Il Domenicale di Casoria N°10

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FALLIMENT O . . . ! Anno I - Numero 10 - 15 gennaio 2012

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Anno I - Numero 10 - 15 gennaio 2012 Settimanale d'informazione della città di Casoria

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FALLIMENT O . . . !

Anno I - Numero 10 - 15 gennaio 2012

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2 Domenica - 15 gennaio 2012

La vignetta della settimana

In questo numero

pag. 2 La vignetta della settimana

pag. 3 Editoriale

pag. 4 La Farsa

pag. 5 Enzo Marino

pag. 8 Casoria Città di Santi, Beati e tanti

diavoli!

pag. 9 Il Sindaco di Casoria tirato per la giacca

mentre a Frattamaggiore una nuova

giunta.

pag.11 Padre Mauro

pag.12 Operazione Befana 16

pag.13 Comunicati Stampa

pag.15 Buoni propositi vs naufragio mo ce la

mettiamo tutta!

pag.16 Katia Ricciarelli a Casoria...

pag.17 Le nuove regole del gioco

pag.19 Vecchioni ringazia, rifiuta l’offerta...

pag.20 “47 Morto che parla”

pag.21 Napoli (di Lucchese)

pag.22 Napoli (di M. Della Gala)

pag.23 L’importanza del nome

pag.24 Il teatro dell’anima di Arnolfo Petri

pag.25 Fortunato Celentino

pag.27 A spasso nel calcio

pag.27 In ognuno di noi

pag.28 CattiviK

pag.29 Legge 188/70

pag.30 Poesia

pag.30 Le libertà che dividono lo stivale!

pag.31 Le liberalizzazioni salvano l’ItaliaFALLIMENT O . . . !

Anno I - Numero 10 - 15 gennaio 2012

Periodico settimanale a diffusione gratuitaAnno I n. 10 - 15 gennaio 2012

Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 4925 del 28/09/2011

Direttore responsabile:Pasquale D’Anna

[email protected]:Sonia Tabacco

[email protected]:

Via G. Marconi,80026 Casoria (NA)

[email protected] Stampa:

Tuccillo Arti Grafiche Via dell’Indipendenza,37 80021 Afragola (NA) [email protected]

Edito da:Associazione Culturale Kasauri

Casoria (NA) [email protected]

Progetto grafico ed impaginazione:Sonia Tabacco

Questo numero è stato chiuso in redazione Giovedi 12 gennaio 2012

P e r s u g g e r i m e n t i , c r i t i c h e , s e g n a l a z i o n i , s c r i v e r e a : r e d a z i o n e @ i l d o m e n i c a l e d i c a s o r i a . i t

Dalla canna della bicicletta

Alla canna dell gas

La crisi...!

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3Domenica - 15 gennaio 2012EDITORIALE

U n f a l l i m e n t o t o t a l e …

Pasquale D’Anna [email protected]

Tanto tuonò che piovve sulla giunta gui-data dal cardiologo Enzo Carfora. In

questo giorno particolare per la nostra cit-tà ci piacerebbe parlare di altro, ma tant’è! Non abbiamo pregiudizi, viviamo ed amia-mo la nostra città, la nostra maggiore aspi-razione sarebbe quella di commentare la pedonalizzazione e la riqualificazione del borgo di San Mauro, i progetti per assicu-rare maggior sicurezza ai cittadini, i tavoli aperti a tutti sulla annosa questione delle aree dismesse, la bonifica ur-bana delle periferie, la sicurezza dei plessi scolastici e lo sviluppo com-plessivo di Casoria. Da quando si è insediata quest’am-ministrazione purtroppo, abbiamo registrato soltanto atti palesemen-te illegittimi: dai decreti di nomina dei Dirigenti (addirittura c’è un atto d’indirizzo che concepisce un nuovo settore, in barba a tutte le politiche virtuose che pur dovrebbero essere messe in campo). La questione del ritardo sul Più Europa poi è sempli-cemente scandalosa, non solo per la lentezza che già, di fatto, ha penalizzato il territorio, ma per l’adozione di una deli-bera di giunta che non può assolutamente variare un atto consiliare. E poi, spettacoli, convegni, quasi sempre, tesi soltanto a dare visibilità a componenti della giunta e che costano ai cittadini migliaia di Euro. Alla prova del consenso l’amministrazione Car-fora è sonoramente bocciata dai cittadini, si evince dai discorsi di chi ha sostenuto la coalizione guidata da Casillo e Carfo-ra. I loro comportamenti sono picconati proprio da chi li ha sostenuti (e la crisi lo dimostra ampiamente), sgretolando cosi le troppe certezze (propagandistiche) sul-la cosiddetta condivisione del programma che hanno ammantato la giunta sin dal pri-mo momento del suo insediamento. Noi saremo vigili, come lo siamo stati sem-pre, lo chiedono i cittadini ed i nostri let-

tori. E memori dei comportamenti di per-sone che risiedono in giunta, vigileremo su tutte le questioni che riguardano la città. Non ultimo il concorso che si è tenuto a fine dicembre per dieci unità di personale nel corpo della polizia Municipale. La gra-duatoria definitiva degli idonei presenta tanti, troppi, nomi che sono riconducibili a persone vicine agli amministratori. Sarà un caso? Noi visti i trascorsi non crediamo

alle coincidenze, anche perché propedeuti-camente al concorso, vi sono stati tutta una serie di passaggi che si possono “compren-dere” solo se si pensa ad un calcolo pura-mente opportunistico. Si sa a pensar male spesso ci si prende! La decisione dei componenti della Giun-ta Carfora di rassegnare le dimissioni è la naturale conseguenza di un metodo di go-verno ormai anacronistico e vetusto, basato sull’arroganza e sulla imperizia. Che gli Assessori si dimettano in blocco non è soltanto un fatto grave da un punto di vista politico, ma un ulteriore passo in-dietro che la città compie, perché governata da una maggioranza che in nove mesi ha dimostrato di essere assolutamente inade-guata a risolvere non dico le emergenze, ma neanche l’ordinario. Allo sbando e pri-va della necessaria coesione, questa giunta

purtroppo per i casoriani rappresenta l’en-nesimo fallimento del centrosinistra. Solo poche settimane fa c’era chi ancora aveva il coraggio di magnificare le sorti dell’esecu-tivo guidato da Enzo Carfora. Chiacchiere di circostanza per coprire un evidente dis-sesto. Tutto questo trasforma Casoria in un “ring” per la resa dei conti tra bande av-verse. Al centro di questa squallida disputa l’ex Senatore Casillo. A lui e al Sindaco il

Pd chiede uno scatto di reni affin-chè possa essere recuperato il tempo perduto e si possa dar luogo ad una nuova fase (?).Un pietoso “muro contro muro” tra una parte consistente del PD e l’ex Senatore. Una forzatura, quella del PD, che ha avuto come prima con-seguenza quella di mettere in campo le “spartizioni” per il CdA della par-tecipata Casoria Ambiente. Da non credere! Appare inopportuno in un momento così delicato mettere in campo il rinnovo del CdA della par-tecipata del Comune. Non entriamo nel merito delle nomine, anche se è

evidente che uno dei consiglieri nominati (il Dott. Oscar Cocozza) è palesemente in-compatibile con l’incarico ricevuto, ma in questa mossa risiede tutto lo spirito della politica di quest’amministrazione e del cre-do “casilliano”: “Ti conservo un posto nel Cda, se fai il bravo, occuperai quella casel-la, altrimenti nulla da fare”. Ricatti, inadeguatezze palesi, violazioni continue delle regole più elementari ed an-cora un vasto repertorio di coercizioni che fanno impallidire i vecchi dinosauri della politica della prima Repubblica. E’, since-ramente, uno spettacolo indecente, perché in questo modo si tengono in ostaggio i problemi dei cittadini, delle famiglie ed an-che delle imprese. Le dimissioni, se non fossero una ridicola sceneggiata, sarebbero l’unico atto di buon senso fatto da quest’amministrazione.

“Le dimissioni, se non fossero una ridicola sceneggiata, sarebbero l’unico atto di buon senso fatto da quest’amministrazione”.

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4 Domenica - 15 gennaio 2012

POLITICA

Gianni Bianco [email protected] LA FARSA

Il Natale a Casoria è stato scosso da vari eventi di natura delinquenziali, ma chi

avrebbe immaginato che con la fine delle festi-vità anche la politica cittadina avrebbe lascia-to il segno? Sono arrivate, come un fulmine a ciel sereno, le dimissioni dell’intera squadra di assessori, nessuno escluso. Qualcuno ha ritenuto non tenere conto delle proprie pre-sentandosi alla Concerto del sei gennaio 2012 di Katia Ricciarelli. Chiaramente, qualche di-vagazione, un po’ di auto proclamazione non poteva mancare, cosa dire, tutto fa spettaco-lo o avanspettacolo a seconda dei gusti. Tor-niamo all’evento politico, la domanda sorge spontanea: “Perché, a soli sei mesi dalla sua composizione, un organo di governo cittadi-no dovrebbe proporre un atto così dirompen-te quali le dimissioni"? Andiamo con ordine. Le elezioni Comunali del 15 e 30 maggio nel-la città di Casoria si sono svolte in un clima difficile, da sottolineare la decisiva spaccatura nella coalizione di centrodestra, unita non ci sarebbe stata partita. Chiaramente l’abilità elettorale del senatore Casillo ha determinato l’indicazione a Sinda-co di un suo uomo, il consigliere provinciale Vincenzo Carfora insieme al primato dell’Api nella coalizione. Dopo la vittoria al ballottaggio, si passa alla composizione della giunta comunale. Il Sindaco Carfora, la plasma a forte caratte-rizzazione politica, i Consiglieri eletti: Maria-no Marino (Lista di Arpino), Sergio D’Anna (Fli), Pasquale Tignola (Pd), Luisa Marro (Api), esterni, l’avv. Giovanni Gagliardi in quota Pd e dulcis in fundo il sen. Tommaso Casillo. Tra l’insediamento e il primo Consiglio co-munale utile avviene la prima frittata politica, non amministrativa, la nomina dei dirigenti fatta dal Sindaco con un atto monocratico, senza passare in Giunta, anzi prima della composizione della stessa. Faceva i conti male e senza l’oste il Sindaco Carfora a immaginare

di tenere fuori la politica da queste scelte.La nomina di assessori eletti e il conseguente decadimento dall’incarico di Consigliere co-munale prima della convocazione del primo Consiglio comunale per la “Convalida degli eletti” scatena un putiferi e una serie d’inter-rogativi. L’opposizione guidata dal consigliere anziano Emilio Polizio e dal Candidato sin-daco del centrodestra Massimo Iodice, conte-stano la nomina di assessori eletti prima del Consiglio Comunale d’insediamento. La mi-noranza decide di non partecipare alla seduta. Si assiste, per la prima volta nella storia poli-tica cittadina, a un Consiglio Comunale con i soli eletti della maggioranza, si procede alla surroga dei Consiglieri Sosio, Mileto, Cortese e Corciuolo. Inutile dire che tale situazione è utilizzata dalla maggioranza per eludere un atto fondamentale: “Le eventuali incompati-bilità dei Consiglieri eletti”. La presentazione della Giunta e l’intervento del Sindaco av-vengono in un clima davvero surreale. Ah, dimenticavo, l’ex sindaco del centrodestra di Casoria, Stefano Ferrara, partecipa “respon-sabilmente” al primo Consiglio comunale, ma questa è un’altra storia. Iniziano le “danze”, è eletto Presidente dell’As-sise civica Pasquale Fuccio, la maggioranza comincia a scricchiolare. Pongo qualche domanda a me stesso: “Come mai si è scelta la strada dei Consiglieri in Giunta e perché tale criterio non è stato adot-tato per l’intera Giunta”? Qualcuno sospetta che gli assessori eletti con-siglieri siano la maggiore garanzia per blinda-re la nomina “scomoda” del senatore Casillo. La presenza in giunta dell’ex senatore, sin dai primi attimi, usando un eufemismo, sarà “on-nipresenza”. Infatti, ogni volta che si raggiun-ge un risultato di qualsiasi natura: “Manifesta-zione per la rinuncia alla Centrale Biomasse, Viaggio a Roma per la chiusura Alenia, Riu-nione sulla sicurezza con il Prefetto, Concerto di Katia Ricciarelli", notiamo la sua presenza. Allora, meglio chiarire che non solo il sot-

toscritto, ma tanti altri cittadini hanno ben chiara l’idea che, il Comune di Casoria si stia trasformando, gradualmente, dal 31 maggio 2011, in un co-mitato elettorale. Comitato elettoral-istitu-zionale, con tanto di “Ufficio di propaganda”, in funzione di una prossima avventura elet-torale, non si conosce legge elettorale, non si sa ancora la data, si conosce però il nome del candidato: l’assessore Tommaso Casillo. Il silenzio assenso in questo dei partiti della coalizione di governo è disarmante, l’Italia dei valori, Futuro e libertà per l’Italia, la Lista di Arpino, svolgono un ruolo di supporter, uni-co partito che ancora cerca di dettare le regole della politica, nella maggioranza cittadina, è il gruppo consiliare del Partito Democrati-co, con l’esclusione del consigliere Sosio, che si dichiara indipendente per dissenso contro l’astensione del gruppo al voto sul documento contabile di fine anno. Una cosa però è certa, mentre si dimettono assessori, si apre una crisi, si spappolano par-titi si muove sempre con la stessa vivacità e con l’entusiasmo di sempre: la macchina del cemento. Puc, Più Europa, etc., sembrano essere terreni sempre fertili d’idee e proget-ti, per noi cittadini, l’indignazione, la rabbia. Ci sentiamo offesi e maggiormente è offesa la nostra intelligenza da “Dimissioni consegna-te nelle mani del sindaco o in altre mani”. Le persone serie si dimettono protocollando le domande o consegnandole tra le mani del se-gretario del proprio partito. Dalle dimissioni si autosospendono dalle funzioni di assessore in attesa di una soluzione “politica” della crisi. Con rammarico e dispiacere dobbiamo dire, sinceramente, che reputiamo questi atteggia-menti legati più al mondo dello spettacolo che all’impegno politico o Istituzionale. Una Farsa, di quelle già viste e riviste, di cui aspet-tiamo non solo la fine, ma anche e soprattutto che si cancellino eventuali repliche in futuro.

f g i o i e l l io r e v e r

G I O I E L L E R I A e O R O L O G E R I AVia P. di Piemonte, 1/3 Casoria (NA)

phone: 0817576472

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5Domenica - 15 gennaio 2012RUBRICA

E N Z O M A R I N OVIAGGI NELLA MEMORIA, VIAGGI NELL’ESTRO

Non cercate coerenza o un filo conduttore o uno stile letterario …vi saranno negati! Questa rubrica sarà solo il passepartout tra me e voi quando io navigherò tra i miei ricordi veri o fantastici, nostrani o internazionali, sociali o spirituali.

I giovani sposi napoletani, ormai a Casoria da mesi, offrivano agli invitati notizie fresche dalla città, le ultime novità canore ed il prestigioso caffè che acquistavano, a grani crudi, nell’antica torrefazione Bisestri alla ferrovia. Il caffè di donna Nunziatina, anticipato dal fumoso e dilagante profumo della tostatura casalinga, preparato con i segreti carpiti alle comari della grecula Spaccanapoli e offerto, attorno ad un braciere ardente, con un rituale di narrazioni e di naturale cordialità, lasciava la bocca impastata di aroma e l’attesa giusta per le nuove emozioni. E fu così che, al canto di “Santa Lucia luntana”, “‘O sciopero d’ ‘e nnammurate”, “‘E quatt’e maggio” e “‘O mare canta” appena edite, i giovani tessevano amicizie e s’integravano con la comunità casoriana. Le donne contadinesche, conquistate dai racconti e dalla solarità espressiva di donna Nunziatina, si sforzavano per contraccambiarle la sim-patia, tanto che, alcune, in confidenza, sapendo che soffriva di Salpingite, l’invitarono a rivolgersi al loro santo patrono. Glielo dissero come se le rivelassero un segreto, come se le dessero qualcosa di loro esclusiva appartenenza, come se le concedessero un dono privilegiato e, con fare complice, le insinuarono che S. Mauro l’avrebbe certamente ascoltata perché aveva un’inclinazione per i forestieri. Era il quattordici gennaio del 1921 e tutte insieme la invogliarono a recarsi con loro, nel cuore della notte, a chiedere la grazia al Santo. Donna Nunziatina ne parlò a Guglielmo, suo marito, che non la ostacolò anzi, amabilmente, disse che avrebbe badato lui alle figlie casomai si fossero svegliate. La giovane, rassicurata, suggerì alle amiche di chiamarla al momento giusto perché, se non fossero sorti problemi, sarebbe andata in chiesa con vero piacere. Nel cuore del sonno più intenso mentre sognava un rigoroso paladino della fede scorazzare contro i saracini, la napoletana si sentì chiamare. Forse da Lisuccia, forse da donna Maria ...forse da qualcun’altra. Sedette in mezzo al letto e, senza fare luce, tese l’orecchio per sentire se le bimbe dormivano. Con delicatezza svegliò il compagno che sfioran-dole il seno con la testa e il viso con una mano, le infuse serenità con un semplice “vai!”. Lui si girò su se stesso e riprese a dormire, lei incominciò a vestirsi. Intanto, per aprire il cassetto incastrato del comodino, dov’erano riposte le calze, la donna usò un attrezzo da ricamo al posto della maniglia rotta e con un gesto incauto si ficcò la punta nella mano sinistra. Non riusciva a tirarlo fuori perché l’estremità ritorta, ad ogni mo-vimento, le lacerava il muscolo. Sentiva il sangue caldo scorrerle lungo il polso e sulla camicia mentre il corpo prese a tremare senza controllo. Non voleva gridare, non voleva svegliare il marito e le figlie ma era immersa nel buio e il buio amplia i dolori e mette a dura prova la raziona-lità. Sentiva lo stomaco svuotarsi delle forze vitali che fluendo dolcemente verso l’esterno le confondevano l’essere. Non aveva orientamento e la sua mente schizzava di continuo tra il vuoto ed il suo corpo. Disperatamente s’aggrappava, con infiniti ed inconsulti gesti, ai falsi bagliori che rompevano l’oscurità. Ormai annegava nel vuoto. Il panico l’aveva quasi raggiunta del tutto quando le sfuggì dal profondo del ventre uno strillo implorante: “San Mauro mio aiutami tu!” A quel grido Gugliemo saltò dal letto, fece luce con immediatezza e, ancora istupidito dal sonno, stentò a localizzare la moglie. Poi con uno sforzo psichico, che liberò una buona dose di adrenalina, riuscì a focalizzarla ancora seduta sul letto e con la camicia e il comodino sporchi di sangue. Stentò a comprendere la situazione e le spiegazioni farfugliate della donna, anche perché lei era lì, serena ma sbalordita, con le calze sulle gambe e, incomprensibilmente, l’uncinetto libero tra le mani e una cicatrice ormai asciutta… Poi un tocco leggero e un sussurro amico: “donna Nunziatina svegliatevi che è ora”, attirarono l’attenzione degli sposi distogliendoli dall’accaduto. La napoletana aprì la porta con una enorme chiave di ferro nero e assicurò alle amiche che era quasi pronta perché s’era sve-gliata già alla prima chiamata. Le comari negarono di averlo fatto e ridacchiando tornarono alle loro abitazioni. Il tempo di vestirsi e, donna Nunziatina, fu sull’uscio di casa delle vicine, al piano di sotto, ma dovette attendere perché queste non erano ancora preparate. Poi insieme scesero in cortile e si unirono ad un’altro gruppetto che le aspettava. Furono, in tutto, undici sagome velate di buio che armonizzarono tra di loro in un festoso vociare. Era una rigida notte di pieno inverno e, usciti in strada, cadde su di loro un manto di gelo cheli ghiacciò all’istante. Sembravano tante sculture di ghiaccio anche perché tutti, tranne donna Nunziatina ed un vecchio uomo, erano vestiti di bianco: l’abbigliamento di chi fa un voto. I maschi con spessi mutandoni di lana aderenti e lunghi fino alle caviglie, una camicia di flanella pesante senza collo e, solo alcuni, con un floscio copricapo conico. Le femmine, invece, portavano un lungo camicione di tela doppia, calzette di lana tenute da una fettuccia sotto le ginocchia e un fazzoletto per coprirsi la testa e le orecchie . Tutti erano senza scarpe. Avevano freddo! Avevano tanto freddo da saltellare di continuo per scuotere il sangue e diffonderlo fino alle estremità del corpo. Lasciati ‘o viche ‘e Casarusse e sbucati sulla via della Santa Croce, quella di fronte alla chiesa, si unirono ad un ondeggiante flusso umano, strumento armonico di un sacro mormorio rotto solo da sibili e colpi di tosse. Mentre il fragore dei botti del sireno1 e i sontuosi rintocchi dell’enorme campana chiamavano, per la terza volta, i fedeli a raccolta, tutti si

Quel 15 gennaio del 1921

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muovevano con saltelli felpati e rapidi per evitare i gelidi basoli2 di lava vesuviana. I portoni della seicentesca basilica erano spalancati ed accoglievano, al tenue calore di migliaia di candele, un popolo devoto e tremante. Si entrava lateralmente perché al centro, sui gradoni di piperno dell’enorme portale, un folto ed ansioso gruppo impediva l’accesso. Donna Nunziatina veniva sospinta dalle amiche verso il centro ma, avvertita da un presentimento, si ritrasse lentamente e con fatica, riu-scendo , però, ad entrare da una porta di fianco e a disporsi, come tutti, ad uno dei lati della navata centrale. Mentre, compressa dalla folla, si segnava la fronte con l’acqua benedetta, notò un vuoto tra l’atrio e l’altare, un ampio corridoio centrale verso cui tutti guardavano. Mossa dalla curiosità si protese e scoprì un mosaico fatto di tasselli umani, di corpi riversi al suolo. Erano i fedeli, bramosi di grazie che, già dall’uscio, si buttavano faccia a terra e intraprendevano il cammino della navata strusciando con la lingua sul pavimento. Dal primo lembo di marmo fino ai gradini dell’altare maggiore dove erano poi accolti dai preti e dalle reliquie del santo. Inizialmente, la “linguata” procedeva incerta ma tranquilla … poi poteva accadere di tutto. Alcuni perdevano l’orientamento e, allora, una mano amica li riportava sul giusto percorso, altri, bisognosi di conforto, uniti con un fazzoletto ad un parente prossimo si facevano guidare ed assi-stere, altri ancora, con meno coraggio, strisciavano solo con le ginocchia per terra o limitavano l’a-zione fino alla cappella del santo o frammettevano tra la lingua ed il pavimento un lindo fazzoletto di cotone. I più deboli svenivano e, senza neanche un minimo soccorso, venivano sollevati di peso da impietose braccia anonime e deposti sull’altare come agnelli già sacrificati. Qualche giovinetta, forse snervata, forse veramente invasata si faceva prendere dal morso della tarantola e veniva pri-ma bloccata dalle comari per evitare oscenità e poi acquietata dalle amorevolezze dei congiunti. Le più ostinate, invece, erano ammansite dal bruciore dell’acqua santa distribuita sul corpo da un prete esorcista. Certuni, seduti sui propri talloni, con le braccia cascanti e le mani aperte, con occhi spiritati su un viso dolorante, si facevano rapire dal luccichio aureo del cielo intarsiato della navata o forse da un’ incerta apparizione del santo. C’erano persone che, prese dalla vanità, sfidavano se stessi ed il buon S. Mauro e si offrivano impudicamente in pasto ad una platea smaniosa di eccezio-nalità. Costoro erano quelli che ogni anno avevano sempre un voto da fare, una promessa da man-tenere, una grazia ricevuta da esternare, una qualsiasi motivazione pur di farsi notare ai piedi del protettore. Ad ogni anniversario l’interpretazione non era mai la stessa, recitavano secondo l’estro del momento, erano veri artisti, tanto bravi che la loro simulazione s’impregnava tanto di quello stato d’animo estremo da apparire vera e far dubitare anche gli scettici più ostinati. Persone che il popolo ammirava per l’entusiasmo religioso e l’originalità dell’azione, mentre i preti le prendevano ad esempio per la costanza e la fede profusa. Qualcun’altro, malaticcio, spinto da familiari cocciuti e ottusi, procedeva di malavoglia e con sofferenza ma poi, improvvisamente, traballando sulle ginocchia e deludendo gli spettatori, rinunciava al percorso. Eroi e martiri di un atavico rituale, immolati crudelmente in nome della fede nostra: c’era chi si alzava sulle ginocchia per battersi il petto; chi si arrotolava per terra; chi gridava le sue implorazioni; chi strabuzzava gli occhi; chi piangeva singhiozzando; chi si pisciava addosso; chi sbavava del liquido schiumoso; chi sputacchiava rasche3 verdastre; chi vomitava acidità giallognola; chi lasciava scie di sangue per terra. I più forti, i caparbi, quelli dallo stomaco robusto, quelli che volevano ad ogni costo la grazia trovavano la tecnica giusta per completare il percorso: emettevano una gran quantità di saliva, scansavano i lezzi lasciando scorrere la lingua per i varchi meno sudici e procedevano così, a scatti calcolati e zigzagando, verso l’obiettivo. I semplici, i fedeli spontanei del santo, quelli che si buttavano ai suoi piedi con sincerità cristia-na, alla sola vista delle reliquie, purificavano il loro spirito con naturalezza, scorporavano il loro essere dalla fisicità e percorrevano la navata, transetto e altare senza percepire ostacoli. Anche se qualcuno puliva spesso il pavimento, era, comunque, un rito mortificante e ripugnante, ma era anche la sublimazione e l’esternazione di un credere cieco e assoluto. La vera fede. Quella assurda. Donna Nunziatina sbalordita volgeva gli occhi imploranti verso l’abside pieno di chierici, notabili e alterigia nella vana speranza che qualcu-no li facesse smettere. Puntava i canonici che si beavano, in pompa magna, delle celebrazioni ben riuscite , il curato che s’imbaldanziva nel soppesare la massa umana partecipante alla “sua” festa, i monsignori fieri di quella plebe soggiogata dal loro culto, le autorità cittadine che distribuivano falsi sorrisi e cordiali cenni di superbia e indifferenza, il popolo che, cieco, divorava se stesso nella voglia-esigenza di religiosità. La donna emetteva lacrime di disperazione che lasciava cadere pesantemente sull’altare, sul Santo, sulle Reliquie, sulla Croce e sul S.S. Sacra-mento, mentre il suo sguardo vagava per l’immensità della basilica alla disperata ricerca d’un segno divino. Ma, alla tragica luce dei ceri votivi, tutto procedeva come in un incubo: incalzante e crudele. Un’atmosfera satura d’incenso e di tensione si poggiava sulle suggestive note sparate dalle canne dell’organo, mentre il contesto porgeva ai

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fedeli l’opportunità di soddisfare un intimo e sincero desiderio di sacrificio. C’era un’atmosfera che dava magnificenza al dolore e all’estrema speranza del malato implorante ed apriva le porte dei cieli ai puri più puri. Il popolo intanto, sempre più infiammato, continuava a spronare, con il ritmo delle preghiere, i supplici schiacciati a terra dalle loro miserie. Sotto la volta i personaggi degli affreschi, scandalizzati, s’animavano d’indignazione: si chiamavano tra loro per indicare l’assurdo percorso e le varie sconcezze; abbandonavano lo stupore per le reliquie che pas-savano dalle forti mani del guerriero a quelle incallite di un sacerdote-contadino per assumere lo sdegno provato alla vista di quel rito pagano. Solo gli impasti colorati del Mozzillo4, del Forlì4, del Vaccaro4, del Galloppi4 si scioglievano al tremolio dei ceri e si stendevano, su quel pavimento lercio, coprendo di iridescenti riflessi la bava striata, rendendo così meno brutale quel drammatico affresco vivente. Lo stesso Cristo Deposto, carezzato dalla mano cruda di Josè lo Spagnoletto4, si ritraeva nella congrega di Santa Maria della Pietà e volgeva lo sguardo vergognoso altrove per non vedere quel popolo dolente, per non incrociare gli occhi imploranti di Nunziatina. La donna frastornata dall’aria colma d’incenso, di afrore umano e di sacro delirio incominciò a dare segni di cedimento. S’insinuò in lei, come per magia, quella energia collettiva che pervade dolcemente tutti e tutto, ingloba lentamente le singole forze, fagocita inesorabilmente anche le resistenze più ostili e rende tutto omologato, senza pudori, senza sensi di colpa e pieno di normale divino consenso.In quel tempio immenso e maestoso, simbolo dell’umano amore per Dio, al culmine della venerabilità per Mauro degli Anici5, sembrò che Nunziatina perdesse anche la barriera psichica che divide la fierezza dall’umiliazione, l’integrità fisica dall’autolesionismo, la stima dalla negazione per se stessi, invece una spinta interiore, forse naturale, forse divina, fece emergere le sue difese immunitarie e fu così che la sua sensibilità di donna semplice si trasformò in uno spietato realismo sociale. Ingoiati quelle tragiche scene, l’insensibilità del contesto umano e il mancato intervento divino, decise che era lei a non essere nel giusto e si fece travolgere da quella “ sporca normalità”. Il flusso umano l’ingoiò, la sballottò da una parte all’altra della navata, l’incolonnò nella scialba cappella di S. Mauro, la portò nella nicchia sul retro dell’altare e la consegnò al vetro intriso del sudore del Santo. Nunziatina, come in trans, strofinò la mano sul vetro e, come tutti, lo baciò più volte. S’inginocchiò. Pregò. Venerò. Adorò. Si comunicò. Uscì dalla chiesa ancora sotto shock e con la convinzione che il Santo non poteva negargli la guarigione. Glielo doveva! Intanto, una fredda lenza di sole, che aveva già dato vita alla vita, la sfiorò e un brivido caldo la pervase nel focalizzare la scena festaiola della piazza e nel riscoprire la quotidianità dei volti, ormai, illuminati a giorno. Senza apparenti traumi, si scrollò di dosso il puzzo dei sacri ceri e dalla mente le profane angosce, poi, senza attendere le amiche, forò quel mare di gente e, leggera, tornò a casa.

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------NOTE: 1 Sparo mattutino di fuochi d’artificio. 2 Enormi pietre per la pavimentazione stradale. 3 Muchi, espettorato. 4 Pittori operanti nel napoletano tra il XVII e XVIII sec. 5 Famiglia patrizia romana, sec VI.

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8 Domenica - 15 gennaio 2012

Casoria città di Santi, Beati e tanti diavoli!

POLITICA

Sonia Tabacco [email protected]

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Oggi festeggiamo la festa del nostro San-to patrono San Mauro, santo miracolo-

so che ha protetto e protegge la nostra città e quanti portano il suo nome, allievo prediletto di San Benedetto, da secoli è venerato nel-la nostra città con un festoso pellegrinaggio dei fedeli casoriani e non, alla Basilica di San Mauro. E’ un momento di festa, dunque, che non ci esime dal ricordare la crisi morale ed amministrativa che colpisce il nostro territo-rio e le nostre istituzioni. Al nostro Santo ci rivolgiamo, forse come ultima ancora di sal-vezza, affinchè illumini le coscienze di coloro che in questo momento stanno guidando la città di Casoria. Si avverte un disperato biso-gno di ritornare alla vera essenza dell’azione politica che, oggi più di prima, deve essere un servizio finalizzato al bene della collettività e della “cosa pubblica”, perché l’ingranaggio dei partiti si è inceppato davanti al clientelismo, all’incuria e all’indifferenza che ormai caratte-rizza l’agire dell’attuale classe politica. La città in cui viviamo è casa nostra: solo chi vi abita, la vive e la soffre ogni giorno, ne conosce le bellezze, le difficoltà, il marcio e la logica esi-genza di cambiamento. E’ ormai evidente che abbiamo bisogno di una nuova spinta che ci faccia reagire all’indifferenza, al pressapochi-smo, alla malsana prassi di cercare di “otte-nere” solo grazie a favoritismi, alla maledetta abitudine di piangerci addosso, che copre ogni giorno la speranza di questa terra. Ed ancor più abbiamo bisogno di certezze, di risposte; quelle risposte che, non dimentichiamo, non ci vengono date neanche in un momento in cui ci sentiamo bersaglio della malavita e della microcriminalità. Non dobbiamo essere cie-

chi dinanzi ai bisogni insoddisfatti, alle prio-rità assolute: il risanamento dell’ambiente (de-vastato dai mostri ecologici “made” anni ’70), che si dispone in ordine alla bonifica di que-ste zone degradate, la riorganizzazione delle periferie imbarbarite, le sacche di povertà ed emarginazione sociale, la formazione cultura-le delle nuove generazioni. Sono bisogni rea-li la cui soddisfazione è di vitale importanza, e dipende da una rigorosa, giusta, efficiente, civile e sana azione politica inquadrata nello schema “necessario” di piani di rilancio terri-toriali, che hanno l’obbligo di tutelare gli inte-ressi della collettività. Un rilancio tanto decla-mato all’inizio di questa fase amministrativa, ma che adesso appare come una promessa non mantenuta. Gli investitori, che cercano per loro insopprimibile natura investimenti che generino un pronto ritorno di profitto, in questo marasma incontenibile, fatto di mac-chinazioni a porte chiuse, contatti frenetici per tenere in piedi un equilibrio ormai pre-cario, fatto di promesse (alcune da definire impossibili da realizzare nella più rosea delle ipotesi) di rimandi continui, assenze ingiu-stificate, ormai sono scoraggiati e allontanati dalla nostra città. L’investimento pubblico, il solo che potrebbe garantire e mobilitare le imprese ad operare per soddisfare le urgenze della comunità, ce lo “giochiamo” per i ritardi accumulati da un immobilismo cronico e da una passività scandalosa nella questione PIU Europa ( ritardi denunciati dal Domenicale ampiamente nei numeri precedenti). Dovreb-be iniziare una nuova stagione che, partendo dal basso, riuscisse a rompere gli intrecci co-lonialisti supportati dalla politica delle pre-

bende, diffusa ampiamente in questa città e capace solo di vincolarne ogni miglioramento e consenso. Occorre affermare un governo forte, che finalmente rianimi la nostra città moribonda. Per carità, non vogliamo anno-iarvi con l’elenco lunghissimo e petulante dei mille problemi irrisolti, si contribuirebbe cer-tamente ad appesantire un morale già “sotto i tacchi”, e altrettanto certamente la cosa non servirebbe a risolvere il problema. Oggi è il giorno del nostro santo è un giorno di festa. Ci piacerebbe, però, che coloro che detengono “le chiavi” di Casoria si degnassero di darci una loro prospettiva futura della nostra città e non si chiudessero a riccio, pronti a sfode-rare gli artigli solo quando è la loro immagine ad essere lesa. S’indignassero, piuttosto, per la perpetrata offesa alla dignità dei casoria-ni, mortificati dal “peccato originale” di una gestione affaristica, piratesca, della cosa pub-blica e privata. Ma forse un “mea culpa” non basterebbe a lavare le coscienze di molti. La nostra classe politica non riesce ad esprimere figure di riferimento tali da poter garantire il rispetto di questo territorio, permettendo che esso venga giornalmente dilapidato e morti-ficato. L'unica ancora di salvezza per Casoria si chiama “MIRACOLO”. E' triste vedere che, in una città come la nostra non ci siano altre possibilità, ma tant’è! Illogicamente ci affidia-mo ai Santi per affrancarci dal comportamen-to irresponsabile di chi ci amministra, questo succede quando si è disperati! Solo un miracolo può salvare Casoria…San Mauro, intercedi per noi!!!

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9Domenica - 15 gennaio 2012

Vincenzo Russo [email protected]

La festa dell’Epifania regala nuove sorpre-se alla città di Casoria e Frattamaggio-

re, A Casoria l’amministrazione guidata dal sindaco Enzo Carfora è in crisi, mentre a Frattamaggiore, il sindaco Francesco Russo, che governa la città dal 2005, ha rimodula-to la sua giunta. Giovedì scorso, 5 gennaio, un comunicato stampa ufficiale del comune di Casoria annunciava le dimissioni “for-mali” degli assessori nelle mani del sindaco Enzo Carfora. Dalla nota si legge: "Il gesto, dal forte significato rappresenta un atto di responsabilità, compiuto dagli assesso-ri, per rilanciare l'azione amministrativa": Non si capisce come e in che modo si ten-ti di rilanciare l’azione amministrativa, ci sarà una diversa distribuzione delle deleghe o ci ritroveremo nuovi nomi. Ancora oggi, mentre andiamo in stampa, non si hanno notizie certe. Quest’amministrazione è nata, mesi fa, con un lungo e travagliato parto, la scelta del sindaco Carfora non era stata con-divisa da una consistente parte del Partito Democratico che aveva riposto le speranze di riscatto su altri uomini e progetti. La de-cisione sofferta, di allearsi con l’Api del Tom-maso “MaiAmato”, ha portato malumori e contrasti tra le varie componenti del Partito democratico che ha dovuto “subire” il nome

del sindaco. La scelta poi degli assessori Ti-gnola e Gagliardi e la questione dirigenti non condivisa in pieno dalle varie aree politiche del Pd ha messo tutti contro tutti. Oggi, la situazione politica, appare critica, le dimis-sioni degli assessori sono l’ultimo tentativo di rilanciare una maggioranza che non esiste, che non ha prodotto quasi nulla, lacerata da contraddizioni e da facili protagonismi. Nei prossimi mesi nuove sfide attendono questa pseudo maggioranza, dal Puc al PiuEuropa, ai problemi legati alla sicurezza e al lavoro. Di certo questa situazione venutasi a creare non aiuta la città di Casoria a risollevarsi, anzi la sta affossando sempre più. Il sindaco, “ostaggio” della sua maggioranza, deve essere capace di prendere decisioni anche impopo-lari, di misurarsi con nuove sfide e dotarsi di una giunta con comprovate competenze. Il “povero” sindaco, tirato per la giacca, ha il difficile compito di recuperare e ricostruire le fratture che separano la politica dai bisogni sociali. La politica Casoriana è in grande e grave ritardo. I problemi profondi di questa amministrazione sembrano essere legati al “potere” e alle “spartizioni” politiche. Ora è arrivato il momento di FARE il sindaco. Si-tuazione analoga ma con qualche eccezione a Frattamaggiore, alcune settimane fa, il sin-

daco Russo, aveva rassegnato le dimissioni irrevocabili. In una nota diffusa alla stampa aveva detto: “Il confronto politico, che è il sale della vita democratica, si è purtroppo trasformato in una guerra tra bande”. Dopo qualche settimana, le bande d’improvviso sono scomparse e rilancia nuovamente la sua giunta con cinque nuovi assessori e con la riconferma dell’assessore Rosa Bencivenga. I nomi sono Vincenzo Lombardi (vice sindaco con delega ai lavori pubblici, arredo urbano e riqualificazione aree periferiche); Sante Capasso (delega all’ambiente, parchi urbani, giardini, politiche giovanili); Luigi Del Prete (delega alla aree produttive di urbanizzazio-ne, innovazione, servizi informatici, svilup-po energie alternative); Luigi Caserta (delega alle politiche sociali, assistenza immigrati e sostegno alle famiglie); Antonio De Rosa (delega alle finanze, tributi, patrimonio, eco-nomato); Rosa Bencivenga (delega alle poli-tiche dell’educazione e formazione, cultura, sport e pari opportunità). “Le nomine degli Assessori sono il frutto delle autonome scelte del sindaco nel pieno rispetto delle esigenze di visibilità e delle diverse sensibilità politi-che e culturali dei partiti della maggioranza” cosi una nota diramata dall’amministrazione sulla nomina dei nuovi assessori.

I l Sindaco di Casoria tirato per la giacca, mentre a Frattamaggiore una nuova giunta

POLITICA

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11Domenica - 15 gennaio 2012

RACCONTI

Padre Mauro

Gianni Bianco [email protected]

Il periodo successivo al Natale a Casoria ha un sapore davvero speciale, almeno sotto

l’aspetto tradizionale. Il sei gennaio con l’E-pifania termina le festività natalizie, il quin-dici di gennaio arriva la festa di San Mauro. La prima vera festa dell’anno per i casoriani dopo il Natale diventa oggi un evento stra-ordinario per i millecinquecento anni dalla nascita del Santo Protettore di Casoria, si ce-lebra proprio nel 2012 il “Giubileo Maurino”.“Le origini del culto di San Mauro Abate a Casoria” del prof. Claudio Ferone, “CASO-RIA – Ricostruire la memoria di una città” dello storico Giuseppe Pesce sono due libri che aiutano il lettore nel percorso di cono-scenza della nostra città e l’influenza che il Santo di Subiaco ha sempre avuto sulla vita e la cultura di Casoria. Come ogni casoriano io stesso sono affezio-nato alla figura di San Mauro, in un luogo strettamente legato alla religione, ai Santi, ai Beati, a figure straordinarie o semplici parroci che hanno visto a Casoria i pro-pri natali. Nell’adolescenza ricordo con affetto Padre Candido, Parroco Camil-liano che ravvivò il campetto parroc-chiale Santa Maria delle Grazie, con il calcio durante la settimana, la messa e la visione dei film storici nella Casa Natale di Padre Ludovico di domenica. La mia vita in questa città ha confini stretti. Le chiese di San Benedetto, Santa Maria delle Grazie, San Mauro, chiudo-no un triangolo di Strade, Piazze e Vi-coli, rivoli di storia che sbiadiscono ogni giorno sempre di più, frutto di una decaden-za e di un declino forse inarrestabile. Ricordo negli anni 70’ uno sceneggiato interpretato da Renato Rascel: Padre Brown, le puntate raccontavano la storia di un simpatico Par-roco irlandese e le sue vicissitudini. Anche nella nostra città arrivò negli anni 70’ il no-stro Padre Brown, casoriano come noi, era Padre Mauro Zurro. Altro che passione, Pa-dre Mauro era un raffinato calciatore, ricor-do le interminabili partite a calcio sul campo dell’Oratorio di San Mauro in Via Diaz, la messa la domenica nella chiesa di Santa Ma-ria delle Grazie. A parte le doti calcistiche e quelle ecclesia-stiche, ho sempre apprezzato l’impegno di Padre Mauro verso i più deboli, sempre alla ricerca di soluzioni per tante famiglie disagia-te. Dopo un periodo d’impegno parrocchiale

all’esterno della città di Casoria, a Posillipo e Secondigliano, il nostro Padre Mauro è ritor-nato, da Preposto della Basilica di San Mau-ro, centro della spiritualità cittadina. Almeno una volta a settimana mi reco in parrocchia per salutarlo e scambiare quattro chiacchiere nel suo ufficio. Parliamo di Casoria delle sue endemiche contraddizioni, di cose buone e meno buone, delle tante cose da fare ancora e perché no, del Napoli. Del suo ufficio mi piace un contenitore sulla scrivania, ricco di caramelle, per i bambini e per i tanti amici. Ho pensato qualche volta che il pregiarsi di questi deliziosi “dolcetti” serva ad addolcire piccole amarezze quoti-diane.Delle tante cose che insegna il nostro Padre Mauro, una è quella cui tengo di più: “Essere un buon cristiano, in particolare nella vita di tutti i giorni”. L’impegno verso i deboli lo caratterizza come

dicevo prima da sempre. Una sera d’inverno lo incontrai mentre saliva in macchina, gli chiesi, dove andava, mi rispose: “Al corteo dei disoccupati a Piazza San Paolo, sono pre-occupato”. Avvertii in quelle parole l’inquie-tudine e la difficoltà dell’uomo, dei tempi che sono cambiati. Quanti anni di distanza da un’epoca in cui bastava la parola di un Parro-co a risolvere uno o dieci problemi di poveri e di emarginati. Incontrai i disoccupati del Largo San Mauro il giorno di San Mauro in Parrocchia, ricevevano il conforto e la bene-dizione del Cardinale Crescenzio Sepe. Come dimenticare il Natale dell’anno scorso, la Basilica di San Mauro al buio mentre in città si accendevano luminarie per 220.000 euro. Qualcuno si ricordò della strada del Santo protettore in zona cesarini direbbero gli amanti del calcio e quasi per ultima, an-

che la Basilica di San Mauro e le sue strade furono illuminate. La domenica seguo la liturgia della sua mes-sa con attenzione, l’omelia, le domande che pone ai bambini per coinvolgerli, le iniziati-ve parrocchiali che propone ai fedeli, sempre per tenere uniti tutti. Spesso lancia messaggi

indiretti, quelli più difficili da compren-dere, la vita cristiana che si deve praticare nella vita quotidiana insieme alla preghie-ra della messa domenicale, qualche battu-ta di spirito che non guasta. Mi piace il tono imperativo con il qua-le propone qualcosa, spesso con il sorri-so sobrio e rassicurante. Sono due anni che le iniziative comuni della Pro Loco Casoria e la Parrocchia San Mauro sono state proposte e che hanno coinvolto tan-ti nostri concittadini, in particolare i due Convegni sulla figura di Padre Ludovico da Casoria.

Era tradizione cittadina, anni fa, espiare qualche colpa o qualche peccato con la parte-cipazione alla prima messa delle tre del mat-tino il 15 gennaio alla Basilica di San Mauro. Spero insieme a tanti altri cittadini di trovare una ragione per ripristinare questa tradizio-ne, per devozione o per farsi perdonare qual-cosa. Il 15 gennaio 2012 è un giorno importante per la nostra città, unica nella provincia ad avere Santo Patrono San Mauro Abate da Subiaco, non dimentichiamolo. Sono mille-cinquecento gli anni dalla sua nascita, quale migliore occasione per essere presenti a un evento storico e perché no, fare gli auguri di buon onomastico al più illustre dei nostri concittadini che porta il nome del Santo pro-tettore di Casoria, Padre Mauro Zurro.

ATTUALITA’

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12 Domenica - 15 gennaio 2012

Al di là del male...Operazione Befana 16

Pasquale Lucchese [email protected]

EVENTI

Ad un'iniziativa come “Operazione Befana”, che viene realizzata senza soluzioni di continuità per sedici anni, superandosi ogni anno in

termini di risultati conseguiti, ma anche di sacrifici sopportati senza troppi lamenti e di ostacoli superati senza troppa fatica, ad un'iniziativa del genere, dicevamo, non potevamo chiedere di più. Scorrendo i fotogrammi di questi sedici anni, vissuti con grande intensità dalla nostra Comunità militante, possiamo scorgere i volti dei tanti bambini, che sono cresciuti sorridendo con noi, il giorno dell'Epifania, e almeno quel giorno. Possiamo renderci conto di quanto la tecnologia abbia saputo venirci in soccorso, nel superamento delle mille difficoltà, che l'organizzazione comporta. Possiamo percepire il sostegno dei tanti amici che, pur operando in un mondo, quello del commercio, che in vista del profitto deve badare a non sovraesporsi troppo, non hanno avuto il timore di prendere posizione al nostro fianco, magari anche in barba ad ogni considerazione in merito all'opportunità di metterci la faccia. Passano tutti questi fotogrammi, che raccontano tante vite militanti. E a quei militanti viene comprensibilmente da chiedersi se il ciclo non sia esaurito, se un'iniziativa del genere possa dare qualcosa in più di quanto non abbia già dato. Interrogativi, questi, che vengono cancellati con un colpo di spugna, quando la nostra Comunità militante si rende conto che è il territorio, a reclamare un'iniziativa del genere. Ce ne siamo accorti ogni qualvolta ci siamo trovati a lambiccarci il cervello, per cercare di rispondere positivamente all'ennesima richiesta di aiuto. Ce ne siamo accorti, ogni qualvolta abbiamo dovuto metabolizzare il disappunto, per tutti i rifiuti che abbiamo dovuto, anche quest'anno, opporre. Ma soprattutto ce ne siamo accorti, quando un grande operatore commerciale decide, non richiesto, di sposare la nostra iniziativa, mettendo a disposizione spazi e risorse, e favorendo l'ennesima “evoluzione” dell'iniziativa. È stato bello vedere la propria fatica, premiata dal sorriso di più di 150 bambini, mentre almeno per un giorno hanno potuto sentirsi parte attiva di una festa. Ed allora, il problema del conferimento di senso svanisce... Ha ancora un senso, fare il militante !!! “E' doveroso ringraziare tutti i nostri amici “sponsor”, in quanto è solo grazie al loro sostegno che questa iniziativa riesce a prendere vita, anno dopo anno. Quest'anno i ringraziamenti si allargano anche al centro commerciale “Al Centro”, che ha deciso di ospitare la nostra nobile iniziativa” dichiara il presidente della Giovane Italia locale Giuseppe Notaro.

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Domenica - 15 gennaio 2012

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Page 15: Il Domenicale di Casoria N°10

15Domenica - 15 gennaio 2012ATTUALITA’

Marzia Luciano [email protected]

Terminati i festeggiamenti per salutare nostalgicamente l’anno appena trascorso

ed inaugurare allegramente il nuovo, si tor-na alla solita noiosa routine: stessa frenetica vita di sempre, stesso stress lavorativo, stessi problemi… Soprattutto quelli! Come si suol dire, “Anno nuovo, vecchie abitudini”. E in-fatti, nulla cambia nella vita di ciascuno di noi, nonostante, prima del suo inizio, siamo mossi da mille e più propositi ed auspici per l’anno venturo. E poi? E poi niente: le vana-gloriose intenzioni che abbiamo cullato tan-to a lungo si dissolvono nella triste realtà che ci si presenta davanti. L’unico auspicio che si tende, speranzosamente, a realizzare è quello di far sì che la nostra esistenza e quella dei più cari sia serenamente trascorsa. Un au-spicio comune a tutti e neanche impossibile,

insomma! Se si pensa, poi, che noi singoli individui sia-mo parte della medesima comunità che mira al soddisfacimento degli interessi comuni, s’intende bene che uno degli obiettivi princi-pali del nuovo anno è, per tutti, quello di po-ter contare su una città priva di problemati-che, di cui sia possibile dispensare solo buone parole e che vanti un’amministrazione solida e stabile, attenta alla cittadinanza e capace di attuare i molteplici propositi di cui tanto parla. E dunque, da dove partire per fare in modo che queste non siano solo alcune delle tante utopiche parole spese ad inizio anno e destinate, poi, a naufragare già dal successi-vo mese? La nostra amministrazione sembra essere partita con il piede giusto da quando, qualche giorno fa, gli Assessori della Giunta

hanno agito consegnando al Sindaco le loro dimissioni. Sarà un primo e valido passo per il rilancio di un’amministrazione destinata, altrimenti, allo sfascio? A quanto pare, i buoni propositi lì al Comu-ne ci sono, a noi cittadinanza non resta che attendere i tanto sperati risultati e armarci di tanta volontà di innovazione per andare in-contro ad un nuovo anno che non sia intriso della scarsa partecipazione e della pessima organizzazione del precedente. Il futuro del-la nostra città ed il bene della collettività ci appartengono, sono nelle nostre mani, tocca soprattutto a noi, pertanto, reagire per com-battere un eventuale naufragio di buone in-tenzioni: rendiamo questo 2012 migliore e non lasciamo che l’ignavia ci lasci parlare!

“Buoni propositi” vs “Naufragio”: noi ce la metteremo tutta!

Mercoledì 18 gennaio, presso l’ufficio Informagiovani di via De Gasperi, il

Forum della Gioventù si presenterà all’inte-ra cittadinanza casoriana, dando così il via alla serie d’iniziative che verranno realizzate nel corso del 2012. Sarà un interessante e im-portante momento d’incontro e confronto, per la gioventù casoriana e per i membri del Forum, primo segno di una collaborazione mirata che porterà i giovani della nostra cit-tà a partecipare alle prime iniziative varate. Durante la serata verrà presentato il primo concorso, per la partecipazione al quale sa-ranno richieste matite, pennarelli, o anche, perché no, un semplice mouse: la creazione del logo del Forum della Gioventù, infatti,

sarà affidata al vincitore, il quale riceverà anche un premio, oltre a conseguire l’onore di vedere legato il proprio nome al logo del Forum! La creazione del logo rappresenta un passo in avanti all’interno di un percor-so che tenterà di far identificare i giovani in un’istituzione realmente loro, dove possano esprimere qualità, attitudini e capacità. Essa darà il primo impulso all’immediata rico-noscibilità di un Forum capace di lavorare tanto bene quanto in tempi veloci, a diffe-renza di quanto purtroppo accade in altre realtà. Verrà inoltre annunciata la creazione di un website, attraverso il quale il Forum comunicherà, ai giovani cittadini, le novi-tà, progetti e iniziative intrapresi, in modo

da estenderne al massimo la portata, in un mondo che sembra andare avanti solo con l’ausilio di tablet e pc. La serata vivrà anche dei momenti di convivialità, con un aperi-tivo organizzato dai membri del Forum. Che dire, le premesse sembrano essere delle migliori: ora non resta altro da fare se non quello di far diventare realtà le tante idee, nonostante lo scetticismo e i pregiudizi che nei mesi passati (ingiustificatamente) sono sorti in qualche poco fiducioso cittadino ca-soriano. Sono sicuro che tutto il Forum sarà capace di rispondere nel migliore dei modi: azione!

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“di Cristian Iorio”Membro Assemblea Forum della Gioventù della Città di Casoria

INFODAY, PRIMA INIZIATIVA DEL FORUM DELLA GIOVENTU’!

GIOVANI

Page 16: Il Domenicale di Casoria N°10

16 Domenica - 15 gennaio 2012

Katia Ricciarelli a Casoria…In Mondovisione…O’ Fridd N’guoll !!!

n u s u r z o ‘e p i a c e r eP A RT E N O P E

C o l o r a t e e d e l e g a n t i m a c c h i n e u n a c i a l d a d i c a f f è c o m e a l b a r. . .

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w w w. c a f f e p a r t e n o p e . i t

C A F F E ’

EVENTI

ElleCci

Venerdì 6 Gennaio presso la Basilica di San Mauro si è tenuto un concer-

to nell’ambito degli spettacoli per le feste Natalizie. Tale evento doveva essere il clou di una serie di spettacoli “sponsorizzati “ dall’Assessore Marro, non per fare polemica, ma le problematiche si sono subito notate. Circa un centinaio di posti sono stati riser-vati agli amici dell’assessore e suoi discepo-li ( al Domenicale, invitato telefonicamente dall’ufficio stampa del Sindaco, non sono stati assegnati posti), confusione dappertut-to e un servizio d’ordine inefficace. Anziani che si sono spazientiti nella lunga attesa della “Star” ops scusate delle Star, dimenticavamo che oltre alla Ricciarelli c’erano: L’Assessore Marro, che ha sfidato la sorte indossando un abitino viola e nero (la gente di spettacolo non indossa mai nulla di viola nelle loro per-formances); una delle sue collaboratrici/so-cie la giornalista di Casoriadue Gilda Longhi; il Direttore di Unica Channel che ha lodato tutto l’operato di questa Amministrazione (non si capisce perché, dal momento che non ha fatto nulla di buono se non dispensare pa-trocini e contributi ai propri amici); il “sin-daco Vicario” Ex Senatore destituito Casillo,

che ha parlato di lavoro, produttività vivibili-tà bla, bla, bla , poi Il “Sindaco” Carfora che ha parlato di “PIU EUROPA” fondi europei e altro. Il pezzo forte è arrivato alla fine con l’Assessore Marro che si è superata prenden-do una “ renzecata” così definita dal “presen-tatore” (non finiva più di parlare) citando a momenti tutti i suoi elettori. Addirittura ha mostrato le sue doti linguistiche salutando ed augurando buon anno a dei fantomatici telespettatori che seguivano l’evento dall’In-ghilterra (si perché credeva di essere in euro-visione…hihih). Si sono anche vissuti attimi suggestivi ed emozionanti soprattutto al rin-graziamento di coloro che hanno permesso la realizzazione di tale evento accollandosi le spese della cantante. Ma noi che siamo mal-pensanti ci chiediamo gli sponsor hanno pa-gato pure i service collaterali, affanni annessi e connessi???Questa cosa ci puzza un po’, un impiego di tali attrezzature tutto gratis? schermo gigante posizionato in Largo San Mauro (non c’era uno straccio di persona a guardarlo tranne quei pochi volontari che si sono sorbiti il freddo per l’intera durata del concerto). Il top si è però toccato con la pubblicizzazione

dell’evento, manifesti che hanno tappezzato la città addirittura delle gigantografie 6x3 il tutto recante la data errata (6 dicembre 2011). Ci rendiamo conto che queste cose possono accadere, ma quando accadono un’ Ammi-nistrazione pubblica o non paga il tipografo, che pare abbia già ricevuto il suo gruzzoletto, o chiede la ristampa degli stessi. In questo caso, però, il tipografo è amico di questo o quell’Amministratore, quindi fiat!Il concerto si è svolto con una chiesa gremita e come al solito senza alcuna sicurezza per i presenti, le vie di fuga occupate da quanti ad ogni costo volevano sentire il “bel canto” della Ricciarelli, che se vogliamo ha iniziato ad intonare solo verso la fine del concerto canzoni più “leggere” gli hanno permesso di migliorare la sua performance. Ma il top si è visto alla fine del concerto, la Ricciarelli gua-dagnava tra un cordone di vigili e volontari la sagrestia dove pare non fosse concesso a nessuno di accedervi tranne che agli amici dell’Assessore, che hanno così potuto scattare la foto ricordo con la cantante Veneta, e qual-cuno ha poi approfittato per fargli un’ inter-vista. Allora siamo proprio in democrazia !!!

Per chi non avesse capito il titolo o almeno la parte in Napoletano traduciamo per dovere di cronoca “i brividi lungo la schiena”

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17Domenica - 15 gennaio 2012

Francesco Pagliuca [email protected]

LE NUOVE REGOLE DEL GIOCO

ATTUALITA’

Immaginate di sfogliare il menù di un ristorante e leggere che prevede un sol tipo

di pietanza per ogni portata. O avete scelto un pessimo menù turistico, o sarete costretti a sorbirvi i più improbi intingoli. Ora, con le debite differenze, immaginiate che il menù sia una lista elettorale, e i candidati (molti riciclati o avariati), rigorosamente prestabiliti, le varie pietanze. Cosa pensate? Che siete capitati in Italia. In un paese normale, l´esercizio del diritto di voto si fonda sulla scelta, libera e consapevole, di chi si ritiene essere il rappresentante politico più adatto a farsi portavoce delle proprie idee. A conti fatti, oggi non è più così. Tradendo quello che era lo spirito degli antichi greci, presso le cui città-stato, prendeva forma quella che noi oggi chiamiamo democrazia, in Italia vige una sorta di bavaglio espressivo. La legge attuale, ribattezzata dal suo stesso promotore "porcellum", prevede: liste bloccate decise a priori dai capi partito con candidati "preconfezionati", un premio di maggioranza del 55% alla coalizione vincente, indicazione del candidato premier . Tutto fa si che l´elettore, nel momento di scegliere, non può far altro che optare per personaggi e leader di governo imposti dall´alto, senza poter

indicarne altri scelti in piena autonomia. L´attuale governo dovrebbe spendersi per modificare una legge che priva i cittadini della possibilità di scelta. Le difficoltà da affrontare sono molteplici, e difficili da scardinare sono soprattutto le resistenze dei partiti della (ex) maggioranza. L´opposizione dell´ex leader di governo, che ha sempre sostenuto l´attuale sistema, non permette all´esecutivo di potersi muovere in libertà, timoroso di perdere il sostegno parlamentare. D´altro lato i partiti di minoranza, hanno dato il loro appoggio alla possibilità di modificare il vigente ordinamento, sostenendo la raccolta firme per il referendum elettorale. I referendari, le cui iniziative poco sono state pubblicizzate (chi sa perché?), chiedono: l´abolizione delle liste bloccate, dando così di nuovo voce ai cittadini, l´elezione diretta del leader di governo e l´abolizione del premio di maggioranza. Credo che un´altra misura da prendere in considerazione sia quella di percorrere la via delle primarie per indicare il candidato premier di ogni schieramento. Non trascurerei neppure i criteri proposti da Beppe Grillo che prevedono l´ineleggibilità per oltre due legislature dei parlamentari e l´impossibilità per i condannati in via

definitiva o in attesa di giudizio, di candidarsi o ricoprire incarichi pubblici. Da una parte si garantirebbero trasparenza e rigore etico, formando una classe politica costituita da soggetti che siano di buon esempio per tutti. Dall´altra, fare politica non sarebbe più considerato un mestiere, quanto una mission durante la quale mettere a frutto tutte le proprie risorse per migliorare le condizioni di vita del paese. L´opinione pubblica ha preso coscienza di quanto sia importante decidere a chi demandare la gestione delle risorse pubbliche. Si auspica un cambiamento che non veda più regnare parole come cortigianeria, tradimento e prepotenza di pochi burattinai, ma che segni un´inversione di rotta verso un sempre maggior esercizio dei propri diritti, per rendere sempre più compiuta e vitale una democrazia, altrimenti mutilata.

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19Domenica - 15 gennaio 2012

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Vecchioni ringrazia, rifiuta l’offerta e va avanti: onestà o resa??

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CRONACA

Forse non tutti sanno che nel 2013 la no-stra città ospiterà la 4° edizione del Fo-

rum Universale delle Culture; un evento so-stenuto dall’Unesco e nato a Barcellona nel 2004 con l’obiettivo di promuovere il dialogo interculturale e la conoscenza tra i popoli, at-traverso il rispetto dei valori della diversità e dello sviluppo umano sostenibile e pacifico. Il Forum del 2013 durerà 101 giorni e sarà articolato, attraverso dialoghi, esposizioni ed espressioni culturali in cinque aree corri-spondenti ai cinque continenti. Ma a quanto pare, ancor prima che l’evento abbia inizio, solo nella fase “work in progress”, già mille sono le polemiche. L’8 ottobre scorso, il sin-daco De Magistris, scelse Roberto Vecchioni come presidente dell’evento al posto di Nico-la Oddati, appartenente alla vecchia ammini-strazione, nonché vecchio patron del Forum. Il professore accettò l’incarico, ma le prime polemiche nacquero in merito al suo com-penso (sembra si aggirasse intorno ai 220.000 €), tanto che il 3 dicembre 2011 Vecchioni vi rinunciò per dimostrare la sua reale voglia di fare cultura, in cambio ovviamente di mag-gior libertà per i suoi impegni artistici. Ma i colpi di scena non finiscono qui: l’ulti-mo….le sue dimissioni da Presidente. Dopo

tre mesi di entusiasmi e titubanze, infatti, fi-nisce qui l’avventura napoletana dell’artista, conscio delle polemiche che scaturiranno anche da questa scelta. Così, in una lettera inviata a “La Repubblica”, il cantautore spiega le sue ragioni ricordando di aver già inoltrato al sindaco De Magistris e al Cda del Forum le proprie dimissioni; la decisione di lasciare la presidenza del Forum delle culture 2013 è stata annunciata dallo stesso Vecchioni nella sua pagina facebook: “Ingenuamente pensa-vo di dover occuparmi solo di cultura; scusa-te, mi sbagliavo”. Nella lettera l’artista esprime gratitudine verso coloro che hanno indicato il suo nome alla Presidenza del Forum e, in particolare, amore nei confronti di Napoli e dei napoletani. Gli stessi napoletani che lo hanno incoraggiato con parole tipo “Robbè si o meglio” o “Futtetenne” e lui ha risposto così: “E infatti me ne sono fottuto. Delle falsi-tà sul mio compenso e del compenso stesso. Ho vissuto l’idea del forum emozionato come un bambino, pensandola come una meravi-gliosa possibilità per me ma soprattutto per la città: si trattava di fare cultura a Napoli, il posto dove erano nati e vissuti i miei genitori ma anche pittori e poeti sottovalutati; la città italiana più ferita dalla storia e dal presente,

la cit-tà delle m i l l e c h i e -se, delle prime forme musicali classiche e popolari, il primo grande regno dagli Svevi a Garibaldi. Ma quando il mondo politico napoletano si divise fra chi arrivava e chi se ne andava, cominciai ad avvertire che mi ero infilato in una specie di bosco di cui non co-noscevo né sentieri né piante…e via via che le cose proseguivano, diventava sempre più chiaro dentro, che un artista, anche un po-etucolo come me, poco ha a che fare con i meccanismi per lui astrusi, arcani, insonda-bili di qualsiasi realtà politica, a meno di far la fine dell’albatros di Baudelaire, perché una cosa è il sogno, altra cosa sono “gli intrecci misteriosi che legano gli uomini al viver so-ciale””.Il nuovo presidente sarà Sergio Marotta, avvocato, docente universitario, e attual-mente Vice Capo di Gabinetto al Comune di Napoli. Ma a questo punto verrà anche da chiedersi...….sarà stata onestà ed umiltà intellettuale da parte di Roberto Vecchioni o semplice resa di fronte a vendette e trame politiche troppo fitte e ingarbugliate!?!?!

Page 19: Il Domenicale di Casoria N°10

20 Domenica - 15 gennaio 2012

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I N S C E N A A L T E AT R O “ I L P R I M O ” L’ E S I L A R A N T E C O M M E D I A D I R O S A R I O F E R R O

“ 4 7 M O RTO C H E PA R L A ”

TEATRO

Sonia Tabacco [email protected]

Il Teatro “Il Primo” inaugura il 2012 con l’esilarante commedia di Rosario Ferro “47

Morto Che Parla” in scena fino a domenica 22 gennaio. Notevole importanza riveste nel-le credenze popolari il significato dei sogni, il condizionamento del quale a volte riesce a cambiare la vita radicalmente. E’ quello che accade a Don Pasquale, che grazie a una quaterna dettatagli in sogno diventa miliar-dario. Ma i numeri giocati gli danno felicità ed affanni, perché gli indicano anche l’ora e la data della sua morte. Da quel momento vive da “ricco condannato a morte”, aspet-tando il momento della dipartita con ansie e fissazioni. La ricchezza stravolge la vita della sua famiglia che, grazie al fortunato sogno, abbandona la routine e vive agiatamente del-la fortuna che gli è capitata, mentre il povero Don Pasquale conta i giorni che lo separano dalla morte. Esilarante e spassosa l’interpre-tazione di Anna D’Amato, nei panni di Fi-lomena, moglie spensierata e godereccia di Don Pasquale, che si cura più del vestito da indossare per il funerale del marito, che del-le angosce di un “condannato a morte” che soffre di continue nevrosi. Rosario Ferro si conferma un grande attore e regista perché ha saputo imbastire una commedia dai ritmi incalzanti, rendendo perfettamente sincro-nizzate le battute, i movimenti e le entrate

di ogni attore su una trama semplice, fluida e scorrevole e di grande impatto comico. La mano esperta di Ferro è intervenuta sulla perfetta caratterizzazione degli attori: Pino Pino, Carmine Gambardella, Marco Pesa-cane, Diego Sommaripa, Francesca Stizzo, Anita Laudando, Annalisa Arcucci, Filip-po Rossi e Nunzia Fontanella, che hanno interpretato i singoli personaggi con ma-estria e scioltezza al punto da strappare al pubblico risate ed applausi a scena aperta. Due atti che vivono e si arricchiscono di personaggi di grande ironia e dinamicità, che provocano una risata senza sosta con l’incalzare di battute pungenti e frizzanti. Lo stile di Rosario Ferro, e la sua dirom-pente forza di comico e macchiettista, tie-ne sempre alta l’attenzione del pubblico che ripaga con applausi scroscianti ad ogni battuta. In un momento di grave difficoltà come quello che sta vivendo ora il teatro vedere la sala gremita de “Il Primo”, è in-coraggiante e fa ben sperare ad una pro-pizia quanto subitanea ripresa. Il palin-sesto del Teatro Il Primo, dopo Festa Di Compleanno” di Arnolfo Petri, che ha aperto la stagione teatrale il 20 dicembre, è ricco di appuntamenti ed eventi importanti, che di sicuro vedranno una grande partecipazione e che il Domenicale seguirà con attenzione.

Nelle piccole realtà c’è tanta arte da seguire, apprezzare e accarezzare. Il teatro è la mas-

sima espressione della società, non è sempli-cemente un’occasione di divertimento e di evasione, ma anche un momento d’incontro di apprendimento e di approfondimento per tutti coloro che vi partecipano.

Page 20: Il Domenicale di Casoria N°10

21Domenica - 15 gennaio 2012NAPOLI

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Ormai è tradizione: quando Chavez entra in campo, il Napoli sta vincendo 3-0 in

trasferta! E’ accaduto a Milano, contro l’Inter, il primo ottobre scorso; si è ripetuto nel corso dell’ultima partita giocata, in quel di Paler-mo. “Oggetto misterioso” del mercato esti-vo, l’argentino ha calcato i campi italiani solo in queste due occasioni. Non possiamo che augurarci di vederlo subentrare sempre più spesso! Tralasciando questa curiosa ed “innocente” constatazione, pro-viamo a fare i seri, consapevoli della difficoltà di esserlo, quando si è feli-ci! C’eravamo lasciati l’anno scorso, con la scorpacciata di reti rifilate ai “fratelli” genoani. Ci ritroviamo con le tre sberle date agli “amici” rosane-ro! A Palermo andava in scena una partita fondamentale per la nostra stagione. Tranne la Lazio, surclassata a Siena, davanti tutte avevano fatto bottino pieno. Non vincere in Sicilia, come fin troppo di consueto è avvenuto negli ultimi anni, poteva in qualche modo staccarci dal treno delle migliori. Non era facile. C’era-no almeno due tabù da sfatare: il capitone del dopo feste, e lo stadio Barbera, già Favorita. Il dopo Natale non ci ha mai portato fortuna: basti rammentare il 3-1 subito contro l’Inter il 6 gennaio 2011. A Palermo, al di là dei 43 anni senza vittoria, (ma anche senza molti scontri diretti), anche nell’era De Laurentiis, si era sempre perso. In un colpo solo, fatti fuori al-

tri due tabù! E lo si è fatto offrendo una prova convincente, decisa, da grande squadra. Gran bel primo tempo. Intenso, combattuto, pim-pante, divertente, con diverse occasioni da rete, e il Napoli in vantaggio con un’azione da manuale del calcio: Marek per Gargano che cede ad un defilato Matador, per poi involar-si, su una favolosa “imbeccata” di esterno de-stro del connazionale; arrivato in area di rigo-

re, il centrocampista cerca e trova il guerriero macedone Pandev, che fa fuori Munoz, si gira e segna. Le immagini rendono molto meglio! Nell’intervallo Bortolo Mutti, l’ennesimo alle-natore della gestione Zamparini, ricordando forse i suoi nefasti trascorsi Partenopei, deci-de di agevolarci il lavoro. Cambia modulo, e da un insidioso 4-3-3, passa ad un compassa-to 4-4-2. Senza questa scelta non sappiamo se e come avremmo vinto. Fatto sta che la scelta si rivela autolesionista. Prendiamo posses-

so del centrocampo, Inler sale in cattedra, e poi…poi il Matador si inventa, sull’ennesima trovata dello slovacco (criticatelo che porta bene…), un gol, tanto bello da meritare l’ap-plauso dei suoi ex tifosi. Il Matador ringrazia la sua divinità, noi ringraziamo lui! Partita in discesa, palo di Pandev, e 3-0, splendido, fir-mato dall’amante del nascondino ( a detta di alcuni soloni…)Marek Hamsik, già a quota 6

reti in campionato. La mezz’ora fi-nale è passerella, melina, gestione della partita, e la giusta opportunità concessa a Chavez. Solo per il ta-bellino, la rete di Miccoli, salentino funambolico. In attesa del Pocho, ci godiamo questo splendido esem-plare di calciatore della ex Jugosla-via, da sempre fucina di giocatori ricchi di talento ed estro. Sarà bello vedere Mazzarri in difficoltà nelle scelte da fare in avanti. La scorsa stagione se mancava uno dei tre

tenori, ci si doveva affidare a Sosa(!) oppure, nel miglior dei casi, spostare Zuniga in avanti. Ora c’è un signor giocatore, il quarto tenore (blasfemia la mia? non credo!) e forse stasera in tribuna c’era anche il quinto. La musica di un certo livello non ci stanca, quindi ben ven-gano i grandi tenori. Tenori che però senza tutti gli altri orchestrali ben poco potrebbe-ro: non lo dimentichiamo mai! Tutti insieme possiamo, e soprattutto facciamolo, prenderci quello che vogliamo! Avanti Napoli!

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22 Domenica - 15 gennaio 2012

Perchè De Sanctis non è mai banale, perchè De Sanctis è uomo vero, perchè De San-

ctis con quella rincorsa a Mo-naco per evitare il 4° gol (inin-fluente ai fini del risultato) ha dimostrato l'attaccamento ai colori azzurri, perchè De Sanctis quando nell'era Do-nadoni in casa contro il Siena richiamò l'attenzione del me-dico sociale per un infortunio alla mano e il pubblico iniziò ad invocare Gennaro Iezzo, ebbe un moto di orgoglio e da allora non è mai più uscito dal campo ed è diventato un simbolo della rinascita azzur-ra, perchè De Sanctis dopo il rigore parato a Gomez con-tro il Bayern Monaco non ha esultato, tanta era la rabbia accumulata per l'ennesimo rigore inventato, perchè De Sanctis pur non essendo napoleta-no ha difeso Napoli e i napoletani come nes-sun altro dalle stupide e pretestuose illazioni sui presunti disegni malavitosi che avrebbero

preso di mira i calciatori azzurri (come se certe cose accadessero solo a Napoli), perchè

De Sanctis ho avuto la fortuna di conoscer-lo in ritiro a Dimaro e la sua disponibilità e la sua signorilità non sono comuni in que-sto mondo dorato in cui egli da anni è una mosca bianca e rarissima, perchè De Sanctis

quando salva un gol già fatto dagli avversari, più che esultare pensa ad incitare i compagni

e a cazziarli perchè certi erro-ri non si ripetano, perchè De Sanctis non può nemmeno lontanamente essere parago-nato a Doni (reo confesso), perchè De Sanctis ha merita-to nel tempo la soddisfazione di portare i gradi da capitano che Paolo Cannavaro (l'unico vero e verace Cannavaro) spe-ro gli concederà anche se solo per una giornata. Perchè un segnale forte bisogna darlo, perchè noi siamo napoletani 'per fortuna' e l'ironia proprio a noi nessuno può insegnarla: contro la diffamazione, la ma-lafede, la campagna denigra-toria e lo sciacallaggio giorna-

listico, DE SANCTIS CAPITANO PER UN GIORNO!!!!!

PER DISSIPARE OGNI DUBBIO SU UN UOMO ED UN GIOCATORE CHE È L’ORGOGLIO DEL CALCIO ITALIANO E DELLA NOSTRA CITTÀ.

ERRATA CORRIGE: Ci scusiamo con i nostri lettori per aver pubblicato un’informazione errata su precedente numero. Rinnoviamo gli Auguri a Martina e Marek Hamsik per la nascita del loro “secondogenito Lucas”.

“di Michele Della Gala”NAPOLI

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23Domenica - 15 gennaio 2012

Gelsomina D’Anna [email protected]

L’IMPORTANZA DEL NOME

OPINIONE

Noto con piacere che in questo periodo molte donne che conosco bene, più gio-

vani di me, hanno deciso di mettere al mon-do un figlio, scelta difficile e coraggiosa, ma-turata in un momento di crisi economica e di caduta dei valori.Alcune amiche all’opera si sono già poste un quesito fondamentale: come chiamerò il mio bambino/a? Questa domanda è stata girata anche alla sottoscritta, la mia risposta ad al-cune è piaciuta, altre l’hanno trovata banale e, me l’hanno detto francamente, troppo ar-roccata ad una tradizione ormai considerata fuori moda ed obsoleta.Provo a difendere il mio punto di vista: ho chiamato mio figlio con il nome di suo non-no e non me ne sono mai pentita, un nome radicato nella mia cultura, che affonda le sue origini nella tradizione cristiana e che, il 13 giugno, vede riunita tutta la famiglia a festeg-giare il nome del patriarca e dei nipoti. Non mi ha sfiorato neanche per un minuto l’idea di chiamarlo con un nome diverso; non vo-levo ricercare nomi esotici o, peggio, difficili da pronunciare e da scrivere, né volevo ren-dere la vita difficile a mio figlio dandogli un nome che poteva essere motivo di dileggio.

Oggi impera sovrana la moda dei nomi dei figli dei vip ( Ylenia negli anni 80 , come la figlia sfortunata di Al Bano e Romina ,ha spopolato) oppure nomi come Asia (figlia di Dario Argento) per non parlare dei nomi delle eroine dei serial televisivi. Mia cugina, noto e apprezzato medico, di salda fede cri-stiana, mi raccontava che durante una visi-ta ad una giovane signora, aveva trovato un bellissimo fagottino rosa che faceva sentire la sua voce con veemenza. Per poterla calma-re chiamandola per nome, ne aveva chiesto notizia alla madre; con fierezza ed orgoglio le era stato risposto: Dottoressa, si chiama Brooke…” Mia cugina , evidentemente non a conoscenza dei nomi dei protagonisti dell’in-finito serial televisivo “ Beautiful”, stupita per l’originalità chiedeva, tra il serio ed il faceto, : “Ma quando viene santa Brooke?”Nella scuola dove ho insegnato per molti anni gli alunni/e portavano nomi veramen-te strani; in particolare ricordo due gemelle, Selvaggia e Lupetta, che avevano, neanche a dirlo, un atteggiamento speculare ai loro nomi. Un alunno che si chiamava Gennaro era chiamato da tutti Mirko eccetto che dal padre; durante un incontro scuola-famiglia

chiesi alla sua signora madre il perché di tale anomalia e mi fu spiegato che il tutto era riconducibile ad un odio covato verso il marito e la di lui famiglia. Ad ogni modo il povero ragazzo soffriva per una sorta di dis-sociazione da nome ed alcuni compagni lo chiamavano, con perfidia, in continuazione e con tutti e due i nomi.In conclusione bisogna dare ai nomi il giu-sto peso; un nome non da personalità, non garantisce successo nel mondo, né rappre-senta una carta spendibile per diventare fa-mosi ; portando avanti una sana tradizione che ricordi i nomi di famiglia siamo certi che si sortiscono effetti positivi: si rinsaldano i rapporti familiari, favorendo quelle belle aggregazioni durante gli onomastici, non si creano imbarazzanti momenti ai nostri figli a causa di nomi improbabili e dal significato incerto, spesso pretesto di sfottò.La mia unica, amatissima nipote, figlia di mio fratello, porta il nome di mio padre; quando siamo insieme la chiamo in conti-nuazione perché il suono mi riscalda il cuore e mi fa pensare a chi non c’è più con strug-gente tenerezza, inoltre non dimentico mai il suo onomastico…

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24 Domenica - 15 gennaio 2012

Eduardo Paola [email protected]

“Il Teatro dell’Anima” di Arnolfo Petri

LIBRI

Nel cuore di Napoli, presso la nuova libreria Mondadori di Piazza Trieste

e Treno, Arnolfo Petri, attore, regista e drammaturgo, ha presentato al numero-so pubblico, intervenuto con grande par-tecipazione ed attenzione, il suo nuovo libro, “IL Teatro dell’Anima”. Il volume, edito dalla casa editrice “Bel-Ami”, racco-glie tre atti unici scritti dallo stesso Petri. I titoli pubblicati nel volume sono: “Ma-dame B.”, che racconta di un diplomatico inglese succube di un amore estremo per una cantante musulmana, che diventerà appunto la sua Madame B.; “Camurria”, che racconta del rapporto intimo e uma-no tra un camorrista e un ex professore omosessuale, rinchiusi nella stessa cella; “Acting out”, che a differenza dei primi due titoli non è stato ancora messo in sce-na; debutterà ad aprile al Teatro Elicantro-po. Sono intervenuti alla serata Pasquale Sabbatino, Direttore del Dipartimento di Filologia Moderna all’Università Federi-co II, Giuseppina Scognamiglio, docente di Letteratura teatrale italiana all’Univer-sità di Napoli Federico II, Franco De Ciu-

ceis de “Il Mattino” e Stefano De Stefano de “Il Corriere della Sera”. L’evento è stato arricchito dalle esibizioni del-lo stesso Petri con la partecipazione dei bravi attori Antonio Buonanno e Melania Esposito, i quali hanno offer-to al pubblico un assaggio tratto dai tre atti unici in questione. Durante la serata i relatori hanno sottolineato le peculiarità della drammaturgia di Petri, tante volte definita trasgressiva ma, come ha giustamente evidenziato la Professoressa Scognamiglio, si trat-ta di una trasgressione che riguarda soprattutto la parola, sempre diretta, dura, efficace, che denuncia problemi che vanno al di là della stessa messa in scena. Una drammaturgia che però, insieme a quella di tanti altri giovani talentuosi, dei quali Napoli è ricca, fatica a venire fuo-ri e soprattutto ad essere rappresentata, in quanto si preferisce sempre puntare, poco coraggiosamente, sulla riproposi-zione dei classici. Arnolfo Petri, che mai prima d’ora aveva raccolto i suoi testi in un libro, è come se, in un certo senso,

li facesse camminare per la prima volta

con le proprie gambe, superando quel comprensibile legame morboso che tante volte si ha per le proprie “creature”. Il bel-lo del Teatro non è solo quello di anda-re ad assistere ad una rappresentazione, ma è anche quello di leggerlo e “Il Teatro dell’Anima” è un’ottima occasione per far-lo.

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25Domenica - 15 gennaio 2012RUBRICA

Continua la rubrica fotografica diretta da Fortunato Celentino, uno dei fotografi professionisti più conosciuti in Campania e non solo. La sua professionalità è a disposizione del nostro

giornale, ma anche di quanti vogliano seguire i suoi corsi di fotografia, utilizzo di tecniche di foto ritocco , ottimizzazione delle foto con Photoshop per il miglioramento dell’immagine, presso la sua sala di posa. Per Informazioni rivolgersi allo studio: 0817362005

“Fortunato Celentino”

Qui, tutte le cose, il bene e il male, la salute e lo spasimo, la felicità più cantante e il dolore più lacerato, sono voci così saldamente strette, confuse, amalgamate tra loro, da formare insieme, un piacevole contrasto. Napoli è questo, in un’armonia realizzata da una bacchetta magica intelligente che suscita effetti di meravigliosa poesia.

Un momento di contemplazione che dà vita ad una pittura unica, irripetibile.Sono i colori dell’anima, che dolcemente si posano su uno specchio d’acqua rendendo un’ispirazione eterna.

"Quando guardo un tramonto e mi emoziono, non mi domando a che velocità gira la Terra o a che distanza è il Sole. Amo quel momento. Punto. Non c’è da capire c’è d’amare." (F. Volo).Da un promontorio, un tramonto e dopo l'infinito. Quest’immagine produce un sentimento di nostalgia e di emozionante attesa, con cromie di vario tipo che segnano il tempo reale.

L’immensa distesa del mare, incantatore e ingannatore di uomini audaci, mantiene il segreto del suo fascino… sotto la meravigliosa purezza del cielo al tramonto” Un secondo tramonto, qui è l'anima che si acquieta, lo sguardo che si spegne al calar del sole.

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27Domenica - 15 gennaio 2012

A spasso ne l ca l c ioValerio [email protected]

Dietro grandi uomini ci sono grandi donne, dietro i calciatori ci sono i loro agenti!

SPORT

Il 3 gennaio del nuovo anno, il calciomercato ha aperto i battenti nella versione invernale,

meglio conosciuta da tutti come sessione di riparazione. Ma non è del calciomercato che vogliamo parlare, ma dei suoi attori principa-li: gli agenti dei calciatori. Queste figure pro-fessionali stanno diventando molto famose grazie agli interpreti moderni, i quali dettano legge anche a società e presidenti, riuscendo a condurre trattative, a volte anche con costi di cartellino di gran lunga inferiori rispetto al valore reale del proprio assistito o addirittura sono capaci di strappare alle società contratti faraonici. Su tutti possiamo ricordare Mino Raiola, l’abile agente di Ibrahimovic portato al Milan dal Barcellona (per il suo cartellino pagò 50 milioni di euro più Eto’o) con una operazione vantaggiosissima per il club ros-sonero che prevedeva un prestito con diritto di riscatto fissato a 24 milioni di euro. Ma come si fa a diventare agente di calcia-tori ed entrare in questo mondo dorato fat-

to di cene, viaggi e tanti ma tanti campi di calcio ? Per diventare agente dei calciatori occorre superare un esame istituito e seguito dalla FIGC, l’accesso avviene partecipando al bando ufficiale pubblicato due volte l’an-no sul proprio sito. Per accedere all'esame ed ottenere l’iscrizione all’albo è necessario possedere dei requisiti fondamentali: licenza media superiore, nazionalità italiana, fedina penale pulita e non aver riportato sanzioni per illecito sportivo.L’esame consta di 20 domande a risposta multipla (15 dalla FIFA e 5 dalla FIGC). Il candidato che ha conseguito l’idoneità, do-vrà richiedere (entro sei mesi) il rilascio della licenza, presentando apposita domanda. Di-venuti agenti di calciatori, il nostro compito sarà quello di procacciare e negoziare con-tratti per il nostro assistito in cambio di una percentuale dello stipendio dello stesso, che può variare tra il 4% ed il 10% del reddito lordo annuale dell' atleta. L’agente ha un con-

tratto di durata massima di 2 anni, comunque rin-novabili, mentre l' atleta può sollevare dall' incari-co il procuratore con un preavviso di 30 giorni. Il procuratore, oltre agli aspetti finanziari, so-litamente dovrebbe occuparsi anche delle re-lazioni pubbliche e dell’orientamento dell’as-sistito.Di rilevante importanza per l’agente dei cal-ciatori è anche la conoscenza delle lingue e delle materie giuridiche, soprattutto la nego-ziazione di contratti. Recentemente l’intero mondo degli agenti dei calciatori era stato scosso da una possibile abolizione di tale figura professionale, voluta da Blatter, presi-dente Fifa, ma la notizia pare essere stata solo una bolla di sapone, per cui gli attori del cal-ciomercato potranno tornare sereni sul pro-prio set, pronti al ciack di un nuovo intreccio di mercato.

I N O G N U N O D I N O I

In ognuno di noi c'è un poeta, ciò che ci differenzia è l'uso di un linguaggio magari più erudito, la fantasia, la capacità

di creare delle rime e renderle musicali. Questo è quanto ha pensato la pro loco di Afragola, organizzando il primo premio nazionale di poesia dedicato a Luigi Grillo, arbitro internazio-nale di calcio e fondatore della pro loco di Afragola, deceduto nel 2009. L'attuale presidente Claudio Grillo ha avuto la bril-lante idea di indire questo concorso che si svilupperà in tre anni: quest'anno poesia cattedra, l'anno venturo poesia in toga e nel 2013 sarà riservato ai medici( poesia in camice bianco). Il vincitore del concorso poesia in cattedra, riservato ai dirigenti scolastici, è stato Pasquale Balestrieri di Ischia con la poesia Flatus Voci, dedicata al poeta Aristide La Rocca di Nola mor-to nel 2006. Per il poeta la poesia era come un mestiere, da svolgere con massima 'applicazione, in cui le rime dovevano

essere limate alla perfezione.Per uno strano scherzo del desti-no Aristide La Rocca fu premiato in passato per un concorso proprio da Luigi Grillo e dal professore Corcione, attualmente presidente onorario della Pro Loco, e promotore di innumere-voli eventi culturali e non, tra cui il caffè Letterario.L' iniziativa portata avanti dalla Pro Loco è degna di nota, non solo per aver utilizzato la poesia come oggetto del concorso ma anche per l'originalità nella scelta di categorie specifiche professionali che possono prendervi parte.Altro pregio dell'iniziativa è stato quello di utilizzare una giuria fatta di sole donne di ogni età. La premiazione è avvenuta presso la basilica di S. Antonio e le poesie prime classificate sono state lette dall'attore Biagio Zan-fardino e la giuria ha commentato le motivazioni delle scelte. In una recente intervista Claudio Grillo nutriva dubbi circa la possibilità di condurre la Pro Loco ed essere promotore di eventi come era solito fare il padre ma da osservatore posso dire che con le attività che lui e la Pro Loco insieme stanno portando avanti è sulla buona strada.

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28 Domenica - 15 gennaio 201228

CattiviK

Le pagelle di CattiviK

CATTIVIK

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ComandoSempreIo: è riuscito con disinvoltura a rimettere le mani sulla città ingannando tutti ancora una volta con un Sindaco burattino. Ha scelto l'intera squadra di governo, ha nominato i Dirigenti facendo ricadere le responsabilità su SonoQuiPerCaso. Gli è stato affidato il compito di curare i progetti più importanti per lo sviluppo di NonCiRestaChePiangere. Ha ripreso il Piano Urbanistico Comunale dal cas-setto dove era rimasto chiuso dal lontano 2006, anno in cui l'amministrazione, dall'onnipresente controllata, era stata sciolta per infiltrazioni (d'Acqua), ed adesso lo spaccia come il toccasana per rimediare a tutte le speculazioni edilizie da lui avallate nel corso degli anni. In realtà il problema non è ComandoSempreIo ma quanti danno ancora credito alla sue parole. Oggi è lui il padrone incontrastato dello città, quindi onore al merito, un bel 10, ma equivale ad un 110 e lode, un'intera laurea in inciuciologia politica.Unione Dei Cialtroni: non si capisce mai cosa pensino o cosa facciano. Uno pensa una cosa l'altro fa l'esatto contrario, tutto questo è frutto di inconsistenza politica o una elaborata strategia per mischiare le carte? Per il momento stanno a guardare speranzosi che ComandoSempreIo decida di condividere un po' del suo potere. Speranza vana, ma che alletta molto quanti sono rimasti lontano dalla poltrona e farebbero carte false per rimettere piede in consiglio. Per le loro arzigogolate idee si guadagnano un 9.Partito dei Decelebrati: ancora alla ricerca di una loro identità, la troveranno mai? Sbraitano, si indignano, fanno opposizione alla loro stessa maggioranza, ma non concludono niente, quando si tratta di tirare le somme e passare all'azione si fanno due conti e tornano indietro. Nono-stante ciò un voto alto per la loro saggia incoerenza politica lo meritano quindi 8, meglio uno schiaffo tutti i giorni che una mazziata domani.VorreiFareIlSindaco: eletto Presidente del Consiglio, eminente esponente del Partito dei Decelebrati, in eterno conflitto con ComandoSem-preIo alla fine resta succube e vittima di un complesso di inferiorità dal quale non riesce a liberarsi. Lui ci mette tutte le sue forze, anche se scarse ma va premiato l'impegno, voto 7.SonoQuiPerCaso: incapace di prendere decisioni da solo si è fatto mettere il cappio intorno al collo da ComandoSempreIo ed adesso sta aspettando soltanto che gli tolgano lo sgabello da sotto i piedi. Per il momento si attende uno scatto di orgoglio, un segnale di vita che ridia speranza. Voto 6 ma solo di incoraggiamento per guardarsi nei pantaloni e cercare gli attributi.MiMandaPapà: unico esponente del Nuovo Partito degli Scialacquatori Italiani appena terminate le elezioni rinnega la sua scelta di appoggio al Sindaco perdente con la segreta speranza di trovare un posto al tavolo dei vincitori, organizza la fronda interna all'opposizione, ma la sua è una strategia già vista, compitino sciatto quindi voto 5.VadoInCercaDiUnaPoltrona: primo non eletto della lista Unione Dei Cialtroni, si aggira per gli uffici comunali in cerca di incarichi. All'ori-gine grande amico di ComandoSempreIo in un secondo momento suo grande oppositore, prima Presidente del consiglio dell'amministrazio-ne sciolta per infiltrazioni (d'Acqua) poi assessore sotto il governo di FacevoMeglioSeStavoACasa, infine suo acerrimo e sferzante rivale in campagna elettorale. Voto 4, vale sempre la regola: chi tradisce una volta tradisce sempre.FacevoMeglioSeStavoACasa: ex Sindaco del Partito Dei Ladroni dopo aver battuto ComandoSempreIo diventa il suo primo alle-ato per fargli riconquistare il potere pur di non darla vinta a quanti lo avevano mandato a casa. Giochi del destino, forse la rabbia è cattiva Consigliera. Voto 3.

E questo è solo il primo quadrimestre...ci vediamo a maggio per gli scrutini.

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29Domenica - 15 gennaio 2012

RIPRISTINARE SUBITO LA LEGGE 188/07: CONTRO LE DIMISSIONI IN BIANCO

ATTUALITA’

Angelo [email protected]

La legge del 17 ottobre n.188 recitava che la lettera di dimissioni volontarie, volta a

dichiarare l’intenzione di recedere dal con-tratto di lavoro, è presentata dalla lavoratrice e dal lavoratore, su appositi moduli resi di-sponibili gratuitamente dalle direzioni pro-vinciali del lavoro e dagli uffici comunali. I moduli riportavano un codice alfanumerico progressivo d’identificazione e avevano una validità di quindici giorni dalla data di emis-sione. In altre parole, una legge contro le “di-missioni in bianco”, una legge contro l’abuso di potere compiuto spesso nei confronti di giovani lavoratrici e lavoratori al momento dell’assunzione; è allora che capita che ven-ga loro chiesto di firmare una lettera di di-missioni in bianco, cioè senza data. La data verrà messa successivamente , quando quella donna sarà incinta o quell’ uomo avrà avuto un infortunio o una lunga malattia. La proce-dura ovviamente è illegale, ma esiste. La leg-ge approvata nell’ottobre del 2007, aveva una funzione preventiva, le dimissioni volonta-rie dovevano essere date soltanto su moduli numerati progressivamente che avendo una

scadenza non potevano essere compilati pri-ma del loro utilizzo. Le dimissioni in bian-

co sono una piaga sociale che soprattutto al sud, rappresenta un’arma di ricatto verso tutti quei lavoratori che subiscono vessazio-ni contrattuali e irregolarità di trattamento rispetto ai contratti collettivi nazionali. Un male che limita l’accesso al mondo del lavo-ro delle donne e le minaccia costantemente rispetto all’evoluzione della loro vita familia-re. Nel giugno del 2008 il primo decreto del governo Berlusconi la abrogò. Ora un ampio

arco di forze, che va dai sindacati alla politica, sta lavorando per farla riapprovare; tra queste Mafalda Amente e Da-niela Nugnes del Popolo dalla Libertà, chie-dono il ripristino della legge 188 dai banchi del consiglio regionale della Campania, sen-za mezzi termini. A nome di tutte le colleghe di partito le due esponenti del Pdl si sono rivolte al governo centrale per far si che nel più breve tempo possibile possano nuova-mente essere garantiti i diritti delle donne lavoratrici. “ La legge mira a salvaguardare la dignità della donna sul posto di lavoro -

hanno concluso Amente e Nugnes - soltanto così si potrà scegliere liberamente se diventa-re mamme o meno. La riconquista della leg-ge 188 oggi avrebbe il significato simbolico di riaffermazione della libertà contro ogni forma di soggezione e costrizione, in quanto ogni donna deve essere artefice della propria vita e delle proprie scelte procreative che solo uno spirito illiberale può contrapporre al la-voro.

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30 Domenica - 15 gennaio 2012POESIA

“di Aldo Grazzi”

N'ADOZIONE

I' so' napulitano, sissignore,ma pure casoriano dx'adozione.

Si Napule me sta sempe 'int''o core,... Casoria pure tene na purzione.

Fuje trasferito quase ccà vicinoquarantun'anne fa, me pare aiere.

a ll'aeroporto di Capodichino:ero sergente, specialista armiere.

Casoria a cchilli tiempe s'allargava,

palazze appriesso appriesso custrueva.A poco prezzo 'a casa s'affittavae uno c''o stipendio se n'asceva.

'E nu palazzo nuovo a 'o sesto piano,truvaje 'a m'affittà n'appartamentoaddò Vesuvio e Vommero 'a luntanovedevo d''o balcone, e fuje cuntento:

Si Napule è 'o paese addò so' nato,campanno 'int''e primm'anne 'e giuventù,

Casoria è 'a cittadina addò so' statofin''a vicchiaia e nun 'a lasso cchiù!

Inauguriamo, in questo numero, la rubrica di poesia in vernacolo ( e non solo), che verrà diretta dal Cav. Aldo Grazzi, al quale diamo il benvenuto, ringraziandolo per la sua collaborazione.

ATTUALITA’

Luca Tramici [email protected]

Archiviate le festività, Il governo Monti punta a lanciare la fase 2, che il professo-

re preferisce incorporare al suo decreto “Sal-va Italia”, uno stadio incentrato su delle nuove prerogative che permetteranno al paese di ri-lanciarsi. Di comune accordo con il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, il premier ha elaborato un decreto legge che sarà varato per il prossimo 20 Gennaio; Tra le proposte, c’è il tema delle liberalizzazioni e nuove riforme del mondo del lavoro.Liberalizzare, un argomento che ha suscitato molto interesse e fermento, sia tra la classe politica sia quella dirigenziale, un termine che il premier non vuole sia assunto nel vero senso della parola, ma che si traduca come una sorta di protezione per i consumatori futuri. Trattasi vari progetti e ideazioni tese a favorire concorrenza e merito nei diversi settori, abbattendo un sistema di concezione, ancora oligarchica.I settori posti sotto la lenta d’ingrandimen-to sono: il settore dei carburanti, nel quale si punta a una maggiore distribuzione dei di-stributori no logo e allo sviluppo di operatori indipendenti, con lo scopo di ridurre le ta-riffe; i servizi professionali quali farmacie, li-

beralizzando i farmaci di fascia C (quelli con prescrizione medica ma a carico del pazien-te) e i taxi, ai quali il governo pone l’obbligo di aumentare il numero di licenze per città, ot-tenendo un numero maggiore di taxi e quin-di creando una nuova concorrenza tariffaria; e infine i servizi pubblici locali e i trasporti: con l’apertura a una gestione competitiva da parte dei comuni ad altre compagnie del set-tore e varie modifiche a livello strutturale.Tra i servizi pubblici locali spuntano anche gli impianti energetici e, secondo varie indi-screzioni, anche i servizi idrici. Il Ministro Passera richiamerà la direttiva che impone ai paesi membri la liberalizzazione della gestio-ne dell’acqua. La questione rimbalzò già nel precedente Governo, con l’allora ex Ministro Andrea Ronchi, ma il testo fu abolito con il referendum del giugno scorso. Il referendum abrogò la cessione ai privati, ma non impedì la liberalizzazione dello stesso, specie sulla remunerazione e manutenzione del servizio . Proprio su questi punti, Passera cercherà di creare una specie di escamotage, per scavalca-re il muro referendario. Per i tanti sostenitori del quesito sulla gestione dell’acqua pubblica sarebbe una bella doccia fredda, nel vero sen-

so della parola. Eppure basterebbe solamente attuare piccole modifiche sulla cessione della gestione dell’acqua, passando dal controllo da parte delle S.p.A. ad associazioni per la tutela dell’acqua. Un simile mutamento è ac-caduto proprio nella città partenopea, dove la giunta comunale ha deliberato a favore della nascita della prima rete europea dell’acqua pubblica, che si prefissa di ripubblicizzare il servizio idrico e allontanare i vari tentativi di mercificazione da parte dell’Unione Europea e delle multinazionali. Un grande passo che permetterebbe al Paese di riacquistare le re-dini e di uscire da questo ennesimo tentativo di manovramento. Staremo a vedere…

L e “ l i b e r t à ” c h e d i v i d o n o l o s t i v a l e

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31Domenica - 15 gennaio 2012

Le liberalizzazioni salveranno l’Italia?

CRONACA

Domenico Pagliuca

Le liberalizzazioni salveranno l'Italia?La ri-sposta non è facile, è necessario quindi pro-

cedere gradualmente cercando d'individuare i protagonisti, l'oggetto ed i tempi di questa materia. Che cosa sono le liberalizzazioni?Il dizionario definisce la liberalizzazione come “l' eliminazione di vincoli che erano stati po-sti in precedenza”. Questa definizione può cosi essere contestualizzata: l'Italia è ferma, bisogna distruggere i vecchi vincoli che ne impediscono la crescita. Le parole del Pre-sidente del Consiglio Monti in questo senso sono state chiarissime nel sottolineare che è necessario “sbloccare il paese e far saltare i colli di bottiglia che lo rendono più lento degli altri”. Il Governo dei Professori con l'aiuto dell'Antitrust ha quindi individuato la possibile strada per rilanciare l'economia italiana: puntare sulle liberalizzazioni e le li-bertà economiche. Cos'è l'Antitrust?Quale è il suo ruolo?L'Antitrust o meglio l'Autorità Garante della Concorrenza è un istituzione

indipendente che garantisce il rispetto delle regole in materia di concorrenza. L'Antitrust ha quindi il ruolo specifico di indicare al Go-verno dove e come intervenire in questo set-tore. Quali sono gli oggetti delle liberalizza-zioni individuate dall'Antitrust?L'Antitrust ha fornito segnalazioni d’intervento per di-versi rami dell’economia italiana seguendo la linea di condotta dettata dal Presidente Monti “ogni settore dà un contributo ma è più equo se avviene in libera concorrenza”. Le proposte più importanti, fornite dall’Au-torità, sono state le seguenti:1)Aumento del numero delle licenze dei taxi.2)Regolarizza-zione ed apertura del mercato finanziario a nuovi concorrenti .3)Rivoluzione del sistema postale con l'inserimento di nuovi operato-ri.4)Aumento del numero dei notai.5)Libera-lizzazione della vendita dei farmaci con pre-scrizione medica e aumento del numero delle farmacie sul territorio. Le liberalizzazioni cambieranno quindi l'Italia?Il dato certo è

che “Il tre-no Italia” è fermo da troppo tempo e personalmente credo che le liberalizzazioni possono essere il giusto carburante per ri-partire. E’necessario aprire importanti settori dell’economia italiana alla concorrenza del libero mercato per favorirne la crescita,ed in modo particolare è importante rendere libere ed aperte le professioni ai i giovani in modo da facilitarne l’occupazione. L'inserimento di questi interventi nella realtà socio-economi-ca italiana non sarà però agevole,gli interessi corporativi saranno i principali ostacoli. Le liberalizzazioni nell’economia italiana non produrranno i primi risultati nell’immedia-to ma solo a distanza di tempo; le aspettative nelle liberalizzazioni devono essere quindi realistiche. La parola d’ordine è realismo.

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