Il Germoglio n.ro 4/2015 - Emmanuele, Dio con noi

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“EMMANUELE, DIO CON NOI” Anno 3 | N.ro 4 | Dicembre 2015 Periodico dell’Unità Pastorale di Verdellino e Zingonia & il nuovo “#RampaFò” da staccare e conservare!

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Periodico dell'Unità Pastorale di Verdellino e Zingonia

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“EMMANUELE, DIO CON NOI”

Anno 3 | N.ro 4 | Dicembre 2015 Periodico dell’Unità Pastorale di Verdellino e Zingonia

& il nuovo “#RampaFò” da staccare e conservare!

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Guido Purlini aveva 12 anni e frequentava la prima me-dia. Era già stato bocciato due volte.Era un ragazzo grande e goffo, lento di riflessi e di comprendonio, ma benvoluto dai compagni. Sempre servizievole, volenteroso e sorridente era diventato il protettore naturale dei bambini più piccoli.L’avvenimento più im-portante della scuola, ogni anno, era la re-cita natalizia. A Guido sarebbe piaciuto fare il pastore con il flauto, ma la signorina Lom-bardi gli diede una parte più impegnativa, quella del locandiere, perché comportava poche battute e il fi-sico di Guido avrebbe dato più forza al suo rifiuto di accogliere Giuseppe e Maria.La sera della rappre-sentazione c’era un folto pubblico di ge-nitori e parenti. Nes-suno viveva la magia della Santa notte più intensamente di Guido Purlini. E venne il mo-mento dell’entrata in scena di Giuseppe, che avanzò piano verso la porta della locanda sorreggendo tenera-mente Maria.Giuseppe bussò for-te alla porta di legno inserita nello scenario dipinto. Guido il locan-diere era là, in attesa.“ Che cosa volete?” chiese Guido, aprendo bruscamen-te la porta.“Cerchiamo un alloggio”“Cercatelo altrove. La locanda è al completo”. La reci-tazione di Guido era forse un po’ statica, ma il suo tono era molto deciso.

“Signore abbiamo chiesto ovunque invano. Viaggiamo da molto tempo e siamo stanchi morti”.“Non c’è posto per voi in questa locanda“, replicò Gui-do con faccia burbera.“La prego, buon locandiere, mia moglie Maria, qui,

aspetta un bambino e ha bisogno di un luo-go per riposare. Sono certo che riuscirete a trovarle un angolino. Non ne può più”.A questo punto, per la prima volta, il locan-diere parve addolcirsi e guardò verso Maria. Seguì una lunga pau-sa, lunga abbastanza da far serpeggiare un filo di imbarazzo tra il pubblico. “No! Andate via” sus-surrò il suggeritore da dietro le quinte.“No!” ripeté Guido au-tomaticamente. “An-date via”.Rattristato, Giuseppe strinse a sé Maria, che gli appoggiò sconso-latamente la testa sul-la spalla, e cominciò ad allontanarsi con lei. Invece di richiudere la porta, però Guido, il locandiere, rimase sul-la porta con lo sguardo fisso sulla miseranda coppia. Aveva la bocca aperta, la fronte sol-cata da rughe di pre-occupazione, e i suoi

occhi si stavano riempiendo di lacrime.Tutt’a un tratto, quella recita divenne differente da tutte le altre. “Non andar via Giuseppe” gridò Guido. “Riporta qui Maria”. E con il volto illuminato da un grande sorri-so, aggiunse: “Potete prendere la mia stanza”.

Bruno Ferrero

NON C’E’ POSTO NELLA LOCANDA

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Perché un Giubileo straordinario della misericordia?Papa Francesco ha messo il tema della Misericordia dappertutto, anzi è la cifra del suo programma e della sua vita. Per lui la Misericordia è una esperienza: è Dio che ama e ama perdonando. Evidentemente nasce la questione di cosa si intenda per Misericordia e che rap-porto abbia con la Giustizia. Per il Papa la misericordia è il cuore del Vangelo: la Chiesa se non annuncia la misericordia non ha niente da dire al mondo. Quindi è anche il cuore dell’evangelizzazione. S. Giovanni XXIII aveva detto: “La Chiesa oggi preferisce usare la medici-na della misericordia più che la frusta della condanna”. S. Giovanni Paolo II ha addirittura istituito la domeni-ca della misericordia (II domenica di Pasqua) sovrap-ponendola alla domenica “in albis” e scritto l’enciclica “Dives in Misericordia”. Papa Francesco, per far entrare ancora di più nella gente il senso della Misericordia e davanti alla mentalità che vede ancora un Dio da teme-re e da tenere lontano, lancia il Giubileo.Chi è il cristiano? Chi imita la Misericordia del Padre.Si pensi alla devozione del Sacro Cuore di Gesù. De-vozione che il mondo moderno fa fatica a digerire an-che per una iconografia (si veda anche quella del Cristo misericordioso più diffusa che vorrebbe interpretare la visione di S. Faustina) non delle migliori. Ma a volte i simboli arrivano più delle parole non perché sono più semplici, ma perché sono più sintetici.Il Beato Charles de Foucauld si era fatto mettere un cuore sulla veste in modo che i mussulmani che incon-

trava potessero identificare la fede cristiana come una religione che ha il suo cuore nella Misericordia.Nella necessità di mostrare una chiesa dove non c’è al primo posto un imperativo morale, di superare la per-cezione della gente di una chiesa fredda non capace di trasmettere calore (come invece dovrebbe essere una Casa), di pensare la Chiesa nella prospettiva della Mise-ricordia, ecco la scelta del Giubileo capace di raggiun-gere un milione di persone nella forma popolare del Giubileo, ed ecco la scelta dei Santuari come “chiese giubilari”. La Chiesa è misericordiosa quando ritorna ad essere Casa e Santuario.Ecco allora anche le figure esemplari di misericordia care a Papa Francesco: S. Giovanni XXIII, Beato Oscar Romero e S. Leopoldo Mandic.Papa Francesco sa bene, come dice Papa Benedetto XVI nell’enciclica “Lumen fidei”, che la fede non è luce che dissipa le nostre tenebre ma “lampada ai miei passi” e che la fede non risolve tutto ed è la risposta ad ogni problema. Ecco perché propone cammini di conver-sioni e di penitenza per tutti con la chiara condanna del peccato. Allora quest’anno il Natale lo possiamo sco-prire ancora di più come la Misericordia del Padre che manda il Figlio perché salvi l’umanità con l’Evangelo, perché “non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva”.

Buon Giubileo della misericordia e buon Natale.don Marco

EditorialeGiubilo per l’Anno Santo della Misericordia e Giubilo per il Natale di Gesù Cristo

Torna a sorridere!Trattamenti per la salute dei denti

di adulti e bambiniVerdellino (BG) - Via Principe Amedeo, 26

035 48 21 579

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4 Vita consacrata

III – Gli orizzonti dell’Anno della Vita Consacrata

1. Con questa mia lettera, oltre che alle persone consa-crate, mi rivolgo ai laici che, con esse, condividono ideali, spirito, missione. Alcuni Istituti religiosi hanno un’antica tradizione al riguardo, altri un’esperienza più recente. Di fatto attorno ad ogni famiglia religiosa, come anche alle Società di vita apostolica e agli stessi Istituti secolari, è presente una famiglia più grande, la “famiglia carisma-tica”, che comprende più Istituti che si riconoscono nel medesimo carisma, e soprattutto cristiani laici che si sentono chiamati, proprio nella loro condizione laicale, a partecipare della stessa realtà carismatica.Incoraggio anche voi, laici, a vivere quest’Anno della Vita

Consacrata come una grazia che può rendervi più con-sapevoli del dono ricevuto. Celebratelo con tutta la “fa-miglia”, per crescere e rispondere insieme alle chiamate dello Spirito nella società odierna. In alcune occasioni, quando i consacrati di diversi Istituti quest’Anno si incon-treranno tra loro, fate in modo di essere presenti anche voi come espressione dell’unico dono di Dio, così da co-noscere le esperienze delle altre famiglie carismatiche, degli altri gruppi laicali e di arricchirvi e sostenervi reci-procamente.

2. L’Anno della Vita Consacrata non riguarda soltanto le persone consacrate, ma la Chiesa intera. Mi rivolgo così a tutto il popolo cristiano perché prenda sempre

Lettera Apostolica del Santo Padre Francesco a tutti i consacrati in occasione dell’Anno della Vita Consacrata, 28.11.2014 (parte terza)

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5Vita consacrata

più consapevolezza del dono che è la presenza di tante consacrate e consacrati, eredi di grandi santi che hanno fatto la storia del cristianesimo. Cosa sarebbe la Chiesa senza san Benedetto e san Basilio, senza sant’Agostino e san Bernardo, senza san Francesco e san Domenico, senza sant’Ignazio di Loyola e santa Teresa d’Avila, senza sant’Angela Merici e san Vincenzo de Paoli? L’elenco si farebbe quasi infinito, fino a san Giovanni Bosco, alla be-ata Teresa di Calcutta. Il beato Paolo VI affermava: «Sen-za questo segno concreto, la carità che anima l’intera Chiesa rischierebbe di raffreddarsi, il paradosso salvifico del vangelo di smussarsi, il “sale” della fede di diluirsi in un mondo in fase di secolarizzazione» (Evangelica testi-ficatio, 3).Invito dunque tutte le comunità cristiane a vivere questo Anno anzitutto per ringraziare il Signore e fare memoria grata dei doni ricevuti e che tuttora riceviamo per mezzo della santità dei Fondatori e delle Fondatrici e della fe-deltà di tanti consacrati al proprio carisma. Vi invito tut-ti a stringervi attorno alle persone consacrate, a gioire con loro, a condividere le loro difficoltà, a collaborare con esse, nella misura del possibile, per il perseguimento del loro ministero e della loro opera, che sono poi quelli dell’intera Chiesa. Fate sentire loro l’affetto e il calore di tutto il popolo cristiano.Benedico il Signore per la felice coincidenza dell’Anno della Vita Consacrata con il Sinodo sulla famiglia. Famiglia e vita consacrata sono vocazioni portatrici di ricchezza e grazia per tutti, spazi di umanizzazione nella costruzio-ne di relazioni vitali, luoghi di evangelizzazione. Ci si può aiutare gli uni gli altri.

3. Con questa mia lettera oso rivolgermi anche alle per-sone consacrate e ai membri di fraternità e comuni-tà appartenenti a Chiese di tradizione diversa da quella cattolica. Il monachesimo è un patrimonio della Chiesa indivisa, tuttora vivissimo sia nelle Chiese ortodosse che nella Chiesa cattolica. Ad esso, come ad altre successi-ve esperienze del tempo nel quale la Chiesa d’occiden-te era ancora unita, si ispirano analoghe iniziative sorte nell’ambito delle Comunità ecclesiali della Riforma, le quali hanno poi continuato a generare nel loro seno ul-teriori espressioni di comunità fraterne e di servizio.La Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica ha programmato delle iniziative per fare incontrare i membri appartenenti a esperienze di vita consacrata e fraterna delle diverse Chiese. Inco-raggio caldamente questi incontri perché cresca la mu-tua conoscenza, la stima, la collaborazione reciproca, in modo che l’ecumenismo della vita consacrata sia di aiuto al più ampio cammino verso l’unità tra tutte le Chiese.4. Non possiamo poi dimenticare che il fenomeno del monachesimo e di altre espressioni di fraternità religio-

se è presente in tutte le grandi religioni. Non mancano esperienze, anche consolidate, di dialogo inter-monasti-co tra la Chiesa cattolica e alcune delle grandi tradizioni religiose. Auspico che l’Anno della Vita Consacrata sia l’occasione per valutare il cammino percorso, per sen-sibilizzare le persone consacrate in questo campo, per chiederci quali ulteriori passi compiere verso una reci-proca conoscenza sempre più profonda e per una col-laborazione in tanti ambiti comuni del servizio alla vita umana.Camminare insieme è sempre un arricchimento e può aprire vie nuove a rapporti tra popoli e culture che in questo periodo appaiono irti di difficoltà.

5. Mi rivolgo infine in modo particolare ai miei fratel-li nell’episcopato. Sia questo Anno un’opportunità per accogliere cordialmente e con gioia la vita consacrata come un capitale spirituale che contribuisce al bene di tutto il corpo di Cristo (cfr Lumen gentium, 43) e non solo delle famiglie religiose. «La vita consacrata è dono alla Chiesa, nasce nella Chiesa, cresce nella Chiesa, è tutta orientata alla Chiesa»8. Per questo, in quanto dono alla Chiesa, non è una realtà isolata o marginale, ma ap-partiene intimamente ad essa, sta al cuore stesso della Chiesa come elemento decisivo della sua missione, in quanto esprime l’intima natura della vocazione cristiana e la tensione di tutta la Chiesa Sposa verso l’unione con l’unico Sposo; dunque «appartiene ... irremovibilmente alla sua vita e alla sua santità» (ibid., 44).In tale contesto, invito voi, Pastori delle Chiese particola-ri, a una speciale sollecitudine nel promuovere nelle vo-stre comunità i distinti carismi, sia quelli storici sia i nuovi carismi, sostenendo, animando, aiutando nel discerni-mento, facendovi vicini con tenerezza e amore alle si-tuazioni di sofferenza e di debolezza nelle quali possano trovarsi alcuni consacrati, e soprattutto illuminando con il vostro insegnamento il popolo di Dio sul valore della vita consacrata così da farne risplendere la bellezza e la santità nella Chiesa.Affido a Maria, la Vergine dell’ascolto e della contempla-zione, prima discepola del suo amato Figlio, questo Anno della Vita Consacrata. A Lei, figlia prediletta del Padre e rivestita di tutti i doni di grazia, guardiamo come modello insuperabile di sequela nell’amore a Dio e nel servizio al prossimo.Grato fin d’ora con tutti voi per i doni di grazia e di luce con i quali il Signore vorrà arricchirci, tutti vi accompa-gno con la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 21 novembre 2014, Festa della Presenta-zione della Beata Vergine Maria.

FRANCISCUS

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6 Anno santo

Il simbolo del Giubileo della Mi-sericordia è stato creato da padre Marko Ivan Rupnik, gesuita slo-veno, teologo e artista di grande fama. Rupnik ha, infatti, creato grandi opere per la basilica di Fati-ma, il santuario di Lourdes e il Pa-lazzo del Vaticano.Per il Giubileo ha realizzato un logo che richiama il tema del Buon Pastore che si carica sulle spalle, come un agnello im-paurito, l’uomo sofferente e lo conduce per strade sicure, lo cura, metten-dolo al riparo. Ricorda la pa-rabola del buon samaritano che papa Francesco ha rievocato il 9 luglio anche nel suo viaggio in America Lati-na e che tanto a lui è cara.Raccontata nel Vangelo se-condo Luca 10,25-37, la storia mette in risalto la mise-ricordia cristia-na da mostrare verso il nostro prossimo, chiunque esso sia. Un uomo, scendendo da Gerusalemme a Gerico s’imbatte in dei briganti che lo assalgono lasciandolo tramortito per terra. Passa un sacerdote e va oltre, pas-sa il levita e non si ferma, arriva il samaritano e si ferma e soccorre l’uomo. Lo raccoglie, lo cura e lo consegna a una locanda pagando pure il suo alloggio. Un messaggio

di Misericordia molto bello, spesso nella vita ci arriva una mano dalla direzione che mai speravamo. L’immagine del buon pasto-re è stata collocata in un ovale, la mandorla, due gusci che uniti rappresentano l’umano e il divino. Insieme camminano sulla Terra e quando l’uno è lontano dall’altro la pecorella si smarrisce. Suben-tra allora la Misericordia. Sono

tuo padre e attendo il tuo ritorno a casa.G u a r d a n d o l ’ i m m a g i n e con attenzio-ne, sui volti si riconosco-no tre occhi: uno appare “condiviso”. Cosa vuol dire?Il significato che si vuole t r a s m e t t e -re è che Dio c o m i n c i a a vedere le cose attra-verso l’oc-chio dell’uo-mo, affinché l’uomo possa cominciare a

vedere anche se stesso attraverso l’occhio di Dio. “Misericordiosi come il padre” è il motto che lo accompagnerà per l’intera durata del Giubileo voluto dal Pontefice e che aprirà i batten-ti della Porta Santa l’8 dicembre del 2015. Giorno dell’Immacolata Concezione. Non giudicate ma perdonate indica il logo e il Signo-re si farà carico di Noi.

Preghiera di Papa Francesco per il Giubileo

Signore Gesù Cristo,tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste,e ci hai detto che chi vede te vede Lui.Mostraci il tuo volto e saremo salvi.Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zac-cheo e Matteo dallaschiavitù del denaro;l’adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in unacreatura;fece piangere Pietro dopo il tradimento, e assicurò il Paradiso alladrone pentito.Fa’ che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé la parola chedicesti alla samaritana: Se tu conoscessi il dono di Dio!Tu sei il volto visibile del Padre invisibile,del Dio che manifesta la sua onnipotenza soprattutto con ilperdono e la misericordia:fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visi-bile di Te, suoSignore, risorto e nella gloria.Hai voluto che i tuoi ministri fossero an-ch’essi rivestiti didebolezzaper sentire giusta compassione per quelli che sononell’ignoranza e nell’errore:fa’ che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso, amato eperdonato da Dio.Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzioneperché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia delSignore e la tua Chiesa con rinnovato entu-siasmo possa portareai poveri il lieto messaggioproclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà e ai ciechirestituire la vista.Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre dellaMisericordia a te che vivi e regni con il Pa-dre e lo Spirito Santoper tutti i secoli dei secoli.Amen

IL SIMBOLO DEL GIUBILEO: SIGNIFICATO

Giubileo della misericordia

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7Anno santo

Chiese Giubilari Diocesane e Indulgenza giubilare

Indulgenza giubilareIl dono dell’indulgenza, legata alla celebrazione dell’Anno Santo si riceve alle consuete condizioni, valorizzando in modo particolare il pellegrinaggio alla Cattedrale e alla Chiesa Giubilare del Vicariato, la celebrazione della Riconciliazione, qualche opera di misericordia corporale e spirituale, vissuta in autentico spirito evangelico.Per volere di Papa Francesco è possibile ottenere l’indulgenza giubilare anche praticando con particolare intensità un’opera di misericordia affinché l’amore ricevuto dal Signore si esprima in gesti concreti e significativi di solidarietà (un servizio di volontariato o di prossimità ad anziani, malati o disabili) perché la carità diventi stile di vita.Inoltre il Santo Padre ha deciso che gli ammalati e gli anziani pos-sono ricevere l’indulgenza anche assistendo con fede alle celebra-zioni trasmesse in diretta televisiva.

Chiese Giubilari DiocesaneSant’Alessandro in CattedraleCONFESSIONI: LUNEDÌ- DOMENICA (9.00-12.00; 15.00 -17.30)Sant’Alessandro in ColonnaCONFESSIONI: LUNEDÌ- SABATO (7.30-11.00; 16.30-19.00), DO-MENICA (8.00 -12.00 negli intervalli delle SS. Messe; 17.00-19.30)Santa Maria Immacolata delle GrazieCONFESSIONI: LUNEDÌ- SABATO (7.00-12.00; 16.00-19.00); DO-MENICA (6.45-12.30; 16.00-19.30)Santi Bartolomeo e Stefano (Padri Domenicani)CONFESSIONI: MARTEDÌ- SABATO (8.30-11.30; 15.30-18.30); DO-MENICA (nell’intervallo tra le S. Messe)Sant’Alessandro in Captura (Padri Cappuccini)CONFESSIONI: LUNEDÌ- SABATO (7.30-12.00; 15.00-18.30), DO-MENICA (6.30 – 7.00; 8.00 – 9.00; 10.00 – 11.00; 15.00 – 18.00; 20.30 – 21.00)Chiesa di Cristo Re, Maternità Beata Vergine e san Giovanni Bosco del Patronato san VincenzoLa chiesa è luogo particolarmente significativo per meditare sul legame inscindibile fra la carità testimoniata e la celebrazione dell’Anno Giubilare

Vicariato Locale n. 13 Capriate – ChignoloChiesa Parrocchiale – Santuario di San Giovanni Battista in Sotto il Monte Giovanni XXIIICONFESSIONI: LUNEDÌ-SABATO (mezz’ora prima delle S. Messe); DOMENICA (7.30-12.00; 14.30-19.00)Vicariato Locale n. 15 Dalmine – StezzanoSantuario della Beata Vergine Maria dei Campi in StezzanoCONFESSIONI: LUNEDÌ – GIOVEDÌ (7.30-9.00; 15.00-17.00); VENERDÌ E SABATO (7.30-11.00; 15.00-17.00); DOMENICA (7.30-11.30; 15.00-18.00)Vicariato Locale n. 18 Ghisalba – RomanoChiesa della Beata Vergine Incoronata (Padri Sacra Famiglia) in MartinengoCONFESSIONI: VENERDÌ (7.30-9.30; 16.00-20.00); SABATO (10.00-12.00; 15.30-17.00)Vicariato Locale n. 26 Spirano – VerdelloSantuario di Santa Maria degli Angeli alla Basella in UrgnanoCONFESSIONI: LUNEDÌ - VENERDÌ (9.00-12.00; 15.30-18.00); SA-BATO (9.00-12.00; 15.30-19.00); DOMENICA (9-11.30; 15.30-19.00)

Giubileo della Misericordia: ecco il calendario

Martedì 8 dicembre - Solennità dell’Immacolata Concezione. Apertura della Porta Santa della basilica di San Pietro. Domenica 13 dicembre – III domenica di Avvento. Apertura della Porta Santa della basilica di San Giovanni in Laterano e nelle cattedrali del Mondo.Venerdì 1 gennaio - Solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Giornata per la pace. Apertura della Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore. Martedì 19 gennaio - giovedì 21 gennaio - Giubileo degli Operatori dei Santuari.Lunedì 25 gennaio - Festa della Conversione di San Paolo. Apertura della Porta Santa della basilica di San Paolo fuori le mura.Martedì 2 febbraio - Festa della Presentazione del Signore e Giornata della Vita Consacrata. Giubileo della Vita Consacrata e chiusura dell’Anno della Vita Consacrata.Mercoledì 10 febbraio - Mercoledì delle Ceneri. Invio dei Missionari della Misericordia nella basilica di San Pietro.Lunedì 22 febbraio - Cattedra di San Pietro. Giubileo della Curia Romana.Venerdì 4 e sabato 5 marzo - “24 ore per il Signore” con ce-lebrazione penitenziale alla basilica di San Pietro nel pome-riggio di venerdì 4 marzo. Domenica 20 marzo - Domenica delle Palme. Giornata dio-cesana dei Giovani (a Roma).Aprile 2016 Domenica 3 aprile - Domenica della Divina Misericordia. Giubileo per quanti aderiscono alla spiritualità della Divina Misericordia. Domenica 24 aprile - V Domenica di Pasqua. Giubileo dei ragazzi e ragazze.Domenica 29 maggio - Corpus Domini in tutta Italia. Giubi-leo dei diaconi.Venerdì 3 giugno - Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Giubileo dei sacerdoti. 160 anni dall’introduzione della festa per la Chiesacattolica, introdotta nel 1856 da papa Pio IX. Domenica 12 giugno - XI Domenica del Tempo Ordinario. Giubileo degli ammalati e delle persone disabili.Martedì 26 - domenica 31 luglio - Fino alla XVIII Domenica del Tempo Ordinario. Giubileo dei Giovani. Giornata mondia-le della Gioventù a Cracovia.Domenica 4 settembre XXIII Domenica del Tempo Ordinario Memoria della Beata Teresa di Calcutta. Giubileo degli opera-tori e dei volontari della misericordia. Domenica 25 settembre - XXVI Domenica del Tempo Ordi-nario. Giubileo dei catechisti.Sabato 8 e domenica 9 ottobre Sabato e domenica dopo la festa della Beata Vergine Maria del Rosario. Giubileo mariano.Martedì 1 novembre - Solennità di Tutti i Santi. Santa Messa del Santo Padre in memoria dei fedeli defunti.Domenica 6 novembre - XXXII Domenica del Tempo Ordina-rio. Giubileo dei carcerati in San Pietro.Domenica 13 novembre - XXXIII Domenica del Tempo Or-dinario. Chiusura della Porta Santa nelle basiliche di Roma e nelle diocesi. Domenica 20 novembre 2016 - Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo. Chiusura della Porta Santa a San Pietro e conclusione del Giubileo della Misericordia.

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8 In Compagnia dei Santi

La celebrazione liturgica di s. Stefano è stata da sempre fissata al 26 dicembre, subito dopo il Natale, perché nei giorni seguenti alla manifestazione del Figlio di Dio, furono posti i “comites Christi”, cioè i più vicini nel suo percorso terreno e primi a renderne testimonianza con il martirio. Così al 26 dicembre c’è s. Stefano primo martire della cristianità, segue al 27 s. Giovanni Evangelista, il predi-letto da Gesù, autore del Vangelo dell’amore, poi il 28 i ss. Innocenti, bambini uccisi da Erode con la speranza di eliminare anche il Bambi-no di Betlemme; secoli ad-dietro anche la celebrazione di s. Pietro e s. Paolo apo-stoli, capitava nella settima-na dopo il Natale, venendo poi trasferita al 29 giugno. Del grande e veneratissimo martire s. Stefano, si igno-ra la provenienza, si sup-pone che fosse greco, in quel tempo Gerusalemme era un crocevia di tante po-polazioni, con lingue, co-stumi e religioni diverse; il nome Stefano in greco ha il significato di “coronato”. Si è pensato anche che fosse un ebreo educato nella cul-tura ellenistica; certamen-te fu uno dei primi giudei a diventare cristiani e che prese a seguire gli Apostoli e visto la sua cultura, sag-gezza e fede genuina, di-venne anche il primo dei diaconi di Gerusalemme. Gli Atti degli Apostoli, ai capitoli 6 e 7 narrano gli ulti-mi suoi giorni; qualche tempo dopo la Pentecoste, il numero dei discepoli andò sempre più aumentando e sorsero anche dei dissidi fra gli ebrei di lingua greca e quelli di lingua ebraica, perché secondo i primi, nell’as-sistenza quotidiana, le loro vedove venivano trascurate. Allora i dodici Apostoli, riunirono i discepoli dicen-do loro che non era giusto che essi disperdessero il loro tempo nel “servizio delle mense”, trascurando così la predicazione della Parola di Dio e la preghie-ra, pertanto questo compito doveva essere affidato ad un gruppo di sette di loro, così gli Apostoli pote-

vano dedicarsi di più alla preghiera e al ministero. La proposta fu accettata e vennero eletti, Stefano uomo pieno di fede e Spirito Santo, Filippo, Proco-ro, Nicanore, Timone, Parmenas, Nicola di Antiochia; a tutti, gli Apostoli imposero le mani; la Chiesa ha vi-sto in questo atto l’istituzione del ministero diaconale. Nell’espletamento di questo compito, Stefano pieno di grazie e di fortezza, compiva grandi prodigi tra il po-polo, non limitandosi al lavoro amministrativo ma atti-

vo anche nella predicazione, soprattutto fra gli ebrei della diaspora, che passavano per la città santa di Gerusalemme e che egli convertiva alla fede in Gesù crocifisso e risorto. Nel 33 o 34 ca., gli ebrei ellenistici vedendo il gran numero di convertiti, sobil-larono il popolo e accusa-rono Stefano di “pronun-ziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”. Gli anziani e gli scribi lo catturarono trascinando-lo davanti al Sinedrio e con falsi testimoni fu accusato: “Costui non cessa di pro-ferire parole contro que-sto luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Na-zareno, distruggerà questo luogo e cambierà le usanze che Mosè ci ha tramandato”. E alla domanda del Som-mo Sacerdote “Le cose

stanno proprio così?”, il diacono Stefano pronunziò un lungo discorso, il più lungo degli ‘Atti degli Apo-stoli’, in cui ripercorse la Sacra Scrittura dove si testi-moniava che il Signore aveva preparato per mezzo dei patriarchi e profeti, l’avvento del Giusto, ma gli Ebrei avevano risposto sempre con durezza di cuore. Rivolto direttamente ai sacerdoti del Sinedrio concluse: “O gente testarda e pagana nel cuore e negli orecchi, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora

SANTO STEFANO PROTOMARTIRE

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9In Compagnia dei Santi

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siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la Legge per mano degli angeli e non l’avete osservata”. Mentre l’odio e il rancore dei presenti aumenta-va contro di lui, Stefano ispirato dallo Spirito, alzò gli occhi al cielo e disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo, che sta alla destra di Dio”. Fu il colmo, elevando grida altissime e turandosi gli orecchi, i presenti si scagliarono su di lui e a stratto-ni lo trascinarono fuori dalle mura della città e presero a lapidarlo con pietre, i loro mantelli furono deposti ai piedi di un giovane di nome Saulo (il futuro Aposto-lo delle Genti, s. Paolo), che assisteva all’esecuzione. In realtà non fu un’esecuzione, in quanto il Sinedrio non aveva la facoltà di emettere condanne a morte, ma non fu in grado nemmeno di emettere una senten-za in quanto Stefano fu trascinato fuori dal furore del popolo, quindi si trattò di un linciaggio incontrollato. Mentre il giovane diacono protomartire crollava in-sanguinato sotto i colpi degli sfrenati aguzzini, pre-gava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spiri-to”, “Signore non imputare loro questo peccato”. Gli Atti degli Apostoli dicono che persone pie lo sep-pellirono, non lasciandolo in preda alle bestie selvagge, com’era consuetudine allora; mentre nella città di Ge-rusalemme si scatenò una violenta persecuzione con-tro i cristiani, comandata da Saulo.

Dai «Discorsi» di san Fulgenzio di Ruspe, vescovo (Disc. 3, 1-3. 5-6; CCL 91 A, 905-909)

Le armi della caritàIeri abbiamo celebrato la nascita nel tempo del nostro Re eterno, oggi celebriamo la passione trionfale del soldato. Ieri infatti il nostro Re, rivestito della nostra car-ne e uscendo dal seno della Vergine, si è degna-to di visitare il mondo; oggi il soldato, uscendo dal-la tenda del corpo, è entrato trionfante nel cielo. Il nostro Re, l’Altissimo, venne per noi umile, ma non poté venire a mani vuote; infatti portò un grande dono ai suoi soldati, con cui non solo li arricchì abbondan-temente, ma nello stesso tempo li ha rinvigoriti perché combattessero con forza invitta. Portò il dono della ca-rità, che conduce gli uomini alla comunione con Dio. Quel che ha portato, lo ha distribuito, senza subire me-nomazioni; arricchì invece mirabilmente la miseria dei

suoi fedeli, ed egli rimase pieno di tesori inesauribili. La carità, dunque, che fece scendere Cristo dal cie-lo sulla terra, innalzò Stefano dalla terra al cielo. La carità che fu prima nel Re, rifulse poi nel soldato. Stefano quindi per meritare la corona che il suo nome significa, aveva per armi la carità e con essa vinceva dovunque. Per mezzo della carità non cedette ai Giu-dei che infierivano contro di lui; per la carità verso il prossimo pregò per quanti lo lapidavano. Con la carità confutava gli erranti perché si ravvedessero; con la ca-rità pregava per i lapidatori perché non fossero puniti. Sostenuto dalla forza della carità vinse Saulo che infieriva crudelmente, e meritò di avere compa-gno in cielo colui che ebbe in terra persecutore. La stessa carità santa e instancabi-le desiderava di conquistare con la preghie-ra coloro che non poté convertire con le parole. Ed ecco che ora Paolo è felice con Stefano, con Stefano gode della gloria di Cristo, con Stefa-no esulta, con Stefano regna. Dove Stefano, uc-ciso dalle pietre di Paolo, lo ha preceduto, là Pa-olo lo ha seguito per le preghiere di Stefano. Quanto è verace quella vita, fratelli, dove Paolo non resta confuso per l’uccisione di Stefano, ma Stefano si rallegra della compagnia di Paolo, perché la carità esulta in tutt’e due. Sì, la carità di Stefano ha supera-to la crudeltà dei Giudei, la carità di Paolo ha coperto la moltitudine dei peccati, per la carità entrambi han-no meritato di possedere insieme il regno dei cieli. La carità dunque è la sorgente e l’origine di tutti i beni, ottima difesa, via che conduce al cielo. Colui che cammina nella carità non può errare, né aver timore. Essa guida, essa protegge, essa fa arrivare al termine. Perciò, fratelli, poiché Cristo ci ha dato la scala della carità, per mezzo della quale ogni cristiano può giun-gere al cielo, conservate vigorosamente integra la cari-tà, dimostratevela a vicenda e crescete continuamente in essa.

Preghiamo: Donaci, Signore, di esprimere nella vita il mistero che celebriamo nel giorno natalizio di san-to Stefano primo martire e insegnaci ad amare anche i nostri nemici sull’esempio di lui che morendo pregò per i suoi persecutori. Amen.

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Quando Pierina Morosini venne mortalmente aggredi-ta, fu subito accostata a Maria Goretti. Ma rispetto alla ragazza non ancora dodicenne, che il 6 luglio 1902 alla Cascina Antica delle Ferriere di Conca, a dieci chilome-tri da Nettuno, nell’Agro romano, si lasciò uccidere con ventiquattro pugnalate per difendere la propria illibatez-za, la Morosini è poi sempre ri-masta nell’oblio, quasi in coeren-za con lo stile della sua esistenza interamente condotta nel riserbo e nel nascondimento. Eppure Pierina Morosini ha molti motivi per essere ricordata ed esaltata, nella esemplarità e modernità della sua figura.È arrivata alla gloria degli alta-ri in soli trent’anni e sei mesi (la sua beatificazione è avvenuta il 4 ottobre 1987, durante l’assem-blea del Sinodo dei Vescovi dedi-cata al tema «Vocazione e mis-sione dei laici nella Chiesa e nel mondo» a vent’anni dal Concilio Ecumenico Vaticano II); affrontò la prova suprema a ventisei anni coronando in modo eroico l’im-postazione dell’intera sua vita, salvaguardando con la sua pu-rezza, liberamente scelta, la sua dignità di donna. Giustamente è stato osservato che se Maria Go-retti è santa perché martire; Pierina Morosini fu martire perché santa; di una santità particolare, costruita sulle piccole vicende quotidiane accettate e interpretate in totale adesione a Dio. Primogenita di una nidiata di otto fratelli e sorelle, Pierina Morosini nacque in una famiglia poverissima il 7 gennaio 1931. Crebbe in una cascina, la Cedrina Alta, edificata su uno spiazzo delle pendici del Monte Misma, nel cuore della Valle Seriana, una delle aree più industriose, specie per il ramo tessile, della provincia di Bergamo e dell’in-tera Lombardia. Apparteneva alla parrocchia di Fiobbio, non molte centinaia di anime, una delle otto frazioni del Comune di Albino. L’isolamento dell’abitazione tra i bo-schi accentuava i disagi (tanto per dire la luce elettrica arrivò soltanto nel 1956) di una comunità domestica, resa più numerosa dalla presenza di bambini accetta-ti a balia, che campava sul salario del padre, occupato come guardia notturna in uno stabilimento della zona, e sul poco che dava il lavoro della terra. Sara Neris, la

madre, era il vero angelo del focolare. Tra le sue mille in-combenze poneva in primo piano l’educazione religiosa della prole al punto da diventare una valente catechista domestica. Ben presto cercò ed ebbe una «spalla» in Pierina, la quale all’età di sei o sette anni si trovò «piccola don-

na» occupata nelle faccende di ogni giorni, nella custodia dei fratellini, delle sorelline e le al-tre necessità, tra la cascina sul monte e il borgo nel fondovalle (mezz’ora circa di buon cammi-no). Andò pure da sarti per im-parare ad aggiustare, riassestare e riutilizzare fino all’ultimo i capi del guardaroba modestissimo di famiglia. Ma a poco a poco Pierina Morosini si inserì anche nella Parrocchia, distinguendosi nel fervore della partecipazio-ne alle varie funzioni, aderendo alle diverse iniziative. Soprattut-to prese l’abitudine di assiste-re ogni giorno, prestissimo, alla Messa, di fare la Comunione e di trattenersi per lunghi momen-ti in chiesa a pregare da sola, in un banco in fondo alla navata. Era facile notarla perché, estate e inverno, indossava sempre un grembiule nero, su calze nere e

grosse e zoccoli ai piedi: una sorta di divisa che si era imposta autonomamente, un po’ per le scarse possibilità finanziarie della famiglia, un po’ per vivere a suo modo almeno nell’ambito, quell’ideale di farsi monaca che col-tivò e manifestò costantemente senza mai poterle rea-lizzare per la indisponibilità della sua presenza in casa. All’aiuto pratico per le costanti esigenze aggiunse infatti presto pure quello della sua busta paga, perché a quin-dici anni appena compiuti, nel marzo del 1946, cominciò a lavorare come operaia nella filaturatessitura di cotone «Honegger» di Albino, stabilimento situato a circa quat-tro chilometri dalla Cedrina Alta: Pierina li percorse sem-pre a piedi, quasi costantemente da sola nella parte sulla dorsale del Monte Misma, sgranando le Ave Maria del Rosario, alternate a giaculatorie e ad altre preghiere. A seconda dei turni (ore 6-14 e 14-22) soleva prima di en-trare in fabbrica oppure all’uscita sostare e nella prepo-siturale di Albino e al Santuario della Madonna del Pianto che si affacciava proprio sul suo itinerario.

Beata Pierina MorosiniDifese fino all’estremo sacrificio la propria purezza

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Della sua convinta religiosità offriva continua testimo-nianza pure sul posto di lavoro, con visite nella Cappella interna durante gli intervalli autorizzati per i pasti e con una condotta rigorosa, riservata, compunta: orazione personale mentale e bisbigliata al posto delle chiacchie-re e delle battute, di solito salaci e addirittura volgari, con le colleghe. Il suo contegno era così semplice e natu-rale che anziché derisione, le procurava ammirazione, rispetto, stima. Ella aveva via via profondamente assimilato quegli at-teggiamenti intrecciando gli esempi avuti in casa, tutti ispirati alla più genuina tradizione cristiana, saldamente radicata, specie allora, nella terra bergamasca, agli inse-gnamenti ascoltati in Parrocchia. L’adesione alla Azio-ne Cattolica, inizialmente come semplice iscritta e poi come dirigente, sia pure a livello locale, aveva moltipli-cato enormemente per lei le occasioni di formazione attraverso incontri, conferenze, esercizi spirituali. Cor-revano gli anni della grande «crociata per la purezza», lanciata nel 1942 sull’onda del buon esito di una prima pressoché analoga iniziativa proposta nel 1926. «Euca-ristia, castità, apostolato» erano le tre parole chiave di un programma di vita che la stampa della associazione continuava a sostenere nella attenzione delle iscritte con esortazioni come queste: “Devi resistere pura in mezzo a tanto peccato. È il tuo martirio, il martirio di ogni giorno. Devi sopportare in silenzio il martirio di tutti gli istanti, le tentazioni di tutte le ore. Ti voglio vedere, ogni volta che ti incontro, con il volto puro, raggiante di pace, luminoso di gioia: la pace di chi non teme il male perché porta in sé la forza di Cristo, la gioia di chi ha vinto anche se per vincere ha dovuto soffrire molto; e piangere...». Pierina Morosini prese queste sollecitazioni come rego-le, ne intensificò la forza con letture di vite di Santi, rac-colte di massime e pagine di meditazione, da cui trasse testualmente e rielaborate, indicazioni che diventarono l’irrinunciabile binario della sua esistenza: «La verginità è un profondo silenzio di tutte le cose della terra», «Fran-cesco di Sales non fu santo che a forza di combattere contro se stesso: io lo imiterò, «Il mio amore, un Dio Crocifisso; la mia forza, la Santa Comunione; l’ora pre-ferita, quella della Messa; la mia divisa, essere un nul-la; la mia meta, il cielo»; «La mia vocazione: mi lascerò condurre come una bambina di un giorno solo». Con pensieri e propositi come questi, già assorbiti e in via di acquisizione, Pierina Morosini alla fine di aprile del 1947 visse l’evento più importante e unico della sua breve esistenza: il pellegrinaggio con l’Azione Cattolica, di sei giorni, a Roma per la beatificazione della fanciulla dell’A-gro Romano che era stata l’emblema, la figura dominan-te della lunga «crociata per la purezza». Per l’occasione rinunciò eccezionalmente al grembiule nero e alle calze di lana e agli zoccoli, sostituendoli con un abitino, un soprabito chiaro e un paio di sandali pre-statile da una zia. Sentì così intensamente quell’avventu-ra da cristallizzarla, lei che aveva frequentato appena la quinta elementare, in un diario personale di pochissime

ma pregnanti pagine. Sorprese le compagne per l’estasi di fronte ai solenni riti, ma soprattutto le stupì quando disse e più volte confermò: «Come mi piacerebbe fare la morte di Maria Goretti!». Esattamente dieci anni più tardi, anni vissuti tutti con nuovi impegni di apostolato (zelatrice per il Seminario e le Missioni, maestra di dottri-na cristiana, assistente di ammalati, animatrice di asso-ciazioni cattoliche) e con crescente zelo di fede (sotto la guida di un padre spirituale), il Signore le diede il modo di dimostrare la sincerità e la saldezza del suo proposito.Nel pomeriggio del 4 aprile 1957 fu trovata agonizzante da un fratello sul sentiero del bosco che stava attraver-sando al ritorno dal lavoro: giaceva con la testa fracas-sata da un masso e in mano la corona del Rosario che stava recitando. Portata all’ospedale di Bergamo vi spirò la mattina del 6 aprile, un sabato, senza aver ripreso co-noscenza. Le indagini, dopo lunghi accertamenti, porta-rono all’arresto di un giovane di Albino, poi processato e condannato con sentenza definitiva del maggio 1960, a dieci anni e undici mesi di reclusione. Nel frattempo però sulla storia di Pierina Morosini si stavano muovendo i primi passi di quel processo, prima diocesano e poi in sede romana, che l’ha portata in tempi molto rapidi alla gloria degli altari. In una Lettera pastorale il compian-to Monsignor Giulio Oggioni, a quell’epoca Vescovo di Bergamo, l’ha indicata come luminoso esempio di «una santità straordinaria nascosta e popolare», alimentata dalla famiglia, dalla parrocchia, dalla più genuina tradi-zione cristiana della gente bergamasca. Oltre che nel martirio consapevolemente affrontato nella tutela della propria verginità e dignità, il messaggio di Pierina Morosini, innamorata della purezza, perfetta donna di casa, lavoratrice irreprensibile, laica impegna-ta, si sostanzia in una giusta valutazione dei beni terre-ni per lasciare tutta la dovuta preminenza a quelli eterei («Posseggo Dio — soleva dire — e questo mi basta»); in un invito ai credenti a sentirsi comunità di fratelli che si amano in quanto tutti figli di Dio; in una semplicità aperta e accogliente verso l’insegnamento della Chiesa quale criterio per discernere con oculatezza tra i mes-saggi di secolarità che provengono dalla cultura attuale. Dopo la beatificazione e prima della collocazione defi-nitiva nella chiesa parrocchiale di Fiobbio, l’urna con le spoglie mortali della giovane è stata portata in un lungo itinerario attraverso l’intera provincia bergamasca. La ra-gazza definita «incredibile», per l’altezza delle sue virtù praticate nella massima umiltà, è passata così tra la sua gente come esempio del cammino per arrivare a Dio.

Gino CarraraDa L’OSSERVATORE ROMANO, Mercoledì 9 Aprile 1997

“I suoi passi però non si sono fermati, ma continuano a segnare un sentiero luminoso per quanti avvertono il fascino delle sfide evangeliche”.[Papa Giovanni Paolo II – Omelia della Beatificazione, Roma – 4 ottobre 1987]

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Don Alessandro Dordi nasce a Gandellino il 22 gennaio 1931. Cresce in una famiglia profondamente devota che lo educa fin da piccolo alla vita cristiana di preghiera e di servizio. A undici anni entra nel seminario di Clusone. Al secondo anno di Teologia chiede di far parte della Comunità Missio-naria del Paradiso. Ordinato sacerdote il 12 giugno 1954 fu inviato nel Polesine fino al 1965, poi tra i migranti italiani in Svizzera a Le Locle dove rimase fino al 1979. Ven-ne poi mandato in Perù come missionario nella parrocchia di Santa, diocesi di Chim-bote, dove fu ucciso dai terroristi di “Sen-dero Luminoso” il 25 agosto 1991.Certamente il suo essere nato tra le mon-tagne della Valle Seriana, ha formato il suo carattere fermo e deciso nell’affrontare le situazioni, le più difficili anche provocate dalla malattia che spesso lo ha accompa-gnato durante i suoi anni da prete. Rileg-gendo la sua corrispondenza si conosce un prete sempre attento a vivere la sua vocazione come un servizio alla gente che incontrava nel suo ministero, spe-cialmente i più poveri, secondo lo stile del Vangelo. Anche il suo modo di vestire, manifestava la sua attenzione e il rispet-to verso le tradizioni e le abitudini della gente che lo ospitava nelle diverse regioni del mondo. I sandali dei campesinos del Perù sono diventate le calzature che lo hanno accompagnato nel suo annunciare il Vangelo. Vivere e testimoniare il Vange-lo è anche questo. La passione e l’amo-re per la Chiesa hanno sempre guidato le sue azioni pastorali. Anche le più radicali, come la decisione di fare il prete operaio, volevano essere, nel cuore di don Sandro, una risposta ai bisogni del tempo: alleviare le fatiche degli uomini è sempre stata l’at-tenzione che ha mosso il Beato nella co-struzione di alcune opere come la Scuola Materna o i diversi Centri di formazione. Tutto il suo lavoro era un “vivere la mis-sione”. La volontà di “fare bene il bene” lo ha portato nel corso degli anni a supera-re il suo modo di pensare per adeguarlo a quello della gente. Don Alessandro era

Beato Don Alessandro Dordi

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convinto che il miglior modo per essere missionario fosse entrare nella mentalità e nella cultura degli abi-tanti e camminare insieme a loro, nelle gioie e nelle fa-tiche. Riconosceva l’esigenza di una grande pazienza nella semina e di un profondo rispetto delle leggi e dei tempi della crescita, ripetendosi che è più importante camminare che fermarsi a guardare i risultati. Quando il vescovo di Chimbote lo ha invitato in Perù la sua rispo-sta fu quasi profetica: “Verrò in Perù con il biglietto di sola andata. Posso assicurarle che arriverò il 13 ottobre prossimo” (lettera del 16 settembre 1980). Con il cre-scere dei disordini provocati dai guerriglieri di Sendero

Luminoso contro la Chiesa, don Alessandro sapeva che poteva essere il prossimo martire dopo l’uccisione dei frati polacchi, però non voleva abbandonare il suo po-sto. Davanti la sua casa i terroristi hanno scritto: “Yan-quis, el Peru sèra tu tumba” (“Straniero, il Perù sarà la tua tomba”). Sulla sua faccia, hanno detto i suoi colla-boratori, si vedeva la paura, ma lui non ne parlava per non preoccupare la sua gente. La domenica 25 agosto 1991 mentre don Alessandro si spostava tra due villaggi, Vinzos e Rinconada, il mezzo con il quale viaggiava fu fermato dai guerriglieri. Chiese loro di lasciarlo libero, ma fu ucciso da due colpi di arma da fuoco.

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Don Costantino Amadeo

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(Costante Augusto) è nato il 13 luglio 1925 a Verdellino. Don Costantino è stato ordinato sacerdote 11 giugno 1949 e fu subito inviato come Coaudiutore parrocchiale a Sforzatica San-ta Maria d’Oleno in Dalmine (1949-53); sempre come coadiu-tore svolse il suo servizio nelle parrocchie di San Giovanni Bian-co (1953-56) e Gorlago (1956-76). Fu poi nominato parroco di Prezzate (1976-2000) dove ha risieduto fino alla sua morte.

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Il vescovo Francesco sottolinea come la conversione sia l’esigenza fondamentale che la Parola e l’esistenza di Gesù sottopongono a tutti coloro che lo seguono e la descrive in quattro modi:

1. Il passaggio dalla durezza alla tenerezza del cuore. La durezza del cuore, sottolineata anche nella Bibbia, ostacola ogni apertura verso l’amore di Dio e a quello del prossimo. Ci sono durezze di cuore che vengono alimentate dalle difficoltà economiche, dogmi e regole della società La tenerezza, che non è una specie di ammorbidente, è sinte-tizzata nell’abbraccio che è il gesto rivelatore che accoglie e raccoglie tutto di una persona: è l’abbraccio di Dio che diventa liberante e risuscita in noi la possibilità di una vita contrassegnata fondamentalmente dall’amore

2. Il passaggio dal timore all’amore. Anche questa è una conversione difficile, in un tempo dove l’esperienza dell’iso-lamento, dell’abbandono e della solitudine, del sospetto e del pregiudizio, della necessità di successo e dell’esposi-zione del fallimento, alimentano una paura diffusa. Paura dell’altro, di integrazione, incertezza sul futuro dei nostri figli di se stessi, di non farcela e alla fine paura di Dio. Siamo chiamati ad uscire dalla schiavitù della paura, del timore e incamminarci sulla strada dell’amore aperta dal Signore Gesù.

3. Il passaggio dal giudizio alla misericordia. Si tratta di uscire da una mentalità giudicante e giudicatrice, sempre pronta a senziare ancor prima di capire e soprattutto ad individuare colpe e colpevoli, prima che cause e responsabilità. La misericordia è una possibilità di riscatto e di risurrezione offerta a ciascuno; è la rivelazione del volto di Dio, come Gesù ci consegna. È quella sapiente pratica, insegnata da Papa Giovanni, capace di distinguere l’errore dall’errante, il peccato dal peccatore, condannando con chiarezza il primo e donando la possibilità di riconoscimento al secondo.

4. Il passaggio dalle opere di miseri-cordia ad un cuore misericordioso. Il passaggio è fondamentale, è il cuore del messaggio. Se è vero che un’ope-ra di misericordia nasce da un cuore misericordioso, è altrettanto vero che un cuore misericordioso non è semplicemente la somma di molte opere di misericordia. Nella nostre comunità si moltiplicano enorme-mente le opere di misericordia ma nello stesso tempo si manifestano idee, sentimenti, prese di posizio-ne, giudizi e comportamenti sociali che sono l’esatto contrario di quel-le opere. Quest’anno è l’occasione propizia perché le opere di miseri-cordia plasmino la mente e il nostro cuore. Se riteniamo che il Vangelo e l’Eucarestia siano capaci di dar for-ma alle nostre esistenze personali e comunitarie, tanto più coltiviamo la convinzione che l’esercizio della Ca-rità possa diventare una strada su cui avviene la trasformazione del cuore di pietra in cuore di carne.

Donne e uomini capaci di carità

E’ veramente giusto lodarti e ringraziarti, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,

in ogni momento della nostra vita, nella salute e nella malattia nella sofferenza e nella gioia, per Cristo tuo servo e nostro Redentore. Nella sua vita mortale egli passò beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male. Ancor oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza. Per questo dono della tua grazia, anche la notte del dolore si apre alla luce pasquale del tuo Figlio crocifisso e risorto. (dalla Liturgia Prefazio Comune VIII “Gesù buon samaritano”)

Dalla lettera pastorale

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17CPAeC

Così scrive il nostro vescovo Francesco nella lettera pastorale di quest’anno. Come dargli torto?Lo stesso Gesù racconta: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti... Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto vide e ne ebbe compassione... Va’ e anche tu fa’ lo stesso”. Quest’ultima frase è un imperativo, una consegna che non può lasciarci indifferenti, perché siamo cristiani e il cristiano è colui che ama.

“Donne e uomini capaci di carità” afferma il Vescovo. Questo titolo si può leggere in vari modi: siamo capaci di ca-rità perché già lo siamo effettivamente? O possiamo diventare capaci? Oppure dobbiamo diventarlo? O vogliamo davvero diventarlo? Ognuno di noi si sa dare certamente una risposta!

“Dov’è carità e amore, qui c’è Dio” cantiamo spesso in Chiesa. Quindi dove non c’è carità e amore, non c’è Dio. Giusto?E allora domandiamoci se nella nostra parrocchia Dio c’è perché ci sono carità e amore verso il prossimo.Come si manifesta il volto caritativo delle nostre due comunità?E’ sufficiente che ci sia il gruppo detto Caritas che cerca di farsi prossimo verso i fratelli nel bisogno?E’ sufficiente che ci siano diverse e varie associazioni di volontariato che operano nel sociale?E’ sufficiente che ciascuno di noi, nel suo privato, si senta a posto perché gli sembra di non far del male a nessuno?

Perché non proviamo a metterci nei panni del prossimo, che ci guarda attraverso le sue necessità e spesso non sente in noi la compassione, cioè la condivisione delle sue sofferenze?Riflettiamo sul fatto che Cristo è per ciascuno di noi il buon Samaritano che ha compassione dei nostri mali e ci cura; lui per primo si è fatto prossimo e continua a diventarlo per noi. 

Il gruppo del CPAeC

Il prossimo non si sceglie ma prossimo si diventa

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18 Missione

Tutti, chi più chi meno, abbiamo avuto qualche esperienza personale di partenza, di viaggio per un sog-giorno in un luogo diverso da quello in cui abitualmente abitiamo.I motivi, solitamente, sono quelli le-gati al divertimento, alla ricerca di relax, alla curiosità per nuove realtà, nuove esperienze.Ma quando si parte per un proget-to di volontariato internazionale le motivazioni, come si può ben intui-re, devono essere necessariamente essere altre, ben più forti e impe-gnative.E la differenza sostanziale sta nel

ruolo che s’intende ricoprire: non più spettatore ma attore.Certo, nessuna ambizione a voler rivestire un ruolo principale dato che ci si trova proiettati in una cul-tura, in un ambiente, in problema-tiche sociali spesso estremamente diverse da quelle di origine e di non sempre facile comprensione, e ciò non solo per la lingua parlata.Attore perché s’intende consa-pevolmente fungere da agente di cambiamento, ci si vuole “spor-care”, immergersi in questa realtà che ci ospita, cercando di rendere disponibili risorse, patrimonio uma-no e tecnico/professionale che ca-ratterizzano sia la nostra identità personale sia il mondo da cui pro-veniamo.Ci si pone l’obiettivo di sostenere un’evoluzione necessaria affinché una realtà possa “camminare or-gogliosa sulle proprie gambe” gra-zie alla riscoperta del valore della partecipazione, delle risorse di cui dispone e della ferma volontà a ri-solvere i propri problemi, magari usufruendo del supporto e del so-stegno di altri elementi ben definiti che possono non casualmente ve-nire dall’esterno.É questa la ricchezza e il senso di ogni intervento di volontariato, ma perché questo sia realizzabile, oc-corre necessariamente prevedere una seria preliminare preparazione, un’attenta valutazione delle proprie capacità e risorse, una definizione di progetti in cui il destinatario risulta comunque sempre il protagonista da coinvolgere e far partecipare at-tivamente, rispettandone tempi e consapevolezze.Se per missionarietà intendiamo sia un’opera di evangelizzazione del-le genti che un’attenzione a tutto ciò che si può definire promozione

umana, ancora una volta possiamo rassicurarci che si apre un ampio spazio per tutti, cristiani e non.Chi vive nella povertà e nel bisogno non sempre necessita veramente di una risposta immediata e concreta, salvo situazioni di emergenza in cui è a rischio la vita.�Regalare� un pane o un abito tal-volta altro non può fare che per-petuare una povertà materiale che rischia di diventare una dipendenza.La persona ha il diritto e il dovere di essere aiutata, indirizzata, motiva-ta e sostenuta nella scoperta delle proprie potenzialità, di quelle risor-se interne che potrebbero essere schiacciate dalla rassegnazione e dalla disperazione, da una sofferen-za sia fisica che mentale: è questa però una dimensione della solida-rietà sicuramente più complessa e faticosa.Ecco quindi la scommessa più gran-de che ogni volontario che parte in senso reale o figurato vuole accet-tare, consapevole che la crescita dell’altro comporta inevitabilmente anche una crescita personale: dopo una lunga e seria esperienza di vo-lontariato non si può essere uguali a prima!Ed è questa, alla fine, la ricchezza che rimane e che chiede prepoten-temente di essere condivisa

Nunzio Giubertoni,Infermiere, volontario S.V.I. di Bre-scia in Rwanda: progetto di animazione sociosanitaria (1987-90)in Zambia: progetto di sostegno co-operativa rifugiati di origine ruande-se (visite verifica anni 97-2003)volontario AUGERE di Bergamo in Rwanda: progetto formazione personale infermieristico Ospedale pediatrico (2011).

PARTIRE? E PERCHE’ NO ?!?

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A uno degli ultimi incontri dell’’i-tinerario di formazione catechisti degli adulti ci hanno parlato della “Scrittura“.Per un catechista degli adulti o per un catechista in formazione è fon-damentale un rapporto intenso con lo strumento che è la Parola di Dio. Uno strumento spesso principe per la catechesi.Dalla Parola di Dio si prendono ci-tazioni, esempi, brani e temi per la preparazione degli incontri.Ci viene, però, sottolineato che la Parola di Dio è ben più che uno strumento che ci aiuta. Quando te-niamo tra le mani la “Sacra Scrittura” la sentiamo parte di noi stessi, sen-tiamo questo testo come nostro.I brani che scegliamo di leggere e su cui meditiamo permettono di sentirci dentro questo testo, di sen-tire quanto la “Parola” sia vera per la nostra vita.Tenere nelle mani la Bibbia, legger-ne i brani che abbiamo scelto e in cui ci siamo rispecchiati, quei brani sono un punto di svolta, di conver-sione. Ci permettono di fare un pas-so in più, di cambiare strada, di con-vertirci e di far assumere alla nostra vita una forma più somigliante a Colui che abita questa Parola, Gesù, che attraverso di essa ci raggiunge.Gesù è la chiave di volta, il contenu-to di tutta intera la Scrittura.Le parole che siamo invitati a tene-re presente sono tre: testo (Bibbia), attestazione (cioè forma scritta che il testo ha, ma che non contiene so-lamente un pensiero, ma una Per-sona che in quel testo si fa presen-te) e testimonianza, che aggancia al testo scritto la vita della persona cui il testo arriva.San Paolo può esserne un esem-pio con la sua esperienza d’incon-tro con Gesù. Quell’incontro gli ha cambiato la vita e rende Paolo un’attestazione, una testimonian-

za di cosa comporta l’incontro con Gesù (che poi Paolo stesso mette in forma scritta nelle sue lettere). Pao-lo è compreso anche lui nella Sacra Scrittura.Altri esempi ci riportano alla con-versione di San Matteo che diven-ta evangelista, alla testimonianza di San Giovanni attestata nel Vangelo da lui scritto. La Chiesa ha ricono-sciuto in questo testo un’attestazio-ne così vera, così bella, da ricono-scere in essa il suono, il riflesso della Parola di Dio.E allora noi possiamo continuare a nutrirci di queste testimonianze per incontrare Gesù. La Parola di Dio infiammi la nostra vita, accenda la nostra fede e ci spinga a essere te-stimoni.Ripensando a questo incontro tutti insieme abbiamo pregato così:Signore Gesù, la tua Parola è luce

per il nostro cammino: ti preghia-mo, continua a parlare anche oggi e fa che ognuno di noi senta innan-zitutto per sé quella Parola che tu ci rivolgi. Rendici coraggiosi annun-ciatori di ciò che dici al nostro cuo-re e aiutaci a rendere ogni nostra catechesi, ogni nostro annuncio, ricco di buona notizia del Vangelo.

Queste poche righe che riassumo-no come potremmo raccontare e raccontarci di Dio mi fanno pen-sare al nostro Papa Francesco che ci esorta ad avere sempre con noi un piccolo Vangelo tascabile che ci riscaldi il cuore in ogni momento della nostra vita, ognuno di noi po-trebbe davvero raggiungere Gesù non una, ma tante volte.

Vincenza

Pastorale famigliare

Raccontare Dio agli uominiRaccontare la fede e il raccontarsi di Dio

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20 Diocesi

A ottobre dal 5 al 24 si è svolto il Sinodo straordinario sulla famiglia.Papa Francesco si è ritrovato con i Vescovi e, dopo aver ascoltato le voci di tante famiglie, ha sollecitato tutti a comprendere la bellezza e l’importan-za dell’istituzione della famiglia e del matrimo-nio tra uomo e donna, fondato sull’unità e in-dissolubilità, ponendo particolare attenzione all’importanza della fa-miglia dei nostri tempi.Potrebbe sembrare una contraddizione, la pro-posta del Papa France-sco di riunirsi per discu-tere ed elaborare delle linee guida per quelle persone che si sono separate e per quelle che hanno formato una nuova unione. Potrebbe essere fuori luogo per la Chiesa prendersi cura di questi fratelli, invece non è così, Papa Francesco, più volte nel-le sue catechesi del mercoledì dedicate a questi temi, ha sollecitato le nostre comunità a non abbandonare questi fratelli e a non lasciarli soli nella loro sofferenza. Dopo il Sinodo, ha voluto un anno Giubilare sulla “Mi-sericordia”. Appare chiaro che non sia stato fatto così a caso, ma che ci sia una continuità nel lavoro che Papa Francesco vuole per la famiglia cristiana. Il Papa non coglie mai occasione di rivolgerci sempre parole come comprensione, perdono, accompagnamento e rina-scita che in questo Giubileo dovranno trasformarsi in azioni, comportamenti e in scelte pastorali con atten-zione alle famiglie divise o ricostruite.

Il Vescovo Francesco nella lettera Pastorale “DONNE UOMINI CAPACI DI CARITA’”, nel capitolo della “Trasfi-gurazione”, invita tutte le comunità a un cambiamento

di comportamento, nei confronti di chi sta vi-vendo queste situazioni spiacevoli. Nella lettera, il Vesco-vo Francesco parla che nella nostra Diocesi ci sono persone e strutture (www.lacasa.it), che già da alcuni anni si prendo-no cura di quanti stanno vivendo dei momenti particolari di disagio.“La CASA” è vicina a queste persone con dei cammini, momenti di preghiera, di riflessione, di conforto, di crescita in un clima di amicizia e di cordialità proprio come in una casa. Il 31 ottobre il gruppo

“La CASA” apre a Stezzano, negli ambienti del Santuario della Madonna dei Campi, un centro di primo ascolto e orientamento per coppie di sposi in crisi, separati, di-vorziati e risposati. Questo progetto coinvolge il nostro “Vicariato Spirano - Verdello” e il “Vicariato Dalmine – Stezzano”.Il nostro auspicio è che queste strutture con i loro ope-ratori riescano ad ascoltare, aiutare e rassicurare questi fratelli e sorelle, invitando tutti a stringere un patto di solidarietà fra le famiglie, così che ci si aiuti vicendevol-mente, senza escludere nessuno. Anche questo è un segno da far conoscere e vivere la bellezza e l’impor-tanza del matrimonio nella famiglia.

Antonello Ceruti

Il sinodo sulla famiglia e le persone separate divorziate o risposate

#RampaFòAllegato al notiziario interparrocchiale di Verdellino e Zingonia | anno 2 numero 4/2015

RampaFo @RampaFo

[email protected]

#AndareOltre

l’atmosfera della M

isericordia

Dalla sua elezione, il 13 marzo 2013, non pos-siamo di certo non dire che “His Holiness” Papa Francesco ci abbia abituati alle sorprese. Pappa-galli sulla spalla, iscrizioni alla GMG con tanto di tablet in diretta, fughe in utilitaria tra il traffi co della metropoli, shopping da un ottico in centro a Roma...l’elenco è lungo, per la felicità dei media e dei fans dell’amico Fran-cis (come chi vi sta scri-vendo). Nessuno però po-teva immaginarsi che, due anni esatti dopo l’inizio del pontifi cato, durante il rito penitenziale in San Pietro il Papa annunciasse nientepopòdimeno che un “Giubileo straordinario”. L’Anno Santo, iniziato l’otto dicembre, alla presenza dei giovani nel nostro vicariato Spirano-Verdello, ha come tema la Misericordia, una delle “missioni fondamentali della Chiesa” secondo Francesco. Quante volte questo grande uomo ha condannato l’immagine di una chiesa che esclude, che chiude le porte, che si attacca alle cose materiali! E quante criti-che da ogni bar del paese contro la chiesa piena d’oro che non concede perdono ai divorziati, agli omosessuali, ai conviventi! Alt, alt, alt: qui mi sa

che serve fare un po’ d’ordine. Tutti temi sacro-santi su cui bisogna discutere, per Amor di Dio...ma siamo poi sicuri che la misericordia sia un tema riservato alla “Chiesa di Roma”? O forse il nostro amatissimo @Pontifex voleva dirci che la

Misericordia non è un pa-rolone così lontano da noi ma è ciò che di più bello possiamo offrire ad un pa-rente a cui non parliamo da dieci anni per vecchi rancori? Spinto da questa curiosità, mi son messo a sbirciare tra i tweet del Papa (fatelo anche voi!) e sono rimasto sorpreso da quante volte citi la paro-la “misericordia”, questa

sconosciuta. In particolare, sono rimasto colpi-to dalla frase “siamo tutti peccatori. Lasciamoci trasformare dalla Misericordia di Dio”: il perdono è davvero qualcosa che ci cambia dentro, qualco-sa che cambia l’espressione dei nostri volti, una forza che ci dà il coraggio di superare situazioni diffi cili che sembrano insormontabili. Insomma, mi sa che questo perdono, questa misericordia vanno analizzati bene....quindi perché non dedi-carci un numero del #RampaFò?!

Attilio Di Penne

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#RampaFòAllegato al notiziario interparrocchiale di Verdellino e Zingonia | anno 2 numero 4/2015

RampaFo @RampaFo

[email protected]

#AndareOltre

l’atmosfera della M

isericordia

Dalla sua elezione, il 13 marzo 2013, non pos-siamo di certo non dire che “His Holiness” Papa Francesco ci abbia abituati alle sorprese. Pappa-galli sulla spalla, iscrizioni alla GMG con tanto di tablet in diretta, fughe in utilitaria tra il traffi co della metropoli, shopping da un ottico in centro a Roma...l’elenco è lungo, per la felicità dei media e dei fans dell’amico Fran-cis (come chi vi sta scri-vendo). Nessuno però po-teva immaginarsi che, due anni esatti dopo l’inizio del pontifi cato, durante il rito penitenziale in San Pietro il Papa annunciasse nientepopòdimeno che un “Giubileo straordinario”. L’Anno Santo, iniziato l’otto dicembre, alla presenza dei giovani nel nostro vicariato Spirano-Verdello, ha come tema la Misericordia, una delle “missioni fondamentali della Chiesa” secondo Francesco. Quante volte questo grande uomo ha condannato l’immagine di una chiesa che esclude, che chiude le porte, che si attacca alle cose materiali! E quante criti-che da ogni bar del paese contro la chiesa piena d’oro che non concede perdono ai divorziati, agli omosessuali, ai conviventi! Alt, alt, alt: qui mi sa

che serve fare un po’ d’ordine. Tutti temi sacro-santi su cui bisogna discutere, per Amor di Dio...ma siamo poi sicuri che la misericordia sia un tema riservato alla “Chiesa di Roma”? O forse il nostro amatissimo @Pontifex voleva dirci che la

Misericordia non è un pa-rolone così lontano da noi ma è ciò che di più bello possiamo offrire ad un pa-rente a cui non parliamo da dieci anni per vecchi rancori? Spinto da questa curiosità, mi son messo a sbirciare tra i tweet del Papa (fatelo anche voi!) e sono rimasto sorpreso da quante volte citi la paro-la “misericordia”, questa

sconosciuta. In particolare, sono rimasto colpi-to dalla frase “siamo tutti peccatori. Lasciamoci trasformare dalla Misericordia di Dio”: il perdono è davvero qualcosa che ci cambia dentro, qualco-sa che cambia l’espressione dei nostri volti, una forza che ci dà il coraggio di superare situazioni diffi cili che sembrano insormontabili. Insomma, mi sa che questo perdono, questa misericordia vanno analizzati bene....quindi perché non dedi-carci un numero del #RampaFò?!

Attilio Di Penne

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#Fuo riProgramma

LA MEMORIA DI DIO *

Una donna riteneva che Dio le apparisse in visione. Andò quindi a consigliar-

si dal proprio vescovo. Il buon presule le fece la seguente rac-comandazione: «Cara signora, lei forse sta credendo a delle illusio-ni. Deve capire che in qualità di vescovo della Diocesi sono io che posso decidere se le sue visioni sono vere o false».

«Certo, Eccellenza».«Questa è una mia responsabili-

tà, un mio dovere».«Perfetto, Eccellenza».«Allora, cara signora, faccia

quello che le ordino».«Lo farò, Eccellenza».«La prossima volta in cui Dio le

apparirà, come lei sostiene, lo sottoponga a una prova per sape-re se è realmente Dio».

«D’accordo, Eccellenza. Ma qual è la prova?».

«Dica a Dio: “Rivelami, per fa-vore, i peccati personali e privati del signor vescovo”. Se è davvero Dio ad apparirle, costui le rivelerà i miei peccati. Poi, torni qui e mi racconti cosa avrà risposto; a me, e a nessun altro. D’accordo?».

«Farò proprio così, Eccellenza».

Un mese dopo, la signora chiese di essere ricevuta dal vescovo, che le domandò: «Le è apparso di nuovo Dio?».

«Credo di sì, Eccellenza».«Gli ha chiesto quello che le ho

ordinato?».«Certo, Eccellenza!».«E cosa le ha risposto Dio?».«Mi ha detto: “Di’ al vescovo

che i suoi peccati io li ho dimen-ticati”».

*di Bruno Ferrero, “365 piccole storie per l’anima”, Elledici 2007

«Dio è più grande del nostro cuore.»

Questo spazio ci introduce al tema trattato nell’inserto, per risvegliarci l’animo, per provocarci quel che basta...un fuori programma!

GIUBIche?Il Giubileo non è un’invenzione della Chiesa, bensì

una celebrazione che trova le sue origini nella Bibbia. Esso si pone come possibilità di liberazione dalle distanze che si creano tra Dio e l’uomo fi no alla ricostituzione dell’alleanza spezzata dai peccati personali e collettivi.

Quindi la fi nalità primaria del Giubileo è quella di aiutare l’uo-mo a ritornare a Dio e al pros-simo in un unico gesto di ricon-ciliazione, attraverso il perdono dei peccati e la remissione dei debiti, intendendo come tale ogni atto di carità costruttiva verso il prossimo in quanto eco della carità ricostruita con Dio.

Questo aspetto è tanto più ri-marcato nel Giubileo che stiamo celebrando e che ha come tema la Misericordia di Dio dalla quale prendere esempio per diventa-re a nostra volta misericordiosi come lui: non a caso il tema è: “Misericordiosi come il Padre”, che in latino fa “ Misericordes sicut Pater”.

Il Giubileo si caratterizza anche per celebrazioni stra-ordinarie e particolari. Per i giovani l’appuntamento con

il “loro” Giubileo sarà la celebrazione della XXXI Gior-nata Mondiale della Gioventù (GMG) che si svolgerà a

Cracovia alla fi ne di luglio del prossimo anno. Non è la prima volta che la GMG si trasforma nel Giubileo dei giovani: già nel 2000, durante il Grande Giubi-leo dell’Incarnazione, dal 15 al 20 agosto più di due milioni di giovani confl uirono a Roma da ogni parte del mondo (vedi le foto in questa pagina).

La GMG rimarca in sé una del-le caratteristiche fondamentali del Giubileo: il pellegrinaggio, ossia un cammino di conversio-ne e di penitenza che sfocia nel sacramento della riconciliazione e nel diventare testimoni della Misericordia di Dio tra i fratelli.

È davvero un peccato perdere l’occasione della GMG! Le no-stre comunità di Verdellino e di Zingonia vi prenderanno parte insieme ai giovani del Vicariato di Spirano-Verdello e quindi con i giovani di tutta la Diocesi di

Bergamo, guidati dal Vescovo Francesco.Se sei interessato chiedi direttamente informazioni in

Oratorio.

3#RampaFò#SguardIncrociati

1 Giovanni 3,20

È la classica intervista doppia: vi mettiamo a confronto.

Nome: Aronne Cognome: GiaquintaEtà: 20

Nome: MiriamCognome: DiottiEtà: 22

a cura di ChEval e Smiler

Cos’è il perdono per te? Ti sei mai trovato nella situazione di perdonare qualcuno?

Il perdono per me è la parte fondamentale di qualsiasi relazione. È diffi cile non sbagliare, ma è importantissimo chiedere scusa e soprattutto per-donare l’altro.

Il perdono è un processo di trasformazione, di evo-luzione di pensieri e atteggiamenti nei confronti di qualcuno che ti ha fatto un torto.

Personalmente non mi sono mai trovato nella si-tuazione di perdonare, non perché abbia un cuore di pietra ma perché cerco sempre di trovare un punto di intesa tra le due parti anche tramite il dialogo.

Perché vale la pena perdonare?

Sinceramente a volte non si dovrebbe perdonare, però la vita è strana e le persone cambiano. Sia-mo obbligati a dare un seconda opportunità a tutti, perché potresti anche trovarti dall’altra parte.

Vale la pena perdonare perché ci rende più ricchi e più aperti con noi stessi e con gli altri.

Guadagno o Perdita, dove metteresti il perdono?

Assolutamente come guadagno. Non si devono dare tutte le colpe e accusare solo l’offensore, noi gli abbiamo dato un alibi e ciò vuol dire che qualco-sa è andato storto. Quindi evitare quella situazione e cercare di essere migliori di prima. Imparare.

Ovviamente nel guadagno! Se non avessi perdo-nato avrei perso molte persone fondamentali nella mia vita.

Si a dir la verità, verso inizio di quest’anno. La persona che avevo di fronte ci tenevo tanto. Invece ai primi dubbi e incertezze è scappata. Diffi cile per-donare quando ti senti tradito e umiliato, però devi.

Perdonare è stato diffi cile in alcuni casi, perché comunque siamo umani e quando proviamo il dolore cerchiamo poi in tutti i modi di evitarlo e dimenti-care il male subito.. beh non è facile!

Nella tua vita hai trovato diffi cile perdonare? Per quali motivi?

Spesso il mio perdono è stato “ignorato”, cioè sono caduti in recidiva. Però almeno ora so che per-sone sono e so di chi è meglio circondarmi e da chi è meglio allontanarmi.

Per fortuna sono circondato da persone che mi voglio-no bene. Quelle volte che ho chiesto perdono mi hanno ascoltato e le hanno accettate. Con il passare del tempo si recupera la fi ducia e tutto più o meno ritorna uguale.

Hanno sempre accettato il tuo perdono o a volte è stato respinto?

Io quando chiedo perdono non chiedo solo quello, ma chiedo anche fi ducia, voglio rimediare all’errore commesso.

Ti sei mai trovato nella situazione di non essere perdonato? Cosa diresti alla persona che non l’ha ancora fatto?

Fortunatamente sono sempre stata perdonata.

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#FuoriProgramma

LA MEMORIA DI DIO *

Una donna riteneva che Dio le apparisse in visione. Andò quindi a consigliar-

si dal proprio vescovo. Il buon presule le fece la seguente rac-comandazione: «Cara signora, lei forse sta credendo a delle illusio-ni. Deve capire che in qualità di vescovo della Diocesi sono io che posso decidere se le sue visioni sono vere o false».

«Certo, Eccellenza».«Questa è una mia responsabili-

tà, un mio dovere».«Perfetto, Eccellenza».«Allora, cara signora, faccia

quello che le ordino».«Lo farò, Eccellenza».«La prossima volta in cui Dio le

apparirà, come lei sostiene, lo sottoponga a una prova per sape-re se è realmente Dio».

«D’accordo, Eccellenza. Ma qual è la prova?».

«Dica a Dio: “Rivelami, per fa-vore, i peccati personali e privati del signor vescovo”. Se è davvero Dio ad apparirle, costui le rivelerà i miei peccati. Poi, torni qui e mi racconti cosa avrà risposto; a me, e a nessun altro. D’accordo?».

«Farò proprio così, Eccellenza».

Un mese dopo, la signora chiese di essere ricevuta dal vescovo, che le domandò: «Le è apparso di nuovo Dio?».

«Credo di sì, Eccellenza».«Gli ha chiesto quello che le ho

ordinato?».«Certo, Eccellenza!».«E cosa le ha risposto Dio?».«Mi ha detto: “Di’ al vescovo

che i suoi peccati io li ho dimen-ticati”».

*di Bruno Ferrero, “365 piccole storie per l’anima”, Elledici 2007

«Dio è più grande del nostro cuore.»

Questo spazio ci introduce al tema trattato nell’inserto, per risvegliarci l’animo, per provocarci quel che basta...un fuori programma!

GIUBIche?Il Giubileo non è un’invenzione della Chiesa, bensì

una celebrazione che trova le sue origini nella Bibbia. Esso si pone come possibilità di liberazione dalle distanze che si creano tra Dio e l’uomo fi no alla ricostituzione dell’alleanza spezzata dai peccati personali e collettivi.

Quindi la fi nalità primaria del Giubileo è quella di aiutare l’uo-mo a ritornare a Dio e al pros-simo in un unico gesto di ricon-ciliazione, attraverso il perdono dei peccati e la remissione dei debiti, intendendo come tale ogni atto di carità costruttiva verso il prossimo in quanto eco della carità ricostruita con Dio.

Questo aspetto è tanto più ri-marcato nel Giubileo che stiamo celebrando e che ha come tema la Misericordia di Dio dalla quale prendere esempio per diventa-re a nostra volta misericordiosi come lui: non a caso il tema è: “Misericordiosi come il Padre”, che in latino fa “ Misericordes sicut Pater”.

Il Giubileo si caratterizza anche per celebrazioni stra-ordinarie e particolari. Per i giovani l’appuntamento con

il “loro” Giubileo sarà la celebrazione della XXXI Gior-nata Mondiale della Gioventù (GMG) che si svolgerà a

Cracovia alla fi ne di luglio del prossimo anno. Non è la prima volta che la GMG si trasforma nel Giubileo dei giovani: già nel 2000, durante il Grande Giubi-leo dell’Incarnazione, dal 15 al 20 agosto più di due milioni di giovani confl uirono a Roma da ogni parte del mondo (vedi le foto in questa pagina).

La GMG rimarca in sé una del-le caratteristiche fondamentali del Giubileo: il pellegrinaggio, ossia un cammino di conversio-ne e di penitenza che sfocia nel sacramento della riconciliazione e nel diventare testimoni della Misericordia di Dio tra i fratelli.

È davvero un peccato perdere l’occasione della GMG! Le no-stre comunità di Verdellino e di Zingonia vi prenderanno parte insieme ai giovani del Vicariato di Spirano-Verdello e quindi con i giovani di tutta la Diocesi di

Bergamo, guidati dal Vescovo Francesco.Se sei interessato chiedi direttamente informazioni in

Oratorio.

3#RampaFò#SguardIncrociati

1 Giovanni 3,20

È la classica intervista doppia: vi mettiamo a confronto.

Nome: Aronne Cognome: GiaquintaEtà: 20

Nome: MiriamCognome: DiottiEtà: 22

a cura di ChEval e Smiler

Cos’è il perdono per te? Ti sei mai trovato nella situazione di perdonare qualcuno?

Il perdono per me è la parte fondamentale di qualsiasi relazione. È diffi cile non sbagliare, ma è importantissimo chiedere scusa e soprattutto per-donare l’altro.

Il perdono è un processo di trasformazione, di evo-luzione di pensieri e atteggiamenti nei confronti di qualcuno che ti ha fatto un torto.

Personalmente non mi sono mai trovato nella si-tuazione di perdonare, non perché abbia un cuore di pietra ma perché cerco sempre di trovare un punto di intesa tra le due parti anche tramite il dialogo.

Perché vale la pena perdonare?

Sinceramente a volte non si dovrebbe perdonare, però la vita è strana e le persone cambiano. Sia-mo obbligati a dare un seconda opportunità a tutti, perché potresti anche trovarti dall’altra parte.

Vale la pena perdonare perché ci rende più ricchi e più aperti con noi stessi e con gli altri.

Guadagno o Perdita, dove metteresti il perdono?

Assolutamente come guadagno. Non si devono dare tutte le colpe e accusare solo l’offensore, noi gli abbiamo dato un alibi e ciò vuol dire che qualco-sa è andato storto. Quindi evitare quella situazione e cercare di essere migliori di prima. Imparare.

Ovviamente nel guadagno! Se non avessi perdo-nato avrei perso molte persone fondamentali nella mia vita.

Si a dir la verità, verso inizio di quest’anno. La persona che avevo di fronte ci tenevo tanto. Invece ai primi dubbi e incertezze è scappata. Diffi cile per-donare quando ti senti tradito e umiliato, però devi.

Perdonare è stato diffi cile in alcuni casi, perché comunque siamo umani e quando proviamo il dolore cerchiamo poi in tutti i modi di evitarlo e dimenti-care il male subito.. beh non è facile!

Nella tua vita hai trovato diffi cile perdonare? Per quali motivi?

Spesso il mio perdono è stato “ignorato”, cioè sono caduti in recidiva. Però almeno ora so che per-sone sono e so di chi è meglio circondarmi e da chi è meglio allontanarmi.

Per fortuna sono circondato da persone che mi voglio-no bene. Quelle volte che ho chiesto perdono mi hanno ascoltato e le hanno accettate. Con il passare del tempo si recupera la fi ducia e tutto più o meno ritorna uguale.

Hanno sempre accettato il tuo perdono o a volte è stato respinto?

Io quando chiedo perdono non chiedo solo quello, ma chiedo anche fi ducia, voglio rimediare all’errore commesso.

Ti sei mai trovato nella situazione di non essere perdonato? Cosa diresti alla persona che non l’ha ancora fatto?

Fortunatamente sono sempre stata perdonata.

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Il fi lm racconta la storia di Nelson Mandela dal momento della sua scarcerazione e la successiva elezione a presidente del Sudafrica. Il suo primo intento è stato quello di avviare un processo di ri-conciliazione nazionale. La storia mostra la sua de-terminazione e la sua profonda convinzione nella forza del perdono. Nonostante le diffi coltà e le di-scriminazioni dovute all’Apartheid presente in quel-la nazione, Nelson Mandela ha saputo perdonare i suoi carcerieri, e tutti i coloro che hanno sostenuto il razzismo in Sudafrica, convinto che dall’odio non può nascere nulla di positivo.

“Il perdono libera l’anima e cancella la paura”GriS

#lElzeviro

Anno: 2009

Regia: Clint Eastwood

Att ori: Morgan Freeman, Matt Damon

Vi assicuro che in cielo si fa più festa per un peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.

È una rubrica a carattere culturale. Troverete alcuni consigli per approfondire il tema trattato: una buona lettura, un fi lm, una poesia, una canzone...

Una serata al cinema:Caffè letterario:

A Michele Pierri

Amore, perdonami: sono brutale e vorrei ungerti d’olio,ti perseguito e vorrei

che davanti a te io fossi un tappeto,ti amo e recludo nel mio silenzio,ma ho paura, paura di me stessa,

di questi gigli orrendi di fame e di fangoche crescono nella mia mente.

Alda Merini

“Amore, perdonami”: bastano due parole per capire il fi ne di questi versi, ma la poesia è molto più di un banale tele-gramma. L’autrice ci accompagna per mano mostrandoci ogni sfaccettatura del suo stato d’animo. Per farsi perdonare è disposta a vestire i panni della serva, a perseguitare un desti-natario forse troppo sordo per la sua supplica e a desiderare di essere un tappeto per dimostrare l’umiltà e la sincerità del suo gesto. Eppure, nonostante l’amore, si rinchiude nel silenzio. Ammette di avere paura e di non riuscire a supe-rare ostacoli forti e fi eri come gigli. Un mea culpa pieno di disperazione, ma con protagonista assoluto un amore puro e incondizionato nei confronti dell’amato.

Inchiostro Bianco

5#RampaFò#lElzeviro

Cuf� e in testa:La forza del perdonoSimonetta Spiri

Luca 15,7

È una rubrica a carattere culturale. Troverete alcuni consigli per approfondire il tema trattato: una buona lettura, un fi lm, una poesia, una canzone...

La parte dell’arte:

Il PerdonoDi Odo Camillo Turrini

Turrini è un artista contemporaneo e moderno che ama la stilizzazione. Lascia nell’opera l’es-senza del messaggio che vuole trasmettere. Non ci sono grandi spiegazioni relative alle sue opere, né tantomeno a quella intitolata “Il perdono”. La scultura si spiega da sé attraverso l’osservazione e l’interpretazione personale dello spettatore. L’opera in questo caso rappresenta l’abbraccio in-trecciato tra due fi gure stilizzate, creando un’im-magine curvilinea e armoniosa. GriS

Ti perdono perché sai sbagliare Ti perdono perché sei speciale Finto cuore duro inconsapevole

Anima che in fondo mi assomiglia Ti perdono e voglio regalare

Libertà a un amore che non vuole Sciogliere l’orgoglio che lo logora

E insegnargli quanto ancora è bello Respirare l’amore e mai la polvere (…)

Sono qua lasciati salvare Sono qua basta farti male

Credi in me ti prendo la mano Sta passando il nostro treno

Sono qua unica fortezza Sempre qua velo di tristezza Passerà andremo lontano

Con la forza del perdono Ti perdono perché sai sbagliare

Ti perdono perché puoi cambiare Fatti con l’amore, drogati di me Prendi tutto quello che so dare

Piove ancora il tuo nome fra le lacrime Non arrenderti a un folle destino

Bianco come il segreto che hai (…)

RiSo

#BattiUnCip (ne abbiamo selezionati solo alcuni tra quelli pervenuti in redazione, gli altri possono essere letti sulla n ostr a pa g in a Fa ce b ook)

Anche se è dura perdonare specie chi ti ha fatto del male e

se anche perdoni non sarà più la stessa cosa. Il perdono

#nonsinegaanessuno. @Gaia,19 anni Cosa è il perdono? Lo dice la parola stessa, “per #dono”, la miglior cosa che si possa #offrire ad un’altra persona. Perdonare ne vale quasi sempre la pena, dipende a volte anche dal torto ricevuto. @Stefano, 20 anni

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Il fi lm racconta la storia di Nelson Mandela dal momento della sua scarcerazione e la successiva elezione a presidente del Sudafrica. Il suo primo intento è stato quello di avviare un processo di ri-conciliazione nazionale. La storia mostra la sua de-terminazione e la sua profonda convinzione nella forza del perdono. Nonostante le diffi coltà e le di-scriminazioni dovute all’Apartheid presente in quel-la nazione, Nelson Mandela ha saputo perdonare i suoi carcerieri, e tutti i coloro che hanno sostenuto il razzismo in Sudafrica, convinto che dall’odio non può nascere nulla di positivo.

“Il perdono libera l’anima e cancella la paura”GriS

#lElzeviro

Anno: 2009

Regia: Clint Eastwood

Att ori: Morgan Freeman, Matt Damon

Vi assicuro che in cielo si fa più festa per un peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.

È una rubrica a carattere culturale. Troverete alcuni consigli per approfondire il tema trattato: una buona lettura, un fi lm, una poesia, una canzone...

Una serata al cinema:Caffè letterario:

A Michele Pierri

Amore, perdonami: sono brutale e vorrei ungerti d’olio,ti perseguito e vorrei

che davanti a te io fossi un tappeto,ti amo e recludo nel mio silenzio,ma ho paura, paura di me stessa,

di questi gigli orrendi di fame e di fangoche crescono nella mia mente.

Alda Merini

“Amore, perdonami”: bastano due parole per capire il fi ne di questi versi, ma la poesia è molto più di un banale tele-gramma. L’autrice ci accompagna per mano mostrandoci ogni sfaccettatura del suo stato d’animo. Per farsi perdonare è disposta a vestire i panni della serva, a perseguitare un desti-natario forse troppo sordo per la sua supplica e a desiderare di essere un tappeto per dimostrare l’umiltà e la sincerità del suo gesto. Eppure, nonostante l’amore, si rinchiude nel silenzio. Ammette di avere paura e di non riuscire a supe-rare ostacoli forti e fi eri come gigli. Un mea culpa pieno di disperazione, ma con protagonista assoluto un amore puro e incondizionato nei confronti dell’amato.

Inchiostro Bianco

5#RampaFò#lElzeviro

Cuf� e in testa:La forza del perdonoSimonetta Spiri

Luca 15,7

È una rubrica a carattere culturale. Troverete alcuni consigli per approfondire il tema trattato: una buona lettura, un fi lm, una poesia, una canzone...

La parte dell’arte:

Il PerdonoDi Odo Camillo Turrini

Turrini è un artista contemporaneo e moderno che ama la stilizzazione. Lascia nell’opera l’es-senza del messaggio che vuole trasmettere. Non ci sono grandi spiegazioni relative alle sue opere, né tantomeno a quella intitolata “Il perdono”. La scultura si spiega da sé attraverso l’osservazione e l’interpretazione personale dello spettatore. L’opera in questo caso rappresenta l’abbraccio in-trecciato tra due fi gure stilizzate, creando un’im-magine curvilinea e armoniosa. GriS

Ti perdono perché sai sbagliare Ti perdono perché sei speciale Finto cuore duro inconsapevole

Anima che in fondo mi assomiglia Ti perdono e voglio regalare

Libertà a un amore che non vuole Sciogliere l’orgoglio che lo logora

E insegnargli quanto ancora è bello Respirare l’amore e mai la polvere (…)

Sono qua lasciati salvare Sono qua basta farti male

Credi in me ti prendo la mano Sta passando il nostro treno

Sono qua unica fortezza Sempre qua velo di tristezza Passerà andremo lontano

Con la forza del perdono Ti perdono perché sai sbagliare

Ti perdono perché puoi cambiare Fatti con l’amore, drogati di me Prendi tutto quello che so dare

Piove ancora il tuo nome fra le lacrime Non arrenderti a un folle destino

Bianco come il segreto che hai (…)

RiSo

#BattiUnCip ( n e abbi amo s e l e zi onati s ol o al cuni tra que l l i pervenuti in redazione, gli altri possono essere letti sulla nostra pagina Facebook)

Anche se è dura perdonare specie chi ti ha fatto del male e

se anche perdoni non sarà più la stessa cosa. Il perdono

#nonsinegaanessuno. @Gaia,19 anni Cosa è il perdono? Lo dice la parola stessa, “per #dono”, la miglior cosa che si possa #offrire ad un’altra persona. Perdonare ne vale quasi sempre la pena, dipende a volte anche dal torto ricevuto. @Stefano, 20 anni

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6

#OratorInside

Ready, set… GO!Trovare le parole

per descrivere i nostri incontri del venerdì sera non è facile, ma proviamo lo stesso a raccontarvi il cammino che abbiamo deciso di intraprendere. Imma-ginate di partire senza una meta precisa, ma con una gran voglia di poter vedere da vicino situazioni e temi che, molto spesso, passano totalmente inosservati nella frenesia quotidia-na. Voi, cosa mettereste in valigia? Se possiamo darvi dei consigli, chi ha già vissuto il cammino l’anno precedente ci metterebbe un po’ di spirito di adattamento perché in un gruppo la capacità di venirsi incontro è fondamen-tale altrimenti, si sa, non si regge in piedi. Chi è nuovo del me-stiere, senza pensarci su, ha già messo nello zaino energia e entu-siasmo da vendere e ha già gli scarponi ai piedi. Chi, invece, è ormai un veterano sa benissimo che l’esperienza modifi -

ca sempre il nostro modo di vedere quindi è necessaria una buona dose di curiosità per ripercorrere anche le proprie orme.

Avete segnato tutto? Vi sentite pronti per questo viaggio? Di sicuro vi starete chiedendo chi saranno i vostri compagni di avventure ed è qui che risiede la nostra forza. Noi siamo un gruppo di ragazzi etero-

geneo, ma ciò che ci accomuna è proprio il nostro ritrovarsi al ve-nerdì sera. Delle volte ci sembra di andare un po’ controcorrente, ma a noi non importa perché in quelle po-che ore condividiamo idee, noia, sentimenti, fatiche, stupori, risate, litigi, voglia di fare, do-mande, curiosità. Condi-

vidiamo noi stessi con pregi e difetti per poter crescere e scoprire sulla nostra pelle come l’oratorio possa far davvero bene a fi sico, cuore, mente e spirito.

Se a tutto ciò aggiungiamo tan-to divertimento, il gioco è fatto. Si parte!

Gruppo 3^Media-Ado

Ora la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore…

Semplicemente dedicato alla vita dell'Oratorio.

#BattiUnCip ( n e ab b i amo s e l e zi onati s ol o al cuni tra que l l i pe rvenuti in redazione, gli altri possono essere letti sulla nostra pagina Facebook)

“#perdonare è la più grande forma di amore, non è assolutamente semplice.. Signifi ca #compromettersi, operare un #cambiamento, cosa che per lo più ci spaventa o ci annoia e per questo spesso si odia o ancora peggio si resta indifferenti lasciandosi scivolare la vita giusta. Senza accorgersi che in realtà il #perdono genera amore che a sua volta genera amore e così via come un gatto con attaccata una fetta di marmellata, un motore continuo!” @Cristian Cavalleri, 25

La #sincerità profonda con l’altro ma soprattutto con

se stessi è l’essenza del vero perdono. Accettare le

scuse dell’altro se non si è davvero convinti di farlo ci

conduce solamente al rancore. @Michela, 20 anni

7#RampaFò

NON NUMERI, MA ESSERI UMANI 13 novembre 2015. In serata Parigi -e con essa l’Europa

intera-, viene sconvolta da una serie di attentanti simul-tanei che fanno ripiombare la capitale francese nel ter-rore dopo la vicenda di Charlie Hebdo. Stavolta, però, è diverso: tutti sono un possibile bersaglio di questa follia chia-mata terrorismo, tutto è nelle mani del caso, della fortuna o della provvidenza divina. Esse-re nel posto sbagliato al mo-mento sbagliato. Almeno 129 morti e oltre 350 feriti sono cifre che colpiscono, ma vede-re i volti e sentire dei racconti riguardanti una qualsiasi vitti-ma ci fa gelare il sangue nelle vene perché la persona prende corpo nei nostri pensieri e ci rendiamo conto che nel posto sbagliato al momento sbagliato poteva esserci un nostro amico, nostra sorella, nostro padre o persino noi stessi. Tutti potevano essere al posto di ognuna di queste 129 vittime e non solo a

Parigi, ma anche in Tunisia su una spiaggia, in una scuola del Kenya, a Beirut, a New York, in Siria, su un aereo. Apparentemente non vi è alcuna prevenzione concreta che un singolo cittadino possa adottare per scampare

a tale pericolo, ma in realtà una possibile reazione esiste. Esiste nel momento in cui si accende una candela, si scri-ve il proprio pensiero seguito da hashtag, si fa un gesto di solidarietà, ma non con facile sensazionalismo. Bisogna agi-re consapevoli e coscienti del-la situazione per non essere abbindolati come numeri, ma trattati come essere umani la

cui vita vale più di tutto il terrore causato. Solo così, un giorno, potremo includere John Lennon nella “lista dei profeti” con la sua “Image”. Non smettiamo di credere ad un mondo in pace. Non solo #Prayforpeace, ma anche #Buildforpeace. Inchiostro bianco

San Giovanni XXIII

Rispetto al desiderio dell'inserto di "risvegliare gli animi" attorno alle cose che ci circondano, il Poltrone preferisce non disturbare il can che dorme... #IlPoltrone

IL TUO PERDONO? LO RIFIUTO!Offendere, spesso, è un’azione diffi cile da comprendere

e allo stesso tempo incredibilmente facile da compiere. Si dibatte da tempo oramai su quanto sia semplice causare del danno ad un’altra persona e non obbligatoriamente ricondurre la causa a sinistre intenzioni. Una fi losofa nel secolo scorso scrisse un libro sull’argomento intitolato “La banalità del male” che sconvolse la concezione dei passati nazisti e tutt’ora sconvolge per il nuovo punto di vista che propone rispetto all’agire umano.

Dopo aver causato un’offesa a qualcuno il bivio che ci si pone è una “semplice” presa di coscienza che avviene o meno. Nel caso di ingenua incoscienza è inutile continuare a disquisire mentre nel caso di un moto d’animo che scuo-te il reo si ripropone una biforcazione molto interessante. O si è convinti di pura innocenza e si pecca di malsana indifferenza oppure ci si assume le proprie responsabilità.

Ribaltando il nostro punto di vista troviamo la vittima la quale spesso è presa d’assalto da una turbe di emozioni e questioni che la portano o meno al perdono. Diffi cile che

sia, è un gesto indice di saggezza e spessore morale.Si arriva quindi al nocciolo del nostro disquisire: che suc-

cede quando si riceve il perdono? Per lo più si è presi da una sensazione ostica da delineare, ma semplice da accet-tare e far propria. Ma cosa succede a chi come l’Iscariota si sottrae al perdono di Cristo? La soluzione la potrebbero aver data dei “vicini temporali” al nostro esempio. I famo-si Stoici con la loro defi nizione di legge naturale e conse-guente accettazione o meno di essa. Cosa succede a chi non riesce più ad accettare la legge naturale Stoica e ri-fi uta quindi il perdono? Si autopone come outsider rispetto alla società e come conseguenza delle proprie azioni non si ritiene più meritevole di grazia e compassione. Si auto-defi nisce immeritevole rispetto alla vittima rendendo vana quella ricerca di equilibrio tanto agognata. Equilibrio nel quale, chi più chi meno, tutti hanno un ruolo negativo e un equipollente positivo, nessuno escluso. Qui è la soluzione, qui la risposta: l’equilibrio. Da cosa deriva lo lasciamo ad ognuno di noi nella propria coscienza come ricerca.

#WithoutParaOcchi Nell’intento di questa rubrica c’è il desiderio di mettere il naso oltreconfi ne, per fi utare cosa bolle nella pentola dei fornelli vicini: appuntamenti, iniziative...via i paraocchi!

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#OratorIns ide

Ready, set… GO!Trovare le parole

per descrivere i nostri incontri del venerdì sera non è facile, ma proviamo lo stesso a raccontarvi il cammino che abbiamo deciso di intraprendere. Imma-ginate di partire senza una meta precisa, ma con una gran voglia di poter vedere da vicino situazioni e temi che, molto spesso, passano totalmente inosservati nella frenesia quotidia-na. Voi, cosa mettereste in valigia? Se possiamo darvi dei consigli, chi ha già vissuto il cammino l’anno precedente ci metterebbe un po’ di spirito di adattamento perché in un gruppo la capacità di venirsi incontro è fondamen-tale altrimenti, si sa, non si regge in piedi. Chi è nuovo del me-stiere, senza pensarci su, ha già messo nello zaino energia e entu-siasmo da vendere e ha già gli scarponi ai piedi. Chi, invece, è ormai un veterano sa benissimo che l’esperienza modifi -

ca sempre il nostro modo di vedere quindi è necessaria una buona dose di curiosità per ripercorrere anche le proprie orme.

Avete segnato tutto? Vi sentite pronti per questo viaggio? Di sicuro vi starete chiedendo chi saranno i vostri compagni di avventure ed è qui che risiede la nostra forza. Noi siamo un gruppo di ragazzi etero-

geneo, ma ciò che ci accomuna è proprio il nostro ritrovarsi al ve-nerdì sera. Delle volte ci sembra di andare un po’ controcorrente, ma a noi non importa perché in quelle po-che ore condividiamo idee, noia, sentimenti, fatiche, stupori, risate, litigi, voglia di fare, do-mande, curiosità. Condi-

vidiamo noi stessi con pregi e difetti per poter crescere e scoprire sulla nostra pelle come l’oratorio possa far davvero bene a fi sico, cuore, mente e spirito.

Se a tutto ciò aggiungiamo tan-to divertimento, il gioco è fatto. Si parte!

Gruppo 3^Media-Ado

Ora la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore…

Semplicemente dedicato alla vita dell'Oratorio.

#BattiUnCip (ne abbiamo selezionati solo alcuni tra quelli pervenuti in redazione, gli altri pos s ono e s s e re l e tti s ul l a nos tra pag i n a Faceb ook )

“#perdonare è la più grande forma di amore, non è assolutamente semplice.. Signifi ca #compromettersi, operare un #cambiamento, cosa che per lo più ci spaventa o ci annoia e per questo spesso si odia o ancora peggio si resta indifferenti lasciandosi scivolare la vita giusta. Senza accorgersi che in realtà il #perdono genera amore che a sua volta genera amore e così via come un gatto con attaccata una fetta di marmellata, un motore continuo!” @Cristian Cavalleri, 25

La #sincerità profonda con l’altro ma soprattutto con

se stessi è l’essenza del vero perdono. Accettare le

scuse dell’altro se non si è davvero convinti di farlo ci

conduce solamente al rancore. @Michela, 20 anni

7#RampaFò

NON NUMERI, MA ESSERI UMANI 13 novembre 2015. In serata Parigi -e con essa l’Europa

intera-, viene sconvolta da una serie di attentanti simul-tanei che fanno ripiombare la capitale francese nel ter-rore dopo la vicenda di Charlie Hebdo. Stavolta, però, è diverso: tutti sono un possibile bersaglio di questa follia chia-mata terrorismo, tutto è nelle mani del caso, della fortuna o della provvidenza divina. Esse-re nel posto sbagliato al mo-mento sbagliato. Almeno 129 morti e oltre 350 feriti sono cifre che colpiscono, ma vede-re i volti e sentire dei racconti riguardanti una qualsiasi vitti-ma ci fa gelare il sangue nelle vene perché la persona prende corpo nei nostri pensieri e ci rendiamo conto che nel posto sbagliato al momento sbagliato poteva esserci un nostro amico, nostra sorella, nostro padre o persino noi stessi. Tutti potevano essere al posto di ognuna di queste 129 vittime e non solo a

Parigi, ma anche in Tunisia su una spiaggia, in una scuola del Kenya, a Beirut, a New York, in Siria, su un aereo. Apparentemente non vi è alcuna prevenzione concreta che un singolo cittadino possa adottare per scampare

a tale pericolo, ma in realtà una possibile reazione esiste. Esiste nel momento in cui si accende una candela, si scri-ve il proprio pensiero seguito da hashtag, si fa un gesto di solidarietà, ma non con facile sensazionalismo. Bisogna agi-re consapevoli e coscienti del-la situazione per non essere abbindolati come numeri, ma trattati come essere umani la

cui vita vale più di tutto il terrore causato. Solo così, un giorno, potremo includere John Lennon nella “lista dei profeti” con la sua “Image”. Non smettiamo di credere ad un mondo in pace. Non solo #Prayforpeace, ma anche #Buildforpeace. Inchiostro bianco

San Giovanni XXIII

Rispetto al desiderio dell'inserto di "risvegliare gli animi" attorno alle cose che ci circondano, il Poltrone preferisce non disturbare il can che dorme... #IlPoltrone

IL TUO PERDONO? LO RIFIUTO!Offendere, spesso, è un’azione diffi cile da comprendere

e allo stesso tempo incredibilmente facile da compiere. Si dibatte da tempo oramai su quanto sia semplice causare del danno ad un’altra persona e non obbligatoriamente ricondurre la causa a sinistre intenzioni. Una fi losofa nel secolo scorso scrisse un libro sull’argomento intitolato “La banalità del male” che sconvolse la concezione dei passati nazisti e tutt’ora sconvolge per il nuovo punto di vista che propone rispetto all’agire umano.

Dopo aver causato un’offesa a qualcuno il bivio che ci si pone è una “semplice” presa di coscienza che avviene o meno. Nel caso di ingenua incoscienza è inutile continuare a disquisire mentre nel caso di un moto d’animo che scuo-te il reo si ripropone una biforcazione molto interessante. O si è convinti di pura innocenza e si pecca di malsana indifferenza oppure ci si assume le proprie responsabilità.

Ribaltando il nostro punto di vista troviamo la vittima la quale spesso è presa d’assalto da una turbe di emozioni e questioni che la portano o meno al perdono. Diffi cile che

sia, è un gesto indice di saggezza e spessore morale.Si arriva quindi al nocciolo del nostro disquisire: che suc-

cede quando si riceve il perdono? Per lo più si è presi da una sensazione ostica da delineare, ma semplice da accet-tare e far propria. Ma cosa succede a chi come l’Iscariota si sottrae al perdono di Cristo? La soluzione la potrebbero aver data dei “vicini temporali” al nostro esempio. I famo-si Stoici con la loro defi nizione di legge naturale e conse-guente accettazione o meno di essa. Cosa succede a chi non riesce più ad accettare la legge naturale Stoica e ri-fi uta quindi il perdono? Si autopone come outsider rispetto alla società e come conseguenza delle proprie azioni non si ritiene più meritevole di grazia e compassione. Si auto-defi nisce immeritevole rispetto alla vittima rendendo vana quella ricerca di equilibrio tanto agognata. Equilibrio nel quale, chi più chi meno, tutti hanno un ruolo negativo e un equipollente positivo, nessuno escluso. Qui è la soluzione, qui la risposta: l’equilibrio. Da cosa deriva lo lasciamo ad ognuno di noi nella propria coscienza come ricerca.

#WithoutParaOcchi Nell’intento di questa rubrica c’è il desiderio di mettere il naso oltreconfi ne, per fi utare cosa bolle nella pentola dei fornelli vicini: appuntamenti, iniziative...via i paraocchi!

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#SpecialeGiubileo

UNA PORTA DA VARCARE“Ma non hai paura ad andare?”, “Ma con tutto quello che succede, sta a ca’!”.

Queste sono solo due frasi che la maggior parte di noi, giovani del Vicariato Spirano-Verdello, ci siamo sentiti dire prima di partire. Roma, Giubileo della Misericordia... il nostro viaggio. Un viaggio ricco di emozioni, gioie, risate

e, perché no, nuove amicizie.Domenica 6 dicembre, sveglia presto, si parte! Tre giorni durante i quali,

oltre a visitare la capitale, abbiamo vissuto momenti di preghiera e rifl es-sione in preparazione all’apertura della Porta Santa. Toccante la testimo-nianza di un operatore della Caritas di Roma.

Durante il pellegrinaggio abbiamo visitato le Catacombe di San Callisto, la Basilica di San Pietro, i Musei Vaticani, Cinecittà e molti altri monumen-ti e, tra una risata e l’altra, il grande giorno è arrivato… martedì 8 dicem-bre, sveglia alle quattro, code, attese, controlli ed eccoci: 9.30 inizia la Messa presieduta da Papa Francesco.

Ok, io sono qua, e ora? Sono pronto dentro di me? Punto lo sguardo e non lo vedo, mi metto in punta di piedi, mi sposto... ma lo sento. Sento le parole di Papa Francesco, un po’ affaticato, ma con una voce che scalda il cuore. In quel momento ho capito che quello non era la fi ne di una bella esperienza, ma l’inizio di qualcosa di più grande: un anno di Misericordia.

Prima di aprire la Porta Santa, apriamo la porta del nostro cuore… apria-mo il cuore ai bisognosi.

“Abbandoniamo ogni forma di paura e timore, perché non si addice a chi è amato...”: è allora che saremo capaci anche noi di aprire quella porta.

Ecco il nostro viaggio, ecco l’inizio del nostro cammino.Michael

Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita.

Papa Francesco

In redazione:Elena Calchi, Eleonora Mazzoleni, Francesco Paladini, Giulia Sampietro, Chiara Savio, Matteo Leone, Sara Gritti, Sonia Rovaris, Daniele Pinotti (da Osio Sotto!), Michael Benaglia (il nostro educatore), e don Francesco

Domenica 10 gennaio ore 20:30

in oratorio

incontro per tutti i nati nel

1990, 1991, 1992, 1993… tutti

fi no al 1999!

Page 29: Il Germoglio n.ro 4/2015 - Emmanuele, Dio con noi

21

La scuola materna ha ripreso la sua attività scolastica e anche quest’anno continua il progetto triennale: “L’arte nelle sue varie espressioni”. I bambini faranno esperienza e giocheranno con i colori sotto la guida di esperti pit-tori, che condurranno il laboratorio di pittura e così tutte le attività avranno un seguito nelle varie espressioni e modalità che faranno parte di questo progetto. Vi terremo informati sul prosieguo delle attività.

LA PRIMA ESPERIENZA DELLA MIA PICCOLA ALLA SCUO-LA MATERNA

Sono una mamma alla prima esperienza con la scuola ma-terna parrocchiale. Per mia figlia cercavo una scuola che offrisse, oltre che professionalità e alti livelli educativi, an-che un cammino che introducesse alle importanti realtà della nostra fede e la Suola Materna Parrocchiale è stata la scelta che mi sembrava potesse rispondere alle mie ri-chieste. Devo dire che ero in pensiero per il distacco dal suo con-sueto ambiente familiare e l’inserimento in un altro com-pletamente nuovo, con figure educative diverse da mamma e papà e realtà dove s’interagisce con altri bambini e regole educative da seguire e da rispettare.Ho trovato in questo un grande aiuto nell’esperienza pro-fessionale delle insegnanti, che mi hanno consigliato il comportamento corretto, superando le mie preoccupazio-ni materne dei primi giorni. Inoltre hanno accompagnato mia figlia alla conoscenza e alla collaborazione con i suoi nuovi amici e compagni.Giorno dopo giorno vedevo mia figlia sempre più invogliata ed entusiasta a frequentare e apprezzare la bellezza del suo nuovo mondo. E’ più disponibile verso gli altri, stimolata alle nuove conoscenze oltre che disponibile a seguire le regole

che permettono il buon funzionamento della scuola forgian-do il suo carattere non sempre ubbidiente. In famiglia poi è orgogliosa di mostrare a tutti le novità apprese alla scuola.Il mio ultimo apprezzamento, ma non meno importante, è l’avvio iniziato per mia figlia alla conoscenza delle realtà della fede. L’anima e lo spirito sono altrettanto importanti per me come lo sono le conoscenze. Ogni iniziativa all’in-terno e all’esterno della scuola è indirizzata a far conosce-re al bambino che c’è un padre che li ama, come mamma e papà, e che li accompagna in ogni momento della loro giornata.Piccoli gesti, come il segno della croce, le preghierine oltre che le iniziative in programma per il S. Natale, avviano mia figlia a questa importante conoscenza di Dio.Anche se trascorsi solo pochi mesi, posso confermare la mia impressione estremamente positiva sulla professionali-tà delle insegnanti, l’accoglienza e la serenità degli ambienti che accolgono i bambini oltre che i moltissimi strumenti educativi a disposizione. Ho deciso anche di partecipare attivamente in prima perso-na e dare il mio contributo per rendere questa scuola una realtà sempre più educativa, serena e affascinante anche per le altre mamme che stanno cercando un futuro per i loro figli. Una mamma

Vita alla scuola materna parrocchiale “Madonna dell’olmo”

Scuola dell’infanzia8

#SpecialeGiub ileo

UNA PORTA DA VARCARE“Ma non hai paura ad andare?”, “Ma con tutto quello che succede, sta a ca’!”.

Queste sono solo due frasi che la maggior parte di noi, giovani del Vicariato Spirano-Verdello, ci siamo sentiti dire prima di partire. Roma, Giubileo della Misericordia... il nostro viaggio. Un viaggio ricco di emozioni, gioie, risate

e, perché no, nuove amicizie.Domenica 6 dicembre, sveglia presto, si parte! Tre giorni durante i quali,

oltre a visitare la capitale, abbiamo vissuto momenti di preghiera e rifl es-sione in preparazione all’apertura della Porta Santa. Toccante la testimo-nianza di un operatore della Caritas di Roma.

Durante il pellegrinaggio abbiamo visitato le Catacombe di San Callisto, la Basilica di San Pietro, i Musei Vaticani, Cinecittà e molti altri monumen-ti e, tra una risata e l’altra, il grande giorno è arrivato… martedì 8 dicem-bre, sveglia alle quattro, code, attese, controlli ed eccoci: 9.30 inizia la Messa presieduta da Papa Francesco.

Ok, io sono qua, e ora? Sono pronto dentro di me? Punto lo sguardo e non lo vedo, mi metto in punta di piedi, mi sposto... ma lo sento. Sento le parole di Papa Francesco, un po’ affaticato, ma con una voce che scalda il cuore. In quel momento ho capito che quello non era la fi ne di una bella esperienza, ma l’inizio di qualcosa di più grande: un anno di Misericordia.

Prima di aprire la Porta Santa, apriamo la porta del nostro cuore… apria-mo il cuore ai bisognosi.

“Abbandoniamo ogni forma di paura e timore, perché non si addice a chi è amato...”: è allora che saremo capaci anche noi di aprire quella porta.

Ecco il nostro viaggio, ecco l’inizio del nostro cammino.Michael

Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita.

Papa Francesco

In redazione:Elena Calchi, Eleonora Mazzoleni, Francesco Paladini, Giulia Sampietro, Chiara Savio, Matteo Leone, Sara Gritti, Sonia Rovaris, Daniele Pinotti (da Osio Sotto!), Michael Benaglia (il nostro educatore), e don Francesco

Domenica 10 gennaio ore 20:30

in oratorio

incontro per tutti i nati nel

1990, 1991, 1992, 1993… tutti

fi no al 1999!

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30 anni di sport

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23Sporting OVZ

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24 Circolo fotografico

Eh si! Certamente già ci conoscete……Ci avete sicuramente visti quando, in occasione delle ricorrenze e delle feste parrocchiali o forse alle ceri-monie del rinnovo delle promesse matrimoniali, o in altri momenti delle comunità parrocchiali di Verdelli-no e di Zingonia, armeggiando con le macchine foto-grafiche, eravamo presenti per testimoniare quei mo-menti. Sicuramente vi siete divertiti con noi durante le notti bianche organizzate nel nostro Comune quando, nell’improvvisata sala posa, vi abbiamo fotografato da soli o in gruppo di amici o in compagnia dei vostri fi-gli e nipoti, e vi abbiamo stampato gratuitamente fo-tografie ricordo che speriamo vi rammenteranno nel futuro i momenti di allegria trascorsi. Probabilmente ci avete anche personalmente conosciuto e visto le no-stre fotografie in occasione della Festa della Madonna Dell’Olmo quando addobbiamo a festa con le nostre fotografie in grande formato la piazza di Verdellino, op-pure più recentemente in varie occasioni anche sotto i portici di Piazza Affari o nel parco del Centro Sociale di via Oleandri.

Eh si! Sono dieci anni che siamo tra voi, dal 2005. Quest’anno ricorre, infatti, il decennale della costitu-zione della nostra Associazione, il Circolo Culturale Fotografico Verdellinese, un gruppo di amici riuniti da una comune passione. La fotografia è per noi diverti-mento, piacere, svago, ma anche possibilità di espres-sione, modo per comunicare, testimoniare, raccontare.

È anche, e siamo lieti che lo sia, non solo un hobby ma un impegno civile. Quest’anno, infatti, la nostra associazione, grazie alla generosità della popolazione di Verdellino e di Zingonia che ha apprezzato la nostra iniziativa, durante le notti bianche ha raccolto la cifra di € 290,00 che è stata devoluta a favore del Centro diurno disabili “La Rosa dei Venti” della Cooperativa Ita-ca . Il Centro che opera presso il centro sociale di Via Oleandri e offre la sua attività a favore di molte persone diversamente abili.

Durante le nostre riunioni, che si tengono ogni venerdì sera dalle ore 21,00 presso la sala riunioni del Centro Sociale, parliamo di fotografia e studiamo immagini di grandi fotografi, ci confrontiamo tra noi alla ricerca del perfezionamento della tecnica e dell’espressività, discutiamo sulle fotografie realizzate dai nostri soci. Organizziamo corsi interni di fotografia (il prossimo si terrà nella primavera 2016), uscite fotografiche, gite, vi-sita a mostre, concorsi tra fotoamatori. E quindi non voglio perdere quest’occasione per invitare chiunque tra voi lo desideri a venirci a trovare quando vuole, noi accettiamo e accogliamo tutti, tesserati o no, basta che abbiano una passione come la nostra: la fotografia.Chi volesse approfondire la conoscenza può farlo an-che visitando il nostro sito www.circolofotograficover-dellino.it.

Vi aspettiamo!Hermes Scarpellini

CISSS…SORRIDI!

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25

Solo in un paio di mesi ben 25 nuovi volontari, con le statistiche che favoriscono che la cosa continui.Un ritorno alle vecchie abitudini dove i figli prendevano il posto dei genitori avisini, ma anche l’inizio di una pic-cola rivoluzione culturale dove il benessere della per-sona e quindi del donatore sono messi al primo posto, queste sono le aspettative di questo nuovo boom.I numeri testimoniano l’abilità del direttivo capitanato da Rovaris Ennio (presidente con circa 200 donazioni all’attivo) e di tutto il suo staff, segretari e consiglieri e volontari, nel fare breccia nel cuore e nella generosità di tanta gente. Merito che il massimo dirigente della sezione avisina ha voluto condividere con i cittadini Verdellinesi rilascian-doci alcune dichiarazioni.”Questo risultato è stato raggiunto grazie all’impegno e alla dedizione del nostro affiatato gruppo che, dopo alcuni tempi un po’ bui a livello d’iscrizioni, ha messo in campo una serie d’iniziative risultate vincenti dalla sensibilizzazione nelle scuole, per finire con la grande collaborazione tra la nostra sezione e l’Oratorio Calcio Verdellino. In caso che qualcuno non se lo ricordas-se durante la Festa dell’Oratorio a Verdellino, avevamo annunciato la nostra sponsorizzazione per l’acquisto di un defibrillatore e in “cambio” avevamo lanciato la sfida a tutta la cittadinanza per trovare alcuni nuovi donatori volontari. E così è stato! Ben 25 nuovi soci donatori nel giro di un paio di mesi e il tam-tam tra i genitori dei piccoli calciatori sembra non fermarsi, andando anche oltre l’ambiente calcistico!”.

Successivamente, abbiamo chiesto al presidente cosa potesse fare chi volesse diventare donatore dando-ci una risposta ben dettagliata e curiosa a sua volta: “Prima di diventare donatori bisogna chiedersi perché si vuole diventare donatore. Diventare donatore è es-sere testimone di una vita sana e regolare, mangiando bene e di tutto e tenendosi in forma. Donare il sangue è un gesto di solidarietà, significa dire con i fatti che la vita di chi sta soffrendo mi preoccupa. Il sangue non è riproducibile in laboratorio ma è indispensabile per la vita, indispensabile nei servizi di primo soccorso, in chi-rurgia e nella cura di alcune malattie tra le quali quelle oncologiche e nei trapianti. Tutti domani potremmo avere bisogno di sangue per qualche motivo. Anche tu! La disponibilità di sangue è un patrimonio collettivo di solidarietà da cui ognuno può attingere nei momenti di necessità. Le donazioni di donatori periodici, volon-tari, anonimi, non retribuiti e consapevoli, rappresenta-no una garanzia per la salute di chi riceve e di chi dona. Una volta che si è consapevoli di queste cose allora ci si può rivolgere direttamente alla nostra sede Avis al 366-8033519 (anche Whatsapp) dove verranno date le opportune spiegazioni.”.Infine concludendo il presidente ha rinnovato il suo in-vito a passare in sede in via Olmo 23/B a Verdellino il giovedì dalle 21.00 alle 22.00 dove i volontari saranno disposti a rispondere a qualsiasi domanda e a chiarire ogni dubbio, oppure si consiglia di visitare il sito inter-net www.avisbg.it.

Aronne Giaquinta

Boom d’iscritti alla sezione Avis «Verdellino-Zingonia»

Il volontariato

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26 Fuoriclasse

Anche quest’anno le Parrocchie dell’Unità pastorale di Verdellino e Zingonia, il Comune di Verdellino, l’Istitu-to Comprensivo di Verdellino e la cooperativa “Pugno Aperto” hanno organizzato il “Fuoriclasse”, tempo di compiti, aggregazione e laboratori creativi e musicali.A seguire qualche domanda ai bambini protagonisti di questa iniziativa!

Perché vi siete iscritti al “Fuoriclasse”?Imed: mi sono iscritto per migliorare le mie capacità di lettura, migliorare le mie capacità di scrittura, per mi-gliorare la mia mente.Qerene: io mi sono iscritta per fare i compiti, soprattut-to quelli difficili che non riesco a fare a casa, e perchè voglio migliorare nella scrittura e nel saper rispondere alle domande.Sara: per fare i compiti e stare in compagnia.Selma: per fare i compiti e per imparare.Fama: per divertirci e fare i compiti insieme.Fatima: mi sono iscritta e ho voluto venire al Fuoriclas-se perché si fanno i compiti insieme e ci si diverte.Zissa: io mi sono iscritto per fare i compiti e imparare.Stefano: io mi sono iscritto al Fuoriclasse perché ho l’occasione di fare i compiti tutti insieme.

Che cosa vi aspettate?Imed: mi aspetto di conoscere nuovi amici, nuovi vo-lontari che mi aiutino a fare i compiti.Gabriele: io mi aspetto di incontrare nuovi amici e mi-gliorare nel fare i compiti.Stefano: mi auguro di riuscire veramente a fare i com-piti insieme.

Che rapporto avete con i compagni?Imed: cerco sempre di migliorare la mia amicizia con i compagni, il mio rapporto è buono ed è in migliora-mento.Alì: mi trovo bene con i compagni e con i volontari e spero di migliorare ancora di più questo rapporto.Ambra: il rapporto è buono, amichevole e ho avuto la possibilità di conoscere altre persone.Zissa: faccio fatica a trovarmi bene perché c’è troppo rumore e alcuni compagni sono un po’ troppo scher-zosi.Stefano: Il rapporto è quasi sempre amichevole, anche

se ci stuzzichiamo un po’.

Che rapporto avete con i volontari che vi aiutano?Davide: Ci aiutano sempre, il rapporto è di amicizia.Imed: ho un rapporto con i volontari e con le perso-ne che mi aiutano molto buono, ed è bello sapere che quando sono in difficoltà c’è una persona subito dispo-nibile ad aiutarmi.Zoha: ho un rapporto buono, sono bravi e faccio i com-piti con il loro aiuto, alcune volte li considero come anici, altre volte come maestri.Selma: io avevo già partecipato l’anno scorso, per cui alcuni li conoscevo già e posso dire che sono molto gentili.Sahar: i volontari sono molto gentili.Neimar: mi trovo molto bene.Stefano: i volontari sono simpatici, anche se a volte sono un po’ soffocanti.

Che tipo di laboratorio vi piacerebbe fare?Andrei: mi piacerebbe fare un laboratorio di pasticce-ria, in particolare di ciambelle.Imed: vorrei fare tanti laboratori, in particolare il labora-torio di scacchi e quello del calligramma.Gabriele: anche a me piacerebbe fare un laboratorio di scacchi perché sono un appassionato e mi piacciono molto.Qerene: oltre agli scacchi, a me piacerebbe fare anche un laboratorio di dama.Sara: anche a me piacciono gli scacchi e la dama.Zoha: a me piacerebbe fare un laboratorio di maschere.Selma: un laboratorio di gelateriaFama: io invece vorrei fare un laboratorio di pasticceria e anche un laboratorio di pittura.Ablasse: mi piacerebbe fare un laboratorio di botanica.Stefano: vorrei fare un laboratorio di disegno.Neimar: mi piacerebbe fare un laboratorio di pasticce-ria.

Tante idee, tanti desideri e tanta buona volontà non mancano!Auguriamo ai ragazzi, alla coordinatrice Milena e ai vo-lontari un buon “Fuoriclasse”!

Pietro Togni

Intervista ai bambini del “Fuoriclasse”

Page 35: Il Germoglio n.ro 4/2015 - Emmanuele, Dio con noi

27Accadde l’anno

Prosegue il diario di don Felice Bellini. Corre l’anno 1973 e il parroco di Zingonia si vede recapitare un’ingiunzio-ne di sfratto da parte della Pretura di Treviglio riguardo i locali adibiti a Chiesa in Piazza Affari. Don Felice attra-verso un avvocato di fiducia contatta la ZIF (Zingonia Iniziative Fondiarie) la quale concede una pro-roga di alcuni mesi. Il 6 marzo dello stesso anno il Comune di Verdellino rilascia la concessione edilizia per l’edificazio-ne del nuovo comples-so Parrocchiale. A fine mese inizieranno i lavori di scavo nei terreni della Parrocchia siti in Corso Asia.

11-2-1973Passo in Comune a Ver-dellino e ritiro una lettera della Pretura di Treviglio. Entro 10 giorni devo la-sciare liberi i locali di P. Affari. Telefono e informo l’Av-vocato Goisis Gianfranco. Gli porto l’ingiunzione della Pretura. Prende contatti con l’avv. Paolo Zaccanelli da Treviglio.

12-2-1973L’avv. Gianfranco Goisis mi telefona per dirmi che l’Ing. Ginnasi della ZIF ci lascia in uso i locali di P. Affari fino a giugno. Alle ore 21 informo il Consiglio Parrocchiale riunito alla scuola materna. In queste riunioni si decide di raddoppiare il numero delle aule del progetto del Cen-tro Giovanile. Alla riunione c’è presente anche D. Paolo […]. Si è parlato anche della necessità di costruire delle Commissioni in seno al Consiglio Parrocchiale. Una delle più importanti dovrebbe essere la commissione carita-tiva, soprattutto per aiutare gli immigrati a inserirsi nella comunità di Zingonia.

5-3-1973Presso la scuola materna ci riuniamo noi sacerdoti (man-ca Don Fausto) e tutte e otto le Suore per compilare il questionario della CEI sul tema “Evangelizzazione e Sa-cramenti”. Sul questionario rimaniamo per un paio d’ore e portiamo a buon punto il lavoro iniziato un mese fa. […]

6-3-1973[…] Il Comune di Verdellino, in una riunione della Com-missione Edilizia ha concesso la licenza edilizia per la costruzione del Centro Giovanile Parrocchiale (1° lotto) sul terreno della chiesa, sul quale, per decisione del Con-siglio Comunale, sarà ripristinato il Centro Religioso, con delle varianti rispetto al piano di fabbricazione vecchio.[...]

29-3-1973Oggi sono iniziati i lavori di scavo del complesso Parroc-chiale in Corso Asia. La ZIF ha riconfermato l’affitto dei locali in P. Affari per altri sette mesi a partire dal 1 febbraio ’73 fino al 30 agosto ’73. La comunicazione anteceden-

te fino al 30 giugno era erronea.

30-3-1973[…]Don Felice porta a co-noscenza del Consiglio che il Consiglio della Cassa Artigiana e Rurale di Treviglio ha approva-to la concessione di un mutuo di 30 milioni sot-to forma di mutuo chiro-grafario. Su suggerimen-to dell’Uff. Arte Sacra, sono edificati i progetti: ampliamento numero aule e apertura di una sala di sicurezza diretta-

mente dalla sala polifunzionale (chiesa).Preparazione alla Pasqua 1973Lunedì 16 aprile: messa pasquale per Gruppi del Vangelo in P.zza Affari, ore 21. Coordina don FeliceMartedì 17 aprile: messa pasquale in via Bologna, ore 20.30. Coordina don Paolo.Mercoledì 18 aprile: ore 14.30 confessione comunitaria dei bambini in via Bologna. Ore 20.30 messa pasquale per giovani in P.zza Affari. Coordina don PaoloGiovedì 19 aprile: ore 14.30 confessione bambini in P.z-za Affari. Ore 17.00 messa pasquale in Casa di Cura San Marco. Coordina don Fausto. Ore 20.30 messa in “Coena Domini” in P.zza Affari. Le Rev.de Suore rinnovano i voti al momento della Comunione, sul gradino attorno all’alta-re. Coordina don Felice. Adorazione fino a mezzanotte.Venerdì 20 aprile: ore 15.00 Via Crucis per le strade. Co-ordina don Paolo. Ore 20.30 Via Crucis e Liturgia della Croce in via Bologna. Coordina don Felice. Ore 20.30 Liturgia del Venerdì Santo in P.zza Affari. Coordina don Paolo.Sabato 21 aprile: ore 23.30 Veglia Pasquale. Ore 24.30 Santa Messa. Coordina don Felice.Domenica di Pasqua 1973: Messe ai soliti orari: ore 8.30 Casa di Cura; ore 10.00 P.zza Affari (Cappella S. Paolo Ap.); ore 10.45 via Bologna 4 (Cappella Maria Madre della Chiesa); ore 11.30 P.zza Affari; ore 17.30 via Bologna; ore 18.30 P.zza Affari.Lunedì di Pasqua 22 aprile: si celebrano soltanto le messe del mattino.

ZINGONIA 1973

Page 36: Il Germoglio n.ro 4/2015 - Emmanuele, Dio con noi

28 Album dei ricordi

Page 37: Il Germoglio n.ro 4/2015 - Emmanuele, Dio con noi

29Album dei ricordi

Page 38: Il Germoglio n.ro 4/2015 - Emmanuele, Dio con noi

1.

Saba

to 0

9 ge

nnai

o 20

16

A

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cenz

a e

Pres

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zion

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Tas

ca, P

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i Ver

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no e

di

Zin

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a.

2.

Saba

to 1

6 ge

nnai

o 20

16

Ci a

mia

mo

… A

spet

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ogic

i del

l’am

ore

e de

lla

vita

di c

oppi

a.

Rela

tore

: dot

t.sa

Chi

ara

Scot

ti, P

sico

loga

. 3.

Sa

bato

23

genn

aio

2016

Ta

nto

da sp

osar

ci …

Asp

etti

psic

olog

ici d

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mor

e pr

oget

tual

e e

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.

Re

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a C

hiar

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otti,

Psi

colo

ga.

4.

Saba

to 3

0 ge

nnai

o 20

16

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atrim

onio

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a.

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tore

: don

Mar

io C

arm

inat

i, Pr

evos

to d

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. 5.

Sa

bato

06

febb

raio

201

6

Il

Mat

rimon

io c

ome

Sacr

amen

to.

Re

lato

re: d

on M

arco

Tas

ca, P

arro

co d

i Ver

delli

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di

Zin

goni

a.

6.

Ven

erdì

12

febb

raio

201

6

C

eleb

razi

one

dioc

esan

a pe

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lle o

re 2

0,45

pr

esso

il C

entro

Pas

tora

le “

Gio

vann

i XX

III,

in V

ia

Po’,

25 a

Pad

erno

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7.

Sa

bato

20

febb

raio

201

6

Pe

rché

il m

atrim

onio

cris

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mpr

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ll’am

ore

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a.

Re

lato

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Cas

eri,

Con

sulto

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sano

“C

. Sca

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lini”

. 8.

Sa

bato

27

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raio

201

6

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cas

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stru

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lla ro

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.

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dioc

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a C

asa”

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ons.

Eu-

geni

o Za

netti

. 9.

D

omen

ica

28 fe

bbra

io 2

016

R

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spiri

tual

e e

S. M

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pre

sso

il C

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nto

dei

Padr

i Pas

sion

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a B

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la d

i Urg

nano

BG

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le o

re

09,0

0 al

le o

re 1

2,30

circ

a; se

gue

pran

zo in

siem

e pr

es-

so il

Con

vent

o. Il

pro

gram

ma

detta

glia

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ve

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cons

egna

to in

segu

ito.

Gui

da: d

on M

ario

Car

min

ati,

Prev

osto

di V

erde

llo.

10.

Saba

to 0

5 m

arzo

201

6

Asp

etti

giur

idic

i del

Mat

rimon

io.

Rela

tore

: dot

t.sa

Mar

ia G

razi

a R

icco

, Avv

ocat

o 11

. Sa

bato

05

mar

zo 2

016

In

cont

ro c

on i

geni

tori

e i f

utur

i suo

ceri

dei f

idan

zati.

Re

lato

re: d

on M

ario

Car

min

ati,

Prev

osto

di V

erde

llo.

12.

Dom

enic

a 06

mar

zo 2

016

S.

Mes

sa a

nim

ata

dai f

idan

zati

nella

Chi

esa

parr

oc-

chia

le d

i Zin

goni

a al

le o

re 1

0,30

con

la c

onse

gna

de-

gli A

ttest

ati d

i par

teci

pazi

one

all’I

tiner

ario

.

-

Gli

inco

ntri

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engo

no p

ress

o l’O

rato

rio S

. G

iova

nni

Bos

co d

i V

erde

llino

(via

Rom

a, 3

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ula

prim

o pi

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le o

re 2

0,30

alle

ore

22

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e s

ono

guid

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n M

arco

Tas

ca, P

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co d

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delli

no e

di

Zin

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il lu

ogo

e l’o

rario

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peci

ficat

o ne

l pro

gram

ma.

- A

ll’iti

nera

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pres

enti

copp

ie d

i spo

si, l

aici

e c

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crat

i, an

i-m

ator

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asto

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fam

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e de

lle p

arro

cchi

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he a

ccom

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il pe

rcor

so.

- al

l’ini

zio

dell’

itine

rario

i fid

anza

ti so

no in

vita

ti a

parte

cipa

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lle

spes

e ch

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ute

(rel

ator

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leria

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cald

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itiro

, ecc

.) co

n un

a of

ferta

libe

ra.

“ M

olti

pens

ano

che

non

ci s

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ulla

da

impa

rare

in m

ater

ia d

i a-

mor

e. R

iteng

ono

che

amar

e si

a se

mpl

ice,

ma

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trov

are

il ve

ro

sogg

etto

da

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e o

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ess

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amat

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iffic

ile.

Que

sta

teor

ia p

uò e

sser

e pa

rago

nata

a q

uella

del

l’uom

o ch

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ole

dipi

nger

e m

a ch

e, a

nzic

impa

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l’ar

te, s

ostie

ne c

he d

eve

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petta

re l’

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ipin

gerà

mer

avig

liosa

men

te n

on

appe

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avr

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ovat

o.

In a

ltre

paro

le l’

amor

e è

un’a

rte

com

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dise

gnar

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suon

are.

..”

“L’a

mor

e, l’

amic

izia

, l’im

pegn

o pe

r gl

i altr

i con

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no u

n pr

imo

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ento

iniz

iale

di e

ntus

iasm

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cui

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i sen

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icin

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mi

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tri,

utili

per

loro

, rea

lizza

ti in

stes

si (n

ell’a

mor

e fr

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mo

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coi

ncid

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n il

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del

l’ in

nam

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). C

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mpo

in q

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bent

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abitu

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, l’a

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mo,

gl

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rezi

, la

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cipr

oca

sopp

orta

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e;

vien

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canc

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Dob

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nclu

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mor

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ora

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N

ient

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L’en

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l pri

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inte

nsità

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tra

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tens

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mia

solit

udin

e pr

eced

ente

. In

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e, si

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mo

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il b

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entr

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lla si

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di c

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che

cre

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i am

are:

io m

i sen

to a

ccol

to, c

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eso,

re

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zato

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ice.

Al

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altr

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ome

nell’

amor

e.”

(E

. Fro

mm

, L’a

rte d

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Iscr

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ll’iti

nera

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Can

onic

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Ver

delli

no

Saba

to 2

8 no

vem

bre

2015

da

lle o

re 1

5,00

alle

ore

17,

00

Pe

r inf

orm

azio

ni o

com

unic

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ni ri

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arco

Tas

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Can

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Via

S. A

mbr

ogio

, n. 1

Te

l. e

fax:

035

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ail:

verd

ellin

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oces

ibg.

it

Dio

cesi

di B

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mo

/ Vic

aria

to n

° 26

Spira

no-V

erde

llo

Itine

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i in

pre

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zion

e al

Sac

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del

Mat

rimon

io

A

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past

oral

e 20

15-2

016

“D

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mag

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di D

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cre

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mm

ina

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(Gen

esi 1

)

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V. e

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Parr

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s. Pi

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App

. - V

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llo

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1.

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Page 40: Il Germoglio n.ro 4/2015 - Emmanuele, Dio con noi

Al termine della visita partenza per Wadowice, città natale del Papa Giovanni Paolo II. Visita alla casa natale e alla Chiesa parrocchiale. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio trasferimento al Santuario di Kalvaria Zebridoska, luogo particolarmente amato dal Beato Giovanni Paolo II. Al termine proseguimento per Cracovia. All’arrivo sistemazione in hotel per la cena e il pernottamento.

CRACOVIA – Esc. WIELICZKA 5° giorno Dopo la prima colazione partenza per la visita guidata della città. Il centro storico è stato riconosciuto dall’Unesco come uno dei dodici preziosi complessi architettonici del mondo. Si potranno ammirare il Castello di Wawel (esterno) e la Cattedrale. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio escursione alle miniere di salgemma di Wieliczka, suggestivo museo naturale sotterraneo. In serata cena tipica presso una trattoria locale. Al termine rientro in hotel per il pernottamento.

CRACOVIA – ORIO AL SERIO – VERDELLINO 6° giorno Prima colazione in hotel. In mattinata visita al Santuario della Divina Misericordia e al Santuario di San Giovanni Paolo II. Pranzo in ristorante. Proseguimento per l’aeroporto di Cracovia. Operazioni d’imbarco e par-tenza per Orio al Serio con volo low cost. All’arrivo trasferimento a Verdellino.

QUOTA DI PARTECIPAZIONE

Minimo 25 partecipanti € 800,00 + volo

Minimo 30 partecipanti € 750,00 + volo

SUPPLEMENTO CAMERA SINGOLA € 180,00

QUOTA VOLO € 250,00

Soggetto a riconferma fino a definitiva emissione del volo

LA QUOTA COMPRENDE Trasferimenti da/per l’aeroporto in Italia Tour in bus riservato come da programma Sistemazione in hotel 3/4 stelle in camere a due letti con bagno o doccia Trattamento di pensione completa dal pranzo del primo giorno al pranzo dell’ultimo giorno Guida accompagnatrice per tutto il tour Visite guidate come da programma Ingressi a programma, auricolari per tutto il tour Assicurazione medica, bagaglio e annullamento viaggio Mance LA QUOTA NON COMPRENDE Bevande, ingressi non a programma, extra personali Tutto quanto non espressamente indicato alla voce “La quota comprende”

Prima Serata diPrima Serata diPrima Serata di Presentazione del PellegrinaggioPresentazione del PellegrinaggioPresentazione del Pellegrinaggio

MERCOLEDì 20 GENNAIO 2016MERCOLEDì 20 GENNAIO 2016MERCOLEDì 20 GENNAIO 2016 alle ore 20,45 “Sala del Consiglio”alle ore 20,45 “Sala del Consiglio”alle ore 20,45 “Sala del Consiglio”

Oratorio VerdellinoOratorio VerdellinoOratorio Verdellino

All’atto dell’iscrizioneAll’atto dell’iscrizioneAll’atto dell’iscrizione acconto di € 200,00acconto di € 200,00acconto di € 200,00

Al termine del periodo di iscrizione Al termine del periodo di iscrizione Al termine del periodo di iscrizione consegna del saldoconsegna del saldoconsegna del saldo

Iscrizioni entroIscrizioni entroIscrizioni entro

SABATO 19 MARZO 2016SABATO 19 MARZO 2016SABATO 19 MARZO 2016

Per informazioni e iscrizioniPer informazioni e iscrizioniPer informazioni e iscrizioni rivolgersi al Parrocorivolgersi al Parrocorivolgersi al Parroco

don Marco Tascadon Marco Tascadon Marco Tasca tel. fisso: 035 883238tel. fisso: 035 883238tel. fisso: 035 883238

eee---mail: [email protected]: [email protected]: [email protected]

Pellegrini nella terra di Giovanni Paolo II nell’Anno Santo della Misericordia Un cammino accompagnati dai Santi cominciando da Maria, venerata nel Santuario di Czestochowa, da S. Giovanni Paolo II, da S. Massimiliano Kolbe, da S. Teresa Benedetta della croce (Edith Stein, copatro-na d’Europa), da S. Faustina Kowalska, dal Beato Padre Jerzy Popieluszko. VERDELLINO – ORIO AL SERIO – VARSAVIA 1° giorno Ritrovo dei partecipanti e trasferimento all’aeroporto di Orio al Serio. Operazioni d’imbarco e partenza con volo low cost per Varsavia. All’arrivo incontro con la guida accompagnatrice e pranzo in ristorante. Nel po-meriggio visita della città vecchia, risorta dalla totale distruzione della Seconda Guerra Mondiale ed immersa nel verde dei parchi. In serata sistemazione in hotel per la cena e il pernottamento.

VARSAVIA – ZELAZOWA WOLA – NIEPOKALANOW – CZESTOCHOWA 2° giorno Dopo la prima colazione partenza per la visita alla tomba di Beato Popieluszko, presso la quale nel 1987 pregò Papa Giovanni paolo II. Proseguimento per Zelazowa Wola, cittadina natale del grande compositore polacco Fryderyk Chopin. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio trasferimento a Niepokalanow, la città dell’Immacolata, il convento francescano fondato da Padre Massimiliano Kolbe. Proseguimento per Czestocho-wa. Sistemazione in hotel, cena e pernottamento.

CZESTOCHOWA 3° giorno Prima colazione in hotel. Intera giornata dedicata alla visita del Santuario dedicato alla Madonna Nera, luogo simbolo delle fede Polacca. Visita ai ricordi di Giovanni Paolo II e al tesoro del Santuario. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio continuazione della visita e possibilità di partecipazione alle celebrazioni religiose del Santuario. Via Crucis lungo le mura del Santuario. Cena e pernottamento in albergo. Preghiera dell’appello in Santuario.

CZESTOCHOWA – AUSCHWITZ – WADOWICE – KALWARIA – CRACOVIA 4° giorno Prima colazione e partenza per Auschwitz, luogo del sacrificio di S. Massimiliano Kolbe e di S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein). Sosta al campo di Birkenau per la visita alle baracche e alla zona dei binari. Quindi visita di Auschwitz e al campo tristemente noto luogo della morte di migliaia di innocenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Il campo è oggi Museo dell’Olocausto e Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.

PellegrinaggioPellegrinaggioPellegrinaggio ininin

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UNITÀ PASTORALE VERDELLINO-ZINGONIA

Organizzazione:Organizzazione: CCENTROENTRO DDIOCESANOIOCESANO PPELLEGRINAGGIELLEGRINAGGI Agenzia tecnica: OVETAgenzia tecnica: OVET Viale Papa Giovanni XXIII, 110Viale Papa Giovanni XXIII, 110--BergamoBergamo

da venerdì 3da venerdì 3da venerdì 3 a mercoledì 8a mercoledì 8a mercoledì 8

giugno 2016giugno 2016giugno 2016

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Al termine della visita partenza per Wadowice, città natale del Papa Giovanni Paolo II. Visita alla casa natale e alla Chiesa parrocchiale. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio trasferimento al Santuario di Kalvaria Zebridoska, luogo particolarmente amato dal Beato Giovanni Paolo II. Al termine proseguimento per Cracovia. All’arrivo sistemazione in hotel per la cena e il pernottamento.

CRACOVIA – Esc. WIELICZKA 5° giorno Dopo la prima colazione partenza per la visita guidata della città. Il centro storico è stato riconosciuto dall’Unesco come uno dei dodici preziosi complessi architettonici del mondo. Si potranno ammirare il Castello di Wawel (esterno) e la Cattedrale. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio escursione alle miniere di salgemma di Wieliczka, suggestivo museo naturale sotterraneo. In serata cena tipica presso una trattoria locale. Al termine rientro in hotel per il pernottamento.

CRACOVIA – ORIO AL SERIO – VERDELLINO 6° giorno Prima colazione in hotel. In mattinata visita al Santuario della Divina Misericordia e al Santuario di San Giovanni Paolo II. Pranzo in ristorante. Proseguimento per l’aeroporto di Cracovia. Operazioni d’imbarco e par-tenza per Orio al Serio con volo low cost. All’arrivo trasferimento a Verdellino.

QUOTA DI PARTECIPAZIONE

Minimo 25 partecipanti € 800,00 + volo

Minimo 30 partecipanti € 750,00 + volo

SUPPLEMENTO CAMERA SINGOLA € 180,00

QUOTA VOLO € 250,00

Soggetto a riconferma fino a definitiva emissione del volo

LA QUOTA COMPRENDE Trasferimenti da/per l’aeroporto in Italia Tour in bus riservato come da programma Sistemazione in hotel 3/4 stelle in camere a due letti con bagno o doccia Trattamento di pensione completa dal pranzo del primo giorno al pranzo dell’ultimo giorno Guida accompagnatrice per tutto il tour Visite guidate come da programma Ingressi a programma, auricolari per tutto il tour Assicurazione medica, bagaglio e annullamento viaggio Mance LA QUOTA NON COMPRENDE Bevande, ingressi non a programma, extra personali Tutto quanto non espressamente indicato alla voce “La quota comprende”

Prima Serata diPrima Serata diPrima Serata di Presentazione del PellegrinaggioPresentazione del PellegrinaggioPresentazione del Pellegrinaggio

MERCOLEDì 20 GENNAIO 2016MERCOLEDì 20 GENNAIO 2016MERCOLEDì 20 GENNAIO 2016 alle ore 20,45 “Sala del Consiglio”alle ore 20,45 “Sala del Consiglio”alle ore 20,45 “Sala del Consiglio”

Oratorio VerdellinoOratorio VerdellinoOratorio Verdellino

All’atto dell’iscrizioneAll’atto dell’iscrizioneAll’atto dell’iscrizione acconto di € 200,00acconto di € 200,00acconto di € 200,00

Al termine del periodo di iscrizione Al termine del periodo di iscrizione Al termine del periodo di iscrizione consegna del saldoconsegna del saldoconsegna del saldo

Iscrizioni entroIscrizioni entroIscrizioni entro

SABATO 19 MARZO 2016SABATO 19 MARZO 2016SABATO 19 MARZO 2016

Per informazioni e iscrizioniPer informazioni e iscrizioniPer informazioni e iscrizioni rivolgersi al Parrocorivolgersi al Parrocorivolgersi al Parroco

don Marco Tascadon Marco Tascadon Marco Tasca tel. fisso: 035 883238tel. fisso: 035 883238tel. fisso: 035 883238

eee---mail: [email protected]: [email protected]: [email protected]

Pellegrini nella terra di Giovanni Paolo II nell’Anno Santo della Misericordia Un cammino accompagnati dai Santi cominciando da Maria, venerata nel Santuario di Czestochowa, da S. Giovanni Paolo II, da S. Massimiliano Kolbe, da S. Teresa Benedetta della croce (Edith Stein, copatro-na d’Europa), da S. Faustina Kowalska, dal Beato Padre Jerzy Popieluszko. VERDELLINO – ORIO AL SERIO – VARSAVIA 1° giorno Ritrovo dei partecipanti e trasferimento all’aeroporto di Orio al Serio. Operazioni d’imbarco e partenza con volo low cost per Varsavia. All’arrivo incontro con la guida accompagnatrice e pranzo in ristorante. Nel po-meriggio visita della città vecchia, risorta dalla totale distruzione della Seconda Guerra Mondiale ed immersa nel verde dei parchi. In serata sistemazione in hotel per la cena e il pernottamento.

VARSAVIA – ZELAZOWA WOLA – NIEPOKALANOW – CZESTOCHOWA 2° giorno Dopo la prima colazione partenza per la visita alla tomba di Beato Popieluszko, presso la quale nel 1987 pregò Papa Giovanni paolo II. Proseguimento per Zelazowa Wola, cittadina natale del grande compositore polacco Fryderyk Chopin. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio trasferimento a Niepokalanow, la città dell’Immacolata, il convento francescano fondato da Padre Massimiliano Kolbe. Proseguimento per Czestocho-wa. Sistemazione in hotel, cena e pernottamento.

CZESTOCHOWA 3° giorno Prima colazione in hotel. Intera giornata dedicata alla visita del Santuario dedicato alla Madonna Nera, luogo simbolo delle fede Polacca. Visita ai ricordi di Giovanni Paolo II e al tesoro del Santuario. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio continuazione della visita e possibilità di partecipazione alle celebrazioni religiose del Santuario. Via Crucis lungo le mura del Santuario. Cena e pernottamento in albergo. Preghiera dell’appello in Santuario.

CZESTOCHOWA – AUSCHWITZ – WADOWICE – KALWARIA – CRACOVIA 4° giorno Prima colazione e partenza per Auschwitz, luogo del sacrificio di S. Massimiliano Kolbe e di S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein). Sosta al campo di Birkenau per la visita alle baracche e alla zona dei binari. Quindi visita di Auschwitz e al campo tristemente noto luogo della morte di migliaia di innocenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Il campo è oggi Museo dell’Olocausto e Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.

PellegrinaggioPellegrinaggioPellegrinaggio ininin

POLONIAPOLONIAPOLONIA V a r s a v i aV a r s a v i aV a r s a v i a C r a c o v i aC r a c o v i aC r a c o v i a

C z e s t o c h o w aC z e s t o c h o w aC z e s t o c h o w a

UNITÀ PASTORALE VERDELLINO-ZINGONIA

Organizzazione:Organizzazione: CCENTROENTRO DDIOCESANOIOCESANO PPELLEGRINAGGIELLEGRINAGGI Agenzia tecnica: OVETAgenzia tecnica: OVET Viale Papa Giovanni XXIII, 110Viale Papa Giovanni XXIII, 110--BergamoBergamo

da venerdì 3da venerdì 3da venerdì 3 a mercoledì 8a mercoledì 8a mercoledì 8

giugno 2016giugno 2016giugno 2016

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Unità Pastorale Verdellino-Zingonia della Diocesi di Bergamo Parrocchia S. Ambrogio Vescovo e Dottore

Parrocchia Maria Madre della Chiesa

Vacanza estiva per famiglie

da sabato 06 agosto a sabato 13 agosto 2016

Località Gisse S. Giovanni in Valle Aurina (BZ) - Alto Adige

Anche nel 2016 andremo nella casa di vacanza in autogestione Rotbach che si trova nella località Gisse a S. Giovanni, frazione di Valle Aurina (BZ), nell’omonima Valle, a m 1.017 s.l.m., in Alto Adige. La vacanza è organizzata in autogestione: ogni famiglia si occupa dell’ordine e della pulizia della propria camera; ogni partecipante è inserito in un grup-po, che a turno con altri svolgerà mansioni legate alla vita quotidiana della casa. Le giornate saranno caratterizzate da attività di escursione, di gioco e dalla preghiera insieme al mattino e alla sera. E’ um’ esperienza comunitaria familiare di vita cristiana. Ogni famiglia iscritta partecipa al programma stabi-lito; è necessaria la disponibilità alla vita di gruppo. I partecipanti vengono coinvolti nella preparazione, organizzazione e gestione della vacanza. La vacanza è guidata da don Marco (Parroco di Verdellino e di Zingonia).

Le camere della casa sono da 2, 3, 4, 5 e 6 posti letto e tutte dotate di servizi privati. Il n° max di recezione della casa è di 73 persone, ma in 20 camere. Perciò il n° delle famiglie accolte è subordinato alla composizione delle famiglie iscritte e fino alla disponibilità dei posti. La Valle Aurina (Ahrntal, in tedesco) è considerata una delle valli più incontaminate di tutto l’Alto Adige perché circondata da oltre 80 montagne che raggiungono e superano i tremila metri di altitudine, e ha mantenuto inalterati usi, costumi e tradizioni delle popolazioni alpine. La valle Aurina è la parte più settentrionale del territorio italiano e fa parte del Parco naturale Vedrette di Ries-Aurina. La località viene raggiunta dal gruppo partecipante con i mezzi pro-pri di ciascuna famiglia che deve essere autonoma per gli sposta-menti in loco.

Page 43: Il Germoglio n.ro 4/2015 - Emmanuele, Dio con noi

Destinatari della proposta di vacanza: coppie di fidanzati; coppie di sposi; famiglie (anche nonni con nipoti in grado di par-

tecipare alle escursioni). Può partecipare una famiglia anche senza il nucleo familiare completo. Possono aderire anche famiglie provenienti da altre parrocchie, anche se hanno la priorità nella parteci-pazione le famiglie dell’Unità Pastorale Verdellino-Zingonia.

Quota di partecipazione: comprende Vitto (colazione-break-pranzo-

merenda-cena), Alloggio e Tassa di soggior-no del Comune Valle Aurina;

€ 260,00 per giovani e adulti (€ 37,14 al gior-no)

€ 230,00 (€ 32,85 al giorno) per preadole-scenti e adolescenti 11-18 anni;

€ 210,00 (€ 30,00 al giorno) per bambini 6-11 anni;

€ 175,00 (€ 25,00 al giorno) per bambini 0-6 anni.

La famiglia o la coppia è considerata iscritta solo al versamento della quota di partecipazione. Sconto ulteriore per famiglie con tanti figli. Le spese di spostamento, per l’uso degli impianti di risalita e per eventuali ingressi in castelli, mi-niere, musei, ecc., sono a carico di ciascuno.

Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a don Marco

Tel. e fax: 035 883238

Cell.: 335 8020500 E-mail: [email protected]

Serata di Presentazione della Vacanza

Mercoledì 24 febbraio 2016 Ore 20,45

presso l’Oratorio di Verdellino

L’incontro è aperto a tutti senza nessun obbligo di partecipazione

Iscrizioni entro sabato 19 marzo 2016 salvo esaurimento posti

Page 44: Il Germoglio n.ro 4/2015 - Emmanuele, Dio con noi

36 è Natale

Il termine “presepe” deriva dal latino e significa greppia, mangiatoia, ma anche recinto chiuso, dove venivano custoditi ovini e caprini.L’origine del presepe risale all’epoca di S. Francesco D’Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rap-presentazione della natività.S. Francesco tornato da poco dalla Palestina, e colpito dalla visita a Betlemme, intendeva rievocare la scena della natività in un luogo, proprio Greccio, dove si esal-tasse la semplicità, la povertà, l’umiltà quasi come una nuova Betlemme.Nel presepe preparato da S. Francesco, non erano pre-senti la Vergine Maria, San Giuseppe e Gesù Bambino; nella grotta, dove era stata allestita la rappresentazione, c’era una mangiatoia sulla quale era stata deposta della paglia, ed erano presenti il bue e l’asinello. Il racconto recita così:

“I frati si radunano, la popolazione accorre; il bosco risuona di voci, e quella venerabile notte diventa splen-dente di luci, solenne e sonora di laudi armoniose. L’uomo di Dio (Francesco) stava davanti alla mangia-toia, pieno di pietà, bagnato di lacrime, traboccante di

gioia. Il rito solenne della messa viene celebrato sopra alla mangiatoia e Francesco canta il Santo Vangelo. Poi predica al popolo che lo circonda e parla della nascita del Re povero che egli chiama “il Bimbo di Betlemme”.

Una descrizione dettagliata della notte in cui fu allestito il primo presepio di Greccio è stata la fonte che ha usa-to Giotto per comporre l’affresco “Presepe di Greccio” nella Basilica superiore di Assisi.Dopo S. Francesco, la tradizione del presepio si diffuse oltre che nelle chiese, anche nelle case fino ai giorni nostri. In un mondo così materialistico il Papa ci invita a ritro-vare il vero significato del Natale attraverso il presepio. La vicinanza del Natale ci riempie il cuore di gioia. Gesù nacque in una famiglia come un figlio, in una famiglia umana e ogni anno possiamo rivivere nel presepio questa scena così tanto bella “.FACCIAMO POSTO A GESU’ CHE VIENE, ACCOGLIA-MO GESU ’ NELLE NOSTRE CASE E NELLE NOSTREFAMIGLIE.

I catechisti di Verdellino e Zingonia

Il presepe

Page 45: Il Germoglio n.ro 4/2015 - Emmanuele, Dio con noi

37Feste e ricordi

BATTESIMI25 ottobre 2015 nella parrocchia di Zingonia

Santapaola Marco di Luca e Vitali Roberta

08 novembre 2015 nella parrocchia di ZingoniaAlbani Giacomo di Mauro e Reffo Anna

06 dicembre 2015 nella parrocchia di VerdellinoPrisco Giacomo di Mario e Izzo Orlanda

13 dicembre 2015 nella parrocchia di ZingoniaBerloffa Riccardo di Andrea e Forlani Vanessa

Vasquez Hrosu Alexander di Mauricio e Hrosu Viorika

DEFUNTICortinovis Mariangela di anni 73 morta il 04 novembre 2015della Parrocchia di VerdellinoPulici Diego Francesco di anni 67 morto il 10 novembre 2015della Parrocchia di VerdellinoPocorobba Antonio di anni 81 morto il 11 novembre 2015della Parrocchia di VerdellinoRegonesi Bortolo Paolo di anni 80 morto il 12 novembre 2015della Parrocchia di Verdellino

Valentini Francesco di anni 86 morto il 30 novembre 2015della Parrocchia di VerdellinoAdami Armando di anni 73 morto il 03 dicembre 2015della Parrocchia di VerdellinoVezzoli Maria di anni 83 morta il 04 dicembre 2015della Parrocchia di ZingoniaForlani Palmina di anni 82 morta il 05 dicembre 2015della parrocchia di Verdellino

La foto dei defunti (anche per anniversari) è pubblicata solo su esplicita richiesta dei familiari e consegna della relativa foto in formato digitale e inviata all’indirizzo mail [email protected]

Il necrologio con foto ha un costo di € 10,00.

ANNIVERSARI

Stefanoni Giovanni Mariom. 27-12-2009

Scarpellini Domenicadi anni 92

Ringraziamo Dio per averci donato te come mamma! Ringraziamo te mamma per averci fatto conoscere Dio! Dalla terra al cielo: Auguri mamma!

Page 46: Il Germoglio n.ro 4/2015 - Emmanuele, Dio con noi

38 GiocandoSOLUZIONE

Page 47: Il Germoglio n.ro 4/2015 - Emmanuele, Dio con noi

verdellinozingonia.itNUMERI UTILI

Parroco:Don Marco Tasca | Via S. Ambrogio, 1 Verdellino

035 88 32 38 | 335 80 20 500 | [email protected] di ricevimento del Parroco: ogni giovedì dalle 17.30

alle 18.30 e ogni sabato dalle 14.30 alle 16.00

Vicari interparrocchiali:Don Francesco Sanfilippo | Via Roma,3 Verdellino

035 88 21 76 | 380 36 91 515 | [email protected] Alberto Bongiorno | Corso Asia, 15 Zingonia

035 88 21 51 | 333 66 01 281 | [email protected]

Scuola dell’Infanzia Parrocchiale:Direttrice Suor Anna Carminati | Via Santuario, 2 Verdellino | 035 88 23 46

DISPONIBILITÀ CONFESSORIVenerdì dalle 16.00 alle 17.00 a Verdellino (don Francesco)

Venerdì dalle 17.00 alle 18.00 a Zingonia (don Alberto)Sabato dalle 8.00 alle 9.00 a Verdellino (don Marco)

VISITA AI MALATI E UNZIONE DEGLI INFERMISi pregano i parenti di informare i sacerdoti in caso di malattia di un familiare

ORARI APERTURA SEGRETERIA ORATORIO DI VERDELLINOmercoledì 15:30/17:00 | giovedì 9:00/10:15 | venerdì 17:30/19 |

sabato 15:30/16:30 | domenica 9:00/11:00Tel. e Fax 035 88 21 76

e-mail: [email protected]

ORARI APERTURA CENTRO DI PRIMO ASCOLTO E COINVOLGIMENTO Martedì dalle 14.00 alle 17.00 | Tel. 035 882176 – Cell 340 4921283 – [email protected]

SANTE MESSE

Verdellino Zingonia

Giorni feriali 7.30-17.00 18.00

Cimitero ogni giovedì alle 9.30sospesa messa di Verdellino delle ore 7.30

Sabato prefestiva 17.00 18.00

Domenica 8.00-10.00-18.00 8.00-10.30-16.00**al Policlinico San Marco

Direttore Editoriale: Don Marco Tasca

Sede della redazione: Oratorio di Zingonia C.so Asia 15 Zingonia di Verdellino035 88 21 51

Comitato di redazione: PIETRO TOGNI - MONIA GHILARDI - FRANCESCA GAMBA - FEDERICA MARCOLIN - VINCENZA PISCITELLI - LAURA PRIMOFRUTTO - DON ALBERTO BONGIORNO

Hanno collaborato in questo numero: Don Marco Tasca, don Francesco Sanfilippo, la redazione de il “#RampaFò”, Antonello Ceruti, Aronne Gia-quinta, Nunzio Giubertoni, Hermes Scarpellini, i bambini del “Fuoriclasse”, una mamma della Scuola dell’Infanzia parrocchiale

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Periodico delle Parrocchie di Sant’Ambrogio Vescovo e Dottore in Verdellino e di Maria Madre della Chiesa in Zingonia

Supplemento al Giornale NEW ENTRYSede: Via Tresolzio, 4824030 Brembate di Sopra (Bg)Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000

Direttore Responsabile:Gianluca Boffetti

Grafica e stampa a cura di:

v. Sora, 24 - Nembro BG380 86 16 624

Controllo qualità:Andrea Madaschi

[email protected]

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