Il Gazzettino della Farmacia

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Distribuzione gratuita - Anno 10 - n. 3/2012 - Maggio/Giugno CONSIGLI Vitamine indispensabili BENESSERE Intolleranze alimentari FONTE DI VITA

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Gazzettino Maggio_Giugno 2012

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CONSIGLIVitamine indispensabili

BENESSEREIntolleranze alimentari

FONTE DI VITA

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L’acqua è un bene indispensabile per la vita di uomini, animali e piante.

Noi stessi siamo acqua per il 70%. Dovremmo tutelarla in quanto risorsa scarsa

e preziosa, ma il pianeta è già in allarme: siamo sette miliardi e quasi un quarto

degli umani ha una sussistenza idrica precaria. Nello Speciale troverete di tutto

e di più, per mantenere il bilancio idrico dell’organismo. Bere di frequente è

poi indispensabile alla mamma in gravidanza, come pure nell’allattamento.

Quanto alla scelta tra acqua minerale o acqua del rubinetto, dipende dal gusto

ma soprattutto dalle caratteristiche dell’acqua. Occorre, insomma, leggere

l’etichetta.

L’Approfondimento riguarda la trombofilia, vale a dire l’ipercoagulazione del

sangue, un fenomeno spesso ereditario che porta ad alto rischio di trombosi.

Sul fronte anziani ragioniamo di incontinenza: in Italia ne sono afflitti quasi

3 milioni di uomini e di donne ma solo uno su dieci si rivolge al medico per

affrontare il problema.

Siamo prossimi alle vacanze e vale la pena di soffermarsi sui disturbi

gastrointestinali del viaggiatore, a partire dalla “maledizione di Montezuma”.

Seguite attentamente le avvertenze del nostro esperto. L’avvento della bella

stagione vede le zecche uscire dal letargo invernale e cercare un ospite

da parassitare. Prevenzione e controlli giornalieri sono utili a proteggere i nostri

amici a quattro zampe, e spesso anche noi.

Uno sguardo, infine, alle vitamine, indispensabili per la vita, che il nostro

organismo non produce. Le troviamo nel cibo e negli integratori, di cui avvalerci

con intelligenza, seguendo il consiglio dell’amico farmacista.

S.M.

SommarioSPECIALE

Fonte di vita da preservare

CONSIGLIIndispensabili per tutta la vita

APPROFONDIMENTOTrombofilia

BENESSERETempo di vacanze

ANZIANIIncontinenza proibita

SALUtE A 4 ZAMPEAttenzione alle zecche

BENESSEREIntolleranze alimentari

RISPONDE IL FARMACIStA

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È un medicinale. Leggere attentamente il foglio illustrativo. Attenzione i medicinali vanno assunti con cautela, per un breve periodo di tempo, non superando le dosi consigliate e solo per le indicazioni riportate nel foglio illustrativo. In caso di dubbio rivolgersi al medico o al farmacista. Domanda di autorizzazione alla pubblicità depositata al Ministero della Salute in data 06/07/2011.

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Curiamoci dell’acqua

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Dell’acqua si sa che è il bene fondamen-tale per la vita di uomini, animali e pian-te. Nutre le montagne e il mare, alimenta i cicli biologici più sofisticati e quelli più semplici. In passato la sua sacralità era sancita, i latini ne imponevano il rispetto, in quanto prezioso patrimonio pubblico. Oggi non è più così, il nostro modello di sviluppo vorrebbe farla diventare un biso-gno (che si paga) rispetto a un diritto (ina-lienabile). Da qui il referendum del giugno scorso in Italia, quasi plebiscitario a favo-re dell’acqua pubblica. L’acqua è scarsa e preziosa, tanto che il Consiglio d’Europa già nel 1968 aveva promulgato la Car-ta Europea dell’Acqua e dal 1993 è nata, a opera delle Nazioni Unite, la giornata mondiale dell’acqua come occasione per sensibilizzare istituzioni e società civile su una emergenza mondiale e sulle possibili soluzioni per fronteggiarla.

ConSuMo tripliCato

Nel corso del ventesimo secolo, la popo-lazione mondiale si è triplicata mentre il consumo di acqua è aumentato di sei vol-

te. Secondo i dati FAO, il consumo mon-diale di acqua raddoppierà nei prossimi vent’anni. Si stima che nel 2030, se saran-no mantenuti gli attuali tassi di consumo d’acqua, cinque dei 7,9 miliardi di persone presenti sul nostro pianeta si troveranno in aree con acque non potabili o inappro-priate per cucinare il cibo e per l’igiene personale. Gli esperti prevedono che per il 2025 il mondo inizierà a soffrirne in modo preoccupante sia a livello di equilibri am-bientali che socioeconomici. La situazione attuale è già allarmante: siamo già sette miliardi sul pianeta e quasi un quarto di noi umani ha una sussistenza idrica pre-caria. Non a caso molti conflitti in atto nel mondo partono dall’acqua: non per sete di potere, semplicemente per la sete.

SiaMo aCqua per il 70%

Poi c’è l’acqua che è in noi. Siamo acqua al 70% e abbiamo il dovere di mantenere il bilancio idrico del nostro organismo in perfetto equilibrio. Basta infatti perdere il 2-3% di acqua corporea per avvertire sen-sazione di fatica che si accompagna a ner-

vosismo. La disidratazione induce il collas-so, può portare al decesso. A una persona adulta, in condizioni normali di tempe-ratura, occorrono 2 litri e mezzo d’acqua al giorno. In piccola quantità provvede direttamente l’organismo, altri liquidi li assumiamo tramite gli alimenti. La gran parte, almeno 1 litro e mezzo, viene intro-dotta attraverso le bevande, soprattutto l’acqua. E qui cominciano, almeno da noi, i problemi.

il dileMMa dell’aCqua

Che cosa scegliere, l’acqua minerale o quella del rubinetto? Un dilemma che non affligge gente che pure ci somiglia. Qua-si ovunque nei Paesi occidentali (Spagna, Germania, Stati Uniti, Inghilterra) si beve l’acqua “municipale” mentre noi italiani e in parte i francesi preferiamo l’acqua mi-nerale, convinti che sia più sana e natura-le. E persino più pura, sostengono alcuni, anche se nessun dato di scienza avvalora questa sensazione.

Fonte di vita da preservarel’acqua è un bene primario, insidiato dalla scarsità e dalla dissennatezza di chi la sperpera a danno di chi ne è privo. Bere il giusto è un impegno per l’intero mondo occidentale. la necessità di un corretto bilancio idrico

Enormi differenze e iniquitàIl Sud del mondo non ha da bere men-tre l’emisfero Nord spreca l’acqua. I Pae-si ricchi consumano l’80% delle risorse idriche mondiali. Un terzo dell’acqua che consumiamo si disperde nei tubi cola-brodo, consumiamo poco di meno (250 litri al giorno) degli statunitensi. In Mada-gascar solo 10 litri. La siccità o la cattiva qualità dell’acqua in

Africa e in Asia fanno morire ogni anno 3 milioni di esseri umani per dissenteria, 1,5 milioni per malaria. Un umano su cin-que non ha acqua potabile, ogni dieci secondi un bambino muore di sete. E le previsioni non sono incoraggianti: entro il 2100 le acque di superficie (il solo 3 per cento del totale delle acque del pianeta) saranno consumate.

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Speciale

la legge parla Chiaro

Differenze la legge non ne fa, sancisce sol-tanto che l’acqua dev’essere potabile: per capirci, o l’acqua si può bere oppure non la si deve bere. Quindi il primo requisito

dell’acqua è che sia batteriologicamente pura, cioè priva di germi; ulteriormente deve essere incolore, priva di odori e sapo-ri anomali, limpida e fresca, non deve con-tenere troppi sali minerali, deve essere pri-va di residui tossici: proprio per questo per alcune sostanze “indesiderabili” sono spe-cificati i limiti massimi di presenza, sempre

molto al di sotto della soglia di nocività. In ogni caso ci sono differenze tra un’acqua e l’altra, anche solo per il tenore salino dal quale dipende il gusto.

di Gianni Poli

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Avvertenze in gravidanza Chi aspetta un bimbo ha necessità di bere di più per tre motivi: sostenere l’aumentato flusso di sangue, costruire i tessuti del nascituro, formare il liquido amniotico. A partire dal terzo mese oc-corrono 1,5 – 2 litri in più di acqua al gior-no e la necessità di liquidi aumenta con l’arrivo dell’estate (temperatura e umidi-tà vanno contrastate). Bere di frequente è indispensabile alla mamma in attesa, come pure nell’allattamento quando la stessa produzione di latte comporta il consumo di acqua. Quanto alla scelta tra acqua minerale o acqua del rubinetto, dipende in parte dal gusto ma soprat-tutto dalle caratteristiche dell’acqua. Oc-corre insomma leggere l’etichetta, dove sono riportati i parametri utili. Anche i Comuni dichiarano la composizione

dell’acqua che erogano e spesso questa è migliore di molte in bottiglia vendute a caro prezzo (ma i dati si riferiscono all’ac-qua che esce dall’acquedotto, non al ru-binetto di casa). I parametri da valutare sono il residuo fisso (150-200 mg/l), il pH (5,7-6,7), il bicarbonato (circa 100 mg/l), il calcio (circa 100 mg/l), i nitrati (max 10 mg/l), il sodio (max mg/l), ma rispetto a quello presente nell’acqua è molto più importante ridurre il consumo di salumi e formaggi. Quanto all’acqua in bottiglia, se liscia o frizzante, è solo un problema di gusto: l’aggiunta di anidride carbonica non ne modifica le proprietà. Le bollicine placa-no maggiormente lo stimolo della sete e, in gravidanza, aiutano a sopportare meglio le nausee del primo periodo.

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Il termine vitamine (dal tedesco Vitamin), ovvero “indispensabili per la vita” fu mante-nuto anche quando si riconobbe che non tutte erano ammine (la classe chimica dei composti). Sono comunque sostanze indi-spensabili per l’organismo, che l’organismo non può produrre.Volendo definire esattamente le vitami-ne dal punto di vista biochimico sappia-mo che sono sostanze che vanno assunte giornalmente in quantità indicate secondo RDA (razione giornaliera raccomandata) rispetto alle quali, volendo considerare il paziente nella sua individualità (età, stato di salute, stato di attività, concomitante as-sunzione di farmaci, segni e sintomi clinici, risultati di esami di laboratorio), sono lecite delle variazioni.

Sono classificate in due grandi categorie: liposolubili ed idrosolubili.Le idrosolubili, vitamina C e vitamine del gruppo B, sono assorbite a livello intesti-nale, e quando in eccesso, vengono escre-te con le urine. Le liposolubili, insolubili in acqua hanno la proprietà di sciogliersi nei grassi, vitamina A, D, E, F, K. Sono digerite come i grassi e immagazzinate nel fegato. La vitamina E è accumulata invece nel tes-suto adiposo. In eccesso possono dare pro-blemi di accumulo e risultare tossiche.Vanno considerati diversi fattori esterni che sollecitano l’organismo facendolo entrare in carenza: pasti frettolosi, vita frenetica, cibi pronti, stati di convalescenza, gravi-danza, allattamento, dieta vegetariana, in-vecchiamento.

La dieta se varia e bilanciata dovrebbe for-nirne le quantità più adatte, ma è ormai evidente che per errori nella scelta e nella cottura dei cibi, la difficoltà di disporre di alimenti ricchi di vitamine è quasi un’uto-pia. L’industria alimentare e farmaceutica ha messo a punti diversi formulazioni con-tenenti una o più vitamine. Ma come sce-gliere? Lo si può fare assumendo un mul-tivitaminico e forse non si sbaglia in uno stato di convalescenza, dopo una malattia in cui l’organismo sottoposto a stress ha bi-sogno di risollevarsi, oppure possiamo sce-gliere una sola o poche vitamine che risul-tano necessarie in particolari fasi della vita, pensiamo alla vitamina K e alla vitamina D somministrate ai neonati nelle prime set-timane di vita, o all’acido folico (vitamina

Indispensabili per tutta la vita

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Consigli

B9) consigliata in gravidanza per prevenire la spina bifida nel nascituro. Se non sono del tutto definiti i reali fabbisogni vitami-nici in gravidanza si sa che carenze di vita-mina E, vitamina C, niacina (vitamina B3) e acido folico possono creare malformazioni senza per altro eccedere con la vitamina A che può risultare teratogena. Lo stato nu-trizionale della mamma diventa fondamen-tale anche in allattamento e per quanto il latte materno sia un alimento completo di nutrienti e fattori protettivi per il sistema immunitario il contenuto in vitamine di-pende molto dalla dalla sua alimentazione. Il colostro, il primo liquido prodotto dalle ghiandole mammarie di tutti i mammiferi per alcuni giorni dopo la nascita, assun-to dal neonato nelle prime ore di vita gli consente di dotarsi di sistema immunitario e di attivare tutte le funzioni metaboliche perché è un alimento ricco di immunoglo-buline, anticorpi del sistema immunitario, e fattori nutrizionali (vitamine,minerali, pro-

teine). Disponibile in forme ad uso orale viene utilizzato in acuto, nelle diarree, e in prevenzione perché la maggior parte dei microrganismi patogeni esercitano la loro azione aderendo alle pareti della mucosa intestinale. è in grado di aumentare le dife-se diminuendo la suscettibilità nei confron-ti di malattie virali e batteriche. In caso di diete dimagranti o nei vegetaria-ni l’assunzione di vitamine diventa invece un’integrazione atta a evitare carenze, poi-ché molte vitamine sono presenti esclu-sivamente o in misura più abbondante in alimenti di origine animale (alcune vitami-ne del gruppo B). Negli sportivi l’utilità di assumerle nasce dalle stress ossidatìvo cui va incontro l’organismo sottoposto a in-tensa attività fisica, che libera una quantità elevata di radicali liberi. Alcune vitamine in particolare hanno un’azione antiossidante: vitamina A, C E. Negli adulti, soggetti impegnati nel lavoro e con una vita sociale intensa, l’integrazio-

ne vitaminica può essere utile per mante-nere una buona forma fisica e ridurre dif-ficoltà di concentrazione, affaticamento e stanchezza a fine giornata. In questi casi, ma non solo, parlando di soggetti in buo-na salute, per favorire un rapido recupero non è sempre necessaria l’assunzione in dosi massicce. Può essere sufficiente rie-quilibrare, il metabolismo risponde anche a basse dosi e a seconda delle necessità in-dividuali si possono utilizzare anche rimedi in diluizione omeopatica per compensare le carenze dovute a fattori esterni o costi-tuzionali.Nell’anziano un certo rallentamento delle attività fisiologiche si traduce in una diffi-coltà di concentrazione, perdita di memo-ria, diminuzione dell’attenzione e del ritmo sonno-veglia, peggiorati da carenze nutri-zionali o a diete monotone. Sono disponi-bili rimedi attivi a livello cellulare, d’organo e di tessuto associabili a oligoelementi e vitamine omeopatizzate impiegati con lo scopo di recuperare, sostenere e stimola-re una funzionalità e garantire una vita il più possibile serena, non dimentichiamo che alcune vitamine hanno riflessi positivi sull’umore.

di Patrizia Mantoessi, farmacista a Monza

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Le idrosolubili, vitamina C e vitamine del gruppo B, sono assorbite a livello intestinale, e quando in eccesso, vengono escrete con le urine. Le liposolubili, insolubili in acqua hanno la proprietà di sciogliersi nei grassi, vitamina A, D, E, F, K. Sono digerite come i grassi e immagazzinate nel fegato.

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ApprofondimentoTROMBOFILIA

Anomalia poco notaFenomeno opposto all’emofilia, si tratta dell’ipercoagulazione del sangue

spesso causata da alterazioni ereditarie della coagulazione. purtroppo provoca un alto rischio di trombosi

a cura di Jean Pierre Candido, Specialista in Chirurgia Generale e Responsabile del raggruppamento di Chirurgia Generale

alla Casa di Cura “Sedes Sapientiae”

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II

La trombofilia è un’anomalia della coagulazione del sangue che provoca un alto rischio di trombosi. Desiderando comprendere al meglio il problema, partiamo dalla sua patologia opposta, chiamata emofilia, di più facile comprensione. L’emofilia è una malattia eredi-taria che colpisce quasi esclusivamente i maschi e si manifesta con episodi di sanguinamenti di lieve o grave entità, spesso responsabili del decesso del paziente: il sangue sgorga, senza fermarsi né coagu-larsi. La trombofilia invece, è l’opposto dell’emofilia; infatti il proble-ma sta nel sangue che si ipercoagula in modo anomalo a causa di alterazioni ereditarie della coagulazione. Questo problema porta la persona che ne è affetta a lamentare frequenti episodi di trombosi a causa dei grumi che si formano all’interno dei vasi.

Per completare questa spiegazione, immaginate che nel sangue esi-sta una bilancia; su un piatto abbiamo un’attività pro coagulante, mentre nell’altro un’attività anti coagulante. La bilancia deve essere perfettamente in equilibrio; infatti, se una delle due attività predo-mina, il sangue del paziente coagulerà troppo (trombofilia) o fluidi-ficherà in eccesso (emofilia).

Che CoSa Sono le troMBoSi?

La trombosi è la formazione di uno o più coaguli di sangue all’inter-no di vasi venosi o arteriosi, formanti masse solide composte da tut-ti gli elementi contenuti nel sangue (globuli bianchi, rossi, piastrine, fibrina, ecc.), somiglianti a ”sanguinacci” , detti”trombi”. Questi ultimi possono anche aderire alle pareti senza occludere i vasi o ostruirli completamente. Quando questi coaguli si formano l’evoluzione del-la malattia trombotica può essere drammatica .Il trombo (grumo di sangue) se coinvolge una vena può staccarsi, migrando nella corrente venosa fino a provocare un’ostruzione dei

vasi polmonari, responsabile nel 3% dei casi di brutali arresti cardia-ci. Se invece il coagulo coinvolgerà un’arteria, provocherà un ictus, responsabile ad esempio di una paralisi dell’emicorpo (emiparesi). Se il coagulo si frammenta e si distacca, l’embolo conseguente bloc-cherà il vaso corrispondente privandolo dell’erogazione del san-gue, con le conseguenze che seguono: • ischemia (che potrà evolvere verso la gangrena), quando il pro-

blema è localizzato ad un arto;• ictus: quando il problema interessa un vaso del cervello.

troMBoFilia: SintoMi rivelatori

Flebiti, trombosi e flebo trombosi sono le espressioni più frequen-ti, rivelatrici della trombofilia. In questi casi la trombosi coinvolge una vena (flebo) e si manifesta prevalentemente a livello degli arti inferiori, laddove le pressioni venose sono alte e le condizioni locali (immobilità prolungata, ingessature, varicosità, interventi chirurgici recenti, post partum, ecc.) possono essere sfavorevoli allo scorri-mento del sangue.Le flebo trombosi possono coinvolgere la circolazione principale dell’arto inferiore (vene profonde), provocando cosi una triade di sintomi tipici: dolore, gonfiore, arrossamento della gamba. Se la trombosi coinvolge una vena superficiale (safena o collaterali) i sin-tomi sono diversi poiché si tratta di un arrossamento doloroso con indurimento e calore sul tragitto della vena colpita.

le poSSiBili CauSe

Esistono due tipi di trombofilia: la prima, ereditaria (o congenita); la seconda, acquisita.

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• Trombofilia ereditaria: in questo caso la mutazione dei geni mo-difica la bilancia che permette al sangue di non essere mai trop-po fluido o mai troppo coagulato. Le due mutazioni più frequenti sono da attribuire a geni che portano a una sovrattività del fatto-re V (Leiden) o del fattore protrombina. Queste forme ereditarie possono essere anche la conseguenza di una deficienza di fattori anticoagulanti (deficienza in antitrombina III, proteina C, proteina S). Esistono altre forme rare come la mutazione del fattore XIII o del fibrinogeno.

• Trombofilia acquisita: un’estrema varietà di condizioni può pro-vocare stati trombotici. Per facilitare la comprensione di questo fenomeno, immaginate che il sangue presenti una fluidità conse-guente alla quantità di cellule (globuli bianchi, rossi, piastrine) e sostanze (proteine, zuccheri, grassi…) contenute in esso in pro-porzioni variabili. Modificandosi le proporzioni delle sostanze sopraddette, varierà la fluidità; questo potrà creare un problema di ipercoagulabilità (formazione di trombi). Si spiega quindi come mai certe malattie come il cancro, sindromi mieloproliferative (ec-cessiva produzione di globuli rossi), trombocitosi (eccesso di pia-strine), creano un stato di ipercoagulabilità. Le metastasi, malattie autoimmuni (Lupus, sclerodermia) favoriscono i conflitti cellulari all’interno dell’organismo generando l’alterazione della bilancia coagulativa e provocando così le trombosi. Ricorderemo anche l’aumento del rischio trombotico durante la gravidanza e per l’obesità. Infine esiste un parallelismo fra i livelli d’omocisteina e le trombosi che possono dipendere dai livelli di vitamine B6, B12, o dell’acido folico.

l’uSo di orMoni FeMMinili eStrogeni

Gli estrogeni utilizzati sia come anticoncezionali sia nella terapia or-monale sostitutiva della menopausa, aumentano (da due a sei volte)

il rischio di trombosi venosa. Essa dipende da molti fattori come: la concentrazione; il tipo di estrogeno; i fattori trombofìlici presenti. Gli estroprogestativi di terza generazione sono più a rischio di trombosi.Vorrei insistere sul problema maggiore al quale si espongono le don-ne nell’associare estrogeni e fumo. Il rischio d’ictus aumenta del 25%, senza contare il rischio d’infarto e di trombosi anche in età gio-vane. In uno studio recente su 680 donne affette da ictus cerebrale, più del 70% usava ormoni e/o fumava.

quali i teSt per la diagnoSi

Dopo l’indagine (l’anamnesi storica, anche familiare) associata all’esa-me clinico ed Ecodoppleristico completo, alla ricerca di localizzazio-ne occulta, chiederemo specifici esami ematologici, mirati sia alla ri-cerca di mutazioni genetiche, sia alla presenza di anticorpi circolanti; esami che possono poi essere approfonditi, nei casi di pazienti con familiarità sospetta (aborti spontanei, parenti di primo grado affetti da trombosi), o nel caso di trombofilie secondarie. In caso di positivi-tà, l’estensione degli esami sarà allargata a tutta la discendenza.

il trattaMento della troMBoFilia

Se la malattia è responsabile d’episodi ricorrenti, in grado di mettere a rischio la vita del paziente, si renderà indispensabile un trattamento anticoagulante permanente. Se la trombofilia è acquisita, ne tratte-remo le cause.Come punto finale, insisterei sulla prevenzione del rischio di trom-bosi, chiedendo una maggiore attenzione nell’uso degli estrogeni, soprattutto allargando la richiesta dei test ematologici trombofìlici e vietando la prescrizione di trattamenti estrogeni a chi fuma.

ApprofondimentoTROMBOFILIA

III

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Anche durante le tanto agognate e merita-te vacanze, le infezioni sono sempre in ag-guato e rischiano di tramutarsi in nausee, dissenteria, coliche e altre patologie intesti-nali difficilmente gestibili durante una va-canza, per non parlare dei casi più gravi che richiedono addirittura il ricovero in ospe-dale. Si tratta di un processo noto a medici e ricercatori che vede protagonisti alcuni batteri, principalmente l’Escherichia coli enterotossigenico (EtEC), che contamina-no cibi non ben cotti e soprattutto bevan-de e vengono assunti dagli ignari turisti. Le popolazioni locali sono di norma immuni perchè questi microrganismi vengono tol-lerati dal sistema immunitario dell’ospite e tale tolleranza viene trasmessa a livello ge-netico. Questo non accade ai viaggiatori il cui sistema immunitario non è in grado di rispondere correttamente al contagio, e si manifestano così queste spiacevoli patolo-gie. Questo complesso di sintomi (soprat-tutto legati all’apparato digerente) prende il suggestivo nome di “maledizione di Mon-tezuma” dal nome del sovrano azteco che guidò, nella prima metà del 1500, la lotta ai conquistadores spagnoli , il quale per la sua fama di stregone ed esperto nelle arti divi-natorie legò il proprio nome a maledizioni e sortilegi.

CiFre da Capogiro

Questa “maledizione” interessa, ogni anno, almeno un milione di italiani,specialmente coloro che si recano in vacanza in paesi in via di sviluppo, in particolare Africa, Suda-merica o paesi Orientali, dove spesso i turi-sti finiscono per essere colpiti da fastidiosi problemi intestinali, diarrea e disidratazio-ne. Le regole d’oro da seguire sono sempli-ci: non bere acqua corrente, non mangiare

verdure, se non ben cotte, gelati, ghiaccio, e tantomeno carni non perfettamente cu-cinate. E ancora, evitare di acquistare cibo da venditori ambulanti, bere solo acqua in bottiglia, preferibilmente gassata (che diffi-cilmente può essere contraffatta), o se si ha a disposizione solamente l’acqua del rubi-netto, è vivamente consigliato bollirla pri-ma di berla. Anche il latte va sempre bollito, per debellare i virus che sono all’origine del 70% delle diarree del viaggiatore (mentre il restante 30% è dovuto generalmente a protozoi, come l’ameba). Se malgrado tutti questi accorgimenti Montezuma si acca-nisce, e si verificano comunque problemi intestinali, occorre affidarsi a farmaci che è bene portarsi in valigia in ogni viaggio. tra questi, un rimedio naturale ed efficace è rappresentato dagli innovativi fermenti lisati fisiologici, che aiutano a prevenire la diarrea del viaggiatore, favoriscono l’equi-librio della flora batterica fisiologica e sti-molano il sistema immunitario a livello gastrointestinale, riuscendo a contrastare le diarree nell’arco di 24 ore.In questo modo si sostiene il corretto equi-librio della flora intestinale, scongiurando i disturbi del viaggiatore senza correre il rischio di “stoppare” il problema intestina-le cadendo nel problema opposto, cioè la stipsi. Per favorire le funzioni digestive, il ritmo e la peristalsi intestinale, inoltre, è utile assumere un corretto apporto di Vita-mine e Sali minerali, integrando l’alimenta-zione con principi attivi vegetali , come la Curcuma e lo Zenzero, capaci di sostenere le funzioni digestive e la depurazione di fe-gato e reni (Verga d’oro e Cardo Mariano).

di Federico Poli

Benessere

Vacanzea rischioCome prevenire la “maledizione di montezuma” e i disturbi gastrointestinali del viaggiatore

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Viaggiare non è uno scherzo, prudenza e prevenzione possono aiutarci ad evitare i disturbi gastrointestinali, senza compromettere il buon esito di vacanze e viaggi di lavoro

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Un pacemaker per fare la pipìLa Neuromodulazione sacrale può mi-gliorare la qualità di vita, eliminando o riducendo notevolmente l’handicap di essere incontinenti. Si tratta di un sistema costituito da un piccolo neurostimolatore impiantabile molto simile a un pacema-ker, un elettrodo e un telecomando. Il congegno è inserito in una tasca sottocu-tanea appositamente creata nella parte superiore della natica. L’elettrodo, invece,

è un sottile filo metallico che conduce deboli impulsi elettrici ai nervi che con-trollano gli organi e i muscoli deputati a controllare lo stimolo urinario. L’impian-to avviene con un intervento mininvasi-vo effettuato in anestesia locale. Prima dell’impianto definitivo, viene effettuato un test di stimolazione. Se durante que-sto periodo di prova il paziente ottiene i benefici sperati, si procede con l’impian-

to definitivo. La fase di prova permette al medico di impostare al meglio il disposi-tivo in modo che risponda il più possibile alle esigenze specifiche del paziente. La Neuromodulazione sacrale, intervento coperto dal Servizio sanitario nazionale, può essere valida alternativa alla terapia farmacologica tradizionale quando que-sta non risulta sufficiente o soddisfacente per il paziente.

Per poter dare una migliore spiegazione di cos’è l’incontinenza, definiamo prima di tut-to cosa sia la continenza. Una persona con-tinente è in grado di fare 4 cose: avvertire la necessità di urinare e defecare, identificare un luogo appropriato; raggiungere il luogo appropriato; trattenere l’urina e le feci fino a che non raggiunge tale luogo. Se una di queste condizioni non si realizza, la persona è o rischia di diventare incontinente. Partico-

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Incontinenza proibita

Secondo una recente ricerca epidemiologica inglese (the lancet 2007) a livello mondiale, circa il 25% delle donne e il 10% degli uomini soffrono di questa patologia (in italia quasi 3 milioni) ma solo 1 su 10 si rivolge al medico per cercare di risolvere il problema

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larmente a rischio sono gli anziani, le donne che hanno avuto quattro o più figli e/o tra-vagli lunghi e difficili, i disabili sia come effet-to diretto della loro condizione sia come ef-fetto secondario della loro mobilità ridotta. Sebbene entrambi i sessi in qualsiasi periodo della vita possano soffrire di incontinenza, le donne hanno una probabilità molto più alta degli uomini e tendono ad incontrare il pro-blema più precocemente.

CoMe Curarla

L’incontinenza femminile ha diverse possi-bilità di soluzione. Per ridurre o eliminare l’urgenza di andare in bagno e quindi la conseguente incontinenza esistono oggi sul mercato dei farmaci, ottenibili solo con la ricetta del proprio medico curante, che riducono la contrattilità vescicale alzando-ne sia la soglia di sensibilità al riempimento sia la capacità di riempimento. Si tratta dei farmaci antimuscarinici, compresse orali che hanno un effetto positivo sulla riduzione del problema. Diverse le cure, invece, per l’in-continenza da sforzo: in assenza di evidenti prolassi e quando il problema non è costi-tuito da un’insufficienza sfinterica, esiste la possibilità di un trattamento riabilitativo del piano attraverso il rinforzo dei muscoli dell’area pelvica, quelli cioè che sostengono gli organi interni. Il trattamento consiste nel compimento di alcuni esercizi fisici, o in al-ternativa nell’impiego di elettrostimolazioni.

In caso di un prolasso modesto, invece, oggi la medicina permette di usufruire di una chi-rurgia vaginale mini-invasiva che consente una rapida guarigione dal problema con una dimissione dall’ospedale del paziente il gior-no successivo all’intervento stesso. Diverso, invece, è l’atteggiamento terapeutico quan-do ci si trova di fronte a un’incontinenza da insufficienza sfinterica: in questi casi diviene indicato l’uso di sostanze volumizzanti che, iniettate per via endoscopica nell’uretra sfin-terica, consentono di recuperare la funzione occludente dello sfintere stesso a riposo.

Recentemente, infine, è stato immesso nel mercato un nuovo farmaco (Duloxetina) che consente una riduzione, se non la gua-rigione, dell’incontinenza urinaria grazie ad un aumento del tono muscolare del piano perineale. Anche questo è un farmaco, già disponibile in Italia, che va assunto con cau-tela e solo dietro stretta prescrizione specia-listica.

di Alvise Mamprin, in collaborazione con Antonello Siracusano

Clinica Urologica Università di Sassari

Tre i tipiUrinaria da urgenzaViene definita come una perdita in-volontaria di urina associata ad uno stimolo impellente allo svuotamento della vescica. Pertanto, se una persona con uno stimolo impellente non riesce a raggiungere il bagno in tempo (e a volte il tempo di preavviso può essere molto breve), svuoterà la vescica, anche completamente, ovunque si trovi. Se le contrazioni della vescica instabile si ve-rificano durante la notte, la persona può bagnare il letto durante il sonno.Urinaria da sforzo La muscolatura del pavimento pelvico e dello sfintere interno nell’individuo con-tinente sono sufficientemente forti da

mantenere l’uretra chiusa mentre la ve-scica si riempie. Se la pressione intra-ad-dominale aumenta improvvisamente, ad esempio tossendo, ridendo, saltan-do, correndo, eccetera, aumenta anche la pressione nella vescica: fino a quando la pressione uretrale rimane maggiore di quella vescicale, la continenza è pre-servata, altrimenti l’urina fuoriesce. Sindrome urgenza-frequenzaSi manifesta sia nell’uomo sia nella don-na, ed è caratterizzata dalla necessità di urinare frequentemente (più di 8 volte nelle 24 ore) senza che vi sia un aumen-to della produzione di urina (poliachiu-ria intensa).

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Anziani

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Le zecche sono parassiti che si attaccano alla pelle per succhiare il sangue. Vivono sul terreno, nell’erba, ai margini dei boschi, sui sentieri, tra i cespugli, vicino ai corsi d’acqua: praticamente dovunque. Si appo-stano all’estremità delle piante, aspettando il passaggio di un animale o di un uomo. Grazie all’anidride carbonica emessa e al calore dell’organismo, questi acari avver-tono la presenza di un eventuale ospite e vi si insediano. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Virano. «Sulla scelta del sogget-to da “attaccare” le zecche non sono molto selettive: il “malcapitato” può essere un ani-male selvatico, come un cervo o uno scoiat-tolo, uno di allevamento, ma anche i nostri animali domestici possono essere colpiti. Una volta salite sul soggetto da parassitare si muovono alla ricerca di un punto adatto a soddisfare il loro pasto di sangue. Confic-cano il rostro (apparato boccale) nella cute e cominciano a succhiare il sangue. Il morso è generalmente indolore perché in questo passaggio emettono una sostanza conte-nente principi anestetici. Generalmente rimangono come parassiti nell’organismo dell’ospite per un periodo che varia tra i 2 e i 7 giorni, poi si lasciano cadere spontanea-mente. La loro attività è massima, nei Paesi a clima temperato, nel periodo compreso tra maggio e ottobre. Bisogna premettere però che se la zecca non è infetta, cosa che non è così frequente come si possa pensare, non può trasmettere malattie al soggetto che ne viene colpito. Le conseguenze sono dunque di solito facilmente risolvibili: l’animale, se particolarmente sensibile, avrà al massimo una reazione locale nella zona del morso. Diverso è il caso in cui la zecca sia infetta, e molte sono le malattie, anche pericolose, di cui può essere veicolo». Cosa fare allora per proteggere il nostro cane? «La prevenzione è sempre l’arma

migliore. Una buona profilassi con prodotti antiparassitari che proteggono da pulci e zecche mette questo parassita nelle condi-zioni di non attaccarsi. Collari, spray, prodotti spot on o bagni medicanti si equivalgono nell’efficacia. Per la frequenza e la durata dei trattamenti bisogna attenersi scrupolosa-mente alle indicazioni riportate su ogni pro-dotto, tenendo conto però che nessuno può essere efficace al 100%. Animali che vivono in zone particolarmente infestate, che sono soliti tuffarsi nei torrenti o che vengono la-vati spesso, potrebbero essere comunque parassitati». Potenziare l’effetto di tali prodotti utiliz-zandoli in quantità maggiori può dare più protezione? «Il fai da te è sempre scon-sigliato. Utilizzare più prodotti antiparassitari

contemporaneamente senza il consiglio del veterinario potrebbe essere controprodu-cente. Prodotti che sembrano diversi, ma che hanno le stesse molecole e gli stessi principi attivi, se usati insieme, innalzereb-bero il livello di tossicità per l’animale. Il vete-rinario di fiducia saprà suggerire, a seconda dei casi e dello stile di vita, la soluzione più adatta. Quello che si può e si deve fare ogni giorno è controllare la cute del proprio cane, soprattutto al rientro da gite e passeggiate, con particolare attenzione alle zone più a ri-schio, come gli spazi interdigitali (perché le zecche risalgono dal terreno), le orecchie (in particolar modo per le razze con le orecchie lunghe), la testa e il collo». E se la prevenzione non è stata sufficiente e sul nostro amico a quattro zampe tro-viamo una zecca? «Bisogna rimuoverla al più presto e mai a mani nude: usare delle pinzette, meglio se con la punta ricurva e, nel caso se ne fosse sprovvisti, usare le mani, avendo cura di proteggersi con un paio di guanti usa e getta. Afferrare la zecca nel pun-to più vicino alla cute e tirare delicatamente verso l’alto. Una volta staccata la zecca è importante non schiacciarla nell’ambiente

Attenzione alle zeccheCon l’inizio della bella stagione le zecche abbandonano lo stato di letargo invernale e si avviano alla ricerca di un ospite da parassitare. prevenzione e controlli giornalieri sono le armi per proteggere i nostri amici a quattro zampe, e spesso anche noi

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Un problema anche per l’uomoIl morso della zecca non è di per sé peri-coloso per l’uomo, i rischi sanitari dipen-dono invece dalla possibilità di contrarre infezioni trasmesse da questi animali in qualità di vettori. Perché la zecca possa provocare conseguenze è necessario che resti attaccata alla pelle almeno per 36-48 ore, e solitamente ci si accorge molto pri-ma. Al di sotto di questo lasso di tempo le probabilità di infezione sono molto bas-se, e anche quando resta attaccata a lun-go il rischio di infezioni è piuttosto raro. è bene sottolineare che la puntura di zecca non significa automaticamente infezione o malattia: perché la zecca trasmetta ma-lattie deve a sua volta essere infetta, cosa che è tutt’altro che frequente, anche se la percentuale di zecche infette varia da regione a regione. In ogni caso se si viene punti queste sono le mosse da seguire:1. Estrarre la zecca con le mani o con una

pinzetta tirando delicatamente verso l’alto

2. se il rostro rimane conficcato nella pelle, come spesso capita, estrarlo aiu-tandosi con un ago sterile da siringa

3. disinfettare la parte colpita, possibil-mente con disinfettanti non colorati, per evitare di “mascherare” l’insorgere di rossore

4. segnare sul calendario la data dell’estrazione e tenere controllata la parte per i successivi 40 giorni e ai pri-mi segni di eritema rivolgersi al medi-co facendo presente l’accaduto

5. iniziare una terapia antibiotica pre-ventiva è non solo inutile, ma spesso anche controproducente: un’eventua-le infezione sarebbe così più difficile da riconoscere. Un’infezione va curata solo ad avvenuto riconoscimento e con appropriata terapia antibiotica

Page 17: Il Gazzettino della Farmacia

per non infestarlo, ma possibilmente elimi-narla bruciandola. Bisogna poi disinfettare il punto in cui l’animale è stato colpito e con-trollare nelle settimane successive che non si arrossi. Spesso il rostro della zecca rimane nella cute e si formano così dei nodulini re-attivi sottocutanei che, in linea di massima, non sono indicativi di infezioni e spariscono nel giro di pochi giorni. Se si notano segni di malessere nell’animale è bene però portarlo

dal veterinario, facendo presente l’avvenu-ta puntura di zecca. Un esame del sangue potrà escludere o verificare la presenza di infezioni; si procederà così con una terapia adeguata».Fino ad ora abbiamo parlato di cani, ma i gatti sono “esenti” da questo fastidioso parassita? «I gatti, a mio avviso, sono un po’ meno ricettivi rispetto ai cani, ma questo non vuol dire che non possano venirne at-

taccati. Per la loro prevenzione è bene però usare solo prodotti appositamente registrati per i gatti, perché rispetto ai cani sono più sensibili alle molecole antiparassitarie, mol-te delle quali possono risultare tossiche per loro».

di Laura Camanzi, in collaborazione con la dr.ssa Vilma Virano

Salute a 4 zampe

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Page 18: Il Gazzettino della Farmacia

Secondo le linee guida di INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) e EAACI (Accademia Europea di Allergologia e Immunologia Clinica) - enti che hanno definito la classificazione delle reazioni avverse agli alimenti e indagato in modo scientifico le cause di incremento delle reazioni avverse agli alimenti - le con-dizioni ambientali, gli stili di vita, la riduzione dell’allattamento al seno e l’aggiunta di con-servanti ai cibi sono tra i fattori responsabili delle reazioni avverse agli alimenti.La classificazione delle reazioni da alimenti si basa sul diverso meccanismo biologico coin-volto e individua: 1) reazioni non tossiche cui appartengono allergie e intolleranze ali-mentari legate alla suscettibilità individuale e indipendenti dalla dose ingerita 2) reazioni tossiche come le intossicazioni alimentari e le tossinfezioni alimentari, che dipendono dalla dose ingerita ma non dalla sensibilità individuale.

FaCCiaMo ChiareZZa

L’allergia alimentare è una sensibilità indi-viduale accentuata nei confronti di una o

più sostanze alimentari che stimolano una risposta abnorme del Sistema immunitario, riscontrabile nel giro di pochi minuti, più ra-ramente entro qualche ora. L’intolleranza è, invece, una reazione avversa al cibo che si manifesta dopo qualche ora o dopo qualche giorno di assunzione ripetuta di un alimen-to. Quando sospettare e indagare su un’in-tolleranza alimentare? I sintomi connessi all’allergia sono percepiti in modo diretto con rapporto causa-effetto, nelle intolleran-ze questo rapporto è invece meno diretto e si può manifestare in modo estremamente vario: meteorismo, sensazione di pesantez-za, dolori addominali, tosse, difficoltà di re-spirazione, eruzioni cutanee, cefalea, cistiti e candidosi, dolori articolari, gonfiore delle palpebre. Alcuni segni clinici possono esse-re la ruvidità delle pelle, arrossamenti della pelle, febbre leggera persistente, avvicina-mento a sintomi allergici in soggetti prece-dentemente non allergici. Alcuni esami del sangue sono utili per controllare il livello dei globuli bianchi, indicatore dello stato irritati-vo cronico a livello intestinale; l’analisi delle feci può servire sia per ricercare parassiti e sangue occulto sia per capire se vi sia man-cata o parziale digestione di alcuni alimenti.

tre Sottogruppi

Le intolleranze sono classificate in tre sotto-gruppi: enzimatiche, farmacologiche e da cause sconosciute. Le prime sono causate dalla mancata o scarsa produzione di speci-fici enzimi indispensabili per metabolizzare e rendere assimilabili alcuni componenti alimentari (un esempio è l’intolleranza al lat-tosio o il favismo). L’assunzione di quantità elevate di alimenti contenenti sostanze far-macologicamente attive può essere causa di reazioni abnormi (un esempio è la feni-letilamina presente in cibi fermentati, cioc-colato e vino rosso, un altro è l’alcol etilico). Le ultime sono classificate come indefinite perché non è noto il meccanismo alla base un esempio è la reazione di intolleranza svi-luppata da individui sensibili agli additivi utilizzati come conservanti, antiossidanti, coloranti, edulcoranti.Una possibilità di intervento sono le diete di esclusione che impongono di eliminare alcuni alimenti o gruppi di alimenti tutto sotto lo stretto controllo del medico aller-gologo, che sceglie a volte anche diete di rotazione per cui anche cibi sospettati di es-sere responsabili di reazioni di intolleranza possono essere gradualmente reintrodotti nell’alimentazione quotidiana. L’approccio attuale interpreta infatti l’allergia e l’intolle-ranza come una perdita di controllo da parte del sistema immunitario, e tende non sola-mente a lottare contro un singolo allergene (ritenuto la causa scatenante dei sintomi), ma a migliorare la capacità di adattamento del singolo individuo. Grazie quindi a nuove impostazioni alimentari si può recuperare la tolleranza alimentare e guarire le intolleran-ze. Nei casi di emergenza restano sempre a disposizione farmaci classici (antistaminici, cortisonici e adrenalina) per evitare e inter-venire in caso di shock anafilattico. Rimedi naturali prevedono l’utilizzo di vitamina C, di oligoelementi come Zinco, Rame, Mangane-se, Litio, che sembrano in grado di contrasta-re la reazione allergica, e di Ribes Nigrum per l’azione cortison-like.

di Patrizia Mantoessi, farmacista a Monza

Intolleranze e allergie alimentari, perché?

Benessere

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Page 19: Il Gazzettino della Farmacia

Bimestrale di informazione al pubblico della Cooperativa Farmaceutica LeccheseAnno 10, n° 3 Maggio-Giugno 2012

Reg. trib. Lecco N. 10/03del 22/09/2003

Direttore responsabile Sergio Meda

Comitato Scientificodottor Paolo Borgarelli

dottoressa Valentina Guidi

CollaboratoriLaura Camanzi, Alvise Mamprin,

Patrizia Mantoessi, Federico Poli, Gianni Poli

Coordinamento redazionaleHand&Made Milano

Impaginazione e graficaDe Marchi di De Marchi Simone

www.de-marchi.com

StampatoreGam Edit Srl – Italy

Via A. Moro, 8 - 24035 Curno (Bg)

Associazione Nazionale EditoriaPeriodica Specializzata Socio Effettivo

A.N.E.S.ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDItORIA

PERIODICA SPECIALIZZAtA

Associata al sistema Confindustria

Risponde il Farmacista

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Dottore, ho saputo della vendita di una rivoluzionaria pillola del quinto giorno: si tratta di un nuovo metodo anticoncezionale?

Chiariamolo, il farmaco in questione (EllaOne, venduto con ricetta medica non ripetibile) è un contraccettivo d’emergenza, non certo un metodo anticoncezionale. tralasciando discorsi etici (o religiosi ovviamente), sull’opportunità o meno di intervenire in maniera così tardiva su una potenziale ovulazione, mi preme sottolineare che questa pillola va assunta - entro 120 ore, quindi 5 giorni - solamente in caso di rapporto sessuale non protetto o in caso di fallimento del metodo contraccettivo. EllaOne - parimenti alla famosa pillola “del giorno dopo” - è da conside-rarsi un metodo cosiddetto occasionale che - da foglietto illustrativo - “non deve mai sostituire il metodo anticoncezionale regolare”. Il mio consiglio, per chiunque si trovi nella condizione di dover acquistare farmaci contrac-cettivi, è di parlarne prima di tutto con il proprio medico e, in ogni caso, di confidarsi con il farmacista.

Pillola del quinto giorno

Page 20: Il Gazzettino della Farmacia

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