatore quale dovesse essere l‟assiemaggio dei

fogli.

Per indicare, in linguaggio convenzionale e

non naturale, il sistema di piegatura del foglio

originario di stampa, l‟imposizione e il numero

fogli che occorsero per la stampa di una

copia di un‟edizione impieghiamo la formula

collazionale.

Essa è una stringa alfa–numerica molto eloquente; impariamo a decodificarla.

Per esempio, la formula «4° A–Z4» sta a significare che ogni fascicolo è di quattro carte, poiché ciascun foglio originario di forma ha ricevuto due piegature (misurerà dunque 19 cm o più) e che sono occorsi 23 fogli per stampare ogni singola copia di quell‟edizione.

Il sistema d‟imposizione delle pagine in questo caso è:

facciata A: 1, 8, 4, 5

facciata B: 7, 2, 6, 3.

Una simulazione di collazione può essere fatta su Brown, William. A compendious and accurate treatise of fines upon writs of covenant : and recoveries upon writs of entry in the post, with ample and copious instructions how to draw, acknowledge and levy the same in all cases : being a work performed with great exactness. London: Printed by the assigns of Rich. and Edw. Atkins Esquires; for Isaac Cleave at the Star in Chancery Lane, 1693. On loan from Biddle Law Library. KH/KD 992 B76 1693 all‟indirizzo:

http://books.google.it/books?id=NIc0AAAAIAAJ&printsec=frontcover&dq=Brown,+William.+A+compendious&source=bl&ots=4Y1tMUcIJt&sig=Cj5yKcebQwRFEy-etuMnyAH7Llw&hl=it&ei=z_25TNn5J87MswaXgsXMDQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CBUQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false

Letture:

Manuali

Lorenzo Baldacchini, Il libro antico, Nuova

ed. aggiornata, Roma, Carocci, 2001.

Valentino Romani, Bibliologia: avviamento

allo studio de libro tipografico, Milano,

Bonnard, 2000.

Giuseppina Zappella, Il libro antico a stampa:

strutture, tecniche, tipologie, evoluzione,

Milano, Editrice Bibliografica, 2001.

Singoli temi

Conor Fahy, Introduzione alla bibliografia testuale, «La

bibliofilia», 82, 1980, p. 151–180

Conor Fahy, Saggi di bibliografia testuale, Padova, Antenore, 1988: in particolare il saggio Edizione, impressione, emissione, stato, p. 65–88

Conor Fahy, La carta nell’analisi bibliologica, in Sul libro antico: bibliografia – filologia – catalogo – spazi della funzione bibliografica, a cura di A. Scarsella, Viterbo, Betagamma editrice, p. 3–19.

Conor Fahy, Appunti sui concetti di emissione e di stato, in Progetto biblioteche, a cura di Rosaria Campioni, Bologna, Edizioni Analisi, 1989, p. 124–131 (Emilia Romagna. Biblioteche Archivi, 14).

Conor Fahy, Compendio del formulario in «La

bibliofilia» 94, 1992, p. 103–110

[Traduzione di: Fredson Bowers, «Appendix

I: A Digest of the Formulary» in Id., Principles

of Bibliographical Description, Princeton,

Princeton Univeristy Press, 1949, pp. 457–

462].