il Focolare 2014 09 numero di Settembre
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3
IN QUESTO NUMEROPAPA FRANCESCO: NOI AMIAMO LA SCUOLA 2
BENVENUTO PADRE AGOSTINO 5
VITA COMUNITARIA: 7
BENVENUTO, DON CLAUDE
ANNIVERSARI DI MATRIMONIO
DON FEDERICO: SIATE RIVOLUZIONARI NELL’AMORE 1 1
LE PAROLE CHE PORTO NEL CUORE 1 8
AUGURI DON VITTORIO: 50 ANNI DI SACERDOZIO 20
IN UNA BAITA, UN LUOGO DI FORMAZIONE 22
QUANDO C’ERANO LE SUORE 24
APERTO IN PPARROCCHIA NUOVO RECAPITO
PATRONATO ACLI 27
CALENDARIO LITURGICO 28
CALENDARIO PASTORALE 29
ANAGRAFE PARROCCHIALE 31
CONTATTI UTILI 32
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Sabato 9 maggio, Papa Francesco haincontrato il mondo della scuola. All’inizio diun nuovo anno scolastico, sempreimpegnativo, ma anche ricco di nuoveesperienze, riproponiamo il discorso delPapa in una Piazza S. Pietro affollata dacentinaia di migliaia di persone inrappresentanza di tutta la scuola italiana.
Cari amici buonasera!
Prima di tutto vi ringrazio, perché
avete realizzato una cosa proprio
bella! Sì, questo incontro è molto
buono: un grande incontro della
scuola ital iana, tutta la scuola:
piccoli e grandi; insegnanti,
personale non docente, alunni e
genitori; statale e non stataleW [W ]
Ho sentito tante cose belle, che mi
hanno fatto bene! Si vede che
questa manifestazione non è
“contro”, è “per”! Non è un lamento,
è una festa! Una festa per la
scuola. Sappiamo bene che ci sono
problemi e cose che non vanno, lo
sappiamo. Ma voi siete qui, noi
siamo qui perché amiamo la scuola.
E dico “noi” perché io amo la
scuola, io l ’ho amata da alunno, da
studente e da insegnante. E poi da
Vescovo.
[W ] PPeerrcchh éé aamm oo ll aa ssccuu ooll aa?? Proverò
a dirvelo. Ho un’immagine. Ho
sentito qui che non si cresce da soli
e che è sempre uno sguardo che ti
aiuta a crescere. E ho l’ immagine
del mio primo insegnante, quel la
donna, quella maestra, che mi ha
preso a 6 anni, al primo livel lo del la
scuola. Non l’ho mai dimenticata.
Lei mi ha fatto amare la scuola. E
poi io sono andato a trovarla
durante tutta la sua vita fino al
momento in cui è mancata, a 98
anni. E quest’ immagine mi fa bene!
Amo la scuola, perché quella donna
mi ha insegnato ad amarla.
[W ] Amo la scuola perché è
ssii nn oonn ii mm oo dd ii aappeerrttuu rraa aall ll aa rreeaall ttàà.
Almeno così dovrebbe essere! Ma
non sempre riesce ad esserlo, e
al lora vuol dire che bisogna
cambiare un po’ l ’ impostazione.
Andare a scuola significa aprire la
mente e il cuore alla realtà, nel la
ricchezza dei suoi aspetti , del le sue
dimensioni. E noi non abbiamo
diritto ad aver paura della realtà! La
PAPA FRANCESCO:NOI AMIAMO LA SCUOLA
5
scuola ci insegna a capire la realtà.
Andare a scuola significa aprire la
mente e il cuore alla realtà, nel la
ricchezza dei suoi aspetti , del le sue
dimensioni. E questo è bell issimo!
Nei primi anni si impara a 360 gradi,
poi piano piano si approfondisce un
indirizzo e infine ci si special izza.
Ma se uno ha imparato a imparare,
- è questo i l segreto, ii mm ppaarraarree aadd
ii mm ppaarraarree! - questo gl i rimane per
sempre, rimane una persona aperta
al la realtà! Questo lo insegnava
anche un grande educatore ital iano,
che era un prete: Don Lorenzo
Milani. E sapete cosa vi dico? Che
gli insegnanti sono i primi che
devono rimanere aperti al la realtà -
ho sentito le testimonianze dei
vostri insegnanti; mi ha fatto piacere
sentirl i tanto aperti al la realtà - con
la mente sempre aperta a imparare!
Sì, Perché se un insegnante non è
aperto a imparare, non è un buon
insegnante, e non è nemmeno
interessante; i ragazzi capiscono,
hanno “fiuto”, e sono attratti dai
professori che hanno un pensiero
aperto, “incompiuto”, che cercano
un “di più”, e così contagiano
questo atteggiamento agli studenti.
[W ] LLaa ssccuu ooll aa èè uu nn ll uu oogg oo dd ii
ii nn ccoonn ttrroo. Perché tutti noi siamo in
cammino, avviando un processo,
avviando una strada. E ho sentito
che la scuola [W ] non è un
parcheggio. E’ un luogo di incontro
nel cammino. Si incontrano i
compagni; si incontrano gli
insegnanti; si incontra i l personale
assistente. I genitori incontrano i
professori; i l preside incontra le
famigl ie, eccetera. E’ un luogo di
incontro. E noi oggi abbiamo
bisogno di questa cultura
dell ’ incontro per conoscerci, per
amarci, per camminare insieme. E
questo è fondamentale proprio
nell ’età della crescita, come un
complemento alla famigl ia. La
famigl ia è i l primo nucleo di
relazioni: la relazione con il padre e
la madre e i fratel l i è la base, e ci
accompagna sempre nella vita. Ma
a scuola noi ““ssooccii aa ll ii zzzzii aamm oo””:
incontriamo persone diverse da noi,
diverse per età, per cultura, per
origine, per capacità. La scuola è la
prima società che integra la
famigl ia. La famigl ia e la scuola non
vanno mai contrapposte! Sono
complementari, e dunque è
importante che collaborino, nel
rispetto reciproco. E le famigl ie dei
ragazzi di una classe possono fare
tanto collaborando insieme tra di
6
loro e con gli insegnanti. Questo fa
pensare a un proverbio africano
tanto bello che dice: “Per educare
un figl io ci vuole un vil laggio”. Per
educare un ragazzo ci vuole tanta
gente: famigl ia, insegnanti,
personale non docente, professori,
tutti !
[W ] E poi amo la scuola perché ci
eedd uu ccaa aall vveerroo,, aa ll bbeenn ee ee aall bbeell ll oo.
Vanno insieme tutti e tre.
L’educazione non può essere
neutra. O è positiva o è negativa; o
arricchisce o impoverisce; o fa
crescere la persona o la deprime,
persino può corromperla. E
nell ’educazione è tanto importante
quello che abbiamo sentito anche
oggi: è sempre più bella una
sconfitta pul ita che una vittoria
sporca! Ricordatevelo! Questo ci
farà bene per la vita.
[W ] La missione della scuola è di
svi luppare il senso del vero, i l senso
del bene e il senso del bel lo. E
questo avviene attraverso un
cammino ricco, fatto di tanti
“ingredienti”. Ecco perché ci sono
tante discipl ine! Perché lo sviluppo
è frutto di diversi elementi che
agiscono insieme e stimolano
l’ intel l igenza, la coscienza,
l ’affettività, i l corpo. [W ] E insieme
questi elementi ci fanno crescere e
ci aiutano ad amare la vita, anche
quando stiamo male, anche in
mezzo ai problemi. LLaa vveerraa
eedd uu ccaazzii oonn ee ccii ffaa aamm aarree ll aa vvii ttaa,, ee ccii
aapprree aall ll aa ppii eenn eezzzzaa dd eell ll aa vvii ttaa!
[W ] Nella scuola non solo
impariamo conoscenze, contenuti ,
ma impariamo anche abitudini e
valori. Si educa per conoscere tante
cose, cioè tanti contenuti importanti ,
per avere certe abitudini e anche
per assumere i valori. E questo è
molto importante. Auguro a tutti voi,
genitori , insegnanti, persone che
lavorano nella scuola, studenti, una
bella strada nella scuola, una strada
che faccia crescere le tre l ingue,
che una persona matura deve
sapere parlare: la l ingua della
mente, la l ingua del cuore e la
l ingua delle mani. Ma,
armoniosamente, cioè pensare
quello che tu senti e quello che tu
fai; sentire bene quello che tu pensi
e quello che tu fai; e fare bene
quello che tu pensi e quello che tu
senti. Le tre l ingue, armoniose e
insieme! [W ] E per favore. . . per
favore, non lasciamoci rubare
l ’amore per la scuola!
7
BENVENUTO PADRE AGOSTINO
Carissimo don Giusto e carissimi
parrocchiani,
i l sogno che ho coltivato durante
tutta la mia formazione dal lontano
1 966 quando sono entrato dai padri
sacramentini di Ponteranica, fino
al l 'ordinazione sacerdotale i l 1 9
settembre del 1 981 a San
Benedetto del Tronto, è di fare i l
prete con tutta la mia vita per
portare al cuore delle persone e del
mondo del nostro tempo,
un'immagine bella, unica,
formidabile, sorprendente del Dio
del Nostro Signore Gesù Cristo,
“che ha dato se stesso per i nostri
peccati”.
L'ideale del prete missionario mi ha
sempre affascinato e per questo,
durante la formazione teologica ho
partecipato attivamente nel gruppo
SOS missionario a S. Benedetto del
Tronto e già prima del diaconato ho
chiesto di fare un'esperienza estiva
in Senegal nel le nostre missioni.
Pochi mesi dopo l'ordinazione
sacerdotale, nel gennaio 1 982,
sono partito al la volta del Senegal,
fino al 1 995.
Rientrato in I tal ia per motivi di
salute e per riposo ho seguito un
corso di aggiornamento teologico
per due anni al l 'università
Teresianum dei Carmelitani a Roma
con licenza in teologia dogmatica.
In seguito ho svolto ministero
pastorale di animazione nelle
diverse case della mia
congregazione sparse un po' in tutta
I tal ia: settimane eucaristiche,
missioni al popolo, scuola di
preghiera e altri servizi pastoral i .
Dal settembre 2009al settembre
201 3 sono stato accolto in Diocesi
per fare l 'esperienza di comunità
pastorale in Val Chiavenna per
Accogliamo con gioia Padre Agostino Quadrio, nativo di VervioRogorbello(Sondrio), che il Vescovo Diego invia alla nostra Comunità.Noi lo accoglieremo domenica 28 settembre, Festa della Madonna dellaConsolazione.Di seguito il suo primo saluto alla nostra Comunità.
8
vivere l 'ideale del prete missionario
con altri preti .
Al l 'epoca scrivevo: dal fogl io
diocesano “ la diocesi in
cammino”leggo:” W in questo
contesto la parola-chiave, per la vita
del le nostre comunità cristiane, che
non può che essere missionarietà:
essere capaci di nuovo annuncio
del Vangelo, spesso di primo
annuncio. . . Sempre più si tratterà di
essere capaci di “iniziare” al la fede,
o di ri-cominciare, oltre che di
perfezionare.”
Una missione svolta con i seguenti
obiettivi :
Lavorare con altri preti in un
determinato territorio, con cristiani
laici , per formare comunità vive e
fraterne, che si mettono alla scuola
della parola, che celebrano il
Signore, e che nell 'Eucaristia si
nutrono del suo Corpo Glorioso.
Formare comunità che a
loro volta diventano missionarie
assumendosi responsabil ità precise
nei vari ministeri per l 'annuncio
esplicito del Vangelo, nel l 'impegno
politico sul territorio e prendere
responsabil ità nel gestire le varie
strutture parrocchial i .
Da un anno sono a Cugliate
Fabiasco.
Ora ho accettato con molto
interesse la proposta di inserirmi sul
territorio di Rebbio con don Giusto
per svolgere lo specifico della mia
missione a servizio del la Chiesa di
Como.
Padre Agostino
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VITA COMUNITARIABB EE NN VVEE NN UU TTOO DD OO NN CCLLAAUU DD EE
Dal mese di giugno, don Claude
Okondjo è stato inviato dal Vescovo
Diego Coletti nel la nostra comunità
parrocchiale, in qualità di
col laboratore. Di seguito, una breve
presentazione del sacerdote
congolese.
Claude Okondjo è nato il 6 giugno
1 958 a Katako-Kombe, nel la
Repubblica Democratica del Congo,
RDC in sigla, nel la provincia di
Kasaï-Oriental, distretto del
Sankuru. Ha compiuto i suoi studi
nel l ’ex Congo Belga dove ha
ottenuto una prima laurea in
Filosofia e una nuova laurea in
Teologia.
Diventato prete i l 25 agosto 1 985,
ha svolto i l suo ministero
presbiterale come “Fidei donum”
nella chiesa sorel la di Kindu (RDC),
come vicario e parroco e come
formatore ed educatore dei giovani
nel le scuole cattol iche nella diocesi
di Tshumbe Sainte Marie.
Nel 2001 è giunto in I tal ia e ha
trascorso cinque anni a Roma per
ulteriori studi presso la Pontificia
Università del la Santa Croce,
frequentando la Facoltà di
Comunicazione Sociale e
Istituzionale.
Durante i l suo soggiorno
studentesco, ha appreso il
l inguaggio giornal istico rel igioso, in
Vaticano, presso l 'agenzia di
stampa "Fides" e presso le "Radio
Cristiane Francofoni", RCF in sigla,
nel la diocesi di Tours, in Francia. Ha
conseguito nel 2008 il dottorato di
ricerca in Comunicazione Sociale e
Istituzionale presso la Pontificia
Università del la Santa Croce e ha
pubblicato la sua tesi in forma di
l ibro dal titolo: "La famil le à
l ’épreuve de la culture télévisuel le.
Repères pour un guide pastoral. (La
famigl ia a prova di cultura televisiva.
Parametri di riferimento per la guida
pastorale)". La Prefazione è di
monsignor Diego Coletti , Vescovo di
Como e Presidente della
Commissione Episcopale I tal iana
per l 'Educazione Cattol ica, la
Scuola e l 'Università.
1 0
Don Claude ha mantenuto le sue
attività giornal istiche come blogger
e membro del Club di Redattori di
Agora Vox, i l media cittadino on
line, e come autore di numerosi
articol i sul la Chiesa Cattol ica e sa
muoversi bene tra i paesi del l ’Africa
e quell i del l 'Unione Europea dal
punto di vista della comunicazione.
La conoscenza di diverse l ingue
nazionali e internazionali (Otetela,
l ingua madre, Swahil i e Lingala,
l ingue nazionali del la RDC, i l
Francese, l ’ I tal iano e l’ Inglese) lo
mette in grado di muoversi bene,
dal punto di vista della
comunicazione, tra i paesi
del l ’Africa e quell i del l 'Unione
Europea.
Dopo nove anni di cooperazione
nella diocesi di Livorno, spera e
pensa che la sua presenza nella
nostra comunità parrocchiale gl i dia
l ’opportunità di adattarsi bene in
Lombardia e di beneficiare di una
proficua e scambievole
collaborazione.
1 1
Eravamo in tanti a festeggiare
quest’anno a Rebbio domenica 8
giugno, quando, come è
consuetudine da qualche anno nella
prima domenica di giugno, si è
svolta la celebrazione dedicata agli
anniversari di matrimonio. La
celebrazione era stata preparata da
un incontro prel iminare durante i l
quale le coppie coinvolte, 22 per
l ’occasione, dopo un momento di
riflessione sul l ’amore coniugale
sol lecitato da un video, hanno
famil iarizzato tra di loro, raccontato
le proprie esperienze e,
naturalmente, organizzato la
celebrazione e i festeggiamenti
successivi.
Protagoniste dell ’evento 22 coppie
di Rebbio o, comunque, gravitanti
attorno alla nostra parrocchia, che
festeggiavano anniversari
significativi : le coppie più giovani
festeggiavano i dieci anni di
matrimonio, le più “anziane”, quel la
dei coniugi Pozzi, Porta e Palotti
celebravano 55 anni di matrimonio,
mentre per ben 6 coppie ricorreva il
venticinquesimo. . Al l ’ inizio del la S.
Messa le coppie si sono presentate
in breve, accennando al luogo
d’origine di entrambi coniugi, al
numero dei figl i e, in alcuni casi,
anche dei nipoti , al le esperienze più
significative vissute insieme: si è
così del ineato, attraverso il
giustapporsi del le storie personali ,
un spaccato di storia del quartiere,
tra le vicende dei residenti storici,
nati , cresciuti e sposati a Rebbio
nella nostra parrocchia, a quelle dei
trasferiti a Rebbio da diverse
province lombarde o regioni ital iane,
secondo l’onda dei vari flussi
migratori che hanno reso popolosa
e variegata l ’area rebbiese.
Particolarmente coinvolgenti alcuni
momenti del la cerimonia tra cui
l ’offertorio, a cura di alcune delle
coppie protagoniste, e la preghiera
dei fedeli , per la quale le coppie
coinvolte hanno preparato o
proposto spontaneamente al
microfono le intenzioni di preghiera.
Alla fine della messa, prima della
benedizione, una delle due coppie
che festeggiava i dieci anni, quel la
dei coniugi Lamberti , ha offerto la
propria testimonianza, raccontando
in sintesi i dieci anni del la
AANN NN II VVEE RRSS AARRII DD II MM AATTRRII MM OO NN II OO ::
UU NN OO SS PPAACCCCAATTOO DD II SS TTOO RRII AA DD EE LL QQUU AARRTTII EE RREE
1 2
quotidianità coniugale al l ietata dalla
nascita di una figl ia.
Ovviamente, dopo la messa, foto-
ricordo di gruppo per tutti e, a
seguire, ricco e succulento aperitivo
insieme, da condividere con la
comunità presente alla S. Messa,
tra torte salate, salatini e dolci
preparati dai coniugi festeggiati
stessi e dai loro cari intervenuti al la
cerimonia. L’ idea che ispira la
celebrazione e i festeggiamenti
relativi è non solo, infatti , la
testimonianza del valore del
matrimonio come scelta e
vocazione, ma anche il principio che
la ricorrenza non è solo una festa
privata, bensì un’occasione di gioia
partecipata, da condividere con
l’ intera comunità parrocchiale.
Oltre a tracciare una parte della
storia del quartiere, l ’evento ha
permesso anche un momento
festoso di incontro e di confronto tra
generazioni diverse: le coppie
giovani, quel le di mezza età, i l
gruppo più consistente per la verità,
quel le più anziane per una volta
insieme a figl i e nipoti , a celebrare il
dono di un amore coniugale che ha
saputo essere tenace e
responsabile.
Una bella festa, insomma, che è
ormai diventata una scadenza
annuale: di qui l ’ invito rivolto al le
coppie, per cui sarà il 201 5 l ’anno
dell ’anniversario, a farsi avanti
perchéW la festa continui.
Sofia Petruzzi
1 3
DON FEDERICO: SIATERIVOLUZIONARI NELL'AMOREDomenica 22 giugno
I l saluto di don Federico alla
comunità parrocchiale
Carissimi,
qualche giorno fa quando ho
guardato la l iturgia di oggi e ho visto
che è la festa del Corpo e Sangue
di Gesù, i l Corpus Domini, mi sono
detto: “Che bella coincidenza!”. Sì ,
che bella coincidenza, perché
senza il Suo corpo dato, senza il
Suo sangue versato, oggi non
saremmo qui: “Io sono il pane vivo
disceso dal cielo”, ci dice Gesù.
Ecco, al lora, oggi siamo qui riuniti
attorno a Lui! Vuol essere sì una
messa di arrivederci, ma il centro è
Lui!
- Abbiamo ascoltato un Vangelo che
è il Vangelo della gioia, del la
speranza, è i l Vangelo di chi
desidera sognare. “Chi mangia i l
mio corpo e beve il mio sangue ha
la vita eterna, la mia carne è vero
cibo e il mio sangue vera bevanda,
chi mangia questo pane avrà la vita
in eterno”.
Gesù ti propone una vita che non
avrà fine, mai! Con questa Tua
parola, Gesù, ci dai vita, fel icità,
pienezza.
Legandomi a ciò che ci dice
l ’evangelista Giovanni, rivolgo una
parola a voi giovani prendendo
spunto da una telefonata che Papa
Francesco ha fatto ai giovani riuniti
per la marcia Macerata-Loreto,
poche settimane fa. Così ha detto i l
Papa
“Cari giovani, i l vostro tema è: “Dio
è il Signore delle sorprese”. Per
questo non abbiate paura di
sognare un mondo più giusto, di
domandare, di dubitare e di
approfondire. Voi sapete che la fede
non è un’eredità che riceviamo dagli
altri , la fede non è un prodotto che
si compri, ma è una risposta
d’amore che diamo liberamente e
costruiamo quotidianamente con
pazienza, tra successi e fal l imenti.
Non temete di lanciarvi nel le braccia
di Dio. Cari giovani, non lasciatevi
sconfiggere dai perdenti o dai
paurosi W non cadete nella
mediocrità, perché la negatività è
1 4
contagiosa, non seguite persone
grigie, perché la vita non è grigia.
Seguite, invece, la gioia e le
persone positive. Aprite i l vostro
cuore a Dio e alla fede, non abbiate
paura di lasciarvi andare nelle
braccia di Dio”.
Una parola rivolta ai giovani
presenti a quell ’evento, ma
sicuramente una parola per tutti i
giovani.
E al lora, coraggio. Cari giovani, ci
serve coraggio. Lo scorso anno
l’Ale Oldani (ci stavamo
messaggiando) in un sms mi
scriveva: ”Non capisco dove trovi i l
coraggio di fare certe scelte”. Ma se
ti lanci tra le braccia di Dio, i l
coraggio viene spontaneo perché è
Lui che ti porta, tu devi solo stare
tra le Sue bracciaW
I l coraggio di sognare un mondo più
giusto ci dice Papa FrancescoW
sogniamo e costruiamo un mondo
più giusto con tanto tanto
impegnoW sogniamo e costruiamo,
sporchiamoci le mani, lasciamoci
sporcare l ’esistenza per un mondo
migl ioreW o per dirla al la Nesli “Ciò
che sogni puoi prendere”. Non dico
che tutti dobbiamo fare come il mio
fratel lo Duil io che a novembre di
due anni fa mi ha detto: “Don,
posso andare in “capanna” fino a
febbraio?” (la “capanna” è la casa
che la comunità Giovanni XXI I I ha
a Milano per i senza fissa dimora),
peccato che si sia dimenticato di
dire febbraio di quale anno perché
in “capanna” c’è ancora ed ora è il
responsabile; oppure come
Francesca che è andata un anno in
Cina come missionaria ed è ancora
lì dopo tre anni. Non tutti devono
essere come loro e son d’accordo,
però dobbiamo imparare sempre
più a sognare, sognare, sognare!
Sognare costa fatica, sacrificio. La
scorsa estate ero in Trentino con
Matteo Colombo e ci siamo
incamminati su un sentieroW ore e
ore di camminata (credo almeno 6 -
7) per giungere alla fine a 3000
metri e contemplare la maestosità
del creato, toccare un pezzettino di
paradiso e in quel giorno parlando è
uscita la nostra vitaW è uscito chi
siamo noi!
La fatica del sal ire sul la croce. E di
esempi, cari giovani, ne abbiamo
incontrati . Penso a Suor Maria
Laura Mainetti , a don Beppe Diana,
a Peppino ImpastatoW
Anedotto: Croce alle spalleW
1 5
piedistal lo impolveratoW forse
dobbiamo avere un po’ più di
coraggio per salire sul la croceW
- Nella Prima Lettura che abbiamo
ascoltato, i l Libro del Deuteronomio
ci parla del cammino che il popolo
ha fatto nei quarant’ anni di deserto:
“Ricordati di tutto i l cammino che il
Signore ti ha fatto fareW ”
Io non ho camminato con voi
quarant’anni, ma solo cinque: pochi,
tanti , non lo so, ma sicuramente
sufficienti per aver inciso dentro di
me questa parrocchia, questa
esperienza. Sicuramente sufficienti
per poter dire: “Rebbio è parte della
mia vita”.
E al lora, grazie, grazie al Signore
per questi cinque anni in cui ho
camminato con voi, tra voi!
Grazie al Signore, perché proprio
pochi giorni fa, i l 1 2 giugno ho
ricordato i l mio decimo anniversario
di Messa. Aneddoto: La vita del
prete nel suo insieme mi faceva
paura, avrei avuto paura di non
farcela. Rebbio come parrocchia
impossibi le per me. E allora esser
qui ancora in mezzo a voi a vivere
questa tappa della mia vita
sacerdotale è molto significativo.
Grazie, perché mi avete aiutato a
discernere, non fuggire, non
scappare, ma discernere. Ricordo
che proprio durante i l passaggio
Tavernola-Rebbio, parlando con
alcuni sacerdoti amici, dicevo:
“Chiedo al Signore che questi siano
anni di discernimento: prete nella
diocesi oppure prete nella comunità
Papa Giovanni?”
Grazie per i cammini che ho trovato
arrivando a Rebbio e grazie per i
nuovi cammini avviati con tutti voi
parrocchianiW
Grazie per i cammini che, con don
Giusto, si stanno tentando di
costruire: credo molto nella
parrocchia missionaria attraverso
l’organizzazione in rioni, in zone.
Credo molto nei messaggeri de I l
Focolare che vanno di casa in casa
per un saluto, per un augurio. Ci
credo molto, perché, avendolo
sperimentato nella parrocchia di
Tavernola, credo sia un buon mezzo
per portare la Parola di Dio a tutti , la
gioia del Vangelo ad ogni uomo ed
ogni donna.
Grazie perché questa parrocchia
sta avendo sempre più un respiro
mondiale, perché, con tutti i l imiti e
1 6
i d ifetti del l ’essere umano, sta
diventando sempre più cattol ica,
cioè universale.
Grazie per quanto si sta tentando di
costruire assieme ai gruppi e al le
associazioni del territorio.
Grazie ai giovani, a quell i che
stanno camminando, ma anche a
quell i che ci sono stati e che poi si
sono staccati per svariati motivi (a
volte magari anche per colpa mia),
soprattutto questi ultimi mi hanno
aiutato a legarmi sempre più a
Gesù.
Grazie a quei giovani che ho
incontrato, in questa parrocchia,
magari anche solo una volta per
uno scambio di battute e di
riflessioni.
Grazie per quelle belle amicizie che
sono nate con alcuni giovani.
Aneddoto: Due anni fa quando
avevo maturato la scelta di andare
nella Papa Giovanni, dopo averne
parlato con don Giusto, ne ho
parlato subito con alcuni giovani e l i
ringrazio.
Un grazie particolare ai miei due
parroci di Rebbio: don Renato per
un anno e questi quattro anni con
te, don Giusto.
Grazie ai sacerdoti del vicariato, in
modo particolare a don Marco
Pessina di Prestino, don Pietro
Benzoni e don Ferruccio Ortel l i di
San Fermo e don Atti l io Pandolfi di
Breccia.
Grazie al parroco che mi ha
1 7
cresciuto e guidato nel mio
cammino di vita: don Rocco
Acquistapace.
Grazie a don Felice Cantoni, mio
primo parroco a Tavernola, che
proprio ieri ha fatto i l suo ingresso a
Montorfano.
Una parola su don Giusto me la
dovete permettere.
Da prete giovane ed inesperto,
ancora tanto bisognoso di imparare
dalla vita, dico grazie a te, don
Giusto. Nella mia vita ho incontrato
alcuni sacerdoti e quell i che più
hanno lasciato un segno dentro di
me sono quell i più radical i . Tu, don
Giusto, come uomo e come
sacerdote, incarni i l Vangelo in un
modo molto molto radicale e sei un
grande esempio per tutti noi. Sei un
grande esempio, perché a volte con
la tua insistenza, con la tua vita,
chiedi a noi parrocchiani di essere
molto seri e severi nel seguire
Gesù, nel seguire i l Vangelo che
non possiamo piegare alle nostre
esigenze, ai nostri comodi. Grazie
perché sempre ci richiami a questa
radical ità.
- Nella Seconda Lettura san Paolo
scrivendo agli abitanti di Corinto
dice: “Poiché vi è un solo pane, noi
siamo, benchè molti , un solo corpo:
tutti infatti partecipiamo dell ’unico
pane.”
Credo che il Signore voglia molto
bene alla parrocchia di Rebbio, ci
ha donato tanti carismi, tanti talenti
negl i ambiti più disparati e questo è
bello, vuol dire che Lui non si è
dimenticato di noi, ma che anzi ci
vuole veramente molto bene!
Ciò che vedo importante è che si
cammini sempre più verso l’unità,
l ’ insieme, si cammini sempre più
verso l’essere popolo. Ci sono
alcune celebrazioni l iturgiche,
momenti di preghiera, piuttosto che
alcune feste, dove tutti dobbiamo
sentirci parte di un unico corpo,
dove tutti dobbiamo sentire che non
si può mancare!
Un dono grande è il cammino
insieme di vicariato, le
col laborazioni che ormai da qualche
anno stanno prendendo piede in
alcuni ambiti , soprattutto, ma non
solo, i giovani, la Caritas, i percorsi
per i fidanzati.
- Ora il Signore mi chiama a
continuare a servirlo nel la comunità
Giovanni XXI I I . La vocazione della
comunità consiste nel conformare la
1 8
propria vita a Gesù povero, servo,
sofferente, che espia i l peccato del
mondo e nel condividere
direttamente la vita degli ultimi.
Inizia per me una stagione di vita
nuova: i l Vescovo mi ha dato la
possibi l ità di vivere questa
esperienza per tre anni, rinnovabil i
quattro volte per un totale di dodici
anni, prima di rientrare in diocesi.
E al lora vivere questo cammino
nuovo è rispondere ad una
vocazione, ad una chiamata, non è
un capriccio personale ed è la
diocesi di Como che mi manda
affidandomi ai responsabil i e al la
Comunità Papa Giovanni intera.
I poveri da sempre nella mia vita mi
hanno dato molto. Una volta i l mio
padre spirituale mi disse: ”I l tuo
cammino sacerdotale è portato
avanti dai senza dimora” ed è vero,
in loro, negl i ultimi, nei senza
dimora, nei bimbi e nei giovani che
incontro in Romania, vedo il volto di
Cristo.
Credo, però, che i poveri non
debbano essere “i l pal l ino di
qualcuno” perché, se Gesù nel
Vangelo ci dice che “i poveri l i
avrete sempre con voi”, vuol dire
che i poveri dobbiamo renderl i
nostri compagni di viaggio.
I l Papa nella Evangeli i Gaudium ad
un certo punto dice: “Non è
possibi le che non faccia notizia i l
fatto che muoia assiderato un
anziano ridotto a vivere per strada
mentre lo sia i l ribasso di due punti
di Borsa” (n. 53) Oppure durante la
visita a Lampedusa lo scorso anno
sempre Papa Francesco ci ha
richiamati: “Chi ha pianto oggi nel
mondo per queste persone? Chi
piange per queste vittime?”
Non possiamo fingere che i poveri
non esistano! Certo i poveri ci
spingono a cambiare vita, ad
andare sempre più verso la
radical ità del Vangelo, ma in questo
modo divengono nostri salvatori.
Don Oreste Benzi diceva che i
poveri ti aprono all ’ infinito di Dio,
sono una strada per raggiungere
Dio, addirittura lui parlava di
Sacramento del povero.
Concludo, ancora citando don
Oreste Benzi:
Questo è il momento favorevole!
Diceva Seneca: "Poco giova il vento
favorevole se il marinaio non sa
dove andare". Noi invece sappiano
dove andare. Abbiamo gli strumenti,
1 9
la comunità, i fratel l i , gl i ultimi con
cui condividiamo e abbiamo la mèta
chiara: Gesù! Scegliamo una Vita
da infi ltrati , per andare là dove c'è
la sofferenza e la fatica. Prima di
tutto cerchiamo di cambiare noi
stessi, poi per trapianto vitale
cambiamo chi incontriamo e
l'ambiente dove siamo. Non abbiate
paura di andare ovunque nelle
discoteche, sul muretto, nei barW
senza pretese, solo con la scelta di
voler essere me stesso, suo servo,
marinaio che sa dove andare.
Portate la gioia che crea
festa.Vivete un anno nella
giovinezza, nel la gioia! Siate
Giovani giovani, cioè giovani
davvero, giovani per età e per lo
spirito! Partite dal la conversione
interiore perché l 'incontro con Cristo
ci cambia, cambia tutto, sparisce la
lamentela, la mormorazione, i l
male. Se si è giovani dentro tutto
questo lascia posto alla gioia, al
sorriso. Ecco il canto nuovo dei
Redenti! Cristo è vita ed è risorto.
Se è vita, io voglio gustarlo. Se è
vita, al lora è simpatico e voglio
viverlo. E vivendolo, vivo i l mio
bisogno profondo. Siate
rivoluzionari nel l 'amore, scoppiate
di gioia! (28 ottobre 2007)
20
LE PAROLE CHE PORTO NEL CUORE
Caro Sebastian, come stai?
E come sta tuo fratel lo?
Io tornerò presto e sono molto contenta
perché staremo di nuovo insieme.
Questo tempo è stato molto triste per voi
e per me, per fortuna, però, tornerò presto
a casa.
Sarà come prima: io ti accompagnerò tutti
giorni a scuola ti preparerò la colazione.
Tu devi aspettare che la mamma torni.
Non ti dico quando torno perché sarà una
sorpresa e perché non vorrei che tu
guardassi tutti momenti i l calendario.
Io ti ringrazio molto per la tua pazienza è
perché ti sei comportato bene con tuo
fratel lo.
Gli hai sempre spiegato bene tutto quello
che io ti dicevo al telefono.
Caro Sebastian la mamma ti vuole bene
non vede l'ora di abbracciarti e di darti
tanti baci.
Sri Lanka
il mio paese.
In montagna
estese coltivazioni di tè.
Nel mare
pesci di tutti tipi .
Dalla mia cucina
il profumo di riso al curry.
Nel giardino
l 'anthurium luccica
sotto un cielo
pieno di stel le.
Mi mancano:
i l calore del sole,
l 'abbraccio di mia madre,
i l sorriso di mio padre.
Parole, pensieri, emozioniW .che aiutano a parlare di sé, ad unire i l passato
al presente, a conosce l’altro, con le sue innuerevoli ricchezze e le sue
grandi fatiche.
Storie semplici che narrano di un paese lontano, di sentimenti, di un
viaggio, di una scuola incontrataW
21
II LL VVII AAGG GG II OO
LLAA PPAARRTTEE NN ZZAA
Uno zaino
poche cose:
camicia,
jeans,
i l mio telefono,
una tanica d’acqua.
Sul camion
uomini,
donne
bambini.
Un desiderio ci unisce:
avere un futuro
migl iore.
II LL DD EE SS EE RRTTOO
I l buio
è ormai completo.
Le stel le del la notte
ci guidano
sono la nostra bussola
Fa freddo
ho sonno
sono stanco.
II LL MM AARREE
L’ultimo tratto
i l più pericoloso.
Corpi stanchi,
affamati.
Corpi
che si stingono
per darsi
coraggio.
Corpi
che non sempre
riescono
a raggiungere
la riva.
LA NOSTRA SCUOLA E'
Maestri Amici Incontri Sorrisi Giochi
Fatica Lettere Parole Silenzi Paure
Africa Europa Asia America I l Mondo
Gite Cibo Storie Amicizie Rispetto
I l percorso è stato realizzato da alcuni studenti durante un laboratorio
l inguistico-espressivo proposto dalla Scuola di I tal iano per Stranieri del la
Parrocchia di Rebbio.
I pensieri sono stati messi in scena durante lo spettacolo “I l magico cerchio
della speranza” realizzato presso il Teatro Nuovo di Rebbio martedì 1 7
giugno.
22
AUGURI DON VITTORIO:50 ANNI DI SACERDOZIO28 giugno 1 964: nel duomo di
Como, i l vescovo, mons. Felice
Bonomini, consacrava i novell i
sacerdoti. Don Vittorio Bianchi,
nativo di Mandello Lario, era tra
questi. Al termine dell ’ordinazione, i l
vescovo Felice lo destinò a Rebbio,
con grande gioia soprattutto dei
ragazzi e dei giovani, in quanto dal
mese di ottobre dell ’anno
precedente in parrocchia era
rimasto solo i l prevosto don Carlo
Scacchi, perché don Carlo
Castigl ioni era stato destinato
parroco a Carate Urio.
Don Vittorio rimase a Rebbio due
anni, poi a fine giugno 1 966
divenne parroco di Stazzona, un
paesino sopra Dongo, e vi rimase
fino al 1 979, anno in cui fu
nominato parroco a Ponte Tresa.
Dal 1 992 fu chiamato a reggere la
popolosa parrocchia di Cermenate.
Dal 201 0 è parroco di Abbadia
Lariana.
Di seguito, alcuni ricordi
del l ’esperienza pastorale di don
Vittorio Bianchi nel la nostra
comunità parrocchiale.
Con lui, tante attività coinvolgenti
Don Vittorio fece il suo ingresso in
parrocchia per la Festa della
Madonna della Consolazione, che
in quegli anni si celebrava l’ultima
domenica di agosto. Don Vittorio
incominciò subito a preparare la
Festa dei ragazzi, la prima
domenica di settembre, che dava
inizio al le attività oratoriane:
catechismo per i ragazzi e
adunanze dei vari rami del l ’Azione
Cattol ica.
Con i giovani seppe instaurare un
rapporto speciale, coinvolgendoli in
attività che li entusiasmavano: la
mostra missionaria “Fame nel
mondo”, al lestita nel grande salone
destinato al la futura sala cine-
teatro, le periodiche uscite
domenical i per incontrare gl i anziani
nel le case di riposo o i “muti latini” di
Don Gnocchi a Inverigo.
Curò in tutti i dettagl i
l ’organizzazione del quarantesimo
di fondazione dell ’ Azione Cattol ica
Giovanile Rebbiese e la prima S.
Messa del novello sacerdote don
Italo Brumana
Sandro
23
E poi venne don Vittorio. . . .
Noi ragazze, prima dell 'arrivo di don
Vittorio, andavamo all 'Asi lo e di
quel lo che facevano i ragazzi,
magari nostri coetanei, sapevamo
ben poco, quasi un universo
paral lelo. L'incontro di "dottrina" con
il Prevosto, don Carlo
Scacchi, avveniva in
una piccola stanza, "la
scuoletta" che si
affacciava
direttamente sul bel
corti le quadrato dove
da piccole avevamo
tanto giocato.
I l Prevosto ci salutava
e, dopo l'immancabile
presa di tabacco,
iniziava a parlare. Noi l 'ascoltavamo
in si lenzio. Trascorso il tempo
dovuto, lo salutavamo,
chiacchieravamo tra noi ragazze e
l'incontro era finito.
Poi arrivò don Vittorio. . .
Noi ragazze incominciammo a
frequentare l 'oratorio, per la prima
volta insieme ai ragazzi. Erano gli
anni del Concil io Vaticano I I , si
aprivano nuove prospettive,
crescevano nuovi fermenti. Tramite
don Vittorio entrammo in contatto
con un gruppo giovanile milanese
che cercava di prendere coscienza
dell 'essere cristiano in una società
in grande cambiamento.
I nostri incontri al l 'oratorio si
svolgevano con modalità
assolutamente nuove: ogni
settimana veniva distribuito un
fogl ietto ciclosti lato con
domande relative a un
tema che coinvolgeva
direttamente le nostre
vite e i nostri
comportamenti. Questo
ci spingeva, sempre
all 'interno di una scelta
cristiana, a riflettere su
noi stessi, a parlare, ad
ascoltare gl i altri e
diventava per noi motivo di crescita
personale e di gruppo; sono nate
amicizie e si sono creati legami, che
al di là del le vicende della vita di
ciascuno, non si sono del tutto
spezzati.
Ancora adesso, a distanza di anni,
ricordiamo quel periodo come
un'esperienza importante e
coinvolgente.
Grazie, don Vittorio.
Per le ragazze di al lora,
Marica ed Elisabetta
24
IN UNA BAITA,LUOGO DI FORMAZIONELa Baita Elisa è una costruzione
ultracentenaria, nel Parco della
Spina Verde, sul le col l ine che
circondano la città. Un luogo caro ai
comaschi, meta di passeggiate
domenical i e di incontri tra amici. La
vecchia baita diventerà “Casa scout
don Titino”, un luogo significativo
per tutta la città, anche per coloro
che non fanno parte del movimento
scout.
In questo modo si vuole ricordare
don Giambattista Levi, don Titino,
prete della Chiesa comense,
scomparso il 5 gennaio 201 4.
“I miei superiori – scriveva don
Titino – avevano avvertito che,
seppure attento al l ’ impegno curiale,
i l sogno dei giovani pulsava forte.
Già nell ’autunno di quel l ’anno mi
affidarono l’assistenza spirituale
degli scout. Eravamo nel 1 947,
al l ’ indomani del la guerra, che
finalmente aveva cancellato la triste
dittatura che aveva negato la
l ibertà, i l dono grande di Dio
al l ’Uomo. Ne avevano sofferto le
persone, impedite le associazioni,
impoverito i l vivere civi le. Non
avevano però potuto spegnere “i l
fuoco sotto le ceneri”. Delle
imposizioni del fascismo aveva
pagato lo Scoutismo che già dal
1 91 6 si andava imponendo anche in
I tal ia. Una delle più belle definizioni
di questo movimento, sorto in
Inghilterra ai primi del Novecento
per opera di Robert Baden Powell ,
troviamo in queste parole:
“Scoutismo, scuola di l ibertà”. Un
movimento che accompagna la
persona nella sua crescita, guidato
dalla Natura in mezzo alla quale si
vive, sotto lo sguardo di Dio, così da
formare un Uomo – una Donna la
cui vita è farsi dono: “Servire”. ”
Le parole di don Titino, prete scout,
fondatore de I l Settimanale della
Diocesi di Como, insegnante di
rel igione presso un istituto superiore
della città, parroco di una comunità
di periferia, scorrono ricche di
entusiasmo sulle pagine del l ibro
Como si racconta: “Lo scoutismo
aveva avuto i l suo martire , don
Giovanni Minzoni, parroco di
Argenta, e, con la soppressione, un
vero martirio. Un fi lo tuttavia era
rimasto vivo anche in quegli anni
bui. Proprio in Lombardia. Erano le
25
“Aquile Randagie”. E nel vivo della
guerra scoprirono una “vera Terra
Promessa” per la vita scout: la val le
Codera. Ma adesso rinasceva.
Anche Como, nei primi mesi del
1 945, vide questi ragazzi con uno
“strano” modo di vestire, un gruppo
che diventava sempre più
numeroso e che si al largava al
mondo femminile. [W ] Cosa ha
rappresentato per Como lo
Scoutismo? Nell ’arco di oltre
sessant’anni, centinaia di ragazzi e
di ragazze sono cresciute, dal la
fanciul lezza alla giovinezza matura,
mosse da un ideale che si esprime
nelle semplici parole della
Promessa capaci di dare il tono a
una esistenza: la fede in Dio e
nell ’Uomo, l ’amore che genera
doveri, la forza della famigl ia. Nel
corso degli anni uomini e donne che
hanno formato famigl ie, che hanno
lavorato con onestà e competenza,
che hanno assunto compiti nel la
società civi le e rel igiosa animando i
giorni con lo spirito del servizio in
mil le situazioni. Riempie di
speranza il constatare che il seme
non si è inaridito ma continua a
produrre frutti . ”
La “Casa scout don Titino”, come si
legge sul sito
www.casascoutdontitino. it/breve-
storia/, si prefigge di “continuare
nel solco da lui tracciato creando
sul nostro territorio un campo
scuola scout a lui dedicato, luogo di
formazione, educazione e crescita.
Luogo aperto al lo scautismo ma
anche ad altre realtà giovanil i del
territorio, al la scuola, al le
parrocchie.” E l ’area “di grande
pregio ambientale” – come scrive
un ex capo scout su I l Settimanale
della Diocesi del 7 giugno 201 4 – è
“un ambiente ideale con tutte le
caratteristiche per vivere la
dimensione del gioco,
del l ’avventura e del servizio, fedeli
ad un metodo che il generale
Robert Baden Powell , fondatore
dello scoutismo, ideò agli inizi del
secolo scorso. Un’occasione
preziosa, anche per i gruppi
comaschi, per lavorare in sinergia.
La speranza è che la Casa scout
Don Titino entri presto anche a far
parte del circuito del le basi scout
del l ’Agesci, sia a l ivel lo regionale
sia nazionale.”
Tiziana Nava (a cura di), Como si
racconta 41 storie dal la città, Ibis,
pp. 99 - 1 00
26
QUANDO C'ERANO LE SUOREI l centenario del la Scuola Materna
Quando c’erano le suore
Dal 1 91 4 al 1 989, le Suore
Adoratrici del SS. Sacramento di
Rivolta d’Adda hanno prestato i l loro
servizio, premuroso e competente,
presso la Scuola Materna di Via
Lissi e al l ’ interno della nostra
comunità parrocchiale.
Fondate dal beato Francesco
Spinel l i , le Suore Adoratrici , dedite
al l ’adorazione e alla carità, „nel le
scuole dell ’ infanzia si mettono a
servizio dei bambini, con un
prendersi cura che unisce cuore e
professionalità.“ L‘educazione, la
pastorale, l ‘area socio-assistenziale
e del disagio sono il luogo del loro
impegno all ’ inizio di questo secolo:
la loro missione „raggiunge i
bambini nel le scuole, le famigl ie,
con i gruppi di giovani coppie e la
vicinanza nella quotidianità, a volte
diffici le, del la vita. Con gli anziani
nel le case di riposo o nelle visite in
famigl ia per una parola di
consolazione, con gli ammalati
perché tutti possano sperimentare il
balsamo della carità di Cristo.“
Nei settantacinque anni del la loro
presenza tra noi, molto sono le
suore che si sono avvicendate nel
servizio al la Scuola Materna e alla
parrocchia. Tra le ultime, suor
Paolina Brambil la e suor Giannina
Ornaghi. Suor Paolina è ora ospite
presso l’Ospedale Moriggia-
Pelascini a Gravedona, suor
Giannina svolge il suo servizio di
superiora a Ravenna.
Raggiungerle e parlare con loro,
non sempre è facile. Molto
impegnate, a servizio del la
comunità e della Chiesa, entrambe
si affidano al cel lulare per
raccontarci i ricordi del la loro
esperienza a Rebbio.
Per suor Paolina la nostra comunità
riveste un’importanza particolare:
tra noi ha trascorso ben quindici
anni, in due momenti diversi.
„Esprimo i miei sentimenti di
riconoscenza per l ’accoglienza
avuta quanto sono entrata nella
vostra comunità nel marzo 1 954,
comunità che ho lasciato sette anni
dopo per continuare il mio servizio
al la Chiesa e all ’ istituto delle Suore
Adoratrici in un’altra parrocchia. Mi
sono trovata bene con voi –
27
racconta suor Paolina. Rebbio è
stata la mia prima parrocchia, ho
avuto modo di fare esperienza nella
catechesi, in oratorio e alla Scuola
Materna, con tanti piccoli di tre anni
e ho cercato di svolgere la mia
missione con serenità e amore.“
Sentirla parlare, sempre con
entusiasmo, significa ripercorrere
anche un tratto di cammino della
Chiesa locale: i l suo servizio a don
Virgi l io Levi, al lora vicario a Rebbio,
l ’ incontro con il Vescovo Felice
Bonomini, in occasione della
Professione PerpetuaW . In quegli
anni, la Superiora, suor Teresina,
avvia anche una Scuola di Lavoro,
per le ragazze negli orari in cui sono
libere dalla scuola, per le giovani la
sera: un’iniziativa significativa e di
successo.
„Nel 1 981 – continua suor Paolina -
sono ritornata a Rebbio e ho fatto
una seconda bell issima esperienza,
ritrovando con gioia i bambini che
avevo seguito al l ’asi lo ormai genitori
di tanti piccoli . “ Accanto all ’ impegno
nella Scuola Materna, le suore sono
sempre presenti in parrocchia. „I
sacerdoti erano molto uniti nel loro
ministero pastorale. Don Italo era
responsabile del la catechesi e
teneva molto al la formazione dei
catechisti : ho avuto così la
possibi l ità di partecipare a tanti
incontri per aiutare i ragazzi a
crescere nella vita cristiana.“ Nel
1 989 suor Paolina, con suor
Daniela e suor Liberata, lascia la
parrocchia: la Congregazione di
Rivolta d’Adda decide, infatti , di
ritirare le suore dalle strutture non
appartenenti al l ’ Istituto. I l legame di
suor Paolina va, tuttavia, al di là
del la sua presenza in Via Lissi. „E
poi ringrazio i l Signore per aver
avuto modo di partecipare a due
prime S. Messe, a quella di don
Sergio Bianchi, nel 1 988, e nel
2006, quando ero già a Lenno, a
quella di don Gianpaolo Romano,
che avevo avuto la fortuna di
preparare alla Prima Comunione.“
Da ultimo aggiunge: „Colgo
l ’occasione per ringraziare i l
Presidente e il Consigl io di
Amministrazione della Scuola
Materna che mi hanno invitato per i l
centenario. Per me è stata una gioia
vedere i genitori lavorare con
impegno e amore per i l bene dei
loro piccoli . “ E, sempre con grande
umiltà, quel la che l’ha sempre
contraddistinta, conclude: „Che
festa che mi hanno fatto i miei
bambini di una volta! Chissà, avrò
28
lasciato una buona testimonianza!“
E, assicurando una preghiera,
ringrazia per i l bene ricevuto.
Suor Giannina arriva a Rebbio nel
1 984 e vi resta tre anni, con suor
Angela e suor Paolina. La sua
telefonata è veloce, tra un servizio
in cucina e un momento di
preghiera. „Ricordo un‘accoglienza
grandissima da parte dei genitori e
del l ‘al lora Presidente, Adalberto
Parravicini. Ho trovato una scuola
efficiente ed è iniziata una
collaborazione grande con i
genitori. “ La preparazione degli
ambienti , con colori e disegni, la
recita annualeW .
„Mi è dispiaciuto lasciare Rebbio –
continua suor Giannina. Molto bello
i l lavoro in parrocchia, con i
catechisti e nel la Commissione
Liturgica.“ E, inevitabilmente, i l suo
ricordo è per ‚ i l Giordano‘. „I l modo
di lavorare dei sacerdoti al lora in
parrocchia, don Tull io, don Vito e
don Italo, è stato un un esempio
grandissimo di col laborazione e di
testimonianza.“
Loro, le nostre suore, hanno
conservato tanti ricordi: volti , gesti ,
sorrisiW .
In tanti , nel la parrocchia, hanno
vissuto momenti bel l i e importanti
con le Suore Adoratrici : al la scuola
materna, nei gruppi di catechismo,
nel le Commissioni del Consigl io
Pastorale, in un incontro
occasionale per strada, in una
corrispondenza continuata per anni,
durante una passeggiata in
montagna, nel la col laborazione che
sempre chiedevano anche per i
servizi più umil i , ma necessari e
dovuti, come ripul ire i l salone
dell ’asi lo dopo le tante feste con i
ragazzi.
Per tutto questo e per altro ancora,
i l nostro grazie, grande e sincero, a
chi ha servito per anni la nostra
parrocchia, a quelle suore che
ancora continuano a lavorare per
la Chiesa e il mondo in parti diverse
dell ‘I tal ia e a quelle che già hanno
raggiunto la Casa del Padre.
antonella
29
Tutti i martedì, presso la sede del
GTR in via Lissi (Oratorio di
Rebbio), dal le 1 7.00 alle 1 8.00, è
aperto i l recapito ACLI con servizio
di Patronato ed Assistenza fiscale.
Presso il recapito la volontaria ACLI
offre consigl i e assistenza su tutti gl i
aspetti previdenzial i , in particolare
sul le pensioni ital iane e svizzere,
infortuni, inval idità, disoccupazione,
verifiche di posizione assicurative,
ri lascio o rinnovo di permesso di
soggiorno.
I cittadini potranno avere
informazioni anche in materia
fiscale, per la compilazione del
Modello 730, Modello Unico e RED,
ISEE e ISEU, per la redazione dei
contratti di locazione e delle
dichiarazioni di successione,
gestione buste paga collaboratori
domestici.
Aperto in Parrocchianuovo recapito Patronato ACLI
AUGURI DON RENZO!Lo scorso mese di giugno, Don Renzo Denti ha ricordato i suoi 20 anni di
ordinazione sacerdotale.
Arrivato a Rebbio da prete novello, vi è rimasto fino al 1 996.
Ora, dopo esperienze in varie zone della diocesi, è parroco a Bellagio.
A lui vanno gli auguri e la preghiera dell 'intera comunità parrocchiale.
30
CALENDARIO LITURGICOFF EE SS TTAA DD EE LLLLAA MM AADD OO NN NN AA DD EE LLLLAA CCOO NN SS OO LLAAZZII OO NN EE
DD OO MM EE NN II CCAA 22 88 SS EE TTTTEE MM BB RREE 22 00 11 44
DD aa LLuu nn eedd ìì 22 22 aa VVeenn eerrdd ìì 22 66 sseetttteemm bbrree
Ore 20,30 : S.Rosario nei corti l i
SS aabbaattoo 22 77 sseetttteemm bbrree
Ore 1 5,00 Confessioni
Ore 1 7,30 S.Messa prefestiva
DD oomm eenn ii ccaa 22 88 sseetttteemm bbrree
Ore 7,30 – 1 8,00 SS.Messe d’orario
Ore 1 0,00 S.Messa concelebrata. Presieduta da DON VITTORIO
BIANCHI, Vicario a Rebbio dal 1 964 al 1 966, che ricorda il suo 50°
anniversario di Ordinazione Sacerdotale .
Ore 1 4,30 Processione con il simulacro della Madonna della
Consolazione, Vespri e benedizione.
Al termine : INCANTO DEI CANESTRI
La Processione partirà dal corti le di via Spartaco 1 3, a seguire via
Spartaco, via Lissi, via Alebbio, Chiesa parrocchiale.
LLuu nn eedd ìì 22 99 sseetttteemm bbrree
Ore 8,30 S.Messa
Ore 20,30 S.Messa per i defunti del la parrocchia, segue
Processione al cimitero
31
CALENDARIO PASTORALESS AABB AATTOO 11 °° NN OO VVEE MM BB RREE: FESTA DI TUTTI I SANTI
Nel pomeriggio ore 1 4:30 VESPRI E PROCESSIONE AL CIMITERO
DD OO MM EE NN II CCAA 22 NN OO VVEE MM BB RREE: COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI
DD AA LLUU NN EE DD II ’’ 33 AALL VVEE NN EE RRDD II ’’ 77 NN OO VVEE MM BB RREE: ORE 1 6 S. MESSA AL
CIMITERO
VVEE NN EE RRDD II 77 NN OO VVEE MM BB RREE: DALLE ORE 1 7 ALLE 20:30 ADORAZIONE IN
CHIESA DEL 1 ° VENERDI DEL MESE
SS AABB AATTOO 88 NN OO VVEE MM BB RREE: ORE 21 IN CHIESA CONCERTO DI SAN
MARTINO
DD OO MM EE NN II CCAA 99 NN OO VVEE MM BB RREE: FESTA PATRONALE DI SAN MARTINO
MM EE RRCCOO LLEE DD II 11 99 NN OO VVEE MM BB RREE: ORE 20:30 S. MESSA DAI PADRI
COMBONIANI
DD OO MM EE NN II CCAA 22 33 NN OO VVEE MM BB RREE: ORE 1 1 :30 S. MESSA SOCI G.T.R.
DD AALL11 66 AALL 22 44 DD II CCEE MM BB RREE: NOVENA di NATALE
MM EE RRCCOO LLEE DD II 22 55 DD II CCEE MM BB RREE: SANTO NATALE
MM AARRTTEE DD II 33 11 DD II CCEE MM BB RREE: ORE 1 7:30 SANTA MESSA E CANTO “TE
DEUM”
MM EE RRCCOO LLEE DD II 11 °° GG EE NN NN AAII OO 22 00 11 44: GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
SANTE MESSE ORE 1 0 E 1 8
32
LLUU NN EE DD II 66 GG EE NN NN AAII OO: EPIFANIA DEL SIGNORE
MM AARRTTEE DD II 11 11 FF EE BB BB RRAAII OO: ANNIVERSARIO APPARIZIONE MADONNA A
LOURDES GIORNATA DEGLI AMMALATI
MM EE RRCCOO LLEE DD II 55 MM AARRZZOO: LE CENERI S.MESSE ORE 8:30 – 1 7 – 20:30
DD AALL 33 AALL 66 AAPPRRII LLEE: SANTE QUARANTORE
DD OO MM EE NN II CCAA 22 00 AAPPRRII LLEE: SANTA PASQUA
33
ANAGRAFE PARROCCHIALE
CCii hhaannnnoo pprreecceedduuttoo nneellllaa ccaassaa ddeellSSiiggnnoorree26 BARBUTI ANTONIO
27 NALLI EMMA
28 DI SIMONE VITO
29 LUCINI NICETO
30 POZZETTI MARIA LUISA
31 PALESTRA NORMANNO
32 PINO FRANCESCO
33 CATTANEO LUIGI
34 BARBATO ROSINA
35 FERRARIO CARLO
36 DE BIANCHI ELENA
37 COLOMBO GIOVANNI
38 VACCARO LUIGIA
39 RODA CARLA
40 OSTINELLI GIUSEPPE
41 PALAZZI ANTONIO
42 SCALCINATI MARIA
43 ROMANO PAOLO
44 CAVALLERI PIERLUIGI
45 COLOMBO ROSA
46 PERRA GIORGIO
47 MONTORFANO GIUSEPPINA
48 TRANI FRANCO
49 FONSIDITURI LUCREZIA
50 MICHELETTI WALTER
51 STRADELLA NELLO
BBaatttteezzzzaattii nneellllaa ffeeddee ddeellllaa CChhiieessaa ee ddeeiiGGeenniittoorrii8 CINQUEMANI BRYAN PIETRO
9 ORTELLI CRISTIAN
1 0 BRUNATI LEONARDO
FRANCESCO
1 1 MANCUSO ALESSIO
1 2 CARLOMAGNO FRANCESCO
1 3 BENIGNO CHANEL
UUnniittii nneell ssaaccrraammeennttoo ddeell mmaattrriimmoonniioo4 ABRUZZESE ENZO e FASOLA ROSSELLA
34
CONTATTI UTILI
don Giusto Della Valle (parroco)
tel. 031 520622 - cell . 366 7090468 email : giustodellaval le@gmail .com
don Claude Okondjo (col laboratore parrocchiale)
cel l . 339 1 301 1 37
Roberto Bernasconi (diacono): 031 521 332
Comunità La Missione: 031 521 828
Padri Comboniani: 031 5241 55
SANTE MESSE
Ferial i : ore 8.30
Prefestivi : ore 1 7.30
Domeniche e Festivi
ore 7.30 - 1 0.00 - 1 8.00