Il fatto. Tutto un programma - GIAN MARIA COMOLLI · Caro direttore, a proposito della visita del...
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Quot id iano d i isp i raz ione catto l ica www.avvenire . i tQuot id iano d i isp i raz ione catto l ica www.avvenire . i t
IL FUTUROOGNI GIORNO
1968-20185
LavoroNo ai maxi-tagli Salta il tavoloper rilanciare l’Ilva
LUZZI A PAGINA 25
ANNO LI n° 1111,50 €
Venerdì 11 maggio2018
San FrancescoDe Geronimosacerdote
Opportunità di acquistoin edicola:Avvenire+ Luoghi dell’Infinito4,20 €
TorinoAl via il Salone del Libro: l’editorias’interroga
ZACCURI A PAGINA 11
ArteAll’Hangar Bicoccala mente cosmicadi Matt Mullican
BELTRAMI A PAGINA 14
SpettacoliI novant’anni di Burt Bacharach:la musica immortale
CASTELLANI A PAGINA 15
Il fatto. Di Maio e Salvini parlano di «passi avanti e convergenze» su fiscosicurezza e povertà. Resta il nodo del premier da sciogliere entro domenica
Tutto un programmaM5s e Lega trattano sul contratto e chiedono tempoMattarella e Macron: attenti ai sovranismi nella Ue
E D I T O R I A L E
LA VERA CRISI DELLA POLITICA
DA DOVERIPARTIRE
GIORGIO CAMPANINI
a situazione di stallo che si è a lun-go determinata nella politica ita-liana dopo il voto del 4 marzo èstata finora oggetto di molte, e at-tente riflessioni. Proprio mentre
lo stallo potrebbe sciogliersi con il «contrat-to» che stanno negoziando il Movimento 5stelle di Luigi Di Maio e la Lega di MatteoSalvini, vale la pena di soffermarsi su un a-spetto della crisi in atto che sinora è rimastoin ombra. Un aspetto che va assai al di là deilimiti e delle debolezze dei partiti e movi-menti oggi sulla scena. Potremmo conside-rarla e definirla una vera e propria mutazio-ne antropologica.Per una lunga stagione – quella iniziatasi conilluminismo e conclusasi, dopo oltre due se-coli, nella fase conclusiva del Novecento – lapolitica era stata il punto di incontro, e talo-ra di scontro, fra diverse, ma non sempre op-poste, visioni della vita e della politica. Tran-sigenti e intransigenti, liberali e monarchici,fascisti e antifascisti, comunisti e democra-tici cristiani – per fare soltanto alcuni esem-pi – si contrapponevano frontalmente in or-dine alle rispettive visioni del mondo, ma a-vevano tutti in comune una visione alta del-la politica: per intenderci, sia pure semplifi-cando, i termini del problema, una idea dipolitica (e di società) e non soltanto una pras-si di azione e di governo.A partire dagli anni conclusivi del XX seco-lo – e con il concomitante fenomeno dellacrisi delle ideologie e del "primato dellaprassi" – si è verificata una presa di distan-za sempre più netta da quelli che, un pocosprezzantemente, venivano definiti i «mas-simi sistemi» e si poneva l’accento sulla«concretezza» della politica: dalla teoria al-la prassi, dunque.Senonché questa forma di «concretezza» –perché anche la politica di un De Gasperio di un Cavour era "concreta"! – è stata de-clinata sempre più in termini pratici, senon addirittura schiettamente materiali-stici (postuma rivincita di Karl Marx...). Ciòche più conta è il «reddito spendibile», ècome «arrivare alla fine del mese»... I gran-di interrogativi della politica non riguar-dano i valori (ritenuti una fuga dalla realtà),bensì i redditi e i grandi «confronti» con-cernono ormai quasi soltanto la misura ele forme di allocazione dei redditi. Di quiuna strana e un poco paradossale corsa achi promette di più e mostra di sapere ga-rantire di più l’incremento e la buona di-stribuzione delle risorse.Nasce da questa svolta della politica, a pare-re di chi scrive, l’attuale accesa conflittualitàdella politica e la lotta disperata a chi «offredi più». Né i cattolici-elettori, a quanto sem-bra, sono esenti da questa tendenza.
L
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Le «poltrone» non sono alcentro del tavolo tecnico-po-litico che sta scrivendo il con-tratto M5s-Lega. Occupanoinvece il dialogo tra Di Maio eSalvini. I due leader si sonoincontrati ieri, registrando«convergenze» su flat-tax, im-migrazione, sicurezza e red-dito di cittadinanza. Ma restail nodo, appunto, del premier,anche se una prima pista e-
merge: «Per il presidente delConsiglio – annuncia ufficial-mente il braccio destro del ca-po 5s, Vincenzo Spadafora – èmolto probabile un nome ter-zo». Le ipotesi sono le stesseda settimane: dall’ex com-missario alla spending reviewCarlo Cottarelli e l’ex ministrodel Lavoro, Enrico Giovanni-ni. M5s e Lega chiedono tem-po fino a domenica.
IASEVOLI, LIVERANI, MAZZA E ZAPPALÀ ALLE PAGINE 8, 9 E 10
Intervista
Mirabelli: il Collenon sarà inertesui nomi e le leggi
«Il presidente della Repubblica nonsarà inerte», avverte Cesare Mira-belli, presidente emerito della Con-sulta: il Quirinale ha e avrà molti mo-di per far valere le sue prerogative.
LA VISITA DEL PAPA ALLE COMUNITÀ DI NOMADELFIA E LOPPIANO
PICARIELLO A PAGINA 9
Sergio Mattarella (Ansa)
La morte di SanaL’abbraccio mortaledella vergogna socialenel Pakistan di oggi
FERDINANDO CAMON
Il culmine dell’orrido nella storia della gio-vane Sana, di origine pakistana ma viventeda tanti anni in Italia, nel bresciano, rim-patriata nella terra di provenienza e lì uc-cisa perché non voleva sposare un giova-ne locale scelto dai genitori, ma un gio-vane pakistano di Brescia, il culmine del-l’orrido sta nella tecnica dell’uccisione...
A PAGINA 2
Bambino GesùTornano a casale gemelline siamesiseparate a ottobre
ALESSIA GUERRIERI
I passi sono ancora indecisi, ma diventa-no spediti lungo il corridoio del repartoquando si affianca ai due corpicini la ma-no di un adulto. Lasciano sulle loro gam-be l’ospedale Bambino Gesù, dopo un an-no e mezzo, Rayenne e Djihene – le duegemelline siamesi algerine unite per l’ad-dome e il torace – separate a ottobre.
A PAGINA 21
UMBERTO FOLENA
MIMMO MUOLO
LUCIANO MOIA
«Ceinews.it»Nuovo portale CeiMaffeis: più voceai nostri contenuti
GIANNI CARDINALE
È online il nuovo portale d’informazioneCEInews.it, che attraverso l’aggregazione ela convergenza cooperativa dei contenutipunta a valorizzare i media Cei e altre realtàcollegate. Ieri si è svolta la presentazionealla Pontificia Università Lateranense, nelcorso dell’incontro con i direttori degli uf-fici diocesani delle comunicazioni sociali.
A PAGINA 23
I NOSTRI TEMI
Francesco: il Vangeloper una vita bella e buona
Il messaggio
Un invitoa far giocarei talentidella Chiesa
Le comunità
Uno stimoloa promuoverequartieri e cittàsenza periferia
Le famiglie
Esperienzeprofeticheche indicanoun modello
A PAGINA 3
ggi se diventi campione delmondo, ti ricoprono d’oro e dionori, al geometra Pietro Rava
non è andata così. Eppure è stato uno deiragazzi del ’38. Allievo scelto del tenentedegli alpini Vittorio Pozzo, oro ai Giochidi Berlino 1936, due anni dopo alzava alcielo di Parigi la Coppa Rimet. Campionedel mondo. Nella triade: Olivieri-Foni-Rava, il geometra Pietro in 15 matchdisputati con la maglia della Nazionalestabilì il suo personale record diimbattibilità, 12 vittorie e 3 pareggi.Rava, l’ho incontrato quando era ormaigiunto alle sue ultime primavere (èmorto novantenne, nel 2016), nella suaumile dimora torinese davanti allostadio Filadelfia, la "casa" degli eternirivali del Torino. Tra un caffè e l’altro,
preparato con amore dalla moglieGianna, raccontava amaro: «Io e Fonisiamo stati gli unici giocatori dellaNazionale a non avere avuto neancheuna lira dalla Federazione. Adessoprendo 20 euro al mese dall’Inps,nonostante le 30 presenze in azzurro e i14 anni da titolare nella Juventus... Noi sela domenica si perdeva, al lunedì si stavain casa, per rispetto dei tifosi». Eppure itifosi della Juve si erano dimenticati diRava e questa in fondo, più delleristrettezze economiche, era la cosa che lorendeva più triste. Da dietro il vetro dellacucina fissò lo stadio Filadelfia e con gliocchi lucidi mi disse: «Che strano… infondo mi hanno rispettato e voluto piùbene quelli del Toro».
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ORAVA, L’INNAMORATO TRADITO
igurine MondialiMassimiliano Castellani
Da Olbia a ComoCoi soldi dei migrantifinanziavano in Siriai terroristi: 13 arresti
SPAGNOLO A PAGINA 19
Iran-Israele, scontro nei cieli della SiriaTeheran lancia 20 missili sul GolanGerusalemme risponde con i caccia
GERONICO, PALMAS E ZOJA A PAGINA 7
DEGL’INNOCENTI, D’ONOFRIO, FALASCA E RIZZI ALLE PAGINE 4, 5 E 6
DON ZENO SALTINIE I PROLETARICaro direttore,a proposito della visita del Santo Padrea Nomadelfia, un quotidiano ha defi-nito il fondatore di quella luminosa Co-munità, don Zeno Saltini, un «preterosso». Suggestiva definizione, che co-glie bene l’attaccamento di don Zenoai poveri, che non avevano altra ric-chezza che la prole (di qui il termine“proletari”). Ma per lo stesso motivodon Zeno era contrarissimo all’abor-to, tanto che nell’ultimo discorso al suopopolo il 3 settembre 1980 (neancheun anno prima del referendum sulla194) si abbandonò a una profetica in-vettiva: «Neanche gli animali ammaz-zano i figli: li curano, gli insegnano avivere. Lasciate che la vita si espanda.Date la vita ai figli, date la gioia ai figli».Un invito più che mai attuale.
Gianni MussiniPavia
FRANTI, ANTESIGNANODEI BULLI ODIERNIGentile direttore,l’odioso fenomeno del bullismo a scuo-la non è nato oggi. A tal proposito vor-rei proporre qualche stralcio da un fa-moso libro, che molti di certo ricono-sceranno: «Non teme nulla, ride in fac-cia al maestro, ruba quando può, negacon una faccia invetriata, è sempre inlite con qualcheduno, si porta a scuolagli spilloni per punzecchiare i vicini,[...]». «Egli odia la scuola, odia i com-pagni, odia il maestro. Il maestro fingequalche volta di non vedere le sue bir-bonate, ed egli fa peggio. Provò a pi-
gliarlo con le buone, ed egli se ne fecebeffa. Gli disse delle parole terribili, edegli si coprì il viso con le mani, come sepiangesse, e rideva. Fu sospeso dallascuola per tre giorni, e tornò più tristoe insolente di prima». «[...] egli gittò sulpavimento un petardo che scoppiò fa-cendo rintronar la scuola come una fu-cilata». «Il maestro lo portò quasi di pe-so dal Direttore, e poi tornò in classesolo e sedette al tavolino, pigliandosi ilcapo fra le mani, affannato, con un’e-spressione così stanca e afflitta, che fa-ceva male a vederlo» Ma chi era queldiscolaccio? Il suo nome, in tanti l’a-
vranno capito, è Franti, reso immorta-le da De Amicis nel libro “Cuore”, pub-blicato nel 1886. È evidente che già al-lora forme di bullismo erano non solonote, ma probabilmente anche più fre-quenti di quanto si pensasse. Non c’e-rano i telefonini a “mandarle in rete”.Ma oggi è l’era del cyberbullismo, le a-zioni di prevaricazione si sviluppanoanche attraverso i social network, i blog,le chat. E purtroppo, diventano ancheestremamente più cattive e pericolosedelle “gesta” dei vari Franti di anni fa.
Michele MassaBologna
BATTERE LA POVERTÀÈ POSSIBILE E CONVENIENTECaro direttore,settantamila miliardi di dollari è il Pildel Pianeta. In media 10mila dollariper abitante, anche se naturalmente èuna media come quella di Trilussa edel pollo. Bene, basterebbero 5 dolla-ri al giorno, duemila all’anno, per da-re un minimo di cibo, acqua, istruzio-ne e salute ai due miliardi di abitantidel Pianeta che ne sono privi. Due dol-lari per avere 1.500 calorie di carne (opesce, o latte), frutta e pane, uno peravere 150 litri d’acqua, uno per medi-cine, uno per istruzione. In tutto, perdue miliardi di persone, 4mila miliar-di di dollari, meno di quanto spendo-no in armamenti i soli Stati Uniti (o lasola Russia, o la sola Cina). La stradapotrebbe essere quella di un accordointernazionale, promosso dall’Unio-ne Europea, per l’autolimitazione de-gli armamenti. Fra l’altro migliorare lecondizioni del mondo più povero si-gnificherebbe aprire nuovi mercati, seproprio vogliamo guardare dal puntodi vista dei ricchi del Pianeta. E signi-ficherebbe usare meglio la Terra, fa-vorire l’agricoltura sostenibile, creareposti di lavoro, ridurre le pressioni mi-gratorie. La crisi ecologica è l’occasio-ne per affrontare finalmente questetematiche, tanto di più se si conside-ra che saranno – altrimenti – i cam-biamenti climatici a determinare altrafame ed altra miseria: si pensi ai ter-reni agricoli e ai centri abitati che sa-ranno sommersi per l’aumento del li-vello dei mari.
Lorenzo Picunio
l culmine dell’orrido nellastoria della giovane Sana, diorigine pakistana mavivente da tanti anni inItalia, nel bresciano,
rimpatriata nella terra diprovenienza e lì uccisa perchénon voleva sposare un giovanelocale scelto dai genitori, ma ungiovane pakistano come lei ecome lei vivente a Brescia, ilculmine dell’orrido sta nellatecnica dell’uccisione: strangolataa mani nude, dal padre, dalfratello e dallo zio. Sto alle notiziecome corrono da un paio digiorni, e come un attimo fa sonostate confermate dallaconfessione del padre. E dairisultati dell’autopsia, da cui sideduce che alla ragazza è statospezzato l’osso del collo. L’orridoè qui: uccisa a mani nude dallepersone che più dovevano amarla,come parente strettissima. Fattamorire abbracciandola.C’è un film attualissimo, che giraper le nostre sale esattamente inquesti giorni, su questo tema, unafamiglia pakistana che decide dieliminare una figliadisobbediente, che non vuolesposare uno scelto dal padre edalla madre ma uno scelto da lei,e perciò deve morire: il padre siassume il compito di toglierladalla vita. È un filmautobiografico: la regista,pakistana, rievoca una propriastoria. Noi spettatori lo sappiamo.E andando a vedere questo film esedendoci in sala, la nostra attesasi concentra su un punto:"Vediamo come il padre lauccide". Le spara? La lapida? Labastona? Il film è più maligno: ilpadre la porta in una zonamontagnosa, con la scusa dicercare un ristorante, e si fermasull’orlo di uno strapiombo. Lafiglia guarda e capisce ma non cicrede. Il padre le dà l’ordine avoce: "Fallo!". La figlia esita, inquel momento muore la paternitàdel padre e la figlia si sente senza
padre, quello che ha davanti è unnemico, non è suo padre. Non puòcapire, non può accettare. Ma luisi fa più chiaro: "Bùttati!". La figliasi piega in due, torcendosinell’angoscia per quel che si sentedire. La regista inquadra la scenain modo da avere le figurestagliate contro l’abisso, la figlia adestra, il padre a sinistra, la figliapiegata in due dal dolore, poid’improvviso anche il padre sipiega in due, ad angolo retto, eanche il padre singhiozza, perchéfinalmente capisce quello che stafacendo. In quel momento sirende conto che la vergognasociale che lo guida (il films’intitola: "Cosa dirà la gente",cosa dirà se nostra figlia nonsposa chi vogliamo noi), gli dàuna spinta al figlicidio, che l’onorenella società gli fa calpestarel’amore della famiglia. Non ce lafa. Ha tentato di far morire la figliaspingendola a buttarsi, senzatoccarla. Non ce l’ha fatta. Allora èredimibile. Alla fine del filmguarda la figlia che scappa di casa,e non la ferma. Non è riuscito abuttarla, non riesce a fermarla.Padre, fratello e zio di Sana sonriusciti, come dice la giustiziapakistana e come conferma laconfessione, a strozzarla con leloro mani. Hanno avuto dunquetra le mani il collo della figlia-sorella-nipote, e l’hanno stretto. Ilfilm è intollerabile, non riesci avederlo. E tuttavia consiglio divederlo, è un film elementare,rozzo, semplice, lineare, mapotente. Esci dalla sala conl’angoscia di toccar con manoquanto siamo imprigionati dallaciviltà nella quale viviamo, che ciguida mentre noi crediamo diguidarla. Ma la notizia che vienedal Pakistan, di questa poveraragazza bresciana strangolata conle mani dai parenti più stretti,compresi padre e fratello, spegnein noi la vitalità, la voglia di vivere.Adesso il padre aspetta lacondanna a morte. E con questo?Tornerà in vita, la povera Sana?"Cosa dirà la gente"dovrebb’essere proiettato inPakistan gratis per tutti. Primospettatore coatto, il padre di Sana.
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IUn diplomaticodi Ankara nonha apprezzato
il nostro ultimoreportage dal
confine siriano.Non indica però
le presunteinesattezze.
Abbiamo fattoparlare persone
e fatti sullasituazione dei
profughi, senzapregiudizi e
senza censure
Signor Direttore,ho letto con stupore l’articolo di NelloScavo intitolato «I profughi. Intrappolati alconfine, i turchi li scacciano» pubblicato suAvvenire del 10 aprile 2018. L’articolo inoggetto contiene delle espressioni nonveritiere sui profughi siriani rifugiati inTurchia, finalizzate a denigrare la Turchia.Vorrei sottolineare che è triste epreoccupante il fatto che i lettori del vostroquotidiano non abbiano le notizie realidato che non state sviluppando ungiornalismo corretto su questo argomento.La Turchia da secoli tende la mano a chi neha bisogno ed è pronta ad accogliere, senza
distinzione di religione, di lingua, di culturae d’etnia, coloro che fuggono dai propriPaesi a causa di guerre, di violenza e dipersecuzione. In questo contesto il mioPaese anche attualmente ospita,principalmente più di 3,5 milioni fratellisiriani che fin da 2011 hanno abbandonatola propria terra e altri fuggiti per gravimotivi dai loro Paesi: un totale di circa 4milioni di persone. Sono state mobilitatetutte le risorse per migliorare le condizionidi vita, in ogni campo, di queste personeospitate. La Turchia utilizzando le proprierisorse ha speso per i rifugiati più di 30miliardi di dollari Usa. Come è stata provatadalla crisi umanitaria in Siria, la questionedei rifugiati e della migrazione richiederesponsabilità e condivisione. La Turchiaper quanto riguarda la protezione dei
rifugiati e per offrire l’assistenza umanitariasta facendo la sua parte per contribuire atrovare le soluzioni sostenibili. Il mio Paese,invita anche la comunità internazionale acomportarsi in modo conforme a unaresponsabilità globale. In questo ambito èessenziale che i mass media diffondanoimparzialmente e realmente alla comunitàinternazionale le notizie del peso cheaffronta il Paese che io rappresento. LaTurchia sottolinea che è in solidarietà concoloro che sono stati costretti a lasciare laloro patria e continuerà sempre a sostenerlie a tenere aperte le proprie porte. Miauguro che il principio di un giornalismovero e imparziale venga adottato da tutti, ecolgo l’occasione per augurare buon lavoro.
Mehmet Paçaciambasciatore di Turchia presso la Santa Sede
Il santodel giorno
di Matteo Liut
Con la forza del Vangeloin mezzo ai più deboli
a via della santità passa dalla porta accanto, dal vicolodimenticato, dalle periferie abbandonate e richiede la ca-
pacità di stare assieme agli ultimi. Un cammino che sanFrancesco De Geronimo seguì per tutta la vita, fin da picco-lo, quando sentì nascere dentro di sé la chiamata ad ascol-tare la voce di Dio e a mettersi al suo servizio. Nato nel 1642a Grottaglie (Taranto) in una famiglia benestante, intrapre-se i primi studi presso i padri Teatini, per continuare poi trai Gesuiti. Nel 1665 andò a Napoli e l’anno seguente fu ordi-nato sacerdote; nel 1672 pronunciò a Lecce i primi voti. Nel1682 fece la professione solenne a Napoli, che fu per lui il prin-cipale campo di apostolato. In 40 anni compì numerose mis-sioni popolari, stando in particolare accanto agli ultimi: po-veri, carcerati, prostitute. Morì nel 1716 ed è santo dal 1839.Altri santi.Sant’Antimo, martire (III sec.); san Matteo Le VanGam, martire (1813-1847).Letture. At 18,9-18; Sal 46; Gv 16,20-23.Ambrosiano. Ct 2,17-3, 1b.2; Sal 12; 2Cor 4,18-5,9; Gv 14,27-31a.
L
FrancescoDe Geronimo
Un appello al «giornalismo corretto»dalla Turchia. È quello che facciamo
Signor Ambasciatore,la ringrazio per l’assidua attenzione con cui, anche per contodel suo Governo, segue il nostro lavoro. Nella lettera indirizzataal direttore, che mi invita a risponderle confermandomi la suafiducia, lei sostiene che il mio articolato reportage «contienedelle espressioni non veritiere sui profughi siriani rifugiati inTurchia, finalizzate a denigrare la Turchia». Anche volendosorvolare sulle differenze di vedute che vi sono tra l’autoritàche lei rappresenta e la nostra categoria di cronisti a propositodi «giornalismo corretto» o «giornalismo vero e imparziale»mentre tanti colleghi turchi sono carcerati, sotto processo oimpediti nell’esercizio del mestiere, purtroppo nel suomessaggio non sono indicate quali affermazioni e quali notizieriportare sarebbero «espressioni non veritiere». E soprattuttonon spiega da che cosa deduce che lo scopo del reportage siaquello di «denigrare la Turchia». Le cifre relative al numero di
profughi ospitati nel Suo Paese sono state riportatecorrettamente, come “Avvenire” fa da anni. Inoltre, perrealizzare i miei articoli, ho personalmente raccoltotestimonianze dirette dei profughi e documenti diorganizzazioni indipendenti come Human Rights Watch e altre(tutte citate nel mio articolo). Abbiamo anche dato conto dellalegittima preoccupazione del suo governo a proposito deiprofughi afghani provenienti dall’Iran, fornendo anche quicifre e dichiarazioni ufficiali di Ankara, documentando inoltregli sforzi della polizia turca nel colpire i trafficanti di esseriumani. Lei ribadisce che la Turchia «è in solidarietà con coloroche sono stati costretti a lasciare la loro patria e continueràsempre a sostenerli e a tenere aperte le proprie porte», ma nonè possibile ignorare e tacere che il Governo turco, che non èestraneo ai conflitti che si stanno svolgendo nell’area, stiaproseguendo nella costruzione di una barriera di cemento efilo spinato che percorre 511 chilometri di confine con la Siria.Anche a nome del direttore, la saluto cordialmente.
Nello Scavo© RIPRODUZIONE RISERVATA
La fine di Sana strozzata dai familiari e un duro film pakistano
L’ABBRACCIO MORTALEDI UNA VERGOGNA SOCIALE
di Ferdinando Camon
a voi la parolaAvvenire, Piazza Carbonari 3, 20125 [email protected] Fax 02 6780502
Venerdì11 Maggio 20182 I D E ENell’Ascensione di Gesù Risorto
c’è la promessa della nostra partecipazionealla pienezza di vita presso Dio.
Papa Francesco
Le lettere vanno indirizzate adAvvenire, Redazione Forum,Piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano. Email: [email protected] 02.67.80.502I testi non devono superare le 1.500battute spazi inclusi e non devono avereallegati. Oltre alla firma e alla cittàchiediamo l’indicazione dei recapiti chenon divulgheremo. Ci scusiamo perquanto non potremo pubblicare.
8.301 bambini nati nel 2016 grazie al sostegnodei Centri di aiuto alla vita (Cav) alle mamme
LA VIGNETTA
a risposta sta in un ritorno alle ideologie, dunque? No, in al-cun modo, perché esse hanno fatto il loro tempo; Sì, invece,
al «ritorno ai valori» soprattutto a quelli che stanno alla base del-la convivenza civile: l’onestà, la credibilità, lo spirito di servizio,l’attitudine al dialogo, la disponibilità all’ascolto dell’altro (virtù,tutte, di cui troppi sembrano aver smarrito la memoria).Ai cattolici – e a tutti gli uomini di buona volontà – incombe il do-vere di integrare la «politica degli interessi» con la «politica dei va-lori», quelli stessi che vengono chiaramente indicati dalla Cartacostituzionale, in qualche modo eredi nel segno di un pronun-ciato personalismo della triade – non solo giacobina ma anchecristiana – libertà, eguaglianza, fraternità. Il "massimo" della vi-ta non è l’aumento del reddito, ma la creazione di una società giu-sta nella quale possa maturare e crescere quell’amicizia civile in-dicata già da Tommaso d’Aquino e poi ripresa da tutta la tradi-zione del cattolicesimo democratico. Una società buona è prefe-ribile a una società opulenta. E per essa vale bene la pena di lot-tare e, se, necessario, di soffrire.
Giorgio Campanini© RIPRODUZIONE RISERVATA
L
SEGUE DALLA PRIMA
DA DOVE RIPARTIRE
Barletta una ragazza, CarmenD’Agostino, è entrata in novizia-
to presso un monastero di benedet-tine. Una notizia che secondo il me-tro della fede è buona e grande, masecondo quello dei media non lo sa-rebbe abbastanza da meritare la pub-blicazione, se non fosse che - come gliutenti del sito di "Avvenire" hannogià potuto apprendere qualche gior-no fa, per mano di Riccardo Maccio-ni ( tinyurl.com/y9slromw ) - le im-magini (foto e video) del rito della ve-
stizione, postate su Facebook dall’ar-cidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie (tinyurl.com/ybf896rn ), hanno ri-scosso un sorprendente successo. Ec-co le cifre: in pochi giorni 2 milioni dipersone raggiunte, 12mila condivi-sioni, 4mila reazioni e centinaia dicommenti, non esenti ma neanchetroppo afflitti dai noti tic dei socialnetwork.Credo che la chiave di questo inte-resse stia nel fatto che è stata rac-contata una storia antica e tuttora benpresente (con tanto di pregiudizi) nel-l’immaginario popolare con un lin-guaggio adeguato a farne percepirela novità e la bellezza. Il fatto che la fu-tura suor Maria Vittoria della Croceabbia rappresentato il suo cammino
verso lo sposalizio con Cristo evo-cando, con misura ma senza equivo-ci, il rito del matrimonio tra una don-na e un uomo non è una novità. Ma,offerto alla Rete, ha certo funzionatocome involontaria "esca da click". Sepoi, contrariamente a quanto accadequando tali esche sono gettate conmalizia, il resto delle immagini hacontinuato ad attrarre, credo che siaperché in esse "è tutto vero", a co-minciare dal clima di festa e di gioia(volti sorridenti, applausi) che, coe-rentemente alla premessa, restitui-scono anche quando la protagonista,tagliati i capelli, sveste l’abito biancoe indossa quello nero "da suora". Seci fossimo messi a tavolino a pensa-re come realizzare un video che cat-turasse l’attenzione del "popolo del-la Rete" sulla vocazione alla vita con-sacrata, probabilmente non sarem-mo stati altrettanto efficaci.
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A
WikiChiesadi Guido Mocellin
Come si fa un video vocazionale?Funziona bene se "è tutto vero"
botta e risposta