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NOMADELFIA E UNA PROPOSTA Nomadelfia è una popolazione comunitaria cattolica sull’esempio delle prime comunità cristiane. Beni in comune, lavoro e scuole all’interno. Le famiglie accolgono figli in stato di abbandono. N. 2 - 2016 Irene una maternità nuova AMORE DAL CIELO E DALLO SPIRITO

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NOMADELFIAE UNA PROPOSTANomadelfia è una popolazione comunitaria cattolica sull’esempio delle prime comunità cristiane.Beni in comune, lavoro e scuole all’interno. Le famiglie accolgono figli in stato di abbandono. N. 2 - 2016

Irene una maternità nuovaAMORE DAL CIELO E DALLO SPIRITO

2 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Anno 49 (XLIX)

Sommarion. 2/2016

IN QUESTO NUMERO:

3 MAMMA IRENE PRONTA COME UN SASSO...

6 IRENE E I SUOI BAMBINI

7 58 FIGLI LA CHIAMANOMAMMA

9 VISTO DA NOMADELFIA MAMMA, UNO DEI NOMI DELLA MISERICORDIA

11 IRENE UNA MATERNITÀNUOVA

AMORE DAL CIELO E DALLO SPIRITO

13 LETTERE A MAMMA IRENE

16 MESSAGGI DI TANTI AMICI

18 INCONTRI PADRE IBRAHIM...

19 PER UNA FRATERNITÀ DI SACERDOTI E DIACONI UNITI A NOMADELFIA

21 XVIII SETTIMANA NAZIONALE DI STUDI

SULLA SPIRITUALITÀ CONIUGALE E FAMILIARE

22 INSIEME PER L’EUROPA

23 DALL’IO AL NOI

24 CARISMA UN DONO DI OCCHI DIVERSI

26 SCUOLA E LAVORO

28 SCUOLA FAMILIARE

30 UN CARO AMIC0 DELLA PRIMA ORA DON IVO SILINGARDI

Come da tradizione iniziata nel dies natalis del fondatore don Zeno (1900-!981), si danza intorno alla bara per Irene.

ATTORNO ALLA BARADI IRENE

PREGHIERE E DANZEATTORNO ALLA BARADI IRENE

Il 15 maggio 2016, nella solennità di Penteco-ste, Irene Bertoni, prima mamma di vocazionee assieme a don Zeno cofondatrice di Noma-delfia, è partita per la vita eterna.

Irene nasce a Mirandola il 6 febbraio 1923.Entra in Nomadelfia, allora Opera Piccoli Apostoli il21 luglio 1941. Aveva 18 anni, al tempo era mino-renne ed era studentessa liceale. L’8 dicembre 1941, Irene, si presenta al Vescovo condue figli. Gli dice: “Non sono nati da me, ma è comese li avessi partoriti io”. Le sono stati affidati da donZeno. Il Vescovo benedice questa giovane, e in lei be-nedice una maternità virginea, non dalla carne o dalsangue, ma dallo spirito e dalla volontà.La famiglia di Irene verrà benedetta poi nel giorno diNatale del 1941. Sembra un fatto da poco, ma con Irene nasce nel-la Chiesa e nel mondo una nuova figura: vergininon consacrate, che rinunciano al matrimonio peraccogliere figli abbandonati. Sono le “Mamme divocazione”.Altre donne la seguono. Dopo pochi anni si uniscono aloro anche famiglie di sposi, tutte disponibili ad acco-gliere figli che si trovino in stato di abbandono.Questi figli vengono accolti in Nomadelfia, e sonoaffidati all’altare alle mamme di vocazione o alle fa-miglie di sposi con le parole che Gesù rivolse dalla

Nomadelfia (GR),18 Maggio 2016. Momenti del funerale di Irene.

“prontacome un sassoin fionda”(Danilo Dolci, Voci nella città di Dio, 1951)

3NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

MAMMA IRENEDI NOMADELFIA

... et erit in pace memoria eius

4 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

croce alla Madonna e a S. Giovanni:“Donna, ecco tuo figlio. Figlio, eccotua madre”.

La risolutezza di Irene costitui-sce per don Zeno e per Noma-delfia il fondamento concreto

per portare a compimento tanti pro-getti: è la roccia sicura.Infatti già a metà degli anni ’50, Ire-ne comincia a percorrere le strade diRoma: in anni recenti raccontava letante lacrime sparse per salire lescale di tanti palazzi e per bussare atante porte, quando nessuno davacredito a don Zeno e a Nomadelfia.Per questo impegno in una costante

ricerca di mezzi materiali, oltre chein Italia inizia molti viaggi all’estero,a cominciare dal 1965. In quell’annoparte per la prima volta per gli StatiUniti, per una lunga permanenza incerca della Provvidenza.Ripercorrerà anche negli anni succes-sivi quelle strade, migrante in cercadi pane per i figli che sono a Grosse-to. E poi, almeno una volta all’anno,

fino a qualche anno fa la ricerca si èconcentrata in altri paesi europei.

Irene ha cercato di far conoscereNomadelfia anche ai vari espo-nenti dei Governi che si sono suc-

ceduti in Italia, a cominciare dai pre-sidenti della Repubblica. Il rapportofamiliare con questi (tanto per nomi-narne alcuni di famosi: Scalfaro, An-dreotti) non l’ha mai allontanata dal-la necessità insita nella sua personadi essere una donna che si occupavadella casa, dal cucinare al fare la spe-sa, al pulire, ecc. Lei era la mamma, enel corso della sua esistenza ha do-nato la maternità a 58 figli.

MAMMA IRENE DI NOMADELFIA

In alto a sinistra Il cardinale EnnioAntonelli.La salma di Irene attorniata dai bambini.Nomadelfia – Grosseto, 21 maggio 1989. IlPapa a Nomadelfia, mentre dalla chiesa vaverso il teatro tenda, accompagnato da Ire-ne, Nelusco e don Enzo.Nomadelfia (GR), 29 giugno1986. L’On.Oscar Luigi Scalfaro, Ministro dell’Interno,visita per la prima volta Nomadelfia ac-compagnato da Irene e don Enzo. L’On.Scalfaro tornerà a Nomadelfia altre voltee il 21 marzo 1999 come Presidente del-la repubblica Italiana.1967- Irene per la seconda volta va inAmerica. Al centro il piccolo Zeno, adestra don Zeno.

1965 IRENE VA NEGLISTATI UNITI IN CERCA DI PROVVIDENZA PER LA NUMEROSA FAMIGLIA

Enaturalmente ha incontratotante personalità ecclesiali.Oltre a molti cardinali e ve-

scovi, che ha portato a Nomadelfia,ha avuto incontri particolari con ipapi. Tra tutti possiamo ricordare ilrapporto stretto con S. GiovanniPaolo II, da lei incontrato in diverseoccasioni e che ha accompagnatonella visita a Nomadelfia, i l 21maggio 1989. Ma i rapporti erano intessuti ancheattraverso il segretario, il card.Stanislao Dziwisz. È stato inoltre ilpapa ha donato il terreno dove Ire-ne dal 2000 in poi ha portatoavanti a Roma l’iniziativa di ungruppo familiare che voleva fosseCentro di Spiritualità, luogo di in-contro e testimonianza. Senza dubbio è questa la grandeeredità che lascia a Nomadelfia, ilsuo testamento. Come invita papaFrancesco nella Evangelii gaudium,la proposta evangelica deve con-frontarsi con la città, perché nellecittà vive gran parte della popola-zione mondiale. Lo Spirito Santo, nel giorno di Pen-tecoste, ci ha messo davanti tuttoquesto. Irene ha compiuto la suamissione. Ora Nomadelfia devecontinuare sui suoi passi e su quellidi don Zeno.

Francesco di Nomadelfia

San Giacomo Roncole (MO) Irene (seconda destra) e lasua famiglia.Nomadelfia (GR),18 Maggio 2016. Momenti del funeraledi Irene.Nomadelfia 21 maggio 1989. Irene dona al Papa unaraccolta di meditazioni di don Zeno.

Il Corriere della Sera, Il Tirreno, IlGiorno, Il Resto del Carlino, La Na-zione, Famiglia Cristiana, la RadioVaticana e la Rai regionale, nume-rosi quotidiani e notiziari online, trastampa, video e radio, sono innume-revoli i mezzi di comunicazione na-zionali e locali che ricordano la ri-nascita al cielo di Irene Bertoni –conosciuta da tutti come MammaIrene – la prima Mamma di Voca-zione di Nomadelfia. “È stata unadonna forte e coraggiosa. MaremmaNews riporta una dichiarazione diLorenzo Mascagni: “è stata una ma-dre che a questa missione ha dedica-to un'esistenza intera; è stata unesempio di cosa significhi vivere nonsolo per se stessi, in un atteggiamen-to di generosità, che non si conqui-

MAMMA IRENE DI NOMADELFIA i Giornali ne parlanoi Giornali ne parlanoi Giornali ne parlano

IRENE E I SUOI BAMBINI

“G rati e riconoscenti al Si-gnore della vita per ildono totale della sua

esistenza in favore dell’infanzia ab-bandonata, affidiamo a lui mammaIrene di Nomadelfia, che insieme adon Zeno contribuì a fondare la co-munità dove la fraternità è legge”.Con queste parole il vescovo di Gros-seto Rodolfo Cetoloni, esprime il cor-doglio della chiesa di Grosseto. “ConIrene – prosegue il vescovo – è natauna forma nuova e profetica di ma-ternità, quella delle mamme di voca-zione, donne che nella loro esistenzasi sono prese cura di bambini che nonavrebbero avuto alcun altro affetto,crescendoli, facendoli diventare don-ne e uomini cristiani. Di questo servi-zio dobbiamo essere grati a Irene e atutte le mamme di vocazione cheNomadelfia ha generato e offerto alnostro tempo. In lei vediamo il segnoforte di una cristiana che ha saputoprendere sul serio il Vangelo, la chia-mata alla fecondità di vita, che è ditutti, e il rispetto per ogni esistenza,di cui si è fatta carico amandola ecurandola in quella logica evangelicadell’attenzione ai più piccoli, a colorocioè che oggi Papa Francesco ci indi-ca come gli “scarti” di una societàche continua a marginalizzare e ten-de ad escludere, a scartare appunto”.

58 figlila chiamanomamma

Mons. Rodolfo CetoloniVescovo di Grosseto.

sta una volta per sempre, ma richie-de un lavoro continuo su se stessi”.La storia di Irene, profondamenteintrecciata alla vita di don Zeno e diNomadelfia, è stata narrata anchein una miniserie televisiva della Rai:“Don Zeno, l’uomo di Nomadelfia”.Molti in questo momento si fannovicini a Nomadelfia, che dichiara ilsindaco di Grosseto: “ è una meravi-gliosa storia d’amore per l’infanziaabbandonata grazie a persone stra-ordinarie come Mamma Irene”.

Èconsiderata la fondatrice diuna nuova figura all’inter-no della Chiesa: quella didonne vergini non consa-

crate, che rinunciano al matrimo-nio per accogliere figli abbandona-

ti. Sono le “mamme di vocazione”,uno dei pilastri sui quali don Zenopoggerà le basi per la costruzionedi Nomadelfia, la comunità catto-lica nei pressi di Batignano (Gros-seto) dove non esiste proprietà pri-vata e dove le famiglie, seguendofedelmente il Vangelo, accolgonobambini senza padre e madre. Ire-ne fu la prima donna a proporsi diallevarli da sola. “L’8 dicembre1941, Irene, si presenta al vescovocon due figli e gli dice: “Non sononati da me, ma è come se li avessipartoriti io”. Le sono stati affidatida don Zeno. Il vescovo benedicequesta giovane e in lei benediceuna maternità virginea, non dallacarne o dal sangue, ma dallo spiri-to e dalla volontà. La famiglia diIrene verrà benedetta poi nel gior-no di Natale del 1941”. Irene aveva18 anni.

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8 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Grosseto, 19 maggio 2016

VEDERE un funerale concludersia passi di charleston o nellegirandole di una travolgente

cumparsita è qualcosa che può acca-dere soltanto a Nomadelfia, dove leumane lacrime per il distacco si uni-scano alla gioia per l’incontro del ca-ro estinto con il Padre Eterno. E que-sto è uno dei tanti insegnamenti cheil padre fondatore don Zeno ha la-sciato al popolo di Nomadelfia: salu-tare la vita terrena di ciascuno di noicon canti e balli. E a questa regolanon si è sottratto neppure l’ultimosaluto terreno alla cofondatrice eprima mamma di vocazione di No-madelfia, Irene.

Lacrime ma anche tanta serenità egioia per l’ultimo saluto di Noma-delfia a mamma Irene

MAMMA IRENE CI HAI DATOUNA FAMIGLIA

Parole semplici come quelle deibambini delle prime e secondeelementari («Ti mandiamo tanti

baci e carezze») e toccanti come quel-le del ragazzino che ha concluso ilsuo pensiero dicendo: «Se oggi ho unafamiglia devo dire grazie anche a te».Un rito lungo ma intenso, al terminedel quale bambini e bambine di sei-sette anni hanno eseguito in modoinappuntabile un charleston indos-sando vestiti degli anni Venti. Fuori daNomadelfia tutto questo sarebbesembrato surreale ma qui no, perchéqui la vita lascia il posto non allamorte ma alla vita eterna e questobasta per gioire, ballare e applaudire

un gruppo di bimbetti che chiudonoun funerale a ritmo di charleston.Centinaia di persone presenti per darel’ultimo saluto a mamma Irene. AnchePapa Francesco invia le sue più senti-te condoglianze con una lettera invia-ta dal segretario di Stato e il cardinaleEnnio Antonelli, presente alle esequieha detto che Irene era la degna erededella mamma di Gesù.

IL RICORDO DI UNA BISNIPOTEdi Elisa Tirabassi

21 maggio 2016

La bara al centro della sala Don Ze-no e intorno i bambini nomadelfiche ballavano a ritmo di Charlestone Zapateado, la tipica danza messi-

Il figlio Zeno ricorda mamma Irene

Sotto: Foto di gruppo con don Zeno al centro, da destra Irene la terza in prima fila

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UN ADDIONELLA GIOIAdi ALBERTO CELATA

UN FUNERALE A PASSI DI CHARLESTON

cana. È stata salutata così merco-ledì 18 maggio mamma Irene,morta a 93 anni, la prima mammadi vocazione di Nomadelfia, la co-munità religiosa fondata da donZeno sulle colline vicine a Grosse-to. Centinaia di persone presentiper dare l’ultimo saluto a mammaIrene, che nella sua vita ha alleva-to 58 bambini. Anche “Papa Fran-cesco invia le sue più sentite con-doglianze per colei che è statamamma per vocazione”.

Un volto sempre illuminato dal sorriso

Entravo in casa e lei era sem-pre indaffarata nel le suefaccende affinché non mi

mancasse nulla. Apparecchiava latavola con la sua cura più chematerna e trottava senza sostaavanti e indietro per la cucina do-ve ogni tentativo di aiutarla perfarla riposare mi veniva sistemati-camente negato. Finalmente, unavolta servita la cena, si sedeva difronte a me con il suo splendido edisarmante sorriso che illuminavaun volto dal quale pareva scompa-rire ogni segno lasciato dal tempoe dalla sua intensa vita.Erano suoi i primi passi che senti-vo al mattino e, nel silenzio dellamia stanza, pensavo a quel corpopiegato sotto al peso di una esi-stenza che l’aveva provata masenza spezzarla mai. Se sono quiadesso, a migliaia di chilometri didistanza a sentire una tristezzache mi gonfia il cuore, non è perla sua mancanza fisica su questaterra ma è per tutto ciò che face-va luce intorno a lei.Quando ho ricevuto la notizia dellascomparsa di mamma Irene è statocome sentire che il bene stesso delmondo abbia perso una delle suepiù sane, oneste e pure messaggere.

1. L’avvenimento del secolo.

“Non ho nessun timoread affermare chegrande avvenimentodi questo secolo è

l’apparire sulla terra di una maestosafigura: le mamme di vocazione. Unamesta parola esse stanno cancellan-do dal vocabolario cattolico: orfano”.Così scriveva Don Zeno nel 1944.Nel celebrare la prima Messa so-lenne (1931) aveva detto: “Ho spo-sato la Chiesa e prendo subito co-me figlio questo ragazzo appenauscito di galera”.Ben presto si accorse però che nellafamiglia da lui fondata (Opera PiccoliApostoli) non poteva mancare lamamma. Affioravano segnali ognigiorno. Alla fine si convinse che nonse ne poteva fare proprio a meno.In un suo scritto confida di avernediscusso a lungo con il Signore du-rante la celebrazione della Messa.Osò parlare pressapoco così: “Se

non mi mandi qualche donna votataa fare da mamma metto in dubbioche l’Opera sia stata ispirata da te,o Signore”.La risposta non tardò a venire. Sichiamava Irene, la prima mamma divocazione. Si presentò dicendo: “So-no venuta a fare la mamma questibambini”. Era mezzogiorno. Don Zenopregò l’Angelus con lei. Le fece ripe-tere più volte la risposta della Vergi-ne Maria all’angelo: “ Eccomi, sonola serva del Signore”.Un bimbo piange. Lei corre lo prendein braccio. Lui si calma sorride.Più volte Don Zeno si era domanda-to: perché se lo faccio io non succe-de la stessa cosa? Quella volta se lodomandò di nuovo. Ma non fu lascoperta del segreto della maternitàa far proclamare avvenimento delsecolo l’apparire della “ mamma divocazione”.Tutte le mamme, se non sono snatu-rate, amano i propri figli. La novitàconsiste nel fatto che qui si va oltre

9NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

VISTO DA NOMADELFIAdon Ferdinando

MAMMA È UNO DEI NOMI DELLAMISERICORDIA

10 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

ciò che è tipico di ogni mamma,vi è un di più, un fuori misura. Qual-cosa che assomiglia a ciò che si leg-ge del profeta Isaia (49,14-15). Ilpopolo di Gerusalemme diceva: “Diomi ha abbandonato, il Signore mi hadimenticato”. Ma il Signore ha rispo-sto: “Può una donna dimenticare ilsuo bambino e non amare il più pic-colo che ha concepito? Anche se cifosse una tale donna, io non lo di-menticherò mai”.La mamma di vocazione è nata daquesta medesima radice.

2. Una maternità arricchita.

Alla prova dei fatti, la venuta dellemamme di vocazione nell’Opera Pic-coli Apostoli si rivelò una grande ri-sorsa. Non a caso, Don Zeno conside-rò Irene cofondatrice di Nomadelfia,insieme con lui. Non soltanto per imolti figli che hanno allevato, maanche perché hanno contribuito amantenere alta la dignità della don-na-mamma.A questo riguardo, segnali allarmantisono evidenti in questa nostra gene-razione. Si ha l’impressione che ilruolo materno stia attraversando unacrisi profonda. La gioia di essere ma-

dre sembra dibattersi avvinta da cal-coli umani e garanzie impossibili.All’amore umano che per secoli èstato considerato la sorgente dellavita si tenta di anteporre la manipo-lazione genetica. Inoltre, quando unaragazzina adolescente riceve del cor-po segnali che sta per diventare don-na, viene spesso allertata, quasi chela maternità rappresenti soprattuttoun pericolo.Questo la visione “intorpidita” andreb-be messa a confronto con la maestosafigura (come la definisce Don Zeno)della “ mamma di vocazione”.Nella cultura cristiana, dopo la Vergi-ne Maria, si ha una maternità virgi-nea. Una terminologia fuori modache nella storia, non solo di Noma-delfia, ha prodotto meravigliosi frutti.Dopo un misterioso bagno nell’acquae nello Spirito Santo le capacità diamore materno si sono ampliate adismisura in queste mamme. E stupi-sce che i figli si contino a decine.

3. “Mamma sono tanto felice”.

Quando il fenomeno delle “mammedi vocazione” cominciò a realizzarsinella piccola parrocchia di S. Giaco-

mo Roncole dove Don Ze-no esercitava il suo mini-stero scoppiò la maldi-cenza. Era un fenomenonuovo e la gente non ca-piva. Tra i casolari dicampagna, insieme al-l’ammirazione, si diffon-devano anche interpreta-zioni maliziose.Don Zeno preferiva posarelo sguardo su bambini fi-nalmente soddisfatti dipoter abbracciare unamamma vera. Era una gio-ia per lui vederli correread aggrapparsi alle gonnedella mamma quando fiu-

tavano il pericolo di perderla.Non c’è niente di nuovo sotto ilsole, pensava Don Zeno. Gli venivain mente la scena di Gesù che simetteva a tavola con agenti delletasse e altre persone di cattiva re-putazione. I farisei mormoravano.Gesù sentì e rispose: “Le personesane non hanno bisogno del medi-co; ne hanno bisogno invece i ma-lati”. (Mt 9,12) Gli occhi del Padremisericordioso e di Gesù si riflet-tono in quelli della mamma: sonoconcentrati sul le necessità delbambino. Una vista penetrante ca-pace di intuire e di prevenire. “An-date ad imparare che cosa signifi-ca quel che Dio dice nella Bibbia:Voglio la misericordia, non i sacri-fici” (Osea 6,6).La mamma di vocazione si è laureatain quella scuola. Un giorno don Zeno per far com-prendere ai fedeli (accorsi per la pro-cessione eucaristica per il santo pa-trono) che quelle mamme ai bimbi leaveva mandate il Signore, intonò da-vanti al Santissimo Sacramento,“Mamma son tanto felice”. E tuttidettero gloria a Dio per il dono dellamamma.

Don Ferdinando di Nomadelfia

VISTO DA NOMADELFIA

Dopo un misterioso bagno nell’acqua e nello Spirito Santo

11NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

DA UN DISCORSO TENUTO DA DON ZENO IN NOMADELFIA IL 4 GENNAIO 1972 A QUATTRO NUOVE MAMME DI VOCAZIONE, ALLA VIGILIA DELLA CONSEGNA DEI FIGLI

Preparandovi alla cerimoniadella consegna dei figli, do-vete sempre ricordare i lpatto che fu fatto quando

vennero le prime mamme: la mater-nità é una missione che può essereanche interrotta, ripresa e “data atratti”, nel senso che si dà la mater-nità ad un figlio che la perda ancheper poco tempo.Se poi dovesse andare via perché lasua famiglia si ricompone, lui conti-nua ugualmente ad essere amato daquesta donna che gli dà un amoreintelligente e spirituale. Il bambinoha bisogno di questo e sa distinguerele donne che lo hanno semplicemen-te “in consegna” da quelle che eser-citano su di lui una vera maternità.L’importante è che questo amore siadallo spirito: ci pensa il Signore afarlo sentire.

La maternitàsostitutivaQuesto è nello spirito della Chiesa,perché è nella fede che il ragazzodeve essere amato, in quanto ha uncomplesso di espressioni, di inclina-zioni, di esigenze che si possonoesprimere solo attraverso l’amore

materno, innanzitutto, e poi paternoe fraterno.Dissi alle prime mamme: “Se accet-tate la maternità sostitutiva, nelmomento in cui viene meno quellanaturale, voi subito accorrete ad of-frire al figlio una maternità vissutanella fede. Se non accettate, io pre-go il Signore che mandi delle donneche abbiano questo spirito”. E lorohanno detto: “No, no: noi siamo diquesto spirito”.Questa maternità è amore di Dio,non é più amore nostro, che è unsentimento che va elevato alla vitaspirituale. L’amore naturale è quasisempre egoista, tanto che senteeccessivamente suo figlio, ma l’al-tro non interessa niente. Passa vi-cino a un bam-bino sofferente,ma non lo sen-te, non esiste.Al contrar io ,l’amore di Cri-sto è universalee sente anchel’altro.E così deve es-sere anche perle spose.Nella verginitàl’amore assumeun carattere an-cora più partico-lare, perché ri-pete l’amore chela Madonna hadato a Cristo. Leinon ha provatoquel sensus ma-teriale della pro-creazione; e la

virtù della verginità, che è statasempre molto apprezzata in tutti isecoli, è arrivata in Nomadelfia a ri-solvere un problema enorme.La limpidezza di questa forma di ma-ternità è proprio legata all’originedella fede. Non c’è più nessun senso,nessun istinto sessuale, ma solol’amore da Dio. Si tratta di una ma-ternità virginea, perché deriva dauna verginità; ma anche per unadonna sposata il suo amore è natodallo spirito. La maternità si esprimelà dove ce n’è bisogno, perché è daDio, e Dio ama tutti e vuole che siprovveda. Perché lasciare nella deso-lazione un figlio, quando può essereamato senza strapparlo alla sua ma-dre naturale?

IRENE UNA MATERNITÀ NUOVAAMORE DAL CIELO E DALLO SPIRITO

12 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Se questo amorefosse più diffuso, certe sventure non ci sarebbero

La vostra missione è di esserecapaci, nella preghiera e nellesituazioni, di tener presente edi attuare sempre questo fat-

to così importante della maternitàvirginea, che trasmette un amore chearriva là dove ce n’è bisogno.La Chiesa ha questa novità portatada Nomadelfia: la maternità virginea.È un atto di puro amore, e si è sereni,perché si fa tutto quello che si puòper riuscire a dare ai figli quella for-mazione e quell’educazione di cuihanno bisogno.Attraverso questo amore disinteres-sato e sublime nei ragazzi viene im-presso un insieme di sensazioni spiri-tuali, psichiche e fisiche che contri-buisce a formare un uomo.Se esso viene meno nell’infanzia onella giovinezza, facilmente il figliorimane traumatizzato.

don Zeno

Nel 1970 durante un di-scorso alle “mamme divocazione”, S. E. Mons.Pietro Palazzini, segreta-

rio della Congregazione del Clerocosi parlava: “La vostra vocazione haun carisma singolare, perché è unduplice carisma, che è sembrato diper sé inconciliabile nella storia dellasantità cristiana; voi assommate in-sieme il carisma della verginità e ilcarisma della maternità, che si è rea-lizzato prodigiosamente nella sua re-altà fisica semplicemente nella Ver-gine Santissima.Ma la carità della Chiesa opera anchedei miracoli e il miracolo è questa vo-

stra vocazione, che tanto si avvicinaa quella della Vergine Santissima.Voi avete fatto un passo più avanti diquello delle Congregazioni religiose;vi siete inserite completamente nelmondo, pur conservando questo cari-sma di verginità. Per santificare ilmondo rimanete in mezzo al mondo;per far conoscere al mondo questo al-to valore della verginità cristiana, voipartecipate a tutta la vita del mondoin tutte le singole sue manifestazioni,perfino attuando in voi, votate allaverginità, l’altissima vocazione dellamaternità. Questo grande dono che ilSignore vi ha fatto, dovete saperlo fa-re conoscere al mondo”.

La vostra vocazione è un miracolo nella Chiesa

MATERNITÀ VIRGINEA

Nomadelfia (GR) 27 gennaio 1985, Irene e il cardinale Pietro Palazzini.

Nomadelfia (GR) 4 gennaio 2011, il cardinale Angelo Bagnasco saluta mamma Irene.

13NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Cara mamma Irene,

noi siamo piccoli e ti abbiamo vistopoco ma abbiamo letto la storia del-la tua vocazione e quindi ti cono-sciamo bene. La tua vita è stata tut-ta un dono a Dio, obbedienza a Gesùe a don Zeno. Mi ricordo che quandovedevi dei bambini che ti venivano atrovare eri contentissima perché tifacevano tanta compagnia. Grazie mamma Irene perché haifondato Nomadelfia con don Zeno. Grazie perché sei entrata nell’OperaPiccoli Apostoli prima che suonassel’Angelus di mezzogiorno altrimentiNomadelfia forse non esisteva. Grazie perché sei stata molto co-raggiosa. Grazie perché hai amato tutti so-prattutto i bambini che non eranoaccettati e che non crescevano. Siamo contenti perché adesso seicon Gesù in Paradiso. Ti mandiamo tante carezze e baci.

I bambini di prima e seconda elementare

* * *Cara nonna Irene...

Cara nonna Irene, quando abbiamosaputo che sei volata in cielo cisiamo rattristati perché abbiamopensato al dolore dei tuoi figli, maadesso siamo contenti perché sap-

piamo che la tua anima è volatasubito in Paradiso. Sei stata corag-giosa perché a 18 anni sei scappatadi casa per aiutare don Zeno, senon ti fossi offerta Nomadelfia nonsarebbe nata. Hai preso i figli che lui aveva rac-colto dalla strada, perché volevache questi bimbi avessero una fa-miglia, una mamma, così donandotia Gesù sei d iventata la pr imamamma di vocazione e hai datol’esempio ad altre ragazze. Haiavuto più di 50 figli e li hai educatibene, hai insegnato loro ad esseredei veri uomini e delle vere donne:Carlino, Cinzia, Franca, Zeno, Gio-vanna, Antonella nostra coordina-trice e molti altri, qui presenti. Ge-sù, aiuta e proteggi i figli di nonnaIrene e tutti i figli di Nomadelfia. Ti ricorderemo sempre, perché perNomadelfia e per tutte le personeche ti hanno conosciuta sei statauna grande persona.

Ciao, dai tuoi figli di terza e quarta elementare

* * *Cara nonna Irene, la cosa che ci rattrista di più è nonpoterti più vedere qui in mezzo a noi. Eri molto anziana e nella tua vitahai fatto molte cose: hai accolto efatto crescere i tuoi figli obbedientie sappiamo di molti tuoi sacrifici

insieme a don Zeno per far nascereNomadelfia e per aiutare tantepersone. Fin da bambina avevi la vocazionedi essere madre, già allora pensaviai ragazzi accolti da don Zeno enon vedevi l’ora di poter andare lì ediventare la loro mamma e così èstato. Li hai accolti, amati, educaticome se fossero figli nati da te. L’ultima volta che ti siamo venuti atrovare, circa 2 mesi fa, eri feliceperché vedevi in noi il futuro di No-madelfia e hai voluto dare un bacioa tutti. Appena mi hai visto mi haichiamato Gabriele e poco dopo Ze-no. Ora non soffri più, sarai sicura-mente al fianco di don Zeno e ditutta la Nomadelfia del cielo e sta-rai correndo libera per il Paradiso. Ti chiediamo di proteggerci e diguidare Nomadelfia.

I tuoi figli di quinta elementare

Letterea mammaIrene

DONNA SEMPLICEE DOLCEMA DETERMINATAHAI VISSUTO IL DONODELLA MATERNITA’VERGINALE NELLA GIOIA

La tua vita è stata undono per tutti noi

14 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Essendo uno dei primi figli diIrene mi sento in dovere a no-me di tutti i figli rimasti a No-

madelfia, di ringraziare il Signore perun così grande dono. Un grazie anchea te mamma Irene, perché con il tuoSì alla chiamata del Signore nel lon-tano 21 Luglio 1941, da allora ad og-gi Nomadelfia ha potuto e continua atrarre in salvo dallo stato di abban-dono, migliaia di fanciulli, ridando lo-ro l'amore della mamma, la gioia del-la famiglia e la bellezza di tanti fra-telli e sorelle. Penso per questo che laMadonna ti sia già venuta incontroaccompagnata da don Zeno.

Carlino di Nomadelfia

Cara Irene

Ci hai insegnato a voler bene atutti, ad amare Nomadelfia e acontinuare ad amarla superan-

do le difficoltà e i sacrifici con grandefiducia nel Signore, a credere in Diocome un padre e come una strada si-cura da percorrere. Don Zeno ti ha do-mandato se amavi il popolo per aprireil tuo cuore a tutti. Tu hai risposto di sìripetendo le parole di Maria all’angelo:“Ecce ancilla domini...” Hai donato latua vita per essere madre di tutti.Se oggi ho una famiglia devo rin-graziare anche te che sei stata laprima mamma. E Nomadelfia era latua famiglia e per essa hai donatotutta te stessa.

Io ti ho conosciuta e ti venivo a tro-vare quando abitavo a Roma.Quando venivamo a trovarti ci acco-glievi con gioia e ci offrivi qualcosa. Poici mandavi a giocare e se notavi qual-cuno triste lo facevi sorridere. Eri unanonna molto affettuosa, ci hai chiestodi cantarti la canzone della mammadel musical e ci hai fatto sentire il ca-lore di un abbraccio materno. Anchese molte vicissitudini ti hanno profon-damente segnata non hai mai smessodi confidare nel Signore. Per Nomadel-fia sei stata un grande dono che ri-specchia la dolcezza e la determinazio-ne della maternità della Madonna.Hai sempre amato la sincerità, la veri-tà e il perdono. Sei stata dolce, sorri-dente, fedele, gentile, determinata; haivissuto nella semplicità la grande bel-lezza della maternità e la grandezza diuna vita santa.

Un caloroso saluto dai ragazzi di prima e seconda media

* * *Sei stata madre più di una ma-

dre naturale nonostante gliostacoli che la vita ti ha posto

davanti numerose volte. Appartienialla nostra storia da quando per se-guire la tua vocazione scappasti dicasa, rinunciando all’affetto della tuafamiglia per donarlo ad una più gran-de. Rimpiangiamo di non averti maiconosciuto veramente ma facciamo

tesoro dei tuoi insegnamenti. Possia-mo riassumere la tua vita con la pa-rola “amore”, perché la tua esistenzaè stata niente meno che l’espressionevivente di questo fantastico senti-mento, che ti ha portato spesso a lot-tare e affrontare profonde sofferenze.Sei stata una donna semplice, ma ve-ra negli affetti, grazie.

III scienze umaneMichael, Nicola, Gioele, Maria

Grazia, Vojtech

* * *Mmamma è la prima espres-

sione che ci viene in mentese pensiamo a te.

Mamma è la parola più grande e piùsemplice per descrivere la tua vitadedicata interamente a Nomadelfia eai suoi figli. Quanti sacrifici quantesofferenze hai dovuto sopportare perriuscire nella realizzazione del gran-de disegno d’amore che Dio ha sem-pre avuto per Nomadelfia.Il coraggio è l’altra grande parolache ti ha accompagnato nella vita. Quel coraggio che ti ha spinto a la-sciare la famiglia per andare ad ab-bracciarne una più grande.Mamma per 75 anni e per tutti noimamma per la vita.Un grande abbraccio dai figli di Nomadelfia.

Il Congresso dei Figlidi Nomadelfia

Letterea mammaIrene La tua vita

si riassumein un atto d’amore

15NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Cara Irene

Io mi domando, cosa sarebbestata la nostra vita senza queltuo incontro con don Zeno? E

cosa sarebbero state le esistenze dichi è nato e rinato in Nomadelfiase tu non avessi pronunciato libe-ramente il tuo SI’ a Gesù Bambinonato anche Lui, in povertà oltreduemila anni fa?Io non sono un gran che, cara Ire-ne, però sono lieto di aver speso lamia vita a Nomadelfia. Guarda ca-so: anch’io quando, venni tra que-sto magnifico e meraviglioso popo-lo di Dio, avevo diciotto anni. Sono lieto di aver partecipato allacostruzione della nuova civiltà impo-stata nel Santo Vangelo che “nessuntra i mortali colpire potrà”.

Forse è poca cosa la mia vita, ma ètutto quello che possiedo. Grazie Irene.

Mario P. di Nomadelfia

* * *Cara mamma

Èun orgoglio e un privilegioaver avuto una mamma così.Ho l’onore di ringraziare tutti

voi intervenuti a salutarla per ilsuo ultimo viaggio terreno a dimo-strazione dell’affetto, l’ammirazio-ne, l’amore, il rispetto nutrito permia, nostra madre. Ringrazio per lecentinaia di messaggi ricevuti conogni mezzo tecnologico, le telefo-nate, gli abbracci... la commozionedi oggi è la dimostrazione del-l’esempio dato da questa donna dialtri tempi che lascerà una impron-ta indelebile nei nostri cuori.Sappiamo tutti che è già nella partemigliore del Paradiso. Non è compi-to mio farne oggi gli elogi, pensosolo che è stata una madre meravi-gliosa, con una fede incrollabile,con un coraggio meraviglioso. Condon Zeno ci lasciano una ereditàimportante, a noi il compito di pro-seguire l’opera e divulgare il rivolu-zionario messaggio da qualsiasiparte del mondo ci troviamo.

Zeno

Hai deciso di lasciare questavita il giorno dopo il miocompleanno, eri molto sof-

ferente, ci guardavi, non parlavi, maniente sfuggiva al tuo sguardo... tiho aiutata a pranzare, poi quandoho detto ci vediamo domani oppurepiù tardi, tu hai aggrottato la fron-te come se mi volessi dire qualco-sa... come per avvisarmi che quellasarebbe stata l’ultima volta!Ringrazio tanto Alda, Filomena eFranca, per avere condiviso momentidifficili e per l’amore fraterno neiconfronti miei e della mia famiglia.Ti saluto cara Irene, e ti confesso chehai lasciato un vuoto immenso nellanostra vita.... chissà... forse un giornosarai tu a prenderci per mano...Ti voglio un bene immenso.

Cecilia

* * *17 maggio 2016Cara nonna

Oggi mi tocca dirti addio. Ri-corderò sempre tuo bel sor-riso, ricorderò le tue mani

fragili che mi accarezzavano ognivolta che mi vedevi. Il tuo corpo hasmesso di respirare, ma la tua ani-ma è in Paradiso dove non sentiraipiù dolore.Nonna, grazie per tutto quello chehai fatto per me, e per Nomadelfia.

LA SFIDA DI DON ZENO“Se entro mezzogiorno non vieneuna donna a fare da mamma io que-sti ragazzi li metto in collegio”. Così si espresse don Zeno davanti al Santissimo nella cappelli-na di San Giacomo, in provincia diModena, nel 1941. Puntualmente Irene, diciottenne, sipresentò davanti al Fondatore dispo-nibilissima a fare da mamma.

Care Alda e Filomena, mi è giunta lanotizia che è cominciata la vita diMamma Irene nel cielo. RingraziamoGesù per tutto ciò che ha dato a lei etramite di lei.Lo Spirito Santo guida la famiglia didon Zeno su questa terra. Con vivapartecipazione al dolore e alla pre-ghiera dei Nomadelfi!

+ don Pierino Fragnelli (Vescovo di Trapani)

Irene ha raggiunto il Padre nel Cielo.Sono certo che potrà intercedere pertutti voi. Questa mattina pregherò perlei per te e per tutta Nomadelfia.

+ Mons. Vincenzo Paglia(Presidente Pontificio Consiglio

per la Famiglia)

Irene muore a Pentecoste e viene sa-lutata da tutti oggi, giorno della na-scita di Giovanni Paolo II... Vi siamotutti vicinissimi! Con tutto l’affetto!

Emanuela Toffano

Ho saputo di mamma Irene... so beneche finalmente contempla il suoSposo, ed è per questo momento chesi è spesa tutta la vita. Però a noimancherà tanto, con le sue risate ela sua sincerità tagliente, la suamente acuta e il suo spirito semprerivolto al Cielo. Noi la accompagnia-mo al Cielo con la nostra preghiera.

Irene di Sandro

FECE COSE DI DIO CON CUORE DI DONNA

La sua vita in Nomadelfia fu un vivere in anticipo l’esperienza del Cielo.

Carissimi, Siamo certi, che Irene gode oggi del-la gioia del Paradiso: come lei stessaha detto in un’intervista, arrivare inCielo le sembrerà di esserci semprestata, perché questa è l’esperienzache lei ha vissuto e goduto in Noma-delfia: vivere il Cielo in anticipo, vi-vendo fino in fondo il Vangelo. Sonoconvinto che ciascuno di noi porti insè una parola, un gesto di mammaIrene: si tratta dell’eredità più bellache ci ha lasciato. Noi che abbiamoavuto la gioia e l’onore di conoscerlada vicino, sappiamo che aveva grintae carattere; sappiamo che quandodecideva una cosa, quella andavaportata a termine. Una convinzioneche nasceva in lei dalla certezza disentire Dio accanto a lei. Di sentireche non stava facendo cose umane,ma di Dio. Questa certezza l’ha sem-pre sfrontata a non arrendersi, e soloil tempo ora ci farà sentire la suamancanza e nello stesso tempo laprofezia della sua vita, delle sue pa-role, delle sue gesta. Miserie e fragi-lità, dovute alla condizione umana,le affidiamo alla Misericordia di Dio,senza vergognarci dei difetti dimamma Irene, anzi. Comunque siaanche questi sono serviti per porre le

Avresti voluto cambiare il mondo,per questo ti ammiro, nonna… ti hosempre visto come una guerriera intante battaglie.. Hai puntato a unameta ben precisa, e non hai avutodifficoltà. Eri in tutto esemplare.Grazie nonna, per i pochi ma bellis-simi momenti passati insieme, gra-zie per ogni consiglio che mi haidato dicendomi che non bisognamai perdere la speranza e la fedeperché senza quelle non si va danessuna parte. Hai occupato un posto molto specia-le nel mio cuore, un posto che nes-suno avrebbe occupato. Invece tupian piano sei entrata a colmare quelvuoto lasciato tanti anni fa. Ti voglio tanto bene nonna, ti porte-rò sempre nel mio cuore.

Kimberly

* * *Cara mamma Irene

Insieme alle altre mamme, vegliatesu di noi e su tutta Nomadelfiache tanto avete amato e per cui

avete donato la vostra vita, amandocon quell’amore universale che tuttoil mondo aspetta. L’amore più grandee profondo che possa esistere. Tumamma Irene e le altre mamme ave-te saputo darlo, senza chiedere nien-te in cambio.Voi mamme ci avete lasciato l’esem-pio più grande di maternità. Frater-namente in Cristo le vostre sorelle eanche figlie

Cristina e Dina di Nomadelfia

16 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

MESSAGGI

17NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

basi del tanto bene che ha voluto aifigli, alle famiglie, alla Chiesa e almondo intero. Su queste basi, purfragili, Lei ha sempre detto il suo “si”al Signore. Ora noi lodiamo e ringra-ziamo, certi che lei è in festa con ilSignore, con don Zeno (che speriamopresto santo) e con i tanti amici diNomadelfia. Un forte abbraccio, unapreghiera.

Don Andrea Vena, un amico sacerdote che mai vi dimentica,

e che sempre - pur a distanza - vi portanel cuore. Con orgoglio, con nostalgia.

Cari amici di Nomadelfia

È con grande gratitudine che la ri-cordiamo insieme alla vostra grandee preziosa opera che testimonia lagratuità e l’accoglienza in modo cosìtotale, come ho avuto occasione divedere di persona qualche anno fa

visitandola e provando su di me esulla mia famiglia la vostra acco-glienza e la vostra amicizia. Certosappiamo che le mamme continuanola loro opera in cielo anche più diprima, e anche i “padri” da cui siamostati affascinati alla fede e l’umanitàpiena, come sono stati don Zeno edon Giussani. Vi assicuriamo le no-stre preghiere e la affidiamo all’ ab-braccio del Padre

Marco Mazzi e gli amici di Famiglie per l’ Accoglienza

Ho appreso con dolore la notizia del-la morte di Irene e desidero esprime-re la vicinanza mia personale e ditutta la comunità di sant’Egidio a te

e a tutti gli amici di Nomadelfia. Dilei ricordiamo la sua coraggiosa scel-ta di seguire per prima don Zeno di-ventando mamma per vocazione e lesingolari doti di umanità. Rinnovo ate e a tutta Nomadelfia il nostro cor-doglio per la sua perdita e la nostravicinanza nella preghiera.

Andrea Riccardi

Torino, 20 maggio 2016

La notizia della scomparsa di Mam-ma Irene mi ha molto rattristato per-ché lei ha sempre rappresentato findall’inizio con don Zeno il cuore diquello che sarebbe diventata Noma-delfia - città della fraternità - Ora con la Nini (la mamma) e condon Zeno continua ad essere un pun-to di riferimento, un esempio d’amo-re, disponibilità e fede da seguire.Con Ludovica e Sofia vi siamo parti-colarmente vicine anche perché No-madelfia “Quinta figlia” è semprestata da noi amata in modo partico-lare. Non con la nostra presenza masinceramente con il cuore vi siamostate vicine quando Mamma Irene èstata sepolta nel piccolo ma raccoltocimitero accanto al “suo don Zeno”.Non vi dimentichiamo e vi pensiamocon tanto affetto.

Antonia Pirelli

Messaggidi tantiamici

PADRE IBRAHIM, PARROCO AD ALEPPO (SIRIA) INTERVIENE ALLA “QUINTA GIORNATA DELLA VITA” TENUTASI IL 4 GIUGNO A NOMADELFIA SUL TEMA“ETICA DI FINE VITA TRA DEONTOLOGIA E DIRITTO”

“Quando ho visto che il te-ma di oggi del vostro in-contro era quello della

Vita ho ricordato subito la nostraAleppo che è quasi una città di mor-ti. Si parla di 300.000 morti in 5 anniin questa crisi siriana, ma la cifra èmolto più alta. Se voi riusciste a guardare con i mieiocchi sicuramente la prima cosa chemanca è la mancanza di medici e dimedicine. Bravi medici e chirurghiche lavoravano ad Aleppo sonoscappati, quelli che si sono fermatiin questi 5 anni hanno lavorato tan-to e sono lì per servire la popolazio-ne. Ultimamente si è sentita moltola mancanza degli psicologi per darvita ad una procedura che facciastare bene e ritornare alla salutepsicologica . La parte più colpita è quella delledonne e dei bambini. Adesso abbia-

mo tante mamme con questi trau-mi, e non ci sono le strutture peraccoglierle. Ieri sera mi ha chiama-to una mamma che si trovava insie-me alla figlia con me quando unmissile ha colpito la nostra chiesadurante la santa messa. La bambinanon riesce più ad entrare in chiesa,a rimanere da sola e fa fatica a re-spirare. C’è tanta sofferenza di chioggi sta ancora sotto le bombe. La difficoltà è la sofferenza. Quandoguardiamo questa realtà ci chiedia-mo sempre: è possibile che la mortevinca sempre sulla vita ad Aleppo?Quello che noi cerchiamo di fare -sacerdoti e medici - è di lottare perla dignità dell’uomo, per difenderela vita. Cerchiamo di creare un fron-te di speranza, creare un luogo dovequesta vita e la dignità dell’uomovenga custodita.Non è soltanto la nostra lotta ma nelcampo della battaglia siamo tutti as-sieme anche con voi. Ciò che vi chie-do è che, mentre trascorrete questavostra giornata di formazione, abbia-te lo sguardo verso queste realtà.Non vi chiudete nelle vostre piccolerealtà. Abbiate il cuore aperto versola vita e verso la dignità dell’uomo esiate creativi nella carità. La carità ècoraggiosa, la carità è creativa. Ab-biate nel vostro intelletto la capacitàdi immaginare quello che vi ho rac-contato ma abbiate anche lo spaziodel cuore aperto perché qualche vol-ta, magari abbiamo bisogno anchedel vostro aiuto.

Dobbiamo essere uniti in questa bat-taglia per il bene, battaglia della ca-rità e sono sicuro che il Signore cheguida i nostri passi ad Aleppo guide-rà i passi di ognuno”.

Alla fine del Convegno abbiamo in-tervistato padre Ibrahim, il cui appel-lo ci ha toccato profondamente.

Cosa si porta nel cuore da questarapida visita fatta a Nomadelfia?È la prima volta che vengo, per me èstata una sorpresa di aver conosciutoquesta realtà bellissima. Sembra divivere l’idea della Chiesa primitiva.Avere un cuore e una mente unicacondividendo tutto il quotidiano. Èun’idea evangelica che viene realiz-zata qua con tanta bellezza. La fedenon è mai un cammino personale maè un cammino comunitario e dentroa questo cammino comunitario cisono i diversi cammini personali. A Nomadelfia questa idea viene in-carnata ed è una cosa che fa gioire ilcuore. Ringraziamo il Signore perdon Zeno e per questa sua spirituali-tà e per tutte le persone che riesconoa vivere oggi questa realtà. È una te-stimonianza che viene data a tutto ilmondo e io spero che questo mes-saggio diventi una spinta per renderemigliore un mondo dove regna laguerra, la divisione, dove si mettonomuri e frontiere. Che tutto il mondoriesca a vivere comunitariamente co-me questa realtà di Nomadelfia.

Sefora

18 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

INCONTRI

Padre Ibrahim, parroco ad Aleppo.

Dal 29 marzo all’1 aprile unadecina di sacerdoti e diaconisi sono ritrovati a Nomadelfia

di Roma per riflettere sulle caratteri-stiche dell’esercizio del ministero inNomadelfia o in collegamento conNomadelfia. La riflessione coordinata da don Fer-dinando, successore di don Zeno,

partiva dall’esperienza dell’Unionedei sacerdoti Piccoli Apostoli (il pri-mo nome di Nomadelfia) che, pur ri-manendo nelle loro parrocchie, sierano uniti a don Zeno. Il loro intento era di “ricristianizzarela vita del popolo”. I Sacerdoti Picco-li Apostoli avrebbero continuato alavorare nelle loro parrocchie, a con-

tatto con il popolo e rimanendo sa-cerdoti secolari. La nuova realtà nonavrebbe interferito con il normaleimpegno dei sacerdoti aderenti.A fine marzo di quest’anno, a Roma,si è deciso di riprendere la stradadella fraternità nel ministero, tenen-do conto anche dell’auspicio delConcilio Vaticano II.

19NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

NOMADELFIA

INCONTRIPER UNA FRATERNITÀ DI SACERDOTI EDIACONI UNITI A NOMADELFIA

S. Giacomo Roncole (MO), 15 dicem-bre 1946. Nella notte tra il 2 e il 3 feb-braio 1943, firmarono lo Statuto dei Sa-cerdoti Piccoli Apostoli: don Zeno e donLuigi Berté della Diocesi di Carpi; donGiuseppe Diaco, don Elio Monari, donEnnio Tardini, don Nino Magnoni, donArrigo Beccari della Diocesi di Modena.Aderirono successivamente all’unione:don Walter Marchi, don Luigi Tosatti,don Ottavio Michelini, don AlessandroMarchetto, don Giuseppe Manicardi,don Nino Bozzoli Malerba e poi anco-ra: don Paolo Morotti, don Walter Ferra-guti e don Ivo Silingardi, ordinati sacer-doti nell’estate 1943. Il laico è SamueleSilvestri, detto “Simuèl”, grande amicodi don Zeno.

20 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Naturalmente i dubbi espressi eranomolteplici: ci sentiamo chiamati apartecipare di un carisma ricevutoda don Zeno e trasmesso a Noma-delfia o nostalgici di un’esperienzabella? Siamo convinti che Nomadel-fia abbia una missione da svolgereper il bene dell’umanità? È questo iltempo favorevole, dato il generaledisorientamento?La conversazione si è sviluppataanalizzando il carisma di don Zeno e,riguardo ai sacerdoti, si sono eviden-ziati quattro punti:

Il 31 marzo i sacerdoti e diaconi pre-senti, durante le Lodi, sottoscrivonoil documento che è stato redatto,che tra l’altro dice: Questi sacerdoti e diaconi sentonosempre Nomadelfia come casa loro,punto di riferimento per una vitacondivisa con altri fratelli e famiglie.Sono immersi nel popolo alla pari, vi-vendo nei limiti permessi dal loro im-pegno pastorale la realtà quotidiana:sono dunque disponibili alle necessitàdi Nomadelfia.Hanno diritto di partecipare agli Eser-cizi spirituali dei Nomadelfi e agli altrimomenti di formazione spirituale.

1. Il vincolo che ci unisce è di naturasoprannaturale per realizzare la no-

stra vocazione nell’unità, secondo lapreghiera di Gesù all’Ultima Cena.2. Vogliamo vivere l’unum, mezzo disantificazione e segno di credibilità,nel cuore del popolo come fermentodi fraternità cristiana.3. Nell’unione fraterna fra sacerdotie laici, come un gruppo familiare,ciascuno trova il modo di attuare almassimo la sua personalità e riempi-re un vuoto di vita fraterna che, nonvissuto in modo naturale nella con-dizione di presbiteri [e diaconi], nonsi riesce a trasmettere nel popolo.4. La povertà personale di ciascunonella comunione dei beni diretti al-l’apostolato cristiano e sociale è uno

stato di perfezioneche Gesù doman-da e che nessunopuò impedire chesia liberamenterealizzato.

Tutti i partecipantihanno sostenutodi sentirsi perso-nalmente coinvoltinon tanto daun’amicizia uma-na, ma soprattut-to dal voler far

crescere il loro ministero, cercandodi conoscere e vivere l’ansia aposto-lica che pervadeva don Zeno. Il pun-to fondamentale riscontrato da tuttiè creare un vincolo fraterno, perchéquesta è l’unica strada che può mo-strare delle possibilità diverse nelmondo di oggi. In sostanza si ritiene che il sacer-dote nel ministero deve essere sem-pre più un testimone che camminain cordata, perché l’individualismoche rischia di colpire tutti è unatentazione sottile anche per i mini-stri ordinati.Il documento sottoscritto continuaNello spirito di don Zeno è auspicabi-le che vivano la sobrietà, la povertà dispirito e la comunione di beni con co-loro con cui si condivide la vita, eser-citando in modo particolare il servizioverso i più deboli e sofferenti.

Si impegnano a coltivare una sensibi-lità e una attenzione soprattutto allerealtà familiari problematiche, aiu-tando ad essere famiglia, nella con-sapevolezza di una loro particolarepaternità che sia strumento di miseri-cordia e di riconciliazione.

Francesco di Nomadelfia

INCONTRI

21NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

La custodia della famigliacome luogo generativo delladifferenza sessuale, che emer-ge visibilmente nel corpoumano, è oggi un compitoprofetico della comunità cri-stiana.È “la chiesa in uscita” che sifa compagna di viaggio del-l’amore sponsale, del compitogenitoriale e delle famiglie fe-rite per restituire alle futuregenerazioni il giardino delprincipio.

Si è svolta ad Assisi, dal 22 al25 aprile, la 18a settimanadella famiglia organizzatadalla Commissione Episcopa-

le Italiana. Lo schema è molto similea quello della Sessione nazionale: re-lazioni, ‘lectiones divinae’, preghierae celebrazione eucaristica, laborato-ri. Allo svolgimento del tema hannopartecipato tre cardinali, diversi ve-scovi, lo psichiatra Crepet, coppie,laici e teologi. Il tema triennale con-cluso quest’anno era “Maschio efemmina li creò - Le radici sponsalidella persona umana e l’argomentospecifico dell’anno “La vocazione e lamissione della famiglia nella Chiesae nel mondo contemporaneo”. Attraverso le testimonianze e i con-tributi di buone pratiche pastorali sipuò riscoprire la “bontà della diffe-renza” ed elaborare le scelte che de-rivano da questo orizzonte.

Federico e Elenadi Nomadelfia,sono stati invi-tati a portare laloro testimo-nianza come fa-miglia aperta aifigli nati e ac-colti e ad altrefamiglie.“La nostra fami-glia appartieneal piccolo popolo di Nomadelfia. Fe-derico vi è nato un anno dopo che isuoi genitori avevano deciso di tra-sferirsi qui da Milano. Io vi sono stataaccolta quando avevo tre anni”. Dopouna presentazione di don Zeno, fon-datore di Nomadelfia e delle suescelte, Elena prosegue - “Ho respira-to questo clima fraterno fin dalla miainfanzia, mi ha educato alla bellezzadel vivere insieme, alla gioia dellafraternità. Così quando nell’adole-scenza ho incominciato ad interro-garmi sulla vita, sul futuro, sui desi-deri e sugli ideali mi sono sentitaaperta e contenta di abbracciarequesto ideale.Quando fra me e Federico sbocciòl’amore, la decisione di vivere a No-madelfia e di formare una famigliacome testimonianza di vita cristia-na, fu un’intesa comune e profonda.È possibile mostrare al mondo che sipuò vivere il Vangelo ed essere conla vita motivo di speranza. Nomadel-fia è, infatti, la proposta di “operare

insieme in solidale fraternità cristia-na”, come dice il primo articolo dellasua costituzione, per “diffondere lostato evangelico dei liberi figli di Dioe dedicarsi ad opere di bene, a sollie-vo materiale e spirituale dell’umani-tà”. Sono passati quasi 19 anni daquando ci siamo sposati, e nella no-stra famiglia sono nati figli e “rinati”altri figli accolti, venuti da lontano.Attualmente in casa ne abbiamo no-ve, gli altri sono tornati alle loro fa-miglie d’origine dopo l’affido. Questiultimi vengono a trovarci, nel nostrocuore sono sempre presenti e sannoche possono contare su di noi.Tantibambini e tante storie. Ognuna conil suo personale profilo, con la suaferita. Come sposi, Federico e io ab-biamo scelto di fare partecipi del no-stro amore di babbo e di mamma,questi figli che, per diverse sventure,avevano perduto quell’amore o nonl’avevano mai conosciuto perché ifigli sono di Dio”.

XVIII SETTIMANANAZIONALE DI STUDI

SPIRITUALITÀCONIUGALEE FAMILIARE

22 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

AL DI LÀ DELLE BARRIERE RELIGIOSE E NAZIONALI:A NOMADELFIA DI ROMA UNINCONTRO ORGANIZZATIVODI INSIEME PER L’EUROPA

Insieme per l’Europa è un movi-mento ecumenico nato nel 2002con l’intento di promuovere unavisione comune dell’Europa con-

tro le tendenze degli ultimi anni, incui l’Europa sembra sempre più lon-tana dall’essere un’unica entità dicultura e di valori. Non sarebbe pos-sibile realizzare questo progetto senon valorizzando le somiglianze fra levarie sfaccettature del cristianesimo.Nel 2004, nel corso di uno dei radunidel movimento, nasce fra alcunipartecipanti l’idea di promuovereuna visione cristiana dell’Economia.Si tratta di un impegno nella testi-monianza e nell’azione concreta. I valori che si vogliono affermare, in-fatti, vanno dall’idea di proprietà, chenon va intesa come possesso esclusivoma come amministrazione responsabi-le, alla visione dell’impresa come im-pegno per il bene comune, e al princi-pio che il lavoro umano è anzituttouna cooperazione alla creazione per ilbenessere del fratello, oltre che unmezzo di realizzazione personale. Nel-la società di oggi, in cui il capitalismoneoliberista sta per essere divorato daimostri che esso stesso ha creato, mache nonostante questo non ammettela sconfitta, i cristiani sono chiamati apromuovere questa visione: una socie-tà del gratuito, dove l’economia è aservizio dell’uomo e il profitto unmezzo anziché un fine; una società incui il povero, l’emarginato, la pietrascartata, venga valorizzato, incluso in

una comunità accogliente e aperta.Affinché ciò sia possibile, però, i cri-stiani sono chiamati ad assumere unimpegno specifico non solo nel viverecerti valori nella propria vita lavorativae privata, ma anche a testimoniarli e acercare attivamente nuove forme difare economia. L’unica via per realizzare in concretoquesta ricerca, è quello di associarsi:non solo cittadini con cittadini, maimpresa con impresa, studiosi constudiosi, studiosi con imprenditori,Chiesa con Chiesa. Si tratta infatti diun anelito condiviso al di fuori delmondo cattolico, che abbraccia an-che le Chiese ortodosse ed il mondodell’associazionismo protestante. Nel 2015, Nomadelfia viene invitataa partecipare attivamente al proget-to. Il 30 giugno2016 si terrà aMonaco di Ba-viera un’altramanifestazione,in cui i movi-menti, le comu-nità e le asso-ciazioni cheaderiscono adInsieme perl’Europa terran-no dei meeting,convegni e con-ferenze in vari

punti della città, coprendo varie te-matiche, che vanno dalla preghiera,al perdono, all’economia. Nomadelfiasta partecipando all’organizzazionedi uno di questi convegni, che si divi-derà in due giornate, dal titolo “In-sieme per un’Economia Giusta - I va-lori Cristiani nell’Economia”. Una del-le sessioni organizzative è stata ospi-tata proprio a Nomadelfia di Roma, il22 febbraioUn momento di scambio e comunio-ne, in cui la visione protestante equella cattolica si sono confrontatein un dibattito aperto e fecondo. Èstato interessante constatare comel’esperienza di Nomadelfia, essendoprofondamente radicale e rivoluzio-naria, ha avuto molto da comunicarein termini di valori e principi, pur es-sendo nella pratica molto lontana daun’impresa economica tradizionale.Uno scambio promettente, che at-tende con ansia di poter essere co-municato al pubblico europeo, laprossima estate a Monaco.

Federica

INCONTRI

“INSIEME PER L’EUROPA”

Nomadelfia (RM),22 febbraio 2016.

Luigino Bruni conduce un incontro

organizzativo di insieme

per l’Europa.

Poco prima di Pasqua, nelgruppo familiare di Noma-delfia di Roma, è stato ac-colto un piccolo gruppo di

persone che desiderava ripercorrerela Via Crucis. La commemorazionesi è conclusa in casa, davanti allacappella, dove nel frattempo tuttoil gruppo familiare si era riunito perrecitare le preghiere della sera. Do-po aver condiviso un breve momen-to di preghiera, si è passati allacondivisione della cena, nella sem-plicità tipica di una famiglia; così,dialogando di questo e di quell’al-tro, casualmente (anche se per noi icasi non sono mai casi) si è giunti aparlare dell’importanza delle rela-zioni nella vita delle persone. È na-to così l’incontro che si è tenuto il20 aprile a Roma, presso l’Universi-tà delle tre età. Giorgio Mazzocchiha voluto che fosse presentata larealtà di Nomadelfia all’interno diuna lezione da lui tenuta, dedicataalle “Strategie di salvezza per unmondo globale”. L’esperienza di Nomadelfia si è in-serita in questo panorama cometestimonianza dello sviluppo di unasocietà collaborativa e relazionale,in cui la competizione non trovaragion d’essere (se non per pro-muovere ciascuno a dare il megliodi sé) e dove la relazione vienemessa sempre al primo posto (al-

meno a livello ideale ci impegnia-mo a realizzarlo). Per spiegare erendere visibile tutto ciò è statoutile, dato il contesto universitario,far riferimento ad una tesi di lau-rea recentemente discussa concer-nente proprio le tematiche dellarelazionalità e della co-operazione(l’operare insieme): “Dall’io al noi:un percorso di riscoperta della rela-zionalità nella razionalità. La pro-posta di Nomadelfia”. L’elaborato,nato da un’esperienza vissuta inprima persona, intraprende un per-corso a partire dalla letteraturaeconomica per dare voce ad unarealtà che, seppure ancora piccologermoglio, si presenta ad oggi vivaed operante, non semplicementecome esperienza vissuta, bensì co-me preludio di nuovi orizzonti.Ha suscitato un vivo interesse negliinterlocutori il modo di vivere diNomadelfia; il dibattito che ha se-guito la presentazione iniziale èstato acceso e denso di interrogati-vi, a molti dei quali non è statopossibile fornire una risposta perragioni di tempo. A conclusione dell’esperienza vissutaemerge con chiarezza la grande re-sponsabilità essere “pronti sempre arispondere a chiunque vi domandiragione della speranza che è in voi”.

Susanna

NOMADELFIA ALL’UNIVERSITÀ DELLE TRE ETÀ, PRESSO LA SEDE DI ROMA: LA TESTIMONIANZA DI UNA CIVILTÀ IN CUI L’UOMO È SOSTEGNO INVECE CHE LUPO ALL’UOMO

23NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

DALL’IOAL NOI

Domenica 15 maggio si èconcluso a Nomadelfia ilciclo di incontri di appro-fondimento a proposito

della dimensione economica delCentro Studi di Nomadelfia. Il per-corso, intrapreso ormai tre anni fa ènato con l’intento di approfondire edare dignità anche scientifica al ca-risma di Nomadelfia. Le tematicheaffrontate hanno toccato l’antropo-

logia, la sociologia, la pedagogia, lapolitica ed infine anche l’economia.Alessandra Smerilli, economista esuora salesiana, docente alla Lumsaed all’Auxilium, ha trascorso unagiornata a Nomadelfia guidando unariflessione intorno ai carismi, temati-ca che accompagna i suoi studi dadiversi anni. L’iniziale panoramica sulsignificato e l’importanza dei carisminella storia è andata successivamen-te concentrandosi sull’individuazionedelle specificità di Nomadelfia. Cos’èun carisma e cosa significa svilup-parlo? In primo luogo il carisma è il“dono di occhi diversi”, di unosguardo diverso, uno sguardo che facambiare le cose. Le persone illumi-nate da un carisma sanno infatti ve-dere come “dono” ciò che per gli altriè un “problema”; sanno vedere piùlontano. Nella letteratura gli studifacenti riferimento ai carismi hannomesso in luce differenti dialettiche alfine di fare luce sulla natura di que-ste forze dirompenti alle quali moltoè dovuto nella storia. Il luogo dove siproducono le innovazioni infatti,questo l’elemento centrale della ri-flessione, è proprio il carisma, inquanto legato sempre ad una pro-fezia, quella che don Zeno identifi-cava con le parole “percorrendo eprecorrendo l’indole e le esigenzedei tempi”. Per comprendere a fondola natura dei carismi e riuscire adidentificarli è necessario tener pre-sente che ogni carisma è sempreuna risposta ad un bisogno, a unarealtà concreta e che non può esserecostruito a tavolino. Lungi dall’essereirrazionali infatti, i carismi presup-pongono una dimensione oggettiva:hanno bisogno di noi, ma si dispie-gano nella storia in maniera dirom-pente, ben al di là delle nostre forze.La caratteristica di queste esperienzeconsiste nella reciprocità e nella gra-tuità. Reciprocità perché ciascuno dinoi è un tassello del carisma che in-carna, realtà nella quale dunque tutti

danno e tutti ricevono e gratuitàperché in primis si vuole dare atten-zione al modus, ovvero al “come” enon al “cosa” si fa. Altro elementocostitutivo delle esperienze carisma-tiche è la bellezza ritrovata nellepiccole cose; dove c’è carisma infattic’è attenzione anche ai dettagli, c’èattenzione alle persone, cura dei luo-ghi e di ogni cosa. Ogni esperienzacarismatica nasce da un moventeideale e da motivazioni intrinseche,quindi dal di dentro, ma se voglionosopravvivere nel tempo queste realtàhanno bisogno di istituzionalizzarsi,di trovare una struttura che le ac-compagni e gli permetta di non mo-rire. Come si può non morire? La so-stenibilità dei carismi nel tempoapre orizzonti ampi e spazi di ri-flessione che non possono essereesauriti in pochi cenni. Per essere so-stenibile un carisma deve innanzi-tutto trovare la forza di svilupparsi,cioè sviluppare se stesso, la sua novi-tà, la sua originalità. Da recenti studiemerge che l’uomo e lo scimpanzéhanno in comune il 98% del DNA; adalcuni potrà sembrare che nulla dun-que ci differenzia da queste simpati-che bestiole e quindi si giunge facil-mente alla logica conclusione: “Sia-mo uguali a loro!”. Solo uno sguardo“con occhi diversi” è in grado di stu-pirsi e provare meraviglia di fronte aquel 2% che, sebbene irrisorio, fatutta la differenza. Dunque sviluppa-re un carisma significa proprio riu-scire ad individuare quel nucleo cherende ciascuna esperienza carismati-ca (e non) unica ed originale. Svilup-pare un carisma non è fare le foto-copie delle risposte dei fondatori,ma consiste nel porsi le stesse do-mande e rispondere in maniera taleda rendere quelle risposte attuali evere oggi, perché le domande ri-mangono sempre vere, sono semprenuove, mentre le risposte sono le-gate ai momenti storici. Ma lo svi-luppo dei carismi non può prescinde-

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INCONTRI

CARISMAUN DONODI OCCHIDIVERSI

A RISORGERES’IMPARAEsperienza carismaticaè la bellezza ritrovatanelle piccole cose

re dalla fedeltà, solo ed unico garan-te per la continuazione dell’intuizio-ne originaria dei fondatori. Solo nel-la fedeltà alle domande originariesi assicura una solida continuitànel tempo, quindi una sostenibilitàche sia in grado di coniugare effi-cienza (fare le cose bene) ed effica-cia (fare le cose giuste). Un carismaè sostenibile nel tempo quandorealizza ogni cosa al meglio (effi-cienza), con il massimo sforzo ed im-pegno, e quando è in grado di darele giuste priorità (efficacia), ovverodestinare le risorse a disposizione alfine giusto, al più importante nellalogica del carisma stesso. In tuttoquesto non si può dimenticare cheDio è con noi sempre, ma la sua pre-senza non deve mai farci rimanerecon le braccia conserte; ciascuno dinoi in prima persona e noi tutti in-sieme siamo chiamati a fare tutto ilpossibile, avendo piena ed illimitatafiducia nella Divina Provvidenza,mezzo attraverso il quale Dio ci è vi-cino e non ci abbandona mai. È ne-cessario dunque non stancarsi mai di

p r o c e d e r e ,anche a ten-toni e piccolipassi, rive-dendo ognivolta il cam-mino intra-preso. Nonl a s c i a m o c ivincere dalla tentazione di “starefermi” in attesa di raggiungerequell’ottimo che non arriverà mai elasciamoci condurre dallo SpiritoSanto per compiere ciò che nessunaltro oltre noi può realizzare. Forse,tornando su quel 2% che “fa la dif-

ferenza” e sul quale è necessario la-vorare per tenere in vita un carisma,a noi è dato di gestire meno dell’1%,perché – non dimentichiamolo mai –il carisma è prima di tutto un donodello Spirito.

Susanna

Le attività motorie nel con-testo di Nomadelfia:un’educazione al rispettodell’altro e al dono di sé.

Nella mattinata di giovedì 26 mag-gio, presso l’Università degli studi diRoma “Foro Italico”, Nomadelfia haportato la sua testimonianza all’in-terno di un corso di laurea magistra-le di Scienze Motorie. L’invito è arri-vato tramite il prof. Francesco Schi-no, il quale da anni collabora conNomadelfia per la realizzazione delCentro Studi, percorso che ha ac-compagnato soprattutto i giovani diNomadelfia alla riscoperta di varie

discipline scientifiche alla luce delcarisma di don Zeno. L’incontro si èsvolto in un clima familiare, seppureaccademico, ed ha visto venire a gal-la due principali osservazioni: lagrande importanza delle relazioniumane nella valorizzazione delle po-tenzialità di ciascuno (soprattuttochi ha meno capacità) e la ricchezzadi esperienze che Nomadelfia hal’opportunità di offrire ai suoi figli, apartire dalle Serate di Nomadelfia fi-no ad arrivare al cinema ed al teatro.

Questo è solamente uno dei tantipiccoli segni, che ci dicono che an-che e soprattutto oggi Nomadelfiaha molto da dire in tutti gli ambitied in tutti i contesti.

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SCIENZE MOTORIEALLA RISCOPERTA DINUOVE DISCIPLINE

Nomadelfia (GR) 15 maggio 2016.Il presidente di Nomadelfia Francesco con Alessandra Smerilli.

La vita di Nomadelfia è densadi incontri con visitatoriprovenienti da tutta Italia; avolte si tratta di visite di

una sola giornata, mentre in altricasi gli ospiti condividono la nostravita per tre o quattro giorni. Sonooccasioni di scambio e arricchimentoreciproco: accogliere nuovi visitatoriè un modo per testimoniare la no-stra vita, che così si rinnova di voltain volta come un dono al mondo.Inoltre, gli stimoli e le continue sol-lecitazioni portate dagli ospiti ciaiutano a crescere nella coerenza enella fedeltà al nostro carisma. In particolare, vogliamo condividerecon voi lettori l’esperienza di duegruppi scolastici che hanno vissutoinsieme a noi per alcuni giorni,svolgendo a Nomadelfia una partedelle attività di alternanza scuola-lavoro. Dal momento che entrambii gruppi provengono da Licei delle

Scienze Umane, il loro interesse si èfocalizzato soprattutto sul nostromodello educativo e pedagogico.Lasciamo a loro la parola, riportan-do direttamente le loro impressioni,così come ci sono state trasmesseda alunni e insegnanti.

* * *“PANICO TOTALE! La classe ha ini-ziato fin da subito a fare mille doman-de, a farsi mille pregiudizi e pensierinegativi su dove saremmo finite. I professori intanto ci rassicuravanodicendo che avremmo cambiato idea,che sarebbe stata un’esperienza co-struttiva, dalla quale avremmo impa-rato molto, lasciando da parte i nostripregiudizi e dicendoci che saremmotornate con le idee completamentecambiate.E volete sapere una cosa? Beh, i pro-fessori l’avevano vista lunga, è statoproprio cosi!Una volta arrivate ci siamo dovuteconfrontare con un modo di viverecompletamente diverso dal nostro, apartire dal loro pensiero, dal loro mo-do di approcciarsi con gli altri e dalloro stile di vita. Inizialmente abbiamo posto un muro,essendo ancora convinte che avrem-mo trovato una realtà estranea allanostra, una comunità non al passo coitempi e ancora basata sul lavoro dicampagna.Invece con il passare dei giorni ci sia-mo dovute ricredere, perché nonostan-te il non eccessivo uso della tecnologia (cellulare, televisione, computer ) e iloro diversi svaghi, i Nomadelfi vivo-no una vita intensa e all’insegna delrispetto reciproco e della condivisio-

ne. Apprezzano ogni cosa che hanno edi quella si accontentano.Tutte noi abbiamo apprezzato questaesperienza (essendoci ambientategrazie ai nomadelfi, estremamentesimpatici, ospitali e socievoli), ammi-rando quello che loro fanno tutti igiorni, ma nessuna di noi (ormai abi-tuati a ritmi e luoghi diversi) avrebbela forza e il coraggio di vivere in pri-ma persona una simile esperienza”.

Ilaria, Alessia A., Greta, Chiara, Elisa

* * *“Prima di arrivare a Nomadelfia cisiamo creati parecchi pregiudizi, so-prattutto per quanto riguarda il nonavere la proprietà privata e il condivi-dere ogni cosa con le altre famiglie, inquanto viviamo in una società attacca-ta alle cose materiali e dove ognuno hale proprie cose. Li giudicavamo comepazzi, perché per noi, “generosità “ e “condivisione” sono principi che con iltempo sono passati in secondo piano el’egoismo ha preso il sopravvento...…Quando ognuna di noi è stata accol-ta nella loro casa, abbiamo notato cheerano persone che trasmettevano posi-tività ed armonia. Era un ambiente se-reno, dove potevi stare in compagnia estaccarti per un po’ da tutto ciò che lasocietà ci ha “imposto”, per esempionon abbiamo più usato i nostri cellula-ri per relazionarci con le persone.A differenza dei nostri pregiudizi, ab-biamo conosciuto una comunità pa-cifica e serena, con le proprie regolee principi, che noi rispettiamo e avolte guardiamo anche con un oc-chio di invidia.”

Ada, Camilla, Letizia, Elena, Cecilia

26 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

INCONTRI

SCUOLAE LAVOROSTUDENTI DI VARI LICEIAPPROFONDISCONOIL MODELLO EDUCATIVODI NOMADELFIA

SCUOLAE LAVORO

“Essendo ragazzi abituati ad averetutto, quando abbiamo saputo la metadella gita, ovvero Nomadelfia, e dopoaver fatto ricerche, abbiamo visto cheil posto non era il massimo, immersonella natura, pieno di campi, con ani-mali della fattoria. Il primo pensieroè stato: “E se non prende il cellula-re?”, a questa preoccupazione se nesono aggiunte altre, per esempio leallergie, il cibo, le camere, un solobagno per 12 persone. Inoltre quelloche ci spaventava di più era il pro-gramma delle giornate, soprattutto ilterzo giorno, il quale prevedeva losvolgimento di lavori manuali. Arrivati lì, il primo giorno, avendo vi-sto il luogo totalmente lontano dallacittà di Grosseto, abbiamo chiamatotutti i nostri genitori disperati, implo-randoli di venirci a prendere. Il se-condo giorno avendo conosciuto lefamiglie e i nostri coetanei ci siamotrovati a nostro agio, soprattuttoquando alla sera abbiamo giocato apallavolo con i ragazzi! Il terzo gior-no i ragazzi di Nomadelfia hanno or-ganizzato per noi una serata da ballo,ci siamo divertiti tantissimo, anche seabbiamo ballato in un modo molto di-verso da quello in cui siamo abituati.Pensiamo che questa esperienza ci ab-bia cambiato totalmente, perché siamopartiti con tantissimi pregiudizi neiconfronti di questa comunità e del po-sto in cui i Nomadelfi hanno scelto divivere, un luogo che alla fine si è rive-lato VERO, in cui ci sono persone VE-RE con dei valori VERI. Probabilmenteadesso abbiamo capito cosa è davveroimportante nella vita, i legami, le ami-cizie, la sincerità, lo stare bene tutti in-sieme aiutandosi sempre l’un con l’al-tro. Ci siamo trovati davvero bene alpunto di voler organizzare un’altrauscita solo noi ragazzi, finita la scuola,alla fine di giugno a Nomadelfia”.

Giulia. M, Giulia. F , Rebecca. M, Anna, Jasmine

* * *A Nomadelfia possiamo trovare siaragazzi nativi del posto, sia ragazzitrasferitisi a Nomadelfia con la lorofamiglia, sia ragazzi dati in affido allefamiglie. Questi ragazzi non vengonodistinti dagli altri, ma vengono rico-

nosciuti tutti co-me figli propri.Tra di loro, in-fatti, c’è ungrande rapportodi solidarietà efratellanza. Facendo il Li-ceo delle Scien-ze Umane ci siamo confrontati con 5ragazzi del nostro stesso indirizzo,anche se in realtà gli alunni delle su-periori sono in tutto 40.Abbiamo notato parecchie differenzeda quella che è la nostra normalitàscolastica; per esempio le loro classisono formate da un numero ristrettodi persone oppure il fatto che nonhanno voti. Quest’ultimo particolareci ha lasciato abbastanza perplessi,perché in effetti non essere sempresotto pressione piacerebbe pure a noi,ma dopotutto preferiamo la nostra vi-ta scolastica .In realtà, però, sono adolescenti comenoi, con sogni e speranze che speranodi poter realizzare. Durante il nostrosoggiorno a Nomadelfia abbiamo vis-suto due momenti fondamentali con inostri coetanei. Il primo incontro èavvenuto il secondo giorno. Ci siamomessi in cerchio su un prato all’aper-to, sotto un grande albero, e dopo es-serci presentati abbiamo chiarito al-cuni dubbi che avevamo sul loro stiledi vita: come vivono nella loro comu-nità, come si possono avere delle re-lazioni sentimentali.L’ultimo giorno abbiamo avuto un al-tro incontro all’interno della loro au-la scolastica. In quel momento abbia-mo preso in considerazione le princi-pali differenze tra nostre scuole, lepreferenze sull’una o sull’altra e i me-todi utilizzati.I momenti con i giovani sono stati po-chi, ma divertenti ed emozionanti. So-prattutto la sera in cui abbiamo balla-to o partecipato al torneo di pallavolo. I ragazzi ci sono piaciuti molto e ab-biamo potuto scoprire un’altra realtà,differente dalla nostra.Durante il terzo giorno abbiamo avu-to la possibilità di partecipare ai la-vori manuali che i nomadelfi svolgo-no normalmente. Tutti noi ragazzidelle due terze siamo stati divisi in

gruppi e ci siamo occupati di vari la-vori agricoli: alcuni hanno lavoratonella vigna, altri nell’orto e altri an-cora si sono occupati della selezionedelle mele. È stato faticoso ma almeno abbiamopotuto vedere le cose con occhio me-no critico e sentirci più partecipi.

Michela, Giulia A., Nausica, Alice, Giada

* * *Sono stata a Nomadelfia circa duesettimane fa, con due terze del liceodelle Scienze Umane e due splendidicolleghi. Esperienza organizzata dalcollega di filosofia, funzionale ancheall’alternanza scuola-lavoro. A di-stanza di tempo l’esperimento di pro-vare a vedere se è rimasto qualcosa aldi là delle emozioni, è riuscito. Mi li-mito a due cose: La prima, ho visto edincontrato persone anziane serene.Capaci di alleggerire! Questo mi fapensare a tutto quello che c’è a montedi una cosa del genere. La seconda èil naturale essere solleciti nei con-fronti del reale che può spaziaredall’aver cura dell’orto, della vignaecc..., all’aver a cuore la crescita diun bambino (non importa se biologi-camente tuo). All’interno di queste due modalità con-crete penso ci sia un lavoro su se stessiche bandisce l’accidia dal quotidiano.Per ultimo ricordo lo stupore dellagiovanissima collega che ha condivi-so qualche ora di lezione in due classidi Liceo , con tanto di lezione ed in-terrogazione, sia in classe che in la-boratorio. (laboratorio messo a puntocon mezzi semplici ed economici daDamiano laureato in fisica e ragazzogeniale).L’ho rivista ieri a scuola ed ancorail suo volto è pieno di questa bellaesperienza.

Sara

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Nel novembre 1968 don Ze-no otteneva dal Ministerodella Pubblica Istruzione ilpermesso di realizzare a

Nomadelfia una scuola paterna, oggiscuola Familiare.L’inizio non fu semplice. Il Provvedi-torato non capiva perché fare questascelta ad anno scolastico già iniziato.I nomadelfi non capivano bene comeconcretizzare la nuova via del fonda-tore. Si trattava di prendersi caricoanche dell’istruzione dei figli di No-madelfia una buona parte dei qualiera stata accolta e necessitava di at-tenzioni particolari.Il fondatore non aveva dubbi: il Signo-re aveva aperto una grande strada.E questa strada Nomadelfia continuaa percorrerla cercando di guardare al-lo stesso orizzonte del suo fondatore.Don Zeno voleva una scuola aderentealle esigenze dei figli, coerente con lavita delle famiglie di Nomadelfia. La popolazione e le famiglie di No-madelfia ancora oggi si differenzia-no dalle altre in quanto – scrivevadon Zeno nel 1972 – vivono “libera-mente un costume cristiano familia-

re, sociale e politico omogeneo, chesi ispira alla Fede cattolica e applicail Vangelo come suo “codice del vi-vere” fino a portare il rapporto uma-no alla libera solidale fraternità, vi-vendo in uno sfondo d’amore chetutto accomuna”.A Nomadelfia il “gravissimo dovere”dell’educazione integrale dei figli(Amoris letizia n. 84) spetta ai geni-tori che, fraternizzati con altri, pos-sono riuscire ad assolvere meglioquesto “diritto primario”.Nomadelfia infatti vive in un model-lo di società dove famiglia, comunitàe scuola sono unite da persone chescrutano e remano verso una metacomune.Non così si può dire del mondo dioggi. Anche papa Francesco nell’en-ciclica Amoris Letizia rileva che «si èaperta una frattura tra famiglia e so-cietà, tra famiglia e scuola, il pattoeducativo oggi si è rotto; e così, l’al-leanza educativa della società con lafamiglia è entrata in crisi».I genitori avvertono questa crisi sto-rica e molti si organizzano nel farescuola ai propri figli. Alcuni vengono

a Nomadelfia per trascorrere insiemequalche esperienza concreta.Con alcuni gruppi di genitori chehanno avviato esperienze di scuolafamiliare, siamo in contatto da tempoe non mancano le occasioni per arric-chirci scambievolmente di esperienze.A Montesilvano presso la ParrocchiaSan Giovanni Bosco, alcune famigliestanno portando avanti una scuolafamiliare con figli che vengonoistruiti in famiglia o in ambienti co-muni non soltanto per il livello dellascuola primaria ma anche nel livellodella secondaria di primo e secondogrado. Una rappresentanza di geni-tori e insegnanti ha trascorso connoi alcuni giorni anche lo scorsoaprile. È stata un’occasione per unampio confronto. Hanno incontratoi responsabili della comunità e dellascuola, ascoltato coordinatori conesperienze di scuola vivente. Ancheper noi è stato un motivo di crescitavedere genitori contenti del percor-so di crescita dei figli grazie ancheall’aiuto di parte della comunitàparrocchiale.

Zeno di Nomadelfia

INCONTRI

SCUOLA FAMILIAREUNA NUOVA STRADAINDICATA E SPERIMENTATA DA DON ZENO

SCUOLA FAMILIARE

Mercoledì 8 giugno, sono ar-rivati al gruppo familiare diNomadelfia di Roma dopo

l’udienza in Piazza S. Pietro.L’ AVVENIRE riporta questo incontro:“Al termine dell’udienza generale

l’incontro con un gruppo di 110 pro-fughi, 87 richiedenti asilo e 27 immi-grati in cerca di lavoro, accolti dal-l’associazione Migrante San France-sco della diocesi di Siena-Colle Vald’Elsa-Montalcino. Un progetto di

a c c o g l i e n z acompleto pre-sentato a Ber-goglio anche

attraverso il dono del “cesto dellasperanza”, fatto a mano dai profughi,con dentro volti, storie e sogni di im-migrati e rom”.L’accoglienza, anche se per poche oreè stata una esperienza profonda: ab-biamo visto nei loro occhi sperana evoglia di lottare per un domani mi-gliore. Questo ci insegnano i fratelliMigranti e Profughi: lottare per unmondo diverso, nel quali tutti abbia-no diritto di vivere dignitosamente,credere che questo è possibile.

Il 27 e 28 maggio il gruppo fami-liare di Nomadelfia a Roma haospitato il convegno “Alzati Con-

go. Pour un nouveau Congo dans lecontexte international”, organizzatodall’associazione AUCI in collabora-zione con l’università A. Gemelli. LaConferenza è iniziata venerdì pome-riggio a Radio Vaticana, dove hannopartecipato tra gli altri il presidentedell’AUCI, l’Ambasciatore in Italiadella Repubblica Democratica delCongo, l’eurodeputata Cecile Kyenge,il direttore dell’Ufficio InterventiUmanitari, il preside della Facoltà diMedicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del SacroCuore di Roma e numerosi altri impegnati in vari settoriche spaziano dall’economia alla medicina ed all’aiutoumanitario. La serata si è conclusa nel gruppo familiarecon un buffet ed un concerto di musica congolese.

Sabato l’intera giornata si è svolta a Nomadelfia con unatavola rotonda presieduta da Luca Revelli, professore del-la Facoltà di Medicina e Chirurgia del Sacro Cuore. Il tut-to è stato organizzato anche grazie all’impegno di PaulKateta, figlio di mamma Irene.

LA SPERANZA DI UNA VITA MIGLIORE

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30 NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

“Caro don Zeno, mi sento dinon poter camminare convoi... per nulla sono pentitodi essere stato al tuo fianco,anzi riconosco che una dellegrazie più grandi che Iddiomi ha fatto è stato il contattocon i Piccoli Apostoli”.

Siamo nel maggio del 1945 enonostante la direzione distrade diverse, il legame tradon Ivo Silingardi, don Zeno

e Nomadelfia è sempre stato moltointenso e comunitario.Don Ivo ci ha lasciati il 25 marzoscorso dopo una vita intensa estraordinaria. Uomo di fede ma anche di opere eracaratterialmente un po’ burbero madal cuore tenero. Importante è stato il suo donarsi ne-gli anni della guerra, della resistenzapartigiana durante i quali condivise,con tanti prigionieri, in carcere,l’umana paura delle rappresaglie edella morte.Successivamente con l’Istituto Na-zareno si è impegnato nella forma-

zione dei giovani: non solo scuolama un progetto di crescita globaledella persona.

Originario di Modena nasce nel1920 da una famiglia di operai.Dopo l’incontro con don Zeno lasciail seminario di Modena e va a SanGiacomo Roncole dove viene ordina-to sacerdote per la diocesi di Carpida mons. Dalla Zuanna.Inizia la sua missione sacerdotale aSan Giacomo Roncole presso Miran-dola, a fianco di don Zeno .Negli anni della guerra ha vissuto inprima persona la Resistenza, collabo-rando con le Brigate Italia dove co-nobbe e collaborò con don Elio Mo-nari, oltre che con don Arrigo Beccarie con don Ennio Tardini.Mentre don Arrigo e don Ennio insie-me al dottor Giuseppe Moreali e allefamiglie nonantolane a partire dal1942 davano protezione presso VillaEmma a circa 70 ragazzi ebrei del-l’Est, sottratti alle persecuzioni nazi-fasciste e ai campi di concentramen-to, don Ivo divenne responsabile delgruppo Piccoli Apostoli presso l’Ope-ra Pia Bianchi di Casinalbo. Qui creò

un centro di raccolta per giovani di-retti verso le formazioni partigianesull’Appenino e di contatto conesponenti della Resistenza.Nel settembre 1944 a causa delladelazione di una staffetta partigianai tre sacerdoti Piccoli Apostoli, donEnnio Tardini, don Arrigo Beccari edon Ivo Silingardi, sono imprigionatiper la loro attività in favore di ebreie perseguitati politici. I tre sacerdotivengono consegnati prima alle Bri-gate Nere, poi alla SS tedesche, e siritroveranno in cella insieme a seigiovani amici delle “Squadre d’Azio-ne Italia”, le prime formazioni catto-liche della pianura.I tre sacerdoti sono trasferiti a Bo-logna nel carcere di S. Giovanni inMonte dove le SS li sottopongonoa duri interrogatori. Don Arrigo edon Ivo si assumono ogni respon-sabilità permettendo a don Enniodi ottenere la libertà. Don Enniocontinua comunque a prodigarsiper la salvezza degli ebrei (alcunidei quali sono nascosti presso lesue sorelle), e per soccorrere levittime dei bombardamenti e delleazioni di guerra. Per i tre sacerdoti

Don Ivo ha condiviso con don Zeno gli anni difficilidella guerra con dure prove e pericoli con grande co-raggio nell’affrontare pericoi di ogni genere.

UN CARO AMICODELLA PRIMA ORA

DON IVOSILINGARDI

offrono la vita al Signore tre gio-vani suore delle Ancelle Adoratricidi Bologna, che moriranno dopobreve tempo, mentre i tre sacerdo-ti , r ipetutamente condannati amorte, si salveranno.Don Ivo è stato un prete coraggiosogeneroso e instancabile.“Cristo è sempre stato mio amico - leparole del testamento ‘spirituale’ didon Ivo, letto da monsignor Cavina -il più grande amico della mia vita,che io ringrazio per avermi chiamatoal sacerdozio”.“Don Ivo - ha detto il vescovo diCarpi Francesco Cavina - ha accoltotutti, bambini e adulti, poveri e ric-chi, credenti e non credenti, con ge-nerosità e coraggio, andando a‘bussare’ a tutte le porte per tutela-re chi era nella difficoltà”. Ricordan-do le vicende della sua vita, l’espe-rienza della guerra, del carcere e delpost guerra, il presule ha precisatoche “la vita di don Ivo ci insegnacome affrontare problemi e difficol-tà con lo sguardo sempre rivolto aCristo, quale affettuoso amico chemai delude e abbandona.

Sefora

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Carpi (MO) 28 marzo 2016. Momenti del funerale di don Ivo presieduto dal vescovo di Carpi Francesco Cavina.

44tra giovani dai16 ai 21 anni eaccompagnatori

parteciperanno alla Giorna-ta Mondiale della Gioventùil prossimo mese di luglio.Durante le giornate diCracovia i giovani di No-madelfia porteranno latestimonianza di frater-nità partecipando alFestival della Gioventùche farà da cornicegioiosa alle giornatedi Cracovia.

I giovani di Nomadelfia partiranno il giorno21 luglio e saranno ospiti della diocesi di Breslavia fi-no al 25 luglio. Il giorno 23 luglio visiteranno il Cam-

po di sterminio di Au-schwitz. Dal 25 al 31luglio parteciperanno alla GMG di Cracovia assieme aigiovani delle diocesi di Grosseto e alle diocesi di Sie-na-Colle Val d’Elsa-Montalcino e di Pitigliano-Sova-na-Orbetello. Lo scopo della GMG anche per i giovanidi Nomadelfia sarà di fortificarsi nella fede per essereliberi e felici di seguire il Signore nel mondo d’oggi.“Cari giovani, abbiate il coraggio di essere felici!” hascritto infatti papa Francesco ai giovani di tutto ilmondo invitandoli ad approfondire e praticare la bea-titudine della misericordia.È proprio con la beatitudine della misericordia che anche igiovani di Nomadelfia dovranno misurarsi assieme ai gio-vani del mondo per essere luce di un mondo nuovo doveognuno vive in se stesso e con gli altri le beatitudini inge-gnateci da Gesù. Solo sulle beatitudini infatti si può co-struire la civiltà della fratellanza.

GMG 2016

NOMADELFIA È UNA PROPOSTA N. 2-2016

Anno XLIX - Trimestrale • Aut. Trib. di Grosseto N. 1 - 8.3.1968 • Dir. Resp.: Pietro CarenaStampa: Trullo Comunicazione srl - Via Domenico Fontana, 32 - 00185 Roma - [email protected] Grosseto • C.P. 103 - 58100 Grosseto • Tel. 0564 338243 Fax 0564 338233 C.C. Post. 11938586CODICE IBAN - IT81J0760114300000011938586NOMADELFIA Roma • C.P. 00135 • Via del Casale di S. Michele, 46 • Tel./Fax 06 30683485Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Roma

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Cari amiciCon le nuove tariffe po-stali, i costi di spedizio-ne del no stro periodicostanno diven tando pernoi insostenibili, ma perrimane re fedeli alla lineadel fondatore don Zeno,confidando nella provvi-denza, continueremo adinviare il nostro periodi-co per rimanere legaticon voi in fraterna amici-zia e per collabo rare in-sieme allo svi luppo ma -teriale, morale e spiri-tuale di Nomadelfia; del-la quale il mon do — uni -tamente a tutte le altreini ziative di bene — habiso gno. Accett iamoqualsiasi of ferta. Ringra-ziamo tutti co loro chehanno inviato o in -vieranno le loro offerte.

Si è costituita alla fine del mese di aprire 2016 la nuo-va OdV “Solidarietà Nomadelfia Onlus” .

Perché si è creata questa nuova struttura?La Chiesa traccia la via della riforma del welfare italia-no, affermando che a sostenere lo stato sociale, nondebba esserci solo il binomio stato-mercato, ma oc-corre un terzo pilastro quello della società civile, doveaffondano le radici dello Stato sociale stesso.Proprio in questo senso va la grande novità della pro-posta della Chiesa aperta alla partecipazione respon-sabile dei cittadini.Il sistema tributario italiano sembra avere accolto inpieno l’invito della Chiesa, delegando i singoli cittadiniad essere responsabili della destinazione delle risorse,sia proprie che dello stato. Per stimolare i cittadini a svolgere questa loro missio-ne lo stato italiano ha promosso delle agevolazioni,che nel corso degli ultimi anni hanno avuto un note-vole incremento.Chi oggi volesse effettuare una donazione ad una ON-LUS (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale)può detrarre il 26% (a differenza del 19% degli annipassati).Un’altra delega che fa lo stato italiano ai cittadini, ri-guarda la destinazione del 5 x mille. Con questa dele-ga il cittadino viene investito dell’autorità di deciderequale struttura sostenere per costruire uno stato so-ciale che garantisca i diritti a tutti i cittadini. Nomadelfia, accogliendo l’invito della Chiesa a stimo-lare la partecipazione responsabile dei cittadini, e per

permettere ai donatori di usufruire delle agevolazionidello Stato, si è dotata di una nuova Organizzazione:“Solidarietà Nomadelfia Onlus”.

In quali settori opera la nuova associazione pergarantire uno stato sociale basato sulla Giustizia?L’iniziativa che ha trovato l’unanime consenso dellacomunità di Nomadelfia si inserisce nelle attività dellacomunità con finalità ben precise:-Assistenza sociale: promuovendo iniziative finalizzatea sostenere persone o enti che perseguono attività diassistenza sociale- Beneficenza: organizzazione e gestione di attività diraccolta e distribuzione di alimenti, indumenti, scarpe, mobili, medicinali, etc a istituzionipubbliche o privati. Aiuti materiali e/o di denaro, a fa-vore dei popoli del terzo mondo- Istruzione: promovendo attività didattiche a favoredi minori che presentino limiti cognitivi, psicologici erelazionali- Formazione: sostenere e gestire corsi di formazione,laboratori, non in forma professionistica, di musica, ar-te acrobatica e di danza. Organizzazione e gestione dimanifestazioni socioculturali e ricreative con una retereale tra Nomadelfia e privati secondo un principio disussidiarietà.

Come sostenere “Solidarietà Nomadelfia Onlus”Con Bonifico Bancario su Banco Popolare intestato a“Solidarietà Nomadelfia Onlus”IBAN IT 63 L 05034 14302 000 000 00 4426

LUGLIO ore 21,30Sabato 16 Domenica 17 ALBINIA (P. delle Regioni) GR

AGOSTO ore 21,30Domenica 7 Lunedì 8 CIVITAVECCHIA (Area 7) RM

Mercoledì 10 Giovedì 11 S. MARINELLA (zona ex fungo) RM

Sabato 13 Lunedì 15LIDO DI TARQUINIA (V.le Tritoni) VT

Mercoledì 17 CAPALBIO (P. della Repubblica) GR

Venerdì 19 Sabato 20 MONTALTO (P. Palombaro) VT

Domenica 21 Lunedì 22 VITERBO (P. Plebiscito) VT

Venerdì 26 SABAUDIA (zona Fiera) LT

SERATE DI NOMADELFIA 2016 PROGRAMMA PROVVISORIO

E’ NATA L’ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO “SOLIDARIETÀ NOMADELFIA ONLUS”