il Falò - settembre 2015

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Settembre 2015

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periodico della Comunità Pastorale Sant'Antonio Abate In questo numero: - il saluto di mons. Gilberto Donnini che lascia l'incarico di prevosto e quello di mons. Luigi Panighetti che gli succede - il racconto dell'oratorio estivo ragazzi e adolescenti e la vacanza con i diciottenni - gli orari delle chiese della comunità - il calendario pastorale

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Coordinatore RedazioneMarco Dal Fior

Progetto GraficoRiccardo Lupo

Lorenzo Di Giovanni

Hanno collaborato:Silvia Bosoni, Elena Botter, Laura Botter, Michele Castiglioni, Marina Consolaro, Valentina Dante,

Adelio Mirioni, Gianluca Morandi, Paolo Pizzolato, Stefano Silipigni.

Fotografie:Adelio Mirioni, Gianluca Morandi, Studio Blitz,

Varesepress.

Stampa a cura diQ-Print, Gallarate

Vi piacerebbe far conoscere la vosta attività commerciale dalle pagine de “il Falò”, distribuito a tutte le famiglie del centro di Varese, di Bosto, della

Brunella e di Casbeno?Contattate gli Uffici Parrocchiali della Comunità

Pastorale al numero:

0332 236019

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Il saluto di don Gilberto:«Sono venuto in una parrocchiaalla fine ne lascio quattro»

di Elena Botter

Il saluto di monsignor Gil-berto Donnini, per nove anni alla guida della comu-

nità centrale della città, è ricco di gratitudine per le persone incontrate. In un chiacchierata a cuore aperto le speranze e le fatiche di un mandato inten-so e la scelta di restare in città da semplice sacerdote. Era il 1° settembre 2006 quando monsi-gnor Donnini diventava prevo-sto di Varese. Il 31 agosto 2015 ha terminato il suo incarico, ri-tirandosi in pensione a Biumo Inferiore. “È stata una esperien-za complessa, non che non ne avessi fatte in passato”. Prima coadiutore per 13 anni e poi di-rettore del settimanale ”Luce”, responsabile dell’ufficio comu-nicazioni sociali, portavoce del cardinale Martini, presidente della Federazione Italiana setti-manali cattolici: ha fatto il gior-nalista per 17 anni, per il resto, 18 anni il parroco. “Ne ho fatte di cose, e ho avuto anche tante

responsabilità: fare il portavoce del cardinale è stato impegna-tivo. Tutte cose che comunque rientravano nel fatto di essere prete, che poi è la scelta fonda-mentale che uno fa nella vita. Il cardinale Martini sul discorso della comunicazione ha insisti-to molto, perché la riteneva uno strumento importante per par-lare alle persone. Tutto questo l’ho fatto volentieri, non mi è pesato più di tanto”. Fare il pre-vosto di una grande città, inve-ce, comporta incarichi che spes-so sono lontani dall’essere la guida di una comunità di fedeli.

“Qui la situazione è stata più complessa: ci sono responsabili-tà e impegni che col fare il prete cominciano a entrarci di meno. Ho fatto più fatica, nonostante avessi alle spalle l’esperienza di parroco a Somma Lombardo. C’è poi da aggiungere che con il passare del tempo l’età avanza e la fatica ad affrontare nuovi impegni è più grande”. La re-

Per nove anni è stato alla guida prima della Basilica, poi della Comunità Pastorale

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altà di un paese, dove tutti si conoscono e dove la parrocchia è il centro nevralgico della vita sociale, è diversa da quella del centro cittadino, dove accanto ai fedeli residenti e frequentanti spesso si affiancano persone che arrivano, passa-no e se ne vanno.

“Nella comunità pastorale inevi-tabilmente i rap-porti sono diver-si. A Somma chiunque ti incon-trava ti salutava. Però devo no-tare che in questi ultimi tempi ci sono persone che mi salutano anche se non so bene chi siano: si vede che ci han fatto l’occhio e mi riconoscono. Per scelta

vado in giro a piedi, questo ti dà l’occasione di incontrare le persone, e la gente non può dire che il prevosto non è uno che chissà dove sia. In città le relazioni sono necessariamente più superficiali”.

Certo affrontare la “rivoluzio-ne” delle comunità pastorali ha complicato la realtà. “Ho cominciato con una parroc-chia e alla fine ne lascio quat-tro. Per di più non sono venute tutte insieme. Si pianificava

qualcosa e poi ne arrivavano altre, a rate. Prima l’unità pa-storale, poi la comunità a tre e alla fine, in quest’ultimo anno, una quarta parrocchia, per di più come la Brunella con una storia importante che ha visto

il forte carisma dei frati operare per tanti anni”. Come dire, ra-gionare prima per due e finire

a farlo per quattro non è pro-prio la stessa cosa. “Su alcune cose un’idea avevamo comin-ciato ad averla, ma poi abbia-mo dovuto rimettere tutto in discussione. Ed esempio con gli oratori. Abbiamo rinnovato il

In queste pagine:da sinistra, don Gilberto impegnato in una celebrazione, ritratto nel battistero e alle prese con l’accensione del Falò della Motta insieme con il sindaco Attilio Fontana

Nelle immagini che trovate qui a fianco e nelle pagine seguenti sono raffigurati i Prevosti che si sono succeduti a Varese dal 1915 ad oggi. Compresi mons. Donnini e mons. Panighetti sono in tutto dieci. Quello rimasto in carica più a lungo è stato monsignor Alessandro Proserpio in basilica per 18 anni, mentre il mandato più breve è stato quello di monsignor Giuseppe Schiavini in carica per soli 5 anni, prima di essere chiamato all’incarico di vicario generale della Diocesi di Milano

1915 - 2015 in un secolo dieci prevosti

“Vado a piedi, ti dà l’occasione di incontrare le persone, anche se in città

le relazioni sono più superficiali”

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campo di Casbeno perché era l’unico posto con uno spazio adatto per i ragazzi, San Vit-tore doveva diventare il centro pastorale giovanile e Bosto, con l’oratorio più piccolo e defilato, abbiamo cominciato a utilizzar-lo con l’Unitalsi e per gli incontri dopo il battesi-mo. Ora è arri-vata la Brunella e occorre rimette tutto in discussione. Sarà una delle prime cose che don Lui-gi dovrà affrontare, glielo ho fatto già presente”. Il prevosto di Varese ha poi una serie di ulteriori incarichi, nel consiglio di amministrazione dell’asilo

Veratti, della Fondazione Gio-ventù Nova, della casa di ripo-so Rovera-Molina, presidente dell’asilo di Casbeno, che non è parrocchiale, presidente del-la Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte, presidente della

Fondazione San Vittore, e altri ancora. “Per statuto il prevosto ha alcuni impegni all’interno di enti vari. Tutte cose che ap-pesantiscono e distraggono da un discorso strettamente pasto-rale. Mi chiedo se il prevosto di

Varese debba entrare in queste cose: è un aspetto che lascio volentieri”. Responsabilità che con l’allargarsi della Comuni-tà Pastorale si ampliano note-volmente. “Lascio in eredità una situazione più pesante di

quella che han-no lasciato a me, ma oramai tutte le parroc-chie sono così. Dal 1° settem-

bre, con il varo della Comu-nità Pastorale di Biumo, ormai si ragiona solo per insieme di parrocchie, tranne che Cam-pione d’Italia e Sacro Monte. Io sono cresciuto in un’epoca nella quale queste cose non c’erano”.

mons. Cesare Ceresanidal 1915 al 1929

“Il prevosto ha impegni all’interno di enti vari. Cose che appesantiscono e distraggono dal discorso pastorale”

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Dei nove anni a Varese però ri-mangono indelebili gli incontri con le persone. “Come sempre in ogni posto dove vai, bene o male, poche o tante che siano, qualche relazione la stabilisci. Questo porta con sé un distac-co e il distacco è sempre fati-coso. Situazioni che ho già af-frontato avendo alle spalle due incarichi da coadiutore e due da parroco. Sono cose che por-tano con sé un po’ di sofferenza, perché ci sei vissuto dentro, hai fatto tante cose, hai avuto rap-porti con le persone”. E poi la scelta di scegliere come “buen retiro” una parrocchia non lon-tana del centro. “È chiaro che non posso restare in questa par-

rocchia, anche se sono amico di chi arriva. Meglio che non ci sia: c’è sem-pre qualcuno che ha zizzania da seminare. Uno che ha fatto ministero in una parrocchia è meglio che non resti lì”.Quindi la decisione di trasferirsi a Biu-mo in uno degli appartamenti proprio a ridosso della chiesa dei Santi Pietro e Paolo. “Ci vado perché ci sono alcuni ap-partamenti liberi e poi con la costituzione della nuova comu-nità qualche bisogno di prete in più c’è e così posso proseguire la mia pastorale. Ho pensato, andando lì, di poter dare an-cora una mano proprio su quel versante che qui è stato un po’

mortificato perché assorbito dalle tante cose. Mi potrò de-dicare all’aspetto più stretta-mente pastorale: dire messe, confessare, celebrare i funera-li, insomma l’attività normale che in genere svolge un prete. Penso proprio che lì un aiuto possa darlo”. Nella costituen-da comunità pastorale monsi-gnor Donnini ha anche molte conoscenze, relazioni coltivate quando era direttore del “Luce” e il sabato e la domenica anda-va in parrocchia a Valle Olona, quando lì era parroco monsi-gnor Peppino Maffi.

“Con don Peppino avevamo fat-to i coadiutori insieme a Carna-go e Solbiate Arno e mi aveva

mons. Alessandro Proserpiodal 1930 al 1948

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chiesto di andare a Valle Olona, così per 13 anni sono andato lì. Anche quando ero in giro per convegni, il sabato mattina o comunque prima di mezzogior-no venivo via e andavo a confes-sare a Valle Olona e la domeni-ca dicevo un paio di messe. Pensa-vo che se avessi lasciato perdere mi sarei ridotto a svolgere un ruolo che con il prete aveva pochi ad-dentellati. E dunque un po’ di gente di quel quartiere la cono-sco. Anche a Biumo, che non è poi così distante, qualche rela-zione l’ho già avviata da tempo”. Non mancano poi i tanti grazie

per tutte le persone incontrate durante il servizio da prevosto.

“Devo ringraziare le tante per-sone che ho conosciuto e che mi hanno aiutato, dai preti ai membri del consiglio pastorale, alla comunità dei fedeli. Gente

che ringrazio perché mi ha aiu-tato ad andare avanti: mi sono sentito sostenuto certamente dalla preghiera”. Ma anche un piccolo “miracolo” della Ma-donna. “Io la considero una grazia della Madonna. Le suo-

re Figlie della Chiesa di San Giuseppe avevano problemi e miracolosamente siamo riusci-ti a trovare una congregazione che le sostituisse. In quei giorni era arrivata la statua della Ma-donna di Fatima, non metto le

mani sul fuoco, ma fatto sta di fatto che le ab-biamo trovate. Quella della chiesa di San

Giuseppe è stata una intuizione pastorale di monsignor Man-fredini che ha colto nel segno e che Varese non deve perdere: più si va avanti più è necessaria. Avere uno spazio di silenzio e riflessione, un posto dove dire

In queste pagine:da sinistra, mons. Gilberto nella celebra-zione per la costituzione della Comunità Pastorale Sant’Antonio Abate, il primo pellegrinaggio da prevosto e a Gerusa-lemme con il cardinale Martini

mons. Giuseppe Schiavinidal 1948 al 1953

“Andrò a Biumo, anche se mi piacerebbe Casbeno. Ma chi ha fatto ministero in

una parrocchia è meglio che non resti lì”

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“mi metto lì e faccio un incon-tro con il Signore”, è un dono prezioso in questo tempo in cui siamo assillati dagli impegni. Altra presenza imprescindibile in città sono le Suore della Ri-parazione con la mensa per i poveri tutte le sere”. Il passag-gio di consegne con don Luigi Panighetti è già in corso. “Ho parlato a lungo con lui. Non gli ho nascosto gli aspetti ne-gativi: non mi sembrava giusto che trovasse delle sorprese. Ma gli ho anche parlato della tante ricchezze di questa comunità. Dall’adorazione di San Giusep-pe ai confessori sempre presenti in Basilica. Anche questa una intuizione di Manfredini da

non perdere. È un servizio non solo per la Basilica, ma anche per la città: molti passano da Varese e vengono a confessarsi. Mi è capitato di confessare per-sone arrivate da Arona e persi-no da Como”. Casbeno sarebbe stata la destinazione scelta per la pensione se monsignor Don-nini fosse rimasto ad operare nella comunità Sant’Antonio Abate. “Sarei andato a Casbe-no dove la gente si conosce di più. Lì le persone si identificano molto con la vita della parroc-chia, ma c’è anche il rovescio della medaglia, come nei paesi. Una comunità vivace, di gen-te impegnata, in cui mi sono trovato bene. E poi ci sono le

suore di Maria Ausiliatrice una presenza importante. Ricor-do in particolare suor Oddina Borroni, che purtroppo ci ha la-sciati in poco tempo: conosceva bene Casbeno e aiutava molto l’oratorio conosceva bambini e genitori”. Bosto è, invece, carat-terizzato da un bel gruppo. “È una realtà più complessa, non è unitaria come Casbeno, ha una identità forte sebbene la parte vecchia di Bosto sia ormai non più abitata da gente di Bosto e viale Europa divida un po’ il territorio. Ho trovato persone molto impegnate, bisogna dare atto a don Pietro che ha formato un gruppo di fedeli che danno una mano, sono disponibilissi-mi e si danno da fare”. Poi l’ar-rivo della Brunella. “Non posso dire granché, ne sono responsa-bile solo da quest’anno. È una parrocchia con grosse risorse. Ha molti abitanti e, almeno a guardare il confronto tra fune-rali e battesimi, ci sono molte coppie giovani. I frati presenti dal 1938, hanno lasciato un’im-pronta significativa: attirano sempre per il loro carisma e la spiritualità francescana. Il tim-bro della carità è proseguito: anche con don Marco abbiamo cercato di confermarlo e un po’ istituzionalizzarlo. Di recente poi abbiamo inaugurato l’em-porio solidale, un altro tassello di quello che potrebbe essere il centro cittadino della carità”.

mons. Francesco Rossidal 1953 al 1963

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Il nuovo prevosto? È milani-sta. Potrebbe essere questo un aggettivo che per qual-

che tempo accompagnerà don Luigi Paolo Panighetti chia-mato dall’arcivescovo Scola a guidare la città di Varese e ad essere responsabile della comu-nità Sant’Antonio abate. Un epi-teto legato al calcio, anche se in realtà non è un tifoso sfegatato, ma è milanista «per tradizione personale», abbastanza superfi-ciale d’accontentare chi ama le etichette. Perché per conoscer-lo bene e per farci conoscere ci vorrà tempo. Prenderlo per la gola sarà difficile perché non vuole dichiarare quale sia la sua pietanza preferita: «Meglio non dirlo, altrimenti mangio solo quello». Preferibile allora punta-re su una chiacchierata per farlo svagare oppure su un buon film o un libro.Non ha un motto per-sonale, ma ne ha scelto uno che apre al mondo: «Curare le rela-zioni».Chi si è precipitato su Go-ogle a cercare notizie sarà rima-sto a bocca asciutta, perché non

ci sono molte notizie di questo sacerdote milanese, originario della Parrocchia di Santa Giu-stina, nato il 14 novembre 1954. «Sono stato un ragazzo normale - dice Panighetti - un ragazzo di Affori che ha condotto una vita ordinaria, uguale a quella dei suoi coetanei, tra scuola, nuoto e catechismo». «Poi, verso la pri-ma superiore, ho smesso di fre-quentare l’oratorio, per farci ri-torno un po’ più grande in quar-ta, entrando nel gruppo giovani-le. A quel punto avevo maggiore consapevolezza di quella che poteva essere la mia presenza di ragazzo all’interno di una parrocchia e di una comunità cristiana». Ed è proprio in quel contesto che Luigi ha percepito il desiderio di diventare prete: «È stato lì che ho scoperto la mia vocazione di vita, con l’at-tività quotidiana, gli incontri, le riflessioni, il confronto e la preghiera». In casa Panighetti la notizia ha destato perplessità. «Non se lo aspettavano, ma poi, dopo qualche fatica iniziale, la

Il metodo di don Luigi:tradurre nell’attualitài valori della nostra storia di Laura Botter

Il nuovo prevosto si racconta: dal (tiepido) tifo rossonero alla sorpresa per la nomina

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faccenda si è sciolta». Nel frat-tempo la formazione e la scelta della facoltà di Lettere. «Allora era un settore che mi interessa-va molto, avevo intenzione di approfondirlo e scandagliarlo di più. È un incontro con l’u-manità, come la teologia. Mi ha aiutato anche se magari non in maniera diretta, ma mi è servito molto. L’indirizzo storico, poi, mi è stato utile quando ho in-segnato nei collegi». Ed eccolo, finalmente, il 7 giugno 1986 diventare “don Luigi” a tutti gli effetti con l’ordinazione pre-sbiterale. «Il primo incarico dal

1986 al 1993, è stato quello di vicario parrocchiale a Milano, a San Vincenzo in Prato. Di quell’esperienza mi è piaciuto avere a che fare con i giova-ni, condividere il cammino con loro, sostenere il cammino

dell’oratorio, ma anche le rela-zioni intessute con le famiglie». Dal 1993 al 2007, ha svolto l’incarico di rettore nei Collegi Arcivescovili “Bentivoglio” di Tradate, ”De Amicis” di Can-tù, e “Pio XI” di Desio. Ma è

stato, dal 2007, il compito di Rettore del Biennio Teologico e della Comunità Propedeutica del Seminario Arcivescovile di Milano il tratto distintivo della sua vita sacerdotale. E don Luigi gli è proprio affezionato: «Mi ha

fatto capire che, in ogni caso, ci sono giovani che, in maniera se-ria, si fanno do-mande su come

impiegare la loro vita, su quella che è la loro vocazione. Questa domanda interiore è la cosa che, tutto sommato, conquista di più». Prosegue: «È la questio-ne che a me pare più rilevante, anche perché spesso i giovani

Mons. Luigi Panighetti nello studio del prevosto, con il predecessore Gilberto Donnini durante la salita al Sacro Monte di sabato 29 agosto e nel Santuario per la Santa Messa

mons. Enrico Manfredinidal 1963 al 1969

“I giovani si interrogano su come impiegare la loro vita, questa domanda interiore è la cosa che conquista di più”

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mons. Mario Albertidal 1969 al 1982

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non valorizzano adeguatamen-te la vita. Sapere, invece, che tanti di loro si fanno domande importanti mi sembra bello, in-dipendentemente dall’esito del cammino».Nel 2015 è arrivata la proposta di Varese e quan-do gli si chiede cos’abbia pensato nel momento in cui il Cardinale gli ha proposto l’incarico risponde con since-rità: «Innanzi tutto c’è stata la sorpresa per un ministero, ai miei occhi, così particolare. Si tratta non solo di essere il par-roco di una parrocchia o meglio di una comunità di quattro par-

rocchie, ma addirittura, se ho interpretato bene, di diventare anche il referente per la città rispetto alla vita della Chiesa e mondo civile, una dimensione, questa, che ho scoperto nei col-loqui che ho avuto per la presen-

tazione dell’incarico». Alla proposta fatta direttamente da Scola «non mi sembrava di avere particolari obiezioni da opporre. L’arcivescovo non ha dovuto faticare per un sì. L’im-pegno in seminario mi è piaciu-

to moltissimo, ma capisco bene che se viene chiesto un impegno diverso ci sono delle ragioni». Ma come si sta preparando?«Mi sto preparando in spirito nei confronti non solo delle parroc-chie, ma anche dell’intera città

e della comu-nità cristiana e civile. Sarà inte-ressante da sco-prire». Una sco-perta non solo

d’anime, ma anche di territorio, perché Varese non la conosceva: «Finora mi sono limitato a pic-coli giretti superficiali, ma ho avuto l’idea di una città ordina-ta, che dà una buona immagine di sé dal punto di vista esteriore.

“Varese? Ho avuto l’idea di una città ordinata che dà una buona immagine di

sè dal punto di vista esteriore”

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Quando è capitato di incontra-re qualcuno che mi ha ricono-sciuto come futuro prevosto ho trovato una spontanea cordiali-tà e simpatia, per me motivo di sollievo e di impressione positi-va». Il “lavoro di sintesi” «si farà cammin facendo nei primi due anni di manda-to. Le esperien-ze fatte fin qui sono preziose perché mettono in primo piano alcuni temi che ritengo impor-tanti e vorrei approfondire, a partire dalle esigenze pastorali del mondo d’oggi. Le esperien-ze, dicono altresì di porre atten-zione ad alcuni stili, all’ascolto,

all’accompagnamento, alla va-lorizzazione di modalità diverse nella comunità cristiana. Tema-tiche e stili penso siano da rece-pire nella mia esperienza passata e cercando di domandarsi come possano essere riproposti nella situazione nuova che tra pochi

giorni dovrò assumere». Per il momento più che una dichia-razione di intenti «sto iniziando a pensare a una griglia di riferi-mento da discutere e verificare con i preti, la comunità e la città.

In senso lato anche con il deca-nato che, in alcuni casi, travali-ca la città». Cerchi concentrici che, in maniera diversa, «hanno a che fare con questa griglia sul-la quale ritengo importantissi-mo e necessario il confronto con i confratelli, i diaconi e i laici

impegnati». Per dubbi, perplessi-tà e consigli don Panighetti potrà fare affidamento sui suoi due pre-

decessori, monsignor Peppino Maffi e monsignor Gilberto Donnini, ai quali è legato da un’amicizia di lunga data. «Ci conosciamo da tempo. Con don Peppino non ho ancora parlato,

mons. Riccardo Pezzonidal 1982 al 1998

“È giusto che ogni comunità tenga ciò che la distingue, ma con la scioltezza

capace di mettere in comune”

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mons. Giuseppe Maffidal 1998 al 2006

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ma mi riprometto di farlo il più in fretta possibile. Mentre con don Gilberto l’ho fatto e ho trovato una grande disponibili-tà. Sono contento e mi auguro che soprattutto nei primi tempi la sua collaborazione non venga meno e sia disponibile ad accom-pagnare la mia “introduzione” in questo compito». In una città quasi totalmente caratterizzata da comunità pastorali, secondo don Luigi è chiara la mansione di chi ne è responsabile: «Penso sia importante individuare ciò che è più caratterizzante e signi-ficativo di ognuno. Occorre saper condividere in maniera evidente aspetti e aree che possano diventare più ricche

se davvero supportate da tutti. È giusto che ogni comunità tenga ciò che la contraddistingue, ma con quella scioltezza capace di mettersi in comune per fare un passo in avanti in maniera più libera e decisa». Capire, valorizzare, confrontarsi e decidere: il “metodo Panighet-ti” è all’insegna di uno sguardo aperto al futuro, senza tralascia-re però il passato: «Siamo l’anel-lo fondamentale di una catena nella quale, in questo momen-to, abbiamo il compito di rac-cogliere ciò che di vero e bello ci hanno consegnato i nostri padri. Dobbiamo stare attenti però a non ripercorrerne gli er-rori». Prosegue: «Ci immagino

protagonisti di un processo che non abbiamo iniziato noi, ma che accogliamo e proseguiremo recuperando le dimensioni qua-lificanti che ci vengono conse-gnate. È chiaro quanto questo principio trovi la sua grande difficoltà nell’essere ritradotto nell’oggi. Non basta recupera-re un valore che una volta era vissuto più profondamente, ma penso che ci dobbiamo doman-dare cosa significhi quello stesso principio rispetto a decenni fa e se siamo capaci d’individuare dimensioni fondamentali della persona umana con originalità e capacità di tradurlo nella con-temporaneità. Per farlo occor-rerà certamente l’aiuto di tutti».

Da sinistra, monsignor Panighetti in un’im-magine che lo ritrae con un gruppo di seminaristi; dal balcone della sua nuova casa in piazza Canonica

DOMENICA 18 OTTOBREL’INGRESSO SOLENNE

Monsignor Luigi Panighetti farà il suo ingresso solenne nella Basilica di San Vittore domenica 18 ottobre alle 16:00 con una celebrazione eucaristica alla presenza del vicario episcopale mons. Franco Agnesi.

Martedì 20 ottobre alle 12:30 verrà ricevuto a Palazzo Estense dal sindaco di Varese Attilio Fontana che gli porgerà il benvenuto da parte della città.

Giovedì 22 ottobre, infine, in suo onore alle 21:00 in Basilica, concerto per coro e orchestra di Amburgo con musiche di Schubert.

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È finita la scuola, è tem-po di Oratorio Estivo! Quest’anno la nostra Co-

munità Pastorale con fatica e coraggio ha pensato, costruito e realizzato dopo mesi e mesi di lavoro, un’alternativa forte per vivere l’estate in Oratorio. Un oratorio estivo dedicato esclusi-vamente ai più grandi, uno spa-zio solo per adolescenti. L’idea è semplice. Così come si dedicano, giustamente, energie, forze e strutture per coinvolgere i bam-bini e ragazzi dell’iniziazione cri-stiana, allo stesso modo perché non trovare uno spazio sano di vita comune per i più grandi? Le perplessità e resistenze sono state molte, alcune giuste e ponderate,

altre dettate solo dalla paura del-la novità. Con l’aiuto di alcuni genitori temerari e degli educa-tori adolescenti e diciottenni, il 9 giugno 23 ragazzi più Paolo e Matteo hanno ufficialmente dato il via alla nuova esperienza. Luogo di ritrovo e polo di attra-zione è stato l’Oratorio San Vit-tore, spazio scelto perché già ora-torio di riferimento per i ragazzi delle superiori durante l’anno e spazio centrale nella Comuni-tà e nella città di Varese. Sono state quattro settimane intense scandite da tante attività orga-nizzate e da molti momenti nati dall’esigenze e dalle richieste de-gli stessi ragazzi. Obiettivo della proposta è quello di valorizzare e

sostenere le capacità personali e creative dei ragazzi, attraverso le relazioni, le attività di volontaria-to, l’animazione dei più piccoli, il gioco e la costruzione creativa. Sappiamo bene quanto sia forte e importante il gruppo per un ragazzo di 15-16 anni. Gli ado-lescenti trovano negli amici una

“seconda famiglia” che li assorbe e coinvolge fino a staccarsi dalla vera famiglia. Il rischio, però, è quello di appiattirsi nel “così fan tutti” con la conseguenza di per-dersi in relazioni superficiali in cui si devo fare quello che fan-no gli altri per essere accettato e non giudicato. Nella crescita personale di ogni ragazzo ci de-vono essere, però, anche spazi di

Dal “baskin” ai pennelli, dal martello alle piadine:

com’è viva l’estate in oratorio

di Paolo Pizzolato

Ventitré adolescenti e due responsabili per quattro settimane hanno dato vita a un nuovo progetto educativo

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conoscenza personale, dei propri pregi e talenti che emergono solo in un contesto sano e attraverso relazioni, incontri positivi e cari-chi di umanità. Nascono in que-sta direzione alcune proposte ela-borate nel progetto Adolescenti. Primo esempio il servizio svolto alla Mensa della Brunella che per tre giorni alla settimana ha richiesto ai ragazzi una collabo-razione nel refettorio di via Cri-spi per apparecchiare, distribuire i pasti e pulire i locali. Con lo stesso intento è nata la collabora-zione bellissima con la Coopera-tiva Millepie-di di Varese. Con loro ci siamo incon-trati 2 volte in Oratorio per condiv idere l ’e sper ienza del Baskin un nuovo gioco ispira-to al basket che unisce in un’unica squa-dra persone normodotate e persone con vari gradi di disabilità. La partita è stato uno spettacolo sia tecni-co che umano! Altra esperienza esigente è stata la collaborazione con il Parco del Campo dei Fiori con la quale abbiamo condivi-so un’intera giornata pulendo i sentieri a Villa Cagnola (Rasa) e aprendone di nuovi. Che fati-ca disboscare, tagliare e grattare scalini sotto il sole, ma una volta finito quanta è stata la gioia di poter percorrere quella nuova strada insieme? Non sono man-cate poi le attività creative. Oggi tutti possono vedere i nuovi co-lori dell’Oratorio San Vittore e le venature artistiche dei muri (un tempo grigi). Opere nate

dell’inventiva degli adolescenti che hanno impiegato due pome-riggi alla settimana per realizzare questi sprazzi d’arte grazie anche all’aiuto di genitori validi e com-petenti che non finiremo mai di ringraziare.Altra impresa è stata quella di ci-mentarsi nella costruzione con il legno. Risultato epico è stato rea-lizzare quasi dal nulla una bellis-sima poltrona, un tavolo da lavo-ro e una rastrelliera per biciclette. Pezzi unici che hanno costretto alcuni ragazzi a cimentarsi per la prima volta con chiodi, trapano

e martello. Contemporaneamen-te a questa attività altre ragazze si sono dedicate alla realizzazione delle scenografie per il gruppo di teatro dei bambini dell’Oratorio. Nel prossimo spettacolo di Na-tale guardate bene la meraviglie delle scenografie, sempre merito loro! Tra tutte queste attività c’e-ra anche il tempo per mangiare? Certo! Ogni giorno un pranzo nuovo e originale. Abbiamo crea-to, torte, biscotti, piadine e pizze di ogni genere e quando proprio non ce la facevamo per la stan-chezza sono venuti in soccorso gli Scout che ci hanno prepara-to pasta al forno e lasagne. Ma i bambini? Niente bambini in Oratorio? Non ci siamo dimen-

ticati di loro, anzi. Due grandi momenti erano in agenda du-rante la settimana. Il mercoledì pomeriggio tutti i ragazzi delle medie degli oratori estivi di Bo-sto, Brunella e Casbeno si ritro-vavano a San Vittore con gli ado-lescenti per partecipare a giochi organizzati ad hoc per loro. Gare ai giardini e misteriosi giochi in oratorio hanno scandito quattro pomeriggi della loro estate. Al contrario il venerdì pomeriggio tutti gli adolescenti ad animare nei tre oratori. I giochi non si potevano improvvisare, quante

idee e matti-ne passate a cercare giochi nuovi e cerca-re il materiale per vestirci in maniera buffa. E che risate. Non poteva man-care nel corso della giorna-ta anche un m o m e n t o di silenzio

e condivisione. Tutti i giorni dalle 14 alle 15 c’era la possibi-lità di fermarsi per un confronto comunitario o per fare semplice silenzio. Gli spunti di riflessione potevano essere testi di canzoni, preghiere. Tutto ciò che colpiva era messo in evidenza, condiviso e fatto calare nella propria espe-rienza personale. Quante ina-spettate emozioni sono emerse e quanta tristezza per le fatiche quotidiane che si vivono. Impa-riamo a condividere quello che abbiamo dentro, ognuno di noi può essere sostegno vivo e reci-proco. E’ stata un’estate diversa, con tanti nuovi stimoli per tutti. Sia i ragazzi che hanno parteci-pato a quest’avventura, sia gli

continua →

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Una nuova proposta ha caratterizzato la va-canza dei “grandi” in

questa calda estate. Invece di partire come gli anni scorsi per la montagna, questa volta 24 ragazzi tra adolescenti e di-ciottenni, con alcuni dei loro educatori, sono partiti, il 23 luglio, in direzione Loreto, per vivere una settimana di condi-visione difficile da scordare e caratterizzata dalla spiritualità dei luoghi, ma anche dal diver-timento e dalle risate. Appena arrivati nella grande casa che ci ospitava a Loreto, il don e gli educatori hanno presentato il tema che ci avrebbe guidato per tutta la vacanza: grazie alle figure di Maria e San France-sco, abbiamo cercato di capire cosa significa diventare veri uo-mini e vere donne attraverso le nostre scelte, nel rapporto con noi stessi e nelle relazioni con gli altri. Il giorno seguente ab-biamo visitato il Santuario della

Santa Casa, meta di tantissimi pellegrini provenienti da tutto il mondo, e, dopo aver pran-zato, ci siamo diretti verso il mare dove abbiamo trascorso il pomeriggio, chi giocando, chi nuotando, chi prendendo il sole. Anche la giornata successiva è stata trascorsa al mare e, dopo essere rientrati a casa, abbiamo cenato e ci siamo preparati per la caccia al tesoro tra le vie di Loreto, cercando alcune pecu-liarità nascoste tra le fontane, le piazze e addirittura cercando di tradurre il dialetto locale. La mattina di domenica 26 luglio, invece, è stata dedicata a un momento di riflessione, prima attraverso il silenzio per-sonale e poi attraverso la condi-visione a gruppi. Ha concluso la mattinata una messa molto intensa e sentita che ha raccol-to le tante domande e preghie-re dei ragazzi. Nel pomeriggio, dopo aver aspettato che il caldo diminuisse un po’, abbiamo fat-

Ventiquattro ragazzi in gita a Loreto e Assisitra spiritualità, amicizia e tanto divertimento

di Michele Castiglioni

Adolescenti e diciottenni protagonisti di una settimana di condivisione

adolescenti che hanno svolto il servizio di animazione, sia i responsabili hanno dovuto e voluto avere a che fare con un nuovo modo di vivere e pensare gli spazi, le relazioni, l’organiz-zazione dei giochi, il rapporto con i genitori. Niente è sconta-to. E’ stato bello vedere come questa nuova sfida ha incuriosi-to un po’ tutti. Abbiamo avuto diverse richieste di genitori e adolescenti di altre Comunità Pastorali cittadine, abbiamo accolto con gioia fin da subito due ragazzi della Comunità San Carlo, che hanno trovato nell’oratorio uno spazio acco-gliente e buono per esprimersi, far conoscenze e inserirsi in una comunità più ampia. Ab-biamo avuto anche richieste di collaborazione con centri di re-cupero per minori, responsabi-lità che quest’anno non abbia-mo potuto assumerci, ma che richiede un pensiero serio per il prossimo anno. Non possiamo più fingere di non vedere tanti situazioni che richiedono soste-gno, dialogo e apertura. L’esta-te è tempo favorevole in cui i genitori e soprattutto i ragazzi hanno maggiori disponibili-tà di tempo e di energie. Non perdiamo questa occasione per fare dell’Oratorio un rinnovato spazio di attenzione, inclusione e valorizzazione. Coraggio!

→ da pag 15

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Ventiquattro ragazzi in gita a Loreto e Assisitra spiritualità, amicizia e tanto divertimento

di Michele Castiglioni

Adolescenti e diciottenni protagonisti di una settimana di condivisione

to un torneo di pallavolo, vin-to dalla squadra delle “Aquile”, che sarebbe poi stata la squadra vincitrice della vacanza. Lune-dì 27 luglio abbiamo preparato gli zaini, sistemato le camere e siamo partiti, in treno, verso Assisi. Qui, dopo esserci sistemati, abbiamo fatto qualche gioco e preparato la cena, per poi trascorrere la serata ancora con qualche gioco. I due giorni seguenti sono stati i più intensi… abbiamo organiz-zato e vissuto una suggestiva cam-minata sul monte Subasio, passando per la strada del ritorno anche all’Eremo delle Carceri. Assisi ci ha poi aiutato a conoscere la grande figura di San Francesco grazie ai suoi luoghi più signifi-cativi. La Porziuncola, la Cro-

ce di San Damiano, la grande Basilica; era come toccare con mano il vivo percorso spirituale del Santo. Una meraviglia. L’ul-tima sera si è conclusa con una cena, tutti insieme, in pizzeria

e con l’ultima camminata fino alla nostra casa, dato che il pul-lman che dovevamo prendere si era rotto e, dopo quello, non ce n’erano più fino al mattino dopo. L’ultimo giorno è arriva-

to velocemente. Fatte le valigie e sistemate le camere, abbiamo pranzato e siamo ripartiti. Sulla strada del ritorno abbiamo fatto tappa a La Verna, dove abbia-mo celebrato una messa di rin-

graziamento per la settimana trascorsa e dove gli educatori hanno consegna-to ai ragazzi una cartolina con una frase di Vangelo personalizzata per accompagnare il cammino persona-le di ognuno. Verso mezzanotte siamo tornati a Varese, stanchi ma contenti per questa esperien-za indimenticabile

e impagabile, durante la quale abbiamo avuto modo di creare forti legami basati su una sana convivenza, in attesa del nuovo anno da vivere, ancora una vol-ta, INSIEME.

Un momento di allegria in mare sulla costa marchigiana

Sotto: foto di gruppo sul Monte Subasio che domina Assisi

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Come ogni anno, con la chiusura delle scuole gli oratori riprendono

la loro attività estiva, cambiano faccia, quasi come se indossas-sero una seconda pelle: si riem-piono di ragazzi, si animano di voci, suoni, canti e colori. An-che i nostri quattro oratori non sono stati da meno quest’anno invasi da ragazzi, animatori e volontari, che insieme hanno vissuto cinque settimane al gri-do di “Tutti a tavola!”. “Tutti a tavola” è stato infatti il tema di quest’anno. Con chiaro ri-

ferimento all’ Expo di Milano, il cibo è stato il filo conduttore delle cinque settimane di orato-rio estivo: cibo come condivisio-ne, come nutrimento del corpo, e preghiera come cibo dell’ani-ma. Da martedì 9 giugno a ve-nerdì 10 luglio abbiamo avuto l’opportunità di conoscerci, di giocare, di pregare, di ballare, di fare delle gite in compagnia, di condividere il cibo, di diver-tirci e di passare del tempo as-sieme. Le settimane erano tutte strutturate nello stesso modo, con qualche differenza nelle

mete delle gite. Il lunedì la gior-nata si passava tutta in oratorio; il martedì pomeriggio c’era la possibilità di andare in piscina; il mercoledì mattina era dedi-cato alla Santa Messa, poi i ra-gazzi delle medie rimanevano a pranzo in oratorio a San Vittore, per poi giocare nel pomeriggio ai giochi organizzati dagli ado-lescenti che hanno vissuto lì la loro estate; il giovedì era dedi-cato alla gita; ed infine il vener-dì si concludeva la settimana in oratorio con il pomeriggio or-ganizzato dagli adolescenti. La

L’oratorio estivo?E’ tutto nel sorrisodei bimbi che lo vivono

di Silvia Bosoni

Cinque settimane al grido di “Tutti a tavola”, giocando e ragionando sul valore del cibo e della preghiera

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giornata iniziava alle 7.45 e fino alle 9.30 il tempo era dedicato all’accoglienza, durante la qua-le i ragazzi potevano arrivare in oratorio e giocare liberamente; alle 9.30 iniziava il momen-to della preghiera per affidare al Signore la giornata; quindi c’era la possibilità di dividersi nei vari laboratori, tenuti dagli animatori: si poteva scegliere tra laboratorio di danza, teatro, lavoretti, compiti, sport, cuci-na, e molti altri ancora; finiti i laboratori c’era il gioco orga-nizzato, al termine del quale si mangiava tutti assieme. Finito il pranzo, il tempo era dedicato al gioco libero e all’accoglienza dei bambini che sarebbero ar-rivati il pomeriggio; tutto ciò fino alle 14.30, in cui si dava inizio ad un nuovo gioco or-ganizzato, fino alle 16.30-17, momento della merenda. Dopo la merenda i genitori potevano venire a riprendere i bambini per portarli a casa, e per chi rimaneva c’era la possibilità di giocare ancora un po’ assieme.

Ogni settimana, il giovedì, an-davamo in gita, ed era un mo-mento molto importante, non solo perché ci ritrovavamo con gli altri oratori, ma anche per-ché era l’opportunità di potersi conoscere al di fuori dei campi da gioco, sia tra bambini che tra animatori e bambini. Le mete delle gite sono state sempre di-verse tra loro, a parte la prima e l’ultima in cui si è deciso di andare al parco acquatico di Ondaland, vicino a Vicolun-go: la seconda gita si è svolta a Dumenza, e abbiamo percorso la Camminata del Sole, pas-seggiata panoramica sul lago, per poi recarci a giocare in un oratorio lì vicino; la terza gita ha avuto come meta il lago di Monate, dove abbiamo potuto passare una giornata tra bagni e relax tutti assieme; il terzo giovedì , invece, siamo andati a visitare l’Acquario di Genova e la Biosfera. Probabilmente a un occhio esterno le cinque setti-mane di oratorio estivo potran-no sembrare tutte uguali e forse

poco degne di attenzione, ma per chi lo vive e lo fa, l’oratorio estivo è molto più di questo, e se fose solo pura organizzazio-ne non ne varrebbe nemmeno la pena. L’oratorio estivo è il sorriso dei bambini che lo vi-vono, la fatica degli animatori e la loro voglia di mettersi in gioco, le amicizie che nascono e che probabilmente saranno quelle di una vita intera, la fa-tica di giocare sotto il sole, la felicità per la vittoria ad un gio-co, ma anche la voglia di rifarsi dopo una sconfitta, il silenzio durante la preghiera e la Mes-sa, il lavoro dei volontari e dei responsabili. L’oratorio estivo è tutto ciò e molto altro; è il vive-re metà della propria estate con gli altri, certi che il tempo che passiamo assieme e le persone con cui lo passiamo sono dono grandissimo del Signore, e per questo non resta altro da fare che ringraziare. Grazie a tutti coloro i quali hanno reso pos-sibile questo oratorio estivo e... alla prossima estate.

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Nelle pagine che seguono è condensata l’attività del-

le nostre quattro parrocchie nell’anno pastorale 2015-2016. Come potete osservare si va dalle funzioni religiose che si celebrano nelle varie chiese e a orari diversi, fino ai numero-si appuntamenti che segnano il cammino della nostra Co-munità da qui alla prossima estate. Non siamo chiamati a vivere l’avventura della Fede in forma solitaria, ma inseriti in una comunità che custodisce e alimenta la Fede stessa, ce-

lebrandola e testimoniandola. Proposte, incontri, percorsi di formazione, catechesi, mo-menti di festa, celebrazioni, sono gli elementi che compon-gono il calendario pastorale e ci interpellano, nello scorrere dei giorni, perché la nostra vita di fede sia alimentata e condi-visa. Un modo significativo di condivisione è la partecipazio-ne attiva e responsabile alla vita di comunità attraverso l’ade-sione disponibile alle proposte e ai gruppi di servizio e di ani-mazione presenti nella nostra

Comunità. Non è quindi un elenco del telefono e neppure un prontuario o un agenda: è uno strumento prezioso nelle nostre mani, pensato per esse-re al servizio dell’evangelizza-zione, senza aspettarci risultati immediati, ma con la respon-sabilità e la gioia che contrad-distingue “gli operai del Vange-lo”. Anche accogliendo questo semplice strumento è possibile far crescere quella comunione di intenti che scaturisce dalla sequela di Gesù Cristo.

“La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e ge-sti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popo-lo. Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce. Quindi, la comunità evangelizzatrice si dispone ad “accompagnare”. Accompagna l’umanità in tut-ti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano es-sere. Conosce le lunghe attese e la sopportazione apostolica. L’evangelizzazione usa mol-ta pazienza, ed evita di non tenere conto dei limiti. Fedele

al dono del Signore, sa anche “fruttificare”. La comunità evangelizzatrice è sempre at-tenta ai frutti, perché il Signo-re la vuole feconda. Si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania. Il seminatore, quando vede spuntare la zizzania in mezzo al grano, non ha reazioni la-mentose né allarmiste. Trova il modo per far sì che la Paro-la si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benché apparentemente siano imperfetti o incompiuti. Il discepolo sa offrire la vita intera e giocarla fino al mar-tirio come testimonianza di Gesù Cristo, però il suo sogno non è riempirsi di nemici, ma

piuttosto che la Parola ven-ga accolta e manifesti la sua potenza liberatrice e rinno-vatrice. Infine, la comunità evangelizzatrice gioiosa sa sempre “festeggiare”. Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evange-lizzazione. L’evangelizzazio-ne gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale è an-che celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi.”

da EVANGELII GAUDIUM

Una comunitàin cammino

giorno per giorno

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Le Funzioni nelle nostre ParrocchieBasilicaBrunella Bosto Casbeno07.20 S. Giuseppe 08.30 Basilica (mercoledì in battistero)10.00 Basilica (mercoledì in battistero)18.30 Battistero

17.00 Salesiani18.00 Basilica

Messe Feriali

Messe Vigiliari

Domenica, solennità e precetto07.30 Salesiani08.00 Suore Riparazione08.30 Basilica09.30 Salesiani10.00 Basilica11.30 Basilica12.00 S. Antonio 17.30 Basilica18.00 S. Martino21.00 Basilica

Lodi08.15 Basilica (Tutti i giorni)

Adorazione Eucaristica08.00-18.00 S. Giuseppe

(da lunedì a venerdì)08.00-12.00 S. Giuseppe

(sabato)

S. RosarioTutte le sere prima della messa vespertina in S. Antonio di P.

16.30 S. Antonio di P. (I° Sabato del mese: intero s. Rosario meditato)

09.30 Basilica (solo a maggio e ottobre)

Tutte le sere prima della messa vespertina in S. Vittore M. 21.00 S. Vittore M. 2°e 4° giovedì del mese, salvo comunicazione specificata negli avvisi settimanli

17.00 S. Antonio di P. (I° Venerdì del mese)

07.00 S. Vittore M.(I° Venerdì del mese)

08.45 S. Antonio di P. (Tutti i giorni)

09.00 S. Maria d. Gioia10.00 S. Antonio di P.11.15 S. Antonio di P.17.00 S. Antonio di P.19.00 S. Antonio di P.

09.00 S. Antonio di P.18.00 S. Antonio di P.

08.15 S. Vittore M. (martedì, mercoledì, venerdì e sabato)

08.00 S. Vittore M.09.30 S. Vittore M.11.15 S. Vittore M.18.00 S. Vittore M.

08.00 Immacolata09.30 S. Michele Arc.11.30 S. Michele Arc.18.00 S. Michele Arc.

18.30 S. Michele Arc. 18.00 S. Vittore M.

08.30 S. Vittore M.(marte. ven. e sabato)18.00 S. Vittore M.(lunedì e giovedì) 08.30 18.00

S. Vittore M. (mercoledì)

08.30 S. Michele Arc.

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BasilicaBrunella Bosto CasbenoOrario Confessioni

Orario Apertura Chiesa

Vespri

Orari Apertura Oratori

08.00-12.00 e 15.00-19.00

Basilica (da lunedì a sabato)

La domenica rivolgersi in sacrestia

09.30-11.30 S. Antonio di P.

(lun. giov. ven. e sabato) 15.30-17.30

S. Antonio di P. (lun. marte. giov.

ven. e sabato)

10.00-12.00 e 16.00-18.00 S. Vittore M.

(sabato)

16.30-18.30 S. Michele Arc.

(sabato)

07.30-12.00 e 14.30-19.15

Basilica (da lunedì a sabato)

07.30-12.4515.30-19.00 20.30-22.15

Basilica (domenica)

09.30-11.30 S. Antonio Ab.

(lunedì, mercoledì)11.30-12.30

S. Antonio Ab. (domenica)

Battistero su richiesta

08.00-19.00 S. Antonio di P.

(feriali)08.45-20.00

S. Antonio di P. (festivi)

17.45 S. Antonio di P. (Tutti i giorni feriali)

7.00-12.00 S. Michele Arc.

(Tutti i giorni. Domenica anche in concomitanza con la messa pomeridiana)

7.30-19.00 S. Vittore M.

(feriali)7.30-12.15 e 15.30-19.00 S. Vittore M.

(domenica e solennità)

17.30 S. Giuseppe (da lunedì a venerdì. No luglio e agosto)

14.30-17.00(martedì, giovedì

e sabato)

14.00-17.00(martedì e giovedì)

14.30-17.00 (martedì, mercoledì

e giovedì)15.00-18.00(domenica)

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BasilicaBrunella Bosto CasbenoOrario Confessioni

Orario Apertura Chiesa

Vespri

Orari Apertura Oratori

08.00-12.00 e 15.00-19.00

Basilica (da lunedì a sabato)

La domenica rivolgersi in sacrestia

09.30-11.30 S. Antonio di P.

(lun. giov. ven. e sabato) 15.30-17.30

S. Antonio di P. (lun. marte. giov.

ven. e sabato)

10.00-12.00 e 16.00-18.00 S. Vittore M.

(sabato)

16.30-18.30 S. Michele Arc.

(sabato)

07.30-12.00 e 14.30-19.15

Basilica (da lunedì a sabato)

07.30-12.4515.30-19.00 20.30-22.15

Basilica (domenica)

09.30-11.30 S. Antonio Ab.

(lunedì, mercoledì)11.30-12.30

S. Antonio Ab. (domenica)

Battistero su richiesta

08.00-19.00 S. Antonio di P.

(feriali)08.45-20.00

S. Antonio di P. (festivi)

17.45 S. Antonio di P. (Tutti i giorni feriali)

7.00-12.00 S. Michele Arc.

(Tutti i giorni. Domenica anche in concomitanza con la messa pomeridiana)

7.30-19.00 S. Vittore M.

(feriali)7.30-12.15 e 15.30-19.00 S. Vittore M.

(domenica e solennità)

17.30 S. Giuseppe (da lunedì a venerdì. No luglio e agosto)

14.30-17.00(martedì, giovedì

e sabato)

14.00-17.00(martedì e giovedì)

14.30-17.00 (martedì, mercoledì

e giovedì)15.00-18.00(domenica)

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Calendario della Comunità Pastorale Sant’Antonio AbateAnno Pastorale 2015 - 2016

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TORNANO I POMERIGGI IN FAMIGLIADa novembre ricominciano i “Pomeriggi in famiglia”, il terzo sabato del mese. Un momento di incontro mensile per le famiglie della Comunità

Pastorale Sant’Antonio Abate per conoscersi, per condividere anche con i più piccoli lo stare insieme. La merenda del pomeriggio, i giochi, la cena e gli spettacoli teatrali, le grandi sfide sportive e di abilità divertendosi e

intessendo relazioni genuine.

Per ricevere il promemoria mensile delle iniziative scrivere su WhatsApp “Pomeriggi in famiglia” al numero 339 3267747.

Chi invece volesse collaborare all’organizzazione può contattare Chiara (347 6880600) o Elena (339 4372645).

Sono ben accette nuove leve soprattutto da Casbeno, Bosto e Brunella.

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10-27 Settembre 2015Oratorio S.Vittore

(Varese, via S.Francesco 15)

Informazioni e iscrizioni su : www.torneodipaletto.it

oppure, dopo le 18.00

Gabriele: 3401250318 Silvio: 3338861027

dal Giovedì alla Domenica

8° MEMORIAL DANIEL MALINVERNO

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