IL CASO ELISA CLAPS - Armando Editore · 2019. 10. 22. · re e collegare fatti e persone: Gildo...

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Fabio Sanvitale - Armando Palmegiani IL CASO ELISA CLAPS Storia di un serial killer e delle sue vittime 3 ARMANDO EDITORE

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Fabio Sanvitale - Armando Palmegiani

IL CASO ELISA CLAPSStoria di un serial killer e delle sue vittime

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ARMANDOEDITORE

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Ringraziamenti

Questo libro non sarebbe stato possibile senza l’aiuto di alcuniamici e professionisti che ci hanno dato una mano a ricordare, capi-re e collegare fatti e persone: Gildo Claps, Federica Sciarelli, FabioAmendolara, Gian Loreto Carbone, Assunta Basentini, BarbaraStrappato, Marina Baldi. A tutti loro va il nostro ringraziamento. Di-menticavamo…il nostro editore, Claudia Iacometti, per la sua pa-zienza nell’ aspettare il manoscritto.

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Capitolo 1

Elisa non si trova

Potenza, domenica 12 settembre 1993. È scomparsa una ragaz-zina di 16 anni, in una città che è un grande paese. Dove tutti osser-vano tutti. È scomparsa e la stanno cercando. È scomparsa e i suoiamici stanno davanti a una scrivania per dire quello che sanno.

Questa è la storia di quella ragazzina e di una città. Di ElisaClaps e di Potenza. Di una ragazzina con gli occhiali e di una cittàche sembra un gomitolo. Non si può raccontare l’una senza descri-vere l’altra. Come una di quelle storie che non puoi evitare, perchéti vengono a cercare, ti si infilano tra i sogni nelle ore più alte dellanotte e poi sfumano alle prime luci del giorno. È un segno. Signifi-ca che devi raccontarla, allora. E significa anche che, se non rimet-ti in fila le cose, tra quelle scatole rischi anche di perderti. Tra le lu-ci e le ombre che velano i perché; tra le cose che sembrano bianchee invece sono nere; tra quei particolari che di colpo non tornano,quando il quadro sembrava così chiaro, un attimo fa.

Certe volte è difficile scrivere. Nelle nostre case c’è troppo ca-sino: operai che smontano pareti, figlie che smanettano al compu-ter per fare cose strame di interior design. Maurizio, il nostro bari-sta di fiducia a via Marmorata, ha capito la situazione e, abbassatala serranda, ha detto che possiamo lavorare nel bar chiuso. È dome-nica, siamo a Roma e sono le 13. Domani si parte per Potenza e ab-biamo molto da ripassare e capire. Siamo pieni di faldoni: sono lecopie degli atti. Qui c’è scritto come sono andate le cose. Abbiamodue pc, quaderni e tutto il pomeriggio per completare la ricostru-zione dei fatti, mettere a nudo i punti oscuri, ricollegare un miliar-do di cose tra loro e capire su cosa indagare. Poi, alle 20, starà a noiriportare le chiavi a Maurizio. Ci aspetta un viaggio a Potenza, do-mattina.

Quello che non riusciamo davvero a capire è perché, prima di an-dar via, Maurizio s’è voltato e ci ha detto sorridendo: “Mi racco-

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mando, nun ve magnate tutto, eh!”. E poi ha abbassato la serranda.Ma vedi tu: per chi ci ha presi?

“Partiamo da quel faldone là? Atti Squadra Mobile?” chiedo adArmando.

“Assolutamente, gli interrogatori e le informative sono la cosapiù importante, ovviamente dopo le pizzette rosse”.

E allora apriamo queste carte che hanno l’odore degli anni pas-sati. Si comincia. Questa storia comincia con una ragazzina dai ca-pelli rossi, gli occhiali e un nome di quelli che non si trova più, Elia-na1, che si fa un dieci minuti a piedi e arriva in via Mazzini 69, a ca-sa della sua amica Elisa, alle 10.30, portando dei dolci. Una qualsia-si domenica mattina, che non sarà mai più una domenica qualsiasi.Eliana ha una gran massa di capelli rossi, gli occhiali con la monta-tura dorata. Elisa ha il viso tondo, i capelli castani lisci e la facciada brava ragazza, di una che non farebbe colpi di testa. Elisa ha vi-sto “Ghost” la sera prima e si veste con pantaloni blu e un pulloverbianco fatto a uncinetto dalla madre, mentre ascolta “Strada facen-do” di Baglioni.

Piazza Mario Pagano, Potenza (Piazza Prefettura)

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1 Eliana De Cillis, 17 anni.

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Questura di Potenza. Squadra Mobile. Verbale di sommarie in-formazioni di De Cillis Eliana2, 13 settembre 1993.

“È stato a casa sua che Elisa mi ha detto dell’appuntamentocon Danilo. Siamo uscite alle 11.25, alle 11.30 eravamo in PiazzaPrefettura. Ci siamo date appuntamento da lì a 10 minuti. Se non cifossimo trovate, l’appuntamento era alle 12.15 davanti le cabine deltelefono3 che sono in piazza4. Elisa ha preso il vicolo vicino allachiesa di San Francesco e si è allontanata. Alle 11.40 sono arriva-ta alle cabine ma Elisa non c’era, allora ho fatto il giro della chie-sa, però non vedevo né lei né Danilo. Mi sono messa davanti lachiesa ed Elisa non era tra quelli che uscivano5. Allora sono torna-ta alle cabine e ho incontrato Angelica e il suo ragazzo, che mi han-no detto di non averla vista in via Pretoria. È con loro che sono an-data verso la Chiesa della Trinità e per via Pretoria, e poi fino allafontana dietro la chiesa, sempre cercando Elisa. Tutti insieme allo-ra abbiamo aspettato Elisa fino alle 12, alle cabine. Poi sono tor-nata in chiesa ma non l’ho vista, allora sono tornata di nuovo allecabine e ho aspettato là fino alle 12.50-136. Elisa non c’era. Allorasono andata a casa Claps, ho parlato al citofono con Gildo7, il fra-tello’ “, legge Armando.

“Il dialogo è più o meno questo, sì. Gildo sta uscendo per aspet-tare la sorella ed Eliana sotto casa e la citofonata lo trova sulla por-ta. Rientra, pensando siano le ragazze. Eliana dice: Gildo, ma Eli-sa è a casa? No, non è a casa, perché non siete insieme? Tranquil-lo, ci siamo perse di vista all’uscita della chiesa, pensavo fosse acasa. E Gildo le risponde di tornare in piazza, perché sicuramentenon s’erano viste. Oh, non dimentichiamoci che Gildo non sa nulla

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2 Eliana è l’amica del cuore di Elisa. Si conoscono dalle Medie.3 Eliana doveva infatti telefonare al suo ragazzo, Francesco Urciuoli, che però non

era a casa in quel momento. Su questo si sono fatte altre supposizioni: perché gli tele-fonò, se sapeva molto probabilmente di non trovarlo? Ma perché all’epoca Whatsappnon esisteva e l’unico modo per essere certi di trovare o non trovare qualcuno era chia-marlo.

4 Giusto. E infatti Rosa Suozzo vede Elisa percorrere le viuzze tra piazza Pagano ela Trinità alle 11.30-11.45 circa. Le cabine si trovavano davanti il Gran Caffè (o CaffèItalia), quindi una volta sbucate in piazza, mentre Elisa si allontana per via Pretoria,Eliana si dirige verso il tratto di via Rosica che dà sulla piazza stessa.

5 È pure vero che Eliana, davanti la chiesa, non l’ha vista nessuno. Iniziano ancheda qui i sospetti sul suo ruolo e sul fatto che potesse sapere di più di quel che diceva.

6 In una deposizione successiva questo orario diventa le 12.45.7 Gildo le aspettava a casa per le 12.30, per poi partire e raggiungere il resto dei

Claps nella casa di campagna a Tito.

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dell’appuntamento con Danilo: per lui le ragazze sono andate in-sieme a messa. Ed Eliana non gli vuole ancora dire la verità. Fattosta che lui si allarma, perché la sorella non è il tipo che ritarda sen-za avvisare”.

“Continua a dirmi di Eliana. Come racconta cosa accadde?”.“Dice: poi sono tornata di nuovo in piazza, fino alle 14; ma non

c’erano né Elisa, né Danilo. Nel frattempo Gildo è davvero inquie-to, esce, sta sotto mezz’ora e poi incontra un amico, Cesare Di Tul-lio. I due si posizionano, alle 13.35, alla base delle scale che da viaMazzini portano su, in via IV Novembre; guardando di continuo lì.Perché è da lì che deve passare Elisa. Per forza. La scalinata 4 No-vembre si inerpica tra una casa rossa e una gialla, quasi sparisce,poi curva e riprende a salire verso un palazzo bianco. Ma lei non sivede e alle 13.45 i due salgono le scale, dopo di che si dividono indirezioni parallele, uno va verso via Pretoria e l’altro verso la chie-sa della Trinità. Gildo non incontra Eliana. Si ritrova col suo ami-co in piazza e decide di tornare a casa a vedere se è successo qual-cosa. Ma è molto, molto agitato”.

Fuori passa un motorino a tutta marmitta.“Ora sono le 14. Di nuovo Eliana. Che dice: poi sono ritornata

ancora verso casa Claps, passando per la Villa del Prefetto, e ho te-lefonato a Gildo da una cabina vicino casa sua, ma non risponde-va nessuno. A questo punto ero convinta che Elisa fosse andata incampagna con Gildo senza dirmi nulla. Allora ho chiamato Angeli-ca8, per farmi venire a prendere e andare a pranzo da lei… non vo-levo far preoccupare i miei genitori, che sapevano che stavo a pran-zo con Elisa e la sua famiglia, a Tito. Esco dalla cabina e incontroGildo. Angelica invece è arrivata con la madre circa un’ora dopo”.

“Contestualizziamo tutto, Armando. La scena si svolge nellapiazza centrale della città, di domenica mattina, in mezzo alla fol-la. Normale che le due ragazze non si siano viste. Da investigatore,ti resta sulle prime il dubbio che sia successo proprio questo. Tantopiù che quella mattina c’era una manifestazione in piazza MarioPagano, giusto?”.

“Sì, giusto. A parte che a Potenza la stessa piazza è popolarmen-te nota anche come Piazza Prefettura, quella mattina c’era una ma-nifestazione che agli atti risulta come ‘Car Audio’. L’organizzatore,Elgido Telesca, titolare di un negozio di elettronica in via Mazzini,

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8 Un’altra loro coetanea, Angelica Abbruzzese, di 18 anni. Si conoscono da 6 annie le loro madri lavorano al Catasto. Angelica fa lo Scientifico, Elisa il Classico.

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aveva preso la piazza per tutto il giorno, dalle 9 alle 19, per farepubblicità alla sua ditta di impianti audio per auto. E, per attrarregente, aveva piazzato cinque Fiat 500 d’epoca in piazza, quindi digente ce n’era, in giro!”.

“E fin qui è tutto chiaro”, dice Armando. “No aspetta, scusa…Eliana ed Elisa dicono ai Claps che stanno andando a messa, manon è vero. Una deve andare a telefonare al ragazzo e l’altra deveincontrare Danilo. Perché dicono una bugia? Stanno coprendo l’in-contro tra Elisa e Danilo, d’accordo. E allora perché Eliana sulleprime continua a coprire l’incontro con Gildo e anche quando ilpranzo coi Claps è saltato non vuole dire ai suoi che è successoqualcosa?”.

“Buone domande, anche se io credo una spiegazione semplice cisia. Dopo te la dico. Ora sono le 14.10, no? Lo sappiamo perchéAngelica dice che ha ricevuto la telefonata di Eliana a quell’ora.Siamo fuori dalla cabina. Gildo è nervoso, la storia non gli torna,fa mille domande a Eliana, è brusco: poi le dà le chiavi di casa e ledice di salire su per aspettare, magari Elisa potrebbe chiamare: perun tempo non meglio definito la ragazza è da sola in casa Claps, sual sesto piano. E il telefono squilla. Alle 14.20 telefona LucianoClaps9 e poi l’amica Sonia verso le 14.30-40”.

“A proposito di bugie e spiegazioni semplici, quando Gildo dà lechiavi di casa ad Eliana, lei non gli dice nemmeno di aver ricevuto,prima che si dividessero, il mazzo di chiavi di casa da Elisa. Dicia-mo che Eliana è proprio settata a negare, quel giorno; ed a non fartrapelare nulla di quello che era successo tra lei ed Elisa quellamattina, né a Gildo né ai suoi”.

“Vero, poi a sorpresa Eliana restituirà le chiavi di Elisa10 alcunigiorni dopo. Lei dirà che l’amica gliele aveva lasciate, prima del-l’appuntamento, perché non aveva una borsa dove metterle, ma Eli-sa borse non ne aveva mai. Non le usava proprio. Ed era una chia-ve singola, che poteva tenere benissimo nella tasca dei pantaloni.Come mai questa chiave ce l’ha Eliana, invece? Perché, quando Gil-do apre la porta di casa ad Eliana, per lasciarla su, quel pomerig-gio, lei non gli dice che ha già la chiave per aprire? C’è qualcosache non sappiamo? Io non credo che sia importante perché le chia-vi le aveva lei e non Elisa, ma perché non dice subito di averle”.

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9 Fratello di Gildo ed Elisa. 10 C’era un ciucciotto di plastica come portachiave.

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“Meglio continuare il racconto, tra poco ci arriviamo. IntantoGildo ha radunato gli amici e fanno un altro giro di Potenza percercare la sorella, fino a circa le 15. Poi torna, arrivando quasicontemporaneamente ad Angelica e a sua madre. È in questo mo-mento che Gildo aggredisce ancora Eliana: lei gli confessa dell’ap-puntamento di sua sorella con Danilo, ma non gli dice del regalo.Gildo fa due più due e si ricorda della telefonata del pomeriggioprima11: ok, Eliana adesso dice la verità. Si ricorda chi è Danilo.Un tipo strano, all’apparenza inoffensivo. Un tizio appiccicoso che,a detta di Elisa, non le aveva mai dato veramente fastidio. Neglistessi momenti rientrano da Tito i genitori di Elisa, Filomena e An-tonio. A questo punto Gildo chiama Danilo Restivo, che potrebbeessere l’ultimo ad averla vista” aggiungo io, con la faccia nel faldo-ne e in mano il foglio della deposizione.

Antonio Claps è il padre: classe 1930, gestisce una tabaccheriain zona Montereale. Filomena Iemma, la madre: classe 1937, lavo-ra al Catasto. Tre figli: Ermenegildo (nato nel 1969, quindi ha 24 an-ni) e Luciano (nato nel 1972, quindi 21), all’epoca studenti univer-sitari. Ed Elisa, che non si trova. Armando prende una Coca-Coladal frigoriferino rosso e inizia a mischiarla con una di acqua mine-rale: non so come faccia a bere quell’intruglio micidiale. E qui miricordo una cosa fondamentale.

“Alt! Prima che facciamo una confusione tremenda, tieni a men-te che solo due persone sanno dell’incontro tra Elisa e Danilo. Unaè Eliana, l’altra è l’amica Angelica, cui Eliana ha raccontato del-l’appuntamento e del regalo, in piazza, quella mattina. Tieni a men-te tutto questo, ok?”.

Armando beve un sorso di quel suo orribile miscuglio, poi: “Ok.La telefonata a casa Restivo è strana forte, però. Telefona Gildo, di-cevamo, e Danilo gli dice che lui ed Elisa si sono incontrati davan-ti la chiesa, poi sono entrati, hanno parlato dietro l’altare, poi lui èrimasto a pregare mentre lei se ne è andata. Come vedi, Danilo delregalo non dice nulla. Se ne esce invece che, quella mattina, Elisaera turbata perché un uomo l’aveva importunata. Gildo allora vuo-le saperne di più, ma una voce maschile arriva e dice ‘passalo ame’. Poi la voce fa: ‘stiamo pranzando e mio figlio le ha detto tut-to quello che sa’. E riattacca. È Maurizio Restivo, il padre. Gildoresta di sasso: è in quel momento che capisce che dev’essere suc-

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11 La telefonata era arrivata alle 16-17 ed Elisa, subito dopo, sembrò irritata a Gil-do, ma minimizzò dicendo “tutto ok”.

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cesso qualcosa alla sorella. Sono le 15. Subito dopo anche Angeli-ca si mette al telefono. Per primo, chiama Danilo: ‘Lui mi ha datola stessa versione che aveva dato a Gildo: che le aveva chiesto con-sigli su una ragazza che non lo ricambiava, che poi erano entrati inchiesa, che lui era restato un po’ a pregare, mentre lei era andatavia. Poi se ne era andato a casa e mentre tornava si era fatto male,cadendo dalle scale. Io gli ho chiesto che regalo avesse dato a Eli-sa per la promozione, ma ha evitato di rispondermi, cambiando di-scorso’. Quindi, Danilo le dice che non ne sa nulla”.

Armando resta sospeso a mezz’aria: “L’affermazione, fatta bendue volte e poi reiterata sul verbale, non è di poco conto, se ci pen-si bene; intendo quella parte dove dice di aver visto allontanarsiElisa dalla chiesa mentre lui rimaneva a pregare. Quando si arrive-rà a dama..”.

“Dama? In che senso?”.“Scusa Fabio, è un gergo diciamo di polizia, intendo che a un

certo punto questa affermazione diventerà un macigno sulla noncredibilità di Restivo. Continuiamo però, a quel punto Angelica te-lefona anche all’ex ragazzo di Elisa, Luca Rappisi12. Tante volte sa-pesse qualcosa”.

Maurizio Restivo

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12 Un ragazzo di Capaci (Palermo) che aveva svolto il servizio militare a Potenza.Un mese prima era finito il servizio di leva e si erano lasciati di comune accordo, anchese si sentivano ancora. Erano stati insieme da gennaio ad agosto ’93.

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Il pomeriggio diventa frenetico. Gildo e il padre vanno in Que-stura a denunciare la scomparsa di Elisa.

“Ed ecco la denuncia. ‘Verbale di ricezione di denuncia di allon-tanamento dalla propria abitazione della minore Claps Elisa, nataa Potenza il 21 gennaio 1977, ivi residente in via Mazzini, sporta daClaps Antonio, nato a Potenza, ivi residente, genitore del minore, diprofessione commerciante. (…) stamane verso le ore 11.00 mia fi-glia Elisa usciva di casa per incontrarsi con una sua amica tale DeCillis Eliana, abitante in questo Rione Mancusi, con la quale si sa-rebbero dovute incontrare verso le 11.30, insieme, in via Pretoria,con un giovane, tale Restivo Danilo, loro conoscente. All’orario dicui sopra effettivamente mia figlia, insieme alla sua amica, si incon-trava con il Restivo con il quale scambiava alcune battute e dopocirca cinque minuti il giovane si allontanava e allo stesso tempo siallontanava anche l’amica’ ”.

Intanto, i ragazzi cominciano a chiamare i loro amici per vede-re se qualcuno ha visto Elisa; e Luciano va a citofonare a casa Re-stivo. Danilo scende. È agitato, suda tantissimo, ripete la stessaversione, è imbarazzato, trema e balbetta quando Luciano gli chie-de cos’è quel cerotto sulla mano. Parlando della ferita, dice cheusciva tantissimo sangue. Luciano torna a casa e dice: “Sta men-tendo, si sono visti ma racconta un mucchio di cazzate, deve aver-le fatto qualcosa, sono sicuro”. La tensione a casa Claps è pazze-sca. Gildo va con gli amici alla Trinità, la chiesa è vuota. Guardadietro l’altare, come se lì potesse esserci una risposta, nei muri, nel-le sedie, nei tendaggi, in quel legno antico di secoli, ma niente.Nessuna traccia, nessun segno, e quell’angoscia sempre lì nellostomaco. Gildo deve arrendersi.

“Dietro l’altare c’è un corridoio a mezza luna” fa Armando esembra quasi che riesca a vederlo, che si trovi in chiesa, socchiuden-do gli occhi “nel quale ci sono quattro porte. Una di queste condu-ce ad un disimpegno, dal quale si accede alla sacrestia. Dentro que-st’ultima ci sono altre due porte: una conduce all’esterno e un’al-tra a due scale, una scala scende nella cantina e l’altra sale ai pia-ni superiori. Questa porta non si può aprire quando don Mimì, ilparroco, non c’è e quel pomeriggio è assente. Gildo deve arrender-si, anche perché non sa dove siano le chiavi”.

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Pianta della chiesa della SS. Trinità. A=disimpegno che collega l’abside con la sa-crestia B=disimpegno da cui partono le scale per i sotterranei e per i piani supe-riori della sacrestia.

Intanto Luciano torna da Danilo, ma stavolta si trova di fronte unapersona completamente diversa: scende con la sorella Anna ed è unatotalmente calmo, tranquillo, rilassato. Che diavolo è successo?

Sul pc scorrono le immagini lattiginose di un vecchio Tg3 Basi-licata, edizione delle 19.30 del 12 settembre 1993: “Una ragazza diPotenza, la vediamo nella foto, Elisa Claps, 16 anni, abitante in viaMazzini, è scomparsa da stamane. Era uscita di casa intorno alle11, per incontrare degli amici in via Pretoria. L’ultima volta l’han-no vista nella chiesa della Trinità. Indossava una maglietta bianca,un pantalone di colore blu e scarpette da tennis dello stesso colore.Dopo averla attesa invano per l’ora del pranzo i genitori ne hannodenunciato la scomparsa alla Questura. Il carattere mite e assenna-to della ragazza non fa minimamente pensare ad una sua improvvi-sa decisione di andar via da casa. Di qui la preoccupazione dei pa-renti”.

Mite e assennata. Come a dire, che fine può aver fatto mai unaragazza così? Le ragazze miti e assennate non si cacciano nei guai,per definizione.

“Ricostruire tutto non è proprio semplice” dico senza nemmenoguardare Armando, appoggiato al bancone del bar vuoto. “È dome-nica e la Mobile è sotto organico, anche perché buona parte delpersonale è in servizio allo stadio, dove c’è una partita che richie-de molta cura per la sicurezza. Vanno a cercare Danilo, a casa, ma

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non c’è: Alle 18 è partito col pullman per Napoli, dove deve soste-nere l’indomani la prova d’ammissione ad Odontoiatria”.

Potenza lunedì mattina si risveglia tappezzata di manifesti con lafaccia di Elisa e la richiesta d’aiuto: è scomparsa. I Claps non han-no certo perso tempo.

“Fabio, la mattina dopo vengono sentite numerose persone, al-la Squadra Mobile. Spediscono anche un’informativa alla Procuradella Repubblica presso il tribunale dei Minorenni, per informarliche la minore Claps Elisa è sparita. Poi, alle 10.30 (e ancora alle22.30), sentono Eliana: dice che Elisa conosceva Danilo da un pa-io d’anni, lui la corteggiava, ma lei lo trattava con distacco, lui erainsistente e telefonava per uscire insieme, lei lo faceva ma semprecon le amiche presenti, tra cui anche Angelica. È in questo interro-gatorio che, per la prima volta, Eliana racconta finalmente la sto-ria del regalo. Subito dopo viene sentita proprio Angelica: ha un belviso, sopracciglia spesse e nere, capelli corti. Aveva saputo, ricor-di no?, dell’appuntamento da Eliana, incontrata in piazza quellamattina. Appuntamento, ripete, fissato alla Trinità, alle 11.30, dallaparte di dietro. Angelica però non sa se poi si siano incontrati o me-no. Ha saputo della scomparsa alle 14.10 circa, da Eliana13”.

“Che significa, dalla parte di dietro?”.“C’è un piccolo vicolo sul lato sinistro della chiesa. Ti ricordi il

disimpegno di cui ti parlavo prima? Da lì si accede ad una sala ri-creazione, o sacrestia che dir si voglia: c’è un biliardo ed altro. Ec’è una porta che sbuca nel piccolo vicolo, cioè all’esterno. Quan-do saremo a Potenza lo vedremo per bene. A proposito, ma questachiesa? Che ne sappiamo?”.

“Sappiamo che il parroco si chiama don Mimì Sabia. Classe 1923.È alla Trinità dal 1962 e ci resterà fino alla morte, nel 2008. Di lui ab-biamo descrizioni contrastanti… per qualcuno lasciava fare anchetroppo ai ragazzi che frequentavano la chiesa, per altri era maniacal-mente preciso, burbero, l’intransigenza in persona. Quindi è probabi-le che entrambe le descrizioni siano vere. Alle 15 di quel giorno partein pullman per le cure termali a Fiuggi, prenotate da tempo. E ciao”.

“Si, l’ho conosciuto don Mimì, è stato quando andai a fare de-gli accertamenti delegati nella chiesa nel 2007, poi magari ti rac-conto… Per tutto il tempo degli accertamenti è stato nel suo appar-

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13 Specificherà successivamente Angelica che Eliana quel giorno non aveva il suomotorino, un “Sì” blu metallizzato né il casco, quindi girava a piedi. Perché ve lo stia-mo dicendo lo scoprirete dopo.

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tamento del primo piano. Abbiamo solo scambiato due parole al vo-lo ed effettivamente me lo ricordo burbero”.

Oltre la serranda sentiamo le voci dei soliti turisti inglesi che cia-battano ad alta voce verso il Tevere. Non sanno di essere nel cuoredel cuore di Roma, a Testaccio. Armando si avvicina e prende inmano il foglio che stavo leggendo.

“Aspetta un attimo, dov’era…l’ho visto ieri…eccolo. Verbaled’udienza del 2 novembre 2000, processo a carico di De Cillis Elia-na. Deposizione di Abbruzzese Angelica, pagina 30. Qui parlanodella telefonata in cui Eliana dice ad Angelica che non ha trovatoElisa e di venirla a prendere a casa Claps.

‘PM - Ricorda il contenuto di quella telefonata?TESTE - Sommariamente sì.PM - Lo può descrivere?TESTE - Eliana De Cillis mi disse che non era riuscita ad incon-

trarsi con Elisa e che dopo aver citofonato a casa di Elisa si era re-sa conto di non avervi trovato nessuno e quindi pensava di essererimasta lì da sola, e che quindi Elisa insieme al fratello fossero giàandati via lasciandola sola.

PM - Ricorda per caso se nel corso di questa telefonata Elianaera nervosa, agitata, preoccupata? Come le sembrò?

TESTE - Sinceramente mi sembrò una telefonata normale. (…)PM - Ricorda se le riferì qualcosa in ordine al prima del vostro

incontro, cioè in ordine a che fine aveva fatto Elisa e dove era an-data Elisa prima che lei incontrasse Eliana?

TESTE - Certo, glielo chiesi e mi rispose che Elisa aveva un ap-puntamento con Danilo Restivo nella chiesa Trinità alle 11.30, misembra di ricordare.

PM - Mentre le raccontava questi fatti ricorda se Eliana era ner-vosa, agitata?

TESTE - Era spensierata, tranquillissima.(…)PM - Quando lei arrivò a casa Claps ricorda, invece, se Gildo

era tranquillo?TESTE - No, Gildo era agitatissimo, superagitato.PM - Lei ha detto che Eliana, invece, era tranquilla in quel mo-

mento; è sicura di questo?TESTE - Eliana... in un primo momento forse anche lei non ave-

va capito. (…) Per quanto ricordo sì, non si agitò più di tanto. I piùagitati eravamo io, Gildo, la mamma, il padre’ ”.

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“Ho capito che vuoi dire, che Eliana avrebbe dovuto essere piùagitata. Ma sappiamo bene che ognuno reagisce a modo suo, no?”.

“Certo. Le reazioni personali, anche quelle di grande controllo,ci colpiscono sempre in situazioni come quella che si stava crean-do, ma non da questo possiamo giudicare una persona”.

“Esatto. Essere emotivi non è la norma. Eliana non si rende con-to di quello che è successo fino a quando Gildo non la aggredisce,vicino la cabina e poi a casa. Ora torniamo al pomeriggio del 12,il giorno della scomparsa. I Claps escono dalla Squadra Mobile,dove alle 16 hanno sporto denuncia per la sparizione di Elisa; e ipoliziotti vanno a casa di Danilo, che di cognome fa Restivo. Soloche non c’è. Nel pomeriggio, verso le 18, è partito per Napoli: de-ve sostenere la prova d’ammissione al corso di laurea in Odontoia-tria. Danilo è partito, don Mimì pure: non c’è nessuno che possadare loro risposte, in tutta Potenza”.

“La sai una cosa, Fabio? Non risulta da nessuna parte che siastata fatta una ricerca per verificare che ci fosse stata quella provad’ammissione ed ancora di più come andò. Poi, come vedremo inseguito, i genitori di Danilo avevano l’abitudine di allontanarloogni volta che faceva qualche guaio…ma dei casini che combinavaparliamone dopo”.

“Il pomeriggio del 13, in Questura, se la prendono con i Claps:sono andati al TgR, hanno messo i manifesti, è chiaro che sanno piùdi quanto dicono, sono sospetti. Vedi come funzionano i luoghi co-muni? La famiglia dello scomparso deve macerarsi nel dolore, sof-frire e basta, non darsi da fare, troppo attivismo è una reazione in-comprensibile, strana. Se non c’è rassegnazione o dolore vuol direche qualcosa non va. Il 14 mattina, cioè 48 ore dopo i fatti, la Po-lizia riferisce in Procura e il Pm Felicia Genovese, 38 anni, è inca-ricato del caso: dispone l’apertura di un procedimento penale peromicidio volontario commesso da ignoti. C’è un motivo per questaipotesi di reato. Serve per poter indagare, una scomparsa volonta-ria infatti non è un reato, qualcosa bisogna pur scrivere: il che nonvuol dire che chi indaga ci creda, però, all’omicidio. È il fascicolonumero 429/93/44: la Genovese decide per l’intercettazione del-l’utenza fissa dei Restivo. A proposito, ma questa regola non scrit-ta delle 48 ore non esiste più, vero?”.

“Ed era ora, prima erano tutte scomparse volontarie e si atten-devano 48 per dare modo di farle rientrare a casa. Per carità, que-sto permetteva almeno al 90 per cento dei casi di essere risolti nel-l’immediato, con un grosso risparmio di forze. Però quanti danni ha

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fatto questa regola e quanti omicidi non si sono risolti, per non es-sere stati attenzionati nell’immediato, come si deve?”.

“Però i colpi di scena non finiscono qui. 13 settembre, il giornodopo la scomparsa. I poliziotti aspettano Danilo al capolinea delpullman da Napoli. Invece, alla fermata prima, il padre e l’avvoca-to vanno a prenderlo e lo fanno scendere. La polizia insomma nontrova nessun Restivo, ma sarà lui stesso a presentarsi spontanea-mente da loro, nel secondo pomeriggio, dopo aver parlato primacol padre e l’avvocato sul da farsi. Tutto lecito, però se non hainiente da nascondere mi spieghi a che serve blindare così Danilo econcordare il da farsi?”.

“Eh, blindo, blindo… si parla molto dell’adolescenza di Restivo,con fatti abbastanza noti, ma non dobbiamo trascurare ancheun’infanzia particolare e meno conosciuta. Insomma, i genitori loconoscevano bene ed erano consapevoli, ogni volta che capitavaqualcosa, di doverlo coprire. Non credo cle loro abbiano mai pen-sato che loro figlio fosse estraneo alla sparizione di Elisa. E, comeal solito, chiamarono l’avvocato”.

“E poi, scusa…ma come faceva il padre di Danilo a sapere chec’era la polizia ad aspettare il figlio al capolinea?”.

“Ci troviamo a Potenza, una piccola cittadina, tutti si conosco-no, la voce era arrivata, se non hai genitori, all’avvocato. Non mimeraviglierei che glielo avessero addirittura informalmente antici-pato. Non sottovalutare le dinamiche di una piccola città, tanto èvero che la mattina del 14 Anna Restivo chiama la madre per dirle:‘Eh, senti qua, gira la voce che molto probabilmente verranno aperquisire casa, hai capito??’. Non so se mi spiego: gira la voce”.

“No, non mi meraviglio: ne abbiamo visti troppi di fatti accadu-ti nelle piccole città di provincia. Ho capito. Vediamo allora cosaracconta Danilo alla polizia. La sua versione, da qui in poi, saràsempre la stessa. Spiega che aveva un appuntamento con Elisa allaTrinità: voleva farle gli auguri per la promozione agli esami di ri-parazione e chiederle un consiglio. Dice che si sono incontrati, ver-so le 11.30, davanti al portone principale, che hanno attraversato lanavata centrale e che hanno parlato in chiesa, così, per un quartod’ora, dietro l’altare. Ora, vorrei farti notare che a quell’ora lamessa era in corso o stava finendo e che nessuno dei presenti ha vi-sto Danilo, né tantomeno l’ha visto l’organista – la cui posizione èproprio dietro l’altare- e tantomeno l’ha visto don Mimì, che affer-ma di essere uscito alle 11.35-40, subito dopo la messa cioè, con al-tri ragazzi, per prendere un caffè”.

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“Sì, che poi dietro l’altare cosa c’è? Un corridoio a mezzaluna,come dicevo prima, a cui è possibile accedere attraverso due varchiposti a destra e sinistra dell’altare stesso e protetti solo da tende do-rate. Due varchi che stanno proprio di fronte alle panche dei fede-li, quindi se passi da lì ti vedono per forza”.

“Dopo essersi salutati, lui dalle tende vede lei andar via e poi re-sta a pregare. Dice che, uscito dalla chiesa, è andato a quella di SanMichele, in direzione opposta quindi, per incontrare degli amici cheperò non c’erano. Poi, dalla chiesa, per tornare a casa sua, per ac-corciare, s’è infilato nel cantiere delle scale mobili, nel tratto che davia Dante porta a via Vespucci14. E qui si è fatto male, cadendo. Ora,premesso che per fare tutto questo giro ci ha messo un’ora e mezzaquando invece ci vuole un quarto d’ora… È quasi sera quando Da-nilo, che è testimone oculare della scomparsa, fa un sopralluogo congli uomini blu presso il cantiere delle costruende scale mobili15, gui-dando la polizia nel tunnel dalla parte che da via Dante, ingressoadiacente il calzolaio, accede alla parallela di via Vespucci. Sono le19. Qui ci sono 3 rampe di scale; lui sostiene di essere inciampatosu uno spuntone del primo gradino. Di essere ruzzolato per tutte lescale, fermandosi al primo pianerottolo. Oddio, come percorso purotagliare per le scale ci sta anche, a parte ovviamente la stranezza dimettersi ad attraversare un cantiere in costruzione, con tutti i peri-coli che ne conseguono, invece che fare le strade normali…”.

Pianta delle costruende scale mobili di Potenza

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14 È uno dei tratti delle scale mobili di Potenza, che vanno da viale Marconi a viadel Popolo e verranno inaugurate l’anno dopo, nel 1994. Gli accessi al cantiere eranosbarrati solo la sera e nei giorni festivi, da assi di legno.

15 Negli anni si è ipotizzato che il corpo di Elisa fosse stato nascosto nel cantiere, manon ha senso. Il cemento armato, nel cantiere, fu usato in modo consistente 10 giorni do-po la scomparsa, quindi prima di allora nascondervi un corpo sarebbe stato impossibile.

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“Molto particolare questa scorciatoia, pensiamo anche, però, che ilsistema di scale mobili in costruzione era ed è tutt’ora paragonabi-le ad una mini metropolitana: la lunghezza di allora, oggi amplia-ta, era di poco meno di 3 chilometri. Praticamente tagliava Poten-za. In linea di massima il cantiere poteva essere utilizzato comescorciatoia, sì, solo che la versione del Restivo era inverosimile edimproponibile. E non gli è servita ad accorciare nulla, visto che ciha messo un’ora e mezza”.

“Ti leggo proprio dal verbale: ‘Nel rovinare sugli scalini gli si èconficcato un pezzetto di metallo arrugginito nel dorso della manosinistra’. Non sa indicare dove lo ha gettato. Strano forte, eh? Diceanche che cadendo ha perso gli occhiali, ma poi li ha ritrovati in-tatti a metà scalinata. Tra l’altro, la stessa descrizione della cadu-ta è surreale. Prima si fa due-tre gradini col piede destro, poi altret-tanti col sinistro, poi altrettanti col destro… insomma, Danilo noncapitombola, ma plana. Vola. Lievita. Ma tutto questo ha un perché,se ci pensi: spiegare i suoi pochi danni fisici di fronte a una cadutaper le scale. E gli occhiali? Ci tiene a spiegare quanto siano elasti-ci e infrangibili, e anche questo serve a spiegare come mai non sisono rotti. A proposito. Come mai è passato dalle scale mobili, daun cantiere, per tornare a casa? Ero andato lì per semplice curiosi-tà, risponde. E aggiunge poi che c’era già stato con l’amica Pao-la16. Tutti i poliziotti trovano inverosimile il racconto, anche perché,andando sul posto, non rilevano sangue o tracce di lamiera sullescale. Quindi, scrivono di Danilo: ‘Lo stesso potrebbe celare fattiben più gravi che lo vedrebbero direttamente collegato in dannodella scomparsa di Claps Elisa’. Qui si conclude quel verbale. Tor-nati nelle stanze della Mobile, Danilo fa mettere a verbale che si èferito anche alla mano sinistra, al braccio e ai fianchi (ferite chenon risultano dal verbale del Pronto Soccorso, ma di cui evidente-mente gli hanno contestato la strana mancanza)”.

“Avevamo già visto il verbale e ci era sfuggita una cosa, però…”.“Cosa?”.“Nessuna profilassi antitetanica… ma scusa, era o non era un

pezzo di metallo arrugginito? Comunque, non ricordo, come ci ar-riva al Pronto Soccorso?”.

“Ci arriva che la sorella di Danilo, Anna, e il suo fidanzato Gio-vanni Motta, si trovano davanti Danilo proprio sotto casa Restivo17,

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16 Paola, cioè Paola Santarsiere, negherà la circostanza.17 Anna e Giovanni erano appena arrivati per il pranzo della domenica.

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alle 13.15-13.30, due ore dopo quell’appuntamento alla Trinità,sporco di sangue sui pantaloni, sul giubbino jeans, sulla camicia,ma ferito solo a un dito18, sudato fradicio. E poi senti cosa dice suamadre: ‘Dopo pranzo essendo un po’sconvolto andò nella sua stan-zetta a riposarsi’ 19. Ma cosa lo ha sconvolto? Aspetta, ti leggo. Ec-colo. Motta Giovanni, verbale di sommarie informazioni del 9 feb-braio 1994: ‘aveva un piccolo taglio, non sanguinava…ho cercatodi dissuadere Danilo ad andare in ospedale, perché la ferita eramolto piccola…ha insistito, pretese di farsi accompagnare in ospe-dale’. La ferita ai medici risulterà di 1 cm, pulita, non sanguinante.Danilo, al personale dell’ospedale, non dichiara di avere altri dan-ni, dopo la caduta. E infatti èuna cosa veloce, alle 14 tornano tuttia casa”.

Silenzio. “Aspetta, che la giornata non finisce con il sopralluogo alle sca-

le mobili. L’ispettore Vito Eufemia, infatti, domanda in Questura aMaurizio Restivo se sono d’accordo a consegnargli i vestiti che Da-nilo aveva indossato il giorno precedente; il padre acconsente e siportano tutti a casa Restivo. Lì succede una cosa che avrà ripercus-sioni per anni. L’ispettore, infatti, ascolta non visto un dialogo tra igenitori di Danilo e capisce che i suoi vestiti sono già stati lavati estesi ad asciugare. Così, quando gli consegnano degli altri vestiti,asciutti, sorride e chiede anche quelli stesi ad asciugare; e anche dipoter dare un’occhiata alla stanza di Danilo. Maurizio a questopunto dice che le richieste sono “tante”, “troppe” e chiama l’avvo-cato Mario Marinelli. L’avvocato gli fa domandare se hanno unmandato. Eufemia è stupito, pensava i Restivo fossero d’accordo.Chiama il capo della Mobile, Grimaldi, che a sua volta chiama ilmagistrato, che però non gli delega la perquisizione. Eufemia deverientrare. Il magistrato dirà, anni dopo, che non è vero niente, chenon ha mai negato la perquisizione, che non aveva ancora assuntol’incarico, cosa che avvenne il giorno successivo20. Nella stessa oc-

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18 Il sangue sul giubbino, dice Danilo, c’è finito perché lo ha usato per fasciarsi. Chegli altri abiti fossero macchiati di sangue è lui stesso a dirlo. Nell’inverno 1994 Gildoparlerà con Giovanni Motta, all’epoca ancora fidanzato di Anna Restivo. Motta gli diceche quando vide Danilo sotto casa, quel giorno, i suoi pantaloni avevano macchie scu-re, e che sudava moltissimo. Come aveva fatto a macchiarsi così tanto da una ferita di1 cm che nemmeno sanguinava più?

19 Dall’informativa della Squadra Mobile di Potenza alla DDA di Salerno del 7 ot-tobre 2008.

20 Ansa del 11.6.2010: tramite il suo legale la Genovese dice che “il sequestro de-gli abiti appariva tardivo a 48 ore dal fatto e incoerente con le testimonianze”.

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casione sottolineerà che i poliziotti godono di ampi poteri ‘di inizia-tiva in caso di urgenza’, di fatto scaricando su di loro la responsa-bilità del mancato sequestro. E che, 48 ore dopo la scomparsa,quando assunse formalmente le indagini, il sequestro dei pantalonile parve ‘tardivo e incoerente’ con l’ultimo avvistamento di Elisa,secondo i testimoni…cioè tutti quelli che l’avevano vista viva dopo.Carlone, Carlucci, Masella e altri ancora: di cui dobbiamo ancoraparlare. Grimaldi insiste ancor oggi nel dire che fu lei a rifiutarglila perquisizione”.

“Siccome sono un genio, so anche che stai per chiedermi comeè stata spiegata questa scelta, di cui si è parlato per anni e anni. Al-tri giudici21 questa cosa la spiegheranno così: ‘L’esito delle opera-zioni di intercettazione telefonica sull’utenza nella disponibilità diDanilo Restivo avrebbe potuto essere condizionato dall’esecuzionedi operazioni di perquisizione che avrebbero dovuto comportare su-bito delle scelte procedimentali, con le relative conseguenze in or-dine alla discovery degli indirizzi investigativi’ 22. Non mi guardarecosì: sono gli atti, eh? Mica io. Vuol dire che, se avessero sequestra-to i pantaloni di Danilo, lui si sarebbe messo sul chi va là…ma nonci stava già, visto che comunque gli erano entrati in casa? Dimmiche ne pensi di questa scelta del giudice, delle sue spiegazioni. Colsenno di poi è facile dire che fu uno sbaglio, ma in quel momento cipoteva stare?”23.

“Sì, certo. Però, Fabio, vedi com’è particolare questo caso? Cistiamo focalizzando sugli indumenti non sequestrati, tutti si sonosempre focalizzati su questi indumenti…ma siamo sicuri che sareb-bero stati utili alle indagini? Mi spiego meglio, ehm…cerco. Gli in-dumenti erano stati lavati in lavatrice e siamo nel 1993, le tecnichedi estrazione del DNA ai fini giudiziari erano all’avanguardia. Ri-cordiamoci che appena due anni prima, nel caso di Simonetta Ce-saroni, era stata respinta dal Giudice la prova del DNA, nel proce-dimento contro Federico Valle. Un esame che, tra l’altro, si basavasolo su quella parte del DNA, detto HLA, poco caratterizzante.

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21 È il sostituto procuratore Rosa Volpe, della DDA di Salerno, nella richiesta di ar-chiviazione del 1 agosto 2001.

22 Così nella richiesta di archiviazione della Dda di Salerno, dell’1.8.2001. Scrive ilsostituto Rosa Volpe.

23 Nessun dubbio (altra polemica) sul perché la Genovese non dispose l’acquisizio-ne dei tabulati telefonici di casa Restivo, precedenti il 12 settembre: perché non era tec-nicamente possibile, essendo Potenza servita all’epoca da una centrale analogica, cioèelettromeccanica, e non digitale.