Il giornale della sesta edizione

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REPORT 2012 Comodamente Paesaggi Parole Festival VI edizione Meraviglia 7.8.9 settembre 2012 Vittorio Veneto www.comodamente.it

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Festival Comodamente VI edizione 7.8.9 settembre 2012 Vittorio Veneto (TV) www.comodamente.it

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REPORT 2012

ComodamentePaesaggi Parole Festival

VI edizione Meraviglia7.8.9 settembre 2012Vittorio Veneto

www.comodamente.it

ComodamentePaesaggi Parole Festival

VI edizione Meraviglia7.8.9 settembre 2012 - Vittorio Veneto

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Claudio Bertorelli Forse val la pena cita-re innanzitutto i numeri del concorso “Lo-cus Amoenus”.5245 Km percorsi dai progettisti verso Vit-torio Veneto 1950 viti da legno 950 piante 400 fascette da elettricista 320 ml tavola-to in legno 200 ml di fil di ferro da 0,016 cm 200 bustine di plastica 220 ml cavo elettrico 90 pallets 80 m di cavo metallico 70 ml tubo corrugato in plastica diametro 16 cm 70 cubi in legno 15 cm per 15 cm 70 sacchi di terra da 20 l 68 ml di tubi innocenti 60 borsette in plastica 65 parte-cipanti al concorso 45 cipressi 45 cerchi in polymat 45 pozzetti in cemento 42 m telo da cantiere 40 ml di neon 30 l colo-re verde 20 mq prato in rotoli 20 l colore bianco 20 volontari in azione 18 vincitori del concorso 15 mq pannello di legno 0,5 15 progettisti in azione 15 sedie da asilo mm 14 mc di ghiaia 10 pennelli 10 l ver-nice rossa 9 partner 9 notti a casa Fabbri 7 luoghi 7 giurati del concorso 6 badili 6 mq prato finto 4 mq telo trasparente 4 mq rete elettrosaldata 4 vasi 4 annaffiatoi 4 kg semi d’erba 3 mc di terra 3 bobine in legno 2 rastrelli 2 sedie 2 seghetti alterna-tivi 2 panche 2 giorni di workshop 1 fondo per vasca a tenuta 1 tavolo 1 trapano 1 picconeSono numeri considerevoli per una prima edizione e direi che testimoniano di una vera comunità progettuale che si è messa in moto per immaginare una pronta tra-sformazione di piccoli luoghi abbandonati da tutti, dal soggetto privato e dal sogget-to pubblico, eppure così straordinari dal punto di vista posizionale. Ma del resto i modelli formali deputati alla riqualificazione dello spazio pubblico in Italia dipendono interamente da vincoli di bilancio, da accordi pubblico-privati, da veti normativi. Quasi mai superano queste griglie per poter accedere a una dimensio-ne più dinamica. Il Festival Comodamente offre quindi uno “spazio di salvaguardia culturale” da tutto ciò. Quale può essere il livello di “eresia” che possiamo condividere?

Renata Codello I numeri del festival sono di grande interesse: smentiscono un luogo comune utilizzato di frequente e cioè che la “salvaguardia” di ciò che è bene comune sia sempre compito di qualcun altro diver-so da noi. Di più, che non vi sia sufficiente consapevolezza di che cosa costituisca il bene comune e, ancora, che la tutela del nostro patrimonio sia compito esclusivo delle istituzioni. Non è così, a patto che si riescano a rompere quei confini – anche di natura istituzionale – che si sono consoli-dati come veri e propri pre-giudizi. Qui sta,

forse, l’eresia che dobbiamo prima analiz-zare e conoscere e poi sradicare. Le idee e le proposte vanno più in fretta dell’ope-ratività delle norme. A mio parere, questa esperienza è la punta di un iceberg e, in quanto tale deve diventare operativa, es-sere elaborata, approvata dagli uffici delle soprintendenze e i progetti mantenuti nei luoghi per i quali sono stati prodotti. La forza di una tale azione sarà superiore an-che agli sforzi fatti per realizzarla.

Roberto Masiero I numeri del festival sono l’indice di un fenomeno che è urgente in-terpretare: il bisogno di un luogo “anche se occasionale”, e meglio “se non eterodi-retto” (vedi quello che sta accadendo dei partiti politici), di compensazione dei con-flitti sociali e di “rappresentanza” di nuove forme di aggregazione. L’eresia tradizionalmente si è presentata come rifiuto della norma condivisa e quin-di portava al rogo, ma anticipava anche forme di sommovimenti che una volta si chiamavano rivoluzioni; in questo caso – a mio modo di vedere all’interno di una ra-gione positiva - la dimensione eretica inne-stata dal e nel Festival segnala l’emergere di una nuova funzione sociale che possia-mo chiamare una “intelligenza collettiva”. Con esiti interessantissimi per quanto ri-guarda il rapporto tra il potere e la società, tra la gestione dell’esistente e le sue reali possibilità e in ultima analisi tra pubblico e privato

CB Il Festival Comodamente porta avanti un’idea di paesaggio così come emerge, senza “filtri italiani”, dalla Convenzione Eu-ropea di riferimento, che pone “... la comu-nità al centro della scena”. In altre parole io credo che la Convenzione Europea ci chieda di individuare gli strumenti che at-tivano nuove comunità e nuove centralità, e che esse realizzano i proprio paesaggi con i mezzi che hanno. I 7 spazi pubblici realizzati a Comodamente vogliono rappre-sentare il senso di un comunità operosa e non rancorosa (quella di cui parla Aldo Bonomi per capirci) che mette in moto un processo virtuoso sui propri piccoli spazi di rappresentanza, senza vincoli di proprie-tà (le 7 aree sono in parte pubbliche e in parte private.. ). È possibile vedere questi come semi di un nuovo percorso tra soggetti istituzionali (quelli che tradizionalmente agiscono “per vincoli”), soggetti economici (che tradizio-nalmente agiscono “per cassa”) e sogget-ti culturali (che tradizionalmente agiscono “per spirito di..”)?

RC Sono convinta che questo sia possibi-

le: è nei fatti. Occorre anche mettere bene a fuoco il metodo che voi avete seguito sia perché ha dato questi risultati importanti – in altri casi non ci sono stati – sia per-ché possa essere divulgato e riprodotto altrove. Non ci si deve stancare di ripete-re, aggiornare e diffondere le esperienze. Spesso ciò non viene fatto e così la quali-tà del lavoro si inaridisce e non si moltipli-ca. Resta un caso eccezionale, ma unico.

RM Il paesaggio non è altro che il modo in cui guardiamo e viviamo il nostro intorno: esiste perché noi lo trasformiamo. Alcuni, sapientemente, hanno detto che è il no-stro ritratto, la nostra stessa fisiognomica. È nel paesaggio che si “muovono” e “ope-rano” i soggetti istituzionali, i soggetti eco-nomici e i soggetti culturali. Il paesaggio si modifica a seconda di come operano que-sti soggetti. Il paesaggio allora non è que-stione estetica o luogo nostalgicamente memoriale, ma questione eminentemente politica. L’intera vicenda di Comodamente segnala profonde trasformazioni in atto nelle stesse relazioni di potere tra questi soggetti. Il paesaggio va visto come il tavo-lo da gioco su cui opera e si trasformano questi stessi soggetti; esso è questione collettiva e apre a nuove possibilità di pen-sare ciò che è o può essere pubblico e come possa essere gestito.

CB Proseguendo nel ragionamento, io pen-so che queste esperienze “informali” do-vrebbero poter attuare un trasferimento di “buona pratica” anche ai processi formali governati da norme ed Enti. Perché qui si annida una regola di futuro tutta da inda-gare. Pensate che gli Enti siano pronti per tentare anche questo percorso?

RC Concordo con l’idea di diffondere le “buone pratiche” trovando i modi per coin-volgere gli Enti. È un passaggio difficile perché gli Enti sarebbero pronti, ma non sono disponibili a discutere se non in mi-nima parte. Vi è una implicita rigidità che, spesso, è autoconservazione; raramente l’innovazione viene percepita come una reale opportunità. Per altro verso, va det-to che gli uffici di tutela non hanno una “mission” da realizzare, ma una sequenza ordinata di un procedimento... Entrambi i percorsi potrebbero coesistere, ma ciò Ra-ramente succede, e con una grande fatica personale.RM Ha perfettamente ragione la Soprinten-dente: vi è negli enti una implicita rigidità che spesso è autoconservazione. Va con-siderato che ciò è implicito nella “ragione burocratica”, è la sua natura normativa e conservativa e il suo essere strumento di

La comunità al centro della scena

controllo sociale. Ma la ragione burocratica è comunque parte del processo di nazionalizzazione implicito nella modernità ed è l’esito del passaggio da pratiche di potere personale a procedure sistematiche, precise e calco-labili. Ciò produce aspetti positivi che aiu-tano il formarsi di procedure democratiche come l’etica della imparzialità, ma essen-do per propria natura fortemente perva-siva la ragione burocratica può diventare sommamente pericolosa. È strumento fondamentale della democrazia ma con-temporaneamente è anche strumento di potere assoluto nei totalitarismi. È quindi pharmacon: nel contempo medicina e ve-leno. In questo momento in Italia sembra assumere la forma di una resistenza ai processi di trasformazione che emergono dal basso, ma non va per questo demoniz-zata. È necessario intervenire nelle stesse procedure della burocrazia non invocando l’etica della responsabilità per i funziona-ri ma modificando le procedure, i modi, le rappresentanze e, in ultima analisi, inter-venendo nei meccanismi della stessa ra-gione burocratica. Una volta di più è que-stione politica.

CB Non è mia intenzione “tirare per la giacchetta” la lettera che Lei gentilmente ci ha mandato, ma è certo che segna un grande passo di apertura. Quando l’ho fat-ta vedere al sindaco di un’altra città (ma con storia analoga) è balzato dalla sedia dicendo che voleva replicare anche lui “Lo-cus Amoenus”. Ecco che torna la questio-ne della buona pratica…

RC Non è stata la mia lettera, ma il vo-stro lavoro di eccellente qualità. La vostra esperienza è già pronta per camminare con le sue gambe. Qui ritorna il tema del metodo che bisogna rendere comprensibi-le e ripetibile. La “buona pratica” divente-rà le “buone pratiche” diffuse sul nostro e su altri territori.

RM Diffondere gli esiti delle buone prati-che significa indicare anche alle istituzio-ni pubbliche l’urgenza di fare sistema, di non essere chiusi nei localismi e di essere aperti nel valutare altre esperienze per ri-cavarne “il meglio” per i cittadini; significa anche mettere in concorrenza le pubbliche istituzioni rispetto alle valutazioni che pos-sono essere fatte attorno a cosa sia “il meglio”. Questo può far sì che ognuno sia costretto a riflettere (riflessione che oggi mi sembra drammaticamente assente) su quali siano effettivamente oggi i valori condivisi, ciò che ci fa essere, nel bene e nel male, parte di una comunità o di un sistema sociale.

CB E ancora, il concorso Locus Amoenus ha dimostrato che anche la città storica può rinunciare (certo in condizioni partico-lari) a procedere “per carte bollate”. È suf-

ficiente creare una cornice di lavoro alta dal punto di vista scientifico e culturale. Del resto il Festival Comodamente non fa che attivare il vero ruolo della cultura come grande “strumento di manipolazione del senso”. Che ne pensate?

RC Una cornice di lavoro di alta qualità è il punto fondamentale. Possiamo intender-ci su che cosa significhi questo aspetto. Ad esempio, dal punto di vista normativo, i vostri progetti erano molto rigorosi e ri-spettosi di luoghi che, oggettivamente, an-davano recuperati; erano azioni minimali e significative, prive di qualunque retorica. È molto difficile bocciare progetti così fatti.

RM Purtroppo la nostra cultura ha progres-sivamente ridotto la cultura (mi si passi il paradosso delle due e più culture, che ci costringerebbe a riflette sui “disegni” della storia) a ciò che si consuma, se si può, nel tempo libero e in particolare nel momento in cui si è in vacanza. Ma la cultura non è un “bene” culturale, non è un prodotto che va messo nel mercato, altrimenti non ha senso, ma è la cura (sic!) che mettiamo nel fare le cose che facciamo, nel pensare i pensieri che pensiamo, nel dire le parole che diciamo, e nell’incontrare l’“altro”. D’altra parte la parola stessa deriva da coltivare e allude alla cura che l’agricoltore mette per far si che le piante crescano. La parola latina colere da cui deriva cultura fa nascere anche un’altra parola oggi emargi-nata, culto, che sostanzialmente significa comportarsi con rispetto. C’è più cultura in un salame fatto con cura passione ed esperienza di quanta ce ne sia in molti trattati di antropologia. E si badi bene, non sono un nostalgico, anzi!

CB Questa esperienza trova ancor più sen-so nell’alveo della candidatura di “Venezia Nordest Capitale Europea della Cultura 2019”, un’occasione che ci può consen-tire di aggiornare definitivamente l’idea di paesaggio (ancora oggi legata solo al “bel paesaggio”) e di estenderla oltre la sua componente estetica. Queste forme di concorso agile che si chiudono con il coinvolgimento del mondo imprenditoria-le locale e con la realizzazione dell’opera possono essere un fortissimo motore vira-le di azione a scadenza 2019. Facciamo un patto comune su questo?

RC Penso che sia uno dei veri obiettivi che ci dobbiamo dare. Direi il più importante. E non solo per superare l’idea di “bel pa-esaggio” - in tal caso avremmo solo delle piccole e piccolissime isole belle – ma per rigenerare i luoghi in cui abitiamo e che oggi sono deturpati dai modi in cui abbia-mo raggiunto il nostro benessere. È fon-damentale che il mondo imprenditoriale comprenda che non ci serve solo la pro-duzione astratta dal contesto, ma che il “nostro prodotto” è più complesso, unisce

qualità e quantità per diventare specificità e peculiarità; in quanto tale è strettamen-te legato al nostro territorio. Anche l’inno-vazione si fonda sulle molteplici relazioni che si alimentano dai luoghi. Penso che Venezia rappresenti proprio questo: è sta-ta capitale in passato e lo è ancora oggi, ma potrebbe esserlo ancora più significati-vamente in futuro.

RM Sulla questione di “Venezia Nordest Capitale Europea della Cultura 2019” ci sarebbe da dire moltissimo, mi preme in questa occasione segnalare due questio-ni.La prima è di natura storiografica: final-mente si può sfatare una mitologa, quella di Venezia come conflittuale o estranea culturalmente al proprio territorio. Sareb-be più giusto dire ai propri territori, visto che era una Repubblica non territoriale. Si chiamava, per altro, Dominante non certo per l’atteggiamento che aveva rispetto al proprio entroterra. Questa mitologia, so-prattutto nel Novecento, ha determinato non pochi equivoci “politici”. La seconda è di natura politica: finalmente si incomincia nel Nordest a provare strate-gie per fare sistema partendo proprio dai territori, cioè dai paesaggi nelle loro diver-se componenti e nei diversi caratteri. La capitale europea della cultura può essere appunto così, nella trasformazione in atto dei rapporti tra insediamenti e territorio, un paesaggio fatto di molti paesaggi. Quin-di una vera e nuova città europea.

CB Appunto ciò che va in scena al festival Comodamente ogni anno. E chissà che tut-to questo presto diventi realtà quotidiana.

Claudio BertorelliDirettore Artistico Festival Comodamente e Presidente Centro Studi Usine

Renata CodelloSoprintendente per Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna

Roberto MasieroDocente Università IUAV Venezia

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Locus AmoenusPROMOSSO DACentro Studi UsineCittà di Vittorio VenetoFondazione Francesco Fabbri

NELL’AMBITO DIVenezia Nordest 2019 - candidata capitale europea della culturaVisitando Vittorio Veneto

A CURA DI Linealatente

GIURIAFranco Zagari (Presidente),Università Mediterranea Reggio CalabriaAldo Cibic, Cibic WorkshopMario Lupano, Università IUAV VeneziaCarlo Magnani, Università IUAV VeneziaRoberto Masiero, Fondazione Francesco Fabbri e Università IUAV VeneziaMarco Navarra, Università CataniaJuan Manuel Palerm, Università ULPGC ETSA Las Palmas de Gran Canaria e Università di Trento

LUOGHI1_Il lavatoio2_Le terrazze3_L’angolo4_La stalla5_I gradoni6_La soglia7_L’approdo

VINCITORI1_Giancarlo Uliana2_Caterina Micucci, Anna Merci, Giorgio Cucut3_Dumitru Alexandru Musteata, Sara D’Abate, Francesca Di Benedetto, Adriano Tasso4_Brando Posocco5_Fabio Cappello, Marina Scafaro6_Sara Gangemi, Maria Chiara Piraccini7_Matteo Aimini, Matteo Roveda, Sara Maria Fontana, Edoardo Ticozzi, Nicola Nubile

PARTNERCodex, Edilcasa, Edilcolor, Itlas, Lorenzon Costruzioni, Neonlauro, Roberti, Rugiano Martinuzzo

Il giardino della Loggia dei Grani è un luogo magico. Racchiude l’essenza del paesaggio nella città di Vittorio Veneto. Il suo ampio sguardo abbraccia l’intero territorio circo-stante. Un punto panoramico per eccellen-za, un sito di una serenità spaventosa... Ma allora come è possibile che un luogo del genere, rimanga per 362 giorni l’anno com-pletamente occultato agli occhi delle perso-ne? Recentemente restaurato insieme alle mura antiche della città, ha un impianto di illuminazione già usurato senza mai esse-re stato utilizzato. Per entrarvi non esisto-no le chiavi e se ci sono è molto difficile recuperarle. Perché un luogo che spetta di diritto alla cittadinanza deve subire un de-stino così atroce? Quali sono le dinamiche che spingono verso l’abbandono e l’oblio? Comodamente ci ha permesso di sperimen-tare due approcci: Il primo sul breve perio-do, realizzando un giardino temporaneo di graminacee, peraltro in parte già presenti in situ. il secondo invece, tenuto segreto fino a questo momento, è stato una densa semi-na di determinate specie infestanti e floreali molto robuste con lo specifico intento di of-frire la possibilità alle piante, almeno loro, di riappropiarsi in una maniera del tutto inaspettata di questo sito dimenticato. Ciò che rimarrà dopo il nostro passaggio sarà un manto di ghiaia color dolomite ed un im-precisato mix di volumi vegetali, cangianti con le stagioni.

Matteo Aimini

L’economia si è bloccata, e la cementifica-zione pure, in un periodo come questo in cui tutti si sta cercando di capire come rior-ganizzarsi, in che direzione muoversi, in un contesto quindi di forte cambiamento socia-le, economico, culturale e quindi comporta-mentale, il paesaggio che più di un decen-nio fa fu sfrattato, è nuovamente sulla via di casa, desideroso di riprendersi il posto che gli fu negato, offrendo nuovi germogli e nuove speraze future.

Brando Posocco

A 1164 km da Parigi, 1474 km da Londra1, è a Vittorio Veneto che le distanze si azzera-no attraverso la realizzazione di un concor-so in occasione del Festival “Comodamen-te”. Lavorare in una città densa di storia e di identità, riuscire a definire attraverso la progettazione di un giardino sperimentale, con materiali di riciclo, un nuovo spazio della contemporaneità, è stata senza dub-bio un’esperienza unica, un concentrato di emozioni e di scoperte che hanno formato un bagaglio prezioso da portare sempre con sé. Un vero e proprio cantiere a cielo aper-

to, che nel suo carattere di temporaneità, ha restituito alla città nuovo luogo e attra-verso la sua sovrascrittura ne ha cambiato la percezione e l’uso, stimolando la comuni-tà a partecipare a nuove pratiche sperimen-tali, riappropriandosi di una parte di città. Il jardin à porter, oggi, continua il suo viaggio nella memoria e nelle immagini. 1. provenienza di due componenti del team di progetto Jardin à porter

Caterina Micucci

• Il concorso ha dato la possibilità di riflet-tere sulla natura degli spazi della città e del-le gerarchie tra le sue parti e di proporre, con l’occasione del Festival, una trasforma-zione degli spazi collettivi in luoghi “abitabili come un interno”.• I giorni del Workshop e successivi sono stati di confronto, verifica, dubbio, approfon-dimento dello spazio specifico di intervento (dall’idea al progetto).• L’opportunità della “costruzione” (un plastico 1:1) è stata un’occasione, pur-troppo poco usuale, di verifica della forma fisica dello spazio e delle possibilità d’uso dell’ambiente trasformato.

Giancarlo Uliana

Per noi, quattro giovani studenti di architet-tura, il festival è stata la nostra prima espe-rienza lavorativa. Abbiamo accompagnato le nostre idee dalla fase progettuale alla realizzazione in prima persona, cercando di far emergere la nostra volontà di ricucire, anche se temporaneamente, questo piccolo tassello di città. Infatti, siamo convinti che la riqualificazione e la riconnessione di que-sti spazi sia fondamentale soprattutto in piccole realtà come Vittorio Veneto.

Dumitru Alexandru Musteata

Se il paesaggio è la trasposizione delle aspettative e dei desideri della società che li produce, il fenomeno forse più affascinate di questa esperienza è stata la collaborazione del tutto inaspettata e imprevista tra abitanti e progettisti, attraverso un percorso di sco-perta e di lenta trasformazione condivisa.Questi giardini rappresentano una sorta di speranza, una volontà di cura dei propri luoghi, e quindi dei propri paesaggi di vita quotidiana.

Sara Gangemi

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Centrale Enel di Nove2010All’alba dell’idrogeno?con: Nicola Conenna - Stefano Moriggi Gianluca Nicoletti - Sauro Pasini

Energia leggera con ecouno spettacolo di Federica Lotti

Suonare Il GestoUno spettacolo a cura del SaMPL di Padova

2011Nove. Passi in centrale?visite guidate Coltivare una comunità. Quale Italia dopo 150 anni?incontro con: Aldo Bonomi - Juan Palerm Salazar - Aldo Cibic - Roberto Masiero - Riccardo Szumski

Remembering Milesun concerto di Veneto Jazz

2012Serata futuristauno spettacolo di Massimiliano Finazzer Flory

L’impianto originario di Nove, detto Nove 14, entra in esercizio nel 1914 con due gruppi da 3 MW ciascuno e con lo scoppio del primo conflitto mondiale diviene imme-diatamente il motivo principale dell’interes-se strategico della valle.Negli anni del dopoguerra la grande quanti-tà di energia necessaria a sostenere la cre-scita industriale del Paese porta ad un ul-teriore sviluppo della produzione di energia idroelettrica: la centrale viene così comple-tamente smantellata e ricostruita: il nuovo impianto entra in esercizio nel 1925 (da cui il nome di Nove 25) con tre gruppi di po-tenza efficiente complessiva di 45 MW. La centrale è tuttora efficiente e ricopre un’im-portante ruolo di riserva per la continuità dell’asta idraulica.A seguito della nazionalizzazione della produzione energetica l’impianto di Nove è interessato da un ulteriore ammoderna-mento: alla fine degli anni ’60 viene infatti realizzato un nuovo impianto in caverna, do-tato di un gruppo della potenza di 65 MW, che comincia la sua attività nel 1971.Delle due centrali, Nove 25 è senza dubbio quelle più interessante da un punto di vista architettonico e della storia industriale. Re-

alizzata dalla SADE su progetto di Vincenzo Ferniani si sviluppa in due corpi di fabbri-ca: la sala macchine, caratterizzata da un prospetto eclettico scandito da lesene e finestre ad arco, e l‘ex edificio dei trasfor-matori che si distingue per i chiari riferimen-ti liberty. All’interno di quest’ultimo edificio un sapiente lavoro architettonico ha portato alla creazione di un’ampia e moderna area destinata agli uffici direzionali.Nella sala macchine sono conservati anche i decori originali, ispirati alla “luce elettrica” e alla “forza dell’acqua”, le originali lampa-de a mensola e, di notevole interesse ar-tistico, la vetrata della vecchia sala quadri con i vetri di Galileo Chini che, attraverso la famosa Fornace di San Lorenzo di Borgo San Lorenzo (Firenze), rappresenta uno dei maggiori protagonisti del liberty italiano.Proprio questo contesto carico di storia e di storie è stato negli ultimi tre anni il palco-scenico di alcuni degli eventi più importanti di Comodamente, un’uscita dalla città per far ri-conoscere il valore contemporaneo di un luogo così affascinante.

Paolo Ballini Relazioni esterne territoriali Enel S.p.A.

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Spazio Italcementi - Non esistono delitti perfetti - Soffro di vertigini, era proprio necessario questo viaggio.- La tengo io architetto non abbia paura. Guardi, da qui si vedono bene le due anime di Vittorio Veneto, quella che a sud abbrac-cia la pianura è Ceneda, quella che serra la Val Lapisina a nord è Serravalle. L’ingegner Enrico Forlanini, colletto aperto e cravatta scozzese, teneva sottobraccio l’architetto Santos Dumont con la faccia seminascosta nel paletot nero. Affacciati ad una delle fine-stre della gondola in alluminio si tenevano i Panama incollati alla testa; Forlanini con la sinistra, Dumont con la destra. Il dirigibile era a circa trecento metri d’altezza, le val-vole non segnalavano perdite di pressione, le isoterme e le isòtere si comportavano a dovere, era una bella giornata di settembre del 1911.

- Sorvoliamo la zona di Sant’Andrea, vede quello è uno dei piloni della teleferica dell’I-talcementi che collega lo stabilimento con la cava del monte Pizzoc.

Con Nico ci troviamo sul luogo del delitto, in piazza della Fontana a due passi dallo Spazio Italcementi, uno dei luoghi di Como-damente: ha ospitato feste di apertura e chiusura e incontri con fabbricatori d’idee. Il delitto su cui s’indaga è un delitto mne-monico: ricordi orali zero. Ma non esistono delitti perfetti, anche ciò che sembra non aver più traccia ha traccia. Al bar Fontana buio sull’Italcementi, quella che cavalca il Meschio stretta tra il monte Malcanton e la statale Cinquantuno, quella riaperta per ospitare i fabbricatori d’idee, è stata chiusa fra le due guerre, stop. Certo non dev’esse-re stato facile lavorare in quel posto pieno di polvere, fumo e acqua nell’aria. Prendete un caffè?

Nel 1858 la Società delle Strade Ferrate Lombardo Venete, constatata l’abbondanza di calce delle nostre colline e la possibilità di un’agevole estrazione, vi impiantò uno stabilimento in via delle Fornaci poi cedu-to a un veneziano di origine francese ing. Ottavio Croze. Ciò diede avvio ad un’attività sempre più importante sul piano industria-le mentre prima, nella Val Lapisina (lapis in greco vuol dire pietra) e nel resto del circon-dario, erano operanti solo modeste calche-re di calce grassa.

Ci hanno detto che all’Italcementi di via delle Fornaci qualche volta è aperto, forse possono darci delle informazioni. C’incam-miniamo lungo il Meschio, c’è anche Clau-dio che ha portato un libro, Il patrimonio industriale tra passato e futuro.Ragioniamo intorno a un possibile titolo:

Una storia di Pietra e Acqua, Memoria e Materia, Storie di Cemento, Fabbricatori d’idee, Non esistono delitti perfetti. Poi è Claudio che racconta del collegamento con il Vajont che sembra lontano, che sembra un’altra storia e invece no. Tra Vittorio e Longarone una linea d’acqua: le centrali idroelettriche di Nove e Fadalto con le lam-pade in ferro battuto e vetro di Murano, quelle piccole di San Floriano e Castellet-to, poi salendo dopo il lago di Santa Croce quella maledetta diga che divorò 2000 per-sone. Nell’Italcementi di Serravalle l’acqua impetuosa del Meschio serviva a far girare le macine che polverizzavano la pietra cot-ta nei forni, vengono in mente i granelli di polvere che turbinano in un raggio di sole in una stanza buia (Lucrezio citato da Calvino nelle Lezioni Americane).

Il dirigibile ora è proprio sopra Piazza del-la Fontana a Serravalle, crocchi di uomini e donne guardano all’insù con meraviglia.

Lo stabilimento di Serravalle fu aperto nel 1878 dai soci Gianbattista Bonaldi e Domenico Balliana. Nell’83 l’Italcementi, chiamata allora Società Bergamasca dei Cementi e della Calce Idraulica, fondata da Giuseppe Piccinelli, lo rilevò insieme a quel-lo di via Fornaci. Iniziarono radicali opere di ristrutturazione che aprirono la strada alla sperimentazione di nuovi materiali sui nuo-vi edifici, analogamente a quanto avvenuto negli stabilimenti lombardi della società. Alla fine del secolo a Vittorio Veneto l’azien-da produceva 100.000 quintali di cemento e 30.000 di calce idraulica, dando lavoro a più di 230 operai.

- Architetto, su faccia uno sforzo, non sa cosa si perde, guardi le tettoie, sette volte sottili in calcestruzzo cementizio armato a botte ad arco ribassato estradossale con ti-ranti in ferro, poggianti su murature miste di pietra e mattoni a loro volta costituite da pi-lastri collegati da archi. Certo che il Pesenti è proprio geniale, e non dimentichiamo gli amici Isamberto Brunnel e il suo serbatoio in calcestruzzo cinghiato in ferri piatti, e Jo-seph Louis Lambot e la sua barca.

- Ricordiamoli pure ingegnere, ma vediamo di scendere presto da qua.

- Non si agiti, mantenga il controllo architet-to, respiri profondo, non le dà un senso d’e-ternità pensare che nulla muore per davve-ro, il cemento che qui partiva seppellito nei sacchi ora vive in giro per il mondo, chiese, moschee, strade, palazzi, architetto tutto si reincarna, si cementa in qualcosa d’altro, nulla muore.

- Qui mi reincarno io ingegnere se lei non mi fa scendere.

Le nostre ombre si proiettano sui cancelli grigioarancioni dell’Italcementi in via delle Fornaci: al numero trenta la telecamera è spenta, il campanello suona a vuoto. Tutto questo cemento che altro diventerà?

Nota: per la parte storica sono state libera-mente macinate e cementate le informazio-ni raccolte in Vittorio Veneto tra Ottocento e Novecento di Mario Ulliana, edizioni Canova, e in Il patrimonio industriale tra passato e futuro – un’esperienza didattica a Vittorio Ve-neto, a cura di Daniela Mazzotta, edizioni Il Poligrafo.

Mario Anton OreficeGiornalistaTwitter: @AntonOrefice

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Piazza Fontana2011Aprite la lucemostra a cura di Daniele Caprainstallazione di Carlo Bernardini

2012Le orecchie della Pimpamostra a cura di Daniele Capraopere di Francesco Tullio Altan

Evento musicale Formellana

Evento musicale Min‘yõ

Spettacolo con Suntem Sabotaj

Piazza Fontana non è una piazza. È una stra-da, una Y rovesciata con le braccia a sud ed il tronco che porta a nord. È un punto di passaggio tra la pianura e la montagna, eppure un luogo chiuso, stretto dalla conti-nua colonna di auto che qui passano e si stringono, come i bordi della strada. Ecco perché Piazza Fontana ha bisogno di esse-re aperta allo sguardo, come hanno fatto le lame di luce di Carlo Bernardini, installate nel Palazzo dell’Anas per l’edizione 2011. In quel luogo vecchio e grigio è stato realiz-zato un diamante mozzafiato in fibra ottica, che si vedeva da prima dal tramonto fino all’alba. I passanti si fermavano a guardare, col naso all’insù, una meraviglia che veniva voglia di toccare.Piazza Fontana è diventata poi nel 2012 an-che sede di un inedito giardino urbano con i neon, esattamente di fronte allo Spazio Morbillo dove scodinzolavano le immagini della Pimpa. A sorridere, tra la strada, i sas-solini ed il marciapiede impervio, non erano solo i bambini.

Daniele CapraCuratore indipendente

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Palazzo Todesco - ArchivicollettiviLABORATORI 2012

Che fine ha fatto la politica?laboratorio giornalistico con Scuola di Giornalismo “Dino Buzzati” e con il patrocinio dell’ Ordine dei Giornalisti del Veneto

Opificio di Metafisica: ovvero come si pensa ciò che (si) èlaboratorio filosofico

Archivicollettivilaboratorio digitale con ALTITUDO

Venezia Nordest 2019. Per una Capitaleda raccontarelaboratorio semiotico con AISS – Associazione Italiana di Studi Semiotici e con Heads Collective

Europa bene comunelaboratorio politico con Fondazione Francesco Fabbri

Le tre giornate di laboratori di Archivicollet-tivi si sono svolte in centro a Palazzo Tode-sco, in una perfetta sintonia tra tecnologia, luoghi e tempo.Il laboratorio curato da Altitudo nella sesta edizione del festival ha sviluppato Archivi-collettivi, un’iniziativa lanciata per creare una piattaforma web in grado di recepire e riordinare i contenuti creati nei social net-work (in questo caso Twitter, Instagram, Fli-cker, Youtube) in relazione ad uno specifico evento. Comodamente è stato il banco di prova ideale di quest’idea innovativa. Attra-verso il progetto speciale “Andate a tagga-re” il pubblico ha raccontato il festival docu-mentando tutto ciò che ha visto, sentito e annusato in città. Tali contributi, raccolti e strutturati da Archiviollettivi, sono stati gli stimoli che hanno dato vita alla memoria collettiva di Comodamente.I ragazzi del team che hanno partecipato al laboratorio, arroccati nelle stanze più alte di Palazzo Todesco, hanno raccolto la sfida adattandosi  al ritmo con il quale le informa-zioni provenivano dal “basso”, cercando di creare modelli di integrazione con altri mon-di e idee di business.I lavori di Archivicollettivi, la partecipazio-

ne attiva, le sinergie createsi e il prezioso feedback del pubblico hanno prodotto risul-tati tali da autorizzarci a pensare che sem-pre più eventi, in futuro, potranno lasciare una traccia nel tempo.La memoria del Festival quindi è lunga, e la meraviglia non è svanita: tutti i contribuiti sono consultabili e navigabili attraverso il portale www.archivicollettivi.it, dove si può rivedere e rivivere ancora l’atmosfera del Comodamente, con gli occhi di chi il festival lo vissuto in prima persona.

ArchivicollettiviAltitudo

ComodamentePaesaggi Parole Festival

VI edizione Meraviglia7.8.9 settembre 2012 - Vittorio Veneto

14 – 15

See You At Coney IslandSee you at Coney Island è il titolo della campagna fotografica realizzata nella sesta edizione sul tema della meraviglia dal fotografo americano Reed Young.

LE CAMPAGNE FOTOGRAFICHE DI COMODAMENTE

2007Comodamentefoto di Nicola Giuliato

2008Conflittifoto di Nicola Giuliato

2009Falsa Testimonianzafoto di Claudio Bettio

2010Come se la leggerezzafoto di Francesco Nonino

2011Giuriamoci eterna infedeltàfoto di Fratelli Calgaro

2012See you at Coney Islandfoto di Reed Young

In dieci foto l’immaginario di un luogo, come Coney Island, che è molto di più del parco divertimenti fuori New York, ma è un pezzo della Grande Mela che ci appartiene. Un posto in cui la gente va per incontrarsi, per distrarsi, per prendere un po’ d’aria pulita dall’oceano. Reed Young, che ha realizzato gli scatti della campagna fotografica di Co-modamente 2012 su quella spiaggia, ha mostrato un’umanità sfaccettata che è con-temporanea ed antica allo stesso tempo, che si rappresenta con l’eccentrica foggia dei propri abiti e con la propria fisionomia che racconta provenienze ed età molto diffe-renti. In bilico tra serio e faceto, tra realismo e caricatura, le immagini di Young sono un attento e pungente spaccato della società americana, la società che più di tutte sa co-struire miti, sogni e rinnovamento. Anche noi che siamo a oltre dieci ore di aereo la sen-tiamo quell’energia che ci fa battere il piede.

Daniele CapraCuratore indipendente

ComodamentePaesaggi Parole Festival

VI edizione Meraviglia7.8.9 settembre 2012 - Vittorio Veneto

16 – 17

Volontari

Monica Adami, Federica Altoè, Ketty Altoè, Sara Ballarin, Roberto Barbagallo, Eugenio Barisan, Angela Bernardi, Claudia Bernardi, Eleonora Bonino, Maurizio Bordonaro, Anna Maria Bortolomiol, Sonia Bortolotto, Petru Bortoluzzi, Lucio Breda, Luca Brescacin, Sabrina Bressan,

Chiara Caberlin, Elena Caberlin, Diana Cadel, Adriano Botteon, Marta Carnielli, Al� o Casagrande, Christian Cassanella, Marco Celebrin, Alberto Col, Daniele Collodel, Nicolò Crosato, Pierluigi Da Ros, Martina Dal Col, Loris Dal Pos, Anita Dal Vecchio, Giulia Dal Vecchio, Alice D’Arsiè, Alberto De Bin, Claudio De Buosi, Stefania

De Marco, Roberta De Mario, Alberto De Nardi, Pierina De Pin, Marisa Della Colletta, Silvia Della Colletta, Marta Della Giustina, Barbara Esposito, Luca Facchin, Marco Felet, Bruno Fiorot, Cristina Fornasier, Paola Foscan, Alessandra Frassetto, Adriana Gelsomino, Enzo Gottardi,

Tanja Jacimovic, Antonio Liessi, Gaia Marchetto, Crystal Maso, Mara Mazzaro, Caterina Mognol, Mimì, Enrico Olto, Angela Padoin, Laura Pancotto, Ivan Pasqualin, Laura Perri, Mirco Piccoli, Floriana Piscitelli, Fabio Posocco, Enrico Rivasi, Matteo Rizzo, Matteo Rizzo, Chiara Sacchet, Francesco Scattolin, Bruno Soldan,

Bruno Tittonel, Susanna Tomaselli, Gabriele Tonon, Nadia Tormena, Davide Vallese, Giancarlo Villanova, Cecilia Zanchetta,Tiziano Zanchetta.

Partner

Promosso daComune di Vittorio Veneto, Fondazione Francesco FabbriCon il patrocinio diMIBAC Ministero per i beni e le attività culturali, Venezia Nordest 2019 Candidata Capitale Europea della Cultura, Confcommercio Imprese per l’Italia - Unascom TrevisoPartner istituzionaliProvincia Treviso,

Regione VenetoInserito inInnovetion Valley, Reteventi Cultura Veneto 2012, Festival of Festivals, Visitando Vittorio VenetoCon il sostegno diAltevie, Ascom Vittorio Veneto, Ascotrade, Associazione Città del Benestare, Enel, Istituto Regionale Ville Venete, PromoTreviso, Savno, Serravalle Viva

Partner allestimentiCasa per casa, Colori � cio Arreghini, Diwar, Edilcasa, Fusina, Impresa Piccin, Marant SrlPartner attivitàLibreria “Il viale”, Prealpi SoccorsoPartner culturaliDomus, Fuoribiennale, Marsilio Editori, Mimesis Edizioni, NordestEuropa EditorePartner laboratoriAltitudo, AISS - Associazione

Italiana Studi Semiotici, Heads Collective, Ordine dei giornalisti del Veneto, Scuola di giornalismo “Dino Buzzati” Partner progettispecialiAltitudo, Altevie, Associazione Altamarca, Balilla Enterprises, Canedicoda, Comitato Clio, Cooperativa Insieme si può, IPSSAR Beltrame Vittorio Veneto, Movendo, Osservatorio

Sperimentale per il Paesaggio delle Colline dell’Altamarca Trevigiana, Treviso Comic Book Festival, Ulss 7, ViolapersemprePartner luoghiANAS, Codalunga, Consulta delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, Famiglia Bulgarelli, Famiglia Casagrande, Famiglia De Faveri, Italcementi group, Lani  cio Bottoli, Pianca SpA

Partner materialiAltevie, Bar Lux, Bianca e Volta, Diber, Firma Group, Perinot Giunco, VolksbankPartner mobilitàBiocycle, Boldrin, CarraroPartner LocusAmoenusCodex, Edilcasa, Edilcolor, Itlas, Lorenzon Costruzioni, La Cartongesso, Neon Lauro, Roberti, Vivai Piante Rugiano MartinuzzoPress partner

Vive tv, ViviradioPartner ospitalitàAlice Relais nelle Vigne, Dolada, Hotel Calvi, Hotel Terme, Marco Polo ResortWine PartnerBellenda, Le Vigne di AlicePartner accoglienzaBar Caffè Commercio, Bar Vecchio Forno, Bar Ventennale, Galivm, Gelaterita, Leon d’Oro, Osteria La Giraffa, Pepe Nero, Pizzeria 128,

Trattoria La Cerva, Vetrina SapaioPartner Petali sulla cittàArco di stella, Associazione Serravalle Viva, Bar Cavour, Bombaso, Bar Ventennale, Bianca e volta, Galivm, Gelaterita, Gioielleria Inn’oro jewels, La Cioccolateria di Serravalle, Leon D’oro, Osteria Alla Giraffa, Occhialeria da Laura, Pizzeria 128, Sentieri,

Spazio MAVV, Spazio Sartè, Vecchia Serravalle, Via Calcada 91/2, Via Calcada 200

Chi siamo

Promosso daComune di Vittorio Veneto,Fondazione Francesco FabbriIdeazione eorganizzazioneCentro Studi USINEDirezione artisticaClaudio BertorelliCoordinamentogeneraleNico CovreSegreteria OrganizzativaElena Rossi, Ginevra LambertiGestione mostre

Daniele CapraCampagnaFotogra� caReed YoungRedazione testiGinevra LambertiProgetto gra� coe web designMorris e SaraIllustrazioniCristina ReolonSviluppo appfestivalFrancesco ScattolinResponsabileluoghiVincenzo SacchetCoordinamentoconcorso “LocusAmoenus”

e allestimentiLinealatenteResponsabilelogisticaMarco Della GiustinaCoordinamento“Petali sulla città”Susanna TomaselliCoordinamentovolontariElena RossiConsiglieri 2.0Daniele Capra, Pippo Civati, Giovanni Damiani, Sandro De Nardi, Renzo Di Renzo, Massimo Donà, Marzio Favero, Sergio Frigo,

Maria Luisa Frisa, Khaled Fuad Allam, Furio Honsell, Mario Lupano, Valeria Manieri, Roberto Masiero, Elio Matassi, Isabella Pezzini, Edoardo Pittalis, Carlo Sala, Cristiano Seganfreddo, Gian Maria Sforza Fogliani, Luca Taddio, Eleonora Voltolina, Franco Zagari, Roberto Zancan, Filiberto Zovico.

Eventi

07/09/12Apertura laboratoriChe � ne ha fatto la politica?Visita AI SETTE Giardini Locus AmoenusApertura mostreEuropa bene comune: Europa, � loso� a, economiaLa notizia al tempo dello spread.Sulle ali del jazz.Il destino incompiuto dell’Europa: speranze

e inquietudini di un cittadinoFormellana.La verità? Il dono d’altriItaliani sul podioSerata FuturistaStargateFesta di Apertura

08/09/12Che � ne ha fatto la politica?: La politica degli urlatoriAvere vent’anni a Tunisi e a il CairoSenza politicaE se la natura fosse tutto?È meraviglioso

avere un futuroSzöke Quintet & David BoatoEuropa bene comune: Europa, democrazia, diritti.Start up, an exciting journey. Focus sulle start upSette paesaggi fai da tePerché il reale ci sorprendeDove tutto ebbe inizioArchivi collettivi - presentazione pubblicaDomus time #Green design

Luoghi

Burella Casa PiazzoniCentrale di NoveChiesa di San GiuseppeLa StallaI GradoniIl LavatoioL’AngoloL’ApprodoLa SogliaLe TerrazzeTerrazze Loggia dei GraniSpazio MorbilloPiazza FontanaPalazzo Ex-CarceriPalazzo Todesco

Ospiti

Luca Antonini, Francesco Arecco, Marco Assennato, Haim Baharier, Marcello Barison, Luigi Boccanegra, Francesco Boccolardi, Aldo Bonomi, Giorgio Brunetti, Antonella Caldart, Antonio Cancian, Damiano Cantone, Toni Capuozzo, Orazio Carrubba, Maurizio Castro, Luciano Cecchinel, Maurizio Cecconi,

Luisa Cigagna, Arrigo Cipriani, Piero Coda, Arnaldo Colasanti, Gianantonio Da Re, Pierre Dalla Vigna, Luca De Biase, Cesare De Michelis, Vincenza Del Marco, Annibale D'Elia, Lorenzo Dellai, Alessandro Di Chiara, Massimo Donà, Leonardo Ebner, Chiara Fardin, Franco Farinelli, Marzio Favero,

Federico Favero, Benoit Felici, Maurizio Ferraris, Massimiliano Finazzer Flory, Giuliana Fontanella, Khaled Fouad Allam, Giovanni Frangi, Fabio Gava, Enrico Ghezzi, Marcello Ghilardi, Antonio Gnoli, Fabrizio Goria, Davide Grossi, Ilaria Guidantoni, Furio Honsell, Laurence Humier, Enzo Iacopino, Francesco Jori,

Giovanni Leghissa, Francesca Lombardo, Anna Longo, Elena Lorenzetto, Mario Lupano, Giovanna Maina, Massimo Malvestio, Daniele Marini, Gianfranco Marrone, Roberto Masiero, Armando Masci, Giuseppe Maso, Mariko Masuda, Elio Matassi, Massimo Mattioli, Angelo Mellone, Maurizio

Menicucci, Alberto Mingardi, Giustino Moro, Bruna Mozzi, Aldo Nove, Adrian Paci, Roberto Papetti, Luigi Perissinotto, Giacomo Petrarca, Gianpaolo Pezzato, Edoardo Pittalis, Walter Poloni, Guido Portoghese, Antonio Ramenghi, Enrico Rava, Paolo Ricci, Lorenzo Robustelli, Sergio Rosato,

Simonetta Rubinato, Giancarlo Scottà, Debora Serracchiani, Fabio Sforza, Gianmaria Sforza, Michele Spanghero, Teresa Lapi Solodom, Luca Taddio, Andrea Tagliapietra, Alessandro Tessari, Flavio Tosi, Maria Grazia Turri, Vitaliano Trevisan, Corrado Tumaini, Eleonora Vallin,

Nico Vascellari, Jacopo Vigna, Elisa Virgili, Vincenzo Vitiello, Eleonora Voltolina, Gaia Zadra, Franco Zagari, Floriano Zambon, Roberto Zancan, Sebastiano Zanolli, Federico Zecca.

Min ‘yõLa pausa del calcioLa sovranitàSuntem SabotajPeggio Punx + Abolition PointMagia delle ombreDeja vu

09/09/12Che � ne ha fatto la politica? Qui Bruxelles, decido tutto ioIl porno espansoIl principio di AmletoChitarre inauditeLa lingua è un virus meraviglioso

Contro il manierismo: melodie astratte e melodie concrete.Domus time #stop making senseÈ dell’artista il � n la meraviglia?Europa bene comune: Europa L’ambiente in EuropaL’abisso dei soldiEuropa bene comune. Homo oeconomicus europeo: fra virtuale e realeLe guerre spiegate ai ragazzi

Mariko MasudaSognando l’EuropaDacci oggi il nostro orrore quotidianoVenezia Nordest 2019. Un futuro da Capitale?La Sua voce è nella meravigliaPremiazione e asta pubblica concorso DepopIm’ apartBrown and the leaveasD’ormeravigliaFesta di chiusuraLaboratori

Che � ne ha fatto la politica?Opi� cio di Meta� sica: ovvero come si pensa ciò che (si) èArchivicollettiviVenezia Nordest 2019. Per una Capitale da raccontareEuropa bene comune

MostreReed Young -See you at Coney IslandNico Vascellari – Codalunga 11/12

Le orecchie della Pimpa

Progetti SpecialiAl Festival si puòAndate a taggareApperò – La app uf� ciale del FestivalChicPicnicCi metto la � rma!Canedicoda per la meravigliaCooking MaterialDepopFuoriluogo. Qui dove nessuno maiGoodmorning Vittorio VenetoLa meraviglia sei tu! Funkyphoto

WhiteroomLocus AmoenusOltre la vetrinaNascondimentoSindaco, Lei mi meraviglia!Un buco nell’acquaVetrine a fumettiViolapersempre – Le stanze di ZeldaVisto da dentro

Des

ign:

P

aolo

Pal

ma

Hea

ds

colle

ctiv

e

Parco PapadopoliPiazza FlaminioPiazza FontanaPiazza MinucciSpazio BottoliSpazio CodalungaSpazio ItalcementiTeatro Lorenzo Da PonteLe Stanze di ZeldaBar Trattoria Vecchia SerravalleSpazio MAVVArco di StellaPizzeria 128Ristorante Pepe NeroOsteria La GiraffaMuseo Del CenedeseGelaterita

SentieriBar VentennaleLa Cioccolateriadi SerravalleOttica da LauraSartè Of� cina CreativaInn’oro JewelsMuseo Dell’Arte BambinaTrattoria Leon D’OroGalivmCasa altruiBombasoBar Cavour

109.904 contatti effettuati

La sestaedizionein numeri

5 laboratori hanno sviluppato progetti e attività sotto gli occhi di tutti

65 paesi diversi sul sito nei giorni del Festival

4 salotti urbani creati nel centro storico di Serravalle

35.000 presenze nelle aree del Festival

3 esposizioni d’arte, video e fotografi a, insediate in luoghi inediti

1 app uffi ciale del festival lanciata per la prima volta

150 relatori da tutta Italia che si sono confrontati sul tema della meraviglia

130 partner hanno contribuito concretamente alla messa in opera della manifestazione

19 progetti speciali creati appositamente per il festival

7 giardini contemporanei realizzati nel centro storico di Serravalle

100 volontari che hanno partecipato con entusiasmo alla realizzazione dell’evento

90 eventi che hanno animato i luoghi della città

40 letti hanno trasformato Piazza Flaminio in una camera a cielo aperto sabato notte

22 petali, ovvero le iniziative promosse direttamente dalla città e dagli esercizi commerciali

20 eventi di spettacolo/musica/performance

Volontari

Monica Adami, Federica Altoè, Ketty Altoè, Sara Ballarin, Roberto Barbagallo, Eugenio Barisan, Angela Bernardi, Claudia Bernardi, Eleonora Bonino, Maurizio Bordonaro, Anna Maria Bortolomiol, Sonia Bortolotto, Petru Bortoluzzi, Lucio Breda, Luca Brescacin, Sabrina Bressan,

Chiara Caberlin, Elena Caberlin, Diana Cadel, Adriano Botteon, Marta Carnielli, Al� o Casagrande, Christian Cassanella, Marco Celebrin, Alberto Col, Daniele Collodel, Nicolò Crosato, Pierluigi Da Ros, Martina Dal Col, Loris Dal Pos, Anita Dal Vecchio, Giulia Dal Vecchio, Alice D’Arsiè, Alberto De Bin, Claudio De Buosi, Stefania

De Marco, Roberta De Mario, Alberto De Nardi, Pierina De Pin, Marisa Della Colletta, Silvia Della Colletta, Marta Della Giustina, Barbara Esposito, Luca Facchin, Marco Felet, Bruno Fiorot, Cristina Fornasier, Paola Foscan, Alessandra Frassetto, Adriana Gelsomino, Enzo Gottardi,

Tanja Jacimovic, Antonio Liessi, Gaia Marchetto, Crystal Maso, Mara Mazzaro, Caterina Mognol, Mimì, Enrico Olto, Angela Padoin, Laura Pancotto, Ivan Pasqualin, Laura Perri, Mirco Piccoli, Floriana Piscitelli, Fabio Posocco, Enrico Rivasi, Matteo Rizzo, Matteo Rizzo, Chiara Sacchet, Francesco Scattolin, Bruno Soldan,

Bruno Tittonel, Susanna Tomaselli, Gabriele Tonon, Nadia Tormena, Davide Vallese, Giancarlo Villanova, Cecilia Zanchetta,Tiziano Zanchetta.

Partner

Promosso daComune di Vittorio Veneto, Fondazione Francesco FabbriCon il patrocinio diMIBAC Ministero per i beni e le attività culturali, Venezia Nordest 2019 Candidata Capitale Europea della Cultura, Confcommercio Imprese per l’Italia - Unascom TrevisoPartner istituzionaliProvincia Treviso,

Regione VenetoInserito inInnovetion Valley, Reteventi Cultura Veneto 2012, Festival of Festivals, Visitando Vittorio VenetoCon il sostegno diAltevie, Ascom Vittorio Veneto, Ascotrade, Associazione Città del Benestare, Enel, Istituto Regionale Ville Venete, PromoTreviso, Savno, Serravalle Viva

Partner allestimentiCasa per casa, Colori � cio Arreghini, Diwar, Edilcasa, Fusina, Impresa Piccin, Marant SrlPartner attivitàLibreria “Il viale”, Prealpi SoccorsoPartner culturaliDomus, Fuoribiennale, Marsilio Editori, Mimesis Edizioni, NordestEuropa EditorePartner laboratoriAltitudo, AISS - Associazione

Italiana Studi Semiotici, Heads Collective, Ordine dei giornalisti del Veneto, Scuola di giornalismo “Dino Buzzati” Partner progettispecialiAltitudo, Altevie, Associazione Altamarca, Balilla Enterprises, Canedicoda, Comitato Clio, Cooperativa Insieme si può, IPSSAR Beltrame Vittorio Veneto, Movendo, Osservatorio

Sperimentale per il Paesaggio delle Colline dell’Altamarca Trevigiana, Treviso Comic Book Festival, Ulss 7, ViolapersemprePartner luoghiANAS, Codalunga, Consulta delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, Famiglia Bulgarelli, Famiglia Casagrande, Famiglia De Faveri, Italcementi group, Lani  cio Bottoli, Pianca SpA

Partner materialiAltevie, Bar Lux, Bianca e Volta, Diber, Firma Group, Perinot Giunco, VolksbankPartner mobilitàBiocycle, Boldrin, CarraroPartner LocusAmoenusCodex, Edilcasa, Edilcolor, Itlas, Lorenzon Costruzioni, La Cartongesso, Neon Lauro, Roberti, Vivai Piante Rugiano MartinuzzoPress partner

Vive tv, ViviradioPartner ospitalitàAlice Relais nelle Vigne, Dolada, Hotel Calvi, Hotel Terme, Marco Polo ResortWine PartnerBellenda, Le Vigne di AlicePartner accoglienzaBar Caffè Commercio, Bar Vecchio Forno, Bar Ventennale, Galivm, Gelaterita, Leon d’Oro, Osteria La Giraffa, Pepe Nero, Pizzeria 128,

Trattoria La Cerva, Vetrina SapaioPartner Petali sulla cittàArco di stella, Associazione Serravalle Viva, Bar Cavour, Bombaso, Bar Ventennale, Bianca e volta, Galivm, Gelaterita, Gioielleria Inn’oro jewels, La Cioccolateria di Serravalle, Leon D’oro, Osteria Alla Giraffa, Occhialeria da Laura, Pizzeria 128, Sentieri,

Spazio MAVV, Spazio Sartè, Vecchia Serravalle, Via Calcada 91/2, Via Calcada 200

Chi siamo

Promosso daComune di Vittorio Veneto,Fondazione Francesco FabbriIdeazione eorganizzazioneCentro Studi USINEDirezione artisticaClaudio BertorelliCoordinamentogeneraleNico CovreSegreteria OrganizzativaElena Rossi, Ginevra LambertiGestione mostre

Daniele CapraCampagnaFotogra� caReed YoungRedazione testiGinevra LambertiProgetto gra� coe web designMorris e SaraIllustrazioniCristina ReolonSviluppo appfestivalFrancesco ScattolinResponsabileluoghiVincenzo SacchetCoordinamentoconcorso “LocusAmoenus”

e allestimentiLinealatenteResponsabilelogisticaMarco Della GiustinaCoordinamento“Petali sulla città”Susanna TomaselliCoordinamentovolontariElena RossiConsiglieri 2.0Daniele Capra, Pippo Civati, Giovanni Damiani, Sandro De Nardi, Renzo Di Renzo, Massimo Donà, Marzio Favero, Sergio Frigo,

Maria Luisa Frisa, Khaled Fuad Allam, Furio Honsell, Mario Lupano, Valeria Manieri, Roberto Masiero, Elio Matassi, Isabella Pezzini, Edoardo Pittalis, Carlo Sala, Cristiano Seganfreddo, Gian Maria Sforza Fogliani, Luca Taddio, Eleonora Voltolina, Franco Zagari, Roberto Zancan, Filiberto Zovico.

Eventi

07/09/12Apertura laboratoriChe � ne ha fatto la politica?Visita AI SETTE Giardini Locus AmoenusApertura mostreEuropa bene comune: Europa, � loso� a, economiaLa notizia al tempo dello spread.Sulle ali del jazz.Il destino incompiuto dell’Europa: speranze

e inquietudini di un cittadinoFormellana.La verità? Il dono d’altriItaliani sul podioSerata FuturistaStargateFesta di Apertura

08/09/12Che � ne ha fatto la politica?: La politica degli urlatoriAvere vent’anni a Tunisi e a il CairoSenza politicaE se la natura fosse tutto?È meraviglioso

avere un futuroSzöke Quintet & David BoatoEuropa bene comune: Europa, democrazia, diritti.Start up, an exciting journey. Focus sulle start upSette paesaggi fai da tePerché il reale ci sorprendeDove tutto ebbe inizioArchivi collettivi - presentazione pubblicaDomus time #Green design

Luoghi

Burella Casa PiazzoniCentrale di NoveChiesa di San GiuseppeLa StallaI GradoniIl LavatoioL’AngoloL’ApprodoLa SogliaLe TerrazzeTerrazze Loggia dei GraniSpazio MorbilloPiazza FontanaPalazzo Ex-CarceriPalazzo Todesco

Ospiti

Luca Antonini, Francesco Arecco, Marco Assennato, Haim Baharier, Marcello Barison, Luigi Boccanegra, Francesco Boccolardi, Aldo Bonomi, Giorgio Brunetti, Antonella Caldart, Antonio Cancian, Damiano Cantone, Toni Capuozzo, Orazio Carrubba, Maurizio Castro, Luciano Cecchinel, Maurizio Cecconi,

Luisa Cigagna, Arrigo Cipriani, Piero Coda, Arnaldo Colasanti, Gianantonio Da Re, Pierre Dalla Vigna, Luca De Biase, Cesare De Michelis, Vincenza Del Marco, Annibale D'Elia, Lorenzo Dellai, Alessandro Di Chiara, Massimo Donà, Leonardo Ebner, Chiara Fardin, Franco Farinelli, Marzio Favero,

Federico Favero, Benoit Felici, Maurizio Ferraris, Massimiliano Finazzer Flory, Giuliana Fontanella, Khaled Fouad Allam, Giovanni Frangi, Fabio Gava, Enrico Ghezzi, Marcello Ghilardi, Antonio Gnoli, Fabrizio Goria, Davide Grossi, Ilaria Guidantoni, Furio Honsell, Laurence Humier, Enzo Iacopino, Francesco Jori,

Giovanni Leghissa, Francesca Lombardo, Anna Longo, Elena Lorenzetto, Mario Lupano, Giovanna Maina, Massimo Malvestio, Daniele Marini, Gianfranco Marrone, Roberto Masiero, Armando Masci, Giuseppe Maso, Mariko Masuda, Elio Matassi, Massimo Mattioli, Angelo Mellone, Maurizio

Menicucci, Alberto Mingardi, Giustino Moro, Bruna Mozzi, Aldo Nove, Adrian Paci, Roberto Papetti, Luigi Perissinotto, Giacomo Petrarca, Gianpaolo Pezzato, Edoardo Pittalis, Walter Poloni, Guido Portoghese, Antonio Ramenghi, Enrico Rava, Paolo Ricci, Lorenzo Robustelli, Sergio Rosato,

Simonetta Rubinato, Giancarlo Scottà, Debora Serracchiani, Fabio Sforza, Gianmaria Sforza, Michele Spanghero, Teresa Lapi Solodom, Luca Taddio, Andrea Tagliapietra, Alessandro Tessari, Flavio Tosi, Maria Grazia Turri, Vitaliano Trevisan, Corrado Tumaini, Eleonora Vallin,

Nico Vascellari, Jacopo Vigna, Elisa Virgili, Vincenzo Vitiello, Eleonora Voltolina, Gaia Zadra, Franco Zagari, Floriano Zambon, Roberto Zancan, Sebastiano Zanolli, Federico Zecca.

Min ‘yõLa pausa del calcioLa sovranitàSuntem SabotajPeggio Punx + Abolition PointMagia delle ombreDeja vu

09/09/12Che � ne ha fatto la politica? Qui Bruxelles, decido tutto ioIl porno espansoIl principio di AmletoChitarre inauditeLa lingua è un virus meraviglioso

Contro il manierismo: melodie astratte e melodie concrete.Domus time #stop making senseÈ dell’artista il � n la meraviglia?Europa bene comune: Europa L’ambiente in EuropaL’abisso dei soldiEuropa bene comune. Homo oeconomicus europeo: fra virtuale e realeLe guerre spiegate ai ragazzi

Mariko MasudaSognando l’EuropaDacci oggi il nostro orrore quotidianoVenezia Nordest 2019. Un futuro da Capitale?La Sua voce è nella meravigliaPremiazione e asta pubblica concorso DepopIm’ apartBrown and the leaveasD’ormeravigliaFesta di chiusuraLaboratori

Che � ne ha fatto la politica?Opi� cio di Meta� sica: ovvero come si pensa ciò che (si) èArchivicollettiviVenezia Nordest 2019. Per una Capitale da raccontareEuropa bene comune

MostreReed Young -See you at Coney IslandNico Vascellari – Codalunga 11/12

Le orecchie della Pimpa

Progetti SpecialiAl Festival si puòAndate a taggareApperò – La app uf� ciale del FestivalChicPicnicCi metto la � rma!Canedicoda per la meravigliaCooking MaterialDepopFuoriluogo. Qui dove nessuno maiGoodmorning Vittorio VenetoLa meraviglia sei tu! Funkyphoto

WhiteroomLocus AmoenusOltre la vetrinaNascondimentoSindaco, Lei mi meraviglia!Un buco nell’acquaVetrine a fumettiViolapersempre – Le stanze di ZeldaVisto da dentro

Des

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Pal

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e

Parco PapadopoliPiazza FlaminioPiazza FontanaPiazza MinucciSpazio BottoliSpazio CodalungaSpazio ItalcementiTeatro Lorenzo Da PonteLe Stanze di ZeldaBar Trattoria Vecchia SerravalleSpazio MAVVArco di StellaPizzeria 128Ristorante Pepe NeroOsteria La GiraffaMuseo Del CenedeseGelaterita

SentieriBar VentennaleLa Cioccolateriadi SerravalleOttica da LauraSartè Of� cina CreativaInn’oro JewelsMuseo Dell’Arte BambinaTrattoria Leon D’OroGalivmCasa altruiBombasoBar Cavour

109.904 contatti effettuati

La sestaedizionein numeri

5 laboratori hanno sviluppato progetti e attività sotto gli occhi di tutti

65 paesi diversi sul sito nei giorni del Festival

4 salotti urbani creati nel centro storico di Serravalle

35.000 presenze nelle aree del Festival

3 esposizioni d’arte, video e fotografi a, insediate in luoghi inediti

1 app uffi ciale del festival lanciata per la prima volta

150 relatori da tutta Italia che si sono confrontati sul tema della meraviglia

130 partner hanno contribuito concretamente alla messa in opera della manifestazione

19 progetti speciali creati appositamente per il festival

7 giardini contemporanei realizzati nel centro storico di Serravalle

100 volontari che hanno partecipato con entusiasmo alla realizzazione dell’evento

90 eventi che hanno animato i luoghi della città

40 letti hanno trasformato Piazza Flaminio in una camera a cielo aperto sabato notte

22 petali, ovvero le iniziative promosse direttamente dalla città e dagli esercizi commerciali

20 eventi di spettacolo/musica/performance

ComodamentePaesaggi Parole Festival

VI edizione Meraviglia7.8.9 settembre 2012 - Vittorio Veneto

18 – 19

Spazio BottoliMOSTRE NELLO SPAZIO BOTTOLI

2009Estensioni Astrattea cura di Daniele Capraopere di Denis Venturelli

2010Filing Fashion. 15 progetti, 15 ritrattimostra a cura di Gabriele Montiun progetto di Corso di Design della Moda – Iuav Venezia foto di Francesco De Luca

2011Giuriamoci eterna infedeltàmostra prodotta da Festival Comodamentea cura di Daniele Caprafoto di Fratelli Calgaro

2012See you at Coney Islandmostra prodotta da Festival Comodamentea cura di Daniele Caprafoto di Reed Young

Era buia e triste; memore dei passati sfarzi e di una bellezza che gli anni avevano solo appannato, si sentiva trascurata ed abban-donata. Persino i vasi fioriti sui balconi del palazzetto al numero 26 avevano trasloca-to. Tale era la splendida Piazza Flaminio, perla nello scrigno di Serravalle.Anche noi del lanificio Bottoli, pur orgo-gliosi dei nostri 150 anni di storia laniera e dell’essere energicamente sopravvissuti alla decimazione del Settore, a volte ci sen-tivamo dimenticati; quasi che nel pensiero collettivo la tradizione laniera vittoriese fa-cesse parte solo del passato.Da qui l’idea di accendere una vetrina del Lanificio Bottoli sulla prestigiosa Piazza Fla-minio; un raggio di luce che accomuna l’e-popea della Serenissima e la pugnace era Medievale ad una storia imprenditoriale che dal 1861 contribuisce all’economia di Vitto-rio Veneto.Una vetrina che ravviva le memorie di im-prenditori e migliaia di qualificate maestran-ze che dal 1850 in poi hanno dato vita alla prestigiosa produzione tessile laniera vitto-riose; un’esperienza che alla Bottoli ci sfor-ziamo mantenere viva con un marchio di prestigio internazionale ed i 400.000 metri

di tessuto all’anno che esportiamo in tutti i Paesi del mondo.Nella nostra vetrina, o showroom come di-rebbero gli addetti ai lavori, che per alcu-ne settimane ogni anno diventa lo Spazio Bottoli, abbiamo accolto con entusiasmo le idee espositive di Comodamente; sono giovani e entusiasti (come noi quando non guardiamo la carta d’identità) che con tena-cia sono riusciti a scuotere dal torpore la nostra cittadina, materializzando la cultura e legando il passato al presente e proiettan-doli nel futuro.Affinché ci sia futuro!

Roberto BottoliTitolare Lanificio Bottoli

ComodamentePaesaggi Parole Festival

VI edizione Meraviglia7.8.9 settembre 2012 - Vittorio Veneto

20 – 21

Piazza Flaminio - Dejà vuPiazza Flaminio ha ospitato nella notte di sabato 08 settembre la performance di Pierluigi Slis dal titolo Dejà Vu, trasformando per una notte la piazza in una camera da letto dove cinquanta persone hanno potuto dormire sotto un soffitto di stelle.

Abituati ormai ad una condivisione quotidia-na e virtuale di informazioni, gusti, preferen-ze, abitudini, ci stiamo forse disabituando a quella più fisica degli spazi e delle superfici tangibili.La parola chiave della sesta edizione di Comodamente è stata lo spunto che mi ha spinto quest’anno a realizzare un espe-rimento che ha sperimentato una presa di coscienza collettiva. Personalmente vedo la meraviglia nella possibilità di cogliere l’effettivo presente nello stato più limpido dell’essere coscienti, condividere questa percezione ed avere la possibilità di fissarla nella memoria in maniera indelebile.Ho voluto quindi aprire una porta per stimo-lare un’azione d’intelligenza collettiva, che ha portato un gruppo di volontari a vivere e a confrontarsi sul semplice ma meraviglioso presente, in questo caso rappresentato dalla suggestiva piazza Flaminio di Serravalle a Vit-torio Veneto, volutamente nell’atmosfera di cui si riveste nei tre giorni di Comodamente.Per una notte è stata così ricreata in piazza una camerata, con tanto di letti rifatti, co-modini e abat jour, dove i selezionati hanno potuto dormire e vivere una situazione si-curamente fuori dagli schemi della quotidia-

nità, rigorosamente in pigiama. Lo scorrere delle interazioni e dei rapporti, con i suoi dialoghi e suoi bisbigli, è stato lasciato alla sua naturale evoluzione.Ritengo non si tratti solamente di una per-formance artistica, ma di un’azione colletti-va volta a riseminare, seppur in piccolo, un concetto di coscienza sociale, semplicità e condivisione. Cinquanta persone, volenterose e un po’ assonnate, hanno attraversato questa porta senza casa, e hanno condiviso una nuova dimensione di intimità, fuori dai suoi notoriamente timidi confini. Un’occasione di arricchimento personale e collettivo, ma anche una buona ragione per sciabattare in pigiama nel cuore della città, almeno per una notte.

Pierluigi SlisArtista

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Burella Casa PiazzoniUN PROGETTO DI ASPROSTUDIO

EVENTI 2012

Proiezione risultati Locus Amoenus

Nascondimentoconcerto con Michele Spanghero, Francesco Arecco

Concerto con Mariko Masuda

L’impianto urbano di Serravalle, polo com-merciale di tradizione medievale e poi vene-ziano d’adozione, è fortemente impostato su due direttrici primarie costituite da Via Martiri della Libertà e dalla linea del fiume Meschio. Queste sono collegate ad un passo quasi re-golare dalle “burelle”, una sorta di viotolo di che originariamente fungeva da percorso di collegamento alle sponde del fiume e che si faceva strada nello spazio lasciato libero dai retri dei palazzi.Anche Dante Alighieri parla delle burelle nel 34-esimo canto dell’Inferno (vv. 97 e segg.):

Non era camminata di palagiolà ‘v’eravam; ma natural burellach’avea mal suolo e di lume disagio.“Prima ch’io dell’abisso mi divella,maestro mio”, diss’io quando fui dritto,“a trarmi d’erro un poco mi favella:

Scendendo lungo il suo corpo peloso, Dan-te e Virgilio raggiungono infatti una grotta e scendono alcune scale. Dante è stupito: non vede più la schiena di Lucifero e Virgilio gli spiega che ora si trovano nell’Emisfero Au-strale. Attraversano quindi la natural burella, il canale che li condurrà alla spiaggia del Pur-

gatorio, alla base della quale usciranno poco dopo “a riveder le stelle”.Sono dantesche le burelle di Serravalle, alcu-ne percorribili in toto (es. Vicolo Burela posta sul retro di Palazzo Todesco) o intercluse al passaggio perché inglobate in proprietà pri-vate. Tra esse, appunto, “Burella Casa Piaz-zoni”, posta sul retro di Piazza Flaminio.Tale spazio ancora interamente percorribile da una parte all’altra e desta ancora un gran fascino.Dopo una prima fase di pulizia e messa a nudo dello spazio l’idea è stata quella di tracciare a terra un segno color verde fluo che funges-se da nuova guida nell’attraversamento della burella; il segno parte esterno da entrambe le parti ed esordisce con la scritta “GO!”.La comunità del festival ha invaso questo attraversamento per tutti i giorni del festi-val, seguendo le performance artistiche e le proiezioni che vi si sono svolte, dimostran-do di aver colto l’invito a seguire quel nuovo segno ordinatore e temporaneo, quasi un incitamento a procedere nel percorso micro-esplorativo che il festival mette in scena ogni anno nei luoghi di Serravalle.

Asprostudio.it

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Palazzo Troyer - Le stanze di Zelda NELLE STANZE DI ZELDA

ViolapersempreLe Stanze di Zeldaa cura di Viola Cibin

Cooking materiala cura di Laurence Humier

Un buco nell’acquaa cura di Matteo Cibic

Per la prima volta ho potuto assistere al Fe-stival Comodamente rimanendone entusia-sta. E l’ho visto non solo dall’alto della ter-razza di Palazzo Troyer, luogo in cui vivo, ma l’ho vissuto riuscendo ad aprire le porte del primo piano dello stesso palazzo, dando vita all’atelier “Violapersempre” nelle Stanze di Zelda, così ribattezzate per l’occasione. Vedo il festival come un tentativo nobile e riuscito di proporre momenti di condivisio-ne, riflessione e scambio sullo spunto di uno stesso tema, quest’anno la Meraviglia, ma sviluppati in forme diverse. Il pubblico è eterogeneo, meravigliosamente vario! Una bella fetta di mondo in un quartiere piccolo piccolo. Una magia. Le stanze di Zelda erano aperte a tutti, la gente incuriosita saliva, entrava, e si ritro-vava immediatamente in una significativa sinergia con l’atmosfera del luogo. Nelle stesse stanze hanno convissuto in armonia

perfetta altri due progetti, con gli amici Lau-rence Humier e Matteo Cibic, così che nello stesso piano del palazzo che ci ha ospita-ti ognuno ha offerto e messo in mostra la propria idea originale. Il pubblico saliva le scale e prendeva tempo per gustarci e as-saporare il luogo, sgusciando dentro e fuori le stanze di Zelda con sentimenti di curiosi-tà, sorpresa, approvazione…Un’esperienza importante e viva per me, un concentrato di situazioni che ho potuto trasmettere e ricevere... con un gran bel sorriso!

Viola CibinStylist

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Casa altrui - Home is where I want to beVia Calcada 91/92Via Caprera 200

Spazi privati che si aprono spontaneamente al festival e al suo mondo con la mostra Home is where I want to be, a cura di Saul Marcandent e con la presenza dei 8 autori, Carolina Raquel Antich, Stefano Baracetti, Valentina Ciarapica, Giada Fiorindi, Cristiano Guerri, Sara Mognol, Matteo Stocco, Lucia Veronesi.

Home is where I want to be è una mostra che ha preso forma in due abitazioni priva-te, coinvolgendo otto artisti visivi invitati a portare dei lavori che fossero in sintonia con il contesto o prodotti a partire da esso.L’idea nasce dal desiderio degli inquilini del-le due case di aprire il proprio spazio dome-stico per sperimentare l’interazione con il pubblico e gli artisti coinvolti. Per Saul Mar-cadent, che ha curato il progetto, il punto cardine è stato quello di non stravolgere gli spazi quotidiani, ma bensì di inserire le ope-re in modo naturale, rendendole parti inte-granti delle abitazioni che le ospitavano. L’e-sperimento è positivamente riuscito, prima di tutto per la disponibilità degli artisti che hanno accolto con entusiasmo il progetto, e in secondo luogo per la grande partecipazio-ne di pubblico, che ha visitato le case con interesse e sensibilità. È stato un immenso piacere accompagnare gli ospiti nelle varie

stanze della casa raccontando il lavoro de-gli artisti e raccogliere l’apprezzamento per questo tipo di iniziativa. Bellissimo e pre-zioso anche il rapporto che si è creato con tutte le persone coinvolte nel progetto: Sil-via, Livio, Pietro, Saul, Sara, Carolina, Lucia, Giada, Valentina, Matteo, Stefano, Cristiano e la Cooperativa Ariele.L’idea della mostra è nata in autonomia ri-spetto al Festival Comodamente, ma la scel-ta di realizzarla negli stessi giorni credo si sposi con lo spirito del Festival stesso, mera-viglioso contenitore all’interno del quale que-ste iniziative possono trovare accoglienza.

Michela Casagrande

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Piazza Minucci2007Ateo, credente o comodamente indifferente?con: Massimo Donà, Elio Matassi, Andrea Tagliapietra, Carmelo Meazza

2009 Un uomo al limitecon: Mauro Corona, Toni Capuozzo

2010Vivo senza gravitàcon: Morgan, Stefano Bonaga

2011Una risata vi disseppelliràcon: Spinoza – Stefano Andreolli, Alessandro Bonino

2012D’ormeravigliacon: Enrico Ghezzi, Antonio Gnoli

Tre giorni per vivere e rivivere la città e i suoi spazi in maniera inedita, con la disinvoltura di chi si muove nella propria casa. Scendere in piazza nei giorni di Comodamente signifi-ca poter assistere a grandi incontri, dibatti, discussioni, seduti in veri e propri “salotti” urbani, in cui mettersi comodi e ascoltare la voce della contemporaneità. Il festival ha sempre dedicato attenzioni par-ticolari ai luoghi che ogni riaccende. Vetrina d’eccezione per le creazioni delle grandi case del design Made in Italy, che nel corso degli anni hanno allestito le piazze principa-li, Comodamente è anche l’occasione per provare nuove forme di allestimento, nuove idee, nuove situazioni e interazioni.Gli allestimenti vengono concepiti in una lo-gica di riuso non solo dello spazio ma anche dei materiali, con il fine di innescare proces-si e azioni non solamente funzionali o este-tici, ma che stabiliscono precise relazioni

con il luogo che li ospita. Innescando pro-cessi di interazione tra il paesaggio urbano che li ospita e la comunità che lo vive, sia la comunità temporanea e trasversale del festival che scopre la città per tre giorni, sia essa la cittadinanza portata a vivere Vittorio Veneto in maniera inedita.Piazza Minucci è stata negli ultimi anni il sa-lotto più in vista del festival, per la sua cen-tralità e per la sua importanza. Vi si sono svolti alcuni degli incontri più significativi di Comodamente, come l’epilogo della quarta edizione con Morgan o la chiusura del Festi-val di quest’anno, con un intervento onirico Enrico Ghezzi. Nell’edizione 2012 la piaz-za ha accolto anche il concorso di design popolare Depop, il cui tema era proprio la sedia, che ha fatto di Piazza Minucci una mostra a cielo aperto.

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Palazzo ex Carceri - Funkyphoto Whiteroom La vetrina di Palazzo Ex Carceri durante l’anno mostra una stanza vuota, tre muri bianchi e un grande vetro. Ad ogni passaggio di Comodamente assume però una forma sempre diversa, rivelando tutte le sue possibilità d’uso. Info point e quindi tappa obbligatoria di tutto il popolo del festival nel 2010, nel 2011 ha ospitato la mostra “Topophonie (Nike)”, facendo risuonare al suo interno il verso della città. Nel 2012 ha ospitato il set fotografico di Funkyphoto Whiteroom.

“La suprema poesia consisterebbe nel ren-derci conto del fatto che effettivamente noi esistiamo; nel renderci conto del nostro esi-stere. Vi può essere qualcosa che, se fosse effettivamente possibile contemplare in tut-ta la sua immensità e straordinarietà, possa maggiormente colpirci di stupore? E insieme allo stupirci dell’esistenza nostra, stupirci dell’esistenza altrui, dell’esistenza delle cose e questo senso dell’esistenza è il massimo senso di piacere e di poesia”.Andrea Emo, 1934, quaderno 27, 20-IX

Può esistere una Meraviglia superiore rispet-to a quella suggerita da Andrea Emo? L’e-sperimento proposta con il progetto speciale “FUNKYPHOTO WHITEROOM - LA MERAVI-GLIA SEI TU!”, pare riuscito! Guardando le foto che gli stessi protagoni-sti hanno realizzato - con l’autoscatto - sono emerse cose davvero interessanti: le molte personalità sono state catturate dalle im-magini, seriamente o per gioco (anche se il gioco è sempre cosa molto seria). A voi il giudizio!Nella vetrina del Palazzo Ex Carceri a Serra-valle sono apparsi i volti dello stupore, del pudore, della vanità, dell’autoironia, della

dolcezza, della provocazione, del mettersi, anche solo per un “click”, in scena. Elabo-rando il progetto, assieme a Veronica Croce (amica di sempre), l’intento era proprio quel-lo di creare una situazione che “divertisse” tutti coloro, noi comprese, che hanno poi de-ciso di prendervi parte, come ad una festa. Grazie all’inebriante prosecco di “Alice nel-le vigne” e alla stratosferica musica Funky (prevalentemente Black Music), i fotografati si sono lasciati andare e, con generosità, si sono messi in gioco, per il puro piacere di partecipare all’esperimento.Ora, guardate qui alcune delle foto e imma-ginate l’atmosfera che c’era nell’aria… la meraviglia sei tu!… noi ci siamo divertiti!

Raffaella ToffoloFotografa

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Chiesa di San GiuseppeLuoghi del sacro riaperti da Comodamente nel centro storico di Serravalle:

Chiesa di San GiuseppeChiesa di Sant’Antonio AbateChiesa di Santa CroceChiesa della SS. TrinitàOratorio Santi Lorenzo e MarcoCappelle di Sant’AugustaDuomo di Serravalle

Comodamente svolge il compito di attivato-re ed innovatore urbano, strumento capace di rilevare e rivelare parti della città non più utilizzate e per questo dimenticate. Nell’ar-co delle sei edizioni il Festival ha aperto le porte di antichi palazzi, fabbriche dismesse, cantieri, permettendo di riscoprirne l’identi-tà e il valore culturale. È riuscito in parti-colare a toccare tutti i luoghi del sacro del centro storico di Serravalle, permettendo di scoprirne le bellezze sotto una luce diversa, attraverso incontri, esperienze, performan-ce artistiche, mostre e concerti.La chiesa di San Giuseppe, in particolare nel corso delle ultime edizioni, ha ospitato alcuni degli incontri più significativi in pro-gramma. Nel 2012 ha ospitato tra gli altri il dialogo con Haim Baharier “La Sua voce è nella Provvidenza”, incontro di natura teolo-gica imperniato di meraviglia, declinazione illuminante della parola chiave dell’edizio-

ne. La chiesa di San Giuseppe è stata infat-ti negli anni luogo deputato ad ospitare in-contri fortemente legati alla parola attorno alla quale ogni anno è costruito il program-ma del festival: nell’edizione della fedeltà ha ospitato ad esempio tutti gli incontri del-la sezione “150 passi”, un omaggio alla ri-correnza dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Ed è così che dopo l’edizione iniziale si sono susseguiti i conflitti, il limite alla rovescia, la leggerezza, la fedeltà, e infine la meraviglia, con cui Comodamente ha provato quest’an-no a scavalcare i pregiudizi e le facili con-clusioni per riscoprire l’emozione di restare, ancora per una volta, a bocca aperta.

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Comodamente per Venezia Nordest 2019. Un laboratorio sulla città e sulla comunità.Molto si parla dell’urgenza di condividere un nuovo linguaggio che integri in maniera efficace economia cultura e territorio e che ne valorizzi tutti gli aspetti. Anche il progetto di candidatura di Venezia con il Nordest a Capitale Europea della Cultura 2019 rientra in questo ambito di discorso, in quanto pro-pone uno strumento nuovo per progettare il territorio: una proposta ancora in larga parte da scrivere. In particolare, ancora da definire è come possa essere messa in atto localmente. Se da molte parti si sollecita di elaborare un nuovo paradigma, meno si dice dei casi concreti nei quali lo si speri-menta effettivamente. Comodamente può offrirne un esempio ed essere osservato anche come un interessante caso studio per Venezia Nordest 2019. A ricordarcelo sono stati innanzitutto i protagonisti del festival intervistati all’interno del Laborato-rio semiotico “Venezia Nordest 2019. Una capitale da raccontare”, svoltosi a Como-damente 2012. Un numero significativo di ospiti, nel corso delle interviste, ha sottoli-neato come questo festival costituisca un esempio virtuoso di cosa potrebbe offrire una capitale europea della cultura. Non solo infatti si tratta di uno dei nodi della rete ter-ritoriale che articola Venezia e il Nordest, ma può anche essere considerato come un laboratorio in cui sperimentare nuovi modi di ‘fare’ cultura e ‘fare’ città. Cerchiamo di analizzarne brevemente perché attraverso l’edizione 2012. Innanzitutto, è l’approccio trasversale ed eterogeneo con il quale affronta il concetto di cultura che può essere replicato. Non solo perché – abbracciando scienze umane e na-turali, produzione industriale e artigianale, innovazione tecnologica, costume, attualità e ogni forma di produzione umana –, inter-vengono e dialogano relatori di discipline e professioni differenti, che sperimentano in presa diretta, senza strutture predefinite a tavolino, situazioni interdisciplinari, condivi-dendo entusiasmi e difficoltà. Ma anche per la pluralità di formule sul quale si articola: dialoghi, presentazioni di libri, spettacoli, mostre, laboratori, concorsi per progetti ur-bani, iniziative speciali nella città. E in que-sto ventaglio di modalità acquistano un ruo-lo centrale i luoghi in cui si svolgono. Infatti, la specificità di Comodamente è quella di nascere come uno strumento urbano. Sia in quanto attivatore di luoghi pubblici e spazi dismessi, sia come contenitore che mette in rete soggetti che lavorano sul territorio (aziende, creativi, amministratori comunali, servizi …). In questo senso affronta anche il problema dell’immagine di un territorio complesso e mutato, questione centrale

per Venezia Nord Est 2019 come ha sottoli-neato la maggior parte degli ospiti. Questo non si realizza soltanto nella scelta di luoghi e nella loro risemantizzazione, ma anche nel modo di gestire e integrare più scale di ri-ferimento: locale, provinciale, europea, che questa esperienza mostra a diversi livelli di pertinenza, oltre che nel fundraising e nelle sponsorship, e nella scelta di temi e ospiti del festival, anche nella adesione a diverse reti translocali.Ciò che è più di tutto rilevante per il proget-to di Venezia Nordest 2019 sono le diverse modalità di interazione e inclusione della società civile. Esercenti commerciali e risto-ratori, artigiani e imprenditori del territorio, cooperative e associazioni sono incentivati a entrare sotto il cappello di Comodamente per avere visibilità e nuovi stimoli attraver-so collaborazioni e iniziative speciali. Inoltre FunkyPhoto White Room, il progetto Archivi-collettivi, Apperò app per smartphone, che integrano luoghi e nuovi media, e Deja vù, performance artistica in cui 50 persone hanno dormito in uno spazio pubblico e con-diviso come la piazza, tentano di rendere gli spettatori soggetti partecipi. Ancora più significativi sono i progetti in cui la cittadi-nanza e gli spazi privati si aprono alla città e acquistano valori collettivi, come Home i where I want to be, dove dei privati hanno autonomamente aperto la propria casa per ospitare una mostra, e Le stanze di Zelda, iniziativa privata che ha trasformato per tre giorni il primo piano di un palazzo storico in un atelier artistico/artigianale. Ed è so-prattutto la schiera di giovani, studenti e cittadini che si impegnano come volontari nell’organizzazione del festival a esprimere il potenziale valore civico della rassegna. Quello di una comunità che si può unire e può condividere un progetto. Un ambiente giocoso, ricco di stimoli e aperto può esse-re un buon punto di partenza per esprimere il significato di città come bene comune, in cui è più facile trovarvi le ragioni per offrire il proprio impegno.Il festival può allora essere un’ipotesi di metodo per Venezia Nordest 2019, ossia un campo di prova per sviluppare – poi su scala più ampia e in un sistema più com-plesso – un nuovo paradigma territoriale in cui persone di diversa competenza e ruolo possano parlare lo stesso linguaggio, scam-biarsi valori e significati offrendo ciascuno la propria specificità e la propria storia. Di certo, da continuare a sperimentare e ve-rificare.

Elena LorenzettoSemiotica

Accade perché una città intera si avvolge a un festival e si mette a disposizione con piazze, strade, palazzi storici, negozi, alberghi, vecchie fabbriche riaperte, corsi d’acqua, fantasia, allegria. Accade perché da sei anni “Comodamente” e Vittorio Veneto sono la stessa cosa e insieme hanno costruito una manifestazione unica in Italia che è diventata una grande festa della cultura. Più di 35 mila visitatori in tre giorni, 100 eventi, centinaia di ospiti speciali, centinaia di giovani impegnati in seminari di storia, di politica, di giornalismo, sul paesaggio. E un tema particolare su tutti: la meraviglia. Che oggi vuol dire tante cose: lo splendore della natura, ma anche lo sconcerto davanti alla crisi che non è soltanto economica ma pure di valori e di politica. Significa restare sbalorditi di fronte a un mondo che cambia, storditi nel coglierne i mutamenti improvvisi. Ma anche meravigliarsi ancora una volta perché in fondo siamo un popolo che può farcela. Scrittori, filosofi, architetti, giornalisti,musicisti, attori, politici, scienziati: nessuno è mancato.“Comodamente” non è soltanto un appuntamento che nei primi giorni di settembre, quando l’estate si sta spegnendo, richiama turisti e pubblico. E’ qualcosa di più: è la conferma della potenzialità di una regione e della forza di una città. “Comodamente” riesce e si afferma perché può contare su una natura straordinaria nel punto in cui la collina diventa montagna splendida e appena dietro, la mattina, lascia vedere le cime innevate. Perché gli alberi più alti non sono stati tagliati e i fiumi sono stati lasciati scorrere senza letti di cemento. Perché i palazzi storici hanno conservato dignità e memoria. Perché il vecchio castello si apre per lasciarsi scoprire. Perché in ogni angolo è possibile alzare un palco, parlare di un libro, vedere un’immagine, sedersi su una poltrona creata per l’occasione, ascoltare l’ultima battuta di una nuova commedia. La cultura che cammina e lascia tracce. La gente che accetta e partecipa. Forse perché questa è la dimensione giusta. Forse perché siamo ancora e fortunatamente in una città a misura d’uomo. Forse perché questo è il cuore quasi fisico di una regione grande detta Nordest che è in corsa per diventare Capitale Europea della Cultura. E può farcela perché rispetta l’ambiente, perché ha incominciato a non fare più costruire inutilmente capannoni e anzi si chiede in che modo saprà trasformarli. Perché ha un progetto che guarda al futuro. Perché questa è una terra che sa unire natura e cultura, turismo e sapienza. Qui c’è tutto, come accade raramente in terre baciate da Dio: il mare e la montagna vera, il lago e la laguna, la collina e la pianura vasta, i grandi fiumi, le terme, la storia in ogni piega del nostro passato. E in più la città più diversa al mondo, l’unica costruita sull’acqua, quella che ogni anno riceve e accoglie 40 milioni di turisti provenienti da ogni parte del mondo. Ma per crescere, per diventare europei, occorre saper superare certi confini, confrontarsi con le idee, anche con la meraviglia. Per vincere sono necessari esempi come “Comodamente”. Per questo la settima edizione sarà più importante e determinante; sarà l’esame di maturità. Non solo di un festival, non solo di una città, ma di tutto il Nordest.

Edoardo PittalisGiornalista e scrittore

Gianantonio Da ReSindaco Città di Vittorio Veneto

“Comodamente è una realtà importante, questa edizione in particolare ha dimostra-to che manifestazioni culturali di questa portata sono un richiamo di grande im-portanza e un valore aggiunto per la città. L’amministrazione è pronta a guidare un dialogo per fare sì che la prossima edizione possa portare nuovi e ancora più importan-ti contributi di arricchimento alla città.”

Giuseppe PartataPresidente Associazione “Vittorio Veneto città del benestare”

“Il festival si è ormai ritagliato un ruolo im-portante tra i festival culturali italiani, ma soprattutto ha dimostrato che la proposta di qualità paga sempre. La nostra città deve puntare proprio sulla cultura e sugli eventi di spessore per riqualificarsi e rilanciare un mercato turistico e un sistema commercia-le che hanno dimostrato di essere, a queste condizioni, estremamente vitali.”

Giustino MoroPresidente Fondazione Francesco Fabbri

“La sesta edizione di Comodamente si è rivelata ancora una volta un momento di ri-flessione importante e diversificato sui temi della contemporaneità. Il festival propone infatti una formula innovativa di coinvolgi-mento popolare e partecipato, che costitu-isce una buona pratica, in quanto il nostro futuro dipende dallo sforzo collettivo e da un riposizionamento positivo.”

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