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Pubblicazione della Sezione CineVideo CEDAS Fiat APRILE 2012 N°: 50 Associati IL GIORNALE DEL FILMMAKER cinema & tecnica

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APRILE 2012 N°: 50Associati

IL GIORNALE DEL FILMMAKERcinema & tecnica

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La Sezione CineVideo, un settore delleSezioni Culturali CEDAS, si propone diapprofondire l'analisi del linguaggio ci-nematografico e di promuovere la co-noscenza e lo sviluppo delle tecniche diripresa, montaggio e sonorizzazioneattraverso corsi, proiezioni, concorsi emanifestazioni varie organizzate pertutti gli iscrittiAderisce alla FEDIC - Federazione Ita-liana dei Cineclub

Sede: via Olivero 40 (To)Ritrovo e laboratorio: C.so Orbassano 255 (To)Orario: ogni giovedì dalle 20.45 alle 23:00

Notiziario interno d’ informazioneRedatto in Torino dal 2005

Comitato di Redazione

V. TULLIO (Responsabile)

V. CIBRARIO

P. FASSIO

G. IEMMI

L. MEZZACAPPA

G. PELLACHIN

G. SABBATINI

G. VECCHI

Impaginazione & grafica:

G. PELLACHIN

Recapito e-mail:

[email protected] Internet:

www.fiatcares.com/cedas/Pages/CedasHP.aspx

In questo numero:

L’ EDITORIALE50° numero del nostro giornalino!di Vivian Tullio

ATTIVITA’ ASSOCIATIVEAPPUNTAMENTICOSA ABBIAMO FATTO

LA PALESTRA DEL CRITICOI SOCI COMMENTANO

VIDEORIFLESSISOY CUBA, IL MAMMUT SIBERIANORINVENUTO AI CARAIBIdi Luigi Mezzacappa

NOTIZIE VARIEA cura di Valerio Cibrario

L’ANGOLO DEL VIDEOMAKERFiction si, fiction no...di Giuliano Iemmi

LA MUSICA E IL CINEMAA ritroso nel tempo dei “Cinemakers”di Piero “Pedro” Fassio

FILMMAKER IN THE WORLDSPAZIO 798di Valerio Cibrario

CONCORSIA cura di Gianfranco Chiapello

Hanno collaborato a questo numero:

Gianfranco Chiapello, Mauro Chiavegat-ti, Marco Ravagnan, Giuseppe Squarcio

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LA VETRINA29

19 TEMPO DI CINEMASOGNARE AD OCCHI APERTIdi Gabriella Vecchi

PILLOLEILLUMINOTECNICAdi Giorgio Sabbatini

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Un traguardo importante per noi, e con que-sto numero 50 è arrivato il momento di fe-steggiare ma anche di cambiare e di cercaredi rinnovarci. Abbiamo iniziato con un nome(Il Giornalino del Filmmaker) che evocavaper molti di noi Il Corriere dei Piccoli, Il Gior-nalino, ricordandoci la giovinezza, l’inizio diun percorso che si sviluppa nel tempo. Ora èarrivato il momento di crescere un po’ e ab-biamo deciso di cambiare nome. Eravamo un“Giornalino” e crescendo diventiamo un“Giornale”: IL GIORNALE DEL FILMMAKER– cinema & tecnica. Siamo entrati nell’età“adulta” ma spiritualmente siamo ancora“adolescenti”, con la voglia però di mettersi indiscussione e di rinnovarsi. Insieme al nomeabbiamo, infatti, aggiornato anche la grafica,non solo per seguire i tempi che cambiano,ma anche per trovare una nuova forma chemeglio caratterizzi la nostra “immagine”.Questo già accade con i nostri video, dove siutilizzano nuove tecnologie, nuovi formati, sisperimentano nuovi linguaggi, si cercanonuovi traguardi, per raggiungere nuovi entu-siasmi.Abbiamo cambiato la facciata ma non le ru-briche, a cui siamo “affezionati”, cercando,tuttavia, di approfondire i loro contenuti peraumentare l’interesse e il bagaglio culturaledel filmmaker. Ecco quindi I consigli tecnicisottoforma di Pillole, per realizzare al meglio inostri video, L’angolo del videomaker, con leproblematiche che un appassionato di cinemaa livello dilettantistico deve affrontare, le No-tizie varie e i Siti web per essere sempre ag-giornati a tutti i livelli sul mondo tecnologico,la Musica e il Cinema, per non dimenticareche in un filmato la musica e la colonna sono-ra sono altrettanto importanti quanto il mon-taggio e le riprese, i Videoriflessi per fare del-le considerazioni e riflessioni sul mondo del-l’immagine e Tempo di cinema, per conoscerela storia del cinema e i suoi protagonisti. Epoi naturalmente lo spazio ai nostri Soci (Lapalestra del critico) per cimentarsi nel difficile“mestiere di critico”, cercando di commentaree analizzare i video realizzati dai Soci stessi.Non manca poi un po’ di autoironia sul nostromondo con le vignette di Mauro Chiavegatti e

le frasi da film che cercano di trovare un pun-to di incontro tra noi e i “grandi” del cinema.E poi gli spazi per recensire le attività delClub, che vanno dalle proiezioni di corti alleserate in gruppo per lavorare e divertirsi in-sieme, dalle serate sull’analisi del linguaggiocinematografico a quelle sugli approfondi-menti dei software che un filmmaker usa perrealizzare al meglio le proprie opere. E ancorala Top Five, i Concorsi e stage per confrontar-ci con altri videomakers all’interno e all’ester-no del Club.Tutto questo ma anche molto di più in questonostro Giornale che cerca di esprimere a tuttotondo le innumerevoli sfaccettature dell’affa-scinante mondo delle immagini e dei filmma-ker.

Non sappiamo se siamo riusciti ad intrapren-dere la strada giusta, sempre migliorabile:saranno comunque i nostri lettori a darceneconferma attraverso le loro critiche e i loroconsigli!

50° numero del nostro Giornalino!

L’ EDITORIALE

di V ivian Tul lio

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Giovedì 8 marzo 2012DONNE CHE PARLANO DI DONNE

8 marzo,Festadelladonna.Quale mi-gliore oc-casione,per il no-stro Cine-club, peronorare la"giusta"metà delcielo dedi-candoleuna sera-ta a tema,per ricor-darci cheanche ilcinemapullula dibuone ra-gioni perdividere il

cielo tutti insieme? Sì, perché è inutile nascon-derlo: anche quando si parla di cinema, fatal-mente, si è inclini a considerare il genere femmi-nile sempre sotto il solito stereotipo, spesso di-menticando quanto abbia contribuito all'evoluzio-ne del genere umano. Certo che però... mi chie-do: perché mai è stata affidata a me, a un uomo(si fa per dire), la cronaca della serata? Mah, for-se è meglio non cercare la risposta! Ad ogni mo-do... bella vigliaccata! Adesso vediamo: se sarà ilcaso... mi vendicherò!Dunque: Vivian Tullio e Gabriella Vecchi.Donne del Cineclub che parlano di donne del ci-nema che, a loro volta, nelle opere di cui sonoautrici, parlano spesso di donne. Spero di noningarbugliarmi.La carrellata sulla storia del cinema che Vivian eGabriella hanno realizzato e ci hanno regalatoinizia dagli albori del cinema. Il loro racconto sifa subito interessante: ancora una volta scopria-mo che le donne sono dove c'è fermento, vivaci-tà di idee, innovazione. Nel 1896, quando il cine-

ma accennava i suoi primi balbettii nell'unico for-malismo allora conosciuto (MRP: Modo di Rappre-sentazione Primitivo, ovvero a unica inquadraturamonopuntuale) e attendeva la messa a punto diun linguaggio più evoluto (MRI: Modo di Rappre-sentazione Istituzionale, ovvero a successione diinquadrature pluripuntuali) che si concretizzò solonel decennio successivo, fu una donna a realizza-re il primo film che raccontava una storia, e non"una situazione". Si chiamava Alice Guy, avevasoli 22 anni, e il suo film si chiamava La fata deicavoli. Sempre lei fu l'artefice dei primi tentativi diregistrazione del suono per poterlo successiva-mente riprodurre in sincrono con la proiezionedelle immagini. Per chi non lo ricorda, il cinemasonoro, così come lo conosciamo oggi, iniziò a svi-lupparsi solo nel 1920, ma dovette attendere il1930 per imporsi in tutto il mondo.E che dire di Elvira Coda Notari, la prima donnaregista italiana? A noi cinefili italiani piace gonfia-re il petto ricordando quanto il nostro Neorealismoabbia influito sulla cinematografia mondiale, mapochi sanno che Elvira ne fu autorevole precorri-trice. Le ambientazioni nei bassifondi e il suo mo-do di rappresentare la realtà la resero invisa alregime fascista; le sue eroine erano spesso visce-rali e insofferenti alle regole sociali a cui avrebbe-ro dovuto conformarsi. Eppure, nonostante siastata vulcanica in termini di quantità e qualità,famosa e apprezzata in tutto il mondo, pochi siricordano di lei. Perché? Forse perché il suo cine-ma si scontrò con una combinazione di fattori av-versi? Forse perché... era una donna? O forse per-ché era una donna insofferente alle regole?Anche nel campo dell'innovazione del linguaggiotroviamo ancora una donna: è la francese Ger-maine Dulac che, negli anni '30, rifiuta il cinemanarrativo per sperimentare un cinema fatto di artevisiva anticipatrice dei canoni dell'impressionismo.Interessante, non c'è che dire, questa insolita ca-valcata nella storia del cinema che, con la cono-scenza di Dorothy Arzner, "rischia" di polveriz-zare anche i più consolidati luoghi comuni sulla"inadeguatezza" femminile nel campo della tecni-ca! Dorothy è stata praticamente l'unica donna aemergere nello star system hollywoodiano deglianni '30 fortemente caratterizzato da discrimina-zioni sessiste. Mi scappa da ridere: i suoi colleghimaschi devono averla davvero patita se pensiamoche, oltre a disegnare per i suoi film personaggi

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ATTIVITA’ ASSOCIATIVE

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femminili emancipati, spesso negativi e sempredotati di grande carattere e volontà, è stata an-che l'artefice di un'innovazione -il microfono mo-bile- che ha certamente avuto un ruolo nello svi-luppo delle tecniche applicate al cinema!Ebbene sì, anche nel campo dell'animazione tro-viamo donne innovatrici: è il caso di Lotte Rei-niger, tedesca che fino all'inizio degli anni '80 hariproposto in chiave leggera e raffinata(femminile?) i temi della favolistica classica conla tecnica delle silhouette e delle ombre cinesi.E poi ecco Ida Lupino, attrice e regista inglesescomparsa nel 1995, sensibile e versatile, anti-convenzionale, inquietante e matura autrice cheha portato sul grande schermo drammi che rap-presentano il disagio della moderna vita metro-politana.E ancora Liliana Cavani, lei sì, capostipite diuna "categoria femminile" finalmente riconosciu-ta, autrice di film che hanno alternato la denun-cia della società contemporanea al racconto sto-rico, sempre con stile personale e rigore intellet-tuale.E poi Agnès Varda, interessante regista inclinea un cinema intimo e personale, elegante e raffi-nato, a volte adatto più agli addetti ai lavori cheal grande pubblico, attratta dai comportamenti edai gesti più che alla storia da raccontare, sofisti-cata analizzatrice del mondo femminile e dellacoppia, dei profondi meccanismi che regolano ledinamiche dell'animo femminile.E poi Jane Campion, neozelandese autrice diopere indimenticabili come Lezioni di Piano, sen-sibile narratrice di vicende emotive di donne op-presse o in condizioni sfavorevoli.E, infine, Sally Potter che, con una storia perso-nale singolare -un passato di ballerina, coreogra-fa e musicista- esordisce nel cinema a trent'annicon progetti ambiziosi su registri sempre diversi.Ormai anche l'8 marzo, come molte altre ricor-renze, corre oggi il rischio di smarrire le sue ra-gioni più autentiche per lasciare spazio al perver-so meccanismo che tutto commercializza e tuttodistrugge. Nonostante ciò -o direi: proprio perquesto!- è giusto non perdere mai nessuna occa-sione per onorare la dignità e l'intelligenza, an-che e perfino... delle donne! Ecco, mi sono ven-dicato!Grazie Vivian, grazie Gabriella! Viva las mujereshasta siempre!

Luigi Mezzacappa

INCONTRO CON L'ASSOCIAZIONE KINOKINI-NOPoiché è ormai diventato un interessante appun-tamento periodico, ha avuto luogo l'incontro conl'associazione KinoKinino. Nel corso della seratasono state visionate e commentate due tra le ulti-me opere di Brunella Audello e Vittorio Dabbene.Esse, pur diverse nei contenuti, hanno molti deno-minatori comuni. Le caratteristiche tipiche delleopere di Audello e Dabbene: lo stile della narra-zione filmica lenta ma coinvolgente, l'attenzionecostante dal punto di vista dell'estetica e del lessi-co filmico alle inquadrature, la disposizione delleluci tese a sottolineare l'atmosfera della sequenzanarrativa, montaggio fluido senza sbavature, qua-si accademico ed, infine, audio accurato, si ap-prezzano anche in questi due cortometraggi.Il primo, dal titolo Appassionata (27’, 2011,),trae ispirazione da un evento realmente accaduto,pur se le fasi iniziali e l'epilogo sono frutto di fan-tasia. L'elemento portante della storia, cioè l'amo-re non convenzionale di una donna verso un'altradonna, che quest'ultima ambiguamente accetta inun primo momento e poi rifiuta, scatena nella pri-ma una reazione passionale di stalking che dege-nera sempre più drammaticamente fino a sfociarein un vero e proprio sequestro di persona a dannodella seconda, a significare iperbolicamente l'a-spetto dell'amore possessivo e paranoico.Il finale non è aderente alla realtà, poiché la storiavera si conclude con la denuncia della vittima,perseguitata tramite Internet e, quindi, con epilo-go giudiziale a carico dell'operatrice di stalking.Direi che non è importante la storia in sé, quantolo studio e la rappresentazione della psicologia deidue personaggi, le loro certezze ed ambiguità e,soprattutto, l'aspetto deteriore incarnato nella pri-ma ragazza che intende l'amore come possessodella persona amata, al punto da privarla dellasua libertà. Nella narrazione filmica, la caratteriz-zazione dei personaggi da questo punto di vista èrisultata efficace, anche se in qualche spettatoreha creato perplessità l'atteggiamento troppo de-terminato e duro della prima ragazza. Ma, secon-do me, mentre ciò è coerente con la logica dellastoria, mi è apparsa più sfumata e sfuggente lacaratterizzazione della seconda ragazza, la vitti-

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Giovedì 22 marzo 2012

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ma, forse a causa di una recitazione un po' piùincerta rispetto alla prima. Ma questa è un'osser-vazione del tutto personale, vale a dire che è ciòche mi sarei aspettato io: se gli autori, invece,hanno voluto connotare tale personaggio confe-rendogli ambiguità, posso dire che hanno coltol'obiettivo.Personalmente ho molto apprezzato alcune sce-ne chiave, quali ad esempio il primo incontro a-moroso tra le due donne, girate con sensibilità esenso artistico a mio giudizio ottimi; nonostantel'argomento di per sé "difficile", gli autori sonoriusciti a permeare le scene di passionalità, masenza mai trascendere nel volgare.Nettamente diverso il secondo cortometraggio.Intanto per il numero di attori: nel primo soltan-to due, in quest'ultimo ben 120.Il film Un giorno d’inverno (29’, 2011,) narradegli avvenimenti dell'11 e 12 gennaio 1944quando a Valgrana, durante una rappresagliatedesca, furono uccise 8 persone. La rappresa-glia fu messa in atto a causa dell'attacco da par-te di una squadra di partigiani locali ad una co-lonna di militari tedeschi.Il film è stato girato con l'ausilio di attori valgra-nesi, ed è tratto da un racconto dal titolo Comeho vissuto io il 12/1/44 scritto da un soprav-vissuto all'eccidio, Francesco Isoardi. Va subitosottolineato il notevole sforzo organizzativo chela realizzazione di un tale film ha richiesto; biso-gna dare atto agli autori, di essersi cimentatinell'impresa con pieno successo. Ma non soltantoper la complessità data dalla necessità di far re-citare 120 attori non professionisti, ma ancheper l'accuratezza della ricostruzione ambientaled'epoca, che poteva prestarsi ad errori ed incoe-renze che avrebbero inficiato il risultato finale.Invece, le scene iniziali del film, in cui appuntoviene descritta la vita di paese e dei suoi abitan-ti, mi sono sembrate le più interessanti, condottecon fluidità grazie ad un attento ed accuratomontaggio. Ottima per fedeltà la ricostruzionedei diversi ambienti del paese. Bravi gli attoriimprovvisati, soprattutto per la genuinità e natu-ralezza della recitazione che, tuttavia, non è ri-sultata all'altezza delle attese nelle fasi piùdrammatiche e cruente dell'eccidio. Secondo al-cuni spettatori, il ritmo è apparso forse un po'troppo lento, e la drammaticità quindi meno inci-siva. Di fatto, per lo spettatore "moderno" abi-

tuato ad atmosfere molto più cruente, la violenzaè rappresentata con la crudezza di un realismoparticolarmente spinto; anche in questo caso ci siaspettava una simile rappresentazione. Invece,secondo alcuni, i soldati tedeschi, per esempio,sono apparsi troppo "buoni", quasi essi stessi spa-ventati. Io credo che gli autori, anche coadiuvatidalla testimonianza di Isoardi, abbiano propriovoluto sottolineare non particolarmente l'effera-tezza di un eccidio gratuito, quanto la componen-te umana che ha evidentemente caratterizzato ilcomportamento di soldati molto giovani, più spa-ventati delle loro stesse vittime.Realizzare fiction a sfondo storico di tale comples-sità è impresa ardua per i non professionisti. Men-tre lo spettatore, abituato al cinema professiona-le, può notare invece carenze che in opere cosìcomplesse nel campo semiprofessionistico od a-matoriale, pur di alto livello, sono inevitabili. Maproprio per questo motivo, va dato atto agli autoridi avere realizzato un valido prodotto, con mo-menti emotivamente coinvolgenti che rendonol'opera godibile ed apprezzabile.

Giuliano Iemmi

CONOSCERE AFTER EFFECTS: ANALISI DI UNPROGETTONon a tutti è noto il programma After Effects.Cioè, i videomakers più evoluti, che conoscono lesuite di ADOBE, forse qualche volta hanno avutooccasione di provarlo, ma nella maggioranza deicasi se ne è solo sentito parlare. After Effects è unprogramma cosiddetto di post produzione, poichéutile per introdurre effetti molto particolari, ani-mazioni, titoli complessi in movimento, nelle fasifinali di completamento di una video, successivecomunque a quella del montaggio vero e proprio.Con quella del 15 Marzo scorso, tenuta da Gian-franco Pellachin, si è voluto iniziare un ciclo di se-rate a tema tecnico dedicate alle esperienze cheGianfranco sta appunto effettuando nel percorsodi apprendimento delle funzionalità e delle loromodalità di applicazione, finalizzato alla imple-mentazione di progetti per la realizzazione di titolie clip animate.La “lezione” si è articolata in due sezioni: una pri-

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Giovedì 15 marzo 2012

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ma in cui sono state mostrate le finalità e le po-tenzialità del programma, mostrando clip otteni-bili da progetti di tipo professionale reperibili pe-raltro sul mercato, utili a professionisti per la re-alizzazione di video commerciali (clip promozio-nali per industrie, pubblicitari, matrimoni, ecc.).E quindi subito si è avuto la chiara misura dellavastissime e elevate potenzialità del programma.Successivamente Gianfranco ha illustrato breve-mente l’interfaccia utente del programma aperto,descrivendo le principali funzioni e modalità diutilizzo dei pannelli, passando quindi ad esami-nare i principi base di “funzionamento” del pro-gramma e delle sue principali utilities, sviluppateper la realizzazione del progetto di logo animato.

La serata, condotta con successo in modo chiaro,semplice ed esaustivo, pur se ovviamente a livel-lo del tutto introduttivo, ha consentito ai presentidi acquisire una visione di massima del program-

ma, di comprenderne i principi base per preparar-si a seguire le successive presentazioni con ideepiù chiare, e per coloro che volessero cimentarsi,a tentare i primi approcci al suo utilizzo in concre-to.

Giuliano Iemmi

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ATTIVITA’ ASSOCIATIVE

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L’integrazione di PHOTOSHOP

Un’altra serata tecnica molto uti-le e interessante è stata quellasu Photoshop, programma chepermette l’elaborazione delleimmagini, dalla correzione colorea tutto quanto concerne il ritoc-co fotografico.Uno strumento utilissimo, oltreche per chi si occupa di fotogra-fia, anche per il videomaker per-ché interagisce con vari pro-grammi di editing video, comePremiere—After Effects—Encore,permettendo l’importazione diquanto elaborato con Photoshop.A illustrarci i principi base e al-cune funzionalità importanti delprogramma è stato nostro ospiteun professionista del settore fo-tografico che già tiene corsi diPS organizzati dalla Sezione Fotografica del Ce-das, il Sig. Max Ferrero.Con estrema chiarezza e presentandoci delle bel-lissime fotografie, è riuscito a spiegarci passaggioperativi complessi, fornendoci, inoltre, utili con-sigli su quali funzioni usare e quali non convieneusare. Ringraziamo l’amico MAX per averci gen-tilmente dedicato la serata, e per averci invoglia-to, con il suo entusiasmo, ad approfondire l’uti-lizzo di questo programma.

Gianfranco Pel lachin

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Giovedì 1 marzo 2012

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Ormai è qualche anno che il Cedas, in occasione dell'8marzo, organizza un incontro con tutte le Signore chefrequentano l'Associazione dedicando loro un evento cheriscuote un parere favorevole.Quest'anno ha voluto riconoscere ufficialmente quelleSignore che si sono prodigate di più all'interno delle va-rie Sezioni. E così che è stato richiesto ai Delegati dellevarie Sezioni Culturali e Sportive di segnalare i nominati-vi di coloro che ritenevano più meritevoli.Il Consiglio Direttivo della Sezione CineVideo, riunitosiper l'occasione, ha proposto all'unanimità la Sig.ra VivianTullio per la costanza nel frequentare le serate d'incon-tro, l'impegno e disponibilità nell'organizzare i vari eventinonché la gestione della nostra videoteca ed, infine, peril suo impegno personale per mantenere sempre vivo edinteressante il nostro Giornale del Filmmaker.Durante l'evento che ha avuto luogo presso i locali dell'I-drovolante a Torino è stato consegnato a tutte le Signoresegnalate un premio di riconoscimento con il plauso ditutti i partecipanti.

Un grazie sincero a Vivian da parte di tutti i Soci dellanostra Sezione!

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8 marzo IL CEDAS FESTEGGIA LE DONNE

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A partire da quest’anno la Sezione CineVideo Cedas ha rinnovato la propria associazione alla FEDIC, Fe-derazione Italiana dei Cineclub.

La composizione dello staff di riferimento della Sezione è la seguente:

Giuliano IEMMI Presidente Piero BALOIRE Segretario Luigi MEZZACAPPA Tesoriere Valerio CIBRARIO Consigliere Gianfranco PELLACHIN Consigliere

eMail: [email protected]

Dopo una breve parentesi, la Sezione Cinevideo Cedas rinnova la propria presenza con spirito fattivonell’ambito della Federazione prestigiosa che annovera i più qualificati centri e club di sviluppo dell’arte video-cinematografica.

Giuliano Iemmi

COMUNICAZIONI DALLA REDAZIONE

ATTIVITA’ ASSOCIATIVE

UNA VITA TROPPO BREVEÈ molto triste apprendere l’improvvisa notizia che un caro Amico ci halasciato per sempre! Non è facile accettare una situazione così tragica eingiusta, poiché morire nel pieno delle proprie forze a soli 46 anni èdavvero impensabile!Giovanni Crocè, Segretario Nazionale delle Fedic, ci ha abbandonato,dopo l’ultima riunione della Federazione, domenica 26 febbraio del 201-2. Alla mattina, prima di lasciare Montecatini e ritornare a casa, aveva-mo fatto alcuni progetti per il futuro e mi aveva promesso che in autun-no sarebbe ritornato al Cineclub Piemonte e al Cinevideo Cedas Fiat perfare una proiezione in 35mm.Alla sera di quello sfortunato giorno ricevevo una telefonata nella qualemi informavano che Giovanni era in coma!

Esprimere l’angoscia che quella notizia mi ha procurato in quel momento non è semplice poiché troppisentimenti si alternavano e troppe immagini, di istanti vissuti insieme, affioravano con una rapidità i-narrestabile. Quante situazioni affrontate, gomito a gomito, nelle riunioni della Federazione e quanteoccasioni di incontro si sono succedute nelle varie edizioni di FilmVideo! Mi è impossibile pensare cheGiovanni non sia più presente nella Fedic dove ha dato un contributo eccezionale che solo Lui potevadare con quella innata capacità di trasmettere fiducia e buon senso, cercando sempre di mediare nellesituazioni più controverse.Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo ha ricevuto un grande insegnamento di “vita”, di come affrontareogni argomento con l’uso della ragione ma, soprattutto, con grande umanità e infinita modestia. Gio-vanni era molto impegnato su vari fronti, sia nell’organizzazione di “Cineforum” che nella conduzionedel proprio Cineclub Movie Dick, ma sempre disponibile a risolvere i problemi che ogni tanto affliggonoi Presidenti dei vari Cineclub. Giovanni era anche un “grande” musicista non solo come esecutore maanche come compositore, Sua è la sigla musicale di FilmVideo.Persone come Giovanni non dovrebbero lasciarci mai, poiché la loro capacità di comunicare è indispen-sabile per la crescita di ognuno di noi. Mi mancherà molto questa Sua “assenza”, questo “distacco” im-provviso e inappellabile! Ma con Lui resterà sempre aperto un “dialogo” e non solo attraverso i ricordi,perché la Sua vitalità e il Suo entusiasmo per il modo delle immagini, ormai, fa parte della mia vitaquotidiana.

Giorgio Sabbatini

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APPUNTAMENTI

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“IL GLADIATORE” – FRAMMENTI DI UN FILMLa serata preparata dall’amico Piero Baloire presenterà un’analisi di come nasceun film intrecciando le interviste con i vari personaggi del backstage con glispezzoni dei film ai quali si riferiscono

LE OPERE DEI SOCISerata dedicata alla proiezione delle nuove opere dei Soci. Le opere, votate dalpubblico presente in sala, entreranno nella classifica della TOP FIVE 2012. Se-guirà dibattito.

Aprile

NOTIZIA FEDIC

10° STAGE NAZIONALE FEDIC di Formazione ed ApprofondimentoCalci (Pi) 6-10 settembre 2012 – Agriturismo I Felloni

LA DIREZIONE DEGLI ATTORI

Docente: Ferdinando Maddaloni, attore, regista, actor’s coach. Ha lavorato nel-la Compagnia di G. Lavia in Macbeth di W. Shakespeare e in Edipo Re di Sofocle.Al cinema ha lavorato con P. Squitieri in Atto di dolore e con G. Salvatores inQuo vadis, baby?. Dal 1999 al 2010 è stato actor’s coach e interprete nellafiction La Squadra. Autore del libro/documentario Cinema e recitazione e delcortometraggio Anna Politkovskaja, concerto per voce solitaria.Iscrizione: 270€, comprendente: alloggio e pasti (compresi acqua, vino e caf-fè), dalla cena del 6 al pranzo del 10.Numero chiuso. Per informazioni e verifica sulla disponibilità di posti telefonareal 328-7275895

Giovedì 19

Giovedì 26

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Serata di proiezione delle opere presentateal Concorso di fine anno (2011) a Temafisso: FANTASIE.Sette i video presentati, di cui i primi 3 classifi-cati sono stati:

1. Di più di Anna Altieri & Valerio Ci-brario

2. Al di là della luna di Tino Dell’Erba3. Un giorno da cani di Gabriella Vec-

chi

Al di là della luna di Tino Dell’Erba (Fiction,5’, 2011)E’ un video alquanto complesso quello di Tino,un racconto ripetuto per alcune immagini daidue attori che rappresentano il protagonista indue momenti della sua vita, quella di anzianonel tempo presente e di giovane nel passato. Glielementi di riferimento: un libro, un cielo, unalucciola (un dischetto color oro), una donna;per comodità di scrittura e compressione divi-derò la descrizione in due parti.I parte: un uomo non più giovane rivisita il libroAl di là della luna che gli fa balenare un ricordo:una donna che prende lo stesso libro nel puntoin cui egli stesso lo ha appena prelevato, di se-guito l’immagine della donna in un giardino chepassa il libro ad altra persona di cui si vede soloil braccio -ho qualche perplessità sull’uso delricordo all’inizio di questa storia-. Ritorno allarealtà dell’uomo che smette di leggere per an-dare a vedere una luna piena e un cielo stellato–quest’ultimo ampiamente contestato la seradella proiezione-, da cui si stacca una lucciolache entra in casa. Il protagonista la segue finoa quando si mette a roteare sul libro. Fin quisembra tutto chiaro ma ad un tratto si vede l’-attore andare a letto e inseguire con lo sguardola lucciola che va verso la finestra da cui si notaun cielo stellato, questa volta però con una lunacalante. La lucciola prosegue il suo percorso fi-no a raggiungere sul letto il posto vuoto accan-to a quello del protagonista.-La prima volta cheho visto il video ho pensato: e la donna? Poveri-no forse è un vedovo-. Osservando la lucciola ilprotagonista si addormenta, transizione in nero,e lo si vede andare in bagno, guardare lo spec-chio e vedersi il giovane di un tempo che pren-de il suo posto.II parte: il nuovo protagonista rientra dal bagnoe, arrivato in cucina, si mette a leggere lo stes-so libro e a rivivere l’incontro con la donna dellasua gioventù, vista all’inizio della I parte. Ma a

questo punto sorge la domanda: perché far ve-dere una donna all’inizio se poi questa rientreràpiù avanti nella storia? Il protagonista può nonsaperlo, ma chi ha scritto la sceneggiatura sì.Riprendiamo il discorso col giovane che, ritorna-to in sé, si dirige verso il balcone… e la storia siripete come sopra, c’è lo scambio dei personag-gi ed il rientro in cucina del protagonista vec-chio che rimette a posto il libro e va a dormire,mentre la lucciola gira nella camera da letto e siavvicina poi al letto su cui si trova, questa vol-ta, la signora notevolmente avanti con gli anni.E per finire la lucciola viene presa e accompa-gnata fuori dalla finestra, finalmente.Il video gira tutto intorno alla lucciola dotata dipoteri particolari e, nel momento in cui entra incasa, è capace di attivare questo lungo, asetticoricordo a matrioska. La musica aiuta, nel sensoche sembra sottolineare non un piacevole ricor-do ma una vita sentimentalmente finita, diver-samente da cosa ci si aspettava, nonostante lostringersi le mani come in passato.

Un giorno da cani di Gabriella Vecchi(Sperimentale, 4’40”, 2011)Quello di Gabriella è un video “tranquillo”, ag-gettivo usato anche nella sinossi, perché non cisono sorprese, non ci sono immagini che possa-no essere interpretate con doppio senso come èavvenuto in passato. Il video scorre liscio comel’olio perché il cane Algor, di Gabriella, non èpiù molto scattante, non fa acrobazie perché èavanti negli anni, si accontenta della compagniadegli altri. Potrebbe sembrare un omaggio alproprio cane, che si accontenta di ricevere ilpasto, ma così non può essere per la mancanzadi coscienza di ciò che Gabriella fa nei suoi con-fronti. Il video svela, in punta di piedi, il verosignificato con le riprese del nipotino la cui voceentra nella clip iniziale; in sintesi, il racconto diun sereno momento di vita familiare.Per finire, come ha detto qualcuno, la visione diAlgor, era preferibile se fosse stata in bianco enero per distinguere la soggettiva del cane.Trovo le musiche pertinenti con il racconto e ilfatto che siano state citate nei titoli di coda, loconsidero un atto di scrupolosa attenzione ver-so lo spettatore curioso. .

…di più! di Anna Altieri e Valerio Cibrario(Fiction, 5’27”, 2011)Il titolo ricorda un poco la pubblicità che avvie-ne in televisione per certe riviste di gossip e

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Giovedì 19 gennaio 2012

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qualcosa potrebbe avere in comune con le tantevicende che si leggono a volte dal parrucchiereo al bar. Il video è comunque l’unico che rispettiin pieno il tema della serata.La storia: Mara, una donna in crisi esistenziale,ha un inizio di giornata poco favorevole e di-nanzi allo specchio cerca una risposta che nonpuò arrivare. Con fare isterico raccoglie gli abitiposti sul letto e in modo deciso li lancia nellacesta della roba da lavare quasi a volersene di-sfare, proprio in un momento della vita in cui lefinanze non sono buone. Telefona alla sua ami-ca Giulia e le racconta lo stato d’animo in cui sitrova e lei la tranquillizza proponendole un po-meriggio insieme. Mara si rilassa lasciandosiandare sul letto.Le due amiche si ritrovano ad entrare in un ne-gozio di abbigliamento femminile, Mara sceglieuno dopo l’altro gli abiti e chiede a Giulia il suoconsenso. Al momento del pagamento, Giuliaestrae una pistola e blocca la cassiera, fa uscireMara ed insieme fuggono verso l’auto che peròfarà una corsa breve perché un incidente met-terà fine alla vita di Mara, che la voleva cambia-re, e a quella di Giulia. Mara si sveglia da unbrutto sogno e prova a raccontarlo a Giulia sen-za riuscirci, le due si dirigono a prendere l’autoper andare al negozio quando Mara vede il cal-cio di una pistola che sporge dalla borsa di Giu-lia.Interessante l’idea e il passaggio dalla realtà alsogno di Mara è presentato bene.Rivedendo il video, trovo esagerata la recitazio-ne di Mara dallo specchio a poco prima dellatelefonata a Giulia.I brani musicali adottati accompagnano e fannoda sfondo alla vicenda e alle immagini (in parti-colare “Un senso” di Vasco Rossi), ma, come hadetto qualcuno, il rumore delle riprese in ester-no è molto elevato e poco piacevole.

Sogno musicale di Giuseppe Leto (Fiction,5’, 2011)Pino ha una grande esperienza in campo videoe sempre con livello molto alto per qualità, ri-prese e contenuti ma quello che si è visto il 19gennaio fa sorgere un dubbio che neanche amente fredda si riesce a sciogliere, vediamoperché.Inizio contemporaneo di musica e immagini, sisente la Sinfonia n° 5 di Beethoven mentre unbambino si intrattiene con i suoi giocattoli postisul tavolo del soggiorno. Quando nella Sinfonia

si affacciano delle variazioni il bambino sospen-de il gioco e va a trovarsi uno strumento musi-cale, solo per toccarlo a ritmo, per poi tornare agiocare prendendo un gioco diverso dal prece-dente. In sintesi cinque giochi per cinque stru-menti posti nelle vicinanze del tavolo. Con l’ulti-mo gioco, una pala meccanica, il bambino mo-stra segni di stanchezza, spegne la luce delsoggiorno e va a distendersi sul divano del sa-lotto e comincia a sognare se stesso, di giorno,moltiplicarsi lentamente per cinque volte con glistessi strumenti che aveva toccato da sveglio ecioè uno scacciapensieri, un flauto, un mono-corde a percussione e il violino preso due volte.C’è un applauso da stadio dopo l’esecuzione diuna tarantella paesana e subito dopo due violi-ni. Tra le due esecuzioni si vede il bambinosempre disteso sul divano.Stesso salotto di sera, stessa moltiplicazione etra le mani i giochi presenti sul tavolo, qualchefrase tra loro. Intanto il bimbo continua a so-gnare e al suo risveglio si alza e si dirige versoil tavolo del tinello e … sorpresa! Non ci sonopiù gli stessi giochi che aveva lasciato, né glistrumenti appesi al muro o posati sul pianoforteo da altre parti. Il pianoforte in compenso non èsparito, troppo ingombrante per spostarlo per leriprese. Dopo aver constatato che la situazioneè cambiata, il ragazzino riprende a dormire sultavolo. Ma come? Anziché cercare qualcuno acui raccontare questo splendido sogno torna adormire? Solitamente dopo un sonno non si rie-sce a dormire a maggior ragione per lo shockche deriva dalla perdita dei giocattoli.Per concludere, questo video è un “corto…circuito” su quanto è stato mostrato e, se loscopo era far vedere a tutti la bravura tecnicaraggiunta, in questo modo si perde per il nonsenso del risultato finale. La tecnica deve esse-re di ausilio al contenuto e non viceversa.

Fantasie di Aldo Genova (Fiction, 5’, 2011)Aldo prova a raccontare la storia di due ragazzi,lui e lei, che frequentano lo stesso istituto e nedescrive anche la tempistica da l’“uscita concompagna di banco” dove si vedono i due ra-gazzi uscire da scuola, fare un percorso insiemefino alla casa di lui, il pranzo, un tempo per di-strarsi e uno per studiare, molto breve però.Una transizione indica un nuovo tempo, non c’èpiù la ragazza (ma va bene cosi?), e di seguitoun “più tardi” con il ragazzo che si addormentaentrando in una fase onirica. Da ciò che segue

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non è chiaro se il ragazzo stesse sognando e seper caso manchi un pezzo dal momento che sirivedono i protagonisti girare in un parco citta-dino e, successivamente, al luna park a distrarsi(quanto tempo rispetto a quello dedicato allostudio) con la vincita di un peluche da regalareall’amica. Transizione e “il giorno dopo” con so-lita uscita da scuola con breve tratto insiemecon i due che si parlano, ma allo spettatore nonarriva nulla del motivo per cui la ragazza lanciaun ceffone al ragazzo e poi si allontana mentreall’altro non resta che riprendere il cammino inslow-motion (movimento rallentato). La musicaè poco adatta per i molti rumori negli ambientivisitati dai protagonisti.Trovo che al video manchi un po’ il senso dellascrittura filmica. Riprovaci ancora… Aldo!

Fantasie…del volo di Filippo Bizzarri(Documentario, 5’30”, 2011)E’ un collage di immagini, un lungo racconto divoli aerei raccolti nel 2000 e 2004 e un pazientelavoro di montaggio a tempo di musica sullaToccata e fuga di J.S.Bach. Il video incanta conquesti aerei che solcano il cielo nei più diversimodi e, in qualche caso, sembra che il pilotaabbia perso il controllo, ma per fortuna il videonon contiene tragedie di cui ogni tanto si senteparlare. Devo dire, allineandomi ai commenta-tori della serata, che qualcosa bisognava fareper ridurre il tempo complessivo del filmatodando alla conclusione audio un risvolto diver-so.

Il bersaglio di Serafino Spagnolo (Fiction,5’, 2011)Un simpatico corto del possibile che diventa im-possibile e grottesco, una burla condivisa tra ipartecipanti a un poligono di tiro a volo; un at-tempato signore, che potremmo chiamare Go-lia, si reca al poligono per fare dei tiri al piattel-lo; assembla il fucile e, per scaramanzia, sfregail piede e con le espressioni del viso sembra di-re: “Sì posso farcela, e un po’ lontano ma…ce lafarò”.Al via, dato con la parola inglese pull, il piattellonon è colpito e Golia si fa mettere al polso de-stro un cerotto per aumentare la stabilità di mi-ra, spara ma si accorge di aver dimenticato lacartuccia. Nei pressi della postazione di tiro c’èuna persona che sta osservando tutto. La terzavolta il tiratore colpisce un’anatra in volo e laquarta volta, dopo tutti i segnali scaramantici,

colpisce e sfonda la paglietta, facendola volare,di un addetto al campo di tiro. Tiratore, addettoe più che mai l’osservatore, che ha terminato dipreparare il suo attrezzo di lancio, rimangonostupiti. Si capisce a questo punto che Davidevuole sfidare Golia con la sua fionda e al pull,un po’ moscio, riesce a colpire il tanto sospiratopiattello.Gag riuscita non priva di errori audio sia tra co-lonna sonora e rumori sia per una battuta incer-ta.

In conclusione: c’è all’interno del cineclub lavoglia di provare a raccontare intraprendendostrade nuove, ma al tempo stesso, c’è un abusodel sogno come strumento per introdurre varia-zioni alle storie.

Giuseppe Squarcio

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“Bella gente stasera al cineclub, bella gente”parafrasando l’incipit di un talk show di MaurizioCostanzo di qualche decennio fa… bella gente,anche se un po’ pochina. Forse i geli di febbraiohanno lasciato ancora qualche strascico influen-zale, quelli che hanno colpito anche l’amico Giu-liano di cui non abbiamo potuto ammirare l’ope-ra in programma.Quattro sole le opere quindi che scorrono sulloschermo della nostra Sede.

Con A spasso per la mia città, Tino dell’Erbae Tiziana Spennacchio (Animazione, 8’, 2011)propongono un nuovo lavoro svolto con gli alun-ni di una scuola media. Prima di qualsiasi perso-nalissimo commento tecnico vorrei spenderesolo due parole sull’iniziativa. Che bello vederecome il “video-making” possa diventare stru-mento didattico e come l’impegno di adulti eragazzi possa stimolare quelle qualità che sem-pre più spesso vengono a mancare (o almenocosì crediamo) nei giovani d’oggi: fantasia, vo-glia di fare ed impegnarsi. Il video di animazio-ne, frutto come detto dell’impegno dei ragazzi,grazie alla regia ed il montaggio di Tino, scorremixando disegni a scatti fotografici rielaborati inmodo “fantastico” (nel senso di fantasy). Ispira-

Giovedì 23 febbraio 2012

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to all’utopia campanelliana de La città del solel’opera racconta come sarebbe la città “vista”col cuore dei ragazzi.Forse un po’ critico il passaggio delle didascalieche raccontano la storia, ma ciò non toglie valo-re ed interesse al lavoro.Il tango, negli ultimi tempi, ha riscosso grandiconsensi anche all’interno del nostro Cineclub:diverse le opere viste sul tema. Pino Leto, aquesto proposito, propone una nuova opera sultango, Rosso tango 2 (Documentario, 12’, 20-09), provando a inserire qualche elemento dinovità.Il mix (o contaminazione come dice l’Autore)tra scene di tango e sfilata storica per i festeg-giamenti di S. Giovanni patrono di Torino, rap-presenta un tentativo, forse non in tutti i pas-saggi riuscitissimo, di dire qualcosa di diverso.Un documentario che in alcuni punti sconfinanel puro reportage: Pino con la sua faccia daPino è riuscito persino a filmare il sindic standoal suo fianco sul balcone del palazzo del Munici-pio… senza alcun accredito!Indiscutibile come sempre la qualità delle im-magini. Ad alcune inquadrature un po’ scontatee banali se ne contrappongono altre di grandis-simo effetto e suggestione: una per tutte quelladei ballerini che danzano in un’atmosfera quasimagica sui Murazzi del Po.

Un book trailer il lavoro di Giorgio SabbatiniOltre l’attesa (Spot, 0’48”, 2011). In meno di50” l’obiettivo è raccontare e stimolare lo spet-tatore a leggere il libro di Rossana D’Ambrosio.Essendo condizionato dalla mia esperienza(lavorativa) sarò sicuramente ipercritico. Unacosa però è da premettere: è veramente diffici-le creare degli spot “memorabili”. Teniamosempre presente che quelli che siamo abituati avedere in TV ci vengono riproposti più e più vol-te e difficilmente ci impressionano alla primavisione. Ciò detto è ancor più difficile, rispettoai trailer di film, realizzare un book-trailer: nelprimo caso si racconta un film (fatto di immagi-ni) con delle immagini, qui bisogna cercare diraccontare un libro (fatto di pensieri e parole)con immagini. Scelta difficile quindi quella diGiorgio, a mio parere non riuscita al 100%.Interessante dal punto di vista realizzativo;molto apprezzabile l’idea delle silhouette chelasciano libero il “futuro lettore” di immaginare ivolti dei personaggi, non riesce però, nel pocotempo disponibile, a convincere come dovreb-

be. Manca forse al lavoro un po’ di preparazionedi tipo “comunicazione di marketing”, ma que-sta è tutta un’altra storia.Con Bwindi Light Masks (Sperimentale, 8’35”,2011) Renato Bertolino prosegue nella suasperimentazione. Immagini ed effetti che si in-trecciano dando alla narrazione un’atmosferasurreale. Non è forse questo il suo lavoro piùriuscito. In effetti la musica africana dal ritmoossessivo, ma lento e la staticità dell’installazio-ne artistica e delle riprese stesse non aiutano.L’illuminarsi delle maschere, i cambi di coloreed il tentativo di “dare movimento” incuriosisco-no lo spettatore all’inizio, ma dopo qualche se-quenza (almeno a me) è sorta una domanda: “equindi?”; l’opera dà alla fine la sensazione di unpregevole esercizio tecnico, ma poco più di unesercizio, senza capire bene dove si voglia arri-vare.

Marco Ravagnan

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Il videomaker amatoriale evoluto realizza lefiction nonostante sussistano oggettive limitazio-ni tecniche intrinseche, e perché no, anche eco-nomiche che influenzano spesso i risultati. Mi sipotrà obiettare che non si può e non si deve sof-focare la pulsione ad esprimersi, soprattutto sela componente tecnico-artistica ne è l'obiettivo.La realizzazione di fiction richiede di soddisfarealmeno tre condizioni: che la sceneggiatura siaconcepita e scritta in modo da tradurre in lin-guaggio filmico i contenuti del soggetto, gli attorisiano capaci di rendere "vivo" e reale il pathos, ola drammaticità o la comicità delle situazioni pre-viste dalla sceneggiatura ed, infine, sia salva-guardato un minimo di tecnicismo, almeno per lacomponente audio. Ma la vera difficoltà per unamatore è realizzare il film in modo che allospettatore siano trasferiti in termini chiari e com-prensibili i contenuti, la coerente sequenza delleazioni nel contesto spazio-temporale. Un esem-

pio molto semplice. Supponiamo che si debbanogirare alcune scene in esterni, in una certa locali-tà, con due attori. Si sceglie una giornata, ci siorganizza in modo che tutto sia pronto e disponi-bile per operare secondo copione e si inizia a la-vorare: le prove, poi si gira la prima scena, cheprevede alcune inquadrature e relative riprese,con il cielo sereno. Ma quel giorno Giove pluvio cimette del suo: poco dopo... ecco lì: il cielo sirannuvola, e cambiano tutte le condizioni di luce.Come si fa a girare scene con campi e contro-

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campi, se cambiano le condizioni di luce? E poi,guarda un po', piove! Il "set" si bagna, cioè sibagnano gli elementi della scena. Dato che nonsi può rimandare, si aspetta almeno che spiova,ma intanto il tempo è passato, le condizioni diluce cambiate ed, infine, ci si arrangerà sperandodi ovviare in montaggio ad alcune discrepanze, origirando qualche ripresa. Ma, spesso, lo spetta-tore si accorge che è rimasta qualche"incoerenza", che non è stato possibile eliminare.Nel cinema professionale si possono applicareartifizi tecnici, sia in fase di produzione che post-produzione per eliminare o rendere trascurabilie, soprattutto, meno visibili questi errori. Tutta-via, anche in questo ambito ci sono molto spessoerrori più o meno palesi! Figurarsi allora nel casodi un lavoro sviluppato da un amatore, ancheevoluto.Un altro aspetto non trascurabile riguarda la sce-neggiatura ed, in particolare, la struttura che do-vrebbe essere tale da rendere semplice ed im-mediata per lo spettatore la comprensione dellatrama. A questo fine anche il montaggio rivesteparticolare importanza. E' da considerare un va-lore la capacità di un autore di rendere la propriaopera ampiamente comprensibile? Su questo ar-gomento vi sono pareri discordi. Alcuni sostengo-no che la costruzione filmica con una sapiente(?) dose di ambiguità, con passaggi apparente-mente oscuri che si prestano ad interpretazionisoggettive, acuiscano l'attenzione dello spettato-re, attraendolo e sospingendolo ad approfondirel'analisi critica dell'opera, a personalizzarne laconcezione e il significato. Queste argomentazio-ni sono ragionevoli, alcune forse in parte condivi-sibili, ma infine ci si pone il fatidico quesito: qualè lo scopo per cui un autore realizza un'operafilmica? Una risposta potrebbe essere:"trasmettere un messaggio provocando emozio-ni". Ma allora se il messaggio è ambiguo, o sog-gettivabile, non è più "trasmesso" dall'autore. Difatto, ho spesso constatato che anche autori pro-fessionistia volte cadono nel banale, creando nel-lo spettatore più sconcerto per errori evidenti,che approfondite discussioni sulla ricerca del re-condito significato.Nel prossimo numero parleremo di attori, tecniciaudio e registi.

L’ ANGOLO DEL VIDEOMAKER

Fiction si, fiction no...

di Giuliano Iemmi

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Nella Storiadel Cinema c'èuna storia as-solutamentesingolare - ecuriosamentepoco nota -che mi piace-rebbe raccon-tarvi. E' la sto-ria di un filmgrandioso, ep-pure"bistrattato"

dal pubblico, che dopo 30 anni di oblio è statoper caso riscoperto e innalzato a opera supre-ma. E' la storia di Soy Cuba, il film che Mi-chail Kalatozov, affermato regista russo, girònel 1963.La narrazione del film prende avvio proprio unattimo prima di quella Rivoluzione che, all'albadel 1° gennaio del 1959, portò Fidel Castro algoverno di una Cuba liberata dalla presenzaamericana e dal suo "guardiano" Batista.A partire dal 1960, il governo rivoluzionarioscelse la politica della nazionalizzazione e riac-quistò a prezzi politici le proprietà stranieredell'isola. Gli Stati Uniti risposero imponendoun embargo commerciale che è in atto ancoraoggi e che indusse il governo sovietico di Niki-ta Kruscev a interessarsi alle vicissitudini del-l’isola.L’interesse dei sovietici nei confronti di Cubasi manifestò anche nella cultura, attratti e in-curiositi dal fascino di un popolo solare e ani-mato da uno spirito rivoluzionario che appari-va molto lontano dal rigore della loro espe-rienza. In un clima di fervore e curiosità, intel-lettuali e registi sovietici "sbarcarono" a Cubacon l'intento di "omaggiare" la rivoluzione conun film che narrasse l’orgoglio dell’isola nelrespingere l'ingerenza imperialista. Gli stru-

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menti culturali che i russi utilizzarono furonofatalmente quelli del repertorio del loro cine-ma dell’epoca: l’idealizzazione e la stilizzazio-ne.Il cinema sovietico degli anni ’60 era sicura-mente altra cosa rispetto al famoso "realismosocialista" di trent’anni prima, ma non saràinutile spiegare velocemente - anche a costodi eccessiva semplificazione – quali ne fosseroi principali connotati.Il realismo socialista fu un "principio estetico"introdotto dal Congresso degli scrittori sovieti-ci intorno alla metà degli anni '30. La sua fun-zione principale fu quella di unificare gli stiliartistici e di trasformarli in messaggi coerentidi diffusione delle dottrine dello Stato, fattepoi spesso rispettare anche attraverso la re-pressione che non risparmiò gli artisti.I temi ricorrenti del realismo socialista furonola lotta di classe, l'alleanza fra contadini e o-perai, la storia del movimento operaio e lavita quotidiana dei lavoratori, il tutto ‘elargito’senza risparmio di retorica. Insomma: un os-sequio monocorde e per certi versi ossessivoalla dottrina, senza digressione alcuna versoaltre forme e modalità espressive che avreb-bero potuto preservare almeno la vitalità e lacreatività degli artisti. La Russia dovette at-tendere la morte di Stalin e l’avvento di Kru-scev per respirare una nuova ventata di rina-scimento culturale che allentasse le strutturenarrative del realismo socialista.In questo periodo ricco di eventi e nuove ten-denze, il cinema assunse un inedito connotatopolitico soprattutto a partire dall'America Lati-na: il Cinema Nôvo brasiliano fu il primo, maa Cuba, in Argentina e in Cile la tendenza di-venne ancor più manifesta e, in Africa, diven-ne un importante veicolo della critica anticolo-nialista.Spinti dal desiderio di esprimere le aspirazionipolitiche del continente, i nuovi registi cerca-rono un contatto con il pubblico più immedia-to. Il cinema cubano, in particolare, si distinseper una sperimentazione molto interessante e

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SOY CUBA, IL MAMMUT SIBERIANORINVENUTO AI CARAIBI

di Luigi Mezzacappa

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ripete "Soy Cuba" spiegando allo spettatore lastruggente bellezza dell’isola e la disperazionedei suoi abitanti. Ogni volta, la voce sottolineaciò che intende rivelare: la dignità degli abitan-ti calpestata dalla voluttà degli invasori.Va detto ad ogni buon conto che non è la tra-ma delle storie che ci farà ricordare il film: laragazza che si prostituisce ai ricchibusinessman americani, la presa di coscienzadello studente Enrique, il contadino vittimadella disperazione e quello che si associa allarivolta, sono stratagemmi narrativi abbastanzascontati e fin'anche leziosi, una rappresenta-zione anche troppo retorica della realtà cuba-na. Ma tant’è: questo era il "repertorio" russo.Nonostante l’impegno, l’attenzione maniacalenella realizzazione e una lavorazione lunga efaticosa, il film fu un vero e proprio fiasco. SoyCuba doveva suggellare l’amicizia tra Russia eCuba, ma dopo una sola settimana di proiezio-ne in contemporanea nelle sale di Mosca e diLa Habana, venne ritirato e nascosto nel di-menticatoio.Ai Cubani non piacque il tono melodrammaticodella voce fuori campo che ripeteva "Soy Cu-ba" che fu scambiato per commiserazione. I

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di grande effetto divulgativo che demistificavail processo cinematografico rivelando trucchi esintassi dell'ipnosi filmica. I cineasti cubanisapevano ricorrere a linguaggi innovativi, maavevano il merito di usarli sempre in modosemplice e chiaro, a differenza di quanto avve-niva con la maggior parte delle opere dei regi-sti brasiliani ed europei. Lo stile documentari-stico e il commento fuori campo aiutavano ilpubblico a decodificare anche le tecniche piùaudaci. Ma nonostante l'amicizia con Mosca,gli artisti cubani non abbracciarono mai il rea-lismo socialista, neanche quando il rigore dellasua retorica si ammorbidì: i membri dell’ICAICnon smisero mai di dibattere sulla natura del-l'arte rivoluzionaria e i registi rimasero apertialle influenze più diverse. Questi elementi, allaluce di ciò che andremo a raccontare, testimo-niano la profonda differenza tra i due popoli eil loro spirito artistico.L’idea che Kalatozov pose alla base di Soy Cu-ba è rivelata nei suoi intenti già nel titolo: rac-contare l’anima di Cuba, prima e dopo la rivo-luzione. Anzi, come molti critici ebbero a dire,è la stessa terra di Cuba che, liricamente, rac-conta se stessa! Soy Cuba è ritenuto da moltiun film strepitoso, capace di influenzare la po-etica dei registi che ne entrano in contatto.Alcune scene sono considerate tra le più belledella storia del cinema di tutti i tempi, caratte-rizzate da altissima qualità tecnica della foto-grafia e dalla complessità dei movimenti dimacchina, acrobazie rese possibili da vere eproprie opere di ingegneria che trasmettonoforti emozioni in lunghissimi piani sequenza.Kalatozov utilizzò pellicole all’infrarosso di pro-duzione militare per esaltare il contrasto delleimmagini al limite della tecnologia dell’epoca;la narrazione è enfatizzata da un linguaggiosuggestivo e struggente; il grandangolo ci re-gala meravigliosi scorci di natura e scava nellerughe dei volti dei cubani rivelandoci la lorodignità.Il film è organizzato in un prologo e quattrostorie. All’inizio di ognuna, una voce femminile

VIDEORIFLESSI

SOY CUBA, IL MAMMUT SIBERIANORINVENUTO AI CARAIBI

Un'immagine che potremmo definire tipica del "realismo socialista"sovietico. Niente di più lontano dal "comune sentire" cubano...

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tempi eccessivamente dilatati rispecchiavanoun cinema che i Cubani non sentivano comeproprio: troppo lento e troppo "calcolato" peril loro temperamento. La ricerca maniacaleper il dettaglio e l'eccessiva cura per la foto-grafia devono aver finito per schiacciare i con-tenuti e dare un’immagine della rivoluzionetroppo "leccata" per la sensibilità dei Cubani, iquali non si identificarono con quella visioneromantica della Rivoluzione che, per loro, eb-be ragioni più forti di un semplice fatto ideali-stico.Ma il film non piacque neanche a Mosca per-ché i Russi non potevano sopportare di vederela dissolutezza degli Americani neanche unminuto e neanche in un film. Inoltre, non riu-scirono proprio a comprendere quello "stranosocialismo", così poco "ortodosso".Qualche decennio più tardi, nel 1995, il film fucasualmente ritrovato da Martin Scorsese eFrancis Ford Coppola che, dopo averlo fattorestaurare, lo riproposero al pubblico. Grazie aloro, il film fu rivalutato e innalzato al rango disuprema opera cinematografica: Scorsese loesaltò affermando che se lo avesse visto agliinizi della sua carriera sarebbe stato un altroregista.Nel 2005, il regista brasiliano Vicente Ferrazviene a conoscenza di questa strana storia e,per sua personale curiosità, decide di appro-fondirla: vola a Cuba con la speranza di riusci-re a rivivere e capire quell’esperienza, rintrac-cia i protagonisti – attori e tecnici – e ne a-scolta il ricordo. "Incredibilmente" racconta"nessuno di loro era a conoscenza della cla-morosa riscoperta: quando consegnai loro lavideocassetta con l’elogio di Coppola e Scorse-se, mi resi conto che avevo trovato un’ideaper un documentario.”. Nel suo documentarioIl mammuth siberiano riscoperto ai Ca-raibi, Ferraz racconta molto bene il suo stu-pore e quello dei protagonisti lasciando tra-sparire la passione che lo ha guidato.Strana, stranissima storia: un film omaggiatoda un popolo amico racconta e incensa il

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trionfo e la vittoria sullo straniero, ma il filmnon piace al popolo omaggiato.Eppure il film non doveva essere così male se30 anni dopo, riscoperto quasi per caso, èstato poi incensato anch'esso.Non basterebbe un trattato, figuriamoci unarticoletto, per capire se la ragione dello stra-no destino di questo film sia più di natura arti-stica o politica. Chissà se il suo iniziale flop ela sua successiva esaltazione siano dipesi piùdalla inattualità dei canoni artistici o dal fattoche poi, con la caduta del muro e l'archiviazio-ne della guerra fredda, sia venuta meno ladiffidenza occidentale verso un modo diversodi pensare la società, e oggi siamo al puntoche quelle vicende possono essere raccontatemagari proprio per confortare la convinzioneche esista un solo stile di vita accettabile, ov-viamente il nostro.Ma ciò che più di qualsiasi altra cosa risultainspiegabile, è che quando il film trovò final-mente la sua gloria, nessuno dei membri dellatroupe e degli attori che vi parteciparono riu-scì a credere di essere stato parte di un capo-lavoro. Non c'è niente da fare, delle due una:o si è trattato di irriconoscenza, oppure la di-stanza tra i due popoli - in termini artistici eforse anche politici - era davvero molto piùgrande di quanto essi stessi credevano. E sedavvero così fosse, potremo mai rimproverarciabbastanza - noi del "primo mondo" - per a-ver costretto in "atmosfera controllata" la con-duzione di un esperimento che avrebbe potutoesserci molto utile, per non avergli permessodi svolgersi in modo naturale?Questa storia, con qualche piccolo dettagliosupplementare e soprattutto con gli spezzonisalienti del film, è raccontata anche in un bre-ve documentario che ho realizzato per l'Aiacee che, se volete, potete vedere all'indirizzo:http://www.youtube.com/watch?v=wWY-28zXvNE

VIDEORIFLESSI

SOY CUBA, IL MAMMUT SIBERIANORINVENUTO AI CARAIBI

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Si immagini di poter disporre di una macchina deltempo e si decida, grazie a questo marchingegno,di fare una capatina nei paraggi della fine degli annicinquanta, così, tanto per renderci conto come but-tava allora nei Cineclub che andavano nascendocome funghi. Ci si armi di pazienza e di compren-sione e si entri nella sede di uno di questi Cineclub,ci si sieda tra i presenti e si ascoltino i loro discorsi.Sentiremo parlare di moviole, di otto millimetri, diNizo, di Paillard, di Pathé, di Eumigh e, soprattutto,di Silma Sonic. Nessuna menzione di Panasonic o diCanon, tanto meno di Sony. Queste marche si af-facciavano sul mercato italiano solo allora e, dettocon tutta sincerità, non è che i loro prodotti fosseroeccellenti: scopiazzavano con scarsi risultati a de-stra e a manca, tanto che era in voga, per manife-stare la nostra avversione a quel tipo di merce, ildetto: “roba giapponese”. Erano questi gli anni del-la cinematografia a passo ridotto in cui si comincia-va a parlare di sonorizzazione. Una ditta austriaca,la Eumig, aveva messo in commercio un proiettoredotato di un dispositivo che sincronizzava un regi-stratore a nastro con il proiettore stesso. Non è chefosse l'unico prodotto sul mercato, di certo è cheera il primo alla portata delle tasche degli appassio-nati meno abbienti. Fu un bel passo avanti. Non eraancora il labiale agognato da tutti, ma era pur sem-pre un consistente contributo per chi desideravadisporre della possibilità di dotare i propri docu-mentari di un commento sonoro. Poi avvenne il mi-racolo. Una ditta torinese, la Silma, uscì con il bot-

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to: un proiettore dotato di testine magnetiche ingrado di leggere una pista larga otto decimi dimillimetro incollata alla pellicola! Non era ilmassimo per la fedeltà musicale (il registratoremagnetico usava nastri larghi dieci volte di più)ma si poteva finalmente tentare il labiale. Sesiete ancora lì potete sentire le voci giubilantidei cineamatori che lo avevano acquistato,mentre lodano le sue eccellenti caratteristiche.Esse sono così consistenti da convincere granparte di chi ancora non ce l’ha ad affrontare laspesa. E' in questo periodo che la musica entratrionfante nei templi della cinematografia a pas-so ridotto. Ora la sonorizzazione sincronizzatadei film 8mm non è più un’impresa impossibile.Sorsero però altri problemi: quale musica pote-va accompagnare il nostro “capolavoro” ? Cipensarono le edizioni “Il Castello” che pubblica-rono un manualetto di Silvestro Mollica intitola-to Tecnica della registrazione e riproduzio-ne del suono dove, tra schemi, diagrammi eillustrazioni sulle proprietà del flusso magnetico,tutte cose del tutto inutili ai poveri cristi dellacinepresa, si davano consigli utili su come di-sporre i microfoni, come effettuare i collega-menti e, soprattutto, su quale musica usare peraccompagnare le immagini. L'autore avevacompilato una serie di elenchi di brani dedicatialle “atmosfere allegre”, a quelle “delicate”, aquelle “tragiche”, a quelle “effervescenti” e aquelle “tumultuose”; tutti brani di autori rigoro-samente classici. Non è dato di sapere cosa èsuccesso altrove ma qui, dalle parti di chi scri-ve, si verificò un boom delle vendite di dischi dimusica classica. La hit parade vedeva in testaBeethoven con La pastorale; Tchaikovsky conLo schiaccianoci e Ponchielli con La danzadelle ore. Nell'ordine, seguivano a stretta in-collatura: Una notte sul Monte Calvo di Mus-sorgsky, I quadri di una esposizione dellostesso autore e Al chiaro di luna di Beetho-ven. E qui nacquero le prime difficoltà cagionatedall’insofferenza alla critica che affligge granparte dei filmmakers di ogni latitudine. -Ma co-me, hai messo Il Largo di Haendel nel tuo do-cumentario, senza tenere conto che già l'avevousato io nel mio- “Chi la fa l'aspetti?”- L'ho fattoperché mi sono reso conto che nel mio lavorolega in modo perfetto con lo svolgersi della tra-ma, nel tuo non suscitava alcuna emozione.-Dove si evince che ciò che succedeva allora non

LA MUSICA E IL CINEMA

di P iero “Pedro” FassioA ritroso nel tempo dei “Cinemakers”

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IL GIORNALE DEL FILMMAKER

differisce molto da quello che avviene ai giorni nostri. Comunque si tirò avanti fino a quando capitò daquelle parti un torinese alto, capelli leggermente ondulati, con due baffetti che lo rendevano accattivan-te e, soprattutto, con dei documentari la cui musica associata era, udite, udite: Jazz. Ma come: noi, cheabbiamo letto da cima a fondo il Mollica dove non si parla assolutamente di jazz, dobbiamo aspettareche da Torino arrivi il mai abbastanza lodato Benedetto Pirrone, fonico della RAI, per renderci contoche il Vangelo secondo Silvestro denuncia delle carenze abissali? Fu così che il jazz entrò a piedigiunti nella cultura del cineamatore astigiano d'antan. Tornando a oggi non possiamo fare a meno dicompiacerci per i progressi che si è riusciti a conseguire. La preparazione musicale e cinematograficadel moderno filmmaker è giunta a toccare vette impensabili per la gente di allora, però a chi scrive pia-ce domandarsi: -Ma il filmmaker di oggi, saprebbe districarsi in modo così mirabile con i marghingegniattuali se non ci fossero stati quei cineamatori e il loro Silma Sonic?

LA MUSICA E IL CINEMA

A ritroso nel tempo dei “Cinemakers”

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Si può. Il cinefilo, ovviamente, guardando unfilm. Ma non solo. Infatti noi cinefili di Torinoabbiamo una gran fortuna, frutto di un’ideageniale che si è realizzata compiutamente nel2000, quando nel monumento simbolo dellacittà, la Mole Antonelliana, si inaugurò la nuo-va sede del Museo Nazionale del Cinema. Daallora è possibile fare un tuffo nella storia eritrovarci a percorrere con stupore le sale cheospitano la ricca raccolta di cimeli dell’archeo-logia della visione, la più rara e preziosa a li-vello mondiale.Non a caso quindi abbiamo scelto di festeggia-re questo numero, il 50° della nostra pubblica-zione bimensile, con l’immagine della Mole av-viluppata da una pellicola. E’ qui, infatti che, inuno straordinario allestimento scenografico,possiamo ritrovare le origini della nostra pas-sione, il che è un caso unico nella storia dell’-arte. Infatti, di quale altra arte si può dire lostesso? Pittura, scultura, teatro, danza e cosìvia… le origini risalgono a tempi antichissimi,rimangono confuse nell’oscurità dell’originestessa dell’uomo. Grazie invece all’opera dellastorica e collezionista Maria Adriana Prolo, cheper prima ebbe, nel 1941, l’idea di realizzareun Museo del cinema,possiamo ricostruirepasso passo tutte lefasi della nascita dellasettima arte. Curioso ilfatto che il materialeraccolto sia stato ini-zialmente immagazzi-nato in una sala dellaMole Antonelliana con-cessa dal Comune diTorino, la stessa sedecioè che ospiterà, ses-sant'anni dopo, la se-de definitiva del muse-o. Si tratta di ottichepre-cinematografiche,attrezzature cinemato-grafiche antiche e mo-derne, pezzi prove-nienti dai set dei primifilm italiani ed innu-merevoli altri cimeli

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IL GIORNALE DEL FILMMAKER

nazionali e internazionali. Ma questo è solo l’inizio.La raccolta e l’attenta conservazione di cimeli cosìpreziosi qui va di pari passo con la continua solleci-tazione a “vivere” quanto proposto come un mondoaccessibile, dove la realtà può fondersi con il sogno,e il cinema di ogni epoca e luogo può inverarsi nelpresente del visitatore che smette di essere solotale con l’acquisire, nei vari percorsi ricchi di conti-nui e inattesi stimoli audio visivi, diversi ruoli, daquello di esploratore a quello di autore, o persino diattore.Recita la presentazione on-line del Museo: Lungo ilpercorso espositivo di 3200 metri quadrati distribui-ti su cinque piani si visitano alcuni spazi dedicatialle figure principali che contribuiscono a realizzareun film. Nella sala principale, costruita nella sala deltempio della Mole, una serie di cappelle è dedicataa vari generi cinematografici. Il museo conservaun'imponente collezione di manifesti cinematografi-ci, una collezione di pellicole ed una biblioteca, incostante ampliamento: comprende attualmente 2-0.000 apparecchi, dipinti e stampe, oltre 80.000documenti fotografici, oltre 300.000 manifesti, 1-2.000 film e 26.000 volumi.Una sala cinematografica poco lontana dal museo,all'interno del cinema Massimo, è riservata esclusi-

TEMPO DI CINEMA

SOGNARE AD OCCHI APERTI

di Gabriel la Vecchi

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vamente alle retrospettive e alle altre attività del museo. Il Museo Nazionale del Cinema ospita numerosifestival, il più importante e prestigioso dei quali è il Torino Film Festival.All'interno del museo si trova anche un ascensore panoramico (inaugurato nel 2000), con pareti in cristal-lo trasparente, che effettua la sua corsa in 59 secondi, in una sola campata a cielo aperto senza piani in-termedi, dai 10 metri della quota di partenza agli 85 metri del "tempietto" dal quale si può vedere il pa-norama della città. Si tratta del museo con la maggiore estensione in altezza del mondo.” In occasionedei XX Giochi olimpici invernali di Torino 2006 l'allestimento è stato rinnovato con nuove postazioni multi-mediali e interattive, tre nuovi ambienti dedicati al western, al musical e alla fantascienza, e un restaurodel film Cabiria di Giovanni Pastrone.E non è finita qui. Il Museo nel tempo ha allargato la sua molteplice attività in ambiti assai lontani daquello iniziale, sfruttando a tutto campo la multimedialità.Ad esempio, insieme all’AIACE e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, oltre che la regione Piemon-te, promuove l’iniziativa del CNC, Centro Nazionale del Cortometraggio, con sede operativa a Torino. E’un’iniziativa che può interessare particolarmente noi videomaker, autori prevalentemente di corti, inquanto il Centro ha nelle sue finalità precipue quella di organizzare la memoria storica del corto italianoarchiviando su un server digitale che funge da archivio il meglio della produzione attuale. Parallelamenteè stato iniziato un percorso di recupero, di restauro e di digitalizzazione delle opere storiche del corto ita-liano. Tutte le opere così elaborate sono elencate nell’archivio del Sito del CNC e visibili nella Cineteca online dello stesso. Molto utile per noi per confrontarci con opere valide non muovendo un passo.Cos’altro potremmo chiedere di più per espandere oltre ogni fantasia il nostro sogno ad occhi aperti?

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IL GIORNALE DEL FILMMAKER

TEMPO DI CINEMA

SOGNARE AD OCCHI APERTI

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Inaspettatamente le 15:45 del pomeriggio: quasi percaso mi ritrovo già in hotel, l’ultimo giorno della setti-mana dopo un vero tour de force, prima del rientro inItalia. Il dilemma mi coglie sull’immediato da farsi: re-legarmi in camera per altre 2-3 ore di lavoro, oppureusare quel pochissimo tempo a disposizione per dedi-carmi, una volta ogni tanto, anche a me stesso? Beh,secondo voi, se sono qui a scrivere, alla fine cosa hoscelto di fare? Mi trovavo a Pechino, la capitale rossa,quindi… Però Piazza Tienanmen e la Città Proibita leavevo già viste, così come son già stato sul lago Hou-hai, mèta classica di turisti. La Grande Muraglia mimanca ancora, ma sarebbe stata impossibile da rag-

giungere con il tempo ristretto a disposizione.Un tempio buddista forse poteva colmare il mio desiderio, madopo anni di viaggi in Giappone anche quelli alla fine si assomi-gliano un po’ tutti (lo so, sto sicuramente facendo un’affermazio-ne sacrìlega, ma, che diamine, abbiate pazienza…). E allora miaffido al caro vecchio internet, digitando la frase “cose da vederea Pechino”… et voilà, dopo pochi secondi ai primi posti dell’elencocompare «Spazio 798». Nella definizione di cosa fosse esatta-mente, leggo: “A Pechino, 'Spazio 798' è sinonimo di arte con-temporanea. Nient’altro che un complesso industriale cinquant’-anni fa, oggi distretto creativo di spicco all’interno del panoramaartistico orientale. La trasformazione inizia nel ’95, quando l’Ac-cademia di Belle Arti di Pechino cerca locali in cui stanziare il pro-prio laboratorio di scultura; niente di più appetibile che un agglo-merato di fabbriche (tra cui la numero 789) cadute in disuso permano delle riforme economiche di Deng Xiaoping, affittate aprezzi stracciati. Da allora questi stabili (il cui stile di chiara ispi-razione Bauhaus palesa la nazionalità degli ideatori) rinasconocome studi e dimore di numerosi artisti, gallerie, caffetterie, spa-

zi per esposi-zioni, confe-renze e spet-tacoli.”: sì, eradecisamente illuogo in cuiavrei voluto trascorrere queste due ore, e così mi ar-mo di macchina foto e mi dirigo sul posto. Appena ar-rivato mi aspettavo un ingresso di un museo o qualco-sa del genere, e invece vedo solo un grande cancellocon il numero 798 attaccato sopra, tant’è che chiedoad alcuni occidentali (almeno delle loro impressioni cisi può fidare...) dove fosse, ma la risposta è stata, conenorme stupore, “su tutta l’area!”. “Ok, scusa, non tichiedo più nulla” penso, e m’incammino...

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IL GIORNALE DEL FILMMAKER

FILMMAKER IN THE WORLD

di Valerio C ibrarioSPAZIO 798

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Ma qui ha inizio lo straordinario viaggio che mi aspet-tava! Ebbene sì, si tratta proprio di una vecchia fabbri-ca tedesca in disuso, che occupa un’area di centinaiadi migliaia di metri quadri, con tanto di fabbricati enor-mi, ciminiere, tapiroulant di trasporto del materiale,altoforni, centrali elettriche a carbone sparse quà e làper fornire la corrente e persino la stazione ferroviaria751, con tanto di treno dell’epoca, che faceva da spolada e per la fabbrica: un luogo unico e assolutamenteidoneo per trovarci dentro dell’arte moderna!Ma questa non è stata l’unica incredibile scoperta cheho fatto, perchè lì dentro i cinesi, questo popolo sciovi-

nista, rivoluzionario e comunista, come direbbe qualcuno, questo “popolo di persone, che molto hannoda insegnarci!”, come li vedo io, permette a tutti coloro che vogliano esprimere il proprio estro artistico diavere uno spazio libero e unico dove poterlo fare, senza vincoli nè restrizioni nè controlli. E così accantoai vari negozi, ai monumenti disposti in modo casuale in ogni angolo della strada, alle bancarelle con lachincaglieria cinese, alle gallerie di arte moderna, piccole come un negozietto di pochi metri quadrati oenormi come lo spazio occupato in passato da una fonderia, si possono vedere artisti di strada, ma an-che registi alle prese con i loro attori, in strada, visto che il luogo offre inquadrature uniche in ogni ango-lo, o dentro ambienti angusti semibui, dove si eseguono provedi recitazione (che se uno ci passa accanto senza sbirciarvidentro crede pure che siano quasi in procinto di arrivare allemani...) o si registrano serial televisivi, senza che nessuno ab-bia nulla da dire se uno entra e assiste (ma, anzi, ti sorridonopure...). Insomma, in queste due-tre ore di tempus fugit(perchè in men che non si dica era già ora di rientrare) ho sco-perto un luogo veramente pazzesco (e assolutamente da nonperdere agli occhi di ogni vero appassionato videomaker!) do-ve le mani dell’artista riescono veramente a congiungersi conle vette del cielo!

E ah, un’ultima cosa! Vi-cino a quest’area, sullastrada del rientro, ho vi-sto il cartello del “Museodel cinema nazionale ci-nese”: ma questa è un’al-tra storia...

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IL GIORNALE DEL FILMMAKER

FILMMAKER IN THE WORLD

SPAZIO 798

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Quando ci apprestiamo a realizzare una fiction dobbiamo sempre tenere presente, durante la stesuradella sceneggiatura, i luoghi e gli ambienti nei quali si svolgeranno le azioni da riprendere e che ogni sce-na prevede. Dovremo, quindi, essere in grado di valutare le difficoltà tecniche che potranno presentarsinell’allestimento dei diversi set.Tra le differenti difficoltà l’illuminazione dei vari set rappresenta un problema non indifferente che deveessere affrontato con le necessarie conoscenze tecniche, per ottenere buoni risultati. Per prima cosa èimportante conoscere i luoghi, per le riprese in esterni, con la luce naturale, e gli ambienti, per le ripresein interni, che avranno bisogno dell’intervento di una luce artificiale.Cerchiamo, quindi, di analizzare alcune caratteristiche che contraddistinguono sia la luce naturale che laluce artificiale.

LA LUCE NATURALEPer luce naturale si intende la luce solare e cioèquella energia che costantemente, nel tempo, sitrasforma e si propaga regolando da sempre la vitadell’uomo. Ci accompagna dall’alba al tramontomodificando in continuazione le ombre delle perso-ne, degli animali e delle cose. Poiché il sole si spo-sta con il passare del tempo è importante valutarela lunghezza delle singole inquadrature per esserecerti di avere una costante illuminazione dei diversipersonaggi che dovranno agire.Questa luce può modificare la propria capacità diilluminare in base al tempo atmosferico modifican-do, in modo determinante, i colori dei luoghi e ditutto ciò che costituisce la scenografia comprensivadell’oggettistica.

Come in genere accade agli elementi princi-pali della Natura, anche la luce naturalemolte volte è in conflitto, e raramente inarmonia, con l’energia artificiale inventatadall’uomo, che si pone ora in contrapposi-zione, ora come completamento della lucenaturale.Intervenire con la luce artificiale senza sna-turare l’illuminazione naturale di un set ri-chiede particolare attenzione e ottime co-noscenze tecniche, per non incorrere instravaganti illuminazioni innaturali che tol-gano la giusta atmosfera alle singole scene.Non sempre facilmente governabile, la lucenaturale può essere integrata dalla fantasiadell’uomo utilizzando particolari accorgi-menti fisici per filtrare, rinforzare o atte-nuare l’illuminazione e creare particolarieffetti visivi destinati a meglio interpretareil racconto filmico.

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ILLUMINOTECNICA 4 parte

PILLOLE

di Giorgio Sabbatini

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Talvolta, la scelta di luci laterali, o di taglio,può dare buoni risultati se si cerca una par-ticolare illuminazione con la quale si vogliadare risalto ai volti e, soprattutto, alle e-spressioni, di carattere drammatico, che gliattori devono assumere. Una sorgente lu-minosa sapientemente posizionata e con-trollata può aumentare la tensione narrati-va di una scena.

Se la luce naturale è governata dagli eventiche accadono secondo Natura, la luce artifi-ciale può anche essere organizzata in baseall’intelligenza e alla fantasia dell’uomo, conl’intento di migliorare il mondo della luce.

LA LUCE ARTIFICIALELa luce artificiale si rivela all’uomo con la scopertadell’elemento primario: il fuoco. Nella visione dellamoderna tecnologia il concetto di artificiale si è note-volmente ampliato mettendo in evidenza il desideriodell’uomo di prolungare la possibilità di avere luceanche dopo il calare del sole.La luce artificiale per contrastare l’oscurità e per illu-minare ciò che il sole non può fare, subisce notevolimiglioramenti nel tempo e conquista un ruolo di pri-mo piano nel momento in cui riesce a rischiarare ilbuio della notte con sorprendente forza.Possiamo, quindi, affermare che la luce artificiale siala rappresentazione visiva della luce che non muoree che si rinnova, nonostante il termine di un ciclo na-turale costituito dall’alternarsi del giorno alla notte,creando, nel suo accendersi, più un senso di conti-nuazione che non di immediato conflitto con l’anta-gonista luce naturale.Attraverso l’utilizzo della luce artificiale è possibilecreare situazioni di illuminazione ricche di fantasia ealtamente espressive, adatte a realizzare immaginiforti che possano comunicare sensazioni ed emozionia sostegno dello sviluppo del racconto filmico.Non è semplice, in base alla scenografia che dobbia-mo illuminare, architettare la giusta disposizione del-le diverse sorgenti luminose al fine di rendere unaparticolare atmosfera che avevamo immaginato du-rante la stesura della sceneggiatura. È indispensabi-le, dopo un approfondito sopralluogo degli ambientida riprendere, disegnare schemi di illuminazione perstabilire la posizione delle sorgenti luminose che po-tranno subire sostanziali modifiche quando verrà cre-ato il reale set di illuminotecnica. Comunque, le e-ventuali modifiche partiranno sempre da schemi at-tentamente studiati e ragionati a tavolino e, quindi,da una base solida che garantisca un buon risultatofinale.

Nell’illuminazione di un interno è importanteconsiderare la possibilità di dare profonditàall’immagine con la disposizione di luci sullepareti di fondo affinché possa meglio risaltareil PP (Primo Piano) del volto di un personag-gio.

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IL GIORNALE DEL FILMMAKER

ILLUMINOTECNICA 4 parte

PILLOLE

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L’uso della luce artificiale richiede molto impegno da parte del Direttore della Fotografia, poiché è unaluce da imparare a governare e, in certe situazioni, da sperimentare posizionandola all’interno degli am-bienti affinché possa suggerire reali o irreali illuminazioni suggestive in grado di sostenere l’impiantoscenico del racconto filmico.L’applicazione di gelatine colorate sui riflettori o di filtri sulla M.D.P. rendono ancora più interessante lostudio della disposizione delle diverse sorgenti luminose con le quali è possibile dare libero sfogo allanostra creatività.

Luci artificiali come vibrazioni luminose non più dipendenti dalle condizioni naturali, ma espresse da ogniinvenzione creativa attraverso tutte quelle tonalità luminose e cromatiche in costante mutamento secon-do l’utilizzo delle materie scenografiche scelte. Dobbiamo considerare la luce artificiale come un nuovoelemento espressivo senza i vincoli richiesti dalla realistica materia solare, ma libero di esprimersi attra-verso la nostra fantasia per nuove forme interpretative della realtà.

Nella prossima pillola affronteremo alcune tematiche importanti sui Principi di Illuminotecnica indispen-sabili da conoscere e studiare per ottenere sorprendenti risultati artistici.

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IL GIORNALE DEL FILMMAKER

ILLUMINOTECNICA 4 parte

PILLOLE

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CREATA INTELLIGENZA ARTIFICIALE DA DNA UMANO

Gli scenari di Skynet, il supercomputer di Terminator 2 con autocoscienza, non sono

tanto lontani. Così come nel film, un team di ricercatori del Caltech, California, ha

messo a punto una rete neurale partendo da molecole di DNA umano, aprendo le por-

te per un modello di intelligenza artificiale sofisticatissimo e paragonabile al cervello

umano.

Le cellule cerebrali funzionano infatti come circuiti elettrici, scambiandosi informazioni

ed elaborando dati: sulla base di questo modello è sempre risultato ipotizzabile un

computer neurale e, stavolta, la ricerca tecnologica ha realizzato l’obiettivo.

In pratica, il gruppo guidato dal professor Lulu Qian

ha creato 4 neuroni artificiali che contengono 112

filamenti di DNA umano, e all’interno di ciascun fila-

mento è stata inserita un’informazione per guidare

il comportamento dei dati in relazione agli altri fila-

menti. Risultato: tutti i dati inseriti in questo em-

brione di cervello artificiale hanno sempre risposto

correttamente agli stimoli esterni, ovvero ai dati

inseriti per l’elaborazione.

Una notizia assolutamente entusiasmante per i pos-

sibili sviluppi, ma anche decisamente preoccupan-

te… che la rivolta delle macchine di Matrix sia ai

suoi albori?

Tratto da http://tecnologia.tiscali.it/

LA TELECAMERA VOLANTE

Il cinema post-moderno usa la tecnologia per permettere il punto di vista dello spettatore da angolazioni

impossibili. Questa la premessa per l'idea di posizionare una videocamera professionale e molto costosa

a bordo di un radio modello di un elicottero radiocomandato. Risultato: immagini incredibilmente dina-

miche e da angolazioni veramente impossibili!!!

Liberamente adattato da un articolo apparso su http://tecnologia.tiscali.it/

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IL GIORNALE DEL FILMMAKER

NOTIZIE VARIE

a cura di Valerio C ibrario

HARD DISK A STATO SOLIDO DA 1 TB

Più di una ditta aveva millantato il raggiungimento della soglia

del Tb in formato SSD, ma ancora sul mercato non si era ancora

visto niente di concreto. Le cose però cambiano grazie ad OCZ,

che con il suo Octane è riuscita a comprimere in un drive da 2,5

pollici ben 1000 Gb di spazio su disco che funziona a velocità

impressionanti. Si parla infatti di 560 MB/s in lettura e 400 MB/s

in scrittura, contro i 500/315 del modello più veloce della con-

correnza. Il tutto è reso possibile dal nuovo controller "Everest",

i cui algoritmi sono in grado di gestire un disco di queste dimen-

sioni.

Il disco da 1 Tb costerà 1,100 dollari.

Tratto da http://tecnologia.tiscali.it/

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VEDERE I PENSIERI SU UN MONITOR: ORA È POSSIBILE!

Avete mai desiderato di vedere sullo schermo

di un computer le scene presenti nella vostra

memoria? Oppure di avere una macchina che

registri i vostri sogni per poi poterli rivedere in

televisione? Ci pensate che film incredibili ne

potrebbero nascere? Bene, sembra incredibile,

ma grazie a uno studio di un gruppo di scien-

ziati californiani, tutto questo è (quasi) possibi-

le.

Alcuni ricercatori sono riusciti a trovare un mo-

do per individuare come il cervello interpreti gli

stimoli visivi, partendo da una risonanza ma-

gnetica funzionale per immagini (fMRI) che analizza il flusso sanguigno da e verso la corteccia cerebrale.

Il secondo passo è stato quello di suddividere il cervello in mappe virtuali volumetriche di pixel (o voxel,

un pixel 3D), per poi elaborare un modello computazionale mediante il quale si potesse evincere il modo

in cui le informazioni visive vengono elaborate dal cervello. Per fare ciò gli scienziati hanno mostrato al-

cuni videoclip ai soggetti scelti per l'esperimento, la cui attività cerebrale è stata registrata da un softwa-

re, che ha elaborato un metodo d’associazione dell'attività cerebrale alle immagini. Allo stesso gruppo di

persone è stato quindi mostrato un altro set di videoclip, durante la cui visione il software ha cercato di

interpretarne gli stimoli visivi indirizzati verso il cervello, sulla base delle informazioni raccolte in prece-

denza e creando un puzzle di video presi a caso su YouTube, scegliendo in questo modo le scene più si-

mili a una frequenza di 18 milioni al secondo di video analizzati.

"Lo spettacolare video risultante ci dà un'idea di come il cervello interpreti gli stimoli visivi, spalancando

le porte alla lettura delle immagini presenti nella mente", almeno secondo le parole del Prof. Jack Gal-

lant, neuroscienziato e coautore dello studio.

Prima di arrivare alla "lettura nel pensiero" durante i sogni o per i pazienti in coma ci vorrà però ancora

molto lavoro, soprattutto perché ad oggi si possono solo interpretare i segnali visivi dei soggetti che

stanno visionando un qualsiasi video (e quindi intenti in un'attività di pensiero molto specifica). Ma forse

non è troppo lontano il giorno in cui porteremo al nostro psicologo un video dei nostri sogni per chieder-

ne l'interpretazione... :-)

Tratto da http://tecnologia.tiscali.it/

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IL GIORNALE DEL FILMMAKER

NOTIZIE VARIE

a cura di Valerio C ibrario

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VI EDIZIONE TTFF - TERRA DI TUTTI FILM FESTIVALBologna, 11-14 ottobre 2012Sono ammessi al concorso documentari, animazioni e docu-fiction che trattino i temi sociali sul sud del mondo, sviluppo,ambiente, migrazioni e lotta alla povertàInformazioni e iscrizioni www.terradituttifilmfestival.org

Scadenza 10 giugno 2012

9° SEDICICORTO INTERNATIONAL FILM FESTIVALForlì, 1-7 ottobre 2012.4 sezioni competitive, a cui possono partecipare tutti i corto-

metraggi prodotti dopo il 1 gennaio 2010, con durata fino a 35minuti (titoli inclusi).a) MOVIE – film internazionali di fictionb) ANIMA&LAB – film internazionali di animazione e sperimentalic) DOC – film internazionali di documentarid) CORTITALIA – film nazionali di qualsiasi genereBando e informazioni: www.sedicicorto.it

Scadenza 16 giugno 2012

III MUUH2012 FILMFESTIVALCascina DUC, Grugliasco (TO), 14-15 settembre 2012Rassegna di cortometraggi a tema libero con durata massima 8minuti (titoli inclusi)Bando e informazioni: www.coloriquadri.com

Scadenza 17 giugno 2012

X Edizione FESTIVAL DEI TRAILER CINEMATOGRAFICICatania, 26-29 settembre 2012Sito internet www.trailersfilmfest.com, sito ufficiale del Trai-lers FilmFest, ideato e organizzato dall'Associazione CulturaleSevenBando e informazioni: [email protected]

Scadenza 30 giugno2012

V° CONCORSO NAZIONALE CINE VIDEO PREMIO PERINI2012Milano, 1 ottobre-30 novembre 2012Tema libero sezioni per adulti e giovaniBando e informazioni: www.circoloperini.com

Scadenza 30 settembre 2012

IL GIORNALE DEL FILMMAKER

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CONCORSI

a cura di Gianfranco Chiapel lo

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Sono le nostre scelte che fanno di noi quelloche siamo e abbiamo sempre la possibilità difare la scelta giusta.

Da "Spider-Man 3" di Sam Raimi, con TobeyMaguire, Thomas Haden Church; USA, 2007, 134’.

a cura di V ivian Tul lio

La magia per aiutarsi nel montaggio?

a cura di Mauro Chiavegatti

IL GIORNALE DEL FILMMAKER

LA VIGNETTA

FRASE CELEBRE DA FILM

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LINK dal WEB

Vi ricordiamo di visitare ed intervenire sul sito del VIDEO-

FILMMAKER: http://www.videofilmmaker.org

Tutorial di AE, PR, e grafica 3D: http://firsteffects.net

Importare ed animare un oggetto 3D in after effects: http://www.youtube.com/watch?v=pxUOVLHxGEs

a cura di Gianfranco Pel lachin

LA VETRINA