Il Domenicale di Casoria N.0

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Anno I - Numero 00 - 16 ottobre 2011

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Settimanale di informazione

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Anno I - Numero 00 - 16 ottobre 2011

Domenica - 16 ottobre 2011 Suggerimenti, critiche, segnalazioni, scrivere a: [email protected]

2EDITORIALE

Pasquale D’Anna [email protected]

Certo cominciare non è facile. Sembra di toccarla la diffidenza, e sembra quasi di vedervi tutti con quel proverbiale e scontato: ancora? Un altro giornale?

Ebbene sì, chiediamo scusa, ma abbiamo fatto un altro giornale. Su una cosa, però, vorremmo che ci credeste: non è un “nuovo” giornale, è proprio un altro giornale, nel senso etimologico del termine, e cioè diverso, differente.Per carità, nessuna presunzione di perfezione, vorremmo solo che ci deste atto che differente lo è davvero. Allora cos’e’ una ricerca spasmodica di originalità? Il solito tentativo di una sterile avanguardia? No signori lettori, questo giornale è soltanto il frutto di un’idea, e poiché la nostra speranza è di rivolgerci ad un pubblico che dalle idee è incuriosito, ci siamo lanciati con entusiasmo in questa avventura. In un editoriale tanto tempo fa, ebbi l’opportunità di leggere una metafora che ancora oggi reputo valida: l’edicola è una specie di stazione, e i giornali sono treni che arrivano, ogni lettore ha il suo treno che lo aspetta, questo giornale, però, non è affatto un treno. Non lo è perché rifiuta qualunque binario. Non accetta semafori comandati a distanza. Non sopporta divisioni tra prima e seconda classe, tra fumatori e non fumatori. Sarà insomma un giornale libero, che osserverà le vicende della nostra Casoria, con spirito critico ma costruttivo.E’ un momento particolare per la nostra città. Un nuovo

sindaco si è insediato nel Palazzo di Piazza Cirillo, aspettative e speranze dovranno essere ripagate; la nostra è una città che da troppo tempo aspetta la normalità,

anche se gli inizi non sembrano confortanti, caratterizzati da tante promesse e pochi fatti. Noi chiaramente non ci occuperemo soltanto di politica, abbiamo tantissimi altri propositi, proprio come tutti voi. L’obiettivo che vogliamo raggiungere, infatti, è forse un po’ come si dice di basso profilo: ricreare sulle pagine di questo settimanale, quell’atmosfera da bar di provincia che le megalopoli hanno spazzato via: quando la

televisione e il web non tiranneggiavano le nostre serate, e c’era tempo per relazioni più profonde, interminabili confronti tra amici sulle donne, sullo sport, ma anche amore, fantasie, filosofie, viaggi, musica, cinema e tendenze.Certo, concludere non è facile. La voglia sarebbe di andare avanti ancora per chiosare, smussare, insistere e cercare in ogni modo la vostra fiducia; potremmo, però, imbatterci nella vostra noia. Un’ultima cosa vogliamo aggiungerla: nella pagina accanto troverete le foto (quasi tutte) degli amici che hanno collaborato, in ogni forma, a questo primo numero; sentiamo il bisogno di ringraziarli in quanto credono nel nostro progetto e ci hanno accordato la loro fiducia. Speriamo di non deluderli e tutti insieme, ovviamente, speriamo di non deludere voi.

La nostra avventura...!

Ringrazio a nome mio e di tutta la redazione il prof. Giovanni De Rosa, dirigente dell’Istituto “ISIS Andrea Torrente di Casoria”, per la disponibilità e cortesiadimostrataci nel mettere a disposizione la Biblioteca dell’Istituto per la conferenza stampa di presentazione del settimanale. Un doveroso ringraziamento anche a tutti gli inserzionisti che hanno creduto e credono nel nostro progetto e a tutti gli amici che ci hanno sostenuto e stimolato ad intraprendere questa nostra avventura. Il Direttore

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EDITORIALE

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La vignetta della settimanaPrima delle elezioni .......... Post elezioni: nomina dei dirgenti ...........

In questo numero

pag. 2 Editoriale pag. 4 La vignetta della settimana pag. 5 Chiamateci pure giornalai pag. 6 Un’estate di fuoco tra puzza di omertà pag. 7 Prendi il mio handicap ...e prova a sopravvivere a Casoria pag. 8 I beni del Capitolo San Mauro pag.10 Non perdiamo l’occasione:PIU EUROPApag.11 Pasquale Vitale apre al pubblico il suo studio d’arte per l’associazione AMACI pag.12 Viaggio attraverso la cultura artistica Casoriana pag.13 Tersicore: musa da riscattarepag.14 I Tempi Mitici di Enzo Marino pag.16 Legge Bavaglio: la rete chiude i battenti?

pag.17 Clownterapia: perchè ridere, fa bene!pag.19 Addio a Sergio Bonelli. pag.20 Il sud è un paese che bisogna distruggere o almeno spopolare, mandarli in Africa a farli civili pag.21 20 giorni di Napoli, 1000 e più emozionipag.22 “passione Napoli” pag.23 Social network affollano il Web: di positivo cosa c’è? pag.25 “Il nulla dei giovani”. pag.27 Volontari di Protezione Civile a Casoria... un’odisseapag.28 CattiviK ne “Il dialogo dei pazzi”. pag. 30 Salva con nome (rubrica di musica e cinema)

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Chiamateci pure giornalai

Sonia Tabacco [email protected]

“Qualcuno”, tempo fa, ha scritto: Un giornale è democrazia e la libertà va sostenuta, perché la comunità che si ritrova dinanzi ad un panorama editoriale più ricco può fruire di un maggior pluralismo informativo. Assolutamente concordi con un’affer-mazione di così grande obiettività, abbiamo deciso di “tentare” di dare un’alternativa all’informazione nella città di Casoria, af-fiancandoci ad altri ottimi prodotti di recente uscita ed auguran-doci di sentir dire un giorno:mi date anche “Il Domenicale di Casoria”. Nessuna ambizione c’è da parte nostra di raggiungere chissà quali primati, assolutamente no; stia calmo chi per natu-ra tende ad agitarsi e non si agiti chi è notoriamente calmo, c’è posto per tutti. Il Domenicale di Casoria è un settimanale ide-ato con l’obiettivo di diversificare l’ informazione giornalistica locale, offrendo il più ampio passaggio ai cittadini attraverso fonti di informazione varie, ma si predispone anche a rafforza-re l’ aggregazione e l’identità locale, contribuendo, attraverso la conoscenza delle realtà, delle criticità di Casoria e della sua storia, a rinvigorire le solide tradizioni di cultura e di capacità innovative tipiche della nostra Città. Nel pensare a questo pro-getto, questo lo sottolineiamo affinché in futuro non riecheggi ancora il termine “giornale di area” diffuso da qualcuno fin dal-le prime avvisaglie della nascita della nostra “creatura”, siamo partiti da un principio fondamentale del giornalismo che recita: La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subor-dinarla a interessi di altri e particolarmente a quelli dell'editore, del governo o di altri organismi. L’informazione locale può an-che trovare affidabilità nel momento in cui segue le richieste de-gli abitanti del quartiere, ma deve soprattutto affrontare a tutto tondo un problema che, anche se di poca rilevanza, può nascon-dere sfumature oscure o non accessibili ai più. Sulla scorta di questa premessa siamo convinti che un’informazione affrancata

e libera, più orientata alla ricerca dei fatti ( anche se scomodi) piuttosto che ben "confezionata" per mantenere il proverbia-le "quieto vivere", sia viatico alla formazione di una coscienza civica reale, profonda, in grado di apportare quei cambiamenti che tutti auspichiamo quando ci sentiamo soffocati dall'inerzia e dall'immobilismo che caratterizzano la nostra comunità". Il giornalismo locale, per definizione, corre da sempre il rischio che venga oltrepassato questo sottile confine tra interazione e ingerenza nella scelta e stesura dei contenuti redazionali. Fer-mamente convinti di perseguire il fine di divulgare un’informa-zione libera e indipendente, incline alla ricerca dei fatti (se pur scomodi) piuttosto che a ben "impacchettare" o “infiocchettare” la realtà degli accadimenti, cercheremo di offrire ai cittadini ca-soriani la possibilità di ragionare sui fatti, spiegandone le dina-miche, offrendo spunti di riflessione, curiosità, approfondimenti, accettando ben volentieri i loro suggerimenti. Punteremo anche sulla multimedialità, per dare occasione di fruire di contenuti in modalità complementari a quelle fornite dalla carta stampata, perché riteniamo sia un principio essenziale per la stampa loca-le aggiornare costantemente il lettore. Fare previsione di esito positivo alla vigilia della presentazione di un nuovo progetto è sempre difficile, sarà meglio augurare buon lavoro a tutti coloro che vi collaborano, premettere che il primo numero sarà con-notato da presentazioni soft di rubriche di vario genere, vignet-te satiriche, dialoghi pungenti e riflessioni. Nel calcio accade spesso che molti s’improvvisino allenatori durante il periodo dei Mondiali oppure durante il campionato; in merito alla stam-pa, accade lo stesso tutti risultano essere potenziali giornalisti. Beh, noi non siamo allenatori di nessuna squadra di campioni, siamo una squadra che sta crescendo, quindi si mettano l’ani-mo in pace i presunti e certi denigratori: i primati li lasciamo a loro, con buona pace di tutti. Chiamateci pure giornalai…

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6ATTUALITA’

Un’estate di fuoco tra puzza di omertà

“Chi è sensibile al problema s’impegni in prima persona, questo è il momento, prima che ci ammazzino tutti.”

Sono le 10 del mattino, come ogni giorno, spero che a svegliarmi sia l’odore del buon caffè di casa mia. Invece è la puzza nociva di pneumatici bruciati, con gli scarti di solventi

e amianto che fa da sveglia non solo a me che abito a Casoria, ma alla gran parte dei cittadini che vivono in Campania. Bruciore di gola, nausea, asma. Mi viene proprio da dire una giornata fumosa. Bruciano in qualche campagna, sotto qualche ponte, incontrollati, prima solo di sera oggi anche alla luce del sole. La mia città, la mia terra deturpata definita ormai la “Terra dei Fuochi”, conosciuta per il famoso triangolo Villaricca, Qualiano, Giugliano ora ricomprende anche Acerra, Afragola e Casoria. Nell’area a Nord di Napoli quasi tutti i giorni è facile notare questi fumi alti più di 50 metri, dal colore nero puoi riconoscere che si tratta di pneumatici bruciati o grigio se si brucia rame o plastica. Qualcuno dice che non c’e’ più posto sottoterra, l’unico modo per disfarsene è bruciarli. Un dato sconcertante ci arriva dai medici della Base dell’US Navy che hanno raccolto per quattro anni centinaia di campioni nella nostra regione. Dagli esiti degli accertamenti pervenuti, i comuni più inquinati sono risultati Casoria, Villa Literno, Casal di Principe e Marcianise. Secondo gli americani le quattro aree sono talmente inquinate da mettere a rischio la salute di chi ci vive, rilevando la presenza di agenti chimici come idrocarburi aromatici, furani, Pce e diossina. Ora più

che mai, l’attenzione sull’immondizia di Napoli e a Casoria non deve essere distolta, soprattutto perché ad oggi non sono state trovate soluzioni strutturali ed efficaci. Si è vero, la raccolta differenziata

a Casoria è aumentata, ma soluzioni al problema dei rifiuti tossici non sono state ancora trovate. Che senso ha fare la raccolta differenziata con percentuali alte, se ogni giorno sono costretto a respirare la puzza acre di questi rifiuti speciali pericolosi che vengono bruciati? Nessuna bonifica, nessun intervento è stato mai fatto o portato a compimento. Tra le tante aree interessate delle nostre zone, sono stato colpito dalla famosa via San Salvatore, nei pressi dei centri commerciali, UCI Cinemas, Decathlon, nelle vicinanze di un campo Rom. Neanche “San Salvatore” riuscirebbe a fare il miracolo di ripulire completamente l’area. Percorri una strada di 500 metri e trovi di tutto, dalle lavatrici agli pneumatici,

dall’amianto agli scarti dell’edilizia. Chi scarica in quelle zone? Tutti! Cittadini e ditte devono disfarsi dei rifiuti pericolosi e con l’aiuto di una manovalanza a basso costo rappresentata dai nomadi bruciano questi rifiuti speciali in poche ore. Una sola pila per esempio, contiene circa un grammo di mercurio, quantità più che sufficiente per inquinare 1.000 litri di acqua. La combustione dei rifiuti è pericolosa perché nei fumi sono rilasciate sostanze nocive, capaci di provocare o favorire il cancro, l’aborto e malformazioni genetiche. Denunce, foto, filmati, interventi, sono serviti a ben poco. Servirebbe una maggiore attenzione da parte delle amministrazioni, un maggiore controllo delle Forze dell’Ordine con l’aiuto ovviamente dei cittadini. Spesso la gente preferisce rintanarsi in casa, stare in silenzio piuttosto che denunciare gli abusi continui che avvengono sotto le loro finestre. Da qualche giorno è nato nell’area a Nord di Napoli un “Comitato dei fuochi”. Al coordinamento parteciperanno associazioni per la tutela ambientale e liberi cittadini dei comuni di Afragola, Acerra, Casoria e Casalnuovo. L’obiettivo è di creare una rete e uno spazio per denunciare alle forze dell’ordine qualsiasi tipo di rogo che viene avvistato nelle nostre zone. Il comitato nasce con lo scopo di risolvere seriamente e definitivamente il problema dei roghi tossici come riferisce il portavoce del comitato Lucio Iavarone: “Chi è sensibile al problema s’impegni in prima persona, questo è il momento, prima che ci ammazzino tutti”. Sperando che i nostri politici e amministratori, spesso assenti sui nostri territori, diano risposte e mettano in campo iniziative al più presto,

ci rivolgiamo a tutte quelle persone che amano la propria terra affinché denuncino chi sversa illegalmente nei nostri terreni. Nonostante tutto, ancora oggi, i reati contro l’ambiente, dai dati forniti dal Censis, sono all’ultimo posto nelle classifiche dei crimini

giudicati più gravemente dalla popolazione. E’ ora di svegliarci!

Vincenzo Russo [email protected]

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ATTUALITA’

ElleCci

Prendi il mio handicap...e prova a sopravvivere a Casoria

“barriere e non solo...”

È definita barriera architettonica qualunque elemento costruttivo che impedisca, limiti o renda difficoltosi gli spostamenti o la fruizione di servizi (specialmente

di persone con limitata capacità motoria o sensoriale).Da questo consegue che un elemento che non costituisca barriera architettonica per un individuo può invece essere di ostacolo per un altro; si evince quindi che il concetto di barriera viene percepito in maniera diversa da ogni individuo. Il bisogno di garantire al maggior numero di persone il diritto alla libertà di movimento, ha portato alla ricerca di parametri comuni, che consentissero di limitare il criterio di soggettività.Il passo più importante è stato fatto a livello normativo andando a individuare quali elementi costruttivi siano da considerarsi barriera architettonica.La legge quadro italiana che tratta il problema dell'accessibilità è la legge 13/89, che stabilisce i termini e le modalità in cui deve essere garantita l'accessibilità ai vari ambienti, con particolare attenzione ai luoghi pubblici. Il D.M. 236/89 (decreto attuativo) si addentra maggiormente nella parte tecnica ed individua tre diversi livelli di qualità dello spazio costruito.Questi tre livelli sono:

•Accessibilità •Visitabilità •AdattabilitàCi siamo soffermati su questa problematica poiché abbiamo costatato, con dispiacere, che nella nostra Città né le amministrazioni precedenti né quelle attuali prendono in considerazione tale importante problematica. Nelle foto allegate all’articolo vediamo dei carrozzini con serie difficoltà ad accedere ad una scuola dell’infanzia, pensate solo se al posto del carrozzino ci fosse la carrozzina di una persona con disabilità motorie, sarebbe un vero problema poiché il carrozzino con l’aiuto del “buon samaritano” di turno si riesce a sollevare e far superare l’ostacolo, per la “carrozzina” è più pericoloso, in quanto l’ingombro ed il peso sono diversi. La Nostra Città è piena di queste problematiche, a partire dalla

Casa Comunale della Frazione di Arpino, alle scuole, agli uffici pubblici. Speravamo in un’inversione di rotta, così come promesso dal “vento nuovo”, ma in periodo pre-elettorale si promette tanto. Poi per soddisfare questo o quello si parte con

convenzioni, protocolli e quant’altro possa favorire gli amici degli amici, distraendo anche fondi da questo o quel capitolato di spesa.I 96.000,00 € dello scorso anno per le luminarie (che hanno comunque fatto parlare di Casoria in modo positivo), le svariate migliaia di euro spesi per la consegna di missive fantasma per il Forum dei Giovani, i 20.000,00 € erogati (come poi non si è capito bene) per il Casoria Senses, propriamente definita festa di compleanno, con ospite speciale e costosissimo Vittorio Sgarbi, nel “museo”di Arte Contemporaneo di Casoria, oltre a quelli di cui non siamo ancora a conoscenza, potevano essere spesi per risolvere realmente i problemi della Città e non quelli dei singoli Amministratori. A questa mia nota non appongo una firma poiché purtroppo a Casoria chi dice la VERITA’ viene messo alla gogna, chi volesse commentare può farlo tramite le pagine del social network Facebook.

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Pellegrino Mazzone [email protected]

In quest’ultimo periodo si è parlato e scritto molto sui Beni del Capitolo di San Mauro.Infatti, il terreno dove è stato fatto il “muro

“è uno dei beni cosiddetti del Capitolo di SanMauro, come lo sono i terreni dove sorgono la Pretura, oggi Tribunale, la caserma dei Carabinieri, il Palazzetto dello Sport con annessa piscina, la Villa Comunale ed altri.Pochi, anzi pochissimi, conoscono la provenienza di quei beni e la loro storia. Per questo è opportuno fare un po' di chiarezza su questa faccenda.La dotazione del Capitolo risale al 16 Luglio 1648, per atto del notaio Valentino Russo, infatti il signor Palladino Ettore legò tutti i suoi beni alla erigenda Collegiata di San Mauro per messe, funerali etc., Quindi dal 1648 questi beni furono di proprietà della Collegiata di San Mauro e furono amministrati dai vari Canonici e Preposoti, che si succedettero nel tempo.Nel 1867 e precisamente con la legge del 15 Agosto, disposizione eversiva, perché privava di una proprietà privata, lo Stato Italiano sopprimeva la Collegiata e ne incamerava tutti i Beni stabilendo solo l'obbligo di corrispondere una rendita annuale per l'assolvimento degli oneri di culto, prima ai Canonici e poi in perpetuo ai Parroci pro tempore di San Mauro.Nel 1874, precisamente il 12 Agosto, con una sentenza della Corte di Cassazione, il Comune di Casoria, in accordo con la Curia dell'epoca e vantando il diritto di

Patronato sulla Chiesa di San Mauro, ottenne dallo Stato la riconsegna e l'amministrazione di detti beni, con l’obbligo di devolvere le rendite al Parroco pro-tempore di San mauro.Nel 1925 per atto del notaio Vacca fu stipulato un atto con il quale si riconosceva al Comune il diritto di custodire e amministrare i detti beni, ma gli si faceva obbligo di devolvere l'intera rendita di detti beni al Parroco pro-tempore di San Mauro.Conseguentemente, con delibera comunale del 6 luglio 1933 il Comune, pur conservando il diritto di nudo proprietario, cedette al parroco pro-tempore il diritto di amministrarli.Da questa esposizione si evince che la posizione giuridica dei beni della Collegiata di San Mauro è la seguente: Il Comune è , per legge civile, nudo proprietario, sia pure in forma “ sui generis”, in quando ne risulta solo il depositario.Il parroco pro-tempore di San mauro è, invece, sempre per legge civile, il beneficiario perpetuo della rendita rinveniente da essi, con una configurazione giuridica equivalente a quella di usufruttuario.Dal 1933 fino ad oggi, gli usi e le consuetudini annoverati tra le fonti del diritto, hanno fatto si che questi beni sono stati amministrati, consensualmente, come Dominus dal Parroco pro tempore della Chiesa di San mauro. Allo stato dei fatti e secondo il diritto, per poter disciplinare definitivamente la proprietà di quei beni occorrerebbe una convenzione tra il comune ed il Capitolo di San Mauro.

“I beni del Capitolo di San Mauro”

CRONACA

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“RC auto, sentenza di Strasburgo impone polizze uguali da Nord a Sud”

Gianni Bianco [email protected]

Quello che accade oggi in Campania, in particolare in provincia di Napoli, ha dell’incredibile. Migliaia di utenti si vedono consegnare attestati di rischio dalle proprie assicurazioni o nella migliore delle ipotesi aumenti ingiustificati. Non conta essere un bravo guidatore, non serve essere stato nel tempo onesto, inutile dire di non avere mai causato un sinistro.Questo è un problema che ci portiamo dietro da decenni, le leggi prodotte oltre a non aver quasi mai difeso i virtuosi, paradossalmente nel tempo, li hanno messi sempre più alle corde con aumenti progressivi e indiscriminati oggi drammatici per una crisi economica che è sotto gli occhi di tutti. Lo slogan “Mo Bast” è indicativo di questo disagio e sarà cura di questa rubrica trattare i temi legati al consumo e alla difesa dei diritti dei cittadini della nostra città. Ci sembrava opportuno e doveroso iniziare dal disagio maggiore che incombe sull’economia delle nostre famiglie.

Mo Bast..!

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La spiegazione ufficiale per quest’aberrante differenza di trattamento è in realtà una falsità facilmente smontabile: a Napoli avvengono più incidenti. L’ISTAT smentisce con

i dati ufficiali che raccontano chiaramente come il tasso d’inci-dentalità del capoluogo campano non sia assolutamente supe-riore alle città del nord e che il tasso di mortalità in Campania sia tra i più bassi in assoluto. La polemica divampa per un fenome-no che ha raggiunto e superato il limite di sopportazione degli utenti meridionali. L’Antitrust sta indagando su presunti cartelli per non moderare i prezzi e le prime multe sono già arrivate ad Ina-Assitalia per le disdette unilaterali delle polizze comunicate a clienti campani, pugliesi e calabresi. L’assessore allo sviluppo e alla tutela dei consumatori del Comune di Napoli Marco Espo-sito ha costituito un Comitato denominato “RCA Napoli Vir-tuosa” col quale si intende mettere in campo degli strumenti per colpire gli autori delle truffe assicurative e avvantaggiare i cit-tadini virtuosi. Le associazioni di categoria protestano e Feder-consumatori ha indetto per il 24 Settembre una manifestazio-ne di protesta a Napoli per supportare il comitato MO BAST!Il

network meridionalista CogitoErgoSud, invece, ha lanciato una petizione online per poi interrogare gli organi istituzionali sulla questione. La discriminazione è dunque chiara e inaccettabile, anche perché la legge 990 del 24 dicembre 1969, con la quale si è introdotta l’obbligatorietà di stipula assicurativa per i veicoli a motore, non contempla alcuna diversità di tariffe in base alla re-sidenza degli assicurati. A spaccare il granitico fronte delle com-pagnie assicurative potrebbe però essere la sentenza della Corte di Giustizia di Strasburgo dello scorso Giugno, nell’ambito di una decisione su un ricorso presentato da un’associazione belga di consumatori: il premio dell’assicurazione non può cambiare in base al sesso, all’età e al luogo di residenza; in caso contrario, si tratta di “discriminazione”.Così l’Alta Corte ha, di fatto, annul-lato la differenziazione delle tariffe su base territoriale e Asso-ConsumatoriItalia ha spiegato che grazie a questa sentenza do-vranno essere invalidate tutte le leggi di recepimento nazionali (in Italia è il D.lgs. 196/2007) a partire dal 21 dicembre 2012.A meno di nuovi decreti. Staremo a vedere.

Domenica 16 ottobre ore 9.30-13.30 presso villa comunale di Casoria: raccolta firme per contrastare gli aumenti delle tariffe assicurative.

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Non perdiamo l’occasione: PIU EUROPA

CRONACA

La città di Casoria è spesso assimilata al traffico, all’inquinamento, agli sprechi energetici, alle burocrazie inefficienti, all’insicurezza e alla precarietà. Casoria,

però, è anche lo spazio nel quale s’incontrano il dovere della buona amministrazione e il diritto del cittadino per la soddisfazione delle proprie aspirazioni. Il livello della qualità della vita, si misura principalmente con gli indicatori di settore e sull’efficienza dei servizi che sono offerti alla cittadinanza: pubblica amministrazione, scuole, ambiente, sicurezza, viabilità, trasporti, politiche sociali, lavoro, tasso di disoccupazione; sono questi i temi che stanno a cuore dei cittadini. Allora diventa propedeutico avere un corretto confronto tra l’organo politico di governo cittadino e le parti sociali e produttive del paese; dove al centro del dibattito sono posti in evidenza i reali bisogni della gente. Un’amministrazione comunale, degna di questo nome, deve saper cogliere gli aspetti intrinseci delle dinamiche socie economiche e ambientali del territorio per dotarsi di un documento programmatico e d’indirizzo politico finalizzato al perseguimento d’obiettivi strategici mirati a intercettare capitali e investimenti, pubblici e privati, indispensabili per lo sviluppo economico e sociale della città. Prendiamo in esempio l’aspetto urbanistico. Casoria negli anni 60’ e 90’ (nel periodo industriale, post industriale e post terremoto), è cresciuta in modo frenetico e disordinato, con forti conurbazioni di tipo residenziale e commerciale a svantaggio di qualsiasi disegno urbanistico e soprattutto priva d’opere d’urbanizzazione primarie e secondarie. La storia della vita pubblica e amministrativa del paese ci richiama alla mente, purtroppo, una classe politica borghese, bieca e cafona, incapace di sostenere politiche sociali in grado di coniugare lo sviluppo urbano con la qualità della vita. Basti pensare gli anni 2000/2005. Gli amministratori locali, con i fondi messi a disposizione dalla Regione Campania, nell’ambito del recupero e riqualificazione urbana delle città, si dimostrarono inadeguati nell’adottare strumenti attuativi ed efficienti per risanare molte zone della città dal degrado ambientale. In particolare: L’area P.E.E.P. (piano d’edilizia economica e popolare) ex 167” a ridosso di via Calvanese, l’area ex Snaider in Arpino, l’area di via P. Nenni,

ammodernamento della rete idrica e delle fogne, parcheggi, aree a verde attrezzato e impianti sportivi, senza trascurare i P.I.P (piani d’insediamenti produttivi) sui suoli dell’ex Resia, Ovulo Commerciale in prossimità dell’area aeroportuale e la Città del libro sull’area dell’ex Rodiatoce. Tutto ciò, però, fu gravemente compromesso e vanificato dall’inerzia e dalla gestione fallimentare della maggioranza di centro sinistra, in seguito, sciolta per condizionamenti e infiltrazioni criminose. La stessa problematica, si è ripresentata concretamente, con modi e forme diverse, negli anni 2008/2010, quando alla guida della città c’è stata, per la prima volta, un’amministrazione di centro destra. Uno degli obiettivi primari della giunta comunale fu quello

di cercare di recuperare e migliorare le aree maggiormente degradate della città nell’ambito del programma (Piani Integrazione Urbana), noto come “PIU EUROPA” con cui la Regione Campania utilizza i fondi FESR e FES per il periodo 2007/2013. Il Protocollo d’intesa fu sottoscritto in data 10/02/2009 tra la Regione Campania e il Comune di Casoria. La maggioranza di centro destra, con delibera di Giunta Comunale n.266 del 24/09/2010 e poi con Delibera di Consiglio Comunale n.206 del 07/12/2010, approvò il D.O.S. (Documento d’Orientamento Strategico) per un importo complessivo

di circa 34 milioni di euro. Gli interventi previsti: rigenerazione, recupero e riconnessione del tessuto urbano, imprenditoria e politiche del lavoro, miglioramento della governance e della qualità della vita; possono realmente contribuire a ridisegnare il tessuto urbano del territorio comunale e dare finalmente un volto moderno alla città di Casoria. Nel febbraio 2011, ci fu lo scioglimento anticipato del consiglio comunale per contrasti interni e mancanze di dialogo, tra il Sindaco e la maggioranza delle forze politiche di centro destra. Oggi, la crisi economica del paese e i tagli alla spesa pubblica, comporta minori trasferimenti finanziari dallo stato agli Enti locali, quindi, una ragione in più per la classe politica di rendere operativo in tempi brevi e certi, il programma integrato urbano, vitale per il futuro della città e un’occasione che non può e non deve essere sprecata.

Ernesto Valiante [email protected]

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Per la settima "Giornata del Contemporaneo" organizzata dall'Associazione Musei d'Arte Contemporanea italiani (AMACI), sabato scorso a Casoria Pasquale Vitale

ha aperto al pubblico per la prima volta il suo studio d'arte.Classe 1969, Vitale affianca da molti anni all'insegnamento (purtroppo) precario una intensa attività di pittore, incisore e fumettista. Uscito dall'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove è stato allievo dei principali artisti napoletani degli anni Ottanta, questo originale artista casoriano ha cominciato ad esporre i suoi lavori in mostre collettive e personali a Napoli, per raggiungere alla fine degli anni Novanta il Museo etnografico di San Pietroburgo (1998), il Palazzo dei Congressi di Lugano (1999), il Salon de Esposition di San Fernando in Argentina (2000). L'ultima mostra a cui ha partecipato in ordine di tempo è stata la collettiva "Linee artistiche a confronto" che si è svolta a Palazzo Reale di Napoli nella primavera del 2000. Poi solo qualche sporadica apparizione. La mostra di Casoria, dunque, arriva ad oltre dieci anni dall'ultimo evento pubblico del maestro Vitale. Cosa ha fatto in questi anni? Si è dedicato all'insegnamento nei licei artistici ed istituti d'arte, purtroppo sempre più precario. Ha messo su famiglia. Ma soprattutto ha continuato a dipingere le sue grandi tele dai toni cupi e ad incidere le sue straordinarie e accurate acqueforti.E poi c'è il fumetto. Appassionato delle avventure a strisce, una decina di anni fa ha cominciato a dare vita al personaggio di Giordano Bruno, giornalista precario e detective in una Napoli misteriosa che si arrangia e tira a campare. Così è partito il progetto editoriale, presentato ufficialmente anche al "Comicon", il Salone internazionale del fumetto che si svolge ogni anno a Napoli, a Castel Sant'Elmo. Pubblicato dalla Oxiana, il piano dell'opera di "Giordano Bruno cronista napoletano" prevede cinque albi (non si tratta di una produzione seriale,

ma di un fumetto d'autore, "cesellato" nei minimi particolari). I primi tre sono già usciti: "Ponte Ricciardo" (2005), "Il mare alessandrino" (2008) e "Il lume di Don Raimondo" (2010).

Adesso è in preparazione il quarto numero, intitolato "Faccia gialla" e dedicato alla leggenda di San Gennaro, le cui tavole si potevano ammirare in anteprima alla mostra di sabato scorso. Accanto al fumetto erano esposti in rassegna una ventina di lavori di Vitale, dal "Soldato Sebastiano" (moderno San Sebastiano "fucilato" alla colonna) ai dissacranti "Ecce Homo" dai toni sarcastici e diabolici; dallo sconvolgente "Nato con la camicia" (smagrito e ossuto in un letto di manicomio) all'ultimo lavoro terminato appena qualche settimana fa e intitolato "Censure": un primo piano di una "mordacchia", strumento di tortura dei tempi dell'inquisizione che si infilava in bocca per impedire ai condannati di parlare. Specchio dei tempi attuali, in cui il male del passato ritorna, seppur sotto nuove forme: la censura e l'autocensura, l'arroganza di un potere che si è preso tutto, e che ha lasciato alle nuove generazioni un mondo in cui sembra non esserci spazio per niente e per nessuno. Giuseppe Pesce

ARTE

Pasquale Vitale apre al pubblico il suo studio d’arte per l’Associazione AMACI

di Giuseppe Pesce

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12ARTE

Rosaria Ascolese [email protected]

Casoria è una città che possiede beni culturali ed artistici di tutto rispetto, ma che nel non sono mai stati valorizzati a dovere. Solo nella villa comunale sono presenti

tantissimi monumenti. Nel 2004 il museo CAM aveva dato in comodato d’uso al Comune dieci opere artistiche, collocate in una nuova area verde, che per l’occasione fu ribattezzata “ Parco delle sculture “. Quanto mai paradossale sembra oggi questa denominazione, considerando le condizioni disastrose in cui versa quella’area, visto che quelle stesse opere appaiono adesso vandalizzate e abbandonate. La colpa è sicuramente dei cittadini “ vandali “, ma non solo. La responsabilità è soprattutto della mancanza di manutenzione e attenzione per le sculture da parte degli organi competenti. Se consideriamo che l’amministrazione di allora si assunse l’impegno di curare l’integrità e l’immagine dei monumenti, possiamo immaginare la delusione del donatore responsabile del CAM Antonio Manfredi e di tanti cittadini che credevano di godere di questo spazio. Oggi potrebbero essere fatti dei lavori di restauro, ma il problema è che nessuno garantisce che una volta spesi i soldi per la restaurazione non si ripetano gli stessi atti di vandalismo, che andrebbero nuovamente a danneggiare le sculture. Casoria città d’arte e di Santi, palazzi storici e di chiese meravigliose, come La Chiesa del Santo patrono San Mauro che sorge sontuosa nel centro storico e risale al XVII secolo, la Chiesa di San Benedetto, dove è stato ritrovato il più antico documento di Casoria, la lapide di un sarcofago appartenente ad un uomo di armi

(Jacopo Torello da Fano), che partecipò alla spedizione di Papa Innocenzio IV contro Corrado IV nel 1254, morto nel 1281 e sepolto in un' antica cappella della Chiesa; il settecentesco Palazzo Rocco, appartenuto ai principi di Torrepadula, che vanta al suo interno affreschi, antiche statue e splendide maioliche e all’ esterno un bellissimo giardino, sempre, e purtroppo, lasciato all’incuria e al vandalismo negli ultimi anni; la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, eretta in stile tardo barocco impreziosita al suo interno con meravigliosi affreschi, vanta origini molto antiche, forse risalenti a metà '400, il monumento in bronzo che raffigura Padre Ludovico da Casoria, sito in piazza Santa Croce. Una nobile e quanto mai simpatica iniziativa è stata presa dal Presidente del Distretto scolastico ( Professor Francesco Palladino ) il quale dando vita al “ Maggio dei monumenti “, giunta ormai alla VIII edizione, incarica gli scolari, ben preparati dai loro docenti, di fare da novelli “Cicerone” ai visitatori, illustrando le caratteristiche dei beni culturali di Casoria, al fine di valorizzarne la memoria storica. Da troppo questa città è fuori da tutti i giochi, basti pensare che nonostante la sua vocazione artistica, non è mai stato dato ad essa il giusto riconoscimento in questo campo, anzi si avverte la sensazione che venga sempre più depotenziata del livello di qualità e sviluppo.

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Viaggio attraverso la cultura artistica casoriana

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DANZA

Emiliana [email protected]

Tersicore: musa da riscattare

“essa nella sua essenza altro non è che la vita innalzata ad un grado più elevato ed intenso”

La danza è una manifestazione propria dell’umano, “essa nella sua essenza altro non è che la vita innalzata ad un grado più elevato ed intenso”, scriveva Curt Sachs, mu-

sicologo tedesco degli anni Trenta, nella sua “Storia della danza”. E’ un’arte cinetica oltre che plastica e visiva, crea forme, disegna figure nello spazio e dà ogni volta un nuo-vo significato al luogo del suo acca-dere, sia che si tratti del tradiziona-le edificio teatrale sia che si danzi per le strade di una grande città. Un’arte che esprime l’inesprimibile.Nata già nelle civiltà primitive, essa rappresentava un’esperienza im-portante nella vita di ogni gruppo sociale; l’uomo primitivo esprimeva danzando ogni avvenimen-to: nascite, matrimoni, danze della caccia o della fertilità. Un va-lore rituale, dunque, indissolubilmente legato al sacro; e qui si ri-torna al suo esistere come forma di contatto con l’ignoto, ciò che appunto sosteneva Sachs. Data la larga sfera d’azione della danza, nulla possedeva uguale valore nella vita delle civiltà primitive.Nel tempo, e soprattutto in Occidente, la danza si slega da questo valore; diviene opera d’arte, oggetto di spettacolo e la sua influenza è rivolta agli uomini, non più ad un’entità su-periore. Nella nostra civiltà occidentale, la danza, concepita e strutturata per essere rappresentata di fronte ad un pubblico, nella storia della cultura europea di quattro secoli si è per lo più identificata con la forma del balletto; ha assunto quindi ca-ratteristiche specifiche sia dal punto di vista del movimento, con la codifica della tecnica accademica, sia per le tematiche af-frontate, ma anche dal punto di vista strutturale e coreografico.L’Italia, in particolare, vanta un’importante tradizione, che ha avuto origine con Maria Taglioni, Enrico Cecchetti e tanti altri. E’ questo un particolare che la cultura italiana sembra dimen-ticare troppo spesso! Con la L. 30 aprile 1985 n.163, “Nuova disciplina degli interventi dello Stato a favore del settore Spetta-colo”, è stato istituito il FUS (Fondo Unico dello Spettacolo) per il sostegno finanziario ad enti istituzioni, associazioni operanti nei settori delle attività cinematografiche, musicali, di danza, teatrali, circensi e dello spettacolo viaggiante(…). Secondo l’art. 15 della suddetta Legge, viene rifinanziato ogni anno con Legge finanziaria e ripartito tra i vari settori con Decreto del MIBAC (Ministero per I Beni e le Attività Culturali). Quando è stato isti-tuito, ha subito innumerevoli tagli. Di recente il governo ha ta-gliato dal Fondo Unico dello Spettacolo altri 50 milioni di euro.

Nella ripartizione del FUS, al settore della danza è concesso solo il 2,3%. Queste poche briciole lasciate, sono servite per finanziare produzioni, festival, rassegne, promozione, forma-

zione e tournée estere, in modo molto approssimativo. Questi tagli colpiscono in modo indiscrimina-to, e finiscono col favorire culture già sostenute dai finanziamenti negando inoltre ogni possibilità alla ricerca. Bisognerebbe capi-re che la cultura dello spettacolo dal vivo in Italia non è solo for-mata dalle Fondazioni liriche e Sinfoniche; e soprattutto che non sono loro che hanno più bisogno di sostegno. In pratica, lì dove

ci sono già spazi e risorse lo Stato ha stanziato di più, in-vece di intervenire dove non c’è in sostanza niente.Quello della danza è un settore che lavora quasi tutto in nero e sottopagato. Siamo tutti consapevoli delle difficoltà economi-che che coinvolgono l’Italia, così come l’Europa e il resto del Mondo, ma i tagli generali non sono la giusta soluzione. In que-sto modo si favorisce solo quello che è già sostenuto e favorito dai finanziamenti, senza concedere spazio per la ricerca, e la possibilità ai giovani di emergere. Basti inoltre pensare che la danza da lavoro a migliaia di persone, ai tecnici, ai tipografi, ai costumisti, ai ristoratori, alberghieri, compositori, musi-cisti, teatri, danzatori, coreografi, insegnanti, giornalisti, ecc.Comuni, Province, Regioni e lo Stato devono render-si conto che una delle maggiori risorse dell’Italia è la Cul-tura. Non abbiamo petrolio e non abbiamo diaman-ti, ma abbiamo dei musei che contengono patrimoni inestimabili, abbiamo la musica, il teatro, e abbiamo la danza.Serve comprendere, come già accaduto in molti altri pa-esi, che la danza ha molte sfaccettature e trasformazioni. Si deve dare ai nostri artisti dei sussidi o dei fondi per fre-quentare corsi di aggiornamento per l’insegnamento, o per sperimentare la coreografia, la ricerca, o ancora per diven-tare assistenti, docenti di materie teoriche, critici ecc. Si do-vrebbero sostenere e difendere un’arte antica e complessa, ma anche la più moderna, la più effimera e la più trascurata.In fondo solo capire che la cultura è la risorsa per il no-stro Paese e il mezzo per esprimere al massimo le no-stre potenzialità, sarebbe già un gran passo avanti!

DANZA

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ARTE

Sonia Tabacco [email protected]

“I tempi Mitici” di Enzo Marino

In occasione della settima edizione della Giornata del Contemporaneo organizzata dall’AMACI, l’8 ottobre 2011, il Maestro Enzo Marino ha aperto il suo laboratorio

di Casoria, sito in via Pio XII, 114, presentando le sue opere al vasto pubblico, che da anni lo apprezza e segue la sua arte. Durante la serata abbiamo potuto ammirare l’esposizione di tempere fuse, grafiche e disegni prodotti tra 1990 e il 2011, ma anche performance, recitazione di poesie e racconti del Maestro e dei suoi assistenti, insieme alla proiezione di un estratto dei video delle sue esposizioni in tutto il mondo. Emozioni, sentimenti raccontati, descritti da una mano ferma, da una mente

lucida, da un artista che è maturato nel corso degli anni, che ha saputo cogliere nella sua esperienza creativa, che ha fruito delle sue impressioni ed ha raccolto dalle sue riflessioni, r i p o r t a n d o tutto nella sua e s p r e s s i o n e artistica e pittorica, che

passa attraverso una grande libertà interpretativa. Il profilo dell’artista Enzo Marino si può cogliere seguendo la trama pittorica delle sue opere, ma anche seguendo la storia evolutiva della sua tecnica, che racchiude il suo animo, ci fa cogliere la sua intensità emotiva, la forza quasi musicale espressa dal pennello. La sua mano robusta va ad interpretare suggestioni, atmosfere che parlano a ciascuno di noi in forma diversa, perché la grande validità dell’arte è appunto quella di riuscire a cavare emozioni, a mettersi in contatto con i sensi, creare impressioni quasi oniriche. La sua pittura coraggiosa sa andare oltre l’entità dell’immagine, sa arrivare attraverso il fluire dei colori, in questo gioco possente soprattutto d’intensità luminose, in questa maestria che deriva dalla capacità di indurre il pensiero a correre, passare attraverso l’ emozione profonda che l’interpretazione della luce offre. Durante la serata abbiamo goduto delle suggestioni della musica grazie alla performance di Giuseppe Pesce al pianoforte; la musica non manca mai, accompagna da sempre le esposizioni del Maestro Marino, esaltando la luminosità del suo racconto artistico. La grandezza

di questa esposizione si percepisce nella capacità di stimolare le nostre passioni attraverso la costruzione di uno spazio pittorico che è un viaggio raccontativo del reale e del metafisico, che riesce a raccontare l’essere. Il nostro artista è da sempre un esploratore dell’immaginazione umana, in questo caso ha esplorato il mito attraverso i segni e le forme delle sue rappresentazioni, passando la sua coscienza. Egli restituisce fossili, elementi delle caverne, graffiti, divinità, simboli mitologici. I miti non sono arcaismi trapiantati nel nostro tempo, ma esprimono una nuova tribalità dell’essere cosa. Egli induce il pensiero dello spettatore in una nuova estetica fisico, cognitiva – simbolica. Sovrappone le architetture, connette i segni informativi iconografici, tracciando una possibile mappa dell’evoluzione antropologica, che non vuole essere un ripercorre la storia, ma scrivere una “storia universale" che racconta l’evoluzione conoscitiva per

giungere alla concordanza di tutta l’umanità. Attraverso la sua ricerca Enzo Marino accoglie i miti del nord e quelli del sud dell’Europa, ne fa un’integrazione s i m b o l i c a rappresentativa atta a descrivere la mappa evolutiva comune a tutti i popoli di cultura apparentemente

diversa. Siamo in presenza di un artista che sta apportando un contributo autentico all’arte in tutto il mondo, con il gesto rigoroso che scava all’interno della materia e trasmettere l’essenza della pittura, che percepisce il colore come gioco visivo dell’uomo non delimitato in convenzioni, talvolta connotato, come egli stesso dice: “ di dolce routine, a volte fiacco, a volte libero ed esaltante, intrigante, trasgressivo, oppressivo e violento”.

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16ATTUALITA’

Luca Tramici [email protected]

Legge bavaglio: la rete chiude i battenti?

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pen-siero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Così recita l’Art. 21 della Costituzione Italiana, un articolo il cui esercizio dovrebbe essere garantito dal Presidente della Repub-blica Napolitano; il quale in questi frangenti è troppo attento a rimettere insieme i cocci di un paese, già distrutto da anni. In questi giorni il Governo ha ripresentato agli atti del Parlamen-to, il disegno di legge presentato, nel 2006, dall’ex Ministro di Gra-zia e Giustizia Clemente Mastella; additata come “legge bavaglio o legge ammazza blog”. Il decreto legge fu esposto alla Camera con lo scopo d’imporre restrizioni alla magistratura sul tema in-tercettazioni, registrazioni e il divieto di pubblicazione di questi su testate giornalistiche, salvo la fine delle indagini preliminari. Il comma 29, contenuto nel ddl, introduce il “diritto di rettifica” anche per il blog e i siti non iscritti come testate giornalistiche, in parole povere, il contenuto di quanto scritto in un blog do-vrebbe prima passare sotto verifica dello stato e poi approvato, ciò comporta una restrizione di libertà d’informazione, che già nel nostro paese è imposta da qualche tempo. Basti guardare

la classifica mondiale della libertà di stampa, la quale vede l'I-talia al 40° posto, seguito da paesi latino-americani e africani.Tra i blog d’informazione, indicativa è stata l’autocensura da parte di Wikipedia Italia, l’enciclopedia on-line, un punto di riferimento per chi naviga in rete: il sito ha voluto manifesta-re il proprio dissenso contro gli emendamenti modificati in questi giorni al ddl, oscurandosi per tre giornate con lo sco-po di salvaguardare l’integrità di un sapere libero e neutrale.Lo scenario apocalittico di un web con la censura sta af-follando le menti di tante persone, internet nel corso degli anni è divenuto il primo mass media più utilizzato al mon-do, per contenuti multimediali e divulgativi, forte della na-scita dei social network capaci di indirizzare un messaggio a più canali informativi, dando la possibilità di discutere, riunirsi, condividere idee, ideali, pensieri, musica e sport. Staccare la spina alla rete, significherebbe far morire le idee di tante persone e favorirne il controllo ai potenti del pianeta che continueranno nel loro losco lavoro, quello di raccontare fando-nie, di strappare sorrisi da prima pagina, di concedersi privile-gi, di insabbiare la realtà e di arricchirsi sulle spalle del popolo.

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MEDICINA

Clownterapia: perché ridere, fa bene!

Il film Patch Adams, è la versione hollywoodiana dei primi trent’anni della vita di Hunter Adams, medico americano, che

ha dedicato la sua vita ad un unico messaggio: non dimenticare mai che esiste la persona e non solo la malattia. Questa “verità” ha reso Patch Adams il medico più amato da tutti i piccoli pazienti del mondo che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e che han-no riso insieme con lui nonostante la malattia che li affliggeva.Che cosa è la clownterapy?Cosa ci propone Patch?Egli sostie-ne che la malattia è un grido d’aiuto di una persona malata, un modo personale per esprimere cosa sta suc-cedendo in quel particolare momento della vita. A quell’aiuto è necessario rispondere con l’amore, l’amicizia, solidarietà, vicinan-za, empatia, umorismo. Tali concetti trovano una reale consistenza scientifica nella Psi-co-neuro-endocrino-immunologia (PNEI).Vera avanguardia terapeutica, la PNEI ha dimostrato come le emozioni e la mente agi-scano direttamente sul sistema immunitario offrendo ottime possibilità di miglioramen-to e inducendoci a vedere la cura dell’uo-mo nella sua globalità bio-psico-sociale. E’ a New York che si forma la prima “Care Unit”,che vede clowns formati in psicologia, igiene ospeda-liera e altro, con l’intento di lavorare in pediatria.Il clown-dottore è consapevole di esercitare un potere tera-peutico, si muove liberamente dispensando emozioni po-sitive nell’esatta misura in cui la persona la richiede: la ri-sata a squarciagola, il sorriso sommesso, lo sguardo buffo sono gli strumenti di cui ha bisogno un “Patch Adams”. Si lavora sempre in equipe operando su più fronti bambino/mamma o altro parente, si indossano sempre vestiti colo-rati, scarpe rotte e calze variopinte, parrucche e nasi rossi. I tempi, i modi e i ritmi del clown-dottore saranno uni-ci e speciali, il bambino è parte di un gioco che met-

terà in un angolo ansie e paure, l’operatore sanitario è così facilitato nel suo compito grazie a una maggiore se-renità indotta dalla situazione maggiormente rilassata.L’intervento del clown-dottore mette in moto la “dissociazio-ne”, un meccanismo psicofisiologico studiato grazie all’ipno-si clinica di Milton Erikson.Si sostiene che con l’investimen-to emozionale su stimoli esterni diversi dal proprio corpo (ad esempio le bolle di sapone) si può ridurre fisicamente la sen-sazione di dolore. Non si tratta di semplice “distrazione” ma la

reale prova che non si può più accettare l’idea, ormai arcaica, di una scissione tra mente e corpo, tra mente e cervello.“Patch” prima di entrare nella stanza chiede il permesso; se il bambino dor-me, abbassa la voce; se si rende conto che è possibile, lo afferra per mano, e solo allora inizia ad entrare in con-tatto con quel mondo di sofferenza e di paure fino ad allora inespresse. Im-portante è il ruolo che il clown-dottore affida al parente presente nella stanza. Spesso si entra in contatto con il bam-

bino attraverso il genitore; solo se quest’ultimo esce dalla spi-rale dell’angoscia e dell’ansia, il piccolo si sentirà più tran-quillo e si permetterà d’interagire, di condividere un sorriso. Strappare la madre dalla paura mediante un’azione comica non invasiva, fa migliorare la condizione del piccolo qua-si automaticamente. Attraverso “Patch” il bambino rielabora l’esperienza ospedaliera in modo non traumatico, dà voce al suo dolore e alla sua malattia e, anche di fronte a un evento estremo, si ricorrerà a quelle risorse umane di cui ogni clown-dottore è dotato. La consapevolezza del ruolo, la cautela, la dolcezza e la follia sono gli ingredienti indispensabili affin-ché un intervento di clownterapia possa andare a buon fine e migliorare la qualità della vita e la sofferenza del bambino.

“non dimenticare mai che esiste la persona e non solo la malattia”Pina Savorra

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Valerio [email protected]

Immaginate di essere ad un funerale e di trovare seduti sulle panche di fronte all’altare: Tex, Zagor, Mister No, Nathan Never, Martin Mystère, Brendon, Julia, Dampyr,

Demian, Lilith, Volto Nascosto, Cassidy e Dylan Dog, tutti commossi e provati per la morte del loro caro padre ed editore. E’ facile capire che lo scorso 26 Settembre è morto all'ospedale San Gerardo di Monza Sergio Bonelli. Aveva iniziato ad accusare problemi di salute ad agosto, mentre era in vacanza in Provenza. Rientrato in Italia, era stato ricoverato per fare una serie di accertamenti. Sergio Bonelli era figlio d’arte: il padre Gian Luigi aveva iniziato la sua carriera nel mondo dei fumetti negli anni trenta scrivendo alcune sceneggiature per Rintintin. Nel 1940 decise di mettersi in proprio acquisendo i diritti della testata “l'Audace” dando vita così all'omonima casa editrice che, dopo diversi cambi di nome e passaggi di proprietà ( prima nelle mani della moglie Tea Bonelli e poi in quelle del figlio Sergio), si trasformerà nell'attuale Sergio Bonelli Editore. È proprio nel contesto del dopoguerra che viene concepito il fumetto che ha fatto sognare tutti i ragazzi, Tex Willer, proiettandoli in un luogo lontano, l’Arizona, fatto di Rangers e Navajos.Proprio con questi ultimi Tex ha un primo incontro turbolento rischiando la vita, ma successivamente ne diventa il capo indiscusso sposando Lilyth, la figlia del sakem Freccia Rossa ed unico vero amore di Tex.Nell’azienda di famiglia, Sergio Bonelli muove i suoi primi passi svolgendo tutte le mansioni possibili, dal fattorino al magazziniere fino a controllare le bozze, una per una, consegnandole lui stesso in bici negli studi grafici. Nel 1957 prende in mano l’azienda sostituendo la madre Tea e intraprende anche la strada della sceneggiatura usando lo pseudonimo Guido Nolita per non essere confuso con il padre. Il suo primo lavoro è la serie “Un Ragazzo nel Far West”, pubblicato a partire dal 1958 e realizzato graficamente da Franco Bignotti. Nel 1961 crea Zagor, personaggio "ibrido" tra Tarzan e un cow boy, con forti incursioni nel fantastico, grazie al quale Bonelli può dar sfogo a tutta la sua passione per il genere avventuroso.

Nel 1975 Bonelli pubblica Mister No, primo fumetto non western, con il quale da un segno di discontinuità rispetto al passato, avvicinandosi al suo fumetto più contemporaneo e di maggior successo: Dylan Dog (ideato da Tiziano Sclavi). La storia è di un investigatore privato che vive di sogni fatti di mostri e ambienti tetri che generano nei lettori un senso di angoscia, paura e stupore. Sono proprio questi elementi la chiave del successo di Dylan Dog che ancora oggi è un cult, lo si capisce anche dalla recente versione cinematografica. Bonelli padre e figlio sono considerati dalla critica i maggiori esponenti italiani del fumetto: sono riusciti a far emergere e sviluppare una realtà tutta americana, quella del fumetto naturalmente, che in America aveva già in precedenza riscosso un enorme successo, con The Yellow Kid, protagonista di Hogan's Alley, una delle prime serie di strip comiche a fumetti della storia e la prima a colori, pubblicata sul supplemento domenicale a colori del New York World di Joseph Pulitzer.Il fumetto da allora è entrato nel cuore degli italiani, diventando per molti giovani e non giovani un momento di svago; un mondo fantastico per vivere una vita immaginaria nel vecchio west; un luogo dove sognare; un posto dove potersi nascondersi e rifugiare da giornate grigie, rendendole così avventurose; un momento in cui gli adulti possono tornar bambini attraverso le gesta dei propri eroi; un universo dove il bene trionfa ancora sul male.I fumetti non sono semplicemente nuvolette parlanti, ma diventano un modo nuovo di fare arte e letteratura, si tratta di una narrazione popolare, cambiano nel tempo, si evolvono con la società e tra le culture, subendo anch’essi gli stessi processi di modernizzazione e di evoluzione.La scomparsa di Sergio Bonelli lascia un vuoto importante nel panorama della fumettistica, ma indubbiamente i suoi personaggi restano eterni, e sempre attuali, e soprattutto sempre nel cuore degli italiani, e con loro anche tu Sergio…Addio.

Addio a Sergio Bonelli

COSTUME

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20COSTUME

“Il Sud è un paese che bisogna distruggere o almeno spopola-re, mandarli in Africa a farsi civili”. All’autore di queste graziose parole, il garibaldino genovese Nino Bixio, questo incensato pa-triota i cui comportamenti non furono meno aggraziati, anche la città di Casoria come tanti altri comuni meridionali si trova de-dicare una strada. Nel solco di questa consolidata tradizione co-lonialista, il novantenne Giorgio Bocca ha ribadito di recente le proprie convinzioni e teorie “lombrosiane” sulla natura bestiale (e criminale) delle popolazioni meridionali. Che dire? Non è de-menza senile. Nacque giornalista fascista e razzista. Conclude in modo coerente. Sottoscrittore del Manifesto in difesa della razza italiana che offrì il supporto intellettuale alle leggi razziali del 1938 e giovane autore di un articolo in cui da storico improvvisa-to (o mendace) si arrabatta sui fasulli Protocolli dei savi di Sion, al momento opportuno cambia casacca e passa alla Resistenza. Bocca ama definirsi l’antitaliano e ha fatto della distinzione il segno del suo mestiere. La sua forza è centripeta, la sua naturale vocazione è la misantropia. Deve essere difficile avvicinarsi a lui senza sentire lo spiffero gelido che soffia lungo i confini del suo regno etico. La sua rigida integrità non è neanche grettezza, ma una cialtrona giustificazione di quella volontà di dominazione che è alla base del colonialismo. E’ illuminante leggere che nella sua invettiva contro tutti, al di fuori dei suoi scaracchi mortiferi, l’unico (faticoso) moto di simpatia umana sia rivolto ai terroristi delle BR. Li ha conosciuti, li ha studiati. Ad essi sono legati i suoi più fortunati libri-inchiesta. Egli è forse come loro. Bocca appar-tiene a quella razza di uomini che ha sostituito Dio con l’Idea, nefasto prodotto culturale ottocentesco, e vuole imprimerne su-gli uomini le sue forme, ma quando non vi riesce, allora è tenta-to di scioglierne le membra nell’acido dell’Assoluto. Ma forse c’è anche un risvolto psicologico. Nel rappresentare il suo rapporto con i meridionali usa una metafora cruda. Parla di caccia grossa,

di belve. I meridionali sono per lui quel composto inestricabile di ferinità, ma anche trofei da immolare senza alcuna pietà alla sua avidità giornalistica. Ecco qui che si manifesta il carattere preda-torio dell’habitus mentale di Bocca, dove gli uomini sono però solo selvaggina da sacrificare al cattivo gusto di un signorotto di campagna. In questo è molto più affine ai capicosca meridionali di quanto lui stesso non immagini. Quest’uomo mena vanto di non essere dotato di alcuna grazia ed è indicato come un antesi-gnano del politically uncorrect. Al politicamente scorretto può essere riconosciuta una funzione nobile, quando contribuisce allo smascheramento di una verità occul-tata. Dire male del meridione in modo così feroce e inap-pellabile non è tut-tavia azione di sma-scheramento, esso ci appare piuttosto un mero esercizio di stile, sclerotizzato e imitatissimo. Direi di più: noioso. L’abbiamo detto, è l’antica filastrocca che ci ac-compagna da 150 anni. Napoleone Colajanni nel 1906 pub-blicò una lettera ricevuta dal Veneto: “Se sentisse quassù, nel settentrione, le idee della maggioranza sul disgraziato Mez-zogiorno. Quanti pregiudizi! Noi settentrionali, dicono, ap-parteniamo a una razza superiore, siamo onesti, lavoratori, abbiamo tutte le qualità. I meridionali, invece, appartenenti ad una razza inferiore, ne sono completamente privi”. Ne usci-remo mai? Ci sarà mai una franca riconciliazione nazionale?

Mario Romano [email protected]

“Il Sud è un paese che bisogna distruggere o almeno spopolare, mandarli in Africa a farli civili”

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CALCIO

20 giorni di Napoli, 1000 e più emozioni..

Pasquale Lucchese [email protected]

Da sabato 10 settembre, esordio vincente in campionato sul campo in erba sintetica di Cesena, a sabato 1 ottobre, netta

vittoria a Milano contro l’Inter, sono trascorsi appena 21 gior-ni. Eppure sembra esser passata molta più acqua sotto il “ponte azzurro”. Sarà per l’intensità e la frequenza spasmodica del-le partite, sarà che si è passati, con oscillazioni spaventose, dal “vinceremo il campionato a mani basse” (dopo l’entusiasmante uno - due di Manchester e Milan in casa), a “non vinceremo mai nulla”( dopo il deprimente pun-ticino in due partite), per poi pas-sare gradualmente all’ottimismo moderato dello storico primo successo in Champions contro gli spagnoli del Villarreal, ad un vitale, scoppiettante e contagioso

entusiasmo, giustificato dallo 0-3 di Milano sponda nerazzurra. In soli sette incontri, l’ascensore emozionale dei tifosi parteno-

pei ha subito urti e scossoni, innalzandosi vorticosamente, per poi pericolosamente ina-bissarsi. Dalla “banale”, ma non facile vittoria di Cesena, all’orgiastico pareggio euro-peo di Manchester, condito da una prestazione esemplare per abnegazione, coraggio e tecni-ca, tanto da far rimpiangere la vittoria sfumata, si è giunti alla roboante vittoria contro il Mi-lan, campione d’Italia in carica, nell’esordio casalingo in cam-pionato. Titoloni ed entusiasmo vanno fin oltre le stelle, e quel-la “parolina”, mai pronunciata

la scorsa stagione, diventa “pronunciabile”. In questa euforia

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22CALCIO

Per alcuni la domanda che meglio li identifica è “come ti chia-mi?”, per altri potrebbe essere “cosa fai nella vita?”. A me, in-

vece, quando mi chiedono “cos’è il Napoli per te?” è come se mi offrissero un foglio bianco e una penna nuova con cui scrivere un po’. Perché il Napoli, questo Napoli, per me è passione, ciò che muove il mio mondo. È colore, azzurro. È il silenzio prima e durante la partita, quando la partita la vedi da casa. È l’adre-nalina che scorre nei sediolini e nella musica che imperversa dagli altoparlanti quando sei allo stadio, è lo stomaco chiuso, che ti impedisce di mangiare prima e dopo, perché lo stomaco si nutre di emozioni. È come un rapporto d’amore, se non fosse che, anche quando ti delude, la tua squadra del cuore resta la tua squadra del cuore e che, quando vince, il sapore è tanto più dol-ce di quello di un bacio d’amore. È il rito collettivo e la catarsi. È sentirsi a casa ogni volta che si varcano i tornelli. È mostrare fiera l’abbonamento e procedere a passo sicuro verso il tuo solito posto, baciare ed abbracciare quelli che incontri solo lì. È sentire gli occhi che ti brillano quando parli del Napoli, è sentirti par-te di una collettività anche quando il resto dei giorni magari ti

senti sempre un po’ sola. È guardare il riscaldamento delle squa-dra in campo e immaginare che si stiano annusando, che stiano prendendo le misure, come in un corteggiamento. È sentirsi ap-pagati, travolti, dimenticare tutto ciò che c’è fuori, poter gridare senza dover ricordare per forza che sei una donna e che magari non si fa. Urlare la formazione insieme agli altri. Avere dei riti scaramantici ed entrare nel panico quando non puoi rispettarli tutti. Sentire i lineamenti che si trasfigurano e la tensione nelle gambe. E' caricare chi non ci crede. Tremare dopo un gol, but-tarti tra le braccia del tuo vicino e ridere con le lacrime agli oc-chi. Piangere dalla commozione. È sentire un dolore profondo dentro quando il Napoli perde, perché il giorno dopo affronterai la giornata un po’ più triste. È contare i secondi che ti separano dalla prossima partita ed avere sempre qualcuno che li conta in-sieme a te. È non sapere mai come finirà. È il tutto è possibile, fino all’ultimo minuto di recupero. È il si può fare, quello che ti salva sempre, la speranza. È non essere mai soli, comunque vadano le cose. È farcela, sempre. Perché il Napoli è stata una squadra perdente e adesso ha fame. Vuole vincere. Esattamente come te.

Ilaria Puglia “passione Napoli”

straripante, dove tutto appare scontato, il turno infrasettimana-le con il Chievo sembra solo una fastidiosa pratica da sbrigare celermente. Certo c’è il ricordo della scorsa stagione, dove i clivensi fecero bottino pieno; ma “questo” Napoli non conosce rivali. Sono passate solo due giornate? Si sono disputate solo tre partite? Fa niente, il campo ha già deciso. Invece Verona, non quell’Hellas, ormai assopita nel calcio minore, ma quella “quartierina”, quella del presidente che “fa” i pandori, non si smentisce, e si rivela fatale. Il giustiziere è sempre lo stesso, ha la coda di cavallo, un fisico da corazziere, e una partico-lare predilezione per il Napoli: 7 gol in carriera nella massi-ma serie, 2 alla squadra più prestigiosa del Meridione d’Italia. Moscardelli, il giustiziere, ha però un “complice” inaspettato: il condottiero del Napoli Mazzarri, ovvero uno degli artefici principali di questo intrigante progetto tutto concreto e parte-nopeo. Forse spinto dallo staff medico, intimorito da possibili infortuni, il mister schiera 7/11 nuovi rispetto alla formazione tipo, tra questi 2 difensori argentini all’esordio, o quasi, in Ita-lia, e tre attaccanti in evidente ritardo di condizione. Pur non essendo un tecnico, pur non seguendo gli allenamenti, pur non conoscendo le dinamiche dello spogliatoio, è presumibile Se-pensare che nessuna squadra al mondo, neanche il Barcellona, possa “tollerare” non un turn-over, ma un’epurazione simile. Il tecnico livornese cammina di pari passi con la sua/nostra splen-dida creatura: il processo di crescita della squadra è anche il suo; un processo è costellato da successi, ma anche da errori.

Sacrosanto e degno di una big scegliere il turn-over, ma indi-pendentemente dal valore dei sostituti, si segua una logica: far ruotare 3-4 titolari ci sta, cambiare oltre il 50% della squadra è un azzardo. La “solita” sconfitta con il Chievo segna il passo, e tre giorni dopo l’altrettanto “solito” 0-0 con la Fiorentina non lascia scampo: il Napoli è in crisi, o poco ci manca!La vittoria con il Villarreal, netta, quasi facile, in un S. Paolo emozionato nell’ascoltare la musichetta, rimescola le carte, riportando un moderato ottimismo che torna a farsi prorompente e illimitato dopo lo 0-3 nel match “parolina” contro l’Inter. Partita intensa e vivace con la Beneamata che parte forte, e un Napoli che tiene, senza patemi, per poi guadagnare campo e convinzione. L’arbi-tro Rocchi con un rigore che non c’è (il fallo è, seppur di poco, fuori area) anticipa qualcosa che è nell’area, e la ripresa confer-ma la supremazia partenopea, che la superiorità numerica può giustificar solo in parte. Al match con i meneghini fa seguito una ben accetta sosta utile a ricaricare le pile, in vista di Parma e Bayern Monaco, con cui si avvia un nuovo terribile e ristretto ciclo di match con annessi “sali-scendi” emozionali(sperando siano solo “sali”!). Nota finale: se l’eccesso della stampa è fi-glio (legittimo) del mercato, quello dei tifosi (di tutte le lati-tudini) è fisiologico, appartiene alla natura umana, a maggior ragione se si parla di tifo, massima espressione d’irrazionalità e umoralità umana. E in fondo guai (e noia) se non fosse così!

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ATTUALITA’

Uno dei tanti fattori che accomuna tutti i membri della specie umana è, senza ombra di dubbio, il bisogno di instaurare relazioni di qualsiasi natura. Sin da piccolo, ogni individuo è posto a contatto con un mondo grande e dispersivo, popolato da tanti altri soggetti con cui impara, ben presto, attraverso timide parole, sguardi, gesti, a stabilire rapporti di diverso genere. Se, però, tempo addietro, la conoscenza d’individui e la stabilità delle relazioni poggiava su un contatto fisico e visivo tra due o più persone, attualmente basta unicamente celarsi dietro uno schermo inanimato; in questo modo, comodamente adagiati sulla poltrona di casa propria o curvi su una scrivania, si ha la possibilità di dilettarsi nella coltivazione di amicizie e relazioni varie. Ebbene, il fenomeno dei cosiddetti social network permette questo e non solo.I social network, da qualche anno a questa parte, hanno fatto la loro comparsa nel web esplodendo in un boato di successo e la loro avanzata, data la loro incredibile diffusione, pare inarrestabile. Come tutti, oramai, sapranno, sono servizi web attraverso i quali è possibile creare un proprio profilo, aggiungere una lista di amici e condividere con loro informazioni ed interessi propri, permettendo di rinsaldare vecchie conoscenze e, perché no, crearne di nuove. Talvolta, sono usati, in ambito lavorativo, per tenersi in contatto con i propri colleghi,

altre volte come passatempo degli adolescenti o, ancora, come strumento di propagazione d’informazioni pubbliche. L’innovazione dei social network consiste proprio nell’abbattimento delle barriere geografiche e nella incredibile velocità con cui le informazioni vengono scambiate tra un contatto e l’altro, come se a parlare fossero due persone vicine e non distanti chilometri e chilometri. I social network, inoltre, non hanno età: adolescenti ed adulti lo utilizzano, quindi, indifferentemente; le più recenti indagini statistiche hanno, infatti, dimostrato che, su diciannove piattaforme esaminate, il 25% degli utenti ha un’età compresa tra i 35 ed i 44 anni!Tra i più cliccati social network al mondo ci sono, indubbiamente, il famosissimo Facebook, il classico MySpace, l’emergente, ma già noto, Twitter, il nuovissimo Linkedin, progettato appositamente per i profesionisti-lavoratori, che desiderano intrattenere rapporti con contatti affidabili in ambito lavorativo, il simpatico Classmates, utilizzato, a pagamento, per ristabilire contatti con ex compagni di classe, e tanti, tanti altri!Insomma, il fenomeno social network non ha rivali, la sua avanzata procede senza intoppi e ha progetti molto ambiziosi. Sarà tutto oro quel che luccica?Se, da una parte, queste piattaforme consentono un’apparente stabilità delle relazioni e diffondono

Marzia Luciano [email protected]

Social network affollano il web: di positivo cosa c’è?

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una gran quantità d’informazioni utili, dall’altra, hanno numerosi svantaggi, in particolare: perdita di individualismo, uniformazione, perdita di privacy.Iscriversi, infatti, ad un social network significa creare un profilo che viaggia su binari virtuali e, pertanto, paralleli rispetto alla propria identità. Frequente, inoltre, è la creazione di contatti fittizi che mette a dura prova la possibilità del soggetto di confrontarsi, praticamente, con il mondo che la circonda. Creando un profilo, si diventa membri di una grande comunità e ciò tende ad inglobare un individuo nella massa, causando una perdita di individualismo. Ugualmente, si va incontro all’uniformazione adottando un linguaggio comune, condividendo gli stessi links, utilizzando emoticons tutte uguali tra di loro. Ancora, si mette a rischio la propria privacy, affidando dati e informazioni a un sistema poco affidabile e facilmente violabile da eventuali malintenzionati. In ogni caso, comunque, e a prescindere da malintenzionati, i dati personali e, in molti casi, quelli sensibili possono venire in possesso di una moltitudine di networkers. Gli svantaggi, dunque, sono molti e, data, la caducità delle relazioni umane, di per sé complicate, in una società basata sull’effimero, l’instabilità dei rapporti non dovrebbe essere messa a dura prova da piattaforme virtuali in cui non vi è la possibilità di incrociare uno sguardo e intrattenere rapporti, come si è sempre fatto.

Il Cardinale Crescenzio Sepe è stato ospite, nei giorni scorsi, del complesso sportivo Garden di Casoria, dove ha incontrato

la comunità dei sordomuti. Ad accogliere il Cardinale, oltre ai numerosissimi fedeli, vi erano anche le autorità locali, il Sindaco Vincenzo Carfora, che ha accompagnato il Cardinale in visita all’ospizio, che accoglie molti bambini.

Speriamo che la presenza del Cardinale Sepe nel nostro territorio sia sempre più assidua e costante e che le benedizioni profuse nelle sue omelie e nelle sue preghiere facciano il loro effetto sul territorio casoriano.

Si da notizia che dal 1° ottobre 2011 il settore VIII - Pianificazione e Controllo del Territorio - è privo di

Dirigente. Infatti l’arch. Napolitano, che doveva subentrare all’ arch. Valvo, con decreto già firmato dal Sindaco nello scorso luglio, non ha ancora preso possesso dell’incarico. Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?

Domenica 9 Ottobre è partita la 20° edizione dell’Ottobre Giustiniano, che terminerà alla fine del mese. Fin dai primi giorni di Ottobre i volontari della Comunità parrocchiale di San Giustino de Jacobis insieme alle Associazioni hanno allestito nel cortile antistante la chiesa vari

stands e gazebo che esponevano leccornie di ogni genere per la raccolta di fondi. Questa manifestazione, considerata momento di aggregazione Parrocchiale da Padre Arcangelo Caratunti, si è fregiata dell’ esibizioni dei ragazzi della comunità dei giovani della parrocchia, che si sono esibiti in canzoni e cabaret. Momento clou è stata la bellissima esibizione di Michela Ferraro. Dopo lo spettacolo un momento d’informazione è stato offerto dal Presidente delle Aquile Associazione di Protezione Civile sede Provinciale di Casoria, che ha commentato la proiezione di slides riguardanti la “Sicurezza Domestica”. Ottima l’affluenza alla prima giornata, l’appuntamento è per Domenica 16 Ottobre e le successive fino al 30 Ottobre.

Echi di cronaca

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Francesco Pagliuca [email protected]

Nel mondo d´oggi rileviamo che la fiducia nel progresso scientifico, il seguito per le grandi ideologie po-

litiche ,le certezze trasmesse dalla religione vivono un momento di profonda crisi. Idee e valori,si sono sgretolati sotto i colpi infer-ti dalla mercificazione dei rapporti affettivi

e lavorativi. Siamo diventati parti integranti di un sistema che ci spinge all´acquisto di prodotti spesso superflui, il tutto se-condo la logica del compra e consuma. La pubblicità dilagante mira a creare nuovi bisogni, esplorando le opportunità offerte dal mercato dei giovanissimi che sollecitati da stimoli sempre nuovi sono facilmente influenzabili. L´obiettivo è quello di far perno sulla fragile emotività adolescenziale che, nel pieno della crisi d´identità tipica digli anni di crescita e formazione, è ogget-to dell´interesse dei media e rappresenta il target ideale per pla-smare fruitori di mode e passioni attraverso la creazione di nuovi bisogni. Premesso ciò dove si annida il nichilismo che serpeggia, a volte trascurato e misconosciuto, tra i giovani? E in che modo le precedenti riflessioni si contestualizzano con le difficoltà della condizione dei ragazzi d´oggi? Prendo spunto da due episodi di cronaca verificatisi nei mesi passati. All’inizio dell´anno scola-stico, grazie ad un evento creato in rete, i ragazzi di alcuni licei di Napoli organizzavano un raduno nella centralissima Piazza Amedeo. Motivo del ritrovo sprigionare le energie accumula-te prima dell´inizio del nuovo anno scolastico, creare “casino”, paralizzare la circolazione. Risultato, automobilisti terrorizzati, negozianti sotto assedio, polizia che a fatica contiene i disordi-ni. Per quale motivo si è deciso di dar luogo ad un evento del

genere? Quale forma di energia inespressa covava dentro di se questa massa di giovani? Quale collante ideologico li accomuna-va e quali erano le proposte volte a migliorare le condizioni della comunità studentesca? Risposta non pervenuta. Per confronto riporto le lodevoli iniziative sostenute da sempre più numero-si gruppi di cittadini che, animati da un sentimento di riscatto civico e desiderosi di migliorare le condizioni della realtà in cui vivono, si sono adoperati in questi mesi impegnandosi in pro-getti di riqualificazione urbana. Armati di buona volontà, si sono ritrovati in piazze e strade abbandonate al degrado mettendo a servizio le proprie risorse per restituire decoro ad aree abbando-nate all´incuria. Alla luce di questi opposti fenomeni, quale è la differenza tra queste due “manifestazioni”? Cerchiamo di riassu-mere in pochi punti le ragioni di una crisi che investe le diverse componenti della società odierna, citando i principali “imputati”. La politica è sempre più incapace di coinvolgere giovani delusi dalla mancanza di ogni prospettiva di riscatto e miglioramen-to della propria condizione. I genitori, sempre più in difficoltà nel ruolo di referente principale, non sono più in grado di porsi come interlocutori autorevoli nei confronti dei figli; per tacitare le loro richieste foraggiano i portafogli dei ragazzi. Potremmo chiamare in causa la sfiducia in un futuro precario, la mancanza di strutture e spazi di aggregazione. In questo modo aumenta il nichilismo, quel senso di vuoto che impernia ogni gesto dovuto all´incapacità di trovare un senso e un motivo autentico a ciò che si fa. Si scimmiottano mode, s’imitano usanze che diventano conformismo, ci si appiattisce per sentirsi gruppo e farsi accetta-re. Il tutto sfuma nel piacere momentaneo, cui segue l`impellente ricerca di stimoli sempre nuovi ed estremi per soddisfare e ap-

pagare la soglia del tedio. Pro-viamo a proporre, dunque, un modello alternativo. I ragazzi di oggi dovrebbero provare a con-frontarsi con il “nuovo e diver-so” in vista di un arricchimento personale in modo da guardare il mondo con occhi volti alla scoperta. Dovrebbero assumersi le proprie responsabilità senza cercare di scrollarsele di dosso adducendo una giustificazione che maschera i propri demeriti. Coltivando un´idea, lottando per essa, , non accontentandosi di ciò che viene detto o imposto senza mai subire passivamente il corso degli eventi. Impegnarsi per dare un significato e un senso alla propria vita conferendole di-gnità e valore, offrendo agli altri come lascito per il futuro le azio-ni per cui si è lottato e creduto.

“Il nulla dei giovani”ATTUALITA’

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Domenica - 16 ottobre 2011Suggerimenti, critiche, segnalazioni, scrivere a: [email protected]

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Casoria conta tre Associazioni di Volontariato di Protezione Civile, che si danno non poco da fare per il bene della Città: la Folgore,

Associazione presente sul territorio da circa venti anni, Il Tricolore e l’Organizzazione Nazionale Le Aquile con la Sua sede Provinciale di Casoria. I responsabili delle tre organizzazioni tutte O.N.L.U.S., iscritte all’albo Regionale e censite presso il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, hanno non pochi problemi a portare avanti le sedi. Il volontariato di Protezione Civile purtroppo a Casoria non è preso in considerazione come in altri Comuni dove, costantemente, viene coinvolta la protezione civile con i suoi Volontari, e le convenzioni ed i protocolli di intesa tra Comuni e Associazioni fioccano. Purtroppo a Casoria anche in questo ci ritroviamo a vivere una situazione di diversità. Il Comune non chiede la Nostra collaborazione in nessuna occasione, sono, invece, i singoli Assessori o organizzatori che richiedono ufficialmente il Nostro aiuto. I Volontari sono stati chiamati durante l’emergenza rifiuti, che ha attanagliato tutta la Regione Campania; agli stessi è stato richiesto di presidiare i luoghi in cui si depositavano rifiuti in modo illegale, di collaborare alla distribuzione dei kit per la raccolta porta a porta o ancora di informare la Cittadinanza sul corretto deposito dei rifiuti. Con non pochi sacrifici i Volontari, che spesso sacrificano il loro tempo libero per dare una mano alla Città in cui vivono, hanno offerto la loro collaborazione. Bisognerebbe solo lodare questi ragazzi e coinvolgerli nella vita attiva della Città, ma purtroppo non è così che funziona. Le Associazioni non vengono prese in considerazione, anzi vengono bistrattate a favore di

questo o quell’altro “amico”. Lo scorso anno molte associazioni hanno usufruito di contributi da parte dell’Amministrazione, sono quattro anni che noi aspettiamo invano, anche se pare che si stia muovendo qualcosa grazie all’interesse di qualche Amministratore, che avendo ascoltato le Nostre lamentele, si è fatto carico del problema. Spese di fitto per le sedi, assicurazione dei Volontari, mantenimento dei veicoli, uniformi e quant’altro sono tutte a carico delle Associazioni ed è molto difficile far quadrare i bilanci, spesso i Presidenti ci rimettono di tasca propria. Qualcuno potrà pensare …. Ma questi sono scemi?? La risposta è, No! Il Nostro è un impegno sociale, per i giovani di Casoria, qui non ci sono tante cose da fare e Noi con le Nostre Organizzazioni cerchiamo di coinvolgere i ragazzi, dando loro anche la possibilità di arricchire il C.V. con corsi di formazione effettuati da docenti qualificati e validi come crediti formativi; inoltre proponiamo campagne informative per i ragazzi delle scuole, sia primarie che secondarie, su tematiche riguardanti la sicurezza domestica, gli incidenti causati dall’uso di fuochi d’artificio; tutto ciò, ovviamente, sostenuto e suffragato dai Comuni limitrofi e non a Casoria, poiché qui non riusciamo a imprimerci come entità e non riusciamo mai ad avere risposte. Noi crediamo in ciò che facciamo e vorremmo solo avere una considerazione maggiore da chi per legge è responsabile di questo settore, queste sono le parole amareggiate dei tre Presidenti, Pompilio Alessandro Lido per la Folgore, Carmine Muto Presidente pro tempore del Tricolore e Simonetti Umberto delle Aquile di Casoria. Una strana faccenda quella della Protezione Civile a Casoria!

SOCIALE

Volontari di Protezione Civile a Casoria… un’odissea

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28SATIRA

Il dialogo dei pazzi:

La politica ai giorni d’oggi.Cari lettori inizio oggi insieme a voi un viaggio all'interno della politica per provare a spiegarvi dal di dentro un mondo

affascinante quanto perverso. Vi propongo una simpatica conversazione tra due ignoti sconosciuti in un immaginario paese di fantasia che, sulla veranda del manicomio criminale in cui sono rinchiusi, discutono amabilmente della loro passione che li ha resi folli.

CattiviK

Gianni: Sai chi ha vinto le elezioni a Noncirestachepiangere?

Pinotto: Mi sembra che sia stato eletto Sindaco Comandosempreio!!!

Gianni: Ma non dire scemenze, quest’anno non si è nemmeno candidato!!!

Pinotto: Eppure lo vedo sempre al comune, riceve gli ospiti, parla con i sindacati, sceglie i dirigenti, sposta gli impiegati insomma come sempre detta legge...

Gianni: Va bene ma questo si sapeva, non ha mai smesso di comandare, però se non mi sbaglio, è stato più furbo dell’ultima volta perché ha candidato un suo uomo, un certo Iosonoquapercaso... lo conosci???

Pinotto: L’ho sentito nominare...è di un paese vicino, ma non faceva il dottore???

Gianni: Sì, deve essere proprio lui, il buon Comandosempreio ha una predilezione per i medici, portano voti e sono troppo impe-gnati nella loro professione per interessarsi seriamente alla politica.

Pinotto: Credo che non sia consentito ad un medico in servizio candidarsi alle elezioni nel comune dove svolge la propria attività, come per i militari, i magistrati...

Gianni: E che problema c’è, tanto si mette in aspettativa e continua a svolgere l’attività di studio presso qualche altro collega.

Pinotto: Ho capito, si vede che come Sindaco si guadagna poco.

Gianni: E già, solo che senza lavorare si annoierà un po’ penso.

“ E poi parlano dei “fannulloni”

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Pinotto: Ma un Sindaco non ha tante cose da fare? Atti di Giunta, decreti sindacali...

Gianni: Non è un problema tanto ci pensa Comandosempreio, lui deve solo mettere uno scippitiello sopra il foglio.

Pinotto: E non è pericoloso? Io se prima non leggo non firmo niente.

Gianni: Tu non sai nemmeno leggere figuriamoci scrivere, e poi non hai capito ci pensa Comandosempreio...

Pinotto: Appunto per questo mi preoccuperei...

Gianni: Ma allora sei proprio tordo! Hai capito chi è Comandosempreio: pensa che quando faceva il Senatore era il più assenteista del parlamento e non lo hanno mai sgamato anzi qualche anno dopo l’hanno pure messo a fare il sottosegretario, imma-ginati che nessuno se ne è accorto nemmeno il suo ministero.

Pinotto: E poi parlano dei “fannulloni”...

Gianni: Lascia stare queste sono cose che non puoi capire, adesso si è messo a fare l’assessore, ha promesso rigore e legalità, proprio lui che in un’interrogazione parlamentare era stato definito “pericoloso per le istituzioni”.

Pinotto: E in tutto questo quelli del partito DivisiSiPerde che fanno?

Gianni: Litigano e si fanno le scarpe l’uno con l’altro, quelli più furbi stanno già tentando di andarsi a rivendere.

Pinotto: Cose da pazzi...

Gianni: No caro Pinotto siamo noi i pazzi e queste sono cose che possono succedere solo a Noncirestachepiangere il paese dei pazzi, oppure no...

Le persone e i fatti citati sono opera di fantasia, qualsiasi riferimento a personaggi realmente esistiti è puramente casuale. Questo è dovuto a coloro i quali leggendo il racconto potrebbero offendersi riconoscendosi nei personaggi, a loro ricordo che la satira è un buon esercizio per non prendersi troppo sul serio...

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30RUBRICA

Amalia [email protected]

Ormai è chiaro, il futuro dell’intrattenimento, per quanto riguarda la musica, il cinema, la radio e la

televisione, è in rete; per questo abbiamo pensato di farvi cosa gradita, creando la rubrica “ Salva con nome “, che fornirà, con cadenza quindicinale, nomi e video di canzoni che riteniamo possano fare parte della raccolta più bella, più stilosa e più effervescente: la vostra e la nostra raccolta!!!

I generi, chiaramente, saranno senza confini. Spazieremo dalle grandi Hit ai must più conosciuti, ma anche a “raffinatezze” che non hanno avuto nel tempo i giusti riconoscimenti, e che in qualche modo hanno influenzato tanti artisti più celebri. “Salva con nome” sarà un viaggio negli anni 1970-1980 fino ai giorni nostri e avrà un unico comune denominatore, la qualità e l’amore incondizionato per la musica.

Salva con nome

Ecco la top ten di questa settimana: 1) Lady gaga – judas

2) Alexandra stan – mr saxobeat

3) Jennifer lopez – on the floor

4) The black eyed peas – just can’t get

5) Jovanotti – le tasche piene di sassi

6) Bob sinclar – far l’amore

7) Vasco rossi – eh gia’

8) Katy perry – e.t.

9) Noemi – vuoto a perdere

10) Jessie j – price tag

Play list di Salva con nome:

Think - Aretha FranklinNon sarà sexy come Madonna o aggressiva come Courtney Love. Ma ve la ricordate in Blues Brothers, quando indossava con orgoglio grembiule e pattine? Voi una cosi la contraddireste mai?

Lady Marmalade – Labelle“ Voulez – vous coucher avec moi, ce soir?” E’ proprio vero il francese è la lingua più doce del mondo.

One – U2“Un amore / Un solo sangue / un’unica vita” Perfetto esempio di un capolavoro da cantare in coro. Come un’unica , fortissima voce. Da brividi. Anche più nella versione con Mary j Blige.

Going to California – Led Zeppelin Page, Plant e compagni l’hanno pensata per andare in California. Ma un capolavoro del genere va sempre bene. A prescindere dalla destinazione.

L’alba del pianeta delle scimmieTitolo originale: Rise of the Planet of the ApesNazione: U.S.A.Anno: 2011Genere: Azione, Drammatico, ThrillerDurata: 105'Regia: Rupert WyattSito ufficiale: www.apeswillrise.comSito italiano: www.lalbadelpianetadellescimmie.itCast: James Franco, Tom Felton, Freida Pinto, Andy Serkis, Brian Cox, John Lithgow, Tyler Labine, David Hewlett, David OyelowoProduzione: Chernin Entertainment, Twentieth Century Fox Film CorporationDistribuzione: 20th Century FoxUno scienziato che lavora in una grande casa farmaceutica vuole individuare una cura per il morbo di Alzheimer. Le scimmie sulle quali Will Rodman (James Franco) sta provando il nuovo farmaco si dimostrano insolitamente aggressive. Bisogna interrom-pere gli esperimenti. Nella confusione che segue l’interruzione delle ricerche, Rodman si trova a dover accudire ad uno neonato di scimpanzé. Nel frattempo, il padre di Rodman si trova alle prese con uno stato avanzato di demenza dovuta al morbo di Alzhei-mer. Lo scienziato si procura in modo clandestino alcuni campioni di ALZ-112 e porta avanti la sua sperimentazione sul padre e sullo scimpanzé…L’ispirazione di questo film è chiaramente “Il pianeta delle scimmie”, indimenticato film del francese Pierre Boulle e interpretato da Charlton Heston. Effetti bellissimi per questo film che ha come teatro le strade di San Francisco. Avvincente sin dal suo inizio, il film ha un ritmo narrativo incalzante e denso di emozioni. Si rimane continuamente in tensione, affascinati dalle scimmie splendi-damente realizzate con effetti in digitale davvero straordinari. Da non perdere, per gli amanti del genere.

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Domenica - 16 ottobre 2011Suggerimenti, critiche, segnalazioni, scrivere a: [email protected]

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