L'Alpino Numero settembre 2013

56
N. 8/2013 AGOSTO/SETTEMBRE MENSILE DELL’A.N.A. Sui passi della Guerra bianca Poste Italiane S.p.A – sped. in a.p. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1- LO/MI Anno XCII – N. 8

description

 

Transcript of L'Alpino Numero settembre 2013

Page 1: L'Alpino Numero settembre 2013

N. 8/2013AGOSTO/SETTEMBREMENSILE DELL’A.N.A.

Sui passidella

Guerra biancaPos

te It

alia

ne S

.p.A

– s

ped.

in a

.p. –

D.L

. 353

/200

3 (c

onv.

in L

. 27/

02/2

004

n° 4

6) a

rt. 1

com

ma

1- L

O/M

I Ann

o X

CII

– N

. 8

Page 2: L'Alpino Numero settembre 2013

28-2013

AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE NUMERO 229Iscrizione R.O.C. n. 48

DIRETTORE RESPONSABILEBruno Fasani

DIREZIONE E REDAZIONEvia Marsala, 9 - 20121 Milanotel. 02.29013181 - fax 02.29003611

INTERNET E-MAILwww.ana.it [email protected]

COMITATO DI DIREZIONEAdriano Crugnola (presidente), Ildo Baiesi,Roberto Bertuol, Mario Botteselle,Massimo Curasì, Bruno Fasani, Roberto Migli,Massimo Rigoni Bonomo, Salvatore Robustini

NON ISCRITTI ALL’ANAAbbonamenti, cambio indirizzo, rinnovitel. 02.62410215 - fax [email protected] per l’abbonamento a L’Alpinoper l’Italia: 14,50 europer l’estero: 16,50 eurosul C.C.P. 000023853203 intestato a:«L’Alpino» - via Marsala, 9 - 20121 MilanoIBAN: IT28 Z076 0101 6000 0002 3853 203BIC: BPPIITRRXXX

ISCRITTI ALL’ANAGli iscritti all’ANA, per il cambio di indirizzo,devono rivolgersi esclusivamente al gruppo oalla sezione di appartenenza.

Fotolito e stampa: Amilcare Pizzi s.p.a.Via Amilcare Pizzi, 1420092 Cinisello Balsamo (MI)

Progetto grafico e impaginazione: Camillo Sassi

Chiuso in tipografia il 1 agosto 2013Di questo numero sono state tirate 380.764 copie

IN COPERTINAUna colonna di alpini sale lungo lapista nevosa del Presena. A destra il tramonto spettacolo,con gli ultimi fasci di luce dal Ve-nerocolo, che il 50° pellegrinaggioha riservato agli alpini che si pre-paravano a pernottare al rifugio“Ai Caduti dell’Adamello”, allaLobbia. (Le foto di copertina e del serviziointerno sono di Mariolina Cattaneo)

ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINIVia Marsala, 9 - 20121 Milano

Segreteria: tel. 02.62410200fax 02.6592364

[email protected]

Direttore Generale: tel. [email protected]

Segretario Nazionale: tel. [email protected]

Amministrazione: tel. 02.62410201fax 02.6555139

[email protected]

Protezione Civile: tel. 02.62410205fax 02.62410210

[email protected]

Centro Studi ANA: tel. 02.62410207fax 02.62410230

[email protected]

Servizi ANA srl: tel. 02.62410219fax 02.6555139

[email protected]

agosto-settembre 20

13 sommario3 Editoriale4-6 Lettere al direttore8-13 In pellegrinaggio sull’Ortigara14-17 Raduno solenne al Colle di Nava18-21 Il 50° pellegrinaggio in Adamello22-28 Speciale alpini dormienti30-21 Scoprire che alpini è bello!32-36 Nostri alpini in armi

• In esercitazione sul Falzarego• La missione della Julia in Afghanistan

• Il presidente Favero in visita al Comando TT.AA.

• Il gen. Bonato nuovo comandante della Tridentina

38-39 Le crode dei Da Col

40-41 Pulfero: 41° campionato di marciadi regolarità a pattuglie

42 Cori e fanfare

43 I nostri musei

44-48 Rubriche

49-53 Sezioni Italia

54 Sezioni all’estero

55 Calendario manifestazioni

56 Obiettivo sulla montagna

NUOVE CRAVATTE ANASono disponibili le nuove cravatte in seta, realizzateper celebrare i 93 e i 94 anni di fondazione della no-stra Associazione. Sono in color bordeaux con le penne e in verde conle righe bianche e rosse. Le cravatte potranno essere ordinate presso la pro-pria Sezione ANA e saranno disponibili a partire dal26 settembre.La lista completa dei gadget è su www.ana.it

Page 3: L'Alpino Numero settembre 2013

Èun dato di fatto che siamo nelbel mezzo di una rivoluzione

epocale. Parlo della rivoluzione digi-tale, ovviamente. Paragonabile aquella avvenuta con la scoperta del-la scrittura, poi a quella legata all’av-vento del libro, infine a quella del1450 con la scoperta della stampa.Tappe dell’evoluzione del comuni-care che hanno segnato profonda-mente la cultura del loro tempo,creando entusiasmo ma anche gran-di paure. Pensando a quanto scriveva Platonenei suoi Dialoghi – siamo quattro se-coli prima di Cristo – non è difficilesentire l’eco di quanto si dice ancheoggi parlando dei media: “ti fanno illavaggio del cervello”, “non si usapiù la memoria”, “qualcuno pensaper te”… Da allora sono passati 2.400anni. Se si dicono oggi come allora lestesse cose, vuol dire che la novitàproduce sempre le medesime in-quietudini. L’importante è prender-ne atto e imparare a gestirle.Basta un colpo d’occhio per capirele caratteristiche della rivoluzionein atto. Chi come me è cresciuto nel-la cultura del libro, sa che quella erauna cultura analitica, in cui bisogna-va entrare con la ragione, con i tem-pi lunghi della riflessione. E poi erauna cultura che guardava al passatoe al presente, perché convinta che lamemoria fosse maestra di vita. Lanuova cultura digitale è al contrariorapidissima, quindi sintetica, appiat-tita sull’oggi. Trenta secondi prima

di un Tg ti danno un resoconto che tiinforma di quanto accaduto nelmondo in un batter d’occhio. Le no-tizie si superano nel giro di pocheore e se non fosse per qualche casodrammatico, nessuno di noi ricorde-rebbe i fatti del giorno prima. Unacultura radicata nel presente e for-temente interessata a colpire la par-te più emotiva delle persone. Perfarsi ascoltare bisogna coinvolgerel’emotività. Tutto il resto è noia,canterebbe Califano. Oppure zap-ping, aggiungiamo noi.Ormai i sociologi hanno iniziato acatalogare la gente per categoriemediatiche. Ci sono gli analfabeti di-gitali, cioè quelli refrattari a qualsia-si uso della moderna strumentazio-ne digitale, quelli, per capirci, chenon vogliono neppure imparare amandare un sms col telefono. Ci so-no poi gli “immigrati” digitali, ossiaquelli che tentano di entrare neinuovi strumenti, come stranieri checercano di imparare una lingua e unacultura diverse dalla propria. Lagamma delle loro capacità comuni-cative, varia dai livelli d’asilo allascuola superiore. Ci sono infine i na-tivi digitali. Gli esperti li fanno parti-re più o meno dagli anni ’90. Si carat-terizzano per una grandissima predi-sposizione a comprendere le tecni-che di funzionamento del digitale,ne fanno un uso quasi assoluto nelleloro relazioni (qualcuno parla di pro-tesi comunicative) ed hanno una in-nata predisposizione alla contempo-

raneità, ossia la capacità di fare piùcose insieme, come ascoltare musi-ca, fare i compiti, dare un’occhiata alvideo, un passaggio su Facebook…Esentiamoci dal fare i moralisti. Ineurologi ci dicono che in loro si so-no sviluppate alcune zone cerebralidiverse da chi è cresciuto nella cul-tura del libro.Tutto questo è bene o è male? Nébene né male. Ogni cosa nuova ha isuoi vantaggi e i suoi rischi. Ed è suquesto che dobbiamo riflettere, tan-to più che da poco siamo entratinell’epoca del web 2.0. Non spaven-tatevi delle sigle. Web vuol dire ra-gnatela (così come www. vuol direworld wide web, ossia ragnatela cheprende tutto il mondo). Perché 2.0?Semplice, perché siamo passati daun’epoca in cui eravamo soprattuttodei consumatori di ciò che ci offrivail digitale, a consumatori e fornitori.Entrando in rete è come se noi en-trassimo in un grande supermercatoa comprare i prodotti che sono invendita, ma anche a metterci dentroi nostri. Penso a Facebook, per esem-pio. O a twitter, o semplicemente aYoutube… E qui comincia il bello,con i suoi pro, ma anche con i tantipericoli, perché sugli scaffali ci puòessere del buon filetto, ma ancheprodotti tossici o andati a male. Equesto è un rischio anche per noi al-pini, per i nostri Gruppi o Sezioni.Ma di questo parleremo in una pros-sima riflessione.

Bruno Fasani

E D I T O R I A L E

38-2013

Dentro una rivoluzioneepocale

Page 4: L'Alpino Numero settembre 2013

48-2013

L E T T E R E A L D I R E T T O R E

VIVI LE FORZE ARMATE, O NO?

Vorrei esprimere la mia opinione in merito all'articolo apparsosul numero 6 di giugno de L'Alpino, “Vivi le Forze armate” rap-

presenta davvero uno spreco di soldi, per 3 settimane di un qual-cosa che non è neppure paragonabile lontanamente alla veraesperienza che si fa nell'esercito o in qualunque altra forza armata!Trovo assurdo che dopo tre settimane di divertimento, sì perchéciò che i ragazzi che partecipano a questa iniziativa fanno per tresettimane sono le cose più belle che si fanno nell'esercito... poi c'èil resto... I valori alpini non si imparano con tre settimane da giova-ni marmotte... Io sono stata un'alpina per tre anni, ero VFB e possoparlare quindi a ragion veduta... Non è certo in discussione l'impegno dei ragazzi o la professiona-lità e bravura degli istruttori, ma far sfilare all'Adunata chi ha fattosolo tre settimane di Esercito all'acqua di rose, accanto a chi ha fat-to la guerra o a chi ha fatto davvero l'alpino, mi sembra davvero ec-cessivo! Inoltre faccio notare che anche al fine di reclutare perso-

DON IVANO PARROCO ALPINOSono figlio di un alpino, classe 1923, andato avanti nel 2009, ma

con i miei fratelli non ho dato molte soddisfazioni allo spiritoalpino di papà. Il fratello maggiore ha fatto il servizio militarecome carabiniere, il sottoscritto è prete da tanti anni, il fratellominore ha fatto il servizio civile come obiettore di coscienza inanni in cui era difficile fare il militare senza essere considerati cit-tadini, se non sospetti, almeno di seconda categoria.Noi si viveva un po' ai margini dell'alpinità militare, mentre siamosempre stati inseriti attivamente nel mondo alpino, vivendoprima di tutto tra le montagne della valle d'Aosta, in un paesinofuori dal circuito turistico, ma che ritengo essere il più bel paesedel mondo...Poi abbiamo praticato fisicamente l'alpinismo arrampicando suimonti, e culturalmente con viaggi e letture e dibattiti, in qualitàdi iscritti al CAI.Sono parroco di quattro piccole parrocchie della Valle d'Aosta,in tre di esse è costituito il Gruppo alpini, e due di questi Gruppihanno la sede in due diverse case parrocchiali.Vivo pertanto in prima persona quanto gli alpini siano tra i colla-boratori più attivi di tante iniziative che si svolgono sia in ambitocivile che religioso, cosicché ho seguito con attenzione quanto èstato scritto su L'Alpino a proposito della Messa e della Preghieradell'Alpino in tante manifestazioni, e ho apprezzato la ''tirata d'o-recchi'' che il direttore Bruno Fasani ha fatto a qualche nostroconfratello che storce il naso per un non bene inteso pacifismo.Ma ancora di più apprezzo le parole di denuncia e di incoraggia-mento, per non perdere la dignità di cittadini, nauseati da tanticattivi esempi dei cosiddetti grandi.Mi tocca scrivere, per dovere e per passione, su giornali locali,siano essi il semplice, ma gradito dai lettori, bollettino delle par-rocchie, o il quadrimestrale giornale delle Sezioni valdostane delCAI, e cerco, anche se so di esserne molto lontano, di mettere inpratica gli insegnamenti e i suggerimenti del CISA (ConvegnoItinerante della Stampa Alpina). Forse leggo con più attenzione ilmensile degli alpini che non il settimanale della Diocesi (ahi,ahi...).

La conversione allo spirito alpino dell'ANA è stata occasionatadall'Adunata del 2003 ad Aosta, vissuta in prima persona comeparroco e per aver ospitato in strutture ecclesiastiche più di 500alpini. Da allora, ho accompagnato per diverse volte insieme allemie sorelle e ai cognati, il nostro padre alle successive Adunate,che ho vissuto quasi   fossero dei pellegrinaggi. E ho ben presentela fierezza di papà quando un vecchio alpino del brescianovedendomi con lui gli ha detto: “Hai un figlio prete? Che fortu-nato!”.Mi sono fatto un dovere di leggere quanto più ho potuto libriche parlano di alpini e di soldati nella grande tragedia e nel gran-de eroismo in Russia, e l'epopea nel bene e nel male dellaResistenza tra i monti della Valle d'Aosta e del Piemonte.Cosicché ho deciso di andare in Russia e mi sono iscritto al viag-gio che in settembre porterà nelle terre che hanno visto i fattidell'inverno 1943, e dove l'asilo di Rossosch testimonia lo spiritodi perdono e di solidarietà. È inutile dire che intendo viverlocome un grande e commosso pellegrinaggio, sulle tracce di eroi-ci cappellani come don Carlo Gnocchi e don Carlo Chiavazza, edi tanti altri uomini che hanno vissuto tragiche e tremendeavventure. Perché non accadano più. Voglio vedere per poi rac-contare, perché anche altri possano poi essere più motivati nelgrande impegno per l'umanità.

Ivano Reboulaz - Bionaz (Aosta)

Caro don Ivano, grazie per questa bellissima lettera. Ci sono den-tro moltissime cose, a cominciare da tanta umiltà, quando rico-nosce l’indifferenza iniziale verso gli alpini, ma soprattutto quan-do descrive il progressivo avvicinamento e inserimento nel loromondo. Grazie per quanto fa per loro, ospitandoli negli ambientiparrocchiali, che è anche segno di intelligenza, in quanto gli alpi-ni danno sempre di più di quanto ricevono. Grazie per la testimo-nianza verso tutti quei preti che sono soggetti a crisi di orticariaper via della Preghiera. Grazie di cuore. Spero di tornare nellasplendida Val d’Aosta il prima possibile e poterle stringere lamano. Con gratitudine.

ne nei VFP1 è inutile, perché il limite di età per i VFP1 è di 25 anni, a“Vivi le Forze armate” possono partecipare fino ai 29-30 anni... ache scopo se tanto poi non possono far domanda? Solo per poterindossare un cappello e dire: "sono un alpino" quando neppure chicome me ha fatto tre anni negli alpini è veramente degno di indos-sarlo. Solo i veri alpini, quelli di una volta, che la montagna l'hannovissuta e affrontata davvero, non certo con i materiali super tecnicidi oggi, solo loro sono davvero degni di quel cappello, vogliamodavvero credere che bastino tre settimane per ritenersi davvero al-pini? Credo che l'intelligenza di ognuno e le coscienze risponde-ranno nella maniera più sensata.

Simona Enrica

Gentile Simona, nel tuo scritto ho trovato cose sagge, ma anche unpo’ di retorica. È vero che tre settimane di naja non sono sufficientiper fare un alpino. Caso mai servono a due scopi, quello di tenerevivo un certo spirito nelle nuove generazioni e quello di richiamareil valore di un servizio al Paese, che potrebbe tornare ancora in vi-

Page 5: L'Alpino Numero settembre 2013

58-2013

L E T T E R E A L D I R E T T O R Egran lunga inferiore al piacere di accoglierci e di mostrarci le bel-lezze della vostra città, nonché di farci apprezzare lo spirito pada-no che ci accomuna. Grazie per avere fatto ala fitta al nostro sfilare. Grazie per averciatteso oltre l'imbrunire. Grazie donne di Piacenza che vi siete spel-late le mani per applaudirci e, forse, siete diventate roche con i vo-stri evviva. Grazie uomini di Piacenza che, non secondi alle vostredonne, ci avete sostenuto lungo tutto il percorso. Grazie ai giova-nissimi che ci hanno teso le mani per stringerle alle nostre. Grazieai tanti non più giovani che ci hanno sorriso. Grazie perché per un giorno siete riusciti a non farci pensare ai no-stri monti martoriati dalle frane. Grazie ancora da parte del gruppoalpini di Tizzano Val Parma.

Franco Alfonsi

Caro Franco, le tue parole le abbiamo fatte nostre.

IL CAPPELLO È CHI LO PORTA

Ho letto con piacere il fraterno saluto che il nostro nuovo pre-sidente Favero ha inviato a tutti gli alpini. Ho apprezzato mol-

to il modo con cui si pone al servizio dell’ANA e di tutti gli alpinicon umiltà e tanto coraggio. Forza presidente, avanti con la moraleche l’alpinità richiede, fatta di fatica, sudore e tanta fratellanza, e atale proposito dedico a lei e a tutti gli alpini un breve scritto. Come si riconosce un alpino? Chi identifica l’alpino è il suo cap-pello. L’alpino lo guarda con venerazione e amore, sì, perché il suocappello è come un diario mai scritto, in pochi secondi ti fa rivive-re momenti lontani, di tanta fatica, di sudore, di tristezza ma anchedi immensa gioia. Quando ci hanno messo in testa la prima volta il cappello è comeaver ricevuto un altro battesimo (ci è stato instillato lo spirito diCorpo). Cosa sarebbero l’alpino e il suo cappello senza lo spirito diCorpo? Come farebbero gli alpini a fare tutto quello che fanno senon lo facessero con amore senza nulla chieder per se stessi. Guar-dando la televisione dovunque ci sono calamità naturali, dove c’ènecessità di aiuto, ecco che spuntano le penne nere con la lorogran voglia di fare.L’alpino ha una caratteristica fondamentale, quella di dare con tut-te due le mani perché considera l’altro come se stesso e questo sichiama amore come il nostro gruppo (Alpini per amore).

Diano - Concorezzo (Milano)

C’è tanto cuore nelle tue parole, caro Diano. Bisogna però precisa-re che il cappello è un simbolo importantissimo, ma il suo valoredipende esclusivamente dalla testa che lo calza.

ANGELA RINGRAZIA IL “PRESIDENTISSIMO”

Nel dicembre 2012 nella casa di Endine Gaiano ho suonato conla fanfara alpina di Ramera di Ponteranica alla Messa di  Nata-

le alla presenza dell’alpino Caprioli: i suoi occhi erano lucidi perl’emozione ed ora sono io ad essere commossa   per il suo essere“andato avanti”! Circa 16 anni fa mio marito si era rivolto a Caprioli per una visitamedica e la prima domanda che si è sentito dire è stata: “Sei un al-pino?”. Lui ha risposto in modo affermativo per  cui   ha voluto co-noscere la storia del suo anno di naia e le notizie dell’attuale grup-po alpino di appartenenza.  Il suo   spirito alpino non aveva limiti di

gore, dopo che ci siamo liberati del servizio militare come roba daMedio Evo. La retorica la trovo là dove pensi agli alpini solo inchiave di memoria storica, “quelli di una volta”, come li definisci tu.La memoria è importante, ma l’alpinità non si misura solo sugli an-ni trascorsi in servizio e neppure sui sentieri che si sono battuti.

UNA RICHIESTA DI TREGUA

Caro direttore, la risposta che hai dato a Massimo Giara di Ver-celli (L’Alpino n° 6) esprime il mio pensiero: nessuna paura bi-

sogna avere della preghiera (fatta di parole, opinabili, da discutere,ecc); paura bisogna avere di perdere gli alpini.Stando così le cose, perché non dovresti aprire – sul nostro ceri-moniale, punto 7.a Santa Messa celebrata in chiesa – un dialogocon me che alpino da perdere non voglio essere?

Nilo Pes - Vigonovo di Fontanafredda (PN)

Caro Nilo, concedimi una tregua dalle argomentazioni polemiche.Farò di tutto per non perderti, dialogando con te in silenziosa sim-patia.

COERENZA ALPINA? COMPITO DI TUTTI

Caro direttore, credo di avere sentito il fremito della tua pennanella recente corrispondenza con i lettori, specialmente in ri-

sposta all’artigliere poco patriottico o di fronte ad un certoconformismo. A me sembra che l’alpino e il sacerdote abbiano tro-vato una buona sintesi concettuale. Il compito è difficile, almenoquanto lo sforzo di indicare il nostro futuro associativo, ed è desti-nato soprattutto a chi ha un’idea approssimativa del significato diessere alpini e a chi non percepisce certi pericoli. Il pericolo di ve-dere nell’alpino una figura ‘troppo’ speciale è ben presente. Che singolare destino il nostro cappello! Si è nutrito di gioventùed entusiasmo, poi di nostalgia e tenerezza. Qualcuno oggi peròne fa un uso improprio o riduttivo. Ha un solido impatto sociale epertanto può essere una forte testimonianza o diventare compliceinnocente in situazioni imbarazzanti. “Nella vita c’è una sola costante: i cambiamenti”. Una massima an-tica di grande attualità, che non ci chiede di rinunciare ai nostriprincipi. L’Alpino con i suoi ultimi direttori ha degnamente educa-to alla pulizia morale. Oggi può dare voce ad una forma nuova dicoerenza alpina. Io credo che i nostri veci approverebbero.

Ermanno Germanetti - gruppo di Tollegno, sezione di Biella

Mi sento imbarazzato nel sentirmi caricato della responsabilità diindicare il nostro futuro associativo. Come ognuno di noi, caro Er-manno, anch’io conto per uno. Magari a me spetta il compito ditenere in mano il volante del giornale, ma conoscere la meta, ècompito di tutti, da cercare con pazienza e umiltà, evitando ripie-gamenti nel passato e fughe scriteriate nel futuro, come se il nuo-vo fosse automaticamente buono, solo perché nuovo.

GRAZIE PIACENZA!

Grazie. Grazie ancora cittadini di Piacenza! Grazie per averciconsentito giorni di serenità, di amicizia e buon'umore acco-

munando noi alpini a voi residenti. Grazie per avere sopportato ildisagio inevitabile che vi abbiamo creato sperando che sia stato di

Page 6: L'Alpino Numero settembre 2013

68-2013

L E T T E R E A L D I R E T T O R Etempo o spazio. Ho partecipato al rito funebre e mi hanno colpitole parole espresse dal figlio riguardo la sua vita privata: l'amore ver-so la moglie, i figli e nipoti. Questa testimonianza ha commosso parecchie persone, alpini enon. In seguito il presidente nazionale Favero ha detto parole in-tense a nome dell’Associazione Nazionale Alpini ricordando la vitaassociativa di “Nardo”. Io vorrei aggiungere un mio piccolo pensiero: innanzitutto espri-mere la mia vicinanza, con la preghiera, alla sua famiglia e inoltrevorrei farmi voce di tanti “Amici degli Alpini” che conosco e che mihanno chiesto di scrivere semplicemente… grazie per tutto il benee i valori che lui ha   trasmesso con la Sua vita!

Angela Gotti - Ponteranica (Bergamo)

Ho conosciuto Caprioli solo di vista e di sfuggita. L’impressioneche ne avevo riportato me lo aveva fatto associare idealmente aifrutti del deserto, quelli temprati dal sole e dalle intemperie: durodi scorza e dolcissimo dentro.

NIENTE DIVISE ALPINE AI FUNERALI DI NARDO

Non posso nascondere il mio rammarico per quanto ho potutoverificare in occasione dei funerali del compianto presiden-

tissimo Nardo Caprioli. Nell’occasione la cosa potrà essere sfuggita a tanti, ma non sicura-mente agli alpini presenti e spero ai miei presidenti e rispettiviconsigli. Mi riferisco alla totale assenza di anche un solo alpino indivisa.Capisco le difficoltà economiche che attanagliano tutta l’ammini-strazione pubblica e quindi anche l’Esercito ma credo che almenouno, dico un alpino in servizio avrebbe potuto esserci, penso chela diaria avrebbe potuto essere facilmente assorbita dall’ANA.Credo che in questi momenti i rapporti tra l’ANA e le Truppe Alpi-ne siano particolarmente felici, così almeno ci dite nelle varie ma-nifestazioni e incontri, quindi l’assenza a che è dovuta?Alla fretta, alla confusione del momento o alla disattenzione diqualcuno che non ha pensato di fare una telefonata o di mandareuna mail? È stata la nostra organizzazione a non essere sufficiente-mente perspicace o i militari non attenti?Sicuramente ci saranno validi motivi per l’assenza dei nostri “Bo-cia” alla cerimonia funebre di uno dei “Veci” che ha rappresentatotutti, veramente tutti gli alpini, ma la cosa veramente non riesco aspiegarmela.

Manenti Luigi - capogruppo di Martinengo

Sgombriamo subito il campo, dicendo che qui la malafede nonc’entra proprio nulla. In genere, in questi casi c’è solo un deficit dicomunicazione, dovuto al fatto della repentinità della morte diuna persona, che coglie tutti di sorpresa con tempi strettissimi perinformarsi ed organizzarsi.

UOMINI NUOVI PER UN’ITALIA MIGLIORE

Sento dentro di me un senso di profonda rabbia e sdegno alpensiero che moltissimi politici e amministratori della cosa

pubblica sono riusciti e riescono a trascinare in un profondo bara-tro l’economia italiana e, per causa loro, molte persone hanno ri-nunciato al dono più prezioso, la vita, rifiutando quello stile di vitaimposto fondato sulla corruzione.

Hanno calpestato costantemente la Costituzione e la dignità uma-na. Migliaia di famiglie, inoltre, hanno raggiunto un elevato livellodi disperazione essendo crollata ogni certezza e speranza in un fu-turo migliore.Dopo l’ultimo conflitto mondiale, dei politici di elevata coscienzae onestà, riuscirono a far risorgere l’Italia sviluppando e rinnovan-do l’industria, l’agricoltura e il commercio. Dalle macerie hanno ricostruito nuove case, fabbriche, strade edautostrade, nuova viabilità ferroviaria, creando il boom economi-co, e consentendo di pagare i debiti di guerra. Ancora fino agli an-ni Sessanta l’Italia godeva di una riserva aurea tra le più forti delmondo.Possibile che i politici dopo gli anni Settanta ad oggi, colpevoli deldisastro economico italiano, non provino un po’ di vergogna e nonfacciano un esame di coscienza (sempre se ce l’hanno).A cosa sono servite le atroci sofferenze dei soldati alpini (e non) ela morte di molti di loro che ha disseminato le montagne delle lo-ro ossa? Hanno sacrificato la vita per un credo… per una Italia mi-gliore e un futuro migliore.I nostri governanti, assieme alle loro ossa, hanno seppellito anchei loro ideali.

Davide AndriolettiGruppo di Ponte Nossa, sezione di Bergamo

Sono sempre più convinto che la morale sociale, cioè il buon fun-zionamento di un Paese, dipenda dall’etica delle coscienze. Saran-no solo uomini nuovi a fare una politica nuova e quindi un’Italiamigliore.

RISPETTO PER I REGOLAMENTI

Carissimo don Bruno, di ritorno dal 30° raduno nazionale al rifu-gio Contrin, mi preme farti presente un fatto, anche se so che

certamente tu l'hai notato. Regolamento-cerimoniale ANA allamano: capitolo “atti della cerimonia o manifestazione – punto F:‘Santa Messa celebrata...’, penultimo capoverso: “ Si rammenta cheanche il personale di servizio al momento di ricevere l'Eucarestiadeve comunque togliersi il cappello alpino”. Quel “anche” signifi-ca, ovviamente, che tutti gli alpini si devono comportare in quelmodo. Al dunque. Ho notato – e non solo al Contrin, purtroppo –che molti alpini, alfieri compresi, sono andati a ricevere l'Eucarestiasenza togliersi il cappello.Va bene che ho sentito, una volta, un alpino dire che lui il cappellonon se lo levava neanche davanti a Dio (forse andava anche a lettocon il cappello o anche a farsi la doccia, chissà), però....Ora, dico, visto che tu hai una “buona voce” in mano, prova a ri-marcare sul nostro giornale il rispetto di tale punto del Regola-mento, rispetto che dovrebbe, comunque, essere anche nel baga-glio del buon senso dei singoli alpini. Prova, non si sa mai...Altro argomento: complimenti per l'omelia al Contrin. Se ne do-vrebbero sentire di più – e più volte – di “prediche” simili, anche esoprattutto da parte di tanti altri tuoi confratelli. È il parere che hosentito espresso anche da altri presenti. Relata refero.

Claudio Tubini - Castel d’Azzano (Verona)

Bastano le tue parole, caro Claudio, per sottolineare una disposi-zione che è chiarissima nella sua formulazione. Io con te la ricordoe la rilancio. Grazie per gli apprezzamenti, ma se qualche cosa ti èentrato dentro, ringrazia in Alto. Vuol dire che Qualcuno ti volevadire qualcosa.

Page 7: L'Alpino Numero settembre 2013

78-2013

IMPROVVISA SCOMPARSA DEL VICE PRESIDENTE NAZIONALE ANA

Stefano Duretto è andato avanti

Lo ricorda così il nostro presidente nazionale Sebastiano Favero:La notizia comunicatami dal presidente della sezione di AstiAdriano Blengio che Stefano Duretto era andato avanti nelleprime ore di giovedì 1° agosto, mi ha colto impreparato e quasiincredulo.Stefano, seppure affaticato ma sereno, ieri aveva voluto esserepresente alla riunione del Comitato di presidenza, a Milano.Avevamo trascorso alcune ore assieme discutendo i problemi

della nostra Associazione e l’avevo vistomolto impegnato e, come sempre, pacatoed attento nell’esporre le sue valutazioni suivari argomenti.Niente, caro Stefano, faceva presagire una tuacosì rapida dipartita, tanto che avevamo parlatodegli impegni futuri e ci eravamo lasciati con unforte abbraccio.Avevo imparato ad apprezzarti, caro Stefano, findalle tue prime partecipazioni ai consigli diret-tivi nazionali e alla commissione Grandi Opere,per la tua posatezza, per il modo discreto madeciso con cui sostenevi le tue argomentazioni.Da subito tra noi era nata un’amicizia vera eprofonda e quando ti avevo chiesto se eri di-sposto ad assumerti l’onore della vice presiden-za mi avevi risposto subito “presente!” e mi ave-vi detto “per te e per gli alpini sarò sempre di-sponibile a tutto”.Lasci un grande vuoto nella famiglia alpina,vuoto che sarà difficile colmare, e in me unagrande tristezza di aver perso un vero uomo, unalpino, un amico dal cuore buono e dell’animogeneroso.In un momento così difficile un pensiero va aifamigliari, in particolare alla moglie Silvia, al fi-glio Andrea e alla figlia Cristina. Siamo certi cheStefano, anche da lassù, dal “Paradiso di Canto-re”, ci guarderà con il suo sorriso sereno e dolcee ci aiuterà a camminare nei sentieri della vita.

Ciao, Stefano.

La mattina del 1° agosto è andato avanti il vice presidentenazionale della nostra Associazione Stefano Duretto. Soloil giorno prima era venuto in Sede nazionale non mancan-

do, com’era solito, di darci un saluto in redazione.Duretto era nato il 31 agosto 1938 a Canelli (Asti), dove abitava.Arruolato il 1º marzo 1960 fu inviato al 12º CAR di Montorio Ve-ronese, poi destinato all’11º Alpini da posizione a Tolmezzo.Congedato il 15 agosto 1961 con il grado di caporal maggiore.Dal momento del diploma (era ragioniere e perito commerciale)aveva svolto l’attività nel campo assicurativo. Dal 1961 era statoimpiegato presso la Cassa di Risparmio di Torino, fino alla pen-sione avvenuta nel 1994.Iscritto all’ANA nel gruppo di Moasca dall’anno di fondazioneavvenuto nel 1976, corista del coro sezionale ANA Vallebelbo, fuconsigliere sezionale, vice presidente e dal 2005 al 2010 presi-dente della sezione di Asti. Dal 2005 era anche membro del co-mitato di redazione del giornale sezionale “Penne Nere Astigia-ne”. Dal maggio 2010 era consigliere nazionale e dal maggio diquest’anno era stato designato, dal presidente Favero, vice pre-sidente nazionale.I funerali si sono svolti con grande partecipazione di alpini, a te-stimonianza dell’amicizia e della grande stima di cui godeva que-sto Alpino dei tratti semplici e dal grande cuore.

Stefano Duretto all’Adunata di Torino, primo a sinistra e, nella foto in alto,durante un intervento all’Assemblea dei delegati.

Page 8: L'Alpino Numero settembre 2013

88-2013

Ritorno alla Col

di Giangaspare Basile

PER RINNOVARE L’IMPEGNO DI FEDELTÀ AI VALORI DEI NOSTRI PADRI

degli alpini e di migliaia di tanti altri sol-dati: in primo piano, pochi metri sotto lacima, un doppio ordine di trincee scava-te nella roccia ci racconta la tragedia disoldati appostati in difesa e di altri chesalivano quel Golgota. Trincee agognate,conquistate e perse in un susseguirsi diassalti, carneficine di uomini contro checombatterono con tenacia, disperazione,rassegnazione, eroismo. Qui, nell’estate di 96 anni fa, si compì unatragedia immane, con trecentomila uo-mini da una parte e centomila dall’altrache dal 10 al 29 giugno si contesero unamontagna fortificata. Decine di migliaia

Ciò che colpisce maggiormente sul-l’Ortigara è il gran silenzio e le te-stimonianze d’una guerra che fu, di

scheletri di postazioni che rivelano stan-ze in cui vissero uomini ormai dispersinel tempo e che chiamavamo nemici. Epoi buche, grandi, piccole, lasciate daicalibri partiti dal fronte opposto e cheraccontano una montagna martoriata evite spezzate.Non un albero, solo mughi che tolgonospazio alle greggi e diradano in quota perlasciare il terreno bruciato in un paesag-gio inclemente. Lo stesso sentiero chesale dal lato “austriaco”, chiamato pom-

posamente “Kaiser Karl Straße” dai ge-nieri che lo costruirono sventrando lamontagna, sembra una lunga ferita. Nonc’è prato, solo qualche ciuffo d’erba in-giallita e non un fiore, non un volo di uc-celli. Avanzando sull’altopiano si intrave-de, sull’orizzonte lontano, la ColonnaMozza. Ci si imbatte ancora in fantasmidi ripari e postazioni che le intemperiehanno sgretolato, presenze inquietanti.Pervade un senso di desolazione, perchénon si sale impunemente sull’Ortigara.In vetta, non c’è tempo per il panoramache si apre sulla valle dell’Agnellizza, la“valle della morte”, altare del sacrificio

Page 9: L'Alpino Numero settembre 2013

98-2013

onna Mozza

Page 10: L'Alpino Numero settembre 2013

108-2013

protagonisti di assalti disperati cammi-nando sui morti dell’assalto precedente,ritirandosi in pochi per essere nuova-mente lanciati avanti verso l’impossibile,sempre meno forti, sempre più convintidi morire. Mandati allo scoperto controcentomila appostati sulla montagna conmitragliatrici, cannoni, lanciafiamme egas, che creavano grandi vuoti negli as-saltatori. Furono sterminate intere nostreCompagnie, reggimenti, brigate.

C’è tutta una letteratura di scrittori an-dati in guerra esaltati e tornati disincan-tati, che raccontano storie terribili di sa-crificio e di morte, di ordini e contrordi-ni, di inettitudine di alti comandi, di stra-tegie sbagliate e, per contro, di grandesenso del dovere di uomini semplici, dipianure lontane e montagne vicine tra-sformati in soldati e mandati a combat-tere.Tutto questo è l’Ortigara, e guardare luo-

ghi e ricordare il calvario di migliaia diuomini, stringe il cuore. La campanellasparge rintocchi argentini e chiama allaMessa. Attorno alla Colonna si forma uncerchio con 25 vessilli e una selva di ga-gliardetti. Ci sono, com’è ormai tradizio-ne, i Gonfaloni degli otto Comuni dell’al-topiano, della Regione Veneto con l’as-sessore Elena Donazzan, della Provincia edel Comune di Asiago, tanti sindaci, unpicchetto armato del 7° Alpini, una nutri-

Qui sopra e sotto: il momento della deposizione della Corona alla cappella del Lozze.

Page 11: L'Alpino Numero settembre 2013

118-2013

ta pattuglia di sloveni del 17° Reggimentocon il loro cappellano don Milan Pregeljche ha concelebrato la Messa con il cap-pellano della sezione di Verona don RinoMassella. E infine una rappresentanza delreggimento Erzherzog Rainer di Salisbur-go e dei Tiroler Kaiserjäger di Graz. Solenne il momento dell’ingresso nellaformazione del Labaro scortato dal pre-sidente Sebastiano Favero e dal vice co-mandante delle Truppe alpine gen. D.Fausto Macor e dal consiglio nazionale. Ilbrano del Vangelo di Luca è appropriatoalla circostanza: parla del buon Samarita-no, di compassione e solidarietà. “Dio eprossimo non si possono separare - dicedon Rino - Noi continueremo a fare delbene in silenzio”.Al termine, il presidente Favero con ilgen. Macor, l’assessore del Veneto Do-nazzan e il sindaco di Asiago, depongonouna corona ai piedi della Colonna. Poitutti si spostano al vicino cippo che ri-corda i Caduti austro-ungarici: vengonoresi gli onori e suonato il Silenzio. Poi cisi incammina per raggiungere il Lozze,dove a metà mattinata mons. Bruno Fa-sani ha celebrato la Messa per quanti Don Bruno Fasani durante l’omelia al Lozze.

Page 12: L'Alpino Numero settembre 2013

128-2013

non erano saliti sull’Ortigara. All’omelia,riprendendo la prima lettura che raccon-ta di Mosè che ricorda al suo popolo laparola del Signore, “parola che non è néin cielo né al di là del mare, ma nella tuabocca e nel tuo cuore”, don Bruno esortaa “coltivare la coscienza, motore dellanostra vita”. Punto di riferimento dellacoscienza è l’amore verso gli altri, condi-videndone i sentimenti nella gioia e neldolore. “Un bene comune che oggi è di-venuto terra di saccheggio - ha prosegui-to - Ma quella coscienza di servire per ilbene comune era così grande nei nostrisoldati che qui ricordiamo, che per quelbene hanno dato la vita”.Il generale Macor ha portato il saluto delcomandante delle Truppe alpine e deidiecimila alpini in armi. “Gli alpini hannouna grande capacità di sintesi, ed è quel-la che abbiamo letto questa mattina sul-la Colonna Mozza: Per non dimenticare”.E rivolto agli alpini del picchetto d’ono-re: “Credo che questi giovani in armi nondimenticheranno questa giornata, e che96 anni fa su questa montagna ci sonostati fiumi di sangue, da una parte e dal-l’altra”.Ed ha concluso confermando la grandeconsiderazione degli alpini in armi perl’Associazione Nazionale Alpini. “Grazieper quello che fate e ci passate giornodopo giorno, in ogni occasione. Sappiateche potete contare sugli alpini in armiche conservano i valori che ci hannoconsegnato i nostri Padri”.Ha concluso gli interventi il presidentenazionale Sebastiano Favero. Che ha ri-volto un pensiero alla memoria del sin-daco di Foza Giovanni Alessio Oro, che ilvenerdì precedente, a Ischia, aveva perso

la vita travolto da un ciclomotore. “È sta-to un grande amico degli alpini e in spe-cial modo degli alpini della sezione diAsiago”. Poi ha salutato il suo compagno di corso,il generale di divisione Fausto Macor e“gli amici, e lo ripeto, amici dell’Austria edella Slovenja che questa mattina eranosulla cima e ora sono con noi a ricordare.Saluto tutti voi che siete qui, gli alpini esoprattutto i reduci, non solo a nomemio ma di tutto il Consiglio nazionale edi tutta l’Associazione. Grazie anche allesezioni di Asiago, Marostica e Veronache ogni anno organizzano questo in-contro”.Ha detto dell’emozione che lo prendeogni qual volta sale sull’Ortigara e diquando, ragazzo, sentiva parlare i “veci”che vi avevano combattuto, delle soffe-renze che avevano patito quassù. “Conloro voglio ricordare tutti i Caduti, i Ca-duti di una parte e dall’altra. E i Caduti diquelle che oggi chiamiano operazioni dipace. Oggi gli alpini della Julia sono inAfghanistan. Ricordo in particolare un al-pino di queste terre vicentine che ho co-nosciuto, Matteo Miotto. E non posso non ricordare un altro alpi-no andato avanti pochi giorni fa: era uncombattente di quella tragica Campagnadi Russia, parlo del nostro presidenteNardo Caprioli. Ci ha lasciato quel-l’esempio e quella guida che si possonosintetizzare nella sue parole: “Ricordare imorti aiutando i vivi”. Grazie Nardo, ripo-sa in pace assieme a tutti gli alpini anda-ti avanti. L’Ortigara – ha continuato ilpresidente – per noi alpini è la radice deinostri valori, delle nostre tradizioni, l’ori-gine dell’Associazione Nazionale Alpini.

Noi continueremo ad andare avanti sicu-ri, forti della guida dei nostri veci. Nonc’è cerimonia, non c’è ricorrenza alpinache non parta, come oggi, con il salutoalla bandiera e il ricordo dei Caduti. Equesto gli alpini lo fanno perché hanno ilsenso del dovere, sanno di avere la co-scienza a posto, di essere sempre statiimpegnati, allora in guerra, oggi in tempodi pace nella solidarietà”. Ed ha ricordato gli ultimi interventi, isoccorsi nell’Emilia terremotata e la co-struzione dell’asilo a Casumaro, in pro-vincia di Ferrara, asilo consegnato ai pri-mi di giugno. Ha lamentato il silenzio deimedia che ignorano queste notizie pre-ferendogli quelle più futili, essendo in-terrotto da lunghi applausi e dai “bravo!”di condivisione. Ha ricordato il momen-to difficile che vive l’Italia, non solo eco-nomico ma molto di più per la crisi di va-lori morali ed etici della quale si sta di-menticando chi, a Roma, dovrebbe inve-ce prendersi cura di questo fenomeno.“Ma non è così per gli alpini – ha prose-guito Favero – perché gli alpini si impe-I sindaci dell’Altipiano alla Colonna Mozza.

Page 13: L'Alpino Numero settembre 2013

138-2013

gnano, sanno guardare avanti, sanno mo-tivarsi e lo fanno senza clamore, con te-nacia, onestà e generosità per un’Italiamigliore, che sappia recuperare i proprivalori etici e civili. Il senso del dovere edel sacrificio non devono essere per nes-suno parole vane. Ah!, quanto rimpiangogli anni della leva: i giovani di oggi avreb-bero tanto bisogno di svolgere - magariin modo diverso - un servizio allo Stato,imparando che forse è più bello dare chericevere, che dire qualche volta signorsìdiventa un fatto di educazione civica…”(lunghi applausi). Ed avviandosi alla conclusione ha trac-ciato l’identikit degli alpini: uomini gene-rosi che fanno riferimento ai loro valori ealle loro tradizioni, che sono il dovere, ilsacrificio, l’onestà, la famiglia, la monta-gna, la solidarietà. “Sarà forse per questo che la gente ciguarda con stima e con fiducia. E alloraqui, sull’Ortigara, cari alpini in alto i cuo-ri! E guardiamo con fiducia al futuro sem-pre nella traccia delle parole scritte las-sù: Per non dimenticare!”

Nel pomeriggio del sabato, ad Asiago,una sfilata di alpini con Labaro, vessilli eGonfaloni aveva raggiunto il sacrario delLeiten. Una corona è stata posta all’alta-re del tempio nel quale riposano i resti dioltre 33mila militari italiani e 18.500 au-stro-ungarici. �

Le foto sono di Rosanna Viapiana e di Enzo Zucco.

La sfilata che da Asiago ha raggiunto il sacrario del Leiten.

Al cippo austriaco sono state deposte coronedagli alpini e dai rappresentanti sloveni e austriaci.

Page 14: L'Alpino Numero settembre 2013

148-2013

Incontro con la

Montagne, fitti boschi e borghidagli alti campanili abbarbicatiai dolci pendii quasi a voler

sfuggire alla pianura e al mare. Questi so-no i paesi della valle Arroscia e della valTanaro dai quali tanti giovani partironoper la guerra, strappati dalle loro case edagli affetti più cari. Questi sono i paesi che altri alpini hanno

ripercorso settant’anni dopo per rag-giungere il Colle di Nava e ricordare. Per-ché il ricordo è uno dei modi più belli diincontrarsi.E l’incontro al Sacrario dei Caduti dellaCuneense, come diceva Nardo Caprioli,“è alla più sacrale delle cerimonie”, poi-ché è la testimonianza che si rinnova inun connubio assoluto: le amate monta-

di Matteo Martin

Page 15: L'Alpino Numero settembre 2013

158-2013

RADUNO SOLENNE AL COLLE DI NAVA, ALLA PRESENZA DEL LABARO

gne, gli alpini in armi, quelli in congedo ei reduci. E forte è il pensiero dei Caduti,come quello del tenente cappellano me-daglia d’Argento al Valor Militare Giu-seppe Vallarino, morto prigioniero inRussia, commemorato con la posa di unatarga al Sacrario e al quale è dedicato ilraduno solenne, nel 70° della battaglia diNikolajewka e del 90° anniversario della

sezione di Imperia. In una cerimonia resapotente dai gesti rituali e dal silenzio,troppe parole sono superflue; lo ha ram-mentato il cappellano della Taurinensedon Mauro Cappello durante la Messa,accompagnata dal coro Monte Saccarel-lo e dalla fanfara alpina Colle di Nava.In silenzio gli alpini hanno accolto il cap-pello e le decorazioni del generale Emi-

lio Battisti, ultimo comandante della Cu-neense, le cui spoglie, trent’anni fa, furo-no traslate per sua volontà al Sacrario. Insilenzio e raccoglimento hanno seguitol’eucaristia e l’elevazione del calice che iltenente d’artiglieria da montagna e cro-ce di guerra don Antonio Bonfante utiliz-zò nelle funzioni al fronte, durante laCampagna greco-albanese.

Cuneense

Page 16: L'Alpino Numero settembre 2013

168-2013

Durante l’alzabandiera un raggio di luce illumina l’altare dove sono deposte le decorazioni del gen. Battisti.

Don Cappello durante la celebrazione della Messa, accanto all’altare alcuni reduci.

Page 17: L'Alpino Numero settembre 2013

178-2013

In memoria di Giuseppe VallarinoGli alpini hanno posato una targa ricordo sul muro del Sacrario della Cu-

neense in memoria di Padre Eugenio, al secolo Giuseppe Vallarino, natoad Albenga nel 1914 da Giacomo e Angela Briasco di Arenzano (Genova). Do-po aver preso i voti nell’ordine dei Frati Minori a Voltri fu nominato tenentecappellano del battaglione Pieve di Teco, 1° reggimento Alpini, Divisione Cu-neense. Con la quale partecipò alla Campagna sul fronte greco-albanese e aquella sul fronte russo.

Il 28 gennaio 1943, dopo aver percorso duecento chilometri nella gelida steppa russa, fu catturato in-sieme ai resti del suo battaglione nei pres-si di Valuiki. Morì dopo atroci sofferenzeper i patimenti sofferti e il congelamentoagli arti nel campo di Oranki, vicino a Mo-sca, nel marzo 1943.Le testimonianze di coloro che scamparo-no alla morte permisero di conoscere ilcoraggio, la forza d’animo e la serenità concui si prodigò fino all’ultimo nell’assisten-za fisica e spirituale dei suoi alpini. Nel1949 gli fu conferita la medaglia d’Argentoal Valor Militare. �

Il raduno via radioIl raduno del Colle di Nava è stato trasmesso

via radio grazie al Gruppo Radioamatori Al-pini, iscritti alla sezione di Imperia dell’Asso-ciazione Radioamatori Italiani, che hanno tra-smesso sulla gamma dei 40 metri in SSB e suquella dei 20 metri in RTTY.Alcuni radioamatori, tra cui Sergio, call signIZ1YFQ (è il numero identificativo del radioa-matore), Gianpiero (IZ1GYI), Bruno Giraudo(IK1AAS), hanno allestito le tende, predispostoantenne e apparati ricetrasmittenti nei pressidel prato in cui è stata celebrata la Messa. So-no andati in onda, colpiti dal immancabile “pi-le up” (traffico intenso), con una breve pausadurante gli interventi delle autorità e ripren-dendo le trasmissioni verso mezzogiorno.Al termine della manifestazione i radioamato-ri hanno ricevuto la visita del presidente na-zionale Sebastiano Favero che ha seguito coninteresse la diretta di alcuni collegamenti. Unabella sorpresa, e per questo ancor più gradita,durante la quale i radioamatori alpini hannoconsegnato al presidente Favero il gagliardet-to del Gruppo e un opuscolo che illustra le at-tività svolte (nella foto). �

Sebastiano Favero, al suo primo raduno aNava da presidente nazionale, ha parlatodei padri dell’Associazione, figure indi-menticabili come il gen. Battisti e comeCaprioli con il quale era tornato più vol-te in Russia per realizzare l’OperazioneSorriso. Ha ricordato lo strazio che provònel 1994, quando assistette alla riesuma-zione dei corpi dei nostri soldati dallefosse comuni. E dai quei Caduti il pensiero è stato rivol-

“Noi dopo di voi” si legge sulla maglia del giovane alpino che accompagna il reducepluridecorato al Sacrario.

“Ciao generale…”, i reduci salutano il loro comandante.

to ai Caduti nelle ultime missioni, Gior-gio Langella e Tiziano Chierotti, ricordatianche dal generale Marcello Bellacicco,alla presenza di due dei loro comandantiil col. Cristiano Chiti e il col. Aldo Costi-gliolo.Dopo i discorsi, gli applausi hanno accol-to gli ultimi reduci, come Albino Carbo-ne, medaglia d’Argento al V.M., che sonostati accompagnati al Sacrario dai giova-ni dell’ANA.Il cappello e le decorazioni del generaleBattisti vengono delicatamente depostesulla sua tomba. Le autorità entrano nel-la chiesetta per un saluto. Appena die-tro, a passo lento, sorretti dai bastoni,entrano i reduci. Uno di loro si avvicinaalla foto del generale Battisti, la bacia esussurra: “Ciao generale…”. Rintocchi dicampana e il silenzio è rotto. �

Page 18: L'Alpino Numero settembre 2013

188-2013

di Mariolina Cattaneo

Adamello,ovvero Alpini

IL 50° PELLEGRINAGGIO NELLA PANORAMICA CONCA DEL VENEROCOLO

Page 19: L'Alpino Numero settembre 2013

198-2013

Incute timore la Nord dell’Adamello,seppure imbiancata o azzurrata dalsole. Sembra non vi sia accesso, sem-

bra non vi sia neppure una via capace dicondurre alla sua sommità. Oltre i tremi-la. E la sensazione è la stessa, che la siguardi standole poco sotto o che la siammiri da lontano. Siamo in una regione incantevole delleAlpi Retiche, nella conca del Venerocolo,ai piedi dell’omonimo passo e dell’omo-nima punta posta lì accanto. Dinnanzil’Adamello e la più piccola cima Plem, co-sì simili per aspetto che l’una pare la mi-niatura dell’altro. Poco sopra al lago, suun pianoro, tra le rocce granitiche, sorgeil rifugio Garibaldi. Una costruzione sem-plice che pare essere lì da sempre. Invece,il vecchio rifugio, costruito dal Club Alpi-no Italiano nel 1893, dorme celato dallequiete acque del lago.

Un paesaggio che evoca armonia. Unamusica silenziosa che solo la natura sacomporre. È quassù che si fronteggiarono italiani eaustriaci in una guerra di posizioni perse,riprese e riperse ancora. Uomini che lafatica della montagna aveva modellatofin da bambini. Giovani eccezionalmenterobusti, vigorosi e sicuri. Provvisti d’unastraordinaria forza fisica che si riflettevanell’animo e nella psiche. C’erano giorni in cui occorreva restarecon i pensieri ben piantati a terra. Giorniin cui, dopo aver seppellito un compa-gno ormai divenuto fratello, toccava es-sere freddi sebbene il cuore bruciasse.Sbrigare le incombenze, studiare le mos-

se dell’avversario, dormire, consumare ilrancio, il più delle volte freddo e scarso.Era la naja in guerra. E bisognava non per-dersi d’animo. Fu proprio su queste vette così massiccee paurose che crebbero e si forgiaronouomini come Varenna, Battanta, i fratelliCalvi e ancora Veclani, Materzanini, Ro-landi, Bordoni, Pagani. E l’indimenticabileBonaldi. E Zani di Temù. Ufficiali superio-ri di indiscussa fama tra i quali Giordana,Cavaciocchi e Barco. E quassù sabato 27 luglio, nella chiesettadedicata alla Madonna dell’Adamello,manufatto risalente alla Grande Guerra,si è celebrata la Messa, per il cinquante-simo anniversario del pellegrinaggio in

Adamello. Frutto di un sogno dello scrit-tore alpino Luciano Viazzi, a lungo perse-guito in solitaria, poi abbracciato dal ve-cio Sperandio Zani, infine da tutti condi-viso. Perché i giovani ritrovassero ideal-mente tutti i ‘veci’ che su quelle vetteavevano vissuto e combattuto a lungo.Perché venisse consacrata per sempre, lapace tra vinti e vincitori. La Messa in quota è in ricordo dei ‘veci’ edel presidente Gianni De Giuli a cui è de-dicata questa edizione. Spettatori i pel-legrini, giunti fino a qui da diversi itinera-ri. Il più lungo, cinque giorni filati tra lemontagne, ha percorso per intero il sen-tiero numero 1, l’alta via dell’Adamello.Dodici le colonne che hanno risalito ipendii di questo meraviglioso compren-sorio. Dal versante trentino e da quellocamuno. Tra loro c’è chi ha attraversato il Pian diNeve trascorrendo la notte di venerdì al

L'onore ai Caduti alla chiesetta dedicata alla Madonna sull'Adamello.

Page 20: L'Alpino Numero settembre 2013

208-2013

rifugio ‘Ai Caduti dell’Adamello’. Un luo-go suggestivo. Quando ancora i piedipoggiano sulla neve e gli occhi si chiudo-no un poco a contrastare il riverbero delsole sul manto bianco, lo si vede laggiùin fondo abbarbicato alle roccia dellaLobbia. Proprio come fosse un prolunga-mento della montagna stessa. E quandoinfine ci si porta poco sotto e poi lo siraggiunge passando sulle rocce e salen-do i gradini che conducono al terrazzo, èimpossibile non commuoversi. Una campana invita il viandante a unacarezza. Ne esce un suono che riecheg-gia tra le cuspidi e le vedrette imbianca-te. Tra i picchi e giù fino alla fine deighiacci. Come per diffondere un messag-gio. Perché chiunque arrivi quassù lasciauna parte di sé, la migliore. Eppure se neva più ricco. Il silenzio del cuore è rotto dal vociare

degli alpini. E fra le lobbie rosate, s’acco-miata l’ultimo raggio di tramonto. L’oradella cena. Poi la notte. Sono da poco passate le quattro. È anco-ra buio, si calzano gli scarponi con fareincerto e comincia la marcia. Sul Pian diNeve e sulle creste tutte intorno s’accen-de a poco a poco una luce, dapprima so-lo accennata e dai toni freddi che paredire addio. È invece l’inizio. Il cielo nonlascia morire quei riflessi turchini; il chia-

rore si fa più forte: è l’alba vestita di rosa,dura un istante appena eppure non la siscorda. Quel paesaggio lunare è ora fis-sato negli occhi, nitido e vivo. Ormai ègiorno. Il rumore degli elicotteri irrompenei nostri pensieri silenziosi. Placa il flui-re delle emozioni. La meta è là ad atten-dere i pellegrini, il passo s’accorcia divie-ne più svelto per giungere prima.Ora dinnanzi alla chiesetta ci sono pro-prio tutti. E la fatica, i piccoli disagi non

sono più neppure un ricordo. Ora gli al-pini sono come una famiglia che si ritro-va, tra i titani di granito, per un momentodi preghiera e di incontro.Tocca al presidente della VallecamomicaGiacomo Cappellini salutarli per primo.Poi il generale Alberto Primicerj, coman-dante delle Truppe Alpine e in ultimo ilpresidente nazionale Sebastiano Favero.Ognuno ripercorre a modo proprio, conle parole, lo spirito e il significato di que-

Luciano Viazzi, ideatore del Pellegrinaggio in Adamello.

Alcune delle autoritàpresenti domenica a Temù.

Page 21: L'Alpino Numero settembre 2013

218-2013

CINQUANT’ANNI, IN UN LIBRO

sto pellegrinaggio. In quegli istanti, dallavetta dell’Adamello, viene spiegato unTricolore portato lassù da una squadra dialpini in armi. La figlia di Gianni De Giulirecita una preghiera in ricordo di suo pa-dre. Emozioni intense si susseguono nel-l’animo di ognuno. Poi, dopo un attimodi silenzio, ha inizio la Messa e sull’altare‘da campo’ sono davvero tanti i sacerdo-ti stretti intorno al cardinale Giovanbat-tista Re. Tra loro monsignor Angelo Baz-zari, erede del beato don Carlo Gnocchie monsignor Bruno Fasani, direttore deL’Alpino. Difficile immaginare una chiesapiù bella di questa. Difficile non scorgerela beatitudine del creato, in ogni ele-mento attorno a noi.Al termine della Messa fotografie e salu-ti. Poi l’individuale commiato ai monti edi nuovo zaino in spalla.

Suonano gli ultimi rintocchi di campana.Portati dal vento, riecheggiano di gioiastanchi di quei lunghi mesi d’inverno tra-scorsi in silenzio. Un lungo sciame colo-rato ridiscende in disordine la val d’Aviofino a Temù per la sfilata, la Messa e leorazioni ufficiali della domenica.Un programma, quello a valle, ricco dieventi che si concluderanno la sera del 3agosto con un recital sulla Grande Guer-ra, in scena a Temù.Poi, quando tutto sarà finito, quando an-che il cartellino di partecipazione al cin-quantesimo pellegrinaggio in Adamelloverrà accomodato insieme a quelli deglianni passati, ripenseremo alla ragioneche ci ha mosso fin quassù. Siamo torna-ti per incontrare lo spirito dei nostri vec-chi, per masticare quella gioia perdutache solo lo stare insieme è capace di do-

nare. La stessa che provarono loro. Eranogli anni Settanta quando vennero ripresie intervistati gli ultimi adamellini ancorain vita. Ascoltando i racconti, guardandole immagini in bianco e nero, trapelanosolo i risultati delle imprese, la buonariuscita di vicissitudini legate a una guer-ra di tenacia e di abilità. Nulla traspare delle sofferenze che vis-sero. Nulla dello scoramento che, chissàquante volte, soffocò l’animo. Nulla. So-lo il racconto legato a una storia di dove-re compiuto, per la Patria. Tuttavia sul fi-nire del filmato, un moto d’orgoglio delcapitano Aldo Varenna che, con un sorri-so beffardo, accanto allo sguardo com-piaciuto e beato del vecchio SperandioZani disse con insolita allegria: “le vicissi-tudine legate all’Adamello furono la di-mostrazione che la parola impossibilenon esiste. Perché anche lì dove una vol-ta si diceva non si può passare, non sipuò fare, non si può vivere, si è vissuto, siè passati. Si è fatto quello che si dovevafare”.È un insegnamento quello degli adamel-lini. Giunto fino a noi. Protetto e custo-dito simbolicamente dalla costiera roc-ciosa delle alte vette del Venerocolo,dell’Adamello, della cima Plem. Un insegnamento legato al coraggio per-sonale, a una guerra quasi individualecombattuta e vinta perché si scelse di re-stare uniti nell’affrontare ogni cosa. An-che l’impossibile. �

Era il 1924 quando l’Associazione Nazionale Al-pini organizzò il primo pellegrinaggio in Ada-

mello. Allora si chiamava convegno, tuttavia lalogistica era pressoché uguale a quella dei radunimoderni. Nel 1929, quando l’Associazione era pre-sieduta da Angelo Manaresi, un’altra adunata al-pina si compì su queste eccelse cime innevate.Poi passò del tempo, passò la guerra e le miserieche ad essa seguirono. Vennero gli anni Sessantae su proposta dello scrittore alpino Luciano Viaz-

zi, supportato dall’infaticabile vecio adamellino Sperandio Zani, allora capo-gruppo di Temù e guida emerita, venne organizzato quello che passò alla storiacome il primo pellegrinaggio in Adamello. Era il 1963. E se da principio l’iniziativanon trovò molti calorosi sostenitori, negli anni successivi, quando se ne compre-se appieno lo spirito, divenne una delle più importanti celebrazioni associative.Tra le cinquanta edizioni, indimenticabile resterà quella del 1968 sul Corno di Ca-

vento. Lassù si rincontrarono e abbracciarono, a cinquant’anni dalla fine dellaguerra, il colonnello Fabrizio Battanta e il maggiore Alfred Schatz, protagonisti eavversari allora nelle battaglie per la conquista di questa ardita cima. Altra me-morabile edizione nel 1988, quando monsignor Re, oggi cardinale, il presidentenazionale dell’ANA Leonardo Caprioli e il presidente della sezione di Vallecamo-nica Gianni De Giuli accolsero un pellegrino d’eccezione, il Santo Padre Giovan-ni Paolo II. Allora fu scritta una delle pagine più belle nella storia degli alpini ca-muni: a quota tremila, da un altare in granito realizzato proprio in suo onore, ilPapa celebrò la santa messa. Queste piccole storie preziose, insieme, ne raccon-tano una più lunga che dura da cinquanta anni, descritta nel libro edito dalla se-zione di Vallecamonica che verrà dato alle stampe solo tra qualche mese, perchéin esso sia contenuto anche il racconto di questo pellegrinaggio, che è appuntoil cinquantesimo. Il titolo sarà: ‘Adamello 1963-2013. Cinquant’anni di memoria edi fratellanza’. Così, ogni volta che avremo voglia di ritornare su quelle cime, an-che quando le nostre gambe non ce lo permetteranno più, ci basterà sfogliarequeste pagine e lasciare spazio ai ricordi, alle emozioni. E sarà come allora.

La Messa celebrata dal cardinale Giovan Battista Re.

Page 22: L'Alpino Numero settembre 2013

228-2013

ALPINI DORMIENTI

A COLLOQUIO CON IL PRESIDENTE SEBASTIANO FAVERO

“Guardo al futuro con serenità”Presidente, dieci anni fa l’ANA conta-va 26mila alpini in più e 23mila aggre-gati in meno. Come vede la vitalitàdell’Associazione pensando a que-sto invertirsi dei fattori?La vitalità c’è nel senso chenell’arco dei dieci anni il nume-ro degli associati ha subito unamodesta diminuzione. Fa riflettereavere 26mila alpini in meno,ma questo è dovuto inparte ad un fatto fisiolo-gico, tanti che hannofatto naja o la guerrasono andati avanti.La leva non c’è piùe quindi l ’unicapossibilità è quelladi att ingere daidormienti. Gli aggregati sonouna risorsa - pensoad esempio al loro grande impegno nel-la Protezione Civile - e lo sono nella mi-sura in cui tanti giovani che non hannopotuto fare il servizio di leva aderisconoai nostri valori, alle nostre idee, si impe-gnano e sono con noi.

Corrado Perona, suo predecessore, havisitato tutte le Sezioni per parlaredi futuro associativo. Quale potrebbeessere la strada giusta da seguire?Non ho e non voglio avere idee precon-cette sul futuro associativo. Credo cheprima di tutto, ed è una cosa di cui ho giàdato mandato al CentroStudi, vada valutato at-tentamente il grande la-voro fatto da CorradoPerona. Occorre dunquefarne una sintesi e vede-re quali sono gli orienta-menti in seno all’Asso-ciazione. La mia idea èquella di presentare que-sta sintesi in un appositoincontro ai presidenti diSezione e ingenerare undibattito in modo daavere una visione che siala più ampia e condivisapossibile.Per quanto mi riguarda ilfuturo associativo è

quello indicato dallo Statuto.È vero che esso nel passato ègià stato più volte modificato,ma occorre prima fare un’at-

tenta verifica e poi valutare be-ne le proposte.

A quanto potrebbe ammon-tare la percentuale degli al-pini dormienti e come è pos-

sibile invogliarli a par-tecipare alla vitaassociativa?La percentualedei dormienti se-condo i dati cheabbiamo è note-vole, se pensia-mo che i soci or-dinari iscritti so-no poco più di unquarto di quelli

che hanno svolto il servizio militare nel-le Truppe alpine. Il numero è considere-vole, anche se l’età media dei dormientiè sbilanciata verso l’anagrafe più alta. Le formule sono diverse per farli parteci-pare alla vita associativa: laddove ci sonoSezioni e Gruppi il loro ruolo è fonda-mentale. Il problema delle iscrizioni è le-gato anche alle realtà dimensionali: è piùfacile contattare un alpino non iscrittose siamo in un paese di piccole o mediedimensioni, mentre diventa più difficilequando questi superano i 20mila abitan-ti, perché purtroppo in questo caso, an-

che per come si è configurata la nostrasocietà, i rapporti personali si affievoli-scono notevolmente. Quindi se c’èun’azione da fare è quella di cercare diintervenire nelle realtà più grandi. Pur-troppo in questa ricerca la legge sullaprivacy non ci aiuta. Molte volte sonoquindi essenziali il contatto personale, laconoscenza e il passaparola. Utilizzareper questo scopo strumenti come gior-nali o internet non darebbe grandi fruttiperché a mio parere sono ancora pocoutilizzati.

Nell’ottica del futuro associativoconsidera i giovani di oggi molto di-versi da quelli di quarant’anni fa?Hanno la forza di dare quanto avetedato voi?I giovani di oggi hanno un modo di ap-procciarsi all’Associazione che è diversoda quello dei giovani di allora. Però i gio-vani che sono con noi, sia quelli che han-no fatto la naja, sia gli associati, li vedomolto motivati. Una volta che hanno fat-to la scelta di partecipare all’Associazio-ne la condividono ed essa è molto piùmeditata che non nei tempi passati.I frutti ci possono essere: lo vedo dallapartecipazione alla commissione ‘Giova-ni’ e nel grande impegno che noto nellemanifestazioni; ad esempio il capogrup-po di Temù, un ragazzo giovane, che si èpreso il fardello e la responsabilità di or-ganizzare una manifestazione importan-te come il 50° pellegrinaggio in Adamel-

lo. Quindi laddove ci so-no e li abbiamo, sono ra-gazzi che hanno profon-de motivazioni. Da que-sto punto di vista guardoal futuro con serenità.

I dati parlano di pochigiovani alpini iscritti.Quali strategie vedecome ideali per coin-volgere maggiormentei giovani nella vita as-sociativa in modo chesi mantengano non so-lo iscritti ma anche at-tivi nell’Associazione?Sui giovani alpini noniscritti occorre fare un

Una delle gare alle Alpiniadi invernali dello scorso anno. Per i più giovani lo sport è uno dei momenti di massima aggregazione.

Page 23: L'Alpino Numero settembre 2013

238-2013

ALPINI DORMIENTI

lavoro di sensibilizzazione. Diventa im-portante utilizzare i giovani iscritti per-ché è più facile essere coinvolti dai coe-tanei. Molti non sono iscritti perché hanno al-tre preoccupazioni, alcune giustamentepiù importanti, come la famiglia o il po-sto di lavoro che in questo momentoscarseggia. Quindi sappiamo che fino ai45 anni, o fino a quando non c’è un mini-mo di assestamento, pensare di aderiread una Associazione come la nostra po-trebbe essere, per tanti impegnati in altrepreoccupazioni, un argomento non deltutto attuale.Occorre dire a questi giovani che hannoaltri impegni che per l’Associazione èfondamentale che aderiscano per entra-re nello spirito associativo. È importanteaverli senza pretendere da loro un impe-gno totalizzante. Un domani potrebberoperò essere una presenza più attiva e unaforza per l’Associazione.Il lavoro importante però èquello sui giovani che abbiamo.Le attività sulle quali i giovanicredono e partecipano sonoquelle legate alla protezionecivile, allo sport e, pare strano,alla memoria. In quest’ultimocaso il centenario della GrandeGuerra dovrebbe essere un’oc-casione da sfruttare fino infondo.Sto vedendo un rifiorire anchenelle nostre attività sportive, adesempio nell’ultimo campiona-to di marcia di regolarità inmontagna abbiamo avuto oltre400 partecipanti. E credo che inquesto contesto l’idea delle Alpiniadi,quella invernale che abbiamo già svoltoe quella estiva che stiamo preparandoper l’anno prossimo a Cuneo, sarannovincenti perché possono attirare i giova-ni in maniera più consistente. Lo sport diventa un momento ancora piùimportante rispetto al passato perchéoggi le attività lavorative sono più intel-lettuali mentre una volta il lavoro ma-nuale era già, se così si può dire,‘attivitàsportiva’.

La ricerca degli alpini dormienti èfatta sul territorio. La Sede naziona-le fornisce alle Sezioni e ai Gruppidelle linee direttive per facilitarla?In caso negativo sono allo studio?L’analisi sulle evidenze in ordine al futuroassociativo raccolte da Corrado Peronaaiuterà a stabilire quali sono le linee più

storicamente il bacino di reclutamentoalpino attinge da determinate zone, alSud come al Nord. Quelle sono le realtàda prendere maggiormente in considera-zione e dove incentivare il reclutamento,ad esempio con un punteggio preferen-ziale nei concorsi.

E sul ripristino della naja?Credo sia una strada non solopossibile ma utile al Paese. Holanciato il messaggio in occasio-ne dell’ultimo pellegrinaggio inAdamello perché i dati diconoche se riattivassimo la leva, sep-pur più breve, della durata daiquattro ai sei mesi, e riportassi-mo all’interno tutti i servizi cheoggi sono demandati all’ester-no, molto probabilmente i costisarebbero se non più bassi,uguali a quelli che si sostengonooggi.Parliamo dell’Esercito. Conside-rati i VFP1 e i VFP4, quelli che

vanno nei teatri operativi sono solo unaminoranza. Gli altri non fanno nemmenoi servizi necessari al sostentamento delleattività. Se riaprissimo alla leva, i ragazzi potreb-bero sopperire al costo dei servizi datiall’esterno e qualora dimostrassero mo-tivazione e propensione potrebbero es-sere inquadrati nei reparti operativi. Inol-tre i giovani farebbero anche attività le-gate al mondo alpino che potrebbero es-sere poi utilizzate nell’ambito della Pro-tezione Civile.

Un’associazione forte nei numeri hapiù margini per lasciare un segno del-la presenza alpina nella società? Op-pure è preferibile essere in pochi mabuoni?È sempre meglio essere tanti e buoni…

(m.m.)

Il futuro: giovani alpini in sfilata all’Adunata nazionale.

corrette e incisive da seguire. Il docu-mento-proposta sul quale si è discussonelle Sezioni comprendeva anche que-sto argomento. Occorre considerare chesiamo quasi 295.000 soci ordinari ma cene saranno altri 900.000 potenziali chepossono aderire.

La sospensione della leva ha interrot-to il flusso di iscrizioni, da qualcheanno ci sono i professionisti. Comevede gli alpini in servizio nel rappor-to con l’Associazione? Ci sono deiprogetti per coinvolgerli?I progetti sono stati avviati già dal miopredecessore: sono legati alla presenzasoprattutto delle Sezioni ANA. In questosenso il lavoro ha dato qualche risultato.Ma per quanto riguarda l’arruolamento laconfigurazione è quasi kafkiana. Le do-mande di giovani che chiedono di entra-re nelle Truppe alpine è elevata, più altarispetto ad altre Armi. Ma nella prima se-lezione, con procedure ardue da essereintese, in molti vengono scartati e ci tro-viamo ad avere delle adesioni più bassenon solo di quelle di altre Armi, ma an-che della necessità dei Comandi alpini.Questo è inaccettabile, anche perché

L’importanza degli interventi di Protezione Civile dove alpini e aggregati lavorano spesso insieme.

Page 24: L'Alpino Numero settembre 2013

248-2013

ALPINI DORMIENTI

Come una miniera tutta da scoprire, c’è un serbatoio alpino tutto da valorizzare: una grande famiglia rimasta estraneaall’Associazione che potrebbe portare un grande contributo di energie e di idee. È il serbatoio degli alpini “dormienti”,degli alpini che per i motivi più diversi sono rimasti nell’ombra. Sono tantissimi, e non soltanto nelle cosiddette regionia “vocazione alpina” ma sparsi in tutta Italia. Con l’avvento del servizio professionale, poi, gli alpini VFP1, a ferma trien-nale o quadriennale hanno sostituito - sia pur in misura molto minore - quelli a ferma obbligatoria. Certo, i numeri sono diversi, ma proprio per questo è in corso da parte delle Sezioni e soprattutto dei Gruppi il recluta-mento degli alpini “dormienti”. È un’operazione necessaria se vogliamo che rimanga tale la consistenza numerica del-l’ANA, tenendo conto dell’età media dei soci e dell’inesorabile trascorrere del tempo. Conforta l’impegno dei giovani,che affiancano l’opera dei presidenti di Sezione e che in varie realtà si adoperano, con iniziative diverse, a raggiungere inon iscritti, coinvolgendoli nelle loro attività, come raccontiamo in queste pagine.

CASALE MONFERRATO

Li cerchiamo…all’anagrafe“Lavoriamo sul territorio, li cerchiamo anche all’anagrafe…”,

racconta Gian Luigi Ravera, presidente della sezione diCasale Monferrato, e lamenta che non sempre, nei paesi, trovafunzionari collaborativi. “Per via della privacy – aggiunge – co-me se aver fatto l’alpino fosse una cosa da nascondere anzichéandarne fieri. Per fortuna c’è il passaparola che funziona, tantoche negli ultimi 3 o 4 anni abbiamo recuperato le perdite dovu-te agli alpini andati avanti”. Purtroppo anche a Casale e nel suo territorio c’è il fenomenodella nuova emigrazione, “quella dei giovani al di sotto dei qua-rant’anni che per svariati motivi se ne vanno a lavorare all’estero”.Sono ancora le feste e le attività dei Gruppi, che Ravera seguecon grande passione, a salvare la situazione. “Avviciniamo alpi-ni che da tempo non trovavano l’occasione di farsi avanti, op-pure che aspettavano che qualcuno gli parlasse, li invitasse allenostre manifestazioni o alle feste. A Coniolo, due alpini chenon erano mai stati iscritti sono arrivati alla festa del Gruppocon tanto di cappello in testa…”. E continua: “Poi c’è quello cheti dice, verrò io a trovarvi, che vuole rendersi conto di quelloche facciamo; certo, quello della festa del Gruppo è uno deimomenti migliori per coinvolgere chi sta fuori…”. Per quanto riguarda la comunicazione, la Sezione organizza in-contri con gli studenti degli istituti superiori della città, un po’per far conoscere gli alpini ai ragazzi e un po’ perché, con la cri-si delle aziende che non allenta la morsa, la figura del serviziomilitare nell’Esercito, come alpino, conserva sempre la sua at-trazione e i suoi vantaggi. �

ALESSANDRIA

Un gazebo per paeseÈdavvero in linea con le moderne tecniche di comunicazione

la sezione di Alessandria! “Abbiamo avviato la campagna re-clutamento – spiega con orgoglio il presidente Bruno Pavese –allestendo dei gazebo che saranno messi a disposizione dei 34Gruppi, con un tavolo e manifesti, per essere esposti durante lefeste per il periodo estivo, fino a metà settembre. “Ho già datodisposizioni ai capigruppo – annuncia Pavese – Il passaparolafarà il resto, unitamente ad attività ludiche”. Pavese conta mol-to sui capigruppo, figura insostituibile di grande importanza as-sociativa, motore di ogni attività, a contatto diretto con un’al-tra figura di primo piano: il sindaco, con il quale viene istituitoun reciproco punto di riferimento. “A Serravalle Scrivia – dice ilpresidente – c’è un nuovo capogruppo che ha già recuperatouna decina di soci. Ma – aggiunge fiducioso riferendosi in gene-rale alla ‘campagna acquisti’ sezionale - ne porteremo a casaancora!”. �

Page 25: L'Alpino Numero settembre 2013

258-2013

Sveglia, papà!

ALPINI DORMIENTI

PINEROLO

Da ormai sei anni la Commissione Giovani della sezione diPinerolo organizza la manifestazione “un giorno da alpino”,

trasformando per due giorni 60 bambini delle scuole in piccolialpini e facendo vivere loro la vita degli alpini: vestizione, adu-nata, alzabandiera, mascheramento, percorso di guerra, arram-picata e discesa in corda doppia, branda e contrappello, marciain montagna, canti intorno al fuoco e riuscendo a trasmettereloro un po’ dei valori e dello spirito della nostra Associazione.Proprio in questa occasione – dice Mauro Buttigliero, coordi-natore dei Giovani del 1° Raggruppamento - alla fine dei duegiorni, durante la distribuzione degli attestati di partecipazionee riconsegna dei bambini ai genitori, qualcuno dei piccoli haconfidato che “anche il mio papà (o anche mio nonno) ha ilcappello degli alpini. La prossima volta mi piacerebbe che cifosse anche lui, io questa sera quando gli racconto cosa ho fat-to glielo dico, poi però se vi do il numero di telefono, glielochiedete anche voi?”.L’esperimento funziona, dice il presidente della attivissima se-zione di Pinerolo Francesco Busso. “Si tratta di un’iniziativa cheha carattere itinerante: finora sono stati coinvolti i gruppi diPragelato, Fenestrelle, Bobbio Pellice e, quest’anno, Prali. I ra-gazzi sono ospitati in strutture idonee, fanno vita da campeg-gio, praticano diverse attività e quando li riconsegnamo ai geni-tori sono tutti felici dell’esperienza vissuta. E una volta a casa,raccontano e raccontano degli alpini. Qualche papà smette diessere “dormiente…”. È un’azione capillare con la quale intendia-mo raggiungere tutti i 48 gruppi della Sezione. Un altro modoper reclutare quanti hanno fatto l’alpino ma non si sono mai av-vicinati all’Associazione è non tanto quello di cercare iscrizionima collaborazione nelle attività degli alpini: la partecipazione èla molla che porta, in seguito, a chiedere l’iscrizione.Nè vanno trascurati gli alpini in armi. La sezione ha trovato unvalidissimo aggancio con il 3° reggimento Alpini di Pinerolo nel1° maresciallo Josè Del Rizzo, friulano. “L’idea - dice - me l’hasuggerita l’allora presidente nazionale Corrado Perona quandoè venuto a trovarci a Pinerolo per parlare del futuro associati-vo. Del Rizzo collabora con la Sezione facendone conoscere leattività agli alpini del reggimento. Poiché sono tutti volontari alunga ferma, diversi con la famiglia, la vicinanza di una associa-zione che diventa un punto di riferimento anche sociale èquanto mai preziosa. L’augurio è che, conclusa la licenza, alrientro dalla lunga missione in Afghanistan, se son rose… fiori-ranno. �

Aspettandol’Adunata

PORDENONE

“Mi aspetto che dopo l’Adunata nazionale dell’annoprossimo ci sia un recupero di soci”, dice il presidente

della Sezione Giovanni Gasparet. Non c’è dubbio, infatti, che lamaggiore – numericamente – manifestazione associativa attiritanti alpini e che induca il “dormiente” a riprendersi il cappelloriposto sull’armadio per metterselo in testa e uscire per unirsialla compagnia, magari cercando i propri compagni di naja. Iquali non gli chiederanno certo la tessera ma lo accoglierannocome il figliol prodigo con il quale far festa. Gasparet ammetteche in città è più difficile individuare chi ha fatto il servizio mi-litare nelle penne nere, il che è invece possibile nei Gruppi deipaesi, dove si conoscono un po’ tutti. Ed è qui che vengono re-cuperate alcune decine di alpini ogni anno, un dato confortan-te che tuttavia non ristabilisce l’equilibrio con quanti sono an-dati avanti.Non resta, quindi, che far affidamento soprattutto al contattopersonale “sul quale si lavora molto” assicura il presidente. Por-denone è una città di alpini di razza, raccolti in 73 Gruppi e in fi-duciosa attesa: chi c’è, batta un colpo! �

Di gruppo in gruppo

TRENTO

La sezione di Trento ha 19.507 soci ordinari e 4.680 soci aggre-gati in 269 Gruppi, ed è proprio attraverso i gruppi che passa

l’operazione reclutamento. “Ne abbiamo recuperati diversi negliultimi tempi”, spiega il presidente Maurizio Pinamonti che la-menta tuttavia un calo delle iscrizioni per comprensibili motivianagrafici anche se il consuntivo finale è più confortante che al-trove. La città è svantaggiata rispetto al paese, soprattutto alpaese di montagna dove si conoscono tutti e dunque è dai pae-si che parte …l’offensiva. È ancora il gruppo che detiene il serba-toio di quanti non i sono ancora avvicinati all’Associazione. Lacarta vincente è ancora una volta le manifestazioni a caratterelocale, le feste, le attività svolte dagli alpini e dai volontari del-la protezione civile. E i giovani, cioè gli alpini sugli “enta” piutto-sto che sugli “anta”, che sono quelli che garantiranno il futuro as-sociativo. Vengono chiamati in causa i giovani: “Alla prossimariunione del Triveneto – promette il presidente – riuniremo icapigruppo, soprattutto i capigruppo giovani e li coinvolgeremonella ricerca dei cosiddetti dormienti anche attraverso attivitàdi richiamo: ce ne sono ancora tanti che possiamo raggiungere…”.Pinamonti fa affidamento sulla preziosa collaborazione del con-sigliere nazionale di riferimento per Trento e Bolzano RobertoBertuol, che è anche presidente della Commissione nazionaleGiovani. Da una ricerca, sono proprio i giovani che danno dimo-strazione di tanta buona volontà ed entusiasmo che fanno bensperare per il futuro associativo. �

Page 26: L'Alpino Numero settembre 2013

268-2013

Addormentàti,con tanti perché

Perché alcuni alpini non si iscrivonoall’Associazione? Chiedersi chi so-no i giovani dormienti non è solo

aprire una finestra sul futuro, vuol direanche interrogarsi sull’efficacia delle ini-ziative prese fino ad ora in loro favore.Gli ultimi figli della naja, che ricordiamoessere terminata nel 2005,sono quelli nati nel 1985 esfiorano quindi la trentina.Nell’ANA un giovane è con-siderato tale fino al compi-mento del 40esimo annod’età.Evitando le intricate pieghedel libero arbitrio si può pe-rò dire che il luogo in cui sivive e le differenze di etàsono essenziali nell’approc-cio all’Associazione. Chi vi-ve in un piccolo borgo, eancor di più dove c’è unGruppo alpino, ha più pos-

sibilità di venire a contatto con la vita as-sociativa di quanti vivono in una grandecittà dove gli individui sono più soggettialla spersonalizzazione. Questo effetto èconfermato dalla presenza di un misero7% di soci ordinari che vivono nei capo-luoghi di provincia. È una percentuale

ABBIAMO CHIESTO A DUE GIOVANI ALPINI NON ISCRITTI

piuttosto bassa, a fronte di una maggioreconcentrazione di persone. Diminuendola fascia di età il dato cala ancora di più:sempre nei capoluoghi di provincia i sociordinari sotto i 40 anni sono solo lo0,5%: sono esattamente 1.470, quasi lostesso numero di reclute in un reggimen-

to addestramento duranteun solo scaglione del CARdegli anni Novanta.In quest’ultimo caso la bas-sa percentuale di iscritti èanche legata all’età lavorati-va. A molti veci alpini docpuò far arricciare il naso, mai tempi cambiano e tra lemotivazioni dei più giovaniche lavorano c’è spesso an-che quella del poco tempoe l’idea che per iscriversi oc-corra andare di persona inun orario preciso per trova-re la sede aperta, e così via.

ALPINI DORMIENTI

Anni Novanta: gli alpini schieratiper il giuramento gremisconoPiazza dei Signori a Vicenza

Oggi: un piccolo gruppo di giovani alpini con i reduci al Colle di Nava.

Page 27: L'Alpino Numero settembre 2013

278-2013

Tra tutti i soci ordinari iscritti all’ANA in Italia solo il 7% è costituitodai residenti nei capoluoghi di provincia (in rosso nel grafico).

La suddivisione per fasce d'età del 7% dei residenti nei capoluoghidi provincia. I dati dei grafici sono stati estratti a luglio 2013 dal programma di gestione soci (GISA).

E le informazioni spesso non ti vengonoa cercare.Accanto a questa inettitudine burocrati-ca ci sono però spesso altre motivazioni,alcune virtuose, come ad esempio quelladi essere consci che sia inopportuno par-tecipare a qualcosa e che poi non si puòvivere come si vorrebbe a causa degli im-pegni famigliari e lavorativi; oppure, alcontrario, l’idea del do ut des: mi iscrivoperché sostengo a mio modo l’Associa-

zione, ma l’iscrizione mi dà anche dirittoa qualcosa? Alcuni dei non iscritti parte-cipano comunque con il cappello allemanifestazioni organizzate dall’Associa-zione, su tutte l’Adunata nazionale. Equesta sì che potrebbe essere un’ottimafinestra per trovare un punto di contattoe svegliare i dormienti.Il grande interrogativo non è quindi sololegato a come attrarre nuovi soci, va ol-tre. È quello di immedesimarsi e cercare

di capire i perché dei tanti latenti nelmondo alpino, perché capirli significache un domani potrebbero concorrerealla vitalità dell’Associazione.È doveroso farlo da subito e a maggiorragione a otto anni dalla sospensionedella leva obbligatoria che ha interrottoil flusso di iscrizioni e con esso il natura-le ricambio generazionale all’internodelle Sezioni e dei Gruppi.

Matteo Martin

Proponiamo due interviste che, lungi dal dare un quadro completo della situazione, forniscono però utili spunti sull’argomento

� ROBERTO, 39 ANNI, BERGAMASCO

1. Quando e dove hai svolto il servizio militare?Sono dell’8°/1998 e ho fatto la naja all’11° Alpini a Brunicoper tre mesi e poi al Comando Truppe alpine di Bolzano.

2. In che modo hai conosciuto l’Associazione Nazionale Alpini?Conosco l’ANA da quando ero piccolo. Ricordo i racconti diuno zio che andava alle Adunate e vedevo gli alpini anche alpaese natale di mio papà, Colere, dove d’estate andavo invacanza. C’era un gruppo molto attivo sul territorio, soprat-tutto in occasione della festa alpina in agosto.

3. Tre parole per identificare o descrivere l’Associazione?Unica, umana e imparziale, perché quasi ogni associazione inItalia ha un colore o una collocazione politica mentre sepenso all’ANA non la identifico assolutamente in tal senso. Equesta credo sia la sua bellezza e la sua forza.

4. Ti è stata mai proposta la possibilità di iscriverti all’Asso-ciazione?Sì, più che a Bergamo dove vivo, sono entrato in contattocon il gruppo alpini di Colere.

5. L’Associazione ha messo a disposizione informazioni estrumenti per facilitare l’iscrizione?Informazioni dettagliate non ne ho mai ricevute; ho l’ideache non sia complicato ma che non si possa fare ad esempio

presentando la documentazione online o via e-mail. Occor-re andare di persona negli orari in cui la sede degli alpini èaperta.

6. Quali sono i motivi per cui non ti sei mai iscritto?In genere rifiuto l’idea di avere una qualsivoglia tessera di en-ti e simili, ma all’ANA ho pensato più volte di iscrivermi.Sembra banale ma dovendo recarmi di persona ed essendoimpegnato con il lavoro la mancanza di tempo è uno deimotivi. Altro motivo è quello legato all’impegno associativo. So cheai soci può essere spesse volte richiesto di partecipare o aiu-tare nell’organizzazione delle manifestazioni e questo non loposso assolutamente garantire a causa degli impegni lavora-tivi e famigliari. Quindi essere chiamato per dare una manoe dover dire no mi darebbe fastidio. Credo che lo spiritodebba essere chiaro e definito: se uno si iscrive non è soloper avere la tessera in tasca o per partecipare una volta al-l’anno l’Adunata ma presuppone un impegno associativo. Sefossi in pensione o avessi meno impegni credo che darei unamano più che volentieri.

7. Sei a conoscenza delle iniziative promosse dall’Associa-zione? Hai mai partecipato ad una delle manifestazionipromosse dall’ANA? In caso affermativo, a quale?Da quando mi sono congedato ho partecipato a quasi tutte

ALPINI DORMIENTI

Page 28: L'Alpino Numero settembre 2013

288-2013

� ANTONIO, 40 ANNI, VIVE IN PROVINCIA DI LODI

1. Quando e dove hai svolto ilservizio militare?Sono del 2°/1992, ho fatto il CAR a Merano e poi al 4° Corpod’Armata da caporal maggiore istruttore del battaglione tra-smissioni “Gardena”.

2. In che modo hai conosciuto l’Associazione Nazionale Al-pini?Ne ho sentito parlare appena dopo il servizio militare tro-vandomi con gli ex commilitoni, alcuni dei quali si eranoiscritti.

3. Tre parole per identificare o descrivere l’Associazione?L’ANA è per me come un segno distintivo, è impegnata nelsociale e nel volontariato.

4. Ti è stata mai proposta la possibilità di iscriverti all’Asso-ciazione?Nessuno mi ha mai proposto direttamente l’iscrizione, né hoparlato con alcuni ex commilitoni ma nulla più.

5. L’Associazione ha messo a disposizione informazioni estrumenti per facilitare l’iscrizione?Non ho ricevuto mai informazioni sull’iscrizione all’ANA. Fa-cendo alpinismo e trekking sono iscritto al CAI, anche per-ché mi fornisce agevolazione sulle polizze assicurative.Quando rinnovo mi piace comunque andare di personapiuttosto che fare il bonifico.

6. Quali sono i motivi per cui non ti sei mai iscritto?So che per iscrivermi all’ANA devo recarmi in Associazione elavorando dal mattino alla sera non ho troppo tempo libero.

7. Sei a conoscenza delle iniziative promosse dall’Associa-zione? Hai mai partecipato ad una delle manifestazioni

promosse dall’ANA? In caso affer-mativo, a quale?Ho partecipato molti anni fa adun’Adunata nazionale e poco tem-po fa sono stato ad una festa alpina

ad Alagna in Valsesia, dove ero andato per fare trekking in al-ta montagna.

8. Senti l’ANA in sintonia con una delle tue passioni deltempo libero (es. trekking, sci, sport in montagna in gene-rale)?Appena ho un attimo di tempo libero vado in montagna acamminare o ad arrampicare ma l’ANA non la vedo necessa-riamente legata ad una delle mie passioni. Diciamo che è piùun collante tra le persone della montagna.

9. Quale pensi sia il ruolo dell’ANA e quali dovrebbero esse-re i compiti che auspicheresti si sviluppassero maggior-mente?Credo che l’ANA debba proporre sempre lo stile degli alpini,comunicare cioè quello che siamo stati durante il periododel servizio militare, attualizzando però quel messaggio conun impegno assoluto nel sociale. Credo che sia la direzioneda seguire non essendoci più il servizio di leva. In tal modouna tradizione valida non andrebbe del tutto dispersa.

10.Conosci altre associazioni legate alla montagna? In casoaffermativo quali pensi siano le principali differenze?Sono iscritto al Club Alpino Italiano e al Gruppo Amici del-la Montagna di Milano. Con il CAI so che se vado in monta-gna e mi faccio male sono assicurato e so che ho gli scontinei rifugi. Onestamente non so quali attività legate allamontagna faccia l’Associazione Nazionale Alpini, però se cifossero e fossero in sintonia con le mie passioni sarebbe perme un incentivo in più ad iscrivermi. �

le Adunate nazionali e a qualche manifestazione locale; ri-cordo con piacere la festa degli alpini a Pedrengo, ottimo ci-bo e tanta allegria.

8. Senti l’ANA in sintonia con una delle tue passioni deltempo libero (es. trekking, sci, sport in montagna in gene-rale)?Vedo l’Associazione come connessa ad attività di solidarie-tà, al sociale e all’aggregazione più che a quelle dello sporto del tempo libero. So che l’ANA organizza eventi sportivima li vedo anche questi legati più all’aspetto umano che nona quello agonistico o sportivo.

9. Quale pensi sia il ruolo dell’ANA e quali dovrebbero esse-re i compiti che auspicheresti si sviluppassero maggior-mente?L’ANA sta sempre fuori dai dibattiti e si fa sentire poco. En-trare nei dibattiti e farsi sentire significa necessariamenteschierarsi, quindi se l’ANA si schierasse verrebbe letto, al dilà della volontà che si vuole esprimere, come una presa dicampo. Detto questo, però, far sentire la voce dell’Associazione neicasi in cui l’ANA è competenteservirebbe ad accrescerne l’au-torevolezza e a scrollarsi di dos-so lo stereotipo di associazionedove ci si trova solo per la festaalpina e per fare delle gran belle

mangiate. Porto l’esempio di un caso eclatante come quellodel terremoto a L’Aquila, dove l’ANA che di terremoti ne hagestiti tanti, avrebbe avuto titolo per dire all’opinione pub-blica quello che non ha funzionato. È che le cose bisogna sa-perle dire, perché è appunto in gioco quella virtù di cui par-lavo prima: l’imparzialità.

10.Conosci altre associazioni legate alla montagna? In casoaffermativo quali pensi siano le principali differenze?Ho in mente il CAI, ma non lo si può paragonare all’ANA.Credo che le attività delle due associazioni si possano in-contrare qualche volta, ma nulla più. Il CAI fa escursionismo,tutela della montagna e del paesaggio. Con l’iscrizione alCAI posso ad esempio avere sconti nei rifugi. Però vedo lasua attività come legata maggiormente ad un qualcosa dicommerciale. Personalmente mi piace di più partecipare aduna manifestazione come quelle dell’ANA dove so per certoche i soldi che raccolgono vengono destinati in solidarietà.La forza dell’ANA, che deriva anche dalla sua equidistanza, èche la gente sa che di quel cappello si può fidare. Secondome se l’ANA volesse fare operazioni commerciali - penso ad

esempio alla vendita di gadget, in-troiti dei rifugi, pubblicità, e cosìvia - dovrebbe essere ben chiaroche l’utile viene investito in operesociali o di solidarietà. Sarebbe unascelta veramente anticonformista.

ALPINI DORMIENTI

Anni Novanta: alpini schierati in Piazza Duomo a Belluno.

Page 29: L'Alpino Numero settembre 2013

298-2013

Giovani, il nuovo che avanza

Igiovani sono una grande risorsa, dan-no un contributo di idee ed un aiutonelle attività dei gruppi e delle sezio-

ni e danno un significativo contributonella… sveglia degli alpini “dormienti”: èquanto è emerso dall’incontro dei refe-renti del 1° Raggruppamento riuniti adAlessandria. All’incontro, avvenuto allafine dell’aprile scorso, erano presenti ireferenti di 18 dei 23 iscritti al GruppoGiovani delle 25 sezioni di Piemonte Li-guria, Valle d’Aosta e Francia ai quali hadato il suo saluto prima l’allora presiden-te nazionale Corrado Perona, quindi ilpresidente della Sezione Bruno Pavese, ilconsigliere sezionale Daniele Bertin e in-fine il coordinatore Giovani dei 1° Rgpt.Mauro Buttigliero che ha riferito gli argo-menti all’ordine del giorno.Nella discussione i giovani hanno parlatodelle esperienze all’interno dei rispettivigruppi e sezioni e delle iniziative per lapartecipazione alle prossime manifesta-zioni sezionali e nazionali.

Sul contributo dei giovani in ambito as-sociativo si rileva che non è stata ancoracompresa da tutti la loro posizione, vistoche taluni presidenti o capigruppo te-mono che l’attività del Gruppo giovani liisoli dal contesto della vita associativa. Èvero il contrario, è stato ribadito, perchélo scopo del coordinamento è quello diportare giovani nei gruppi e nelle sezioniper poter continuare il lavoro dei nonni edei padri, un’azione che in tempi di fles-sione di iscrizioni è necessaria per incre-mentare la forza dell’Associazione, recu-perando i potenziali soci.A questo proposito è interessante l’espe-rimento, ormai in atto da sei anni, del co-ordinamento giovani della sezione di Pi-nerolo che coinvolge i ragazzi delle ele-mentari per raggiungere i papà “dormien-ti” (ne scriviamo a parte).Non è mancato l’argomento “alpini in ar-mi”, legato alla necessità di coinvolgeregli alpini che prestano servizio nei nostrireparti anche per illustrare scopi, orga-

AD ALESSANDRIA L’INCONTRO DEI REFERENTI DEL 1° RAGGRUPPAMENTO

nizzazione e attività della nostra Asso-ciazione. A questo proposito è stata raccomanda-ta la presenza del coordinamento giova-ni alle manifestazioni importanti congrande afflusso di persone.A conclusione dei lavori il presidente Pe-rona ha ribadito che il coordinamentogiovani non è un gruppo a sé stante chetoglie giovani e risorse ai gruppi alpinima è un qualcosa che deve servire da ag-gregante e da supporto.Il consigliere nazionale Giorgio Sonzo-gni, membro della Commissione ANA, haelogiato lo spirito costruttivo dei giova-ni del 1° Raggruppamento. In chiusura, iringraziamenti: al presidente Perona e alconsigliere Sonzogni, a Mauro Buttiglieroche si è molto adoperato per l’organiz-zazione e al consigliere sezionale Danie-le Bertin. Infine, ma non certo ultimo, alpresidente della sezione di AlessandriaBruno Pavese per il cordiale supporto eper l’assistenza. �

I giovani del 1° Raggruppamento.

Page 30: L'Alpino Numero settembre 2013

308-2013

“Ora ha un senso cantareStringiamci a coorte, siampronti alla morte. L’Italia

chiamò, dice Elena, 18 anni, liceo lingui-stico. “Ho imparato che di fronte alla fa-tica hai due possibilità: arrenderti o af-frontare la situazione e crescere”.Le fa eco Daniela, 17 anni, liceo classico:“L’alzabandiera mi è rimasto nel cuore… epoi le escursioni, dolori alle gambe, allaschiena e alle spalle per il peso dello zai-no, vesciche ai piedi e ginocchia gonfieper i più “veci”, ma lo sforzo e la stan-chezza sono stati ricompensati da pae-saggi mozzafiato! È stata una delle espe-rienze più belle e significative che abbiapotuto vivere finora… Ho riscoperto i va-lori dell’amicizia, della collaborazione,del rispetto e dell’adattamento alle di-verse situazioni…”.Così, o comunque sempre in tema, ancheper le altre 15 ragazze e i27 ragazzi, tutti dellescuole superiori chehanno manifestato en-tusiasmo, voglia di ripro-varci, legato amicizie de-stinate a durare nate inquesta settimana tra-scorsa al 6° reggimentoAlpini di San Candido, inAlto Adige, facendo vitada caserma: sveglia alle6.10, adunata, alzaban-diera schierati sugli at-tenti, inquadrati con imilitari (c’era anche unacompagnia di fucilieri dimarina del San Marco), epoi escursioni, corsi diroccia, rancio (si mangiaquello che viene dato esi scopre che è buonissi-mo!), arrampicate, liberauscita e alle 22, tutti inbranda.Ma torniamo all’espe-rienza di questi giovani.Tutto era cominciatocon i contatti degli alpi-ni della sezione di Berga-mo presieduta da Carlo

Macalli con Marco Fumoso,dell’Ufficio provinciale scola-stico ed il comandante del 6°Alpini. Regista del tutto, NataleBertuletti, che i ragazzi hannopromosso sul campo “sergentedi ferro”, severo quanto amato.Manifestata la possibilità peruna cinquantina di studenti ditrascorrere una settimana congli alpini a San Candido, i variistituti scolastici hanno raccol-to un numero di adesioni digran lunga superiore. Dopo unasommaria selezione, sono statiscelti cinquanta studenti, dive-nuti 44 per sopraggiunti impe-gni o rinuncia. Ed è cominciatal’avventura per questa variegatapattuglia con volontari del soc-corso alpino e volontarie dellaProtezione Civile sezionale alseguito. Antonella, una di que-ste, racconta che “sì, gli istrut-tori sono severi, ma sui sentieri,

UNA SETTIMANA AL 6° DI SAN CANDIDO 44 STUDENTI BERGAMASCHI PER…

Scoprire che alpini è bello!

L’alzabandiera al 6° Alpini di San Candido con i 44 studenticon i loro accompagnatori e con la compagnia di fucilieri del San Marco.

E via!, in sicurezza, assistiti dagliistruttori. “Non ci credo ancora…!”.C’è di che raccontare, una volta a casa…

Page 31: L'Alpino Numero settembre 2013

318-2013

nei passaggi più difficili ti tendono lamano e ti accorgi che sono lì quando nehai bisogno”. Nasce ammirazione perquesti alpini: “Non credevo che i militarifossero così disponibili e aperti connoi…”. Hanno conosciuto l’Afghanistandai racconti di alpini che ci sono stati,dei pericoli affrontati con serenità egrande preparazione; parlato con alpine,

poco più che ragazze, e a qualche stu-dentessa è venuta la voglia di arruolarsi.Hanno apprezzato il “terribile” istruttoremaresciallo Ewald Beikircher, divenutoalla fine “il mitico Beikircher”, e tutta lasquadra alla quale erano stati affidati co-mandata dal capitano Girotto. E, primadi partire, tutti in gruppo per la foto ri-cordo, con alle spalle la bandiera e qual-

che lacrimuccia nel salutare con gratitu-dine gli alpini diventati amici e compagnid’una settimana indimenticabile.Da questa preziosa esperienza, da que-sto piccolo miracolo che in così pocotempo ha trasformato i ragazzi, ma an-che chi li ha accompagnati (una volonta-ria ha scritto che “non sono le regole chenon vogliono ma la solitudine, l’incoe-renza di noi adulti… Per educarli dobbia-mo essere lì, con loro, a condividere esoffrire…”) nasce una considerazioneamara: una settimana di vita di caserma,di disciplina, di fatiche da sopportare enuove prove da superare è bastata perfar riflettere e maturare questi giovani,far scoprire il valore dell’amicizia, la sod-disfazione di aver vinto la fatica e la pro-va con se stessi. Per farne persone re-sponsabili. Cosa abbiamo, cosa hannoperso questi ragazzi con l’abolizione del-la leva? “Grazie ragazzi – ha scritto Antonella –mi avete ridato fiducia. Tornata a casa,ho baciato le mie figlie… ho capito chebasta loro chiedere e saranno pronte adare…”. �

Foto di Rosanna ViapianaIl “mitico” maresciallo Beikircher dà le ultime istruzioni prima di salire sulla parete attrezzata.

L’immancabile fotoricordo, con l’attestatoda esibire con orgoglio.Una copia è stata firmatada tutti i ragazzi econsegnata con unacommovente dedica a Natale Bertuletti, che fungeva da “sergente di ferro”.

Page 32: L'Alpino Numero settembre 2013

328-2013

NOSTRI ALPINI IN ARMI

“Quando si è capaci dioperare in monta-gna, si è general-

mente capaci di farlo ovun-que”, così il capo di StatoMaggiore dell’Esercito gen.Claudio Graziano al termine del-l’esercitazione delle Truppe alpine nelcuore del gruppo del Falzarego.La capacità di saper affrontare lamontagna è un traguardo fon-damentale nel percorso formativodi ogni alpino che in parete, oltre ad ac-quisire dimestichezza e familiarità conl’ambiente naturale più selettivo e diffi-cile al mondo, impara a vincere le pro-prie paure e ad avere fiducia in se stessoe nei compagni, creando le basi di un le-game che si consoliderà nel tempo du-rante i diversi impegni operativi.In questo contesto si inserisce l’esercita-zione svoltasi sulle Torri del Falzarego eil Col dei Bos: è il più complesso e com-pleto banco di prova in montagna della

AL FALZAREGO LA PIÙ COMPLETA ESERCITAZIONE IN MONTAGNA DELL’ESERCITO

Una pattuglia di alpini paracadutisti

“Ranger” in azione.

Alpini, che forza!

Page 33: L'Alpino Numero settembre 2013

338-2013

NOSTRI ALPINI IN ARMI

Forza Armata, momento di verifica del-l’addestramento svolto nei mesi prece-denti dai reparti alpini.La manifestazione - diventata quest’annointernazionale con la presenza in paretedi cordate francesi, libanesi, slovene espagnole, con rocciatori appartenenti al-la Marina Militare e ai Carabinieri - è or-mai un appuntamento fisso che richiamasempre un nutrito pubblico di appassio-nati e turisti, nonché molti osservatorimilitari stranieri. Gli alpini ce l’hannomessa tutta per non deludere i propriospiti, realizzando uno spettacolo unicoe suggestivo. Le condizioni meteorologi-che sono state dalla loro parte, consen-tendo il regolare sviluppo delle attività;il resto lo ha fatto lo splendido scenarionaturale, capace già da solo di affascina-re anche il visitatore più esigente.Tutto perfetto insomma: le cordate sonorisalite senza intoppi lungo le diverse viealpinistiche e ferrate, dando prova dicompetenza e affiatamento, gli elicotte-risti dell’Esercito hanno sapientementevivacizzato e reso emozionanti le diverseazioni, mentre la simulazione di un epi-sodio di combattimento, ad opera del 2°reggimento Alpini e dei Ranger degli Al-pini paracadutisti, ha impressionato percapacità e dinamismo, suscitando mera-viglia e ammirazione.Lunghi applausi hanno sottolineato l’ap-prezzamento del pubblico durante le di-verse esibizioni, mentre in tribuna unsoddisfatto capo di Stato Maggiore dellaDifesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli,commentava con vivo interesse e com-piacimento le singole fasi dell’esercita-zione con il capo di Stato Maggiore del-l’Esercito generale Claudio Graziano e ilcomandante delle Truppe Alpine gene-rale Alberto Primicerj.Al di là della spettacolarità, l’esercitazio-ne ha dimostrato il grado di affiatamen-

to e di preparazione dei nostri reparti,raggiunto non senza sacrifici consideran-do anche le ristrettezze di bilancio im-poste anche alla Forza Armata. Non si ètrattato solo di una dimostrazione, dun-que, ma della conclusione di un adde-

stramento senza il quale i nostri militari -alpini in particolare - non sarebbero ingrado di affrontare le incognite dellecomplesse missioni che vengono loro ri-chieste. �Foto Comando Truppe Alpine

Il capo di SMD ammiraglio Binelli Mantelli saluta il capitano MonicaSegat, comandante della 4ª Compagnia del 7° reggimento Alpini.

La salita lungo una via ferrata con equi-paggiamento e armamento completi.

Il capo di Stato Maggiore della Difesa ammiraglio Binelli Mantelli, di SME gen. Graziano e il comandante delle Truppe alpine gen. Primicerj.

Page 34: L'Alpino Numero settembre 2013

348-2013

NOSTRI ALPINI IN ARMI

Julia: è tempo di bilanciSTA PER CONCLUDERSI L’INTERVENTO NELLA REGIONE OVEST DEL PAESE

Per la Julia è quasi tempo del ritornoin Patria: la sua missione in terra af-gana, iniziata il 24 marzo scorso,

sta infatti per concludersi. A metà diquesto mese di settembre rientrerà laBandiera di guerra dell’8° Alpini ed entroi primi di ottobre l’intera brigata sarà inItalia, sostituita dalla brigata di fanteriaAosta. La cerimonia di benvenuto alla Ju-lia si svolgerà a Udine, entro la prima de-cade dello stesso mese. È anche tempodi bilanci sul delicato processo di transi-zione della responsabilità della sicurezzae delle operazioni dal contingente ISAF– International Security Assistance Force– nella regione Ovest è a guida italiana,affidata al gen. Ignazio Gamba, coman-dante della Julia. Opera nelle province diHerat, Farah, Badghis e Ghor con lo sco-po di fornire assistenza e supporto alleforze di sicurezza afgane. Al RegionalCommand West fanno capo militari di 10nazioni: Albania, El Salvador, Georgia, Ita-lia (con circa 3.000 militari di cui 1200 al-

pini), Lituania, Slovenia, Spagna, StatiUniti d’America, Ucraina e Ungheria.Le forze impiegate direttamente sul ter-reno sono divise in due unità di manovradi fanteria alpina: una schierata a Shin-dand, su base 7° reggimento Alpini di Bel-luno, guidata dal colonnello Stefano Me-ga, e l’altra a Farah, su base 8° reggimentoAlpini di Cividale del Friuli, guidata dalcolonnello Michele Merola. Sono rinfor-zate rispettivamente da una compagniadi blindati medi ‘Freccia’ e da una di co-razzati cingolati ‘Dardo’ che, insieme alle

unità del 2° reggimento Genio guastatoridi Trento e dell’11° reggimento trasmis-sioni di Civitavecchia, a partire dalloscorso mese di marzo assicurano il sup-porto alle forze di sicurezza afgane pergarantire la difesa delle province di Herate Farah.Alle unità sul terreno si affiancano pic-cole unità composte da personale del-l’esercito, della marina e dei carabinieri,che assistono i comandanti delle unitàafghane nel difficile cammino verso laloro completa professionalizzazione eautonomia. Infine, il personale dell’aero-nautica italiana provvede all’addestra-mento della nascente componente ae-rea afgana.Questo sul piano militare e della sicurez-za. Non meno importante è il supportosul fronte dello sviluppo e della ricostru-zione affidato all’unità specialistica (PRT)

La pianificazione di una operazione sulla mappa.

Page 35: L'Alpino Numero settembre 2013

358-2013

NOSTRI ALPINI IN ARMI

aerei da trasporto. La Julia sta comple-tando quella che viene definita “la terzafase” del suo intervento in Afghanistan,in linea con le sue precedenti esperienzedel 2008 e del 2010, gli alpini stannoportando a termine il compito di con-sentire alle forze di sicurezza afgane digarantire autonomamente la difesa delproprio Paese. Dapprima sono state con-dotte operazioni congiunte, poi, semprepiù, i militari e le forze di sicurezza afga-ne - sia nazionali che locali - hanno con-

dotto operazioni progettate e con-cluse in assoluta autonomia, lascian-do alle forze internazionali il ruolo di

‘facilitatore’ attraverso il supportooperativo in settori importanti quali ilsoccorso e l’evacuazione sanitaria, l’indi-viduazione di ordigni esplosivi anchecon assetti di sorveglianza aerei e tra-sporto strategici. Grazie al costante impegno dei militariitaliani che dal 2005 ad oggi si sono avvi-cendati nella regione Ovest, dallo scorso18 giugno la sicurezza di tutti i 43 distret-ti è transitata sotto la responsabilità del-le forze afgane, articolate su esercito epolizia che complessivamente contanosu un organico di oltre 30.000 effettivisempre più preparati e ormai pratica-mente in grado di garantire alla propriagente un futuro più sicuro e sereno. �

che dal 2005 ad oggi ha perfezionato ol-tre 400 progetti in aderenza con i pianidi sviluppo decisi e approvati in concor-so con il governo centrale e la provinciadi Herat. Per il solo 2013 ha avviato 21progetti nei settori dell’educazione, del-la salute, della sicurezza, dei trasporti,

dei servizi essenziali e del supporto allestrutture di governo locale.Completano il contingente le unità cheforniscono il supporto aereo alle unità diterra mediante l’impiego di elicotteri,caccia AMX, ‘Predator’ (aerei senza pilotaad ampia autonomia guidati da terra) e

Una pattuglia del 7° in perlustrazione nella provincia di Shindand. Nella foto grande: la base avanzata di Bala Baluk (foto Brigata alpina Julia).

Page 36: L'Alpino Numero settembre 2013

368-2013

NOSTRI ALPINI IN ARMI

Il gen. Bonato nuovo comandante della “Tridentina”

Lo scorso 26 luglio il generale diDivisione Federico Bonato èsubentrato al gen. D. Fausto

Macor alla guida della Divisone alpi-na “Tridentina”. La cerimonia si è svolta al PalazzoAlti Comandi, sede del Comandodelle Truppe Alpine, alla presenzadel comandante, generale di C.A.Alberto Primicerj. Il comando Divi-sione “Tridentina” è un comando diproiezione senza forze assegnate intempo di pace che può effettuareoperazioni anche al di fuori del ter-ritorio nazionale. Il generale Bonato è da poco rientrato inItalia dalla Spagna dove ha ricoperto l’incarico di Capo di

Stato Maggiore presso il Comandodelle Forze Nato di Madrid che èstato disattivato insieme a quellodi Heidelberg (Germania) nell’otti-ca del processo di riforma dellastrutture della Nato. Le competenze dei due Comandisono state da poco trasferite al Co-mando Alleato delle Forze terrestria Smirne, in Turchia, partner impor-tante dell’Alleanza Atlantica. Al gen. D. Macor, che avrà incarichispeciali nell'ambito del comandoTruppe alpine, un grazie per essere

sempre così vicino alla nostra Associazione; al gen. Bonatoauguri di buon lavoro. �

Il gen. Primicerj (a destra) consegna al gen. Bonato il distintivo della “Tridentina”.

Favero in visitaal ComandoTruppe alpine

Il presidente nazionale Favero ha fat-to visita al generale Primicerj, al Co-mando delle Truppe alpine.

Fra i vari argomenti del cordiale collo-quio i rapporti fra l’Associazione e i re-parti alpini. Nella foto il presidente Fa-vero firma il libro d’onore degli ospiti.Alle sue spalle il consigliere nazionaleAngelo Pandolfo, il gen. Fausto Macor, ilgen. Primicerj e il col. Andrea Mulciri,sottocapo di Stato Maggiore operativodel Comando Truppe alpine. �

Nel ricordo dei Caduti del btg. Monte Cervino

Come è ormai tradizione anche quest’anno ha avuto luogola consueta commemorazione del glorioso e pluridecora-to battaglione sciatori “Monte Cervino” presso la cappel-

la eretta 50 anni fa dai reduci del reparto a ricordo di coloro chenon tornarono dalla guerra. Alla Messa ha partecipato un pic-chetto in armi del battaglione Alpini paracadutisti ranger, eredenaturale della storica unità.Presenti anche alcuni reduci, diverse autorità militari e civili, e lamadrina della bandiera del 4° reggimento, signora Imelda To-gnon, vedova della MOVM gen. Enrico Reginato.Il giorno precedente il raduno, presso la sala consiliare del comunedi Verres (Aosta) ha avuto luogo la cerimonia di gemellaggio del 4°reggimento Alpini paracadutisti con l’Associazione Nazionale Para-cadutisti d’Italia (ANPI). Una corona è stata deposta al monumentoai Caduti eretto nella cittadina valdostana. Presenza d’eccezione ilten. col. Medaglia d’Oro al Valor Militare Gianfranco Paglia, ferito20 anni fa durante uno scontro a fuoco in Somalia (nella foto). �

Page 37: L'Alpino Numero settembre 2013

378-2013

IDVD con le immagini dell’Adunata di Piacenza sono disponibili in un cofanettodoppio: il primo disco contiene le riprese degli eventi più significativi

dell’Adunata (l’alzabandiera, la Cittadella militare, l’arrivo della bandiera di guerra,missione Albatros, sezione di Piacenza, fine sfilata, ecc.); nel secondo, a scelta, cisarà la parte della sfilata, suddivisa per Sezioni.

Potete scegliere tra questi contenuti:PC13A DVD 1 - Sezioni Estere, P.C. 4° Rgpt, Sicilia, Sardegna, Bari Puglia Basilicata, Napoli Campania

Calabria, Latina, Roma.

PC13B DVD 2 - P.C. 4° Rgpt, Marche, Molise, Abruzzi, Firenze, Pisa-Lucca-Livorno, Massa Carrara.

PC13C DVD 3 - P.C. 3° Rgpt, Trieste, Gorizia, Carnica, Gemona, Cividale.

PC13D DVD 4 - P.C. 3° Rgpt, Udine, Palmanova, Pordenone.

PC13E DVD 5 - P.C. 3° Rgpt, Bolzano Alto Adige, Trento, Cadore.

PC13F DVD 6 - P.C. 3° Rgpt, Belluno, Feltre, Vittorio Veneto, Valdobbiadene, Conegliano.

PC13G DVD 7 - PC13G – P.C. 3° Rgpt, Treviso, Venezia, Padova, Asiago, Marostica.

PC13H DVD 8 - P.C. 3° Rgpt, Bassano del Grappa, Valdagno.

PC13I DVD 9 - P.C. 3° Rgpt, Vicenza.

PC13L DVD 10 - P.C. 3° Rgpt, Verona.

PC13M DVD 11 - P.C. 1° Rgpt, Imperia, Savona, Genova, La Spezia, Aosta.

PC13N DVD 12 - P.C. 1° Rgpt, Cuneo, Mondovì, Ceva, Saluzzo, Val Susa, Pinerolo.

PC13O DVD 13 - P.C. 1° Rgpt, Torino, Domodossola, Omegna, Intra, Acqui Terme, Alessandria.

PC13P DVD 14 - P.C. 1° Rgpt, Casale Monferrato, Ivrea, Asti, Valsesiana, Biella, Vercelli, Novara.

PC13Q DVD 15 - P.C. 2° Rgpt, Tirano, Sondrio, Colico.

PC13R DVD 16 - P.C. 2° Rgpt, Luino, Varese, Como, Lecco, Monza, Milano, Pavia, Cremona.

PC13S DVD 17 - P.C. 2° Rgpt, Bergamo.

PC13T DVD 18 - P.C. 2° Rgpt, Brescia.

PC13U DVD 19 - P.C. 2° Rgpt, Vallecamonica, Salò.

PC13V DVD 20 - P.C. 2° Rgpt, Bolognese Romagnola, Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza.

Il DVD doppio può essere ordinato dai soci ANA presso la Sezione di appartenen-za. In alternativa si può richiedere dal sito www.ana.it dove è in vendita a soli 13,00euro (escluse spese spedizione: € 7,00 fino a 2 Dvd, € 12,00 da 3 a 50 Dvd).I DVD saranno spediti entro tre settimane dal ricevimento del pagamento(che potrà essere effettuato tramite bonifico, IBAN: IT29 Y083 8632 6500 00000450 536 intestato a FTF Servizi s.r.l., o dalla sezione dedicata del portale ana.it conle principali carte di credito e PayPal). Non si effettuano spedizioni tra il 9 al 25 ago-sto 2013.Per maggiori informazioni, www.ana.it o contatta FTF Servizi S.r.l. -Comunicazione Digitale, via della Resistenza 6 - 20090 Buccinasco (MI), tel.800/038450, fax 02/700523525, [email protected]

DVD DELL’ADUNATA DI PIACENZAIN BREVE

LE 100 PRIMAVERE DI VALENTINO…Ecco Valentino Peccolo, 1° reggimento artiglieria al-pina, circondato dagli alpini del gruppo di Salassa,sezione di Ivrea, durante la festa per i suoi 100 anni.

… QUELLE DI SILVIO…L’Artigliere alpino tenente Silvio Biasetti ha com-piuto 100 anni, festeggiato nella sala consigliaredel comune di Biella dal sindaco Gentile conl’iscrizione nell’albo d’onore della città. Ancora fe-steggiamenti nella sede sezionale organizzati dalpresidente Fulcheri e dal gruppo di Biella CentroVernato.

… E LE 99 DI ISIDOROL’artigliere del 2° Alpini Isidoro Ghiso è stato festeg-giato nella sua casa dagli amici del gruppo di Cosse-ria, sezione di Savona.

LA CERIMONIA DI SCIAVESÈ stata celebrata a Sciaves (Bolzano) una Messa inricordo degli alpini Turini, Trentini, Tesconi e Zan-chi, deceduti in un incidente stradale nel 1972. Il lo-ro ricordo rivive grazie a Enrico Giudici, che ognianno organizza la cerimonia nel punto dell’inciden-te. Numerosa la partecipazione alla messa officiatadal cappellano Valentino Quinz, accompagnata dalcoro Plose Cai di Bressanone. Presenti alla cerimo-nia, oltre ai parenti dei quattro morti, vari GruppiANA del circondario e autorità civili e militari.

Page 38: L'Alpino Numero settembre 2013

Epoi ci sono le Dolomiti. Aguzzicampanili che nascono da pendiiboschivi fitti, pennellati dalle mille

tonalità di colori che segnano il succe-dere delle stagioni. Dolcezze di boschiche precedono inaspettati campanili diroccia fredda, aguzza. Ma non inesplora-ta. È qui che durante la guerra i nostri al-pini avevano dimora, tra difficoltà im-pensabili. Costantemente minacciati dafreddo e schioppettate nemiche.Eppure proprio tra queste guglie frasta-

gliatesi compirono

imprese leggendarie. Efurono tante, tantissime consi-

derando i mezzi di allora, gli scarsi rifor-nimenti, la neve che l’inverno rivestivaogni cosa. Sui torrioni ciclopici di CrodaRossa e Cima Undici nell’inverno del 1915e nella primavera del ’16, un brulicare diuomini. Nel mezzo, il passo della Senti-nella, un balcone in cresta. Punto strate-gico per gli italiani e per gli austriaci.Dopo lunghe ricognizioni in notturna,spesso scalzi per evitare anche il rumorepiù leggero, dopo lunghi appostamenti inparete, a primavera inoltrata un manipolodi alpini partì alla conquista. Erano i ‘Ma-scabroni’ “che nel gergo di Cima Undici

IL RACCONTO DEL FIGLIO DI FEDELE DA COL, CONQUISTATORE DEL PASSO DELLA SENTINELLA

Le crode dei Da Col

voleva dire gente ru-de, ardita, noncurante dei

disagi… È un nome che io davo aquei soldati che durante lo svolgimento

della difficile impresa si dimostrarono ipiù arditi, i più tenaci nell’affrontare ledifficoltà, pieni di fede nel successo, unpo’ brontoloni, ma in definitiva sempre dibuon umore e sostanzialmente molto di-sciplinati; gente tutto cuore e tutta so-stanza; poca forma, che molto spesso èipocrisia”. Eccoli descritti nelle parole delloro capitano Giovanni Sala.Fedele Da Col era uno di loro. Aiutantedi battaglia nel 13° Gruppo Alpini, 67ªcompagnia, battaglione Cadore, 7° reggi-mento Alpini. Uno dei conquistatori delpasso della Sentinella. Era il 16 aprile1916. Ancora oggi una forcella porta ilsuo nome. Lo stesso di suo figlio che nonconobbe mai: morì tre mesi prima dellasua nascita. Stessa sorte toccò alla mo-glie poco tempo dopo. Si ammalarono di

A sinistra Cima Undici,sulla destra la Croda Rossa

e nel mezzo il Passo della Sentinella.

Fedele Da Col negliuffici della Sedenazionale ANA.

388-2013

Page 39: L'Alpino Numero settembre 2013

tuberco-losi anche i fi-

gli: erano cinque e ri-masero due. Fedele e Fer-

ruccio. Fedele venne affidato alla zia Anita che sene prese amorevolmente cura. Visserosempre alle porte di Milano. “Di soldininon ce n’erano. L’estate si ritornava adAuronzo e ogni giorno c’era un lavorettoda fare. I pascoli, la legna, il fieno mi tene-vano occupato. Ma fu allora che comin-ciai ad approcciarmi alle alte vette. E fuisubito attratto dalla roccia, dall’arrampi-cata libera. La sola disciplina, per me, ca-pace di regalare sensazioni uniche”.Si stabilì in maniera definitiva a Sesto SanGiovanni, e quando iniziò a lavorare e mi-se su famiglia, la montagna restò sempree comunque protagonista nella sua vita.“La domenica mattina col treno delle 5fino a Lecco e poi in pullman o a piedi.La Grigna era lì ad aspettarmi“. Sono lemontagne di Milano, le palestre di dolo-mia più amate dai cittadini che bramanoil fine settimana per una nuova ascesa. Chiacchierando con Fedele Da Col si hala netta sensazione di trovarsi davanti aun montanaro di spirito e di origini. Quei

montanari di una volta, dalla stretta dimano garbata eppure vigorosa. Il fisicoasciutto. Gli occhi luminosi impregnati diuna serenità rara che stupisce, ma che sicomprende appieno ascoltando le sueparole. Una eredità tramandatagli dal pa-dre, uomo e soldato forte, energico ecombattivo. Di lui restano due fotografiee una copia del Foglio matricolare oltrealle splendide descrizioni di una pennaessenziale eppure attenta come quelladel capitano Sala. E proprio spinto dalla lettura di questepagine, Fedele tentò di trovare i soldatiche combatterono con suo padre. Stefa-no Olivotto da Bressanone fu colui checon maggior enfasi e precisione raccon-tò delle imprese di Da Col in guerra. Del-la sua caparbietà. Della sua straordinariaforza fisica. Poi rintracciò Adriano Pas-suello che seppe rispondergli solo: “Tasi,tasi, tasi…”. Così iniziò e finì il suo raccon-to di guerra. Di quella guerra d’aquile,troppo aspra da rivelare. Passarono gli anni e Fedele continuò apraticare la montagna, condividendonegioie e passioni con la sua Luisa e con i fi-

gli. E oggi anche con i nipoti. Sempre conlo stesso rispetto verso una natura chenon si può dominare, ma solo conoscere.A volte severa, come quella volta quan-do…“Io e mio figlio Mauro, alpino anchelui, provammo a salire tra quelle crodecosì insidiose dove passò il Vecchio”. Ementre racconta della tentata e mai riu-scita ascesa alla Forcella Da Col, Fedeleabbassando lo sguardo, confessa: “Credosiano stati i ‘veci’ a non volere che io ar-rivassi lassù. Forse perché lassù c’è tuttala loro sofferenza, tutto il loro sacrificio.E il ricordo dei compagni morti”.A una spontanea e istintiva commozionesegue un senso di gioia consolatoria. Im-magino il vecio Da Col che guarda figlioe nipote incrodati per raggiungere unaquota che, seppur significativa, rivesteuna importanza minuscola. Perché tuttol’amore per la montagna, per le sue rego-le e i suoi segreti i Da Col lo hanno nelsangue. Doti che vengono da lontano eche si propagheranno ancora e ancora.Perché alpini e montagne si somigliano. Esperiamo sia sempre così.

Mariolina Cattaneo398-2013

Fedele Da Col accanto alla moglieClara Fop.

I ‘Mascabroni’ (tratta dal libro ‘Crode contro crode’): 1) ?; 2) ?; 3) ?; 4) ?, 5) De Lorenzo; 6) Da Re; 7) Passuello; 8) Ciccon; 9) De Mario; 10) ?; 11) Sottoten. Iannetta; 12) ?; 13) Sottoten. De Poi; 14) Sacchet; 15) Marangon; 16) capr. Da Vià; 17) capor. De Villa; 18) Marta; 19) Grandelis; 20) Treves;21) De Zolt; 22) ?; 23) Manegus; 24) Serg. Stragà; 25) Mazzucco; 26) Mazzorana; 27) De Marco; 28) capor. Da Col; 29) Dal Canton; 30) capor. magg. Bertagnin.

Page 40: L'Alpino Numero settembre 2013

408-2013

SPORT

Sabato 20 e domenica 21 luglio si èsvolto a Pulfero (Udine) il 41° cam-pionato nazionale ANA di marcia

di regolarità in montagna a pattuglie, or-ganizzato dalla sezione ANA di Cividale.La scelta di Pulfero come sede dei cam-pionati, nella splendida cornice dellevalli del Nastisone al confine con la Slo-venia, è stata propiziata dalla presenzanel locale gruppo alpini e di numerosiatleti amanti dello sport in montagna, sututti il capogruppo Mario Miscoria e Be-po Puller, vecio alpin con il cuore e l’en-tusiasmo di un bocia, che vanta numero-si record nella corsa in montagna in cam-po nazionale, cui è stato assegnato ilcompito di direttore di gara. Puller e isuoi collaboratori hanno testato il per-corso che, a detta di tutti, è stato tecni-camente all’altezza della competizione,ottimamente segnalato e con incantevo-li panorami.Il paesaggio dove si è svolta la gara, oltread incorniciare uno scenario suggestivodi aspre montagne, colline rigogliose efiumi incontaminati ha una rilevanza sto-rica in quanto fu il teatro nella GrandeGuerra della battaglia di Caporetto (oggiin Slovenia, che dista pochi chilometri

dalle borgate di Pulfero), combattuta allafine di quel tragico ottobre del 1917 chevide il nostro esercito ripiegare sul Piavee sul Grappa dopo l’offensiva austro-te-desca sull’alto Isonzo. In questo modostoria e natura si sono fusi in una manife-stazione condita da sano spirito sportivoe dalla sconfinata simpatia che gli alpinisanno portare ovunque.All’apertura della manifestazione, sabato

41° CAMPIONATO DI MARCIA DI REGOLARITÀ IN MONTAGNA A PATTUGLIE

Per boschi e sentieri

pomeriggio, non ha voluto mancare ilpresidente nazionale Sebastiano Favero,presente per la prima volta in Friuli in ve-ste ufficiale, a testimonianza di quantoritenga fondamentale lo sviluppo dell’at-tività sportiva per la crescita della nostraAssociazione.La Messa, in cui sono stati ricordati i pre-sidenti nazionali Trentini e Caprioli, re-centemente scomparsi, è stata celebrata

Il podio della pattuglia seconda e terza classificata. Mancano i vincitori, che non si erano presentati alla premiazione. In secondo piano il coordinatore dello sport ANADaniele Peli e il presidente della commissione sportiva Onorio Miotto.

Page 41: L'Alpino Numero settembre 2013

418-2013

SPORT

Classifica assoluta (primi cinque classificati): 1°) Carlo Cecchetto - SeverinoComberlato - Nicola Micheloni, (sezione di Vicenza, categoria A), 108,43; 2°) NicolaBalduchelli - Mirko Balduchelli – Giuliano Facchini (Brescia, cat. A), 139,86; 3°) France-sco Silvestri - Giandomenico Frison - Mario Gnesotto (Bassano del Grappa, cat. B),159,53; 4°) Giuseppe Perizzolo - Samuele Andreatta - Giampietro Bonato (Bassano delGrappa, cat. B), 161,42; 5°) Osvaldo Sandrini - Claudio Otelli - Dario Cinelli (Brescia,cat. B), 164,43.

Trofeo “Scaramuzza” (prime cinque classificate): 1°) Brescia (13 pattuglie – 1225punti); 2°) Valdobbiadene (9 patt. – 1036 punti); 3° Bergamo (9 patt. – 1013 punti); 4°)Salò (6 patt. – 745 punti); 5°) Bassano del Grappa (5 patt. – 738 punti).

Le classifiche complete sono pubblicate su www.ana.it

nella grotta di San Giovanni d’Antro (al-tra bellezza naturalistica locale), accom-pagnata dal coro “La voce della Valle”;poi il corteo, preceduto dalla fanfara diOrzano, si è portato nella località di Tar-cetta, dove si trova la sede del Gruppo.Dopo l’alzabandiera e l’onore ai Caduti, ilpresidente della sezione di Cividale Pier-luigi Parpinel e il sindaco di Pulfero Pier-giorgio Domenis hanno dato il benvenu-to ai numerosi atleti di ben 32 squadresezionali. Sono stati ricordati gli alpinidella Julia, attualmente impiegati nellamissione ISAF in Afghanistan. Il presidente Favero ha ribadito l’impor-tanza educativa dell’anno di naja, che sirinnova nella disciplina della marcia apattuglie, che insegnava a salire insiemee raggiungere la vetta, tenendo semprealto lo sguardo. Esperienza educativa,quella della naja, che dovrà nuovamenteessere riproposta ai giovani italiani, pro-posta alla quale il presidente non faràmancare il suo impegno. Favero ha anchericordato come per anni abbia praticatola marcia di regolarità e si sia lui stessocimentato nei campionati italiani.La gara si è sviluppata su un tracciato dicirca 18 chilometri, quasi completamen-te su sentieri e strade forestali, partendoda un imbandieratissimo ponte sul Nati-sone (a quota 200 metri), attraverso i bo-schi, fino alle cime di Bocchetta di Callae monte Cragruenza, a 1.000 metri, pas-sando per la chiesa di Sant’Andrea doveil Gruppo alpini ha da anni costruito unsuggestivo monumento ai Caduti. La di-scesa attraverso le frazioni di Pulfero hariportato gli atleti sul Natisone nel carat-teristico borgo rurale di Cicigolis. Il percorso è stato suddiviso dai tecnicidella Federazione Italiana Escursionismo

in sei settori, due sono stati i cambio-media previsti; la pioggia caduta all’albaha favorito gli atleti attenuando l’afa,senza guastare l’ottima organizzazione.Numerosa la partecipazione, con 142pattuglie presenti alla partenza, di cuidue dell’8° reggimento Alpini, che ha se-de proprio a Cividale.Più forte sul campo di gara (ma poco cor-tese fuori pista perché non ha partecipa-to alla cerimonia di premiazione, n.d.r.) èstata la squadra della sezione di Vicenzaformata da Carlo Cecchetto, SeverinoComberlato e Nicola Micheloni, che hapreceduto le squadre di Brescia con Ni-cola e Mirko Balduchelli e Giuliano Fac-chini, seconda, e quella di Bassano delGrappa con Francesco Silvestri, Giando-menico Frison e Mario Gnesotto, terza.Il Trofeo ANA per la migliore Sezione èstato assegnato a Brescia, presente conben 13 pattuglie, tutte di ottimo livello,Valdobbiadene e Bergamo hanno com-pletato il podio. Una menzione particolare va alle squa-dre provenienti dall’Abruzzo, accompa-gnate dal gruppo folkloristico “Lacciod’Amore”, grazie alla dedizione di Tonino

Di Carlo. Dall’Abruzzo è giunta anche unasquadra di soci aggregati, ma questa clas-sifica è stata vinta dalle agguerritissimedonne di Bassano, che hanno anche rea-lizzato un’ottima performance a livelloassoluto.La sezione di Cividale ha anche assegna-to il trofeo “Franco Iussa”, personaggiostorico tra gli alpini del “Cividale”, già ca-pogruppo e sindaco di Pulfero, segreta-rio della Sezione e grande appassionatodi sport. Il Trofeo era riservato alla mi-gliore pattuglia delle sezioni friulane,che fino ad ora avevano partecipato allacompetizione con la sola Pordenone.Qui “Cividale A” (Iacuzzi, Boga, Tomasin)l’ha fatta da padrone, raggiungendo an-che l’8° posto a livello assoluto, facendointravedere un possibile inserimento an-che delle squadre friulane nelle gare dilivello nazionale.Ciò è quanto auspicano anche i giudicidella FIE, che contano di poter tornarepresto nelle Valli del Natisone per sco-prire nuovi magnifici scenari e diffonderein Friuli questo affascinante sport alpino.

Guido Aviani Fulvio

La grotta di San Giovanni d’Antro durante la celebrazione della Messa.

La pattuglia composta da Lucia Cesca, Fiorenza Mocellin e Graziana Battaglia, vincitrice della categoria soci aggregati.

Page 42: L'Alpino Numero settembre 2013

428-2013

CORI E FANFARE

Il coro Malga Roma siè formato nel 1993,nell’ambito della Se-

zione di Roma. La suacaratteristica è il reper-torio specialistico, co-stituito dai canti alpini edai classici della monta-gna, con l’esclusione siadi composizioni con-temporanee, sia di braniche non hanno attinenzacon la tradizione milita-re alpina e, più generalmente, con la cul-tura montanara. Questa, si può dire, è laragione principale che ha portato allasua nascita, non riscontrando questo in-dirizzo culturale nei numerosi e seppurvalidi complessi presenti in città.La scelta delle armonizzazioni musicali èorientata verso le elaborazioni classichee, comunque, il più possibile semplici eaderenti allo spirito alpino e montanaro,quello stesso spirito che si rivede in ungruppo di alpinisti che cantano in rifugio

o i militari che intonano un canto di naja,la sera, in montagna, dopo una giornatadi marcia faticosa.Uno spirito rivissuto durante i concertidel coro Malga Roma in Russia: “Quantilibri abbiamo letto sulla Campagna diRussia – ci raccontano – e quante volteabbiamo sentito parlare dai reduci diQuota Pisello, Quota Cividale, il Quadri-vio, il sottopassaggio della ferrovia a Ni-kolajewka, il Don. Quante volte, percomprendere l’enormità della tragedia in

terra di Russia, abbiamoanche inconsciamentecercato di immaginare, di“vedere” con la nostramente quei luoghi senzariuscirci. Per questo sia-mo andati”. Ecco perchéuna delegazione formatadall’ambasciatore alpinoPaolo Scarso, dal ten. Lu-ciano Pullè e dai coristisono stati ricevuti a Ros-sosch dal sindaco Misan-

kov, dal direttore del museo prof. Moro-zov. Quindi una visita ai luoghi dellaguerra - al Quadrivio di Selenyj Jar e almonumento ai Caduti Russi di Quota Pi-sello - e al museo che custodisce repertie memorie della tragedia russa, allestitoal piano interrato dell’asilo realizzatodall’ANA. Il coro si è esibito con grande successo alCentro Ricreativo Culturale di Rossoschin una sala di 500 posti, gremita e al Tea-tro Universitario di Rostov. �

Il “Malga Roma” in Russia

Il Coro Montenero nasce nel1974 in seno alla sezione diAlessandria grazie a 14 entu-

siasti coristi provenienti dal terri-torio provinciale. Lo scopo ini-ziale è quello di cantare in amici-zia, riscoprire un mondo fatto diuomini e cose semplici della tra-dizione montanara.Con il trascorrere del tempo l’or-ganico ha raggiunto gli attuali 32elementi e sono andate crescen-do le esibizioni in Italia e all’este-ro, in occasione di concerti, ras-segne e concorsi. Fra questi ulti-mi spicca il 1° posto ottenuto alConcorso A.C.P. di Alba (Cuneo)nella categoria “Canto popolare italiano”.Dopo anni di appassionata opera di PinoTraverso, nel 1998 la direzione del coropassa al Maestro Marco Santi, diplomatoin pianoforte e composizione presso ilConservatorio di Alessandria e in dire-zione d’orchestra al Conservatorio di To-rino. Santi cura anche l’armonizzazione e

l’elaborazione di parte dei brani del re-pertorio, che spazia dai canti della tradi-zione alpina e di montagna, al canto po-polare d’epoca e moderno.Il Montenero organizza due rassegne co-rali, l’una in primavera a Novi Ligure e l’al-tra in autunno a Valenza Po, rispettiva-mente denominate “I canti della monta-

gna” e “Valenza in coro”. Innume-revoli anche le serate a scopo be-nefico, a favore del Fondo Tumo-ri e Leucemie del Bambino del-l’Ospedale Gaslini di Genova,dell’Istituto pediatrico-psichia-trico Medjenica di Sarajevo edella missione delle suore Fran-cescane Angeline di Castelspinache aiutano i bambini di un quar-tiere molto povero di Rosario diSanta Fé, in Argentina.Tra le apparizioni all’estero è daricordare quella in Alsazia (Fran-cia), con un concerto nella chiesadi Saint Thomas - la più impor-tante parrocchia protestante

della città - e al Parlamento Europeo diStrasburgo con l’intento di valorizzare ilpatrimonio musicale alpino e popolarepiemontese. Un condensato della pro-duzione canora del Coro è contenuto inquattro musicassette e in un CD. �

Nella foto: il Coro ANA Montenero al Parlamento Europeo a Strasburgo.

Il “Montenero” a Strasburgo

Page 43: L'Alpino Numero settembre 2013

I NOSTRI MUSEI

Sulle orme del “Morbegno”Al Pian delle Betulle, in Valsassina,

la sezione di Lecco costruì nel1959 una chiesetta votiva dedica-

ta ai Caduti del battaglione Morbegno.Era la realizzazione del voto fatto duran-te la campagna di Grecia dagli stessi alpi-ni del battaglione per ricordare i lorocompagni Caduti.Tornati in Patria, i sopravvissuti dalla Gre-cia e dalla Russia onorarono quell’impe-gno. La cappelletta venne costruita sulprogetto che un ufficiale del battaglio-ne, l’architetto Mario Cereghini, avevaabbozzato in guerra: a forma di tendacon un campanile a metà fra un minaretoe la Colonna Mozza dell’Ortigara. Lachiamarono la “Tenda dell’anima”.Nel 2005, con la ristrutturazione del sot-terraneo vennero ricavati locali che furo-

no adibiti al museo la cui idea era colti-vata da tempo. Nel corridoio d’ingressoci sono disegni di Giuseppe Novello,quelli relativi alla costruzione della chie-setta e fotografie di momenti delle Cam-pagne di Grecia e di Russia.Una saletta è riservata all’architetto Ce-reghini, una sala è dedicata al battaglio-ne Morbegno: foto inedite, lunghe dida-scalie di Augusto Bianchi Rizzi e don Car-lo Gnocchi, le Medaglie d'Oro del batta-glione ed il suo sacrificio a Warwarowka,con commento di Aldo Rasero e AlfioCaruso. E tante foto dei diversi anni del-la guerra, fino al 1943.E poi la Sala Tridentina, dedicata al ge-nerale Luigi Reverberi e a don CarloGnocchi.

La guerra, vista da vicino, e non importase sono passati tanti anni perché bastauna foto, bastano quei volti a riproporladrammaticamente. Le numerose visite di scolari e studenti –come dice con orgoglio il referente delCentro Studi Luigi Bossi - fanno ben spe-rare: il loro costante interesse premia glialpini per questa “Tenda dell’anima” erende onore ai tanti cui è dedicata.

Il museo è visitabile con prenotazionepresso la sezione ANA di Lecco, via Pescatori 23 - 23900 Leccotel. 0341-364108; fax 0341-354366; e-mail: [email protected]

438-2013

Page 44: L'Alpino Numero settembre 2013

Sfogliando i nostri giornali

L’alpin de Trieste – Sez. TriestePIRATERIA E VILTÀ“Diamo alle cose il loro vero nome. Il sequestro (con subdolo inganno eminaccia armata) della petroliera Enrica Lexie e dei due fucilieri di Mari-na Massimiliano Latorre e Salvatore Girone è stato un vero e proprio at-to di pirateria internazionale da parte del governo di Kerala, col successi-vo avallo da parte del governo centrale indiano. È stato un atto di pirate-ria in spregio al diritto internazionale, del più elementare senso di equitàe giustizia. Il modo poi in cui sono state svolte le indagini negando l’evi-denza dei fatti è una cosa veramente inimmaginabile in un paese civile oche pretende di esserlo. Girone e Latorre sono vittime, capri espiatori disporchi disegni politici in un caldo periodo pre-elettorale in India. I co-munisti del Kerala non si sono lasciati sfuggire questa occasione per im-bastire una campagna mediatica allo scopo di contrastare e mettere inimbarazzo il governo centrale di Sonia Ghandi”.

L’Alpino imolese - gruppi Imola e Valsanterno - Sez. Bolognese RomagnolaI RECUPERANTI DELLA GRANDE GUERRA“C’era una volta un mondo in bianco e nero che vide centinaia di per-sone che sopravvissero recuperando residuati della Grande Guerra: i‘recuperanti’. Poi il mondo divenne a ‘colori’ e quelle figure mitiche fi-nirono nell’oblio. Dobbiamo ai libri di Mario Rigoni Stern e a un film “Irecuperanti” appunto, del regista Ermanno Olmi se agli inizi degli annisettanta vennero riconsacrate e portate a conoscenza del vasto pub-blico. Ovunque c’erano ordigni inesplosi, depositi di bombe ancoracariche, attrezzature, oggetti della vita quotidiana ed anche i mortiancora insepolti. Tutto riprese la strada della valle”.

Notiziario – gr. Lambrugo - Sez. Como25 APRILE FESTA DELLA LIBERAZIONE“Lambrugo non ha dimenticato i suoi Ragazzi portati via troppo pre-sto per mano dei nazi-fascisti. Alla tradizionale funzione, celebrata daDon Rosangelo, ha fatto seguito la deposizione delle corone di alloro.Con un corteo compatto e silenzioso, si è raggiunto dapprima il cimi-tero, dove riposano le spoglie dei Martiri Lambrughesi e della primaMedaglia d’Oro alla Resistenza Giancarlo Puecher. Di seguito, il corteoha terminato il suo cammino in Comune dove i bambini della scuolaelementare hanno cantato l’Inno d’Italia e deposto una corona d’allo-ro al monumento dedicato a Giancarlo e Giorgio Puecher”.

L’alpino in Australia – Sez. di SydneySYDNEY: DUE ANNI DI AVVENIMENTI“Da dove posso cominciare? Tante attività, tanti consensi ma tanta al-pinità, nei due anni trascorsi le attività sono state molte ma soprattut-to per dare aiuto ai bisognosi, in particolare al Children’s Hospital diWestmead reparto leucemia. Da ricordare che vi è stata una bella fra-tellanza tra la nostra Associazione e il Rotary Club di Mittagong (a 100chilometri da Sydney) e che l’ultima manifestazione alla Southern Hi-ghland Winery di Sutton Forest gestita da italiani, si è svolta in una ga-ra di solidarietà con la raccolta di ben 8.500 dollari donati”.

La Manera - gr. Aviano - Sez. Pordenone18 E 20 MARZO 2013: DATE SIGNIFICATI-VE PER L’ADUNATA 2014 A PORDENONE“Il 18 marzo presso la sede della Sezione di Pordenone ha avuto luogola prima riunione del C.O.A. (Comitato Organizzatore della Adunata2014) costituito il 22 febbraio 2013 con atto notarile, per definire l’orga-nico dei gruppi di lavoro. Il 24 marzo il C.O.A. è stato convocato dal suoPresidente Nino Geronazzo presso il Municipio di Pordenone per esa-minare e decidere su 12 punti all’O.d.G. tra i quali la segreteria e la no-mina del Tesoriere. La prima è stata assegnata a Umberto Scarabellodel gruppo di Maniago mentre il secondo incarico di Tesoriere, su pro-posta della Sezione ANA di Pordenone è stato affidato al Rag. Gian-franco Della Puppa del gruppo di Aviano che sarà coadiuvato nel lavo-ro dallo Studio Associato Della Puppa. Un sentito grazie al C.O.A. perquesto prestigioso riconoscimento”.

L’alpino modenese – Sez. ModenaCOME È NATO IL NOME DI I.M.I.“(Italienische Militär-Internierte) è il nome dato da Hitler ai nostri mi-litari fatti prigionieri dopo l’8 settembre 1943, per non riconoscere lo-ro le garanzie che la Convenzione di Ginevra prevede per tutti i prigio-nieri di guerra. Dall’autunno del 1944 alla fine del conflitto, vennerodichiarati poi ‘lavoratori civili’ in modo da poter essere sottoposti alavori pesanti e poterli trattare come schiavi senza il diritto di esseretutelati dalla Croce Rossa”.

448-2013

Page 45: L'Alpino Numero settembre 2013

I libri recensiti in questa rubrica si possono reperirepresso la Libreria Militare (via Morigi 15, angolo via Vigna, Milano; tel. 02-89010725)

punto vendita gestito da due alpini.

PAOLO VOLPATOSULL’ORLO DELL’ABISSOAltopiano di Asiago: Monte Cornone – Sasso Rosso – Monte San FrancescoL’altopiano dei Sette Comuni ci riservasempre molte meraviglie. Una di queste èil monte Cornone, con gli attigui montiSan Francesco e Sasso Rosso. Sono picchiche sprofondano verso la Val Brenta, spar-tiacque naturale con il Grappa. Per com-battere su queste rocce sospese sull’abis-so occorrevano particolari capacità tecni-

co militari e forza mentale e fisica per vivere in condizioni partico-larmente difficili. Qui gli alpini, e non solo loro, resistettero agli as-salti dei soldati austro-ungarici, addirittura contrattaccarono. Que-sto volume racconta le battaglie combattute su questo fazzolettodi terra da uomini coraggiosi che hanno fatto la storia.

Pagg. 155 – euro 21,50Itinera Progetti Editore, Bassano del Grappa, tel. 0424/503467

B I B L I O T E C A

MARIO MAFFI1957. UN ALPINO ALLA SCOPERTA DELLE FOIBE

L’autore, ufficiale esperto di mine edesplosivi, speleologo e fotografo, vieneconvocato nel 1957 dal ministero della Di-fesa per una missione segreta, copertaper 50 anni dal segreto militare, che loporta a diventare testimone di una dellepiù atroci pagine del dopoguerra: le foibe.Sono pagine che restituiscono i contornidi una tragedia lontana attorno alla qualec’è ancora tanto da scoprire e da studiare.

Pagg. 125 – euro 15,80Gaspari Editore, Udine, tel. 0432/512567www.gasparieditore.it

GIOACCHINO GAIGA – MARIO PAGANISETTANT’ANNI DA QUELLA ODISSEATestimonianze di traversie della guerra.Ritirata di Russia e lotta tra partigiani e nazifascistiGli autori hanno raccolto in questo volu-me tante storie di guerra vissute da abitan-ti delle loro terre, la montagna veronese equella vicentina. Storie che ruotano prin-cipalmente intorno al dramma della ritira-ta di Russia, vissuto in primo luogo dai lo-ro padri. I racconti, scritti in modo sempli-ce e avvincente, sono affiancati dalla cro-naca del viaggio in Russia sull’itinerariodella ritirata, effettuato nell’estate 2012.

Pagg. 317 – euro 15,00 spedizione compresaEditrice La Grafica, Vago di Lavagno (Verona), tel. 045/982112,www.lagraficaeditrice.itPer l’acquisto rivolgersi a Gioacchino Gaiga tel. 045/7470049, [email protected]

FERRUCCIO CAPANNAGENTE DI MONTAGNAIl romanzo di fantasia narra la storia di unbimbo rimasto orfano in seguito all’ecci-dio compiuto dai nazisti nel suo paese trale montagne d’Abruzzo. Adottato da unafamiglia emigra negli Stati Uniti. Diventeràun agente dell’FBI. Giunto all’età dellapensione scopre una lettera che lo spin-gerà a compiere l’indagine più importantedella sua vita, la ricerca del vero colpevo-le dell’eccidio avvenuto nel suo paese.Varie peripezie, colpi di scena e un finale a sorpresa.

Pagg. 215 – euro 14,00Il Geko edizioni, Recco (Genova), tel. 0185/730111

DON VITTORIO MAINI - A CURA DI LUIGI CORTELLETTI E ROBERTO GRESELINGRANDE GUERRAIl sacrificio del battaglione alpini Monte ClapierCimone – Priafora – Ortigara – Caporetto – Grappa – Tonale

È il diario di don vittorio Maini, cappella-no del btg. Monte Clapier . La sua descri-zione dei luoghi, dei protagonisti, degliavvenimenti è preziosa testimonianza inprima persona della Grande Guerra. È so-prattutto la storia di questo eroico batta-glione - che dal 1916 combatte su tutti ifronti fino alla vittoria - scritta in modoavvincente, ma senza concessioni alla re-torica.

Pagg. 157 – euro 19Gino Rossato Editore – Novale di Valdagno – tel. 0445/411000www.edizionirossato.it

A CURA DI BOLOGNA, CHIOPRIS, GASPARI, MANTINI, PASCOLI, PASSONI, PEDERZOLLI, ZANIER, ZUFFERLIGUIDA AI LUOGHI DELLA GRANDE GUERRA NELLA PROVINCIA DI UDINE – 3 - Gli itinerariÈ il terzo volume delle Guide Gaspari dedi-cato agli itinerari per studenti, insegnantied escursionisti, alla scoperta dei luoghi edei personaggi che hanno legato la lorostoria ai luoghi della Grande Guerra in Friu-li. Ricordare una guerra e quel che ha lascia-to è un modo per conoscere un passatoche, scomparsi i testimoni diretti, rischie-rebbe di cadere nell’oblio.

Pagg. 165 – euro 13,50Gaspari Editore – Udine, tel. 0432/512567www.gasparieditore.it

458-2013

Page 46: L'Alpino Numero settembre 2013

A 50 anni dal congedo si sono ritrovati Miori, Pasqualini, Ulmi, En-drizzi, Moser, Gottardi, Gambaretto e Malfer.

Gli ufficiali del 151° corso AUC SMALP hanno festeggiato i dicianno-ve anni di stelletta salendo sul Monte Pasubio per la strada delle cin-quantadue gallerie. Sono, da sinistra, Dal Maso, Brignoli, Mazzariol,Tita, Scotton, Stefani, Fattori, Baroldi e Ruffini.

Sergio Rosso, GregorioDalla Via, Stefano Roanae Oswald Seeber, classe1938, di nuovo insieme inoccasione dell’Adunata diBolzano. Un incontro carico diemozioni e di gioia.

Fotografia di gruppo degli artiglieri del Pieve di Cadore sotto naja dal 1960 al 1975. Per il prossimo incontro del 22 settembre contattare Gior-gio Carli al numero 0424-36876, oppure Nicola Russo al numero 049-8670007.

All’Adunata di Bolza-no si sono riabbrac-ciati (da sinistra) Re-nato Pedraioni, Gian-carlo Eheim, Roma-no Sentuti e Giusep-pino Quaglia. Sottonaja erano alla 127ªcompagnia mortai aBressanone, nel 1963/1964.

468-2013

I N C O N T R I

Si è svolto a Gemona il 1° raduno degli artiglieri da montagna classe 1948 13ª e 14ª Batteria Gruppo Conegliano. È stata l’occasione per stabiliredi ritrovarsi a Conegliano nei giorni 5 e 6 ottobre 2013 per un raduno aperto a tutti gli artiglieri da montagna del Gruppo Conegliano. Per in-formazioni scrivere a [email protected] oppure telefonare ai numeri 328-9081325, 338-6184810.

Page 47: L'Alpino Numero settembre 2013

Questi baldi commilitoni si sono ritrovati a 50 anni dal congedo. Era-no al B.A.R. della Julia, caserma Rossi de L’Aquila. Da sinistra: Cateri-no Coppe, Silvio Coppe, Isidoro Minute e Gino Longo.

Di nuovo insieme al raduno an-nuale degli artiglieri alpini clas-se 1941 e 1942, gruppo Susa, 1ª e2ª batteria brigata Taurinense.

Ecco i ‘giovani’ che nel 1968, prestarono servizio al reparto comandodel btg. Val Tagliamento, 216ª compagnia. Da sinistra: Disnan, Dri,Miotto, Favot, Passantino, Giacomini, Gismano e Fare.

Sono gli allievi del 20° corso ACS… tra loro il direttore de L’Alpino don Bruno Fasani, chi lo riconosce?

Un abbraccio lungo 60 anni. Èstato molto emozionante l’in-contro tra Teobaldo Cortese eil suo fratello di naja Livio Pave-sio avvenuto per caso sulle col-line del Monferrato durante lavendemmia del 2012. Erano nel-la compagnia “i lupi di Varna”del Genio pionieri, brigata Tri-dentina nel 1952.

478-2013

I N C O N T R I

Un’amicizia che dura da 60 an-ni, quella tra Celestino Fasano,a sinistra, e Claudio Vercellino.Erano allievi del 10° corso AUCa Lecce nel 1952.

Gli artiglieri Carlo Pontini e Pie-ro De Cet erano a Tarvisio alla24ª batteria del gruppo Bellunonel 1952. Eccoli ancora insiemedopo 61 anni.

Insieme nella foto, allegri e feli-ci. Sono Giacomo Castagno eTommaso Goletto, entrambiclasse 1928. Durante la naja era-no nel battaglione Saluzzo…correva l’anno 1949.

Gli artiglieri da montagnadell’8°/85 del gruppo Sondriosi sono ritrovati a Bellano per latradizionale cena di primavera.Per i prossimi incontri contatta-re Massimo Montagna al nume-ro 347-7806041, oppure Fabri-zio Guerci al numero 349-4703096.

Page 48: L'Alpino Numero settembre 2013

CHI SI RICONOSCE? INCONTRIAMOCI! • ALPINO CHIAMA ALPINO

488-2013

Giannetto Loche è il primo radiotelegrafista del primo comandante della brigata Tridentina, generale For-nara. A 60 anni dal congedo vorrebbe incontrare i commilitoni sottufficiali e trasmettitori che erano con luialla caserma Schenoni di Bressanone dal 1951 al 1955. Chi si riconosce chiami Loche al numero 340-3425675.

Luciano Pezzanini cerca i com-militoni che erano con lui aSan Candido (Bolzano) nel1962/1963. Chiamatelo al nu-mero 045-563128 oppure 340-9370947. Il 28 settembre avrà luogo a Bergamo la rimpatriata degli allievi del 14° corso A.S.C. presso la S.M.A.L.P. di

Aosta. Per informazioni contattare: Fedele Vernazza tel. 019-97785 e-mail [email protected] oppureGianni Moneta cell. 339-7733542.

14° CORSO ASC DI AOSTA

COMPAGNIA TRASMISSIONI

I fra’ di naja in servizio presso lacaserma La Marmora di Tarvi-sio, btg. Gemona, 70ª compa-gnia ‘Lupi’ stanno organizzandoun raduno a Udine il 13 ottobreprossimo. Chi volesse parteci-pare contatti Andrea Zuccatoal numero 328-5819122, [email protected] op-pure Alfredo Lirussi al numero335-6610191, e-mail [email protected]

4°/1983: ADUNATA!

Campo invernale 1983 della 24ª batteria ‘Mai strac’, 3° rgt. brigata Juliacon il capitano Donato Lunardon, oggi generale. Chi si riconosce con-tatti Mirko Tiziano Marchetto (terzo da sinistra) al numero 347-2775424.

A 30 ANNI DAL CONGEDO

ALLA CASERMA DRUSO

In occasione del 50° anniversario della naja vissuta fra le mura dellacaserma Umberto Tinivella verrà organizzata una rimpatriata per sa-bato 5 ottobre prossimo a Moggio di tutti gli alpini in servizio nel-l’anno 1963 nella 155a Compagnia Mortai di Moggio Udinese. Nella fo-to li vediamo in una escursione sul monte Cimadors. Hanno già datola loro adesione l’allora cap. Militerni e l’allora ten. Zaro. Per informa-zioni e prenotazioni telefonare a Gino Pugnetti 0433/51730 cell.339/1920073 e Bruno Moras 0434/98142 cell. 333/3637853.

ANNO 1963 – 155ª COMPAGNIA MORTAI A MOGGIO (UD)

Enzo Piazzi (in piedi) con PaoloRizzi e Antonio Vicentini (inbasso a destra) ripresi mentrefesteggiavano la metà della na-ja. Sono artiglieri da montagna,gruppo Verona, 75ª batteria distanza alla caserma Huber diBolzano. Vicentini, chiamaPiazzi al numero 338-1671656.

CERCO ANTONIO VICENTINI

Nella foto alpini, classe 1953, incaserma a Tarvisio negli anni1973/1974. Pier Giorgio Mam-merio cerca i suoi commilitonie anche il suo ‘stimato’ capora-le Giuseppe Lolli. Contattatelo al numero 347-4480050 oppure scrivetegli:[email protected]

BATTAGLIONE L’AQUILA

È una foto scattata sul gruppodella Marmolada durante unaprima invernale nel 1966. Giu-seppe Ghignone (nella foto inprimo piano con la mano sulmortaio) vorrebbe incontrare isuoi commilitoni. Chiamateloal numero 0173-619224.

BATTAGLIONE BOLZANO, CASERMA D’ANGELO

Page 49: L'Alpino Numero settembre 2013

498-2013

S E Z I O N I I T A L I AUDINE

“Serata di beneficenza” è un ap-puntamento speciale, giunto

alla 21ª edizione, nato da un’idea de-gli alpini di Gradiscutta di Varmo(Udine) e del capogruppo RobertoCalligaro, per sostenere, attraverso ilricavato di una cena solidale, diverserealtà territoriali.Nel corso degli anni sono state mol-te le collaborazioni e la condivisio-ne di progetti con la comunità loca-le, in primis con il gruppo femminileWulfenia. Il primo “convivio” risaleal 1992 e fu dedicato all’Asilo di Ros-sosch, costruito dagli alpini in Rus-sia. Nel ’93 i proventi vennero desti-nati al progetto di ricerca sulla di-strofia muscolare, nel ’94 all’iniziativa della Croce Rossa-Pro Ruanda.A partire dal 1995 gli alpini contribuirono alla realizzazione del pro-getto “Casa Mia” e nel ’97 a favore della comunità “Piergiorgio” di

Gradiscutta: 20 anni di solidarietà

Udine. Dal 2000 comincia il sodali-zio con “La Pannocchia” di Codroi-po. Nel 2004 gli alpini si adopera-no per l’Associazione Italiana Par-kinsoniani, mentre nel 2005 dannoil sostegno a “Fabiola Onlus”, unmomento di solidarietà che nel2012 ha portato all’inaugurazionedella “Cjase dai Fruz”, il nuovo cen-tro assistenziale e socio-educativoper ragazzi disabili nella ex casa ca-nonica del paese. Quest’anno sonostate grandi le emozioni per la “Se-rata conviviale-Vent’anni di solida-rietà” svoltasi presso la famigliaCalligaro, da sempre disponibile adospitare la manifestazione. All’ap-

pello hanno risposto circa 700 persone. Dietro le quinte hanno la-vorato circa 80 volontari. Il ricavato è andato a sostegno dellenuove attività di “Fabiola Onlus”. Monia Andri

La struttura inaugurata nel 2012 e una foto di gruppo con gli organizzatori della serata.

MILANO Cesano Maderno: consuntivo di un annoIl gruppo di Cesano Maderno è giunto al traguardo del 50° con un

calendario ricco di eventi. L’anno celebrativo si è aperto con laMessa per i soci andati avanti per poi proseguire, a Natale, con unconcerto del coro ANA di Limbiate. In marzo una serata incentratasulla solidarietà, con un filmato a cura del gruppo di Giussano sulsupporto che le penne nere giussanesi danno ormai da anni allemissioni in Africa. Il clou delle celebrazioni in aprile, con l’esibizione del coro ANAMilano in un concerto dal titolo “Il lungo viaggio tra sogno e real-tà” e la sfilata per le vie della città, accompagnata dalla fanfara diAsso. Poi carosello di fanfare e Messa. Dal 20 al 25 aprile è stata al-lestita la mostra storico-fotografica sugli alpini “Un giorno che fu”,dove sono stati esposti anche gli elaborati degli studenti dellescuole della città che hanno aderito al percorso “Ma chi sono que-sti alpini?”, realizzato in collaborazione con il Centro Studi ANA.Non ultima la “Stracada con gli alpini”, una manifestazione podisti-ca non competitiva, giunta alla 26ª edizione. � L’omaggio ai Caduti cesanesi, una delle cerimonie organizzate durante l’anno.

Page 50: L'Alpino Numero settembre 2013

508-2013

S E Z I O N I I T A L I AASTI

Grande festa alpina il 28 aprile ad Asti per il 90° compleannodella Sezione e per l’inaugurazione della nuova sede. Dopo

l’omaggio ai Caduti presso il monumento voluto 40 anni fa dall’al-lora presidente Venturini e l’addio alla vecchia “baita” di Corso Al-fieri, tra la commozione di molti alpini e di tutti coloro hanno fre-quentato quelle stanze.Commozione che domenica ha lasciato il posto alla felicità perl’inaugurazione della nuova sede e all’intitolazione dei locali alcompianto presidente Oscar Gastaudo, al fondatore del 1° gruppo

di P.C. nel 1968 Domenico Epoque e a mons. Guido Montanaro cap-pellano sezionale per svariati anni.A dar lustro alla cerimonia c’erano l’allora presidente Corrado Pero-na, Sebastiano Favero, Cesare Lavizzari, Stefano Duretto e GiorgioSonzogni, autorità civili e militari con il gen. Dario Ranieri coman-dante la brigata alpina Taurinense, venti vessilli e un centinaio di ga-gliardetti. La nuova sede è in un parco, presenza rassicurante di alpini che sonoil riferimento di tante iniziative al servizio della comunità. �

Nuova sede per il 90°

CIVIDALE I 40 anni del gruppo di PrimulaccoQuarant’anni fa, su impulso dell’allora

presidente sezionale Aldo Specogna,nacque il gruppo di Primulacco, frazionedel comune di Povoletto, oggi guidato conimpegno e passione da Mario Crast che hasaputo, senza clamori, custodire i valori al-pini particolarmente preziosi nel momen-to che stiamo vivendo.Il traguardo del 40° è stato celebrato conuna due giorni - il 27-28 aprile - durante laquale si sono avuti momenti solenni e altridi festa e allegria. Sabato sera è stato allie-tato dal coro alpino di Passon, dal coro se-zionale Monte Nero e dalla fanfara deicongedati della Julia hanno permesso diassaporare le più belle melodie e cante della tradizio-ne alpina. La domenica, grande partecipazione di alpini con ilconsigliere nazionale Gianni Cedermaz, decine di ga-gliardetti e il vessillo della sezione di Cividale con ilpresidente Parpinel, quello di Udine con il vice presi-dente vicario Romano e il col. Piovera, dell’8° Alpini.Fra le iniziative di contorno, una mostra di grande inte-resse sui mezzi di comunicazione, curata dal collezioni-sta alpino Enzo Nuzzo e allestita nella palestra delcomprensorio scolastico: dai primi telegrafi a codiceMorse di fine Ottocento alle cartoline del primo No-vecento, spesso pre stampate nel testo, giacché la stra-grande maggioranza dei militari di truppa era analfabe-

ta, il che non impediva loro di compieregrandi gesti di sacrificio e di eroismo.I ragazzi delle elementari e delle medie,guidati da Nuzzo lungo il percorso espo-sitivo, hanno seguito con grande interes-se l’evolversi della comunicazione. Quel-le macchine, semplici ed essenziali, con-servano ancora tutto il fascino del comeeravamo.

Claudio Simiz

La nuova sede e un momento della cerimonia d'inaugurazione.

A sinistra: foto ricordo del 40° del Gruppo di Primulacco...

...e la testa della sfilata con i vessilli di Cividale e di Udine.

Page 51: L'Alpino Numero settembre 2013

518-2013

S E Z I O N I I T A L I AVALDAGNO

Cinquanta volontari della Protezione Civile sezionale, coordinatida Luca Tonin, hanno dato vita ad un’esercitazione in grande sti-

le con le scuole di Valdagno (Vicenza).Scatta l’allarme per un incendio all’interno del liceo artistico. I 216studenti vengono evacuati grazie al pronto intervento della squadrasanitaria e i feriti sono trasportati nel vicino ospedale. Tutto simula-to, come le altre emergenze: un terremoto che provoca crolli sullescale dell’edificio e la ricerca di un disperso con l’intervento delleunità cinofile.Alle attività pratiche è seguito un momento di formazione, curatoda Giuseppe Bertoldi, sul tema “Protezione Civile e volontariato”,svolto nell’aula magna dell’istituto Trissino. Un altro gruppo di stu-

Volontari di P.C. nelle scuole

denti ha invece visitato l’esposizione dei mezzi fuoristrada e lestrumentazioni, come il potabilizzatore, un’apparecchiatura messaa disposizione all’ANA in comodato d’uso dalla Regione Veneto eche è stata recentemente introdotta nella Colonna Mobile dellaProtezione Civile. È stato mostrato anche il laboratorio mobile dianalisi che serve per il controllo della qualità del suolo, dell’acquae dell’aria, essenziale in caso di emergenza batteriologica.L’esercitazione di Valdagno è rientrata nel “Progetto Scuola-Vo-lontariato”: la solidarietà, la collaborazione e il senso civico sonostati trasmessi dai volontari della Protezione Civile sezionale nelmigliore dei modi, utilizzando l’esempio pratico.

Angelica Montagna

La lezione di P.C. in aula e il recupero di un ferito.

VALSESIANA Gemellaggio a San PietroburgoUna delegazione di alpini valsesiani guidata dal consigliere se-

zionale Michele Vietti - previ accordi con l’associazione dei ve-terani russi da parte dell’alpino Giuliano Lissa - si è recata a San Pie-troburgo (Russia) per ricambiare la visita del rappresentante dei ve-terani Yuri Zeverev, avvenuta nel dicembre 2011. Lo spirito nei cin-que giorni di viaggio è stato quello dell’amicizia, saldata da un ge-mellaggio tra le due associazioni d’Arma, un incontro che avvicinaulteriormente due nazioni che hanno storie che a volte si sono in-trecciate. E San Pietroburgo rappresenta molto bene quel ponte trale due culture, espresso nelle opere realizzate anche con il genio econ il lavoro di tanti italiani. La delegazione piemontese è stata ri-cevuta dal presidente dell’associazione reduci, il generale GladishinVasily e dal suo vice, addetto per i rapporti con l’estero, SemenkovValery Ivanovich. Durante la visita alla città, guidata da Yuri Zeverev,che fungeva da interprete e cicerone, gli alpini hanno visitato il mu-seo della resistenza e l’altare “della fiamma eterna”, dove è stato re-so omaggio ai tutti i Caduti. Quindi una breve cerimonia con loscambio di doni e del gagliardetto della sezione Valsesiana. Gli al-pini hanno anche partecipato ad uno spettacolo musicale che, inonore delle penne nere, era improntato su canzoni italiane. Imman-cabile la visita alla residenza estiva degli Zar di Russia.Vi è stato infine un ricevimento conviviale al termine del quale leparti hanno firmato un protocollo di gemellaggio tra la Associazio-ne Reduci di San Pietroburgo e la sezione Valsesiana. (a.l.)

L’omaggio ai Caduti. Sotto: la firma del gemellaggio.

Page 52: L'Alpino Numero settembre 2013

528-2013

S E Z I O N I I T A L I APARMA

Il gruppo di Felino ha compiutonovant’anni, festeggiati con due

importanti momenti. La sera del sa-bato presso il cinema-teatro comu-nale, alla presenza di un folto pub-blico e di tante penne nere, si sonoesibiti, con un vasto repertorio dicanti, i cori alpini “Colliculum” diCollecchio e “Cantafabula” di Feli-no. Domenica la sfilata, accompa-gnata dalla banda cittadina e dalleautorità locali, con la partecipazio-ne anche di alpini delle sezioni diPadova e Vicenza. Dopo gli onori aiCaduti, al monumento in piazzaMiodini, il presidente sezionaleMauro Azzi ha elogiato l’impegnodegli alpini del Gruppo, ricordandoi valori dei Padri. Presenti il fratellodi Eugenio Banzola, medaglia d’Oro al Valor Militare, al quale è in-titolato il gruppo di Felino, il reduce del fronte greco-albanese edi quello russo Bruno Piazza e del reduce di Russia Rinaldo Coruz-zi. Il sindaco Barbara Lori ha elogiato le penne nere per il loro im-

pegno sociale e nel volontariato, mentre il capogruppo Flavio Spag-giari ha ricordato gli interventi, soprattutto dei giovani, a favore delmuseo all’aperto del Monte Grappa, nelle zone terremotate e, inmodo particolare, per la costruzione dell’asilo di Casumaro. �

Felino festeggia i novant’anni

BASSANO DEL GRAPPA In Slovacchia, cori e storia

Grazie all’idea del sottotenente alpino Fabio Bortolini che davent’anni opera con la sua attività in Slovacchia, anche l’ANA ha

avuto il suo spazio alla serie di rassegne di imprenditoria, arte, musi-ca, moda e folklore che hanno invaso le principali città nel contestodi un festival dedicato al nostro Paese. Sono stati proposti concertidel coro sezionale “Edelweiss ANA Monte Grappa” nelle principalicittà, una mostra sugli alpini curata dal socio Ivano Pasquale, e, perfinire, uno stand enogastronomico allestito nella città di Poprad incollaborazione con la “Pro Bassano”.La delegazione era guidata dall’assessore Annalisa Toniolo mentre larappresentanza alpina era guidata dal vice presidente sezionale LinoBorsa. Il programma prevedeva come prima tappa Bratislava dove ilcoro sezionale, diretto da Massimo Squizzato, ha dato un concertoall’interno della cattedrale, alla presenza dell’ambasciatore d’Italia

Roberto Martini e di un folto pubblico attento e caloroso. È la pri-ma volta che la storica cattedrale ospita un coro alpino, grazie al-la disponibilità del vescovo Stanislav Zvolensky.La delegazione si è spostata poi a Poprad, ridente cittadina ai pie-di dei Monti Tatra. Qui era organizzata la parte principale dellamanifestazione con l’apertura dello stand nel centro storico,l’inaugurazione delle mostre sugli alpini e sulle Dolomiti e, perconcludere, con il secondo concerto del coro ANA. Ultimo appuntamento, al monumento dedicato ai Caduti. Dopogli inni nazionali e i saluti delle autorità slovacche e italiane - sem-pre presente l’ambasciatore Martini - il vice presidente della Se-zione ha consegnato una pergamena ai famigliari dei soldati slo-vacchi che nella Prima Guerra Mondiale combatterono con i sol-dati italiani sul Piave. Flavio Gollin

Il coro a Bratislava e l’onore ai Caduti, a Poprad.

I reduci con gli alpini di Parma e le autorità locali.

Page 53: L'Alpino Numero settembre 2013

538-2013

S E Z I O N I I T A L I APORDENONE

“Grazie Pordenone dell’accoglienza! Ci vedremo all’Adunata2014 e, da semplice iscritto, in maniche di camicia, potrò go-

dermela tutta, senza l’ansia imposta dall’ufficialità”. Così Corrado Pe-rona nell’aprile scorso si è ufficialmente congedato dalla sezione diPordenone, che lo ha accolto alla cerimonia per il 71° anniversariodell’affondamento della nave “Galilea” celebrato a Chions, dove ilgruppo ANA ha festeggiato l’80° compleanno.Perona ha tenuto il discorso commemorativo e rivolgendosi al ca-pogruppo Danilo Zucchet con un sorriso, ha sentenziato: “Caro ca-pogruppo, siamo coscritti visto che compiamo io e il tuo Gruppol’80° anno di età!”. Fra le diverse autorità presenti c’erano il vice pre-sidente nazionale e presidente del COA Adunata 2014 Nino Gero-nazzo. Toccanti le parole pronunciate dagli scolari del plesso scola-stico di Chions. Al termine la Sezione ha ringraziato Perona per il suoprezioso servizio durante i nove anni di “comando” dell’ANA.

Giovanni Gasparet

In memoria dei Caduti del Galilea

L’onore ai Caduti della nave Galilea.

La casa “Via di Natale”, voluta dall’alpino Franco Gallini, è unastruttura realizzata per sostenere e aiutare gli ammalati di tu-

more e si trova ad Aviano, accanto al Centro di Riferimento On-cologico. Sotto la pioggia battente un migliaio di penne nere, pre-cedute dal già presidente nazionale Corrado Perona e da quellosezionale Giovanni Gasparet, hanno partecipato alla “lucciolata”.Gli alpini hanno camminato insieme alla gente, affratellati dallacomune volontà di contribuire alle spese per sostenere la Casa. Altermine i saluti delle autorità, le parole appassionate di Perona(nella foto) e quelle di ringraziamento della direttrice della Casa,Carmen Gallini, che ha ricevuto un assegno di solidarietà di qual-che migliaio di euro, frutto dei fondi raccolti dai 73 gruppi ANAdella provincia. �

In aiuto agli ammalati

Il saluto di Perona al termine della “Lucciolata Alpina”,

SAVONA Nuova sede alle AlbisoleIl gruppo delle Albisole ha inaugurato la sua nuova sede (nella fo-

to), dopo un impegno durato quasi dieci anni. Il giorno dell’inau-gurazione è stata festa grande con Corrado Perona, i consiglieri na-zionali Cesare Lavizzari e Massimo Curasì, il sindaco d’Albissola Ma-rina Nicolò Vicenzi, il vice sindaco d’Albisola Superiore MaurizioGarbarini e numerose autorità militari e civili.La cerimonia è stata aperta dall’al-zabandiera con il Tricolore issatodall’alpino in armi Ottavio Bruzzo-ne; a seguire l’onore ai Caduti e il“Silenzio”. Quindi il tradizionaletaglio del nastro da parte dellamadrina Maria Grazia Bertolotti ela benedizione del parroco delSantuario della Pace don ItaloMenestrina. Erano presenti i ves-silli dalla sezione di Savona e diGenova con i rispettivi presidentiGian Mario Gervasoni e Pietro Fir-po e 25 gagliardetti.

Gli interventi degli oratori hanno fatto corona all’inaugurazione: ilcapogruppo delle Albisole Dante Ponzi ha ricordato gli ultimi duecapogruppo Rossi e Petrini, andati avanti; Sergio Ternavasio haesposto la cronistoria dell’iter tecnico-costruttivo della sede. Ilsindaco Vicenzi ha ricordato il lavoro di suo padre, alpino, per lacostruzione della vecchia sede, mentre il vice sindaco Garbarini ha

rimarcato l’aiuto dato dalla am-ministrazione comunale agli al-pini albisolesi e ha formulatol’augurio che il nuovo spazio sialuogo d’incontro per tutti i cit-tadini. Il presidente Perona ha ri-cordato, sorridendo, tutti i viag-gi fatti da Milano o da Biella adAlbissola per apporre un’innu-merevole quantità di firme -“Mai fatte tante in vita mia!” -occorrenti alla realizzazionedell’edificio. Al termine delle al-locuzioni, scambi di regali. �

Page 54: L'Alpino Numero settembre 2013

Sul sito militare di Epesses nel cantone di Ginevra è stato simu-lato lo scenario di una catastrofe provocata dal deragliamen-

to di un treno carico di gas liquido, con incendi e crollo di un in-tero centro abitato. Oltre 650 le simulazioni di intervenenti, traforze armate di terra e aria, polizia, pompieri, protezione civile,appartenenti all’esercito svizzero e francese e ai corpi di soccor-so e pompieri dei due Paesi. Erano presenti il capo dell’esercitosvizzero André Blattmann, il presidente del Gran Consiglio, Ga-briel Barrillier, gli addetti militari in Svizzera dei paesi accreditatipresso la Confederazione, tra i quali il col. Carlo Emiliani dei gra-natieri di Sardegna, addetto militare italiano e il capogruppo diGinevra Antonio Strappazzon. Al termine dell’esercitazione, l’ac-coglienza nella caserma dei Vernets è stata degna di un grande ri-storante e ha dato al capogruppo l’occasione di brindare frater-namente con le autorità intervenute. �

548-2013

S E Z I O N I E S T E R O

La sezione ANA di Griffith, ormai con pochissimi soci, ospitasempre volentieri alpini provenienti da ogni parte d’Australia,

così si sta in allegria e si canta insieme. In maggio sono arrivati a Griffith, guidati da Giuseppe Querin, ungruppo di alpini da Sydney e da Dandenoong, accompagnati damolti giovani.Il sabato sera una bella grigliata alla baita alpina con salame e vi-no per tutti, e domenica pranzo per tutti alla festa dei trevisani al-l’Hanwood Club, dove si sono ritrovati molti compaesani. �

AUSTRALIA - GRIFFITHUna bella festa a Griffith

SVIZZERAIl gruppo di Ginevra a “INTER 13”

Da destra: il col. Carlo Emiliani, il col. addetto militare polacco in Svizzera, il gen. Andrè Blattmann, il capogruppo di Ginevra Antonio Strappazzon.

In visita ai parenti  a Perth in-sieme alla moglie Antoniet-

ta, Renato Coldagelli, capo-gruppo di Gordona, sezionedi Sondrio, ha fatto visita aRoberto Puntel, presidentedella sezione di Perth (le duemogli sono cugine). Un belbarbeque tutti insieme e poiscambio di targhe. �

AUSTRALIA - PERTHScambio di gagliardetti a Perth

Da sinistra Roberto Puntel, presidente sezione ANA di Perth, Renato Coldagelli,capogruppo di Gordona e il presidente onorario Artemio Valvassori.

Si è svolta a Nilvange, al confine tra Belgio e Francia, l’assembleagenerale del Gruppo. Gli ormai pochi alpini e amici degli alpini

si sono così ritrovati nella sala comunale anche per scambiarequalche parola sulla lontana gioventù ed ascoltare il presidentesezionale Zuliani che, arrivato da Parigi per l’occasione, dopo averricordato gli alpini 'andati avanti', dava commosso la notizia dellesue dimissioni dopo 26 anni di presidenza. Dopo aver spiegato chel’Associazione Alpini é il legame forte che unisce all'Italia ed è l'As-sociazione che più si impegna per onorare i Caduti italiani e fran-cesi, Zuliani ha preso congedo insieme ai suoi due vicepresidentiBettin e Corradini, promettendo di restare sempre fedele all’Asso-ciazione per la quale ha speso tanti anni della sua vita. La giornataè continuata con la rappresentazione delle majorettes 'Les Pastou-relles di Nilvange', canti alpini un bel brindisi. Nella foto: il gruppo di Nilvange con Zuliani, Bettin e Corradini.

Si è svolta in seguito, nella sede dell’Associazione Garibaldini di Pa-rigi, l’assemblea generale della sezione Francia in presenza del con-sigliere nazionale Ferruccio Minelli, delegato ai contatti con le se-zioni all’estero. Dopo la votazione sono stati eletti per il prossimotriennio: Adolfo Corradini, presidente – Renzo Burelli e SalvatoreSpinello, vicepresidenti – Vanni Duratti, segretario – Claudio Bet-tin, tesoriere - Giovanni Figoni e Antonio Morisi, consiglieri. �

FRANCIAZaino a terra per ZulianiAssemblea generale del gruppo di Nilvange e della sezione Francia

Page 55: L'Alpino Numero settembre 2013

558-2013

CALENDARIO MANIFESTAZIONIottobre 201322 settembrePADOVA - Festa sezionale a Piove di Sacco, 75° del Gruppo e ce-lebrazioni per San Maurizio

5/6 ottobreNOVARA – 91° della Sezione e festa per il 141° delle TT.AA.

6 ottobrePELLEGRINAGGIO AL SACRARIO DEI CADUTI D’OLTREMA-RE A BARIVERCELLI - Gara podistica intitolata a don Secondo PolloCONEGLIANO – Raduno sezionale a Conegliano e 4° radunoGruppo artiglieria ConeglianoGORIZIA – Gruppo di Cormons - 6ª edizione gara di tiro sezio-nale con Garand, trofeo “capitano Zani MOVM” al poligono diTarcentoOMEGNA – Festa per il 141° delle Truppe AlpinePAVIA – Raduno sezionale a Sannazzaro dè BurgondiPADOVA – Anniversario di fondazione della Sezione al monteMadonna di Teolo

11 ottobreSALÒ – 141° anniversario costituzione TT.AA. e Messa presso ilDuomo di Salò

12 ottobreCARNICA – 5° trofeo “Romeo De Grignis”, gara di tiro con FucileGarand a TolmezzoDOMODOSSOLA – Cerimonie per il 141° delle Truppe Alpine

12/13 ottobreSALUZZO – A Saluzzo 19° raduno artiglieri da montagna gruppoAosta

13 ottobreA MESTRE FESTA DELLA MADONNA DEL DON – SEZIONE DIVENEZIADOMODOSSOLA – 41ª marcia degli scarponcini

VERCELLI – Messa per il 141° anniversario Truppe AlpineVERONA – Ad Alpo 141° anniversario delle Truppe AlpineIVREA – 61° convegno della fraternità alpinaALESSANDRIA – 141° anniversario costituzione TT.AA. a TortonaGENOVA – A Sampierdarena 141° anniversario costituzioneTT.AA. e festa della Madonna del DonGORIZIA – Donazione olio votivo alla Madonna del DonPALMANOVA – 141° anniversario di costituzione TT.AA. e 10° ra-duno sezionale

15 ottobreBOLZANO – 141° anniversario costituzione TT.AA. al Circolo diPresidioPORDENONE – 141° anniversario TT.AA. al Santuario Madonnadelle Grazie.

19/20 ottobrePINEROLO – Messa e concerto di cori in San Maurizio

20 ottobreA CASTEL SAN PIETRO TERME, SEZIONE BOLOGNESE RO-MAGNOLA, RADUNO 2° RAGGRUPPAMENTOCUNEO – Cerimonia di chiusura del Santuario della Madonnadegli Alpini al colle di San Maurizio di CervascaTRIESTE – Messa per i Caduti alpini e 141° anniversario costitu-zione TT.AA.VALDOBBIADENE – A Farra di Soligo 16° trofeo “Biscaro Enea” dimarcia di regolarità a coppieROMA – Messa al monumento all’Alpino a Villa Borghese e 141°TT.AA.

26 ottobreMONZA – Messa in onore del beato don Carlo Gnocchi

27 ottobreCASALE MONFERRATO – Giornata delle Penne Mozze presso ilSantuario di CasaleBELLUNO – Commemorazione al Sacrario dei Salesei

Il 5 e 6 ottobre a Conegliano in occasione del radunodegli alpini della Sezione si svolgerà anche quello del

Gruppo di artiglieria da montagna “Conegliano”.Questo il programma di massima: Sabato 5 ottobre - Ore 16 Località Costabella, comme-morazione Medaglia d’Oro Angelo Parrilla; 20.30 al TeatroAccademia concerto di fanfare alpine.Domenica 6 ottobre - Ore 10 ammassamento in piazzaleSan Martino; 10.30 piazza IV Novembre, alzabandiera e de-posizione corona al Monumento ai Caduti; 11 inizio sfilatadegli artiglieri del “Conegliano” e degli alpini della Sezio-ne; 11.30 interventi delle autorità; 12.30 rancio alpino. �

Raduno della Sezionee degli artiglieri del “Conegliano”Il “Conegliano” in Grecia.

Page 56: L'Alpino Numero settembre 2013

Obiettivo sulla montagnaEretta su uno spuntone di roccia, la chiesa di SanClemente, nel comune di Vezza d’Oglio, è una delle piùantiche della Val Camonica. Lo testimonia il suo campaniledel XIII secolo, caratterizzato da due ordini di bifore. La chiesa, un tempo romanica, fu ricostruita nel tardoCinquecento per ordine del cardinale Borromeo. Da quarant’anni è affidata alle cure del locale Gruppoalpini, che l’ha dedicata alle “Penne Mozze camune”. (La foto è di Emanuele Gregorini del gruppo di Vezza d’Oglio).