Il calo degli studenti universitari, specchio dell’Italia in crisi. Di MARCO REVELLI - La...

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  • 7/29/2019 Il calo degli studenti universitari, specchio dellItalia in crisi. Di MARCO REVELLI - La Repubblica 07.02.2013

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    Difficilmente unPaese impoveritopu permettersiun buon sistemauniversitario. E

    difficilmente un Paese con uncattivo sistema educativo pusollevarsi dalla crisi. Sta in que-sta tenaglia il segno uno deitanti, purtroppo dellapreoccupante situazione ita-liana, messo in rilievo dal re-cente documento del Consi-glio universitario nazionale.Potremmo anche aggiungereche difficilmente un Paese po-co acculturato pu produrreuna buona politica: un eletto-rato consapevole (lo vediamoin questi giorni quanto pesi il li-vello di istruzione sulle inten-zioni di voto). Una classe diri-gente allaltezza dei propricompiti. Unamministrazionecompetente ed efficiente. E ilcerchio si chiuderebbe.

    Le 58mila matricole in menonel 2011 rispetto al 2003 ildato che ha scioccato perchequivalente alla popolazionedi un intero grande ateneo in realt solo la punta di un ice-berg di proporzioni ben piampie. Occorre aggiungere i1.195 corsi di laurea eliminatinegli ultimi sei anni, solo inparte cancellati per una sacro-santa razionalizzazione e sem-pre pi costretti allestinzioneper assenza di fondi e di do-centi. Il taglio feroce dei fondialla ricerca libera, messa lette-ralmente in ginocchio dopoche gi faticava a rimanere inpiedi. La riduzione davveroinqualificabile delle borse distudio Daltra parte noi sia-mo il Paese che destina al set-tore militare oltre 20 miliardi dieuro allanno e appena sei allapropria universit. Il che ci col-loca un buon 30 per cento sot-to la media Ocse.

    SulGiornaledi Berlusconi lanotizia del calo delle matricoleera stata salutata con gioia daun articolo, tanto sciaguratoquanto rivelatore, del vice-di-rettore, intitolatoAtenei, scap-pano in 60mila. Era ora: megliopochi e buoni, nel quale, dopoaver liquidato lallarme co-me depravazione delleguali-tarismo e pianto dei fanaticidelluniversit per tutti e a tut-ti, si affermava che questi da-ti non sono preoccupanti, no.Sono confortanti. Ci spingonopi vicini agli altri Paesi civili.Non si diceva che la percentua-le media di laureati nei PaesidellOcse quasi il doppio del-la nostra, penultimi, seguiti so-lo dal Portogallo. N si infor-mava che lobiettivo di laurea-

    che possono permettersi laBocconi, i master, la specializ-zazione negli Stati Uniti, e itroppi che non ce la fanno adarrivare alla fine del mese, figu-rarsi a pagare una tassa discri-zione che andata aumentan-do fino ad essere tra le pi ele-vate in Europa. Una societduale, giustificata da un sensocomune dominante che si fo-calizza sulle eccellenze inmolti casi sulla retorica del-leccellenza, quasi sempreidentificata con il privato ,sul primato delle pratiche d-lite (come per i corpi militari),perch il resto poco rilevante,sul piano del consumo, del ri-conoscimento sociale, e deiprogetti di vita. Non vale nep-pure pi la pena sostenerlo coni contributi al diritto allo stu-dio.

    Questo sul versante del defi-cit di domanda di istruzioneuniversitaria. E poi c il pro-blema dellofferta (cosiddet-ta formativa, con termine ri-duttivo). Diciamocelo sincera-mente: il passaggio alla trien-nale, tanto decantato, non haaiutato a valorizzare la laurea.Ne ha alleggerito il contenutodi sapere. Ha contribuito a ri-durne la complessit, con unafalsa promessa di professiona-lizzazione e uneffettiva deli-mitazione del campo conosci-tivo (altro che universitas!).Forniamo un caleidoscopio diapparenti specializzazioni, inuna fantasmagoria di titoli, cheilludono sulla possibilit diuna pi facile collocazione sulmercato del lavoro, e che spes-so ti collocano in unarea diparcheggio post-laurea sem-pre pi lunga. Chi ha pratica diinsegnamento lo sa bene.

    Non sono choosyi miei stu-denti. Spesso si accontentanoanche di lavori pagati al di sot-to della decenza, e lontani anniluce dal titolo di studio acqui-sito. E tuttavia restano in apneaa lungo dopo la laurea: Alma-Laurea, nel suo ultimo rappor-to, ci dice che dopo un annomeno della met dei laureatitrova un lavoro. E di quelli chelhanno trovato, solo un terzoha un impiego stabile. Se non siavvieranno robuste politichedi redistribuzione del reddito edi sostegno alleconomia, dauna parte, e se non si mettermano a una sostanziale ristrut-turazione dellinsegnamentouniversitario pubblico e dellasua filosofia, dallaltra, pres-soch inevitabile che la spiralea scendere prosegua. Per i gio-vani. E per lintero Paese.

    AN

    NNETT

    studenti diia

    elphi 2012

    FREY

    GENIDES

    rama delrimoniondadori1

    ARLUCCI

    ASTALDO

    paesearoniarelettere9

    LIO DE

    URO

    riauisticaItalia unitaerza 2008

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    cattedra ee storiecuolarinelli8

    RY

    CARTHY

    uppoaudi 2007

    OLO VIOLA

    archienzelli 2006

    ET E.

    IS

    egoleattrazioneaudi 2006

    DO

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    aesencatonzelli 2005

    RISTOPHE

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    bellionee literinelli1

    BERT

    LSER

    ob vonntenelphi 1992

    RI

    I Diari online

    TUTTI i numeri del Diario di Repub-blica, comprensivi delle fotografie e deitesti completi, sono consultabili su In-ternet in formato pdf allindirizzo webwww.repubblica.it. I lettori potrannoaccedervi direttamente dalla homepa-ge del sito, cliccando sul menu Sup-plementi.

    Gli autori

    IL SILLABARIO diFrancis Scott Fitzgeraldtratto da Di qua dal Paradiso (Mondadori). Ilnuovo libro di Marco Revelli Finale di parti-to (Einaudi). Chiara Saraceno, sociologa, honorary fellow al Collegio Carlo Alberto di To-rino.Tra i saggi diRaffaele Simone,Presi nel-

    la rete. La mente ai tempi del web (Garzanti).

    Il calo degli studenti universitarispecchio dellItalia in crisi

    MATRICOLE

    Fin dapprincipio am Princeton: la sua pigrabellezza, il suo significato appena intuito, lafolle orgia lunare di fruscii, i gruppi eleganti e

    prosperosi delle grandi ambizioni e, soggiacente atutto, latmosfera di lotta di cui era pervaso il suo cor-so. Dal giorno che, esauste e stravolte, le matricolein maglione si riunirono in palestra ed elessero ca-pocorso un tale della Hill School, vice capocorso unacelebrit di Lawrenceville e segretario del corso unasso dello hockey di St. Paul, quel sistema sociale cri-stallizzato, quelladorazione raramente espressa,mai del tutto ammessa, dello spettro del granduo-mo non cess mai, fino alla fine del secondo anno...

    Tutto ci che metteva una matricola in una lucetroppo brillante veniva incriminato col marchio in-famante di arrivismo.

    SILLABARIO

    MATRICOLE

    F. SCOTT FITZGERALD

    Le 58 milaiscrizioni in menonegli ultimi otto anni segnalano

    la perdita di attrattiva dellistituzione, tra riforme inefficaci

    scarsit di finanziamentie poche prospettive di lavoro

    I fondi destinatiallistruzione superioresono stati tagliatifino a risultareinferiori del 30%

    alla media Ocse

    Tagli

    Dietro la grande fugac anche il notevoleimpoverimento del cetomedio e laumentodella disuguaglianzaeconomica e sociale

    Grande fuga

    MARCO REVELLI

    ti stabilito dal ministro Gelmi-ni per il 2020 ci copriva di ver-gogna di fronte allEuropa (chesi propone di giungere a unapercentuale pressoch dop-pia), collocandoci come fana-lini di coda, al livello della Ro-mania.

    Non sono per solo le sceltedissennate dei governanti.Non basta un ministero delli-gnoranza a spiegare lesodo.Dietro la grande fuga di questianni c leffetto congiunto diuna pessima deriva economi-ca e sociale e di una cattiva cul-tura dominante. In primo luo-go leffetto del progressivo, e

    negli ultimi tempi sempre pirapido, impoverimento del ce-to medio e del lavoro dipen-dente, che avevano alimentatola lunga parentesi delluniver-sit di massa. E soprattutto lacrescita della diseguaglianza:quella che in termini sociologi-ci si chiama lallungamentodella nostra composizione so-ciale, con una piccola porzionedi popolazione che ha conti-nuato a salire e in qualche caso schizzata verso lalto, nellasfera esclusiva del lusso, euna grande massa che scivo-lata in basso, nella fascia male-detta dellindigenza. I pochi

    Nella stampa,la letturadei primi libriin unaula dellUniversitdi Parigi nel Medioevo

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    IL MEDIOEVO

    Nascono le prime

    universit, tra cuilAlma MaterStudiorum di Bologna,fondata nellXI secolo

    Essere una matricola di collegenon era pi divertente che essereuna ragazza di scuola secondariaLa riscoperta dellAmerica, 1951

    John Dos Passos

    Cominci tutto nel modo piinnocente: con una battagliadi neve fra quattro matricoleIndignazione, 2008

    Philip Roth

    Guardavo gli studentidallaspetto di matricoleche andavano per i vialiTokyo Blues, 1987

    Haruki Murakami

    Le tappe

    OGGI

    Fa discutere il calo di

    studenti negli ateneiitaliani: negli ultimidieci anni 58milamatricole in meno

    LE RIFORME

    Nel 1969 si liberalizza

    laccesso alluniversit,non pi solo dal liceoclassico. Lultimariforma quella Gelmini

    IL REGNO DITALIA

    Cresce il numero delle

    universit e nasconole scuole Normalidi Napoli, Roma,Padova e Torino

    IL RINASCIMENTO

    Listruzione avviene

    dentro le Accademie.Nel 1603 fondataa Roma lAccademiadei Lincei

    UGO

    CARDINALE

    (a cura di)Si pusalvarela scuolaitaliana?il Mulino2012

    PETER

    CAMERON

    Ungiornoquestodolore

    ti sarutileAdelphi2010

    NICOLA

    GARDINI

    I baroniFeltrinelli2009

    MARCO

    LODOLI

    Il rossoe il bluEinaudi2009

    MARGHERITA

    OGGERO

    Orgogliodi classeMondadori2008

    ROBERTO

    PEROTTI

    LuniversittruccataEinaudi2008

    FRANK

    MCCOURT

    Ehi, prof!Adelphi2006

    JOYCE

    CAROL

    OATES

    BestieMondadori

    2004

    JONATHAN

    COE

    La bandadeibrocchiFeltrinelli2004

    LIBRI

    La laurea non pi un investimento sul futuro

    TUTTI I MOTIVIDI CHI RINUNCIA

    possibile che tra le cause della drastica diminuzionedelle iscrizioni alluniversit ci sia anche, come dichia-rato dal ministro Profumo, lo sgonfiamento della bolladelle re-iscrizioni, ovvero di coloro che, gi iscritti alla

    vecchia laurea quadriennale negli anni scorsi sono passati al-la triennale. Possiamo anche mettere in conto un certo calodemografico nella coorte dellet interessata. Forse, visto lau-mento delle tasse universitarie per gli studenti fuori corso, cstata anche una riduzione degli iscritti tra coloro che faceva-no una iscrizione di prova, ma poi non davano nessun esame.

    Sgonfiamento della bolla e calo demografico, tuttavia, so-no solo una parte del fenomeno. I modi e le caratteristiche diquesta drastica diminuzione delle iscrizioni in un periodo didomanda di lavoro debole e alta disoccupazione giovanile co-stituiscono un segnale di problemi strutturali della nostra uni-versit e del loro intreccio con i meccanismi di trasmissionefra le generazioni di una disuguaglianza tra le pi forti nelle de-mocrazie sviluppate. Sono, infatti, soprattutto i diplomati de-gli istituti tecnici che hanno rallentato le iscrizioni alle laureetriennali, non perch attratti da una offerta di lavoro attraen-te sul piano economico, come avveniva in alcune aree delNord-Est ancora negli anni Ottanta, quando molti giovani deiceti operai e artigiani sceglievano un reddito subito, piuttostoche imbarcarsi in un processo formativo lungo che avrebbe

    pagato, in termini economici, molto pi tardi.Piuttosto, questi giovani, che pure si trovano ad avere di-

    plomi professionali non facilmente spendibili su un mercatodel lavoro in affanno, nemmeno riescono a vedere nella lau-rea triennale un investimento valido, n sul piano della matu-razione culturale n su quello professionale. Il fallimento del-la riforma tre pi due certificata dal cumularsi di aspetti ne-gativi: lostilit e diffidenza con cui spesso considerata daidatori di lavoro, inducendo a pensare che per avere qualchechance occorra proseguire nel biennio; la ridotta percentua-le di chi termina nei tempi previsti (uno degli obiettivi princi-pali della riforma), a motivo non solo dellimpegno insuffi-ciente da parte degli studenti, ma di corsi farraginosi, spessocon una moltiplicazione del numero degli esami, con laggra-vante di piani di studio costantemente terremotati da circola-ri, riforme e controriforme, che fanno perdere tempo a do-centi stressati e demotivati, disorientano gli studenti e pon-gono questioni di opportunit a genitori che comunque de-vono farsi carico sia del mantenimento che delle tasse univer-sitarie.

    Pu non lasciarsi scoraggiare solo chi ha una fortissima mo-tivazione personale, e/o sostenuto da un contesto famiglia-re e culturale che fornisce chiavi di lettura che aiutino a muo-versi in questa palude e consente di integrare il curriculumcon esperienze allestero o altro. Sono poche le risorse dispo-nibili per orientamento e tutoraggio non puramente nomina-li. Probabilmente sono proprio coloro che ne trarrebbero

    maggior vantaggio ad autoescludersi per mancanza di infor-mazioni, o inadeguate competenze relazionali per preten-derli e trarne frutto.

    Cos, mentre chi prosegue gli studi, pur rischiando di tro-varsi comunque disoccupato o sottopagato, ha comunqueoccasioni di maturazione personale e di verifica durante ilpercorso delle proprie opzioni e preferenze, chi non li intra-prende neppure rischia di rimanere con un pugno di mosche:sul piano delle competenze professionali e su quello della for-mazione culturale. Anzi, rischia di consolidarsi nellidea cheo gli studi universitari hanno un immediato esito sul mercatodel lavoro o non hanno alcun valore.

    CHIARA SARACENO

    Per non lasciarsi scoraggiare occorre avereuna fortissima motivazione personale oppureessere sostenuti da un contesto familiareche aiuti a muoversi nella palude

    Motivazione

    Lesperienza degli Stati Uniti e dellEuropa

    COS ALLESTEROLI COCCOLANO

    Anni fa partecipai a un incontro con giovani aspi-ranti a un dottorato della New York University. Perriunire i candidati, un collega li aveva invitati apranzo nelfaculty club in cima alla magnifica Bob-

    st Library su Washington Square. Gli chiesi come mai un in-contro del genere si tenesse in un ristorante. Mi spieg cheera interesse delluniversit far buona impressione e ottene-re che al dottorato si associassero i giovani migliori. Una sto-ria del genere inimmaginabile in Italia, dove non a caso glistudenti si allontanano silenziosamente dalluniversit, par-ticolarmente da due ambiti: le umanit e le scienze. Il feno-meno in verit colpisce tutta lEuropa, ma ovviamente in Ita-lia pi spiccato perch da noi alla crisi epocale di quei dueambiti si somma il fatto che nessuna universit (salvo pocheeccezioni) prende davvero a cuore i giovani che la frequenta-no (e finanziano). Non soltanto nessuno li invita a pranzo perfar colpo, ma pi in generale nessuno si cura davvero di loro.In nessuno dei passaggi chiave (orientamento, accoglienza,tutoraggio, instradamento al lavoro) la nostra universit faquel che deve. Questindifferenza verso i principalistakehol-derdellistituzione si osserva in una quantit di forme strut-turali, in termini ancora pi pesanti se si fa riferimento ai dot-torandi, che sono per lo pi del tutto abbandonati a s stessi.

    Allingresso, per esempio. Prima delluniversit, nessuno

    si preoccupa di riconoscere la vocazione del singolo. Ci al-la base delle molte scelte sbagliate e dei moltissimi abbando-ni nel primo anno. Non c invece paese dEuropa (almenonellambito dellUe) in cui manchi una verifica delle predi-sposizioni. In diversi paesi possibile anche cambiare indi-rizzo una volta riconosciuto lerrore della scelta. Inoltre, ipaesi avanzati (Francia, Germania, Regno Unito, Olanda)hanno piani di borse internazionali per permettere ai giova-ni di sostenersi. In Italia il fondo per le borse di studio tra 2009e 2011 si tanto contratto che gli studenti con borsa sono pas-sati dall84 al 75 per cento degli aventi diritto.

    La stessa indifferenza riguarda la vita quotidiana. Le mag-giori universit italiane (a partire dalla colossale Sapienza)dispongono di residenze solo per una quota insignificante distudenti. Chi non rientra si arrangia come pu, cadendo nel-la trappola degli affitti in nero. In numerosi Paesi dEuropa(specialmente del nord, per non parlare del mondo anglo-sassone) le residenze sono uno dei fiori allocchiello degli ate-nei. In Germania gliStudentenheimesono una tradizione an-tica; in Svezia, le regioni dorigine degli studenti finanzianole cosiddetteNationen, case, spesso bellissime, in cui risie-dono ragazzi provenienti dallo stesso posto; in Spagna, im-mobili storici restaurati ospitano studenti e professori in vi-sita. raro che ununiversit sia priva di mense, di impiantisportivi e di centri e iniziative per la vita collettiva.

    Durante gli studi, poi, i giovani sono esposti al fatale rischiodi disperdersi: lasciati a s stessi, per lo pi invisibili ai docenti

    e allistituzione, possono cominciare ad andar male, smette-re di dare esami e trasformarsi in fuori corso (specialit ita-liana). Non per caso il 33 per cento dei nostri iscritti finisco-no fuori corso. Ho trovato in Francia e in Spagna soluzioni in-telligenti a questo problema. Quando uno studente in ri-tardo, viene identificato elettronicamente e invitato a un col-loquio con persone esperte che cercano di capire che pro-blema lo ha inceppato. Infine, la maggior parte dei sistemiuniversitari europei (e gli atenei americani importanti) me-diano la temibile transizione di laureati e dottori di ricercaverso il mondo del lavoro mediante uffici dijob placement. InItalia stato importato il termine, non il concetto e il metodo.

    RAFFAELE SIMONE

    La differenza sostanziale che nel nostro Paesenessun ateneo si prende veramente cura dei giovaniche lo frequentano (e lo finanziano). Mancanoabitazioni, campus, borse di studio e orientamento

    Differenza

    LE IMMAGINI

    Giovani universitari negli anni Cinquanta;in basso, donne laureate disegnatesulla copertina del Ladies Home Journal

    FOTO:GILARDI

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