Il Bradipo Settembre 2012

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FESTINA LENTE “affrettati ma con giudizio” Periodico di socioterapia e vita quotidianA Periodico di socioterapia e vita quotidianA ° FANTASIA ° FANTASIA 2-12 2-12 °RETE MEDIA INTERCULTURALI 12-15 °RETE MEDIA INTERCULTURALI 12-15 ° NOTIZIE DALL’AIST 16 ° NOTIZIE DALL’AIST 16 NUMERO IX - 15/09/2012 - RIVISTA MULTIMEDIALE DI RICERCA E INTERVENTO SOCIALE

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effetti, può risultare pieno diparecchi significati.Intanto ed in primo luogo inquanto attività della mente essapresuppone la pre-esistenza diuna sorta di data-base al qualeattingere, costituito da tuttoquanto è stato memorizzato nel-l'arco della vita di una persona:in questo senso si fa riferimentoal fatto che tale periodo di vitapossa essere estremamentecorto oppure indubbiamenteesteso in funzione dell'età, e chead esso si affianchi una costan-te capacità di trarre conoscenzadalle proprie esperienze, altri-menti vi è una semplice registra-zione di ricordi che nulla inse-gnano al proprio possessore.Così quella che viene indicatacome "mancanza di fantasia" odi "ridotta capacita di fantasti-cazione" può, in effetti, indicareil fatto che una persona nonabbia appreso fin dalla più tene-ra infanzia a passare da un vive-

LA FANTASIA-EDITORIALE-

Vorrei, in primo luogo, scusar-mi con i nostri lettori per ilritardo con cui è uscito questonumero, ritardo dovuto a diver-si fattori non ultimi quelli lega-ti all'organizzazione interna delcentro (la comunità terapeuticaCasa Gianni ad esso collegata) ead una serie di difficoltà incon-trate nella gestione della vitadegli ospiti in questo momentopresenti presso di noi. Ad esse-re chiamati in causa sono pro-prio una serie di fattori perso-nali ed organizzativi, uniti alledifficoltà croniche del volonta-riato - del quale, per altro, sem-brano anche esserne la forza,visto che sono più di trentaanni che esistiamo. Comunque,ci conforta il fatto che tuttoquesto sia stato ipotizzato findalla nascita della rivista il cuinome, il Bradipo, è stato sceltoproprio perché esce se può equando può.Tornando al tema di questonumero, un aspetto interessan-te della fantasia è che spessoessa viene riferita solo all'infan-zia: sembra faticoso pensare adessa in collegamento con tuttele altre età della vita. Ecco misembra importante rivendicaretale attività mentale come attivi-tà sempre attiva nel pensierodelle persone. Di tutte le perso-ne.

Ma che cosa è la fantasia?Come può essere definita? Èindubbiamente un'attività dellamente e per definirla si può fareriferimento a tanti tipi di carat-teristiche: da una propulsiva aduna consolativa; da una distrut-tiva e, soprattutto autodistrutti-va (fantasie di morte) ad unaedificante (fantasie di vita); dauna costruttiva di realtà ad unadi fuga da quest'ultima; dallefantasie sessuali a quelle autocastranti; ecc. ecc. Con questopiccolo elenco che potrebbeallungarsi sto cercando di fare sìche il lettore possa uscire dauna visione di senso comunerispetto a tale termine che, in

re a quello che potrebbe (feno-menologicamente) essere chia-mato un esperire vivente: termi-ni con i quali si può indicareuna capacità di costruzione diconoscenza, di una capacità ditrascendenza rispetto a quantoè successo al singolo per arriva-re alla costruzione di un'espe-rienza che, unica, gli permettadi non arrivare da sprovvedutodi fronte alle nuove situazioniche incessantemente si succedo-no in una vita che sia più diuna semplice somma di espe-rienze e che, contemporanea-mente, vada al di là della sem-plice sopravvivenza. Nella dinamica passato-presen-te-futuro il motore per un'inte-grazione dei corrispondentifenomeni è dato proprio da unpresente che sia conseguenza diprogettazioni passate, qualeambito di una fantasticazionedinamica e creativa che abbiatrovato la propria conferma in

di Leonardo Benvenuti

Vertumnus (portrait of Rudolph II), Giuseppe Arcimboldo

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quanto in seguito accaduto (ilpresente come futuro del passa-to); ed un presente come ambi-to di una fantasticazione attualeche ci possa servire come guidaper quanto si deve ancora porrein essere e che troverà il proprioeventuale riscontro negli accadi-menti futuri (presente comepassato del futuro). È in tale prospettiva che la fan-tasia deve essere letta all'internodi quella che può essere consi-derata una dinamica tipicariguardante i due concetti diimmaginario e di simbolico,nella loro accezione sociotera-peutica, con il primo dei qualisi indica ogni forma di produ-zione mentale in quanto svinco-lata da un rapporto diretto conl'ambiente a favore di un sem-plice obbligo di coerenza inter-na della narrazione: all'interpre-te principale di una saga moder-na sui maghi non si chiede didimostrare il fatto che effettiva-mente nella vita si possa volarea cavallo di una scopa da strega,ma è importante fattore di suc-cesso il fatto che la narrazionesia avvincente, piena di signifi-cati e scritta bene; con il secon-do (simbolico) si indica il fattoche ciò che viene narrato sia,prima o poi, confrontato conl'ambiente e in quanto talepossa essere confermato o scon-fermato da quest'ultimo:un'ipotesi sulla presenza dimateria oscura nell'universodeve prima o poi confermare leproprie affermazioni attraversodimostrazioni e prove sperimen-tali a sostegno di quanto affer-mato, altrimenti non ci si situaall'interno di teorie scientifi-che, ma si ritorna puramente esemplicemente all'interno diquell'immaginario di cui si èparlato prima.In quest'ottica si può parlare dialmeno due forme di fantasia:una autonomizzata e immagina-ria che serve puramente e sem-plicemente ad esplorare tutte lepotenzialità di qualunque idea,di qualunque narrazione e/oproduzione mentale che chiun-que possa avere; ed una fantasiapratica (o empirica) che riguar-da la fecondità di quanto pensa-to nei termini di un progressodella conoscenza e di ogniforma teorica che permetta di

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sviluppare l'apprendimentoscientifico in ogni configurazio-ne e campo possibili. La prima,ad esempio, ha dato origine alfilone fantasy, come forma auto-noma di creazione comunicazio-nale; la seconda serve da guidaalle nuove idee ed invenzioni inquanto motori di sviluppo cono-scitivo che, a partire dal noto,permette di sviluppare costante-mente le varie branche dellascienza.Questo numero spazia dall'arti-colo di Erica Giusti che proble-matizza il rapporto tra fantasia enuovi media inserendolo in unavisione evolutivamente pessimi-stica rispetto alla medesima(vedi la Stele di Rosetta), a quel-lo di Viviana Faggioni - dal tim-bro ispirato alla Alice di LewisCarroll - nel quale la fantasiarisulta essere uno spazio tra lalibertà e la fuga "dalla ruviditàdel mondo della concretezza" e,di fatto viene equiparata ad unasorta di sesto senso che accom-pagna la vita come una sorta di

"compagno di viaggio". Che, inquanto compagno di viaggio,non dovrebbe abbandonarcimai.Segue una riflessione impronta-ta al rimpianto di PierluigiGraziano per il quale il tema diquesto numero risulta esseresvincolato sia dal simbolico chedall'immaginario, sia rispetto alconfronto con l'ambiente empi-rico che con il problema dellacoerenza interna, del secondo.Proseguendo la lettura si incon-trano articoli riguardanti sial'introduzione accanto al termi-ne di fantasia degli attributi di"empirico" (Luigia Altieri); di"patologico" (Riccardo Belluzzi);di "creativo" (Mattia Tascone);di "infantile" (MaurizioMaccaferri).; sia una riflessioneriguardante alcune citazionireligiose (di Raffaele Facci). Daultimo troviamo due riflessioniriguardanti l'argomento genera-le del numero (di Angelo DiPrizio e di AlessandroDall'Olio).

Flora, Giuseppe Arcimboldo

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La fantasia era una grande armache utilizzavo quando ero bambi-no, ricordo che nei miei sogni unanormalissima sedia poteva diventa-re un'astronave con la quale potevoviaggiare tra le stelle,oppure untavolo o uno strumento musicaleecc. ecc..Come ho detto, ero un bambino.Sto imparando che la fantasia nonha bisogno né della verificaambientale del simbolico, né dicoerenza interna caratteristica del-l'immaginario.Infatti ritengo che per un bambinosia importante il poter svolgere l'at-tività del gioco (ludica) utilizzandoed affinando le proprie capacitàcognitive con l'utilizzo di un'elabo-razione fantasiosa senza schemi."La fantasia agisce nello spaziodovuto al distacco fra rappresenta-zioni e mondo empirico in analo-gia con il distacco tra realtà eambiente "( L. Benvenuti)Io non ritengo la fantasia una cosanegativa. Nella mia vita non negotalora di "mollare il freno"e lasciarespazio libero alla fantasia per, mi siperdoni il termine,"fantasticare"unpo' su qualcosa: per esempio dovesarò fra 10 anni? Oppure cosa stafacendo in questo momento lacompagna della mia vita?Ovviamente non sapendo neanchechi sia!C'è stato un momento particolar-mente faticoso della mia vitadurante il quale mi sentivo oppres-so dall'ambiente in cui vivevo. Allanotte, per addormentarmi, miimmaginavo di decollare con unpiccolo aereo per dirigermi lontanoda lì. Il fantasticare era l'unicomodo che avevo per rilassarmi edaddormentarmi.Ho cercato qualcosa su INTER-NET ed ho trovato una frase attri-buita a R. Zero che ritengo sia cari-na: "La miseria è il prezzo che pagachi non ha fantasia"Mi ha colpito perché ritengo chel'utilizzo della fantasia sia un'oppor-tunità per "staccare un po' la spina".L'importante è essere in grado digestire la propria fantasia perchéammetto che in alcuni momentidifficili della mia vita, come quan-do volevo volare via con quell'ae-reo, mi ritrovavo a vivere delle sen-sazioni talmente forti che ero arri-vato a crederci.

La stele di Rosettadi Leonardo Benvenuti

L'inizio sembrerebbe quasi unrimpianto della fantasiainfantile. In effetti si potreb-be pensare che quella cheviene rimpianta è solo la pla-sticità della fantasia che per-mette ad una sedia di diven-tare prima un'astronave; poiun tavolo; successivamenteuno strumento musicale.Ben al di là di ogni coeren-za o di ogni verifica ambien-tale o empirica. Ecco è forse proprio la plasticitàdella fantasia a dover essere postain risalto, ed è ad essa che si deve lacapacità di esplorare tutte le poten-zialità del virtuale e del simbolicocon un conseguente aumento dellecompetenze del singolo. Ma taleaumento deve essere confrontatoattentamente con la vita, dato cheun conto è una persona che fanta-stica l'impossibile e un conto è l'at-tività mentale di chi la vive (e gua-dagna su di essa); un conto è il desi-derare una bibita ghiacciata se si èdispersi in un deserto e senza mezzi(si è nell'immaginario), un conto èdesiderarla in una località in cui cisiano bar o frigoriferi a disposizio-ne (in tal caso si è nel simbolico);analogamente un conto è fantasti-care di maghi se si è una scrittricedi successo (la cui verifica empiricaè data immediatamente dal nume-ro di copie vendute) e un conto ècredere nella possibilità di volare sudi una scopa da strega.Completamente diverso è il fanta-sticare su di un nostro futuro possi-bile tra 10 anni impostando fin daora (è il presente) le attività chedovessero renderlo possibile, oppu-re il richiederlo semplicementeappellandosi ad un generico dirittoumano, come semplice rifugio diuna persona che vuole sfruttarel'opulenza della nostra società oquella della propria famiglia. La citazione attribuita a R. Zero èinteressante perché può essereinterpretata, nei nostri termini,proprio nel senso che la vera diffe-renza è tra povertà e miseria: la

povertà è comunquelo stato di una perso-na che può afferma-re con dignità lapropria esistenzapur nell'indigenzae la fantasia serveo per alleviaretale situazione oper uscirne. Lamiseria, vicever-sa, è uno statoculturale della

persona che vivesenza dignità la pro-

pria vita apparentemente egoisticae di fatto semplicemente incentratasu se stessa a scapito degli altri: diqui alcuni stati di solitudine e didisperazione che, spesso, vengonoaffrontati indurendo la propriacondotta, rendendola sempre piùmisera e priva di qualunque porta-ta fantasiosa.Lo staccare la spina, infine, è unostato curioso della persona in quan-to può rappresentare sia unmomento di riposo rispetto ad unostato di ingestibilità della propriamente dovuto o a cause esterne(stati d'ansia dovuti a situazionifamiliari, relazionali o scolastico-lavorative) oppure a cause interne(ad esempio di isolamento persona-le o sociale, di incapacità di decodi-fica di sé , del proprio ambiente odella società) oppure a cause gene-ricamente dovute alle varie formedi dipendenza più o meno patologi-ca; sia un momento in cui lo stacca-re la spina predispone ad un distac-co dall'ambiente da parte di unSistema Nervoso Centrale - che ècomunque un organo isolato e chesi raccorda con l'esterno tramite isensi - insoddisfatto da quello chesta provando che si rifugia in unfantasticare e in una sognare adocchi aperti che rivaleggia e inducedubbi su quali siano gli ambiti veridi vita. È a partire da queste situa-zioni che si ha l'intervento delsocioterapeuta con la progettazionedi percorsi di uscita da tali stati piùo meno patologici e il cui scapo è ilraggiungimento o il riacquisto del-l'autonomia da parte del portatoredi disagio.

LA FANTASIA I

di Pierluigi Graziano

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Il termine fantasia di solito indicaun'immagine che non è presentenella realtà ma che noi costruia-mo nella nostra mente.Dall'etimologia della parola sivede infatti che proviene dalgreco PHANTASIA, cioè appari-zione immagine, oppure PHA-NOS cioè luce, o PHANTOScioè visibile, nella accezione nega-tiva del termine, deriva da FAN-TASIARE, o, come per il cattoli-cesimo, finta immagine di cose,inganno del demonio, o più sem-plicemente come ghiribizzo intesocome capriccio, non troppo mali-zioso, o più semplicemente fanta-sticheria, in genere di basso profi-lo propria degli spiriti piccoli eristretti.In ogni caso ammesso che la real-tà ognuno la vede dentro se stessoin modo diverso, in base alle sueesperienze personali, ai suoiscopi, e quindi può essere o piùdirettamente interessato o, piùsemplicemente, possedendo unmaggior numero di esperienzepuò avere più punti di vista rispet-to ad una stessa situazione.La fantasia, intesa come situazio-ne che al momento stesso in cuila immaginiamo non esiste con-cretamente, in questo caso puòsvolgere un ruolo diverso da per-sona a persona.Ammesso che, essa possa partireda un evento o cosa concreta, perpoi essere ampliata dalla nostraimmaginazione, tuttavia a voltenon è facile rinvenire il contattodiretto con il reale, perché non èdetto che tale contatto si riferiscaal presente: così, ad esempio. seuna certa cosa dovesse suscitarein noi un ricordo emotivamenteforte, si può arrivare addirittura acommuoverci o spaventarci, adarrossire o a piangere per fatti chenon accadono nel momento incui si provano certe sensazioni,forti e ampliate dalla fantasia.Così l'energia per tali sensazionipuò essere fornita dal soddisfaci-mento di alcune pulsioni prima-rie,(sesso, piacere, successo, vio-lenza, dolore): occorre prestareattenzione perché, a volte, la spin-

ta ad agire avviene verso un agirenon sempre eticamente correttoche si inserisce all'interno di unaprogettazione in funzione di scopinon condivisibili. Il rischio, quin-di, è quello di usare la fantasia inmodo improprio.Comunque già partendo daun'analisi della nostra situazioneindividuale, empiricamente dimo-strabile, possiamo iniziare a libe-rare il potenziale che è dentroognuno di noi e far si' che comedice il testo di una bella canzonedi De Gregori, anche certi angolinella memoria diventano curvenella realtà, cioè nella realtà delnostro ricordo di adesso.

1935: È sinonimo di immagina-zione produttiva, ed indica l'ela-borazione attiva (e passiva) delleimmagini. (V. immaginazione). 1950: Corsa e gioco degli Arabi epopoli d'Oriente in occasione digioia o per fare onore altrui: lan-ciano i cavalli e ritornano congrida e spari de' lunghi fucili. //Abito fantasia, stoffa fantasia,cioè che hanno tinte e disegnivivaci. 1953: (filos.) Insieme delle formedelle cose ricevute mediante lapercezione sensibile; anche imma-ginazione. // Talvolta ancheapparenza // (music.)Composizione, quasi sempre stru-mentale, di forme varie e libere sutemi brillanti e originali ma piùspesso ricavati da opere già note// Presso gl'indigeni dell'Africa,manifestazione di giubilo in occa-sione di festeggiamenti, condanze, canti, spari, evoluzione dicavalieri al galoppo.2008: 1 Capacità della mente dicreare immagini o di attribuirealla realtà aspetti e significati sog-gettivi, diversi da quelli che ven-gono solitamente e universalmen-te attribuiti. Ricco di fantasia,frutto della fantasia, immagina-rio, non reale . 2 L'immagine, lavisione che la mente si crea, cosaimmaginaria "quello che dici ètutta una fantasia".

Come si può vedere da questaparzialissima ricerca su vocabolaried enciclopedie di epoche relati-vamente diverse il concetto e percerti versi l'interpretazione stessache si dà alla parola fantasia cam-bia con il cambiare dei tempi edegli usi e costumi. Mi ha colpitoad esempio che nel 35 in epocafascista la fantasia fosse "produtti-va", nel dopoguerra era ancoraforte il ricordo delle "fantasiearabo/africane mentre oggi è lamente il motore dell'immagina-zione. D'altra parte l'uomo hasempre usato la sua fantasia perprogredire; dall'uomo delle caver-ne che "inventato" il fuoco ha fan-tasticato e poi cotto la carne, aipittori che hanno usato paesaggi"fantastici" per fare da sfondo ailoro realistici ritratti; agli scienzia-ti di ieri e di oggi che pensanoquello che non c'è ancora ma chesarebbe utile ci fosse. Fantasticaresignifica sognare un mondomigliore, il miglior mondo possi-bile. È la fantasia una delle coseche ci distinguono dagli altri esse-ri viventi che vivendo di istinto, siadattano alle nuove situazioni(spesso anche più rapidamentedell'uomo) ma sono raramente ingrado di modificarle radicalmen-te, l'uomo lo può fare proprio per-ché con la fantasia (e, dettaglionon trascurabile, con l'intelligen-za) può sognare cose diverse, piùutili o semplicemente più belle .La fantasia deve però essere ferti-le, cioè in grado di non essere uto-pica.Il termine utopia deriva dal grecooy (non) e topos (luogo) cioè chenon ha un luogo dove si può rea-lizzare mentre la parola grecaphantasia significa apparizione,immagine (pomposa). Per chiude-re il cerchio la parola felicità ingreco sta per fertile; quindi: lafantasia fertile tende alla felicità!!! Siate realisti/ sognate l'im-possibile era uno slogan deglianni '70 ma aveva un suo perchénella voglia di immaginare unmondo con la fantasia al potere. Non riesco a pensare alla fantasiamalata, ai brutti sogni, perchédovrebbero essere scacciati dallanostra mente proprio in quantotali. Il sonno della mente producemostri !!La fantasia deve essere educata(indirizzata, coltivata) mai limita-ta, si andrebbe contro la sua stes-sa essenza.

FANTASIA II

di Angelo di Prizio

di Alessandro Dall'Olio

FANTASIA III

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La stele di Rosettadi Leonardo Benvenuti

Articolo scritto per certi versi inmodo interessante, per altrifurbo: bella l'idea di fare unpiccolo excursus storico (dal1935 al 2008) del termine;furba quella di usare unescamotage per introdurreuna riflessione in materia.L'Italia nel lasso di temporicordato è cambiata inmodo radicale: allora eraun paese dalla culturasostanzialmente contadinaed orale che stava tentandodi riciclarsi come potenzadi media grandezza cheaveva vinto l'ultima (perallora) guerra mondiale;all'altra data era un paeseche usciva da un periododi forte sviluppo (il cosid-detto miracolo economi-co) e stava entrando in un perio-do di profonda recessione che, sispera, oggi sia al culmine e che haportato il paese da una situazionedi discreto sviluppo economicoed industriale ad una situazionedi vassallaggio industriale verso ipaesi del Nord Europa, essendosivisto attribuire contemporanea-mente il ruolo di divertimentifi-cio, di paese delle vacanze e delturismo culturale in quantoautentico museo a cielo aperto (echiuso) d'Europa, in questo affra-tellato agli altri paesi mediterra-nei quali Grecia e Spagna. Questa situazione permette dicomprendere, ad esempio, anchequella che può essere chiamatauna sorta di deriva storica deisignificati attribuiti a tale termi-ne. Deriva perché non vi è nessu-no al timone della barca ma lo svi-luppo culturale si svolge seguen-do una sorta di rotta propria chelo porta da uno stadio evolutivocon un certo tipo di dominanzamediale a quello successivo: dal-l'oralità contadina di allora aquella tipografica del paese indu-striale del dopoguerra; a quellaneo-orale contemporanea deimedia elettrico-elettronici. Anchei significati attribuiti al termine difantasia si sono evoluti: nellasocietà orale pre-bellica eranolegati alla produzione; in quellasuccessiva erano esotici e comun-que legati agli abiti (seguendo ilriferimento) o alla musica; per

arrivare all'ultima che si incentrasulla capacità individuale e sogget-tiva di andare al di là degli "aspet-ti" e dei "significati" … "diversi daquelli che vengono solitamente euniversalmente attribuiti". Infine si parla di immaginario edi fantasia che, in tale visione,vengono considerati quasi sinoni-mi e riferiti all'attività dellamente. Nella nostra ottica tra idue concetti - pur essendovi unacerta sovrapposizione - risultadeterminante distinguere fra: dauna parte il fatto di avere una nonnecessità di sistematicità della fan-tasia, dall'altra l'esigenza di coe-renza interna tipica dell'immagi-nazione. La somma di entrambe,a partire dalle loro caratteristichee in quanto attività comunquementali, permette di comprende-re il perché possano contribuirealla scoperta, del fuoco, allora,dei pittori nel costruire gli sfondiai loro ritratti, in seguito, per arri-vare agli scienziati di oggi nelmomento in cui esplorano tuttele potenzialità dei prodotti deinuovi media nella loro capacitàrappresentativa dell'ambiente. Adogni livello comunicazionale cor-risponde una propria fertilità aldi là del fatto che sia o no utopi-ca. Occorre, inoltre, ricordare cheil riferimento ambientale dellafantasia è comunque la virtualità,argomento che tratteremo in unodei prossimi numeri, che non èfacile da limitare.

"Chi pretendesse di incon-t rare i l R i sor to so lo perr icevere da lui una confer -ma d i quan to g i à v i ve ,pensa o c rede non loincont re rebbe ma i " . D icefrate l Michel Davide"La fantas ia non è nostra , èdi Dio. Noi scopriamo, col -t ivando nel la fede, la spe -ranza" . Così conclude uncol lega evangel ico.Antoniet t a Potente ,re l ig io -sa domenicana, indiv iduane l la fede " l ' appogg iar s ia l la profondità del la v i t a "Qui s i innest a l 'operare elo studiare umani che sonofat t i comunicaz ional i , re la -z ional i . Come dice i l mioamico eb reo : "S i s tud i asempre in due, sennò chestudio è? " .Ho voluto r iunire a lcuneindicaz ioni di credent i cr i -s t iani e di un ebreo ( l 'u l t i -mo) , per i qual i una fanta -s ia in l ibera usc i t a nel l ' am-biente sembra non esseres igni f icat iva .A l t r a cons ide ra z ione pe runa va lenza s imbol ica ." L 'angelo è i l s imbolo ches i contrappone a l diavolo.I l s imbolo [ sun bal lo ] r iu -nisce , i l d iavolo [dia bal lo ]por t a l a d i v i s ione .Nel l ' angelo essenza e appa -renza co inc idono . È i ls e gno de l l a comunione[koinonia ] con Dio. I l s im-bolo sconf igge i l d iavolo" .Da Tempo de l l e sp i r i to ,Canale 5 , 15.4 .2012.

FANTASIA III DIO E L'UOMO

TRA FANTASIA

E SIMBOLO

di Raffaele Facci

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La recente paternità mi sta facen-do riflettere spesso sul concetto difantasia. In particolare, in questiultimi tempi mi sono chiesto piùvolte come utilizzare al meglio lamia fantasia per catturare l'atten-zione di mio figlio - che ha appe-na compiuto un anno - durante ivari momenti di gioco che cercodi proporgli. L'obiettivo è quellodi contribuire a costruire e a sti-molare la sua fantasia, consenten-dogli di affrontare il momentodel gioco in maniera sempre piùautonoma. In questi momenti riaffiorano iricordi del mio periodo infantile,e di come utilizzavo la fantasia neimomenti di gioco e di diverti-mento. Mi torma anche allamente un ricordo più recente.Qualche anno fa durante unavacanze estiva ebbi una chiacchie-rata insolitamente lunga con unmio nipotino di allora quattroanni. Il tema era la costruzionedelle case: in quasi un'ora mionipote mi spiegò, nei suoi terminie con dovizia di particolari, comeavrebbe costruito la mia futuracasa indicando con precisionequali strumenti avrebbe utilizzatoe quale sarebbe stato il prodottofinale.Questa ricostruzione indubbia-mente "fantasiosa" fa proseguirela mia riflessione e impone unchiarimento su cosa si debbaintendere per fantasia. Senzavoler per forza arrivare a una defi-nizione, fantasia può rimandaread un qualcosa non verificabileempiricamente. In altri termini,un prodotto dell'immaginazioneche non ha bisogno di confermao sconferma, ne tanto meno èlegata a una coerenza di narrazio-ne. La fantasia sembra cioè unacapacità della nostra mente dispaziare e di fare associazioni libe-re da qualsiasi vincolo.Appare abbastanza evidenteanche che queste capacità imma-ginifiche dipendano e assumanoforme differenti a seconda dellatipologia della società in cui sivive. In particolare, è con il pas-saggio al medium tipografico chela fantasia sembra modificarsi.Nella società tipografica si assiste

all'introduzionedi un livello diautonomizzazio-ne simbolicarispetto al rap-porto direttocon l'ambientepresente nellasocietà orale;questo farebbesì che le poten-zialità della fan-tasia, che ricor-diamo essereun'attività scol-legata con l'am-biente empiri-co, aumentinoenormemente.La mente gesti-sce a suo piaci-mento lad i m e n s i o n esimbolica, e iprodotti dellasua attività diimmaginazionepossono essere ipiù svariati.Nella nostrasocietà, a maggior ragione con laprevalenza dei media che abbia-mo definito neo-orali, le potenzia-lità della fantasia possono sfociarenell'ambito dell'onnipotenza. Tornando al parallelo con i mieiricordi infantili e le fantasie dimio nipote, le differenze stannoprobabilmente in quanto appenadetto sopra. Nei miei giochianch'io pensavo di costruire case,utilizzando però materiale dirisulta (assi e qualche mattonella)che insieme al mio amichetto tro-vavano nei resti di un cantieredietro casa. Il risultato era indub-biamente modesto dal punto divista empirico ma soddisfavaappieno il nostro divertimento.La costruzione di mio nipote erainvece solo virtuale, ma indubbia-mente molto più precisa in termi-ni di capacità di descrizione delrisultato finale (ricordo ancora lostupore dei miei cognati quandogli raccontai della chiacchierata).Gli strumenti a disposizione dimio nipote, a causa di una mag-giore fruizione mediale, eranoindubbiamente maggiori, anchese il prodotto finale era verosimi-le ma non empirico.

Tornando invece alle mie rifles-sioni da genitore, due sono leconsiderazioni che mi sento fare.La prima è che quando ci si rap-porta a bambini in tenera etàoccorre essere il meno strutturatipossibile (che tra l'altro è il consi-glio che mi da sempre miamoglie). Ovvero, cercare di utiliz-zare le potenzialità che la fantasiamette a disposizione per cercaredi incuriosire il bambino e nonproporre meramente gli schemigià consolidati dell'adulto. Laseconda è che nel fare ciò nonbisogna mai perdere di vista ilrapporto educativo. Cercare disviluppare le capacità di immagi-nazione del bambino significaanche gestire il suo rapporto congli stimoli esterni evitando fin dasubito un'eccessiva fruizionemediale. Evitando cioè che la fan-tasia del bambino, come diceva-mo sopra, possa diventare onni-potenza mettendo a repentaglionon solo il rapporto genitore-figlio ma anche l'autonomia com-plessiva dell'infante.

FANTASIA INFANTILE

di Maurizio Maccaferri

Ritratto di Eva, Giuseppe Arcimboldo

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Quando penso alla fantasia mivengono in mente spesso alcuniricordi di momenti passati giocan-do con un mio cuginetto; lui edaltri bambini si divertivano ainventare storie in cui loro stessierano i protagonisti. Quando micoinvolgevano nei loro momentidi svago, rimanevo colpito dallaloro bravura e agilità nel crearesituazioni fantastiche piene dicolpi di scena e risvolti imprevedi-bili, i miei racconti invece risulta-vano essere poco originali inquanto prendevo spesso spuntoda personaggi di fumetti e cartonianimati o da storie che già cono-scevo.In redazione esaminando le carat-teristiche della fantasia è emersoche non ha bisogno di una coe-renza interna né di un confrontocon l'ambiente; con la fantasia sipuò inventare qualsiasi cosa, lepotenzialità sono infinite. Non haregole né una logica a cui devesottostare; questo da un lato èaffascinante perché può permet-terci di creare quasi all'infinitoma presenta anche un fattore dirischio e cioè quello di crederci;un bambino potrebbe per esem-pio convincersi di avere superpoteri, salvo poi doversi ricrederenel momento in cui si dovesse tro-vare a scontrarsi con la realtà. Quando abbiamo incominciato lariflessione sulla fantasia ci siamoposti una domanda piuttostocuriosa: prendendo come esem-pio il personaggio di Superman,chi è che utilizza la fantasia, l'au-tore del personaggio, i lettori, oentrambi? Non è scontata larisposta, però siamo arrivati allaconclusione che riguarda ilmomento dell'ideazione, è nellacreazione di un personaggionuovo che è coinvolta la fantasia.E'quando si dà vita a un qualcosadi nuovo che prima non c'era.

Con la fantasia per esempio sipuò creare qualsiasi cosa parten-do da Rappresentazioni che giàconosciamo e assemblandole inmodo nuovo. Si pensi, facendoriferimento alla tradizione mitolo-gica, all'ippogrifo che è una crea-tura alata, originata dall'incrociotra un cavallo ed un grifone, contesta e ali di aquila, zampe ante-riori e petto da grifone ed il restodel corpo da cavallo; oppure sipensi al minotauro che ha corpodi umano ma zoccoli, pellicciabovina, coda e testa di toro. Prendendo in considerazione ilmodo del cinema mi vengono inmente altre cose, come il mantel-lo invisibile di Harry Potter, lascopa volante, l'auto che viaggianel tempo o la macchina per ilteletrasporto.Credo che la fantasia possa esse-re un grande serbatoio per lacreatività: cioè, possa essere uti-lizzata per ideare qualcosa cheprima non c'era ma che, in segui-to, può risultare empiricamenterealizzabile: si pensi per esempioal Nautilus , il sottomarino fanta-stico ideato e comandato dalCapitano Nemo nel romanzo

"Ventimila leghe sotto i mari"frutto della fantasia di JulesVerne. Nel 1870 quando vennescritto il romanzo questo sottoma-rino era pura fantasia e rimasetale fino a che non venne applica-ta l'energia nucleare alla propul-sione dei sommergibili; nel 1954fu varato dalla Marina degli StatiUniti il primo sommergibilenucleare che fu chiamato proprio"Nautilus".Con la fantasia potrei pensare adun treno volante , come quellodel cartone animato "PolarExpress", per ora è una cosa che èfrutto della fantasia però inGiappone hanno già inventatodei treni che viaggiano senza toc-care le rotaie grazie alla levitazio-ne magnetica, chissà se in futurosarà possibile creare un vero e pro-prio treno volante. L'ambito della fantasia è pratica-mene illimitato possiamo crearequalsiasi cosa in quanto non èvincolata dall'empiria e non habisogno di coerenza interna; dalsuo utilizzo può nascere il nuovoa condizione che vi siano i mezzi ele condizioni per realizzalo nelmondo empirico.

LA FANTASIA CREATIVA

di Mattia Tascone

L’inverno, Giuseppe Arcimboldo

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Oggi l'uomo moderno è rigorosa-mente sottomesso al culto dell'og-gettivazione. Mi ricordo che dabambina, oltre 25 anni fa, per meera abituale stare seduta ad untavolo e disegnare con le matitecolorate di legno, rimanere perore ad ascoltare le fiabe racconta-te da mia nonna, giocare all'ester-no della casa con i miei amichettia "palla", nascondino e costruirerifugi e capanne. Il mio tempo eraquasi totalmente privo di conte-nuti televisivi e di giochi compu-terizzati. Ritengo che la tv nelcorso del tempo abbia portato aduna sempre maggiore riduzionedella nostra risorsa più preziosa, iltempo libero per creare, per rac-contarci storie, per confrontarcicon gli altri.I bambini di oggi, i cosiddetti figlidell'età tecnologica, stanno "incol-lati" alla televisione a tutte le oredel giorno: al mattino durante lacolazione, durante i pasti, alpomeriggio, alla sera prima diandare a dormire. Ma c'è qualcu-no che racconta loro quello cheracconta la televisione? Il bambi-no, ma questo discorso può esse-re ampliato ad ognuno di noi,incorpora questo flusso di imma-gini da una "madre" onnipotente,sempre presente, ma a lui estra-nea. Certamente può ridere ocommuoversi quando assiste allescene, ma è assente la radice dellacreatività e della fantasia perché ipersonaggi sono già stati disegna-ti, colorati, vestiti da altri e sonototalmente privi delle peculiaritàche avrebbero potuto attribuireloro la fantasia di ognuno di noi.Questi personaggi sono cioè giàstati perfettamente immaginati daaltri prima di noi.

La tv non serve però solo perguardare film o cartoni animati,ma attraverso di essa è anche pos-sibile giocare, ad esempio attraver-so la famosa PlayStation su sup-porto CD-ROM divenuta talmen-te popolare da definire i giovanigià a partire dagli anni '90 comela Generazione PlayStation. Di

recente attraverso la Xbox Kinectci è permesso addirittura giocarecon la piena libertà del corpo gra-zie ad un software che consente aldispositivo di rispondere ai movi-menti. Guardando attraverso loschermo possiamo inoltre ritro-varci all'interno di una foresta onel centro di una metropoli, nelperiodo medievale oppure in unoscenario apocalittico futuro. Inqualsiasi caso la creazione di taliscenari è a noi precedente e lanostra fantasia viene relegata aduna scelta tra alternative.

Oltre a questi dispositivi ci sonopoi i nuovi media portatili cheproprio grazie alla loro "portabili-tà" hanno la caratteristica di esse-re sempre disponibili. Mi riferiscoin particolare ai telefoni cellulariall'avanguardia che contengonoall'interno programmi per gioca-re, accedere ai social network edai contenuti televisivi.

Tutti i new-media a mio avvisocontribuiscono a creare unadimensione di realtà intermediatra la "vita reale" e la "realtà virtua-le", ci offrono nuove forme diinterazione solitamente impron-tate sulla contrazione degli spazi,sulla velocizzazione dei tempi e

sulla selettività dei messaggi.Questo ha contribuito a ridurre lecaratteristiche specifiche dellacomunicazione "faccia a faccia", laricchezza degli stimoli, la comples-sità della realtà, la protezionedella "zona intima", la costruzionementale di scenari alternativi, lacreazione di storie e più in genera-le a ridurre la fantasia di ognunodi noi.

Il vuoto interiore ed il senso diframmentazione, che sono ormaidiventati vissuti comuni nellasocietà in cui viviamo, ritengopossano in parte essere causati daltipo di socialità che si è andataformando in questi ultimi decen-ni scaturita da un tessuto socialeche va spezzettandosi in nucleisempre più piccoli e che pone inluce il problema della solitudine.Oltre a ciò l'omologazione traindividui che va sempre più affer-mandosi rischia di appiattire e leindividualità e rendere sterili itentativi di differenzazione deipochi. In questa società velocissi-ma tutto è a disposizione intempo reale, in qualsiasi luogo,esistono programmi che simulanoqualsiasi cosa diminuendo così lanecessità di astrazione e di fanta-sia dei singoli.

FANTASIA E NEW-MEDIA

di Erica Giusti

L’estate, Giuseppe Arcimboldo

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Interessante la lettura di que-sto articolo proprio perchécontiene affermazioni chesono alle basi di quello chepotrebbe essere definito unatteggiamento di cautela e diimbarazzo nei confronti deinuovi media. Non a caso siinvoca il concetto di realtà.Ma che cosa è realtà? Questa èuna domanda importante per-ché, evidentemente, tutti idubbi avanzati dall 'autricesembrano avere alle loro radi-ci il grossissimo problema del-l'inf luenza dei nuovi mediasoprattutto sulle nuove gene-razioni. Ora nella nostra disci-plina con il termine di realtàsi indica una particolare visio-ne - o, come preferiamo dire,di un particolare sistema dirappresentazioni - dell 'am-biente da parte dell'attore odel possessore di un certosistema culturale: la realtà diun idraulico (come lettura delsuo ambiente a partire dallesue idee, opinioni, visionidella vita) sarà diversa, inmisura maggiore o minore, daquella di suo figlio; o da quel-la di uno scienziato nucleare;o da quella di uno studente difilosofia; e così via.Un punto interessante, poi,riguarda l'interrogarsi propriosul tipo di inf luenza dei nuovimedia, ma, diremmo noi, ditutti i tipi di media, sulle per-sone, sulle loro menti, sulleloro conoscenze e, infine sulleloro modalità di relazione: èquella che noi chiamiamodimensione comunicazionale,un termine che viene reinter-pretato come unione di comu-nicazione e di relazionale.Anche Erica Giusti parte dallasua realtà che è quella di unapersona le cui esperienze dibambina erano immerse inquella che potremmo chiama-re una situazione di comuni-cazione quasi interamenteorale, nella quale non sembraesserci stata frattura tra ilmomento narrativo della

nonna e quello del gioco digruppo. Sostanzialmente idubbi riguardano le possibili-tà attribuite ai cosiddetti "natidigitali" di riuscire a compen-sare la frattura rispetto alsapere tradizionale operatadai nuovi media e la realtà adessi legata: televisione, giochielettronici, social network,telefonini di ultima generazio-ne (nel momento in cui se lidovessero possedere). La real-tà - che, come anticipato, èuna particolare lettura del-l 'ambiente in funzione delproprio patrimonio di cono-scenze e di rappresentazionilegate ai media posseduti - èsempre virtuale e in quantotale si può pensare sia conse-guenza anche di una sorta didinamica storico-evolutivadegli stessi mezzi di comunica-zione di massa. Non a caso lecritiche fatte all'atto dell'in-troduzione della stampa acaratteri mobili dai vecchiretori che sostenevano cheessa avrebbe ucciso la fanta-sia; che avrebbe limitato lamemoria dato che tutto erascritto e stampato; che avreb-be reso le persone incapaci diparlare. Previsione tutt'altroche vera. I "bambini di oggi"

hanno semplicemente unaforma diversa di produzio-ne e di memorizzazionedella conoscenza: assorbo-no un numero enorme diinformazioni dall'esposi-zione ai diversi media;acquistano nuove com-petenze ed abilità, inparticolare dai video-games e dai giochialle Xbox Kinect chevelocizzano le capaci-tà di risposta agli sti-moli visivi e/o sonoriin quanto autenticistrumenti virtuali diaddestramento, oltre-tutto facilmente tra-sportabili e per que-sto in grado di essere

sempre presenti nellavita delle persone, soprat-

tutto giovani.La conclusione dell'articolo èin chiave pessimistica e lasciapochi dubbi sulla lettura chel'autrice fa del nuovo panora-ma comunicazionale e potreb-be essere di rigore un richia-mo ad un maggiore ottimismoverso la nuova società:comunque sia speriamo cheessa sopravvivrà senza soccom-bere ad una proiezione pessi-mistica dell'attuale fase di pas-saggio dalla fine di una cultu-ra (quella a dominanza tipo-grafica) verso la costruzione diuna nuova società neomedialeche per ora è non prevedibilee che comunque non saràfiglia delle nostre previsionipessimistiche ma avrà unandamento che noi potremosolo constatare, non essendole nostre previsioni vincolantiper la vita. La fantasia ci permette diesplorare tutte le possibilitàche il virtuale ci mette adisposizione: noi potremosolo cercare di favorire lealternative che ci sembranogradevoli e cercare di evitarequelle che ci sembrano sfavo-revoli. In questo modo inostri discendenti saprannose siamo stati previdenti esaggi, oppure pessimisti edisperati.

FANTASIA E NEW-MEDIA

La stele di Rosettadi Leonardo Benvenuti

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La primavera, Giuseppe Arcimboldo

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Durante alcune giornate, decisa-mente grigie, ho bisogno di ritro-vare quello spazio essenziale, tuttomio e solo mio, che mi consentadi respirare senza accorgermi difarlo e di muovermi senza sentireaddosso il peso del corpo. È quello stesso spazio che mi per-mette di fuggire dal vuoto, a volteinsopportabile, che mi vieneceduto gratuitamente dalla ruvidi-tà del mondo della concretezza.Un momento liberatorio per dise-gnare e occupare un universo dalnulla che chiamo fantasia, miadolce compagna ... per liberarealcuni istanti di felicità …milionidi piccole costruzioni che dannovita, come per magia, ad immagi-ni fuori e dentro la realtà di tuttii giorni, mai trovate o rimodella-te. Un'invasione tutta da scoprire,carica di colori, di musiche, gestie movimenti che si alternano,nutrita da una leggerezza che miriempie di godimento. Un inarre-stabile gioco liberatorio dove desi-deri e pensieri prendono vitacome un dolce incantesimo.Proprio come nelle favole, dovead ogni personaggio tutto è con-cesso e il male trova sempre la suafine.Anche nella vita di tutti i giorni èpossibile trovare la fonte di ispira-zione: la fantasia, a saperla "mani-polare", può diventare un'esten-sione di ciò che guardiamo, ascol-tiamo, tocchiamo, gustiamo eodoriamo. Mi viene in menteWolfgang Amadeus Mozart e ilsuo mondo del "Il FlautoMagico", oppure i campi di lavan-da nelle colline della Provenza ol'inarrestabile passione per il cioc-colato. Tutte animazioni fantasti-che che sollecitano i sensi e scate-nano la mente che scivola daglischemi precostituiti.Dolce mia amica, continua a bus-sare alla mia porta riflessa nellospecchio perché, come diceFrancesco De Gregori, "Duebuoni compagni di viaggio nondovrebbero lasciarsi mai".

Ogni giorno vivo una fantasiaempirica, eh già proprio così... lafantasia non ha problemi, non hauna condizione è l'unione diimmagini e idee a volte realizzabi-li e talvolta no, a seconda dell'es-sere irreale o reale delle idee eimmagini. Ad uccidere la fantasiaè il confoderla con la realtà, edattraverso le regole della realtàcercare di dare significato alla fan-tasia, cercando verità, che nelmondo della fantasia non esisto-no!! Come diceva E.Kant l'arte e fan-tasia devono conformarsi allaconvivenza sociale: altrimenti lafantasia diventa una "immagina-zione che produce immaginisenza volerlo". Il "fantastico" giocacon la fantasia ma è contempora-neamente "giocato" da essa.L'immaginativo dunque si con-trolla e pone limiti all'irreale men-tre la fantasia talora deborda eopera in modo del tutto irraziona-le. Una delle fantasie empirichepiù belle l'ho vissuta a Bologna.Ho conosciuto persone specialida cui ho capito tanto. CasaGianni è la fantasia che diventarealtà per chi vuol combattere sestesso. I giorni trascorsi son vola-ti, la magia di quel posto porta aconoscere realmente chi sei vera-mente! Questo per opera di perso-ne che dedicano la loro vita adaiutare chi in quel momento hadeciso di rimediare! Ed è proprioquesto che mi porta a chiamare

Casa Gianni come "Fantasiaempirica". Chi non crede nellafantasia è perché non ha scopertoin se stesso un mondo fantastico,io l'ho trovato... ognuno di noi l'ha, bisogna solovolerlo cercare e lo si trova!! Ed èproprio questo che oggi fa di meuna donna perché mi hanno inse-gnato a vivere nella realtà... macon Fantasia! Oggi ho materializzato la fantasiaconformandola alla mia vita realeripristinando i giochi che facevoda bambina ma necessariamentecon una maturità adulta che miconsente di dirigerla in modo piùpreciso. La poesia adesso è un rifugio nelquale nascondermi e che mi pro-tegge dalle aggressioni della realtàreale, mentre l'applicazione dellafantasia, la realtà fantastica, l'in-venzione dei miei sogni reali, miconduce dentro scenari all'appa-renza surreali ma che invece sonoveri proprio perché riesco a viver-li.L'amore, il mio primo interesse, èrimasto quello che era fin daquando avevo cinque anni, nullalo ha inquinato, sono riuscita apreservarlo e a nasconderlo dietrouna corazza da guerriera, dietro lamia severità, la mia spontaneità,anche dietro il mio sorriso comedice una mia cara amica.Ed è questa la fantasia per me, unmodo per affrontare l'esperienza eil mondo senza correre il rischiodi perdere la propria identità.

CHI BUSSADALL'ALTRA

PARTE DELLOSPECCHIO ?

di Viviana Faggioni

di Luigia Altieri

FANTASIA EMPIRICA

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IL PROGETTO «ERO STRANIERO»È PROMOSSO E PORTATO AVANTI DA

AZIONE CATTOLICA, MASCI, UNIONE DONNE INITALIA, COOPERATIVA SOCIALE IL MANTELLO

Il terremoto rilancia la sfida dell'integrazioneERO STRANIERO DI NUOVO IN AZIONE

I volontari hanno interpellato e seguito gli studenti nei campi.A Novi di Modena ulteriori proposte e interventi.

Valori della Costituzione, regole di convivenza e cultura delle nostreterre, rispetto dell'ambiente alcuni temi per questo anno di scuola

Interrotti bruscamente dallescosse del 20 e del 29 maggio,i corsi di italiano per adultistranieri di Carpi del proget-to "Ero Straniero" si sonoconclusi a maggio invece chea giugno e così anche la festadi fine anno con la consegnadegli attestati di partecipazio-ne agli studenti non è statopossibile realizzarla in occa-sione della fine dell'anno sco-lastico. Tuttavia, le attivitàdei tanti volontari coinvoltinel progetto non si sono arre-state e anche durante i mesiestivi alcuni di loro hannocontattato i propri studenti eorganizzato momenti di con-fronto per ritrovarsi e condi-videre la propria esperienza.Altri invece hanno preso con-

tatto con i cittadini stranieriresidenti nei campi tendeallestiti dalla ProtezioneCivile per organizzare corsi diitaliano con lo scopo di offri-re un'attività di socializzazio-ne a quanti si sono ritrovatisenza casa e senza più puntidi riferimento. Anche a Novidi Modena, a partire da set-tembre, il progetto "EroStraniero" si è concretizzato:grazie alla collaborazione dialcuni volontari del progettoe dei membri della Consultaper l 'Integrazione deiCittadini Stranieridell 'Unione delle Terred'Argine sono nati alcunicorsi di italiano per coloroche vivono attualmente nelletende. Il servizio quindi nonsi è mai interrotto e la voglia

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di Francesca Rosselli

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23 settembre. Festa di Ero Straniero con distribuzione attestati della frequenza finoal sisma del 29 maggio.

La prima cosa che mi viene inmente riguardo questo nuovolavoro sulla fantasia patologicariguarda la dipendenza, nello spe-cifico, da sostanze.Da sola una sostanza è inerme,non ha una vita propria, è chi lausa a darle forza e significato.Una fantasia patologica può esse-re quello che si crede di provareusando una o più sostanze.Come la percezione della forza,felicità, lucidità, capacità dicomunicare, simpatia e altre.Il nostro cervello ha capacitànotevoli. Attraverso i sensi leinformazioni gli arrivano per poiessere elaborate dalla mente. Inquesto caso la parola mente puòanche voler dire non vero, nelcaso di uso/abuso di sostanze traeed è tratta in inganno. Chi comeme è diventato genitore sa benis-simo che la sensazione provatanel vedere e prendere in bracciola propria figlia per la prima voltanon è paragonabile neanche lon-tanamente alla (finta) felicità pro-vata magari fumando canne, conrisate scatenate dalle più disparatecretinate, fino a piangere.Oppure il senso di forza che sipuò provare, dopo vari allena-menti in piscina, quando chiedia-mo al corpo di spingere le braccia-te e le sgambate per avanzare piùvelocemente nonostante l'attritodell'acqua che, come ricordo, èuna delle forze più grandi dellanatura. Anche qui alcune sostan-ze simulano forza, ma la realtà èdi gran lunga superiore. Invecel'uso di cocaina può portareall'immobilità, alle allucinazioni ealtro. Quindi quella sostanzapresa con l'intenzione di esserepiù forti, scattanti, lucidi, si èrivelata bugiarda. Voglio citareanche l'alcol che, anche se in teo-ria fa parlare di più, in realtà,spesso, fa dire cose senza moltosenso… e se a lungo andare ren-desse più aggressivi? E il fegato?Io non sono un medico, maposso affermare che l'uso di deter-minate sostanze non fa bene né anoi. né a chi ci sta vicino né a que-sta società che, pure, le ha createe le ha fatte sembrare possibilirisposte (sbagliate) alle difficoltà.Il pericolo può essere credere chesiano vere sensazioni o perchénon le abbiamo mai provate operché non siamo in grado di pro-varle o perché il ripeterne l'usofino all'abuso crea dipendenza.Abbiamo abboccato ad un'esca,ad una fantasia, che, in quantotale, è esterna alla verità e puòcreare patologia.

FANTASIEPATOLOGICHEdi Riccardo Belluzzi

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di ritrovarsi e di stare insiemeha rappresentato anche ilmotivo per cui si è deciso direcuperare la festa di giugno asettembre, prima dell'iniziodelle nuove lezioni. Gli stu-denti che non si erano saluta-ti prima dell 'estate hannopotuto incontrarsi e ritirarel'attestato di partecipazione alcorso di italiano, simbolo delloro impegno e della lorovolontà di integrarsi con lacomunità.Ad oggi il gruppo di EroStraniero ha raccolto più di70 iscrizioni e a partire daiprimi di novembre comince-ranno i corsi tra cui quattroalla mattina rivolti in partico-lar modo alle donne, due alpomeriggio per permetterealle signore che svolgono illavoro di badante di parteci-pare e altri corsi alla sera.Con alcuni volontari del pro-getto si sta intraprendendouna collaborazione con ilCentro TerritorialePermanente di Carpi perpoter far cominciare dei corsidi recupero per gli studenti

che intendono affrontarel'esame di livello A2 della lin-gua italiana, utile all'otteni-mento del permesso di sog-giorno di lungo periodo, eper gli studenti che frequen-tano la terza media serale.Allo stesso tempo, anche idocenti di Ero Straniero

hanno deciso di dividersi ingruppi di lavoro con l'obietti-vo di raccogliere materialedidattico di diversi livelli percreare uno strumento semprepiù utile e sempre più effica-ce per gli adulti stranieri. Inquest'ottica, ognuno si è resodisponibile a mettersi ingioco in un percorso di for-mazione personale legato aitemi dell'immigrazione e del-l'integrazione. Tanti sarebbe-ro i temi da toccare: dai prin-cipi della costituzione italia-na ai valori locali tipici dellanostra terra e dell 'EmiliaRomagna, dalle regole di con-vivenza all'interno dei condo-mini al rispetto dell'ambientee del territorio…Il lavoro che ci aspetta quindiè ancora tanto, ma l'impor-tanza delle finalità del proget-to e la scoperta giorno pergiorno della bellezza di stareinsieme ci incoraggia e ci dal'entusiasmo per concentrarcisempre di più. Il sito internetwww.erostraniero.it è ancoraon line e chiunque vogliaseguire gli sviluppi del proget-to e contribuire con rif lessio-ni e proposte è ben accetto!

23 settembre. Festa di Ero Straniero con distribuzione attestati della frequenza finoal sisma del 29 maggio.

23 settembre. Festa di Ero Straniero con distribuzione attestati della frequenzafino al sisma del 29 maggio.

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CRONACA DI UN ANNO A SCUOLA,PRIMA DEL 29 MAGGIO

Con le scosse del 20 e 29 maggio le lezioni sono terminate anzitempoanche nelle scuole carpigiane. L'intervento che segue dice del lavoro

svolto all'IPSIA Vallauri fino a pochi giorni prima del sisma

GIOVANI BENE COMUNE. La scuola dei cittadini. Seminario.

Bologna, 3 maggio 2012. INTERVENTO

Questi di aprile e maggio,all'IPSIA Vallauri di Carpi, sonosettimane e giorni impegnativi.Tenere la barra come navigantidella Comunità educante non èsemplice. Siamo alcuni insegnantie membri del personale, ragazzi egenitori che interagiscono pereducare e formare, a scuola e nonsolo. Sono tanti i problemi, ma ilgruppo prolifica all'interno eincontra altrove virtuosi e fecondiaiuti, oltre a difficoltà. I frutti del-l'educazione e della formazionesono da azioni plurime, collettivee convergenti: una tessitura che siprende e si tiene in una rete difili intessuti dentro e fuori scuola.I ragazzi, quasi sempre, cercanoquesti fili.

Vorrei cogliere, nel mio interven-to i tre momenti dell'azione for-mativa da noi agita:- L'istruzione, attraverso unadisciplina- L'educazione nella relazione- L'educazione nei suoi aspetticomunitari: famiglia e referentinel territorio.Attraverso e nella relazione edu-chiamo per svolgere e sviluppareuna coscienza civica e una attitu-dine politica come servizio allapersona e al gruppo.

Il lavoro è un noi, anche se,oggi,in uno sguardo che cogliealcuni anni, partirò dalla mia

esperienza. Comincio col dirvidell' impatto, vari anni orsono,con una prima del professionale.Venivo da un liceo della provinciaveneta. Iniziai dalla Costituzione:articolo uno, un primo approc-cio, poi passai al 3.Leggo dai miei appunti:"Tutti i cittadini hanno pari…"

S'alza, timida, una mano:"Scusi prof, io non sono cittadi-

no…" Mi dice Atif.M'arresto, ho un attimo di smarri-mento. Rassicuro il ragazzo concenni compiacenti del capo.Guardo: ce ne potrebbero esserealtri non cittadini. Suona la cam-panella. Respiro e chiamo Atifalla cattedra:"Ora non c'è più tempo. Mi racco-mando, la prossima volta, ricorda-melo all'inizio dell'ora".

Non ce ne sarebbe stato bisogno.Questo ci diede l'occasione perun lavoro ampio, articolato, diricerca condivisa e collettiva.Essere cittadino in Italia, inEuropa, in Marocco o in Cina.Mentre Waqar, appena tornatodal Pakistan riportava la sua scon-solata scoperta: "Là, prof è unaltro mondo!" Si faceva largol'idea che in un mondo diventatoun villaggio globale questo nondovesse essere possibile. Cinesi,Indiani e Pakistani si sforzavanodi imparare a memoria gli artico-li. Ed anche il ragazzo dislessiconon voleva mollare. Pur dissuasodagli esperti, ci riuscì." Niente paura siamo tutti conpari dignità". Andammo dentroalle parole, imparate a memoriadell'1,2,3,4,5,11 Cost.

di Raffaele Facci

Ragazzi del Vallauri

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Poi col senatore Violante [edanche quelli del liceo] sul palcodel teatro .Atif scandisce il 3Costcon calma e ritmo fino a "….delpaese". Attimo di silenzio, applau-so e complimenti.Una educazione al bene concretiz-zato. Bella avventura, ma i ragazzidel professionale sono concreti:una Costituzione ha significato sepassa da formale a sostanziale.Altrimenti, a che gioco giochia-mo? Chi fa il furbo?

Per il secondo punto che riguardala relazione dico che con ciascunragazzo delle classi prime, abbiamfatto, fino allo scorso anno,unprimo approccio a due insegnantiper innescare un rapporto di fidu-cia personale che, fermi restandoi rispettivi ruoli di studente edinsegnante potesse attivare quellacomunicazione e quella relazioneutili in tanti frangenti della vita ascuola.

Per verificare l'efficacia dei nostriinterventi forse è meglio monito-rarli nel tempo. Passare dalla cro-naca ad un pizzico di storia. Vidirò di Tunis [ovvero:credibilità efiducia]In piazza a Carpi, il 9 marzo 2011.E' sera, sto attraversando dal tea-tro verso il Portico Lungo. Unragazzotto si muove verso di meportando la bici a mano. Lo rico-nosco: è Tunis. Mi allunga lamano, dopo la stretta un brevecenno del pugno sul cuore.Ha 21 anni, lavora a tempo par-

ziale in un albergo. Abita in unappartamento nuovo delComune, sembra contento. Iniziaa raccontare, parla un fracco. Midice di una felice esperienza inuna comunità di don Benzi.Mostra riconoscenza. Rimangoun po' sorpreso.Riprendo gli appunti che ho su dilui:Ottobre 2007. E' di nuovo inizia-to l'anno scolastico e di Tunis[così chiameremo questo ragazzodi origine tunisina] non si sa piùniente da aprile. Tutto iniziò tre anni fa. Tunis,grande, grassottello, le gambe ad xsu piedi piuttosto piatti, era inprima meccanica e "giocava spor-co". Incontrandomi per i corridoiintercettava il mio sguardo e bat-

teva il pugno sul petto: ragazzo difiducia. Io guardavo il suo viso dabambino tra l'ingenuo e il furbet-to. In effetti era sleale e rubava.Un giorno, inseguito da un codaz-zo di compagni che gli inveivanocontro mi si arrestò di fronte:" Io non ho rubato i dieci euro,

ma - sussurrò con viso compiacen-te e occhi fermi- so dove trovarli".Lo seguii nella toilette degli stu-denti. Lui mise un dito entro unrubinetto e ne estrasse una banco-nota da dieci euro con la solitaespressione furba.Lo salvai dall'ira dei compagniche manifestavano chiaramentevoglia e volontà di suonargliele. Iniziammo, in alcuni colleghi,l'impresa per insegnare a Tunis (eai compagni) la costruzione diuna credibilità conquistata gior-no per giorno con un impegnopaziente di atti e fatti.Nel FORUM de Il Bradipo si pos-sono rintracciare una trentina diinterventi di ragazzi di 14, 15anni. Sono di Tunis, dei suoicompagni, di altri coinvolti nellavoro.Fu bocciato. L'anno successivo, dinuovo in prima meccanica, avem-mo a che fare con una personadiversa. Attenta, diligente, obbe-diente e, nei limiti, poco mane-sca.Decidemmo di premiarlo.Purtroppo ad un mese dalla finedell'anno scolastico smise di veni-re a scuola. Madre e figli eranostati trasferiti in una località tenu-

ta segreta per allontanarli dalpadre.Tunis fu promosso.

POST SCRIPTUM.Una mattina passando in bici perla piazza di Carpi diretto a scuola,incrociai Tunis che stava affron-tando un ragazzo più piccolo dilui di statura. Dissi ad entrambidi smettere. Si fermarono.A scuola poco dopo Tunis micercò ansioso di sincerarsi su undubbio che aveva: "Lei prof, fuoriscuola non può!?" Lo rassicurai:"Posso qui, fuori scuola, in piazza,alla stazione…."

Il gioco di squadra. Negli ultimianni abbiamo via via potenziato ilnoi, sia tra insegnanti che nel rap-porto coi parenti dei nostri stu-denti. Un gruppetto di genitorimotivati si è aggregato in un per-corso comune. Partiti dall'invitodi alcuni insegnanti aigenitori:"Quel che è nostro stu-dente, vostro figlio, stessa personalavoriamo assieme" Siamo appro-dati a"Per noi genitori nessunoqua dentro è orfano. Son tuttinostri ragazzi".Come dicevo all'inizio, ora cer-chiamo di seguire i ragazzi sul ter-ritorio. Il vero problema è chenon riusciamo a prendere tutti ifili che sarebbe necessario tirareper la tessitura. Un aspetto decisi-vo in tutto ciò, questo stiamo ren-dendo prioritario, è la formazionee la coesione degli educatori.

il Bradipo 15/09/2012

15 rete media interculturali

La classe1C [2011-2012] nella attività di Stefano Contardi

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notizie dall’AIST16

il Bradipo 15/09/2012

L'A.I.S.T. organizza per il biennio 2012-2014 corsi di:Mediazione relazionale, familiare e culturale (Corsoriconosciuto AIMEF) articolato in due livelli, per untotale di 180 ore teoriche e di 40 di tirocinio.Destinatari dei corsi sono: laureati e laureandi insociologia, scienze politiche e sociali e materie affini,ope-ratori del sociale; enti ed istituzioni pubbliche eprivate interessate alla formazione del personale cheopera nel sociale.Corso di Socioterapia. "Cause sociali e Sindromiindividuali: elementi di Socioterapia"Il corso di primo livello si propone di fornire, attra-verso una preparazione teorica, le principali basi con-tenutistiche e tecnico-metodologiche dellaSocioterapia.Il corso di secondo livello è finalizzato alla creazionedi una sensibilità di utilizzo del rapporto empatico co-me base per l'intervento socioterapeutico;Destinatari dei corsi sono: laureati e laureandi insociologia, scienze politiche e sociali e materie affini,ope-ratori del sociale; enti ed istituzioni pubbliche eprivate interessate alla formazione del personale cheopera nel sociale.Master in SocioterapiaIl corso di terzo livello, della durata di 1 anno, è finalizzato alla pratica socioterapeutica attraverso 240 ore di tiro-cinio, 10 sedute di training personale e 6 giornate di supervisioni di gruppo. Destinatari dei corsi sono: laureati insociologia, scienze politiche e sociali e materie affinché hanno già ultimato ilCorso di Socioterapia o di Mediazione.Il superamento dell'esame finale del 3° livello permetterà l'iscrizione, per i lau-reati, all'albo privato dei So-cioterapeuti.

L' A.I.S.T. in collaborazione con L'Associazione di Promozione SocialeConEducAzione sta promuovendo un progetto dal titolo "DISAGIO SOCIO-RELAZIONALE, BENESSERE E COESIONE SOCIALE. Quali possibiliapprocci?"Il progetto propone un percorso seminariale, di formazione e apprendimento,articolato su tre giornate, ognuna delle quali affronterà un tema specifico (tos-sicodipendenza, disturbi alimentari e clima organizzativo), confrontandometodologie diverse, approfondendo le innovazioni metodologiche. La propo-sta è aperta a tutta la cittadinanza ma si rivolge in modo particolare agli ope-ratori delle organizzazioni del privato sociale, con particolare riferimento alvolontariato sociale, al personale di Enti pubblici che perseguono il benesseresociale e relazionale, ai neo-laureati e agli studenti universitari. L'obiettivo èquello di generare consapevolezza, aumentare conoscenza e stimolare l'innova-zione nell'approccio metodologico sulle tre tematiche sopra indicate, di inte-resse sociale e attualità. I seminari si terranno, presso l'Università degli Studi di Trento, Facoltà diSociologia nei giorni di:- 26 ottobre 2012 "Dipendenze patologiche, approcci ed esperienze" dalle 9,00- 13,00 dalle 14.00 - 17.00- 16 novembre 2012 "La cura nei disturbi alimentari, approcci ed esperienze"dalle 9,00 - 13,00 dalle 14.00 - 17.00- 7 dicembre 2012 "Clima organizzativo, esperienza e ricerca" dalle 9,00 - 13,00

Per informazioni scrivere a :

=> AIST - Associazione Italiana di Socioterapia - http://www.aistsociotera-pia.org/;=> CUSPeDS - Centro Universitario Di Sociologia Per La Prevenzione DelDisagio Sociale, Lavorativo, Relazionale Università di Chieti-Pescara, diparti-mento di Scienze Sociali - http://cuspeds.unich.it/index.html;=> CTS - Centro Trentino di Solidarietà Onlus - http://www.citiesse.org/;

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Ragazzi del Vallauri, articoli da pag. 12

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