In Margine Alla Stauroteca Bizantina Di Cortona

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LA PAROLA DEL PASSATO RIVISTA DI STUDI ANTICHI FASCICOLO CCCLXXXV [ ESTRATTO ] NAPOLI MACCHIAROLI EDITORE 2012

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In margine alla stauroteca bizantina di Cortona

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LA PAROLA DEL PASSATO

R I V I S TA DI S TUDI A N T ICH I

FA S C I C O L O C C C L X X X V

[ESTRATTO]

NA POL I

M A C C H I A R O L I E D I T O R E

2 01 2

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LA PAROLA DEL PASSATO . RIVISTA DI STUDI ANTICHIFONDATA DA

GIOVANNI PUGLIESE CARRATELLI E GAETANO MACCHIAROLI

Direzione: Pia de Fidio - Gianfranco Fiaccadori - Valeria Gigante LanzaraResponsabile: Gisella Macchiaroli

Consiglio direttivo: Luigi Beschi - John K. Davies - Sergio DonadoniHans Joachim Gehrke - Michel Gras - Johannes Kramer

Gianfranco Maddoli - Dirk Obbink - Raffaella Pierobon BenoitMirjo Salvini - Salvatore Settis - Marisa Tortorelli Ghidini

Gernot Wilhelm - Fausto ZeviRedazione: Marco Di Branco - Agostino Soldati

Coordinatore: Luigi Vecchio

in collaborazione con l'istituto italiano per gli studi filosofici

pubblicazione realizzata con il sostegno di

VOLUME LXVII/2012 - FASCICOLO IV (CCCLXXXV DELLA SERIE)

Andrea Gatti, Et in Arcadia ego. Du Bos interprete di Poussin 241

n o t e c r i t i c h e e f i l o l o g i c h e

Koen Wylin, La formula travzi scunsi nella Tomba degli Aninas 260

Francesca AngioÁ , Nota sui composti in -ba* lxm. Da Eschilo ed Em-pedocle a Licofrone 269

Gianfranco Fiaccadori, Ad Martyrium Arethae 277

t e s t i e m o n u m e n t i

Marco Flamine, In margine alla stauroteca bizantina di Cortona, conun'Appendice di Gianfranco Fiaccadori, Et\g* lg 279

r a s s e g n e

Agostino Soldati, Hermann Harrauer, Handbuch der griechischenPalaÈographie (Stuttgart, Anton Hiersemann Verlag, 2010: Bi-bliothek des Buchwesens, 20), Textband, 534 pp.; Tafelband,290 pp. + 285 tavv. e un CD con `Farbabbildungen zumTafelband als Datierungshilfe (Auswahl)' 314

Printed in Italy . Arte Tipografica - Via San Biagio dei Librai, 39 - 80138 Napoli

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TESTI E MONUMENTI

IN MARGINE ALLA STAUROTECA BIZANTINADI CORTONA*

Gli avorõÃ bizantini del `gruppo di Niceforo' sono cosõÁ designati da`Niceforo imperatore' menzionato nell'epigrafe al verso della famosastauroteca oggi sull'altar maggiore della chiesa di San Francesco a Cor-tona (figg. 1-2). L'antico reliquiario della Vera Croce, una placca eburneadi 31 � 17,4 cm, eÁ inserito in una cornice di tardo XVI secolo decoratada elementi fitomorfi, teste d'angeli e festoni e affiancata da due angeliin argento recanti i simboli della Passione. 1 Questa seconda custodia eÁesposta a sua volta all'interno d'un grandioso supporto barocco in formadi tempietto su colonne, alto circa 120 cm, sormontato da una cupola earricchito da quindici sculture a tutto tondo, bassorilievi e fregi orna-mentali in lamina d'argento sbalzata, che costituisce il reliquiario nellasua forma attuale (fig. 3). Particolare interesse hanno qui le scene dellaDeposizione, entro una ricca cornice ai piedi del tempietto, e del Ritro-vamento della Croce, in un riquadro sotto la piccola cupola.

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* Desidero esprimere la mia viva riconoscenza al prof. Gianfranco Fiac-cadori (Milano) per i preziosi suggerimenti, la paziente rilettura del testo e ilfruttuoso lavoro di discussione. Sono inoltre grato al dr. Andrea Babuin(Ioannina) e al dr. Agostino Soldati (Milano) per il cortese aiuto nel reperi-mento e nella consultazione di scritti a me non facilmente accessibili. Ringra-zio infine il dr. Jannic Durand e la dr.ssa Isabelle Balandre (Parigi), che mihanno fornito materiali significativi, consentendomi altresõÁ di analizzare davicino alcuni avorõÃ del MuseÂe du Louvre.

1 A. Goldschmidt & K. Weitzmann, Die byzantinischen Elfenbeinskulp-turen des X.-XIII. Jahrhunderts, II (Berlin, Cassirer, 1934), p. 48 s., nr. 77, tav.xxx; A. Frolow, La Relique de la Vraie Croix. Recherches sur le deÂveloppementd'un culte (Paris, IFEB, 1961: Archives de l'Orient chreÂtien, 7), p. 239 ss.

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Fig. 1 - Cortona (ar). Chiesa di San Francesco. Reliquiario della VeraCroce: recto (da Venuti 2004).

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Fig. 2 - Cortona (ar). Chiesa di San Francesco. Reliquiario della VeraCroce: verso (da Venuti 2004).

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La stauroteca eburnea giunse in Occidente col francescano Elia daCortona, al secolo Elia Buonbarone (`Bonusbaro'), che la riportoÁ da unamissione diplomatica in Oriente, dov'era stato inviato da Federico II nel1243 forse per contribuire ai negoziati di pace tra Baldovino II, impera-tore latino di Costantinopoli, e Giovanni III Duca Vatatze, imperatoredi Nicea. 2 Ove, secondo una notizia non comprovata, frate Elia avrebbestabilito anche le clausole del futuro matrimonio fra Giovanni III eCostanza Anna, figlia di Federico II e Bianca Lancia. 3 Non piuÁ ministrogenerale dell'ordine dal 1239, a motivo dei sopraggiunti contrasti conpapa Gregorio IX, Elia passoÁ quindi al servizio di Federico II (e fuscomunicato con lui), che lo mandoÁ appunto in Oriente nel 1243. RientroÁin Italia un anno piuÁ tardi, carico di reliquie, tra le quali il frammento`bizantino' della Vera Croce; 4 si ritiroÁ infine a Cortona e, dal 1245, viattese all'edificazione della chiesa e dell'annesso convento di San Fran-cesco. 5 DotoÁ la chiesa di tre preziose reliquie: la tunica indossata dalsanto in punto di morte, il cuscino donato dalla patrizia romana Jacopade' Settesoli per sostenere il capo di Francesco morente e la staurotecache egli stesso ebbe in dono, verosimilmente, a Costantinopoli da Bal-dovino II. 6

Il magnifico reliquiario bizantino, certo non estraneo alla storia delgusto e della religiositaÁ francescani (nel 1236 frate Elia aveva commis-sionato a Giunta Pisano il celebre Crocifisso, oggi perduto, per la basilicasuperiore di Assisi), 7 fu collocato sotto l'altar maggiore della chiesa di

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2 S. Vecchio, s.v. `Elia d'Assisi (Elia da Cortona, al secolo Buonba-rone)', in DBI XLII (1993), pp. 450-458: p. 453, e giaÁ F. Venuti, Vita difrate Elia da Cortona (1755), introd. e c. di E. Mori (Cortona, Calosci, 2002:Fonti e testi, 7), p. 21; cf. A. Cutler, From Loot to Scholarship: ChangingModes in the Italian Response to Byzantine Artifacts, ca. 1200-1750, in Dumbar-ton Oaks Symposium 1993: Byzantium and the Italians, 13th-15th Centuries(Washington, d.c., D.O. Res. Library and Collection, 1995: «DOP», 39),pp. 237-267: pp. 242 e fig. 2, 258 (=Id., Byzantium, Italy and the North.Papers on Cultural Relations, London, The Pindar P., 2000, pp. 246-301:pp. 254 e fig. 2, 255).

3 Venuti, Vita di frate Elia, l. cit.4 Vecchio, s.v. `Elia d'Assisi', cit., p. 453.5 L. cit.6 Venuti, Vita di frate Elia, cit., p. 12; cf. Cutler, Froom Loot to

Scholarship, cit., p. 242 e nn. 32-33 (=p. 257 e nn. 32-33), che pensa invecea Nicea e a Giovanni III.

7 Vd. per tutti A. Derbes & A. Neff, Italy, the Mendicant Orders and theByzantine Sphere, in Byzantium. Faith and Power (1261-1557), New York, TheM.M.A., March 23-July 4, 2004, Ed. by H.C. Evans (London & New Haven,

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Fig. 3 - Cortona (ar). Chiesa di San Francesco. Apparato scenico a sostegno dellastauroteca (da Venuti 2004).

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San Francesco; e accanto ad esso frate Elia, morto a Cortona nel 1253,volle esser sepolto nel tempio da lui costruito a imitazione della basilicadi Assisi (di cui la tradizione lo dichiara architetto). 8

La Vera Croce di Cortona fu oggetto, nei secoli, di assidua venera-zione: tra i fedeli piuÁ illustri si ricordano san Bernardino da Siena, frateAlberto (Berdini) da Sarteano e papa Leone X, che il 6 febbraio 1516emanoÁ a Firenze una bolla per la concessione di indulgenze legate al cultodella reliquia. 9 L'antica placca d'avorio che conteneva il lignum sarebbestata in origine protetta da una `custodia in ebano con ornati rosoni d'oroe cornice interna d'oro recante tutt'attorno un'iscrizione in caratteregotico-lombardo' proveniente da casa Venuti e conservata, fino ad epocarecente, presso l'Accademia Etrusca di Cortona, dove la ricorda Giro-lamo Mancini nel 1909. 10 EÁ probabilmente questa la teca utilizzata dafrate Elia per deporre il reliquiario d'avorio sotto l'altar maggiore di SanFrancesco. 11 Nel 1583 il visitatore apostolico Angelo Peruzzi, vescovo diSarsina, decretava il trasferimento della reliquia dal primitivo sacrario alpilastro sinistro dell'arco gotico della cappella maggiore; 12 e certamentein esito a tale sua disposizione l'avorio fu posto nella custodia arricchitapiuÁ tardi del supporto barocco in forma di tempietto.

Se Charles Du Cange poteva esaminare a Cortona il cimelio bi-zantino e riprodurne le iscrizioni nella sua Historia Byzantina, edita aParigi nel 1680, 13 i primi studõÃ specifici su di esso si devono tuttavia aFilippo Venuti, che pubblicoÁ a Livorno nel 1751 un'apposita disserta-zione De Cruce Cortonensi, con nitide illustrazioni incise da FrancescoFabbrucci nel 1739, 14 e ad Anton Francesco Gori, la cui descrizione

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ct, Yale U.P., 2004), pp. (448) 449-461 (pp. 602-606): p. 453 s. e nn. 52-56(p. 604).

8 Venuti, Vita di frate Elia, cit., p. 9; Vecchio, s.v. `Elia d'Assisi', cit.,p. 451.

9 Leone X a Cortona, a c. di E. Mori (Cortona, Calosci, 1993), p. 153.10 Vd., risp., A. Della Cella, Cortona Antica (Cortona, Tipogr. Sociale,

1900), p. 125, e G. Mancini, Cortona, Montecchio Vesponi e Castiglione Fiorentino(Bergamo, Istituto Italiano d'Arti Grafiche, 1909: Italia artistica, 46), p. 33.

11 F. Venuti, La Reliquia della Croce Santa. Notizie storiche e critichesulla Croce cortonese (1751), a c. di E. Mori, tr. a c. di E. Mirri (Cortona,Calosci, 2004: Cortona francescana, 1), p. 17 e nn. 10-11.

12 L. cit.13 C. Du Cange, Historia Byzantina, duplici commentario illustrata (Lute-

tiae Parisiorum, ap. L. Billaine, 1680), p. 150.14 F. Venuti, De Cruce Cortonensi dissertatio (Liburni, ex Typogr. J.P. Fan-

techi, 1751); tr. it. in Venuti, La Reliquia della Croce Santa, cit. (supra, n. 11).

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dell'avorio, corredata da due tavole riprese dall'opera di Venuti, ap-parve nel terzo volume del suo celebre Thesaurus, impresso a Firenzenel 1759 (figg. 4-5). 15

Da allora, la qualitaÁ straordinaria e il peculiare stile esecutivo delpezzo ne hanno fatto uno degli esempõÃ piuÁ insigni di quella produzioneeburnea costantinopolitana della metaÁ del X secolo in cui eÁ dato co-gliere echi significativi ± generalmente trascurati dalla storiografia, masenz'altro tipici della `rinascenza' macedone ± di opere anteriori allacrisi iconoclasta, con riferimenti piuÁ o meno diretti a intagli tardoanti-chi. 16 Le figure, dall'aspetto monumentale e dalle linee morbide e

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Fig. 4 - F. Fabbrucci, incisione (1739):recto della stauroteca (da Venuti 2004).

Fig. 5 - F. Fabbrucci, incisione (1739):verso della stauroteca (da Venuti 2004).

15 A.F. Gori, Thesaurus veterum diptychorum consularium et ecclesiastico-rum (Florentiae, ex Typogr. C. Albizzini, 1759), III, pp. 129-136, tavv. xviii-xviiii.

16 Vd., p. es., A. Cutler & J.-M. Spieser, Byzance meÂdieÂvale (700-1204)

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fluenti, mostrano ampõà panneggi che profilano delicatamente i corpi; ivo lti pieni, `souvent un peu vulgaires', 17 hanno occhi grandi, labbracarnose e orecchie sporgenti, che sembrano precisamente imitare trattigiaÁ vivi in opere del VI secolo, come le grandi aureole contornatesemplicemente da una linea doppia ± uno dei segni distintivi degliavorõà del `gruppo'.

Il reliquiario originale, in forma rettangolare, eÁ incorniciato alrecto da una bordura a foglie d'acanto; mostra al centro una grandecroce ricoperta da una lamina metallica con girali vegetali aggiunta nelXIII secolo, che lascia intravedere lo spazio per la custodia della reli-quia. 18 All'estremitaÁ superiore e inferiore dell'avorio sono scolpite duefasce munite ciascuna di tre clipei con bordi a zigzag divisi da foglied'acanto e contenenti ritratti a mezzo busto. In alto, si osservanoCristo affiancato dagli arcangeli Michele e Gabriele, tutti identificatida iscrizioni: \I(grot& )| V(qirso* )|, Livag* k e Cabqig* k. Il Redentore,con barba e capelli lunghi fino alle spalle, vestito di tunica e himaÂtiondrappeggiato all'antica, regge nella mano sinistra il libro dei Vangeli ebenedice con la destra; dietro il suo capo si osservano tre bracci di unacroce gemmata. I due arcangeli sono imberbi, con tunica e manto:impugnano uno scettro nella destra e sono rivolti a Cristo in atto diadorazione. Nei tre medaglioni della fascia inferiore appaiono perso-naggi collegati direttamente a episodõÃ del culto della Vera Croce: il santoimperatore Costantino al centro, sant'Elena a sinistra e san Longino adestra. Sono anch'essi identificati da iscrizioni: < O a% (cio|) Jxmrsam-

s(i& mo|), < G a< ci* a \Eke* mg e < O a% (cio|) Komci& mo| (sic). Costantino indossauna clamide fermata da una fibula sulla spalla destra, una corona tempe-stata di pietre preziose con perpendulia e ha nella destra uno scettro conterminazione a croce; Elena, madre di Costantino, indossa il loÃros a collo

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(Paris, Gallimard, 1996: L'univers des formes, 41), pp. 153 s. e 171 ss.; ingenerale, sul relais tardoantico dell'etaÁ macedone e le sue implicazioni, G.Fiaccadori, Bisanzio e il regno di 'Aksum. Sul manoscritto Martini etiop. 5 dellaBiblioteca Forteguerriana di Pistoia, in Quaecumque recepit Apollo. Scritti inonore di Angelo Ciavarella, pubbl. per c. di A. Gatti (Cavalli di Collecchio,pr, Artegraf. Silva, 1993: «BollMusBodPr», 7), pp. 161-199, e Id., Prototipiminiati dell'Ottateuco etiopico, «BollMusBodPr», 8, 1994, ma 1995, pp. 69-102, con ampie indicaz. e bibliogr.

17 D. Gaborit-Chopin, Ivoires meÂdieÂvaux Ve-XVe sieÁcle (Paris, RMN,MuseÂe du Louvre. DeÂpartment des Objets d'art, 2003), p. 85.

18 Goldschmidt & Weitzmann, Die byz. Elfenbeinskulpturen, cit., p.48, nr. 77; D. Talbot Rice, L'arte bizantina, tr. it. di N. Agazzi Bonaca(Firenze, G.C. Sansoni ed. / Thames & Hudson, 1966), p. 85, fig. 72.

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rotondo e una corona gemmata con perpendulia di perle che le incorni-ciano il volto; 19 san Longino eÁ barbato, veste una clamide fermata da unafibula sulla spalla destra e stringe una piccola croce nella mano corrispon-dente. All'interno di quattro spazõÃ rettangolari incorniciati da bordi azigzag stanno quattro immagini individuate a loro volta dalle rispettiveepigrafi: L(gsg+ )q H(eo)t& , < O a% (cio|) \Ix(a* mmg|) o< Pqo* dqolo|, < O a% (cio|)

Rse* uamo| e < O a% (cio|) \Ix(a* mmg|) o< Heoko* co|. Nei due spazõÃ superiori,ridotti, appaiono i due intercessori dell'umanitaÁ (secondo lo schema tipicodella DeÂisis): a sinistra la Vergine, con una tunica e un ricco maphoÂrion, adestra il ProÂdromos o `Precursore', con una tunica coperta da un manto.Nei campi inferiori appaiono infine, rivolti alla croce centrale, i santiStefano a sinistra e Giovanni Evangelista a destra: entrambi con tunicae manto, hanno le mani levate in atto di supplica e, il secondo, un libronella sinistra.

Sul verso dell'avorio sono incise due iscrizioni greche con letterealte da 6 a 11 mm. Quella tracciata in forma di croce al centro della placcaoffre un esempio significativo di `carme figurato' bizantino (un genere dicui la croce eÁ forma caratteristica, come nell'Occidente latino). 20 Constadi quattro versi dodecasillabi: 21

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19 Cf. M.G. Parani, Reconstructing the Reality of Images. Byzantine Ma-terial Culture and Religious Iconography (11th-15th Centuries) (Leiden & Boston,E.J. Brill, 2003: The Medieval Mediterranean, 41), p. 20.

20 Oltre al classico libro di G. Pozzi, La parola dipinta (Milano, Adelphi,20023: Il ramo d'oro, s.n.), passim, con ampie indicaz. e bibliogr., vd. ora G.Polara, La poesia figurata tardoantica e medievale, in Alfabeto in sogno. Dalcarme figurato alla poesia concreta, Reggio E., Chiostri di S. Domenico, 20gennaio-3 marzo 2002, a c. di C. Parmiggiani (Milano, Mazzotta, 2002), pp.67-86, e sopratutto W. HoÈrandner, ErgaÈnzendes zu den byzantinischen Car-mina figurata. Akrosticha im Cod. Laur. Plut. VII 8, in Rtmderlo* |. Studi inonore di Rosario Anastasi, II (Catania, UniversitaÁ di Catania. FacoltaÁ di Let-tere e filosofia, 1994), pp. 189-202, con altre indicaz.

21 A. Guillou, Inscriptions byzantines importeÂes en Italie, in Epigrafiamedievale greca e latina. Ideologia e funzione, Atti del seminario di Erice (12-18 settembre 1991), a c. di G. Cavallo & C. Mango (Spoleto, C.I.S.A.M.,1995), pp. 119-152: p. 124 ss., nr. 3, con testo e tr. a p. 125; Id., Recueil desinscriptions grecques meÂdieÂvales d'Italie (Rome, EÂ .F.R., 1996: CEÂ FR, 222), p.16 ss., nr. 15: p. 18; A. Rhoby, Byzantinische Epigramme auf Ikonen undObjekten der Kleinkunst (Nebst Addenda zu Band 1 ,,Byzantinische Epigrammeauf Fresken und Mosaiken``)=Byz. Epigramme in inschriftlicher UÈ berlieferung,hrsg. v. W. HoÈrandner, A. Rhoby & A. Paul, 2 (Wien, Verl. d. OÈ AW, 2010:OÈ AW, phil.-hist. Kl., Denkschriften, 408 / VeroÈ ffentlich. z. Byzanzfor-schung, XXIII), pp. 331-334, nr. e123, con bibliogr.

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J(ai+ ) pqi+ m jqasai{& derpo* sz Jxmrsamsi* m{

V(qirso+ )| de* dxje rs(at)qo+ m ei\| <r>xsgqi* amj(ai+ ) mt& m de+ sot& som e\m H(e){& Mijguo* qo|

a> man sqopot& sai ut& ka baqba* qxm e> vxm.

`E dapprima Cristo ha dato la Croce a Costantino, potente signore, per (lasua) salvezza e ora con questa Niceforo, (nostro) sovrano in Dio, fa volgere infuga le genti dei barbari'.

PiuÁ che con Niceforo III Botaniate (1078-81), l'imperatore citatosembra da identificare con Niceforo II Foca (963-69), 22 che avrebbeusato la reliquia quale `palladio' dell'esercito nella campagna militarecontro gli Arabi del 965-66: seguiva in cioÁ una consuetudine diffusa aBisanzio, e ricordata in appendice al De cerimoniis di Costantino Por-firogenito, per cui l'imperatore era preceduto da un cubiculario e da unsignifero che portavano `i santi e vivifici legni [della Croce] con la loroteca' e, rispettivamente, `una croce aurea ornata di gemme' (p. 485.3-6Reiske CSHB). 23 Vuole un'ipotesi suggestiva che, ritornato vittorioso aCostantinopoli, l'imperatore deponesse la stauroteca nel tesoro diSanta Sofia, celebre per la sua raccolta di reliquie. 24

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22 Goldschmidt & Weitzmann, Die byz. Elfenbeinskulpturen, cit., p.49, nr. 77; H. Peirce & R. Tyler, Deux mouvements dans l'art byzantin duXe sieÁcle, «AreÂthuse», 16, 1927, pp. 1-7: p. 4; Iid., Three Byzantine Works ofArt, «DOP», 2, 1941, pp. 12-18: p. 16; A. Cutler, The Hand of the Master.Craftsmanship, Ivory, and Society in Byzantium (9th-11th Centuries) (Princeton,n.j., P.U.P., 1994), p. 213; Id., Late Antique and Byzantine Ivory Carving(Aldershot, Ashgate, 1998), p. 658; H.A. Klein, Byzanz, der Westen und das,wahre` Kreuz. Die Geschichte einer Reliquie und ihrer kuÈnstlerischen Fassung inByzanz und im Abendland (Wiesbaden, Reichert, 2004: Kunst im ersten Jahr-tausend, R. b. Studien u. Perspektiven, 17), p. 127; Id., Die Elfenbein-Stauro-thek von Cortona im Kontext mittelbyzantinischer Kreuzreliquiarproduktion, inSpaÈtantike und byzantinische Elfenbeinbildwerke im Diskurs, hrsg. v. G. BuÈhl,A. Cutler & A. Effenberger (Wiesbaden, Reicher Verl., 2008: SpaÈtantike ±FruÈhes Christentum ± Byzanz, hrsg. v. B. Brenk & al., R. b: Studien u.Perspektiven, 24), pp. 167-190: p. 167.

23 Cf. N.P. SÏevcÏenko, The Limburg Staurothek and its Relics, in Htli* alarsg lmg* lg sg| Karjaqi* ma| Lpot* qa (AthõÂne, MousõÂo BenaÂki, 1994), ed. by L.Bragiotti, I, pp. 289-294: p. 292. Sull'uso della croce come insegna vittoriosa aBisanzio vd., p. es., N. Thierry, Le culte de la croix dans l'empire byzantin duVIIe au Xe sieÁcle dans ses rapports avec la guerre contre l'infideÁle. NouveauxteÂmoignages archeÂologiques, «RSBSl», 1, 1981, pp. 205-228.

24 A. Cutler, Sacred and Profane: The Locus of the Political in MiddleByzantine Art, in Arte profana e arte sacra a Bisanzio, a c. di A. Iacobini & E.

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L'altra epigrafe, senza dubbio coeva alla precedente, si legge nellacornice lungo il bordo della placca: 25

+ < O sg& | l(e)c(a* kg|) e\jjkgri* -

a| Heot& Roui* a| rjeto-

ut* kan Rse* uamo| sz& hqewale* mz

lomz& Et\g* lg| pqorue* qei +.

`+Lo skeuophyÂlax della grande chiesa (della) Sapienza di Dio, Stefano,offre al monastero di/della EvõÂmi che (l')ha cresciuto [alla vita religiosa]+'.

Per questa seconda iscrizione l'evidenza paleografica suggerisceuna data entro la metaÁ del X secolo. Andre Guillou, che aveva lettoinizialmente ETGLGC (Et\g* li|), scorgendovi una deformazione diEt\ugli* a|, con riferimento al monastero di Sant'Eufemia nel quartieredi Olibrio, 26 ha optato in seÂguito per ETGHGC (et\g* hg|), predicativodi Stefano, `le bon SteÂphane' (giaÁ in Du Cange e Venuti, per correzionedi ETGSGC di Gori e dell'incisione di Fabbrucci, fig. 5). 27 MaETGLGC eÁ inoppugnabile sull'avorio e, come ha rilevato NicholasOikonomides, questa lezione trova conforto ± almeno per il my ± in unsigillo iscritto di X/XI secolo della Harvard University (Cambridge,ma), The Fogg Art Museum, nr. 978 (giaÁ della Whittemore Collection):Ruqa[c(i+ |)] sg& | b(arikijg& |) l[o]m(g& |) sot& Pq[o]dqo* l(ot) sg& | E[t\ ]g* li|. 28

Di tale sigillo Oikonomides ha segnalato un altro e piuÁ completo esem-

289testi e monumenti

Zanini (Roma, AÁ rgos, 1995: Milion, 3), pp. 315-338: p. 327 (= Id., Byzan-tium, Italy and the North, cit., pp. 98-126: p. 124).

25 Cutler, l. cit.; Rhoby, Byzantinische Epigramme, cit., p. 331 s. Cf.anche E. Follieri, L'ordine dei versi in alcuni epigrammi bizantini, «Byzan-tion», 34, 1964, pp. 447-467: p. 451 (= Ead., Byzantina et Italograeca. Studidi filologia e di paleografia, a c. di A. Acconcia Longo, L. Perria & A. Luzzi,Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1997: Raccolta di studi e testi, 195,pp. 49-66: p. 53).

26 Guillou, Deux ivoires, cit., p. 211 n. 9.27 Id., Inscriptions byzantines, cit., p. 125; Id., Recueil des inscriptions,

cit., p. 18. Cf. Du Cange, Historia Byzantina, cit., p. 126 (ETGHGC); Ve-nuti, La Reliquia della Croce Santa, cit., p. 33 (et\g* hg|); Gori, Thesaurus, cit.,p. 131 (ETGSGC).

28 N. Oikonomides, The Concept of ``Holy War'' and Two Tenth-centuryByzantine Ivories, in Peace and War in Byzantium. Essays in Honor of George T.Dennis, S.J., ed. by T.S. Miller & J. Nesbitt (Washington, d.c., The CatholicUniversity of America P., 1995), pp. 62-86: p. 81, fig. 6, e nn. 35-36; cf.Rhoby, Byzantinische Epigramme, cit., p. 332 e n. 98, con altre indicaz.

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plare ± la cui legenda eÁ trascritta qui in appendice ± presso il Museonumismatico di Atene (nr. 673/91). 29

Non eÁ facile identificare il `monastero imperiale' cui si riferiscono isigilli di Harvard e Atene e l'avorio di Cortona, ove Et\g* lg| parrebbedunque Kurzname per sot& Pqodqo* lot sg& | Et\g* lg|; 30 ne eÁ dato saperecon certezza se si tratta di una fondazione costantinopolitana ± com'eÁpiuÁ probabile per l'`alma mater' di Stefano. Si conoscono del resto aCostantinopoli non meno di trentacinque fra chiese e monasteri intito-lati al Prodromo; 31 e la lista eÁ, naturalmente, ben lungi dall'essere esau-stiva.

Su una presunta chiesa di San Giovanni (Battista) presso il Ser-raglio richiama ora l'attenzione Andrea Paribeni in relazione a undisegno, da lui pubblicato, dell'Itinerario di Ferdinando Marsili(1679/80) e alla famosa veduta del Liber chronicarum di HartmannSchedel (NuÈ remberg, Ant. Koberger, 1493), c. cclvii, con la zonacentrale di Costantinopoli durante la tempesta del 1490 (fig. 6): manel Liber la scritta sull'edificio in questione (fig. 7), noto alle fontiottomane come uccelliera di corte (kus*hane ocagÆi), e posto da Schedel eda altri fra le mura sul Mar di Marmara e quelle del Serraglio, devesicuramente leggersi S. Geor<g>ius (con dileguo ellenizzante?), non Gro-vus. 32 Una Can ElcËi kilisesi `chiesa di Giovanni l'Inviato' eÁ inoltre men-zionata presso il `mercato dei sellai', nel 1481, in un diploma arabo diMehmet II superstite in copia del 1496 e riprodotto in facsimile da TahsinOÈ z. 33 Credo che, come ha ben visto il curatore del facsimile, ElcËi corri-

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29 Vd. Oikonomides, The Concept of ``Holy War'', cit., p. 81 n. 36, eApp., infra, p. 309 s., con altre indicaz.

30 Per questo nome e le sue possibili spiegazioni vd. App., infra, p. 310 ss.31 R. Janin, La geÂographie eccleÂsiastique de l'Empire byzantin, I. Le SieÁge

de Constantinople et le Patriarcat úcumeÂnique, iii. Les eÂglises et les monasteÁres(Paris, I.F.EÂ .B., 19692: Publications, s.n.), pp. 410-442.

32 CosõÁ, invece, A. Paribeni, «Chiesa antica greca nel serraglio posta».Memorie di un perduto monumento bizantino nell'Itinerario di Luigi FerdinandoMarsili, in «Alle gentili arti ammaestra». Studi in onore di Alkistis Proiou, a c. diA. Armati, M. Cerasoli & M. Luciani (Roma, Sapienza ± UniversitaÁ di Roma,2010: TSBN, XVIII), pp. 308-326: pp. 318 ss. e n. 24 e 320 e n. 25, sullaveduta di Schedel e, risp., sull'interpretazione della scritta, con altre indicaz.e bibliogr., cui si aggiungano S. C(arboni), sch. nr. 248 `View of Constanti-nople from the Liber chronicarum (Book of Chronicles)', in Byzantium. Faithand Power, cit., pp. 403-406, e J.-P. GreÂlois, Note sur la disparition de Saint-Jean au Dihippion, «REÂ B», 64-65, 2006-07, pp. 369-372: p. 371.

33 T. OÈ z, Zwei Stiftungsurkunden des Sultans Mehmed II. Fatih (Istanbul,A.I.D.R., 1935: IstMitt, 4), p. 21.12; cf. Einleit., ivi, p. xi.

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Fig. 6 - Venezia. Biblioteca Nazionale Marciana, inc. 8: H. Schedel, Liber chro-nicarum (1493), c. cclvii: veduta di Costantinopoli nel 1490 (da Byzantium. Faithand Power 2004).

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sponda qui non giaÁ ad ApoÂ-stolos (non si conoscono in-fatti dediche bizantine a sanGiovanni Evangelista comeapostolo: egli eÁ detto sempreTheoloÂgos), bensõÁ a ProÂdro-mos, nel senso di `(colui) cheprecede, che eÁ mandatoavanti', e dunque di `in-viato'. Per questa chiesa,che poteva anche essere mo-nastica, si pone un problemadi localizzazione: teste fra glialtri una lettera di PietroDella Valle da Istanbul (25ottobre 1614), il quartiere -dei sellai stava presso l'at-tuale Gran Bazar. 34 Nel1475 Mehmet II aveva in-fatti riunito nel SaracËhane± il grande mercato per i ge-neri di cuoio ± tutti i sellaidella capitale, che in pre-cedenza esercitavano il me-stiere nei dintorni del Bede-sten (ora all'interno delGran Bazar, di cui formavail nucleo iniziale). 35 Vicinoalla selleria erano inoltre si-

tuati il mercato dei cavalli e, probabilmente, le Yeni odalar, caserme deigiannizzeri delle quali eÁ parola nella stessa lettera di Della Valle. 36 Poco

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Fig. 7 - Venezia. Biblioteca Nazionale Mar-ciana, inc. 8: H. Schedel, Liber chronicarum(1493), c. cclvii: veduta di Costantinopolinel 1490, partic. con iscrizione (dalla fig. pre-cedente).

34 La porta d'Oriente: lettere di Pietro della Valle. Istanbul 1614, a c. di C.Cardini, Prefaz. di S. Bertelli (Roma, CittaÁ Nuova, 2001: I volti della storia,9), pp. 71-146, nr. 2: p. 114 (e n. 120).

35 Vd. H. Inalcik, The Policy of Mehmed II toward the Greek Populationof Istanbul and the Byzantine Buildings of the City, «DOP», 23/24, 1969/70, pp.229-249: p. 248 e n. 84, e M. Mundell Mango, The Commercial Map ofConstantinople, «DOP», 54, 2000, pp. 189-207: p. 206 e n. 151.

36 La porta d'Oriente, cit., p. 97 (e n. 78). Cf. R. Mantran, Istanbul(Roma, Salerno editr., 1998: Guide illustrate, 3), p. 161.

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lontana doveva quindi essere la Can ElcËi kilisesi del diploma citato. Tut-tavia, se nessuno degli stabilimenti monastici consacrati al Battista che siconoscono a Costantinopoli (almeno otto) sembra aver titolo per esserequello `della EvõÂmi', neppure eÁ dato individuare la negletta chiesa di`Giovanni l'Inviato' in uno dei ben piuÁ numerosi edifici sacri a lui dedicatinella capitale ± incluso, in assenza di altri elementi, il misterioso `Pro-dromo della EvõÂmi'.

Guillou si eÁ poi chiesto se lo skeuophyÂlax Stefano non possa iden-tificarsi con l'omonimo figlio di Romano Lecapeno ± al quale, come alfratello Costantino, il padre impose la tonsura ecclesiastica, fatta permano dei metropoliti Anastasio di Eraclea e Basilio di Sardi (Io. Skyl.,Syn. hist., p. 236 Thurn CFHB V). 37 La committenza principescaavrebbe cosõÁ spiegato l'importanza del dono, con un ragionevole termi-nus ante all'esecuzione del reliquiario, offerto quindi a un monasterocostantinopolitano, verosimilmente San Giovanni di Studio. 38 Tuttavia,Stefano non fu certo un monaco, ma un chierico, ne venne `educato' inun monastero, come il suo omonimo dell'iscrizione; e dopo la tonsurasarebbe vissuto, in realtaÁ, ancora diciannove anni, morendo a Lesbo nel963 (Io. Skyl., l. cit.). 39 Alla persona del committente eÁ comunquelegata la raffigurazione di santo Stefano, eponimo dello skeuophyÂlax,sul recto della stauroteca, ove la presenza di Giovanni Battista accantoalla Vergine ± e sopra l'Evangelista, non estraneo alla DeÂisis, il cuischema egli ripete con Stefano 40 ± meglio s'intende per essere il Pro-

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37 Guillou, Inscriptions byzantines, cit., p. 126; Id., Recueil des inscrip-tions, cit., p. 18.

38 Goldschmidt & Weitzmann, Die byz. Elfenbeinskulpturen, cit., p.49, nr. 77; K. Weitzmann & al., Le icone (Milano, Mondadori, 1981), p.13; Cutler, Sacred and Profane, cit., p. 327.

39 Vd. anche il suo epitafio, scritto da Simeone Metafraste, in V.G.Vasil'evskij, Dva nadgrobnych stichotvorenija Simeona Logofeta [Due carmifunebri di Simeone Logoteta], «VizVrem», III, 1896, pp. 574-578: p. 577s., nr. 1, di cui S.G. Mercati, Versi di Niceforo Uranos in morte di SimeoneMetafraste, in MeÂlanges Paul Peeters, II (Bruxelles, Soc. des Bollandistes, 1950:«AnBoll», 68), pp. 126-134: p. 128 e n. 7 (= Id., Collectanea Byzantina, conintroduz. e a c. di A. Acconcia Longo, prefaz. di G. SchiroÁ , Bari, DedaloLibri, 1970, I, pp. 565-573: p. 567 e n. 7).

40 Vd. supra, p. 287. In generale, cf. A. Cutler, Under the Sign of theDeeÅsis: On the Question of Representativeness in Medieval Art and Literature, inStudies on Art and Archeology in Honor of E. Kitzinger on His Seventy-FifthBirthday, ed. by W. Tronzo & I. Lavin (Washington, d.c., D.O. Res. Libraryand Collection, 1987: «DOP», 41), pp. 145-154: p. 146 ss. (= Id., Byzantium,Italy and the North, cit., pp. 46-64: p. 49 ss.).

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dromo titolare effettivo del monastero destinatario della reliquia; e cioÁconvalida indirettamente l'accennata interpretazione di Et\g* lg| vs. sot&Pqodqo* lot sg& | Et\g* lg|. 41

* * *

Fra i numerosi prodotti artistici attribuiti da Adolph Goldsch-midt e Kurt Weitzmann al `gruppo di Niceforo', quello che mostramaggiori affinitaÁ stilistiche con il reliquiario di Stefano eÁ il `tritticoWernher', conservato al British Museum, inv. 1978,05-02.10, conl'HodighõÂtria e santi, gli stessi motivi ornamentali a foglie d'acanto eidentica decorazione a zigzag nei bordi dei clipei (fig. 8). 42 Alla stau-

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Fig. 8 - Londra. The British Museum. `Trittico Wernher': Vergine HodighõÂtria esanti (da Mother of God 2000).

41 Supra, p. 289.42 Goldschmidt & Weitzmann, Die byz. Elfenbeinskulpturen, cit., p.

49, nr. 78, tav. xxxi; A. Eastmond, sch. nr. 60 `Triptych of the VirginHodegetria, Angels and Saints', in Mother of God. Representations of the Virgin

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roteca di Cortona possono inoltre accostarsi, per qualitaÁ scultorea,altre opere databili alla metaÁ del X secolo: il `dittico ReÂvoil' del MuseÂedu Louvre, inv. MRR 422, con la Crocifissione e la Missione degli apo-stoli (figg. 9-10); 43 la Vergine in trono col Bambino del Cleveland Mu-seum of Art, inv. 1925.1293 (fig. 11); 44 la placca di uguale soggetto delPetit Palais, MuseÂe des Beaux-Arts de la Ville de Paris, inv. O. Dut.01272, 45 che formava probabilmente un dittico con la Crocifissione delKestner Museum di Hannover, inv. 411 (assai significativo il con-fronto dei peculiari motivi ornamentali dei baldacchini scolpiti agiorno). 46

Di particolare interesse eÁ senz'altro la placca di Cleveland: giaÁ nellaraccolta parigina del conte Auguste de Bastard, poi in collezione Stroga-

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in Byzantine Art, Athens, Benaki Museum, 20 October 2000-20 January 2001,ed. by M. Vassilaki (Milano, Skira, 2000), p. 400.

43 L. de Laborde, Notice des eÂmaux, bijoux et objets divers exposeÂs dans lesgaleries du museÂe du Louvre (Paris, Vinchon, 1857), p. 385, nrr. 881-882; E.Molinier, Catalogue des ivoires, MuseÂe National du Louvre (Paris, Temps,1896), p. 79 s., nrr. 33-34: p. 79; Goldschmidt & Weitzmann, Die byz.Elfenbeinskulpturen, cit., p. 55, nrr. 99-100, tav. xxxviii; L'art byzantin, arteuropeÂen, AtheÁnes, Palais du Zappeion, 1er avril-15 juin 1964 (AtheÁnes, Mini-steÁre de la PreÂsidence du Conseil, Service des AntiquiteÂs et de l'Anastylose,1964), nrr. 86-87, p. 182 s.; D. G(aborit)-C(hopin), sch. nr. 158 `Deuxplaques: Crucifixion et Mission des apoà tres', in Byzance: l'art byzantin dansles collections publiques francËaises, Paris, MuseÂe du Louvre, 3 novembre 1992-1er feÂvrier 1993, eÂd. par J. Durand (Paris, RMN, 1992), p. 245 s.: p. 246.

44 O.Z. P(evny), sch. nr. 87 `Panel with the Enthroned Virgin andChild', in The Glory of Byzantium. Arts and Culture of the Middle ByzantineEra, A.D. 843-1261, New York, The M.M.A., March 11-July 6, 1997, ed. byH.C. Evans & W.D. Wixom (New York, Metropolitan Museum of Art Pu-blications, 1997), p. 140; I. Kalavrezou, sch. nr. 19 `Icon with the Enthro-ned Virgin and Child', in Mother of God, cit., p. 302.

45 A. MunÄoz, Avori bizantini nella collezione Dutuit al Petit Palais diParigi, «Ausonia», 2, 1907, pp. 105-113: p. 105; Goldschmidt & Weitz-mann, Die byz. Elfenbeinskulpturen, cit., p. 50, nr. 82, tav. xxxiii; D. G(abo-rit)-C(hopin), sch. nr. 159 `Plaque: Vierge aÁ l'Enfant troÃnante', in Byzance,cit., p. 246 s.: p. 246; I. Kalavrezou, sch. nr. 71 `Icon with Virgin andChild', in Byzantium, 330-1453, London, Royal Academy of Arts, 25 October2008-22 March 2009, ed. by R. Cormack & M. Vassilaki (London, RoyalAcademy of Arts, 2008), p. 398.

46 Goldschmidt & Weitzmann, Die byz. Elfenbeinskulpturen, cit., p.50, nr. 83, tav. xxxiii; R. L(auer), sch. nr. g10 `Kreuzigung Christi', inOrnamenta Ecclesiae. Kunst und KuÈnstler der Romanik, KoÈ ln, Josef-Haubrich-Kunsthalle, 1985, hrsg. v. A. Legner (KoÈ ln, SchnuÈ tgen-Museum der StadtKoÈ ln, 1985), 3, p. 16.

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Fig. 9 - Parigi. MuseÂe du Louvre. `Dittico ReÂvoil': Crocifissione (da Byzance 1992).

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Fig. 10 - Parigi. MuseÂe du Louvre. `Dittico ReÂvoil': Missione degli apostoli (daByzance 1992).

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Fig. 11 - Cleveland, oh. The Cleveland Museum of Art. Placca in avorio: Verginein trono col Bambino (da The Glory of Byzantium 1997).

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noff a Roma, essa fu acquisita dal Cleveland Museum grazie al fondoJ.H. Wade nel 1925. 47 Pur quasi completamente coperto da una sottilerete di crepe, l'avorio eÁ in buono stato di conservazione e, a far tempo dal1930, ha suscitato una cospicua mole di studõÃ. 48

Questa notissima icona rettangolare, 25,5�17,5 cm, eÁ dominatadalla rappresentazione frontale della Vergine assisa in trono col Bambinoin grembo, secondo l'iconografia bizantina della cosõÁ detta Nicopea(la greca Nikopio s). 49 Negli angoli superiori sono scolpiti due angeli amezzo busto rivolti verso il gruppo centrale, le mani levate in gesto divenerazione. Maria ha il capo cinto da un nimbo, indossa una lunga tunicae un ampio maphoÂrion ed eÁ ritratta nell'atto di reggere il Redentore sulleginocchia posandogli una mano sulla spalla e l'altra su un piede. Il Bam-bino benedice con la mano destra e con la sinistra impugna un volumen,veste una tunica, un manto drappeggiato all'antica e presenta l'aureolacrucifera intagliata nella maniera tipica del `gruppo di Niceforo', con lapiccola croce a bracci decorati da cinque bande, quattro lisce con sottiliscanalature e una al centro ornata di perline. Il maestoso trono eÁ compostoda un sedile tempestato di gemme, due piedi decorati da un motivo orna-mentale fitomorfo, uno schienale in forma di arco polilobato cosparso dafiori stellati e in parte coperto da un voluminoso cuscino ricamato.

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47 O.Z. P(evny), sch. nr. 87 `Panel with the Enthroned Virgin andChild', in The Glory of Byzantium, cit., p. 140 (precise informazioni sullastoria del pezzo devo alla cortesia di Amanda Mikolic, del Cleveland Mu-seum). Vd. ora anche S. Moretti, Il collezionismo d'arte bizantina a Romatra Otto e Novecento: il caso Stroganoff, in Bisanzio, la Grecia e l'Italia, Attidella giornata di studi sulla civiltaÁ artistica bizantina in onore di M. Bonfioli,UniversitaÁ di Roma `La Sapienza', 22 novembre 2002, a c. di A. Iacobini(Roma, Foro ellenico, 2003), pp. 89-101: p. 91 e n. 35 (p. 96 s.), fig. 6 (p.101).

48 Vd., con Goldschmidt & Weitzmann, Die byz. Elfenbeinskulpturen,cit., p. 49, nr. 79, tav. xxxii, la bibliogr. cit. supra, n. 44 (p. 295), con altreindicaz.

49 Sul tipo e il suo appellativo vd. ora H. Maguire, The Aniketos Icon andthe Display of Relics in the Decoration of San Marco, in San Marco, Byzantium andthe Myths of Venice, ed. by H. Maguire & R.S. Nelson (Washington, d.c., D.O.Res. Library & Collection, 2010: D.O. Byz. Symposia and Colloquia, s.n.), pp.91-111: p. 105 e nn. 52-55, con altre indicaz. e bibliogr., e Th. Dale, CulturalHybridity in Medieval Venice. Reinventing the East at San Marco after the FourthCrusade, ivi, pp. 151-191: p. 174 s., tav. vi, ai quali si aggiunga E. Merkel, LaNicopeia costantinopolitana della Basilica di San Marco: la stratificazione degliinterventi di oreficeria, in Oreficeria sacra a Venezia e nel Veneto. Un dialogo trale arti figurative, a c. di L. Caselli & E. Merkel (Treviso, Canova, 2007), pp. 35-55.

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Lo stile dell'intaglio e in particolare il modellato delle figure dellaMadonna e dei due angeli, accostabili a quelli effigiati sulle tavolette del`dittico ReÂvoil', orientano per una datazione alla metaÁ del X secolo, con-fortata anche dall'accostamento a placchette del `gruppo di Niceforo'raffiguranti la HodighõÂtria: segnatamente, la porzione centrale del tritticoalla Walters Art Gallery di Baltimora, inv. 71.158, 50 e gli avorõÃ della By-zantine Collection di Dumbarton Oaks (Washington, d.c.), inv. 46.14, 51 edel Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo, inv. x 271 52. Taluni dettaglidel pezzo di Cleveland non hanno tuttavia riscontri immediati in esem-plari coevi della produzione eburnea costantinopolitana e rimandano forsea correnti artistiche legate ad aree provinciali dell'impero: cosõÁ, nel trono,la decorazione dello schienale, con fiori a sei e sette petali, o l'ornatoarcaizzante delle gambe e i due gradini del podio, anch'essi impreziositida gemme.

Sul primo di questi una mano ineducata ha tracciato una breve iscri-zione (fig. 12), `incomprehensible' e `unbyzantine' per Ihor SÏevcÏenko. 53

Essa deve peroÁ leggersi + A'PL̂OMGC . LAQSTQOC . DOTKOC . +,ossia + \Ap(o+ ) lomg& | la* qstqo| Dot& ko|+`+Dal(la proprietaÁ del?) mona-stero del martire Douà los +', come mi suggerisce Gianfranco Fiaccadori,che con la probabile funzione partitiva di a\po* e il mancato accordo diDot& ko|, pro Dot* kot (volgarismo indotto forse dalla desinenza del prece-dente la* qstqo|), osserva il peculiare ductus dei caratteri (e l'insolita forma

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50 R.H. Randall, Masterpieces of Ivory from the Walters Art Gallery (Bal-timore, Hudson Hills Press in ass. with The Walters Art Gallery, 1985), p.120; J. Hanson, sch. nr. 59 `Triptych with the Virgin Hodegetria and Saints',in Mother of God, cit., p. 398.

51 K. Weitzmann, Ivories and steatites, in Catalogue of the Byzantine andearly medieval antiquities in the Dumbarton Oaks Collection, III (Washington,d.c., The D.O. Center for Byz. Studies, 1972), p. 69 s.

52 V.N. Z(alesskaya), sch. nr. b43 `Fragmentary icon with Virgin andChild', in Sinai, Byzantium, Russia. Ortodox Art from the Sixth to the TwentiethCentury, The State Hermitage Museum, St. Petersburg, June-September 2000,The Courtauld Gallery, Somerset House, London, October 2000-February2001, ed. by Y. Piatnitsky, O. Baddeley, E. Brunner & M. Mundell Mango(London, The Saint Catherine Foundation in ass. with The State HermitageMuseum, St. Petersburg, 2000), p. 73.

53 I. SÏevcÏenko, Observations Concerning Inscriptions on Objects Describedin the Catalogue ``The Glory of Byzantium'', «Palaeoslavica», VI, 1998, pp. 243-252: + A* KKOMGR: LAQSTQOR: DOTKOR: + (p. 245: `One should rethink theadded inscription'), con riferimento a O.Z. P(evny), sch. nr. 87 `Panel withthe Enthroned Virgin and Child', in The Glory of Byzantium, cit., p. 140 s.(`Allones, servant of the martyr').

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del `nesso' PL), decisamente egittizzanti ± in questo senso, `unbyzan-tine', ma certo non coevi all'intaglio.

PiuÁ che il martire dell'ignota Zephyrium in Cilicia, commemorato il15 o 16 giugno nel Sinassario bizantino (pp. 750.33-752.8 e 753.43 ed.Delehaye, Prop. ad AASS Nov.; BHG3 567, 567e-f: Dotka& |), e forseidentico all'omonimo di Nicomedia in Bitinia, ricordato peroÁ il 25 marzonel `breviario' siriaco di IV secolo, 54 il Douà los in questione potrebbedunque essere il monaco egiziano DoulaÃs o Douà los, accusato ingiusta-mente di furto e protagonista di atroci sofferenze che, secondo un apof-tegma di Daniele di Scete (sec. VI?) noto in tre recensioni, gli furonoinflitte dagli stessi suoi confratelli (BHG3 2101a, b e N. auctar. 2101c): 55

una vicenda naturalmente assimilabile alla categoria di `martirio', estesapoi dai Bizantini anche a santi che non avevano dato la propria vita per lafede. 56 Fuori gioco eÁ, ovviamente, con l'omonimo abate del Sinai (sec.VI?), 57 il piuÁ conosciuto abba DoulaÃs (sec. IV/V), legato al santo Bessa-rione (discepolo di Macario), 58 del quale tramanda alcuni apoftegmi(BHG3 App. VI 5aq e 5q = 1444q ii e 1445q), e autore della `Lettera

301testi e monumenti

Fig. 12 - Cleveland, oh. The Cleveland Museum of Art. Placca in avorio: Verginein trono col Bambino, partic. con iscrizione (dalla fig. precedente).

54 J.-M. Sauget, s.v. `Dula, santo, martire in Cilicia', in BS IV (1964),col. 855 s.

55 Id., s.v. `Dula (Dulawos), monaco in Egitto', ivi, col. 856.56 Cf., p. es., A. K(azhdan) & N.P. SÏ (evcÏenko), s.v. `Martyr', in ODB

(1991), 2, p. 1308a-b, con bibliogr.57 Vd. ora M.-J. Pierre-Beylot, RaõÈthou, Pharan, la Sainte Montagne et

les trois MoõÈse: eÂleÂments d'histoire monastique aÁ l'eÂpoque de Jean Climaque, inMonachismes d'Orient. Images, eÂchanges, influences. Hommage aÁ Antoine Guil-laumont, dir. F. Jullien & M.-J. Pierre (Turnhout, Brepols, 2011: Biblioth. del'EÂ HEÂ -ScRel, 148), pp. 65-122: pp. 76-93.

58 J.-M. Sauget, s.v. `Dula (Dulawos)', l. cit.; cf. Id., s.v. `Bessarione',

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a HermaõÃos' fatta ora conoscere, con la risposta, da Antonio Rigo. 59 EÁ

questo il santo DuÅ laÅs (o DuÅ lawus) menzionato, con Bessarione, nel Sinas-sario alessandrino al 25 mis.rõÅ (= 18 agosto, p. 751 ed. e tr. Basset V, POXVII/3 = 84) e passato di qui, come DulaÅs, nel Sinassario etiopico alcorrispondente 25 nah.aseÅ (pp. 393-394 ed. Guidi & tr. GreÂbaut III, POIX/3 = 44; pp. 1250-52 tr. Budge IV).

Una placca molto simile a quella di Cleveland, forse una copiaantica (non necessariamente occidentale) di questa o piuttosto unesemplare derivato da un prototipo comune, eÁ l'avorio giaÁ citato chesi conserva dal 1902, come lascito dei fratelli EugeÁne e Auguste Du-t(h)uit, al MuseÂe des Beaux-Arts de la Ville de Paris. 60 GiaÁ nell'abbaziadi Saint-Arnould di Metz, l'opera entroÁ poi nella Collection Paguetdella stessa cittaÁ e quindi nella Sammlung Oppenheim di Colonia. Sitratta di una placca ornata da un bordo liscio e quasi interamenteoccupata dalla figura della Vergine in trono con il Bambino sulle gi-nocchia. Maria eÁ raffigurata frontalmente, il capo circondato da un'au-reola, e veste una lunga tunica e un mapho rion riccamente drappeg-giato: come la Vergine di Cleveland, posa la mano sinistra sulla spalladel Figlio e con la destra gli sfiora un piede. Cristo, munito di nimbocrocifero, indossa tunica e manto, benedice con la destra e nella sini-stra tiene un volumen sulle ginocchia. Il trono finemente scolpito, ecosõÁ i lati del podio a due gradini, richiamano immediatamente l'avoriodi Cleveland per la caratteristica forma del seggio e la complessa de-corazione di questo. Entro due medaglioni con bordi a zigzag, ai latidella Vergine sono i busti di due figure maschili rivolte verso il gruppocentrale: barbate, in tunica e mantello, leggono un codice aperto nelleloro mani. I due personaggi, non identificati da iscrizioni, potrebberoessere profeti, evangelisti o apostoli, forse Pietro e Paolo.61 Il gruppo eÁsormontato da un ciborio lavorato a giorno, composto da un arco ri-

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in BS III (1963), col. 140 s., e O. Volk, s.v. `Bessarion, hl.', in LThK3 2(1994), col. 319.

59 A. Rigo, La lettera (e gli apoftegmi) di abba Doulas, «AnBoll», 130,2012, pp. 255-282, con altre indicaz. (p. 256 ss.).

60 Vd. supra, p. 295 e n. 45. Sulla loro collezione, M. Avisseau, Lacollection d'antiquiteÂs de deux bourgeois amateurs du xixe sieÁcle, les freÁres Dutuit,in L'anticomanie. La collection d'antiquiteÂs aux 18e et 19e sieÁcles, Colloqueinternational, Montpellier-Lattes, 9-12 juin 1988, Textes rassembleÂs par A.-F. Laurens & K. Pomian (Paris, EÂ ds. de l'EÂ cole des Hautes EÂ tudes en SciencesSociales, 1992: Civilisations et SocieÂteÂs, 86), pp. 297-306.

61 Kalavrezou, sch. nr. 71 `Icon with Virgin and Child', in Byzantium,cit., p. 398.

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bassato a piccole foglie, retto da due colonnine tortili con capitelli informa di testa umana e completato da acroterõÃ vegetali.

Confermano la stretta relazione fra l'opera del Cleveland Mu-seum e quella del Petit Palais la posizione della Vergine e del Bam-bino, la singolare forma del trono con decorazione stellata e cuscinorigonfio, i visi delicati e la sapiente costruzione dei panneggi. Minutedifferenze mostrano peroÁ la qualitaÁ superiore della placca di Cleve-land: ad esempio, l'esecuzione del motivo ornamentale del trono,decisamente piuÁ inciso, e i dettagli dei visi, con palpebre segnate daun solco assai netto e con pupille realizzate da piccoli punti incavati.Nell'esemplare di Parigi, oltre allo sguardo lievemente obliquo dellaVergine, colpisce la diversa posizione dei piedi del trono, uno deiquali poggia dietro i gradini della pedana, mentre l'altro eÁ a fiancodi questa ± imbarazzo prospettico che tradisce un certo fraintendi-mento del modello.

La Vergine in trono col Bambino, nota fin dal V secolo, non eÁ unsoggetto comune sulle icone,62 ma diviene un tema ricorrente nella de-corazione delle absidi soprattutto in etaÁ mediobizantina, dopo la finedella controversia iconoclasta, come anche dimostra la discussa figura-zione musiva tuttora superstite, con l'Arcangelo Gabriele sulla voÁ lta delbema, nel catino absidale di Santa Sofia a Istanbul: che `fu svelata' dalpatriarca Fozio nella celebrazione datata solitamente al 29 marzo 867,per cui egli pronuncioÁ la famosa omelia XVII 63 ± oggetto d'una nuova epersuasiva lettura volta a identificare l'immagine descritta da lui con

303testi e monumenti

62 O.Z. P(evny), sch. nr. 87 `Panel with the Enthroned Virgin andChild', in The Glory of Byzantium, cit., p. 140.

63 Per una datazione del mosaico all'VIII secolo vd. N. Oikonomides,Some Remarks on the Apse Mosaic of St. Sophia, «DOP», 39, 1985, pp. 111-115, di cui G. Fiaccadori, Parergon Tarvisinum, «Miscellanea Marciana»,XVII, 2002, ma 2003, pp. 47-70: p. 56. In favore dell'a. 867, A. GuigliaGuidobaldi, La decorazione musiva nella prima etaÁ macedone: questioni aperte,in Bisanzio nell'etaÁ dei Macedoni. Forme della produzione letteraria e artistica,VIII giornata di studi bizantini (Milano, 15-16 marzo 2005), a c. di F. Conca& G. Fiaccadori (Milano, Cisalpino, 2007: Quaderni di Acme, 87), pp. 119-149, e M. Della Valle, Costantinopoli e il suo Impero. Arte, architettura,urbanistica nel millennio bizantino (Milano, Jaca Book, 2007), p. 91. Nonconvincono gli argomenti di M. BernaboÁ , L'arte bizantina dopo l'iconoclastiae la datazione dei mosaici nell'abside di Santa Sofia a Costantinopoli, in Intorno alSacro Volto: Genova, Bisanzio e il Mediterraneo (secoli XI-XIV), a c. di A.Calderoni Masetti, C. Dufour Bozzo & G. Wolf (Venezia, Marsilio, 2007:Collana del Kunsthistorisches Institut in Florenz / Max Planck Institut, XI),pp. 31-50, che pone il mosaico in etaÁ paleologa, intorno al 1353-55.

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quella tuttora visibile in Santa Sofia. 64 Se eÁ cosõÁ, potrebbe anzi trattarsid'una `copia' mimetica, piuÁ o meno fedele, della precedente decorazione,a sua volta non anteriore, comunque, al cosõÁ detto intermezzo iconodulo(787-815).

Devo questa osservazione alla cortesia di Gianfranco Fiaccadori,che richiama la mia attenzione sulla frammentaria iscrizione metricadell'arco absidale (da integrare con AP I 1, `Per il ciborio' o `Per l'arcodella conca di Santa Sofia', ove i versi furono evidentemente ripetuti):`Le immagini che gli eretici (pka* moi) qui hanno distrutto pii sovranihanno di nuovo innalzato (e\rsg* koram ... pa* kim)' 65 ± espressione plasticae monumentale che ben si addice al grande mosaico sulla voÁ lta del bema epuoÁ meglio intendersi, coerentemente, nel senso di `rifatte uguali' aquelle distrutte. I `sovrani' dovrebbero essere non giaÁ Michele III eTeodora, reggente per lui dall'842 all'856, 66 bensõÁ Michele III e BasilioI, associati al trono nell'867, quando l'omelia di Fozio sarebbe statapronunciata in loro presenza. 67 Ora, i busti dei due angeli sull'avoriodi Cleveland possono di fatto accostarsi alle raffigurazioni di arcangeliche affiancano Maria nella decorazione monumentale di absidi, com'eÁappunto in Santa Sofia.

Nei rilievi in avorio, i troni bizantini sono muniti per solito dischienali terminanti con una spalliera rettangolare, arcuata o in formadi lira. La particolare foggia dello schienale sull'avorio di Cleveland non eÁunica, ne mancano esempõà analoghi nelle miniature, ma eÁ difficile inten-derla come spalliera di trono. Ioli Kalavrezou si eÁ chiesta giustamente: `isit just an integral part of the throne or has it been chosen to represent

304 testi e monumenti

64 Vd. B. Daskas, Nota sulla TheotoÂkos descritta da Fozio, Hom. XVII 2(p. 167.14-17 Laourdas), «Acme», LXIV, 2011, ii, pp. 339-351, con altreindicaz. e bibliogr.

65 Vd. ora A. Rhoby, Byzantinische Epigramme aus Fresken und Mosaiken= Byzantinische Epigramme in inschriflticher UÈ berlieferung, hrsg. v. W. HoÈ -randner, A. Rhoby & A. Paul, 1 (Wien, OÈ AW, 2009: Denkschriften, 374 /VeroÈ ffentl. z. Byzanzforschung, XV), p. 397 ss., nr. m9, con bibliogr., non-cheÂ, Antologia Palatina, a c. di F. Conca, M. Marzi & G. Zanetto, I. Libri I-VII (Torino, Utet, 2005), p. 82 (e n. 1, p. 80 s.).

66 Da ultimo, P. Speck, Antologia Palatina I.1 und das Apsismosaik der HagiaSophia, in Id., Poi* jika btfamsima* , 6. Varia, ii (Bonn, R. Habelt, 1987), pp. 285-329: pp. 287-312, di cui Guiglia Guidobaldi, La decorazione, cit., p. 132 n. 38.

67 Vd. C. Mango, The Homilies of Photius, patriarch of Constantinople,Engl. trans., introd. and commentary (Cambridge, ma, 1958: DOS, III), p.284 s., e Id. & E.J.W. Hawkins, The apse mosaics of St. Sophia at Istanbul.Report on work carried out in 1964, «DOP», 19, 1965, pp. 113-148: p. 142.

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physically symbolic qualities or concepts of the Virgin?'. 68 Il peculiareelemento polilobato che rappresenta qui la spalliera rinvia piuttosto a unasorta di mandorla resa come una nube stellata: con la sua forma singolare,il motivo della superficie, a fiori simili ad astri, crea una finta absidetrattata come uno spazio sidereo che circonda ed esalta la Madre diDio. 69

Questa decorazione floreale richiama in veritaÁ esempõÃ egiziani as-sai piuÁ antichi, con `rosette' o `margherite' (petali espansi in cerchiointorno a un bottone centrale) che daÁnno rilievo alla figura principale.Lasciando da parte le prime attestazioni, dell'Antico regno, 70 si devealmeno ricordare la cosõÁ detta tunica di SaqqaÅrah, conservata al Museoegizio del Cairo e datata al II secolo d.C. (fig. 13): una divinitaÁ genu-flessa vi eÁ contornata da un elemento decorativo circolare fitomorfo che

305testi e monumenti

Fig. 13 - Il Cairo. Museo di antichitaÁ egizie. Tunica detta di SaqqaÅrah (daMerkelbach 1995).

68 I. Kalavrezou, sch. nr. 19 `Icon with the Enthroned Virgin andChild', in Mother of God, cit., p. 302.

69 L. cit.70 Vd. S. Bosticco, Il motivo a ``margherita'' in esemplari di faience del

Museo Egizio di Firenze, «Aegyptus», 87, 2007, pp. 99-104, con altre indicaz.

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evoca immediatamente la forma poliloba del trono della Vergine. 71 Sitratta peroÁ di motivi certamente diffusi, attraverso stoffe o altri media,ben oltre l'originale aÁmbito di pertinenza 72 ± anche in forme piuÁ stiliz-zate. 73 Diverso, in relazione all'Egitto, il caso dell'iscrizione citata:apposta piuÁ tardi, essa potrebbe indicare, per contenuto e per forma(`copta') dei caratteri, il transito o la permanenza del pezzo ± sicura-mente bizantino, se non costantinopolitano ± in ambiente egiziano (e a`copticismo' potrebbe anche imputarsi il mancato accordo di Dot& ko|), 74

ove fu appunto incisa l'epigrafe. Presumibilmente, dopo il 1204.

306 testi e monumenti

71 Per la tunica vd. la bibliogr. in E. Bresciani, Giuseppe Acerbi e ilritratto di Dioskorous, in Alessandria e il ritratto ellenistico-romano: studi inonore di Achille Adriani, a c. di N. Bonacasa & A. Di Vita (Roma, «L'Erma»di Bretschneider, 1992: Studi e materiali dell'Istituto di Archeologia dell'U-niversitaÁ di Palermo, 6), pp. 203-208: p. 208 e n. 18, cui si aggiunga R.Merkelbach, Isis regina ± Zeus Sarapis. Die griechisch-aÈgyptische Religionnach den Quellen dargestellt (Stuttgart & Leipzig, B.G. Teubner, 1995), p.666 s., figg. 205-206.

72 Sul ruolo delle stoffe nella diffusione dei modelli decorativi vd. ora leindicazioni in N. Zorzi, L'epigrafe bizantina dalla ``Trulla'' della cattedrale diBari: testo e contesto, in \Alpekojg* piom. Studi di amici e colleghi in onore diVera von Falkenhausen, IV (Roma, UniversitaÁ degli Studi di Roma «Tor Ver-gata», 2007: «Me* a < Qx* lg / Nea RhoÅmeÅ, 4), pp. 37-61: p. 53 e n. 75, e F. Betti,Modelli e iconografie tra Roma e la Persia in due camei sasanidi della BibliotheÁquenationale de France, «AANL-R», sc. mor., s. ix, XIX, 2008, pp. 541-562: p.544 e n. 8; ivi, p. 550 e n. 29, piuÁ in generale, per i modelli e la lorotrasmissione fra antichitaÁ e medioevo.

73 Per limitarsi all'Egitto, vd. almeno la formella eburnea della Predica disan Marco (o San Marco nella Pentapoli), oggi a Milano, Civiche raccolte d'Arteapplicata del Castello Sforzesco, inv. avori nr. 2, giaÁ attribuita alla c.d. Catte-dra di Grado e datata oggi al sec. VII, con un simile disegno a `rosetta' sullaveste del personaggio suÁbito alla sinistra di s. Marco: G. B(uÈ hl), sch. nr. 24b`Saint Mark Preaching', in Byzance and Islam: Age of Transition (7th-9th Cen-tury), New York, ny, The M.M.A., March 14-July 8, 2012, ed. by H.C. Evanswith B. Ratliff (New York, The Metropolitan Museum of Art, 2012), p. 45,con bibliogr., cui si aggiungano I. F(urlan), sch. nr. 16 `Sette formelle diporta di coro (?)', in Venezia e Bisanzio, Venezia, Palazzo Ducale, 8 giugno-30settembre 1974, Saggio introd. di S. Bettini, a c. di I. Furlan & al. (Venezia,Electa editr., 1974), s.p., e S. T(avano), sch. nr. viii.5 `San Marco nellaPentapoli', in Patriarchi. Quindici secoli di civiltaÁ fra l'Adriatico e l'EuropaCentrale, Aquileia, Museo del Patriarcato (Nel segno di Giona), Cividale delFriuli, Museo archeologico nazionale di Palazzo De Nardis (Il pastorale e laspada), 3 luglio-10 dicembre 2000, a c. di S. Tavano & G. Bergamini (Milano,Skira, 2000), p. 120.

74 Supra, p. 300.

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Sono infatti ben note le vicende relative ad acquisizione e commer-cio di spolia bizantini dopo la conquista latina di Costantinopoli. Menonoto eÁ che tali spolia furono cosõÁ massicci da essere non solo trasferiti inOccidente, ma anche portati in Egitto, sui ricchi mercati di Alessandria,come racconta il copto AbuÅ 'l-MakaÅrim (detto giaÁ impropriamente AbuÅS.aÅlih. ) entro il primo quarto del XIII secolo: 75

... I Franchi l'hanno presa e distrutta [sc. Costantinopoli] e si sono visti inAlessandria strumenti, equipaggiamenti (d'armi?) e abiti, icone d'oro finementelavorate, molte suppellettili di chiesa, d'oro e argento; e cioÁ sopraggiunse nelregno di al-`AÅ dil [1200-18]. Egli acquistoÁ allora [dai Franchi] una gran quantitaÁ[di quelle cose], in cambio di mercanzie di loro scelta; e [di queste] essi riempi-rono interi navigli, portandole, per venderle, in altre destinazioni. Tali eventi sisvolsero nell'anno 925 dei santi martiri [= 1208/9 d.C.].

Non eÁ improbabile che, come alcuni dei manufatti acquistati e poiscambiati dal califfo Malik al-`AÅ dil, anche l'avorio in esame trovasse(auspice qui la congeniale decorazione `a rosette'?) una piuÁ o meno tem-poranea collocazione egiziana ± nel monastero di Douà los ± prima digiungere in Occidente per tramiti oggi non piuÁ verificabili. E questo,sia detto per incidens, getta una luce diversa anche sul Tesoro di SanMarco a Venezia, non necessariamente venuto tutto, per via diretta,da Costantinopoli.

Marco Flamine

[email protected]

307testi e monumenti

75 AbuÅ 'l-MakaÅrim, Ta'rõÅhÆ

al-kanaÅ'is wa 'l-adyurah fõÅ 'l-qarn atÅ-ÅtÅaÅnõÅ `asÏar

al-mõÅlaÅdõÅ [Annali delle chiese e dei monasteri nel sec. XII d.C.], i`daÅd wa ta`lõÅqar-raÅhib S.amuÅ 'il as-SuryaÅnõÅ (Dayr as-SuryaÅn, s.e., 1984; rist. an. al-QaÅhirah,an-Na`aÅm li 't-tibaÅ`ah wa 't-tawrõÅdaÅt, 1999-2000), III, p. 180 s. = f. 164ab. Ilpasso, tradotto qui da G. Fiaccadori, eÁ segnalato e diversamente inteso da U.Zanetti, AbuÅ l-MakaÅrim et AbuÅ S.aÅlih. , «BSAC», XXXIV, 1995, pp. 85-138: p.123 s. e nn. 81-83 e 85; e dalla sua vers. francese dipende quella inglese di K.Ciggaar, Byzantine spolia in Egypt. Sultan Malik al-`AÅ dil and Byzantium's cul-tural heritage, in Quarta crociata: Venezia, Bisanzio, Impero Latino, Atti delConvegno (Venezia, 4-8 maggio 2004), a c. di G. Ortalli, G. Ravegnani &P. Schreiner (Venezia, Ist. Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 2006), II, pp.663-681: p. 677 s., con importanti osservazioni di contesto. Sull'autore vd.F.Chr. Muth, s.v. `AbuÅ S.aÅlih. ', in Encyclopaedia Aethiopica, 1. A-C, ed. by S.Uhlig (Wiesbaden, O. Harrassowitz, 2003), pp. 54b-55a. Cf. ora anche M.Mason, Venezia o Costantinopoli? Sulla scultura bizantina a Venezia e nell'en-troterra veneto e ancora sulla Beata Vergine della Cintura di Costantinopoli aTreviso, «Saggi e memorie di storia dell'arte», 36, 2013, pp. 7-56: p. 19 e n. 49(p. 46).

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Abstract. ± The present paper focuses on the reliquary of the True Crosskept in the church of San Francesco at Cortona (Arezzo, Tuscany), to which it wasdonated by the famousMinorite Elia da Cortona. An early follower of St. Francis,Friar Elia had received the precious relic as a gift during his mission to the East,most likely to Constantinople, in 1243. The reliquary is now composed of a finelycarved 10th-century Byzantine ivory plaque with a central 13th-century fret-worked metal cross, as well as of a late 16th-century western frame, all includedin a baroque temple-shaped container. The two Greek inscriptions on the reverseof the ivory plaque mention the Byzantine emperor Nicephorus II Phocas (r. 963-969) and, as a patron, the otherwise unknown Stephen, skeuophyÂlax of St. Sophia,resp. Stephen appears to have presented the Byzantine reliquary to the obscure`monastery of EvõÂmi', where he had received his monastic institution. The samemonastery shows as the `Prodromos of the EvõÂmi' on three inscribed Byzantineseals that are discussed in an appendix along with the possible explanations of thename EvõÂmi. Adolph Goldschmidt and Kurt Weitzmann have long since asso-ciated the Cortona ivory relief with many other such pieces of the second half ofthe 10th century, all clustered around it in the so called Nikephorus group, amongthem a plaque now at the Cleveland Museum of Art. The reading of a hithertomisunderstood Greek inscription additionally engraved hereon suggests now alater connection of this plaque with (Coptic) Egypt.

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APPENDICE

Et\g* lg

Il sigillo nr. 673/91 del Museo numismatico (Molirlasijo* Lotrei* o) diAtene eÁ stato segnalato da Nicholas Oikonomides, The Concept of ``Holy

War'' and Two Tenth-century Byzantine Ivories, in Peace and War in Byzantium.

Essays in Honor of George T. Dennis, S.J., ed. by T.S. Miller & J. Nesbitt(Washington, d.c., The Catholic University of America P., 1995), pp. 62-86:p. 81, fig. 6, e nn. 35-36, in relazione all'esemplare (giaÁ della WhittemoreCollection di Harvard) nr. 978 del Fogg Art Museum, la cui legenda eÁ da luiripubblicata a commento dell'epigrafe di Stefano sul verso della stauroteca diCortona: Ruqa[c(i+ |)] sg& | b(arikijg& |) l[o]m(g& |) sot& Pq[o]dqo* l(ot) sg& |

E[t\ ]g* li| (supra, p. 289 s. e nn. 28-29). CosõÁ anche nel Catalogue of the

Byzantine Seals at Dumbarton Oaks and in the Fogg Museum of Art, 5. The

East (continued), Constantinople and Environs, Unknown Locations, Addenda,

Uncertain Readings, ed. by E. McGeer, J. Nesbitt & N. Oikonomides (Wash-ington, d.c., D.O. Res. Library and Collection, 2005), p. 132 s., nr. 81.1 (a),da cui A. Rhoby, Byzantinische Epigramme auf Ikonen und Objekten der Klein-

kunst (Nebst Addenda zu Band 1 ,,Byzantinische Epigramme auf Fresken und

Mosaiken``)=Byz. Epigramme in inschriftlicher UÈ berlieferung, hrsg. v. W. HoÈ -randner, A. Rhoby & A. Paul, 2 (Wien, Verl. d. OÈ AW, 2010: OÈ AW, phil.-hist. Kl., Denkschriften, 408 / VeroÈ ffentlich. z. Byzanzforschung, XXIII),pp. 331-334, nr. e123: p. 332 e n. 96. La prima ed. di questo esemplare sideve a Vitalien Laurent, Le corpus des sceaux de l'empire byzantin, V. L'EÂ glise,2 (Paris, EÂ ditions du C.N.R.S., 1965: Publications de l'I.F.EÂ .B., s.n.), p. 202s., nr. 1285, fra i sigilli di monasteri e chiese della provincia, con datazione alX/XI secolo (come in Oikonomides): + Ruqa[ci+ |] sg& | b(arikijg& |) l[o]m(g& |)sot& Pqodqo* l(ot) sg& [|] ..GLIC.

L'iscrizione del sigillo ateniese eÁ stata quindi fatta conoscere somma-riamente da Mando Oikonomidou, Molirlasijo* Lotrei& o, «AD», 46, 1991,B/1 ± Vqomija* (1996), pp. 4-5 e tav. 5.6 (r/ e v/), con datazione all'XI secolocirca: *Ruqa[c(i+ |)] sg& | [b(arikijg& |)] lo[m(g& |)] sot& Pqo[d]qo* l(ot) sg& |

\Eqg* lg| `Sigillo del monastero imperiale del Prodromo della ErõÂmi' (B.2:`Donazione del prof. PeÂtros ProÅ tonotarõÂou', a. 1991, nr. d). La sua letturaeÁ esplicitata nei Seals Published 1991-1996, in Studies in Byzantine Sigillogra-

phy, 6, ed. by N. Oikonomides (Washington, d.c., D.O. Res. Library &Collection, 1999), pp. 71-159: p. 97, nr. 4. Per il monastero sg& | \Eqg* lg|

la Oikonomidou rinvia a Laurent, Le corpus, V, cit., 3. SuppleÂment (1972), p.247, nr. 1944 (DO 55.1.5071=neg. 60.70, nr. 4111a): Ruqac(i+ |) sg& | b(ari-

kijg& |) lom(g& |) sot& Pqodqo* l(ot) sg& | [\Eq]gli* [a|], ove peroÁ dovraÁ leggersi[Et\ ]g* li|, col Catalogue of the Byzantine Seals, l. cit. (b).

In realtaÁ , com'eÁ detto non chiaramente alla successiva p. 248 del vol. diLaurent, il sigillo nr. 1944 ± peraltro identico a quello ateniese ± figurava giaÁ

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in Id., Le corpus, V, cit., Planches (1965), tav. 164, col nr. *1285, qualeattestazione ulteriore del ricordato nr. 1285, del cui tipo costituisce un `meil-leur exemplaire': che consentirebbe anzi di riconoscerne il proprietario nellacostantinopolitana lomg+ sg& | \Gqeli* a| o meglio sg& | \Eqgli* a|, o ancora sot&

< Ieqeli* a|. Ma per R. Janin, La geÂographie eccleÂsiastique de l'Empire byzantin, I.Le SieÁge de Constantinople et le Patriarcat úcumeÂnique, iii. Les eÂglises et les

monasteÁres (Paris, I.F.EÂ .B., 19692: Publications, s.n.), pp. 113 e 415 s., sitratta di due monasteri distinti, indicati risp. come \Eqgli* a| (Lomg+ sx& m osg& |) e Pqo* dqolo| ( < O) e\m soi& | \Gqeli* a|, e collocati entrambi in un quartieredetto appunto \Eqgli* a, \Eqeli* a, \Gqeli* a o < Ieqi* liom, presso il monastero diLips, nella valle del LyÂkos; cf. anche Id., Constantinople byzantine. DeÂvelop-

pement urbain et reÂpertoire topographique (Paris, I.F.EÂ .B., 1964: Archives del'Orient chreÂtien, 4/a), pp. 41 e 348.

Grazie alla cortesia della dr.ssa Yorka Nikolaou (Cio* qja Mijoka* ot), delMuseo numismatico di Atene, nel dicembre 2011 ho potuto esaminare diret-tamente il sigillo edito dalla Oikonomidou, la cui legenda deve, a questopunto, trascriversi Ruqa[c(i+ |)] sg& | b(arikijg& |) lo[m(g& |)] sot& Pqo[d]q. o* l(ot)sg& | Et\.g* lg| `Sigillo del monastero imperiale del Prodromo della EvõÂmi'. Siritorna cosõÁ, con la stauroteca di Cortona (ETGLGC eÁ chiarissimo sull'avorio),al problema dell'identitaÁ e ubicazione del `monastero imperiale' titolare dei sigillie destinatario del dono di Stefano.

Quanto alla denominazione (sg& |) Et\g* lg|, semanticamente ed etimolo-gicamente inspiegabile per Oikonomides, The Concept of ``Holy War'', cit., p.81 s. (`No such word, Et\g* lg, or anything close to it, in spelling or in sound,is to be found in the Greek dictionaries', vani risultando anche altri tentativiesegetici: dal latino alle lingue slave, all'armeno, al georgiano, all'arabo, alsiriaco ed al turco), e Catalogue of the Byzantine Seals, cit., p. 133 (`The worddoes not seem to be related either to Greek, Slavic, or Armenian'), e perRhoby, Byzantinische Epigramme, cit., p. 332 (`Was mit dem klar zu lesendenETGLGC gemeint ist, konnte bis jetzt nicht zufriedenstellend bestimmtwerden'), Agostino Soldati mi suggerisce che essa potrebbe essere grafiaitacistica di Et\oi* lg|, genitivo femminile di *Et> oilo| `Boni itineris', agget-tivo a tre terminazioni finora non attestato, ma desumibile dall'antonimodt* roilo| (= dt* rodo|) e dal sinonimo et> odo|, a due terminazioni (sulla `mo-zione' degli aggettivi in -o| vd., p. es., F. Blass & A. Debrunner, Grammatica

del greco del N.T., N. ed. di F. Rehkopf [197614], ed. it. a c. di G. Pisi,Brescia, Paideia, 19972: Introd. allo st. della Bibbia. Suppl., 2, p. 117 s., §59), con una variante seriore, et\o* dio| (LBG 3 [1999], p. 623b), registrataanche nelle Glossae Bernenses (sec. XIII): `euodius boni itineris' (CGL III, p.494b; LSJ, p. 724b, s.v.). In tal caso, piuÁ che all'ubicazione o alla `topografia'del monastero, (sg& |) Et\g* lg| sarebbe riferibile al nome di un'icona e/o d'unacappella della Heoso* jo| ad esso collegata: una `(Mater) Boni itineris' qual eÁnota piuÁ tardi in aÁmbito latino, con diversi santuarõÃ dedicati alla Madonna

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`del Buon cammino' (a Altamura presso Bari, a Iglesias in Sardegna, fraMigliarina e la Val di Magra in Liguria, &c.) ± resa approssimativa, in origine,della greca HodighõÂtria.

A mio avviso, (sg& |) Et\g* lg| puoÁ intendersi alla luce d'una glossa diEsichio: Et> rpokom" et> eilom, et\rsake* a, com'eÁ traÁdita nei manoscritti (Lex.E 7200 p. 237 Latte II). Si deve infatti a Johann Kaspar Schweitzer (Suice-rus), Thesaurus ecclesiasticus, &c. (Amstelñdami, Ap. R. & J. Wetsenios &Gul. Smith, 17282), I, col. 1307, s.v. Fx* mg, § ii.1.a, l'emendamento di et> ei-lom in et\ ei* loma `bene ornatum, eleganter vestitum', recepito in LSJ, p. 732b,s.v. et> rpokom, come giaÁ in ThGL III (18352), coll. 2336a-b, s.v. Et\ ei* lxm

`Bene et eleganter vestitus' (ivi anche il parallelo Et\ (e)i* laso| `Pulcris etelegantibus vestibus indutus'), e 2449c-d, s.v. Et> rpoko| `forma áolica proEt> rsoko|', con lemma proprio alla col. 2454a-b, Et> rsoko| `Bene indutus,Pulcre ornatus' ± a sua volta equivalente di Et\rsakg* | `Qui bene instructusest, s. Decenter ornatus', coll. 2451d-52b. Alla col. 2336a-b si osserva che lacorrezione di et\ ei* lom in et\ ei* loma eÁ necessaria, `nisi neutro dictum fuit proet> rpokom. Parum enim verisimile formam et> eilo| extitisse'.

Ora, l'eventualitaÁ d'un neutro eÁ vanificata dal successivo et\rsake* a,chiaramente maschile; e l'esistenza d'un aggettivo et> eilo| (della i classe)vs. et\ ei* lxm (della ii) sembra precisamente confermata, con indicazione ditre uscite, da ETGLGC dei sigilli e della stauroteca, ossia Et\ (e)i* lg|, perdiffuso itacismo (ma cf. giaÁ et\ ei* laso|/et\ i* laso|, &c.). Se eÁ cosõÁ, Et\g* lg oEt* (e)i* lg potrebbe riferirsi al nome (o al cognomen) della fondatrice ± ipotesicomunque meno adatta a un cenobio maschile ± o piuÁ probabilmente, anchequi, al nome di un'icona e/o d'una cappella della Vergine (`Bene induta,Pulcre ornata') di pertinenza del monastero.

Non si conosce una Heoso* jo| (o Pamaci* a) detta Et\ (e)i* lg, ma un labileindizio a favore d'un simile epiteto viene forse da una tavola `bizantina'(veneto-cretese) degl'inizõà del XVI secolo che, prima del 1531, fu portatacon altre in Etiopia da ZekreÅ e P. aÅwli, due monaci abissini andati a perfezio-nare i loro studõà verisimilmente a Gerusalemme. L'icona si trova tuttora, conun'impegnativa attribuzione alla mano di san Luca, nella chiesa di GeÅteÅseÅ-maÅneÅ MaÅryaÅm (GogÏgÏaÅm nordorientale), cui l'avrebbe donata il negus LebnaDengel (y 1540): rappresenta la `Madre (di Dio) della consolazione' ed eÁchiamata (SÂe`la) SÂergut `(Imago) Pulcre ornata(e)', plausibile versione localedel titolo greco con cui era giunta in Etiopia. Qui la tavola, giaÁ provvista diun'elaborata cornice lignea rinascimentale (com'eÁ per altre icone congeneri),fu dotata di due valve laterali in funzione di chiusura (`a cassetta'), cosõÁ daformare un trittico, ad opera del celebre pittore `veneto' Nic(c)oloÁ Branca-leon(e), sicuramente attivo in Etiopia col nome di MarqoreÅwos/Marqor(e)yos(`Mercurio') dal 1482 al 1525 circa ± nuovo e piuÁ prudente terminus ante quem

all'arrivo della tavola in Etiopia. La vicenda offre un esempio significativo dicircolazione dei modelli e interazione culturale: se non un `madonniero' cre-

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tese che lavorava `alla maniera greca' secondo la precoce intuizione di UgoMonneret de Villard (in margine alla `Virgo lactans', una Galaktotrophouà sa

nel tipo della `Virgo humilitatis', del cod. di Parigi, BnF, Aeth. 86 = eÂth. 62,Horologium, sec. XVI, f. 112v), Brancaleon era certamente un greco-veneto.

Francisco Alvarez, che l'aveva conosciuto nel 1520, al tempo dell'am-basceria portoghese al negus Lebna Dengel, ne attesta la grande autorevo-lezza e la buona conoscenza della lingua del Paese (`& sabia bem ha linguoa daterra') e riporta l'opinione, corrente presso il clero di corte, che prima diemigrare in Etiopia egli fosse monaco: `... & deziam ser frade antes que nestaterra viesse' (Verdadera informacËam das terras do Preste Joam, Lisboa, LuõÂsRodriguez, 1540; rist. an. Impr. Nacional, 1889, p. 100: cap. lxxxiiij). EÁ

scoperta recente, a conforto di tale opinione e della `grecitaÁ ' diagnosticatada Monneret de Villard, la sua firma in greco ± quasi una dichiarazioned'identitaÁ etnica ± al verso di un'altra icona di GeÅteÅseÅmaÅneÅ MaÅryaÅm, oggiall'Ethnological Museum dell'Institute of Ethiopian Studies di Addis Abeba:[+ \Ec]x+ Mijo* kao| o< lo|[m(avo+ |) a\ ]kgho& | e\pg* ira sg+ m | i\jo* ma sat* sgm+. `+ Io,NiccoloÁ il monaco, ho fatto davvero questo dipinto +'. Non eÁ improbabileche a lui risalga, per traduzione dal greco, il nome dell'icona SÂergut, citata giaÁ ,come `quella di GeÅteÅseÅmaÅneÅ', in una genealogia monastica (c. 1540-1720)aperta da ZekreÅ, uno dei due doÁ tti coi quali essa era giunta in Etiopia. *

Gianfranco [email protected]

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* SÂergut e N. Brancaleon: vd. M.E. Heldman, St. Luke as Painter: Post-Byzantine Icons in Early-Sixteenth-Century Ethiopia, «Gesta», XLIV, 2005, 2,pp. 125-148: pp. 125 e 135 s. (pp. 142 e 146), figg. 3-4 (p. 128); D. Spencer,The Woman from Tedbab (Dorking, Surrey, E. Horne Publ., 20072), pp. 206,225 ss., pl. 37; G.F., L'Etiopia, Venezia e l'Europa, in Nigra sum sed formosa.Sacro e bellezza dell'Etiopia cristiana, Venezia, Ca' Foscari Esposizioni 13marzo-10 maggio 2009, a c. di G. Barbieri & G. Fiaccadori (Crocetta delMontello, tv, Terra Ferma, 2009), pp. (26) 27-48: pp. 40-43 e 45 s. Qualcheinesattezza in M. Bacci, Il pennello dell'Evangelista. Storia delle immagini sacreattribuite a san Luca (Pisa, Gisem-Ediz. ETS, 1998: PiBiGi, 14), pp. 228-234:p. 232 e n. 223, e M.-L. Derat, Le domaine des rois eÂthiopiens (1270-1527).Espace, pouvoir et monachisme (Paris, Publications de la Sorbonne, 2003: Hi-stoire ancienne et meÂdieÂvale, 72), p. 234 ss. Per la testimonianza di F. Alvarezcf. anche The Prester John of the Indies: A True Relation of the Lands of thePrester John; &c., The trans. of Lord Stanley of Alderley (1881), rev. & ed.with add. material by Ch.F. Beckingham & G.W.B. Huntingford, II (Cam-bridge, Pub. for the Hakluyt Soc. at the U.P., 1961: Works issued for theHakluyt Soc., 2nd Ser., CXV), p. 313 (cap. lxxxv). Prima ed. della firmagreca (a c. di I. Kakouris) in I. Campbell, A Historical Note on NicoloÁ Bran-

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caleon: as Revealed by an Iconographic Inscription, «JEthSt», XXXVII, 2004, 1,pp. 83-102: p. 98 ss., fig. 3 (p. 93), con vane speculazioni sul termine ei\jx* m (p.100), che vale piuttosto `imago, pictura' (non necessariamente `tabula picta').Dimenticato, ma sempre utile, U. Monneret de Villard, Miniatura veneto-cretese in un codice etiopico, «La BibliofilõÂa», XLVII, 1945, pp. 1-13: p. 10 s.,fig. a p. 5. In generale, vd. anche S. Chojnacki, New discoveries: the Italianateschool reconsidered, in Orbis áthiopicus / . BeitraÈge zu Ge-schichte, Religion und Kunst AÈ thiopiens, X. Ethiopian Art ± a Unique CulturalHeritage and Modern Challenge, 10. Wissenschaftliche Tagung der GesellschaftOrbis áthiopicus ± in Leipzig vom 24.-26. Juni 2005 ± in Verbindung mit der7th International Conference of Ethiopian Art, zu Ehren des Nestors der aÈthio-pischen Kunstgeschichte, Stanislaw Chojnacki, Eds.: W. Raunig & Prinz Asfa-Wossem Asserate (Lublin, Maria Curie-Sklodowska U.P., 2007: Biblioth. Nu-bica & Aethiopica, 10), pp. 1-20, e Id., Tradizione dell'arte religiosa in Etiopia epittura su tavola, in Nigra sum sed formosa, cit., pp. (114) 115-129: p. 125 s. (p.129), con altre indicaz. e bibliogr.; inoltre, G.F., s.v. `Italy, relations with.Relations during the 12th-19th cent.', in Encyclopaedia Aethiopica, 3. He-N,ed. by S. Uhlig (Wiesbaden, O. Harrassowitz, 2007), pp. 236a-239a: p. 237a(si legga: `led by fra Giovanni di Calabria, it found there an Italian ``colony''that included the Venitian painter NiccoloÁ Brancaleone'), e giaÁ M.E. Held-man, The Marian Icons of the Painter FreÅ S. eyon. A Study in Fifteenth-CenturyEthiopian Art, Patronage, and Spirituality (Wiesbaden, Harrassowitz Verl.,1994: OBC, 6), pp. 122-129, 131 s. (fig. 76), noncheÂ, per la circolazione deimodelli bizantini, Ead., Metropolitan Bishops as Agents of Artistic Interchangebetween Egypt and Ethiopia during the Thirteenth and Fourteenth Centuries, inArtistic Interactions between the Eastern and Western Worlds in the MedievalPeriod, ed. by C. Hourihane (Princeton, nj, Index of Christian Art. Dept. ofArt & Archaeology, Princeton Univ., in ass. with Penn St. U.P., 2007: Index ofChristian Art. Occasional Papers, IX), pp. 84-105: pp. 100-105.

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LA PAROLA DEL PASSATO - RIVISTA DI STUDI ANTICHI

la parola del passato eÁ sempre simile a una sentenzad'oracolo e voi non la intenderete se non in quanto saretegli intenditori del presente i costruttori dell'avvenire

nietzsche

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