"Il lavoro, la banca, l'economia"

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il lavoro, la banca,

l’economia

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un progetto di

© 2012 Reggio Children Marzo 2012

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Pubblicazione non destinata alla vendita

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autori dei testi e delle grafiche bambine e bambini da 4 a 11 anni Alessandro, 7 anni - Alessandro Z., 9 anni - Alice, 7 anni - Bianca, 4 anni - Camilla, 5 anni - Carla, 8 anni - Chiara, 5 anni - Daniele, 10 anni - Daniele S., 7 anni - Elena, 7 anni - Eleonora, 8 anni - Elisa, 10 anni - Elisabetta, 11 anni - Federico, 9 anni - Filippo, 9 anni - Francesco, 8 anni - Gabriele, 6 anni - Gabriele C., 6 anni - Giacomo, 9 anni - Giovanni, 8 anni - Giulia, 4 anni - Laura, 4 anni - Laura R., 7 anni - Leticia, 5 anni - Lorenzo, 5 anni - Lorenzo D., 5 anni - Lorenzo M., 8 anni - Luca, 5 anni - Luca F., 9 anni - Marcello, 5 anni - Martina, 6 anni - Matilde, 11 anni - Mattea, 8 anni - Matteo, 6 anni - Matteo R., 5 anni - Mattia, 10 anni - Michela, 4 anni - Pietro, 6 anni - Rachele, 9 anni - Sara, 9 anni - Simone, 5 anni - Simone B., 10 anni - Sofia, 4 anni - Sonu, 6 anni - Svetlana, 7 anni - Valentina, 5 anni - Vittorio, 8 anni - Zeno, 9 anni

a cura diREGGIO CHILDRENIlaria Cavallini e Vea Vecchi

coordinamento editoriale Annamaria Mucchi

editingSandra Ragni

progetto grafico e impaginazione Mali Yea con Rolando Baldini

collaborazioni al progetto Antonia Ferrari, Marina Mori, Lorella Trancossi, Barbara Turturro e Stefania Cogliani

con la consulenza di

www.reggiochildren.it

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Indice

Prefazione di Antonella Massari e Rodolfo Ortolani – UniCredit

5 “I bambini vengono dal futuro”

a cura di Reggio Children:

Intro9 Investire nell’infanzia11 Il lavoro, la banca e il mondo 13 Il lavoro serve a lavorare15 L’ascolto e le parole

Lavoro 21 Perché lavorare?29 Lavoro utile35 Delle donne e degli uomini43 Senzalavoro49 Il lavoro del futuro61 Le femmine del tasso67 Lavoro e crisi

Banca77 Un grande salvadanaio85 Funzioni93 La banca come struttura99 Organizzazione del lavoro 105 Servizi bancari119 Risparmiare

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5Prefazione

“I bambini vengono dal futuro”*

UniCredit è particolarmente attento ai giovani che si affac-ciano al mondo perché sono il futuro. Per questo abbiamo pensato possa essere interessante coinvolgere i rappresen-tanti più piccoli delle comunità in cui operiamo per capire come i bambini si confrontino con il mondo del lavoro e della banca. Non sappiamo che cosa faranno da grandi, alcuni po-trebbero effettivamente lavorare in banca, magari proprio in UniCredit, altri potrebbero diventare artisti, altri ancora avvocati, veterinari o insegnanti. Ad ogni modo rappresen-tano il futuro, la possibilità di cambiamento e di crescita.

Col progetto presentato in questa pubblicazione abbiamo voluto confermare la nostra attenzione, oltre che ai giova-ni, anche alle risorse dei territori in cui operiamo. In questo contesto nasce la richiesta che UniCredit ha inoltrato a Reggio Children – realtà innovativa nel campo dell ’educazione – di realizzare un’indagine sul lavoro e sul-la banca, attraverso alcune interviste a bambini e ragazzi tra i 4 e g li 11 anni, f ig li di colleghi UniCredit e anche bim-bi del territorio di Reggio Emilia. Abbiamo così scoperto che il lavoro è, per questi bambini, un’oc-casione “per imparare, conoscere gente e fare cose utili”. La banca è vista sì come un lavoro ma è soprattutto una sorta di scatola magica che “dà i soldi” che servono per mangiare, mantenere la famiglia ma anche per divertirsi e, per altri , un luogo un po’ misterioso. Per alcuni la banca è un servizio per le persone, aperta a tutti , anche se qualche bambino inizia a pensare che i soldi non siano a l ibera di-sposizione di chiunque.

Per creare un futuro positivo crediamo sia indispensabile essere vicini alle nuove generazioni e investire in educa-zione, per aiutare i bambini, i ragazzi, i giovani a crescere e a sviluppare le proprie inclinazioni, l iberi da costrizioni, af f inché possano essere innovativi e creativi e promuovere lo sviluppo della società.

*Andrea Zanzotto

Antonella Massari Responsabile Group Stakeholder and Service Intelligence UniCredit

Rodolfo Ortolani Responsabile Identity and Communication Italy UniCredit

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Introa cura di Reggio Children

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Investire nell’infanzia

Sono tempi duri per l ’economia, le conseguenze della glo-balizzazione e la crisi f inanziaria ed economica sono un problema attuale, vasto e complesso che chiede nuove so-luzioni. Probabilmente chiede nuove etiche e nuove def ini-zioni di valori. Risulta dif f icile accostare i bambini a un mondo così com-plicato e violento, ma l ’obiettivo non è né di cercare sugge-rimenti suggestivi nelle parole delle bambine e dei bambi-ni, né tanto meno di alleggerire la gravità dei fatti con la loro voce allegra. L’obiettivo di questa indagine è mostrare un’immagine d’infanzia nuova che emerge anche conversando intorno al tema del lavoro e delle banche. Vorremmo mettere in luce e condividere le molteplici competenze che i bambini hanno nel costruire pensieri e teorie intorno alle cose e al mon-do, anche quando il mondo è dichiaratamente degli adulti , come il mondo del lavoro, del denaro, delle banche. Mostrare come i bambini, nel costruire questa l ieve poeti-ca dell ’economia, siano attenti alle idee degli altri , quan-to siano disposti a mettere in gioco la conoscenza e anche – eventualmente – a cambiare opinione, e quanto queste

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loro competenze abbiano bisogno di contesti capaci di ac-coglierle; è, quindi, in modo forse indiretto che i bambini ci spingono a ridef inire le etiche e i valori.I bambini “ci guardano” e rappresentano il futuro, sono soggetti di diritto; se questo è, come crediamo, un valore, che conseguenze può avere? Che valore siamo disposti a riconoscere – e dunque a concedere – alla scuola e all ’edu-cazione? Le consideriamo un buon investimento? La que-stione è urgente e intreccia etica, politica ed economia.Il Professor James Heckman, Premio Nobel per le Scienze Economiche dell ’anno 2000, durante una visita al Centro Internazionale Loris Malaguzzi di Reggio Emilia nell ’otto-bre 2008 così si espresse: “Investire nell ’ infanzia porta a un ritorno anche economico e noi abbiamo gli strumenti per dimostrarlo. Sull ’ investimento iniziale vi è un ritorno annuo valutabile nella misura del 10%, superiore a certi investimenti sul mercato azionario, dove i l tasso di ritor-no medio sull ’ investimento è nell ’ordine del 6% sul lungo termine”, e proseguendo: “A Reggio Emilia ho trovato una serie di risposte coerenti con la mia visione, secondo la quale per lo sviluppo umano non sono necessarie solo le capacità cognitive, ma anche quelle umane, emozionali e relazionali”.Noi continuiamo a pensare che la scuola e l ’educazione siano un buon e necessario investimento: sono insieme un buon investimento per i l futuro e un diritto imprescindibi-le delle bambine e dei bambini.

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Il lavoro, la banca e il mondo

Gianni Rodari diceva che ci sono parole che, date ai bam-bini, si comportano come quei sassi gettati nell ’acqua che formano sulla superf icie tanti cerchi concentrici .“Lavoro” e “banca” appartengono a questa categoria: due parole che i bambini hanno indagato attraverso alcune in-terviste e che si sono dilatate in molteplici signif icati .Le interviste volgono l ’attenzione verso questi due ambi-ti , i l lavoro e la banca, e cercano di cogliere, attraverso domande larghe, la qualità delle competenze dei bambini rispetto a due entità cardine della nostra organizzazione economico-sociale contemporanea. Le immagini dei bambini relative all ’ istituzione bancaria e ai tipi di attività umana riportano, in primo luogo, alla struttura e all ’organizzazione della società in cui vivono: i loro pensieri leggono e interpretano l ’attualità del mondo circostante, sono letture sensibil i .

Nelle loro risposte i bambini tengono insieme reale e ideale, non costruiscono gerarchie o separazioni; tengono insieme la pratica del vivere – l ’util ità del lavoro e quella di natura diversa della banca – con l ’ idea delle relazioni, del piacere

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e del divertimento che entrambe le strutture, nel loro im-maginario, possono procurare.La complessità della realtà in cui i bambini vivono chiede loro strumenti di analisi più che schemi predef initi per in-terpretare e dare signif icato alle esperienze. Questa com-petenza analitica, che si avvale di tracce e indizi con i quali costruire immagini intere e provvisorie, appartiene a tutti i bambini e le bambine, ed emerge anche in queste inter-viste. Una capacità, che continuamente tengono allenata, di osservare, d’interpretare e di mantenere una relazione empatica con il mondo. Con la straordinarietà e i rischi che questo sguardo porta con sé.

Scorrendo alcuni di questi testi , si nota la capacità dei bambini di operare sintesi che possono apparire contrad-dittorie, ma a leggere con attenzione si trovano diverse rif lessioni che attraversano e uniscono l ’ immaginario del mondo lavorativo con l ’ immaginario della banca.Che cosa unisce i l lavoro e la banca? A una prima lettura appare evidente che la moneta – i l denaro – è i l legame che struttura una reciprocità eff iciente e pratica. Ma c’è anche un altro f i lo di relazione che sta nel contorno dei concetti ed è dato dalla aff idabilità che i bambini attri-buiscono al lavoro, in modo dif ferente alla banca, di orga-nizzare e concretizzare i l progetto di vita: i l lavoro produ-ce denaro che soddisfa bisogni e desideri, relazioni amicali , possibil ità di fare per gli altri , occasioni di apprendimento. La banca viene narrata in stretta relazione con il denaro: nell ’ immaginario dei bambini è un deposito dove si danno e si prendono soldi come in una scatola magica, e attraverso questo legame con il denaro la banca diviene un referente privilegiato per completare e sostenere i l progetto di vita.Nella relazione, per i bambini a volte misteriosa, fra banca e denaro, la banca diventa essa stessa lavoro, un luogo di lavoro e contemporaneamente casa/salvadanaio del denaro.

Intro

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Il lavoro serve a lavorare

In questi tempi di grandi dif f icoltà e crisi del mondo del la-voro e dell ’economia, le parole delle bambine e dei bambini volano, sì , alte e leggere, ma la loro serietà nel rispondere ci invita ad accettare questa leggerezza, cogliendone tutte le tracce di ottimismo e di desiderio di collocarsi e orien-tarsi nel mondo che l i circonda.È un argomento che l i riguarda, che contribuisce a dare forma e identità alle loro famiglie e che sempre più l i ri -guarderà; come diceva i l poeta: “I bambini vengono dal fu-turo”, e se nelle loro risposte e nei loro pensieri ci fosse un po’ di futuro, bene, allora siamo in buone mani.Mantengono, come spesso i bambini fanno quando discuto-no delle cose del mondo, piani diversi intrecciati , ed è in questo intreccio che riescono a immaginare questa stra-na poetica dell ’economia, in cui i l lavoro si armonizza con i desideri, i bisogni e i l piacere; si permettono una felice relazione emotiva con il lavoro, pur nella consapevolezza della fatica del lavoro e sapendo che la sua mancanza è una condizione possibile e dif f icile allo stesso tempo.

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L’ascolto e le parole

Sono stati importanti, per sostenere la qualità e l ’origina-lità delle risposte dei bambini intervistati , l ’approccio e l ’esperienza degli adulti che hanno coordinato i l lavoro. Un approccio alla relazione con i bambini che tiene al cen-tro la capacità di ascolto degli adulti , intesa come capacità di sostenere e di lasciarsi condurre dai pensieri delle bam-bine e dei bambini. Uno dei tratti identitari della pedagogia reggiana. La serie di domande sulla banca e sul lavoro ha rappresen-tato una traccia, da non seguire in modo rigido (domanda/risposta), una pista di lavoro convenuta in precedenza, e si è cercato di costruire le domande in modo che non orien-tassero eccessivamente le risposte dei bambini.È stato scelto di condurre alcune conversazioni a piccoli gruppi (possibilmente mai superiori a cinque bambini) per-ché i l confronto tra idee diverse è un contesto produttivo e arricchente, da noi ritenuto una delle basi dell ’esperienza educativa. I piccoli gruppi sono stati formati per età omo-genea aff inché i l confronto fosse sempre possibile e non prevaricante.Ha partecipato a queste conversazioni un gruppo di circa

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30 bambine e bambini f ig li di lavoratori UniCredit: gran parte delle conversazioni si è svolta durante alcune gior-nate di formazione condotte da Reggio Children al Centro Internazionale Loris Malaguzzi per i l personale (genitori e f ig li insieme) di UniCredit nel 2009, altre interviste sono state realizzate a f ig li di dipendenti UniCredit del territo-rio di Reggio Emilia nel 2010.A queste conversazioni abbiamo aff iancato interviste sin-gole/personali per avere una maggiore variazione di tipo-logie di contesti . Le interviste singole ci hanno permes-so di coinvolgere soggetti molto diversi, mantenendo una complessiva dif ferenziazione dei mestieri dei genitori delle bambine e dei bambini intervistati , così da avere del mate-riale maggiormente articolato, sviluppando rif lessioni più estese.Il lavoro dei componenti della “famiglia”, intesa anche come contesto familiare allargato, rappresenta infatti una prima determinante impronta nella costruzione di pensieri e teorie delle bambine e dei bambini intorno all ’ identità del lavoro e della banca. Questo è risultato particolarmente evidente nel confronto di conoscenze specif iche sull ’orga-nizzazione e le funzioni della banca. Generalmente i bambi-ni che non hanno genitori, parenti o amici che lavorano in banca, dif f icilmente abitano le banche, sembrano frequen-tarle poco, anche per una questione pratica di orari, e co-struiscono un immaginario personale f lessibile con cui si permettono di giocare, lasciando aperte nuove possibil ità interpretative. Per poter trascrivere con precisione le parole dei bambini, era sempre presente, durante tutte le interviste, un regi-stratore. Le frasi riportate nella pubblicazione fanno rife-rimento a queste conversazioni/interviste. Nelle parole e nei pensieri, i bambini intrecciano formule standard desunte dall ’esperienza, teorie costruite indivi-dualmente o con gli amici, giochi di parole, improvvise con-nessioni, tengono tutto insieme. Ma quanto è specif ico i l l inguaggio? Sia i bambini che le bambine util izzano formule l inguistiche date da esperienze

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vissute, giocano con i termini dentro alla loro ambiguità di signif icato. L’investimento resta, per molti dei bambini intervistati individualmente, quello delle macchine: “Vuol dire che una macchina schiaccia un signore”, e mentre lo dichiarano, sorridono, sembrano sapere che stanno, come novelli Baroni di Münchhausen, alzando se stessi e le paro-le tirandosi per i capelli .“Bancomat” è uno dei termini più conosciuti (non a caso lo sportello è collocato solitamente fuori dalla banca). “Soldi” è la parola più citata, non solo in relazione con povertà o ricchezza ma come possibil ità di costruire un progetto di vita, di aiutare gli altri , di soddisfare passioni e piaceri: nonostante la loro irreprensibile etica del lavoro e dell ’eco-nomia, i bambini sono amorali , saltano tutti g li schemi.Sembra che in numero maggiore, anche se di poco, le bam-bine tengano più presente, sia nelle domande sul lavoro che in quelle sulla banca, la relazione di cura e aiuto verso le persone. Le risposte sul lavoro e sulla banca sono state raccolte in due grandi capitoli e suddivise in sottocapitoli , spesso pre-ceduti da nostre brevi sintesi.

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Lavoroa cura di Reggio Children

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Perché lavorare?

Il lavoro è stato letto dai bambini e dalle bambine in stretta relazione con l ’esistenza stessa. I l suo valore è dato dalla sua capacità di trasformarsi in forza-guadagno, che sod-disfa i bisogni della vita: “mangiare”, “mantenere la fami-glia”; ma anche forza che apre alla conoscenza: “si impara”; e che promuove relazioni e amicizie: se non hai un lavoro “rimani a casa”, “non hai g li amici”. I l lavoro si connette contemporaneamente al piacere e alla fatica: “ti deve pia-cere”, “si fa fatica a lavorare”.

Lavoro

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Il lavoro serve per imparare. Martina, 6 anni

Per guadagnare i soldi, per comprare le cose, serve per

vivere ma anche per fare una cosa che ti piace. Vittorio, 8 anni

Per guadagnare i soldi e divertirsi. Alice, 7 anni

Il lavoro serve a guadagnare soldi per mangiare e per

tenere la famiglia, che non manchi niente. Giacomo, 9 anni

È per guadagnare i soldi per vivere. Laura R., 7 anni

Poi serve a prendere dei soldi e con questi soldi, diciamo, aiutano a vivere, perché senza soldi noi non

viviamo. E poi se noi non siamo bravi nel nostro lavoro lo impariamo. Quando tu sei andata a lavorare, sapevi com’era? Forse tu non sapevi del tuo lavoro, e negli

anni l’hai imparato. Per esempio se sei un dottore, curi delle altre persone ed è un bene, ci vuole tanto tempo

ad impararlo. Eleonora, 8 anni

Lavoro

– A cosa serve il lavoro? –

Per imparare… a stare con gli altri… e… [per imparare] cose nuove. Elisa, 10 anni

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23Lavoro

È una cosa che devi fare tutte delle cose stranamente, come al computer che lavori e poi

escono i soldi dal computer dell’ufficio! Oppure vuol dire trapanare, fare il cuciniere, la

disinfestazione dei topi, il dottore degli animali… serve a far diventare più astuto, più forte…

Io c’ho un barattolo dove sto mettendo i soldi e quando sono arrivati tutti i soldi

al tappo del barattolo compro il galeone. – Ma quei soldi di chi sono? –

Miei che me li dà la mamma o il papà tutte le volte che sono bravo a vestirmi, a scuola… Ce ne

ho 80, 140! Però il vasetto è ancora smilzo… [è semivuoto] ci sono tanti soldi d’oro molto duro, l’oro fatto nella fornace e uno di carta rosa che

però vale tanto! Marcello, 5 anni

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Il lavoro serve… serve… io non so tanto del lavoro… Simone, 5 anni

Lavoro

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Il lavoro serve a lavorare, per prendere i soldi per comprare le cose che gli servono… per primo il cibo, il cibo per mangiare… poi i libri, poi i giochi per i bambini, le case, gli alberi, pure i pesci costano… Leticia, 5 anni

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Un lavoro secondo me serve a nutrire perché guadagni i soldi e con i soldi puoi mangiare. I soldi servono anche per aiutare delle persone. Carla, 8 anni

Il lavoro è cosa che praticamente è per risparmiare i soldi e anche si mette molta fatica. Luca, 5 anni

Per la vita, tutto. Una persona lavora per la sua famiglia e per vivere. Matilde, 11 anni

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Io lo contraddico tutto perché il lavoro è una cosa che mentre lavori, lavori, non ti fa risparmiare soldi, ma il capo te ne dà altri, ti aggiunge

altri soldi e poi a un certo punto ti sale lo stipendio… quei soldi servono a pagare il mangiare, il lavoro ti aggiunge i soldi. Giovanni, 8 anni

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Per diventare ricchi! Elena, 7 anni

Siamo già ricchi. Alessandro, 7 anni

Ho migliaia di giochi e migliaia di cartoni. Elena, 7 anni

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29Lavoro

Lavoro utile

Il metro che misura i l valore del lavoro è principalmen-te legato al servizio che rende alla comunità, ma anche ai vantaggi individuali che arreca sia a l ivello f inanziario che a l ivello di soddisfazione e conoscenza personale: “perché ti fa guadagnare di più”, “un lavoro deve piacere perché se no a cosa serve?”. I bambini, nonostante i l mondo, vivono in un universo di senso, ricercano insieme il senso delle cose e i l piacere delle cose. Non separano pubblico e pri-vato, sembrerebbero avere un senso civico superiore alla media nazionale; la l ista dei lavori util i è lunga, non gerar-chica, vi ritroviamo sia i l lavoro manuale che intellettuale, a seconda delle diverse inclinazioni.In qualche caso durante la conversazione i l focus si sposta dal lavoro più utile a quello più faticoso e dif f icile. Come fanno sempre i bambini, anche qui accreditano un grande e incondizionato valore alle attività degli adulti .

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30 Lavoro

È cogliere l’acqua dai pozzi perché l’acqua serve per tutte le cose. Camilla, 5 anni

Un lavoro deve piacere, perché se no a cosa serve? Per me il dottore, che lavora all’ospedale, poi il veterinario, perché cura, è molto importante curare le persone, gli animali, qualsiasi essere vivente. Eleonora, 8 anni

Utile vuol dire che è un sacco facile. La Serena fa la maestra… mi sembra che sia un pochino utile: insegna a imparare a studiare le cose che si fanno alle elementari, delle cose importanti! Poi i lavori utili sono quelli dei pompieri e dei soccorritori perché loro salvano tutti gli animali, tipo il macao [macaco], il puma. Simone, 5 anni

Fare il proprietario di una banca perché ti insegna a contare i soldi. Simone B., 10 anni

Il dottore, la maestra, il muratore… però sono più i lavori utili che quelli inutili… Matilde, 11 anni

– Qual è il lavoro più utile? –

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Il muratore, perché costruisce le case, il dottore e l’imbianchino. Gabriele C., 6 anni

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Anche a scuola si fa il lavoro, la scuola è un lavoro per i bambini. Francesco, 8 anni

Io sono un “ozino”, uno che riposa poco: non studio solo due volte la settimana e riposo. Daniele S., 7 anni

Il contrario del lavoro è l’ozio, è il riposo, fare niente; lavorare vuol dire fare qualcosa, ad esempio offrire servizi per qualcuno, mentre noi bambini lavoriamo per noi stessi attraverso la scuola. Elisabetta, 11 anni

Si fa fatica a lavorare. Mattia, 10 anni

Lavoro

Secondo me è il medico perché cura le persone e anche la maestra di scuola perché insegna le cose ai bambini. Federico, 9 anni

Andare in piscina, imparare il nuoto. Alessandro, 7 anni

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I nonni fanno un lavoro difficilissimo: il bar. Tutti fanno un lavoro diverso: i lavori difficili e i lavori facili.

Sono facili quelli che si fanno in questa città, sono difficili quelli che si fanno in un’altra città perché parlano

un’altra lingua… Simone, 5 anni

Ingegnere perché ha inventato il computer. Luca F., 9 anni

Costruire una casa forte forte che non si rompe con il terremoto o con il vento forte. La mia scuola è fortissima,

e se viene il terremoto alla scuola non fa niente. Sonu, 6 anni

Lavoro

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Delle donne e degli uomini

Provando a cercare tracce di futuro in queste brevi conver-sazioni, rispetto alla dif ferenza di genere nel mondo del la-voro, si potrebbe azzardare che bambine e bambini sembri-no essere generalmente più evoluti dei tempi che corrono: una possibile previsione e insieme un auspicio. Dichiarano che teoricamente non c’è alcuna dif ferenza, di-pende dalle scelte che uomini e donne compiono. Ma le dif-ferenze emergono quando i bambini, acuti lettori del reale, entrano negli esempi che i l contesto e la società offrono loro: allora evidenziano le dif ferenze nei lavori seguendo gli immaginari di maschile e femminile proposti . In alcuni casi collocano gli squilibri di genere “nei tempi antichi”, come fosse qualcosa che non li riguarda più.

Lavoro

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– Che differenza c’è fra il lavoro degli uomini e delle donne? –

Non c’è differenza, i maschi possono fare anche il lavoro

delle donne. Martina, 6 anni

Il meccanico lo fanno molto i maschi… forse sono un po’ più durini

i lavori degli uomini. Vittorio, 8 anni

Nessuna, se no una differenza per me è che le femmine riguardano un lavoro da femmine e i maschi uno da maschi… esempio, un lavoro da femmine è fare le maestre, insegnare a disegnare… uno da maschio dovrebbe essere uno che fa i

mobili, i tavoli, le finestre, le porte. Camilla, 5 anni

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La guerra [la fanno] solo i maschi, perché sparano. Svetlana, 7 anni

Le armi sono più da maschi. Rachele, 9 anni

Nessuna. Luca F., 9 anni

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No, sono uguali, non c’è nessuna differenza. Un lavoro che la mamma

non vorrebbe proprio fare è la sollevatrice di pesi, quello proprio no

di sicuro. Alice, 7 anni

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Bella domanda, devo pensare. Dipende dal lavoro che gli piace fare. Può capitare che un maschio fa un lavoro da donna. Non ci sono dei lavori da uomini e da donna, dipende dal cuore, se il cuore vuole fare un lavoro, quel lavoro lo farà, perché l’ha deciso lei/lui. Eleonora, 8 anni

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Le donne fanno di mestiere le foto, le maestre, le parrucchiere, la giornalista, la contadina, la “verdurista”, sai quella che vende le verdure, la cuoca, la macellaia e i maschi invece aggiustano le cose, poi fanno i “biciclisti” perché fanno

le gare, i veterinari, i dottori, il cuoco. Sono quasi uguali i lavori che fanno gli uomini e le donne, però fare i muri le

donne non possono farlo. Valentina, 5 anni

Nessuna, guadagnano lo stesso, se fanno lo stesso

mestiere. Giacomo, 9 anni

Sì. Alessandro, 7 anni

Noo! Elena, 7 anni

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Fare il maestro è anche un lavoro difficile perché esistono solo nei

cartoni. Le maestre femmine invece fanno un lavoro più facile perché loro

sanno molto di più che i maschi e fanno meno fatica. – Come mai? – Eh perché

loro sono nate così, si ricordano di più quello che hanno fatto da piccole e

sanno molte più cose! Simone, 5 anni

Non c’è nessuna differenza vedi: dottore-dottoressa, ufficiale-ufficiala, pittore-pittrice… le donne però forse

fanno delle cose più speciali che i maschi, noi femmine inventiamo delle

cose molto belle, più delicate… noi facciamo le cose bene! Leticia, 5 anni

Sì, quello degli uomini è più duro e quello delle femmine

è più rilassante. Simone B., 10 anni

Beh… se fossimo in un certo periodo della storia o in certe parti del mondo c’è differenza, altrimenti adesso si possono fare tutti… forse una donna

non farebbe il muratore oppure dei lavori pesanti o… dei lavori “sporchi” come

vendere la droga. Matilde, 11 anni

Nessuna. Prima c’era, ora ci sono tanti uomini che fanno i lavori delle donne come stare in casa, lavare, far da mangiare. Ora stanno in casa anche gli uomini. Ora non

c’è differenza. Carla, 8 anni

La differenza è che il lavoro degli uomini chiede più forza mentre quello della donna

chiede mente… insomma più impegno. Federico, 9 anni

È uguale, le donne sono alla pari degli uomini, gli antichi Egiziani usavano le

donne in casa a fare tutti i lavori di casa, badavano ai bambini, così… adesso no, adesso è uguale, le donne e gli uomini fanno gli stessi lavori… le donne fanno

anche i militari… Daniele, 10 anni

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Senzalavoro

La perdita del lavoro è la perdita dei diritti e dei valori che hanno delineato l ’ identità del lavoro: l ’occasione di impa-rare, di guadagnare, di stare con gli altri , di divertirsi .I l lavoro sembra essere per i bambini un diritto irrinun-ciabile; per questo, in mancanza di lavoro, suggeriscono modi diversi per uscire da questa situazione così dif f icile e triste, sono modi che coinvolgono l ’ iniziativa personale, “chiedi un lavoro, ne impari un altro…”, ma anche la socie-tà che deve farsi carico di un problema che non è solo indi-viduale: “chiedi alla chiesa, alla banca, ai capi del lavoro”. Certamente per i bambini la famiglia rappresenta la dimen-sione affettiva principale, ma vivono comunque in un mon-do molto più “popolato”, fatto di grandi inclusioni e acco-glienze che vanno oltre i conf ini familiari , un mondo dove risulta normale aiutare gli altri ed essere partecipi della vita degli altri .

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Succede che non ha soldi. Può chiedere a qualcuno se gli fa fare un lavoro, a un

postino gli può chiedere se può aiutarlo a distribuire la posta. Oppure può andare a

imparare a fare un altro lavoro ma di solito a chi è senza lavoro gli fanno fare dei lavori

un po’ più durini. Vittorio, 8 anni

Lavoro

– Se una persona non ha un lavoro, cosa succede? –

Si va in giro a chiedere soldi… È triste perché non può comperare niente… non mi fare pensare a queste cose perché mi

viene da piangere. Alice, 7 anni

Chi è disoccupato, sta a casa a lavorare nei campi, ad aiutare gli altri

e a fare tante cose. Camilla, 5 anni

Va in chiesa a chiedere dei soldi, o anche in banca, in

strada no! Gabriele C., 6 anni

Che va in crisi e stai male. Simone B., 10 anni

Ci rimane male. Lorenzo D., 5 anni

Non ha cosa mangiare, cose per vestirsi… Gabriele, 6 anni

Page 47: "Il lavoro, la banca, l'economia"

45

Succede che deve rimanere dentro la casa e non lavora e non impara le cose

come le impariamo noi bambini che andiamo a scuola. Valentina, 5 anni

Va a fare un lavoro dove ci sono gli altri o lo fa veramente a casa sua. Basta solo che pensi dove vuoi andare a lavorare, cosa ti piace lavorare, ci pensi e dopo vai a cercarlo e se lo trovi dopo ti

metti lì e fai il tuo lavoro. Simone, 5 anni

Succede che non vive, perché senza un lavoro non hai i soldi, non hai gli amici perché molti amici sono nel lavoro. Per esempio tu hai tanti amici nel lavoro. Poi

non imparerai più quel lavoro che stavi facendo perché non ti eserciti, non impari più. Eleonora, 8 anni

Diventa povero. Matteo, 6 anni

Succede che dopo un po’ non ha più soldi e quindi diventa difficile

e molto triste. Federico, 9 anni

Lavoro

Page 48: "Il lavoro, la banca, l'economia"

46 Lavoro

Uno deve chiedere a tutti i capi dei lavori. Giovanni, 8 anni

Ha una vita povera di conoscenze e non vive

nella realtà perché non fa convivenza e non impara le

cose della vita. Matilde, 11 anni

Lo devi aiutare. Muore di fame, non può

mangiare e non può vestirsi. Carla, 8 anni

È una cosa molto brutta, ci sono dei bambini che non hanno da mangiare, che vanno nei cassonetti dell’immondizia a prendere il cibo, che bevono dai pozzi

d’acqua della pioggia e che si ammalano poi di tifo o di peste bubbonica… l’ho

visto alla televisione! Io gli do tutti i miei giochi da piccolo! Marcello, 5 anni

Oppure va in chiesa e gli danno qualche soldino per vivere, chiede l’elemosina, vive con l’elemosina, può

vivere… se è giovane però non dovrebbe chiederla l’elemosina

ma un lavoro dovrebbe chiedere. Zeno, 9 anni

Va in tutti gli edifici di lavoro e chiede se qualcuno magari uno è

morto e allora prende il suo posto, perché, se uno è morto, come

fanno senza quella cosa che faceva lui? Gli danno il posto in cui quello

non c’è più. Luca, 5 anni

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47Lavoro

Succede che non guadagna soldi e neanche fa niente di interessante, si annoia. Se ne deve cercare un altro di lavoro, prendere l’aereo e andare in un posto lontanissimo, fare troppa strada e attraversare il deserto e forse anche il mare, trova un lavoro: il pescatore e il nuotatore… Leticia, 5 anni

Lavoro

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48 Lavoro

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49

Il lavoro del futuro

Il futuro, come diceva una bambina di cinque anni, sembre-rebbe “una bella giornata”. La l ista dei lavori futuribil i è lunga e coinvolge desideri, passioni, immaginari, a volte la scelta è in relazione con il lavoro dei genitori. I l lavoro è visto come uno spazio fattuale degli interessi, come possi-bil ità di sviluppare capacità, di imparare e soddisfare cu-riosità. I l guadagno f inanziario è presente ma non è l ’ele-mento principale. La domanda apre a un’autovalutazione rispetto alle proprie capacità e mostra una possibil ità di proiezione certamente sostenuta da una generale condizio-ne sociale ed economica di benessere, ma rimanda anche al potente ottimismo, un ottimismo “biologico”, che permette di crescere, di cui le bambine e i bambini sono sempre ben equipaggiati .

Lavoro

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50

La baby-sitter. Martina, 6 anni

La “cavallerista”, oppure il dottore oppure la vigilessa. Valentina, 5 anni

Mi piacerebbe fare la maestra, perché così insegno ai bambini a fare le cose che mi hanno insegnato la Lori e la Monica e se i bambini sono troppi posso organizzare io una scuola, ma al martedì e al sabato. Camilla, 5 anni

Al mattino il dottore, al pomeriggio il muratore, alla sera il batterista. Gabriele C., 6 anni

Il calciatore perché mi piace il calcio; l’architetto perché mi piace disegnare e progettare… non so, delle case strane... e il pittore. Vittorio, 8 anni

Lavoro

– Che lavoro vorresti fare da grande? –

Page 53: "Il lavoro, la banca, l'economia"

51

Non ho ancora deciso: la maestra di pattinaggio o quella di scienza o l’architetto, poliziotta,

scalatrice, veterinaria, elettricista, motociclista, avvocato. I lavori sono tutti belli, forse spostare

letame non è bellissimo. Alice, 7 anni

Lavoro

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52 Lavoro

Page 55: "Il lavoro, la banca, l'economia"

53Lavoro

Certo io lo so già: il soccorritore per salvare gli animali. Bisogna prima imparare… bisogna imparare a disegnarli, a

scrivere il suo nome, poi ci serve anche sapere che cosa dargli da mangiare, per esempio il macao [macaco] ama mangiare le banane allora noi dobbiamo dargli anche quelle. Sapere come salvarlo dai pericoli, sapere come curarlo, sapere che stanno

nella foresta pluviale e andare là a salvarlo! Simone, 5 anni

Il pizzaiolo, perché faccio le pizze e così la faccio saltare, la lancio

un po’ in aria e poi la prendo con l’altra mano. Matteo, 6 anni

Sono indeciso tra due: l’archeologo e l’esploratore. Giacomo, 9 anni

Me ne piacerebbero fare tanti da grande, ho già in testa tre lavori io. Insegnare ad andare

a cavallo e avere una scuola di cavallo, fare la pianista e lo scultore, perché lo scultore

crea. Mi piacerebbe fare quello della creta, del marmo e il vetro. Eleonora, 8 anni

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54 Lavoro

Veterinario. È come aiutare le persone invece aiuti gli animali. In realtà anche le persone sono animali. Carla, 8 anni

Il pompiere e il poliziotto o l’ambulante perché c’hanno le divise blu, rossa e bianca… a me piacciono le divise! Marcello, 5 anni

Girare il mondo, è un lavoro anche quello. Simone B., 10 anni

Mi piacerebbe fare l’acrobata! O, se non c’è una scuola circo qui, posso fare la ballerina o la parrucchiera, sono dei lavori belli, mi piacciono… Però per fare l’acrobata bisogna esercitarsi molto e andare a scuola, fare la scuola di circo. Leticia, 5 anni

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Ah… tanti… quando ero piccola volevo fare la vulcanologa… adesso

mi piacerebbe fare la pediatra oppure la veterinaria… spero che

lo studio della matematica non sia un problema… perché adesso sto

facendo delle cose difficili e mi preoccupa… mi piace

quando la capisco. Matilde, 11 anni

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56 Lavoro

Io il dentista perché lo fa il mio papà e poi perché è importante perché se uno si spacca il dente

come fa? Luca, 5 anni

Il calciatore perché ho fatto già 5 goal nella mia

carriera. Giovanni, 8 anni

Io il maestro perché mi piace studiare e bisogna sempre

studiare per fare il maestro o il militare perché mi piacciono le armi e mi piacciono le cose

pericolose. Daniele, 10 anni

Io non guadagnerò niente, ma farò il

falegname, perché mi piace il legno. Mattia, 10 anni

Fare le statue perché so che si guadagna tanti

soldi. Pietro, 6 anni

Gare di cavallo! Da piccola la ballerina. Bianca, 4 anni

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57Lavoro

Io da grande pianto i fiori. Michela, 4 anni

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58 Lavoro

Ingegnere. Luca F., 9 anni

Con la rocket [nave spaziale] puoi andare in antartica in 3 minuti, più veloce della luce. Mmmm, quasi. La luce è più veloce di tutto! Vado a vivere in campagna, voglio una campagna grande grande. Sonu, 6 anni

Costruire una band dove si suona. Alessandro, 7 anni

La ballerina. Laura, 4 anni

Io vorrei fare il veterinario per curare gli animali. Elena, 7 anni

Aggiustare le biciclette e vendere gli occhiali da sole per le biciclette. Giulia, 4 anni

È una sorpresa. Chiara, 5 anni

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59Lavoro

Mah, penso… che lavorerò con gli animali perché mi piacciono tanto… però ancora sono un po’ indecisa… mi piacciono soprattutto i roditori… Laura R., 7 anni

Il giornalaio e il contadino, il giornalaio perché legge le cose, il contadino perché vende le patate e a me piacciono tanto le patate…Prima faccio l’orario da contadino poi mi svesto e faccio il giornalaio. Lorenzo, 5 anni

La parrucchiera perché mi piace lavorare con i capelli. Rachele, 9 anni

Io voglio mangiare i biscotti da grande. Svetlana, 7 anni

Il muratore perché mi piace costruire le case. Gabriele, 6 anni

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60 Lavoro

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Le femmine del tasso

Sulle tasse le competenze dei bambini sono variegate, c’è una forte impronta segnata dall ’ immaginario dei cartoni animati (in particolare Robin Hood dove le tasse vengo-no pagate dalla povera gente al ricco e avido Re Giovanni) che, strano caso, sembrerebbe una specie di caricatura di una certa attitudine negativa molto italiana, ma è solo uno strano caso e non riguarda direttamente i bambini. Nelle diverse risposte ci sono tanti segni di una possibile e futu-ribile coscienza civile. I bambini, non avendo un’esperien-za diretta sull ’argomento, in fondo raccontano quello che sentono e che non sentono e così le misteriose “femmine del tasso” mostrano un’identità che si va costruendo.

Lavoro

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In Robin Hood il Principe Giovanni dice: “Tasse, tasse e ancora tasse…”. La gente del popolo le dava al Principe Giovanni. Gabriele C., 6 anni

Ne ho sentito parlare nel film di Robin Hood. Alice, 7 anni

Sono i soldini che i poveri devono prendere e dare a uno che li tiene tutti. Valentina, 5 anni

Non lo so. Elena, 7 anni

Le tasse sono soldi. Martina, 6 anni

Le tasse le pagano i poveri ma non solo. Si pagano al Comune che le usa per costruire case, giardini pubblici, fontane, strade, le insegnanti nelle scuole. Vittorio, 8 anni

Lavoro

– Cosa sono le tasse? –

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63

È un certo numero di soldi che chiede il Sindaco per migliorare

la città. Eleonora, 8 anni

Ad esempio il nostro presidente ci dà le tasse, sono soldi che

spendi per esempio per la TV, per corrente elettrica. Giacomo, 9 anni

Sono delle tessere, servono per fare i passaporti. Ad esempio: io vado in un posto con il treno o con l’aereo. Devo pagare le tasse, per fare il

passaporto, vero? Matteo, 6 anni

Cose che si devono pagare. Luca F., 9 anni

Lo Stato ti toglie una parte dello stipendio per i servizi comunali come gli ospedali, le scuole e i rifiuti, i trasporti. Però io vorrei essere veramente sicura che i soldi delle tasse si usino bene per tutti i servizi della città e

per tutti gli anziani, i bambini, le persone ammalate. Matilde, 11 anni

Lavoro

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Quelle che paga il papà, esempio la bolletta che vanno alla posta e poi al Comune… Federico, 9 anni

Le tasse sono le femmine del tasso. Bianca, 4 anni

Quelle che paga il papà, esempio la bolletta che vanno alla posta e poi al Comune… Federico, 9 anni

Sono dei soldi, però antichi. Ora non si usano più le tasse, si usano gli euro. – Chi le paga? – Noi. Le tasse che noi paghiamo sono euri. Carla, 8 anni

Sono dei soldi, però antichi. Ora non si usano più le tasse, si usano gli euro. – Chi le paga? – Noi. Le tasse che noi paghiamo sono euri. Carla, 8 anni

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Oppure sono per pagare anche l’elettricità. Luca, 5 anni

Nei tempi quando c’era l’imperatore Nerone tutti dovevano dare tutti i soldi all’imperatore, questo l’ho studiato: c’era Matteo e Lorenzo che dovevano prendere su i soldi dai cittadini, dicevano ai cittadini di pagare 10 e poi 7 li dava all’imperatore e 2 li teneva lui. Adesso tu devi pagare per il Paese, tipo adesso si pagano le tasse per i bambini dell’Abruzzo, perché c’è stato il terremoto e si sono distrutte tutte le case e allora come fanno che non hanno niente? Giovanni, 8 anni

Lavoro

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66 Lavoro

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Lavoro e crisi

Perché indagare con i bambini la relazione fra queste due parole? L’obiettivo era di verif icare quanto i bambini siano in ascolto, quanto seguano, a dispetto di tutte le piccole e grandi censure, g li eventi delle cose e del mondo. Quanto siano interessati a capire i signif icati di parole che sento-no nell ’aria, anche nella mancanza di spiegazioni precise degli adulti . Un’ulteriore conferma, se ne avevamo bisogno, di come i bambini siano sensibil i a quello che succede in-torno, alla contemporaneità. Una qualità, un’attitudine che ha bisogno di essere sostenuta e accolta dagli adulti e, pro-prio in questi tempi di crisi , una preziosa indicazione sul ruolo possibile dell ’educazione e della scuola pubblica.

Lavoro

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68

La crisi è che ti è morto il nonno o ti sei perso in un bosco… Vittorio, 8 anni

Che non c’è lavoro. Luca F., 9 anni

Lavoro

– Lavoro e crisi –

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La crisi del lavoro è quando parecchie persone, per licenziamenti vari, restano senza lavoro e allora si forma questa crisi del lavoro. Giacomo, 9 anni

La crisi è quando non hai qualcosa che desideri. Il lavoro è un passatempo divertente che fai nella giornata e che ti aiuta per la famiglia. La crisi viene quando il lavoro non c’è più e uno che ha bisogno di lavorare non riesce a farlo. Quindi la crisi è una brutta cosa. Eleonora, 8 anni

Uno va in crisi quando è morto un suo amico. Gabriele C., 6 anni

Crisi è una cosa un po’ bruttina, è una tristezza molto forte. Camilla, 5 anni

Il lavoro è tante cose e la crisi è una cosa: per esempio quando uno non ha lavoro è in crisi. Carla, 8 anni

Praticamente i bancari americani hanno dato ai cittadini tutti i soldi che volevano… “Venite, prendete tutti i soldi che volete…”. Ai cittadini sembrava strano e infatti sono falliti… ma questo problema dopo dagli Stati Uniti si è allargato in tutto il mondo e adesso le fabbriche chiudono e le persone perdono il lavoro… per questo si parla sempre della crisi… Matilde, 11 anni

La crisi è quando rimani senza soldi e non hai più niente. Sara, 9 anni

Lavoro

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70

C’è la crisi, per questo. Al tiggì danno i meno e i più, servono per vedere come è la banca, se è brava o no e siccome c’è la crisi

sta andando male. Alessandro Z., 9 anni

La crisi è quando una persona non riesce a prendere il lavoro e i soldi diminuiscono

giorno dopo giorno. Federico, 9 anni

Lavoro

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71

Per questo si chiama curriculum. Alessandro Z., 9 anni

Se ti assumono devi mandare il curriculum, che viene mandato per posta prioritaria perché va

più veloce. Filippo, 9 anni

C’è la crisi delle banche perché certe fabbriche stanno

perdendo il lavoro. Filippo, 9 anni

Lavoro

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72 Lavoro

Page 75: "Il lavoro, la banca, l'economia"

73Lavoro

Page 76: "Il lavoro, la banca, l'economia"

74

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75

Bancaa cura di Reggio Children

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76 Banca

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77Banca

Un grande salvadanaio

Sia i bambini più piccoli che i più grandi si trovano d’accordo nel def inire la banca in relazione a diverse modalità di gestione del denaro. La banca diventa così un deposito, un grande salvadanaio, che aiuta a risparmiare e distribuisce/presta soldi. Ma, come già dicevamo, la banca è anche un luogo misterioso, contiene i l denaro, e proprio come un salvadanaio è dif f icile guardarci dentro, ha in sé qualcosa di segreto e qualcuno parla di “codici da decifrare”. Per alcuni è una specie di negozio, uno spazio lavorativo; certamente i bambini che hanno genitori o parenti che lavorano in banca mostrano una conoscenza più articolata delle diverse funzioni della banca.

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78

Serve a dare i soldi. Daniele S., 7 anni

È una cosa particolare, ma molto importante perché si guadagnano i soldi per

fare tutto. Camilla, 5 anni

Banca

– Che cosa è una banca? –

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79Banca

Page 82: "Il lavoro, la banca, l'economia"

80 Banca

Una banca o una barca? La banca è una che vende le cose per spendere i soldi. Valentina, 5 anni

Per me è il deposito dei soldi della gente che ha il bancomat con scritto un codice e quel codice serve ad estrarre

i soldi dal deposito. Eleonora, 8 anni

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81Banca

Una specie di barchetta che va nel mare… scherzo, non la conosco. Simone, 5 anni

È un posto dove si prendono i soldi, ma non tutti i giorni, tipo una volta alla settimana. Vittorio, 8 anni

È una cosa che dove si tengono i soldi e per attivare la banca bisogna decifrare il codice. Io vorrei una banca personale. Alice, 7 anni

Page 84: "Il lavoro, la banca, l'economia"

82 Banca

È come il Monopoli che magari trovi la banca in debito con te. Alessandro Z., 9 anni

È un posto dove si tengono i soldi per le persone che hanno bisogno. Sara, 9 anni

È un luogo dove si danno e si prendono i soldi; nell’antichità

c’era una specie di bancone dove si pagavano le tasse oppure si

cambiavano le monete e si prestavano. Non tutte le banche sono uguali,

magari sono diverse nelle offerte che ti fanno, ad esempio sono diverse

nella pubblicità, oppure quando lasci i soldi in banca ti danno un profitto

maggiore o minore. Elisabetta, 11 anni

Un posto dove metti i soldi per non spenderli tutti subito. Quelli ricchi

quando vedono quattro euro sono così attratti dai soldi che cinque minuti

dopo li hanno già spesi. I ricchi spesso non mettono i soldi in banca. Carla, 8 anni

Dove lavorano i miei genitori. Elena, 7 anni

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83

I soldi servono per fare, comprare i fiori: sono delle monete. Sofia, 4 anni

Banca

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84 Banca

Page 87: "Il lavoro, la banca, l'economia"

85

Funzioni

Identità e funzioni della banca sono sovrapponibili . Com-paiono anche qui, come nella def inizione di banca, termini specif ici che fanno intravedere competenze di cui i bambini posseggono solo alcuni passaggi. Per i bambini più grandi emergono le conoscenze scolastiche che aiutano a def inire le funzioni. Chi ha un genitore che lavora in banca rile-va aspetti che investono l ’organizzazione bancaria e i l suo ruolo di deposito e gestore dei soldi della gente. Emerge per tutti un’immagine di banca come servizio per le persone, in una relazione di scambio apparentemente paritaria e aperta a tutti , anche se qualcuno comincia a dubitare che i soldi siano a l ibera disposizione. I soldi e la banca sono strettamente connessi ma, benché i bambini in-troiettino certamente, rispetto al denaro, teorie e pensieri legati al contesto familiare e sociale in cui vivono, hanno ancora una visione del denaro strettamente strumentale: serve a qualcosa d’altro e non rappresenta un oggetto del desiderio in sé. È un tema interessante, che potrebbe esse-re approfondito e sviluppato.

Banca

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86 Banca

I soldi servono per fare tutti gli altri più contenti. Più contenti della vita. Se li annuso i soldi sono un po’

puzzoni. Sanno un po’ di grasso e un po’ di ciccia. Bianca, 4 anni

Serve a spendere ancora di più i soldi. Leticia, 5 anni

Serve a lavorare. Alessandro, 7 anni

– A cosa serve una banca? –

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87Banca

A contenere i soldi e a lavorare, nel senso che ci sono tante persone che ci lavorano. Eleonora, 8 anni

Per tenere i soldi in cassa. Posso immaginare che si possa aiutare la gente a dare anche un contributo ai poveri. Simone B., 10 anni

Serve per fare soldi, cioè per darli tutti. Martina, 6 anni

È come un’assicurazione. Sara, 9 anni

Serve per prendere i soldi così si comprano le cose: i giornali, le bambole, i libri… Camilla, 5 anni

La banca fa parte del settore terziario e quindi è un servizio per le persone… perché non tutti devono saper fare il bancario, c’è chi lo fa per noi. Matilde, 11 anni

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88 Banca

Così quando sei fuori e sei senza soldi vai là e su un computerino scrivi il tuo numero

di soldi e praticamente dalla banca te ne spediscono… il massimo di chiederne è 100

o 200 euro. Giovanni, 8 anni

La banca serve per trattenere i soldi che non riesci a

tenere nel borsellino o nel salvadanaio. Giovanni, 8 anni

Io sono una banca in un certo senso, perché quando i miei genitori gli

serve qualche soldo, io glieli do e poi me li debbono ridare. Francesco, 8 anni

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89Banca

Li puoi cambiare i soldi in banca, tipo da euro a dollari, da dollari a

sterline, poi ci puoi pagare le bollette con la banca. Chi lavora in banca si organizzano e si dividono e poi

organizzano le monete. Lorenzo M., 8 anni

I soldi li porti in banca e poi li riprendi e poi li porti in banca e poi li prendi

ancora, anche la banca ha bisogno di una banca per prendere i soldi… Mattea, 8 anni

La banca ci ha uno sportellone che uno mette dentro tutti i suoi soldi e dopo lui

e dopo su un quadernino ti segnano tutti i numeri di soldi che hai e dopo su quel

quadernino ti segnano un numero e il tuo nome così quando li vieni a ritirare… Luca, 5 anni

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Ma i ladri non ce l’hanno le tesserine. Gabriele, 6 anni

Banca

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Ma come fai? Ti mette i soldi nella stampante e dopo te li manda? No, non è così! Devi andare là in macchina e dopo lui guarda sul suo quadernino quello che hai

segnato e anche i soldi e dopo tu li chiedi e dopo lui te li dà indietro e dopo li porti via. Luca, 5 anni

Banca

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La banca come struttura

Emerge un sistema complesso formato da persone e da mac-chine: i bambini sembrano, soprattutto, interessati alle macchine, delle specie di robot che distribuiscono soldi, computer con codici segreti , la carta dei soldi. Sono “pre-senze” che possono agire insieme ma anche separate, su cui i bambini si divertono a costruire teorie. I modi di descrivere le operazioni e l ’organizzazione inter-na della banca mostrano una familiarità che sa di esperien-za diretta. Entra nelle loro conversazioni anche l ’attualità della cronaca: le banche fall ite in America.

Banca

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La banca è fatta da delle persone che si riuniscono e sanno quanti soldi darti. Ci lavoreranno tante persone… Vittorio, 8 anni

Banca

La cosa principale in banca è avere la banca. Filippo, 9 anni

È organizzata con delle casse e dei conta-soldi, due o tre uomini,

e uno spazio privato dove le persone possono parlare un po’

in segreto. Federico, 9 anni

– Conosci l’organizzazione della banca? –

C’è un capo, i banchieri: i banchieri son quelli nei bar che tengono i banchi… i bancari lavorano in banca… poi i cassieri ci sono e basta… Elisa, 10 anni

Computer… tanti fogli, con le biro, tanti fogli perché loro fanno fare tante firme alle persone. Laura R., 7 anni

Io so per certo che appena assunto comincia dai lavori più umili, tipo riordinare le carte in ordine di date e salgo di un gradino, un gradino… fino a che non diventi un capo o vieni licenziato. Alessandro Z., 9 anni

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Me la immagino: ci sono il direttore o la direttrice e il vicedirettore nei loro uffici e nelle altre stanze direttamente unite all’ingresso, ci sono gli altri dipendenti che servono i clienti… mettono a posto gli assegni, danno dei soldi, fanno delle ricevute, parlano al telefono… prendono il caffè… Matilde, 11 anni

C’è un caveau apposito per proteggere i risparmi. Poi ci sono gli impiegati. Giacomo, 9 anni

Ci lavora Fabrizio [lo zio], fa un po’… dà i soldi ai poveri. Chi non ha i soldi va lì e glieli danno. Anche il nonno Claudio lavorava lì ma poi si è stancato di lavorare, lavorare… adesso deve stare a cucinare e a far fare i compiti a Christian… Leticia, 5 anni

Ma è un lavoro brutto perché devi stare tutto il giorno in piedi. Bianca, 4 anni

Banca

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96 Banca

Sì, quando uno chiede di fare il bancomat, uno prende il numero e quando arriva il tuo turno, chiedi se ci dà il bancomat. Poi ci

sono tanti impiegati che lavorano per una banca e naturalmente anche loro hanno il bancomat. Eleonora, 8 anni

Non c’è nessuno dentro alla banca perché si prendono da soli i soldi: c’è una tessera, la infili dentro a una righetta,

poi quando hai finito di fare le cose dentro la banca poi viene prima la tessera e poi vengono i soldi. Valentina, 5 anni

Secondo me c’è un piccolo computer che ascolta la decifrazione del codice,

se è esatto ti dà i soldi. Poi ci sono delle persone che contano i soldi. Loro ne

hanno un mucchio enorme. Sentono una vocina tipo che dice: “Voglio due bigliettoni

da 500”, vanno nella categoria dei 500, prendono i soldi e li danno. Alice, 7 anni

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97Banca

Tante banche in America sono fallite, hanno preso

troppi meno. Filippo, 9 anni

Può anche fallire se è in debito di molti soldi con tante persone,

perché ha preso i soldi dei clienti, soldi in più… Filippo, 9 anni

Succede quando uno prende più prestiti, prende troppi soldi e non glieli dà più indietro e la

banca fallisce. Alessandro Z., 9 anni

Oppure fallisce perché il capo è troppo duro e

licenzia tutti. Alessandro Z., 9 anni

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98 Banca

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Organizzazione del lavoro

La domanda apre per prima a una struttura organizzativa con un capo e i bambini in fondo seguono la scia. Al “capo” viene riconosciuto i l potere di comandare la distribuzione dei soldi, i l sapere che gli permette di organizzare le fun-zioni e i l lavoro dei dipendenti della banca. È però anche una f igura che ha una dimensione orizzontale, non neces-sariamente superiore agli altri , e che la esplica nella capa-cità di coordinare e gestire i l lavoro comune.

Banca

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Secondo me sì. Stabilisce come sono le regole e chi ti dà i soldi. Tipo una volta Daniele, Marco… Vittorio, 8 anni

Il capo è quello che decide, è un banchiere e dice cosa fare agli impiegati e poi gli dà lo stipendio se se lo sono meritati. Assume e licenzia gli impiegati che si sono comportati bene o male. Dice anche di che colore bisogna vestirsi, non puoi metterti in un modo scortese. In banca sono tutti belli ed educati. Eleonora, 8 anni

Non c’è un capo della banca, perché vengono da soli i soldi. Valentina, 5 anni

Sì, c’è e dirige la banca. Alice, 7 anni

Secondo me non c’è un capo. Tutti sono capi. Gabriele C., 6 anni

– C’è un capo della banca? –

Banca

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Sì, c’è un capo, conta i soldi e dice agli altri come devono fare a contarli. Simone B., 10 anni

Non lo so, forse si chiamerà Mattia, oppure Fabrizio. È quello che dice: “Date più soldi ai poveri che non hanno niente da mangiare, date i soldi a Michelangelo che deve prendere l’aereo, date i soldi alla Sara che deve comprare i libri e il cibo”… Così, forse… Leticia, 5 anni

Il banchiere, dirige la banca. Giacomo, 9 anni

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Sì. È un signore che mette in organizzazione la banca e tipo tu dai 10 euro e lui dice: “10 euro noi li teniamo ma voi ci dovete dare 4 euro”. Carla, 8 anni

È il comandante della banca. Lorenzo, 5 anni

Certo il direttore che coordina il lavoro delle altre persone e prende delle decisioni definitive e dà dei consigli ai clienti; poi controlla il lavoro dei dipendenti, fa gli orari in democrazia con gli altri colleghi direttori che sono seguiti dai responsabili della banca. Matilde, 11 anni

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Fa anche altre cose, paga gli stipendi, registra le fatture, stampa le cose… delle altre fatture da fare. Zeno, 9 anni

Ma non so come si chiama, il capo gira per tutto l’ufficio. Alessandro, 7 anni

Non c’è un capo dentro alla banca… il capo sta fuori in una stanza in un altro paese come Traversetolo, Cavriago… e controlla che i banchieri non sbaglino a fare i conti, a dare il resto… ma non so chi è. Federico, 9 anni

Il capo organizza i soldi e comanda. Lorenzo M., 8 anni

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Servizi bancari

Intorno ai servizi bancari e alle possibil i e diverse declina-zioni: conto corrente, bancomat (certamente i l servizio più conosciuto svolgendosi al di fuori della banca e in orari più f lessibil i) e investimenti, i bambini – soprattutto là dove le conoscenze sono più rarefatte – si divertono a giocare con le parole e cavalcano tutte le possibil i ambiguità di signif i -cato. Altre volte invece riportano interpretazioni sensibil i , date da una lettura delle esperienze fatte e delle cose sen-tite. I bambini ascoltano e reinterpretano continuamente la realtà che hanno intorno, sono acuti osservatori e le de-scrizioni dettagliate sugli “usi e costumi” del bancomat, che sono evidentemente azioni che hanno sempre e solo osservato, sono l ì a dimostrarcelo. Ci guardano con grande attenzione e, forse, sospendendo per un momento lavoro, soldi e banca, questo potrebbe in qualche modo diventare per noi (adulti) un indizio prezioso per un approccio più consapevole all ’ infanzia.

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I servizi sono anche la carta di credito, il bancomat e lo sportello. Federico, 9 anni

Sono queste persone. Tu gli dai dei soldi, loro te li tengono e tu gli devi dare degli altri soldi. Carla, 8 anni

Sono i servizi che la banca propone ai clienti tipo il mutuo, l’assicurazione. Matilde, 11 anni

Il servizio bancario è una cosa dove danno i soldi a quelli che sono in crisi. Simone B., 10 anni

– Cosa sono i servizi bancari? –

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Non lo so. Martina, 6 anni

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– Cosa è un conto corrente? –

Fare i conti con i numeri forse, non lo so… 10.000, 236.000, 37 più 12.000, 40, 50, 1.016… dei numeri che corrono, corrono fino al cielo fanno una fila lunghissima! Ma forse non è così, non lo so. Leticia, 5 anni

Non lo so. Matteo, 6 anni

È tipo la bolletta che si riceve se uno non ha pagato una cosa. Giacomo, 9 anni

È uno spazio di banca per lo stipendio dei genitori. È un numero per tutti quelli che lavorano con dentro i soldi dello stipendio che ogni mese raccolgono. Eleonora, 8 anni

Non lo so. Valentina, 5 anni

Il nome sembra c’entri con la corrente elettrica. Un conto che corre con i fili dell’elettricità. Alice, 7 anni

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Forse i soldi che vanno verso la corrente… cioè la carta di credito che va verso la banca, cioè il conto che va verso i soldi. Alessandro Z., 9 anni

Il contro corrente è come una cassaforte dove ci stanno i soldi della mamma, poi nell’altra quelli del papà… e così via. Federico, 9 anni

Non so, forse il conto che corre. Carla, 8 anni

È il deposito dei tuoi risparmi che puoi decidere come usarli oppure per pagare le spese importanti come il mutuo, l’Enìa, la Telecom, il condominio. Matilde, 11 anni

Un conto corrente proprio non lo so. Simone B., 10 anni

È un conto di corsa. Chiara, 5 anni

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– Cosa è un bancomat? –

È un tipo di computer, ci sono dei tasti ma non c’è l’alfabeto. Ci sono anche dei tasti bianchi. Serve per prendere i soldi che ti dà la banca, perché se hai pochi soldi, se li stai per finire, vai al bancomat e ne prendi ancora. Matteo, 6 anni

È una carta con dentro i soldi della banca che le persone ci hanno messo dentro e quando ne hanno bisogno fanno il bancomat in una macchina mettendo il codice (segreto) [dice di metterlo tra parentesi perché è un segreto] e impostando i soldi che vogliono ritirare dai propri soldi che sono dentro la banca. Eleonora, 8 anni

È una cosa che bisogna schiacciare, prima i tasti piccolini di ferro poi quelli grossi e poi viene fuori la tessera e poi dopo si prendono i soldi. Valentina, 5 anni

È un fogliettino lungo e quadrato come un frigo, di cartone duro o plastica, e serve per pagare una cosa costosa. Gabriele C., 6 anni

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È dove uno versa i soldi dentro e poi, quando vuole riaverli, inserisce il codice che serve. Allora il bancomat capisce chi sei e ti ridà i tuoi soldi, quando servono. Giacomo, 9 anni

Praticamente è dove tieni i tuoi soldi, è come la cassaforte. Elisa, 10 anni

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Il bancomat è una carta con cui si apre la cassaforte dei soldi delle persone. Federico, 9 anni

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Che bisogna inserire una carta poi bisogna schiacciare dei pulsanti che ti indicano dei numeri... cioè quanti soldi vuoi, e poi dopo il bancomat ti manda giù i soldi, di solito di carta. Laura R., 7 anni

Anche la banca usa il bancomat per pagare le spese, le spese della banca, non possono aprire la cassaforte e usare i soldi degli altri! Luca, 5 anni

Però ai tempi di mio nonno che ha quasi cento anni, non c’era il bancomat… Giovanni, 8 anni

L’hanno inventato gli scienziati, perché studiano molto… Luca, 5 anni

Perché hanno capito che certe quantità di soldi erano troppe da prendere, allora hanno pensato di formulare una carta per far risparmiare un po’ di soldi. Giovanni, 8 anni

All’esterno della banca c’è un bancomat che si riconosce perché c’è una piccola tettoia vicino all’ingresso della banca con un monitor e una tastiera con i numeri fino al 9, con una tessera magnetica che si chiama bancomat card, si infila dentro a una fessura e si digita il codice della tessera e si prelevano i soldi; si può ricaricare il cellulare digitando il numero del telefono… i soldi sono i tuoi del conto corrente. Matilde, 11 anni

Perché la passi quella scheda e la cassiera la passa in una cosa che la gestisce e dopo li metti i soldi che volevano nella cassa e dopo ti rimetti i soldi e vai. Luca, 5 anni

È un buco che dà i soldi. Chiara, 5 anni

Schiacci dei tasti e viene fuori non so cosa. Gabriele, 6 anni

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È stato inventato perché le persone avevano troppi soldi e allora gli scienziati hanno inventato questa carta elettronica, prendi un bancomat inserisci il tuo codice e devi sapere anche la banca dove hai depositato i soldi… la carta di credito ce l’hai solo se hai un conto corrente. Alessandro Z., 9 anni

Bancomat è tipo carta, che i soldi dello stipendio te li mettono sulla carta così fanno prima, se non ci fosse il bancomat avresti sempre il portafoglio pieno, a meno che tu non sei un povero… c’era al tempo delle lire il bancomat? Filippo, 9 anni

Non posso averlo il bancomat perché sono troppo piccolo. Francesco, 8 anni

I bambini non possono avere il bancomat perché devi essere maturo e la maturità non ti fa spendere i soldi in stupidaggini. Elisabetta, 11 anni

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La puoi usare solo con i numeri alti, tipo per un caffè no, non la puoi

usare all’infinito. Filippo, 9 anni

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Non lo so. Martina, 6 anni

– Che cosa è un investimento? –

È una cosa dove partecipi alla costruzione di qualche cosa. Simone B., 10 anni

Un investimento è quando dei signori abbastanza ricchi investono in una fabbrica. Giacomo, 9 anni

Una che fa i vestiti. Gabriele C., 6 anni

Investire in conto finanziario! Ma… non lo so cosa vuole dire! Zeno, 9 anni

Forse spendere soldi per la tua famiglia. Daniele, 10 anni

È quando i soldi da così diventano così… cioè crescono. Federico, 9 anni

Quando spendi tanti soldi o in assegno o banconote per una casa, una macchina, qualcosa che costa tanto… Matilde, 11 anni

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Vuol dire che una macchina schiaccia un signore. Camilla, 5 anni

Investire non lo so cosa vuol dire, io so solo quello con la macchina. Lorenzo M., 8 anni

Questa la so! Quando una macchina e un uomo, l’uomo attraversa la strada e la macchina lo investe. Matteo, 6 anni

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Risparmiare

Risparmiare è una parola che molti bambini conoscono, an-che perché ha un uso comune che va al di là dei soldi e della banca, ma sembra, comunque, emergere una dif fusa atten-zione per i l risparmio: i tempi di crisi trapelano in qualche modo anche dalle parole dei bambini. Se mettiamo in relazione i l risparmio con la riduzione dei consumi (“spendere meno” ma soprattutto “non sprecare”), forse in queste risposte dei bambini c’è un brandello di fu-turo che chiede con forza di essere preso in considerazione e valorizzato.

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– Cosa è il risparmio? –

Mettere da parte dei soldi per comprare una bici, li puoi

mettere in banca o nel portafogli … ma è un segreto! Vittorio, 8 anni

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Il risparmio dei soldi? Se tu hai pochi soldi e ne hai pochi anche in banca, compri meno giochi per i tuoi figli; quando vai da una stanza all’altra, spegni la luce; fai la doccia invece che il bagno. Fai andare la lavastoviglie e la lavatrice quando sono piene. Eleonora, 8 anni

Il risparmio è quando uno vuole risparmiare, non spende i suoi soldi per le cose inutili. Un esempio: una famiglia di classe media non spende i suoi soldi per prendere, ad esempio, un frigorifero che ha già oppure altri elettrodomestici. Giacomo, 9 anni

Risparmiar le cose, basta che non compri i giochi. Alessandro, 7 anni

Prendo i soldi dalla banca, li metto nel portafoglio poi li porto a casa. Valentina, 5 anni

Risparmiare i soldi vuol dire spendere meno. È anche un imbroglio perché se una cosa costa e tu gli vuoi dare meno credi di essere furbo ma non fai una bella figura. Alice, 7 anni

Risparmiare vuol dire che se uno ha un gioco molto bello lo risparmia per un altro giorno. Camilla, 5 anni

Che risparmi dei soldi, li tieni un po’ da parte per comprare delle altre cose. Li metti o nel portafoglio o in banca. Il nonno li mette da parte nel salvadanaio per noi. Vittorio ce ne ha 350 e io 150. Gabriele C., 6 anni

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Che si cerca di comprare le cose che ci servono per vivere, però magari ad un prezzo più basso. Laura R., 7 anni

Me lo ha spiegato anche il mio maestro a scuola, cioè quello che si guadagna e poi si mette da parte… come la mia scatola dei soldi, ci passo davanti e mi verrebbe voglia di prenderli per comprare le figurine dei Pokemon… ma poi mi passa perché voglio risparmiare!! Federico, 9 anni

Vuol dire mettere i soldi da parte per il futuro, per andare al college. Zeno, 9 anni

Oppure glieli dai tu quando diventi grande. Zeno, 9 anni

Per le cose che puoi fare da grande, per quando sei grande, servono anche per i genitori, perché quando sono vecchi… Daniele, 10 anni

Il risparmio è perché risparmi dei soldi che sono un contributo che dai alla tua famiglia. Simone B., 10 anni

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Quando al posto di spendere decidi di tenere i soldi per qualcosa di interessante.Ad esempio io ho deciso di non fare più la raccolta delle figurine perché desidero moltissimo un cane di razza Shiba, purtroppo è molto costoso perché 1.800 euro sono tanti… dovrò trovare una soluzione… forse mi accontenterò di un bastardino così lo salvo dal canile… però lo Shiba è così bello… Matilde, 11 anni

È il mio porcellino. Chiara, 5 anni

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L’obiettivo dell’indagine presentata in questa pubblicazione è mostrare un’immagine d’infanzia nuova, mettendo in luce le molteplici competenze che i bambini hanno nel costruire pensieri e teorie intorno alle cose e al mondo, anche quando questo è dichiaratamente degli adulti, come il mondo del lavoro, del denaro, delle banche. In tempi di grandi difficoltà e di crisi economica e sociale, le parole delle bambine e dei bambini volano, sì, alte e leggere, ma la loro serietà nel rispondere alle domande degli adulti ci invita ad accettare questa leggerezza, cogliendone tutte le tracce di ottimismo e di desiderio di collocarsi e orientarsi nella realtà che li circonda.I bambini “ci guardano” e rappresentano il futuro, sono soggetti di diritto; se questo è, come crediamo, un valore, che conseguenze può avere? Che valore siamo disposti a riconoscere – e dunque a concedere – alla scuola e all’educazione? Le consideriamo un buon investimento? La questione è urgente e intreccia etica, politica ed economia.