Il disturbo post traumatico da stress (PTSD): rischio per ...

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PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA Secondo il Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali redatto dall’Associazione Americana di Psichiatria affinchè una persona venga diagnosticata con PTSD deve essere stata esposta ad un evento traumatico nel quale ha assistito o vissuto tale evento che ha causato morte o minaccia di morte o gravi lesioni a sé o ad altri. Ma si parla di PTSD anche in casi di “Traumatizzazione Vicaria”: questa coinvolge, durante le fasi del soccorso, vittime, parenti o anche i soccorritori stessi Il disturbo post traumatico da stress (PTSD): rischio per vittime e soccorritori un’intensa reazione a eventi traumatici, quali: catastrofi naturali - terremoti, allu- vioni -, attentati terroristici, lutti comples- si, aggressioni fisiche e sessuali, abusi, conflitti bellici, incidenti gravi…. Si tratta di una risposta bifasica che implica da un lato il rivivere l’evento traumatico, dall’altro un senso di ottundimento o di risposta emotiva al mondo esterno. Infatti, nell’uomo come negli animali, la memoria di un evento catastrofico o traumatico può essere fonte di gran- de stress e provocare danni psichici tutt’altro che trascurabili. In altre parole è come se la memoria “perseguitasse” chi ne soffre con dolorosi flash-back e spesso l’evento psicologico risulta altrettanto dannoso dell’evento stesso. Secondo le ultime stime, l’8% degli americani è colpito da tale sindrome con sintomi invalidanti: le vittime vivono nella paura, perdono la capacità di andare al lavoro, di occuparsi della famiglia, di condurre sostanzialmente una “vita normale”. Secondo il DSM IV Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali redatto dall’Associazione Americana di Psichia- tria (APA, 2000), affinché una persona venga diagnosticata con PTSD deve essere stata esposta a un evento trau- matico nel quale ha assistito o vissuto tale evento, che ha causato morte o minaccia di morte, o gravi lesioni a sé o ad altri. Si parla poi di PTSD anche Qdi Marta Viappiani* … con quella bomba ho perso tut- to… Non so se posso considerarmi felice di essere sopravvissuto. Mio figlio quattordicenne mi ha toccato una spalla dicendomi “Ciao pà!” ed io l’ho aggredito, avevo la bava alla bocca, in casi di “Traumatizzazione Vicaria”: questa coinvolge, durante le fasi del soccorso, vittime, parenti o anche i soccorritori stessi che ascoltano o as- sistono persone direttamente coinvol- te nell’evento traumatico. Nel PTSD il senso della paura intensa, dell’orrore e dell’impotenza tendono a perdurare nel tempo così che l’evento traumatico viene rivissuto costantemente sotto forma di ricordi intrusivi spiacevoli, incubi e flashback. Queste sensazioni portano a svariati disturbi: nel sonno, nell’iper- vigilanza, nell’irritabilità, in un’intensa reattività fisiologica a fattori interni o EMERGENCIES 20 le pupille dilatate e ricordo solo i vicini di casa che me lo toglievano da sotto le mani”. Da allora, Piero ha detto alla moglie di chiuderlo a chiave in came- ra da letto e di non preoccuparsi se sentiva dei colpi al muro perché era lui che sbatteva il capo. Si sente tradito dall’Arma Piero, (reduce di Nassiriya 2003), perché nessuno ha provveduto a curare le sue ferite di guerra. Niente sangue, né problemi o ferite fisiche ma solo un grande disagio psicologico. Questa grande sofferenza, questo do- lore acuto, questo “mal di vivere” ha un nome: si chiama Disturbo Post Trau- matico da Stress (PTSD). Si tratta di “Nessuno è immune dal vivere un evento traumatico, che può lasciare ferite profonde fino a manifestarsi un Disturbo Post Traumatico da Stress. Lo studio psicologico del trauma significa confrontarci con la vulnerabilità e le potenzialità della natura umana” (A.Bruno) esterni che ricordano l’evento trauma- tico, come: sudorazione, tachicardia o attacchi d’ansia. Il Disturbo è purtroppo spesso accompagnato da altri disagi (in comorbilità) quali: depressione, disturbi alimentari, abuso di sostanze, condotte autolesionistiche (come il caso di Piero) e suicidarie, oltre che dolore cronico e attacchi d’ansia o di panico. Il PTSD dopo il sisma del 2012 in Emilia Queste manifestazioni ben sono state vissute, e tutt’oggi ancora se ne parla, dopo il terremoto in Abruzzo e a Sisma

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Secondo il Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali redatto dall’Associazione Americana di Psichiatria affinchè una persona venga diagnosticata con PTSD deve essere stata esposta ad un evento traumatico nel quale ha assistito o vissuto tale evento che ha causato morte o minaccia di morte o gravi lesioni a sé o ad altri. Ma si parla di PTSD anche in casi di “Traumatizzazione Vicaria”: questa coinvolge, durante le fasi del soccorso, vittime, parenti o anche i soccorritori stessi

Il disturbo post traumatico da stress (PTSD): rischio per vittime e soccorritori

un’intensa reazione a eventi traumatici, quali: catastrofi naturali - terremoti, allu-vioni -, attentati terroristici, lutti comples-si, aggressioni fisiche e sessuali, abusi, conflitti bellici, incidenti gravi…. Si tratta di una risposta bifasica che implica da un lato il rivivere l’evento traumatico, dall’altro un senso di ottundimento o di risposta emotiva al mondo esterno. Infatti, nell’uomo come negli animali, la memoria di un evento catastrofico o traumatico può essere fonte di gran-de stress e provocare danni psichici tutt’altro che trascurabili. In altre parole è come se la memoria “perseguitasse” chi ne soffre con dolorosi flash-back e spesso l’evento psicologico risulta altrettanto dannoso dell’evento stesso. Secondo le ultime stime, l’8% degli americani è colpito da tale sindrome con sintomi invalidanti: le vittime vivono nella paura, perdono la capacità di andare al lavoro, di occuparsi della famiglia, di condurre sostanzialmente una “vita normale”. Secondo il DSM IV Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali redatto dall’Associazione Americana di Psichia-tria (APA, 2000), affinché una persona venga diagnosticata con PTSD deve essere stata esposta a un evento trau-matico nel quale ha assistito o vissuto tale evento, che ha causato morte o minaccia di morte, o gravi lesioni a sé o ad altri. Si parla poi di PTSD anche

di Marta Viappiani*

“… con quella bomba ho perso tut-to… Non so se posso considerarmi felice di essere sopravvissuto. Mio

figlio quattordicenne mi ha toccato una spalla dicendomi “Ciao pà!” ed io l’ho aggredito, avevo la bava alla bocca,

in casi di “Traumatizzazione Vicaria”: questa coinvolge, durante le fasi del soccorso, vittime, parenti o anche i soccorritori stessi che ascoltano o as-sistono persone direttamente coinvol-te nell’evento traumatico. Nel PTSD il senso della paura intensa, dell’orrore e dell’impotenza tendono a perdurare nel tempo così che l’evento traumatico viene rivissuto costantemente sotto forma di ricordi intrusivi spiacevoli, incubi e flashback. Queste sensazioni portano a svariati disturbi: nel sonno, nell’iper-vigilanza, nell’irritabilità, in un’intensa reattività fisiologica a fattori interni o

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le pupille dilatate e ricordo solo i vicini di casa che me lo toglievano da sotto le mani”. Da allora, Piero ha detto alla moglie di chiuderlo a chiave in came-ra da letto e di non preoccuparsi se sentiva dei colpi al muro perché era lui che sbatteva il capo. Si sente tradito dall’Arma Piero, (reduce di Nassiriya

2003), perché nessuno ha provveduto a curare le sue ferite di guerra. Niente sangue, né problemi o ferite fisiche ma solo un grande disagio psicologico.Questa grande sofferenza, questo do-lore acuto, questo “mal di vivere” ha un nome: si chiama Disturbo Post Trau-matico da Stress (PTSD). Si tratta di

“Nessuno è immune dal vivere un evento traumatico, che può lasciare ferite profonde fino a manifestarsi un Disturbo Post Traumatico da Stress. Lo studio psicologico del trauma significa confrontarci con la vulnerabilità e le potenzialità della natura umana”

(A.Bruno)

esterni che ricordano l’evento trauma-tico, come: sudorazione, tachicardia o attacchi d’ansia. Il Disturbo è purtroppo spesso accompagnato da altri disagi (in comorbilità) quali: depressione, disturbi alimentari, abuso di sostanze, condotte autolesionistiche (come il caso di Piero) e suicidarie, oltre che dolore cronico e attacchi d’ansia o di panico.

Il PTSD dopo il sisma del 2012 in EmiliaQueste manifestazioni ben sono state vissute, e tutt’oggi ancora se ne parla, dopo il terremoto in Abruzzo e a Sisma

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volontari e le autorità riuniti sul palco.

responsabile del volontariato regionale,

Emilia 2012: persone senza casa né punti di riferimento, solo il grande lavoro dei soccorritori per dare una stabilità almeno temporanea, fisica e psicolo-gica, progetti ad hoc per i bambini per prevenire l’instaurarsi del PTSD, l’aiuto dei cani per Pet Therapy, e altro ancora. Ma ancor oggi si registra un alto nume-ro di depressioni, disturbi nel sonno e aumento dell’uso di alcool e fumo tra la popolazione. Questo è il PTSD. Tanto lavoro è stato fatto anche coi soccorritori (specie coloro che si fermavano a lungo) con Debriefing organizzati nel posto stesso, o dopo un po’ di tempo in altri luoghi. E le cose che emergevano… i ricordi, i vissuti, le sofferenze insom-ma! Diciamo che il parlarne e il poter condividere e confrontarsi con altri ha risollevato il morale di tutti, aiutando non solo a elaborare i vissuti più dolorosi, ma anche e soprattutto a razionalizzarli. Può anche verificarsi che sia nelle vit-time che nei soccorritori emergano sensazioni o pensieri legati a sensi di colpa e di vergogna (Potevo fare di più? Perchè proprio io son sopravvis-suto? Perché non i miei compagni? E se non cambiavo turno?) Così nei casi di maltrattamento familiare-domestico: le donne sempre pensano di essere causa diretta o indiretta di quanto sta succedendo. Difficilmente prendono in esame l’opportunità di una separazione perché si ritengono, il più delle volte, responsabili delle reazioni del marito/compagno. E spessissimo perdonano e poi tornano ai Centri con paure, ansie, insonnie, e anche in questi casi si è sempre cercato di organizzare incontri

d’aiuto (debriefing) per razionalizzare, ma anche, soprattutto, per capire come uscire dalla situazione difficile se non per se stesse, per i figli.Per diagnosticare il PTSD occorre che i sintomi siano presenti per più di un mese e la loro intensità deve causare un disagio significativo nel funzionamento sociale e lavorativo della persona stessa.

Un po’ di storia del PTSDGià dal 1860 con la Guerra Civile Ame-ricana e successivamente con quella Russo-Giapponese, vi furono alcune rilevazioni cliniche; ma fu nella Prima Grande Guerra che Freud per primo par-lò di “Trauma da scoppio o Nevrosi da guerra” per tutte quelle sindromi pesanti che accompagnavano parecchi soldati reduci dal fronte. Era quello il periodo nel quale, svariati reduci non volevano tornare al fronte dopo piccole pause,

e molti di loro venivano fucilati perché condannati per diserzione, codardia o insubordinazione. Questi uomini soffrivano appunto di “nevrosi da guerra” ovvero di reazione post traumatica al conflitto bellico ma, a causa dell’incomprensione scientifi-ca del disturbo, erano considerati un disonore per la Patria e le loro famiglie venivano stigmatizzate. Fu poi coi reduci dalla guerra del Vietnam che emerse in tutta la sua gravità il reale problema: interi team di studiosi, medici, psichiatri e psicologi iniziarono a monitorare i sintomi e i comportamenti dei nume-rosissimi casi riportati in ambito militare e nell’opinione pubblica si confermò il grave Disturbo Psichico dovuto ai traumi subiti in guerra, da allora riconosciuto come PTSD.La guerra tuttavia è solo uno dei nume-rosi traumi che possono accadere alla persona; altri sono: catastrofi naturali, aggressioni e violenze tra pareti do-mestiche, persecuzioni, gravi incidenti stradali,attentati terroristici, ecc. Tutte queste situazioni traumatiche possono ovviamente aumentare la probabilità di sviluppare un PTSD nell’arco della vita.Questo profilo generale in cui si deline-ano le situazioni traumatiche, aumenta la consapevolezza da parte degli Psi-cologi dell’Emergenza sulla necessità di informare sia Soccorritori volontari che Istituzioni sulle problematicità delle vittime e sui loro rischi; inoltre, si rileva la

necessità anche di Formare professio-nisti nel settore delle Emergenze nelle modalità di assessment e nelle tecniche terapeutiche supportate dalla ricerca.

Trattamento del PTSD a vittime e soccorritoriL’obiettivo del trattamento al PTSD è naturalmente quello di alleviare le sofferenze della persona in primis e successivamente quello di aiutarlo a trovare un “suo nuovo adattamento alla realtà” perché il solo fatto di aver vissuto un disastro mette nella condizione di trovare un altro Equilibrio interno.Recentemente, Stati Uniti e Regno Unito hanno sviluppato linee guida di eccel-lenza clinica per migliorare l’efficacia del trattamento del PTSD, ovvero gli “evidence based treatments” sia in adulti che in minori.E’ indispensabile che tutti gli Psicologi dell’Emergenza e i professionisti che vi operano ne siano a conoscenza non solo per essere documentati e aggior-nati, ma anche perché è questo l’unico modo di mantenere alti livelli di compe-tenza nella pratica clinica e confrontarsi con la visione internazionale della psi-cologia del trauma. Per i soccorritori in generale penso sia utile conoscere il lavoro complesso dello Psicologo nelle situazioni di Emergenza al fine di poter prevenire quelle situazioni che potreb-bero metterlo a rischio di PTSD e altro.Il lavoro dello Psicologo dell’Emergen-

Recentemente, Stati Uniti e Regno Unito hanno sviluppato linee guida di eccellenza clinica per migliorare l’efficacia del trattamento del PTSD, sia in adulti che in minori. È indispensabile che tutti gli Psicologi dell’Emergenza e i professionisti che vi operano ne siano a conoscenza

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za quindi in questo contesto avrà o scopo di :

e /o assistito/testimoniato situazioni traumatiche (vittime/soccorritori)

reazioni traumatiche

che l’evento causa nelle relazioni con gli altri, nella visione del mondo (nuova realtà) e nella percezione di sé.I trattamenti psicoterapeutici principal-mente utilizzati sono:1. La Terapia Cognitivo Compor-tamentale focalizzata sul Trauma (Trauma-Focused Cognitive Behaviou-ral Therapy, TF-CBT)2. La Desensibilizzazione e Riela-borazione attraverso i Movimenti Oculari (Eye Movement Desensitization and Reprocessing-EMDR)Il metodo TF-CBT ha le sue origini negli anni ’60 nell’ambito cognitivo compor-tamentale di Aaron T. Beck. Questo approccio è strutturato e orientato alla comprensione e al cambiamento dei pensieri disfunzionali che determinano le emozioni negative (ricorrenti flashback), sintomi somatici (disturbo sonno più ricorrente) e comportamenti non adattivi (inquietudine ed aggressività in primis) e mira a:

iniziali

e comportamentale-

verso il rilassamentoCaratteristica del TF-CBT è l’esposi-zione immaginativa o in vivo allo sti-molo, associato a una ristrutturazione cognitiva della percezione dell’evento e dell’impatto nella vita della persona.Esempi:

un odore forte per ritorno alla realtà e gestione flashback

che mi aiutano…”) e sua ripetizione

fronteggiamentoIl metodo EMDR sviluppato negli anni ’80 dalla ricercatrice americana F. Sha-piro riporta un modello sulla base del quale le informazioni traumatiche sono immagazzinate in modo disfunzionale nel sistema nervoso e vengono riattivate ogni volta che si presenta un fattore scatenante, causando disagio a livello psicologico e somatico. Il trattamento consiste nel rielaborare specifici aspetti che rappresentano l’evento traumatico e i fattori che scatenano la reattività

fisiologica attraverso una stimolazione bilaterale (tapping, strumenti sonori o visivi, ecc)

Il ruolo della Formazione e Informazione per Soccorritori e VittimeMi pare utile sottolineare l’aspetto della Formazione e Informazione capillare della Psicologia dell’Emergenza come prevenzione al PTSD in vittime e soccor-ritori. In questi anni siamo stati sempre più spesso chiamati a intervenire in varie situazioni calamitose e, con tanta empatia, molti volontari e non solo sono partiti anche per lunghi periodi. Ritengo sempre più indispensabile promuovere all’interno delle squadre di Emergenza di ogni livello, Corsi e Formazioni al fine di preparare i soccorritori al meglio e far sì che conoscendo sempre di più le proprie risorse ma anche i propri limiti siano maggiormente tutelati a prevenire il PTSD oltre ad che altre forme di stress.

Note Bibliografiche: Presidenza dei Ministri-Dipartimento Protezione Civile: “Criteri di massi-ma sugli interventi psicosociali da at-tuare nelle catastrofi” G.U. n°200 del 19/08/2006Giannantonio/Cusano: :Lo stress post traumatico nel personale di soccorso, EcomindAmerican Psychiatric Association (2000). Diagnostic Criteria from DSM-IV-TR. Washington, DCPearlman, L.A. & Mac Ian, P.S. (1995). Vicarious traumatization: An empirical study of the effects of trauma work on trauma therapists.Professional Psychology: Research & Practice, 26, 558-565S.Hayes, Wilson: ACT: Teoria e prati-ca dell’Acceptance and Commitment Therapy, Raffaello Cortina EditoreShapiro, F. (2001). Eye Movement De-sensitization and Reprocessing. Basic Principles, Protocols, and Procedures. New York: The Guildford Press.

*Psicologa, Psicoterapeuta e responsabile Equi-pe Psicosociale dell’Emergenza-NIP Protezione civile Parma