4° Numero de "Il Domenicale di Casoria"

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CONCESSIONARIO UFFICIALE 125 - 150 151 - 200 151 200 S.S.87 KM 8,800 - CA ASORIA (NA) • 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 . . . . . . . . . . . . . 7 7 7 7 7 7 7 7 7 7 7 7 7 7 7 7 7 7 7 7 7 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 58 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 85 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 TEL. 081 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 54 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 42 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 28 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 - - - - - - - - - - - - - - 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 08 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 81 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 . . . . . . . . . . . . . . 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 54 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 40 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 01 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 01 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 3 3 3 3 3 3 3 3 3 w. c cer b bonem mot o o.it ww ww w c cer b bonem mot o o i t ww ww Anno II - Numero 4 del 28 ottobre 2012 Nel suo ricordo... “Il pastore della comunità.L’uomo a difesa delle nostre radici” Foto by Fortunato Celentino All’interno servizi di : Marzia Luciano Emiliana Creasci

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Il giornale dei Casoriani

Transcript of 4° Numero de "Il Domenicale di Casoria"

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CONCESSIONARIO UFFICIALE

125 - 150151 - 200 151 200

S.S.87 KM 8,800 - CAASORIA (NA) • 111111111111111111.............77777777777777777777755555555555555555555558888888888888888888888888888555555555555555555555TEL. 081 555555555555555555555555555555444444444444444444442222222222222222222228888888888888888888888 -------------- 00000000000000000000008888888888888888888888111111111111111111111111111..............555555555555555555555555444444444444444444444440000000000000000000001111111111111111110000000000000000000011111111111111333333333 •••• •••• w.ccerbbonemmotoo.it wwwww ccerbbonemmotoo itwwww

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RISTRUTTURAZIONI TOTALI E PARZIALI DI APPARTAMENTIRISTRUTTURAZIONE DI ESTERNI DI INTERNIEDIFICI O PARCHI - TETTO TERMICOPRONTO INTERVENTO E MANUTENZIONE

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Nel suo ricordo...“Il pastore della comunità.L’uomo a difesa delle nostre radici”

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All’interno servizi di : Marzia Luciano Emiliana Creasci

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Domenica 28 ottobre 2012

Periodico settimanale a diffusione gratuitaAnno II n. 4 - 28 ottobre 2012

Autorizzazione del Tribunale di Napolin. Reg. 4925 del 28/09/2011

Direttore responsabile:Pasquale D’Anna

[email protected]

Redazione:Via G. Marconi,

80026 Casoria (NA)[email protected]

Stampa:

Via dell’Indipendenza, 3780021 Afragola (NA)

[email protected]

Edito da:Associazione Culturale Kasauri

Casoria (NA)

Progetto Grafico e Impaginazione:Marco Capparone

Questo numero è stato chiuso in redazioneGiovedi 25 ottobre 2012

LA REDAZIONE

Rosaria Ascolese

Gianni Bianco

Marco Capparone

Vittoria Caso

Valerio Cresci

Emiliana Cresci

Gennaro Crispino

Ciro Esposito

Angelo Ferro

Maria Gentile

Pasquale Lucchese

Marzia Luciano

Pellegrino Mazzone

Carmine Mondola

Raffele Nocera

Domenico Pagliuca

Francesco Pagliuca

Eduardo Paola

Amalia Vettoliere

Maria Ranieri

Mario Romano

Vincenzo Russo

Pina Savorra

Luca Tramici

Umberto Simonetti

Ernesto Valiante

Gea D’Anna

pag. 2 Vignetta di Carmine Mondola pag. 3 PrimoPiano di Marzia Luciano pag. 4 PrimoPiano di Marzia Luciano pag. 5 Primo Piano di Emiliana Cresci pag. 6 Rubrica di Enzo Marino pag. 7 Rubrica di Enzo Marino pag. 9 Attualità di Mondola-Simonetti pag. 11 Scuola di Vincenzo Russo pag. 12 Lettere al Direttore pag. 13 Attualità di Vittoria Caso pag. 14 Rubrica di Gea D’Anna pag. 16 Intervista di Gianni Bianco pag. 17 Napoli di Pasquale Lucchese pag. 18 Napoli di Amalia Vettoliere pag. 21 Attualità di Maria Gentile pag. 22 Il Fatto di Rosaria Ascolese pag. 23 Teatro di Eduardo Paola

Il graffio di Ciemme

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Nel suo ricordo...“Il pastore della comunità.L’uomo a difesa delle nostre radici”

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Matrimonio a l l ’ ita l ia n a

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Domenica 28 ottobre 2012

Ad un anno esatto dalla scomparsa del sacerdote Don Mauro Piscopo, Giovedì 19 Ottobre del c.a. si è tenuta, a cura de “Il Domenicale di Casoria” e dell’associazione culturale “Kasauri”, presso la biblioteca comunale della città di Casoria, una manifestazione volta alla commemorazione del ricordo dell’uomo a cui è dedicata la suddetta struttura. L’incontro è stato introdotto e moderato dal Direttore del Domenicale Pasquale D’Anna, che ha colto l’occasione per ringraziare l’amministrazione locale per aver concesso la possibilità di organizzare un evento di tale rilevanza, sottolineandone lo sfondo esclusivamente laico, allo scopo di esaltare la figura del sacerdote al di là della sua veste religiosa. Successivamente, la parola è passata a Giuseppe Pesce.Inevitabilmente emozionato al ricordo della personalità di Don Mauro, il noto

giornalista ne ha ricordato lo spiccato senso di umanità, lo spirito solidale e le doti sociali e civili che lo invogliavano a tendere costantemente la mano a chiunque ne avesse bisogno, pronto ad affiancare i lavoratori qualora fosse

necessario, ad alzare la voce contro la violenza, esponendosi senza alcun timore

anche sui giornali, accerchiandosi mai di nemici ma solo di amici, da lui considerati indistintamente fratelli. E’ intervenuto anche l’assessore all’Ambiente Pasquale Tignola che, dopo aver portato i saluti del sindaco w dr. Vincenzo Carfora, ha fornito

una sua testimonianza diretta riguardante il sacerdote, definito “radice profonda del territorio”, che ha costituito e continua a costituire, con il suo ricordo, un innegabile esempio da seguire. Successivamente, prezioso è stato l’intervento del parroco del santuario di San Benedetto Abate, Don Pasquale Fioretti, che, soffermandosi sull’ottica negativa in cui sono visti oggigiorno gli uomini di Chiesa, ha sottolineato quanto c’è di errato in questo pensiero, se si pensa

a figure come quelle del defunto sacerdote, suo collega ed amico: uomo di immensa

PRIMO PIANO

Marzia [email protected]

Un anno dopo, Don Mauro continua a vivere Il Domenicale commemora la figura di Don Mauro Piscopo

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Domenica 28 ottobre 2012

cultura, che rifiutava qualsiasi nomina o incarico superiore pur di restare più vicino possibile al popolo, è stato anche definito l’ “uomo dell’aggiornamento”, in quanto

anticipatore del coinvolgimento e del ruolo dei laici nell’azione pastorale, che intendeva la Chiesa non gerarchica, bensì comunità aperta a tutti, senza distinzione di orientamento o schieramento politico o religioso. Il consigliere Massimo Iodice ed il senatore Tommaso Casillo, poi, si sono soffermati l’uno sull’auspicio che vi sia sempre nella collettività il sentito bisogno di riscoprire le sue radici per risorgere, partendo da figure come quella di Don Mauro, pilastro degli ultimi

cinquant’anni, l’altro sul contributo del sacerdote nell’abbattimento delle barriere politiche e sociali in eventi come quello di ieri, che ha unito una platea vasta ed

indifferenziata, costituita da giovani ed adulti di varie fasce di età.Valida è stata anche la testimonianza spontanea del giovane consigliere comunale Cortese, dimostrazione di quanto la figura del sacerdote sia stata apprezzata e continui ad esserlo, seppur nostalgicamente, dalla comunità giovanile, troppo spesso schiva e diffidente riguardo il ruolo non solo spirituale ma anche sociale della Chiesa nella propria vita. Infine, a concludere l’evento è stato il fratello di Don Mauro,

il Dottor Enzo Piscopo che lo ha ricordato, con infinita commozione e malinconia, come un uomo giusto, pio e benevolo non solo nell’ambito familiare ma anche e

soprattutto in quello ampio della società, capace di farsi spazio tra una folta folla di religiosi e non, simbolo della Chiesa capace di donarsi ma, all’occorenza, anche di laico dispensatore di soccorsi. L’evento è stata un’ulteriore dimostrazione di quanto Don Mauro, nonostante la sua scomparsa, continui a vivere per i suoi cari e per i suoi concittadini come se mai li avesse lasciati, unendoli tutti, così diversi tra loro, attraverso il medesimo ricordo.

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Domenica 28 ottobre 2012

Sabato scorso, in occasione della S. Messa in suffragio dell’an-niversario della morte di Don Mauro Piscopo, in una zona an-tistante la chiesa di San Benedetto Abate, è stata benedetta una croce di legno interamente realizzata da Gianluca Russo, giova-

ne falegname casoriano, lega-to alla parrocchia e alla figura di Don Mauro. Ma quest’ope-ra, questa croce ha una par-ticolare provenienza e ce la racconta lo stesso Gianluca.

Qual è l’origine della cro-ce e come è stata realizzata?

“La particolarità di questa cro-ce è il materiale con cui è stata realizzata, ovvero il legno del vecchio portone della chiesa, un legno secolare dato che risa-le all’incirca alla fine dell’800, inizio ‘900, nello specifico

castagno italiano, legno ormai difficile da reperire. Ha ripreso nuova vita ogni pezzo del vecchio portone. Infatti sulla croce, sono stati poi applicati i chiodi e i cardini del portone stesso”.

Quali sono stati i tempi di lavorazione e chi vi ha collaborato?

“I lavori di realizzazione sono durati all’incirca un mese o poco più e alla realizzazione dell’opera, hanno contribui-to tutti i collaboratori della falegnameria e Ciro Silvestri”.

Come è nata l’idea del recupero?

“L’idea è nata un po’ per caso, quasi per vo-lontà del Signore, cre-do. Mi chiamarono per sapere come smaltire il legno del vecchio por-tone sostituito un paio di anni fa con l’attua-le, e da lì l’idea di rea-lizzare questa croce in memoria di Don Mau-ro; un segno d’affetto verso questa figura che ringrazio sempre Dio per averlo cono-sciuto, una persona come lui che non solo per me ma per tutti i ragazzi del quartiere è stato il grande punto di riferimento”.

Quale, il messaggio di questo lavoro svolto?

“Realizzare questa croce ha per me un significato importante: lasciare un ricordo del passato;e il passato è anche questo legno appartenuto a questa chiesa, un pezzo di storia che rimarrà qua, anziché essere bruciato come avevano pensato di fare inizial-mente”.La famiglia Piscopo ringrazia Gianluca non solo per il dono materiale, ma per il grande affetto mostrato attraverso il dono stesso. L’opera infine è stata accolta con benevolenza dagli abitanti del quartiere che ringraziano e si sentono onorati di que-sto dono che sentono quasi come un ‘continuum’ con il passato, un ulteriore legame con ciò che è stato e resterà per sempre.

PRIMO PIANO

Una croce per Don Mauro, una croce per …Emiliana [email protected]

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Domenica 28 ottobre 2012RUBRICANon cercate coerenza o un

filo conduttore o uno stileletteario... vi saranno negati! Questa rubricasarà solo il passepartouttra me e voi quando ionavigherò tra i miei ricordiveri o fantastici, nostranio internazionali, sociali o spirituali

E N Z O M A R IN OVIAGGI NELLA MEMORIA,VIAGGI NELL’ESTRO

IO SONO REGINA

Dopo il burrascoso disconoscimento di mia nonna, lo ‘nciuciare paesano e gli interventi del nonno che rimise a posto la situazione, tutto rientrò nella normalità. I primi anni della mia vita li vissi con serenità, senza incrociare più gli umori dei miei parenti, curata amorevolmente dalla mamma, vivendo intensamente i giochi del cortile, frequentando l’asilo e le elementari da donna Giulietta fuori al Pruvulino erudendomi tra grembiuli sempre lindi, fiocchi svolazzanti, lezioni pedantesche, banali recite, rituali estenuanti, dure punizioni, continue discriminazioni, stancanti processioni, ceri alla Vergine, letterine brillantate e doni sempre più importanti alle monache.Allora, io ero felice e vivevo l’innocenza dei miei anni. A dodici anni, di notte, mentre ero in un sonno profondo, improvvisamente sobbalzai con una strana sensazione, sembrava che mi stessi urinando addosso invece era un fiotto che discretamente mi scendeva dalla vagina. Se pur io fossi preparata all’evento mi spaventai e mi emozionai tantissimo. La mamma mi quietò mettendoci sopra una

salvietta di lino e stringendomi a lei. All’indomani, posò tra i miei capelli una piccola rosa rampicante e gioiosamente mi disse: “auguri sei diventata signorina!” Tutti lo seppero e tutti ne parlarono tanto da farmi sentire in imbarazzo mentre mio padre scansava l’argomento facendo finta di niente. Non era una questione per maschi! Da quel giorno cambiò la mia vita perché il mio corpo incominciò a mutare velocemente e nel giro di un anno persi le forme bambinesche per un corpo slanciato e ben proporzionato da donna fiorente. Una leggera peluria mi coprì braccia e gambe, il collo si assottigliò con eleganza, il ventre si tornì amabilmente, le gambe si affusolarono, i glutei si pronunciarono sodi e tondi, il monte di Venere accentuò il pube ormai coperto di un rado ciuffo biondo mentre in petto spiccarono due bei seni a forma di pera. La natura aveva compiuto il suo miracolo: aveva scolpito un bel corpo e mi aveva dotato anche di nuovi e piacevoli impulsi che io gradii molto. Divenni vezzosa e a soli tredici anni già attiravo i maschi. I miei fratelli incominciarono ad

ingelosirsi quando s’accorsero che anche i loro amici venivano a casa solo per vedermi o per avere un contatto con me. Io se pur ben formata e con dei forti istinti femminili agivo comunque da bambina, non afferravo ancora il senso malizioso delle cose e la forza della bellezza che la natura m’aveva dotata e allora scherzavo con tutti, con innocenza, senza crearmi problemi di alcun tipo invece non tutti corrispondevano con la stessa purezza.I miei fratelli, con il tacito appoggio di mio padre, eliminarono dalla nostra casa festeggiamenti e ricevimenti che superassero il clan familiare e impedirono l’ingresso ai maschi di qualsiasi età. Ma la cosa che mi fece soffrire di più fu la mancanza di libertà. Mi fu impedito di uscire con le amiche e la domenica a San Mauro o a scuola potevo andarci solo scortata da parenti. Passavo giornate intere nella mia camera che divenne la palestra del mio corpo e della mia mente. Trascorsi diversi mesi nella noia più assoluta ma un giorno ebbi voglia di aria fresca, di luce vera, del profumo del quotidiano e allora sfidando le restrizioni

L’epilogo (II Parte)

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Domenica 28 ottobre 2012

uscii sul terrazzo, passeggiai e respirai un’aria piacevolmente frizzante a pieni polmoni e poi incominciai a saltellare a braccia aperte come per spiccare il volo. Feci diverse giravolte, librai per l’aria e mi feci trasportare dalle folate senza accorgermi che da una finestra un giovane mi osservava. Solo più tardi egli attirò la mia attenzione dicendomi: “Vengo anch’io? in due si vola meglio!...”. Era simpatico e spiritoso ed io con piacere corrisposi invitandolo a fare un salto e raggiungermi sul terrazzo pensando che fosse impossibile, invece, dopo pochi minuti, sbucò alle mie spalle. Non mi spaventai, lo guardai immensamente negli occhi e senza dire niente, serenamente, lo presi per mano e lo invitai a svolazzare allegramente per la loggia ad imitare gli uccelli. Un poco alla volta non fingemmo più ma demmo forma, con scioltezza, a dei veri voli d’uccelli e volteggiavano in una tacita e coordinata intesa di voglia di vivere in un buco nero della realtà. Il bello dell’innocenza. Esausti ci lasciammo cadere a terra, sfiorandoci senza malizia, toccandoci piacevolmente, guardandoci negli occhi compiaciuti. Poi la realtà riconquistò il tempo e noi scoppiammo a ridere per l’improvvisata ma schietta esibizione. Nessuno della mia famiglia s’accorse dell’accaduto, Lello, così si chiamava, s’arrampicò su un parapetto, scavalcò un muro di divisione tra due palazzi e scomparve oltre per poi riapparire di nuovo dalla sua finestra.In una continua sfida con i miei parenti, per vivere attimi di libertà e per godere della frequentazione di una persona piacevole, rividi Lello molteplici volte. Era gioviale, sveglio e pieno d’entusiasmo ed io mi attaccai a lui sempre di più tanto da non vederci malizia quando mi chiese di volteggiare nudi fasciati solo dalla

fresca aria serale. Fu così che apprezzai anche la sua mascolinità e fu così che quel terrazzo divenne più volte l’alcova del nostro amore. Bello, com’era bello aggrovigliarsi al corpo di un maschio, com’era fantastico assaporare umori e odori dell’amato, com’era appagante possedere un uomo dentro di se, com’era esaltante allontanarsi dalla realtà, com’era eccitante prendere coscienza di poter raggiungere l’armonia con l’universo.Dopo qualche mese incominciai ad avere nausee e vomito, mia madre capì subito che ero incinta e prese a schiaffiarsi pensando come fosse potuto succedere dal momento che ero letteralmente segregata e controllata in casa. Quando poi apprese che ero innamorato di Lello si scarrupò il cielo. I miei fratelli che si arrogavano il diritto della nobile discendenza materna fecero guerra e fuoco contro Lello, studente figlio di un infermiere, adducendo al fatto che non era socialmente all’altezza della nostra famiglia. Si schierarono contro le nozze riparatrici, progettandomi un futuro di donna non sposata, solitaria, dedita alla crescita del “figlio della colpa” e senza mai più vedere e perfino pensare agli uomini. Condannata cioè dal demone della follia umana per il resto della vita a battermi il petto per qualcosa di meraviglioso che la società voleva tinta di sporco. Erano talmente inglobati nell’ipocrisia collettiva da non capire il danno che stavano architettando contro il loro stesso sangue. Una zia poi, santa donna, che stava sempre ‘ntririce suggerì l’intervento della vammana, disse: “un sano e rapido aborto cancella il guaio e risolve tutti i problemi”. E fu così che mentre i miei fratelli discutevano sulla decisione da prendere, mio padre cercava di convincere la mamma e la mamma che con sdegno cristiano si sbatteva per la

paventata soluzione, io senza fare ne alto e ne basso presi pochi indumenti e scappai via con Lello. Fummo accolti in casa di una zia a Fratta Piccola che, vedova da qualche anno, ci ospitò con vero piacere innanzitutto per uscire dalla sua solitudine che la stava immalinconendo di brutto. Fu il suo risveglio, e la nostra salvezza. Tramite persone di riguardo i miei familiari ebbero un abboccamento con quelli di Lello e alla fine si convinsero a farci sposare. I miei genitori mi fornirono una discreta dote mentre quelli di Lello s’occuparono dei festeggiamenti. Il mio ragazzo purtroppo smise di studiare e trovò lavoro presso un rivenditore di vino alla ferrovia, amico del padre. Ci unimmo in matrimonio con la dignitosa presenza di mia madre, gran donna come sempre, ma non di mio padre che proprio in quei giorni s’ammalò di una strana malattia. Non so se disapprovava veramente le mie nozze ma era ovvio che, con la defezione, doveva darlo ad intendere ai casoriani. Ormai sono passati diversi anni e Lello ed io abbiamo conquistato una nostra posizione nella comunità mentre le storie che hanno segnato l’inizio della nostra vita in comune, pur rimanendo fisse nei nostri cuori, sono state corrose dal tempo. Le figure dei miei genitori e l’illusorio mondo dei miei fratelli sono stati portati via dai tempi nuovi come scrosci d’acqua sgretolanti. Senza preavviso, senz’ordine, senza creanza. Io pur ballando il rock and roll e vivendo tutto il nuovo scaturito dall’atomica sono rimasta sempre legata ad un mondo fantastico, alla mia purezza d’animo, ad un gioco continuo di ricerca di libertà che mi ha fatto e mi fa svolazzare ancora oggi in spazi d’incontrollata felicità.Forse non fui più la reginella dellafamiglia ma certamente sono stata Regina di libertà per tutta la vita.

L’epilogo (II Parte)

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Domenica 28 ottobre 2012

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Domenica 28 ottobre 2012AT TUALITA’

UNIVERSO LE AQUILE DI CASORIA

Il Cav. Stellato nuovo socio onorario delle Aquile di Casoria. E’ dagli inizi di ottobre che Le Aquile di Casoria hanno tra i loro Soci il Cavaliere della Repubbli-ca Italiana Salvatore Stellato. La co-noscenza con il Cavaliere è nata per caso ci dice il Presidente delle Aquile Alberto Simonetti, nel congratularci tramite social network con il Cavaliere è iniziato un dialogo molto costruttivo e abbiamo deciso di incontrarci, la chiacchierata è stata piacevole e si è discusso delle molte opportunità che si hanno in una associazione che opera sul territorio cittadino. Alla luce delle affinità di pensiero emerse negli incon-tri avuti con il Cavaliere, ilw Direttivo ha pensato bene di proporre la carica di so-

cio onorario al Cav. Stellato, il quale ha ringraziato accettando tale carica asso-

ciativa. Il Cav . Stellato, è nato a Napo-li nel luglio del 1964, risiede a Casoria-

Arpino, ha ricevuto vari riconoscimenti tra cui: Benemerenza del Capo del Di-

partimento della Protezione Civile; ha conseguito l’attestato a testimonian-za dell’opera e dell’impegno prestati nello svolgimento di attività connesse ad eventi della Protezione Civile ed infine :Il Presidente della Repubblica in considerazione di particolari Be-nemerenze, su proposta del Consiglio dei Ministri ha conferito in data 02 giugno 2012 l’Onorificenza di «Ca-valiere», con cerimonia in Prefettura di Napoli svoltasi in data 01 ottobre 2012, cerimonia alla quale era presen-te il Sindaco di Casoria. Una presenza

di rilievo che si aggiunge alle altre cari-che onorarie per Le Aquile di Casoria.

Carmine [email protected]

Alberto [email protected]

Qualcuno forse penserà che sto dando i numeri , è solo il nome del testo unico sulla sicurezza. Gli infortuni sul lavoro e le patologie correlate alle attività la-vorative rappresentano un problema rilevante sotto il profilo sanitario, sociale ed economico in considerazione della sofferenza che tali problematiche causa-no e degli alti costi che il sistema deve sostenere a causa spesso di una mancata opera di prevenzione. Il fenomeno degli infortuni sul lavoro provoca in Italia numerosi incidenti. La prevenzione degli incidenti in azienda tramite gli ade-guamenti di Legge spesso viene vista come un costo aggiuntivo ai già pesanti costi di gestione aziendali, in effetti ragionandoci sopra non è così, ci son da considerare i costi di eventuali sanzioni applicate in caso di ispezioni o del veri-ficarsi di infortuni sul lavoro. In Campania abbiamo la presenza di attività indu-striali, di servizi e da una prevalenza di microimprese, pur essendo consistente anche la presenza di piccole e medie imprese. Anche se il trend degli incidenti è in ribasso, la frequenza degli infortuni supera i 45 casi ogni 1000 addetti.

Cos’è la sicurezza sul lavoro 81/80

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I PINI

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Domenica 28 ottobre 2012

In ragione della X Giornata Nazionale della Sicurezza nelle scuole abbiamo incontrato il vice sindaco, nonché assessore ai lavori pubblici del comune di Casoria, Sergio D’Anna. Un colloquio informale, una lunga chiacchierata, che ci ha permesso di capire la reale situazione delle scuole del nostro territorio. Avendo scritto, due settimane fa, della scuola San Mauro, abbiamo ricevuto da parte del vice Sindaco, la richiesta di un incontro, al fine di chiarire alcune situazioni. Il nostro giornale è attento a porre l’attenzione sul tema della sicurezza dei nostri piccoli concittadini, questo, perché la manutenzione ordinaria degli istituti scolastici, da parte di Comuni e Province, risulta essere inadeguata e approssimativa, sia per la scarsità dei fondi a disposizione, sia per la grave sottopercezione che si ha circa l’importanza di investire sulle strutture scolastiche. Dalla relazione che ci è stata consegnata si evince che durante i lavori alla scuola San Mauro, sono state riscontrate opere impreviste in fondazione, riguardanti la reale conformazione dell’impalcato di primo calpestio, in particolare, in progetto, era ipotizzato poggiante direttamente sul terrapieno. Nelle more della nuova progettazione di variante, veniva stipulato contratto con repertorio n. 1132 del 18 marzo 2011, dell’importo di 1.161.993,68, compreso gli oneri di sicurezza ed al netto del ribasso del 35,1745% reso in sede di gara. Sulla base

dei nuovi elementi di indagine si è dovuto provvedere ad accorgimenti che non contrastassero le ipotesi progettuali poste alla base del progetto esecutivo, per cui gli stessi progettisti hanno redatto apposita variante, trasmessa in data 1 aprile 2011,

che riguarda modifiche formali di alcuni parametri murali, un intervento di rinforzo locale e la realizzazione di vespai aerati in alcuni locali. Nel corso dei lavori si sono manifestati ulteriori inconvenienti, il problema più rappresentativo è evidenziato dalla perdita di una condotta fognaria, in attraversamento trasversale al corpo centrale dell’immobile, che raccogliendo le acque della palestra all’aperto e buona

parte delle coperture dell’immobile si disperdeva sotto l’edificio, creando nelle sottostanti fondazioni una voragine. Da una più dettagliata analisi, della relazione di perizia di variante tecnica e suppletiva, si è evidenziato una differenza

con lo stato dei luoghi, quale la minore quantità di infissi e dei marmi, in considerazione di tutto ciò, l’importo dei lavori passava a 1.393.205,79, compreso gli oneri di sicurezza. Il termine di completamento dei lavori statici e funzionali, secondo l’assessore, è previsto per il 30 dicembre di quest’anno, ma serviranno ulteriori sei mesi per i lavori esterni (illuminazione e servizi vari). Purtroppo la scuola a Casoria non trova “pace”, superata la questione staticità degli edifici, apriamo il dibattito sui raid vandalici che si susseguono nelle scuole cittadine. In un edificio scolastico di Via Duca D’Aosta ci sono stati danni quantificati in €. 44.933,42, con la determina n.198 del 29/08/2012 sono stati approvati i lavori di

ripristino funzionale ma restano “oscuri” quali sono i danni arrecati dai vandali. Gli slogan elettorali riferivano “Casoria città sicura” ma evidentemente anche quella frase era presa dal libro dei sogni, la realtà è che l’amministrazione non sa porre freno alla situazione, non ha intenzione di installare telecamere e lascia che siano i teppisti di turno a fare il bello e il cattivo tempo in città.

S C U O L A

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Vincenzo [email protected]

La scuola San Mauro e i lavori “quasi” finiti. Il Domenicale incontra il vicesindaco Sergio D’Anna

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Domenica 28 ottobre 2012LETTERE al DIRETTORE

Caro direttore, ho letto con particolare in-teresse l’editoriale di domenica scorsa dal titolo “la discarica del Cantariello al tg3 nazionale” a firma di Vincenzo Russo e ho sentito l’esigenza di alimentare la rifles-sione attraverso questo mio piccolo con-tributo. Innanzitutto, vorrei, dalle pagine del Suo giornale, ringraziare non solo il Domenicale, ma la stampa locale tutta, che da mesi, in alcuni casi da anni, si sta occupando della vicenda del Cantariello. Trovo positiva e doverosa l’attenzione per un problema che, come già evidenziato domenica scorsa, ha una rilevanza ormai nazionale. Parto da una premessa, Russo scrive che il sottoscritto è l’unico che ne-gli ultimi mesi ci ha messo la faccia, mi permetterà il giovane articolista di ringra-ziarlo, ma francamente la notizia vera non è che lo scrivente ci abbia messo la faccia, ma che forse negli anni di facce se ne si-ano viste troppo poche, pertanto la stra-nezza sta più in questo, che non nel mio “normale” e “doveroso” interessamento. Mi sarei potuto trincerare anch’io sul “è un problema presente da anni il Comune non può far nulla”, ma francamente credo che chi è deputato al difficile compito di amministrare questi territori, debba anche tentare di trasformare in possibile, ciò che a molti appare impossibile. Veniamo ai fatti: nominato nel giugno 2011 Assesso-re, dopo l’emergenza rifiuti, ho chiesto in-formazioni all’ufficio ambiente prima e all’ufficio legale poi del Comune, per es-sere edotto sulla vicenda e dopo aver letto l’incartamento prodottomi, avevo appura-to il lungo e perdonatemi stucchevole bal-letto di competenze che da anni si era in-

nescato fra Comune, il Commissariato di Governo e la Provincia, da cui si desume-va un’inutile quanto improduttivo scari-cabarile. Da li, e poco dopo, è partita una collaborazione forte e costante con i comi-tati di zona, sia quello del quartiere Casta-gna che il Comitato Discariche a nord di Napoli, i quali in uno spirito di collegialità e soprattutto fiducia verso l’ente locale, hanno e continuano a dare il loro prezioso contributo. Nei mesi successivi a ridosso dell’estate scorsa il Comune ha convocato la Commissione Bonifiche della regione Campania, la quale presieduta dall’On. Antonio Amato ha fatto due sopralluo-ghi sul sito, congiuntamente all’ARPAC (agenzia regionale per l’ambiente). Dopo queste due visite, il sito, che era sotto se-questro giudiziario, è stato dissequestrato e affidato in custodia al Sindaco Carfora, il quale unitamente ai dirigenti competen-ti Ing. Napolitano e Dott. Colucci hanno provveduto a tutti gli adempimenti neces-sari che portassero, così come richiesto dalla Commissione Bonifiche, alla carat-terizzazione dei rifiuti presenti sul sito. Tutto ciò è avvenuto con spedita ed ef-ficiente regolarità, ed infatti nello scorso mese di settembre, il Comune in presenza dell’Arpac ha effettuato tali prelievi, così come evidenziato nell’articolo di Rus-

so, prelievi i cui risultati saranno noti fra qualche settimana. A completamento di tutto ciò ho trovato positivo l’incontro in-

formale che ho avuto con l’Assessore Re-gionale all’Ambiente Romano in Prefettura qualche giorno fa, in occasione di una riu-nione sui “roghi tossi-ci”, il quale si è detto disponibile ad affron-tare la questione, una volta avuti i risultati delle analisi. Ho vo-luto scrivere queste poche righe per dare ulteriori informazioni alla vicenda, in pieno

spirito di collaborazione e informazione, che credo le istituzioni locali siano tenute a dare alla cittadinanza. Non mi illudo che la vicenda si risolverà in tempi brevi, sono convinto che ci sarà ancora da lottare, ma credo che con lo spirito che si è innesca-to, di leale collaborazione con gli attori in campo, forse Casoria potrà essere liberata da questo cancro insopportabile, che fa soffrire migliaia di cittadini residenti nelle zone limitrofe la discarica. Da parte dello scrivente e di tutta l’Amministrazione, ci sarà il massimo impegno affinchè il pro-blema, presente ormai da troppi anni sul nostro territorio, si risolva definitivamen-te. SalutandoLa cordialmente, auguro a Lei e ai Suoi lettori, Buona Domenica. L’Assessore all’Ambiente Pasquale Ti-gnola

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Domenica 28 ottobre 2012

E’ triste cronaca: un’altra donna è stata brutalmente uccisa, Enrica è la novantot-tesima vittima dell’anno secondo i dati di Telefono Rosa, che dal 1988 denuncia la violenza “sommersa” che subiscono le donne in Italia, novantotto assassinate in meno di 10 mesi: la media è di qua-si una ogni due giorni. Un altro “amore criminale”, un’altra storia d’amore, tragi-camente finita, in cui la vittima è sempre lei, la donna, colpevole di aver amato con tutta se stessa, di aver riposto talmente tanta fiducia nel proprio compagno da af-fidargli la sua stessa vita fino a perderla. Almeno, in questo caso, il corpo è stato trovato e forse anche il colpevole! Nel frattempo le violenze continuano, ora pa-lesi, ora celate; donne usate e abusate nei loro valori, nei loro sogni; donne molesta-te, donne che non hanno più autostima, non hanno più fiducia in se stesse perché si sentono colpevoli, nonostante tutto, di non avere capito fino in fondo i loro carne-fici ...Quest’anno si è molto parlato della violenza che impunemente si abbatte sulle donne; impunemente si, perché la recente cronaca, martellante, c’informa costan-temente delle difficoltà nell’individuare gli scaltri colpevoli per assicurarli alla giustizia.Da qui, evidentemente, nasce l’esigenza di cercare nuovi strumenti per combattere la violenza sulle donne; non sarebbe meglio prevenirla? In verità, le leggi ci sono! La più recente ricerca psico-sociologica, infatti, evidenzia, ancora una volta, la necessità d’intervenire sugli ste-reotipi culturali, in quanto l’affermazione dei diritti della donna, passa attraverso la maturazione maschile e la divulgazione di una cultura che consideri di pari valore - davvero pari !!!- uomini e donne.Il sottile pregiudizio secondo il quale agli uomini

spetta la gestione del potere, mentre le donne devono essere strumenti silenziosi di quest’ascesa, esiste ancora, quale re-taggio atavico di una “supposta” superio-rità dell’uomo.La violenza sulle donne, in verità, c’è sempre stata: bella tradizione, quella di sfogare le proprie frustrazioni sulle donne; mogli, figlie o compagne, che importa? L’importante è che l’uo-mo si senta affermato, si senta potente! Guai a sentirsi impotente! Sarebbe ancora peggio! Lo dimostrano i dati, la storia, la cronaca, la quotidianità! Fortunatamente, oggi se ne parla ma sono ancora troppe le donne che non denunciano la violenza gratuita e ripetu-ta, quotidianamente subìta .Se la violenza fisica e l’abuso sessuale sono visibili, la violenza psicologica, più subdola e sotti-le, come può essere provata? Se soprusi e prevaricazioni avvengono in famiglia, figuriamoci al di fuori…!!! “La violenza psicologica - sottolinea la criminologa Cinzia Mammoliti - è diffusissima, non conosce distinzione di ceto o estrazione sociale e, per liberarsene, è necessario imparare a rifiutarla e a combatterla fin dalle sue prime avvisaglie. Il manipolato-re umilia e offende, isola la sua vittima da parenti e amici e, poi, attacca. Non solo; alterna maltrattamenti e ingiurie a una te-nerezza fasulla ma abbagliante, per rassi-curare, tacitare, rinviare. Per ricomincia-re a colpire, alzando sempre più il tiro.” Il manipolatore è molto abile nel suo gio-co perverso e, purtroppo, quando la mal-capitata se ne rende conto, è troppo tardi per rimediare ai danni ricevuti.“I serial killer dell’anima di oggi sono uomini af-fetti da narcisismo che é un po’ la malat-

tia del nostro secolo. Egoismo, individua-lismo, edonismo caratterizzano la nostra società e portano sempre più a reificare gli altri rendendoli meri oggetti funziona-li alla soddisfazione di bisogni immediati. Il fenomeno si ripercuote inevitabilmente nella dimensione di coppia e fintanto che la donna serve a riflettere una positiva immagine di sé va tutto bene, quando ciò non si verifica più si innesca il meccani-

smo violento. Iniziano allora i maltrattamen-ti, le umiliazioni, le denigrazioni, le men-zogne, i tradimenti, in una parola la mancan-za di rispetto. Il serial killer dell›anima é un

vampiro energetico anaffettivo che pren-de senza dare nulla e che pensa che tutto gli sia dovuto. Completamente privo di un senso di realtà, é incapace di rela-zionarsi in maniera sana e per farlo deve spadroneggiare e usare violenza. Que-sta aumenta quando la vittima si ribella opponendosi al ruolo di oggetto che gli viene imposto e può raggiungere i livelli parossistici, dei quali abbonda la cronaca nera, quando decide di sottrarsi a questa dinamica perversa. Questi loschi figuri sono numerosissimi e ben camuffati: si ri-conoscono solo quando passano all›atto. Ecco perchè ho deciso di fornire, col mio libro, strumenti utili al loro smaschera-mento: riconoscerli per evitarli mi sem-bra la forma più efficace di prevenzione». Così si esprime Cinzia Mammoliti, nel suo libro “I serial killer dell’anima”, in cui cerca di aiutare le donne a riconoscere i manipolatori, più frequenti di quanto si possa immaginare: “Manipolare è un cri-mine!”

A T T U A L I T A ’

I KILLER DELL’ANIMAVittoria Caso

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Domenica 28 ottobre 2012

“ Noi siamo il nostro passato”, affermava il filosofo Henry Bergson, il risultato vivente degli affetti di cui ci siamo nutriti e che hanno determinato , nei tratti fondamentali, la nostra personalità. La mia famiglia materna ha sempre visto prevalere, tranne qualche eccezione, una sorta di allegro matriarcato, una discreta , quasi poco avvertita primazia della figura femminile; ricordo i racconti di mia madre e delle mie zie quando rievocavano la forte e decisa personalità della nonna Brigida, un vero, roccioso difensore delle virtù della prole femminile, costretta a rispettare i diktat di una madre che temevano ma che pure amavano tanto per la sua generosità e per il suo amore sconfinato per tutti i figli. La nonna non resse al dolore della morte della figlia Rosa, di soli ventisette anni, e le sopravvisse solo sei mesi, chiamando ad alta voce la fine di un dolore incommensurabile. Una roccia friabile, un cuore di mamma che non sopportava la separazione dall’adorata figlia.Mia nonna aveva una sorella, suor Rosina, che era stata una delle fondatrici del Sacro Cuore a Casoria, tra le prime allieve della santa Giulia Salzano, che in quel momento delicato cercò di riorganizzare una famiglia che aveva perso la guida, all’angosciosa ricerca di un riferimento costante. A quel punto uscirono fuori i caratteri che si erano forgiati negli anni,

in specie quelli delle donne di casa; il ruolo di leader, lasciato vacante dalla nonna, venne assunto da mia madre, che negli anni fu il punto di riferimento per tutti , fratelli sorelle e nipoti.La nostra casa era un viavai di parenti che riportavano all’attenzione di mamma le più svariate problematiche : parti,

malattie, problematiche di coppia, tensioni con i figli. Le decisioni erano prese nelle stanze della nostra casa, mia madre cercava sempre di essere un decisore super partes ; qualche volta mi ricordo che difendeva le cause dei cognati/e. Le mie zie avevano personalità diverse; zia Maria, la maggiore, che ci ha lasciato il 20 ottobre, era una donna mite e semplice, il sorriso e il buonumore erano parte integrante del suo viso, come la sua buona disposizione verso tutti. Zia Antonietta era il mio alter ego, la mia

gemella caratteriale, un vero miracolo della genetica. Mamma sosteneva: “ E’ lei la tua vera madre”. Tutte e tre si riunivano nelle feste , pasquali e natalizie, e davano vita ad un vero festival dei sapori e dei colori, sempre presente nei miei ricordi. In questi giorni di dolore per la morte di zia Maria mi torna alla mente, con un sentimento di smisurata nostalgia, l’universo femminile che ha colorato la mia infanzia e che adesso rimane solo nella mia memoria; le donne della mia famiglia si riunivano per preparare i dolci natalizi e si dividevano i compiti in base alle loro attitudini: mia madre era l’organizzatrice, la leader del gruppo e le sorelle eseguivano senza fiatare le sue indicazioni.Il lavoro di pazienza era affidato a mia zia Antonietta, il taglio delle striscioline di arance e mandarini nei roccocò , la stanza pregna degli odori degli agrumi, zia Maria era l’impastatrice, la forte, dalle sue mani uscivano fuori gli impasti più diversi, quelli per la pizza di scarole, degli struffoli e dei roccocò.Queste piccole, grandi donne ci hanno insegnato ad essere forti nel dolore, a rispettare ed amare le persone e tutto il nostro prossimo, ad amare i nostri figli, come hanno fatto loro per una vita intera, nutrendoci di amore.Grazie a mamma, zia Maria e zia Antonietta da tutti noi…

R U B R I C A

Gelsomina D’[email protected]

IL NOSTRO PASSATO Ricordi dell’anima...in una Casoria che non c’è più

la finestra di Gea

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Domenica 28 ottobre 2012I N T E R V I S T A

Il 3 settembre 2011 passò a miglior vita il prof. Giuseppe Russo, già Sindaco di Casoria, Senatore della Repubblica in due legislature, Preside dell’allora I.T.C.S., oggi I.S.I.S. “Andrea Torrente”. Una sera, alla Libreria Mondadori di Napoli, alla presentazione del libro di Marco Di Lello “E’ tornato masaniello”, ebbi il piacere di conoscere Francesco, il figlio del prof. Russo. Trentatrenne, Assistan professor presso il dipartimento di chirurgia addominale e trapianti d’organo dell’ospedale Saint Luc dell’Università Cattolica di Louvain sede di Bruxelles, Dottore di ricerca presso la Facoltà di medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Verona, Nominato Chef de Clinique presso l’Università di Parigi.

g.b.: In casa, Giuseppe Russo era un professore o un politico?f.r.: Il Professore, il politico, sono elementi della personalità di

mio padre inscindibili. Cercava sempre di guardare in modo critico tutti gli elementi della società, del lavoro e della vita delle relazioni tra gli uomini, e questo comprendeva anche gli affetti familiari.

g.b.: il ricordo cui sei più legato?f.r.: Come ogni figlio tanti ricordi di mio padre. Quando ero

studente universitario, nel periodo degli esami, mi concedevo con lui qualche ora di libertà dai libri, si usciva la sera. Si andava in giro per Casoria non avevamo una direzione precisa ma il giro si erano sempre le tre tappe obbligate di via Settembrini, un saluto alla statua del beato padre Ludovico, e in fine Piazza Cirillo.

g.b.: Cosa pensi della politica?f.r.: Aristotele immaginava una politica della “polis” per il

bene comune, partecipativo. La crisi dei partiti ha messo in discussione tutto ciò con un abuso di pochi sugli interessi dei cittadini.

g.b.: Cosa pensi della politica a Casoria?f.r.: La politica a Casoria non esiste. Nella nostra città r nei

comuni a Nord di Napoli si sono affermati dal 1994 una serie di personaggi impreparati e improvvisati, la cui storia personale e politica si confondono spesso con la peggiore cronaca nera degli anni ottanta. Quarte file della Prima Repubblica, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

g.b.: Se un giorno dovessi decidere di impegnarti in politica,

in che cosa v o r r e s t i somigliare a tuo padre?

f . r . : O n e s t à , coraggio e liberta, sono questi gli e l e m e n t i che hanno caratterizzato l ’ a z i o n e politica e le vicende umane di mio padre.

g.b.: Quali sono le cose più evidenti di un uomo che vive a Napoli e lavora all’estero?

f.r.: Lavorare e studiare in Francia, Inghilterra e in Belgio mi ha consentito di conoscere molte persone provenienti da diversi paesi del mondo. Per tutti, Napoli, è la città della Camorra e della Spazzatura. Ho spiegato le contraddizioni, i paradossi, la bellezza della nostra terra, ho avuto molte difficoltà.

g.b.: Da questa terra assistiamo alla fuga delle nostre menti migliori. Dall’estero, quando sei lì per lavoro, immagini una soluzione per l’Italia, Napoli e soprattutto Casoria?

f.r.:L’Italia esprime grandi personalità che occupano posizioni di responsabilità in settori delicati in molti paesi del mondo. La sfida passa soprattutto attraverso un radicale cambiamento di mentalità nella gestione e nell’organizzazione del lavoro. Maggiore, preparazione, più onestà.

Saluto Francesco con un arrivederci. Siamo in tanti a Casoria che ricordare con affetto il Prof. Russo. A novembre sarà organizzato un momento di discussione sulla sua figura. Il rispetto, la memoria sono valori fondamentali in una sana convivenza civile. Preservare e trasferire questi valori alle nuove generazioni è un dovere morale ma soprattutto una questione di rispetto nei confronti di chi ci ha degnamente preceduto.

Gianni [email protected] L’identità e l’insegnamento - Intervista a Francesco Russo

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Domenica 28 ottobre 2012

Non l’avrei mai pensato: scrivere di Juventus-Napoli mi annoia! Certo, pesa e non poco la sconfitta da dover commentare. In verità quel 2-0 di sabato sera in terra sabauda ha inciso meno, in tal senso, di quanto abbia inciso ciò che attorno a questa partita ha ruotato, ruota e ruoterà ancora. Faremo una sola constatazione: si è giunti a parlare d bidet, fognature, case dinastiche. Soprattutto lo “scontro” si è spostato dai bar, dalla strada, ai salotti che grondano di insopportabile e altezzoso “radicalchicchismo”, salotti notoriamente lontani dal plebeo legame tifo-calcio. Vien così da chiederci se sia normale che dall’ imperdonabile gaffe (!), di uno sconosciuto giornalista Rai, si sia giunti finanche allo scontro campanilistico tra i due grandi amici di Fazio, Saviano e Gramellini.Sappiamo che la sfida tra il Napoli e le tre strisciate nordiche, Juventus in primis, non sarà mai solo una partita di calcio, e che essa assumerà sempre valenze sociali, economiche, antropologiche (!) avranno sempre il loro spazio.In questo caso però, forse si sta trascendendo, e sarebbe ora di porre un freno alla progressiva degenerazione della questione sportiva in disputa meridionalistica. Che andrebbe approfondita in altre, ben più significative sedi, senza fanatismi e senza ipocrisie campanilistiche; magari proprio a partire dall’increscioso episodio. Meglio adesso venire alla partita. Certo, ci si aspettava

ben altro spettacolo, e invece la partita è stata brutta, con ambedue le squadre che hanno badato quasi esclusivamente ad annullarsi. Nel primo tempo i bianconeri partono bene, senza però mai farsi veramente pericolosi. Dopo la sterile sfuriata iniziale, la Juve ha arretrato il suo baricentro. Memori di Pechino e delle caratteristiche partenopee, la Juve ha “deciso” di lasciare spazio al nostro Napoli, che ha preso terreno, senza assolutamente farsi pericoloso, se non su un piazzato sfortunato di Edi. La ripresa ha ricalcato il primo tempo: ancora una loro sterile predominanza nei primi 10 minuti, poi partita intensa: nessuna squadra ha preso il sopravvento. La Juve ha lasciato il possesso palla al Napoli, proponendosi quasi esclusivamente sulla fascia sinistra dove Asamoah ha annichilito Maggio. A rompere l’equilibrio della partita, paradossalmente, è stato proprio Caceres, il terzino che ha sostituito l’ex Udinese. Un episodio, su un calcio da fermo, che ha indirizzato il match, chiuso poi dall’altro neo-entrato Pogba. A vincere sono stati i loro allenatori, e non solo e non tanto per i cambi, quanto per la preparazione della stessa: “modificando” il loro impianto, lasciando il pallino del gioco in mano al Napoli, evitando le ripartenze. Il dato del possesso palla è emblematico: difficilmente il Napoli ne consegue tanto, ancor più difficilmente

loro ne hanno cosi poco. “Snaturandosi” non hanno potuto esprimere il loro gioco abituale; mentre noi come sempre siamo poco lucidi quando dobbiamo “fare la partita”. Ne è uscita fuori una partita combattuta, ma quasi priva di interventi dei due portieri, e senza azioni veramente pericolose: la tipica partita risolta da un episodio. Se a Genova è andata bene a noi, in terra padana è andata bene a loro, che hanno cercato di più la vittoria; non tanto nel gioco, quanto nei “rischi” corsi con le sostituzioni. Mazzarri a cui vanno riconosciuti meriti enormi, continua ad avere un limite “mentale”, nell’incapacità di “leggere” le partite, e nella scarsa fiducia accordata ad alcuni elementi della rosa: inserire Insigne e Mesto per un inconcludente Pandev, e un surclassato Maggio, magari dopo un’ora di gioco, poteva essere una scelta anche semplice. D’altro canto i loro cambi sono stati semplici, e non hanno sconvolto il loro quadro tattico. In generale, nell’archiviare, finalmente, questa partita, possiamo dirci non scoraggiati, benché un pizzico di delusione ci sia. Inutile ammettere che si sperava in un Napoli più cattivo e grintoso, caratteristiche intraviste in pochi. Nel complesso usciamo dal loro stadio consapevoli di poter lottare per le primissime piazze, nonostante i risaputi limiti in rosa.

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N A P O L I

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Domenica 28 ottobre 2012

In quel di Torino …

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N A P O L I

Amalia [email protected]

Ore 05.15: la sveglia suona!Mi giro e mi rigiro ancora un po’,consapevole di non aver chiuso occhio. Ultimi preparativi in corso:borsa pronta e via. 6.00: arriva-no i miei compagni di viaggio:Nicola e Pino,tifosi partenopei da sempre,abbonati in curva A e Michele,l’intruso, juventi-no tesserato e convinto dalla nascita. Le prospettive sono allettanti,già in auto si respira un’aria euforica,e cominciano a venire fuori le prime simpatiche diatri-be.Il volo da Napoli è fissato per le ore 7.00,destinazione Torino Caselle. Arri-viamo in aeroporto carichi di tutti i nostri amuleti,ci apprestiamo a fare il check-in e pochi minuti dopo siamo a bordo,il sonno ancora ci stordisce, ma siamo pronti per affrontare la giornata:lo Juventus Stadium chiama! Ore 8.00: arrivo in quel di Tori-no! Temperatura completamente diversa da quella della nostra città,qui è già in-verno e fa troppo freddo.Lasciamo l’ae-roporto per girovagare un po’:arrivati in centro,la foschia è tanta,il sole c’è ma è come non ci fosse. Una sensazione stra-na inizialmente,“tutto quello che si dice è vero” ripetiamo tra di noi, siamo davan-ti ad una città fredda per davvero. Dopo un po’ di cammino però,conosciamo la città e ci ricrediamo grazie ad una guida incontrata per caso che ci accompagna in giro per la bella Torino. Intanto il tempo scorre e le ore che mancano all’evento sono poche, salutiamo la nostra cara ami-ca e ci avviamo verso la nostra destina-zione: lo Juventus Stadium. Pochi minuti di pullman e ci arriviamo,tutta l’area è bellissima,lo stadio è spettacolare e un po’ d’invidia per quella struttura sorge.

Negli occhi di Michele vedo la realiz-zazione di un sogno,è nel suo ambiente finalmente;noi invece,ci guardiamo intorno,quasi spaesati,senza parlare,ma

i nostri pensieri sono chiari,non vedia-mo l’ora di andare via da quel posto,da quella gente,da quei colori bianchi e neri. E così facciamo subito,un piccolissimo giro perlustrativo,qualche foto per soddi-sfazioni personali,e scappiamo! Pranzo e via,ci dividiamo da Michele e ci avviamo al settore ospiti,sono appena le 14.30 e i nostri sono ancora pochi. Ore 15.00 cir-ca: primo step per l’entrata,cominciano le file,i controlli e quant’altro;arriviamo nel-lo stadio intorno alle 16. Appena entrati lo sgomento: “Cavolo! Che stadio ragazzi!”. Posizionati ai nostri posti,cominciamo a riscaldare le corde vocali,ci faccia-mo sentire e cominciamo a conoscerci

tra noi. L’attesa è sempre estenuante e quelle due ore passano lentamente tra sfottò,cori e offese varie. Finalmen-te arriva l’ora X,le 18.00, lettura delle formazioni,presentazione della partita e si comincia! Il match non è spettacolare,il gioco è impostato dal Napoli,le occasioni goal non sono tante,ma quelle poche fanno saltare il cuore fuori dal petto. Si va avan-ti così fino a circa 10 minuti prima della fine,quando da un calcio piazzato ecco ar-rivare il goal della Juventus,seguito dopo solo due minuti da un altro messo a segno da Pogba. Un uno-due terrificante, che ci ammutolisce e ci fa fermare il respiro;lo stadio è in delirio,migliaia di tifosi bian-coneri che fino a qualche minuto prima neanche si sentivano,cantano a squarcia-gola le nostre note preferite. Alla vista di tutto quello,non nascondo la tristezza che mi ha colto,le lacrime mi hanno riempito gli occhi, e mi sentivo improvvisamen-te piccolissima,con tutto il peso di quel-lo stadio addosso. Guardavo negli occhi i miei compagni e vedevo la rabbia e la delusione:un momento terribilmente tri-ste. Finita la partita,si svuota lo Juventus Stadium e dopo qualche ora riusciamo ad uscire anche noi,ci avviamo verso la stazione,alle 23.00 il treno per Napoli. Ci aspetta un viaggio lungo una notte,nella quale parleremo, ci divertiremo e ci prenderemo in giro. L’esperienza è sta-ta comunque bellissima. E di certo dopo questa,la nostra partenopeità ha raggiun-to livelli altissimi,e la consapevolezza che nessun altro colore possa rappresen-tarci è ancora più viva in noi. SEMPRE E COMUNQUE FORZA NAPOLI!!!!

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In quel di Torino …

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Domenica 28 ottobre 2012

La massiccia presenza delle donne nel mondo del lavoro è oramai un dato di fat-to: la donna del 2012 riesce a svolgere il ruolo di moglie, madre e lavoratrice a tut-ti i livelli, dalle mansioni meno retribuite a quelle d’oro del mondo della politica. Negli ultimi anni però, i discutibili inserimenti di figure femminili in ambito politico fanno sorgere una sorta di riflessione sul modo in cui la donna possa affermare il proprio valore, la propria intelligenza e le proprie capacità, senza scadere in fastidiose etichette e luoghi comu-ni. Recente è il dibattuto intorno alle dimissioni di Nicole Minetti, consigliere regionale del Popolo della libertà in Lombardia, prima laureata in Igiene Dentale, poi val-letta ed infine eletta nella IX legi-slatura del consiglio regionale della Lombardia, grazie alla candidatura nel listino «blindato» del Presi-dente Roberto Formigoni, ovvero quella lista i cui partecipanti sono automaticamente eletti in caso di vittoria del Presidente a cui sono collegati; quindi a conti fatti, nes-sun cittadino ha espresso un voto per la sua elezione. Si dice, infatti, che la sua candidatura sia stata fortemen-te voluta da Silvio Berlusconi, suo cono-scente, nonostante la sua inadeguatezza al ruolo, in quanto priva di qualsiasi espe-rienza in ambito politico. Nicole Minetti si

diletta a passare rapidamente da un consi-glio regionale ad una passerella sulla qua-le sfila tranquillamente in intimo con una disinvoltura tale, da permetterle di ignora-re e sottovalutare l’importanza della figu-ra che rappresenta. Dall’altro lato invece,

troviamo una ragazza di 24 anni, Martina Monti, assessore alla polizia municipale, sicurezza e immigrazione entrata in giunta a Ravenna con il sindaco Fabrizio Matteucci dopo aver iniziato a far poli-

tica nell’Italia dei Valori. Lo scorso set-tembre le è stato contestato non di certo il suo operato, ma il suo abbigliamento, definito “troppo giovanile” composto da t-shirt, golfino, scarpe da ginnastica e bor-sa sportiva a tracolla. Il secondo attacco

invece è stato scagliato alla sua giovane età, che secondo alcuni rappresentanti della Lega Nord rappresenterebbe un “ostacolo per poter interagire con suffi-ciente competenza in tutte le sedi in cui è chiamata ad operare in-terloquendo con le altre autorità competenti con la dovuta auto-revolezza”. La questione resta aperta, ma intanto la meritocrazia italiana fa acqua da tutte le parti: giudicare l’operato di una perso-na in base all’età anagrafica po-trebbe avere un senso, se e solo se, ci si preoccupasse di mettere il discussione anche l’elezione di una donna che non possiede nessuna esperienza in campo po-litico; allo stesso modo criticare un abbigliamento casual, e tra-sformarlo addirittura in motivo di dimissioni, mette nuovamen-te in difficoltà l’emancipazione

della donna, restringendola entro certi canoni di abbigliamento e di immagine, che non tutte e non sempre, siamo co-strette ad osservare e che non devono rap-presentare lo specchio del nostro valore.

DONNE IN POLITICA.

A T T U A L I T A ’

Maria [email protected]

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Domenica 28 ottobre 2012

“Li riconoscete dalla puzza….”IL FATTO

Rosaria [email protected]

Che tra meridionali e settentrionali ci sia da sempre una spiacevole antipatia è or-mai risaputo, come è ormai noto che nel mondo del calcio tra le varie tifoserie se ne dicono di cotte e di crude, ma quello che non è nella normalità dei fatti è che gli insulti provengano dalla bocca di un giornalista che altro non dovrebbe fare che documentarsi e informare, senza pronunciare mai ne sentenze ne giudizi. Ancora più grave è la cosa quando si tratta di razzismo. Un episo-dio inaudito è avvenuto sabato pome-riggio, poco prima dell’inizio del big mach tra Juventus e Napoli. Durante il TGR Piemonte delle 19.30, il giornali-sta di Rai Piemonte, Gian Piero Aman-dola, recatosi fuori ai cancelli dello Juventus Stadium per raccogliere in-terviste delle varie tifoserie, insulta in prima persona e deliberatamente il po-polo Partenopeo. Un tifoso Juventino afferma che i napoletani sono oramai come i cinesi perché sono un pò ovun-que e a quel punto il giornalista decide di intervenire e afferma: “ Li distinguete dalla puzza” e ride mentre l’altro rispon-de “certo”. Pochi secondi prima, nello stesso filmato due giovani tifosi Juventini vengono ripresi mentre intonano un coro

che fa:” “O Vesuvio, lavali tu! O Vesu-vio, lavali tu!” Nel giro di pochi minuti il video ha fatto il giro del web, scatenan-do giustamente l’indignazione e l’ira nei cittadini napoletani. Iniziano le proteste e la Rai Piemonte viene subissata di tele-

fonate. Il caporedattore, Mavaracchio, si giustifica dicendo che è stato un imperdo-nabile errore, causato dal fatto di non ave-re avuto il tempo di visionare il servizio prima di mandarlo in onda. Anche Enzo Jacopino, presidente dell’ordine dei gior-

nalisti, chiede di aprire un procedimento disciplinare nei confronti di Amendola che è stato in seguito sospeso. La Rai ha poi preso le distanze dal giornalista rite-nendo il suo operato inqualificabile e ver-gognoso e come la loro anche la società

calcio della Juventus si è dissociata da tutta questa situazione. Per quanto di-sdicevole, si sa che i tifosi se ne dico-no di ogni tipo vicendevolmente, ma questi ‘signori’ rappresentano l’infor-mazione pubblica. E’ anche vero però che esistono insulti ed insulti. Anche i Napoletani intonano cori offensivi allo stadio, ma sono cori come: ”Avete sola la nebbia… avete solo la nebbiaaaa”. Nessun napoletano si è mai permesso di invocare una frana in Valtellina, o lo straripamento del fiume Tanaro, proprio in Piemonte, o un nuovo ter-remoto in Friuli. Perché questo odio nei confronti di un popolo che non è carnefice, ma vittima, che non vive nel lusso, ma conosce bene l’arte di ar-

rangiarsi, perseguitato dalla malavita ma non malavitoso?www Napoli non è solo “camorra”. Napoli è sole, è arte, è musi-ca, è storia ma soprattutto è tanta “brava gente”. Ma purtroppo nel 2012 si tende ancora a fare di un erba un fascio.

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Il teatro “Il Primo” coraggiosamente riparte annunciando la nuova stagione teatrale 2012/13. Tenaci e sempre in prima linea, la sala dei Colli Aminei propone una serie di spettacoli di grande impatto emotivo. Il direttore artistico Arnolfo Petri, visibilmente amareggiato per le enormi difficoltà in cui versa la situazione teatrale napoletana, in sede di conferenza stampa ha sottolineato che gli artisti sono stati tutti ingaggiati ad incasso non percependo cachet. Presenti alla conferenza gli artisti Roberto Russo, Gianluca Masone, Roberto Azzurro, Antonio Buonuomo, Danilo Rovani, Mario Aterrano, Oscarino Di Maio, che via via hanno presentato gli spettacoli nei quali sono coinvolti. Annunciata anche la campagna abbonamenti, che prevede la possibilità di scegliere varie alternative: si va da un abbonamento che comprende 12 spettacoli fino ad un mini abbonamento di 3 spettacoli. Ecco i primi spettacoli in cartellone. Dal 18 al 28 ottobre, “Le mani aperte” di Roberto Russo, liberamente tratto da “Alexis” di Marguerite Yourcenar con Arnolfo Petri. Un viaggio di andata e ritorno all’inferno attraverso i ricordi, o forse, i fantasmi di una vita quella di Paolo, un

professore di musica tornato a Napoli, nella sua vecchia casa, ormai deserta, alla disperata ricerca di se stesso e della “verità”. Un incontro crudele e a tratti struggente con i ricordi e il passato. Con quelle mura che sembrano ancora gonfie

di ombre e di occhi invadenti. Gli stessi che hanno condizionato una esistenza. Dal 8 al 11 novembre, “L’Amante” di Harold Pinter con Antonio Speranza e Antonella Valitutti. Pinter racconta la vita quotidiana in un modo apparentemente assurdo. L’analisi degli esseri umani è il centro della sua attenzione. Esseri umani fragili, ma determinati; poliedrici, ma alla

ricerca di un’apparenza univoca. Pinter diceva “ La vita di ognuno di noi è sempre minacciata ed incerta. Viviamo nella repressione e fingiamo di vivere nella libertà”. La finzione comincia dalla cellula apparentemente più solida della società, la

famiglia, e di lì pian piano risale verso il senso stesso dell’esistenza. Dal 15 al 18 novembre, “Oedipus” di Gianluca Masone e Ilaria Paggio da ”La macchina infernale” di Jean Cocteau con Gianluca Masone, Ilaria Paggio. Edipo – l’eroe della mitologia greca, transita dalle pagine di Sofocle, von Hofmannsthal, Cocteau e tanti altri, fino a giungere ai nostri giorni. E’ un personaggio avvolto nel mistero della propria esistenza, divenuto simbolo della psicanalisi, la quale, ha fatto di lui un reale complesso per spiegare fenomeni legati alla maturazione dell’essere umano . La vicenda di

Edipo, dunque, genera una sfida tra il - destino - come fatalità prestabilita e il – caso – inteso come meccanismo dell’evento - ; una sfida a cui non è possibile sottrarsi, e che vede protagonisti, i tanti “Edipo” contemporanei che, con tenacia e caparbietà, si ostinano ad affrontare, restando talvolta, vittime di nuove divinità, i cui presagi sono privi di fondamenti.

Eduardo [email protected] Il Teatro Il Primo presenta la stagione teatrale 2012/13

T E A T R O

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