iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ......

32
ANNO II #2 GIUGNO 2018 UNA PROFEZIA UNA PROFEZIA PER LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE PER LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE KERIGMA KARISMA KOINONIA KERI RI GM GMA KARI RI SM SMA KO O O O O OIN IN IN IN IN INO O ONIA IA Ke Ka Kò il il

Transcript of iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ......

Page 1: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

ANNO II • #2 • GIUGNO 2018

UNA PROFEZIA UNA PROFEZIA PER LA NUOVA EVANGELIZZAZIONEPER LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

KERIGMA KARISMA KOINONIAKERIRIGMGMA KARIRISMSMA KOOOOOOININININININOOONIAIA

Ke Ka Kòilil

Page 2: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

1 EDITORIALE

2 PADRE RICARDO

3 «FREQUENTANDO LA CASA DI PREGHIERA ABBIAMO SENTITO LA PRESENZA DI GESÙ»

In primo piano

5 PAROLA E CONDIVISIONE SONO I PILASTRI DELLA KOINONIA Verso il Sinodo dei Giovani

6 RICEVERE FORZA PER IL CAMMINO VERSO LE STRADE DEL MONDO

News da Camparmò

7 ABBIAMO BISOGNO DI UNA PROFEZIA? NON BASTA IL VANGELO?

Dossier

8 LA PROFEZIA DI CAMPARMÒ Dossier

9 RICORDO QUEL GIORNO La profezia di Camparmò

10 LA KOINONIA GIOVANNI BATTISTA NASCE DALLA CHIAMATA DEL SIGNORE La profezia di Camparmò

12 GIOVANNI HA IL COMPITO NON TANTO DI PREDIRE IL FUTURO...

...QUANTO PIUTTOSTO DI DISCERNERE IL PRESENTE La profezia di Camparmò

13 «PADRE RICARDO SI RIVELÒ UN UOMO MITE E UMILE» La profezia di Camparmò

16 ESPLORIAMO IL MISTERO CHE CI RIGUARDA… La profezia di Camparmò

13

26

SOMMARIO

DIRETTORE RESPONSABILE:Nicola Scopelliti

SEGRETERIA: Mario Zuccato

REDAZIONE:Federazione delle Koinonie Giovanni Battista, Via Casale 20 36010 Cogollo del Cengio (VI) Tel. 0445320442 E-mail: [email protected]

HANNO COLLABORATO:Argañaraz Ricardo, Antecini Claudio,Biccheri Adriano, Bocchin Sandro,De Nardi Giuseppe. Girelli Letizia,Grammatica Alvaro, Hakos Marcel,Iacuitto Carola, Irsak Michal,Keller Andrej, Paolini Angelini Paolo, Rossi Manuel, Sperotto Claudio,Svegliati Valerio, Varghese Sheeba.

DIFFUSIONE E AMMINISTRAZIONE:Mario Zuccato

PROPRIETARIO:Federazione delle Koinonie Giovanni Battista, Via Casale 2036010 Cogollo del Cengio (VI) Tel. 0445320442

STAMPATipse, Via Jacopo Stella, 3831029 Vittorio Veneto (TV)

REGISTRAZIONE:Iscrizione al n.11 del Registro Stampa del Tribunale di Vicenza del 15 giugno 2017

in copertina:Icona russa, inizio XIX secolo, raffi gurante Giovanni Battista della Deesis che indica Gesù Agnello di Dio

17 OGNI MOMENTO È UN’OPPORTUNITÀ PER CONVERTIRSI La profezia di Camparmò

18 IN MOLTI DESIDERANO CHE GESÙ ENTRI NELLE LORO CASE La profezia di Camparmò

19 UN PROFETA SI PREOCCUPA DEL BENE E DELL’EDIFICAZIONE DI TUTTA LA COMUNITÀ La profezia di Camparmò

20 UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE CHE VUOLE ESSERE TESTIMONIANZA DELLA RESURREZIONE La profezia di Camparmò

21 È LA FEDE CHE TI FA VIVERE, NON TU CHE FAI VIVERE LA FEDE La profezia di Camparmò

22 METTERCI I N VIAGGIO SU STRADE ANCORA SCONOSCIUTE La profezia di Camparmò

23 GIOVANNI È IL SUO NOME Congresso di New York

24 ASHTA, MADHYA PRADESH OSPITANO IL CORSO PAOLO E ISAIA News dall'India

25 A COGOLLO UN CORSO DI FORMAZIONE ALL’INTERCESSIONE La Profezia di Camparmò

26 NEWS DALLA SEDE FEDERALE

Page 3: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

giugno 2018 _ 1

È STATO SCELTOPER UN DISEGNO MISTERIOSO

Quando si parla di profezie, vengono in mente alcuni passi della prima lettera ai Tessalonicesi dell’apostolo San Paolo (1Ts 5,19-21). In essi si raccomanda di non spegnere lo Spi-rito, di non disprezzare le profezie, di esaminare ogni cosa e tenere ciò che è buono. È una sorta di piccolo “manuale operativo” che va tenuto in considerazione nel momento in cui si maneggia la cosiddetta “profezia”. Che signifi ca “non spegnere lo Spirito?” Si tratta probabilmente di una raccomandazione che allude al pericolo che qualcuno possa smorzare, magari estinguere la libertà con la quale lo Spirito si manifesta. E nella storia della Chiesa, questo è accaduto molto spesso, al punto che non vi è stata parola autentica-mente profetica che non sia stata ostacolata da posizioni che si ritenevano fedeli al Vangelo o a Cristo. Viene dunque da pensare che gli intralci e gli ostacoli facciano parte dello stesso disegno profetico e abbiano la funzione di vagliarne la bontà e i fondamenti. Se è disegno di Dio sicuramente alla fi ne si imporrà come tale.

Il secondo rischio che può manifestarsi in questo contesto è quello del disprezzo. Dopo aver tentato inutilmente di far tacere lo Spirito, c’è il passaggio successivo: quel-lo dello spregio. Ma è chiaro che qui le responsabilità vanno aumentando: si disprezza la Parola di Dio e l’ostinazione nel rifi uto è molto perico-losa, soprattutto per chi la pratica e martirio per chi la subi-sce.

L’ulteriore passaggio riguarda il discernimento, l’esame mi-nuzioso di quanto è rivelato, che non può che essere coeren-te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa.

Questa è la cartina di tornasole della profezia e lo Spirito d’altronde non può contraddirsi. Altri parametri per giu-dicarne la bontà non possono allontanarsi da criteri quali l’edifi cazione, l’esortazione e perché no, anche la consola-zione.

Ecco dunque che ciò che è edifi cante, che sprona al bene, passa attraverso l’esortazione e la consolazione. Il discerni-mento, infi ne, consente di tenere ciò che è buono ed esclu-dere quanto metterebbe a repentaglio la stessa profezia e la sua autenticità.

Sicuramente anche padre Ricardo, nella specifi cità della sua situazione, avrà vissuto tutto ciò. E nel momento in cui rifl ette a ritroso sulla sua vita, con grande meraviglia dovrà ammettere di essere stato scelto per un disegno misterioso

che sicuramente andava oltre le sue forze e le sue capaci-tà. La libertà dello Spirito che guida, con forza pode-rosa, anche nelle avversità e nelle ostilità è un segno della veridicità di quanto gli è accaduto. E se dai frutti

si giudica l’albero…

Nicola Scopelliti

p qè quello del disprezzo. Dopo aver tentato inutilmentedi far tacere lo Spirito, c’è il passaggio successivo: quel-lo dello spregio. Ma è chiaro che qui le responsabilità vanno aumentando: si disprezza la Parola di Dio e l’ostinazione nel rifi uto è molto perico-losa, soprattutto per chi la pratica e martirio per chi la subi-sce.

ptà. La libertà dello Spirito che guida, con forza pode-rosa, anche nelle avversità e nelle ostilità è un segnodella veridicità di quanto gli è accaduto. E se dai frutti

si giudica l’albero…

Nicola Scopelliti

Editoriale

Page 4: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

2 _ giugno 2018

Carissimo, carissima,

sono passati ormai i 50 giorni che precedono la Pentecoste, dopo la cele-brazione della Resurrezione del Signo-re Gesù e della Sua Ascensione. Ti in-vito, insieme a me, a dire dal profondo del cuore: “Grazie Padre, perché hai potentemente risuscitato il Tuo Figlio Gesù e non hai permesso che Lui ve-desse la corruzione del Sepolcro, ma lo hai esaltato risuscitandolo dalla morte con la potenza dello Spirito Santo e accogliendolo alla Tua destra attraver-so la Sua Ascensione, grazie Padre”.

Fin dal primo incontro con il Signo-re Gesù, alla giovane età di 18 anni, ho ardentemente desiderato leggere i grandi Padri e Scrittori della Chiesa e devo dirti che con il trascorrere del tempo alcuni di essi sono diventati per me amici che mi accompagnano da quando li ho trovati nel lungo cam-

mino della mia vita: particolarmente sant’Agostino, Tommaso d’Aquino, Francesco di Sales, Teresa d’Avila, Al-fonso de Liguori ecc.

Voglio renderti partecipe di una verità di vita, qualcosa che ho im-parato da sant’Agostino: Agostino è catturato dalla realtà del corpo mi-stico di Cristo e in tutti i suoi scritti manifesta puntualmente il suo sen-tirsi membro-parte del Cristus To-tum, come lui chiama la meraviglio-sa verità di fede che Gesù è il capo e noi le sue membra, e come ci dichia-ra-rivela lo Spirito Santo, in modo particolare, attraverso alcuni capitoli delle lettere di san Paolo.

È così che Agostino afferma con molta forza e ardore che le cose accadute al Capo accadono o devono accadere alle membra, siano esse esperienze di gioia o esperienze di dolore e sofferenza.

Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che sono passati attraverso i campi di concentramento.

Era il Cristus Totum che soffriva e che attendeva la resurrezione e la glorifi ca-zione che sicuramente il Padre ha dato agli innumerevoli fratelli che sono pas-sati per quelle situazioni.

Penso a momenti di intesa gioia che si verifi cano nelle feste autenticamente vissute nel mondo e penso al Signore Gesù glorifi cato dal Padre. Come pure penso a tante altre situazioni dolorose dell’umanità nei tempi attuali e che si spiegano o li possiamo comprendere solo alla luce di Cristus Totum soffe-rente che attende la vittoria della vita e della gloria che viene dal Padre con la potenza dello Spirito Santo.

Carissimo-Carissima desidero dav-vero con tutto il mio cuore che in te sorga la forte convinzione che non sei solo-sola ma che sei parte integrante di un Totum che è il Cristo sofferente-vit-torioso-glorifi cato dal Padre.

Posso assicurarti che la visione del Cristus Totum a me ha dato molta forza per vivere e superare tante si-tuazioni dolorose incomprensibili, provenienti da atteggiamenti di vera ingiustizia presenti in questo mon-do, che se non avessi avuto una vi-sione di fede del Cristus Totum sareb-be sorta nel mio cuore la ribellione, che è un atteggiamento comunque infruttuoso e sterile.

Prego il Signore Gesù che impri-ma nel tuo cuore la forte convinzio-ne di ciò che ti ho scritto nella pre-sente lettera.

Ti auguro di tutto cuore una vita vissuta in forza della fede-speran-za-carità,

Tuo Fondatore p. Ricardo

CC ii ii ii ii

mino delllal mia vita: partiicollarmente sant’A’Ago tstiino, TTommaso d’A’Aquini o, FrFranancecescscoo didi SSalaleses, TeTereresasa dd’A’Avivilala, AlAl-fofonsnsoo dede LLigiguouoriri eecccc.

ErE a il Cristus Totum che sofffrf iva e che atte dndeva la resurrezione e lala gglolo irifi ca-ziziononee chchee sisicucuraramentntee ilil PPadadrere hhaa dadatoto agaglili iinnnnumumererevevololii frfratatelellili cchehe ssononoo papas-s

Cristo è risorto!

La lettera

I PADRI DELLA CHIESA MI ACCOMPAGNANO NEL MIO CAMMINO

Page 5: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

giugno 2018 _ 3

RECANATI - Ho conosciuto Sandro e la sua famiglia più di vent’anni fa, quando l’Oasi di Recanati stava muovendo i primi passi con padre Claudio, e le preghiere si svolgevano ancora nel-la sala a vetri, dov’era possibile, con un solo sguardo, abbracciare tutti i presenti. Il fi glio di Sandro, Valerio, era ancora un bambino; oggi invece è un giovane alto e ro-busto, ma che fatica a comunicare e a relazionarsi col modo esterno. È particolarmente sensibile, al pun-to che le sue reazioni, a stimoli troppo forti o improvvisi, lo portano a reagire uti-lizzando tutta la potenza di cui è capace. A causa di ciò, la famiglia, da quando si sono manifestati i primi sintomi della malattia, è sempre stata vicina al ragazzo.

Il papà di Valerio lavora all’ASUR di Ascoli Piceno, come addetto ai Servizi veterinari, mentre Anna, la so-rella, è infermiera presso l’ospedale. La madre Giuseppi-na, da molti anni, anche se con fatica, collabora presso alcune famiglie ascolane nei lavori casalinghi. Ma non è tutto, Sandro, oltre al suo lavoro, si occupa con passio-ne di un pezzo di terra, situato nelle vicinanze della sua abitazione, da cui ricava frutta e verdure fresche.

Da ogni parte del cortile di casa, ove si posi lo sguar-do, si possono ammirare ovunque amene colline, co-perte di alberi sempre verdi. La casa ha il privilegio di appoggiarsi sulla roccia, di cui è parte integrante. Una pietra dura come la vita di Sandro e della sua fa-miglia, ma che è anche emblema della soli-dità della loro fede e della loro speranza nel Signore che non delude. Una fede forte e genuina come la loro ospita-lità, che sa accogliere in un modo tutto speciale e colmo di attenzio-ni. Giuseppina, poi, è una cuoca provetta e le sue ottime pietanze sono il segno della sua generosa

accoglienza. Valerio, dal canto suo, vivendo in questi spazi verdi, può trovare quella

serenità che sembra cercare, in ogni momento, con i suoi grandi e mobili

occhi neri. Lo sguardo vigile dei ge-nitori lo accompagna ogni istante della giornata e la loro è una vita dedicata a questo fi glio e al lavo-ro. Siamo amici da tanto tempo, eppure, ogni volta che vado a tro-

varli, con la mia famiglia, mi sento accolto come la prima volta. Si tratta

di persone generose, pronte a donarsi ad ogni richiesta di aiuto e negli impegni

per l’evangelizzazione. Una famiglia fedele che, nella Koinonia, ha trovato amici, conforto e

sostegno; che prega e che non ha mai smesso di sperare in un intervento di Dio, per Valerio. La loro forza e la loro fedeltà alle promesse del Signore sono di aiuto e di esempio per tutta la Comunità.

QUAL È IL PROBLEMA DI VALERIO

E COME L’AVETE SCOPERTO?«Il problema di Valerio, un giovane robusto di 29

anni, è innanzitutto di ordine relazionale, non riesce in-fatti a comunicare con gli altri o lo fa in modo elemen-tare e solo se stimolato. È molto sensibile e basta poco per farlo innervosire. È sempre in movimento e quando è fermo si dondola sul posto ripetendo sempre gli stessi

gesti. A volte, quando ha paura, può essere pericolo-so per sé e per gli altri. Gli è stata diagnosti-

cata la sindrome dell’autismo. All’età di otto mesi, Valerio, come tutti i bam-

bini della sua età, cominciava ad esprimersi con le prime parole, ma dopo un ricovero in ospedale, per una polmonite, è tornato a casa diverso. Era triste e non parlava più».

Una famiglia, con un fi glio con problemi relazionali,trova nella Koinonia Giovanni Battista amici, conforto e sostegno

«FREQUENTANDO LA CASA DI PREGHIERA

ABBIAMO SENTITO LA PRESENZA DI GESÙ»

o ooo eeee lalalala dodddo

acacacaccocococoglglglglieieieieinin qq

se

dd

soli-a

pcata

o

Va

lerio

con la sorellina Anna

Valerio con i genitori Giuseppina e Sandro

In primo piano

Page 6: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

4 _ giugno 20184 _ giugno 2018

In primo piano

COME SI VIVE CON UN FIGLIO

COME VALERIO?«Valerio non può mai essere lasciato solo, ha bisogno

della continua presenza di un adulto. L’assenza prolunga-ta di una fi gura di riferimento gli provoca ansia e nervo-sismo. È come avere un bambino piccolo che non cresce mai. Da quando è nato, non avendo, tra l’altro, parenti nelle vicinanze, non abbiamo più avuto un momento per poter stare “da soli”. È una situazione di tensione con-tinua che condiziona e vincola soprattutto Giuseppina. Quando il ragazzo non è tranquillo la mamma teme le sue reazioni, e a volte ne porta i segni addosso. Non è certo una vita facile».

C’È UNA RELAZIONE TRA LA

SITUAZIONE DI VALERIO E ILVOSTRO FAR PARTE DELLA KOINONIA?

«La situazione di Valerio ci ha spinti a cercare una solu-zione al suo problema: la guarigione. Vent’anni fa abbia-mo conosciuto la Koinonia e abbiamo imparato a prega-re e ad avere fi ducia nell’opera del Signore. Frequentando prima la Comunità e aprendo in seguito una Casa di pre-ghiera abbiamo sperimentato l’affetto e la vicinanza dei fratelli e la presenza di Gesù vivo nella nostra vita».

AVETE RICEVUTO UN AIUTO DA PARTE DELLA KOINONIA, SE SÌ QUALE?

«Nella Koinonia ci siamo sentiti accolti, abbiamo tro-vato disponibilità da parte dei fratelli della nostra comu-nità familiare e dai nostri coordinatori, così come nei consacrati. Ci rendiamo conto, allo stesso tempo, che la gravità del problema di Valerio, a volte non rende facili i rapporti sociali. In altre parole, non è facile aiutarci. Abbiamo ricevuto e riceviamo continue offerte di aiuto soprattutto dai fratelli più vicini, ma paradossalmente ci troviamo nella diffi coltà ad accogliere tali offerte, sia per-

ché viviamo fuori città, sia per la preoccupazione verso nostro fi glio che ci spinge a “fare tutto da soli”. La vita di preghiera ci offre comunque consolazione e gli incontri con la comunità ci danno coraggio e fi ducia per il futuro di Valerio, anche quando noi non ci saremo più».

AVETE SVILUPPATO UN LEGAME

SPECIALE CON ALTRE FAMIGLIE

DELLA KOINONIA CHE VIVONO

I VOSTRI STESSI PROBLEMI?

«No, nessun legame particolare. Siamo amici».

COSA VORRESTE DIRE AI FRATELLI?«Ci piacerebbe che nei momenti di Koinonia ci fosse

una maggiore attenzione verso di noi. Ci rendiamo con-to che tanti anni di vita a contatto con la malattia ci han-no portato un po’ a chiuderci in noi stessi, stiamo però cercando di migliorare con l’aiuto, il consiglio fraterno e lo stimolo dei nostri coordinatori e amici della comunità familiare».

UN MESSAGGIO DI SPERANZA

«La sofferenza di questi anni non ci ha scoraggiato, la vita nel Signore e l’amicizia dei fratelli sono la linfa vitale che ci fa andare avanti nella fedeltà alla Koinonia da ol-tre vent’anni. C’è una fi ducia piena nel progetto di Dio per la nostra famiglia. La nostra speranza in un futuro migliore per noi e per Valerio è il tesoro che abbiamo accumulato in questi anni e che non vogliamo tenere per noi, ma condividere con tutti coloro che si trovano nella nostra stessa situazione. Abbiamo fi ducia che Dio prov-vederà ad ogni cosa».

Paolo Paolini Angelini

44444 ggggiiiiiuuuuggggnnnnoooo 22222000001111188888

Al centro: Valerio con i genitori, la nonna Pia e la sorella Anna

Valerio con la mamma Giuseppina Moschella

Page 7: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

giugno 2018 _ 5

Verso il Sinodo dei Giovani

Attraverso l’organizzazione del Si-nodo per i giovani, la Chiesa vuole entrare in contatto con questa realtà che, oggi più che mai, è diventata una questione sfuggente e diffi cile da affer-rare, in quanto ci troviamo in un con-testo in cui le nuove tendenze, diffuse immediatamente in tutto il mondo e in modo accessibile a tutti, cambiano ripetutamente e quasi giornalmente il loro modo di percepire e vivere.

Noi, Koinonia Giovanni Batista, seguiamo da vicino questa realtà e da anni cerchiamo in tanti modi di trova-re la strada per entrare in relazione con i giovani, così come sono, così come vivono, seguendo i cambi generaziona-li e cercando di dare risposte fresche, che possano sorprendere e catturare la loro attenzione.

Alcuni dicono che i giovani sono un problema, altri che sono il futuro… Ma chi li ascolta veramente?

È quando si comincia ad ascoltare ciò che dicono, cosa è importante per loro, non per cambiarli, ma per essere

ispirati dalla loro sensibilità verso tutto quello che accade, che si apre una pos-sibilità. Infatti, solo quando ci si sente ascoltati, ci si apre ad un ascolto, altri-menti si rischia che ogni parola detta passi inascoltata, come qualcosa che non ci riguarda.

Cosa chiedono i giovani? In loro c’è il desiderio di una parola autentica. La sfi da è insegnare a distinguere tra tante voci, distinguere la parola che fa ardere il cuore e riempie di speranza. Come i discepoli di Emmaus, anche i giovani spesso sono talmente immersi nelle loro questioni che non sentono; ma quando la parola di Gesù risuona, dopo si ren-dono conto che «ardeva il loro cuore».

In ogni piattaforma dei social network troviamo la modalità, più spontanea e più diffusa tra i giovani, con la quale reagire di fronte a qual-siasi cosa che li stupisca o meravigli: condividere. Questa è una realtà dei nostri tempi: condividere tutto ciò che si vive, si sente, si vede, dalle cose più banali ai pensieri più profondi.

Come Koinonia, vogliamo promuo-vere una condivisione non solo di ciò che si sente al momento, ma che sia un potente strumento per scoprirsi da-vanti all’altro, per poter essere se stessi, per scoprire che anche colui che mi è accanto ha aspirazioni, desideri, paure, sogni come me. Condividendo scopria-mo chi siamo noi e chi sono gli altri.

Parola e condivisione sono i due pila-stri della nostra proposta per i giovani, due pilastri che comportano una lo-gica conseguenza: un cuore che arde e occhi che si aprono portano ad andare incontro al fratello, al lontano, all’altro giovane con la gioia del vangelo.

Così ci accingiamo al Sinodo, at-traverso tre passi: “ascoltare” perché si riscaldi il cuore, “condividere” per entrare in relazione d’amicizia ed “an-nunciare” la gioia di credere nella vita nuova perché, come dice il documento preparatorio per il Sinodo, ogni giovane possa «esprimere la propria originalità in un percorso verso la pienezza di vita».

Carola Iacuitto

PAROLA E CONDIVISIONESONO I PILASTRI DELLA KOINONIA

Page 8: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

6 _ giugno 2018

News da Camparmò

Fratelli e sorelle celibi professeranno i consigli evangelici

RICEVERE FORZA PER IL CAMMINO VERSO LE STRADE DEL MONDO

Come ogni anno, l’Oasi di Cam-parmò ha accolto i fratelli e sorelle celibi che professeranno i consigli evangelici triennali o perpetui du-rante l’anno 2018. Gli insegnamenti sono stati dati da p. Sandro, pastore dell’Oasi di Camparmò, aiutato da alcuni fratelli e sorelle anziani dell’o-asi. Del tempo è stato riservato per una condivisione più approfondita con i candidati ai voti perpetui. Un ritiro abituale, ma sempre nuovo, specialmente per coloro che si appre-stano ad emettere i loro impegni di consacrazione ed in modo particolare per il luogo dove si è svolto, Campar-mò, la casa madre da dove è nata la Koinonia. Fare il ritiro a Camparmò è un ritornare alla sorgente per abbe-verarsi e ricevere forza per il cammi-no verso le strade del mondo.

Di fronte a dei giovani che deci-dono di consacrare per sempre la propria vita al Signore e specifi cata-mente rinunciare a possedere qualco-sa di esclusivo, al matrimonio e alla propria autonomia, è normale porsi qualche domanda del tipo se ne vale la pena ancora oggi, quando ci sono tante altre opportunità per vivere pienamente il vangelo ed evangeliz-zare senza privarsi dei doni che la vita offre, oppure se è una testimonianza che vale ancora, o se si ha la forza per seguire questo ideale e così di seguito.

In realtà abbiamo bisogno di que-sti gesti radicali. Siamo così presi da tante opportunità buone e valide che, alla fi ne, ci viene a mancare una certa radicalità che dona sapore alle nostre scelte. È come andare in un negozio di vestiti ben assortito e, ad un certo

punto, non si sa cosa scegliere per-ché tutto è buono e a poco prezzo. Si rimane come confusi, non si rie-sce a sceglierne uno in particolare e si fi nisce per portare a casa più di ciò che serve. O è come trovarsi davanti tanti piatti, tutti buoni e appetitosi, e si fi nisce per mangiare di tutto e di più… Alla fi ne ti accorgi che c’è biso-gno di qualcosa diverso, di originale, per cui vale la pena dare tutto. Que-sto “qualcosa” è la vita consacrata per cui vale una radicalità perpetua, per non dimenticare che posso avere il mondo intero, ma posso anche avere quello che vale più del mondo intero: Gesù, Gesù come unico amore. La verginità per il Regno dei Cieli è il sale che dona sapore alla nostra vita di fede, necessario per non diventare mediocri.

Séverine Martel

Page 9: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

La domanda posta è sicura-mente una bella provocazio-ne, che però ci aiuta a scopri-

re il perché della profezia di Campar-mò, alla quale tutti siamo affezionati.

La vera rivelazione sta nel vange-lo: è lì che troviamo il cuore della nostra fede. Esso è insostituibile; esso è la vera fonte da dove tutto prende signifi cato. Fermarci, però, al solo vangelo potrebbe farci cadere nell’errore che basti solo la lettera per avere una piena rivelazione. E la Chiesa nel suo percorso storico cono-sce bene questa riduzione teologica.

In realtà il vangelo deve essere in-serito in una corrente che è la tradi-zione, quel fl usso di fede che vive il vangelo giorno dopo giorno. È da lì che nasce il vangelo, cioè dalla vita reale e concreta del credente chia-mato ad un'alleanza con Dio. La vera tradizione è il vangelo vissuto e testimoniato. Ed in questo fi ume c’è anche la profezia di Camparmò, naturalmente senza quei crismi di autenticità tipici del Magistero, ma pur sempre presente.

Allora, a che cosa serve la profezia di Camparmò?

La profezia di Camparmò serve per vivere e per testimoniare il vangelo oggi, in questo mondo contempora-neo con le sue luci e le sue ombre. Non si sostituisce al vangelo, ma lo interpreta illuminando istanze e par-ticolari che determinano modi di vi-vere la fede.

Per tale ragione, conoscere la pro-fezia di Camparmò è conoscere come dobbiamo vivere la nostra fede nell’attuale contesto di vita. Essa è un dono che ci offre il Signore per-ché il vangelo non rimanga in noi lettera morta, ma diventi una lettera viva e splenda di quella luce necessa-ria all’evangelizzazione che lo Spirito continua a chiedere alla Chiesa.

Potremmo dire che la profezia di Camparmò è un soffi o dello Spirito di Gesù che soffi a dove vuole, come vuole e quando vuole. Per questo non può se non essere una chiamata precisa di Dio alla quale siamo chia-mati a rispondere con generosità e di cui dobbiamo essere grati.

In questo discorso, vorrei sottoli-neare un aspetto importante: la Koi-nonia Giovanni Battista non è stata fondata in forza della profezia di Camparmò, ma prima. Camparmò ha preso vita prima che la profezia fosse ricevuta; essa viene dopo per confermare e suggerire nuove piste attuative, per dare forma alle origi-nali intuizioni che stavano nel cuore di p. Ricardo.

E questo ci suggerisce alcune indi-cazioni per comprendere la profezia di Camparmò.

In primo luogo ciò che conta non è la profezia medesima, ma le perso-ne che la vivono. Sono esse le desti-natarie; esse hanno la priorità. Per comprendere la profezia, dobbiamo guardare la concreta realtà di coloro

che non solo credono, ma la metto-no in pratica. È la vita che interpre-ta la profezia. In particolare bisogna avere uno sguardo prioritario verso la persona che originariamente ha ricevuto l’intuizione di dare vita alla Koinonia, p. Ricardo. È dal legame con lui che comprendiamo il peso della profezia e la sua portata eccle-siale e missionaria. Tenere la profe-zia e staccarsi da chi l’ha partorita come iniziale origine, sarebbe come togliere le radici di un albero. Non ci sarebbe più vita. La profezia viene a concettualizzare un concepimento avuto sul monte Pasubio, tre anni prima dal ricevimento della profezia nel 1978, ed a confermare l’iniziale comunità che già da due anni viveva a Camparmò e il cui nome era già ben chiaro, quello di Giovanni Battista.

La profezia di Camparmò rimar-rebbe incomprensibile senza p. Ri-cardo, senza coloro che hanno vissuto fedelmente l’esperienza delle origini, senza unità. Così pure rimarrebbe incomprensibile senza interpretarla alla luce di Giovanni Battista, senza assumere la missione di annunciatori di Gesù, il Messia.

Perché quindi la profezia?Per amare Camparmò, per amare

le radici, per amare ciò che siamo e per essere profeti per i nostri fratelli. In sintesi la profezia ci aiuta ad ama-re la nostra chiamata.

Alvaro Grammatica

ABBIAMO BISOGNO DI UNA PROFEZIA?

NON BASTA IL VANGELO?

La profezia di Camparmò

giugno 2018 _ 7

Page 10: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

8 _ giugno 2018

Page 11: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

Era venerdì 2 aprile dell’anno 1976, verso le 16.00 del pomeriggio quan-do sono arrivato in modo defi nitivo a Camparmò, accompagnato dal giovane fratello Sandro Bocchin, Piero Fin, che mi offriva due settimane di lavoro gra-tuitamente, e altri due fratelli.

Nella prima profezia su Camparmò il Signore dice di Camparmò: “questo suolo l’ho benedetto Io”. Per questo ogni volta che pongo piede a Camparmò, dal mio cuore sale una profonda gra-titudine al Signore per avermi dato un così grande privilegio di stare in un luo-go da Lui scelto e benedetto.

Ho preso residenza defi nitiva in que-sto suolo benedetto e ho vissuto circa tre anni da solo, dal 1976-1979, pur scendendo a predicare in diverse parti dell'Italia quando mi invitavano, e rice-vendo visite da fratelli e sorelle che mi conoscevano. Ci tengo a sottolineare che la strada che porta da Santa Cateri-na a Camparmò (di circa 3 km), in quel tempo non era asfaltata e la stradina che scende fi no a Camparmò non era così bella come adesso, ma era veramente molto ripida e malmessa.

Devo dire che durante questi anni ho molto pregato e digiunato, in atte-sa che il Signore mi facesse conoscere il Suo progetto sulla comunità che avrei fondato, così come mi aveva indicato durante i mesi di luglio-agosto 1975 a cima Palon dei monti del Pasubio. Durante tutto questo tempo pensa-vo - rifl ettevo - studiavo su una futura comunità, centrata nella preghiera; so-gnavo, dunque, un luogo di vita mo-nastica, dove si sarebbe costituito un monastero, i cui membri avrebbero dovuto essere solo fratelli. Pensavo ad alcuni monasteri da me visitati negli

anni precedenti, sia in Italia, sia in Sviz-zera e in Germania. Alcuni di essi erano veramente molto belli, vi si percepiva una forte unzione proveniente dalla preghiera. Qualcosa di molto simile so-gnavo per Camparmò.

Nei primi giorni del mese di settem-bre del 1978, arrivò a Camparmò la ca-rissima sorella, che noi, io con i primi fratelli della comunità, affettuosamente chiamavamo “regina di Saba” per la sua grande magnifi cenza, accompagnata dalla sorella e dall’autista. In quell’oc-casione, singolarmente, faceva da “por-talettere”: mi portava la lettera, con la quale la sorella Antonietta Salvan mi trasmetteva la bellissima profezia, che ormai chiamiamo “Profezia di Cam-parmò”.

La sorella Antonietta ricevette l’ispi-razione profetica il 25 agosto 1978; verso le 3.00 del mattino ricevette una locuzione: “alzati e scrivi!”. Lei racconta che si alzò immediatamente e di getto scrisse quello che lo Spirito le “dettava nel suo cuore”; racconta che era un fl u-ire dall’inizio alla fi ne di tutto il testo, il quale, come ho accennato sopra, è davvero molto bello dal punto di vista letterario e molto somigliante agli scrit-ti del libro del profeta Isaia.

Ricordo di aver provato un misto di meraviglia - incredulità, perché non po-

tevo credere che il Signore si fosse de-gnato di mandare a me personalmente uno scritto, nel quale mi rendeva parte-cipe del Suo progetto su una comunità futura che sarebbe stata un’espressione concreta di tutte le caratteristiche pro-prie del Concilio Vaticano II.

Devo dire che la prima volta che mi trovai con la sorella Antonietta a casa sua, prima del 25 agosto, prima ancora di salutarmi, segnalò con il dito il mio cuore con queste parole: “quello che hai nel cuore, è un tuo idolo”. Si trattava del mio progetto di fondare un mona-stero nella contrada Camparmò di Valli del Pasubio. Fu alcuni giorni dopo la mia visita che Antonietta ricevette da parte del Signore la profezia su Cam-parmò. In essa il Signore mi dava tutto il progetto della futura comunità Koi-nonia Giovanni Battista: non più il mio progetto, ma il Suo progetto.

A dire il vero, fi n dai primi tempi non ho capito in profondità ed estensione la profezia; solo attraverso i fatti vissuti durante gli anni seguenti è andato pro-gressivamente svelandosi in concreto il signifi cato delle parole-concetti presenti nella profezia. Posso solo dire “Grazie, Signore per il Tuo infi nito amore mise-ricordioso!”.

p. Ricardo

RICORDO QUEL GIORNO

giugno 2018 _ 9

La profezia di Camparmò

Page 12: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

10 _ giugno 2018

LA KOINONIA GIOVANNI BATTISTANASCE DALLA CHIAMATA DEL SIGNORE

La profezia di Camparmò

Ho sentito dire, in diverse occa-sioni e da differenti persone, che la Koinonia Giovanni Battista nasce da una Profezia, La Profezia di Cam-parmò. Non so come si sia diffusa quest'idea, ma non è così! La co-munità di Camparmò, dalla quale si sviluppa la Koinonia Giovanni Bat-tista, nasce dalla chiamata del Signo-re. Una chiamata profetica originata da quella parola interiore ricevuta da Padre Ricardo nel periodo di deserto sul monte Pasubio nei due mesi di luglio e agosto del 1975: “Guarda da quella parte. Là ti darò un luogo nel quale vivrai insieme a fratelli che non sono quelli con i quali vivi ades-so”. Questa chiamata che il Signore ha fatto a padre Ricardo e ai pri-mi fratelli è all’origine della nostra comunità. Non è stato il desiderio di fare qualcosa di grande, di nuovo per il Signore.

Non è nemmeno la realizzazione di un sogno cullato da tempo di at-tuare una specie di ‘riforma monasti-ca’, o l’imitazione di altre esperienze comunitarie post-conciliari. Ho ben chiaro quel giorno nel quale padre Ricardo mi disse: “Per venire a vivere a Camparmò, occorre essere chiama-ti dal Signore”. Da quel giorno io chiedevo a Gesù che mi chiamasse a vivere a Camparmò, a far parte del primo nucleo comunitario, cosa che avvenne il 4 ottobre 1978. La pro-fezia fu ricevuta dalla signora Anto-nietta il 25 agosto dello stesso anno e fatta pervenire a padre Ricardo che viveva da solo a Camparmò. In quel testo venivano indicati gli elemen-ti costitutivi della nuova realtà che stava sorgendo. L’arrivo, inaspettato, singolare, della profezia fu per noi un evento di grandissima gioia che

ci faceva sentire amati e voluti dal Signore in questo cammino nuovo, osteggiato, privo di sicurezze umane, radicale, pieno di fede e dedizione amorosa. Da notare che solo nel no-vembre dello stesso anno iniziammo a vivere insieme presso la locanda ‘da Marco’ in località Cerbaro distante circa 8 chilometri da Camparmò.

Allora come va intesa la profezia in relazione alla nostra comunità? Di-rei che essa innanzitutto conferma la Comunità come opera del Signore e ne indica la natura e lo sviluppo. Quando leggevamo la profezia, alcu-ne cose ci erano chiare, altre rima-nevano oscure. Poi, col passare del tempo, interpretando le circostanze, i fatti e lo sviluppo della Comunità alla luce della fede, quei punti oscu-ri diventavano sempre più chiari. Un’immagine che bene esprime ciò che è accaduto è quella dell’inaugu-razione di una statua, la quale inizial-mente è tutta ricoperta da un velo, così che è possibile solo intravedere, intuire la forma; poi, man mano che il velo viene tolto, emergono con evidenza le singole parti dell’opera. Lungo la nostra storia alcuni veli ve-nivano tolti, veli su alcune espressio-ni che abbiamo poi inteso in modo chiaro. Ciò dava anche conferma della verità della profezia stessa. In particolare l’espressione ‘nuova evan-gelizzazione’ fu compresa dopo aver conosciuto e partecipato alla scuola di evangelizzazione San Andrés di Guadalajara (Mexico) fondata da un laico, Pepe Prado Flores, nel 1990, e ‘nuova vocazione’ con il sorgere dei carismi-ministeri all’interno della Koinonia, qualche anno dopo. An-che ‘la casa di preghiera’ venne com-presa sempre meglio come ‘rete di

LLLLLLLOOOOOO SSSSSSIIII SSSSSSEEEEEEEENNNNNNNTTTTTTIIIIIIIIVVVVVVVVAAAAAAAA

LLLLOOOO SSSSSSIIII TTTTTOOOOOOCCCCCCCCCCCCCCAAAAAAAVVVVVVVAAAAAAA

DDDDDDEEEEELLLL SSSSIIIIIIGGGGGGNNNNNNOOOOOORRRRRREEEEE»»»»»»

Page 13: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

giugno 2018 _ 11

La profezia di Camparmò

ggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggiiiiuuuggggnnnoo 222222200000000000000000000011111111111111111111111111111111111111111111111111111111118888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888 _ 1111111111

pesca’ con l’apertura alla nuova evangelizzazione. Altri elementi li vedevamo attuarsi continuamente nelle per-sone che venivano a pregare a Camparmò: conversione, comunione. Vivendo in quel luogo sapevamo che era ‘dimora di Dio’, lo si sentiva a fi or di pelle, lo si toccava con mano, e ancora adesso chi viene a visitarci ‘sente’ la presenza del Signore.

Quindi la Profezia di Camparmò è diventata sempre di più un punto di riferimento che ci mantiene nel cam-mino del Signore secondo il carisma che ci ha donato. Ciò che vi è scritto rimane così attuale che produce un continuo richiamo a verifi carci sulla verità della nostra vita e a camminare in avanti aperti alle indicazioni dello Spirito, affi nché si possa attuare quel meraviglioso di-segno di salvezza dove si trova impegnata la Koinonia Giovanni Battista. Ecco il valore e il privilegio d’aver avuto dal Signore la Sua parola profetica, una magna charta che delinea la nostra identità e missione.

Nel luogo dove prego ogni giorno, accanto alla bib-bia, al libro dei salmi e a quello dei canti, vi è il testo della profezia di Camparmò. Lo sguardo si posa su quel-

le parole e alla luce del Signore le leggo con profonda gratitudine perché in essa ‘vi siamo scritti’ io e i miei fratelli e sorelle di comunità; dalla gratitudine sale poi l’invocazione di poter essere fedeli a Colui che, nel suo grande amore, ci ha parlato così puntualmente e va tes-sendo, con noi, quest'opera gloriosa che porta il nome di Koinonia Giovanni Battista.

Sandro Bocchin

Page 14: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

La profezia di Camparmò

Il mondo ebraico del I secolo non era certo una realtà statica o monoli-tica. Come si evince chiaramente dai Vangeli, esso era pervaso da un plura-lismo di realtà associative più o meno organizzate: troviamo ad esempio gli esseni, i sadducei, gli zeloti, i farisei ma anche Giovanni Battista insieme alla sua comunità. Proprio a partire dal battesimo di Giovanni, Gesù inizia il suo ministero, e la continuità tra la pri-ma e la nuova alleanza è resa evidente attraverso l’immagine dei due - Gesù e Giovanni - presso il fi ume Giordano.

I Vangeli presentano Giovanni col-mo di Spirito Santo fi n dal seno di sua madre e lo dipingono come una fi gura austera che visse cibandosi di cavallette e miele selvatico e che trascorse tutta la vita senza gustare vino né alcuna be-vanda inebriante, coprendosi con peli di cammello e una cintura di pelle at-torno ai fi anchi, proprio come il pro-feta Elia. È bene ricordare che l’ultimo dei profeti è Malachia, ed è con lui che termina il primo testamento, precisa-mente con queste parole: «Ecco, io in-vierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signo-

re...» (Mal 3,23). In Matteo 11,14, è lo stesso Gesù a rivelare che Giovanni «è quell’Elia che deve venire».

Giovanni, come Elia, ha il compito non tanto di predire il futuro quanto piuttosto di discernere il presente, cioè annunciare la presenza di Dio: «Ecco l’agnello di Dio!», e denunciare la sua assenza: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Tutto que-sto alla luce della legge e delle antiche profezie. Ed è forse questa capacità carismatica di associare la Parola ai se-gni dei tempi che lo rende, a detta di Gesù, «più che un profeta». Egli è un uomo che ha ben chiara la sua iden-tità: «io sono voce che grida», e con radicalità rimane a disposizione della Parola di Dio, la stessa che nel deserto lo ha letteralmente investito tanto da penetrarlo in tutto il suo essere e ren-derlo a Lei dipendente.

Giovanni, come Elia, ha il compito non solo di andare contro corrente ma di fare in modo che la corrente vada per il verso giusto, secondo la direzio-ne voluta dal Signore. Se Elia è con-vinto di essere rimasto solo in questa lotta impari, Giovanni può confi dare nella comunità, nei suoi che gli stanno vicino, soprattutto nel momento più buio del suo ministero quando viene

imbavagliato a causa della sua parola scomoda e messo in carcere.

Come è attuale il grido del Battista: «Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: Abbiamo Abramo per padre»! (Mt 3,8-9). In altre paro-le, non basta essere battezzato o por-tare la croce al collo per poter dire di essere cristiani, ma ci vuole una rela-zione personale con Gesù Messia e il vivere secondo la sua Parola. Nel mon-do occidentale stiamo vivendo realtà paradossali, generate dall’ambiguità nell’uso dei termini tipici della real-tà umana, quali libertà, amore... Nel mondo biblico la libertà è un dono di Dio, gli ebrei vengono liberati dal-la schiavitù per poter servire e quindi amare il loro Signore. Nel mondo at-tuale è più che mai diffusa la tendenza che ‘libertà’ signifi chi fare ciò che mi va o mi pare meglio. Nel Vangelo Gesù giustifi ca (cioè perdona) il peccatore e condanna il peccato, invece la mentali-tà corrente giustifi ca il peccato.

Ecco perché ognuno di noi è chia-mato ad essere lampada che arde e ri-splende, proprio come Giovanni Bat-tista.

Giuseppe De Nardi

GIOVANNI HA IL COMPITO NON TANTO DI PREDIRE IL FUTURO...

Veduta panoramica della Fortezza erodiana di Macheronte - attuale Giordania - e nello sfondo il Mar

Morto e il deserto del Neghev. Secondo la tradizione è il luogo dove Giovanni Battista è stato imprigionato

e decapitato. Foto di Dr. Gyözö Vörös (Hungarian Academy of Arts)

Luogo della nascita di Giovanni Battista

...QUANTO PIUTTOSTODI DISCERNERE IL PRESENTE

Page 15: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

giugno 2018 _ 13

La profezia di Camparmò

BIELLA – L’appuntamento è per le 10 del mattino, via skype. Puntuale, come un orologio svizzero, arriva la chiamata. Antonietta Salvan appare sullo schermo. Elegante e sorridente. Dopo le presentazioni di rito, pongo a bruciapelo una domanda:

Ma lei è una profetessa?«Sono solamente una persona che vuole seguire Gesù. Ero e lo sono tutt’oggi, e lo sarò per sempre, soltanto al servizio del Signore. Ho considerato un servizio, trasmettere ciò che mi veniva rivelato. Non ho mai avuto nessuna pretesa di essere contattata dal Signore. Ho sempre detto: “Signore, se è un tuo volere quello che sento, fa’ che ciò si realizzi”».

E allora di che si trat-ta? È un dono che viene

da Dio?«In effetti, ho posto queste domande al mio vescovo: “Questo dono viene

da Dio? Me lo sono forse inventata? O magari viene dal demonio?” Ho sofferto tantissimo per quanto mi accadeva. Mi hanno poi accusata di plagiare il prossimo, di essere una persona che fa di tutto per attirare su di sé l’attenzione degli altri. Ero stanca di tutto questo».

E il vescovo cosa le rispose?

«Mi ha ascoltato con molta attenzione. Mi poneva delle domande, anzi tante domande. Voleva capire. Poi, si alzò e mi disse: “Si inginocchi. Lei deve promettere obbedienza e sottomissione al suo vescovo!”. Feci volentieri quello che mi propose. Ma aggiunse anche: “Lei profetizzi. Sarò io a dirle di tacere”. Sino ad oggi nessun vescovo mi ha detto di starmene zitta».

Antonietta, lei conosceva p. Ricardo?

«Ho avuto modo di incontrarlo nel lontano 1976. Allora, facevo parte di un gruppo carismatico, il Rinnovamento nello Spirito, della diocesi di Biella. Con un gruppo di preghiera andai in un paese del Veneto e in quell’occasione vidi per la prima volta p. Ricardo. Ma non gli rivolsi la parola».

Era da solo?«No, era accompagnato da un altro sacerdote, don Sante Babolin. In quel periodo en-trambi vivevano nella Comunità del Cantico, a Ronchi di Villafranca. Nel corso di quell’incon-tro di preghiera feci un inter-vento che fu gradito e con-

diviso da don Sante. In seguito lui si informò sulla mia persona, sulla mia vita e tra noi si instaurò un dialogo».

Quando avvenne il suo primo contatto con

p. Ricardo? «Se ricordo bene, era la primavera-estate del 1978. Padre Ricardo bussò alla mia porta e chiese di parlarmi. Io ero molto prevenuta nei suoi confronti. Su di lui si raccontavano varie storie. Mi era stato riferito che era una persona non molto equilibrata e poco affi dabile».

Giudizi un po’ pesanti…«Non tutti, però, lo giudicavano così. Le critiche venivano dall’interno della comunità in cui viveva».

Ma si trattava di persone attendibili o gente che giudicava solamente per

screditare…«Io non ho mai dato peso a quelle critiche».

Intervista ad Antonietta Salvan alla quale il Signore ha affi dato la Profezia di Camparmò. «Quando ho incontrato il fondatore della Koinonia Giovanni

Battista lui mi chiese solamente di pregare per lui e per i suoi fratelli»

«PADRE RICARDO SI RIVELÒ UN UOMO MITE E UMILE»

arismatico, il Spirito, della

un gruppo un paese del ione vidi per rdo. Ma non

lo?o

. on-inter-on-

«Ho sofferto tantissimo.

Mi hanno accusata di plagiare il

prossimo,di essere una persona che fa di tutto per

attirare su di sé l’attenzione degli

altri.Ero e sono stanca

di queste critiche distruttive…

non sempre è facile portare questo

peso…»

Page 16: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

14 _ giugno 2018

Ma se ha detto che era prevenuta sulla persona

di p. Ricardo?«A quel tempo, non mi interessava la persona di p. Ricardo. E quando si presentò sull’uscio di casa mia, assieme a due ragazzi, glielo dissi subito che avevo un giudizio non positivo nei suoi confronti ed aggiunsi, prima di stringergli la mano: “Quello che hai nel cuore su Camparmò è un tuo idolo”».

Cosa intendeva per “idolo”?

«Non lo so. Io sono una persona istintiva. Dico ciò che penso e questo mio modo di agire mi ha creato non pochi problemi. Credo che utilizzando il termine “idolo” mi riferissi al fatto che p. Ricardo cercava solamente una propria gratifi cazione. Cercasse della notorietà. Ma a distanza di anni, posso dire che mi sono sbagliata. Probabilmente l’ho detto, condizionata da quello che mi era stato raccontato da alcune persone».

E lui, come reagì?«In quell’occasione si dimostrò molto umile. Abbassò la testa e mi disse semplicemente: “Sorella, sono venuto solamente per chiedere una preghiera"».

Lui è stato umile, ma lei forse no.

«È vero, p. Ricardo si rivelò nella sua umiltà e mitezza e ciò mi spiazzò. Mentre era ancora di fronte a me, una voce mi disse: “Donna, lui ama me.

Lui cerca me”. Subito l’ho accolto e gli ho dato ascolto. Fraternamente».

E cosa le ha detto?«Mi ha parlato delle sue aspirazioni, dei suoi desideri. Mi ha parlato anche di Camparmò su cui avevo sentito esprimersi anche don Sante. Ma so-prattutto mi ha chiesto di pregare per lui. Dissi di sì. Non lo facevo comun-que tutti i giorni. In quel periodo mi svegliavo molto spesso la notte. Mi sentivo chiamare. Mi alzavo e mi in-ginocchiavo ai piedi del letto e pre-gavo».

Naturalmente non svegliava suo marito.

«Certamente. La mia era una preghiera silenziosa. Mi lasciavo guidare dallo Spirito Santo. Pregavo in lingue, perché era questa la porta che mi apriva all’adorazione. All’improvviso sentii una voce che mi disse: “Scrivi per ricordare”».

E lei?«Non era la prima volta che sentivo questa voce. Tenevo sempre con me un quadernetto e una matita. Sentivo dei suoni che trascrivevo poi in parole, senza rifl ettere su ciò che andavo a scrivere».

Ricevette in questo modo anche la Profezia di

Camparmò?«Esattamente. La mattina successiva, dopo aver riletto quanto avevo annotato durante la preghiera notturna, chiamai p. Ricardo e gli riferii quello che mi era stato rivelato. Poi, spedii tramite ‘espresso’ la trascrizione».

Rivide ancora p. Ricardo?«Sì. Lo invitammo a Biella, alcune volte, in occasione di incontri di preghiera. Ma poi lo persi di vista».

Lei faceva parte dei gruppi carismatici.

Ma in diocesi come erano accolti?

«Con molta diffi denza. Io stessa ebbi tanti ostacoli da superare. Gli stessi sacerdoti mi creavano problemi. A pensarci bene, posso dire che solamente con l’aiuto del Signore superai tutte le diffi coltà. Un giorno, mi recai dal vescovo sfi duciata e gli dissi: “Guardi che se lei non si prende cura di me dovrà fornire una giustifi cazione al Signore”. Sobbalzò sulla sedia e arrossì. Mi guardò sorpreso e mi disse che mi avrebbe aiutata. E così fece».

Da questa testimonianza si può desumere che lei fosse al centro di un disegno misterioso. Che spiegazioni si è data?

«Non ho mai rifl ettuto su questa profezia. E non ne ho compreso il signifi cato. È stato p. Ricardo che l’ha accolta in chiave divina. Mi sono limitata ad eseguire un compito: quello di “postina” e recapitare quel messaggio».

Ha avuto altre profezie che riguardano la Koino-nia Giovanni Battista?

«Ho consegnato a p. Ricardo altri messaggi. Ad esempio quello che la Koinonia sarebbe diventata parte integrante della diocesi di Biella. Il Signore mi ha anche detto che la Co-munità dovrà camminare tanto e che

Page 17: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

giugno 2018 _ 15

i piedi di quest’uomo sanguineranno, quando sarà alla sua presenza».

Quando è entrata a far parte della Koinonia?

«Nel 2003. Prima non la conoscevo. Un giorno, si è presentato dal mio parroco un membro della Comunità, Manuel Rossi, per far conoscere il carisma della Koinonia. Assieme sia-mo poi andati dal vescovo che dopo il colloquio e dopo le dovute verifi che l’ha accolta nella diocesi».

Cosa le dissero, nel suo gruppo carismatico, quando vennero a sapere che lei era entrata nel-

la Koinonia?«Tentarono di dissuadermi, mi sollecitarono a dissociarmi. I miei fratelli del Rinnovamento non volevano sentir parlare di p. Ricardo. Sostenevano che era una persona pericolosa. Io non capivo. Anche oggi non comprendo come si possa denigrare un uomo di Dio, come p. Ricardo. Chi siamo noi per giudicare? Dio ha guardato il suo cuore, probabilmente gli altri vedono cose diverse…».

Risulta che lei rivol-gendosi al padre fon-datore abbia detto:

“Aspetta ancora, poi ti chiamo”. Che senso dà a

questo messaggio?«Non ricordo bene. Ma credo di aver detto ciò quando viveva in una specie di catapecchia, e in effetti lui si aspettava da me una parola. In seguito, ho trasmesso a p. Ricardo altri messaggi, ma non incisivi e chiari come la Profezia di Campar-mò. Dopo questa “parola” io non l’ho più visto. A Biella veniva poche volte, don Sante Babolin arrivava, invece, più spesso. Ma tra i due non c’era una buona armonia».

Nelle sue preghiere si ricordava mai di questo “povero” sacerdote?

«Il Signore, in più di un’occasione, mi aveva detto di pregare molto per lui. L’ho sempre fatto e lo faccio tuttora».

Antonietta, tutto quello che lei ha profetizzato

si è avverato?«Molte parole profetiche non si sono ancora realizzate. Porto sempre dentro di me il sano dubbio se sono veramente una profetessa del Signore. Sono una persona che parla e agisce per far conoscere Cristo e farlo amare da tutti, nessuno escluso. Un

giorno il Signore mi disse: “Ricordati donna, quello che salva l’uomo è la retta intenzione. Chiediti sempre con quale intenzione tu ti muovi. Hai cercato te stessa oppure hai cercato me?».

Neanche la Profezia di Camparmò si è completa-mente realizzata?«No! Non credo. A Praga, qualche anno fa, in occasione di un congresso, p. Alvaro fece riferimento alla Profezia; durante la sua esposizione compresi più profondamente il valore delle parole della Profezia. Non riuscivo a capire come fosse stato possibile che avessi detto tutto questo da superare la mia stessa comprensione».

Ma qual è il senso ultimo della Profezia di

Camparmò?«Ho meditato molto su queste parole profetiche. Ho capito che la “Profe-zia” è rivolta a coloro che sono vera-mente poveri, a quelli che hanno sete di Dio, a quelli che pongono la loro speranza nella Sua parola».

Nelle profezie sono necessari discernimento

e fedeltà.«Assolutamente sì. Nel dare delle parole profetiche c’è qualcosa di spirituale che supera le nostre facoltà umane. Il discernimento deve cogliere quel soffi o divino che è contenuto nelle parole e la fedeltà allo spirito della profezia ci aiuta a comprendere la sua realizzazione».

Qual è la qualità di p. Ri cardo che maggiormente

l’ha colpita?«La misericordia. Ti fa sentire amato da Dio, anche se sei l’ultimo degli ultimi. Ti fa sentire prezioso, unico. Se non si possiede la misericordia, non la si può donare. Non è acquistabile al supermercato. Padre Ricardo praticandola, la sa perciò anche donare agli altri. È l’amore che opera il cambiamento ed esso è la specifi cità della Koinonia».

E le persecuzioni?«La strada non è sempre dritta. Il Signore vuole persone fedeli. Veri cristiani. Le diffi coltà temprano la nostra fede».

Antonietta Salvan nasce a Granze, in provincia di Padova il 31 ottobre 1944, quinta di seifi gli. Nel 1965 si sposa con Die-go ed hanno due fi gli Cristina ePaolo e sei nipoti. A causa della guerra la sua famiglia si trasferìin Piemonte. Ancora bambina ha dovuto affrontare vari disagia causa di problematiche fami-liari. Cresciuta in un ambientecattolico, si è impegnata in par-rocchia svolgendo vari incarichi.Ha seguito dei corsi di formazio-ne per dare, a sua volta, aiuto econsulenze alle coppie. Ha fattola commessa ed ha avuto un ne-gozio di confezioni femminili.

Nicola Scopelliti

La profezia di Camparmò

Page 18: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

16 _ giugno 2018

La profezia di Camparmò

Dare una lettura teologica di un te-sto come la profezia di Camparmò è cosa per niente facile!

Quale dunque l’immagine di Dio che la profezia lascia trasparire? Quale la relazione che vuole intrattenere con coloro a cui si rivolge? Quale la rispo-sta che ad essi richiede? Per affrontare queste domande procediamo da tre termini che compaiono nella profezia.

Risplende. È un verbo riferito alla gloria del Signore che si annuncia vuole dissipare le tenebre. Indica un’azione della grazia di Dio, indica quell’amore che brillato nell’evento della morte e risurrezione di Gesù vuole raggiungere ogni uomo per ri-conciliarlo con il Padre nello Spirito (cf. 1Gv 1,5-7). La progettualità che si sta sviluppando da Camparmò in avanti, ha come fondamento proprio quest’amore incondizionato procla-mato nel kerygma e diretto a ciascun uomo. Il Dio che la profezia annun-cia è dunque il Dio misericordioso che non viene raggiunto dalle nostre forze, ma si china ed entra nelle no-stre tenebre con la sua azione sempre gratuita.

Casa. La seconda parola dice il tipo di relazione che nella Koinonia Gio-vanni Battista dovrebbe caratterizza-

re il nostro far Chiesa. Descrivendo Camparmò come «casa di preghie-ra», il Signore manifesta che il nostro stare assieme abbia la forma e il ca-lore di una famiglia (cf. Ef 2,19). La «casa di preghiera», infatti, è luogo di un’amicizia affettuosa nella quale ci si appartiene reciprocamente a partire dall’incontro personale con Gesù che si attua nel contatto vivo con la Paro-la e che ci rende Suoi «consangunei» (cf. Mc 3,35; Rm 8,29), luogo in cui ognuno, anziano, adulto, giovane e bambino ha il suo posto e può sentirsi amato e amare. La casa è anche op-portunità dove il proprio bisogno di essere, di fare è colmato.

Scaturirà. È ancora un verbo che sta ad indicare un futuro che non si costruisce per magia, o per automati-smo, ma dando risposte alle necessità del mondo e della Chiesa attraverso una «nuova vocazione» e una «nuova evangelizzazione». In altre parole l’e-sercizio dei carismi (nuova vocazione) e il primo annuncio (nuova evange-lizzazione) sono la risposta che Dio chiede alla Koinonia Giovanni Bat-tista, la cui radice è diventare «segno di unità, di santità, di gloria». Essere «segno di santità» è tendere a quella perfezione che Gesù ci ha insegnato. Questa si attua nella misericordia (cf. Mt 5,48 e Lc 6,36) e nella capacità di morire a noi stessi fi dandoci dell’altro.

Concludo questa breve rifl essione, rimandando al mistero di cui è porta-tore il messaggio della profezia e che potrà ancora stupire ed affascinare chi anche oggi ha l’audacia di farlo entra-re nel cuore, perché è dal centro della nostra interiorità che si apre quella vi-sta su una realtà altrimenti invisibile, come ebbe a dire la volpe al Piccolo Principe: «non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi».

Adriano Biccheri

RIAMO IL MIE CI RIGUARDA

Page 19: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

giugno 2018 _ 17

A fondamento della rifl essione offerta dalla profezia di Camparmò, non si può non evidenziare un pensiero che si inserisce nel solco tracciato dal Vaticano II e in modo particolare nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium di Papa Francesco. Tutto ciò che di signifi cativo e rilevante si compie dalla e nella Koinonia, dice il suo riferimento sorgivo al mistero della Trinità. Da esso la Koinonia trae continuamente l’impulso e l’energia missionaria, e i criteri fondamentali del suo agire pratico. Si tratta di un’azione pastorale che è sospinta e contagiata dalla passione di Dio per l’uomo, quasi come una sorta di attrazione che nessu-na infedeltà umana riesce a smorzare. Amore per l’uomo, quindi, in cui la misericordia di Dio si incarna nelle fragi-lità attraverso il Figlio Suo Gesù. Pertanto la “nuova evan-gelizzazione” si compie attraverso gesti e parole che conno-tano insieme una donazione totale, mediante una modalità comunicativa e creativa in grado di inserirsi nei contesti sempre originali del vissuto umano. Il nostro annuncio, insomma, deve far compren-dere che la Parola di Dio parla sempre all’esistenza delle per-sone. Si tratta di un’attenzio-ne personale che esprime una rinnovata tonalità in grado di infondere coraggio, respiro e forza. L’azione pastorale, allo-ra, ne riceve un criterio fon-damentale: l’interdipendenza e la connessione di evange-lizzazione e testimonianza della carità. In questo senso la comunità viene messa nella condizione di “ricominciare sempre”. Ogni momento è un’opportunità per una con-versione-ripresa. Si tratta di assumere lo sguardo del di-

scepolo missionario che si muove nella luce del Vangelo e nella forza dello Spirito, che sa riconoscere il nostro tempo come il kairòs nel quale realizzare la missione e svolgere la nostra azione pastorale. Per questo non ci servono nostalgie ombrose e pericolose (una volta tutto funzionava meglio!), né derive preoccupanti (salviamo il salvabile!). Siamo chia-mati ad operare in questo contesto così com’è. La missione diviene, pertanto, un atto di fi ducia nella Parola e la comu-nione con Gesù una spinta per ritrovare quell’entusiasmo che talvolta ci manca. Inoltre la profezia ci indica che il segreto del nostro agire risiede in quella forma di preghiera che ci fa sempre tenere davanti coloro che ci sono affi dati per l’evangelizzazione.

La profezia suggerisce tre strategie operative irrinunciabi-li: la casa di preghiera, l’opzione per i poveri, l’importanza dei gesti umani e quotidiani. Questo ci dice che la Koinonia non si presenta come un’agenzia che offre servizi sul territo-rio, tantomeno si limita ad alcune forme di aiuto, ma che tende a promuovere un’autentica cultura evangelica e una sensibilità antropologica affi nata. In altri termini signifi ca che la Koinonia deve assumere il tratto distintivo dell’evan-gelizzazione, per vivere «in stato permanente di missione» (cf. EG 25), che da un lato ci vincola alla freschezza originale del Vangelo, dall’altro ci richiede l’apertura a nuove strade, a metodi creativi, per non imprigionare l’annuncio evange-lico entro «schemi noiosi» (cf. EG 11). Si tratta di assumere un cambio di passo, uno sguardo di speranza sull’attuale cultura, cioè negli uomini e nelle donne di oggi. La strut-

tura dinamica della profezia e la proposta di rilancio missio-nario che da essa traspare può effettivamente trovare la sua applicazione pratica mediante la fi gura del “nuovo pastore”. Esso indica la prospettiva di una Chiesa aperta a nuove forme di ministerialità, che dialoga, che invita ad entrare e accogliere, opponendo, così, alle derive gnostiche e pelagia-ne (cf. Gaudete et Exsultate 35) che tendono alla separazione, la logica del Vangelo che ten-de, invece, all’incontro (cf. EG 274).

Manuel Rossi

La profezia di Camparmò

OGNI MOMENTO È UN’OPPORTUNITÀPER CONVERTIRSI

Page 20: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

La profezia di Camparmò

Nel mondo di oggi ci incontriamo con molti Zaccheo che hanno nel loro cuore un sentimento come lo aveva lui: desi-derano che Gesù entri nella loro casa.

Il momento storico attuale è fortemente incentrato nell’in-dividualismo e nel valore della libertà personale, e questo apre a nuove sfi de ecclesiali e comunitarie.

Quello che Gesù ha detto a Zaccheo 2000 anni fa, per noi come Koinonia si fa realtà attraverso la Casa di Preghiera: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza” (Lc 19,9).

Essa per la sua funzionalità rende accessibile questo incon-tro con Cristo, nostra Speranza!

Fin dalla fondazione della comunità il Signore ci ha ispira-to il progetto della Casa di Preghiera (cfr. Profezia di Cam-parmò 25/08/1978).

Questa “strategia divina” ha saputo superare la nostra im-maginazione e arrivare agli estremi confi ni della terra.

Qui in Messico ha trovato risposta in varie località, mani-festando così una considerabile capacità di adattamento alle varie situazioni che si vivono.

Al giorno d’oggi abbiamo Case di preghiera in lingua spa-gnola, nàhuatl e maya presenti in 15 Stati del Messico.

Ci sono due vantaggi, propri di questa terra, per i quali abbiamo visto che la Casa di preghiera dà molto frutto: il senso della famiglia e la necessità di sperare e credere in un futuro migliore.

Il forte senso della famiglia aiuta molto a riempire le Case di preghiera. Quando uno scopre il valore e la benedizione della Casa di preghiera, racconta ed invita immediatamente i suoi familiari al prossimo incontro e la Casa di preghiera si riempie di nuovi partecipanti.

La necessità di sperare in un domani migliore spinge le persone a pregare nella Casa di preghiera che, inoltre, è co-lonna portante nell'evangelizzazione: e continuerà ad essere la nostra Rete di Pesca!

Le persone che vi partecipano iniziano poi un processo for-mativo che li porta ad essere evangelizzatori.

La Casa di preghiera è anche uno strumento di riscatto a livello personale: fa scoprire l’identità di essere fi gli di un Dio da amare più che da servire. In seguito l’amore per Lui diventa motivo di servirlo nei fratelli.

È pure strumento di riscatto per gli animatori stessi. Infatti molti di loro non avevano mai pensato di riuscire

a parlare in pubblico. Altri ancora hanno imparato a leggere cominciando dall’interesse di poter proclamare il capitolo del Vangelo insieme ai fratelli della Casa di preghiera.

In questi incontri settimanali è visibile il potere della pre-ghiera che pone le persone in un dialogo spontaneo e sincero con il Signore. E questo suscita la speranza che, aggrappati a Gesù, possono sollevarsi dalle loro diffi coltà e vedere un avvenire nuovo e migliore.

Il Signore, entrando nella casa di Zaccheo, cambia la sua vita riempiendola di speranza: lo riscatta da una vita indivi-dualista facendo di lui un testimone che evangelizza, realiz-zando la promessa di un futuro migliore, e ciò accade con chi partecipa alla Casa di preghiera: la sua vita prende una svolta come quella di Zaccheo.

La Casa di preghiera è casa di speranza.Il Messico ha bisogno di speranza, e la Casa di Preghiera è

una grande risposta a questa esigenza!Corrado Sperotto

IN MOLTI DESIDERANO CHE GESÙ ENTRI

NELLE LORO CASE

Page 21: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

giugno 2018 _ 19gggiiiuuugggnnnooo 222000111888 ___ 111999

La profezia di Camparmò

GGià dalle prime pagine della Bibbia vediamo che Dio si compiace nel creare comu-

nione con l’uomo, lo cerca, si fa sen-tire, poi si nasconde e poi di nuovo si manifesta. Sembra un cammino, una ricerca di un’amicizia sempre più profonda e piena di avventure. Grazie a questo dialogo e guida da parte di Dio e l’ascolto da parte degli uomi-ni, nasce un popolo: un popolo che diventa il segno della presenza di Dio nel mondo.

Una tra le più palpabili espressioni di questa presenza è la parola profetica. Lo stesso Paolo ci incoraggia a deside-rare intensamente i doni dello Spirito, ma soprattutto la profezia (cfr. 1Cor 14,1). Egli afferma chiaramente che il dono profetico è per l’edifi cazione, l’esortazione e il conforto del popolo di Dio, cioè del corpo di Cristo (cfr. 1Cor 14,3). Dunque, un profeta au-tentico si preoccupa del bene e dell’e-difi cazione di tutta la comunità, vede i bisogni stessi della comunità. An-zitutto cerca di dare conforto ai suoi fratelli, anche se vede scoraggiamento e tempeste, non giudica e non scappa;

diventa invece una voce di speranza che fa nascere la fi ducia nel cuore di coloro che lo circondano. Così vedia-mo che la profezia non si limita ad un predire il futuro, né tantomeno ad un riesumare storie del passato, bensì una profezia è autentica e vera in quanto edifi ca, incoraggia e giova tutto il po-polo. Ci fa vedere ciò che il Signore sta facendo in quel preciso momento, ora, in mezzo a noi ed indirizza i cuori delle persone verso le Sue promesse. Nella pratica, però, vediamo come sia importante crescere nel dono profetico perché il dono stesso è come un fi ume dirompente, ha in sé una carica, una forza che ha bisogno di essere ordina-ta. Riguardo a ciò, di nuovo, ci viene in soccorso l’Apostolo Paolo che dice: “Le ispirazioni dei profeti sono sotto-messe ai profeti”, qui sta la formazione e la maturità del profeta: stare con il popolo per acquistare la sensibilità del popolo e scoprirne i bisogni. Ogni sua ispirazione è al servizio della comunità intera. In questo modo un profeta si rende conto che una cosa è l’ispirazio-ne da parte dello Spirito, un’altra è la trasmissione del messaggio ed un’altra

ancora è la disponibilità e l’apertura del popolo a ricevere il messaggio. Tutte e tre, sebbene distinte fra loro, costituiscono la stessa azione profetica. Riassumendo, il profeta, oltre a rece-pire e sentire le ispirazioni dal Signo-re Gesù, deve altresì sentire il pulsare del popolo e questo si fa quando si ha il coraggio di stare. Stando con il po-polo e pregando con il popolo sia nei tempi di successo, che in quelli di ste-rilità, così come ci incoraggia il profeta Abacuc: “Il fi co infatti non germoglierà, nessun prodotto daranno le viti, cesserà il raccolto dell’ulivo, i campi non daranno più cibo, le greggi spariranno dagli ovili e le stalle rimarranno senza buoi. Ma io gioirò nel Signore, esulterò in Dio, mio Salvatore. Il Signore Dio è la mia forza, Egli rende i miei piedi come quelli delle cerve e sulle alture mi fa camminare” (cfr. Ab 3,17-19).

La sfi da è dunque stare con il po-polo: quanto più starai con il fratello, tanto più scoprirai di saper ascoltare la voce del Signore che parla.

Marcel Hakos

UN PROFETA SI PREOCCUPAUN PROFETA SI PREOCCUPADEL BENE E DELL’EDIFICAZIONEDEL BENE E DELL’EDIFICAZIONE

DI TUTTA LA COMUNITÀ DI TUTTA LA COMUNITÀ

Page 22: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

20 _ giugno 2018

La profezia di Camparmò

Ricordo la mia prima evangeliz-zazione.

Un giorno Alvaro mi dis-se: per favore potresti andare a Parma e predicare ad un incontro di evangelizza-zione? Mi aveva dato fi ducia, ma io non ci volevo andare. Mi ricordo che dissi al Signore: io ci vado se tu mi mandi, ma mi devi dare le parole giuste. Sperimen-tai che il Signore mi dava le parole giuste. Ero tranquillo. Ci furono testimonianze di guarigione, di consolazione: la parola arrivava dritta in fondo al cuore.

La parola della Nuova Evangelizzazio-ne arriva sempre al profondo del cuore.

Cosa vuol dire NuovaEvangelizzazione?

Nuovo è nuovo, non c’era prima, non ci sarà dopo. Nuova vuol dire originale, fresca, qualcosa che nessuno ha mai fatto prima. Nuova è questa mission impossible che solo Dio può fare.

La Nuova Evangelizzazione funziona perché il Signore è presente e si manife-sta con effi cacia di parola. Tutto questo proviene dalla Casa di Preghiera, come dice la profezia di Camparmò. Quindi per capire cosa sia la Nuova Evangeliz-zazione dobbiamo partire dalla Casa di Preghiera.

Nella profezia, il Signore dice che Camparmò sarà la sua Casa di Preghiera.

La prima volta che arrivai a Campar-mò lo feci senza avvisare. Non c’era te-lefono, acqua, luce, gas. Arrivai come un perfetto sconosciuto, ma lo stesso mi sta-vano aspettando pur senza essere stati av-visati del mio arrivo. Ne fui sorpreso. Era un orario non buono per la comunità: la preghiera personale del pomeriggio, ma lo stesso fui accolto. Era p. Ricardo.

Sentii qualcosa di nuovo, un’acco-glienza fortissima:“Tutti quelli che io il Signore ti manderò, saranno da me scelti e voluti…”

Qui sta la fecondità di Camparmò: un’accoglienza senza limiti, completa-mente disinteressata. Una passione per i perduti che viene da Dio. Non ero contento di quello che avevo, cercavo qualcosa di più. L’ho trovato nella Casa di Preghiera a Camparmò, dove non c’e-ra niente, però c’era Dio; ed è più che suffi ciente.

Lui è presente nella Casa di Preghiera: per questo dalla Casa di Preghiera viene la Nuova Evangelizzazione.

Nel 1983 il papa Giovanni Paolo II ha affermato che c’è bisogno di una Nuova Evangelizzazione, che sia nuova nell’ar-dore, nell’espressione e nei metodi.

Non nel contenuto perché il contenu-to è sempre nuovo: è la stessa novità di Dio. È nuovo in sé. È Gesù stesso che ha dato la vita per i nostri peccati, è risorto per la nostra benedizione ed ora vive con noi e ci dona continuamente il suo Spiri-to, la vita nuova da vivere con gli amici, fratelli dello stesso Padre che ci ama.

Ho visto l’ardore di p. Ricardo quan-do mi accoglieva a Camparmò. Ho visto che lì c’era Dio, qualcosa di nuovo. Lì ho imparato da Padre Ricardo a non tenere più la porta chiusa.

Ho visto nei fatti una Nuova Evange-lizzazione piena di ardore, di passione per i perduti, passione per salvare, per dare la salvezza, una Nuova Evangeliz-zazione che vuole essere testimonianza della resurrezione come dice la profe-zia, che poi si concretizza in molteplici espressioni. Il metodo è semplice: un cuore aperto, braccia spalancate e una lingua che testimonia Gesù presente in mezzo a noi. È un dono che abbiamo ricevuto prima ancora che la Chiesa lo proclamasse come programma pastorale per il nuovo millennio ed è pure una re-sponsabilità non piccola.

Il Signore Gesù ha detto “amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”; poi ha dato il grande mandato: “andate in tutto il mondo” con la potenza dello Spirito Santo.

Ecco la Nuova Evangelizzazione pre-sente nella profezia di Camparmò, come piccole scintille che hanno incendiato il mondo, pronte per incendiare ancora chiunque, dovunque e immediatamente.

Claudio Antecini

UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONECHE VUOLE ESSERE TESTIMONIANZA

DELLA RESURREZIONE

Page 23: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

giugno 2018 _ 21giugno 2018 _ 21

La profezia di Camparmò

“Nuova Vocazione” è un’espressione presente nella pro-fezia di Camparmò che si è capita dopo anni di cammino.

Per comprenderla parto dalla mia esperienza personale per dire come ho vissuto senza rendermi conto la nuova vocazione.

La mia vita: fi n dall’inizio era un tentare di scappare dai problemi. Non è sempre facile, ti rincorrono, per cui cerchi di affrontarli. Alcuni li risolvi, altri no: questo crea frustra-zione. Questo mi ha portato alla comunità. Sono entrato per risolvere i miei problemi.

La comunità, senza saperlo, mi ha portato alla “nuova vo-cazione”.

La comunità non ha risolto come per incanto i miei pro-blemi, però sì, mi ha dato la chiave per risolverli.

La chiave: la preghiera personale e comunitaria. La preghiera cambia molte cose. Pregando cambia la rela-

zione con il Signore. È la fede che ti fa vivere, non tu che fai vivere la fede.

Cominciava a cambiare il mio modo di vedere le cose, le persone, le situazioni. Il fatto che il Signore ti risponde, si fa presente, ti dà di vedere orizzonti nuovi, una visione più grande delle situazioni e della realtà. Capisci cose che prima non pensavi possibili e che invece sono a portata di mano.

Tutto era vissuto in ottica di fede. Così, senza rendermene conto, stavo vivendo dentro la

“nuova vocazione”.Nella comunità ho imparato a vivere che per il battesimo

siamo tutti dentro il sacerdozio di Gesù, chiamati ad essere protagonisti, non spettatori.

Padre Ricardo ci spingeva ad essere protagonisti in ogni momento, ad esercitare la nostra corresponsabilità. Non è lo stesso partecipare o non partecipare. La comunità non può essere una stazione di attesa di autobus. Essere prota-gonisti signifi ca saper prendere iniziative.

Da quegli anni possiamo vedere quante iniziative sono state

prese: case di preghiera, corsi di evangelizza-

zione, di formazione, scuole di evangeliz-zazione, incontri di preghiera di vario tipo.

Stavamo renden-do visibile quello

che il Vaticano II aveva cominciato a proporre: la Chiesa, più che struttura, deve essere popolo di Dio che deve agire, muoversi. Dobbiamo prendere coscienza che ognuno ha il suo ruolo e che tutti sono necessari, corresponsabili, tutti uniti e tutti chiamati a lavorare nella stessa vigna del Si-gnore.

In questo sta la nuova vocazione: tutti siamo corre-sponsabili, tutti siamo stati rivestiti di doni per l’edi-fi cazione. La nuova vocazione ci rimanda alla mini-

sterialità che, a sua volta, ci rimanda all’unità di un unico popolo. Unità e nuova vocazione vanno sempre assieme.

La nuova vocazione ci chiama a vivere e a lavorare assie-me, nel rispetto dei ruoli di ciascuno.

La sfi da è duplice: da una parte vivere un'unità interna e una forte collaborazione, dall’altra rispettare il ruolo di ciascuno senza sterili confronti ideologici rivestiti di cleri-calismo o di laicismo.

Il Signore ci ha messo insieme come corpo; prima del ministero, siamo una comunità. Nella comunità ognuno scopre il carisma che il Signore gli ha dato e così prende il suo posto. Questo è il segreto di un lavoro abbondante: tutti collaborano.

In questo modo mostriamo che il Concilio Vaticano II aveva ragione: la Chiesa è un popolo e come popolo deve camminare.

Il Signore ha donato la profezia di Camparmò, a noi il compito di realizzarla.

Valerio Svegliati

È LA FEDE CHE TI FA VIVERE,NON TU CHE FAI VIVERELA FEDE

qq ggquququanantetet iinn

prprp esese:e:cocorsrs

ziziss

dd

Page 24: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

22 _ giugno 2018

La nostra storia, l’esperienza di vita e il nostro vissuto come Koinonia Giovanni Battista è confermato nella profezia di Camparmò. Questo messaggio da parte di Dio, oggi, come 40 anni fa, risuona ancora con la stessa intensità. È nel tempo che le parole della profezia diventano più chiare e concrete. Questo vale anche per noi giovani della Koinonia. La profe-zia parla anche a noi e le sue parole possono concretamente toccare e illuminare la nostra vita, rendendola ancora più be-nedetta, entusiasmante e conforme alla nostra chiamata.

Qual è il messaggio specifi co indirizzato particolarmente a noi giovani?

“La tua sete di fare,la tua fame di essere,

Io, il Signore, la conosco”. Sono le parole con le quali inizia la profezia di Camparmò. È proprio alla nostra età che la vita inizia a fi orire e si co-

minciano a sentire nuovi impulsi che ci spingono a metterci in viaggio su strade ancora sconosciute. Il nostro cuore è pie-no di una sana inquietudine e di un'irrefrenabile tensione di vedere, sentire, toccare, conoscere, sperimentare… Vorrem-mo provare tutto ciò che è nuovo, fuori dal regole, perico-loso. Sentiamo quel profumo di libertà che si espande, senza frontiere e limiti, che feconda i nostri sogni di grandezza. La sete di fare e la fame di essere ci spinge e motiva a correre per conquistare, per vincere.

Ma questa sete di fare e fame di essere spesso non viene compresa. Il nostro mondo, i nostri desideri, il nostro lin-

guaggio, il nostro bisogno di realizzazione e di appagamento diventano anche la nostra gabbia. Ci sentiamo soli. In questa solitudine pensiamo che nessuno possa veramente capire che cosa stiamo vivendo e dove stiamo andando. E la fede degli adulti spesso ci impedisce tutto questo, sembra frenarci.

Non eravamo ancora nati, quando Gesù, nella profezia di Camparmò, sapendo che un giorno ci saremmo stati anche noi, ci ha già detto quelle parole, che possono diventare per noi una vera risposta, una via d’uscita, una proposta di vita. Lui conosce quello che viviamo, non è estraneo al nostro mondo, conosce la nostra sete e la nostra fame. È come un amico che cammina al nostro fi anco e gioisce dei movimenti e dei colori della nostra età; vuole darci una mano perché la nostra vita si arricchisca ancora di più senza perdere il fasci-no che caratterizza la nostra gioventù. Attraverso la profezia Lui ci propone di diventare protagonisti del nostro futuro e costruire una vita caratterizzata dall’annuncio e dalla condi-visione, piena di dinamismo, forza ed entusiasmo. Possiamo diventare autori di una vita diversa. La sete e la fame vengono riempite di una nuova vitalità che non frustra i nostri impulsi, ma li eleva all’ennesima potenza. Diventiamo eroi che van-no oltre il grigio quotidiano, portatori di gioia e di amicizia. Tutto diventa opportunità per dare un annuncio diverso, per sognare cose impossibili, per riscoprire una nuova forza che abita dentro di noi… e così non ci sentiamo più soli.

Cosa fare?Lasciarci coinvolgere in questa spinta ad essere noi stessi

profezia non di ciò che ci manca, ma di ciò che possiamo ricevere quando ci fi diamo di Gesù. La profezia non ci lascia con le mani in mano… le possibilità sono tantissime e stan-no aspettando, basta buttarsi, basta fare il primo passo. Basta fare, fare assieme ciò che la profezia indica.

Facendo così troveremo quell’acqua che disseta e quel cibo che sfama.

Diventeremo come degli eroi! E gli altri ci seguiranno per-ché anche loro hanno sete e fame di vita.

Diventare protagonisti per vincere sete e fame.

Michal Irsak

METTERCI I N VIAGGIOSU STRADE ANCORASCONOSCIUTE

N ella profezia di Camparmò troviamo quelle parole, che possono diventare la risposta che noi cerchiamo. P. Alvaro in dialogo con alcuni giovani

La profezia di Camparmò

Page 25: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

Congresso di New York

Il 27 aprile a New York, la parrocchia della Visitazione ha aperto le porte al 9° Congresso della Koinonia Gio-vanni Battista al grido “Giovanni è il suo nome”. Ar-rivata insieme a Paolo e Daniele con una settimana di anticipo, ho trovato la comunità interna con a capo p. Claudio, lavorare instancabilmente con l’aiuto di fratelli e sorelle volontari, per preparare la parrocchia a ricevere 700 fratelli. Dopo aver fatto camminare la comunità sul-le acque, il Signore non ha tardato nel manifestarsi toc-cando molte famiglie che hanno fatto a gara nell’ospitare chi veniva da fuori: ben 310 persone sono state accolte a New York. Grazie a questo miracolo il Congresso è sta-to inaugurato venerdì sera con l’esperienza tipicamente Camparmonita: accogliere e lasciarsi accogliere con gra-titudine dal fratello che Dio mi ha inviato. Nei giorni successivi p. Claudio, p. Corrado, pastore dell’Oasi di Guadalajara, del Messico, e p. Paolo, responsabile della Sardegna, si sono alternati nella predicazione e nella pre-ghiera preparando i cuori a ricevere l'effusione dello Spi-rito Santo che ha sigillato in modo speciale l’identità di quanti si sono impegnati a seguire Gesù nella Koinonia Giovanni Battista: “Giovanni è il suo nome”.

Letizia Girelli

GIOVANNIÈ IL SUO NOME

giugno 2018 _ 23

Page 26: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

News dall’India

ASHTA, MADHYA PRADESHASHTA, MADHYA PRADESHOSPITANO IL CORSO PAOLO E ISAIAOSPITANO IL CORSO PAOLO E ISAIA

“Guai a me se non “Guai a me se non annuncio il Vangelo!”a nnuncio il Vangelo!”

(1 Cor 9,16). (1 Cor 9,16). In forza di questa parola un gruppo di 72

partecipanti, il 7 maggio scorso, ha iniziato il corso Paolo presso il centro di studi teologici regionale di Ashta a Bhopal (India).

Fin dal primo giorno ci ha guidato lo slogan: “ad evangelizzare si impara evangelizzando”.

Nonostante gli oltre 42° di temperatura, sia i giovani che gli anziani sono stati sempre attivi e vivaci. Hanno potuto assaggiare il “Kerigma puro”: Gesù morto, risorto e glorifi cato, Salva-tore, Signore e Messia di ognuno di noi e di tutti. Da parte nostra, come team, abbiamo vi-sto nei partecipanti il loro desiderio di impara-re e di formarsi per trasmettere il Kerigma con creatività e nuovi metodi.

Quasi tutti hanno sottolineato quanto l’evan-gelizzazione non sia un compito facile nel con-testo indiano odierno. Forti delle loro testimo-nianze, delle tecniche apprese e dell’aiuto dello Spirito Santo hanno rinnovato il loro impegno all’evangelizzazione.

Il corso Isaia ha offerto ai partecipanti una nuova relazione con la Bibbia. Hanno imparato in un modo più approfondito a conoscere la Scrittura portandoli ad una relazione più pro-fonda e viva.

Sheeba Varghese

24 _ giugno 2018

Page 27: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

giugno 2018 _ 25

Scuola di evangelizzazione

Cosa signifi ca intercedere? L’intercessione come si fa? Come far sì che questa sia effi cace? E se non vedo il risultato? A tutte queste domande abbiamo cercato di dare risposta grazie agli insegnamenti del nostro Fondatore p. Ricardo, nei giorni 17-20 aprile a Cogollo del Cengio. Questo corso della Scuola internazionale d’evangelizzazione con sede a Cogollo, era una proposta nuova di formazione, rivolta a tutti i membri e amici della Koinonia.

Il corso, al quale hanno partecipato circa 90 fra-telli e sorelle, non solo dall’Italia ma anche dalla Germania, Gran Bretagna, Slovacchia, Svezia e Stati Uniti, era diviso in due sessioni: la prima, mattutina, con gli insegnamenti e la formazione

intellettuale alla preghiera d’intercessione; la se-conda, pomeridiana, con la pratica concreta ed esercizio dell’intercessione.

Fare intercessione è il ministero di chiedere-cer-care-bussare. Perché sia effi cace, ci insegna p. Ri-cardo, dobbiamo essere animati e guidati dallo Spirito Santo, partendo dalla fede-certezza di ot-tenere ciò che chiediamo.

Dopo questi quattro giorni di formazione siamo rimasti edifi cati e incoraggiati nel fare la preghiera d’intercessione; alcune grazie ed alcuni doni (per es. l’effi cacia nell’evangelizzazione), il Signore ce li darà solo se glieli chiediamo.

Andrej Keller

A COGOLLO UN CORSO DIFORMAZIONEALL’INTERCESSIONE

Page 28: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

26 _ giugno 2018

News dalla Sede Federale

Dal 13 al 15 marzo, i fratelli e le sorelle consacrati delle oasi dell'Europa Nord-Est si sono riuniti per il loro ritiro annuale. Animati da p. Alvaro e dai pastori delle loro oasi, hanno potuto rifl ettere e condividere sul valore dei doni della verginità e dell’amicizia, su come viverle, sulle tentazioni che le accompagnano, e approfondire alcune virtù che aiutano nel cammi-no. È stato un momento di rinnovata forza, segna-to da profondità, una nuova tappa di crescita nella chiamata alla verginità ed alla testimonianza di un sì fedele e perpetuo. Un grande grazie all’Oasi di Nowy Radzic che li ha accolti quest’anno. A detta dei par-tecipanti, non vedono l’ora di ritrovarsi ancora per vivere momenti di paradiso.

A Varsavia, dal 29 aprile al 1 maggio, si è svolto l’annuale ritiro per i coordinatori polacchi con p. Alvaro. Si è voluto dare uno sguardo sul futuro della Koinonia in Polonia per rispondere alle nuove sfi de comunitarie ed evangelizzatrici. La risposta è stata come sempre piena di generosità e di en-tusiasmo per quello che ci aspetta nei prossimi anni. Le sfi de sono state lanciate, la parola profetica ha indicato la mèta e lo Spirito di forza ha confermato i partecipanti in una nuova maturità comunitaria e missionaria. Verso un futuro pieno di speranza!

POLONIA, RITIRO CELIBI EUROPA NORD-EST A NOWY RADZIC

VARSAVIA, RITIRO COORDINATORI

Page 29: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

giugno 2018 _ 27

I pastori e i coordinatori di tutte le oasi italiane erano pre-senti a Roma dal 14 al 15 aprile, guidati da p. Ricardo. In ascolto alla parola profetica e alla luce della realtà locale, si sono ritrovati per chiedere insieme una nuova forza per dif-fondere coraggiosamente il vangelo nelle proprie realtà locali, accogliendo le nuove sfi de e le incessanti richieste di aiuto dalla Chiesa locale. Senza paura verso il futuro, un’evangeliz-zazione più incisiva e capillare nella potenza dello Spirito ed un’unità più solida sono state le linee guida di questo frut-tuoso incontro.

S’INCONTRANOI RESPONSABILI IN ITALIA

News dalla Sede FederaleNews dalla Sede Federale

Page 30: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che

28 _ giugno 2018

News dalla Sede Federale

Il 6 maggio, il fratello Darren ha pronunciato i suoi voti perpetui di povertà, verginità e doci-lità, nella chiesa del paese, The Braid, dove sorge la nostra Casa Studio in Irlanda. Oltre ai membri della realtà irlandese, erano presenti p. Alvaro che ha ricevuto i voti e diversi fratelli e sorelle venuti dalla Repubblica Ceca e dall’Italia. È stata un’e-sperienza forte di fraternità, amicizia ed unità, con la presenza di 3 sacerdoti della diocesi di Down & Connor (Belfast) e amici provenienti da niente meno che 5 altre confessioni cristiane. È stata una festa di unità e comunione in un Paese dove le lot-te tra diverse confessioni cristiane hanno prodotto vere e proprie guerre civili e non poche vittime. Ancora una volta la Koinonia si è mostrata uno strumento di unità e il dono della verginità una chiamata alla vera riconciliazione in Cristo. È da aggiungere che durante la celebrazione un fratello e una sorella si sono impegnati nella vita consacra-ta nel mondo.

La domenica di Pentecoste, Miscia e Pa-vlík dell’Oasi di Plzen hanno detto il loro “sì” per sempre al Signore Gesù nella po-vertà, verginità e docilità di fronte ad una grande moltitudine di fratelli e sorelle della Koinonia, parenti ed amici. Il giorno pri-ma, durante l’incontro di preghiera, hanno condiviso, tra riso e lacrime, la testimonian-za di come il Signore ha toccato il loro cuo-re e li ha chiamati a consacrare a Lui tutta la loro vita nella Koinonia Giovanni Battista. Quando si perde la vita per il Signore, ini-zia il momento in cui si comincia a vivere pienamente: questa è stata la loro testimo-nianza che ha toccato i numerosi giovani presenti nell’assemblea. Il battesimo per immersione di un padre con i suoi due bambini, la cresima della moglie e di altri cresimandi non hanno fatto altro che con-fermare la fedeltà del Signore, che fa grandi cose in mezzo ai suoi poveri e vergini.

VOTI PERPETUI DI DARREN

… E DI MISCIAE PAVLÍK A PLZEN

Page 31: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che
Page 32: iillKe Ka Kò · 2018. 6. 27. · te e fedele con il Vangelo e il Magistero della Chiesa. ... dolore e sofferenza. Penso in questo momento alle atroci sofferenze dei fratelli che