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© P. Montalbano DOCENTE PIERLUIGI MONTALBANO [email protected] IL COORDINAMENTO MONETARIO INTERNAZIONALE CORSO DI POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE AA 2017-2018

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DOCENTEPIERLUIGI MONTALBANO

[email protected]

IL COORDINAMENTO MONETARIO INTERNAZIONALE

CORSO DI POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE

AA 2017-2018

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1. Il dibattito cambi fissi e cambi flessibili

2. I principali sistemi monetari internazionali

3. Il Fondo Monetario Internazionale

4. Il coordinamento intergovernativo

5. La nuova sorveglianza multilaterale

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Outline

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Frankel (2012) classifica le opzioni possibili nelle seguenti tre categorie principali:

- regimi flessibili: fluttuazione libera e fluttuazione controllata con ricorso al mercato dei cambi per diminuire eccessiva volatilità valuta;

- regimi intermedi: fluttuazione all’interno di una banda rispetto ad una parità centrale prefissata (Target Zone, Basket Peg, Crawling Peg, Other Conventional Fixed Peg Arrangement);

- regimi fissi: intervento BC per mantenere costante il TC valutanazionale (Dollarizzazione; Unione Monetaria;Currency Board ).

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Il dibattito cambi fissi e cambi flessibili -4

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Il dibattito cambi fissi e cambi flessibili

Principali argomenti a favore dei Cambi Flessibili:

Maggiore facilità nel conseguire l’equilibrio interno ed esternoper la maggiore autonomia nella gestione della politicamonetaria

Tassi di cambio come stabilizzatori automatici (e più graduali)dell’economia.

Maggiore simmetria nei rapporti internazionali (scompaiono irapporti di forza tipici degli accordi di cambio fissi, così comeavvenuto con il dollaro)

Maggiore efficienza nel processo di allocazione delle risorse (iprezzi dei beni interni sono definiti sulla base dei valori espressidai tassi di cambio)

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Principali argomenti a favore dei Cambi Fissi:

Minore instabilità dei mercati valutari e pericolo di speculazioni destabilizzanti (le aspettative negative degli operatori possono portare a fluttuazioni indesiderate del tasso di cambio)

Effetto Disciplina (argomento dell’ancora, il paese deve tenere sotto controllo la dinamica dei prezzi interni): corollario alla perdita di gradi di libertà nella gestione della politica economica

No aumento dei costi di transazione, per l’incertezza dei cambi futuri, relativi al commercio internazionale e agli investimenti internazionali

No politiche economiche scoordinate (pratiche valutarie competitive)

Chi ha ragione ?: non ci sono sufficienti evidenze empiriche a sostegno di un regime dei cambi rispetto all’altro. Molto dipende dalle condizioni

macroeconomiche complessive che accompagnano i diversi regimi di cambio.

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Principali argomenti a favore dei Cambi Amministrati

• Nel regime a “cambi amministrati” le autorità monetarie conservano maggiori gradi di libertà rispetto ai due casi estremi, cambi flessibili puro e cambi fissi, ponendosi obiettivi intermedi di difesa del tasso di cambio e di mantenimento delle riserve valutarie.

• Attualmente circa 70 paesi adottano regimi di cambio intermedi.

• Nella pratica la scelta del regime di cambio non è dicotomica e la maggioranza dei paesi tende a scegliere opzioni miste.

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Tipologie regimi intermedi

Target zone: Le autorità intervengono solo ai marginidi fluttuazione (e.g. SME)

Basket peg: il tasso di cambio è fissato ad un valoredi riferimento dato calcolato in base ad un paniere di valute

Crawling peg: il tasso di cambio è ancorato ad un paniere di valute ma con dei margini di fluttuazione(e.g., yuan cinese)

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• La scelta ottima di regime di cambio non può essere decisa a priori.

• Essa viene a dipendere da una serie di caratteristiche del paese in questione come:-la dimensione economica e l’apertura commerciale; -il grado di sviluppo delle relazioni commerciali e finanziarie con i principali attori globali; -il livello di simmetria degli shock tra paesi; -la mobilità domestica e internazionale del lavoro; -la volontà di cedere la sovranità sulla politica monetaria -il livello di sviluppo dei mercati finanziari

Spesso i paesi dichiarano uno specifico regime di cambio (de jure) ma nella pratica (de facto) si comportano diversamente

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Opportunità dellePolitiche di cambio nazionali

L’adozione di una politica del tasso di cambio unilaterale ai fini di unriequilibrio della BP (es. svalutazione per ridurre il deficit di BC) non èopportuna:

- problema di reputazione del paese (scarso rigore e serietà);

- effetti negativi sui partner commerciali - c.d. politiche “beggar-thy-neighbour” (la svalutazione incide sulla competitività dei partner)

A comportamenti di tipo individualistico da parte dei singoli paesi sonopreferibili politiche di cooperazione tra paesi

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Il Coordinamento monetario

Internazionale

Uno dei principali canali di interdipendenza internazionale è ilcanale monetario. Per questo gli Stati preferiscono adottareatteggiamenti cooperativi nella definizione delle loro politiche dicambio e nel mantenimento di regole certe al funzionamento deiregimi monetari.

Il termine “sistema monetario internazionale” indica l’insiemedelle regole e delle organizzazioni in base alle quali vengono effettuatii pagamenti internazionali.

I vari sistemi monetari sono classificabili in base ai rapporti dicambio tra le valute o in base alla modalità di detenzione delle riservevalutarie.

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Il sistema monetario internazionale

Classificazione in base ai rapporti di cambio fra le valute

il “regime a cambi fissi”, in cui il rapporto tra una moneta e l’altra è fissato in modo

ufficiale e duraturo;

il “regime a cambi flessibili” (o “liberi”), in cui non esiste una dichiarazione ufficiale del

tasso di cambio, ma il suo valore è di volta in volta determinato dal mercato dei cambi;

il “regime a cambi parzialmente flessibili” (o “amministrati”), in cui la banda di

oscillazione del tasso di cambio è fissata da accordi inter-statuali.

Classificazione in base al tipo di riserva valutaria internazionale

“sistema monetario aureo” (o gold standard), in cui l’oro è l’unica modalità di riserva

delle banche centrali;

“sistema monetario fiduciario”, (o exchange standard ) in cui il valore della valuta è

del tutto svincolato dal proprio contenuto aureo e legato ad una valuta di riserva o ad un

insieme di valute di riserva;

“sistema a cambio aureo” (o “gold exchange standard”), che rappresenta una

combinazione tra i primi due casi.

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Tre periodi

L’evoluzione recente del sistema monetario internazionale si

suddivide in tre periodi:

1. L’era del sistema aureo o gold standard (1870-1914)

2. L’era del sistema a cambi fissi o gold exchange standard e gli

accordi di Bretton Woods (1945-1973)

3. L’era dei cambi semi-flessibili o “amministrati” avviata dopo la

crisi valutaria degli anni ‘70 e tutt’ora vigente

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Tassi amministrati (semi-flessibili o intermedi)

L’opzione cambi amministrati è stata molto popolare fino ai primi anni Novanta (61% deipaesi al mondo adottava regimi intermedi nel1991)

Dalla seconda metà anni Novanta maggiorefiducia nelle two corner solutions (34% dei paesicon regimi intermedi nel 1999) ma perdità di popolarità dopo crisi Argentina 2001

Opzioni a disposizione delle BCN tra tassi fissi e a

libera fluttuazione

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IL SISTEMA MONETARIO ATTUALE

Sistema fiduciario: Riserve ufficiali: principali valute convertibili

(Principale moneta di riserva US$) + minima percentuale in Oro

Regime di cambi amministrati: Nella maggior parte dei casi le

autorità monetarie attivano solo interventi correttivi rispetto ad

oscillazioni troppo ampie o per rispettare obiettivi di politica

economica (no parità dichiarate)

Il sistema monetario internazionale è frutto del coordinamento

informale fra i ministri delle finanze dei paesi del G-7

Molti Pvs e paesi in transizione adottano regimi vincolati currency

board (generalmente nei confronti di US$) per porre un vincolo alla

propria espansione monetaria o regimi intermedi.

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Tipologie regimi intermedi

Target zone: Le autorità intervengono solo ai margini di fluttuazione (e.g. SME)

Basket peg: il tasso di cambio è fissato ad un valore di riferimento dato calcolato in base ad un paniere di valute

Crawling peg: il tasso di cambio è ancorato ad un paniere di valute ma con dei margini di fluttuazione (e.g., renminbi cinese)

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Il Gold Standard (1870-1914)

Caratteristiche:

il valore di ciascuna moneta nazionale è fisso e definito da una certa quantità di oro

(contenuto aureo della moneta); - ogni paese si impegna a convertire in oro la propria

valuta al prezzo prefissato; - i tassi di cambio delle valute sono sostanzialmente rigidi

perché legati a parità metallica; - la quantità di valuta circolante in ogni paese dipende

dalla quantità di oro posseduta dalle autorità monetarie centrali;

La Banca Centrale deve conservare la parità ufficiale tra la propria valuta e l’oro

(parità aurea);

Le BC tendono ad evitare eccessivi squilibri della BP (es. mantengono deficit

PC=surplus CF) che devono poi essere finanziati da trasferimenti d’oro fra le banche

centrali (simmetria);

Il significato di eq. esterno è una situazione in cui la BC non accumula e non perde

oro negli scambi con l’estero;

Tramite la fissazione della parità delle valute in termini di oro, il “gold standard”

tendeva a limitare la crescita monetaria internazionale

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Approccio monetario alla BP• Si ricollega al meccanismo price-specie-flow basato sui flussi di moneta

(oro) Hume (1752),

• un saldo positivo della BP provoca un ingresso di oro nel paese, e

quindi - vigente un legame rigido tra riserve auree e quantità di moneta

- un aumento dei prezzi (si suppone valida la teoria quantitativa della

moneta).

• Tale aumento da un lato tende a ridurre le esportazioni, dato che i beni

del paese in questione - essendo fisso il cambio - divengono

relativamente più cari sul mercato internazionale, e dall'altro tende a

stimolare le importazioni, dato che i beni esteri divengono

relativamente più a buon mercato (vedi oltre condizioni elasticità

domanda). Si verifica, perciò, una graduale riduzione del saldo positivo

della bilancia dei pagamenti.

• Un ragionamento analogo spiega l'aggiustamento nel caso di un

disavanzo: si ha un'uscita di oro che causa una diminuzione della

quantità di moneta e una riduzione dei prezzi interni, con conseguente

stimolo sulle esportazioni e riduzione delle importazioni, e porta quindi

a una graduale eliminazione del disavanzo stesso.

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VANTAGGI e LIMITI GOLD STANDARD (1870-1914)

Vantaggi:

Il principale vantaggio del sistema aureo è dato dal fatto che

nessuna valuta assume un ruolo privilegiato

Limiti:

Vincoli automatici all’aumento dell’offerta di moneta (la PM è

di fatto inutilizzabile, perdita gradi di libertà);

Subordinazione della PE al raggiungimento dell’eq. esterno;

Rischio di ampie variazioni dei prezzi causate dalle

variazioni del prezzo dell’oro, a loro volta legate alla capacità

dei paesi con produzione aurifera di influenzarne il prezzo.

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VERSO IL GOLD EXCHANGE STANDARD (1944-1971)

Durante la I GM, i paesi belligeranti abbandonarono il Gold Standard e

finanziarono le massicce spese militari stampando moneta (vedi il caso

dell’iperinflazione tedesca);

Prima gli USA (1919), poi la Gran Bretagna (1925) tornarono al Gold Standard,

mentre con la Conferenza di Genova del 1922 i paesi più deboli si accordarono

per detenere riserve in valuta dei paesi forti convertibili in oro (Gold Exchange

Standard)

La stagnazione della potenza britannica, unita alla Grande Depressione del 1929

determinò l’abbandono del Gold Standard e l’avvio di pratiche diffuse del tipo

beggar-thy-neighbor tramite svalutazioni competitive a catena;

Necessità di una nuova riorganizzazione delle regole del sistema economico e

monetario mondiale

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GLI ACCORDI DI BRETTON WOODSED IL GOLD EXCHANGE STANDARD

Gli Accordi di Bretton Woods (1944):

La Conferenza di Bretton Woods (New Hampshire) del luglio del 1944 fu

funzionale al “grande disegno” roosveltiano di riorganizzazione

internazionale della politica economica globale del dopoguerra

Alla Conferenza si confrontarono due proposte: il Piano White, dal nome

dell’Alto funzionario del Tesoro USA ed il Piano Keynes, dal nome del

celebre economista, all’epoca Primo Consigliere Economico del Governo

Britannico;

L’obiettivo del nuovo sistema era quello di ridurre gli enormi squilibri di

bilancia dei pagamenti dei paesi aderenti (44) senza affrontare una nuova

stagione di protezionismo doganale;

Il sistema adottato fu un nuovo Gold Exchange Standard incentrato sul

dollaro USA (unica valuta convertibile in oro al prezzo di 35 $ per oncia).

Cambi fissi ma aggiustabili

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GLI ACCORDI DI BRETTON WOODSED IL GOLD EXCHANGE STANDARD

caratteristiche e funzionamento

Impegno USA a garantire la convertibilità della propria valuta in oro, ad un tasso di

cambio stabilito (35$ per oncia);

Impegno degli altri paesi a garantire la parità della propria valuta in dollari USA

(massimo scostamento ± 1%).

Il dollaro USA diventa la principale moneta di riserva internazionale!

Nascita del FMI. Obiettivi:

Facilitare l’accesso ai prestiti: il FMI – che deteneva oro e valute

fornite dai paesi membri - garantiva prestiti ai paesi aderenti per

aiutarli a superare crisi di bilancia dei pagamenti senza ricorrere a

politiche fiscali restrittive;

In caso di “squilibri strutturali” (variazioni permanenti della

domanda internazionale) le parità fisse venivano “aggiustate” da

parte del FMI

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GLI ACCORDI DI BRETTON WOODS- 2

La principale responsabilità USA è di mantenere sufficienti riserve in oro per

garantire la convertibilità (vincolo esterno= dollari USA accumulati come riserve da

altre BC);

Nessun paese, al di fuori degli USA, poteva usare liberamente la politica

monetaria. La variazione del tasso di interesse avrebbe generato afflussi/deflussi di

capitale da compensare acquistando o vendendo valuta estera per mantenere la

parità dichiarata. Negli anni del Gold Exchange Standard le BC imposero forti

restrizioni ai pagamenti internazionali al fine di tenere sotto controllo l’Ms complessiva

Difficile il raggiungimento contemporaneo di equilibrio interno ed esterno

(problema di assegnazione delle politiche agli obiettivi)

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LE RAGIONI DEL DECLINO DI BRETTON WOODS

Punto debole del sistema: DOPPIO RUOLO $ quale mezzo di pagamento

internazionale e principale moneta di riserva delle BC nazionali. Non ci sono meccanismi

in alternativa al dollaro per rispondere al bisogno di (sempre maggiore) liquidità

internazionale

Inizialmente (anni Cinquanta) gli USA supportarono il bisogno di liquidità dei paesi

europei tramite il Piano Marshall (1948)

Dagli anni Sessanta, la liquidità internazionale fu garantita tramite un persistente

deficit della BP USA: per accrescere la liquidità internazionale era necessario che la BP

Usa fosse continuamente in deficit, ma i deficit indebolivano il dollaro, con conseguente

crisi di sfiducia circa la capacità di tenuta e solidità Usa. Il deficit contribuiva ad esercitare

una pressione al deprezzamento del TC USA ( Dilemma liquidità-fiducia di Triffin, 1961)

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LA FINE DI BRETTON WOODS

A partire dal 1965 gli USA adottarono politiche monetarie e fiscali a carattere

espansivo

Ciò determinò la crescita dell’inflazione USA

Operazioni di speculazione generalizzate provocarono un aumento del prezzo

dell’oro (prevedendo l’aumento del suo prezzo in $). Si determinò così un doppio

mercato dell’oro, uno privato, con prezzi di mercato più elevati in dollari, ed uno

ufficiale, per le transazioni fra BC al prezzo fisso di 35$ per oncia.

Rotto il legame fra l’Ms di dollari ed il prezzo di mercato dell’oro, si indebolisce

il sistema di salvaguardia contro l’inflazione. La situazione precipitò e si ritenne

sempre più plausibile una svalutazione del dollaro data l’insostenibilità della

situazione economica americana (eccessivo disavanzo PB, elevata inflazione e

disoccupazione. (DICHIARAZIONE INCONVERTIBILITA’ del Dollaro in Oro –

(AGOSTO 1971): gli USA non avrebbero più venduto automaticamente oro alle

BC in cambio di dollari

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LA TRANSIZIONE VERSO IL SISTEMA MONETARIO ATTUALE

Il dollaro USA cominciò a fluttuare liberamente sul mercato dei cambi, mentre le altre valute

abbandonarono la parità fissa col dollaro;

Dicembre 1971, i maggiori paesi industrializzati con gli Accordi Smithsoniani fissarono

nuove parità (dollaro in oro al prezzo di 38 $ per oncia) ed ampliarono i margini di oscillazione

(da 1% a 2,25% sopra e sotto le nuove parità);

Il primo “shock” petrolifero del 1973, con ulteriore deterioramento delle partite correnti, rese

necessaria una seconda svalutazione della moneta USA; i paesi dei governi industrializzati

lasciarono fluttuare liberamente le loro valute;

Aprile 1976 Accordi di Kingston (Giamaica), lo Statuto del FMI fu modificato eliminando

l’obbligo dei paesi membri alla difesa della parità dichiarata (abbandono idea ritorno a cambi fissi);

Accordi del Plaza (1985), momento fondante attuale sistema monetario internazionale. G7

(riunione informale paesi più ind.ti) introduce momenti di sorveglianza multilaterale e di

coordinamento delle politiche economiche int.li;

Accordo del Louvre (1987), G7 sancisce l’avvio di politiche di cooperazione per la

stabilizzazione monetaria int.le (tassi di cambio amministrati) e l’adozione dell’attuale sistema

fiduciario (NB. $ mantenne funzione riserva a scapito dell’oro).

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IL SISTEMA MONETARIO ATTUALE

Sistema fiduciario: Riserve ufficiali in oro + principali valute convertibili

(principale moneta di riserva: US$)

Regime di cambi amministrati: Nella maggior parte dei casi le autorità

monetarie attivano solo interventi correttivi rispetto ad oscillazioni troppo ampie o

per rispettare obiettivi di politica economica (no parità dichiarate)

I paesi, ormai liberi dall’impegno di difendere la parità dei propri tassi di

cambio, possono scegliere liberamente politiche fiscali e monetarie pìù

rispondenti agli obiettivi di intervento

Il sistema monetario internazionale è frutto del coordinamento informale fra i

ministri delle finanze dei paesi del G-7 (attualmente del G20)

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https://www.youtube.com/watch?v=aSoStWapBjc

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FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE

(International Monetary Fund - IMF) http://www.imf.org

• Nascita: Accordi di Bretton Woods (1944) – operativo dal marzo 1947;

• Paesi Membri: Inizialmente 44; oggi 189 su 201 Stati indipendenti

• Princìpi Ispiratori: (padre intellettuale Keynes, ma figlio del piano White, parzialmente

modificato rispetto alla prima edizione)

• Mission: Istituzione monetaria con obiettivi di stabilizzazione macroeconomica

internazionale. E’ oggi Istituto specializzato delle NU (ma virtualmente indipendente)

• Obiettivi iniziali:

• sostenere finanziariamente i paesi con gravi squilibri di BP al fine di assicurare il

riequilibrio esterno senza sacrificare la stabilità dei cambi e gli obiettivi interni;

• verificare l’esistenza di “sostanziali squilibri” di BP, condizione necessaria per

richiedere la modifica della parità dichiarata;

• sorvegliare il sistema dei pagamenti internazionali;

Obiettivi attuali: perseguire la stabilità del sistema monetario internazionale, delle BP e dei

TC. Finanziamenti condizionati all’adozione di programmi di riequilibrio strutturale della

bilancia dei pagamenti e di politiche economiche rigorose

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Organi principali FMI

Consiglio dei Governatori: 189 Paesi Membri nominano i loro Governatori;

Consiglio Esecutivo: i Governatori delegano gli incarichi specifici a 24 Direttori Esecutivi (di cui 5 permanenti USA, Giappone, Germania, Francia e UK e 19 eletti sulla base di un sistema di raggruppamenti di paesi non necessariamente su base regionale)

Direttore Generale eletto dal Consiglio Esecutivo per 5 anni. Rappresenta il FMI e presiede il CE (attualmente Christine Lagarde)

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Quote del Fondo

• Quote: I paesi membri versano una quota annuale (funzione del pesoeconomico) che forma la riserva destinata a compensare momentaneisquilibri monetari (25% in DSP(*) o in valuta forte; il resto in valutanazionale).

• Voto: Il voto dei paesi membri pesa in funzione delle quote detenute.Nel CE non vale regola “un paese un voto”. Ogni DE ha un potere divoto che è funzione della somma delle quote versate dai paesirappresentati (DE USA conta oggi per il 17% , DE G-7 per circa il 56%).

• Riforma voto: Nel maggio 2008, dopo 2 anni di negoziati, il FMI hariformato il sistema delle quote (e quindi dei voti). 135 paesi hannovisto aumentare i propri diritti di voto (+5,4% in totale; 54 paesi hannoregistrato aumenti sup. al 12%). L’aumento principale ha riguardato ic.d. paesi emergenti. Ulteriore riforma è stata approvata nel gennaio2016

• (*) DSP (SDRs Special Drawing Rights) rappresentano l’unità di conto delle quote del Fondo il cui

valore dipende da un paniere di valute internazionali.

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Quote del Fondo - 2

• Riforma quote e voto del 2016:

• più fondi permanenti (da 329 a 659 miliardi di dollari)

• più peso ai paesi emergenti (quota BRIC circa 6% ciascuno)

• cambiamento sistema elezione dei membri del board: non piùcooptazione da parte dei paesi maggiori ma su base elettiva

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I principali “azionisti” del FMI

Fonte: IMF, 2016

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Chi ha guadagnato dalla variazione delle quote

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Prestiti del FMI Prestiti: pari all’importo complessivo della quota più la parte

versata in DSP (in pratica il 125% essendo la quota in DSP pari al 25%)

Bailout: L’azione del Fondo è subordinata al diretto intervento sulle scelte di indirizzo macroeconomico dei singoli governi (condizionalità tramite lettere d’intenti per piani di salvataggio, “IMF bailout conditions”).

Con l’aumento delle esigenze di finanziamento dei Pvs il Fondo ha attivato diversi strumenti finanziari per aiutare i Paesi a basso reddito con esigenze di liquidità di breve e medio periodo dovute a difficoltà di bilancio e/o a catastrofi naturali

FMI partecipa attivamente anche alle principali iniziative multilaterali volte a favorire la ristrutturazione del debito dei Paesi in via di sviluppo

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Prestiti del FMIGli strumenti di finanziamento del FMI ai Paesi in difficoltà:

Stand-by arrangement (SBA) per far fronte, grazie a prestiti di 12-18 mesi, a temporanee difficoltà della bilancia dei pagamenti

Extended Fund Facility (EFF), prestiti della durata di 3 anni erogati a paesi con gravi problemi economici strutturali

Stand-By Credit Facility (SCF), prestiti della durata tra i 12-24 mesi indirizzati a Paesi con esigenze di liquidità di breve periodo

Extended Fund Facility (EFF), prestiti a tre anni per finanziare programmi di medio periodo in Paesi con squilibri macroeconomici e problemi strutturali

Extended Credit Facility (ECF), ha sostituito la Poverty Reduction and Growth Facility (PRGF) quale strumento per garantire supportofinanziari ai Paesi a basso reddito

Rapid Credit Facility (RCF), prestiti per finanziare il fabbisogno di liquidità di Paesi colpiti da disastri naturali o conflitti

Post-Catastrophe Debt Relief (PCDR), per la riduzione del debito di Paesi a basso reddito colpiti da calamità (Haiti) 35

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Prestiti del FMI ai Pvs indebitati

PAS: Con la fine del sistema di Bretton Woods il FMI e la BM hanno progressivamente aumentato “de facto” le proprie competenze, vincolando la concessione di prestiti a Piani di Aggiustamento Strutturale (PAS) con i quali i paesi richiedenti assistenza finanziaria si impegnano promuovere la crescita economica, ripagare il debito che hanno accumulato e ad attivare politiche di libero mercato (Washington Consensus)

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Il Washington Consensus

I princìpi del Washington Consensus

- Disciplina fiscale

- Riorientamento della spesa pubblica verso sanità, istruzione ed investimenti infrastrutturali

- Riforma tassazione (minor ricorso all’imposizione indiretta, tagli alle aliquote d’imposta marginali e appiattimento della curva della tassazione)

- Tasso di interesse di mercato e “moderatamente” superiore al tasso inflazione

- Tasso di cambio competitivi

- Liberalizzazione tariffaria e “tariffazione” (ossia trasformazione barriere non tariffarie in barriere tariffarie soggette ai limiti imposti dagli accordi multilaterali)

- Apertura agli Investimenti Diretti Esteri

- Privatizzazione delle imprese pubbliche

- Deregulation attività economica (regolamentazioni specifiche devono rimanere solo per assicurare sicurezza, protezione ambientale e controllo delle istituzioni

finanziarie)

- Assicurazione dei diritti di proprietà (senza costi eccessivi e disponibili per il settore informale)

Fonte: World Bank (2000a)

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Washington Consensus (segue) Una critica generale: il W. Consensus propone ricette per governi deboli che

richiedono strumenti propri di governi forti

A favore del WC

Alcuni giustificano il Consensus dimostrando l’esistenza di un link fra declino dell’inflazione e crescita (Fisher, Sahay and Vegh, 1996).

Christoffersen and Doyle (1998), pur sottolineando il ruolo della soglia critica inflazione-crescita, evidenziano altre variabili fondamentali come liberalizzazioni ed apertura per favorire la crescita delle esportazioni

Contro il WC

Lavigne (1999) Il Consensus considera solo la componente liberalizzazione delle Riforme. Altri issues, come la riforma del settore finanziario o il ruolo del governo nella costruzione di un ambiente favorevole alla crescita, non sono prese in considerazione.

Joseph Stiglitz criticando aspramente le “IMF bailout conditions” imposte in Sud-Est Asiatico ha chiesto apertamente un “Post-Washington Consensus”.

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Nel 1999 sono stati “creati” due nuovi organismi: 1. La trasformazione dell' Interim Committee (nato nel 1974) in

International Monetary and Financial Committe (IMFC) che fornisce pareri (non vincolanti) sugli obiettivi strategici del FMI.Sono membri dell’IMFC i governatori del FMI ed i Ministri dei

governi che compongono il Comitato esecutivo.2. Il Financial Stability Forum (FSF) – oggi Financial Stability Board

con l’obiettivo di migliorare il funzionamento dei mercati finanziari e ridurre il rischio sistemico attraverso la cooperazione istituzionale. • Ha 42 membri fra paesi finanziariamente più sviluppati; ne

fanno parte IFIs (WB, IMF, BIS,OECD) ; governatori banche centrali e istituzioni deputate alla sorveglianza (partecipa la BCE). E’ membro osservatore dell’IMFC

• Nel 2001 è stato istituito l’Indipendent Evalutation Office (IEO) che pubblica annualmente una valutazione indipendente sull’operato del FMI

Novità nell’organizzazione del FMI

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Nascita: nasce a Berlino nel dicembre 1999 dopo le crisi finanziarie internazionali con l’obiettivo di creare un foro di discussione delle questioni rilevanti dell’economia globale e della cooperazione internazionale fra i paesi più industrializzati e paesi emergenti

Componenti: Ministri delle Finanze e Governatori delle BCN di 19 paesi+UE (circa 90% del PIL mondiale e l’80% del commercio mondiale). Partecipano anche il Direttore Generale del FMI, il Presidente della BM; il Presidente dell’IMFC.

Presidenza: Non avendo staff permanente, la presidenza del G20 (come quella del G7/G8) è a rotazione. E’ stata istituita una Troika di 3 membri per assicurare la continuità nel tempo delle azioni del G20 costituita dalle presidenze passate, presenti e future

A seguito della crisi finanziaria, il G20 e diventato il principale forum per il coordinamento delle politiche macroeconomiche.

Il coordinamento intergovernativoIl G 20

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I Paesi del G20 (in azzurro i paesi dell'Unione Europea non rappresentati

individualmente)

Argentina, Australia, Brazil, Canada, China, France, Germany, India, Indonesia, Italy,

Japan, Mexico, Russia, Saudi Arabia, South Africa, South Korea, Turkey, the United

Kingdom and the United States of America, + EU who is represented by the rotating

Council presidency and the European Central Bank.

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© P. Montalbano

La recente crisi finanziaria ha reso evidente la necessità di avviare una profonda riforma del sistema monetario internazionale

Tra le cause principali dell’instabilità del sistema vi sono:

i. l’assenza di disciplina nella gestione delle politiche economiche nazionali, compito lasciato interamente ai mercati dopo il crollo del sistema di Bretton Woods;

ii. l’assenza di una regolamentazione delle riserve valutarie, con la conseguenza che il tentativo di accumulare riserve a finalità precauzionali da parte dei singoli paesi determina eccessivi squilibri di conto corrente e la contemporanea adozione di politiche monetarie e/o fiscali restrittive a fini di sterilizzazione.

La nuova sorveglianza multilaterale

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© P. Montalbano

Nel 2008 il G20 aveva già preso decisioni importanti per rafforzare la collaborazione tra il FMI e il Financial Stability Forum (nato nel 1999) relativamente alla sorveglianza e alla regolamentazione dei mercati finanziari, per restaurare l’accesso al credito e riprendere i flussi di capitali privati nelle nazioni emergenti e in via di sviluppo.

Nel Vertice di Londra e Pittsburgh (aprile e settembre 2009) il G20 ha approvato misure straordinarie per fronteggiare una crisi mondiale divenuta sempre più drammatica.

Le decisioni prese riguardano:

i. Creazione di un nuovo quadro di riferimento e valutazione delle politiche economiche dei paesi membri, definendo obiettivi condivisi, identificando potenziali rischi per la stabilità finanziaria, indicando azioni correttive

ii. Una riforma del SMI incentrata su più efficienti meccanismi di correzione degli squilibri reali e finanziari

La nuova sorveglianza multilaterale -2

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© P. Montalbano

Aumento delle risorse e riforma delle IFIs, attraverso l’ampliamento dei New Arrangements to Borrow (NAB), un accordo multilaterale per la fornitura, da parte dei 39 paesi partecipanti, di risorse addizionali all’FMI: triplicate le risorse (da 250 a 750 miliardi di $), assegnate nuovi DSP (250 miliardi), riformato i propri strumenti di credito ordinario e agevolato, aumentate del 6% le quote dei paesi emergenti nel FMI (e del 3% quelle dei Pvs nella Banca Mondiale)

Rafforzamento della vigilanza finanziaria: confermato il ruolo strategico del Financial Stability Board (che dal 2009 sostituisce l’FSF) nel monitoraggio delle riforme, rafforzata la regolamentazione prudenziale (da parte del Comitato di Basilea) nei confronti delle banche chiedendo una maggiore capitalizzazione, revisione dei criteri di remunerazione del personale dirigente, miglioramento del funzionamento del mercato dei derivati, lotta contro i paradisi fiscali e contrasto alla criminalità finanziaria

Sollecitate la BM e le Banche Multilaterali di sviluppo (MDBs) ad incrementare i finanziamenti per mitigare l’impatto della crisi nei paesi poveri

La nuova governance finanziaria

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Le proposte di riforma per la nuova Global Governance

Nel vertice G20 di Seul (novembre 2010) sono state prese ulteriori importanti decisioni:

• un ambizioso programma di coordinamento delle politiche macroeconomiche che prevede un processo di mutua valutazione di tali politiche (Mutual Assessment Process, MAP)

• il rafforzamento dei sistemi di sorveglianza del FMI

• resa obbligatoria per tutti i paesi del FMI la partecipazione al Financial Stability Assessment Programm (FSAP)

• approvato l’accordo sulla vigilanza bancaria

• gettate le basi della riforma del sistema monetario internazionale per una gestione più efficiente dei flussi di capitale, la misurazione della liquidità globale, la gestione delle riserva ufficiali, il ruolo dei DSP e la loro composizione, il potenziamento delle reti di sicurezza globali

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Le difficoltà di attuazione della di riforma della Global Governance

Soluzioni di medio-lungo periodo sono possibili?Sarebbe necessario:

• ristabilire la fiducia nel funzionamento degli intermediari bancari in maggiore difficoltà finanziarie con assunzione di modelli di business meno rischiosi

• adottare regolamenti condivisi ed applicati uniformemente a livello nazionale ed internazionale (Basilea 3);

• per i paesi con debiti continuare a perseguire rigorose politiche di rientro del debito ma anche avviare riforme strutturali per accrescere competitività e promuovere crescita tecnologica e produttiva a livello internazionale:

• rafforzare la sorveglianza sulle politiche dei governi nazionali (micro e macro)

• riformare le IFIs (WTO,Banca Mondiale e FMI) e dare più diritti di voto ai paesi emergenti

• riformare il sistema monetario internazionale (assenza di disciplina, forte autonomia dei paesi membri nella politica dei tassi di cambio)

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