IL Domenicale di Casoria del 17 giugno 2012 n.31

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S.S. 87 KM 8,800 - CASORIA (NA) - TEL. 0817585428 - 0815401013 - www.cerbonemoto.it Anno I - Numero 31 - 17 giugno 2012 INTERVISTA ESCLUSIVA AL SINDACO DI CASORIA CRISI: LA SPERANZA E’ NEI G I OVA N I

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Settimanale d'informazione della Città di Casoria

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Anno I - Numero 31 - 17 giugno 2012

I N T E RV I STA E S C L U S I VA A L S I N DAC O D I C A S O R I A

CRISI : LA SPERANZA E’ NEI

GIOVANI

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2 Domenica - 17 giugno 2012

Periodico settimanale a diffusione gratuitaAnno I n. 31 - 17 giugno 2012

Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 4925 del 28/09/2011

Direttore responsabile:Pasquale D’Anna

[email protected]:Sonia Tabacco

[email protected]:

Via G. Marconi,80026 Casoria (NA)

[email protected] Stampa:

Tuccillo Arti Grafiche Via dell’Indipendenza,37 80021 Afragola (NA) [email protected]

Edito da:Associazione Culturale Kasauri

Casoria (NA) [email protected]

Progetto grafico ed impaginazione:Sonia Tabacco

Questo numero è stato chiuso in redazione Giovedi 14 giugno 2012

In questo numero

pag. 2 Vignetta della settimanapag. 3 Editoriale pag. 4 Intervista esclusiva al Sindacopag. 6 La Casoria del futuropag. 7 La crisi politica...pag. 8 A Casoria verso un nuovo centrodestrapag. 9 Alfasud, una grande storia italiana...pag.11 Comunicati Stampapag.12 La terra tremapag.15 Istituto Sacro Cuore...pag.16 Antonio Mascolopag.17 Pina Della Rossapag.17 Notti “brave”pag.19 Anima Nova

pag.20 Incontro con Paola Lezzipag.21 Napoli (di Lucchese)pag 22 A spasso nel calciopag.23 Europei (di Vettoliere)pag.25 Spazio Blanchpag.27 Dietro le Spalle

pag.28 La situazione è questa

pag.29 I nuovi poveri

pag.30 Rubrica di Cocò

pag.31 Auguri Prima Comunione

La vignetta della settimana

...l’armata si assottiglia sempre di più

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Anno I - Numero 31 - 17 giugno 2012

I N T E RV I STA E S C L U S I VA A L S I N DAC O D I C A S O R I A

CRISI : LA SPERANZA E’ NEI

GIOVANI

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3Domenica - 17 giugno 2012EDITORIALE

Vittoria Caso

ITALIA, “CHI LA RIDUSSE A TALE?”O patria mia, vedo le mura e gli archie l'erme torri degli avi nostri, ma la gloria non vedo…Oimè quante ferite, che lividor, che sangue! Oh qual ti veggio, formosissima donna! Io chiedo al cielo e al mondo, dite dite:Chi la ridusse a tale? All’Italia, Leopardi

L’Italia barcolla, alle macerie morali della nostra politica, si sono aggiunte le

macerie materiali, causate dal terremoto. I versi di Leopardi pongono un interrogativo inquietante, drammaticamente attuale, cui non è facile rispondere. Già da alcuni decenni il nostro Paese è in difficoltà economiche, ma, dopo la crisi finanziaria che ha investito gli USA , la situazione è peggiorata di giorno in giorno. PIL, rating, spread, BCE, Federal Reserve, sono termini entrati nel linguaggio comune e cerchiamo tutti, competenti e incompetenti in materia di potere e profitto, di politica monetaria e debito pubblico, di capire, come difenderci. Precarietà, licenziamenti, cassa integrazione, imprenditori e lavoratori, o meglio, ex lavoratori, disperati fino al suicidio: ecco il desolante panorama. La difficoltà economica è ormai di molti, l’insicurezza è di tutti; il futuro è un gigantesco punto interrogativo. Le conseguenze? Un frustrante senso di precarietà, angoscioso e costante accompagna la vita quotidiana, guastando i rapporti sociali, creando isolamento, umiliazione, depressione e perdita di autostima. Una situazione difficile da vivere, insidiosa: persone di mezza età espulse dal lavoro, pensionati che non sanno come andare avanti; persone che vorrebbero andare in pensione ma sono etichettate

“giovani”..; giovani che si chiedono come diventare autonomi, come costruirsi una famiglia, dove andare ad abitare…C’è chi, senza alcuna certezza di reddito, accetta lavori neri, senza tutela in caso di malattia e infortunio; senza ferie, tredicesima, contributi e, quindi, pensione per una vecchiaia decente. Già da alcuni anni, in verità, mass media e sociologi informano di una nuova, subdola povertà che ormai sta attanagliando in Italia ambienti sociali, considerati fino ad un anno fa “non a rischio”. C’è chi si deprime giustamente, chi, invece, propone di cogliere questa crisi che sta mettendo in ginocchio l’ITALIA come un’opportunità di rifondazione. Indubbiamente, la teoria della “distruzione creativa” potrebbe tornarci utile, solo che in questo caso non è un’impresa poco competitiva e obsoleta a crollare, ma l’Italia stessa. Noi tutti siamo in gioco! E’ “il sistema” in gioco. Tuttavia, può essere effettivamente un’occasione di rinnovamento e di rigenerazione morale. Il benessere della società dei consumi ha indotto a considerare tutto “vuoto a perdere”, anche le persone sono usate e poi gettate via... E allora, cosa fare? “L’Italia non naviga in buone acque ma ce la farà. -ha affermato Napolitano- Occorre un forte e deciso impegno, ampiamente condiviso, per uscire

dall’attuale crisi economica e finanziaria e rilanciare la crescita del nostro paese. La nostra economia non può fare a meno del contributo dei giovani. C’è bisogno di una vera e propria rivoluzione guidata dai giovani”. Sì, siamo d’accordo, ma se occorre rimboccarsi le maniche, ritrovare la tenacia e la speranza, bisogna anche recuperare il valore della persona umana, il rispetto reciproco, la dignità del confronto leale. Tagliare privilegi e rendite a politici e membri della pubblica amministrazione è giusto, ma bisogna anche liberarsi dal malcostume del "politicamente corretto", ormai ridotto a deprimente ipocrisia in tutte le questioni di maggior rilievo, non solo nazionaliLo spirito che nel dopoguerra ha condotto al boom economico va recuperato, è vero, ma all’interesse individuale “ad-ogni-costo” deve subentrare “l’interesse collettivo”. D’altro canto, soprattutto nel nostro sud vediamo i soliti noti che sguazzano nell’intrallazzo, nel clientelismo, nel nepotismo; i mercatini del “do ut des” in tempi di crisi impazzano a svantaggio di chi è onesto, serio, impegnato e rifiuta o non fiuta l’imbroglio, perché eticamente corretto. I giovani sapranno dire “basta” a questo mercimonio e abbandonare la miserabile etica della raccomandazione, anziché conformarsi? Chissà…

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4 Domenica - 17 giugno 2012

INTERVISTA

Intervista esclus iva al S indaco del la nostra Città

Dott. Enzo Carfora

Pasquale D’Anna [email protected]

Il Domenicale incontra il Sindaco Carfora nel suo ufficio di Piazza Cirillo. Il primo

cittadino, sempre disponibile, risponde in merito ad alcuni problemi tra i più attuali e spinosi della sua agenda politica.

E’ tempo di bilanci. Purtroppo per la città in questo anno che è trascorso, sono state più le controversie politiche a tenere banco che una reale azione di governo. Cosa ti senti di dire alla città a tal proposito?Di solito quelle che tu chiami controversie politiche sono strumenti di democrazia e crescita. Certamente è difficile attuare un programma elettorale in un anno. Dopo un passato di non governo della città e pessime amministrazioni è iniziata una nuova fase operativa; lenta, silenziosa, efficace e visibile agli occhi di tanti; differenziata porta a porta su tutto il territorio tanto che Legambiente ci ha premiato tra i comuni ricicloni della

Campania per il 2011. Concorso dei Vigili Urbani che porterà nuove assunzioni dopo tanti anni. L’adozione del PUC, di vitale importanza per la città, in discussione da oltre 30 anni. La bonifica del Cantariello, con l’aiuto dei comitati, siamo riusciti ad ottenere il dissequestro del sito per la classificazione dei rifiuti. Abbiamo sbloccato i lavori alle scuole Cimiliarco e S. Mauro che saranno terminati entro l’anno. E’ previsto inoltre il recupero del plesso Polifunzionale di via Nazionale delle Puglie a scuole materne. Entro l’estate saranno asfaltate 40 nuove strade. Ed infine, abbiamo evitato che ad Arpino si costruisse la Centrale di Biomasse. Tutto questo non mi sembra certo poco.

La tua verità sui rapporti e sulla querelle infinita con il Partito Democratico…Io ho semplicemente rispettato gli accordi presi a livello provinciale tra i partiti della

coalizione, compreso il Pd.

Alla luce dell’irreversibile uscita dei Democratici dalla maggioranza, tutti si chiedono cosa intendi fare, rispetto alle tue reiterate dichiarazioni, riguardanti la possibilità di rimettere il mandato in presenza di una maggioranza diversa da quella decretata dalle urne?Io intendo amministrare Casoria al meglio delle mie possibilità, con l’onestà, la rettitudine e la perseveranza che mi appartengono; ciò fino a quando ce ne saranno le condizioni.

In prossimità dell’appuntamento con il Bilancio com’è lo stato di salute dell’Ente? Lo stato delle casse comunali è buono, abbiamo praticato una politica di rigore per quanto riguarda le spese. Per quanto riguarda le entrate, grazie al laborioso esame delle pratiche dei vecchi condoni si sono

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incassati 2 milioni di euro ed un altro milione ancora si attende, per le oblazioni e gli oneri urbanistici. Poi c’è il capitolo Imu che ad onor del vero è ancora in evoluzione perché è di oggi (martedì 12 giugno 2012 – N.d.R.) la notizia che i proventi saranno interamente versati ai comuni, in cambio però della riduzione di alcuni trasferimenti erariali. Per il welfare abbiamo mantenuto inalterati i livelli di assistenza sociale nonostante i tagli ai trasferimenti erariali decisi dal Governo, inoltre abbiamo aumentato di 100mila euro il semiconvitto.

Quali valutazioni ti senti di fare sulla tua squadra di governo? La mia Giunta è una squadra di persone serie, laboriose e competenti. Ogni assessore ha portato il suo contributo determinante a quanto è stato fatto in questi dodici mesi.

Esiste a Casoria un uso eccessivo, io direi quasi smodato dello strumento dei contributi ad Enti, Associazioni etc. Voci di corridoio lasciano intendere che nel prossimo bilancio, la cifra già stratosferica di 200,00.00 Euro sia destinata al raddoppio. Protagonista di questo uso piuttosto disinvolto dei soldi pubblici è sempre lo stesso settore: quello dei servizi alla Persona guidato dall’Assessore

Marro. Non credi ( in questo particolare momento socio-economico) che sia veramente inopportuno e sconveniente assecondare tali pratiche?Allora, per il fatto stesso che si tratta di voci non andrebbero commentate; peraltro il Bilancio, una volta approvato dal Consiglio Comunale, sarà pubblico quindi ognuno potrà consultare le cifre che esso contiene. Posso assicurarti che non siamo certo nell’ordine di grandezza di queste voci.

Cosa ti senti di dire ai cittadini che sono particolarmente disorientati dall’andamento politico della tua maggioranza…Che devono far riferimento a quello che l’amministrazione fa, o anche non fa per loro, la politica vive un’evoluzione interna, penso anche a quanto accade a livello nazionale, che rischia effettivamente di disorientarli, quindi in questa fase si concentrino sul vivere quotidiano; pungolando anche il sindaco con le idee perché a Casoria si viva tutti un po’ meglio.

Nel ringraziarti per la disponibilità ti chiedo: se tu dovessi scegliere un “sogno” per la città e una nuova visione della politica, per cosa propenderesti? Il ringraziamento va parimenti a voi a che avete avuto la sensibilità di ascoltarmi sulle tematiche affrontate. Come tutti vorrei una politica più vicina alla gente, in cui forse girino anche meno soldi e privilegi.

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La Casoria del futuro…Cosa c i aspetta! ! ! .

POLITICA

Pellegrino Mazzone [email protected]

Adottato i l P .U.C – Piano Urbanist ico Comunale – in Consigl io Comunale

Nelle sedute del Consiglio Comunale del 29, 30, e 31 maggio si è discusso ed ap-

provato l'adozione del P.C.U.Il calvario politico-amministrativo di questo strumento importantissimo per la città di Casoria dovrebbe essere concluso per quan-to di competenza !!!.L'unico strumento urbanistico di cui la cit-tà di Casoria si è dotata, era il vecchio Piano Regolatore circa quarant'anni fa e una serie di Varianti, di volta in volta, approvate dalle maggioranze di turno.L'iter del P.U.C è iniziato circa sei anni fa con la Commissione Straordinaria a guida del Prefetto Piccollella, insediatasi dopo lo scioglimento dell'Amministrazione De Rosa Giosuè, che ha affidato ad una serie di Tec-nici la redazione del Piano. La stessa Com-missione approva il piano prima della sca-denza del suo mandato. Dopodiché vengono presentate le osservazioni tecniche, in parte recepite e in parte bocciate dai Tecnici redat-tori, e l'ultimo “step” è l’adozione definitiva da parte del Consiglio Comunale. E, infatti, il giorno 31 Maggio il Consiglio Comunale con tredici Consiglieri presenti e con tredici Consiglieri votanti , bocciando la quasi tota-lità delle osservazioni presentate e recepite, approva l'adozione definitiva del Piano.

Tutto bene sembrerebbe! In realtà l’atto ap-provato dal Consiglio presenta una serie d’illegittimità sotto l’aspetto amministrativo.Come è emerso dal dibattito prima dell’ap-provazione manca di una serie di documenti fondamentali su tutti la- VAS- . Dalla lettura della proposta di Delibera a firma dell’asses-sore all’Assetto del territorio avv. Gagliardi l’adozione del Piano risponde ad un obiet-tivo politico dichiarato: consentire l’entrata in vigore delle norme di salvaguardia per il tempo necessario alla rivisitazione del PUC. Ricordiamo all’Assessore che questa ammi-nistrazione si è insediata giusto un anno fa, ma cosa ha fatto in quest’anno?; considera-to che l’atto approvato è lo stesso che era in giacenza presso l’ufficio urbanistica. Molte perplessità ci sono anche per la rivisitazione del Piano attraverso l’Ufficio di Piano, perché nella delibera non è specificato la sua com-posizione, ma che è sotto la direzione del Di-rigente dell’Assetto del Territorio. Un atto del genere merita rispetto, ma soprattutto parte-cipazione. La Delibera presenta anche qualche per-plessità sotto l’aspetto politico. L’atto è sta-to approvato da un maggioranza di tredici Consiglieri che, a parte qualcuno il quale ap-partiene a partiti di livello sovra comunale, è

composta da molti consiglieri appartenenti a liste civiche e altri che sono solo rappre-sentanti solo di se stessi. Si ricorda che il Pia-no dovrà scontare passaggi burocratici sia in Provincia che in Regione, ma questo per il Sindaco Carfora e la sua nuova Maggioranza è un aspetto di poco conto . Si è voluto sal-vaguardare gli standard, attraverso le norme di salvaguardia, perché si spera nella proroga della Regione del Piano casa, che va in dero-ga al P.U.C. Cosi si potranno ridefinire tutte quelle aree escluse dal Piano stesso.Proprio per la complessità ed importanza di quest’atto votato dalla maggioranza numeri-ca, ma non politica del Consiglio Comunale, e prima che venga sicuramente rimandato indietro dalle amministrazioni sovra co-munali che dovranno esprimersi , si dovrà , da parte di chiunque vi abbia un interesse legittimo, ricorrere al T.A.R. per chiederne l’annullamento .La prova di forza fatta dal Sindaco Carfo-ra e dall’Assessore Casillo (facendo votare quest’atto a tutti i costi) non ha prodotto in termini politici i risultati sperati. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, solo il Sindaco non riesce a vederli!!!.

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7Domenica - 17 giugno 2012

La cris i pol it ica… i l Pd e le sol ite marionette

Vincenzo Russo [email protected]

Gli ultimi sondaggi parlano chiaro, il 68% della popolazione italiana nutre

un sostanziale sospetto e non apprezza la classe politica e dirigente del Paese. Sempre più scoraggiati, i giovani, si allontanano gradualmente dall’attuale sistema politico nel quale non si riconoscono e al quale non danno fiducia, sono delusi e chiedono alla politica dei palazzi di fare ordine nell’incertezza generale. A Casoria, sono troppi i cittadini sfiduciati, stanchi e depressi da questa politica del trasformismo. Il governo di centro sinistra guidato dal sindaco Carfora con l’uscita del Partito Democratico è diventato quasi uno schieramento di destra. Mancano i progetti e anche le idee, si pensa solo ad andare avanti o come usano dire gli anziani del nostro territorio “tirare a campare”. Il Partito Democratico che ha annunciato nei giorni scorsi l’uscita dalla maggioranza, è di fronte ad una scelta definitiva? Pasquale Amoroso, segretario cittadino del Pd, nell’ultima intervista rilasciata al nostro giornale, ci fa credere che sia una decisione irrevocabile, ma sappiamo bene che le convinzioni, le parole, le promesse fatte, durano solo qualche giorno. Chiacchiere, inciuci e complotti caratterizzano la politica nostrana. E se la scelta è definitiva, qual è la posizione del partito nei confronti degli assessori Gagliardi e Tignola e della consigliere Sosio? Amoroso dovrebbe far chiarezza e informare i cittadini su quali

provvedimenti il direttivo intende prendere. Il Partito Democratico paga, sicuramente, delle scelte sbagliate, tra queste quella di aver scelto il candidato sindaco tra pochi uomini e nell’ultimo giorno valido prima delle presentazioni delle liste. Partecipazione e democrazia sono ancora parole sconosciute.

In questi giorni non si fa che parlare di PUC (piano urbanistico comunale), strumento di gestione del territorio, composto da elaborati cartografici e tecnici oltre che da normative che regolano la gestione delle attività di

trasformazione urbana e territoriale. Il PUC nasce dalla necessità di aggiornare ed integrare il vecchio piano regolatore generale, aggiornato e ridefinito nel nuovo strumento dalle legislazioni regionali, in quanto in alcuni comuni non rispecchia più le precedenti esigenze di coordinamento del territorio. Il Partito Democratico il 31 maggio ha deciso di non essere presente all’approvazione del PUC in consiglio comunale e con un comunicato nei giorni successivi ha attaccato il sindaco: “La verità è che dopo un anno si è deliberato un atto illegittimo che necessita di un urgente adeguamento che si vuole affidare a tecnici amici della politica, al fine di gestire attraverso essi le trasformazioni del territorio. Il Pd nel condannare, ancora una volta, i comportamenti di questa Amministrazione, che ha dato ulteriore prova della sua endemica deficienza politico amministrativa, invita il sindaco Carfora, che in varie occasioni aveva solennemente dichiarato che non si sarebbe prestato a cambi di maggioranza, a rassegnare definitivamente il suo mandato, avendo dato chiari prove di incapacità strutturale nel governare non solo i processi ma anche la coalizione di maggioranza.” E’ chiaro che la situazione politica nella nostra città vive uno stato confusionale, precario, ma andare al voto nei prossimi mesi con i soliti politici e le solite facce da “marionette” non servirebbe a nessuno.

POLITICA

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8 Domenica - 17 giugno 2012POLITICA

A Casoria , verso un nuovo centrodestra

Luca Scancariello

A poco più di un anno dalle scorse elezioni amministrative, forte è nella nostra città

la sensazione che, il prossimo anno, conte-stualmente alle elezioni politiche, si proce-derà anche al rinnovo dei locali organismi di governo. Una maggioranza, che sin dall’i-nizio si è disintegrata, non può reggersi sui transfughi del centro destra che, in maniera indegna, stanno reggendo con i loro assurdi atteggiamenti il governo cittadino. Per cui le solite macchine elettorali sono già mobilitate e pronte alla chiamata alle armi. Un nuovo centro-destra, tuttavia, in un clima poco fa-vorevole alla nostra parte politica, sembra affacciarsi decisamente sullo scenario politi-co locale. La voglia di cambiamento, di rin-novamento ha, infatti, spinto tanti soggetti politici appartenenti alla nostra area politica, ma per tanti anni divisi da assurde logiche correntizie, a cercare e trovare un unico filo conduttore. Il territorio prima di tutto: que-sta la ferma convinzione degli interessati. La volontà decisa di procedere nell’interesse co-mune, prescindendo da logiche verticistiche che, troppo spesso, hanno spinto verso scelte sbagliate e sconfitte scontate. La trasversalità degli interessati, la voglia di condurre il cen-tro destra cittadino a nuove esaltanti vittorie, rappresenta, allo stato, l’unica vera novità presente nella nostra parte politica. La pausa estiva servirà a ricaricare le pile, ed a serra-re le fila, per un autunno che si preannuncia caldo ed intenso. Probabilmente sarà l’autun-no più caldo dalla fine della seconda guer-ra mondiale, ed anche per la nostra città si

preannunciano tempi difficili. Proprio per il prossimo autunno, si immagina una conven-tion per rifondare il centro destra cittadino, chiamando a raccolta amici e simpatizzanti per discutere della nostra città e non solo.Ad ogni buon conto, prima della pausa estiva un altro appuntamento interesserà il centro destra cittadino. Dopo l’iniziativa “Ripartia-mo da ZERO”, fortemente voluta dai militan-ti della Giovane Italia di Casoria, il ricordo del giudice Paolo Borsellino rappresenterà l’ultimo momento di questa difficile e fati-cosa annata politica. Il movimento politico Assalto al Futuro – circolo Paolo Borsellino e l’associazione culturale “Alleanza per Ca-soria”, infatti, celebreranno, come da anni avviene, l’anniversario, il ventesimo, della morte dell’amato giudice. L’autunno sarà an-che la stagione di una nuova legge elettorale, almeno lo si spera; anche perché ciò deter-minerebbe la caduta dagli scranni di tanta gente inutile, come le foglie che, in questo periodo dell’anno, cadono copiose dai rami.. Reintrodurre le preferenze, per l’elezione di deputati e senatori, rappresenterebbe la solu-zione migliore per ripristinare un necessario impegno degli stessi nei confronti dei collegi di appartenenza. Indispensabile sarà prepa-rarsi al meglio alle prossime ed imminenti sfide elettorali, puntando su energie sane e pulite che abbiano competenze e trascorsi cristallini. Bisogna riavvicinare il popolo alla politica e l’unica strada percorribile appare sempre più quella della sostituzione mas-siccia di vecchie cariatidi. Insomma, tempi

duri si preannunciano per chi in questi anni ha utilizzato il proprio ruolo istituzionale solo ed esclusivamente per amici e parenti o meglio per parenti e qualche volta amici. Nella nostra città, inoltre, il molto probabile ritorno alle urne, nella prossima primavera, imporrà una seria riflessione sulla necessità di preparare liste pulite, e ricche di giovane e sano entusiasmo. Programmi chiari, pro-fessionalità e tanta serietà: questo sarà l’im-pegno del nuovo centro destra casoriano. La mancanza di una forte leadership cittadina e di una vera coalizione umana, ancor prima che politica, hanno impedito la realizzazione di una seria piattaforma programmatica al-meno decennale. L’improvvisazione, la me-diocrità, l’approssimazione hanno portato a scelte troppo spesso frettolose e, soprattutto, dannose per l’intera città. Un’attenta piani-ficazione degli interventi da realizzare ed un’accurata individuazione degli obbiettivi strategici da perseguire, dovranno essere il vero collante di chi vorrà porsi alla guida di difficili processi, ricoprendo il ruolo di consi-gliere comunale. Solo la chiarezza e la forza delle idee, miscelata ad una vera capacità di una programmazione anticipata , condivisa e partecipata, potranno determinare maggio-ranze di governo coese e durature in grado di dare stabilità e sviluppo. Al timone della no-stra città, ma nella consapevolezza della rotta da seguire; affinché ogni singolo marinaio sia vero protagonista di una vera rivoluzione cit-tadina.Verso un nuovo centro destra…….

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Pasquale D’Anna [email protected]

Alfasud, una grande storia ital iana nel documentario di Giuseppe Pesce

per “La storia s iamo noi”

Da Casoria a Pomigliano, una nuova soddisfazione per Giuseppe Pesce.

"Un'auto targata Sud" è infatti il titolo del suo ultimo documentario (in collaborazione con Aldo Zappalà) dedicato alla storia dell'Alfasud andato in onda questa settimana su RaiDue e RaiTre per "La storia siamo noi" di Giovanni Minoli. Il film è stato presentato in anteprima a Napoli, all'Università "Suor Orsola Benincasa", dal sociologo Domenico De Masi, dal direttore "Quattroruote" Carlo Cavicchi, e da Daniele Protti, direttore de "L'Europeo". La notizia ha avuto grande diffusione sulla stampa napoletana e nazionale, e i giornali hanno dedicato intere pagine al documentario. Il progetto è nato da un dossier di Pesce per “Mezzogiorno Europa”, la rivista della fondazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha anche ricevuto in anteprima il film e gli ha scritto per esprimergli "il suo apprezzamento per aver voluto raccontare la storia di uno dei più prestigiosi marchi italiani". Martedì scorso, per lanciare la messa in onda, Giuseppe è stato anche ospite in studio al TG3 Campania, raccontando come è nata questa avventura. La ricerca è durata più di tre anni, a caccia di documenti, video e foto, negli archivi dell'IRI, dell'Alfa Romeo di Arese e della Fiom-CGIL di Pomigliano. Nella realizzazione del documentario, è stato poi affiancato da Aldo Zappalà, già autore di un film sulla storia dell'Italsider di Bagnoli, "Il Cuore e l'Acciaio".

Ma la storia dell'Alfasud è molto diversa da quella di Bagnoli. Nasce agli inizi del Novecento, quando un ingegnere napoletano, Nicola Romeo, salva dal fallimento la società milanese "ALFA", che diviene appunto "Alfa-Romeo". Nel periodo fascista l’azienda viene

statalizzata attraverso l'IRI, divenendo in pratica pubblica, e il governo investe molto su Pomigliano, creando un grande centro aeronautico, inaugurato da Mussolini in persona. La grande area viene bombardata nel 1943 e bisognerà aspettare molti anni perché nasca la "nuova" fabbrica. Nel dopoguerra, infatti, l'Alfa Romeo riparte soprattutto da Milano, dove nascono modelli leggendari come la "Giulietta" e la "Giulia". In realtà non mancano i progetti anche per Pomigliano, dove già nel 1955 il direttore

Giuseppe Luraghi vorrebbe aprire una fabbrica di auto utilitarie. Ma la Fiat, che sta lanciando la 600 e la 500, si oppone e la ha vinta. È per questo, che il progetto "Alfasud" viene avviato con oltre 15 anni di ritardo, alla fine degli anni Sessanta.

È l'ultimo grande intervento della Cassa per il Mezzogiorno, finanziato con 300 miliardi di lire. La fabbrica dà lavoro ad oltre 15mila dipendenti. La macchina va in produzione nel 1972, in uno dei periodi più difficili della storia italiana: tra le contestazioni

studentesche del ‘68, l'autunno caldo del ‘69, e le crisi petrolifere degli anni Settanta. Insomma - è la tesi del documentario - se la scommessa di Pomigliano è stata persa, non è perché la fabbrica è stata fatta nel Sud, ma perché è nata in ritardo, quando il boom economico era finito, e l'economia e il mercato dell'auto erano sull'orlo del collasso. Anche la Fiat se la vide brutta e riuscì a salvarsi all'inizio degli anni Ottanta solo grazie a massicci tagli

e licenziamenti. L'Alfa Romeo, invece, dopo aver tentato un accordo con i Giapponesi della Nissan (producendo l'Arna), finì all'asta. Nel 1986, smise così di essere una azienda pubblica e fu acquistata dalla Fiat, sua antica antagonista. In questa lunga storia, sintetizzata solo per sommi capi, non mancano i colpi di scena, raccontati nel documentario dai protagonisti dell'epoca: il segretario regionale del PCI Antonio Bassolino e il ministro Gianni De Michelis, i dirigenti dell'IRI e dell'Alfa, i sindacalisti, i dipendenti della grande fabbrica di Pomigliano. Accanto a loro, anche esperti di motori come il direttore di Quattroruote ed un giovane "Alfista", un appassionato che mostra la sua "Alfasud", facendo sentire persino il rombo del mitico motore. Ma la storia dell'Alfasud non riguarda solo il passato, come ha spiegato Giuseppe Pesce al TG3: "Raccontare Pomigliano d’Arco vuol dire lasciare aperto un racconto, e sperare che l’industria a Napoli e in Campania abbia ancora un futuro, perché ha avuto una grande storia".

ATTUALITA’

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Sabato 23 Giugno 2012 Sala del Consiglio Comunale - via Petrarca, 1

La Polizia Locale nel Sistema Nazionale di Protezione Civile Previsione, prevenzione e superamento dell’emergenza

Programma Ore 8.00 Iscrizioni al corso Ore 9.00 Saluti del Sindaco di Orta di Atella

Angelo Brancaccio Modera i lavori: dott. Pasquale Ragozzino Delegato alla formazione del Nucleo Comunale Protezione Civile Ore 9,30 inizio corso. Avv. Francesca Vitale

Comandante della Polizia Locale di Orta di Atella

La polizia Locale: attività e compiti di protezione civile

Dott. Fulvio Testaverde Comandante della Polizia Locale di Serino (AV)

La Prevenzione, la previsione ed il piano d'emergenza comunale

L‛esperienza sul campo: emergenza neve nell‛avellinese

Dott. Giovanni Spagnuolo Disaster Manager – Dirigente Comune di Napoli

Affrontare e superare l‛emergenza: il sistema Augustus. Ore 14,00 consegna attestati Per Informazioni e iscrizioni: [email protected] - [email protected] - fax 08119574195 tel.3665739546

IN ARCHIVIO IL CONCORSO “CREA UN LOGO PER IL TUO FORUM”.

Con la cerimonia di premiazione del 6 giugno scorso, può dirsi definitivamente archiviata l’esperienza di “Crea un logo per il tuo Forum”, il concorso di idee bandito dal Comune e dal Forum della Gioventù di Casoria, per la realizzazione del logo del fondamentale istituto di partecipazione giovanile. Il percorso che ha portato alla vittoria dell’elaborato di Luigi Massa era cominciato nello scorso mese di gennaio, con l’invito pubblico, rivolto ai giovani di Casoria di età compresa tra i 16 e i 29 anni, a presentare proposte grafiche per l’emblema distintivo del Forum. Dodici gli elaborati, pervenuti alla data di scadenza del bando all’Ufficio Informagiovani della città, che ha curato con efficienza tutte le fasi della procedura; cinque di essi, mandati in finale da una giuria, composta a questo scopo dal coordinatore del Forum, Pasquale Lucchese, dal dirigente del settore comunale competente, Salvatore Petirro, e dalla funzionaria preposta alla politiche della gioventù Amalia Blasotti, e rinforzata da due esperti. Il vincitore è stato decretato dal voto popolare dei giovani di Casoria, ed è stato premiato con un notebook alla presenza dell’assessore Luisa Marro, presso la Biblioteca Civica. Nonostante l’immancabile strascico di polemiche, legate soprattutto alla scelta di affidare la decisione sull’esito del concorso al voto popolare, il coordinatore del Forum, Pasquale Lucchese, esprime soddisfazione. “La necessità di dotarsi di un simbolo, di un distintivo, era particolarmente sentita da tutti i componenti del Forum – spiega- Benchè possa apparire un aspetto secondario, quello della riconoscibilità di questo fondamentale organismo popolare era un problema da affrontare. Le denominazioni e i simboli, infatti, nella misura in cui si propongono come caratteri distintivi di una essenza, e non solo accessori di puro valore estetico, agiscono come potenti fattori di identificazione. Abbiamo deciso di dedicare la prima fase della vita del Forum all’attivazione di questo processo di identificazione dei giovani di Casoria, in quello che si propone di essere uno spazio per il loro protagonismo civico. Non era una questione formale: per questo abbiamo scelto di riconoscere un premio all’idea più apprezzata”. Sulle polemiche, che hanno accompagnato l’election day dedicato alla scelta del logo, Lucchese afferma: “Qualcuno riteneva che la scelta di affidare ai giovani di Casoria la decisione finale potesse andare a scapito del necessario riconoscimento al merito e al valore artistici, privilegiando la logica, più brutale, dei numeri, quella che in democrazia finisce col prevalere. Al di là delle dietrologie, sempre in agguato in questi casi, era necessario, quasi inevitabile, che il logo fosse scelto da coloro i quali devono vivere il Forum, devono imparare a conoscerlo e riconoscerlo come strumento a loro disposizione, per una partecipazione qualificata alla vita della propria città”. “A quasi dieci mesi dal nostro insediamento, registriamo con favore che il programma, che l’assemblea plenaria del Forum aveva voluto dettarsi nello scorso novembre, è per la gran parte realizzato. Manca ancora poco, per l’apertura della seconda fase della vita del Forum, con il consolidamento della struttura quale interlocutore privilegiato delle Istituzioni locali, in ordine alle problematiche del mondo giovanile”, conclude Lucchese.

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12 Domenica - 17 giugno 2012

Sonia Tabacco [email protected]

La terra trema: d iamo la parola al la Fondazione G. Giul iani

INTERVISTA

La “Fondazione permanente G. Giuliani” nasce dal proposito del suo Presidente

Giampaolo Gioacchino Giuliani di coltivare il sogno concreto di portare un piccolo se-gno di solidarietà e di sostegno (attraverso la continua trasmissione di dati informativi) a favore di coloro che subiscono ed hanno subito la tragedia del terremoto, ma soprat-tutto di dare un supporto fondato a tutta la comunità scientifica che si occupa della sor-veglianza sismica e vulcanologica di tutto il territorio nazionale. La tesi di Giampaolo Giuliani, formulata e sostenuta in modo indipendente ed autonomo in quanto non inse-rita in progetti di finanziamento da parte dello Stato, interessa il sistema di apparecchi da lui crea-ti insieme al gruppo di sismologi che lo affiancano. Questi appa-recchi posti in diversi luoghi per consentire un sistema incrociato di dati, sono in grado di preve-dere l’intensità e l’area epicentrale di un ter-remoto, poiché nel relativo istogramma si riesce a leggere, sul computer, da 6 a 24 ore prima che l’evento abnorme si scateni, il pre-sunto incremento dei valori del il radon. Il termine precursore sismico viene utilizza-to da Giuliani sia per indicare il radon e le sue emissioni radioattive, sia per designare ognuno degli apparecchi dislocati in varie postazioni che, nel marzo del 2009, risultano essere cinque: Coppito (L’Aquila), Laborato-rio del Gran Sasso (ospite dell’INFN), scuola elementare De Amicis (L’Aquila), Fagnano e Pineto . Il Domenicale ha voluto intervistare il Direttore della Fondazione Giuliani il dott. Leonardo Nicolì per sottoporgli alcune do-mande sui recenti sciami sismici che stanno interessato l’Emilia Romagna.

1) La vasta area compresa tra Ferrara, Bologna, Modena ed il corso del Fiume Po, è stata interessata dall’evento sismico avvenuto nella notte del 20 maggio 2012, pur non es-sendo classificata sismica. Può chiarire cosa sta avvenendo alla struttura crostale “profon-da”?R. Le classificazioni sismiche prendono come riferimento i terremoti avvenuti nel passato e la loro riproduzione nel tempo. L’area epi-centrale colpita non era mai stata interessata

da eventi sismici di tale violenza anche se, ad esempio, il 15/10/1996 nelle zone comprese fra Bagnolo, Correggio e Novellara fu regi-strato un terremoto di M 5.4 che provocò due vittime. Purtroppo i terremoti si dimenticano facilmente anche in considerazione al fatto che la loro ciclicità nel tempo è relativamente lunga. Brevemente possiamo dire che il mo-vimento della placca africana in subduzione sotto quella eurasiatica spinge gli appennini in un moto rotatorio antiorario verso i Bal-

cani e verso le Alpi e la micro placca adria-tica subisce effetti compressivi con carichi di energia che nel tempo vengono rilasciati attraverso eventi sismici

2) la natura alluvionale e la presenza della falda dell’area colpita, hanno costituito un fattore attenuante o amplificante del feno-meno sismico? R. In genere questo tipo di terreno tende ad amplificare l’onda sismica e a produrre gli effetti di liquefazione che abbiamo visto. Le strutture costruite dall’umo tendono a modi-ficare la loro stabilità piegandosi e affondan-do, sia pur di pochi centimetri, ma sufficienti a provocare seri danni e crolli

3) Come avviene dopo la rottura prin-cipale, il sottosuolo è stato interessato da una serie ripetuta di eventi sismici “aftershocks” distribuiti tra qualche chilometro e oltre 20 chilometri di profondità. Le continue e ri-petute scosse “aftershocks” ,registrate con maggiore intensità, possono durare per mol-to tempo ? R. Ogni terremoto ha una sua storia e pertan-to non è facile sapere quanto tempo durerà lo sciame sismico prodotto dai due forti eventi del 20 e 29 maggio, può durare settimane o mesi ma ulteriori scosse potranno verificarsi

anche a distanza di anni fino a quando tutta la struttura interessata non si ristabilizzerà. Con il passare degli anni i movimenti delle placche caricheranno nuove tensioni che si manifesteranno ancora con nuovi terremoti anche a distanza di decenni o secoli.

4) I dati registrati dall’Istituto Naziona-le di Geofisica e Vulcanologia hanno rilevato che gli eventi sismici stavano cambiando tra-iettoria. Come spiega questo fenomeno?

R. Quando avviene un forte ter-remoto, e quindi uno scarico di improvvisa energia attraverso le onde sismiche, tutta la struttura delle faglie limitrofe viene solleci-tata e caricata a sua volta di nuova energia (destabilizzazione). Il ter-remoto emiliano ha avuto inizio nei pressi di Finale Emilia e man mano abbiamo avuto una rottura di faglia fino a Mirandola ed an-cora più ad Ovest fino a Novi di

Modena. I prossimi studi potranno fornire dati più precisi su quanto realmente accaduto e determinare se si è effettivamente trattato di una o diverse strutture di faglia interessate

5) Possiamo individuare le possibili evoluzioni del sisma ?R. Nella maggior parte dei casi dopo un forte sisma si ha un lungo periodo detto di “asse-stamento” per poi terminare con un nuovo silenzio sismico. Conoscere a priori l’evo-luzione è pressoché impossibile, ogni terre-moto ha una sua storia. Nel caso dell’Umbria (1997) ci fu un primo forte terremoto seguito poche ore dopo da un sisma ancora più forte mentre in Friuli dopo il violentissimo terre-moto del 6 maggio 1976 di M 6.5 e dopo una relativa calma raggiunta alla fine di agosto, il 15 settembre dello stesso anno la zona fu ri-colpita da due nuovi violenti terremoti alle 5 e alle 11 della mattina

6) La possibile prevedibilità degli even-ti sismici, sostenuta dalla “Fondazione Giu-liani”, ma, ricordiamo, anche da molti ate-nei italiani (Bari, Trento, Napoli, Pisa) che sostengono che sarebbe bene finanziarla, è venuta alla ribalta in occasione degli eventi sismici che hanno martoriato la terra d’A-bruzzo. Quali differenze o analogie ci sono

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tra il terremoto che ha colpito l’Aquila e quel-lo dell’Emilia?R. L’unica vera analogia che abbiamo fra i due terremoti è sentire ancora oggi, nel 2012, che i terremoti non si possono prevedere. Ha ragione, la ricerca andrebbe finanziata. Noi studiamo il Radon da 12 anni e il rivelatore gamma che abbiamo realizzato è in grado di mostrarci il precursore sismico circa 6/24 ore prima dell’evento atteso. I risultati ottenuti sono soddisfacenti al di la di ogni aspettati-va. I processi di canonizzazione accademica sono lunghi e non facili anche perché un ter-remoto ed il suo precedente precursore non sono riproducibili in laboratorio. La nostra ricerca sta facendo innumerevoli passi avan-ti e se avessimo la possibilità di ampliare in modo decisivo la rete di rivelatori potremmo sensibilmente diminuire i tempi accademici e nello stesso tempo monitorare un territorio più ampio e sempre più a grave rischio sismi-co. Il territorio italiano è uno dei più sismici al mondo e milioni di persone vivono e lavo-rano in strutture che possono crollare anche con sollecitazioni meno intense di quanto avvenuto negli ultimi terremoti di L’Aquila e dell’Emilia. La prevenzione dovrebbe essere obiettivo fondamentale di ogni popolo ma in attesa che le aree a gravissimo rischio sismico possano essere verificate e messe in sicurez-za, ci vorranno decenni, la strada della previ-

sione è la più rapida per salvare innumerevoli vite umane.

7) Da chi è finanziata la Fondazione Giuliani e perché non se ne occupa lo Stato italiano??R. La Fondazione Giuliani non percepisce alcun finanziamento. Ciò che è stato realiz-zato fino ad oggi è stato realizzato a totale carico di Giampaolo Giuliani e delle perso-ne a lui vicine. Un rivelatore gamma è stato realizzato e portato in California su richiesta della Chapman University di Orange e a loro spese per monitorare e studiare la Faglia di Sant’Andrea. In Italia riceviamo piccole do-nazioni attraverso il nostro sito www.fonda-zionegiuliani.it o attraverso le quote dei Soci Sostenitori di 20 euro annuali e in poco più di un anno abbiamo raccolto una somma vicina ai 12.000 euro, praticamente nulla in confronto a ciò di cui avremmo bisogno ma, molto utile per svolgere quella piccola attività quotidiana. Grazie a questo denaro abbiamo potuto partecipare lo scorso 26 aprile al Con-vegno Internazionale EGU di Vienna dove siamo stati invitati per presentare un poster che ha ottenuto notevolissimi consensi da parte del mondo accademico internazionale. Lo Stato siamo noi cittadini e con un prezzo di circa 20 centesimi di euro procapite una-tantum potremmo monitorare l’intero terri-

torio nazionale con centinaia di rivelatori dislocati da Nord a Sud relativamente vicini uno all’altro. Lo Stato, invece, ora ha instaura-to una nuova accisa di 2 cente-simi al litro sulla benzina per il terremoto emiliano che proba-bilmente non sarà mai cancellata

con enorme dispendio di denaro da parte di ogni cittadino. Con la stessa accisa e con UN SOLO PIENO di benzina, ripeto, potremmo non solo monitorare l’intero territorio nazio-nale ma progredire in modo significativo con la ricerca per salvare non solo gli italiani ma anche tutte le popolazioni del mondo che su-biscono quotidianamente violenti terremoti.

8) Che margine d’errore ha la ricerca sulla prevedibilità dei terremoti?R. Il margine di errore c’è indubbiamente ma è relativamente basso. I dati in nostro pos-sesso ci confermano una prevedibilità di ol-tre l’85% dei terremoti che abbiamo rilevato nel territorio abruzzese monitorato. La per-centuale si avvicina notevolmente al 100% con l’aumentare del grado sisimico. La rete abruzzese è in grado anche di monitorare forti eventi sismici lontani e fuori dalla rete stessa attraverso anomalie che ci vengono in-viate simultaneamente da tutti e tre i rivelato-ri che in questo caso si comportano come se fosse un’unica macchina. Questo fatto, però, ci impedisce di valutare la zona epicentrale interessata e la magnitudo attesa in quanto per la trigonometria dei dati sarebbero ne-cessarie altre reti dislocate in altri territori.Leonardo NicolìDirettore Fondazione Giuliani

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Domenica - 17 giugno 2012

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15Domenica - 17 giugno 2012EVENTI

C.M.L. Verifiche srl

Organismo abilitato dal Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi:

Del D.P.R. 462/01 ad effettuare verifiche periodiche e straordinarie impianti elettrici di messa a terra ed impianti di protezione contro le scariche atmosferiche (vedi D.lgs. 81/08);

Organismo Notificato dal Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi: Del D.P.R. 162/99 ad effettuare verifiche e collaudi ascensori e montacarichi

C.M.L. Veifiche è convenzionata con la CONFESERCENTI Casoria Verifica oggi la sicurezza del tuo domani

Sede legale ed operativa: Via Domenico Morelli n. 49 Afragola 80021 (Na) Info: + 39 081.860.27.81 e-mail: [email protected] www.cmlverifiche.it

Istituto Sacro Cuore di Casoria: 1° PREMIO CONCORSO OROGEL

“LA SCUOLA CHE FRUTTA” edizione 2011-2012

“di Bianca Senese”

Gli alunni dell’Istituto Sacro Cuore, quest’anno hanno partecipato con

grande entusiasmo al concorso “La scuola…che frutta” indetto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali in collaborazione con Orogel Fresco. Tale

iniziativa educativa ha avuto lo scopo di sensibilizzare i bambini ad alimentarsi correttamente ed in maniera sana là dove frutta e verdura risultano essere da sempre le protagoniste, ma troppo spesso dimenticate e

non amate dai bambini. Tale concorso si è ben integrato nel progetto curricolare che la scuola quest’anno ha offerto ai suoi alunni: “Mangiando si impara”, infatti le insegnanti hanno sensibilizzato gli alunni verso tale

tipo di alimentazione proponendo attività, giochi e saggio di fine anno a tema. Mossi da quest’entusiasmo i bambini hanno avvertito l’esigenza di esternare attraverso diversi elaborati ciò che, con l’aiuto delle docenti, hanno appreso durante il percorso educativo. Gli elaborati che hanno partecipato al concorso sono stati: uno spot radiofonico, un

cortometraggio, un manifesto pubblicitario, un collage di fotografie, e una raccolta di filastrocche, poesie ed elaborati grafici. L’Istituto Sacro Cuore è risultato essere vincitore del primo premio del concorso

Orogel a cui hanno partecipato migliaia di scuole in tutta Italia. Tale premiazione e’ avvenuta a Santa Maria Capua Vetere dove sono intervenute le massime rappresentanze regionali e ministeriali della Regione Campania. Dirigente, docenti e alunni ringraziano l’Orogel e il Ministero per aver dato loro l’opportunità di riscoprire il fantastico mondo della frutta e della verdura.

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16 Domenica - 17 giugno 2012

Antonio Mascolo

MUSICA

Gianni Bianco [email protected]

Sono a Poglignano a mare, città natia del grande Domenico Modugno. Dalla

terrazza dove albergo, guardo la statua dedicata al grande Mimmo. Ho avuto sempre una profonda stima del grande Modugno, primo italiano a sfondare in America con il brano “Volare”. Compositore e interprete straordinario di tanti altri successi, in italiano, in napoletano, nel suo dialetto salentino, oggi cantato in tutto il mondo, Un grande interprete del nostro tempo che osservo immortalato in una piazza della sua città, con alle spalle il mare e le braccia aperte, come se volasse. Sono tanti i musicisti che conosco di persona, per lo più della nostra terra e spulciando qua e là in face book in questi giorni, ascolto e guardo i video pubblicati da un grande amico Antonio Mascolo, in tournèè. Antonio inizia giovanissimo lo studio della chitarra classica con il suo primo maestro Gaetano Natale, cui è legato da un rapporto di grande affetto ancora oggi. Non ancora ventenne si diploma presso il Conservatorio di Musica di Benevento con il massimo dei voti, "cum laude" e una menzione speciale e un anno dopo, nel 2002 "Miglior laureato dell'anno per il Conservatorio di Benevento”. Inizia la frequentazione di corsi d’interpretazione musicale, Angel Romero, Marco Socias, David Russell, i maestri.Vincitore di diversi premi nazionali e internazionali:1992 Concorso Pergolesi di Napoli Primo Premio; 1994 Concorso Savona in musica Premio Speciale;1995 10 ° Concorso Giovani Musicisti Gargano Primo Premio;1996 9° Rassegna Internazionale di Pescara Primo Premio;1997 Concorso Nazionale di chitarra Città di Ercolano Primo Premio;2000 Concorso di Interpretazione Musicale Città di Arenzano Primo Premio;Standing ovation alla presenza di Alirio Diaz nel 2002 al "Festival Internazionale di Chitarra di Mantova", riceve unanime successo di critica e pubblico;Nel 2007, invitato dall’associazione "David e Maria Russell Profit destra", si esibisce per l'anno a Città' della Pieve.Inizia la sua carriera artistica collaborando alla composizione di colonne sonore, lavorando con diversi registi tra cui Marco Tullio Giordana. Continua la carriera

esibendosi da solista, incontra il jazz. Nel 2009 pubblica il suo primo album "Dune" prodotto dalla rivista più famosa di chitarra classica in Italia "Guitart", dedica un brano al grande maestro Angel Romero.Qualche tempo fa ebbi l’occasione di scambiare qualche chiacchiera con Antonio.Quando nasce la passione per la musica?Prima dei dieci anni, a lezione dal maestro Gaetano Natale, il mio primo insegnante di musica, ancora oggi pensa sia stato fondamentale per la mia carriera artistica la possibilità di studiare con lui. Comunque, influenzato da mio padre il primo strumento che ho iniziato a suonare sono stata la batteria, strumento che egli stesso si dilettava a suonare.Solo per dovere di cronaca, Gregorio Mascolo regista e sceneggiatore teatrale, del cinema e di documentari, lo ricordiamo per “Felicia La Mafia Uccide, il Silenzio Pure”. Gli avvenimenti che riguardarono la madre dopo l’uccisione di Peppino Impastato (N.d.R.).Ricordo che fin da piccoli io e mio fratello siamo vissuti in una casa invasa dall'arte, strumenti, quadri, sculture, film. Tutto ciò sicuramente ha aperto le nostre menti a un rapporto stretto con l’arte, la mia scelta è stata poi la musica.Insomma lo studio, i concorsi, i premi, le esibizioni da solista, arriva poi il tuo primo lavoro “Dune”. Com’è nata questa idea?E stata la rivista specializzata in chitarra “Guitar” a chiedermi questo impegno e così nel 2009 è nato "Dune".Ascoltando il cd, si ha la sensazione di viaggiare attraverso sonorità che dal mediterraneo arrivano al blues e al jazz. Perché la scelta di comporre e non un disco dedicato a grandi standard di chitarra classica, almeno la prima volta?Tanti miei colleghi hanno scelto la strada dell’esecuzione, anche nella produzione di lavori discografici, dimostrando sicuramente bravura e talento. Personalmente invece, ho sempre pensato, che l’improvvisazione e la composizione siano terreni sui quali mi sono voluto confrontare. Chiaramente la musica che ascolto, oltre la classica, ha generato in me il desiderio di comporre qualcosa che uscisse fuori dai canoni classici. Sono sette i brani che compongono l’album, ricordiamolo, interamente suonato da solo, unico in Italia. Sarà così anche per il prossimo disco?No, il prossimo disco sarà contaminato da

altri strumenti, preferibilmente percussioni.Antonio è in compagnia della sua ragazza, Aicha, turca di Ankara, anche lei chitarrista di musica classica, allieva di Aniello Desiderio, questa volta in Germania, dove il grande maestro napoletano insegna. Allora un disco a due chitarre e con strumenti percussivi orientali, come in qualche video su Youtube ho visto in qualche session?Sì, innanzitutto a due chitarre, con Aicha, l’idea delle percussioni affascina, nella tradizione mediterranea, troviamo una grande varietà di strumenti percussivi.Allora l’incontro tra te e Aicha è anche l’incontro di due tradizioni musicali e culturali?Sicuramente.Ad Aicha chiediamo: qual è stato il suo impatto con Napoli.La cosa che mi ha colpito è stata la musicalità di alcune gestualità della gente in tante cose molto simile alla mia Turchia.

E’ un vero piacere discorrere con Antonio Mascolo, dell’amore per il Jazz del grande pianista Keith Jarret al quale Antonio dedica nel disco Dune un brano. Ci parla ancora dei viaggi in Turchia, del sogno di andare a vivere in America, della passata tournee in Germania. Oggi, Antonio Mascolo è già considerato dalla critica un grande chitarrista, domani lo sarà a livello internazionale, gli strappo una promessa, un concerto nella nostra città, magari a due chitarre con la sua Aicha.

DUNE di Antonio MascoloMY SONG HOMAGE TO JARRETDREAMBROTHERSRASGHERODUNEIN THE DARK

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17Domenica - 17 giugno 2012A R T E

Vittoria Caso Pina Della RossaU n a f o t o g r a f a c h e d i p i n g e o u n a p i t t r i c e c h e f o t o g r a f a ?

Il 2 giugno è stata inaugurata a Lecce, la mo-stra, “PHISIOGNOMIES, IL RITRATTO

NELL’ARTE CONTEMPORANEA”, che sarà aperta fino al 23 giugno. Tra gli artisti invitati a esporre le loro opere c’è Pina Della Rossa, docente di Storia dell’Arte presso il liceo Gan-dhi.Anzi, proprio un ritratto di Pina Della Rossa è posto sull’invito, tratto dal ciclo di lavori “In-oltre” in cui l’artista “imposta una riflessione sul rapporto tra la vita e la morte, l’anima e il corpo, lo spirito e la materia. Al centro di que-sti scatti compare il teschio, che non è quello di Adamo, simbolo del peccato originale re-dento dal sacrificio di Cristo, bensì il teschio venerato dal popolo napoletano come tramite fra i vivi e i morti. – afferma il critico Marco di Mauro - Al teschio si accompagna una figu-ra muliebre nascosta dal burqa, che agitando il suo corpo esorcizza la morte e rivendica la propria forza, materiale e spirituale.”Pina ha iniziato il suo iter, ricco di successi, negli anni ‘80, ereditata la passione per l’arte dal padre e dal fratello maggiore, e ha rag-giunto la massima espressività attraverso la fotografia e l’uso delle nuove tecnologie digi-tali e multimediali. In "Percorso d'Artista", una personale, Pina ha ricevuto il consenso unanime dei più noti critici d’arte: “La mia è un’indagine interiore, appassionata e intensa, -afferma Pina- che

parte dal reale per coglierne l’essenza; quasi una dimensione dell'anima, visionaria e silen-ziosa, in uno spazio che diviene infinito, me-tatemporale.”Gli strumenti? Particolari tonalità cromati-che, l’uso del bianco e nero, il gioco di luci ed ombre, l'intensità di un particolare. Allora, ci chiediamo, Pina Della Rossa è una fotografa che dipinge o una pittrice che fo-tografa? Entrambe le cose, evidentemente, perché in ogni opera si avverte la sensibilità del tocco, l'armonia della composizione, l'emozione che muove l'artista e che perva-de l'opera, la continua ricerca di un’espressività intensa e creativa, frutto di riflessione, di attenzione alla realtà e alle persone.Grande è stato anche il successo in SELECTED WORKS presso l’AREA 24 ART GALLERY di Napoli, in cui Pina ha presentato opere intense ed originali, tra cui fotografie in cui porte e finestre, attraverso varchi e spiragli si astraggono dalla realtà per condurci in una dimensione parallela, evocativa, inquietante e fantasiosa, simbolo di paure ancestrali ma anche di speranze oltre i confini del cuore e della menteSimboli e analogie sono presenti in tutti i temi di Pina: I cantieri, Mediterraneo, Infinito pre-

sente, Al di là del buio, Legato a te, Visione simultanea nello spazio dinamico .Nella serie “I Cantieri”, per approfondirne almeno una, “l’artista focalizza l’obiettivo sui materiali per riscattarne la dignità, il valore intrinseco che deriva dal fine per cui sono im-piegati e dal lavoro umano che li ha forgiati nella forma più appropriata. Il valore dei mate-riali non è solo semiotico, ma persino estetico, data la perfetta geometria di profilati metallici,

m a t -t o n i f o r a t i e bar-re di acciaio s a g o -m a t e c h e defini-s c o n o c o m -

plesse trame di segni. – afferma Marco di Mauro - Ognuno di essi assume una duplice valenza: da un lato apre uno squarcio sulla realtà dei cantieri, dove si costruisce il nostro habitat futuro, e da un altro delinea luoghi immaginari, come le onde del mare evocate dal profilo delle lamiere ondulate.” Insomma, questi capolavori sono proprio da vedere!!!!!

N ot t i “ b rave “Rosaria Ascolese [email protected]

CRONACA

Continuano le notti brave a Napoli e come è ormai di routine sabato 2 giugno c’è

scappato il ferito. In via Nisco, una strada del quartiere di Chiaia, un giovane di 20 anni è stato accoltellato, il fendente lo ha raggiunto ai genitali ma senza procurare ferite di par-ticolare gravità. Dopo l’intervento delle for-ze dell’ordine il giovane è stato ricoverato in ospedale ed è stato giudicato guaribile in una decina di giorni. Ai carabinieri della sezio-ne di Chiaia che sono intervenuti, il ragaz-zo non ha saputo dare dettagli sull’identità dell’aggressore o sul motivo del gesto. Tutto questo è avvenuto in torno alle 2 del mattino ma non è stato l’unico episodio di violenza avvenuto quella notte. Poco prima, più o meno nella stessa zone, un 23enne è stato avvicinato da delle persone che gli han-

no intimato di consegnare tutti i soldi che aveva. Al suo rifiuto è stato colpito al braccio con un coltello. Anche per il 23enne fortuna-tamente la prognosi è di dieci giorni. Ma questi episodi di violenza non si verifi-cano solo nel cuore della città, anche nelle varie province stanno aumentando. A Caso-ria, durante il sabato e la domenica i ragazzi invadono con auto e motorini le strade di Via Principe di Piemonte e Via Pio XII. So-stano sempre più numerosi fuori ai vari bar del corso e spesso, nemmeno in tarda sera-ta, scoppiano delle risse. La cosa grave, che spaventa, è che dietro a questi gesti violenti non ci sono delle vere e proprie motivazioni. Basta che qualcuno, con un po’ più di alcool in corpo, si senta osservato e tutto ha inizio, oppure che un ragazzo si impressioni che un

altro stia guardando la sua ragazza ed ecco che iniziano a volare le mani. Alcuni lo fan-no anche di proposito, per il semplice gusto di sentirsi forti. Insomma è un continuo di ragazzi che per un motivo o l’altro rendono Casoria un luogo poco sicuro per chi inve-ce da questo genere di cose vuole tenersi alla larga. Un maggiore controllo del territorio, una sinergia tra la Polizia Municipale e le for-ze dell'ordine sarebbe auspicabile per ridare alla nostra città un minimo di tranquillità nelle serate del fine settimana, quando, purtroppo, le strade principali ed anche quelle periferiche restano in balia di tep-pisti che mettono a dura prova la pazien-za e soprattutto l'incolumità di migliaia di cittadini.

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19Domenica - 17 giugno 2012EVENTI

Esordio discografico per gli Anima Nova all ’Ammot di Varcaturo

“ di La Redazione ”

La prima data di presentazione è il 24 Giu-gno alle ore 20h00 all’Ammot di Varca-

turo, luogo ideale per ascoltare le suggestive note degli Anima Nova, al tramonto, in riva al mare. In scena la band formata da: Gabriella Cascella / voceVincenzo De Martino / chitar-ra Edoardo Di Maro / BassoFederico M. Per-fetto / batteria sarà implementata da straordi-nari musicisti, tutti presenti anche nell’album. Al piano e synth Stefano Bottiglieri, al sax Fe-lice Galeotalanza e al contrabbasso Antonio Di Costanzo, tutti musicisti di gran rilievo ed eleganza, di gran tecnica ed energia. Oltre alle canzoni dell’album in pieno stile “italian bos-sa concept”, in repertorio brani riarrangiati di Cesaria Evora, Tom Jobim e Paolo Conte. In-somma un concerto di innegabile buona mu-sica. IL DISCO:Si chiama “Embora”, un disco di undici inediti in cui le sonorità bossanova e samba sono veicolate dalla band verso un viag-gio mentale e fisico. Gli Anima Nova mirano infatti a portare l’ascoltatore fuori dalla quoti-dianità e dalla pesantezza che spesso ne con-segue, conducendolo verso orizzonti più miti, leggeri e dolci, grazie all’avvolgente atmosfera tipica delle spiagge, del tramonto, del vento candido che soffia leggero ed accarezza tutto ciò che tocca sulle note di una musica sofisti-catamente allegra, nuova e coinvolgente. Con gli Anima Nova nasce un nuovo stile, un nuo-vo modo di far musica: si chiama “italian bos-sa concept”. “Embora” è il disco che i fan degli Anima Nova attendevano da tempo. La band, infatti, è già presente sulla scena musicale da 5 anni, ed ha avuto modo di farsi conoscere grazie soprattutto agli arrangiamenti eleganti

e moderni di brani classici presi dal repertorio bossanova e samba. Sarà un caso o meno, non è dato saperlo, ma, digitando la parola bossa-nova su Youtube, il motore di ricerca come primo risultato rimanda proprio agli Anima Nova. La band vanta numeri di tutto rispet-to, probabilmente non comuni per un gene-re spesso considerato di nicchia: i loro video sono stati visti ed ascoltati da 250.000 utenti e, spulciando tra i commenti, si evincono co-piosi anche gli apprezzamenti dall’estero. Un grande risultato dunque! Un risultato che na-sce dalla maniera con cui il gruppo si propone e propone i propri brani, ricercando sempre sonorità sobrie ed originali. Con “Embora” la band punta adesso al grande pubblico, il di-sco fisico è distribuito dalla Self e può essere ordinato in tutti i negozi di dischi presenti sul territorio nazionale, su iTunes o attraverso i più importanti negozi on-line, grazie alla di-stribuzione web di Believe. Il primo singolo in uscita si intitola “E poi che fa”; un brano cui fa da cornice un “coloratissimo” videoclip e che si propone come canzone per l’estate, cercan-do tuttavia di allontanare, nella composizio-ne, tutto quello che di negativo si individua in

questa defini-zione. Un bra-no che esorta al viaggio, men-tale e fisico. Conoscere ed esplorare aiuta a superare an-che i momenti bui della vita, “E poi che fa se cerco il sole quando il sole qui non c’è, libera di andare, libera di amare…”. Il concetto è stato tradot-to molto bene anche dal regista del videoclip Fabio De Martino (Universo Studio Milano). Nel video si vede Gabriella Cascella, voce de-gli Anima Nova, immersa letteralmente in un sogno ad occhi aperti, un sogno che porta a spiagge colorate e luoghi allegri, semplice-mente avvolgenti e festosi, pur trovandosi nel caos metropolitano. “Embora” contiene undi-ci tracce, frutto di una scommessa coraggiosa che gli Anima Nova lanciano al mondo della musica italiana, decisi come pochi a portare alla ribalta un genere considerato spesso di nicchia, quello bossanova e samba, rivolu-zionandone ed evolvendone l’idea generale adagiando su di esso un new style denomi-nato “italian bossa concept”, che vuole essere una interpretazione personale del genere che la band propone ad un pubblico raffinato e sensibile a queste sonorità, in una chiave sem-plice, naturale e allo stesso tempo ricercata. “Embora” è bossanova, samba, lounge, pop, jazz , ma anche musica d’autore all’italiana.

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20 Domenica - 17 giugno 2012

INTERVISTA

Eduardo Paola [email protected] Incontro con… Paola Lezzi

Da qualche giorno su iTunes è disponibile il bra-no “In adorazione di te”, cantato da Stiv con

il featuring di Paola Iezzi del duo Paola&Chiara. L’artista milanese è sempre di più aperta a nuove forme d’arte e a nuove collaborazioni. In occasione dell’uscita sulla piattaforma digitale iTunes sia del brano che del video “In adorazione di te”, quest’ul-timo diretto da Paolo Santambrogio, abbiamo in-contrato Paola Iezzi.Paola, com'è nata la collaborazione con Stiv?Con Stiv ci conosciamo da un pò. Qualche anno fa ha curato un Remix del brano “Vanity&Pride” di Paola&Chiara. Da allora siamo rimasti in contatto. Quando ha terminato questo suo ultimo album “E' più forte di me”, me lo ha fatto ascoltare chieden-domi se avessi voglia di fare un feat. Quando ho ascoltato “In adorazione di te” è stato subito amo-re. Appena il mio udito ha percepito l'ambiente so-noro, l'intro con il rhodes, uno dei miei strumenti preferiti, ho cominciato a piangere. Ero contenta di “dare una mano” ad un musicista onesto come Stiv ed ero felice di cantare quel testo d'amore così inusuale e così vero. In seguito gli ho proposto di realizzare il video insieme. Quel pezzo mi trasmet-teva sensazioni precise che volevo si materializzas-sero. Sono davvero felice e soddisfatta del risultato. Molti penseranno che ho fatto una cosa strana, ma la musica ha un linguaggio che va oltre ed io penso che non bisogna essere schiavi di un “personaggio” o di un genere musicale.Dall’album d’esordio “Ci chiamano bambine” all’ultimo “Milleluci” sono passati circa 15 anni, ma per il mondo della discografia sembra sia passato un secolo. Secondo te, quel è la strada che prenderà la musica?Si, in effetti sono trascorsi un pò di anni, ma ri-spetto all'evoluzione tecnologica, sembra sia tra-scorso un secolo. La tecnologia ha completamente travolto il mondo in una nuova rivoluzione, alla quale forse moltissimi settori non erano ancora economicamente pronti, così contemporaneamen-te ci troviamo anche travolti da una crisi molto profonda che colpisce anche la musica, già messa abbastanza in ginocchio dagli scaricamenti illegali

e la pirateria. Ma l'evoluzione non si può arrestare. Dove porterà non si sa, ma quello che è certo è che sta disegnando nuovi scenari. Vedremo! “Vamos a bailar”, “A modo mio”, “Cambiare pa-gina”. Tutte canzoni che parlano di evoluzione, di rinascita. Quanto è importante per te il cambia-mento?Importante si. Fondamentale. Ma complicatissi-mo. Il fatto è che il cambiamento vero e proprio è una cosa rarissima. E solitamente avviene come un’illuminazione. Come un click che ti scatta nel cervello. Altrimenti mi pare più onesto parlare di “evoluzione”, cioè restiamo fondamentalmente gli stessi, adattandoci ai tem-pi che corrono. Bisogna acco-gliere il nuovo a braccia aperte mantenendo la mente sempre attiva e sveglia e critica. Il tema della rinascita e del cambia-mento ha sempre appassionato Paola&Chiara “autrici”. Ne ab-biamo sempre ampiamente scrit-to a modo nostro.Anche se per il pubblico è mol-to più rassicurante la staticità, sia artistica che di immagine, Paola&Chiara hanno fatto del cambiamento il loro marchio di fabbrica. Quanto queste evo-luzioni sono dettate da crescite personali e quanto da esigenze di mercato?Riteniamo di aver sempre avu-to un certo intuito per “il vento che cambia”. E abbiamo sempre assecondato questa nostra in-clinazione. Istinto, puro istinto. A volte, anche a discapito delle “regole del mercato” . Forse alcuni nostri passi sono stati e sono azzardati, ma è un atteggiamento tutto nostro. Fa parte della natura del nostro “progetto”. Sarà che siamo in due, che siamo donne. Puoi immaginare qualcosa di più imprevedibile?Qual è la canzone del repertorio di Paola&Chiara, non necessariamente scelta tra le hit, alla quale

sei più affezionata?Sicuramente “Amici come prima”, “Vamos a Bailar” e “Festival” sono dei capisaldi. Poi “Pioggia d'Esta-te” e “Milleluci”. Tra le “non hits” c'è un brano al quale sono molto molto legata. Si chiama “Natura-le”, tratto dall'album “Blu” e poi “Un giorno di sole per me” dell'album “Festival” e tutto l'album “Win the Game”. Sono stati anni faticosi e molto produt-tivi. Non sempre è andata bene commercialmente parlando, ma posso dire di amare tutti i dischi che abbiamo scritto. Sono belli, pieni di onestà e cura in ogni dettaglio. Negli ultimi anni, insieme al progetto

Paola&Chiara, ti dei dedicata alla fotografia, allo styling, al teatro. In quali di queste forme d’arte ti senti più a tuo agio?Non so dirti. A parte la musica, che è la cosa che più mi apre il cuore, ogni forma di espressio-ne alla quale mi sia avvicina-ta mi ha emozionata, talvolta lasciandomi senza parole. Mi sono spesso stupita di come mi sia riuscito fare alcune cose che credevo lontane da me, in ma-niera del tutto naturale, come se le avessi sempre fatte. Il tra-vestimento, che ritengo essere una meravigliosa forma d'arte, mi affascina e mi conquista dav-vero. A seconda del "vestito" che indosso, mi sento trasformata.

Non ho ancora bene compreso se sono le mie ani-me differenti che si esprimono in modo diverso esteticamente o è la forma estetica che tira fuori una personalità diversa ogni volta.Con Chiara stai lavorando ad un prossimo al-bum?Cominciamo a metter giù un'idea più che precisa!Ci sarà un Tour quest’estate?Non un vero e proprio tour, perché stiamo pen-sando all'album. Ma comunque saremo presenti certamente a serate ed eventi particolari.

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21Domenica - 17 giugno 2012NAPOLI

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Benché non sia passato neanche un mese dallo scorso 20 maggio, sembra passata

un'eternità. Benché il tempo, senza campio-nato, senza Napoli, sembri rallentare, e in par-ticolare le domeniche appaiono interminabili supplizi, il trionfo romano appare un dolce, tenero ricordo. Gli europei di calcio, le in-chieste sul calcioscommesse, e il calcio(fanta)mercato in qualche modo riescono a lenire la mancanza. Torniamo a quindici giorni fa, al numero pubblicato prima dell'incontro for-tuito e fortunato con il baronetto Improta. In quell'occasione avevamo dato i numeri, asse-gnando al nostro Napoli un bel sette e mezzo in pagella, frutto della media tra campionato (5,5) Champions' (7,5) e Coppa Italia (9). Un po' di amici sui forum virtuali, e su quelli reali, mi “rimproverano” di aver calcolato la media semplice, non quella ponderata. Come scritto in quell'occasione, il mio feeling con la mate-matica è venuto a mancare un po' di anni fa, per cui da subito non ho inteso! Per fortuna tra qualche amico e la fidanzata, eccomi chiaro non tanto il concetto,a cui anche io potevo arri-vare, quanto la modalità per calcolarla, questa media ponderata. Vorticoso giro di parole per dire che pur ponderandola, la media con quei voti, si abbassa di poco. Sarò schematico, come la materia impone: Champions': peso 9, voto 7,5 (tot. 67,5); campionato: peso 6, voto 5,5

(tot. 33); coppa Italia: peso 3, voto 9 (tot. 27). Addizionando i tre totali, otteniamo la somma di 127,5 che va a dividersi con la somma dei pesi (9+6+3=18). Da questa divisione abbiamo la media ponderata: 7,083 periodico. La media ponderata quindi si discosta poco dalla media semplice. Fastidioso, noioso giro di parole e numeri per dire che la stagione resta assoluta-mente buona, media semplice o ponderata che sia, almeno che non si voglia dare sin da subito dei voti inferiori, alle tre manifestazioni. Pur di parlare del Napoli, e della passata stagione che ci ha visti tornare ad alzare un trofeo dopo 4 lustri, tornerei ad imparare gli algoritmi e stranezze simili! Basta passato, basta numeri, proiettiamoci nel futuro, o quanto meno nel presente. Il Pocho da scugnizzo, ogni giorno si fa sempre più garcon: sarà poi vero? Intanto si lascia espellere nella pirotecnica amichevole con il Brasile (gol di Fernandez, il nostro di-fensore), e il popolo partenopeo su Facebook si divide: c’è chi lo difende, chi lo scarica, e lo in-colpa. I commenti si sprecano; sulle piattafor-me virtuali e su quelle reali, è tutto un divider-si, tra chi gli giura eterno amore, nonostante la “depart”, e chi invece non gli perdona l'adieu, e magari, con il suo poster in camera, giura di non averlo mai amato molto! C'est la vie, di-rebbero questi spocchiosi parigini, arabizzati e sceicchizzati! Personalmente faccio finta di

non pensarci. In mancanza dell’ufficilaità, per-sonalmente ho già provveduto ad assumere un po’ di antidoti, se dovesse verificarsi la denega-ta ipotesi! È vero, una grande squadra, o una quasi grande squadra, può decidere di mandar via un suo top player, l'importante è sostituirlo bene. Qui sorge il primo dilemma, se dovesse andare via, lo sostituiremmo? Se sì, adeguata-mente? Jovetic ad esempio lenirebbe il dolore, oppure avendo riscattato Pandev, meglio con-centrarsi sugli altri reparti (difesa, esterno si-nistro, centrale di centrocampo) e affidarsi in avanti ai due tenori,al quasi tenore Pandev, e a Insigne e Vargas come “tenorini”? Al di la del dilemma, che razionalmente parlando è l'a-spetto più importante e decisivo, resta l'aspetto maledettamente irrazionale, stupido, fanciulle-sco, ingenuo, napoletano! Da battere, da scon-figgere, da mettere da parte, anche perché, lo sappiamo bene, oltre ogni retorica e frase fatta, la Maglia resta, tutto il resto no. Andare oltre il Pocho è quindi fondamentale, così come pres-sare con cognizione di causa e intelligenza la società, il mister, chiedendo loro lungimiranza, sacrifici, crescita, chiarezza, e vittorie. L'obiet-tivo dev'essere semplice, l'anno prossimo di questi tempi media semplice o ponderata poco importa...vogliamo un bel 10! Avanti NAPOLI.

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22 Domenica - 17 giugno 2012

A spasso ne l ca l c ioValerio [email protected]

Il mercato frena, il campionato scende e il Napoli sale???

SPORT

Questa settimana le trattative del calcio-mercato si sono un po’ arenate, tante

voci ma pochi colpi. Il giovane portiere Le-ali ha superato le visite mediche a Torino ed è a tutti gli effetti un nuovo giocatore della Juventus che continua a trattare con il pre-sidente Sebastiani per Verrati e sempre con il Brescia è ancora in piedi e molto calda la trattativa che porta ad El Kaddouri. Nel frat-tempo la vecchia Signora tratta e sonda le opportunità per acquistare il famoso “top player” per l’attacco. La juve è protagonista anche in uscita: si tratta con il West Ham per Elia e Krasic. La Lazio dopo un lunghissimo corteggiamento è riuscita a convincere Eder-son, il fantasista del Lione. Per l’Inter invece è arrivato il rinnovo di Chivu che ha firmato un accordo biennale a 2,5 milioni a stagione con opzione per il 2015 legato alle presenze (il rinnovo automatico scatterà al raggiun-gimento della 25esima presenza) e sonda il difensore argentino Silvestre del Palermo. La Roma a breve dovrebbe ufficializzare gli acquisti di Dodò e Castan del Corinthians e riscattare Marquinho. Però la trattativa che

sta suscitando grande clamore è la possibile cessione di Thiago Silva, pilastro della difesa rossonera, al Paris Saint German di Ancelot-ti. Ancora non c’è l’ufficialità né si conoscono le cifre ma di sicuro la vendita del forte di-fensore comporterà un grande e sostanzioso ridimensionamento del progetto rossonero e a mio parere dell’intera serie A. Per quanto riguarda il Milan, i tifosi rossoneri dovran-no, con non poche difficoltà, dimenticare i grandi acquisti e le grandi corazzate che il presidente Berlusconi, dagli inizi degli anni novanta in poi, ha creato spendendo miliar-di su miliardi. Infatti Berlusconi è stato nel calcio il pioniere degli ingaggi elevati ed il sistema da lui instaurato gli si è ritorto con-tro come un boomerang, con l’effetto che oggi anziché acquistare i giocatori più forti in circolazione, li vende! Per quanto riguarda invece la nostra serie A, sono anni ormai che i grandi campioni non vengono più in Italia e preferiscono l’estero mentre, quelli che ar-rivano come sconosciuti ma diventano negli anni campioni, appena possono o appena gli si presenta una proposta economica più al-

lettante scappano via. Ciò ha creato un certo livellamento del nostro campionato (ahimè) verso il basso ed una maggiore competitività: in Italia non ci sono le corazzate Real Madrid, Barcellona, Manchester United e Manchester City che riescono a vincere anzi stravincere su tutti i campi. Questa situazione però po-trebbe avvantaggiare club in ascesa, come il nostro caro Napoli: De Laurentiis deve capire che se vuole vincere uno scudetto è questo il momento in cui provarci, abbiamo le ca-pacità economiche, una buona base tecnica da cui partire e su cui intervenire in maniera minuziosa ma efficiente, cercando di creare un gruppo solido e competitivo. Quest’an-no non ci sarà più la Champions, il Napoli non avrà più la scusa delle energie perse ed i famosi 10 punti in meno in campionato. Quest’anno non sarà più possibile sbagliare un colpo sul mercato o una partita e neanche un cambio. Questo è l’anno in cui il Napoli dovrà approfittare dell’ulteriore livellamento del campionato e provare fino in fondo a ri-portare un tricolore che, ormai all’ombra del Vesuvio, da troppo latita!

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23Domenica - 17 giugno 2012EUROPEI

N O I I TA L I A N I , C R E D I A M O C I !

Amalia [email protected]

f g i o i e l l io r e v e r

G I O I E L L E R I A e O R O L O G E R I AVia P. di Piemonte, 1/3 Casoria (NA)

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Settimana scorsa abbiamo lasciato il nostro sguardo su calendario, gironi e possibili

pronostici; subito però, abbiamo dovuto lasciare da parte le supposizioni e guardare i fatti. L’avventura Europea italiana ha inizio alle ore 18.00 di sabato 10 giugno, e aldilà di tutte le premesse, non sembra essere così male. Come già anticipato, ad aspettarci c’erano i campioni in carica, gli spagnoli, decisamente dati favoriti. La partita non è semplice: è l’esordio di quell’Italia che tanto sta facendo parlare, contro una squadra forte, ben piazzata e con ottime credenziali. Ma la risposta italiana arriva senza farsi attendere troppo, e nonostante le poche speranze riposte in questo gruppo, riusciamo a guadagnare un punto importante con la Spagna, grazie ad una buona prestazione e ad un gol di Totò Di Natale, napoletano di nascita, raggiunto dal pari spagnolo dopo soli pochi minuti. Dopo pochi giorni, ad attenderci pronti ci sono i croati, usciti

vincitori dal match con l’Irlanda di Trapattoni; la partita si gioca nel pomeriggio di giovedì 14 giugno ed anche stavolta, il risultato è lo stesso della prima. Stavolta si tratta di un pari amaro, arrivato dopo un gol spettacolare di Andrea Pirlo, che chiudeva il primo tempo con un vantaggio, che faceva sperare bene.

Al secondo tempo, però, ecco il goal della Croazia, arrivato su una mancata marcatura della difesa italiana; a seguito le speranze si ridimensionano forzatamente. I punti conquistati ad oggi sono solo due, e l’ultima

partita di lunedì prossimo, proprio contro il Trap, ha una sola possibilità: la vittoria! Ciò nonostante però, avremo l’obbligo di tenere incollati gli occhi alla tv per lo scontro diretto tra Spagna e Croazia, maggiori contendenti della qualificazione. “Dobbiamo continuare a crederci!”. Le parole

di Prandelli ai microfoni di RaiSport al termine della gara, incitano sia i giocatori che i tifosi; allora, il nostro compito ora è di ascoltarlo e crederci ancora, davvero. Del resto, noi che facciamo parte di tutti coloro che si sentono italiani e che seguono questo europeo, tifando Italia

con voglia e grinta, potremo comunque dire di aver vissuto delle emozioni europee da italiani veri. FORZA ITALIA!

Errata Corrige: La scorsa settimana l’articolo pubblicato a pag. 8 - numero 30 del 10 giugno 2012 - dal titolo “Non chiamatela televisione” è stato erroneamente attribuito a Luigi Magistro. Rettifichiamo e ci scusiamo con gli effettivi autori: Antonio Ziccardi e Giò Marigliano.

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25Domenica - 17 giugno 2012EVENTI

Emiliana [email protected] S p a z i o B l a n c h : u n ’ o a s i f e l i c e

p e r l ’ a rte c o nte m p o ra n eaDa poche settimane è stato inaugurato

Spazio Blanch - Centro Polifunzionale per l'Arte Contemporanea presentando il suo primo progetto espositivo intitolato _Un-derscore a cura di Marco Adinolfi, giovane artista visivo napoletano nonché direttore artistico dello Spazio, con il Patrocinio mo-rale del Comune e della Provincia di Napoli. Ad inaugurare lo spazio è stata una mostra collettiva con quattordici artisti (Gigi Cifali, Daniel Cuberta, Corrado Folinea, Paola Riso-li, Alessandro Zannier, Giacomo Montanaro, Salvatore Mauro, Antonio De Rosa, Stefano Ciannella, Marco Abbamondi, Giorgio Mila-no, Piero Chiariello, Massimiliano Mirabella e Carlo Colli) chiamati a confrontarsi tra loro e in uno spazio completamente nuovo. Il titolo della mostra racchiude il senso e la filosofia del progetto espositivo; _Underscore infatti nel linguaggio dei segni, è il trattino d'unio-ne, ciò che in campo informatico serve a dare continuità alle parole, il vecchio carattere del-la macchina da scrivere per sottolineare una frase o una parola. L’_Underscore quindi met-te insieme e sottolinea l’esigenza di unire più e diverse espressioni culturali; la convergenza quindi di più personalità artistiche con uni-co interesse, ovvero creare forme di dialogo e confronto attraverso l’arte contemporanea. I quattordici artisti, operanti tra Napoli, Lon-dra, Zurigo, Roma e Siviglia, sono interpreti moderni differenti nello stile, nel percorso ar-tistico e di ricerca. Spazio Blanch è un proget-to culturale voluto da tre giovani professioni-sti napoletani Marco Adinolfi, Massimiliano

Cafaggi e Riccardo Stolica che in opposizione, quasi a sfidare l’attuale crisi economica e in-tellettuale, hanno deciso di trasformare un ex deposito di materiale edile in un centro di cul-tura contemporanea. Spazio Blanch, sito nei pressi della rinnovata Piazza Nazionale di Na-poli (Via T. G. Blanch, 23), è un grande spazio espositivo polifunzionale per l' arte contem-poranea, con una superficie di oltre 300mq per 5,5m d'altezza. Si presenta come un open-space estremamente versatile, pronto a ospi-tare mostre, performance, installazioni e il tutto perché no, anche contemporaneamente. Il concetto principale è creare una rete parte-cipativa e di multidisciplinarietà, attraverso la quale aprirsi al confronto, alla conoscenza di diverse realtà simultaneamente. Uno dei prin-cipali obiettivi di Spazio Blanch è costituire gemellaggi tra realtà espositive piccole e gran-di, nazionali ed internazionali con le quali in-trecciare progetti, costruire eventi e dialogare ognuno attraverso la propria espressione arti-stica. La struttura non gode di finanziamenti pubblici, ma è una struttura indipendente che si autosostiene. Ai dubbi e alle domande, il giovane artista Marco Adinolfi risponde così.A chi è aperto e rivolto lo Spazio?“L’idea è rivolta innanzitutto ai professionisti del mondo dell’arte contemporanea o a quan-ti, come curatori, vogliano organizzare even-ti. Siamo una struttura con un solo obiettivo: progetti, che aprano al dialogo e al confronto, sperando che questa spazio possa divenire un punto di riferimento in questo senso.”C’è già una programmazione di eventi?

“No, al momento stiamo creando degli eventi per settembre-otto-bre con mostre e presentazioni di attività varie. Ma ciò che vorrem-mo fare realmen-te, è chiamare in questo contesto più realtà esposi-tive a confronto, una sorta di mi-ni-fiera; creare, cioè, una situa-zione in cui que-ste stesse realtà espositive differenti siano coadiuvate e coor-dinate da un unico curatore. Altra cosa da re-alizzare sarà dedicare un angolo al discorso di gemellaggio, non inteso solo come scambio di artisti, ma come creazione di una rete di con-tatti; per esempio, proiettare in questo stesso spazio una mostra che si sta tenendo in quel preciso istante in un’altra location. È questo d’altronde il senso di Centro Polifunzionale che vogliamo far venir fuori.” La creazione di spazio blanch è, dunque, un passo importan-te per tutti quegli artisti rimasti orfani di uno spazio; e con _Underscore, Spazio Blanch diventa la Tabula Rasa dove segnare, sottoli-neare, scrivere nuovamente il ruolo delle arti visive contemporanee in un contesto in cui il ruolo dello spazio è di per sé essenziale.

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27Domenica - 17 giugno 2012L I B R I

Dietro le spalle“ di Lucia Maglitto ”

Francesca Sifola con la sua simpatia e vo-glia di comunicare presenta il suo nuovo

romanzo. “Dietro le spalle” (Edizioni Sabinae – www.edizionisabinae.com), questo il titolo dell'ultimo figlio (come lei stessa ama definire i suoi scritti) di Francesca,ed esprime piena-mente il voler esplorare l’animo umano ri-cercandone l'essenza. Una mutevole essenza, una mutazione costretta per la sopravvivenza prima ed una nuova florida vita poi.Titolo che fa pensare ad eventuali e vili ne-mici che operano a nostra insaputa e da cui ben guardarsi,(tutto quello che non vorrem-mo ci venisse fatto, e' già accaduto senza che noi ce ne fossimo accorti) ma non c'è solo questo. L'intrigo si vivrà, nel mondo dell'arte; il protagonista, Andrea Gatto, perfettamente calzato nell'odierna realtà, dovrà fare i conti con chi e cosa è alle sue spalle, ma tutto sarà trasformato in un'opportunità. In una società, anche famigliare, piena di au-tomatismi quotidiani, di routine, dove l’indi-viduo, vive un’apatia, un disagio interiore e dove anche l’aria che respira diventa stretta, il protagonista decide che è il momento di togliere la ”maschera”, o i para-occhi che dir si voglia, si risveglia da questa indifferenza, si ribella alla sua vita “inscatolata” e va a ri-cercare le emozioni, una vita più intensa dove sia più padrone di se stesso. Una strada non è

sempre quella giusta, può e deve essere cam-biata anche se costerà il trovarsi in trame di vita inaspettate, che però non devono avere una connotazione negativa, ma sono oppor-tunità per poter vedere se stessi a 360°. Il let-tore viene stimolato da questa inquietudine narrativa e si lascia trasportare dalla ricerca d'avventura al di là delle convenzioni sociali. Una narrativa che vuole essere terapeutica e certamente un momento di riflessione. Una ricerca di soluzioni fino a comprendere che ogni risoluzione è già in noi stessi ed è lì che vanno cercate. Nata a Napoli ma da tempo, ormai, di adozio-ne Romana, Francesca Sifola ha scritto anche i racconti brevi "Luna Park" (2002) ed altri 4 romanzi: "Sogno" (Graus editore, 2004), pre-mio Emily Dickinson nel 2005; " Tempo sen-za maschera" ( Graus editore 2004); "Scene di scrittura" (Graus editore 2006); "La scatola, bucata" ( edizioni Sabinae 2010) con cui ha vinto il premio internazionale Antonio de Curtis.

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La situazione è questa

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I tedeschi ritengono che gli europei del Mediterraneo stiano usando la loro moneta

per vivere. In pratica non sarebbe l’euro la nostra moneta, ma il marco. L’impiego di una moneta altrui non è storicamente una novità. In passato è già avvenuto. La garanzia offerta, prima dal metallo prezioso con cui era coniata la moneta, poi dalla solidità e forza economica dello stato che la metteva in circolazione, convogliava i popoli verso l’uso di una ben determinata moneta in luogo di quella nazionale, non solo negli scambi internazionali, ma anche in quelli nazionali. Per restare agli ultimi due secoli, tale ruolo è stato interpretato dalla sterlina inglese e dal dollaro americano. Ciò accade ancora oggi, specialmente per il dollaro americano, che è stata moneta di riferimento a partire dal secondo dopoguerra. Il ricorso a tale impiego della moneta era non solo espressione, ma anche mezzo del potere economico del paese detentore del potere di conio della moneta forte. Il vantaggio, collegato all’apprezzamento della moneta, era e resta notevole, soprattutto in relazione alle importazioni. Il limite era costituito solo

dall’effetto negativo sulle esportazioni. Ma esso poteva e può ben essere compensato in parte dalla specialità e unicità della produzione economica e per la restante dalla partnership politico-economica e anche

dalla forza di persuasione “militare”, che spingono gli altri verso accordi commerciali dipendenti e vincolanti. Insomma detenere il potere di emissione di una moneta di scambio internazionale ha sempre costituito un enorme vantaggio e ha rappresentato il segno della potenza di un paese. Ma l’euro? L’euro nasce come moneta forte e

cresce rapidamente nel suo valore e nella considerazione internazionale, fino al punto di insidiare il dollaro nel suo ruolo di moneta di riferimento. Non poteva essere altrimenti, nascendo come la moneta del più grande

aggregato di nazioni sviluppate e industrializzate al mondo. Tutto va bene, però, fino a quando tale connessione resta valida ovvero fino a che la crescita economica dei paesi euro sostiene la forza e la garanzia della moneta. Non molto tempo fa la Cina aveva addirittura pensato all’euro per integrare, se non proprio di sostituirla, la propria riserva di moneta straniera, costituta dai dollari americani. I tedeschi, quindi, chiudono un occhio, se non tutt’e due, sui debiti sovrani di paesi come Italia, Grecia e Spagna, anzi trascinano questi paesi verso l’ambizioso obiettivo

della supremazia economica euro-tedesca nel mondo. La loro maggiore preoccupazione, tuttavia, è che l’euro sia forte. La stabilità della moneta e il controllo dell’inflazione sono per i tedeschi condizioni imprescindibili del loro vivere comune e del loro possibile convivere con gli altri popoli europei. Le ragioni sono storiche, anzi psico-storiche. I tedeschi sono

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un popolo straordinario. E’ inutile ricordare i loro meriti nel campo della cultura e della scienza. La loro grande qualità, che spesso però è anche il loro limite, è la necessità di stabilità e conformità alle regole. Un dato storico ci mette in guardia. I tedeschi che ebbero ad affrontare la grave e prolungata crisi economica succeduta alla prima delle guerre mondiali, non riuscirono a gestire in modo composto l’inflazione galoppante e la perenne instabilità economica, che li portò a ben tre fallimenti, oggi si direbbe default, ovvero i tedeschi non onorarono i loro debiti. Tutti sappiamo che questa fu una, se non la principale, causa dell’avvento del nazionalsocialismo. Come ha giustamente ricordato qualche mese fa il governatore della Banca di Italia, il napoletano Ignazio Visco, il ricordo di quella deriva spaventa ancora oggi i tedeschi. E’ come se essi stessi non si fidassero della propria tenuta davanti all’instabilità. Un timore che diventa psicosi nell’atteggiamento della Merkel. In definitiva noi siamo ostaggio di questa psicosi. Secondo questa spiegazione, la Merkel non è convinta di poter tenere a bada i tedeschi nel caso in cui ci si decida finalmente a deprezzare l’euro con politiche monetarie e fiscali espansive volte sia a ripianare i debiti sovrani dei paesi mediterranei che a dare una spinta keynesiana alla crescita economica. Questo perché sarebbero quasi interamente i tedeschi ad accollarsi l’onere di tali politiche sia in termini di sostenibilità finanziaria che economica. In gioco, pertanto, sarebbe la tenuta non solo della stabilità economica, ma di quella politica e sociale. Per meglio dire, ad essere messi seriamente in pericolo, sarebbero oltre cinquant’anni di pace e di integrazione europea (occidentale). Un periodo eccezionale, forse unico. D’altro

canto, però, non si può pensare che i tedeschi usino l’euro per il marco. Ovvero che possano pensare di sfruttare la loro posizione dominante in economia (e nei conti pubblici) per trarre vantaggi. Ed è quello che di fatto succede oggi. Per questo, benché fondato, il solo motivo della paura dell’instabilità non convince. A qualcuno potrebbe venire in mente, infatti, che i tedeschi stiano tirando la corda solo per portare il massimo vantaggio al proprio sistema finanziario e industriale, in questo grave momento di

debolezza degli altri grandi ex (?) rivali economici europei (Italia e Francia). Di più. Qui viene fuori l’altro aspetto dolorosamente spiacevole di questo popolo ammirevole. La loro smisurata e frustrata ambizione, il loro tentativo, che forse può farsi risalire alle popolazioni delle invasioni barbariche, di porre il ceppo germanico al centro e alla guida dell’Europa. Altre popolazioni germaniche si sono incontrate e fuse con popoli precedenti, creando civiltà originali in ogni parte d’Europa. I Franchi con la civiltà gallo-romana, gli Angli e i Sassoni (poi i vichingo-Normanni) con i Britanni in parte romanizzati, per non dire degli esperimenti ispanici e italici. La Germania, invece, è rimasta estranea a questi incontri. I suoi

popoli non hanno mai sperimentato alcuna fusione se non, con limiti, in zone periferiche. Si potrebbe dire che sono rimasti autoctoni. E’ stata l’azione congiunta di Carlo Magno e della cristianizzazione a portare la Germania nella civitas christiana cattolica europea. L’elemento eterogeneo della loro caratteristica autoctona all’interno della civiltà europea (centro-occidentale), che poteva costituire un elemento di perturbazione degli equilibri raggiunti in altri contesti grazie alla disponibilità alle fusioni germanico-

latine, è stato tenuto a freno per secoli con la divisione geopolitica e, dopo il tentativo unificatore del luteranesimo, con le divisioni geo-religiose tra riformati e cattolici tedeschi (cuius regio, eius religio). I guai per gli equilibri europei sono iniziati con l’unificazione tedesca intervenuta nella seconda metà del XIX secolo. Per circa un secolo, l’unificazione tedesca e la sua carica culturale pangermanica hanno portato continua instabilità in Europa e ben due guerre disastrose. Dobbiamo forse chiederci se forse non sia casuale che l’Europa abbia assistito al più grande periodo

di stabilità, floridezza e pace, non solo militare, ma anche sociale ed economica, nel periodo in cui la Germania era divisa in due entità statali. La Germania unita è troppo grande, popolosa e forte per l’Europa dei cento popoli. Con eccessiva superficialità e rapidità i governanti europei nel 1990 hanno consentito la riunificazione, senza porre verifiche e condizioni. Per esempio permettendo che i tedeschi orientali (ri)diventassero prima tedeschi che europei. La stessa Merkel proviene dall’Est. Il problema di oggi nasce da questa miopia.

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Dal 2007 al 2011 la percentuale di popolazione che si è rivolta alla Caritas per affrontare le

spese correnti è cresciuta del 14%. Non solo lavo-ratori che hanno perso il proprio posto, ma anche genitori schiacciati dal costo economico di una vita sempre più difficile. Prima erano soprattutto immigrati senza punti di riferimento nel nostro Paese, ora la crisi bussa anche a categorie fino a qualche anno fa al riparo dalla povertà. Persone che sentono di avere qualcosa da nascondere, un segreto del quale vergognarsi, travolte dalla crisi che ha spazzato via un'esistenza fatta di certezze che sembravano indistruttibili. Tanti e sempre più spesso bussano alla porta di una struttura di sostegno per avere ogni settimana un pacco di viveri e, quando è possibile, una piccola somma di denaro per le utenze e l'affitto simbolico. Sono i cosiddetti "nuovi poveri": nuovi non solo per-ché caduti solo recentemente nell'indigenza, ma anche perché appartenenti a categorie prima non interessate dalla miseria.” Italianissime” famiglie di lavoratori lasciati a casa da un giorno all'altro, padri ai quali una separazione ha portato via in-sieme agli affetti anche i soldi per vivere e hanno imparato a chiamare "casa" le sale d'aspetto degli ospedali, immigrati che ce l'avevano fatta a co-struirsi una solidità economica e ora sono ritor-nati al punto di partenza: camminano tutti su una linea di confine che mese dopo mese diventa sem-pre più sottile.E se gli italiani possono rivolgersi per un breve periodo a parenti e conoscenti, la

situazione degli stranieri è ancora più allarmante: completo disorientamento, difficoltà linguistiche e pochi contatti. Un triennio di recessione ha sconvolto il tessuto produttivo nazionale, travolgendo grandi e pic-coli marchi, cancellando aziende storiche della tradizione italiana e lasciando, infine, sul terreno quasi un milione di persone senza più lavoro. Nes-sun settore si salva ,tutti i comparti hanno pagato prezzi pesanti. Dall'industria ai servizi, in ogni angolo d'Italia, il passaggio della crisi ha lasciato a terra ogni volta, con i suoi simboli, i destini di singoli, di decine o di centinaia di lavoratori, don-ne, uomini, famiglie. Cosa è cambiato rispetto al passato? Che a uscire dalla società del lavoro, con i giovani dal contratto a termine, sono stati molti padri e madri "adulti" e persino nonni, finiti in un limbo temporale sempre esposto alle riforme previdenziali, troppo vecchi per trovare nuovo impiego, troppo giovani per la pensione, sospesi in quella mobilità che è quasi sempre statica per-ché non porta in alcun luogo dove a una presta-zione corrisponde un civile salario, ma solo fuori. Le conseguenze si possono cogliere nei conteggi della Caritas sulle presenze italiane cresciute alle mense dei poveri o nelle file per il ritiro dei pacchi alimentari; nel "ritorno" degli italiani in cronaca nera, nelle storie private di chi deve campare con 800 euro di assegno di cassa integrazione, spes-so in ritardo di mesi e mesi e nei racconti degli imprenditori rimasti appesi a crediti inesigibili e

a debiti ineludibili perché inseguiti dalla spietata burocrazia delle banche. Poi ci sono le cifre uffi-ciali. Parlando di lavoratori, il triennio della crisi avrebbe portato all'espulsione dal lavoro di qua-si 400mila italiani. Solo nell'edilizia si sarebbero persi 300mila posti di lavoro. Secondo Confindu-stria, invece, con un calo del Pil dell'1,6%, a fine anno saranno oltre un milione i posti cancellati e 800mila i lavoratori che avranno perso il po-sto dal 2008 ad oggi. Stesso scenario dai nume-ri sulle imprese e le società, nel 2011 i fallimenti sono aumentati del 7% rispetto all'anno prima ed hanno riguardato soprattutto le piccole e medie imprese. Le sofferenze bancarie, i crediti diventati difficilmente esigibili, sono cresciute in un anno del 40%. L'effetto inevitabile è stato una stretta sul credito, da parte delle banche, che ha contribuito ad accentuare le difficoltà e i tentativi di ripresa delle imprese. Nel procedere dello “tsunami” che ha travolto l'economia italiana, in generale la politica si è mossa, tra presenzialismi locali e as-senza nazionale, con un'attenzione insufficiente, quasi che non fosse ben consapevole di quello che ogni giorno, in piccole imprese e grandi aziende, stava accadendo. Nel momento in cui la crisi è al suo apice e chiusure, ristrutturazioni, annunci di cassa e licenziamenti diventano un bollettino di guerra quotidiano viene da chiedersi quanto an-cora questo popolo possa “resistere”…..

“Abbronzata tutte chiazze, pelli rosse un po’ paonazze son le ragazze che prendon il sol.”Così recita una strofa di una celebre canzone italiana degli anni 60. Come prevenire le chiazze e le pelli rosse a quei tempi forse non era proprio chiaro, ma ora si può, eccome se si può. Piccole e piacevoli regole da seguire per un’abbronzatura da invidia, sana ed uniforme. Un errore molte frequente è quello di riporre tutta la nostra fiducia nei prodotti cosmetici; creme, protezioni e super abbronzanti, senza pensare che una

perfetta tintarella con un’appropriata protezione inizia dall’interno! Sarebbe infatti opportuno aiutare il nostro corpo a rafforzare le difese della pelle e minimizzare l'impatto delle radiazioni, aumentando ad esempio l’apporto di antiossidanti quali il beta-carotene. Bisogna prediligere frutta e verdura fresca, in particolare arance, carote, pomodori, pompelmi i quali stimolano la melanina regalandoci una doratura quasi perfetta. Chiaramente non bisogna alimentare il corpo con il beta-carotene ,la vitamina C, la vitamina

E, una settimana o due prima delle vacanza; ma piuttosto bisogna fare una preparazione che duri almeno un paio di mesi prima delle vacanze effettive .Cosa importantissima da fare soprattutto durante l’esposizione al sole e durante tutto l’anno è bere molto acqua, 2 litri al giorno, ovvero l’equivalente di 8 bicchieri di acqua. Passando al contatto diretto con il sole è vitale, anche se si ha un incarnato molto scuro, una buona protezione per le prime

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esposizioni così da evitare fastidiose e antiestetiche scottature con conseguenti spellature. I punti più delicati e che vanno protetti con maggiore attenzione sono il viso, il decoltè e le spalle. Un’abbronzatura presa in maniera graduale è più duratura e naturale. Per non allontanarci dal trend, noi che siamo fashion victim, gli occhiali da sole sono ben più di un semplice accessorio di moda: sono infatti considerati dal decreto legislativo 475/1992 “dispositivi di protezione individuale”, da indossare per difendersi dai rischi dovuti alle radiazioni solari. Rischi che possono andare dalla congiuntivite alla cheratite alla cataratta per arrivare fino a lesioni di retina e cristallino e a maculopatie. Dopo qualche giorno di queste piccole attenzioni possiamo dare il via libera alla nostra sfrenata ossessione per la bella tintarella. Sempre con ponderazione e moderazione evitando di esporsi al contatto diretto con il sole nelle ore in cui quest’ultimo batte più forte, dalle 12.00 alle 15.00 circa. La vacanza al mare deve farci rilassare e staccare la spina, piuttosto che cospargerci di Foille e creme rinfrescanti dopo solo il primo giorno. Il consiglio che posso dare alle “donne-lucertole” che restano ore e ore al sole, è di seguire questi piccoli accorgimenti altrimenti sarebbe meglio per loro prendere la luna! Non vi lascio questa volta come al solito con una citazione, ma vi auguro di cuore buone vacanze, dopo un anno di lavoro, scuola, università, stress e tanto altro… ce la meritiamo! Spegnete i cellulari, leggete buoni libri, ridete tanto, e trascorrete le vacanze con chi più vi fa divertire e vi fa stare bene!

AUGURI PRIMA COMUNIONE

Sinceri ed affettuosi Auguri alla

piccola Mariavittoria Bianco ed ai suoi

genitori Gianni e Annalisa Necco

dal Direttore e dalla Redazione

del “Il Domenicale di Casoria”.

Sinceri ed affettuosi Auguri al

piccolo Lorenzo Musto ed ai suoi

genitori Fernando e Angela Pugliese

dal Direttore e dalla Redazione del

“Il Domenicale di Casoria”.

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