Il "Film da leggere" di Maurizio Ponticello: LA NONA ORA (Bietti). Recensione e intervista di Anna...

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sussurri & grida di Anna Montefusco G rande appassionato di esoterismo, lo scrittore Maurizio Ponticello, inesauribile fonte d’informa- zioni al riguardo, dopo aver trattato di misteri di Piedigrotta e di altre “insolite” storie di Napoli, tralascia il saggio a favore di un voluminoso e interessantissimo romanzo. “La nona ora” non si legge tutto di un fiato, si rischierebbe l’apnea. Si legge con calma e concentrazione, non risparmiando un ripasso di pagina ogni tanto per meglio metabolizzare dati e numeri, quest’ultimi padroni assoluti dell’intero impianto narrativo. La scrittura rimane comunque fluida e accattivante fino in fondo. Come per ogni thriller che si rispetti. Sempre che si tratti di un trhil- ler, naturalmente. Ed è la prima cosa che chiediamo a Maurizio Ponticello. Partiamo col dare una definizione a questo libro così ricco di argomenti. Si può parlare di thriller politico, thriller storico o di qualcos’altro? Definirei “La nona ora” semplicemente un thriller. Tutt’al più, sia per i risvolti misterici più sottili che vi può coglie- re una lettura attenta, sia per quelli più palesi sotto gli occhi di tutti, potrebbe essere denominato un eso-thriller, ma anche questa definizione è un po’ stretta. Nel romanzo ci sono sia storia che politica, però non mancano la genesi culturale del “femminicidio”, un’analisi dei simboli occulti del potere, un brutale caso di stalking e una vicenda di ori- gine karmica. Mettendo insieme tutti questi elementi appa- rentemente scollegati, esce fuori un cocktail stuzzicante, un grande spaccato sull’attualità, ovvero uno sguardo sul mondo avanti e dietro le quinte, reso ancora più attuale dalla recentissima emersione del caso Datagate, tema che nel romanzo ho ampiamente anticipato. Su quest’ultimo argomento, gli ingenui tentativi della Merkel, di Obama e di Letta di minimizzare pubblicamente l’intero scandalo delle notizie sulle intercettazioni, hanno contribuito a met- tere a tacere in tempi velocissimi l’affaire, ma i numeri denunciati e saliti alla ribalta sono così significativi che non dovrebbero essere più dimenticati. Vale la pena ricordarne alcuni: nell’arco di tempo di un mese scarso – dal 10 dicembre 2012 all’8 gennaio 2013 – a livello mondiale sono state intercettate circa 125 miliardi di telefonate, di cui 46 milioni soltanto in Italia. Questo vuol dire che, su scala annua, le intercettazioni del pianeta sono 1.500 miliardi e quelle effettuate sulle linee telefoniche nazionali oltre 550 milioni... In Italia, tutti compresi, non si raggiungono i 60 milioni di abitanti: è come se, considerando anche gli anziani, i neonati e i bambini, ognuno di noi fosse stato “ascoltato” almeno una decina di volte. Impressionante, no? E questo è solo quello che sappiamo ufficialmente... Varrebbe la pena chiedersi – come qualcuno vorrebbe far credere – quanto dell’organizzazione Araknes de “La nona ora” sia frutto della fantasia, l’invenzione della mente ossessionata di un thrillerista. La stesura del romanzo ha richiesto qualcosa di parti- colare in quanto a metodo? E quanto tempo ti ha preso? Ho usato la stessa metodica che generalmente applico per la produzione di saggistica. Infatti, per raccontare questa storia, ho utilizzato tutti elementi reali e concreti, molti dei quali anche facilmente riscontrabili. Tutto è scientifica- mente vero, quindi, dagli strumenti di controllo impiegati dall’organizzazione Araknes, agli attrezzi elettronici che Jax utilizza per svolgere le indagini o per mettere sotto osservazione Silvana, la protagonista. Per questo motivo, all’inizio del libro, l’Editore Bietti ha voluto mettere in evi- denza un’avvertenza differente da quella che si adopera di rito: “Per quanto assai spesso la realtà riesca a superare ogni fantasia, ogni riferimento a fatti, a persone... è assolu- tamente fortuito”. Per scrivere il romanzo ho impiegato circa sette mesi. A differenza dei saggi che ho scritto, spes- so i personaggi mi sono venuti in sogno imponendomi il loro punto di vista. Così, a parte l’ossatura del romanzo che è rimasta stabile nel tempo, è venuto fuori un intreccio ricco di sfumature e suspense dettato proprio da Jax, da Silvana, dal prof. Ambrasi e, perché no, anche da alcuni membri di spicco di Ara Sei stato accostato allo scrittore Tom Clancy, esperto in romanzi di spionaggio e a Dan Brown. Ti senti vicino allo stile di uno di questi scrittori? L’accostamento è lusinghiero, sono due grandissimi scritto- ri del boxoffice mondiale! Però, Tom Clancy è troppo asciutto per i miei gusti, e Dan Brown, invece, si lascia prendere dalla penna e alla fine scrive un mare di amenità: è evidente che racconta cose di cui non sa veramente, rife- rite, riportate male e anche condizionate da chi, evidente- mente, sfrutta il canale del successo per far dilagare le pro- prie idee. In tutta onestà, rimanendo nello stesso genere di “grandi vendite”, avrei preferito un paragone con Michael Crichton, per esempio. Tra i suoi libri, uno su tutti: “Congo”, l’ho trovato formidabile. Crichton, rispetto agli altri, ha sempre amalgamato scienza e tecnologia con veri- tà e fiction e ha scritto ogni volta come se i suoi romanzi fossero già sceneggiature per film. Man mano che scrivo, anche io “vedo” la scena e cerco di farla “vedere” anche al lettore: “La nona ora” è un film da leggere. Qual è il modo giusto con il quale il lettore deve approc- ciarsi al tuo libro: la fantasia, la curiosità storica e cul- turale o altro? “La nona ora” è una somma di misteri da svelare: è la real- tà che, per quanto incredibile, convive con noi. L’ambientazione, ripeto, è autentica in ogni dettaglio, e questo l’ho fortemente voluto perché il lettore deve entrare nel libro, osservare e credere fino in fondo a ciò che ho scritto. Certamente, la storia di Silvana è un paradigma, è pura narrativa, ma non quello che le ruota intorno. Il modo più giusto per leggerlo, forse, è cominciare il romanzo abbandonando i pregiudizi, lasciandosi prendere dalla nar- razione e dai tempi del lungo respiro narrativo che, con brevi pause strumentali per tirare il fiato, accelera fino ad andare in apnea. E, infine, dimenticare che lo ha scritto un autore italiano. Anche questo è diventato un pregiudizio. La storia che racconti è molto ricca di fatti, risvolti, nozioni che tu unisci molto bene. Hai mai avuto il timo- re di lasciarti “prendere la mano” nell’inserire tutte queste informazioni nel romanzo? Sì, è una delle cose che ho temuto: non volevo inciampare nel solito romanzo tentato da un saggista, solitamente lento, spocchioso e fiacco sia nella trama che nello stile. Perciò, ho lavorato molto per fondere in un corpo solo le informa- zioni necessarie all’intrigo con la traccia narrativa. Ho limato alcune parti per evitare inutili appesantimenti, ho voluto che fluisse come un torrente gonfiato da una pioggia incessante, in crescita graduale fino all’esondazione. Ora sta ai lettori dire se la sperimentazione è riuscita o meno. Non ti risparmiamo una domanda ricorrente: c’è qual- cosa di tuo che hai trasferito nel protagonista maschile? Jax ha senz’altro alcune caratteristiche che mi appartengo- no, ma ne ha anche altre che avrei voluto avere e che non ho. È un eroe umano, e in questo è anche un anti-eroe. In certi aspetti mi rispecchio pure nel professore ultraottuage- nario Ambrasi e nel suo modo di porsi da uomo di altri tempi; ma il mio personaggio preferito, non ci crederai, è Silvana. Mi sono divertito e appassionato ad affrontare que- sta sfida, a entrare, cioè, nelle vesti e nella psiche di una donna che pensa in modo molto differente da un uomo, a farla vivere, a farla tremare e urlare e a far affiorare la sua caparbietà e la sua intelligenza in un contesto al cardiopal- ma. Tra tutti, Silvana è il personaggio che più mi veniva in il libro LA NONA ORA - MAURIZIO PONTICELLO - Edizioni Bietti 2013 di Anna Montefusco Enigmatico sin dal titolo, il libro di Maurizio Ponticello mantiene fede fino in fondo all’aspettativa, lasciando rispo- ste aperte sul mistero. Tema assai caro all’autore, quest’ultimo, intorno al quale stavolta imbastisce una storia, e non un saggio, regalando interessanti e corpose pagine di narrativa. La suddetta storia si snoda su due livelli di narrazio- ne che si alternano parallelamente con regolarità per poi incrociarsi e seguire un’unica inesorabile direzione. Il primo sfondo lo presta una Napoli di fine primavera, dove una giovane antropologa è vittima di incubi ricorrenti che distur- bano i suoi sogni fin da bambina. Qualcosa che ha a che fare con le fiamme e che brucia per davvero. Alla vigilia dei suoi trent’anni, un altro mistero si insinua nella vita di Silvana, sotto forma di uno stolker psicopatico che disegna sim- boli apparentemente indecifrabili e lascia messaggi muti, o quasi, in segreteria telefonica. Terrorizzata, la giovane si rivolge a Jax, suo vecchio amico ed ex agente segreto, al quale bastano pochi elementi messi insieme per intuire che la sua amica è in grave pericolo di vita. Contemporaneamente, a Roma si riunisce un’organizzazione segreta capace di stendere un gigantesco occhio su tutta l’umanità. Un occhio satellitare in grado di colpire chiunque, in qualunque posto del mondo, fosse anche in capo al mondo. Qui, regnano cupe atmosfere interne pregne di esasperante discipli- na e fanatismi religiosi i cui estremi sfociano in autopunizioni corporee vicine al misticismo. Un luogo inquietante dove sofisticata tecnologia e regole arcaiche si fondono pericolosamente. L’elemento chiave per decrittare i simboli lasciati dal persecutore dell’antropologa sembra essere racchiuso nella simbologia dei numeri, nelle lunghe sequenze numeriche che, composte e ricomposte, danno lo stesso impressionante risultato, espressione dell’occulto. Tra esote- rismo e una più prosaica quotidianità si muovono le nostre figure, divenendo immagini speculari di una comunità che si muove inconsapevole sotto una lente d’ingrandimento. La vita di Silvana, “orientata” per assecondare un disegno prestabilito, diventa specchio di un’umanità spiata per il controllo di un potere da gestire in pochi. L’inquietudine del mistero rimane il valore aggiunto al terrore vissuto dalla protagonista e, per quello, non ci saranno eroi dell’ultima ora. Qui, dovrà salvarsi da sola. Un bel thriller, di quelli che tengono inchiodati pagina dopo pagina. In più, profondo contenitore dove l’autore rime- scola un’infinità di informazioni, rigorosamente documentate, interessanti e conturbanti al contempo. Ma, come sem- bra suggerire lo stesso Maurizio Ponticello, questo è un libro da maneggiare con cura. Segue a pag. 4 "La nona ora", edito dalle Edizioni Bietti, è un thriller impregnato di mistero che fonde bene intrigo e traccia narrativa mantenendo alta l'attenzione del lettore n° 12 - Dicembre 2013 3 IL "FILM DA LEGGERE" DI PONTICELLO Maurizio Ponticello

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Grande appassionato di esoterismo, lo scrittore Maurizio Ponticello, inesauribile fonte d’informazioni al riguardo, dopo aver trattato di misteri di Piedigrotta e di altre “insolite” storie di Napoli, tralascia il saggio a favore di un voluminoso e interessantissimo romanzo. “La nona ora” non si legge tutto di un fiato, si rischierebbe l’apnea. Si legge con calma e concentrazione, non risparmiando un ripasso di pagina ogni tanto per meglio metabolizzare dati e numeri, quest’ultimi padroni assoluti dell’intero impianto narrativo. La scrittura rimane comunque fluida e accattivante fino in fondo. Come per ogni thriller che si rispetti...

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sussurri & grida

di Anna Montefusco

Grande appassionato di esoterismo, lo scrittoreMaurizio Ponticello, inesauribile fonte d’informa-zioni al riguardo, dopo aver trattato di misteri di

Piedigrotta e di altre “insolite” storie di Napoli, tralascia ilsaggio a favore di un voluminoso e interessantissimoromanzo. “La nona ora” non si legge tutto di un fiato, sirischierebbe l’apnea. Si legge con calma e concentrazione,non risparmiando un ripasso di pagina ogni tanto permeglio metabolizzare dati e numeri, quest’ultimi padroniassoluti dell’intero impianto narrativo. La scrittura rimanecomunque fluida e accattivante fino in fondo. Come perogni thriller che si rispetti. Sempre che si tratti di un trhil-ler, naturalmente. Ed è la prima cosa che chiediamo aMaurizio Ponticello. Partiamo col dare una definizione a questo libro cosìricco di argomenti. Si può parlare di thriller politico,thriller storico o di qualcos’altro?Definirei “La nona ora” semplicemente un thriller. Tutt’alpiù, sia per i risvolti misterici più sottili che vi può coglie-re una lettura attenta, sia per quelli più palesi sotto gli occhidi tutti, potrebbe essere denominato un eso-thriller, maanche questa definizione è un po’ stretta. Nel romanzo cisono sia storia che politica, però non mancano la genesiculturale del “femminicidio”, un’analisi dei simboli occultidel potere, un brutale caso di stalking e una vicenda di ori-gine karmica. Mettendo insieme tutti questi elementi appa-rentemente scollegati, esce fuori un cocktail stuzzicante, ungrande spaccato sull’attualità, ovvero uno sguardo sulmondo avanti e dietro le quinte, reso ancora più attualedalla recentissima emersione del caso Datagate, tema chenel romanzo ho ampiamente anticipato. Su quest’ultimoargomento, gli ingenui tentativi della Merkel, di Obama edi Letta di minimizzare pubblicamente l’intero scandalodelle notizie sulle intercettazioni, hanno contribuito a met-tere a tacere in tempi velocissimi l’affaire, ma i numeridenunciati e saliti alla ribalta sono così significativi che nondovrebbero essere più dimenticati. Vale la pena ricordarnealcuni: nell’arco di tempo di un mese scarso – dal 10dicembre 2012 all’8 gennaio 2013 – a livello mondialesono state intercettate circa 125 miliardi di telefonate, di cui46 milioni soltanto in Italia. Questo vuol dire che, su scalaannua, le intercettazioni del pianeta sono 1.500 miliardi equelle effettuate sulle linee telefoniche nazionali oltre 550milioni... In Italia, tutti compresi, non si raggiungono i 60milioni di abitanti: è come se, considerando anche glianziani, i neonati e i bambini, ognuno di noi fosse stato“ascoltato” almeno una decina di volte. Impressionante,no? E questo è solo quello che sappiamo ufficialmente...Varrebbe la pena chiedersi – come qualcuno vorrebbe farcredere – quanto dell’organizzazione Araknes de “La nonaora” sia frutto della fantasia, l’invenzione della menteossessionata di un thrillerista.La stesura del romanzo ha richiesto qualcosa di parti-colare in quanto a metodo? E quanto tempo ti ha preso?Ho usato la stessa metodica che generalmente applico perla produzione di saggistica. Infatti, per raccontare questastoria, ho utilizzato tutti elementi reali e concreti, molti deiquali anche facilmente riscontrabili. Tutto è scientifica-mente vero, quindi, dagli strumenti di controllo impiegatidall’organizzazione Araknes, agli attrezzi elettronici cheJax utilizza per svolgere le indagini o per mettere sottoosservazione Silvana, la protagonista. Per questo motivo,all’inizio del libro, l’Editore Bietti ha voluto mettere in evi-denza un’avvertenza differente da quella che si adopera dirito: “Per quanto assai spesso la realtà riesca a superareogni fantasia, ogni riferimento a fatti, a persone... è assolu-tamente fortuito”. Per scrivere il romanzo ho impiegatocirca sette mesi. A differenza dei saggi che ho scritto, spes-so i personaggi mi sono venuti in sogno imponendomi illoro punto di vista. Così, a parte l’ossatura del romanzo cheè rimasta stabile nel tempo, è venuto fuori un intreccio

ricco di sfumature e suspense dettato proprio da Jax, daSilvana, dal prof. Ambrasi e, perché no, anche da alcunimembri di spicco di AraSei stato accostato allo scrittore Tom Clancy, esperto inromanzi di spionaggio e a Dan Brown. Ti senti vicinoallo stile di uno di questi scrittori? L’accostamento è lusinghiero, sono due grandissimi scritto-ri del boxoffice mondiale! Però, Tom Clancy è troppoasciutto per i miei gusti, e Dan Brown, invece, si lasciaprendere dalla penna e alla fine scrive un mare di amenità:è evidente che racconta cose di cui non sa veramente, rife-rite, riportate male e anche condizionate da chi, evidente-mente, sfrutta il canale del successo per far dilagare le pro-prie idee. In tutta onestà, rimanendo nello stesso genere di“grandi vendite”, avrei preferito un paragone con MichaelCrichton, per esempio. Tra i suoi libri, uno su tutti:“Congo”, l’ho trovato formidabile. Crichton, rispetto aglialtri, ha sempre amalgamato scienza e tecnologia con veri-tà e fiction e ha scritto ogni volta come se i suoi romanzifossero già sceneggiature per film. Man mano che scrivo,anche io “vedo” la scena e cerco di farla “vedere” anche allettore: “La nona ora” è un film da leggere.Qual è il modo giusto con il quale il lettore deve approc-ciarsi al tuo libro: la fantasia, la curiosità storica e cul-turale o altro?“La nona ora” è una somma di misteri da svelare: è la real-tà che, per quanto incredibile, convive con noi.L’ambientazione, ripeto, è autentica in ogni dettaglio, equesto l’ho fortemente voluto perché il lettore deve entrarenel libro, osservare e credere fino in fondo a ciò che hoscritto. Certamente, la storia di Silvana è un paradigma, èpura narrativa, ma non quello che le ruota intorno. Il modopiù giusto per leggerlo, forse, è cominciare il romanzoabbandonando i pregiudizi, lasciandosi prendere dalla nar-razione e dai tempi del lungo respiro narrativo che, conbrevi pause strumentali per tirare il fiato, accelera fino ad

andare in apnea. E, infine, dimenticare che lo ha scritto unautore italiano. Anche questo è diventato un pregiudizio.La storia che racconti è molto ricca di fatti, risvolti,nozioni che tu unisci molto bene. Hai mai avuto il timo-re di lasciarti “prendere la mano” nell’inserire tuttequeste informazioni nel romanzo?Sì, è una delle cose che ho temuto: non volevo inciamparenel solito romanzo tentato da un saggista, solitamente lento,spocchioso e fiacco sia nella trama che nello stile. Perciò,ho lavorato molto per fondere in un corpo solo le informa-zioni necessarie all’intrigo con la traccia narrativa. Holimato alcune parti per evitare inutili appesantimenti, hovoluto che fluisse come un torrente gonfiato da una pioggiaincessante, in crescita graduale fino all’esondazione. Orasta ai lettori dire se la sperimentazione è riuscita o meno.Non ti risparmiamo una domanda ricorrente: c’è qual-cosa di tuo che hai trasferito nel protagonista maschile? Jax ha senz’altro alcune caratteristiche che mi appartengo-no, ma ne ha anche altre che avrei voluto avere e che nonho. È un eroe umano, e in questo è anche un anti-eroe. Incerti aspetti mi rispecchio pure nel professore ultraottuage-nario Ambrasi e nel suo modo di porsi da uomo di altritempi; ma il mio personaggio preferito, non ci crederai, èSilvana. Mi sono divertito e appassionato ad affrontare que-sta sfida, a entrare, cioè, nelle vesti e nella psiche di unadonna che pensa in modo molto differente da un uomo, afarla vivere, a farla tremare e urlare e a far affiorare la suacaparbietà e la sua intelligenza in un contesto al cardiopal-ma. Tra tutti, Silvana è il personaggio che più mi veniva in

il libroLA NONA ORA - MAURIZIO PONTICELLO - Edizioni Bietti 2013

di Anna Montefusco

Enigmatico sin dal titolo, il libro di Maurizio Ponticello mantiene fede fino in fondo all’aspettativa, lasciando rispo-ste aperte sul mistero. Tema assai caro all’autore, quest’ultimo, intorno al quale stavolta imbastisce una storia, e nonun saggio, regalando interessanti e corpose pagine di narrativa. La suddetta storia si snoda su due livelli di narrazio-ne che si alternano parallelamente con regolarità per poi incrociarsi e seguire un’unica inesorabile direzione. Il primosfondo lo presta una Napoli di fine primavera, dove una giovane antropologa è vittima di incubi ricorrenti che distur-bano i suoi sogni fin da bambina. Qualcosa che ha a che fare con le fiamme e che brucia per davvero. Alla vigilia deisuoi trent’anni, un altro mistero si insinua nella vita di Silvana, sotto forma di uno stolker psicopatico che disegna sim-boli apparentemente indecifrabili e lascia messaggi muti, o quasi, in segreteria telefonica. Terrorizzata, la giovane sirivolge a Jax, suo vecchio amico ed ex agente segreto, al quale bastano pochi elementi messi insieme per intuire chela sua amica è in grave pericolo di vita. Contemporaneamente, a Roma si riunisce un’organizzazione segreta capacedi stendere un gigantesco occhio su tutta l’umanità. Un occhio satellitare in grado di colpire chiunque, in qualunqueposto del mondo, fosse anche in capo al mondo. Qui, regnano cupe atmosfere interne pregne di esasperante discipli-na e fanatismi religiosi i cui estremi sfociano in autopunizioni corporee vicine al misticismo. Un luogo inquietantedove sofisticata tecnologia e regole arcaiche si fondono pericolosamente. L’elemento chiave per decrittare i simbolilasciati dal persecutore dell’antropologa sembra essere racchiuso nella simbologia dei numeri, nelle lunghe sequenzenumeriche che, composte e ricomposte, danno lo stesso impressionante risultato, espressione dell’occulto. Tra esote-rismo e una più prosaica quotidianità si muovono le nostre figure, divenendo immagini speculari di una comunità chesi muove inconsapevole sotto una lente d’ingrandimento. La vita di Silvana, “orientata” per assecondare un disegnoprestabilito, diventa specchio di un’umanità spiata per il controllo di un potere da gestire in pochi. L’inquietudine delmistero rimane il valore aggiunto al terrore vissuto dalla protagonista e, per quello, non ci saranno eroi dell’ultima ora.Qui, dovrà salvarsi da sola.Un bel thriller, di quelli che tengono inchiodati pagina dopo pagina. In più, profondo contenitore dove l’autore rime-scola un’infinità di informazioni, rigorosamente documentate, interessanti e conturbanti al contempo. Ma, come sem-bra suggerire lo stesso Maurizio Ponticello, questo è un libro da maneggiare con cura.

Segue a pag. 4

"La nona ora", edito dalle Edizioni Bietti, è un thriller impregnato di mistero che

fonde bene intrigo e traccia narrativa mantenendo alta l'attenzione del lettore

n° 12 - Dicembre 2013 3

IL "FILM DA LEGGERE" DI PONTICELLO

Maurizio Ponticello

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