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NOMADELFIA E UNA PROPOSTA Nomadelfia è una popolazione comunitaria cattolica sull’esempio delle prime comunità cristiane. Beni in comune, lavoro e scuole all’interno. Le famiglie accolgono figli in stato di abbandono. N. 2 - 2015 Oggi Nomadelfia viene qui per “portarvi” proprio la parabola del seminatore, cioè per portarvi il Vangelo della fraternità secondo la preghiera di Gesù all’Ultima Cena che dice: “Quello che è mio è tuo e quello che è tuo è mio... come io e te siamo una cosa sola, così siano essi”. Oggi Nomadelfia viene qui per “portarvi” proprio la parabola del seminatore, cioè per portarvi il Vangelo della fraternità secondo la preghiera di Gesù all’Ultima Cena che dice: “Quello che è mio è tuo e quello che è tuo è mio... come io e te siamo una cosa sola, così siano essi”. Oggi Nomadelfia viene qui per “portarvi” proprio la parabola del seminatore, cioè per portarvi il Vangelo della fraternità secondo la preghiera di Gesù all’Ultima Cena che dice: “Quello che è mio è tuo e quello che è tuo è mio... come io e te siamo una cosa sola, così siano essi”. ... basta con questa storia che ciascuna famiglia sta per conto suo. Dobbiamo fare dei gruppi famigliari! Altrimenti anche le nostre famiglie rischiano di mettere su dei muri fra l’una e l’altra! Invece dobbiamo unirle! ... basta con questa storia che ciascuna famiglia sta per conto suo. Dobbiamo fare dei gruppi famigliari! Altrimenti anche le nostre famiglie rischiano di mettere su dei muri fra l’una e l’altra! Invece dobbiamo unirle! ... basta con questa storia che ciascuna famiglia sta per conto suo. Dobbiamo fare dei gruppi famigliari! Altrimenti anche le nostre famiglie rischiano di mettere su dei muri fra l’una e l’altra! Invece dobbiamo unirle!

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NOMADELFIAE UNA PROPOSTANomadelfia è una popolazione comunitaria cattolica sull’esempio delle prime comunità cristiane.Beni in comune, lavoro e scuole all’interno. Le famiglie accolgono figli in stato di abbandono. N. 2 - 2015

Oggi Nomadelfiaviene qui per “portarvi” proprio la parabola del seminatore, cioè per portarvi il Vangelo della fraternità secondo la preghiera di Gesù all’Ultima Cena che dice: “Quello che è mio è tuo e quello che è tuo è mio... come io e te siamo una cosa sola,così siano essi”.

Oggi Nomadelfiaviene qui per “portarvi” proprio la parabola del seminatore, cioè per portarvi il Vangelo della fraternità secondo la preghiera di Gesù all’Ultima Cena che dice: “Quello che è mio è tuo e quello che è tuo è mio... come io e te siamo una cosa sola,così siano essi”.

Oggi Nomadelfiaviene qui per “portarvi” proprio la parabola del seminatore, cioè per portarvi il Vangelo della fraternità secondo la preghiera di Gesù all’Ultima Cena che dice: “Quello che è mio è tuo e quello che è tuo è mio... come io e te siamo una cosa sola,così siano essi”.

... basta con questa storia che ciascuna famiglia sta per conto suo.

Dobbiamo fare dei gruppi famigliari! Altrimenti anche le nostre

famiglie rischiano di mettere su dei muri fra l’una e l’altra!

Invece dobbiamo unirle!

... basta con questa storia che ciascuna famiglia sta per conto suo.

Dobbiamo fare dei gruppi famigliari! Altrimenti anche le nostre

famiglie rischiano di mettere su dei muri fra l’una e l’altra!

Invece dobbiamo unirle!

... basta con questa storia che ciascuna famiglia sta per conto suo.

Dobbiamo fare dei gruppi famigliari! Altrimenti anche le nostre

famiglie rischiano di mettere su dei muri fra l’una e l’altra!

Invece dobbiamo unirle!

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Con molta semplicità e chiarezzaci invita, ancora oggi, a sentirciuniti a tutti gli uomini, a nonchiuderci nel guscio dell’egoi smo,perché il cristianesimo non è indi-vidualismo. Le caratteristi che chedistinguono il cristiano non sonole doti indi viduali, le scienze, learti ma l’a more.

Oggi la comunità di Nomadel-fia viene qui per “portarvi”proprio la parabola del semi-

natore, cioè per portarvi il Vangelodella fra ternità secondo la preghieradi Gesù all’Ultima Cena che dice:“Quello che è mio è tuo e quello cheè tuo è mio... come io e te siamo unacosa sola, così siano essi”. Un altropasso del Vangelo vi portiamo: “Vido un comanda mento nuovo, diceGesù: amatevi l’un l’altro come io hoamato voi. Da questo conoscerannoche siete miei discepoli”.

PARTECIPIAMO NOIAI DOLORI DELL’UMANITÀ?

Noi Nomadelfi portiamo un espe -rimento che turba tutti coloro checredono che la religione cattolica silimiti a quel rapporto umano che c’èoggi, cioè l’individuali smo, che nonsia possibile frater nizzarsi. Il semina-tore, Gesù, ha portato agli uominiquesto nuovo messaggio, di fraterniz-zarsi. Per ché per salutarci si fa pocafatica, ma se siamo veramente i se-guaci di Cristo dobbiamo dimostrareagli uomini che siamo l’uno per l’al-tro in tutte le cose Il seme che Gesùha buttato sulla terra ancora ha frut-tato poco in questo campo: nel mon-do vediamo ingiustizie, rivoluzioni,sangue... E noi stiamo a guardare, manon sentiamo troppo dispiacere. Par-tecipiamo noi ai dolori di tuttal’umanità? Siamo noi l’uno per l’altrocome vuole Gesù?

SUPERARE LA MONDANITÀCHE CI DIVIDE

Noi cattolici dobbiamo fare un passoavanti e superare la mon danità checi calpesta, ci oppri me, ci divide erealizzare la pa rola del Vangelo checi vuole tutti fratelli.L’ingiustizia nella società uma na creadelitti dei quali siamo corresponsabi-li, ma non sentia mo questa corre-sponsabilità. Che cosa facciamo per

2NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

IL CRISTIANESIMO NON È INDIVIDUALISMOSansepolcro (AR) - 29 gennaio1967.Durante la Messa in cattedrale don Zeno commenta la parabola del seminatore

MA È PARTECIPAZIONE AI DOLORI DEGLI ALTRI

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evitare lo scivolare del-la gioventù nel male?Salviamo i nostri figli?Che cos’ha questa gio-ventù così esasperata?Cosa vede davanti a sé?Se guarda indietro sispa venta, e se guardaavanti... si sta facendoquello che si faceva pri -ma. Dobbiamo sentircirespon sabili.

NON LASCIATE CRESCERE I FIGLI EGOISTIPERCHÉ SI RIBELLANO E VI SCAPPANO

Se voi mamme pregatesolo per i vostri figli, lavostra preghiera nonvale niente, dovete pre-gare per i figli dellaterra, in mezzo ai quali ci sono anchei vostri, dei quali siete responsabili. Enon lasciateli crescere egoisti, perchépoi si ribellano e vi scap pano.Guardiamo un aspetto: lo spet tacolo.Ma sapete voi quanto male può fareuno spettacolo morboso? È un disa-stro. Vi par la un sacerdote che in 36anni ha cresciuto 3000 figli.A Messa si viene a pentirci dei nostripeccati di omissione e tentare di farequalche cosa per rimediare, per nonessere corre sponsabili di tanti delitti.Guardiamo il lavoro: vivere è un dirit-to, lavorare è dovere. E dove va ilfrutto del lavoro? Bi sogna cominciarea muoversi con un criterio cristiano.I ricchi non hanno una parola a pro-prio favore in tutto il Vange lo. E ric-co è colui che adopera i mezzi senzacriterio e spende perché dice che isoldi sono suoi. Non è vero! I benisono tutti di Dio, noi siamo ammini -stratori e dobbiamo ammini strarlicon criterio. Quindi se guadagni mol-

to pensa al fratel lo che guadagnapoco e trovate una soluzione, nonl’elemosi na.L’enciclica Rerum Novarum di LeoneXIII dice: “La terra è di tutti”. Tuttidevono poter sfrut tare le risorse del-la terra, e quello che è della terra de-ve es sere distribuito con giustizia.Ma dove è caduta la parola di Dio?Sul buon terreno? No, certamente. Ècaduta nella sie pe, sul sentiero, tra lespine... e le spine sono gli egoismi ele passioni.Ingiustizie, guerre, rivoluzioni. Checosa cercano i giovani? Cercano labontà, la giustizia, l’amore. Cercanoche i cristiani si facciano davverocristiani. E noi siamo diventati picco-li, presentia mo un Cristo che ormainon si vede più. Quei giovani sono nostri figli. Quelleragazze, che sono per le strade dinotte a perdere la pro pria vita, sononostre figlie. I di soccupati sono no-stri fratelli. Quelli che buttano via i

soldi sono nostri fratelli screanzati.E noi dobbiamo poter dire quel cherisposero i primi cristiani a Roma,quando i pagani hanno chiesto: “LaGrecia ha portato la sapienza, Romaha portato la leg ge, e voi che cosaportate di nuo vo?”. Hanno risposto:“L’amore”.

3NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Anno XLVIIIIndice

n. 2/2015

IN QUESTO NUMERO:

2 IL CRISTIANESIMO NON È INDIVIDUALISMO

4 VISTO DA NOMADELFIA NOI FACCIAMO COME I CASTORI

7 UN’ECONOMIA PER IL BENE COMUNE

9 NOMADELFIA NON È UN’UTOPIA

10 LASCIATECI SOGNARE

12 SALA DON ZENO

17 EDUCAZIONE ALLA POLITICA

18 ARMENIA TERRA DI MARTIRI

20 LOPPIANO MEETING GIOVANI

21 SCUOLA GITE PRIMA MEDIA ED ELEMENTARI

25 QUARTA GIORNATA PER LA VITA

26 JEUNESSE LUMIÈRE SCUOLA PER LA FELICITÀ IN DIO

27 NOMADELFIA È UNA PROPOSTA

28 MASCHIO E FEMMINA LI CREÒ

29 GIOVANI COPPIE A NOMADELFIA

30 I RAGAZZI DI DON ZENO

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1Le caratteristicheper diventare popolo

“Nomadelfia ha tutte le ca-ratteri stiche per diventa-re un nuovo po polo nei

popoli vecchi”. Lo anno tava don Zenoalla fine del 1969 in un taccuino dimeditazioni.A distanza di quasi cinquanta anni cichiediamo se siamo di ventati quelpopolo nuovo. Se ci riferiamo al nu-mero, viene da du bitare. Se inveceguardiamo alle caratteristiche di po-polo, a noi sembra di averle conser-vate. Lo desumiamo dal fatto che ciè di ventato spontaneo identificarcicome “nomadelfi” e come tali ve -niamo spesso chiamati da chi ci co-

nosce. E questo avviene perché il no-stro caratteristico modo di vivere halasciato un’impronta ri conoscibilenello stile della per sona.E sono proprio gli stili di vita che de-terminano la cultura di un popolo. Sitratta di cose semplici come consu-mare i pasti insieme, seduti allo stes-so tavolo, alternar si nei sevizi dome-stici, coltivare l’orto, accudire il pol-laio, tenere in ordine gli spazi intor-no alle ca sette e abbellirli con vasi difiori... Tutto questo compiuto dal lestesse persone, quasi ogni gior no,non può non produrre un sen so diappartenenza.Si aggiunge che, per una con -venzione accettata liberamente, i le-gami parentali sono sostituiti daquello più generale di sorella e fra-

tello. E, particolare non trascu rabile,è posto in evidenza, nella sala cen-trale, un grande libro aperto delVangelo di Gesù. Ogni sera, inoltre,prima di sederci a tavola recitamoalcune preghiere semplici e ripetia-mo le beatitudi ni e altri pochi pas-saggi del di scorso della montagna.In questi momenti della giornatatutto il gruppo familiare, una trenti-na di persone, si riunisce davanti al-la porta spalancata del luogo dov’ècustodita l’Eucarestia.È lecito domandarsi se tutto questosia sufficiente a definire un popolo.Non offre piuttosto il ritratto di unagrande famiglia?

Per cercare di dissipare il dub bio ènecessario aggiungere che si praticain ogni gruppo l’ospi talità ogni volta

IL NOSTRO MODO DI VIVERE

HA LASCIATO UN’IMPRONTA RICONOSCIBILE

VISTO DA NOMADELFIANOI FACCIAMOCOME I CASTORI

SIAMODAVVEROUN POPOLO NUOVO?

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che ce n’è biso gno (gra-zie a Dio leoccasioni so-no frequen-ti!). Inoltre leatti vità lavo-rative, in cam-pagna e nei la-boratori, negliuffici e nel lescuole si svolgo-no senza te nerconto dell’appar-tenenza al l’uno oall’altro gruppofamilia re.Al di là di questo,molto con tribuisce a consolidarel’apparte nenza, il rimescolamentodella popolazione che avviene ognitre anni. L’identità di Nomadel fia,composta di gruppi familia ri, prendeil sopravvento su quella del gruppo.Ogni tre anni si riafferma che siamoun popolo, si riparte dal l’idea ispira-trice: siamo un po polo nuovo nei po-poli vecchi.

2Un popolo nuovoper una nuova civiltà

È lecito supporre che don Zeno, cer-tamente dotato di spirito pro fetico,prevedesse già nel 1969 quello cheoggi è sotto i nostri occhi. Una glo-balizzazione sel vaggia sta spazzandovia le identità di molti popoli e ognisenso di appartenenza. Nelle emi-grazioni forzate e di massa, i profu-ghi distruggono i docu menti di rico-noscimento. Forse vorrebbero, se ciòfosse possibi le, persino cambiarepelle. Quale futuro possiamo atten-derci da un anonimato che generasolitudine?Visto da Nomadelfia questo scenarionon lascia ben sperare. Don Zeno loavrebbe sicura mente letto come ildoloroso esodo dal vecchio al nuovo.

È UN’ILLUSIONE PENSARE DI POTERSI SALVARE DA SOLI

NEANCHE UNA BUONA FAMIGLIA PUÒ GALLEGGIARE A LUNGO DA SOLA

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È un’illusione pensare di po tersisalvare da soli. Magari smanettan-do sulla tastiera di un computer oripiegati sul telefo nino di ultimagenerazione.Quando alcuni studiosi defi niscono“liquida” questa epoca postmodernaevocano l’imma gine di una barchettain mezzo al mare. Nessuna terra fer-ma si profila all’orizzonte né si intra -vedono pilastri solidi dove at -traccare. Alle richieste di aiuto, co-munque segnalate, non giun gono ri-sposte affidabili.Neanche la piccola buona fa migliapuò sperare di galleggia re a lungo dasola. Su questa piattaforma in lique-fazione le sicurezze del passato nonreg gono più. Né serve costruire murie scavare bunker.Grande è il disagio e crescen te ildesiderio di superare que sta fase diincertezza.La prospettiva di un popolo nuovoera balenata già allora, come condi-visione necessaria per una nuova ci-viltà che pren da il posto della vec-chia già in crisi.I nomadelfi offrono ad ogni bambino,che ne è stato privato, l’abbraccioaffettuoso di una mamma e il soste-gno di una mano robusta che lo ac-

compagna quando muove i primipassi e lo conduce e introduce nellevie intricate del mondo.Don Zeno considerava vec chia e su-perata allora l’istituzio ne degli orfa-natrofi. Immagi niamo che cosa pen-serebbe oggi degli embrioni congela-ti, degli uteri in affitto e delle fami-glie, o sedicenti tali, dove il papà e lamamma, per il bambino, appaionofantomatici.

3Nomadelfia, una nuovaforza nella Chiesa

Chi assisteva don Zeno negli ulti mimomenti della vita terrena, lo haudito più volte sussurrare, fra unrantolo e l’altro: “Il mondo ha biso-gno di Nomadelfia”.Oggi sono alcune migliaia le personeche possono testimoniare quantoprovvidenziale per loro sia stata l’ac-coglienza in Noma delfia. Ma oltre aquesto ci chiediamo che significatoprofetico avessero quelle parole pro-nunciate in pun to di morte.Cosa significa, oggi per noi, esse reun popolo nuovo per dare al mondouna civiltà nuova?

Certamente il nuovo che ci è statoinsegnato dobbiamo conti nuare adapprezzarlo e a viverlo. È come unfuoco da continuare a tenere acceso.Il minaccioso dilu vio che preme daogni lato non deve assolutamenteraggiungerlo. Sappiamo di non esser-ne gli unici custodi tuttavia anche anoi è affi data una responsabilità.Noi piccolo popolo in cammi no, cisentiamo interpellati a met tere a di-sposizione di altri le ca ratteristichedi popolo che ci con traddistinguono.Ancora una volta nella storia ci pardi sentir risuonare nell’aria un richia-mo: dai quattro angoli della terra ve-nite, radunatevi popoli, famiglie,donne e uomini smarriti nella notte.L’alba di un nuovo giorno è vicina.Nomadelfia è nata ed è cresciu ta perfronteggiare le emergenze della guer-ra e dei profondi cam biamenti socialiche si sono suc ceduti nel tempo.Ad ogni sfida va cercato di dare ri-sposta e di attrezzarsi per po terlo fa-re sempre meglio anche in futuro.Don Zeno aveva previsto che sarem-mo diventati una nuova forza nel se-no della Chiesa.A chi possiamo paragonarci?Forse a quei castori che quan do siaccorgono che le loro tane sono mi-nacciate dalla piena del fiume sidanno da fare per co struire piccoledighe di conteni mento. Con le robu-ste zanne re cidono arbusti ed erodo-no scor ze d’albero e tutto pongonoin modo che la corrente non tra volgaloro ed i piccoli.All’interno di ogni diga, che a Noma-delfia paragoniamo a un gruppo fa-miliare, si sentono pro tetti e pronti aripartire non ap pena torna la calma.Tornando a don Zeno: se No madelfiaha tutte le caratteristi che per diven-tare un nuovo po polo, come scrivevanel 1969, oggi mentre continuiamo adi ventare popolo imitando i casto ri,trasmettiamo volentieri ad al tri ciòche fino a qui abbiamo imparato.

Don Ferdinando di NomadelfiaUna celebrazione comunitaria

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Nel le giornate dal 6 al l ’8marzo 2015 si è svolto alPolo Lionello Bonfanti di

Loppiano un conve gno per condivi-dere esper ienze e v is ioni su“un’economia per il bene comune”.L’evento ha unito circa un centina-io di partecipanti, membri di movi-menti e comunità cristiane di tuttaEuropa e non solo. Erano presentila Comunità Papa Giovanni XXIII,Schönstatt, Ymca, Vineyard, il mo-vimento dei Focolari e una piccoladelega zione di Nomadelfia. Profes-sori, imprenditori, studenti, opera-tori in diversi settori, tutti accomu-nati dal desiderio di camminare in-sie me per dare un volto nuovo al -l’Europa partendo proprio dall’e -conomia. Ma l’economia di cui si è

trattato non è solo quella dellebanche, dei mercati finanziari e delprofitto, che oggi fa tanto ru moree sembra essere dominante su tut-to, l’idea di fondo è stata “essereinsieme per un’economia diversa”,che parte dagli ultimi ed è intesacome reciprocità e come dono. Èl’economia che viene portata avan-ti senza molto chias so dalle coope-rative, dal mondo del sociale, datutti coloro che si adoperano permettere al centro l’uomo. L’idea di realizzare il convegno, co-me ha spiegato Luigino Bruni delMovimento dei Focolari, era natanel 2012 a Monaco di Bavie ra nelcorso di un incontro degli “Amici diinsieme per l’Europa”. In quel con-testo alcuni esperti in ambito eco-

nomico (cattolici, evangelici, angli-cani e ortodossi) avevano deciso diincontrarsi in futuro per approfon-dire il tema dell’economia, al finedi elabora re una proposta scientifi-ca frutto dei diversi Carismi. Cosìdopo due anni di incontri periodiciil gruppo ha ampliato il dibattitoed organizzato il convegno.Partendo dai segni dei tempi, quin-di dalle radici della crisi economicaabbiamo analizzato il contributodei carismi nell’e conomia ed istitu-zioni Europee e ci siamo interrogatisul ruolo delle comunità cristianein futu ro. Particolarmente esplicative sonostate le testimonianze degli espo-nenti dei vari movimenti, volte amettere in luce la neces sità di ri-

PROFESSORIIMPRENDITORISTUDENTIOPERATORIIN VARI SETTORIACCOMUNATIPER DAREUN VOLTO NUOVOALL’EUROPA

IncontroAL POLO LIONELLO BONFANTI DI LOPPIANO

VERSO UN’ECONOMIAPER IL BENE COMUNE

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pensare prima di tutto la visionedell’uomo, ovvero supe rare la con-cezione dell’homo oeconomicus perabbracciare una nuova antropolo-gia, quella dell’homo reciprocans,dell’ho mo amans. L’essere umanoin fatti è un essere relazionale equindi la relazione è centrale, intutti i campi dell’azienda, anche ein particolar modo per ottene reprofitto. In un’impresa se le perso-

ne smettono di dare se stessi in ciòche fanno non fun ziona nulla; c’èbisogno di per sone che danno, chesi danno. In secondo luogo è emer-sa l’im portanza di vivere l’aziendacome una comunità, creando unclima dove tutti si sentono coin -volti e valorizzati; la chiave sta neltrattare gli altri come perso ne sin-gole e originali , aiutando a faremergere le peculiarità di ognuno.In questo modo tutti ne escono ar-ricchiti in quanto, se da un lato lacomunità riceve un dono dalla per-sona singola, dal l’altro essa è in séun dono per la singola persona. Perrendere reale questo modello diecono mia, ha spiegato il responsa-bile della Papa Giovanni XXIII Pao loRamonda, occorre partire dai “po-veri”, dagli ultimi, affinché sianoessi i protagonisti di una nuovacultura, di una nuova economia, diuna nuova società. E per fare tuttociò non basta vivere con i poveri,

bisogna vivere come i poveri, “farsidei loro” per usare le parole di donZeno. Come qualcuno ha testimoniato èpossibile cambiare il paradigma co-minciando con coraggio da gesticoncreti: non più la scelta dellamanodopera in funzione delle mac-chine, bensì la scelta delle macchi-ne in funzione dell’uomo. È emersocon forza anche i l desiderio dicreare una rete tra i vari movimen-ti e tra gli uomini di buona volontàper acquisire sempre maggioreconsapevolezza della ricchezza del-le diversità, per apprezzare semprepiù il profumo dei fiori che cresco-no silenziosamente accanto a noi erenderci conto che solo insiemepossiamo dare vita a quel pratofiorito e brulicante di vita che è lavita cristiana.

Susanna

OCCORREVIVEREUN’AZIENDACOME UNACOMUNITÀDI PERSONECHE DANNOE CHE SI DANNO

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Il giorno 18 marzo u.s. si è tenuto presso il Dipartimento di scienzedella formazione, psicologia,comunicazione dell’Università di Bari ‘Aldo Moro’ un incontro dedicato a “Conoscere Nomadelfia. Una proposta di cambiamento di rotta della società contemporanea”.

All’incontro, organizzato dal-l’insegnamento di pedagogiainterculturale, dall’associazio-

ne R.E.S.S. e dal Movimento Nonvio-lento, coordinato dalla prof. G. Fal-cicchio, ha partecipato una cinquan-tina di studenti. La relazione è statatenuta dal prof. F. Schino, collabora-tore di Nomadelfia, affiancato dadue giovani sposi, Susanna e Raffae-le, che a Nomadelfia vivono.Il via ai lavori è stato dato da Raffae-le che ha sinteticamente ricostruitola storia di questa coinvolgente espe-rienza, nata dall’intuizione profeticadi don Zeno di Nomadelfia, dalle sueorigini ai nostri giorni richiamandonon solo i successi, i tanti momentipositivi ma anche le difficoltà, i graviproblemi che don Zeno ha dovuto af-frontare, sempre superati con la pro-fonda fiducia nella Provvidenza. Il prof. F. Schino ha tratteggiato gliaspetti salienti del progetto Noma-delfia sottolineando come sia un er-rore qualificarlo come ‘utopia’: No-madelfia non è un’utopia, sogno mairealizzato, ma un’esperienza vitaleche ha coinvolto e coinvolge uominie donne che fanno una scelta cen-trata sulla fraternità ispirati dal-l’amore evangelico. È proprio l’agget-tivo ‘vitale’ che ricorre nei diversiaspetti e dinamiche che qualificano

la comunità nella sua struttura fami-gliare, scolastica, culturale, sociale,economica dove risultano superatebarriere e differenze, dove non esi-stono servi e padroni, ricchi e poveri,ma ognuno si pone vicino all’altroaccogliendo e sapendo di essere ac-colto nella logica del dono.Susanna ha ricordato la sua espe-rienza, anche di studentessa univer-sitaria, con parole chiare e suggesti-ve espressione di una scelta convin-ta, fonte di sicurezza e di serenità.Le domande dei presenti sono statenumerose e, qualcuna, un pò provo-catoria come per cercare l’esistenzadi zone d’ombra, di possibili incer-tezze in un percorso che certamenterichiede una serie di rinunce rispettoa un tipo di vita che molti giovaniperseguono. Quello che è emerso èstata proprio la fragilità e superficia-lità di un vivere centrato solo su sestessi, incapace di vedere i problemidell’altro, chiuso in uno sterile e, allafine, distruttivo egoismo. Rispetto a una società dove succes-so, denaro e potere costituiscono ef-fimeri punti di riferimento ‘si puòcambiare rotta’: Nomadelfia dà ladirezione.

Luisa Santelli

INCONTROALL’UNIVERSITÀDI BARIPER CONOSCEREL’OPERA REALIZZATADA DON ZENO

NOMADELFIANON ÈUN’UTOPIA

Roma, 30 maggio 2015. La professores-sa Luisa Santelli dell’Università di Bari.

Bari, 18 marzo 2015. Susanna e Raffaele presentano la realtà di Nomadelfia all’Università “Aldo Moro”, di Bari.

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Lasciateci sognare, è un viaggiotra teatro, danza, percussioni earti circensi, alla scoperta

dell’Altro come dono.Lunedì 6 aprile, sono arrivati in Ita-lia i giovani brasiliani della Caso doMenor: un’associazione che racco-glie i ragazzi di strada donando adessi la possibilità di una nuova vita,attraverso l’amore di una famiglia.Solo tramite l’amore di una mam-ma, di un babbo, dei fratelli si puòfare esperienza dell’Amore di Dio.Padre Renato Chiera, sacerdote ita-liano è il fondatore ed accompagnai ragazzi in questo tour Europeoche vuole sensibilizzare, dare spe-ranza e coraggio a questa Europache si sta lasciando inglobare dalpessimismo, sempre più chiusa neisuoi problemi, che sta perdendo lacapacità di incontrare l’altro, diamare, di tornare a credere in unmondo solidale. Dal 6 al 10 aprile iragazzi brasiliani sono stati ospitidel gruppo familiare di Nomadelfia“Giovanni Paolo II”, a Roma.

Mercoledì 8 aprile hanno partecipatoall’udienza di papa Francesco che ri-volgendosi ai partecipanti si è soffer-mato sul problema dei ragazzi. “Nellacatechesi della famiglia completiamooggi la riflessione sui bambini, chesono il frutto più bello della benedi-zione che il Creatore ha dato all’uo-mo e alla donna. Abbiamo già parla-

to del grande dono che sono i bam-bini, oggi dobbiamo purtroppo parla-re della “storie di passione” che vivo-no molti di loro.Tanti bambini fin dall’inizio sono ri-fiutati, abbandonati, derubati dellaloro infanzia e del loro futuro. Qual-cuno osa dire, quasi per giustificar-si, che è stato un errore farli venireal mondo. Questo è vergognoso! Nonscarichiamo sui bambini le nostrecolpe, per favore! I bambini non so-no mai “un errore”. La loro fame nonè un errore, come non lo è la loropovertà, la loro fragilità, il loro ab-bandono – tanti bambini abbando-nati per le strade; e non lo è neppu-re la loro ignoranza e la loro incapa-cità – tanti bambini che non sannocosa è una scuola. Semmai, questisono motivi per amarli di più, conmaggior generosità. Che ne faccia-mo delle solenni dichiarazioni deidiritti dell’uomo e dei diritti deibambini, se poi puniamo i bambiniper gli errori degli adulti? (...) Mi ri-ferisco alla “passione” dei bambini.Ogni bambino emarginato, abbando-nato, che vive per strada mendican-

SOGNARESOGNARELASCIATECISOGNARE

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do e con ognigenere di espe-dienti , senzascuole, senzacure mediche, èun grido che salea Dio e che ac-cusa il sistemache noi adultiabbiamo costrui-to. E purtroppoquesti bambinisono preda deidelinquenti, cheli sfruttano perindegni traffici ocommerci, o ad-destrandoli allaguerra e allaviolenza. (...) so-no infanzie vio-late nel corpo enell’anima. Ma nessuno di questibimbi è dimenticato dal Padre che ènei cieli. Nessuna delle loro lacrimeva perduta! Come neppure va perdu-ta la nostra responsabilità, la re-sponsabilità sociale delle persone, diognuno di noi, e dei Paesi”.Le parole del papa, sono state ac-colte dai ragazzi brasiliani comesegno del grande amore che haper gli ultimi, i più poveri i più in-difesi, i più soggetti alla morte delcorpo e dello spirito.

I ragazzi della Caso do Menor, conla loro vita e il meraviglioso spetta-colo di lotta tra il bene e il male,creano un forte coivolgimento euna intensa riflessione, lasciandoun messaggio di speranza. Propriodagli “ultimi del mondo” arriva ilmessaggio di speranza e di gioia: ilmale s i v ince con i l bene, conl’amore.I ragazzi rimarranno in Italia un me-se, toccando varie città portando ilmessaggio del cambiamento del so-

gno che può diventare realtà: unasocietà solidale mossa non dalle leg-gi del profitto, della speculazionedell’egoismo ma dalle leggi dellagiustizia, della solidarietà, della ac-coglienza, della fraternità.Grazie! Ci fate sognare, ci date lasperanza e la forza di vivere per unmondo migliore.

Monica di Nomadelfia

In alto:Roma, 9 aprile 2015. I ragazzi della “Casado Menor”, mostranoai componenti del gruppo familiare“Giovanni Paolo II” il loro spettacolo.

A lato:Piazza S. Pietro, (Roma), 8 aprile2015. Padre RenatoChiera, fondatore della “Casa do Menor” con Michael, rilascia un’intervista dopol’udienza del S. Padre.

UNA NUOVA VITAAI RAGAZZIDI STRADA BRASILIANIGRAZIE ALL’AMORE DI UNA FAMIGLIA

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INomadelfi arrivarono in Ma -remma, nei pressi di Grosseto, e siinoltrarono subito dentro la mac-

chia mediterranea. Molti di loro era-no giovani e ragazzi. I punti di riferi-mento per chi giungeva a Batignano,il paesi no dov’era la fermata dellacor riera, e chiedeva di don Zeno e deiNomadelfi, erano “Porca recce” e “Ca-prarecce”. Nomi che non evocavanolocalità, più di tanto, civili.L’inaugurazione di una sala poli -valente, intitolata a don Zeno, fon-datore di Nomadelfia, potreb be giàdare l’idea del cammino fatto in oltremezzo secolo di vita.Invece per comprendere il signifi catoprofondo dell’inaugurazione dobbia-mo portarci idealmente at torno alletto di don Zeno. È col pito dall’in-farto che in pochi giorni lo porteràalla morte. I suoi più intimi raccolgo-no dalle sue labbra le ultime parole.“... ho la sensazione di essere mezzodi là... Abbiamo dato il mondo allaChiesa in questi gior ni qua. Vedo lafaccia di don Sil vio... Caro don Silvio,

non ho pa role per te, perché per tec’è solo una parola: grazie. Doni almon do un’apertura, un bel teatroten da. L’hai strappato al mondo e lodoni al mondo. Che cosa grande chehai fatto!”.Don Zeno esprimeva gratitudine perle possibilità apostoliche le gate alteatro-tenda, che dopo una decinad’anni non risultò più uti lizzabile. E il2 settembre 2010 l’assemblea deiNomadelfi deci deva di realizzarequesta struttura per lo stesso scopo.Come ogni buon cristiano don Zenoera segnato dallo spirito apostolico.La prima opera volle chiamarla “Pic-coli Apostoli”. I ragazzi che prese consé venivano chiamati “apostolini”. Es-si dove vano dare al mondo lo spetta-colo della fraternità evangelicavissu ta. Il più importante palcosceni-co è la vita di ogni giorno.La buona notizia della nuova ci viltàva lanciata e fatta correre per lestrade del mondo, dare spettacolonelle piazze, negli sta di, nei teatri.Anche papa Francesco ripete spesso

LA SALADON ZENO

UN LUOGOPER L’INCONTROFRATERNODAI SACRIFICIDI TANTIUN DONO PERIL POPOLONomadelfia presenta a tuttila nuova Sala don Zeno, realizzata per offrire uno spazio adeguato ai numerosi visitatori e ospitiche vengono a conoscere questa esperienzadi fraternità evangelica.

Don Ferdinando

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ed esorta a portareovun que la gioia delVangelo (Evange liigaudium).“Donare al mondoun’apertura” – que-sta la finalitàdel teatro-tenda peril quale, nel dolore,don Zeno gioiva erin graziava. Finalitàche la sala a lui inti-tolata si propone diconti nuare.In questi cinque anni, la struttu ra ènata ed è stata pian piano completa-ta in tutte le sue parti.Abbiamo visto avvicendarsi in questoluogo tecnici diversi, muratori, im-piantisti che hanno collaborato con iNomadelfi per la realizzazione con-creta di que sta opera. A loro va il no-stro grazie.Ma il nostro grazie, oggi, è ri voltospecialmente a tanti amici e bene-fattori, conosciuti o ano nimi, chehanno rappresentato il volto della

Provvidenza, che è intervenuta perdonare a Noma delfia e al popolo lasemplicità e la bellezza di questoedificio, di questa Sala in cui i com-ponenti della famiglia umana diqualun que provenienza possanoincon trarsi e riconoscersi fratelli, inquanto figli dello stesso Padre.

Don Ferdinando di Nomadelfia

San Giacomo Roncole(MO), 1945.

Vista esterna della nuova

Sala don Zeno

ALLARGA LO SPAZIO DELLA TUA TENDA, STENDI I TELI DELLA TUA DIMORA SENZA RISPARMIO, ALLUNGA LE CORDICELLE, RINFORZA I TUOI PALETTI, POICHÉ TI ALLARGHERAI A DESTRA E A SINISTRA E LA TUA DISCENDENZA ENTRERÀ INPOSSESSO DELLE NAZIONI, POPOLERÀ LE CITTÀ UN TEMPO DESERTE.

(Isaia 54, 2-3)

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Il 21 giugno 2015 Nomadelfia è infesta, inaugura la nuova Sala donZeno dalla capienza di ol tre 500

posti. Questa sala nasce dall’esigenzadi avere uno spazio per acco gliere eincontrare il popolo, sia nelle cele-brazioni religiose, che negli incontri,conferenze e spettacoli.“Se Nomadelfia fosse chiusa in sestessa, non sarebbe più No madelfia”.Con queste parole don Zeno mettevain risalto lo spirito di apostolato chedeve animare i nomadelfi.

Per Nomadelfia la nuova Sala donZeno è memoria della sua stessaidentità apostolica. Anche i luoghi fi-sici sono utili per far crescere rela-zioni possi bili. Dalla necessità di Nomadelfia di es-sere proposta per il mondo, da sem-pre si è pensato ad una struttura po-lifunzionale in grado di essere stru-mento di avvicina mento e condivi-sione con le per sone che ci vengonoa conoscere.La prima struttura in grado di svol-gere questo ruolo è stata il teatrotenda.Alla fine del 1980 il teatro-tendaviene montato per la prima volta inNomadelfia ed inaugurato dal Cardi-nale Casaroli, Segretario di Stato, il6 gennaio 1981 in occa sione del 50°anniversario della prima Messa didon Zeno.Pochi giorni dopo, il 18 gennaio, sot-to la stessa tenda si svolgono i fune-rali di don Zeno, morto il 15 gennaio.I funerali di don Zeno, accompa gnatida alcune danze, secondo il desiderio

LA SALADON ZENO

SE NOMADELFIAFOSSE CHIUSAIN SE STESSANON SAREBBE PIÙNOMADELFIA

LA SALA DON ZENOÈ MEMORIA DELLA SUA STESSA IDENTITÀAPOSTOLICA.PER LE PERSONECHE INCONTRIAMOCI AUGURIAMOSIA UN LUOGODI RIFLESSIONE.

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da lui espresso, e ripresi dalla Rai, sisvolgono proprio in quella strutturaalla presenza di circa 4000 persone.La prima Serata con le attrezzatu reormai complete viene presenta ta aNomadelfia il 20 maggio 1984, e laprima uscita con il tea tro tenda av-viene nel marzo-apri le 1985 a Firen-ze al Campo di Marte. L’anno succes-sivo si por tano le Serate a Milano alMonte Stella, e l’anno seguente an-cora nel milanese, a Cernusco sulNa viglio.Il teatro tenda, voluto dal nostroFondatore, è stato un’eredità spi -rituale e un mezzo efficace dellaProvvidenza per avvicinare le mas-se. Proporre a chi ha la fede diamare tutti, e a chi non l’ha dicondividere i valori umani di giu -stizia e solidarietà.Oggi la nuova Sala don Zeno vuoleessere un luogo dell’incontro tra ilpiccolo popolo di Nomadel fia e tan-ti che cercano una spe ranza attra-verso l’esperienza di questa vitafraterna. A rendere più gioiosa lafesta per l’inaugurazione, alcunineo nomadelfi hanno firmato la Co-stituzione sull’altare, come segnoemblematico della loro vocazione.Invitando i Nomadelfi di Fossoli asottoscrivere la Costituzione, donZeno diceva: «Da questo momentosorge “Nomadelfia”, costata san-gue, lacrime, dolori e che si potreb-be chiamare la città di Dio. Venite afirmare non per compiere una ceri-monia, ma per impegnare voi e ivostri figli ad una nuova vita. Sefirmate nella certezza che Cristo ècon voi, anche se le vostre forze so-no nulle, vincerete e travolgerete ilmondo verso una vita migliore».

Sefora

Foto in alto (destra):Nomadelfia, (GR), 21 maggio 1989.Papa Giovanni Paolo II, in visita a Nomadelfia.

P assate come un’aria diprimave ra sull’umanità:che vedano scolpito sui

vostri volti quello che farete,l’espressione di un mondo nuovoche nasce.Il Signore vi darà questa forza:convincetevi che farete molto; nonsapete fin dove possa arriva re l’on-da di Dio nel cuore delle anime.Si domanderanno: chi è quellagente che si ama, che sta insieme,che canta, che parla, che danza,che vive abbracciata ai figli, ai

b a m b i n i ,che gioisceinsieme allainnocenza?B i s o g n e -rebbe pro-prio cheaveste invoi questospirito: nonsiete su un

palcoscenico, è la Chiesa che invoi si presenta nuova, primave rilee il Signore vi farà il dono di farvicapire dalle anime.È un grande apostolato: avete da-vanti un popolo eterogeneo ep purevedrete che in quel momen to sisentono come un solo, si af -fratellano, non si sa più cosa sia no.C’è Cristo nei loro volti: Cristo èin noi, noi vediamo Cristo in loroe ci incontriamo.Partite con questa fede, con que -sta certezza.Dicono che prima che apparisseSan Francesco c’era un uomo inAssisi che correva a cavallo per lestrade e diceva: sta per arriva re unuomo nuovo, una luce! Passandovoi che il popolo dica: qui c’è qual-cosa di nuovo, una generazionenuova, uno sguardo nuovo, sempli-ce, sereno, un nuovo popolo.Si sono abbracciati alle vittimedel mondo e sono fratelli.

DA UNA MEDITAZIONE TENUTA DA DON ZENO NEL 1970 AI NOMADELFI IN PARTENZA PER LE “SERATE”.

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Domenica 21 giugno per lapopolazione di Nomadelfia è stata una giornata ricca di eventi. Dopo la posa dellaprima pietra nel luglio del 2011 e quattro anni dilavoro è stata ufficialmenteinaugurata e dedicata a don Zeno la nuova struttura in grado di ospitare più di 500 persone. Il nuovo edificio è caratteriz-zato da una architettura moderna, luminosa ed essenziale nonché dotata di spazi per attività di studio e ricreazione.

L a giornata è iniziata con la pri-ma visita di Mons. Joël Mercier,Segretario della Congregazione

per il Clero e nuovo rappresentantedella Santa Sede presso Nomadelfia.Nella sala don Zeno dopo il salutodi Francesco, presidente di Noma-delfia a tutti i convenuti, il Suc-

cessore di don Zeno, Don Ferdinan-do, ha illustrato ai numerosi ospitile ragioni apostoliche di questanuova struttura. L’architetto GinoDaviddi ha parlato invece della fun-zionalità molteplice della sala, chenelle sue linee si ricollega alle colli-

ne circostanti, mentre richiama asua volta il cimitero in cui è collo-cata la tomba di don Zeno. Nella S. Messa, concelebrata dai ve-scovi Joël Mercier e Rodolfo Cetolo-ni, della Diocesi di Grosseto, 4 nuovinomadelfi, Gianni, Solange, Rachelee Raffaele hanno firmato la costitu-

zione di Nomadelfiasull’altare come im-pegno per la loro vitae due nuovi postulan-ti, Tatienne e Samuel,hanno iniziato il lorocammino. Dopo la Santa Messac’è stato un momen-to conviv iale tutt iassieme. La giornata è termi-nata con la proiezio-

ne di un video che ripercorreva letappe salienti della costruzione del-la struttura e la presentazione diuna nuova danza My brother’s wave(L’onda di mio fratello) eseguita dauna settantina di ragazzi, figli diNomadelfia.

LA SALADON ZENO

INAUGURAZIONEDELLA NUOVA SALA DON ZENO21 GIUGNO 2015

S. Messa, concelebrata dai vescovi Joël Mercier e Rodolfo Cetoloni

Quattro nuoviNomadelfi

Quattro nuoviNomadelfi

Quattro nuoviNomadelfi

Francesco di Nomadelfiae Mons. Joël Mercier

La presentazione della nuova danzaMy brother’s wave

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17NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Si è concluso il 30 - 31 maggio il secondo ciclo di conferenze del Centro Studi di Nomadel fia, presso il gruppo familiareGiovanni Paolo II di Roma.

Ospite e insegnante è stata que -sta volta la professoressa LuisaSantelli dell’Università di Bari,

affiancata come sempre dal professorFrancesco Schino. L’incontro è statofocalizzato sull’educazione alla politi-ca. Temi portanti della lezione sonostati la dicotomia tra rivoluzione eformazione, i concetti di informazio-ne, conoscenza e sapere applicati allapolitica, per poi concentrarsi sullaspecificità di Nomadelfia. Il punto di partenza imprescindi bile èstato dato da una precisa zione sul si-gnificato dei termini: informazionecome raccolta di dati, conoscenza co-me informa zioni organizzate ed ela-borate, sapere come conoscenza voltaal bene comune. Altro presuppostofondamentale è la visione dell’e -ducazione non come un semplice tra-sferimento di conoscenze, ma comeun rapporto interpersonale creativo,che coinvolge l’intera persona, siadell’insegnante che dell’alunno. Fina-lità dell’educa zione alla politica è ren-dere i ra gazzi (e gli adulti) consapevo-li di ciò che accade nella società. Perquesto sono importanti le attività for-mative, perché è dimostrato che si ot-tengono risultati migliori attraversouna formazione conti nua, piuttostoche attraverso “azioni rivoluzionarie”,cioè cam biamenti repentini e radicali. Dopo aver definito questi concet ti, laprofessoressa ha analizzato nello spe-cifico la società che ci circonda, evi-denziandone alcuni limiti oggettivi.

Da un lato, la predominanza del -l’economia sulle altre sfere dellapolitica, la crisi morale, le forti di-sparità sociali, sia all’interno degliStati che fra Stato e Stato; dall’al-tro, il mondo dell’associa zionismo edel volontariato, con il loro fermen-to e la loro azione politica, anzi pre-politica: azioni, cioè, volte a diffon-dere una cultu ra del bene comune.Per fare poli tica, infatti, occorreavere consa pevolezza, equilibrio edempatia: queste sono le tre caratte-ristiche che la professoressa Santelliha sottolineato. In questo quadro, Nomadelfia si pre-senta come una realtà dove si getta-no le basi per una cultura della poli-tica volta al bene co mune. Da unpunto di vista pe dagogico, è statoanzitutto attri buito un grande valorealla scuola e alle relazioni informaliall’interno del processo educati vo.Inoltre, essendo una demo crazia deli-berativa, Nomadelfia valorizza il ruo-lo dell’impegno diretto nella politica,che recu pera il suo ruolo di attività dipopolo per soddisfare le vere esigenzedi tutti. Le sue otto ca ratteristichefondanti (vocazio ne, fede nel Vange-

lo, partecipa zione, solidarietà/frater-nità, im pegno eroico, giustizia socia-le, obbedienza alla Chiesa e unità)realizzano la visione politica au -spicata dalla professoressa. “Noma-delfia non ha bisogno della politica,ma la politica ha bisogno di Noma-delfia”: con questa citazione di donZeno si è concluso il suo intervento.

Per approfondire il ruolo, i punti diforza ed i limiti della nostra comuni-tà, la professoressa San telli ci ha di-viso in tre gruppi, invitandoci a ri-flettere su alcune provocazioni. Igrandi movi menti, le grandi propostepoliti che, nascono solo nelle periferiedel mondo? Nomadelfia viene perce-pita come un’isola felice o come unaproposta concreta? Come possiamofare per essere davvero il “lievito del-la società”?

Le riflessioni dei gruppi di la vorohanno fornito risposte in teressanti econcrete, eviden ziando in particola-re l’impor tanza di “fare rete” con leal tre associazioni e la necessità diriaffermare con maggior forza il va-lore della sobrietà.

Paolo F. di Nomadelfia

EDUCAZIONE ALLA POLITICACONFERENZE DEL CENTRO STUDI DI NOMADELFIA

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Intervista aKhachik HarutyunyanRicercatore dell’Istituto per lo studio dei manoscritti antichi della Chiesa armena

Sono ancora fresche leimmagi ni della celebrazionedel 12 aprile svoltasi in San Pietro e presieduta da papa Francesco nella quale è stato proclamatoDottore della Chiesa S. Grego rio di Narek, monaco del X sec olo e si è ricordato il cente nario del genocidio del popo lo armeno.

“Questa dolorosa ricorrenza diventi

per tutti motivo di rif lessione umile

e sincera e di apertura del cuore al

perdono, che è fonte di pace e di

rinno vata speranza. San Gregorio

di Narek, formidabile interprete

dell’animo umano, sembra pro -

nunciare per noi parole pro fetiche:

«Io mi sono volontaria mente cari-

cato di tutte le colpe, da quelle del

primo padre fino a quello dell’ulti-

mo dei suoi discendenti, e me ne

sono con siderato responsabile» (Li-

bro delle Lamentazioni, LXXII).

Quanto ci colpisce questo suo sen-

timento di universale soli darietà!

Come ci sentiamo pic coli di fronte

alla grandezza delle sue invo-

cazioni: «Ricor dati, [Signore,] … di

quelli che nella stirpe umana sono

nostri nemici, ma per il loro bene:

compi in loro perdono e misericor-

dia (...) Non sterminare coloro che

mi mordono: trasformali! Estirpa la

viziosa condotta terrena e radica

quella buona in me e in loro»

(ibid., LXXXIII).” (papa Francesco,

12 aprile 2015.

Pochi giorni dopo abbiamo ospi tato aNomdelfia di Roma Khachik Haru-tyunya, ricercatore dell’Istituto perlo studio dei manoscritti antichi del-la Chiesa armena.

Dall’Armenia a Roma, signorKhachik come ha fatto a tro-vare Nomadelfia?

Gli specialisti che studiano imanoscritti armeni a voltehanno bisongo di mettersi sulle

traccie di essi. Così studiando la storiadi uno scriba armeno del XVII seco losono venuto in Italia per un pe riodo. Ho avuto la possibilità di fare la miaricerca presso l’Uni versità di Bolognacollaborando con la professoressaAnna Sirini an, professore associatodi lingua e letteratura armena. Siccome alcuni manoscritti dellostesso scriba si trovano anche a

18NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

NOMADELFIAIncontri

Armenia TERRA DI MARTIRI

Il ricercatore armeno Khachik Harutyunyan, ospite a Nomadelfia.

Vangelo dell’anno 1262, luogo dellascrittura: Regno Armeno di Cilicia, mi-niaturista e scriba: T’oros Roslin.

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Roma, sono stato là per studiarli eper 3 giorni sono stato ospite nellacomunità di Nomadelfia dove horicevuto una calda accoglienza.

Sono così importanti questimanoscritti armeni custoditinelle biblioteche di varienazioni?

La storia della scritura armenacomincia dal 405 d. C. quando fucreato l’alfabeto armeno dal monacoMesrop Mashtoc. Ma prima dellacreazione dell’alfa beto, nel 301 ilpopolo armeno si convertì alcristianesimo che divenne la religioneufficiale dello Stato. E proprio perquesto motivo fu inventato l’alfabetoper diffondere il cristianesimo nelpaese; il primo lavoro di Mashtoc edei suoi allievi fu la traduzione dellaBibbia dal greco in armeno.

Ogni nazione ha il suo perio-do d’oro nella storia dellaprima letteratura. In qualeperiodo fiorì quella armena?

Il V secolo nella storia armena ècons iderato anche come unper iodo del la creaz ione del laletteratura propria, vengono scrittemolte opere d i caratterestoriografico, teologico ecc (comead esempio Storia del l’Agatangelo,Storia di Lazzaro di Parpi, le operedell’Eliseo o di Mosé di Corenese…Alcuni di queste opere sono statetradotte anche in italiano). E così apartire dal V secolo a poco a pocosi fonda la tradizione dei mano-scritti ar meni.

Con la letteratura anche inArmenia vanno di pari passole miniature diffuse anchenell’iconografia occidentale?

Probabilmente dallo stesso tem po sisviluppa contemporanea mente laminiatura armena, per ché dal VI seco-lo sono stati conservati due frammen-ti dipin ti che presentano “L’Annunci -azione a Zaccaria”, “L’Annunci azionea Maria”, “L’Adorazione dei magi aGesù” e “Il Battesi mo”.

La storia della scrittura e dei mano-scritti armeni ha una tradizione riccache è stata sviluppata nel corso deltempo.

Tornando ai manoscritti allacui ricerca lei si dedica contanta passione, è possibilerintracciarli tutti?

Si, anche se sono sparsi ovun que.Oggi nel mondo si contano quasi30000 manoscritti armeni di cui12000 si trovano in Armenia, in unistituto specializzato che in armenosi chiama Matenada ran “il depositodei manoscritti”. Matenadaran por tail nome del creatore dell’alfa beto ar-meno Mesrop Mashtoc. L’altra partedei manoscritti si trova nei diversipaesi e nelle varie biblioteche delmondo (ad esempio: in Italia ci sonoquasi 5000 manoscritti armeni di cui4000 si custodiscono nella bi bliotecadell’Isola San Lazzaro degli Armeni aVenezia, gli altri si trovano nelle va-rie bibliote che d’Italia). La gran partedi questi sono manoscritti salvati etrasportati nei vari paesi dai sopra-vissuti del genocidio ar meno alla finedel XIX e all’i nizo del XX secolo.In questo periodo si è molto parlatodi genocido del popolo armeno. Neha parlato anche Papa GiovanniPaolo II e Papa Francesco, definen-

dolo il primo genocido delventesimo secolo.Le loro parole ci hanno com -mosso. Entrambi hanno avu-to il coraggio di parlar chia-ro. E ne siamo riconoscenti.Nei tre giorni trascorsi inNomadelfia mi sono sentitofratello e amico vostro.Vi ringrazio della vostratesti monianza.

Carlo di Nomadelfia

19NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Adorazione dei magi a Ge-sù, VI secolo, luogo e mi-niaturista ignoti.

Evangelista Matteo, anno1211, monastero di Ha-ghbat (Armenia del nord).

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20NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Quest’anno Noma-delfia ha parteci-pato a questagiornata con unballo dei nostri ra-gazzi delle supe-riori e una brevis-

sima testimonianza. Il tema che ci ha accompagnato pertutta la festa è stato OUTSIDE! …l’uscire da se stessi, dalle proprie zo-ne di comfort dove troppo spesso cirintaniamo, per ritrovarci nella Veritàe incontrare l’altro.Abbiamo visto e vissuto che questouscire dal proprio “orticello” fa na-scere nel cuore un impegno verso ilmondo, e nel mondo tanti semi digiustizia e fraternità.Quando si esce da se stessi ci si ri-

scopre Fratelli. Al mattino ci siamodivisi in gruppi interattivi che affron-tavano, guidati da addetti al settore,tanti interessanti temi: la ricercadella felicità, l’autorealizzazione e ilconflitto interiore, i social network, ilbullismo, l’immigrazione, la filosofiae la matematica.Nel pomeriggio, invece, sul palco sisono susseguiti balli, musica, e testi-monianze da tutto il mondo di gio-vani che come Nomadelfia cercanodi vivere il Vangelo.E’ arrivato quindi il nostro turno!Siamo saliti sul palco ballando il Gita-no e subito il pubblico ha dimostratoaffetto e calore battendo le mani pertutta la durata della danza. Dopo il ballo il presentatore ha in-trodotto la nostra comunità e ha

posto una domanda a una di noi. Iltempo è stato poco, ma abbiamosicuramente gettato un piccolo se-me nel cuore dei circa 2000 ragazzipresenti.Verso sera abbiamo concluso la gior-nata con la Messa dove il sacerdoteha ringraziato Nomadelfia durante lapredica segnalandola come un popo-lo che testimonia l’Amore di Cristoper l’umanità.E dopo cena …tutti al concerto!Abbiamo saltato come grilli, ballato,cantato coinvolgendo tutti i giovanipresenti e ci siamo sentiti tutti per-sone un poco migliori. Perché se “cisi butta “ al di là di noi, c’è un mon-do che ci aspetta!

Sofia

Loppiano42ESIMA EDIZIONE DEL MEETING DEI GIOVANI DEL PRIMO MAGGIO

IL PRIMO MAGGIO, FESTA DI SAN GIUSEPPELAVORATORE, A LOPPIANO SI TIENE TUTTI GLI ANNI UNA GIORNATA DI FESTA E INCONTROPER TUTTI I GIOVANI CHE HANNO NEL CUORE UN DESIDERIO DI PACE E DI MONDO UNITO.

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21NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

L a settimana dopo Pasqua, sia -mo andati a Roma perché stia -mo approfondendo un percorso

sulla bellezza e abbiamo così cercatodi osservare la bellezza espressa nel-le varie epoche dal l’arte e dall’archi-tettura della città.La prima notte abbiamo girato perRoma soffermandoci in piazza Ca-vour, Castel sant’An gelo, Via dellaConciliazione, e Piazza San Pietro.É stata tutta una sorpresa visita reRoma. Abbiamo scoperto che nel-l’antichità la bellezza era dettata dacanoni precisi e i soggetti erano so-prattutto mito logici; con l’arrivo delcristiane simo i soggetti sono diven-tati prevalentemente biblici.Ci sono piaciute le numerose fontanepresenti ovunque in cit tà.Abbiamo visitato anche i Mu sei Ca-pitolini che si trovano sul colle del

Campidoglio. Quì, tutto parla dellabellezza nel pe riodo romano, egizia-no e rina scimentale. Don Giovanni,no stra guida in questi giorni, ci hafatto riconoscere i vari periodi del-l’epoca romana, dall’accon ciaturadelle statue femminili.Roma è un’opera d’arte, ci sonostatue, ruderi di ogni epoca, pa lazzibellissimi e chiese stupende: è tuttada scoprire e tutta da com prendereperchè tutte le pietre parlano. Lebattute di don Gio vanni hanno allie-tato alcune visite più noiose. Abbia-mo visto il Quiri nale, la Fontana diTrevi, Piazza di Spagna, Piazza delPopolo, l’Ara Pacis, il Pantheon, laChiesa di Sant’Ignazio... abbiamocono sciuto opere di grandi artisticome Caravaggio, Andrea Poz zo,Bernini, Michelangelo...

La visita che ci ha maggiormenteentusiasmato è stata quella allaGalleria di Arte Moderna. Qui ab-biamo visto molti modi di espri-mersi attraverso l’arte: c’era no sta-tue con smorfie, disegni di batta-glie, giochi ottici, tagli di tela, qua-dri fatti con le spine, quadri che si

a n i m a -vano con la nostra voce, colori cheinterpreta vano la realtà. In questomuseo abbiamo interagito moltocon le opere che ci circondavanocer cando di cogliere il significatoprofondo della bellezza che l’arti -sta ha voluto comunicare.

Abbiamo così scoperto che la bellez-za è conoscenza della veri tà, delbuono e che solo ciò che si conoscesi può apprezzare.Siamo grati di questa esperienza checi ha fatto crescere ed apprez zare labellezza.

I ragazzi di prima media

ScuolaScuolaScuolaNOMADELFIAScuolaGita a

ROMA

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Dal 14 al 18 aprile i bambini delle elementari, con i loro coordinatori, sono stati in gita studio in Emilia, nei luoghi dove è vissuto don Zeno ed è nataNomadelfia. Con noi c’eraanche Carlino, che con la suatestimonianza diretta ci haaiutati a comprendere megliotante vicende storiche vissute da Nomadelfia.

L a prima tappa del viaggio è sta-ta S. Giacomo Roncole dove ciattendeva Ettore che ci ha mo-

strato la canonica, la chiesa e ilcampanile del paese dove ha operatodon Zeno all’inizio del suo sacerdo-zio. Purtroppo tutti gli ambienti sonostati dan neggiati dal terremoto di treanni fa e quindi c’erano le im -palcature di sostegno. Abbiamoquindi visto il Casinone, oggi com-pletamente ristrutturato, la nuova

sala adibita a chiesa e i cippi sul po-sto dove furono impiccati i 6 parti-giani al tempo della guerra.Nel pomeriggio abbiamo rag giuntoMirandola, i cui edifici, dal duomoai palazzi circostanti e molte chiese,sono chiusi e inagibili, coperti daimpalcature di protezione. Ci siamoresi conto con i nostri occhi degliinnumerevoli danni provocati dalterremoto, ma anche del forte desi-derio degli abitanti di ripartire conla ricostruzione.Mercoledì mattina siamo stati a visi-tare il campo di concentra mento diFossoli occupato da Nomadelfia allafine degli anni ‘40 e trasformato daluogo di prigionia e morte a cittàdell’amore e della fratellanza. I ricordidi Carlino ci hanno aiutati a compren-dere meglio come Nomadelfia avevaorganizzato il campo facendo nasceretante strutture e attività lavorative ericreative. Sempre a Fossoli abbiamo

fatto una sosta presso il cimitero delpaese dove riposano ancora i genitoridi don Zeno e ci siamo fermati nellacasa-famiglia gestita da Carla, mogliedi Ugo figlio di Margherita, che si tro-va nella canonica ristrutturata.Ci siamo diretti alla volta di Car pi esiamo andati a salutare mam ma Te-resa e Rita della “Casa del la DivinaProvvidenza” di Mam ma Nina. Cihanno accolti con gioia e raccontatotanti episodi di come ancora la Prov-videnza agi sce concretamente per so-stenere la loro opera. Quindi abbiamopasseggiato lungo la piazza di Carpi eammirato il duomo an ch’esso inagi-bile. Siamo arrivati al convento delleclarisse dove vive e opera suor Leti-zia, sorella di Norina di Nomadelfia,che con le consorelle ci ha accoltiraccontandoci la par ticolarità dellaloro vocazione claustrale.Alla sera, dopo essere stati presso latomba di don Claudio Pontiro li, sia-

Per comprenderemeglio la nostra storia

Per comprenderemeglio la nostra storia

NOMADELFIA ScuolaBologna, 18 aprile 2015.

I figli della scuola di Nomadelfia

in visita a Bologna.

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mo stati ospiti della parroc chia diQuartirolo dove abbiamo celebrato laS. Messa e degustato un ottimognocco fritto offerto dagli scout.Giovedì mattina abbiamo visitato ilcaseificio “Punto Latte” di Novi do-ve producono il parmi giano reggia-no. Abbiamo seguito tutti i passaggidall’arrivo del latte all’estrazione delformaggio dalle vasche, alla salatu-ra fino alla sta gionatura nei magaz-zini dai 18 ai 36 mesi. È stata unavisita inte ressantissima che ci hapermesso di comprendere quantolavoro e dedizione stanno dietro allaproduzione di un formaggio cosìnutriente e unico tanto da avere ilmarchio DOP.Nel pomeriggio siamo andati a tro-vare Iusfi e Paola, figli di Nomadel-fia, la cui casa è stata completa-mente distrutta dal terremoto e oraquasi rico struita. Con tanta com-mozione assieme a Carlino hanno

ricor dato vari momenti vissuti condon Zeno e altri figli di Noma -delfia, momenti difficili e anchedolorosi che però hanno contri -buito a fare la storia di Noma delfiae a portare avanti l’opera di donZeno. Siamo quindi an dati a casa diMatteo, figlio di Iusfi, che con Cri-stina e figli ci ha offerto una gu-stosa pizza e ospitato con tantocalore ed en tusiasmo.Venerdì siamo stati tutto il gior no aBologna, ospiti di Gugliel mo e Stella.Guglielmo ci ha ac compagnati lungole vie e le piazze principali di questabel lissima città. Abbiamo visitato labasilica di S. Petronio, la Torre degliAsinelli e le sette chiese.L’ultima mattina siamo stati all’azienda di abbigliamento “Cri stinaGavioli” dove ci attendeva Rita, laproprietaria, che ci ha spiegato co-me opera l’azienda nel settore dellamoda e ci ha accolti con gioia, de-

s iderosa di conoscere megl iol’esperienza di Nomadelfia.In questi giorni siamo stati ospi tatiin una struttura adiacente la chie-sa di Panzano. In quella località vi-vono alcuni figli di Nomadelfia, Be -nedetto e Megene che, con Da nielae Marcello, si sono prodi gati affin-chè la nostra perma nenza fosse in-dimenticabile. Li ringraziamo dicuore così come tutte le personeche, in questi giorni, ci hanno ac-colti con tan ta gioia, facendocisentire come Nomadelfia sia anco-ra viva e presente nei luoghi doveè nata. È stato importante per noirivedere questi posti per rivivere unpassato di cui noi adesso siamo ilpresente, con la consapevolezza didover lasciare a nostra volta lapreziosa eredità della vocazione didon Zeno a chi verrà dopo di noi.

Silvia Z. di Nomadelfia

23NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

In alto a sinistra:Località Ponte Motta(MO), aprile 2015. Incontro con Iusfi e Paola,figli di Nomadelfia.

...a destra, in alto e in basso: Novi (MO),aprile 2015. Visita al caseificio “Punto latte”.

In basso a sinistra:San Giacomo Roncole(MO), aprile 2015. Visita al Casinone ristrutturato, prima sede dei Piccoli Apostoli.

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ESPERIENZE...1

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1) Scansano (GR). Visita al Parco Eolico. 2) Marina di Grosseto (GR). Tramontosul mare. 3) Nomadelfia (GR). Osserva-zione del cielo. 4) Grosseto. Visita aduna industria alimentare. 5) Castiglionedella Pescaia (GR). Una tartaruga curatariprende la libertà. 6) S. Antimo (SI). Vi-sita all’abbazia.

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S abato 6 giugno si è tenuta laquarta giornata per la vita a No-madelfia dal tema “L’umaniz-

zazione della Medicina. Per una Medi-cina che curi i Malati come Persone”.Organizzata dall’Associazione MediciCattolici Italiani grazie all’impegno delDr. Mauro Mazzolai, vicepresidenteAMCI della Toscana e dalla Dr.ssa CarlaMinacci Presidente AMCI di Grosseto,la giornata ha visto la presenza di al-cuni vescovi tra cui il vescovo di Gros-seto Mons. Rodolfo Cetoloni, il vescovodi Siena Mons. Antonio Buoncristiani,Mons. Carlo Ciattini vescovo di MassaMarittima - Piombino e Mons. StefanoManetti vescovo di Montepulciano -Chiusi - Pienza. Nella mattinata è intervenuto il Dr.Carlo Valerio Bellieni Neonatologo difama internazionale e membro dellaPontificia Accademia Pro Vita. Il Dr.Bellieni affrontando il tema “Le rela-zioni che curano: una medicina che saascoltare e sa parlare”, ha proposto lafigura di un medico che sa costruire ericevere ponti, capace di incontrare ecapire il paziente anche quando questiè fragile, disabile, incapace di espri-mersi e di gridare i propri bisogni. Oggi l’ideologia utilitarista, la “culturadello scarto” colpisce con disagio estress gli stessi medici che vedono tra-sformata l’originaria vocazione all’in-contro, alla cura, all’accompagnamen-to del malato in un mestiere che ri-schia di trasformarli in erogatori dimedicine e di servizi.Una grande soddisfazione della pro-fessione del medico può allora da unamedicina che sa ascoltare, sa parlare,sa creare ponti e rapporti veri, sa in-

contrare. Il Prof.Giovanni Malpelodocente di discipli-ne filosofiche al-l’Istituto Superioredi Scienze Religiosedi Siena, ha parlatosui fondamenti filo-sof ico-teo log ic idella dignità dellapersona umana.Troppo spesso l’uo-mo toglie dignitàad altri uomini conl’uccisione, con l’in-differenza o la costrizione fisica, mo-rale o verbale. Il singolo uomo – hadetto il prof. Malpelo - può ricono-scere e ridare dignità amando, ossiariconoscendo la storia dell’altro, il suoruolo nel mondo, ed entrando in unrapporto di condivisione. La giornata è proseguita ricca di inter-venti e di esperienze. Si è articolata indue momenti separati dalla sostapranzo nei gruppi familiari, e si è con-clusa con la Santa Messa.Nomadelfia non solo ha ospitatol’evento ma ha accompagnato, testi-moniato e ascoltato in sintonia con leparole del Vescovo di Siena AntonioBuoncristiani che indicava nella pro-fessione del medico una grande oppor-tunità di testimonianza se è presenzaviva nella comunità cristiana dandoprova di aver capito il valore delle pa-role solidarietà, compassione e accom-pagnamento vedendo l’immagine diCristo nell’uomo che incontra.Anche Papa Francesco lo scorso 15 no-vembre richiamava i medici cattoliciad essere testimoni con la parola e con

l’esempio che “la vita umana è sempresacra e sempre di qualità”. “Il pensiero dominante – ha detto ilpapa - propone a volte una “falsacompassione”: quella che ritiene sia unaiuto alla donna favorire l’aborto, unatto di dignità procurare l’eutanasia,una conquista scientifica “produrre” unfiglio considerato un diritto al postoche accoglierlo come dono, o usare vi-te umane come cavie di laboratorio persalvarne presumibilmente altre. Lacompassione evangelica è quella cheaccompagna nel momento del bisogno,cioè quella del Buon Samaritano, che“vede”, “ha compassione”, si avvicina eoffre aiuto concreto (cfr Lc 10,33)”.Se la comunità cristiana, medici com-presi, sarà in grado di mettere in prati-ca il comandamento dell’Amore si po-trà dirigere la società per la strada cheassicura a tutti piena dignità umanasenza “falsa compassione” senza la lo-gica egoistica e utilitaristica che pro-duce l’aberrante “cultura dello scarto”.

Zeno S. di Nomadelfia

25NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

NOMADELFIAIncontri

Quarta Giornata per la VitaL’UMANIZZAZIONE DELLA MEDICINAPER UNA MEDICINA CHE CURI I MALATI COME PERSONE

Nomadelfia (GR), 6 giugno 2015. Quarta giornata per la vita.

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I n occasione della presenza dei

giovani di Jeunesse Lumière pres-

so il centro di Nomadelfia in Ro-

ma, abbiamo intervistato Daniel Ange

fondatore dall’omonima scuola di

preghiera.

Padre Daniel cos’è JeunesseLumière?

È una scuola per la felicità in Dio, unascuola per conoscere la bellezza del re-gno di Dio. È una scuola per i giovanida 18 a 30 anni i quali donano uno,due o tre anni al Signore durante la lo-ro giovinezza, per servire la Chiesa masoprattutto per approfondire la loro in-timità con il Signore Gesù. Lo scopo èmettere le radici della propria esisten-za nella terra del Vangelo affinchénessuna tempesta possa strappare lafede dal cuore di questi giovani. Maanche diventare testimoni audaci egioiosi del Signore nelle università, neiluoghi di lavoro, nella famiglia quandoessi ritornano a casa. È una scuola perpreparare i precursori del nostro tem-po, come Giovanni Battista. I precurso-

ri della venuta nella gloria del SignoreGesù, perché in questo momento citroviamo tutti nella grande lotta. Lapresenza del demonio è terribile inquesto tempo: il tentativo è distrugge-re la famiglia per distruggere il cuore

dei giovani. I nuovi totalitari-smi ideologici mirano a di-struggere completamente l’uo-mo. Dopo il nazismo e il comu-nismo adesso vi è l’ideologiadel gender che porta alla com-pleta distruzione dell’umanità,della sessualità. La certezza è che alla fine Il Si-gnore sarà il grande vincitore.

Perché oggi sembra co-sì difficile trasmettere lafede ai giovani?

Perché la fede riguarda il mondo del-la spiritualità, dell’anima. Oggi per igiovani le sole cose importanti ri-guardano il corpo, dunque il mate-rialismo, tutto ciò che è visibile, tan-gibile. L’anima dei giovani è soffoca-ta perché essi si interessano solo alleesigenze del corpo. L’anima non può“respirare” perché la nostra societànon dà spazio alla vita spirituale. Il miglior modo di evangelizzare igiovani è mostrare loro l’eroismo, ilcoraggio dei giovani martiri di oggi.Tante giovani ragazze hanno versatoe versano il loro sangue, nel nostrotempo, per proteggere la loro vergi-nità, proprio come Maria Goretti: sipensi a Santa Scorese di Bari (6 feb-braio 1968 –16 marzo 1991) o adAnne-Lorraine Schmitt di Parigi mor-ta il 25 novembre 2007.

Mostrare il coraggio dei giovanidell’Occidente che sacrificano la lorovita: ci sono ragazzi negli Stati Unitiche sono stati uccisi nelle loro scuolea causa della loro fede cristiana. Eancora adesso, ogni giorno, ci sonotanti giovani che danno la loro vitapiuttosto che rinnegare Gesù: in Si-ria, Iraq, Pakistan, Nigeria eccetera.Ancora oggi ci sono centinaia di mi-gliaia di cristiani che hanno persotutto, la loro terra, la loro casa, la lo-ro famiglia. Vivono da rifugiati in al-tri paesi, hanno perduto tutto manon hanno perduto la fede in Gesù.La loro è una testimonianza sfolgo-rante, sconvolgente per i giovani dioggi. Essi si interrogano, riflettono:perché queste persone sono dispostea perdere tutto ma non la loro fede?

Quali sono i segni di speran-za più importanti a cui guar-dare in questa situazionemondiale così difficile?

Il fondamento della speranza è lacertezza della vita eterna: un futuroeterno, felicità senza fine.Credere nel paradiso cambia total-mente la nostra prospettiva di vitasulla terra: la prospettiva di una vitainfinita, la certezza che dopo la mor-te comincerà la vera vita.Come la v ita del bambino nelgrembo materno dura 9 mesi per-ché è una preparazione alla vita daadulto, così anche la nostra vitasulla terra è una “gestazione” tem-poranea per prepararci alla “nasci-ta” nel cielo.

Giovanni di Nomadelfia

26NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

NOMADELFIAIncontri

Jeunesse Lumière SCUOLA PER LA FELICITÀ IN DIOINTERVISTA A PADRE DANIEL ANGE

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S ì, Nomadelfia è una proposta!Fin dal suo sorgere ha avutoun’impronta apostolica ed in

tutte le sue iniziative ha cercato ditrasmettere proposte e mes saggi disperanza, di incorag giamento.Sono passati ormai 50 anni dalquando nel 1965, don Zeno propo-se ai nomadelfi una nuo va forma diincontro con il po polo. I nomadelfi

hanno accet tato questa forma, an-cora attua le. Ecco che sono nate le“Sera te di Nomadelf ia”. Con le“Sera te”, durante i mesi estivi diluglio e agosto, giriamo nelle variere gioni italiane a portare uno spet -tacolo sulle piazze che hanno ilpri vilegio di radunare persone didi verse estrazioni sociali, religionied apirazioni. Vengono attratte al -l’inizio dalle danze eseguite dai fi-gli di Nomadelfia. Durante la “Serata” il messaggioprende for ma con un breve filmatosulla vita di Nomadelfia ed un di-scorso tenuto dal successore di donZeno, don Ferdinando, che invitaalla solidarietà, all’unione delle ri-sorse e delle forze umane per darerisposte ai gravi problemi che ci in-terpellano e che stanno sgretolan-do la società. Non più isole ma fa-miglie unite per pro teggere le nuo-ve generazioni.Questi incontri estivi ci hanno datola possibilità di attraversare tuttal’Italia con alcune tappe al l’estero.Ovunque percepiamo un desiderionascosto, una aspirazio ne al beneche spesso le persone hanno timorea manifestare. Nomadelfia porta la speranza el’esempio che è pos sibile cambiare,che il rapporto che lega gli uominipuò essere un rapporto di fraternità,di solida rietà e di sostegno reciproco.Le persone, alla fine della “Sera ta”,ci ringraziano perché in loro si èriaccesa la fiammella, la spe ranzache un mondo nuovo è pos sibile. Pernoi è una responsabili tà incontrarele popoloazioni e parlare della no-stra vita non per vantarci o sentirciimportanti ma perché il dono dellafraternità che il Signore ci fa gusta-re, è un dono al quale sono chiamatitutti gli uomini.

Monica di Nomadelfia

27NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

TERZA EDIZIONE

GIORNATA DELLO SPORTTERZA EDIZIONE

GIORNATA DELLO SPORTTERZA EDIZIONE

GIORNATA DELLO SPORT

Martedì 2 giugno a Noma-delfia si è svolta la terzaedizione della “Giornata

dello Sport e del gioco tradizionale”organizzata dalla Polisportiva Gio-vanile Salesiana in collaborazionecon i giovani di Nomadelfia. Lagiornata era aperta ai bambini tra i6 e i 14 anni.Il gioco non può mancare nell’espe-rienza dell’infanzia. Come il lavoroè parte dell’adulto e caratteristicodel suo agire così il gioco ha una fi-nalità interna in se stesso; è il gio-care che interessa. È il modo di vi-vere più autentico e spontaneo deibambini.

Sono state svolte 11 discipline spor-tive e ludiche che hanno visto lapartecipazione di una settantina diragazzi.La novità rispetto alle edizioni pas-

sate è stato il torneo si pallavolooltre la proposta di giochi tradizio-nali “nuovi”.L’idea è quella di far conoscere ai

ragazzi giochi di cui si sta perdendomemoria ma che hanno un valoreeducativo e formativo.Il pomeriggio si è svolto in un climadi gioia e fraternità concluso dapremiazioni e rinfresco finale.

Zeno F.

NOMADELFIA È UNA PROPOSTA

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Maschio e femmina li creò.Ebbene oggi sono proprioqueste due semplici parole,antiche come la storia

dell’umanità, a essere messe in discus-sione nel loro significato più profondo,attraverso una nuova, incredibile offesaalla natura dell’uomo che si chiama teo-

ria del gender, la cui divulgazione, so-prattutto presso i giovani, è definita dapapa Francesco una vera e propria “colo-nizzazione ideologica”.Si tratta di un’ideologia che ha presoforma lentamente nel tempo, fra l’incon-sapevolezza e l’ignoranza quasi generale.Ci siamo svegliati, preoccupati, e alloratentiamo di informarci per poterci nonsolo difendere ma anche contribuire adivulgare il pensiero originario e incon-futabile sulla verità della natura umana,nello stupore inoltre di essere chiamati adimostrare cose ovvie!A questo scopo con Paolo Delprato, ap-passionato studioso dell’argomento e ca-ro amico, abbiamo organizzato un inte-ressante incontro a Nomadelfia il 13maggio scorso per cercare di capire comesi sia giunti a tanto. Siamo partiti visionando spezzoni di filmdi fantascienza del genere “distopico”(opposto di utopia, non auspicabile) chepresentano panorami cupi e angosciantidi umanità dominata dalla pura tecnolo-gia, scenari apparentemente lontani danoi che invece stanno emergendo semprepiù nella vita reale grazie alla diffusionedella fecondazione artificiale senza limiti,che ha spalancato la porta alla selezionegenetica, allo “scarto” degli embrioni, de-

formando totalmente il vero significatodell’”essere figlio ed essere genitore”. È unprincipio quest’ultimo già messo in di-scussione dalla concezione dell’aborto co-me un “diritto civile”, che ha come natu-rale conseguenza la rimozione di ogni li-mite etico e morale e che sta portando ateorizzare addirittura l’aborto post-nasci-ta confermandosi un puro metodo di sele-zione. Andando più indietro nel tempoperò notiamo che questa strada è stata asua volta preparata, verso la metà del se-colo scorso, dalla diffusione di una cultu-ra libertaria che ha banalizzato il sessoseparandolo dalla dimensione affettiva egenerativa. Teniamo presente che tuttequeste “conquiste” sono state sempre sa-lutate come “liberatrici dalle leggi natu-rali” e quindi portatrici di felicità. Ultimamente poi, per rendere possibileun ulteriore diritto, quello del figlio a tuttii costi- superando ogni impedimento bio-logico- ecco pronto un altro strappo: se-parare la generazione dalla femminilità,grazie al potere del denaro e della tecni-ca, attraverso la commercializzazione deigameti maschili e femminili e l’utero inaffitto. Sono così annientate le dimensio-ni di padre e madre, dimostrando che sipuò essere genitori senza unione sessuale,senza amore, senza legami genetici. Ultimo atto (per ora) di questa triste ras-segna è la teoria del gender che vorrebbeliberare l’uomo dal sesso, caratteristica inrealtà definita, già nel concepimento, dallacombinazione dei due cromosomi X e Y.Tale teoria sostiene infatti che ognuno è“quello che si sente” con il diritto di sce-gliere liberamente il proprio genere fra

una gamma sempre più ampia di possibili-tà. La conseguenza è la definitiva destrut-turazione della famiglia e dei ruoli socialiche la natura ha assegnato all’uomo e alladonna i quali sarebbero invece soltantodegli stereotipi cioè schemi fissi impostidalla cultura e dalla comunità. Purtroppoquesta ideologia si sta infiltrando in tuttele pieghe della società e leggi inique, giàin vigore o in via di approvazione, rischia-no di farne un’autentica dittatura. Come non ricordare a questo punto l’an-tica tentazione dell’uomo ad autodeter-minarsi, che periodicamente si riaffaccianella storia, portandolo a sfidare e in-terpretare a suo piacimento le leggi dellaCreazione?Da parte sua la Chiesa, da sempre pron-ta a difendere l’uomo e il suo fine, con-danna fermamente tutte queste teorie,allo stesso tempo ci esorta a non la-sciarci intimidire. Vorrei perciò terminare con queste paroledel Vescovo di Torino, mons. Cesare Nosi-glia: “La Chiesa si è trovata di fronte a si-tuazioni molto simili a quella che oggivengono propagandate come conquistemoderne (in realtà sono molto vecchieperché già ampiamente vissute nel mon-do pagano) e le ha affrontate con l’an-nuncio del Vangelo del matrimonio e conla testimonianza delle coppie cristianeche subivano anche rifiuti e persecuzioni”.E allora diamoci da fare perché ciò di-venti, anche per noi, un coraggioso im-pegno e una risposta attiva perché ilmale non abbia l’ultima parola!

Maria C. di Nomadelfia

MASCHIO E FEMMINAMASCHIO E FEMMINAMASCHIO E FEMMINAMASCHIO E FEMMINAMASCHIO E FEMMINA li creò

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...un giorno andraiper la strada del tuopaese e la gente dirà:

“Ma guarda quellache bella donna, che for-

te!...”. “Col marito che ha, si capisce!”. E anche a te: “Guardaquello, com’è!…”. “Con la moglieche ha, si capisce!”. E’ questo, arri-vare a questo: farci crescere insie-me, l’uno l’altro. E i figli avranno questa eredità di aver avuto un pa-pà e una mamma che sono cresciu-ti insieme, facendosi - l’un l’altro -più uomo e più donna!

Papa Francesco ai fidanzati14 febbraio 2014

7 GIUGNO 2015

Una calda giornata di giugnoha accolto le famiglie invitatedalla Pastorale familiare della

Diocesi a Nomadelfia di Roma. Non èstato un raduno in cui contarsi, ma è

l’inizio di un itinerario in cui le fami-glie si mettono seriamente in giocoper creare rete e crescere insieme. L’invito si ricollegava all’incontro dipoco più di un anno fa, quando Pa-pa Francesco aveva incontrato i fi-danzati che si preparavano al matri-monio. Molte di quelle coppie pre-senti ora hanno formato una fami-glia. E le famiglie hanno bisogno dicamminare insieme.La giornata non ha previsto nessunarelazione d’inizio, ma solamente unsaluto del vescovo mons. Matteo Zup-pi, che ha evidenziato l’importanzadel luogo per questa ripartenza di unitinerario familiare. Ha sottolineatoche don Zeno aveva un sogno e No-madelfia con tutti i suoi limiti ne rap-presenta una realizzazione e, insieme,Nomadelfia vive una particolare espe-rienza di comunione familiare chepuò essere riproposta, senza necessitàdi etichette, nelle parrocchie.Il presule ha invitato le famiglie asognare e a percorrere cammini dicomunione.Si è poi trascorsa la mattinata, conl’aiuto di don Gianfranco Basti, divi-dendosi in gruppi di approfondimentoattorno ad alcune domande, che par-tivano dalla comunicazione delle tap-pe più importanti del cammino dicoppia con il Signore. Ci si è comuni-

cati poi le sfide concrete delle fami-glie e si è cercato delle strade per tra-sformare queste sfide in opportunità.Dopo il pranzo condiviso, si è passatial momento delle testimonianze, incui quattro esperienze di famiglie -tra cui una di Nomadelfia - si sonoproposte all’attenzione dei presenti.La giornata si è conclusa con l’Euca-ristia, in cui i vari gruppi hanno co-municato agli altri le loro riflessioni.A distanza di qualche giorno, cosa sipuò dire di questo incontro?Non è stato un incontro in cui si èfatta tanta teoria, ma si sono ascolta-te le situazioni e le difficoltà concretedelle famiglie assieme a testimonian-ze di vita. Si sono proposti anche ten-tativi sperimentati di soluzioni con-crete per alcuni tra i problemi piùpressanti delle famiglie oggi: il lavoro,la cura e l’accudimento dei figli, pro-spettando indicazioni interessanti perla stessa vita delle parrocchie.Senz’altro un segno di speranza perla Chiesa di Roma.Insomma, per le famiglie che hannopartecipato si è trattato dell’inizio diun modo nuovo di guardare alla real-tà e di proporsi un cammino, sullostile che papa Francesco sta cercan-do di trasmettere alla Chiesa.A ottobre per una seconda tappa!

Francesco di Nomadelfia

29NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

NOMADELFIAIncontri

Giovani coppie

Locandina per promuovere l’evento, proposto dal Vicariato di Roma, alle giovani coppie

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30NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

COME

UNA FAMIGLIA

ROMAAUDITORIUM CONCILIAZIONE17-19 OTTOBRE 2015

Un piccolo popolo, più o menocinquanta famiglie con moltifigli, decise, qualche anno fa,

di raccontare la propria storia. Perfarlo costituì, al suo interno, un la-boratorio teatrale. Con l’aiuto diesperti, fu raccolto dal vivo materialedi ogni genere: racconti, canti, balli...Il tutto, vagliato e ordinato con pa-zienza e professionalità, ha dato luo-go a quadri teatrali legati insieme dacanzoni e danze. È nata così una commediamusicale che ha coin-volto più di cento per-sone, con bambini egiovani, a partire dallaprima media. Protagonista è un pre-te, don Zeno Saltini(1900-1981) fondatore delpopolo che con la commedia sista raccontando. Egli si sentì chia-mato, sin dagli anni giovanili, a darorigine a una nuova civiltà nellaquale nessun figlio che viene almondo debba restare senza famigliae dove tutti vivono come fratelli. Progetto ambizioso, per realizzare ilquale è disposto a sottoporsi a provedifficili e a subire molte umiliazioni. A oltre trenta anni dalla partenza di

donZeno da

questo mondo,il piccolo albero nato da quella radi-ce è ancora vivo. Il luogo dove èpossibile trovarlo si chiama Noma-delfia. Non si tratta però solo di unluogo, ma di una proposta di vitafraterna. Essa ebbe origine da questo dialogoavvenuto tra il futuro don Zeno e al-cuni ragazzi finiti in prigione.

ZENO: Vi porto a casa mia, e faccia-

mo un patto. Voi siete liberi, io vi

faccio divertire come volete. Però

si sta insieme. Siete d’accordo?

BARILE: Si sta insieme… come una

famiglia?

ZENO: Bravo, Danilo! Come una fa-

miglia…

PRIMO BAMBINO: Io non lo so com’è una famiglia.

Assistendo allo spettacolo si riper-corrono le tappe della storia. Tra itanti fatti non raccontati, a Roma sipuò ricordare la data dell’8 marzo1948, quando don Zeno e le mammedi Nomadelfia hanno svuotato ilbrefotrofio della città e 120 “ scar-tini” sono stati accolti tra i figli di

NOMADELFIACommedia Musicale

I Ragazzi DI DON ZENO

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31NOMADELFIAÈ UNA PROPOSTA

Nomadelfia. I bambini e ragazziscartati dalle famiglie che volevanoadottare qualcuno sono diventati icostruttori di una nuova città, lacittà dove la fraternità è legge. Una svolta, in questa storia, meritadi essere sottolineata.

ZENO: Mentre ero lontano ho pensa-

to a tante cose… Per esempio: ba-

sta con questa storia che ciascuna

famiglia sta per conto suo. Dob-

biamo fare dei gruppi famigliari!

Perché se no anche le nostre, di

famiglie, rischiano di mettere su

dei muri fra l’una e l’altra! Invece

dobbiamo unirle! Quattro, cinque

famiglie insieme, capito? Delle

grandi famiglie allargate!

Un po’ com’era quando ero picco-

lo, a casa di mio nonno…

Ci vivevamo in tanti… tutti i suoi

figli con le mogli e i nipoti. Tutti

insieme, come fratelli. Quando

uno aveva un problema, tutti gli

altri erano là per aiutarlo.

Oggi Nomadelfia è organizzata invari gruppi familiari. La commediamette in risalto quanto sia stato dif-

ficile mettere in-sieme e far col-laborare variefamiglie fra diloro. Il quadro finales i chiude conuna prospettivaluminosa di fu-turo per l’uma-nità.

UN GIOVANE:Nomadelfia è un luogo ma non è

un luogo.

UNA RAGAZZA: Nomadelfia è un

luogo dell’anima. E’ dovunque gli

uomini vivono come fratelli. O al-

meno ci provano.

UN’ALTRA RAGAZZA: Molti pensano

che Nomadelfia sia un’utopia.

UN ALTRO GIOVANE: Ma se voglia-

mo che un altro mondo sia possi-

bile, l’unica cosa da fare è vivere

come se già esistesse.

Tutto questo è possibile grazie allaprofessionalità e disponibilità diFranca De Angelis per la sceneggia-tura, Anna Cianca per la regia, dei

coreografi Sarah Lewis e PierluigiGrison, del direttore della fotografiaCesare Bastelli e di tanti altri.E un grazie speciale a tutti i figli diNomadelfia, che con semplicità fan-no vibrare le corde profonde dell’ani-mo umano alla ricerca di giustizia,solidarietà e amore.

Don Ferdinando di Nomadelfia

COMMEDIA MUSICALE“I RAGAZZI DI DON ZENO”

Auditorium ConciliazioneVia della Conciliazione, 4 - Roma

SABATO 17 OTTOBRE 2015 ore 21:00

DOMENICA 18 OTTOBRE 2015 ore 17:00

LUNEDÌ 19 OTTOBRE 2015 ore 10:00 - 21:00

L’INGRESSO E’ LIBEROper questioni organizzative è richiesta

la PRENOTAZIONE sul sito www.nomadelfia.it

L’assegnazione dei posti avverrà in base all’ordine cronologico

di prenotazioneNomadelfia: www.nomadelfia.it

don Zeno: www.donzeno.it

InfoMusical:[email protected]

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NOMADELFIA È UNA PROPOSTA N. 2-2015

Anno XLVIII - Trimestrale • Aut. Trib. di Grosseto N. 1 - 8.3.1968 • Dir. Resp.: Pietro CarenaStampa: Tipolitografia Trullo - Roma - www-tipolitografiatrullo.itNOMADELFIA Grosseto • C.P. 103 - 58100 Grosseto • Tel. 0564 338243 Fax 0564 338233 C.C. Post. 11938586CODICE IBAN - IT81J0760114300000011938586NOMADELFIA Roma • C.P. 00135 • Via del Casale di S. Michele, 46 • Tel./Fax 06 30683485Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Roma

Internet: www.nomadelfia.it • www.donzeno.it • E-mail: [email protected]

In caso di mancato recapito inviare al CMP Romanina per la restituzione al mittente previo pagamento resi

É LA VOCE DINOMADELFIA

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Domenica 12NOMADELFIA (GR) Prove generaliSabato 18MARINA DI GROSSETO (GR) P.zza RisorgimentoVenerdì 24CASTIGLIONE DELLE STIVIERE (MN)P.le TozzaSabato 25 e Domenica 26MONTICHIARI (BS) Piazza TreccaniMartedì 28 e Mercoledì 29PESCHIERA (VR) Caserma Rocca

Sabato 1 e Domenica 2LAZISE VR Parco giochiGiovedì 6 e Venerdì 7ROVERETO TN P.zza Achille Leoni(ex Pollone)Domenica 9 COMANO TERME TNP.zza della Fontana-Ponte ArcheMartedì 11 e Mercoledì 12ARCO TN Parcheggio al PonteSabato15 e Domenica 16 TRENTO TN P.zza FieraMartedì 18 e Mercoledì 19 LEVICO TERME TN P.le ex Scuole(Via Sluca De Matteoni)

lunedì 7 ore 21.00VILLAROSA DI MARTINSICURO (TE)Piazza Don Salvatore Barbizzi (miniserata)

Programma delle serate aggiornato:www.nomadelfia.it

CALENDARIO PROVVISORIO2015

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LUGLIO

AGOSTO

SETTEMBRE

INIZIOore

21.00

INIZIO ore 21.00