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Il Lavoro e la Società gianni maria strada Docente di organizzazione e gestione del personale Scuola d’ingegneria Università LIUC Castellanza UTE CINISELLO BALSAMO Anno accademico 2015-16

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Il Lavoro e la Societàgianni maria strada

Docente di organizzazione e gestione del personaleScuola d’ingegneria

Università LIUC Castellanza

UTE

CINISELLO BALSAMO

Anno accademico 2015-16

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Il lavoro, gli impegni e la compressione del tempo

Cinisello Balsamo

20 gennaio 2016

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La non società

• L’effetto dei social network è quello di “creare delle micro-società”, che sono una sorta di parentado

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La non società

• Sul tema della società sono interessanti gli scritti di due tra iprimi scienzati sociali F. Tonnies e E. Durkheim. Tonniesdiceva nel 1887 in Comunità e società “la teoria dellasocietà muove dalla costruzione di una cerchia di uominiche, come nella comunità, vivono e abitano pacificamenteuno accanto all’altro, ma che non sono essenzialmentelegati, bensì essenzialmente separati”. Durkheim (teoriadella solidarietà organica) sosteneva che rispetto alla“comunità”, molto più vischiosa e avvolgente, la società per un verso slega gli individui, li contrappone gli uni agli altri, ma per l’altro li invita a collaborare in quanto svolgono ruolidiversi e trova modo ditenerli insieme attraverso le istituzioni, le credenze, i progetti di futuro, gli spazicondivisi

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La non società

• Forse viviamo in non società, queste mantengono della società solo pallidi simulacri: cornici istituzionali indebolite dalla corruzione e guardate con crescente sospetto, simboli condivisi traballanti, il dilagare dell’individualismo

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“Comunità immaginate”

• I giornali e le televisioni hanno contribuito fortemente a costruire quelle “comunità immaginate” che sono state le nazioni. B. Andersen, studioso del nazionalismo, scriveva nel 1983 che le nazioni ispirano amore, a volte fino all’autosacrificio. Prodotti culturali del nazionalismo: poesia, letteratura, musica, arti mostrano chiaramente questo amore in migliaia di stili e di forme differenti

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“Comunità immaginate”

• I. Kant nell’Idea per una storia universale in prospettiva cosmopolitica (1784) scriveva “la insocievole socievolezza degli uomini, cioè la lorotendenza a unirsi in società, congiunta con unagenerale avversione, che minacciacontinuamente di disunire questa società. L’uomoha un’inclinazione ad associarsi, poichè egli nellostato di società si sente maggiormente uomo, cioè sente di poter meglio sviluppare le sue naturali disposizioni. Ma egli ha anche una forte tendenza a dissociarsi, poichè egli ha del pari in sè la qualità antisociale di voler tutto rivolgeresolo al proprio interesse”

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La fine delle “Comunità immaginate)

• La solitudine del cittadino globale (di Z. Baumann) trionfa in quella che A. Touraine chiama l’epoca della Fine della società

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Che fare?

• I mondo contemporaneo non è affato scarso di risorse materiali, quanto piuttosto di risorsesimboliche e ideologiche per “fare società” e proporre nuovi modelli di convivenza, basatisull’interdipendenza

• È urgente tornare a produrre il sociale evitando“il grande buco nero” della non società. Il rischioè che il vuoto viene velocemente riempito da ideologie integraliste e razziste che incitano alloscontro di civiltà attorno ad una preda concepitacome sempre più scarsa

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Smart working

• Adottare una politica di smart working significa ridisegnare processi organizzativi, saper fare leva su una flessibilità buona, rivedere modelli di compensation e di valutazione delle performance: in sintesi, ripensare completamente la valorizzazione di ciascuno all'interno dell'azienda

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Smart working

• Dare fiducia, per dare più responsabilità ad ogniworker. Se dai fiducia, i worker possono diventare“proprietari del loro lavoro”. Hanno più libertà nelgestirlo e, in tal modo, riescono a bilanciarlo al meglio con la vita privata. La libertà e unamaggior fiducia sono le basi per creare workermigliori. Se ogni worker può autogestire il propriolavoro e, soprattutto, il modo in cui lo fa, ciòconsentirà di aumentare la motivazioneintrinseca

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Smart working

• É necessaria la libertà per arrivare ad operarenel miglior modo possibile, svolgendo ilproprio lavoro in base a dei risultati ben definiti. Smart working è la possibilità di decidere dove, come e con chi svolgere il tuolavoro

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Smart working

• È una metodologia che consente di esseresempre connected con le informazioni e con le persone. Grazie allo smart working c’è la libertà di gestire la propria vita e di miglioraredrasticamente il proprio work-life balance. Lo smart working consente di iniziare la giornata in cucina e, mentre si fa colazione, si pensa a come organizzarla e gestirla al meglio. Si ha la possibilità di restare a casa o fare qualcosa nellazona in cui si vive

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Smart working

• Lo smart working consiste nell’applicazione delle discipline digitali, sociali e comportamentali per attivare un “nuovomodo di lavorare” basato sulla condivisione dellaconoscenza, della collaborazione edella trasparenza. Écaratterizzato da un appiattimento delle struttureorganizzative e da un alto livello di credibilità. L'obiettivodello smart working è l'incremento della performance organizzativa e il miglioramento del work-life balance ottenuto con la rimozione di sistemi di controllo basati sulla"quantità" di ore lavorate, con l’ utilizzo di team interdisciplinari, con la costruzione di "spazi" di lavorobasati su uno scopo (la condivisione, il brainstorming, la concentrazione, etc) e non sulla struttura organizzativa

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Smart working

• Lo smart working rappresenta un dialogo estendibile a tutti i processi di lavoro. Si caratterizza per l’utilizzo di tool che rendono più flessibile il lavoro e consentono al manager di avere un nuovo ruolo. La nuova leadership richiede un maggiore coinvolgimento dei datori di lavoro

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Smart working

È importante non confondere questo concetto con quello di telelavoro. Il punto centrale dello smart working consiste nel rispondere alla domanda: come posso organizzare autonomamente il mio lavoro e poterlo svolgere nel modo più efficiente possibile?

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Smart working

• Lo smart working è l'approccio innovativoall'organizzazione del lavoro che si caratterizzaper flessibilità e autonomia nella scelta deglispazi, degli orari di lavoro e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggioreresponsabilizzazione sui risultati

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Smart working

• Non è possibile dare un’unica definizione dal punto di vista:

- dell’ ICT si tratta di raggiungibilità, hardware e software

- di un architetto è logistica, si traduce sucome arredare il nuovo concept di ufficio e associarlo all’idea di lavoro flessibile

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Smart working

• Quando si rinnova una struttura aziendale, si èsoliti parlare delle quattro “T”:

1. Task: di che cosa ci si occupa e quali sono irisultati (deliverables);

2. Team: con chi si collabora;

3. Tempo: quando si svolgono i task;

4. Tecnica: come si entra in contatto con le persone del team con cui si collabora

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Una via concreta per cambiamento

• Lo smart working è uno strumento di cambiamento per realizzare concretamente la globalizzazione. L’ambiente di lavoro si statrasformando e, di conseguenza, sta mutandoanche il modo in cui le persone comunicano. Sono finiti i giorni dello stare seduti tra le quattromura dell’ufficio e dietro alle pareti divisorie, oggii professionisti hanno esigenze diverse, a secondadel lavoro che svolgono, del luogo in cui sitrovano e della propria personalità

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Una via concreta per cambiamento

• I manager di tutti i settori merceologici devono affrontare decisioni difficili relative alla gestione delle proprie persone e delle loro potenzialità, allo scopo di costruire una forza lavoro più produttiva con collaboratori liberi di scegliere il posto migliore e il momento più adatto per lavorare nella maniera più efficace ed efficiente possibile

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Non è più fantascienza

• I risultati ottenuti dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano dimostranoche, dopo anni di ritardi e rigidità, anche in Italia si è iniziato a parlare di smart working e i risultatiottenuti dalle imprese italiane che hannoabbracciato per prime questo progetto e questafilosofia nella sua totalità hanno ottenuto ottimirisultati in termini di produttività, ottimizzazionedei costi, soddisfazione del personale, equilibriotra vita privata e professionale, salvaguardiadell’ambiente che ci circonda

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Non è più fantascienza

• Lo smart working è un’opportunità che, se ben colta, apre scenari impensabili sia per l’azienda e il singolo, ma anche per il cambiamento della società

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Non è più fantascienza

• Per avere successo, è fondamentaleconsiderare nel progetto i tre pilastri:

1. le persone verso le quali deve esistere unarelazione di fiducia

2. gli spazi che devono essere adatti ai diversibisogni dei professionisti

3. la tecnologia che deve essere abilitante e non limitante nello svolgimento del propriolavoro

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Il focus

• Smart working, o Lavoro Agile, sono tra le parole più chiacchierate nel mondo business 2015. Il concetto di smart working vede il singolo professionista, dipendente o freelance, come punto cruciale dell’organizzazione

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Il focus

• Il professionista è più responsabile e autonomo, più sereno e in grado di migliorare il suoequilibrio tra vita privata e professionale. Tutto sitraduce in una maggiore efficacia lavorativa e in una valorizzazione delle attività che svolge. Un insieme coeso, in termini di coordinamento e collaborazione, è la base dell’organizzazionemoderna: un’organizzazione più flessibile rispettoa quella tradizionale, che tutti noi abbiamoconosciuto

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Un fallimento?

• Fin dai primi anni ‘90 diverse aziende hannocercato di lavorare smart rivedendo i propriprocessi e le proprie dinamiche aziendali. L’Olanda è stato il primo Paese ad avviare e implementare progetti riconducibili all’attualeconcetto di smart working. A distanza di oltreventi anni si può dire che tutte le organizzazioniolandesi possono considerarsi smart? Purtroppono. Secondo alcuni esperti, il 75% dei progetti di smart working è fallito

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Un fallimento?

• Su quattro progetti avviati, solo uno aveva la speranza di decollare. Come si spiega tale fenomeno? La teoria dello smart working sembraessere così chiara e semplice da attuare, ma l’apparenza inganna. La mission dello smart working non è una mission semplice: si cerca di cambiare il modo di lavorare, di collaborare e di organizzare le attività modificando l’approccio a cui siamo tanto abituati adesso, quelloriconducibile alla Rivoluzione Industriale

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Un fallimento?

• Se confrontiamo gli anni ‘90, i primi anni in cui si è diffuso lo smart working, con quello che sta succedendo oggi, possiamo dire che qualcosa è sicuramente cambiato. In quell’epoca non era comune avere un cellulare e, se volevi collegarti ad internet, avevi bisogno necessariamente della linea telefonica

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Un fallimento?

• “Behaviours, i comportamenti. Possiamo dire addio ai classici orari d’ufficio e affidiamoci agli obiettivi concreti da raggiungere. La regola è ottenere i risultati previsti nei tempi prefissati, al massimo della qualità. Di conseguenza, un lavoratore smart (smart worker) deve essere responsabilizzato ed educato alla gestione del tempo. L’elemento chiave è la fiducia, non il controllo

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Un fallimento?

• Oggi un’azienda può avvalersi di ambientitecnologici formidabili che incentivano lo smart working. Si tratta quasi sempre di strumenticollaborativi, molti anche gratuiti, checonsentono di esser sempre connessi. La tecnologia è nostra amica, conviviamoquotidianamente con essa nella nostra vita personale, perchè non sfruttarla anche per illavoro?

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Un fallimento?

• Gli spazi fisici, il layout dell’ufficio. La mentalità collaborativa si sposa meglio con gli open space che con le postazioni fisse. Non è importante dove lavori, ma quanto l’ambiente intorno a te è confortevole. Al parco, in un coworking, da casa … si lavora in base alle proprie esigenze e obiettivi