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NOMADELFIA E UNA PROPOSTA Nomadelfia è una popolazione comunitaria cattolica sull’esempio delle prime comunità cristiane. Beni in comune, lavoro e scuole all’interno. Le famiglie accolgono figli in stato di abbandono. N. 1 - 2017 NOMADELFIA INCONTRA PAPA FRANCESCO Q ualunque cosa avremo fatto a uno dei più piccoli l’avremo fatta a Lui (cfr.Mt 25, 40ss). Don Zeno Saltini, il vostro fondatore, aveva capito bene queste cose e, pur tra difficoltà e incomprensioni, è andato avanti fiducioso, con l’obiettivo di porta- re la buona semente del Vangelo, anche nei terreni più aridi. E ci è riuscito! La vostra comunità di Nomadelfia ne è la prova. Don Zeno si presenta a noi oggi come esempio di fedele discepolo di Cristo che, ad imitazione del divino Maestro, si china sulle sofferenze dei più de- boli e dei più poveri diventando testimone di una carità inesausta. Il suo coraggio e la sua perseveranza vi siano di guida nel vostro quotidiano impegno di far fruttificare i germi di bene che egli ha abbondantemente semi- nato, animato da passione evangelica e sincero amore alla Chiesa. Udienza al popolo di Nomadelfia, 17 dicembre 2016 - Sala Clementina

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NOMADELFIAE UNA PROPOSTANomadelfia è una popolazione comunitaria cattolica sull’esempio delle prime comunità cristiane.Beni in comune, lavoro e scuole all’interno. Le famiglie accolgono figli in stato di abbandono. N. 1 - 2017

NOMADELFIA INCONTRAPAPA FRANCESCO

Q ualunque cosa avremo fat to a uno dei più piccoli l’avremo fatta a Lui(cfr.Mt 25, 40ss).

Don Zeno Saltini, il vostro fonda tore, aveva capito bene queste cose e, pur tradifficoltà e incompren sioni, è andato avanti fidu cioso, con l’obiettivo di porta-re la buona semente del Vangelo, an che nei terreni più aridi. E ci è riuscito!La vostra comunità di Nomadelfia ne è la prova.Don Zeno si presenta a noi oggi come esempio di fedele discepolo di Cristoche, ad imitazione del divino Maestro, si china sulle sofferenze dei più de-boli e dei più poveri di ventando testimone di una ca rità inesausta. Il suo coraggio e la sua perseve ranza vi siano di guida nel vo stro quotidianoimpegno di far frutti ficare i germi di bene che egli ha abbondantemente semi-nato, ani mato da passione evangelica e sincero amore alla Chiesa.

Udienza al popolo di Nomadelfia, 17 dicembre 2016 - Sala Clementina

Ètanto difficile, Signore, è tan todifficile avvicinarti fino apalpita re con te il tuo dolore. Il

tuo dolore è vivo di una vivez za che,penso, non è nemme no immaginabile.Anch’io ho tanto sofferto, Signo re,ma la mia sofferenza è pallida difronte alla tua.E perché faccio questo confron to?Al Getsemani hai sudato san gue.La Chiesa mi insegna che que sta tuasofferenza è stata un atto di infinitoamore per me, per i miei figli, per ilmondo intero di tutti i secoli passatie futuri.E tu mi hai amato tanto?E tu per me hai sudato sangue?E io devo imitarti?“Imitatores mei estote sicut et egoChristi”.Devo essere tuo imitatore?Ma, Signore, sono troppo picco lo.Sono piccolo perché non credo sem-pre alla tua grandezza che può esse-re in me come tu hai ga rantito percoloro che “avran no Fede”.E tu sudi sangue al Getsemani... E iosono troppo piccolo per comprender-ti e an cor più piccolo per imitarti.Sono un deserto nei tuoi con fronti,non mi sciolgo in lacri me e meno an-cora in sudore di san gue.Ho sofferto molto, Signore, nel mionulla.

Fa che io ti avvicini e che ti com -prenda, che viva e senta in me latua vita.Ma io sono troppo piccolo, Si gnore.Voglio essere troppo piccolo perché ilpensiero di trovarmi in un Getsemanimi turba per ché già mi pareva troppodolo rante il mio dolore che in certimomenti della mia vita pareva chemi vo lesse strappare le car ni, il cuo-re, il cervello, tutto il mio essere.Ma io sono così, Signore, picco lo,piccolo, piccolo.Sono al tramonto della vita, e an corami sento troppo piccolo.Ti cerco, ti voglio avvicinare di più.AMEN

Da una meditazione di don Zeno in preparazione alla santa Pasqua

Nomadelfia, 17-4-62

2 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

SommarioIN QUESTO NUMERO:

3 L’INCONTRO DI NOMADELFIA CON PAPA FRANCESCO

4 L’EREDITÀ DI DON ZENO VITA DI FRATERNITÀ COME CHIESE DOMESTICHE

7 VISTO DA NOMADELFIA L’UOMO DIVERSO ERA PREVISTO DAL VANGELO

10 PADRE DAMIANO PUCCINI MISSIONARIO IN LIBANO

12 P. DAVID M. TUROLDO E DON ZENO

15 DON ZENO E I MATTI DI DIO IN SANTITÀ OSTINATA E CONTRARIA

16 SCUOLA LE SORPRESE DI NAPOLI E DINTORNI

18 STILI DI VITA NUOVA PERLA CURA E LA CUSTODIADEL CREATO

20 22 GENNAIO NOMADELFIA IN FESTA

21 1947 - 2017 MURI CHE SI ABBATTONO E MURI CHE SI ALZANO

24 LA PASSIONE DI GESÙUNA STORIA SEMPRE

ATTUALE

27 ESERCIZI SPIRITUALI 2017 LA PEDAGOGIA DI DIO

29 PAOLO DI NOMADELFIA È PARTITO PER LA CASA DEL PADRE

n. 1/2017n. 1/2017Anno 50 (L)Anno 50 (L)

Gesù buono

“Io sono la risurrezione” dice Gesù.E ciascuno di voi dica così: “Io daquesta Pasqua voglio essere la ri-surrezione. Ogni anima, ogni fi-glio, ogni sorella, ogni fratello chesi avvicina a me sentirà la risurre-zione, cioè io darò a lui quel respi-ro, quell'aiuto, quel sollievo che lorifà, che lo rigenera, che lo fa rivi-vere e in me trova la vita”.

21 marzo 1951Nomadelfia di Fossoli

In preparazione alla Pasqua

Ci chiamano comunità, mapopo lo è un termine che cidefinisce meglio perché

Noma delfia è composta da alcunedecine di famiglie unite fra loro infrater nità.Il 17 dicembre, alle ore 11.30 ci ètoccato il privilegio di oltrepassa -re il portone di bronzo che im -mette in Vaticano. Destinazione;la sala Clementina dov’è fissataun’udien za con papa Francesco inoccasio ne del suo ottantesimocomplean no. È la prima volta chetutto il po polo di Nomadelfia in -contra il papa.L’ampia scalinata e i grandicorri doi inviterebbero i più pic-coli a rincorrersi, ma la maesto-sità dei luoghi e lo sguardo vi-gile degli adulti li trattengono.Nella sala si produce presto uncli ma di attesa quasi impaziente.Finalmente si apre il portone eap pare papa Francesco. A una so-la voce intoniamo il canto au -gurale: Tanti auguri.Il papa saluta con la mano eavan za verso il centro del salonecon il suo incedere caratteristico.Si fer ma e ci sorride prima di re -carsi alla sedia. L’udienza ha unosvolgimen to normale, come èprevisto dal protocollo. Dopo i di-scorsi ufficia li papa Francesco èsceso tra i ra gazzi subito accorsie si è lasciato fotografare. Si ère cato poi incon tro ai disabili eagli anziani. Ha, in fine ammessomol ti al saluto per sonale. Tuttocome previsto dal programma.Anche in questa circostanza papaFrancesco ci è stato di esempioammettendo all ’udienza, nelgior no anniversario del suo

complean no una piccola realtà diChiesa come siamo noi di No -madelfia. Egli insegna spesso conesempi concreti: ha fatto posto aipiccoli. Ha speso parole di ammirazione neiconfronti di don Zeno, fon datore diNomadelfia.“È andato avanti fiducioso, conl’obiettivo di portare la buona se -mente del Vangelo anche nei ter renipiù aridi. E ci è riuscito!La vostra comunità di Nomadel fia neè la prova. Don Zeno si presenta anoi oggi come esem pio di fedele di-scepolo di Cristo che, a imitazionedel divino Mae stro, si china sullasofferen za dei più deboli e dei piùpove ri, diven tando testimone di unacarità ine sausta”. Nomadelfia, per il papa, è la testi -monianza che don Zeno, “pur tra dif-ficoltà e incomprensioni, è an datoavanti fiducioso”. A questo puntoesorta noi “Cari fratelli e sorelle, il vo-stro patri monio spiri tuale è legato inmodo speciale alla vita di frater nità”.Papa Francesco ha indicato due ca-tegorie di persone che gli sono care eche vorrebbe lo fos sero sempre piùper tutti i cri stiani: l’accoglienza deibambini e la cura tutta speciale deglian ziani. Qui, se ci fosse consentito,ose remmo prendere il papa per manoe invitarlo in uno dei no stri gruppifamigliari. Gli am bienti ufficiali o dirappresen tanza non favoriscono larela zione di frater nità. Dopo quello che abbiamo vissu to ecustodiamo nel cuore con gratitudi-ne, coltiviamo la speran za di poterentrare ancora più in intimità conpapa Francesco. No madelfia è nataper dire al mondo che ci vuole unclima di famiglia.

3NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

L’INCONTRO DI NOMA DELFIA CON PAPA FRANCE SCO

È LA «VITA DI FRATERNITÀ» L’EREDITÀ LA SCIATA DAL FONDATORE DON ZENO SAL TINI ALLA COMUNITÀ DI NOMADEL FIA. L’HA RICORDATO PAPA FRANCE SCO DU RANTE L’UDIENZA SVOLTASI NELLA TARDA MATTINADI SABATO 17 DICEMBRE NELLA SALA CLEMENTINA

Cari fratelli e sorelle, buongior no!

Mi rallegro di vivere con voique sto incontro e di poterconoscere meglio la vostra

esperienza di vita comunitaria.Sono rimasto colpito dalle vostre te-stimonianze e vi ringrazio per quelloche avete detto.

Il tempo di Avvento ci aiuta a me -ditare sul mistero del Figlio di Diovenuto nella carne, che con la suanascita ha recato al mondo la lucee la pace. Nel Natale Dio si rivelanon come colui che sta in alto eche domina l’universo, ma comecolui che si abbassa e discende, as -sumendo l’aspetto fragile di unbambino. In questo modo, Dio ciinsegna che non dobbiamo metter-ci al di sopra degli altri, ma chesiamo chiamati ad abbassarci, aservire per amore i più deboli, afarci piccoli con i piccoli. Se Dio,mediante la venuta di suo Figliosulla terra, si è coinvolto con l’uo -mo al punto da farsi come uno dinoi, eccetto il peccato, ne conse -gue che, secondo la parola stessadi Gesù, qualunque cosa avremofat to a uno dei più piccoli l’avremofatta a Lui (cfr.Mt 25, 40ss).Don Zeno Saltini, il vostro fonda tore,aveva capito bene queste cose e, purtra difficoltà e incompren sioni, è an-

dato avanti fidu cioso, con l’obiettivodi portare la buona semente del Van-gelo, an che nei terreni più aridi. E ciè riuscito! La vostra comunità di No-madelfia ne è la prova.Don Zeno si presenta a noi oggi co-me esempio di fedele discepolo diCristo che, ad imitazione del divinoMaestro, si china sulle sofferenzedei più deboli e dei più poveri di -ventando testimone di una ca ritàinesausta. Il suo coraggio e la sua perseve ranzavi siano di guida nel vo stro quotidia-no impegno di far frutti ficare i germidi bene che egli ha abbondantemen-te seminato, ani mato da passioneevangelica e sincero amore allaChiesa. Chi avrà nutrito, vestito, ac-colto uno dei più pove ri tra gli uomi-ni, avrà nutrito, ac colto, amato lostesso Figlio di Dio.Chi al contrario avrà respinto, ri -cacciato, dimenticato uno dei piùpiccoli e deboli, avrà trascu rato Diostesso.

4 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

L’EREDITÀ DI DON ZENOVITA DI FRATERNITÀCOME CHIESE DOMESTICHEL’

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2016

Come dice san Giovanni: «Se non ami iltuo fratello che vedi, come puoi amareDio che non ve di?» (cfr.1 Gv4, 20).Cari fratelli e sorelle, il vostro pa -trimonio spirituale è legato in modospeciale alla vita di frater nità, carat-terizzata in particolare dall’acco-glienza ai bambini e dalla cura tuttaspeciale per gli anziani. Vi incoraggioa dare alla società questo esempio disollecitudine e di tenerezza tantoimportante. I bambini e gli anzianicostruiscono il futuro dei popoli :ibambini, perché por teranno avanti lastoria; gli anzia ni, perché trasmetto-no l’esperien za e la saggezza dellaloro vita. Non stancatevi di col tivaree ali mentare questo dialo go tra lege nerazioni, facendo della fede lavostra stella polare e della Parola diDio la lezione principale da assimi -lare e vivere nella concretezza dellavita quotidiana. Sarete così capaci di imitare sem pre più

la prossimità di Dio agli uomini e con-templare nel volto delle persone piùfragili l’imma gine di Gesù Bambino.A tutti voi auguro un buon cam minoverso il Natale, per giunge re a cele-

brarlo con gioia e pace del cuore. IlSignore vi benedica e la Vergine Ma-dre vi protegga.E vi chiedo, per favore, di pre gare perme. Grazie.

6 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

È stato il popolo di Nomadel fia a presentare al Papa storia e prospettive di una comunità che ha scelto di vivere secondo «la legge della fraternità», proprio come le primecomunità cri stiane.

Il presidente, Francesco, ha spie -gato: «Siamo un piccolo popolo divolontari cattolici che cercano di

realizzare una civiltà nuova fondatasul Vangelo», seguen-do l’originale ispira-zione di don Zeno,che, nel 1931, nellasua prima messa, «hapreso come “figlio”un ra gazzo di di -ciassette anni uscitodal carcere».Sono stati sei testi-moni a dar voce aqueste «famiglie chehan no scelto libera-mente di vivere insie-me», vicino a Grosse-to, «organizzandosecon do il Vangeloun’intera società».Ecco, così, le storiedel le «mamme di vo-

cazione», dell’e sperienza attuale dellechiese do mestiche dove non circola ilde naro e si condivido no i beni, del la-voro «senza pa droni e dipen denti,speculazioni e sfruttamen ti», dellascuola solidale e senza voti e anchedell’espressione arti stica. Avendo co-me riferimento «le comunità descrittenegli Atti degli Apostoli e anche lereducciones dei Gesuiti in Americalatina» ha sottolineato don Ferdinan-do, successore di don Zeno. Fedeleall’insegna mento del fondatore, No-madelfia ha assicurato al Papa cheintende «conservare la caratteristicadi popolo, nel grande popolo di Dioche è la Chiesa cattolica».Ricordando gli incontri e la visita diGiovanni Paolo II, don Ferdinando

ha fatto notare che «le emergenzemigratorie di questi tempi mettonoin evidenza quanto sarebbe benefi-ca la presenza di fa miglie come lanostra», aperte al l’accoglienza deiminori.«Noi — ha detto — crediamo checon questo carisma suscitato dal loSpirito in don Zeno, la Provviden zaabbia voluto contribuire a risve -gliare, nella Chiesa e nel mondo,quel clima fraterno che caratteriz -zò le prime comunità cristiane».Nomadelfia, ha con cluso, resterà«un piccolo seme piantato nelle pe -riferie» che fa crescere «un grannumero di chiese domestiche com -poste di famiglie fraternizzate nel -l’amore di Cristo».

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Non so che valore possanoave re espressioni come “Honotato una luce speciale nello

sguardo di quella per sona” o il com-mento della gente alle Serate di No-

madelfia “i vostri fi gli che danzavanosul palco mi sono parsi straordinaria-mente belli”:Emozioni soggettive?Anche i testi sacri annotano il vol to

luminoso di Mosè disceso dalmonte dopo la teofania. Gesù stesso si trasfigura da-vanti a Pietro, Giacomo e Gio-vanni. La lettura di articoli di-vulgativi sulle neuroscienze miportano ad ipotiz zare chemolti elementi contribui sconoa produrre effetti sull’epi -dermide umana. Nel corpouma no si riscontra unainterconnessio ne perfetta tratutte le parti. Non è da scarta-re l’ipotesi secondo cui vive reuna vita ordinata, in unambien te umano affettiva-mente appagan te e all’internodi un habitat clima tico sano sirifletta anche sulla fi sionomiadella persona.Quando un docente universi-

tario disse a don Zeno che l’attua-zione del progetto di Nomadelfiaavreb be dato origine a un tipo di-verso di persona e di società, eglitrasse im mediatamente questaconclusione: “Era già previsto nelVangelo”.Tra tutti gli scritti di don Zeno,“L’uomo è diverso”, un opuscolo checommenta la pagina del Van gelodelle “beatitudini”, è come il cardi-ne attorno al quale ruota il suo in-segnamento.

In un col loquio notturno conNicode mo, Gesù aveva affermato,senza mezzi termini: “È giunto ilmo mento di rinascere”. Il prototipoper eccel lenza dell’uomo rinato èGesù stes so. Dopo di lui i meglioriusciti sono stati gli apostoli e poi,nel corso dei secoli, una schiera diuo mini e donne che hanno suscita -to ammirazione per il modo di vive-re e operare.Il Concilio Vaticano II ha sanci to, inuno dei più importanti do cumenti(Lumen gentium), che è pia ciuto aDio salvare l’uomo non singolar-mente uno ad uno, ma insieme, co-me popolo.Don Zeno lo aveva intuito negli an-ni giovanili: il cristianesimo è unanuova civiltà e una civiltà è suppor-tata da un popolo. Da al lora il suochiodo fisso fu: “Io comincio a cam-biare civiltà”. Cresce all’interno di un popolo, conuna cultura sua, in questo caso mu-tuata dal Vangelo, e de termina nuovistili di vita.Ed eccoci di nuovo al punto di par-tenza della nostra riflessione: non èdel tutto fuori luogo che alcune per-sone, dotate di partico lare sensibili-tà, riescano ad intra vedere nei trattisomatici dei figli di Nomadelfia chesi esibiscono nelle piazze, qualchetratto carat teristico che colpiscefavorevol mente.Don Zeno ha trasmesso a No -madelfia il compito di proseguire ciòche lui aveva iniziato.

7NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

L’UOMODIVERSOERAPREVISTODAL VANGELO

IO COMINCIOA CAMBIARECIVILTÀ

L’UOMODIVERSOERAPREVISTODAL VANGELO

IO COMINCIOA CAMBIARECIVILTÀ

VISTO DA NOMADELFIA

don Ferdinando

8 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Nel 1972 don Zeno è vittima diun incidente stradale. Nellacon valescenza è assalito

frequente mente da una domanda:“Che ne sarà di Nomadelfia?”.Lo assilla il pensiero di una Nomadelfiaimprecisa, l’avvertimento che gli avevadato un vescovo amico: “Mi raccoman-do non lasci un mostro alla Chiesa”.Riversa i suoi pensieri in una let terache chiama “Vademecum”. Ecco cosavi si legge tra l’altro: “Avete capito

che io viaggio – sia pure con i miei di-fetti che riprovo – su basi dottrinaliinequivoche, su conoscenze della vitadell’unum evangelico, a fon do, finoalle radici del cuore di Cristo, in fun-zione di far scaturire nel mondo la ri-voluzione sociale di Cristo cri stiana ecivile? Ma avete capito l’affermazio-ne di Pio XII, il quale invoca che ilmondo cambi rotta fino a trasformar-si in una civiltà che sia secondo ilcuore di Dio? Questo è stato fin dal

1915, quando varcavo per sempre lasoglia uscendo dalla scuola media Ci-ro Menotti di Carpi”. Decisione ener-gica che si concretizzò sulla viaaperta alla volta di Nomadelfia chedoveva divenire una civiltà secondoil cuore di Dio.

“LE BEATITUDINI” PORTANOALL’UOMO DIVERSO

NELLA PAGINA DEL VANGELODETTA DELLE “BEATITUDINI” RI-CONOSCE DI AVER SCOPER-TO LA CIFRA SEGRETA CHEPORTA ALL’UOMO “DIVERSO”.

A destra: Firenze,1920. Il giova-ne Zeno, soldato di leva nellacaserma del III GenioTelegrafistiSotto: 1927. Zeno, giovane stu-dente di giurisprudenza. Si èlaureato all'Università Cattolica,dove conobbe bene p. Gemelli eArmida Barelli.

A destra: Firenze,1920. Il giova-ne Zeno, soldato di leva nellacaserma del III GenioTelegrafistiSotto: 1927. Zeno, giovane stu-dente di giurisprudenza. Si èlaureato all'Università Cattolica,dove conobbe bene p. Gemelli eArmida Barelli.

A destra: Firenze,1920. Il giova-ne Zeno, soldato di leva nellacaserma del III GenioTelegrafistiSotto: 1927. Zeno, giovane stu-dente di giurisprudenza. Si èlaureato all'Università Cattolica,dove conobbe bene p. Gemelli eArmida Barelli.

Se nella scuola si entra in con tattocon i personaggi che devo no servireda riferimento ideale per la vita,l’adolescente Zeno non trova nellascuola media di Carpi nulla di tuttoquesto.Siamo nel clima della prima guerramondiale. Uomini grandi e degni diessere ricordati nei li bri di scuolasono i vincitori di battaglie dove chiuccide di più viene esaltato. E nel-l’osteria dove gli piaceva andare perascoltare i discorsi dei “grandi”,Zeno sente dire che a sparare, a uc-cidere, a morire dovranno es sereproprio loro.L’acuta sensibilità di cui il ragaz zoZeno è dotato lo porta a non accet-tare tutto questo: “No, l’uo mo nonè così!”. Logicamente la conclusioneche lo porta a rifiu tare la scuolaparve determinata da motivazionimeno nobili. Si sa che l’adolescenzaè soggetta a turbolenze. Con la me-diazione del parroco viene così rag-giunto il compromesso di trasferirsiin canonica, in alternativa allascuo la.È un tempo prezioso per lui. Quellostesso istinto che lo ave va portato alrifiuto ora comincia a condurlo versoaltre scelte. Se leziona altri eroi versocui guar dare.E quando si accorge che quel modotroppo istintivo di procede re potreb-be imprigionarlo in un mondo troppoangusto, ri prende a studiare.Nel 1929 conseguirà la laurea in leg-ge presso l’Univerità Cattolica di Mi-lano. La fisionomia dell’uomo ultra eoltre, ora è in lui meglio de finita. Maspesso ripensa che tutto ha avutoinizio da quello strappo. La storia di Nomadelfia per don Ze-no prende le mosse dal 1915 Nellapagina del Vangelo del le “beatitudi-ni” riconosce di aver scoperto la ci-fra segreta che porta a quel “l’uomoè diverso”.

9NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

L’EMILIA ROMAGNA CON LA SUA ATTENZIONE VERSO I PROBLEMI SOCIA-LI, LE ASPIRAZIONI ALLA GIUSTIZIA, LA FEDE RADICATA NEL POPOLO, HA IN-FLUITO SUL GIOVANE ZENO CHE NON È RIMASTO INDIFFERENTE A TANTOFERMENTO. FIN DALLE BRACCIA DELLA MAMMA HA RESPIRATO IL RISPETTO,L’AMORE PER DIO E PER IL POPOLO.SIAMO GRATI A QUESTA TERRA CHE HA VISTO NASCERE, CRESCERE, CHEHA PLASMATO IL GIOVANE ZENO E HA PARTECIPATO ALLO SVILUPPO DI UNPICCOLO POPOLO. NOMADELFIA PRESENTERÀ UN’ALTRA TAPPA DELLA COMMEDIA MUSICALE“I RAGAZZI DI DON ZENO” PROPRIO A BOLOGNA NELL’APRILE 2017.

COREOGRAFIEPierluigi Grison, Sarah Lewis

LIGHT DESIGNERCesare Bastelli

SCENOGRAFIALeonardo Scarpa

Maestri di scena (RM) - Nomadelfia

COSTUMIFabrizio Onali, Nomadelfia

MUSICHEBruno Baldassarri - Ciro BlasuticRoberto Manuzzi - Attilio Rucano

Zeno Saltini - Stefano TorossiPaolo Vivaldi - Nomadelfia

CANTORoberto Mannucci

INTERPRETI I figli di Nomadelfia

BOLOGNAMERCOLEDÌ 5 APRILE 2017 ore 10:00 - ore 21:00

GIOVEDÌ 6 APRILE 2017 ore 21:00VENERDÌ 7 APRILE 2017 ore 21:00

INGRESSO LIBEROè richiesta

la PRENOTAZIONEsul sito: www.nomadelfia.it

TEATRO IL CELEBRAZIONIVIA SARAGOZZA, 234

CHIESAdi BOLOGNA

rinunciano volentieri anche a un ter-zo del loro stipendio condivi dendo lagioia e i frutti mate riali della loro ri-nuncia con i po veri.Per rendere visibile il perdono cri -stiano, “Oui pour la Vie” opera percoinvolgere gli stessi poveri nella di-stribuzione delle loro po che cose finoa condividere cibo e me dicine anchecon i più bisognosi dei gruppi nemici.Da questo incontro portiamo a casauna grande lezione di vita; pur tratante difficoltà, perdona re e ri -spondere con il bene è la so stanzadel messaggio cristia no. La povertà come scelta è la base perrisolvere le disparità. Chi è po vero èricco di Dio.Per affrontare e trovare soluzio ni alproblema della povertà, della solitu-dine non è sufficien te un aiuto chepiove dall’alto ma un cammino insie-me, met tendosi alla pari. Ecco comedon Zeno ne parla nel libro “L’uomoè di verso” (1955). “ ... mi guarda, mi racconta: raccon-

ta, piange, racconta, continua aguardarmi e pare che pretenda da mela sua solu zione; è forzatamente solo,tra due mi liardi e mezzo di fratelli.Continua a guardarmi, raccon ta. Pareche dica: “Se tu fossi con me non sa-rei più solo, sa remmo in due”. E la miaprima reazione è sempre stata quelladi rispondere a me stesso: “Già, e cosìnon saremmo più uno, ma duedisgra ziati, soli tra due miliardi emezzo di fratelli”.È una pillola troppo amara da ingoia -re. Poi ho deciso e mi sono fatto undi sgraziato come loro: solo con essi,ab bandonato con essi, desolato conessi, reietto con essi in mezzo a duemiliardi e mezzo di fratelli.Non ho visto altra soluzione.Poi? Poi tutto cambia. La vita si ri vela deltutto diversa. Si comin cia a doman-dare a se stessi quale senso ha la vi-ta, quali sono le vere ragioni del vi-vere, la ragio ne di tutte le cose; e si è

Padre Damiano è dal 2013 inLiba no, attualmente è incar-dinato nella diocesi di Jbeil a

circa 37 km a nord di Beirut in unazona in cui una grande povertà si èestesa pro gressivamente a partiredai massa cri del 1976 e in cui laguerra del 2006 tra Israele e Hez -bollah ha poi segnato definitiva -mente l’abbando no della prospet -tiva di un ritorno dei cristiani inquelle terre.L’incontro con padre Damiano, ci haaperto uno sguardo sulla realtà deicristiani in Medio Oriente e sulla lorocultura, oltre a presentar ci la crudarealtà delle persecuzio ni, di cui è te-stimone nella sua Diocesi. Dal 1976

ad oggi i cristia ni da 33.000 sono di-ventati ap pena 2.000.Nonostante questo la comunità cri-stiana si è messa in un atteggia -mento di perdono, accoglien za, mi-sericordia e carità verso i più poveridei poveri, verso i pro fughi della Siriae dell’Iraq, ma anche verso coloroche li perse guitano. In Libano sonooggi pre senti 1,5 milioni di profughisiria ni e gli abi tanti del Libano nonarrivano a 4,5 milioni. Padre Damiano ha fondato una co-munità di volontari, “Oui pour laVie”, in cui sacerdoti e laici si dedi-cano al servizio dei più pove ri.La particolarità di questa comuni tàdi volontari libanesi è che essi stes si

10 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

IncontriIncontriPADRE DAMIANO PUCCINIMISSIONARIO IN LIBANO

Lunedì 14 novembre a Noma delfia di Grosseto abbiamo ospitato padre Damiano Puccini missionario in Libano.

alle prese con le immediate esigenzeumane ad ogni istante, in se stessi enei fratelli; ci si incontra e ci si scon-tra con un mondo caotico; si va allesorgenti dell’esistenza e ci si incon-tra con Cristo, oppure si evade. Farsidei loro non è diventare dei loro,perché essi non sono dei volon tari; èinvece farsi ripetitori di Cristo, èmettersi alla pari con essi nelle loroangustie. (...) Se i poveri accettassero di ri manerepo veri e corressero al l’amore frater-no e camminas sero insieme nella vi-ta, lavo rando insieme, facendosi l’unper l ’al tro, finirebbero per mol -tiplicarsi e cam biare dolce mente ilmondo. La loro leg ge non sarebbepiù l’istinto o il bi sogno immediato,ma l’amore che è la legge supremache Dio impone all’uomo. Dire di noin se stessi a qualsiasi for ma di in-giustizia o di egoismo per es sere i li-beri figli di Dio, signifi ca sfon dare lamuraglia che imprigiona l’uo mo neisoli ti ranni e meschini confini dell’i -stinto, significa incamminare gli uo-mini sulla via della Re denzione, cioèa farsi fratelli in libero amore so -prannaturale.Questo sembra un punto pole mico,in vece, se ben ci pensate, vedreteche non c’è altra stra da. Vi sfido atrovarne un’altra senza piegarvi adessere ciò che non vorreste essere.O quella solu zione o l’evasione; allaquale segue l’il lusione, poi la delu-sione. Quand’ero giova ne chiesi unconsiglio ad un uomo di alta spiri-tualità. Mi ri spose: “Fà quello che

avresti piacere di aver fattoquando, sul letto di morte, tivolterai in dietro a tirare lesomme dalla tua vita terrena,dopo della quale sarai giudi-cato da Dio”. Ma queste sonocose che non si possono im-porre a nes suno. L’uomo habisogno di vederle, di appro-varle in se stesso; poi libera-mente decide di farle o no.Chiunque si farà dei loro, inque sto senso, entrerà a farparte di un mondo di animemolto più nu meroso di quan topossa appari re, di gente chelavora alle radici della vita eche rappresenta in campo so-ciale quello che i glo buli rossirappresentano nel cor po fisi-co: scorrono nella storia del-l’umanità, ap portatrici di vita. So-no la parte positi va del con sorzioumano, sono come l ’u niversalepioggia vivificante che il Pa -dre eterno manda sulla terra“sui giu sti e sugli ingiusti”.Fac ciamoci dei loro in questosenso: ci attende la glo ria, lavita senza tramonto, del laqua le questi po chi giorni dipermanenza sulla ter ra diven-tano preludio santo, gio ia an-che nel dolore”.

Al termine dell’incontro, tra ipre senti, è nato il proposito diinteres sarci di più di ciò chesuc cede ai nostri fratelli cri-stiani sparsi per il mondo. Co-noscere è un atto di amoreperché si pren de consape -volezza che non esi stiamo solonoi ma che ci sono altri. Spesso camminiamo sulle no-tizie che ci propongono i tele-giornali ma non le facciamonostre. Conoscersi vuol dire portareden tro al cuore.

Sefora

11NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Fa’ quello che avresti piacere di aver fatto quando sul letto di morteti volterai indietro a tirar le somme della tua vita terrena.

L’uomo è diverso è un libro scritto dadon Zeno di Nomadelfia nel 1955.Parla delle Beatitudini.È giunto alla decima edizione.

L’uomo è diverso è un libro scritto dadon Zeno di Nomadelfia nel 1955.Parla delle Beatitudini.È giunto alla decima edizione.

È uscito per le Edizioni Cantagalli diSiena un nuovo libro di Remo Rinaldi,che approfondisce il tema dei movi-menti politici tentati dal fondatore diNomadelfia.

È uscito per le Edizioni Cantagalli diSiena un nuovo libro di Remo Rinaldi,che approfondisce il tema dei movi-menti politici tentati dal fondatore diNomadelfia.

L’iniziativa, organizzata in occasione del centenario della na-scita del Servo di Maria, ha coinvolto numerosi testimonidella storia, tra i quali Raniero La Valle, Ermes Ronchi e Ma-

riangela Maraviglia, alla quale si deve la pubblicazione della primabiografia completa di Turoldo. L’intento del convegno è stato nontanto quello di ricordare il passato, bensì di fornire una chiave dilettura ed uno slancio verso il futuro! Nomadelfia è stata invitataa partecipare ad una tavola rotonda dal titolo “Dalla parte degliultimi per un’economia di comunione”. La sua testimonianza inquesto contesto si è presentata come segno di speranza e provadel fatto che le ispirazioni non muoiono, bensì portano la vita.Il profondo rapporto tra Padre David e don Zeno nacque da un in-contro piuttosto singolare. Era il maggio 1948. Padre David si tro-vava a Carpi. Spesso aveva sentito parlare di questo prete fuori dalcomune; “molti preti – racconta – mi parlavano di lui come di unuomo pericoloso o, comunque, esagerato: un folle utopista dal qua-le era bene guardarsi”. Inoltre gli capitò a Carpi di leggere unascritta sui muri: “Abbasso i preti meno don Zeno”. Poi c’era un sim-bolo che incuriosiva molto il Servo di Maria ed era il campo di pri-gionia di Fossoli, che era stato trasformato da don Zeno e dai No-madelfi in una città della fraternità.“Lo trovai che lavorava in mezzo al fango del campo” – racconta pa-dre David. Dopo i convenevoli di presentazione don Zeno gli disse:

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PROFETAE POETA DI TEMPI NUOVIPROFETAE POETA DI TEMPI NUOVI

P. DAVID MARIA TUROLDO

Venerdì 18 e sabato 19 novem bre 2016 il Centro Culturale delle Gra zie di Udi ne ha ospi -tato il convegno di studio “Pa dre David Maria Turoldo. Poe ta e pro feta di tempi nuovi”.

Milano novembre 1949. Don Zeno parla al Lirico, presentato dall'allora sindaco Greppi. Foto di Federico Patellani.

Sotto: Fasano (BR), 1 agosto 1983. Padre David parla in una serata di Nomadelfia

13NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

“Guarda, io al cristianesimo di parolenon ci credo, bisogna fare i fatti”. “Co-minciammo subito a discorrere dellasua esperienza; essa destò in me unagrandissima impressione, poiché an-ch’io a quel tempo ero alla ricerca diuna proposta del genere. [Don Zeno in-fatti] non si limitava a raccogliere lebriciole che da sempre cadono dalla ta-vola del ricco Epulone – anche se lui e isuoi figli erano affamati, sempre moltoaffamati – ma pretendeva che si divi-desse tutto il pane. Erano le regole delgioco che [secondo don Zeno] doveva-no essere rimesse in discussione”. L’in-contro con don Zeno sconvolse la vita

di padre David e da quel momento eb-be inizio il suo impegno nei confrontidi Nomadelfia. “Ricordati – gli dicevadon Zeno – che quando si condivideun’opera la si condivide fino in fondo,non si può stare a guardare e basta”.Così padre David si coinvolse piena-mente nella vicenda di don Zeno ecominciò a portare molte persone avisitare Nomadelfia, che in quel tem-po si trovava a Fossoli di Carpi. Inparticolare, un gruppo di personeerano rimaste particolarmente colpiteda Nomadelfia e nel maggio del 1949vi si recarono sotto l’impulso dellaContessa Maria Giovanna Pirelli.

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Milano 13 novembre 1949. Il card. Schuster (nella foto con don Zeno, durante la ce-rimonia) consegna alle mamme di Nomadelfia 40 nuovi figli provenienti in gran par-te dal "Beccaria". "Queste cattedrali, questi paramenti sacri sono cornice... Noma-delfia è il ritorno dei cristiani allo spirito del santo Vangelo. (Card. Schuster)"Milano 1949. Riunione del Comitato Milanese per Nomadelfia alla Corsia dei Servi.Sotto: Milano, 25 marzo 1969. Don Zeno riceve da padre David il premio dell’Angelo.

“Questo incontro fu molto toc-cante” e prima di lasciare No-madelfia diverse persone dellacomitiva, in gran parte bene-

stanti della Milano di allora, lasciaro-no i loro gioielli a Nomadelfia comesegno di approvazione di quest’opera.Da questo viaggio ebbe inizio l’espe-rienza di un comitato a favore di No-madelfia (Amici di Nomadelfia), ilquale si proponeva di raccogliereaiuti per la città di don Zeno. Il co-mitato inizia da subito a promuoverevarie iniziative. La più importante èsenza dubbio la Settimana a favoredi Nomadelfia: “Effettivamente èstata una cosa grande e Milano ha ri-sposto come nessuno poteva immagi-nare, ha risposto con il famoso incon-tro nel Duomo di Milano dove c’erano30.000 persone. […] Fu allora che ilCardinale Schuster, [affidando 36 fi-gli abbandonati alle famiglie di No-madelfia], disse questa famosa frase:“Questo è Vangelo, tutto il resto ècornice”, perché Nomadelfia dimo-strava con i fatti che il cristianesimonon è un’utopia.Il collegamento con la Contessa Pirellifu molto importante per Nomadelfia,in quanto fu proprio lei che nel 1949donò a don Zeno una tenuta in Ma-remma, dove Nomadelfia si trasferìnegli anni ‘50 e dove tuttora vive.Perché l’incontro con don Zeno

aveva suscitato tanto entusiasmo inuna persona come padre Davide?“Chi dice Nomadelfia dice Vangelo edice che il Vangelo è possibile”. Eglivedeva in Nomadelfia una propostarivoluzionaria, una possibilità concre-ta di riforma radicale non solo perl’Ordine dei Servi di Maria, ma ancheper la Chiesa. Nel 1949 sette Servi diMaria, senza il consenso dei superiori,si recarono a Nomadelfia; per quantopadre David sostenesse le stesse idee,non condivise mai il modo in cui que-sti fratelli si staccarono in qualchemodo dall’ordine. L’impegno di PadreDavid nei confronti con Nomadelfiagli riservò non poche sorprese;nel momento in cui don Zenonel 1952 viene allontanato daNomadelfia, padre David vieneinfatti allontanato da Milano.Tutto ciò non gli ha impedito,anche in punto di morte, diconsiderare l’incontro con No-madelfia “opera della DivinaProvvidenza”.Nel 1986 a Milano alla presen-za dei Nomadelfi, è proprio luistesso a spiegare le ragioni ditanta sofferenza: “Non vogliodire altro, ringrazio soltanto gliamici, ricorderò soltanto don

Zeno. Quante speranze equante lacrime. Avevanopaura che facessimo unmovimento politico, inve-ce era semplicementeVangelo. Ci avevano fer-mato, però ci avevanofermato per poter marciresotto terra affinché nascala spiga. Io spero che datante sofferenze nascanon soltanto una spiga,quella di Nomadelfia, manascano tante spighe dicui il mondo ha bisogno,perché altrimenti sarà undeserto”.

La responsabilità di Nomadelfiadunque non è piccola. Alla lucedella storia forse il nostro compitoè proprio quello di dimostrare cheper essere fratelli è necessario pri-ma di tutto farsi poveri, per viverequella povertà che non è condanna,ma scelta di vita, una povertà nonfine a se stessa, ma una povertàche sa aprirsi alla condivisione.Perché se per giustizia intendiamoil “dare a ciascuno il suo”, allora ègiustizia anche non dotarsi di ciòche non è necessario per vivere.

Susanna di Nomadelfia

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Fossoli (MO), 1949. Maria Giovanna Pirelli in visita a Nomadelfia di Fossoli.

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Sotto il Monte (BG), 23 aprile 1989. Padre David.

Organizzato dal Comune diMiran dola, in collaborazionecon Noma delfia, con il contri-

buto della Fon dazione Cassa di Ri -sparmio di Mi randola e il patro ciniodella Regio ne Emilia Ro magna, ilconvegno è stata un’occasione di ri-cerca e va lorizzazione sulla figura didon Zeno e altre figure importanti disacerdoti che hanno portato lettureoriginali della missione della Chie sa.Il Sindaco di Mirandola, MainoBenatti, nell’introdurre il conve gnoha messo in luce come la sua am -ministrazione ha pensato di valo -rizzare la figura di persone creative elaboriose, intrapren denti ma allostesso tempo indi pendenti e di gran-de umanità. “L’Emilia è una terrà fertile per co -struire e far crescere idee, dove l’uo-mo è al centro di queste idee. DonZeno è un personaggio che forse piùdi altri ha costruito la cul tura sociale,la cultura dei rap porti tra le persone.Queste perso ne de vono essere unpunto di riferimen to e le loro ideedevono essere par ti fondamentalidella nostra identi tà. Idee aperte alnuovo, aperte al l’altro.L’identità, la cultura e la storia di unacomunità è importante quan do serveal confronto con gli altri, quando ci simisura sapendo di ri spettare gli altri”.Don Zeno però non è stato un perso-naggio isolato, il ‘900 ha vi sto altrenotevoli personalità sacerdo tali ita-liane, tra queste sono stati ricordatidon Lorenzo Mila ni, don Alberto Al-tana, don Giovan ni Rossi, padre Da-vid Ma ria Turol do, don Dino Torreg -giani, don Giuseppe Sandri e padreGiovanni Van nucci.

Sono intervenuti: Don Maurilio Gua-sco (“Preti fuori dagli sche mi: DonZeno di Nomadelfia”), segui to da Fe-derico Ruozzi (“Pare pro prio che nellaChiesa di Dio sia se veramente proibi-to cre dere in Dio. Don Lorenzo Mi lanie la Chiesa fiorentina”), Giu lia Grossi(“Don Alberto Altana e il popolo sin-to”), Massimo To schi (“Don GiovanniRossi: un organizzatore di Dio”), Enri -co Galavotti (“La Chiesa serva di DonDino Torreggiani”), Fa bio Milana(“Uno che amava Gesù. (Don) Giusep-pe Sandri. A pro posito dell’inchiestadi “Comuni tà” su Nomadelfia”) e Ric-cardo Saccenti (“Il so-gno di santità e l’impo-sizione del chio stro:Gio vanni Vannucci el’e sperienza di Noma-delfia”). I preti che hanno cerca-to di pas sare dalle pa-role ai fatti per met terein pratica il Vangeloche an nunciano sonostati molti e spes so, peri contemporanei, pas -sano per pazzi.

Noi abbiamo bisogno di queste fi-gure eversive. La Chiesa è portatrice di semi cheaprano prospettive nella storia.L’apertura ha dei rischi ma an chedelle straordinarie opportu nità. Quello di don Zeno e di tanti al tri sa-cerdoti è un messaggio di follia pro-fetica che significa apertura alle pos-sibilità. Ancora oggi è un messaggioche conqui sta perché è un messaggionon solo di fede e di religiosità, mache può anche parlare ad una sensi-bilità più generalmen te umana.

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15NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

DON ZENO E I MATTI DI DIOIN SANTITÀ OSTINATA E CONTRARIA

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Sabato 26 novembre si è svolto a Mi randola, il convegno “In santità osti nata e contraria. Don Zeno e i “matti di Dio”.

Mirandola (MO), 26 novembre 2016, don Maurilio Guasco.

16 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

GITA SCOLASTICA

LE SORPRESE DI NAPOLI E DINTORNI

Il tecnico solleva il coperchio delcontenitore di azoto liquido, tralo stupore dei ragazzi. Una volu ta

di vapore fuoriesce. La nostra guidaestrae, con un guanto, i campionicriocongela ti a -196 ° C. Siamo aPozzuoli NA presso il TIGEM (Tele-thon Institute of Genetics and Medi -cine). Qui si cercano terapie e cureper malat tie genetiche rare. Un Isti-tuto di ricerca d’ec cellenza non sol-tanto in Italia ma nel mondo. Prose -

guiamo la visita nel laboratorio, tra iricercatori intrattenendoci con loro.Rispondono cordial mente alle nostredomande. No tiamo che è gente che siprodiga per curare persone da malat-tie, che sfidano la scienza obbligan doad una ricerca ai limiti della cono-scenza. È solamente un piccolo tassello dellagita scolastica fatta a Napoli dal 26novembre al 2 dicembre as sieme aifigli di secondo supe riore. Una setti-mana piena di sor prese in questa ter-ra ricca di cul tura, storia e gente ca-pace di apri re il cuore e case, per do-nare una accoglienza unica. Ospitatiinfatti dalle famiglie della parrocchiaS. Maria delle Grazie di Caravita a

Napoli, abbia mo vissuto con que stacomunità dei momenti di fra ternitàrivitaliz zando una amici zia che duraormai da molti anni. Le famiglie han-no accolto i nostri figli con infinitepremure proprio nei giorni di ini ziodell’Avvento. Grazie a questa ospitalità abbia mopotuto visitare Napoli, veden do que-sta grande città sotto diver se luci eaccompagnati da perso ne che ci han-no aiutati a scoprir ne le caratteristi-che uniche, ad aprire lo sguardo sulpassato e sul presente, incontrandorealtà di volontariato e grandi testi-moni del presente.Come Padre Alex Zanotelli incon -trato, in una semplicità disar mante,

UNA REGIONE RICCA DI CULTURA TRA GENTECAPACE DI APRIRE IL CUORE E LE CASE PER ACCOGLIERE

17NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

presso la basilica di Santa Mariadella Sanità nell’omonimo quartie re.Padre Alex ha aiutato i nostri fi gli aleggere il mondo presente par tendoproprio dalla situazione lo cale.Un’ora e mezza tutta da me ditare,dove il padre comboniano, ha parla-to ai nostri figli come un nonnosaggio. Zanotelli ha definito la si-tuazione globale un “sistema dimorte” a cui occorre rispondereconsapevolmente con una non-vio-lenza attiva che presuppone unnuovo tenore di vita per tutti, in -telligenza e volontà anche nell’u -nirsi per portare avanti la vera giu -stizia. Secondo Padre Alex l’inca -pacità di tradurre il Vangelo nelquotidiano sta portando il mondo alcollasso. Occorre allora “resistere aquesto sistema e cambiarlo”. I ra-gazzi hanno potuto raccoglieredall’incontro una sintesi efficace diciò che sta succedendo al mondo einterrogarsi sul proprio ruolo nellasocietà anche alla luce dei veri va-lori del Vangelo.Dopo l’incontro con Padre Alex ab-biamo dedicato l’intera giorna ta allavisita del rione Sanità quar tiere pe-riferico e tribolato del ca poluogopartenopeo. Personal mente sono ri-masto colpito dai tanti semi di bel-lezza che abbia mo trovato tra le mi-serie del quartiere. Bellezza prima ditutto nell’impegno delle perso ne,nelle associazioni che offro nooppor tunità ai giovani, nei giovaniche decidono di non ar rendersiall ’as senza delle istitu zioni evalorizza no il bello del territorio.Bellezza infine nella ricchezza stori-co-cul turale del quartiere. Abbiamopo tuto visi tare molto del quartiereaccom pagnati da Pasquale Ca lemme,presidente della Fonda zione SanGennaro, che ha volu to ac -compagnarci evidenziando le dueprincipali facce della città. Dopo unbreve spostamento in metrò eccociinfatti passare dal rione Sanità alla

“Napoli bene” con le luminarie, i ne-gozi e galle rie dove la vita scorrefreneti ca e tutti sembrano ignorarechi sta intorno.Durante la gita abbiamo visto il sitoarcheologico di Pompei, la costieraamalfitana, siamo tor nati a Napoliper una visita più detta gliata allacittà storica ini ziando dalla visita al-la Catte drale che cu stodisce le reli-quie di San Gen naro. Accompagnatida don Mo desto Bravaccino ab biamo

potu to visitare il Centro Missionariodiocesano e fare un bel giro, a misu-ra dei ragazzi, visitando i monumentiprinci pali della Na poli storica.Abbiamo voluto approfondire anchealcune problematiche del territorioed incontrare persone che si impe-gnano quotidiana mente per restitui-re dignità, per costruire strade di le-galità e giu stizia.In quest’ottica abbiamo visitato unbene confiscato alla camorra a Casaldi Principe, e incontrato persone checi hanno raccontato la lotta per di-fendere il territo rio dall’inquinamen-to che avve lena e uccide ad Ercola-no. L’in contro ci ha portato a riflet-tere e in quadrare i problemi senza ilfil tro dei me dia, ed è stata un’au -tentica scuola di vita. La visita, a Casal di Principe, alla“Casa don Diana”, ha per messo diapprofondire il lavoro di chi si oppo-

ne alla malavita e ri flettere sul sacri-ficio di tante per sone vit time inno-centi della cri minalità organizzata.Portere mo nel nostro cuore le storie,i racconti, le esperienze, i volti diquanti ab biamo incontrato e soprat-tutto le parole profeti che che abbia-mo udito. Come quelle di don MarcoRicci, sacer dote da tempo impegnatoper pro teggere i cittadini e il territo -rio dai veleni che ancora oggi violen-tano il ter ritorio, che ci ha incorag-

giato a non avere paura di nullaquando si è nella verità.Una gita intensa dove non è man -cata la pizza e la festa con le fami -glie e qualche amico speciale cheabbiamo incontrato lungo il per -corso. Penso a Padre Bernardo Bla-sich, amico fraterno di Noma delfia, ealla bella serata che ci ha offerto aPortici.Dopo il saluto alle famiglie di Ca -ravita e la visita al Museo del Tre nodi Pietrarsa, dove si cele brava lagiornata dedicata alla di sabilità, sia -mo rientrati a Noma delfia venerdì 2dicembre, con tenti di questo pe riodoricco di in contri e di stimoli. Una gita che ci obbligherà all’ap -profondimento e alla riflessione eche rimarrà tappa indelebile neinostri figli.

Zeno S. di Nomadelfia

Nei giorni 8 e 9 Dicembre ab-biamo avuto la gioia diospita re a Nomadelfia Adria-

no Sel la, coordinatore della “ReteInter diocesana dei Nuovi Stili di Vi-ta”. La rete è una realtà com posta di83 diocesi che, unendo le varie espe-rienze e conoscen ze, si propone dipromuovere un movimento del popo-lo di Dio sui Nuovi Stili di Vita nellaChie sa e nella Società. L’attenzioneprimaria è rivolta alla cura e cu -stodia del Creato con tutte le suecreature. Nuovi stili di vita risulta noessere quindi quegli “stru menti chela gente comune ha nel le pro priemani per poter cambiare la vita...mediante azio ni e scelte quotidianeche rendono possibili cambiamenti,

partendo da un livello personale perpassare ne cessariamente a quellocomunitario fino a raggiungere i ver-tici del si stema socio-economico epolitico verso mutazioni strutturaliglobali”. Si tratta quindi di un mo -vimento dal basso che mira a pro -durre effetti globali a partire dasemplici scelte quotidiane quali adesempio una giusta gestione dei ri -fiuti, l’uso dei mezzi pubblici ri spettoa quelli privati, una infor mazionegiusta sulle politiche eco nomichemondiali, i prodotti a km zero, l’at-tenzione alla filiera pro duttiva dellamerce che ogni gior no ci capita frale mani. L’occasione dell’incontro è stata lapreparazione al Natale in uno spi ritodi attenzione al Creato e alla sobrie-tà. Adriano ha incon trato separata-mente gli adulti e i ragazzi dellascuola.Con i ragazzi è stata svolta un’atti -vità laboratoriale incentrata sul -l’importanza di un uso parsimo niosodelle cose con cui abbiamo a chefare tutti i giorni. Una di que ste è

l’acqua, con la quale ab biamo uncontatto ed un uso di retto pra -ticamente tutto il giorno, a partireda quella che beviamo fino ad arri -vare a quella necessa ria per fare ilcemento. Risulta quindi essenzialeun uso giusto e morigerato di que -sta risorsa, ri cordando che moltepersone non ne hanno accesso evengono fatte guerre per accapar -rarsene il controllo. L’incontro con gli adulti ha inveceavuto come titolo “Educar si ai NuoviStili di Vita alla luce della Laudatosii”. Si è incentrato sulla necessità ditro vare motiva zioni alla base del no-stro agire per costruire un mondo piùgiusto. L’enciclica del Papa pone inrilievo lo stret to legame tra povertà ede grado ambientale e ci invita ad“ascol tare tanto il grido della ter raquanto quello dei poveri”. Ma bisogna ascoltarlo con un impe-gno rea le. Dall’inizio dell’anno ad og-gi, sono più di duecento i migrantimorti nel tentati vo di arrivare in Ita-lia via mare; nel mondo più di un mi-liardo di persone vivono con meno di1,25 dollari al giorno e una personasu 9 soffre la fame; 63 persone han-no ricchezza pari a quella di metàdella popolazio ne mondiale. Una vol-ta arrivati alla consa pevolezza chequesto si stema economico-finanzia-rio uccide bisogna impe gnarsi percambiarlo ed arrivare a gesti con -creti. Nell’enciclica “Laudato sii”, 35volte c’è la ri chiesta esplicita di nuo-vi stili di vita. “Ogni aspira zione acura re e migliorare il mondo ri chiededi cambiare profondamente gli stili divita, i modelli di pro duzione e di con-sumo, le strut ture consolidate di po-tere che oggi reggono le società” (LS5). L’enciclica propone “movimen tidi boicottaggio da parte deiconsuma tori” (LS 203) e gesti con-creti “come evitare l’uso di materialeplastico o di carta, ri durre il consumodi acqua, dif ferenziare i rifiuti, cuci-nare solo quanto ragionevolmente si

18 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Adriano Sella

NUOVI STILIDI VITAPER LA CURAE LA CUSTODIADEL CREATOL’incontro con il coordinatoredella rete interdiocesana dei Nuovi Stili di vita nella Chiesa e nella Società. Nell’enciclica “Laudato si” si chiede una svolta radicale dai vecchi stili di vita.

Il 3 dicembre 2016, è iniziato a

Roma un ciclo di incontri di ap-

profondimento del Centro

Studi di Nomadelfia. Abbiamo

ospitato il professor Tonino Can-

telmi, psichiatra e psicoterapeuta

che si occupa da molto tempo del-

l’impatto della tecnologia digitale

sulla mente umana. L’incontro, ha

avuto come focus il tema dell’ac-

coglienza nell’era digitale. Il pro-

fessore ha messo in evidenza co-

me la socializzazione virtuale ab-

bia cambiato radicalmente la rela-

zione interpersonale soprattutto

sul piano emotivo e affettivo. La

vera rivoluzione digitale riguarda

in particolare la cosiddetta tecno-

mediazione della comunicazione,

ovvero una relazione sempre più

mediata dai mezzi digitali. Questo

ha prodotto una serie di conse-

guenze che oggi risultano allar-

manti e ci costringono a riflettere

sugli strumenti che usiamo, che

diamo ai nostri figli e sulle scelte

educative. In una relazione conti-

nuamente mediata dalla tecnologia

vengono a meno degli aspetti fon-

damentali del contatto umano:

guardarsi negli occhi, sentire e

comprendere l’altro. Com’è possi-

bile parlare di accoglienza? Que-

sta nuova forma di comunicazione

ci rende felici? Il bisogno di una

relazione autentica è una necessità

irriducibilmente presente nell’es-

sere umano che non può essere so-

stituita da una condivisione imme-

diata di cose ed esperienze tecno-

mediate. Grazie alla collaboratrice

dottoressa Giorgia Vinci, abbiamo

inoltre approfondito la teoria

dell’attaccamento per cui l’intera-

zione che si stabilisce tra il bambi-

no e la sua figura di riferimento

nei primi mesi di vita è determi-

nante per la personalità e le moda-

lità di rapportarsi alla realtà. Ab-

biamo analizzato insieme anche il

modello familiare di Nomadelfia

che senz’altro è singolare perché

“fondato sulla maternità e paterni-

tà plurima e condivisa”. Questa

peculiarità rende possibile “la for-

mazione di bambini sereni e sicu-

ri, perché sempre circondati da at-

tenzioni di mamme e babbi che

garantiscono a ciascuno di loro

presenza e attenzione costante”.

Un modello quindi che si propone

di sviluppare quel senso di sicu-

rezza e autonomia “per la edifica-

zione di una personalità equilibra-

ta e accogliente”.

Maria Ma.

potrà man giare, trattare con cura glialtri esseri viventi, utilizzare il tra-sporto pubblico o condividere un me-desimo veicolo tra varie persone,piantare alberi, spegnere le luci inuti-li, e così via. (LS 211)”In contrapposizione al “consumismoossessivo”, il Papa pone la sobrietàcome ri scoperta dell’essenzialitàdella vita: “la so brietà, vissuta conlibertà e consapevo lezza, è li berante.Non è meno vita, non è bassa inten-sità…” (LS 230). La sobrietà “produ-ce uno stile di vita equilibrato” .Adriano ci ha mostra to come i nuovistili di vita si tra ducono in nuovirapporti con le cose: dando ad esseil giusto valo re in uno spirito digiusti zia; con le persone, recuperan -do la ric chezza delle relazioni uma-ne; con la terra, dono di Dio: atten -zione alla raccolta differenziata, alrisparmio ener getico; con la mon-dialità: gli al tri, i poveri, non sonouna mi naccia ma il luogo in cuiincon tro Cristo. Tutto questo è pos-sibi le con una conversioneintimamen te legata all’incontro conGesù in quanto “vivere la voca zionedi essere custodi dell’o pera di Dio èparte essen ziale di un’esistenza vir-tuosa, non co stituisce qualcosa diopzio nale e nem meno un aspetto se -condario dell’espe rienza cri stiana”.(LS 217) Questi incontri ci hannoaiutato a crescere nella cono scenzae prendere più coscienza dei proble-mi globali che saran no la base diriflessioni comuni su come miglio-rarci nel rispetto del Creato e nel-l’attenzione al fratello. Come No-madelfi sia mo su questa linea, pro-ponendo al mondo una società di-versa dove l’interesse non sia lamolla dell’a gire e la fraternità fra gliuomini sia la base del rapporti uma-ni. Noi crediamo che un mondonuovo sia possibile e vogliamo testi-moniarlo con la nostra vita.

Damiano di Nomadelfia

19NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

ACCOGLIERENELL’ERA DIGITALE

ACCOGLIERENELL’ERA DIGITALE

ACCOGLIERENELL’ERA DIGITALE

20 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Era il 22 gennaio 1933. Quellado menica mattina presto, il Ve -scovo di Carpi mons. Pranzini

arriva a S. Giacomo Roncole. È ve-nuto a trovare don Zeno e a vederecon i suoi occhi quello che tutti glirac contano: che a S. Giacomo Ronco -le ormai c’è una mezza rivoluzio ne.La vitalità che avvolge la canoni ca loimpressiona. Don Zeno lo fa accomodare nel suostudio e gli presenta le per sone chevengono a salutar lo. Mons. Pranzini accoglie tutti, chiac-chiera, ascolta, osserva.La sera, in teatro, benedice e inau -gura l’impianto del cinema parlato.Viene accolto da un ap plauso scro -sciante e sente il pro fumo della fa -miglia che vive at torno a don Zeno:“Ho notato che cattolici e non catto-lici, cri stiani e non cristia ni, di qual-siasi corrente, per tutti il sacerdote èil centro, perché vi rappresenta Dio,Padre di tutti”.Più tardi dirà a don Zeno: “Ah, guar-da che è una cosa grande questa.Qui c’è tutto il popolo, ed è libero, sisente libero, si sen te rispettato; tunon fai pressione in nessun campo eperò vivono”.Quello stesso anno, grazie all’in -tervento deciso di mons. Pranzi ni,venne acquistato da don Zeno il “Ca-sinone”, un grande palazzo a tre pia-ni proprio di fronte alla chiesa, che

diventa subito il cuore delle attivitàdel paese.Così sotto le cure premurose del Ve-scovo si sviluppa Nomadelfia, “nelpopolo e per il popolo, come fermen-to di rivoluzione pa cifica e non vio-lenta dei rapporti umani e della vitareligiosa e so ciale”.Oggi sono passati 84 anni, quel pic-colo germoglio fragrante che avevariempito il Vescovo di me raviglia edentusiasmo è cresciu to, si è sviluppa-to e come ogni anno il 22 gennaiocommemora la festa di Nomadelfia. In questa ricor-renza, percelebra re la vi-talità che anco-ra anima e si ir -radia da questopopolo, sonostati battezzati5 bambini: Giu-lio, Irene, Davi-de, Celeste eGiosuè, e sonostati presentati

alla Comu nità 3 nuovi postulanti:Mattia, Gionata e Sonia. Segno che ilSi gnore man tiene viva Nomadelfia eche la sua proposta continua ad af-fascinare.Il 22 gennaio è l’occasione per ri -cordare a noi stessi che Noma delfiaè parte della famiglia di Dio, nellaquale ognuno è accol to, sor retto,confortato e attra verso la quale cia-scuno di noi deve respira re la libertàgioiosa e soprannatura le dei liberi fi-gli di Dio.

Ester di Nomadelfia

22 GENNAIO

Nomadelfiain festa

21NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Sono passati 70 anni da quandoil 19 maggio 1947 i Nomadelfi,guidati da don Zeno, occuparo -

no pacificamente l’ex campo di con-centramento di Fossoli per farne laloro città: Nomadelfia. In questa ma-niera salvarono gli edifici, trasfor-mandoli in abita zioni per le famigliedi Nomadel fia. Arrivarono ad essere1150 persone. Uno dei primi atti fu l’abbatti mentodel muro di cinta e del filo spinatoche divideva quel luogo di prigioniadal resto del territorio. I bambini, iragazzi e gli adulti insieme fecerocrollare le mura. Si trattava di un ra-dicale cambiamento di destinazioned’uso, che Nomadelfia evidenziò inun manifesto: dalla legge della fore-sta alla legge della fraternità.Da sempre l’uomo, per paura del-l’altro e perciò per difendersi, hainnalzato delle mura. Molte sonoammirate anche oggi: dalla Mura-glia cinese alle mura di mol te cittàmedievali, ecc.

Nel secondo dopoguerra si è in -nalzato il Muro di Berlino e si è fattofesta nel mondo per il suo abbatti-mento nel 1989. In questi anni dopo il 2000 ve diamoche si innalzano nuovi muri, aumenta-no le barriere tra i popoli. Si ha paural’uno dell’al tro. Forse e soprattuttonon si vuole condividere con l’altro? È possibile nel mondo di oggi indivi-duare strade alternative?Non esiste “la terra senza male”, né lasoluzione che elimini tutti i problemi. Tante persone dal cuore univer salesono state vittime di coloro ai qualiavevano aperto la porta. Anche S.Giovanni Paolo II ha pagato un prez-zo, rischiando la morte per l’attenta-to, per il suo vivere su quanto avevaannunciato: “Non abbiate paura.Aprite, anzi spalancate le porte aCristo”. Allora è sempre più prudente e si curotenere chiuse le porte, alzare i muri?

I muri, le porte chiuse spesso ci dan-no l’idea di aver risolto il pro blema,ma anche oggi come in pas sato nes-sun muro è invalicabile, nessuna por-ta chiude al di fuori tutti i pericoli.Oggi i problemi possono entrare incasa da Internet con gli hacker, dal-l’aria (è rimasto famoso il disa stro diChernobyl), ecc.La storia di Nomadelfia ha dimo -strato che la più grande sicurezza ècontare sull’aiuto del fratello.I figli di nessuno, gli “scartini” ac colticome figli da Nomadelfia a Fossoliebbero il pane dalla condi visione ditanta gente di quelle zone e anchelontana. Da questi fi gli è nato il ten-tativo di creare in piccolo una socie-tà solidale e fra terna.

1947 - 2017MURI CHE SI ABBATTONOE MURI CHE SI INNALZANO

IN QUESTI ANNIVEDIAMO CHE SI INNALZANO NUOVI MURI PERCHÉ SI HA PAURA DELL’ALTRO!

LA STORIA DI NOMADELFIAHA DIMOSTRATO CHE LA PIÙ GRANDE SICUREZZA È CONTARE SULL’AIUTO

DEI FRATELLI

Fossoli (MO), 1948. A Nomadelfia sibuttano giù i muri del campo di con-centramento.

22 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Anche al giorno d’oggi il rispettodelle esigenze primarie di ogni uo-mo è senza dubbio un passo fonda-mentale da fare. Sarebbe uti le po-terlo fare nei loro paesi d’ori gine,ma non sempre è possibile. Gli im-pegni degl i organismi inter -nazionali si sono rivelati spesso so -lamente buone intenzioni. Di fron teagli esodi biblici di milioni di per-sone in cerca di una nuova vita, cisentiamo impotenti e incapaci dipoter dare delle risposte. Cosa pos-siamo fare noi?Possiamo cominciare col cercare dicondividere quello che abbiamo. So-no nostri fratelli e Dio è Padre di tut-ti. Non possiamo voltarci dal l’altraparte. I piccoli gesti di frater nità conuno sguardo accogliente cambianogià il clima.

Poi bisogna cercare di conoscere lepersone, perché oggi abbiamo un Pa-pa che è discendente di emi grantiitaliani, anche se fra questi nonmancano alcuni mafiosi.I problemi sono complessi e non pos-siamo pensare di rendere tut to facilee semplice, ma un gran de camminoinizia con pochi e piccoli passi. Comeun muro crolla creando delle fessuree ini ziando ad aprire una breccia. Tanti muri sono caduti, tanti sono di-ventati attrazioni turisti che… se ilnostro cuore cambia, anche tutto ilresto cambierà vol to. Ancora di piùoggi per noi cri stiani è necessarioguardare la Storia con l’ideale dellafraternità, perché è l’essenza dellavita cri stiana. E contro la paura aprealla speranza.

Francesco di Nomadelfia

COME UN MURO CROLLA CREANDO DELLE FESSURE... INIZIA COSÌ AD APRIRE UNA BRECCIA.

NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA 23

24 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Nomadelfia, 4 marzo 1962, omelia di don Zeno a una S. Mes sa

Figuratevi adesso di non aversentito parlare della crocifissio-ne e della morte di Cristo, e,

come gli Apostoli e i discepoli fostestati chiamati da Gesù a viaggia recon Lui, a vivere il suo tempo, daquando cominciò la sua pre dicazione,e a seguirlo. Immagi nate di vedereanche voi questa figura, questo Uo-mo-Dio che parla, fa miracoli, rac-conta delle cose che nessuno ha mairaccon tato, parla con una forza, dicedelle cose che nessuno ha mai dette!E poi, a un certo momen to, che vi di-cesse: “Guardate che io sarò preso,condannato!”. Come?!Questi Apostoli sono rimasti così, sen-za parola, non hanno capito niente.Dice il Vangelo: non capivano questolinguaggio.“Lui che è figlio di Dio, padrone delmondo, adesso si la scia prendere daisuoi nemici, e si lascia crocifiggere, silascia di struggere!” Provate a pensa redi essere lì, seguaci di Gesù, e trovar-si a un bel momento, quando tuttopareva che fosse un trionfo, a un cer-to momento invece...!Qui parla che i suoi nemici lo pren-dono! Ma come?

Si saranno domandati gli Apo stoli:“Ma perché lo mettono in croce, checosa ha fatto di male, perché lo de-vono condannare?”. Ma per ché l’hanno messo in croce,ma perché l’han no condannato, cosaha fatto?È una domanda che dobbiamo far ci,ed è oggetto di una meditazione pro-fonda che si deve fare. Perché Gesùgià prediceva..., perché dove va anda-re a finire così? Invece d’andare inpiazza a Gerusalemme, essere accoltoda tutti, lodato, amato e messo intrionfo, invece no! La ragione è que-sta: che parla va in una maniera percui la gente si irritava. “Voi siete dei falsi - diceva ai Fari sei- voi siete delle vipere”. Ma in -somma! Questi se ne offende vano.“Voi volete uccidermi per ché dico laverità, ma voi non ave te scelto perpadre Dio, avete scel to per pa dre ildemonio - diceva - e voi siete in-giusti. Guai a voi, scri bi e Fari sei,che ci tenete a passare solenni, ele-ganti nelle piazze, esse re i priminelle assemblee, e che di vorate ibeni delle vedove, e che date le bri-ciole del superfluo ai po veri”. Quan-do arriva al tempio manda via tuttala gente con un flagello e mandatutti fuori dal tempio.

IL VANGELO CI PRESENTA DUE MOMENTI DELLA VITA DI GESÙ: LA PREDI ZIONE DELLA SUACATTURA NELL’ORTO DEL GETSEMANI, LA SUA PASSIONE, LA FLAGELLA ZIONE, LA CROCEFISSIONE E LA MORTE SUL CALVARIO. MA GLI APOSTOLI NON COMPRE SERO IL LINGUAGGIO DEL MAESTRO, BENCHÉ ABBIA DATO CREDIBILITÀ ALLE SUE AFFERMAZIONI CON IL MIRACOLO DELLA GUARIGIONE ISTANTANEA DI UN POVERO CIECO PER DIMO STRARE CHE EGLI AVEVA IL POTERE SULLE COSE E SULLE LEGGI DELLA NATURA.

Perché l’hanno crocefisso?Diceva la verità!

Perché l’hanno crocefisso?Diceva la verità!

Perché l’hanno crocefisso?Diceva la verità!

Perché l’hanno crocefisso?Diceva la verità!

Perché l’hanno crocefisso?Diceva la verità!LA PASSIONE DI GESÙUNA STORIA SEMPRE ATTUALE

Migranti in fuga dalla fame e dalla guerra verso l’Europa.

Migranti in fuga dalla fame e dalla guerra verso l’Europa.

NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

E allora, come arrivare alla verità inmezzo a tanta falsità, alla giusti ziain mezzo a tanta ingiustizia!Rubavano i beni destinati alle ve -dove; erano i beni della beneficen za,diciamo oggi. Ecco dove sta il per-ché! Il perché è questo, e qui la capi-scono anche i bambini. È stato croci-fisso e ammazzato perché di ceva laverità e gli uomini erano falsi, erabuono ed essi erano catti vi, era Dio eloro si ribellavano perché colpiva ipeccati, e loro se ne avevano a male.Anziché pie garsi si sono ribellati.E allora, non ha fatto il miracolo Ge-sù di disperdere i suoi nemici, troppocomodo sarebbe stato per loro, di-sperderli così, condannar li, punirli co-

sì, troppo comodo sareb -be stato per l’umanità.“Perché ti devono uccide-re?”. Ecco gli Apostoli, so-no rimasti sbalorditi. “Co-me, tu, Figlio di Dio,adesso ti lasci prendereda questi cattivi?”. Gli Apostoli non hannocapito, ma Gesù ha con-tinuato la sua strada. Eandò con loro a Geru -salemme, è successo quelche è successo. Preparia-moci alla Pa squa, la Chiesa ci invitaalla peni tenza, a meditare, sullacelebra zione della Pasqua come unfatto storico, av venuto per colpa de-

gli uomini che non hanno voluto ac -cettare la verità e hanno scelto perpadre il demonio”. Così questi uominidi Gerusalemme sono scesi in piazza,

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dopo aver gridato, poco tempo pri-ma, l’Osanna al Re, al figlio di Davi-de, gridano: “Cruci fige! Sia crocefis-so, mette telo in croce!” Perché? Per-ché il popolo era egoista, voleva daCri sto dei trionfi materiali cattivi,voleva il dominio su tutti gli uo mini.Vole va che Cristo stermi nasse inemi ci di Gerusalemme.E così domandatevi anche voi: seCristo fosse qui in mezzo a noi, e co-minciasse a parlare come parla va là,e a farci vedere i no-stri pec cati, e avessequel linguaggio, indue o tre giorni nonsaremmo mica piùd’accordo con Lui.Perché andrebbe a pe -scare proprio il maledove è, alla radice, enoi ci sentiremmooffe si. Noi ci accor-gieremmo di esse resuperbi, egoisti, vani-tosi, ingiu sti.E Cristo cosa farebbe?Salterebbe in mezzoalle piazze come fa-

ceva allora, comincereb be a rimpro-verare i capi, a dire: “Fate quel chedicono e non quel che fanno”. “Voisiete sepolcri imbiancati, voi sietedei ladri”, e al popolo: “Vedete inche condizioni si trovano i vostrifratelli?”. In pochi mesi lo fareb berosparire. Gli uomini, voglio no un Ge-sù Cristo che non è Cristo, un GesùCristo buono, che benedice tutti!Vogliono il prete che taccia, chenon rimproveri! Ma Cristo è Dio di tutti, e vede tutto,e sa tutto, e conosce tutto.E allora si vuole un Gesù Cristo co-sì, buono buono, gentile, sempresorridente, dove passa sorride atutti, non si crea dei ne mici, taceanche se ci sono delle cose brutte eporta pazienza! Una preghiera bella

sarebbe que sta: “Signore sii buono,non dire che quelli là muoiono difame, non dirlo che siamo fratelli.Sai, noi non sappiamo cosa farci,Gesù, sii buono, lascia che muo ianopian pianino così, senza dire niente,che piangano pianino, tienili bassi,che possiamo vivere tranquilli. Co-me si fa? Se qui porti cento, cin-quecento, dieci mila, un milione diquesti disgra ziati, se li porti inmezzo a noi, siamo rovinati. Poverinoi, come facciamo a passare per lepiazze alla moda quando questidormo no nelle strade, non si può,por tali da un’altra parte! Porta pa -zienza Signore, bisogna vivere, ab-biamo diritto di vivere!”. Ecco ilmondo com’è! È perfido! E vorrebbeun Cristo che aderisse alle sue ini-

quità, invece Cristo si ribella, con-danna e accetta la morte.Rispondete a questa domanda: per-ché Cristo l’hanno crocifisso? Perchédiceva la verità, e i falsi la combat-tono; perché era buono e il popolonon vuole la bontà. E allo ra rispon-diamo a questa domanda: “PerchéCristo è stato crocifisso?”.Forse, e senza forse, anche per col pamia, nostra, perché tutti noi sia moresponsabili di questo delitto con inostri pec cati.

26 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

MIGRANTICOME CRISTOSOTTO IL PESODELLA CROCE

Come ogni anno, nei mesi digennaio e febbraio si sonotenuti gli Esercizi Spirituale

per la popo lazione di Nomadelfia.Per parteci pare tutti, sono organiz -zati tre tur ni, due nel gruppo fa -miliare di Roma e uno a Noma delfiadi Grosseto. I giovani dal la terzame dia ai 21 anni l i vivo no nel“Vil lag gio Cimone” alle pendicidell’A betone, unendo l’approfondi-mento e il discerni mento della lorovita con la ri creazione sulla neve.Quest’anno oltre al l’approfondimentodegli aspetti della vita, attraverso leparole di don Zeno, nostro fondatore,c’è stata la lettura dell’Enci clica“Laudato sii”. Abbiamo avuto poi dueincontri legati alla no stra vita.L’incontro con Mons. Vincenzo Pa-glia, Pre sidente della Pontificia Acca-demia per la Vita, ci ha parlato dellamissione della Chiesa. “La sceltaevangelica non è mai una scelta cheparte guardandosi, è una scelta cherichiede un oc chio verso il Signore eun oc chio ver so le folle”. Si è riallacciato a quando dice pa-pa Francesco: “La Chiesa in uscita è

una Chiesa che si com muove, è unaChiesa che più che pensare a sé,pensa alle folle perché le folle pos-sano diventa re popolo”, fino a direche “la sintesi della Chie sa: amaDio e ama gli altri in modo conti-nuo”. “In dispensabile per la Chiesauscire dal suo recinto per andareovun que.... Dio è pa dre di tutti an-che di chi non è in casa o non nefa parte”. La mis sione uni versaledella Chiesa e di conse guenza diNomadelfia, è quella di sentirsi fa-

miglia: “Non esistono per voi con-fini perché tutto il mondo fa partedella famiglia, tutti devo no starenel vostro cuore da cu stodire, daproteggere, da salvare”.Un altro incontro l’abbiamo avutocon don Marco Belleri parroco diSeg giano, un piccolo paese alle pen -dici del monte Amiata.Ci ha parlato dell’atteggiamento chedobbiamo coltivare nell’ani ma no -stra perché “La terra è ma dre e so -rella, ci permette la vita, ci sostie ne,ci accompa gna, ci fa sentire la suavicinan za. Ma è an che maestra, è lascuola che Dio ha predisposto perogni uomo, la prima parola di Dioall’uomo. Per sentire questo insegna-mento, questa voce della Terra in cuiri suona la parola di Dio, c’è biso gnodi umiltà, ascolto, rapporto conti nuo,cura, premura, senso di di pendenza,esattamente come per sentire la ve-ra parola di Dio nel Vangelo. La na-tura è un sa cramento, un segno euno stru mento dell’amore del Padreper noi, ma è anche amata da Lui perse stessa, al di là del suo valore per

27NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

ESERCIZI SPIRITUALI 2017LA PEDAGOGIA DI DIO

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l’uomo. Se non riusciamo a sentire lasua voce è solo perché abbiamo reci-so gran parte dei le gami con essa”.Don Zeno, in una lezione del 9 otto-bre 1971, parla della pedagogia diDio Creatore dell’universo e invita igiovani a guardare alla creazione persegui re, con la ragione, la perfe zionedi Dio e viverla in se stessi. ... Cari figli, tutta la natura vive: non èvero che ci sia la natura morta, per -ché l’atomo è vivissimo. Se voi vivretee ve drete queste cose, incominceretea organizzare la vostra mente, la vo-stra educazione, sarete felici, diven-terete veri uomini.Saprete conoscere voi stessi ecompren dere persino gli animalicreati da Dio. Non è che sia scandalovedere un ani male che partorisce: chec’è? È una cosa così bel la!Gesù a proposito della procrea zioneumana fa cantare nel Van gelo: “è na-to un uomo al mondo!”. E dice che la

donna prima soffre dolori poi è lietaper ché è nato un uomo al mondo.Dice il Signore che noi dobbiamo es-sere Re della terra. Che vuol dire Redella terra? Siate i veri sapienti, ami-ci, pa dri, fratelli del creato. Allora ca-pirete Caeli et terra narrant gloriamDei; i cieli e la terra narrano la gloriadi Dio. Voi sarete tutto un canto seim parerete questa pedagogia di Dio,Creatore dell’universo. I monti, il ma-re, i pesci, tutto di venterà la vostrascuola infallibi le”.

La pedagogia di Dio Creatore del-l’universo ci insegna a guar dare conocchi puri e rispettosi la “nostra ma-dre terra”, ci inse gna di amarla e ariconoscere che ne siamo profonda-mente legati.E come diceva don Zeno "Se occorro-no mille anni per fare una civiltà fra-terna, bisogna cominciare a prepa-rarla amando e sentendo presentiquelli che vivranno fra mille anni."

Monica di Nomadelfia

ESERCIZI SPIRITUALI 2017

Se occorrono mille anni per fare una civiltà fraterna,

bisogna cominciare a prepararla amando e sentendo presenti

quelli che vivranno fra mille anni.(Don Zeno)

Il 9 gennaio si è celebrato a Nomadel fia il funerale di Pao lo.

Paolo Bonato nasce a Rovolon(PD) il 28 aprile 1955. È il se-sto di dieci figli. I genito ri,

Giuseppe e Rosina, crescono la prolealla laboriosità accompa gnata dauna semplice ma ben ra dicata fedeche fa orien tare posi tivamente tuttala fami glia ai più veri e nobili valoricristiani. Da piccolo (8 anni) scegliedi an dare in collegio per non pesarealla già numerosa famiglia e su perala ter za media con notevole difficol-tà. Da ra gazzo rimane piuttosto in -quieto perché nella vita lavorativa viriscontra un rapporto che non dàspazio ad una sincera vita cri stiana.Intanto in parrocchia si forma unpiccolo gruppo di ra gazzi dove luiparte cipa, guidato da don Raf faele,che li apre a oriz zonti più vasti. Nel1977 insieme visitano Nomadel fia econosce don Zeno. Poi, ap -profondendo meglio i suoi scritti, in-tuisce che Nomadelfia corri spondealle sue intime aspirazio ni, così deci-

de di entrarvi definiti vamente il 9agosto del 1979. Ci conosciamo e,dopo tre anni, ci sposiamo il primomag gio 1982. Nell’arco della nostravita abbia mo avuto undici figli.Ecco come si descrive Paolo nell’ulti-mo periodo della sua vita in una let-tera alla sorella suora:

… “Oggi, 9 agosto, si compiono 36anni che sono entrato in No madelfiae cerco di esprimere la grati tudine diun dono così gran de che ha dato unasvolta e un si gnificato così profondoalla mia vita.Con l’improvvisa scoperta della ma-lattia, non lavorando e tro vandomiun lungo periodo fuori da casa percura, è aumentata in me la possibili-tà di riflettere e mette re per iscrittoalcuni pen sieri come ri conoscenzaall’atten zione ricevuta... ...Mi ricordo quando da ragazzo (16-17 anni) sono passato da un cristia-nesimo tradizionale a un cri -stianesimo più impegnato par -tecipando sempre di più alle ini -ziative di preghiera e caritativa nelgruppo giovani di Carbona ra...

...Un pomeriggio don Raffaele ci les-se e spiegò la parabola dei ta lenti.Io rimasi colpito del fatto che chiaveva un solo talento, non avendo lomesso a frutto, era sta to punito. Ri-masi in chiesa ingi nocchiato sul ban-co e pensai che, pur non aven do lecapacità per studiare, avrei comun-que do vuto dedicarmi a vi vere uncri stianesimo che coinvol gesse tut tala mia persona.Nel 1975 andammo a Roma al -l’incontro dei giovani del movi mentoCL di tutta Italia. Era il giorno del lePalme e all’udienza con il Papa scopriicome nella Chiesa era forte il deside-rio e l’entusiasmo di aderire ai valoridel Vangelo sia pure nelle diffi coltà.Sempre con don Raffaele nel 1977,dopo il militare, abbiamo trascorso lefestività di SS. Pie tro e Paolo a No-madelfia. Quel gior no ho potuto co-noscere don Zeno al gruppo fami-gliare Be tlem Alto. Da lì l’intuizionedi ve rificare se la ri cerca dellavocazio ne poteva coin ciderenell’appro fondire meglio l’i deale del-la fra ternità che Nomadel fia proponeispirandosi al Vangelo.

29NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Paolo di Nomadelfiaè partito per la casa del Padre

30 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Così dopo alcuni incontri, di fron te al-la mia insistenza di vo ler ap profondirea quale voca zione il Si gnore mi avreb-be chiamato a vive re, Nelusco (il pre-sidente di allora), mi spedì una letteradi cendomi: “Vieni e prova!”.Entrai in Nomadelfia il 9 agosto1979 nel gruppo Assunta vicino allachiesa Parrocchiale dedicata appuntoa Santa Maria Assunta. A fine ago-sto, con il rientro dei ra gazzi dalleserate estive, ebbi modo di incontra-re anche Luisa che faceva parte del-lo stesso grup po famigliare.Ricordo come l’entusiasmo di ave re

abbracciato una vita nuo va mi face-va correre con gene rosità nel soddi-sfare alle esigen ze di un vive re la Fe-de nella quotidianità.Anche se ultimamente il correre ve-loce non mi era più possibile, lo slan-cio iniziale non è mai ve nuto a me-no! Essendo poi stato ricovera to al-l’ospedale, mi sono trovato che a fa-tica, e non sem pre, riuscivo a rigirar-mi nel let to.Ma restare nella volontà di Dio, ri -conoscendo che l’atto di fede che vi-vevo prima di ammalarmi accet tandonel quotidiano quel la soffe renza diinadeguatezza nel com prendere e vi-vere la Sua vo lontà, ora l’avrei dovutavivere offrendo le sofferenze della ma -lattia, abban donandomi in Lui e allecure che i medici decidevano per farmiglio rare le mie condizioni di salute.Questa disponibilità di accetta re, incompagnia di Gesù, la volontà delPadre, mi ha porta to una grande se-renità, un dono che solo la Gra zia diGesù pote va colmare.Ho percepito poi questo coro di pre-ghiere che salivano al Cielo da partedi tutta Nomadelfia e tutte le inten-zioni di preghiere che provenivano datutta la Chiesa come popolo di Dio.Questi doni della fede, vissuti nellamalattia, mi hanno dato la gioia di

approfondire la preghie ra di Gesùall’ultima cena: “...che siano perfettinell’unità...”.Paolo parte per la vita eterna il 7gennaio 2017 dopo una lunga malat-

tia, ma lascia in eredità un grandeesempio di fede, attiva e profonda,nel cuore di tutta No madelfia e dichi l’ha avvicina to e conosciuto.

Luisa Pa. di Nomadelfia

Paolo di Nomadelfia

31NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Sabato 28 gennaio abbiamo in -contrato una antica cultura,vici na eppure tanto lontana.

Erava mo stati invitati a festeggiare ilCapodanno cinese da un gruppo direligiosi e studenti universitari che loscorso otto bre hanno in contrato econo sciuto la realtà di Nomadelfia.La festa è iniziata con la solen neMessa di ringraziamento concelebra-ta da un vescovo cine se, dal ret toredel collegio Urba niano che ospita glistudenti ci nesi e da una cinquantinadi sacer doti prove nienti da varie par-ti della Cina. Erano presenti reli giosecinesi, provenienti dalle varie univer-

sità romane ed an cheamici, collabo ratori ebene fattori.La festa è proseguitacon un bre ve intratte-nimento ed un pranzotipicamente cinese.È stato un momentodi gioia per tutti e ciuniamo agli auguri che il papa rivolgeal popolo ci nese esprimendo la “spe-ranza che non perda mai la suaconsape volezza storica di essere ungrande po polo, con una grande sto-ria di sag gezza, e che ha mol to da of-frire al mondo”. “Il mondo guarda a

que sta vo stra grande saggezza – ag -giunge il papa. In questo nuovo anno,con questa consapevolezza, possia teconti nuare ad andare avanti al fine diaiutare e cooperare con tutti nel lacura per la nostra casa comu ne e lenostre comuni popolazioni”.

Perché Solidarietà Nomadelfia Onlus

La Chiesa con Papa Francesco ci invi-ta a farci carico degli interventi deipiù deboli.Lo Stato favorisce le organizzazioni divolontariato che operano in questa di-rezione.Nomadelfia con altri amici si è dotatadi questa nuova Organizzazione, che cipermette di essere più incisivi nelladiffusione della solidarietà e dellafraternità.Noi avremo più strumenti per le finali-tà che ci siamo proposti e voi avretepiù strumenti per sostenerci.Il nostro sogno è dimostrare che è pos-sibile una nuova società, fraterna e soli-dale. Lottiamo affinché ad ogni personasia garantita una vita dignitosa, affin-ché la pace sia una realtà per tutti.Cosa facciamo: progetti e ambiti diintervento.L’impegno di Solidarietà NomadelfiaOnlus si concentra principalmente indue settori:

attività di assistenza diretta alle per-sone in difficoltà, attività culturali.

Attività di assistenza diretta a persone in difficoltà

Da sempre Nomadelfia ha condivisociò che aveva con persone in difficoltà. Solidarietà Nomadelfia Onlus è oggiimpegnata in attività di distribuzionedi viveri, mobilio e vestiti con famigliein situazioni di disagio.Inoltre nel corso del tempo, la Provvi-denza ha messo sulla nostra stradapersone che, come noi, sognano unmondo più fraterno, ma impegnate inPaesi lontani. Abbiamo quindi deciso dicondividere con loro una parte dellenostre risorse. Ricordiamo in particola-re l’associazione Oui Pour la Vie, in Li-bano, e la Congregazione delle Serve diMaria Vergine Madre, nella Repubblicadi Guinea.

Attività culturali

È importante anche aiutare le personea porsi interrogativi per vedere il mon-do con occhi diversi. È l’idea che precede l’azione: Noma-delfia promuove tutto questo con le“Serate di Nomadelfia”, e con la com-media musicale “I Ragazzi di don Ze-no”. Sono spettacoli con un messaggiodi fraternità e speranza, ma soprattut-to con un invito alla solidarietà e al-l’accoglienza.Per dare dignità scientifica al pensierodi don Zeno e per creare un dialogocon la cultura contemporanea, è poinato il “Centro studi di Nomadelfia”,che annualmente, offre a quanti lo de-siderano la possibilità di approfondireil carisma e la spiritualità di don ZenoCosa puoi fare tu?Con il tuo aiuto, non solo continuere-mo a diffondere una cultura della fra-ternità in Italia e all’estero, ma potre-

mo rafforzare il no-stro sostegno a chi èin difficoltà.Ad oggi, le possibilitàper sostenere Solida-rietà Nomadelfia On-lus sono due: la do-nazione del 5 permille e l’erogazioneliberale.

Capodanno cinese

È NATA SOLIDARIETÀNOMADELFIA ONLUS

COME AIUTARE?1. Erogazione liberaleLe erogazioni liberali possono essere effettuate tramite Bo-nifico Bancario su Banco Popolare, intestato a “SolidarietàNomadelfia Onlus”; cod. IBAN IT63L0503414302000000004426 SWIFT BAPPIT21360Tutte le donazioni e le offerte saranno deducibili dalla Di-chiarazione dei redditi.

2. Donazione del 5 per milleLa donazione del 5 per mille è facile, veloce e non costa nul-la. Basta indicare il nostro codice fiscale nella dichiarazionedei redditi.

Come fare a donare il 5 per milleSe presenti il modello 730 o Unico:1. Compila la scheda sul modello 730 o Unico;2. Firma nel riquadro indicato come “Sostegno del volontariato e

delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle as-sociazioni di promozione sociale e delle associazioni e fondazioniriconosciute che operano nei settori di cui all’art.10, c. 1, lett. a),del D. Lgs. n. 460 del 1997”.

3. Indica, nella riga successiva, il codice fiscale di Solidarietà No-madelfia Onlus: 92087370539

Se non sei tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi:1. Compila la scheda fornita insieme alla Certificazione Unica dal

tuo datore di lavoro o erogatore di pensione;2. Firma nel riquadro indicato come “Sostegno del volontariato e

delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle as-sociazioni di promozione sociale e delle associazioni e fondazioniriconosciute che operano nei settori di cui all’art.10, c. 1, lett. a),del D. Lgs. n. 460 del 1997”.

3. Indica, nella riga successiva, il codice fiscale di Solidarietà No-madelfia Onlus: 92087370539

4. A questo punto, sarà il tuo datore di lavoro a trasmettere lascheda all’Agenzia delle Entrate. Se preferisci, puoi farlo tu stes-so, inserendo la scheda in una busta chiusa e consegnandolagratuitamente all’ufficio postale più vicino. Ricorda di scriveresulla busta “DESTINAZIONE 5 PER MILLE IRPEF” insieme al tuonome, cognome e codice fiscale.

NOMADELFIA È UNA PROPOSTA N. 1-2017

Anno L - Trimestrale • Aut. Trib. di Grosseto N. 1 - 8.3.1968 • Dir. Resp.: Pietro CarenaStampa: Trullo Comunicazione srl - Via Domenico Fontana, 32 - 00185 Roma - [email protected] Grosseto • C.P. 103 - 58100 Grosseto • Tel. 0564 338243 Fax 0564 338233 C.C. Post. 11938586CODICE IBAN - IT81J0760114300000011938586NOMADELFIA Roma • C.P. 00135 • Via del Casale di S. Michele, 46 • Tel./Fax 06 30683485Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB RomaInternet: www.nomadelfia.it • www.nomadelfiaonlus.org • www.donzeno.it • E-mail: [email protected]

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una cultura della fraternità univer sale, in Italia e all’estero.