Il Giornale 21 Marzo 2010

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39 SPORT il Giornale Domenica 21 marzo 2010 10 CASE/VENDITA IN LOCALITA' TURISTICHE COSTA Azzurra vicinanze Saint Tropez vendesi appartamento trilocale sul mare inintermediari tel. 360208279 53588 15 CAPITALI AZIENDE E SOCIETA' ACQUISTARE vendere aziende, immobili, ricerca- re soci? Ventennale esperienza - pagamento contanti 02.3272448 - www.cogefim.com 30859 27 SALUTE E BELLEZZA ASSAPORA i primi brividi di primavera attraverso i migliori trattamenti relax. Nuovissimo ambiente di gran classe. PROMOZIONE. Tel. 02/20403088 53598 Paolo Bugatto Cardiff L’ultima sporca metaètuttaita- liana. Ma come a Saint Denis una setti- mana fa, è amara anche a Cardiff, dopo l’ultima sfida persa contro i Dragoni. Al Millennium finisce 33-10, è la quarta sconfitta della serie. In mezzo c’è la vit- toria del Flaminio contro la Scozia (che ieri ha vinto in Irlanda 23-20), che non cancella una parte finale di torneo in cuilasquadra diMallettèstatadomina- ta. Netta anche con il Galles la differen- za di valori. Le attenuanti sono questa volta gli infortuni: quello di Canale, do- po appena due minuti di gioco, quello diCanavosiochetrovaglispogliatoido- po appena mezz’ora di gioco. La luce si spegnelì.Senonaltro,anche senzabril- lare, fino ad allora gli azzurri erano ri- mastiinpartita.Unabuonadifesa,quel- lo che serviva contro un Galles confu- sionario ma non pericoloso. Il debut- tantePrydiebencontrollato,ShaneWil- liams arginato da Robertson. Roba da copione per una squadra come quella italianache in campo ha bisogno di po- chi punti fermi. In attacco, la solita storia. Una squa- drachepallainmanononpungenessu- na difesa. A Cardiff ci ha messo lo zam- pino anche Gower non particolarmen- te ispirato in una intelaiatura davvero priva di punti di riferimento. A fare la differenza allora ci pensa la mancanza di disciplina azzurra. Barnes è inflessi- bile con la prima linea e nel gioco a ter- ra. Il risultato sono quattro punizioni che Stephen Jones (100 per 100 dalla piazzola) non fatica a spedire in mezzo ai pali. Ci dice male con il montante che Mirco Bergamasco colpisce e con l’improbabile drop di Gower: i punti non arrivano. È una squadra che segna poco l’Italia, e se lo fa ci riesce con i suoi impact player, ovvero i panchinari co- me dimostrano le due mete di Canavo- sio a Scozia e Francia. Se poi la difesa, che al Flaminio contro gli inglesi aveva meritato la standing ovation, a Cardiff perde cardini, ecco che per la squadra di Gatland diventa un gioco da ragazzi andare a colpire lì dove c’è il nervo sco- perto. Tornati dagli spogliatoi, infatti, l’at- tacco gallese ci mette davvero poco a salire in cattedra. Stephen Jones e Sha- ne Williams a ispirare, James Hook a colpire con la difesa azzurra tagliata in due dal più banale cambio di passo. Stesso tema già disegnato sul campo in occasione della marcatura di Lee Byr- ne annullata dall’arbitro per un blocco irregolare.Dettagliche fannocapireco- me la versione light dell’Italia non ha ancora i mezzi per sopravvivere ad alto livello. Senza Canale, Garcia diventa un problema lì a metà campo, con Te- baldichesi lasciaanticipare in occasio- ne della trappola che Shanklin prepara per quattro azzurri: si apre un varco ed ecco l’ennesima fuga per l’ennesima meta di Williams, il finalizzatore. Il Galles si rilassa: la partita è ormai in tasca, le pressioni sopra la testa di Ga- tland allontanate di colpo. È il momen- to della nostra sporca ultima meta. La firmaMcLean,unoche almenoleparti- te le ha giocate tutte dall’inizio. Ha il sa- poreamaroperchédaCardiffsiesceco- munque con la sensazione di un passo indietro. Ora il Sudafrica, due test, il 19 e il 26 giugno in pieno mondiale di cal- cio. E, mentre la Francia festeggia il grande slam (12-10 all’Inghilterra), noi avremotempopercontinuareadanno- iarci con il nostro campionato. LA PRIMA CLASSICA Freire, una Sanremo d’autore Petacchi e Pozzato non bastano Lo spagnolo vince per la terza volta in Riviera E nel volatone scopriamo anche il baby Modolo Boonen secondo lo spezzino terzo Cristiano Gatti nostro inviato a Sanremo Poi dice che il ciclismo è uno sport per bestioni. Lo sport dei muscoli, della fatica e delle teste quadre. Ecco, co- me tutte le dicerie idiote, an- che questa può tranquilla- mente finire al macero, butta- ta a mare tra le onde di Sanre- mo: il signor Oscar Freire, me- glio noto come la Gattamorta del gruppo, illustra con un ca- polavoro dei suoi come anche nel supremo esercizio della fa- tica il cervello conti comun- que più della forza bruta. Terza Sanremo, per lui. Co- me le altre, più delle altre, è vit- toria d'autore. Il marchio di qualità è il solito, ormai ricono- sciuto e apprezzato in tutto il mondo (manca solo la prima imitazione cinese). Mentre gli altri si dannano, chi più chi meno, chi prima chi dopo, l'astutissimo si preoccupa sol- tanto di tenere le ruote giuste, di non prendere vento in viso, di non sprecare nemmeno un nanogrammo di fatica (lo so benissimo che la fatica non si misura i nanogrammi: è un modo di dire, vediamo di ca- pirci). Così fino agli ultimi tre- cento metri, dopo trecento chi- lometri di diligente prepara- zione. Poi, il Freire dei grandi show mondiali. L'assolo è irre- sistibile, indiscutibile, irripeti- bile: tutta bile per gli avversa- ri, che non sono scendiletto qualunque, ma rispondono al nome di Boonen e Petacchi. I battuti aggiungono altri carati ad una vittoria di sovrana cara- tura: è praticamente un podio da campionato del mondo, quando il Mondiale finisce da Mondiale. Semmmmmbra facile, dice- va il vecchio spot. Anche la Gioconda di Leonardo sem- bra un quadro facile. Anche la Pietà di Michelangelo sembra una scultura semplice. Anche Imagine sembra una canzone elementare. Persino la teoria della relatività, una volta scrit- ta in formula, sembra facile. L'apparente semplicità del ri- sultato è tipica di tutti i capola- vori. Nel suo piccolo, pure la Sanremo di Freire lo è. Cosa ci vorrà mai: stai lì con i primi fi- no a Sanremo, poi li tramorti- sci allo sprint. Peccato che a svolgere questo banale compi- tino ci provino in duecento, ma alla fine il risultato torni soltanto a lui: il campione ri- flessivo, il campione sornio- ne, il campione che ormai po- tremmo pure mourinizzare, ri- battezzandolo tranquillamen- te Sorni-Uan. Perdere in modo così netto da un vincitore così grande rende molto più nobile pure la sconfitta. Teatro di dopogara apocalittici, con biciclette sca- raventate nei lunotti delle am- miraglie e corridori che se le promettono a futura memo- ria, ma anche solo di rabbiose recriminazioni e di eterni ma- se-però, questa volta il lungo- mare di Sanremo è il luogo del- la pace e della rassegnazione: non si trova in giro un cane di- sposto a pronunciare una sola parola di stizza. Tutti uniti nel dire le poche parole doverose: troppo forte questo Freire, e chi lo batte un Freire così. Lo ammette Boonen, il play-boy milionario uscito dai cocaina- party per tornare ai suoi regali livelli. E lo riconosce Petacchi, reduce da un inverno di sini- stri vari e articolati, dunque bravissimo a centrare comun- que il terzo posto. C'è tutto un mondo di pro- mossi e di bocciati, alle spalle di questo Rotary del podio. Pri- ma di tutto e sopra tutti c'è Sa- cha Modolo, lieto evento e fiocco azzurro del nostro cicli- smo: a 22 anni, neoprofessio- nista, lancia il primo assordan- te vagito con un quarto posto fenomenale, duellando senza timori e senza tremori nella giungla spietata dello sprint. Per noi tutti, la buona notizia. Una volta tanto, il baby-prodi- gio è italiano. Da troppo tem- po erano immancabilmente stranieri. Questi, a Sanremo, colano invece a picco: l'ulti- mo vincitore Cavendish paga l'inverno trascorso dal denti- sta, mentre il norvegese Boas- son Hagen paga il chilome- traggio ancora troppo più grande di lui. Se ne facciano una ragio- ne, i due fenomeni di ultimissima ge- nerazione: non è che possiamo nau- fragare sempre noi. Noi abbiamo già dato. Tutto il 2009 senza una so- la vittoria impor- tante è ancora che grida vendet- ta. Per la verità ab- biamo ricomincia- to allo stesso modo, perdendo ancora: ma stavolta in un mo- do tutto diverso. Molto più consolante. Perché Petacchi e Modolo, il vecchio e il giova- ne, perdono un sontuoso sprint da un sontuoso vincito- re. Ma soprattutto perché sta- volta possiamo vantare l'uni- co vero assaltatore della gara, il solo temerario che abbia se- riamente tentato di far saltare questo monolite dello sprint chiamato Milano-Sanremo. Il suo nome è Filippo Pozzato, campione d'Italia, finalmente campione di taglia. Bisogna es- sere molto forti e molto folli per pensare di fare selezione alla Sanremo. Come gioco, è un «solo contro tutti» che de- moralizza ancora prima di par- tire. Eppure Pippo ci prova. Da lontano e da vicino, sul Poggio e giù dal Poggio. Fino a poche centinaia di metri dalla meta. Perché certe missioni impossi- bili riescano, serve un'eccezio- nale congiunzione astrale. Gli era piovuta dal cielo nel 2006, stavolta si gira dall'altra parte. Non importa: Pozzato resta da voto 8. Non è poco, per un uo- mo che si è fatto tatuare una carpa sulla schiena. Dice che in Giappone porta fortuna. Servirà per vincere la Tokyo- Okinawa. PODIO VIP Pier Augusto Stagi Sanremo Tanta Italia nella Sanremo di ieri, non quanta però ce ne sia nel palmares di Oscar Freire. Tanta Italia, tantissima nella personalis- sima bacheca di questo 34enne corridore cantabro, che due dei suoi tre mondia- li li ha vinti proprio sulle no- stre strade, a Verona, e per tre volte è salito sul gradino più alto di uno dei monu- menti ciclistici mondiali. Tanta Italia nella Sanremo di Frei- re, che a 34 anni ha anche un'altra medaglia da mo- strare con orgo- glio: mai coinvol- to in vicende di doping. Mai un so- spetto, nemmeno un pissi pissi. Ol- tre tutto per un ci- clista di un Paese, la Spagna, che di guai ne sta pas- sando abbastanza. Tanta Italia e tanti attac- canti, un uomo su tutti: Filip- po Pozzato, che dalle Manie in poi prova far saltare il ban- co e ostinatamente. Lui e la sua squadra provano fino al- l’ultimo chilometro, con ge- nerosità e tenacia. «Filippo mi ha davvero impressiona- to. Ho temuto che arrivasse al traguardo - ammette il vin- citore -. È scattato al momen- to giusto e nel punto giusto. È stato forte, fortissimo: lui e la sua squadra». Pozzato ringrazia (ha chiu- so 29˚) e ricambia: «Ha vinto un grande corridore, Oscar ha meritato la vittoria». Tan- to zucchero filato tra i due, non per Boasson Hagen, il pupo norvegese, grande fa- vorito della vigilia. «Aprite gli occhi - dice Freire -. Que- sto è un ragazzo di talento, ma vince le volate quando io, Petacchi o Boonen le vola- te nemmeno le facciamo». Onore al merito italiano, onore a Oscar Freire l’«italia- no». «Corre i Mondiali e le Sanremo come se fossero il Gp di Chiasso, ma lui vince solo i Mondiali e le Sanre- mo». Le parole sono di Da- niele Nardello, ex compa- gno di squadra di Oscar Frei- re ai tempi della corazzata Mapei e oggi vicino di casa dello spagnolo. «Lui è resi- dente a Coldrerio, io a Men- drisio, siamo a due chilome- tri l’uno dall’altro - ci raccon- ta -. È quel che si dice un bra- vo ragazzo: semplice e dispo- nibile. È solo un po’ svanito. Ha sempre la testa fra le nu- vole. Sua moglie Laura dice che in casa ha tre bambini: Marcos, Mateo e lui». Di Freire gli spagnoli dico- no che è «listo», scaltro, fur- bo, ma anche «limpio», pu- ro. Soprattutto «despista- do», distratto. È una sorta di mister Magoo del pedale. «Sì, sono distratto: mia mo- glie e i miei amici mi prendo- no sempre in giro, ma non ci posso fare nulla - dice -, io sono fatto così. Se penso ad una cosa non posso pensar- ne un’altra e sono dolori. Co- sa dimentico? Lasciamo per- dere, dimentico tutto, an- che cosa ho dimenticato». Tredici anni da professioni- sta, il prossimo sarà l’ulti- mo. «Tornerò qui tra un an- no, per cercare il poker. Ho ancora qualche traguardo da inseguire, ad esempio non ho vinto mai vinto una tappa al Giro d’Italia, que- st’anno può essere l’anno giusto». Prendere nota: se lo dice, lo fa. Certe cose non le dimentica. Rugby: azzurri schiacciati dal Galles L’Italia chiude con la solita lezione Ordine d’arrivo della Milano-San- remo: 1. Oscar Freire (Spa) 298 km in 6.57’28’’, 2. Boonen (Bel) st, 3. Petacchi (Ita), 4. Modolo (Ita), 5. Bennati (Ita), 6. Hushovd (Nor), 7. Ginanni (Ita), 8. Iglinskiy (Kaz), 9. Gilbert (Bel), 10. Paolini (Ita), 11. Breschel (Dan), 12. Geslin (Fra), 13. Gasparotto (Ita), 14. Lequater (Fra), 15. Martens (Ger), 16. Offre- do (Fra), 17. Cancellara (Svi), 28. Nibali (Ita) a 9’’, 29. Pozzato (Ita) a 18’’, 30. Scarponi (Ita) a 21’’. Albo d’oro recente: 2003: Bettini (Ita), 2004: Freire (Spa), 2005: Pe- tacchi (Ita), 2006: Pozzato (Ita), 2007: Freire (Spa), 2008: Cancel- lara (Svi), 2009: Cavendish (Gbr), 2010: Freire (Spa). Prossimi appuntamenti: Gand- Wevelgem il 28 marzo; Giro delle Fiandre il 4 aprile. Phillips e Bergamasco VOLATA VINCENTE Oscar Freire, 34 anni, spagnolo di Torrelavega, conquista a braccia alzate la sua terza Milano-Sanremo [Ap] L’OSCAR DELLO SPRINT Il più italiano degli spagnoli «Mi manca soltanto una tappa al Giro» __ CORAGGIO Filippo il bello l’unico a tentare il colpo da lontano. Ma non gli danno scampo

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Il Giornale 21 Marzo 2010

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39 SPORTil GiornaleDomenica 21 marzo 2010

10 CASE/VENDITA INLOCALITA' TURISTICHE

COSTA Azzurra vicinanze Saint Tropez vendesiappartamento trilocale sul mare inintermediaritel. 360208279 53588

15 CAPITALI AZIENDEE SOCIETA'

ACQUISTARE vendere aziende, immobili, ricerca-re soci? Ventennale esperienza - pagamentocontanti 02.3272448 - www.cogefim.com

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27 SALUTE EBELLEZZA

ASSAPORA i primi brividi di primavera attraverso imigliori trattamenti relax. Nuovissimo ambientedi gran classe. PROMOZIONE. Tel.02/20403088 53598

Paolo Bugatto

Cardiff L’ultimasporcametaètuttaita-liana.Macomea Saint Denisunasetti-manafa,èamaraancheaCardiff,dopol’ultimasfidapersacontroiDragoni.AlMillennium finisce 33-10, è la quartasconfittadella serie. In mezzoc’è la vit-toriadelFlaminiocontrolaScozia(cheieri ha vinto in Irlanda 23-20), che noncancella una parte finale di torneo incuilasquadradiMallettèstatadomina-ta.NettaancheconilGallesladifferen-za di valori. Le attenuanti sono questavoltagliinfortuni:quellodiCanale,do-po appena due minuti di gioco, quellodiCanavosiochetrovaglispogliatoido-poappenamezz’oradigioco.Lalucesispegnelì.Senonaltro,anchesenzabril-lare, fino ad allora gli azzurri erano ri-mastiinpartita.Unabuonadifesa,quel-lo che serviva contro un Galles confu-sionario ma non pericoloso. Il debut-tantePrydiebencontrollato,ShaneWil-liams arginato da Robertson. Roba dacopione per una squadra come quellaitalianacheincampohabisognodipo-

chi punti fermi.In attacco, la solita storia. Una squa-

drachepallainmanononpungenessu-

nadifesa. ACardiff cihamesso lo zam-pinoancheGowernonparticolarmen-te ispirato in una intelaiatura davveropriva di punti di riferimento. A fare ladifferenza allora ci pensa la mancanzadi disciplina azzurra. Barnes è inflessi-bile con la prima linea e nelgioco a ter-ra. Il risultato sono quattro punizioniche Stephen Jones (100 per 100 dallapiazzola)nonfaticaa spedireinmezzoai pali. Ci dice male con il montanteche Mirco Bergamasco colpisce e conl’improbabile drop di Gower: i puntinonarrivano.Èunasquadrachesegnapocol’Italia,eselofaciriesceconisuoiimpact player, ovvero i panchinari co-medimostranoleduemetediCanavo-sio a Scozia e Francia. Se poi la difesa,che al Flaminio contro gli inglesi avevameritato la standing ovation, a Cardiffperde cardini, ecco che per la squadradi Gatland diventa un gioco da ragazziandareacolpirelìdovec’èilnervosco-perto.

Tornati dagli spogliatoi, infatti, l’at-tacco gallese ci mette davvero poco asalire in cattedra. Stephen Jones e Sha-

ne Williams a ispirare, James Hook acolpire con la difesa azzurra tagliata indue dal più banale cambio di passo.Stessotemagiàdisegnatosulcampoinoccasione della marcatura di Lee Byr-ne annullata dall’arbitro per un bloccoirregolare.Dettaglichefannocapireco-me la versione light dell’Italia non haancoraimezzipersopravvivereadaltolivello. Senza Canale, Garcia diventaun problema lì a metà campo, con Te-baldichesilasciaanticipareinoccasio-nedellatrappolacheShanklinpreparaper quattro azzurri: si apre un varco edecco l’ennesima fuga per l’ennesimameta di Williams, il finalizzatore.

IlGallessirilassa:lapartitaèormaiintasca, le pressioni sopra la testa di Ga-tlandallontanatedicolpo.Èilmomen-to della nostra sporca ultima meta. LafirmaMcLean,unochealmenoleparti-telehagiocatetuttedall’inizio.Hailsa-poreamaroperchédaCardiffsiesceco-munquecon la sensazione di unpassoindietro. Ora il Sudafrica, due test, il 19e il 26 giugno in pieno mondiale di cal-cio. E, mentre la Francia festeggia ilgrandeslam(12-10all’Inghilterra), noiavremotempopercontinuareadanno-iarci con il nostro campionato.

LA PRIMA CLASSICA

Freire, una Sanremo d’autorePetacchi e Pozzato non bastanoLo spagnolo vince per la terza volta in RivieraE nel volatone scopriamo anche il baby Modolo

Boonen secondolo spezzino terzo

Cristiano Gattinostro inviato a Sanremo

Poi dice che il ciclismo èuno sport per bestioni. Losport dei muscoli, della faticae delle teste quadre. Ecco, co-me tutte le dicerie idiote, an-che questa può tranquilla-mente finire al macero, butta-ta a mare tra le onde di Sanre-mo: il signor Oscar Freire, me-glio noto come la Gattamortadel gruppo, illustra con un ca-polavoro dei suoi come anchenelsupremoeserciziodellafa-tica il cervello conti comun-que più della forza bruta.

Terza Sanremo, per lui. Co-melealtre,piùdellealtre,èvit-toria d'autore. Il marchio diqualitàèilsolito,ormairicono-sciuto e apprezzato in tutto ilmondo (manca solo la prima

imitazione cinese). Mentre glialtri si dannano, chi più chimeno, chi prima chi dopo,l'astutissimosipreoccupasol-tanto di tenere le ruote giuste,di non prendere vento in viso,di non sprecare nemmeno unnanogrammo di fatica (lo sobenissimo che la fatica non simisura i nanogrammi: è unmodo di dire, vediamo di ca-pirci). Così fino agli ultimi tre-centometri,dopotrecentochi-lometri di diligente prepara-zione. Poi, il Freire dei grandishowmondiali.L'assoloèirre-sistibile,indiscutibile, irripeti-bile: tutta bile per gli avversa-ri, che non sono scendilettoqualunque, ma rispondono alnome di Boonen e Petacchi. Ibattuti aggiungono altri caratiadunavittoriadisovranacara-tura: è praticamente un podioda campionato del mondo,quando il Mondiale finisce daMondiale.

Semmmmmbra facile, dice-va il vecchio spot. Anche laGioconda di Leonardo sem-bra un quadro facile. Anche laPietà di Michelangelo sembrauna scultura semplice. AncheImagine sembra una canzoneelementare. Persino la teoriadellarelatività,unavoltascrit-ta in formula, sembra facile.L'apparente semplicità del ri-sultatoètipicadi tutti i capola-vori. Nel suo piccolo, pure laSanremo di Freire lo è. Cosa civorrà mai: stai lì con i primi fi-no a Sanremo, poi li tramorti-sci allo sprint. Peccato che a

svolgerequestobanalecompi-tino ci provino in duecento,ma alla fine il risultato tornisoltanto a lui: il campione ri-flessivo, il campione sornio-ne, il campione che ormai po-

tremmopuremourinizzare,ri-battezzandolotranquillamen-te Sorni-Uan.

Perdere in modo così nettoda un vincitore così granderendemolto più nobile pure la

sconfitta. Teatro di dopogaraapocalittici,con biciclettesca-raventatenei lunottidelle am-miraglie e corridori che se lepromettono a futura memo-ria, ma anche solo di rabbioserecriminazioni e di eterni ma-se-però, questa volta il lungo-marediSanremoèil luogodel-la pace e della rassegnazione:non si trova in giro un cane di-sposto a pronunciare una solaparola di stizza. Tutti uniti neldire le poche parole doverose:troppo forte questo Freire, echi lo batte un Freire così. Loammette Boonen, il play-boymilionario uscito dai cocaina-party per tornare ai suoi regalilivelli. E lo riconosce Petacchi,reduce da un inverno di sini-stri vari e articolati, dunquebravissimoacentrare comun-que il terzo posto.

C'è tutto un mondo di pro-

mossi e di bocciati, alle spallediquestoRotarydelpodio.Pri-ma di tutto e sopra tutti c'è Sa-cha Modolo, lieto evento efioccoazzurro del nostro cicli-smo: a 22 anni, neoprofessio-nista,lanciailprimoassordan-te vagito con un quarto postofenomenale, duellando senzatimori e senza tremori nellagiungla spietata dello sprint.Per noi tutti, la buona notizia.Unavoltatanto, ilbaby-prodi-gio è italiano. Da troppo tem-po erano immancabilmentestranieri. Questi, a Sanremo,colano invece a picco: l'ulti-mo vincitore Cavendish pagal'inverno trascorso dal denti-sta, mentre il norvegese Boas-son Hagen paga il chilome-traggio ancora troppo piùgrande di lui. Se nefaccianounaragio-ne, i due fenomenidi ultimissima ge-nerazione: non èchepossiamonau-fragare semprenoi. Noi abbiamogià dato. Tutto il2009 senza una so-la vittoria impor-tante è ancora lìche grida vendet-ta. Per la verità ab-biamo ricomincia-to allo stesso modo, perdendoancora: ma stavolta in un mo-do tutto diverso. Molto piùconsolante. Perché Petacchi eModolo, il vecchio e il giova-ne, perdono un sontuososprint da un sontuoso vincito-re. Ma soprattutto perché sta-volta possiamo vantare l'uni-co vero assaltatore della gara,il solo temerario che abbia se-riamente tentato di far saltarequesto monolite dello sprintchiamato Milano-Sanremo. Ilsuo nome è Filippo Pozzato,campione d'Italia, finalmentecampioneditaglia.Bisognaes-sere molto forti e molto folliper pensare di fare selezionealla Sanremo. Come gioco, èun «solo contro tutti» che de-moralizzaancoraprimadipar-tire.

Eppure Pippo ci prova. Dalontano e da vicino, sul Poggioe giù dal Poggio. Fino a pochecentinaia di metri dalla meta.Perchécertemissioniimpossi-biliriescano,serveun'eccezio-nale congiunzione astrale. Gliera piovuta dal cielo nel 2006,stavolta si gira dall'altra parte.Nonimporta:Pozzatoresta davoto 8. Non è poco, per un uo-mo che si è fatto tatuare unacarpa sulla schiena. Dice chein Giappone porta fortuna.Servirà per vincere la Tokyo-Okinawa.

PODIO VIP

Pier Augusto Stagi

Sanremo Tanta Italia nellaSanremo di ieri, non quantaperò ce ne sia nel palmaresdi Oscar Freire. Tanta Italia,tantissima nella personalis-sima bacheca di questo34enne corridore cantabro,che due dei suoi tre mondia-li li ha vinti proprio sulle no-stre strade, a Verona, e pertre volte è salito sul gradinopiù alto di uno dei monu-menti ciclistici mondiali.

Tanta Italia nellaSanremo di Frei-re, che a 34 anniha anche un'altramedaglia da mo-strare con orgo-glio: mai coinvol-to in vicende didoping.Maiunso-spetto, nemmenoun pissi pissi. Ol-tre tutto per un ci-clista di un Paese,la Spagna, che diguai ne sta pas-

sando abbastanza.Tanta Italia e tanti attac-

canti, un uomo su tutti: Filip-po Pozzato, che dalle Maniein poi prova far saltare il ban-co e ostinatamente. Lui e lasua squadra provano fino al-l’ultimo chilometro, con ge-nerosità e tenacia. «Filippomi ha davvero impressiona-to. Ho temuto che arrivasseal traguardo - ammette il vin-citore -. È scattato al momen-to giusto e nel punto giusto.È stato forte, fortissimo: lui ela sua squadra».

Pozzato ringrazia (ha chiu-so 29˚) e ricambia: «Ha vintoun grande corridore, Oscarha meritato la vittoria». Tan-to zucchero filato tra i due,non per Boasson Hagen, ilpupo norvegese, grande fa-vorito della vigilia. «Apritegli occhi - dice Freire -. Que-sto è un ragazzo di talento,ma vince le volate quandoio,Petacchi o Boonen le vola-te nemmeno le facciamo».Onore al merito italiano,onore a Oscar Freire l’«italia-no». «Corre i Mondiali e leSanremo come se fossero ilGp di Chiasso, ma lui vincesolo i Mondiali e le Sanre-mo». Le parole sono di Da-niele Nardello, ex compa-gno di squadra di Oscar Frei-re ai tempi della corazzataMapei e oggi vicino di casadello spagnolo. «Lui è resi-dente a Coldrerio, io a Men-drisio, siamo a due chilome-tri l’uno dall’altro - ci raccon-ta -. È quel che si dice un bra-voragazzo: semplicee dispo-nibile. È solo un po’ svanito.Ha sempre la testa fra le nu-vole. Sua moglie Laura diceche in casa ha tre bambini:Marcos, Mateo e lui».

Di Freire gli spagnoli dico-no che è «listo», scaltro, fur-bo, ma anche «limpio», pu-ro. Soprattutto «despista-do», distratto. È una sorta dimister Magoo del pedale.«Sì, sono distratto: mia mo-glie e i miei amici mi prendo-no sempre in giro, ma non ciposso fare nulla - dice -, iosono fatto così. Se penso aduna cosa non posso pensar-ne un’altra e sono dolori. Co-sa dimentico? Lasciamo per-dere, dimentico tutto, an-che cosa ho dimenticato».Tredici anni da professioni-sta, il prossimo sarà l’ulti-mo. «Tornerò qui tra un an-no, per cercare il poker. Hoancora qualche traguardoda inseguire, ad esempionon ho vinto mai vinto unatappa al Giro d’Italia, que-st’anno può essere l’annogiusto». Prendere nota: se lodice, lo fa. Certe cose non ledimentica.

Rugby: azzurri schiacciati dal Galles

L’Italia chiude con la solita lezione

Ordine d’arrivo della Milano-San-remo: 1. Oscar Freire (Spa) 298km in 6.57’28’’, 2. Boonen (Bel) st,3. Petacchi (Ita), 4. Modolo (Ita), 5.Bennati (Ita), 6. Hushovd (Nor), 7.Ginanni (Ita), 8. Iglinskiy (Kaz), 9.Gilbert (Bel), 10. Paolini (Ita), 11.Breschel (Dan), 12. Geslin (Fra),13. Gasparotto (Ita), 14. Lequater(Fra), 15. Martens (Ger), 16. Offre-do (Fra), 17. Cancellara (Svi), 28.Nibali (Ita) a 9’’, 29. Pozzato (Ita) a18’’, 30. Scarponi (Ita) a 21’’.Albo d’oro recente: 2003: Bettini(Ita), 2004: Freire (Spa), 2005: Pe-tacchi (Ita), 2006: Pozzato (Ita),2007: Freire (Spa), 2008: Cancel-lara (Svi), 2009: Cavendish (Gbr),2010: Freire (Spa).Prossimi appuntamenti: Gand-Wevelgem il 28 marzo; Giro delleFiandre il 4 aprile.

Phillips e Bergamasco

VOLATA VINCENTE Oscar Freire, 34 anni, spagnolo di Torrelavega, conquista a braccia alzate la sua terza Milano-Sanremo [Ap]

L’OSCAR DELLO SPRINT

Il più italianodegli spagnoli«Mi manca soltantouna tappa al Giro»

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CORAGGIO Filippo

il bello l’unico a tentare

il colpo da lontano. Ma

non gli danno scampo