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1 Aspetti del Magistero Sociale della Chiesa Ortodossa, secondo la dottrina ecclesiastica e l’insegnamento di Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo Discorso durante i lavori della 49° sessione di formazione del Segretariato attività ecumeniche (SAE), sul tema «Praticate il diritto e la giustizia» Paderno del Grappa (TV) 22 al 28 luglio 2012 + Archimandrita Evangelos Yfantidis 1. Introduzione L’insegnamento di Cristo non è un discorso filosofico o ideologico. È un discorso essenziale (ontologico) e trasformativo del mondo. Perché il mondo, secondo il progetto divino, è destinato a vivere e a questa vita siamo tutti invitati. Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo insegna che vicino a Dio non ci può essere disarmonia, discriminazione e distinzione egoistica, stonatura nell’armonia delle esistenze personali e naturali. Tutti siamo persone dignitose, incoronate da Dio con gloria ed onore, e siamo chiamati di accettare il Suo invito di vivere vicino a Lui uniti, amati, armoniosi e felici 1 . Durante il Cristianesimo primitivo, ove le discriminazioni egocentriche, nazionali, economiche ed altre, come tra uomini – donne e tra schiavi – liberi erano abituali, i cristiani stupivano i non cristiani per i sentimenti d’amore e di unità che li distingueva. Quest’unità non era una collaborazione di interesse da parte di un gruppo di persone sostenute reciprocamente per il loro successo nelle loro aspirazioni mondane, ma era il risultato di una profonda e veramente accettata fede sulla parità e la fraternità di tutti gli uomini in Gesù Cristo, senza implicazione di interessi ed altre ambizioni personali. … Secondo il Patriarca Bartolomeo, la dichiarazione di San Paolo ‘Non c'è né Giudeo né Greco, non c'è né schiavo né libero, non c'è né maschio né femmina, perché tutti siete uno in Cristo Gesù(Galati 3, 28), “si sentiva come una opinione estremamente rivoluzionaria che turbava le fondamenta dell’allora struttura sociale” 2 . Gli Imperatori Costantino e Teodosio hanno scelto il Cristianesimo come religione dell’Impero Romano soprattutto per il suo contributo nella società, cioè la guarigione dei fedeli (anche cittadini) dalla malattia dell’umanità, 1 Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν χοροστασίαν Αὐτοῦ ἐν τῷ Ἱ. Ναῷ Ἀγ. Κωνσταντίνου St. Gallen Ἑλβετίας (6 Νοεμβρίου 2005), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)12 (2005), 745. 2 Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος… o.c., 742-743; Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, Χριστιανικὴ Ἠθικὴ, Θεσσαλονίκη 1983, 257-258.

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Aspetti del Magistero Sociale della Chiesa Ortodossa,

secondo la dottrina ecclesiastica

e l’insegnamento di Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo Discorso durante i lavori della 49° sessione di formazione del Segretariato attività ecumeniche (SAE),

sul tema «Praticate il diritto e la giustizia»

Paderno del Grappa (TV) 22 al 28 luglio 2012

+ Archimandrita Evangelos Yfantidis

1. Introduzione

L’insegnamento di Cristo non è un discorso filosofico o ideologico. È un

discorso essenziale (ontologico) e trasformativo del mondo. Perché il mondo,

secondo il progetto divino, è destinato a vivere e a questa vita siamo tutti invitati.

Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo insegna che vicino a Dio non ci può essere

disarmonia, discriminazione e distinzione egoistica, stonatura nell’armonia delle

esistenze personali e naturali. Tutti siamo persone dignitose, incoronate da Dio

con gloria ed onore, e siamo chiamati di accettare il Suo invito di vivere vicino a

Lui uniti, amati, armoniosi e felici1.

Durante il Cristianesimo primitivo, ove le discriminazioni egocentriche,

nazionali, economiche ed altre, come tra uomini – donne e tra schiavi – liberi

erano abituali, i cristiani stupivano i non cristiani per i sentimenti d’amore e di

unità che li distingueva. Quest’unità non era una collaborazione di interesse da

parte di un gruppo di persone sostenute reciprocamente per il loro successo nelle

loro aspirazioni mondane, ma era il risultato di una profonda e veramente

accettata fede sulla parità e la fraternità di tutti gli uomini in Gesù Cristo, senza

implicazione di interessi ed altre ambizioni personali. … Secondo il Patriarca

Bartolomeo, la dichiarazione di San Paolo ‘Non c'è né Giudeo né Greco, non c'è né

schiavo né libero, non c'è né maschio né femmina, perché tutti siete uno in Cristo Gesù’

(Galati 3, 28), “si sentiva come una opinione estremamente rivoluzionaria che

turbava le fondamenta dell’allora struttura sociale”2.

Gli Imperatori Costantino e Teodosio hanno scelto il Cristianesimo come

religione dell’Impero Romano soprattutto per il suo contributo nella società, cioè

la guarigione dei fedeli (anche cittadini) dalla malattia dell’umanità,

1 Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν

χοροστασίαν Αὐτοῦ ἐν τῷ Ἱ. Ναῷ Ἀγ. Κωνσταντίνου St. Gallen Ἑλβετίας (6 Νοεμβρίου 2005), in “Ὀρθοδοξία”,

(Β)12 (2005), 745. 2 Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος… o.c., 742-743; Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, Χριστιανικὴ Ἠθικὴ, Θεσσαλονίκη

1983, 257-258.

2

l’eudemonismo, e la creazione di una società di persone che vivono con l’amore

disinteressato. Il perdono dei peccati è l’inizio di questo cammino di guarigione,

al quale segue prima la purificazione (κάθαρσις) dalle passioni dell’anima e del

corpo, e l’illuminazione (φωτισμός) dell’intelletto con la grazia dello Spirito

Santo; la guarigione arriva con la divinizzazione (θέωσις) dell’anima e del corpo

dell’uomo. I due Imperatori videro che gli effetti di questo cammino verso la

divinizzazione non è soltanto la preparazione dell’uomo alla vita eterna, ma è la

trasfigurazione della società, qui ed ora, da un gruppo di individui egoistici ed

egocentrici, interessati al proprio eudemonismo, ad una vera «κοινωνία», cioè

una comunione, una società di uomini che vivono con l’amore cristiano, il quale

“non cerca il proprio interesse”3.

Già all’epoca dei Padri della Chiesa la questione sociale era per la comunità

cristiana al centro dell’attenzione. I santi Tre Gerarchi Basilio il Grande, Gregorio

Nazianzeno il Teologo e Giovanni il Crisostomo, attraverso sia i loro scritti che le

loro opere pastorali, hanno chiesto la giustizia sociale ad hanno assistito

efficacemente i poveri e quelli che furono trattati ingiustamente; erano a favore

del lavoro e dell’altruismo; hanno guidato i giovani ad una giusta considerazione

del mondo ed un sano orientamento, guardando l’uomo come un’unità del corpo

e dell’anima, senza rifiutare né l’ideale atletico né le lecite gioie della vita; hanno

rispettato ed hanno promosso l’istituzione della famiglia; hanno accettato la

creazione artistica, la bellezza della natura; hanno chiesto il risanamento delle

istituzioni; ed alla fine hanno sollecitato la collaborazione sociale4.

Nell’epoca contemporanea è stato convocato dal Patriarca Ecumenico

Demetrio (1972-1991) al Centro Ortodosso a Chambésy, dal 28 ottobre al 6

novembre 1986, un Sinodo Panortodosso, la “III Conferenza Panortodossa

Preconciliare”, al quale hanno partecipato delegazioni da tutte le Chiese

Ortodosse Locali. Il Sinodo ha trattato sei questioni di fondamentale importanza,

delle quali la quinta aveva come titolo: “Il contributo della Chiesa Ortodossa alla

realizzazione della pace, della giustizia, della libertà, della fraternità e dell’amore

verso i popoli e della soppressione delle discriminazioni razziali ed altre”. Il testo

finale su quest’argomento ha un gran significato per la Chiesa Ortodossa:

sintetizza l’insegnamento della Sacra Scrittura e dei santi Padri, riportandolo

all’epoca attuale, risponde alle questioni importanti del ventesimo secolo,

3 Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, ο.c., 101-102, 393-394; Ἰωάννης Σ. Ρωμανίδης, Δογματικὴ καί Συμβολικὴ

Θεολογία τῆς Ὀρθοδόξου Καθολικῆς Ἐκκλησίας, τόμ. Α΄, Θεσσαλονίκη 1999, passim. 4 Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν δεξίωσιν

ἐν τοῖς πατριαρχείοις ἐπὶ τῇ ἑορτῇ τῶν Τριῶν Ἱεραρχῶν (30 Ἰανουαρίου 1995), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)2 (1995), 141;

X. ΣΩΤΗΡΟΠΟΥΛΟΣ, Ἡ Ἀγωγὴ τῶν νέων κατὰ τοὺς Τρεῖς Ἱεράρχες, “Κοινωνία” ΜΗ΄ (2005) 33-46.

3

costituisce la base di tutta l’attività interreligiosa ed internazionale della Chiesa

per il futuro, come anche una tappa importantissima nella vita contemporanea

della Chiesa, dato che non soltanto fa dei riferimenti agli essenziali valori umani

e alla questione sociale, ma segnala anche il prolungamento del “dialogo della

carità” della Chiesa con ogni uomo di buona volontà5. Il grande nucleo del

magistero sociale della Chiesa Ortodossa, che indica il complesso di principi,

insegnamenti e direttive di essa intesi a risolvere, secondo lo spirito del

Cristianesimo Ortodosso, i problemi attuali socio-politico-economici, è composto

non da famose Encicliche, come successo nella Chiesa R.Cattolica, ma dai

discorsi sociali dei Vertici del mondo Ortodosso, i Patriarchi Ecumenici di

Costantinopoli, specialmente dal attuale Patriarca, Bartolomeo I (1991 sin oggi),

che cercheremo di presentare, come una sintesi introduttiva a tale magistero.

2. Uomo

L’uomo per la Chiesa Ortodossa è il destinatario della sua missione nel

mondo e nella storia della salvezza. Il Patriarca Bartolomeo insegna che i

Cristiani Ortodossi credono che “l’uomo esiste in completezza soltanto come

«πρόσωπον», cioè in rapporto ed in relazione ad un'altra persona”, ed di

conseguenza per gli Ortodossi «l’altro» è la pienezza della loro esistenza, e

proprio per questo sentono gioia nell’incontrarsi con un qualsiasi loro prossimo.

L’ammissione dell’altro, del “tu”, come equivalente all’ “io” esige un grande

sforzo dell’anima, visto che “tutti i mali del mondo provengono dall’ipertrofia

dell’ “io” e quindi nessun miglioramento sostanziale di ciò che riguarda il

mondo possa sopravvenire senza l’avvicinamento amorevole dell’ “io” verso il

“tu”. Il Patriarca Ecumenico insiste sul fatto che la predica Ortodossa è quella

dell’amore, cioè la predica dell’ammissione del “tu” come equivalente dell’ “io” ,

degno della nostra attenzione, del nostro interessamento, del nostro affetto, della

nostra assistenza, indipendentemente dal fatto che esso appartiene o no al nostro

gruppo”. Esiste un’esortazione Paolina di fondamentale importanza,

l’osservanza della quale facilita i compromessi e la convivenza pacifica degli

uomini: ‘Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli

altri’ (Filippesi 2,4). Se cerchiamo i ragionevoli bisogni ed i ragionevoli interessi

delle altre persone e degli altri popoli, sarà molto più facile trovare soluzioni

pacifiche ed accettabili comunemente. Perché ciò che evita il conseguimento delle

soluzioni non è tanto l’incapacità di trovarle quanto il rifiuto di accettarle.

5 La IIIe Conférence panorthodoxe preconciliaire (Chambésy, 28 octobre – 6 novembre 1986), in «Episkepsis», 366

(1986), 2–3; Ev. YFANTIDIS, Chiesa Ortodossa e comunità internazionale: il contributo del Patriarcato Ecumenico alle

relazioni interreligiose (1971-2005), Roma 2012, 31-33.

4

L’uomo chiuso in se stesso, che non si trova in comunione di amore personale

con tutti i suoi prossimi, vive in maniera insufficiente il proprio essere umano:

non è un uomo completo. Su questa situazione vengono fondati l’egoismo e

l’egocentrismo, dove l’amore, come offerta e come sacrificio, è inconcepibile, e lo

scontro dei diversi “io” è inevitabile. Purtroppo, l’uomo negli ultimi secoli ha

vissuto la solitudine dell’egocentrismo individuale, che vuole l’invidia come

presupposto per l’ascesa sociale, e si è ridotto ad un uomo imperfetto,

egocentrico, imprigionato in se stesso, alienato dal suo vero Essere, che vuole

una comunione di amore con il prossimo e con Dio. Però, il Santo Sinodo del

Patriarcato di Costantinopoli, insegna che l’uomo contemporaneo può trovare un

modello di vita nel modello della fraternità monastica, che conferma il possibile

della fruttuosa collaborazione umana, attraverso l’applicazione dei principi

evangelici. “Il vero monaco Ortodosso è una persona carismatica sfolgorante, che

tira tutti, circonda tutti di amore immenso, non avendo rivalità o ostilità contro

nessuno, neanche verso i propri persecutori, che negano la sua fede e

ingiurandolo. … [il vero monaco Ortodosso] è semplicemente colui che per

Grazia di Dio si degna di diventare “uomo”, vale a dire un essere personale, che

ha come suo modo di vita l’essere nella relazione armoniosa e di amore

amichevole con le altre persone dell’universo, specialmente con le tre persone

della Santa Trinità e con le innumerevole persone del genere umano, ma anche

con le innumerevoli persone degli ordini angelici e con le esistenze personali dei

nostri fratelli addormentati”6.

Secondo il Patriarca Ecumenico Demetrio, “Cristo unisce l’uomo a sé, con il

prossimo e con Dio, proiettando il prossimo come estensione di se stesso ed

insegnando che tutti gli uomini costituiscono una famiglia, come figli dell’unico

e dello stesso Padre Celeste”. Questo, secondo la fede Ortodossa, è un tipo di

‘globalizzazione’ accettabile, come un atto umano verso l’unità, che non

nasconde totalitarismo ideologico o religioso, ma, secondo il Patriarca

Bartolomeo, mostra “la dimensione dell’ecumenicità del genere umano, cioè

6 Πατριαρχικὴ καὶ Συνοδικὴ Πρᾶξις ἐπὶ τῇ χιλιοστῇ ἐπετείῳ ἀπὸ τῆς ἱδρύσεως τῆς Ἱερᾶς Μονῆς, in

“Ὀρθοδοξία”, (Β)5 (1998), 647-653; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.

Βαρθολομαίου κατὰ τὴν Πατριαρχικήν Θείαν Λειτουργίαν ἐν τῇ Ἱερᾷ Πατριαρχικῇ καί Σταυροπηγιακῇ Μονῇ

Ξενοφώντος (25 Ὀκτωβρίου 1998), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)5 (1998), 657-658; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ

Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὸ ἐν Πράγᾳ FORUM 2000 (11 Ὀκτωβρίου 1999), in

“Ὀρθοδοξία”, (Β)6 (1999), 395; Χαιρετισμός τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.

Βαρθολομαίου κατὰ τά Θυρανοίξια τοῦ ἀνακαινισθέντος Ἱεροῦ Ναοῦ Ἁγίας Τριάδος Σταυροδρομίου (23

Μαρτίου 2003), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)10 (2003), 288-289; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ

Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν τελετήν Διεθνήν Διάσκεψιν “Sustainable Development for lasting peace:

shared water, shared future, shared knowledge” (6 Μαῒου 2003), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)10 (2003), 362; Γ.

ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, ο.c., 145, 233; Ev. YFANTIDIS, o.c., 103-105.

5

della sua unità in Dio e l’ammissione della diversità dell’altro, come fondamento

dell’amore, che è l’essere stesso di Dio”. Proprio per questo, i Cristiani non

aspettano una “nuova epoca”, perché sanno bene che Cristo incarnato “è l’unico

genitore della nuova umanità”. Così, la morale Cristiana Ortodossa non guarda

l’uomo solo come è, ma anche come è invitato a diventare, cioè Dio per Grazia.

Non si limita nella vita presente e nei bisogni dell’uomo in essa, ma si estende

anche alla prospettiva escatologica, che considera incomparabilmente più

importante. Morale, secondo l’insegnamento cristiano, non è ciò che dice la

maggioranza, ma ciò che è in armonia con la volontà di Dio ed aiuta l’uomo al

conseguimento della propria salvezza. Il Cristiano non coltiva una generale ed

astratta spiritualità, ma la vita spirituale, mettendosi in relazione personale con

lo Spirito Santo e cercando di mettere da parte la propria volontà, affinché si

risplenda in se stesso la volontà di Dio. Riassumendo, la Chiesa Ortodossa

confessa che ogni essere umano è portatore dell’immagine di Dio, fratello o

sorella di ogni uomo, membro uguale della famiglia umana7. A proposito S.

Em.za Rev.ma il Metropolita Gennadios Zervos, Arcivescovo Ortodosso d’Italia

e Malta, sottolinea che “la Chiesa, fondata dal nostro Salvatore Gesù Cristo, è la

più perfetta comunità. La Chiesa riesce per mezzo dei suoi doni spirituali ad

avere in unità strettissima e profondissima tutti i suoi membri”8.

3. Società

Il progresso di ogni membro della società costituisce un progresso per la

società intera, mentre la sua regressione crea dei danni per tutta la società.

L’apostolo Paolo in modo significativo presenta questo argomento paragonando

la Chiesa ad un corpo e scrivendo che se un membro soffre, tutte le membra

soffrono; mentre se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono insieme

(1Corinzi 12,26). “Noi, come Cristiani, maestra il Patriarca Bartolomeo, ma

ugualmente come membri della stessa società che vive nello stesso luogo, anche

se composta da cittadini appartenenti a diverse religioni, dobbiamo sentire di

avere la “μοῖρα” comune (μοῖρα in greco significa in senso proprio “parte” e più

tardi ha preso il significato del “destino”) ed in questo modo dobbiamo essere

fieri per il progresso di tutti, indipendentemente dalle discriminazioni razziali o

religiose”. Una società è coesiva e forte davanti agli attacchi di rottura e non

7 Πατριαρχικὴ Ἀπόδειξις ἐπὶ τοῖς Χριστουγέννοις, Φανάριον, Χριστούγεννα 1975; Πατριαρχικὴ

Ἀπόδειξις ἐπὶ τοῖς Χριστουγέννοις, Φανάριον, Χριστούγεννα 1994; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ

Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὸ ἐν Πράγᾳ FORUM 2000 (11 Ὀκτωβρίου 1999), in

“Ὀρθοδοξία”, (Β)6 (1999), 397; Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, ο.c., 130-131, 391-395. 8 GENNADIOS, Metropolita d’Italia e Malta, Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa, Atene 2008, 68.

6

diventa espugnabile davanti ai suoi nemici, quando ha coscienza del suo comune

interesse, voglia di esistere come società organizzata e soprattutto quando si

trova in piena unità. Questa unità è indispensabile ad ogni società, alla famiglia,

ad ogni impresa. Secondo il Patriarca Ecumenico, questa unità non esclude la

diversità delle idee (concezioni) e pareri, né impone l’omogeneità e l’abolizione

della personalità di ognuno; questa unità “esige solo di avere lo spirito di

accettazione dell’altro e di collaborazione pacifica, di accettazione delle norme

istituite sulla convivenza sociale e sul prendere delle decisioni”; inoltre, questa

unità, richiede di “non avere amarezza ed ostilità, ma comprensione reciproca ed

amore, come anche consenso sui sommi obiettivi comuni che consistono

nell’euritmia (regolatezza) sociale ed nel progresso comune di tutti”. In questo

contesto, il Patriarca Bartolomeo sottolinea che “le differenze sociali sono

necessarie per la vita; un organismo è composto da varie membra, le quali

eseguono diverse funzioni, cosicché il complesso del lavoro possa mantenere in

vita tutto l’organismo. Per contro, l’egocentrismo è forza di sfacelo, la quale

turba l’armonia delle funzioni vivificanti dell’organismo o della società. Quando

le cellule del corpo o i membri di una società si fanno trascinare

dall’introversione e dell’egocentrismo e vogliono svilupparsi a discapito degli

altri, e soprattutto svilupparsi più di quello previsto dalla loro posizione nel

corpo, si crea una situazione cancerogena, la quale conduce l’organismo alla

morte”9.

La famiglia, cioè la convivenza in matrimonio dell’uomo e della donna e

l’educazione in comune dei frutti della loro convivenza, che sono i propri figli,

costituisce la cellula vivificante delle società. L’istituzione della famiglia

attraversa un periodo di crisi, a causa del prevalente individualismo, la diffusa

decadenza dei costumi e la facilità della sopravivenza individuale. Secondo il

Patriarca Bartolomeo, “la Chiesa Ortodossa può offrire il suo insegnamento

fondamentale sulla famiglia, sulla con-creazione, sull’aiuto reciproco e sulla

virtù, principi senza i quali l’uomo difficilmente sacrifica la sua comodità

individuale per servirela propria moglie o il proprio marito e i propri figli”10.

9 Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τήν

Δοξολογίαν ἐπὶ τῇ ἀφίξει Αὐτοῦ εἰς τὸν Ἱερὸν Ναὸν Ἁγίου Νικολάου Πύργου (22 Αὐγούστου 2003), in

“Ὀρθοδοξία”, (Β)10 (2003), 642; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.

Βαρθολομαίου κατὰ τὴν ἀπονομὴν Αὐτῷ τοῦ τίτλου τοῦ Ἐπιτίμου Διδάκτορος ὑπὸ τοῦ Πανεπιστημίου τοῦ

Μπατούμι (27 Σεπτεμβρίου 2003), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)10 (2003), 702; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ

Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου ἐπὶ τοῦ θέματος τῶν συγκρούσεων (Δουβλῖνον 1 Φεβρουαρίου

2005), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)12 (2005), 31. 10 Τῷ Ἐντιμοτάτῳ κυρίῳ Στυλιανῷ – Ἀγγέλῷ Παπαθεμελῇ, in “Ὀρθοδοξία”, (Β)6 (1999), 250-251; Γ.

ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, ο.c., 244-245, 262.

7

Malgrado l’esistenza di molti elementi e molte forze buone nella società,

essa è ancora molto influenzata dall’eccessivo amor proprio e dei suoi rami, quali

l’ambizione, l’avarizia e la lussuria. Le società attuali, in particolare quelle delle

grandi città, soffrono della mancanza di una relazione personale. Gli uomini in

esse si muovono l’uno vicino l’altro, vivono nei stessi palazzi, lavorano nello

stesso posto, ma rimangono estranei tra di loro, “non si incontrano le loro

anime”. Esiste l’antagonismo per il guadagno, l’aspirazione per l’ostentazione e

l’encomio della voluttà. Il Patriarca Bartolomeo sottolinea che questa situazione

“non deve riempire i nostri cuori di delusione, ma riempirla di furia per l’azione.

Ognuno di noi, dal proprio posto, deve dare il messaggio di rifiuto dell’eccesivo

amor proprio e dei suoi frutti, e di adozione dell’amore disinteressato e del

contributo. Si deve interrogare e valutare sempre la vita ed il comportamento dei

Cristiani nel mondo, sia come persone, che come un insieme ecclesiastico, sociale

o nazionale”. Nello studio del libro della ‘filokalia’, che contiene molti testi dei

Padri Neptici, lo stesso consiglia che uno può trovare “il vero Umanesimo

Ortodosso, come anche la vera Sociologia, non come teoria e riflessione, ma come

esperienza vissuta e vita, la quale si manifesta nella società con amore e libertà e

non si impone con odio e violenza”. Molti dei Cristiani di oggi, avendo assunto il

concetto errato di Dio, considerato più un giudice severo che un padre

affettuoso, si sono allontanati da Lui e così hanno reso la loro società

secolarizzata, senza speranza in Dio e amore autentico. Si rifugiano nei surrogati

del divino amore, fondando le loro speranze sulle forze mondane,

sull’espansioni dei poteri, sull’aumento delle ricchezze, sulle sottomissioni dei

popoli, sulla globalizzazione del loro commercio, sulla diffusione di idee che

sono contrarie a Dio, sull’ignorare e repulsione della morte, ed in generale su

tutto ciò che credono come liberatori della loro ansia davanti ai vincoli ciechi di

una vita senza amore. E non trovando la redenzione in tutto ciò, alcuni si

suicidano, negando la vita, il grande dono di Dio all’uomo. “Malgrado ciò, il

Patriarca Bartolomeo insiste che l’amore di Dio e presente e indiscutibile. Il

nostro Signore Gesù Cristo aspetta di rinascere nel cuore di ognuno, per

trasmettere in esso il senso della vita”. La richiesta più impellente per gli

Ortodossi della nostra epoca, ed in generale per l’umanità intera, è, secondo

l’insegnamento Patriarcale, “di avere una convinzione ed un modo di vita

veramente ecclesiastico”, perché così diventa possibile il superamento anche del

pericoloso “individualismo dell’uomo contemporaneo”, che allontana l’uomo

dalla realtà, dal complessità degli altri uomini. Il risultato di questo isolamento,

sottolinea il Patriarca Bartolomeo, “è tragico, non solo per l’uomo in sé, ma anche

per l’umanità intera. Individualismo è la violenza, che è visibile in molte

8

manifestazioni in tutto il pianeta, che ha come risultato migliaia di morti,

senzatetto e profughi, il completo cambiamento della composizione delle

popolazioni e l’alterazione del loro modo di vita. L’individualismo è la

responsabile delle armi nucleari, pur conoscendo, già da molti decenni, i

disastrosi risultati per la vita sulla terra. L’individualismo è lo sfruttamento con

vari modi dei deboli, delle donne e dei bambini, come anche il riconoscimento e

l’accettazione della corruzione come stile di vita, nel nome di una libertà fittizia e

unilaterale, visto che i deboli non hanno la stessa razione di libertà.

L’individualismo è il disinteresse per la gioventù, i giovani, il futuro e la

speranza del mondo, i giovani che stanno barcollando tra l’ignoranza e lo

sfruttamento della loro innocenza. L’individualismo è la disuguaglianza

disperata nella partecipazione ai beni, gran parte dei quali finisce nei rifiuti e

nelle discariche, nel momento in cui milioni di bambini sono affamati e muoiono

di fame. L’individualismo è la distruzione senza limiti dell’ambiente in tutto il

pianeta”11.

4. Stato – Patria –Nazionalismo

Secondo l’insegnamento del Metropolita Gennadios Zervos, mentre la

Chiesa, come un organismo spirituale, indipendente ed autonomo, “cerca la

salvezza delle anime dei suoi membri ed il consolidamento del regno di Dio sulla

terra”, lo stato “cerca il progresso materiale e la prosperità nella pace dei suoi

membri”12. Scopo, allora, dello stato è l’esistenza della pace sociale in esso, per la

convivenza ed il lavoro dei cittadini senza impedimenti, nell’ambito della

tolleranza e della libertà religiosa. Mentre i stati non totalitari si accontentano

quando i cittadini si adeguano esteriormente ai comandi della legge, la Chiesa,

credendo che la trasformazione interna dei cittadini è un presupposto per il

miglioramento delle società, chiede da parte dei propri fedeli l’accettazione sia

interiore che esteriore della legge. Per questo la Chiesa Ortodossa, sottolinea il

11 Πατριαρχικὴ Ἀπόδειξις ἐπὶ τοῖς Χριστουγέννοις, Φανάριον, Χριστούγεννα 1991; Χαιρετισμός τῆς Α.

Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν ἐκδήλωσιν ἀδελφοποιήσεως τῆς

Πατριαρχικῆς Μεγάλης τοῦ Γένους Σχολῆς καὶ τοῦ Λυκείου «Ἀθηνᾶ» τῶν Ἐκπαιδευτηρίων Ζηρίδη (10 Ἰουνίου

2000), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)7 (2000), 338; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.

Βαρθολομαίου ἐπὶ τοῦ θέματος τῶν συγκρούσεων (Δουβλῖνον 1 Φεβρουαρίου 2005), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)12

(2005), 32; Πατριαρχικὴ Ἀπόδειξις ἐπὶ τοῖς Χριστουγέννοις, Φανάριον, Χριστούγεννα 2005; Ὁμιλία τῆς Α. Θ.

Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατά τήν ἔκτακτον πανηγυρικὴν διπλὴν

σύναξιν τῶν Ἱερῶν Μονῶν τοῦ Ἄθω (22 Ὀκτωβρίου 2006), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)13 (2006), 776-777; Ὁμιλία τῆς Α.

Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν ἀπονομὴν Αὐτῷ τοῦ τίτλου τοῦ

Ἐπιτίμου Διδάκτορος ὑπό τοῦ Ἀνατολικοῦ Ινστιτούτου τῆς Νεαπόλεως (16 Ὀκτωβρίου 2007), in “Ὀρθοδοξία”,

(Β)14 (2007), 863; Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, ο.c., 33, 185-186, 343. 12 GENNADIOS, Metropolita d’Italia e Malta, o.c., 56.

9

Patriarca Bartolomeo, “insegna dei principi e gioisce quando vede che essi

vengono adottati dai suoi fedeli e da qualsiasi altra persona” e non sostiene un

partito specifico per ottenere l’imposizione dei suoi pareri nelle società; tale

sostegno dividerebbe i cittadini in alleati ed avversari, “fatto che è contrario alla

cattolicità della Chiesa, che ha come scopo di abbracciare tutti e non soltanto una

parte dei membri della società”. Visto che, come si è detto, vero latore

dell’Ortodossia è quella persona che è animata dallo spirito cristiano di unità e

serve il progresso spirituale di tutti ugualmente, senza aspirazioni di superbia o

di comando, ma solo con amore fraterno, questa persona serve con il modo

migliore l’interesse della propria patria, consigliando essa di accettare lo spirito

evangelico ecumenico ed unitivo. “Questo spirito, secondo il Patriarca

Bartolomeo, non abolisce le nazioni e i loro confini, ma annulla le intenzioni di

antagonismo tra le nazioni e specialmente la più che presuntuosa voglia del

predominio di una nazione su un'altra, che ha accumulato molte sventure nel

mondo. Questo spirito non evita per niente l’amore per la propria patria, ma

estende questo amore verso tutti e verso tutte le cose, senza abolire il vincolo

particolare di ognuno con una patria, come l’amore cristiano verso tutti non

abolisce l’amore particolare di ognuno alla propria famiglia”. Il Patriarcato

Ecumenico, come espressione principale dell’Ortodossia, condanna il

nazionalismo; ciò si vede anche nel suo titolo “Ecumenico” che porta fin dal VI

secolo. Questo titolo, che esprime la sua universalità, non come senso di

predominio, “ha come scopo di dichiarare l’accettazione di tutti gli abitanti della

terra come uguali tra di loro”. Per questo il Grande Sinodo Ortodosso convocato

al Centro dell’Ortodossia, al Fanar di Costantinopoli, nel 1872, ha condannato

l’estremismo nazionalista, come eresia e come peccato che crea divisioni e

contese. Il Patriarca Bartolomeo sottolinea che gli uomini religiosi devono

rispondere al fratricidio nazionalista con amore fraterno, proporre i principi

spirituali dell’ecumenicità, fraternità e tolleranza religiosa, come anche insegnare

ai popoli il rispetto religioso, “che si basa sul riconoscimento della sacralità

dell’uomo e dei suoi diritti”13.

13 Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου εἰς τὴν

Ὁλομέλειαν τῆς Βουλῆς τῆς Πολωνίας (25 Ἰανουαρίου 2000), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)7 (2000), 45, 49; Ἀντιφώνησις

τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν δεξίωσιν ἐπὶ τοῖς

Ὀνομαστηρίοις αὐτοῦ (11 Ἰουνίου 2004), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)11 (2004), 541; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ

Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν συνάντησιν ἐν Βρυξέλλαις τοῦ Ὀργανισμοῦ διὰ τὴν

Ἀσφάλειαν καὶ τὴν Συνεργασίαν εἰς τὴν Εὐρώπην (ΟΑΣΕ), ἐπὶ τοῦ θέματος «Ἀνεξιθρησκεία καὶ

καταπολέμησις τοῦ φυλετισμοῦ, τῆς ξενοφοβίας καὶ τῶν δυσμενῶν διακρίσεων» (13 Σεπτεμβρίου 2004), in

“Ὀρθοδοξία”, (Β)11 (2004), 624; Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, ο.c., 285-286; Ev. YFANTIDIS, o.c., 137-139.

10

5. Razzismo – Libertà – Giustizia

Il Signore disapprova la violenza e l’ingiustizia e condanna il

comportamento disumano verso il prossimo. Per questo la Chiesa Ortodossa non

accetta nessuna forma di discriminazione razziale, che condanna senza

compromessi, dato che questo significherebbe che esistono differenze tra le razze

umane e per di più che esiste gradazione tra i diritti dell’uomo. L’Ortodossia

confessa che ogni essere umano, indipendentemente dal colore della sua pelle,

dalla sua Religione, dalla sua razza, dalla sua nazionalità e dalla sua lingua, è

portatore dell’immagine di Dio, ed è anche nostro fratello o sorella, membro

uguale della famiglia umana. La minoranza sia religiosa, sia linguistica, sia

etnica, deve essere rispettata. La libertà dell’uomo è collegata alla libertà della

comunità da cui egli dipende; l’unità di una nazione, di un paese o di uno stato

deve essere compresa come il diritto alla differenza delle comunità umane.

Secondo il Patriarca Bartolomeo, tutto l’insegnamento del Cristianesimo a favore

del valore della persona umana e l’uguaglianza, come anche contro il razzismo,

le discriminazioni e la xenofobia si basa sulla frase di san Paolo ‘Non c’è più

giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti

voi siete uno in Cristo’ (Galati 3,28). “Questo era un aspetto puramente spirituale,

dichiara il Patriarca Ecumenico, indirizzato a tutti, e non uno sforzo di

organizzata rivoluzione umana, neanche un violento movimento rivoluzionario;

era l’invasione di un nuovo aspetto delle relazioni umane e del valore assoluto

della persona umana, per il ristabilimento del quale fu incarnato Dio stesso”.

Questo rispetto è un presupposto fondamentale della vera democrazia, “perché

impedisce l’oppressione di un uomo da parte di un’altro, e specialmente della

minoranza da parte della maggioranza. Spiegando il fenomeno del razzismo, lo

stesso ha affermato che tutti i pensieri razzisti sono “una conseguenza dell’arido

egoismo”. Mettendo l’accento sulla xenofobia, ha rilevato che essa è una

conseguenza di una coscienza piena di soggezione, vale a dire di una persona

“che non ha sufficiente fiducia in sé e non sente sicurezza per la sua esistenza

personale”. Approfondendo il tema dei diritti religiosi delle minoranze, il

Patriarca Bartolomeo ha sottolineato, tra l’altro, il “diritto di ogni minoranza” di

educare i suoi membri con propri insegnamenti. Parlando, in particolare, delle

minoranze native di un paese, che vivono nelle maggioranze sociali non

tolleranti, lo stesso Arcivescovo di Costantinopoli ha evidenziato con alcuni

esempi che la situazione per queste minoranze native diventa un dramma, dato

11

che in genere la maggioranza tratta queste persone da stranieri, anche se sono

ugualmente autoctone come la maggioranza14.

L’assunto che l’uomo è il coronamento della creazione, creato secondo

l’icona e la somiglianza di Dio, si vede anche dal fatto che lui è dotato di molte

qualità divine, come quelle di autocoscienza, volontà, amore e libertà. Il dono

divino della libertà, con il quale l’uomo prende coscienza di se stesso e diventa

contemporaneamente capace di scegliere tra il bene ed il male (Genesi 2,16–17), è

il coronamento della persona umana, sia come un portatore isolato

dell’immagine di Dio personale, che come comunione di persone, le quali,

tramite l’unità del genere umano, rispecchiano la vita e la comunione delle Tre

Persone nella Santissima Trinità. Dunque, la libertà è per l’uomo un dono divino,

il quale lo rende capace di progredire verso la perfezione spirituale, ma, nello

stesso tempo, implica il pericolo della disubbidienza, il rischio di farsi

indipendente da Dio, e, di conseguenza, della caduta. Allora, il male prende un

ruolo importante e le sue conseguenze si mostrano all’umanità, come per

esempio la secolarizzazione, la violenza, la dissoluzione della moralità, i

fenomeni pericolosi di alcune devianze giovanili, il razzismo, le guerre, la

disuguaglianza sociale, la miseria economica, la limitazione dei diritti dell’uomo

al livello della libertà di coscienza e più particolarmente della libertà religiosa,

l’ingiustizia e molti altri15.

La parola di Dio ordina agli abitanti del mondo di imparare la giustizia

(Isaia 26,9), cioè una giustizia sociale, accertata anche attraverso il rispetto dei

diritti umani. Le fondamenta cristiane sono da una parte “il valore insuperabile

della persona umana, del più piccolo fratello del Signore”, e dall’altra “il rispetto

dei doveri umani, senza il quale i diritti diventano disumani, come il non rispetto

dei diritti umani”. Quanto al potere giudiziario il Patriarca Bartolomeo

suggerisce l’indulgenza, al posto della ferrea legge “dura lex sed lex”, e fa

ricordare ‘misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno’ (Salmo

84,11), insegnando che “né giustizia sociale, né diritti umani sono completamente

14 Décisions de la IIIème Conférence panorthodoxe préconciliaire, in “Episkepsis”, 369 (1986), 23–24; Χαιρετισμός

τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν πρός τιμήν τοῦ

Ὑφυπουργοῦ τῶν Ἐξωτερικῶν τῶν ΗΠΑ Ἐξοχ. κ. John Shattuck, δοθεῖσαν ἐν τοῖς Πατριαρχείοις δεξίωσιν (17

Φεβρουαρίου 1998), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)5 (1998), 100; Πρὸς τὰ μέλη τῆς ὑπὸ τοῦ Ἐθνικοῦ Μετσοβίου

Πολυτεχνίου ὀργανωθείσης «Συναντήσεως τῶν Ἀθηνῶν» ἐν τῷ λόφῳ τῆς Πνυκὸς, in “Ὀρθοδοξία”, (Β)4 (1997),

431; Ev. YFANTIDIS, o.c., 94. 15 Décisions …, o.c., 19–20; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.

Βαρθολομαίου κατὰ τὴν τελετήν ἀπονομῆς Αὐτῷ τοῦ Βραβείου τοῦ Ἱδρύματος Sophie (21 Ἰουνίου 2002), in

“Ὀρθοδοξία”, (Β)9 (2002), 271.

12

concepibili senza la misericordia e la verità; e senza questi ultimi non esiste vera

pace”16.

6. Pace – Guerra

La Chiesa Ortodossa lotta sempre per la realizzazione degli ideali cristiani,

che esprimono la vera pace, vale a dire la pace che viene dall’alto, per la quale la

Chiesa Ortodossa quotidianamente prega il Signore. La ricchissima tradizione e

spiritualità della Chiesa Ortodossa provvede ogni giorno, sia durante la

Celebrazione Eucaristica che in diversi uffici, una forte preghiera, allo scopo di

chiedere dal Creatore la pace per sé stessi, per le proprie famiglie, per le nazioni,

per le autorità, per tutti gli uomini, per il mondo intero. Secondo il Metropolita

Gennadios Zervos, “questa preghiera, piena di fede, di speranza ed amore, così

espressiva e così universale, appare […] come una forte protezione, come un

aiuto indispensabile della Chiesa su questo mondo. […] Ecco l’impegno della

Chiesa. Ecco il dono altissimo implorato per le Chiese e per il mondo, senza

esclusioni”17. La Chiesa Ortodossa, nel Sinodo del 1986, pone, però, l’accento sul

fatto che il dono spirituale della pace dipende anche dalla collaborazione umana

e si realizza là dove i Cristiani lottano a favore della fede, dell’amore e della

speranza in Gesù Cristo (I Tessalonicesi 1,3). Allo stesso tempo la Chiesa

Ortodossa ritiene suo dovere incoraggiare tutto quello che agevola veramente la

pace (Romani 14,19) e dirige verso la giustizia, la fraternità, la vera libertà e

l’amore reciproco tra tutti i figli dell’unico Padre celeste, tra tutte le nazioni che

formano l’unica famiglia umana. Il Patriarca Bartolomeo consiglia la

riconciliazione dell’uomo con Dio attraverso Gesù Cristo (2 Cor 5,17-20), allo

scopo di “uscire dalla situazione schizofrenica del conflitto interno della propria

esistenza, arrivare all’interna pace in Cristo dei propri pensieri, dalla quale e

nella quale soltanto lui può vivere la tanto desiderata pace mondiale”18.

La guerra viene considerata come una conseguenza del male e del peccato

che esiste nel mondo. Secondo il Patriarca Bartolomeo “essa è un effetto ed una

dimostrazione della paranoia, che tiranneggia l’anima, la coscienza, la mente ed

gli atti dell’uomo, quando lui, allontanandosi dal Risorto Signore della Vita e

mettendosi in autonomia, fa diventare se stesso un idolo”. La Chiesa Ortodossa,

16 Πρὸς τὰ μέλη τῆς ὑπὸ τοῦ Ἐθνικοῦ Μετσοβίου Πολυτεχνίου ὀργανωθείσης «Συναντήσεως τῶν

Ἀθηνῶν» ἐν τῷ λόφῳ τῆς Πνυκὸς, in “Ὀρθοδοξία”, (Β)4 (1997), 432; Εἰσηγητικὴ ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος

τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν ἔναρξιν τού Συνεδρίου «Οἱ νέοι στὴν Ἐκκλησία τῆς

τρίτης χιλιετίας» (18 Ἰουνίου 2000), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)7 (2000), 228, 229. 17 GENNADIOS, Metropolita d’Italia e Malta, o.c., 191-192. 18 Décisions …, o.c., 21–22; Πατριαρχικὴ Ἀπόδειξις ἐπὶ τῷ Ἁγίῳ Πάσχα, Φανάριον, Πάσχα 1997.

13

anche se permette per condiscendenza guerre per il ristabilimento della libertà e

della giustizia calpestata, proclama che è contro tutti i tipi di armamenti:

convenzionali, nucleari e spaziali. Soprattutto la guerra nucleare, che ha come

conseguenza la distruzione della creazione e la sparizione della vita dalla terra, è

considerata come un crimine contro l’umanità e un peccato mortale contro Dio

creatore. L’uso delle energie atomiche e nucleari per obbiettivi bellici, insegna il

Patriarca Ecumenico, “costituisce una hybris (insulto), come anche l’eccessivo

consumo di ogni genere”, il quale appesantisce l’ambiente naturale con gli

inquinamenti, con l’aumento della temperatura e con il cambiamento degli

equilibri naturali e con ciò che esso comporta19.

Per quando riguarda l’attacco terroristico, che spesso significa

rivendicazione, vendetta e disperazione, Egli suggerisce che “se diamo speranze

e se soddisfiamo le ragionevoli rivendicazioni, allontaneremo la disperazione e le

rappresaglie. La guerra contro il terrorismo, per avere speranze di successo, deve

usare come armi non quelli che funzionano con il fuoco, ma quelli che

funzionano con l’amore, l’interessamento ed il sollievo dalla povertà e

dall’ingiustizia sociale”20.

7. Economia

Il pensiero cristiano si trova molto vicino all’ordine naturale, che,

attraverso il Signore stesso, viene manifestato all’uomo come modo di vita: ‘Non

siate dunque in ansietà, dicendo: “Che mangeremo, o che berremo, o di che ci

vestiremo?” Poiché sono i gentili quelli che cercano tutte queste cose’ (Matteo 6,31-32) e

‘Guardate gli uccelli del cielo […] Considerate come crescono i gigli della campagna’

(Matteo 6,26;28) e confidate che Iddio, che nutre questi e veste gli altri, ci darà ciò

che è necessario per la nostra sopravvivenza. “Questo invito da parte del

Signore, insegna il Patriarca Bartolomeo, un invito di fiducia alla Provvidenza

divina, che esprime la fede verso l’amore e la sollecitudine di Dio nei nostri

confronti , “non annulla il nostro dovere di lavorare e produrre ciò che è

necessario per la nostra sopravivenza; in realtà, questo invito condanna la

preoccupazione smisurata ed eccessiva su questo argomento, che proviene dalla

poca fede e dall’avidità dell’uomo”. Entrando l’uomo nello spazio della Chiesa,

ricorda lo stesso, entra nel clima della divina invocazione, della riconciliazione

19 Décisions …, o.c., 22–23; Πατριαρχικὴ Ἀπόδειξις ἐπὶ τῷ Ἁγίῳ Πάσχα, Φανάριον, Πάσχα 1995; Σεπτόν

Πατριαρχικόν Μήνυμα ἐπὶ τῇ ἡμέρᾳ τῆς προσευχῆς ὑπὲρ τοῦ φυσικοῦ περιβάλλοντος, Φανάριον, 1η

Σεπτεμβρίου 2006. 20 Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου ἐπὶ τοῦ θέματος

τῶν συγκρούσεων (Δουβλῖνον 1 Φεβρουαρίου 2005), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)12 (2005), 33.

14

del cielo e della terra. “Viene nel proprio”. La Chiesa conosce tutte le cose di cui

abbiamo bisogno. “Lì dove l’uomo vive con timore e accoglie tutto con

riconoscenza e gratitudine, tutte le cose vengono santificate. Il poco viene

benedetto in quanto sufficiente e il corruttibile si riveste dello splendore della

incorruttibilità. L’uomo accoglie ciò che è momentaneo come un dono di Dio. [...]

Ha fiducia nell’amore del Onnipotente. Questo fatto sostiene lo stesso fedele. E si

trasmette per mezzo di un irraggiamento invisibile, come aiuto a tutti coloro che

hanno fame e sete della verità”21.

Il mondo lontano da Cristo cerca di accumulare beni materiali perché

poggia su di essi la speranza della propria vita, come se essi allungassero la sua

vita. Sconsideratamente spera che attraverso la ricchezza eviterà la morte,

trovando “l’acqua della immortalità”. L’esperienza della Chiesa Ortodossa

assicura che “la vita si guadagna con la fede in Cristo e con la incorporazione in

Lui e che coloro i quali sono uniti a Cristo vivono anche dopo la morte, si

ricongiungono con i viventi, conversano con loro, li sentono e spesso vengono

incontro miracolosamente alle loro richieste. La immortalità esiste in Cristo ed è

offerta a tutti attraverso Lui”. Senz’altro la prosperità e l’agiatezza materiale

nella vita umana non è una cosa che si oppone alla qualità del Cristiano

Ortodosso, ma se nello stesso momento non si prende cura per l’acquisizione

anche dei beni spirituali, cioè delle virtù evangeliche, allora, suggerisce il

Patriarca Bartolomeo, “il momento della morte ci troverà poveri nell’anima e

senza avere un vestito matrimoniale per ereditare la patria stabile, il Paradiso del

regno dei cieli”. Di conseguenza, il progresso economico e la connessa

globalizzazione dell’economia non devono essere lo scopo supremo degli

abitanti della terra, ma un semplice mezzo per il conseguimento del progresso

spirituale, che deve essere la meta definitiva di tutti noi. Per questo motivo lo

stesso sottolinea che i governi devono, al posto dello spirito di ricevere,

acquistare ed occupare (che è lo spirito che indirizza il pensiero economico ed

alcune volte anche quello politico), ‘utilizzare lo spirito cristiano, che viene espresso

con il detto “Più felice cosa è il dare che il ricevere’ (Atti 20,35)”, visto che ciò che si dà

con saggezza per beneficenza, da una parte torna moltiplicato a colui che lo offre,

secondo le leggi divine, e dall’altra, secondo le leggi economiche, contribuisce

più di ogni altro mezzo allo sviluppo economico, come anche a quello spirituale

e culturale dei popoli e delle persone. Però, non deve essere dimenticato che “la

povertà dei molti è un male per i ricchi più che per i poveri sia in senso

21 Χαιρετισμός τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν

ἔναρξιν τῶν ἐργασιῶν τοῦ Ε’ θερινοῦ Οἰκολογικοῦ Σεμιναρίου Χάλκης (14 Ἰουνίου 1998), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)5

(1998), 398; Λόγος Κατηχητήριος ἐπί τῇ ἐνάρξει τῆς Ἁγίας καί Μεγάλης Τεσσαρακοστῆς, Φανάριον, 2012.

15

metafisico che mondano”. L’ansia del mantenimento dei beni posseduti e del

pericolo della sollevazione degli affamati ricorda l’antico detto: “è più difficile il

custodire i beni che prendergli in possesso”22.

Negli ultimi anni il pensiero prevalente dell’economia e il modo della sua

funzione su livello mondiale ha provocato una tragedia tormentosa per l’uomo,

cioè alla disgiunzione, alla divisione dell’economia dalla società, determinando

la separazione dell’economia dai bisogni sociali. L’economia non serve più i

bisogni della società, ma al contrario i bisogni sociali si sottomettono alle priorità

degli interessi individuali, che governano l’economia. La Chiesa Ortodossa non

ha nessun altro messaggio da offrire, eccetto il far ricordare che l’economia deve

operare al servizio della società. La separazione dell’economia dai bisogni

umani, la disumanità del funzionamento del mercato internazionale, non può

essere affrontata con discorsi moralistici. “La disumanità dell’economia

internazionale, sottolinea il Patriarca Bartolomeo, può oggi essere affrontata solo

in base al bisogno degli uomini di costruire reali ed autentiche relazioni di

reciproco rispetto, di accettazione degli altri, di comprensione, relazioni di

fiducia e di comunione dell’esperienza di vita”. Lo stesso evidenzia che ciò di cui

ha bisogno il mondo odierno è una “comunione delle relazioni di amore: l’amore

come modo di essere, l’amore come imitazione del prototipo Trinitario della vera

esistenza e vita. La testimonianza ecclesiastica collega il funzionamento

dell’economia con la stessa rivelazione del modo Trinitario della vera esistenza.

Se i bisogni materiali dell’uomo non si trasformano in relazioni di comunione, se

le scienze dell’uomo, le scienze dell’economia e della politica non vengono poste

al servizio delle relazioni di amore, l’uomo contemporaneo non avrà la speranza

di salvezza e successo”23.

Frutto più prevalente di questa situazione è la tragedia della

disoccupazione, che non si può risolvere efficacemente “senza solidarietà sociale

e soprattutto senza uno stato che pratichi giustizia e sensibilità sociale”. La

proposta Patriarcale, basata sul valore cristiano della persona umana e delle

relazioni interpersonali, suggerita agli Europei, è chiarissima per tutti i potenti

del mondo: “È ovvio che né un aiuto morale, né misure frammentarie di politica

22 Πρὸς τὰ μέλη τῆς ὑπὸ τοῦ Ἐθνικοῦ Μετσοβίου Πολυτεχνίου ὀργανωθείσης «Συναντήσεως τῶν

Ἀθηνῶν» ἐν τῷ λόφῳ τῆς Πνυκὸς, in “Ὀρθοδοξία”, (Β)4 (1997), 431-432; Πατριαρχικὴ Ἀπόδειξις ἐπὶ τῷ Ἁγίῳ

Πάσχα, Φανάριον, Πάσχα 1997; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.

Βαρθολομαίου κατὰ τό συνέδριον τῆς Παγκοσμίου Τραπέζης (31 Ἰανουαρίου 2005), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)12

(2005), 28; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τά

θυρανοίξια τοῦ Ἱεροῦ Ναοῦ Τιμίου Προδρόμου Ἀντιγόνης (31 Ἰουνίου 2007), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)14 (2007), 499. 23 Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τήν ἔναρξιν

τῶν ἐργασιῶν τοῦ Συνεδρίου εἰς τὴν Τράπεζαν τῆς Ἑλλάδος «Τὸ Οἰκουμενικὸν Πατριαρχεῖον καὶ ἡ Οἰκονομία

τοῦ Γένους» (16 Ὀκτωβρίου 2006), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)13 (2006), 722-727.

16

socio-economica, basteranno a far fronte alla crescente rilevanza di tale tragedia.

Oggi siamo prigionieri della prepotente necessità di aumentare continuamente la

produzione e, di conseguenza, della necessità di creare sempre nuovi e maggiori

bisogni. Per assecondare queste due necessità, si impone un crescente

perfezionamento dei mezzi di produzione e la contemporanea riduzione delle

forze di produzione, cioè del potenziale umano impiegato nel lavoro, mentre

parallelamente si vorrebbe che il bisogno di consumare beni da parte di quel

medesimo potenziale umano crescesse e si estendesse senza limiti. Sicché

l’economia diventa sempre più indipendente dai bisogni reali della società, tende

a funzionare senza intervento umano e si trasforma in un congegno industriale

che si muove su dimensioni astratte. Forse, considerato l’acuirsi del problema

della disoccupazione, è tempo – anziché preoccuparsi di rivendicazioni

egocentriche dei nostri diritti individuali – di dare la priorità, nell’ambito della

produzione, alla persona e ai rapporti umani. La gestione civile degli affari

pubblici deve essere in grado di rispondere alla seguente domanda: quale

persona o istituzione può ispirare in tale direzione l’europeo di oggi perché dia

priorità ai rapporti interpersonali? Quale sarà l’istanza politica che convincerà

l’umanità a sacrificare volentieri e con gioia il proprio impetuoso bisogno di

consumo e le sue illimitate e insaziabili richieste di produttività, al fine di

riscoprire la comunione di vita in seno a comunità costituite da persone?”24.

8. Cultura

Avendo come base le capacità mentali e spirituali dell’uomo,

comprendiamo noi stessi e gli altri come esseri viventi, liberi, conoscitori di se

stessi, consapevoli e creativi. L’insieme della nostra creazione materiale e

spirituale, delle nostre opere e delle nostre istituzioni sociali forma la nostra

cultura. Dinanzi a questa cultura la Chiesa Ortodossa inizialmente ha un

atteggiamento di accettazione, ma anche di critica. Per noi Ortodossi ogni

manifestazione culturale o creazione umana ha valore, ma non sempre positivo.

Per questo motivo la cultura in se stessa non è sempre positiva. La Chiesa

esprime il proprio superiore ideale culturale vigente nella società dei Santi e

nella società di coloro che camminano verso la santità. In questo spazio viene

vissuta la bellezza della creazione dell’uomo, adattata ai comandamenti di Dio.

La cultura Ortodossa predica il ritorno a Cristo Dio-Uomo come la soluzione di

24 Εἰσηγητικὴ ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ

τὴν ἔναρξιν τού Συνεδρίου «Οἱ νέοι στὴν Ἐκκλησία τῆς τρίτης χιλιετίας» (18 Ἰουνίου 2000), in “Ὀρθοδοξία”,

(Β)7 (2000), 228; BARTHOLOMEOS I, Patriarca Ecumenico, Gloria a Dio per ogni cosa, a cura della Comunità di

Bose, Magnano 2001, 83-85.

17

tutti i punti morti dell’umanità. “La cultura Ortodossa, la Cultura Divino-

Umana, secondo il Patriarca Bartolomeo, è il continuo servizio di Cristo, che

trasfigura l’uomo dall’interno e, attraverso lui, tutta la creazione. Questo

rinnovamento interno, trasfigurazione e cambiamento dell’uomo è il contributo

dell’Ortodossia nel mondo contemporaneo. Tutto ciò viene raggiunto attraverso

le virtù evangeliche della fede e dell’amore, della preghiera e della mitezza,

dell’amore per il prossimo e dell’umiltà, della continenza e del digiuno. Chi

esercita queste virtù, costruisce la cultura Ortodossa Divino-Umana”. In base a

questa condizione fondamentale, “la vera società cristiana costituisce il miglior

conseguimento culturale. La scienza viene servita per il bene. I beni economici

vengono offerti per i bisogni di ognuno. L’arte esprime l’armonia della bellezza,

le strutture sociali servono l’uomo, gli eventuali comportamenti sconvenienti

vengono curati, mentre sanzioni vendicative non hanno posto. Tutte le cose

vengono coordinate secondo l’eccellente legge divina, che può regolare anche la

vita degli uomini, secondo il perfetto modo con il quale viene disciplinato

l’universo”. Ne consegue che i valori cristiani devono essere accettati dalle

società contemporanee “perché, secondo l’insegnamento Patriarcale, solo

attraverso una grande influenza della cultura cristiana il livello di prosperità

dell’uomo contemporaneo possa migliorare”25.

9. Educazione

L’uomo contemporaneo vive la sua partecipazione ad un sistema educativo

staccato dalla società e spesso vuoto di valori spirituali. Invece la parola della

Religione, specie del Cristianesimo, è una parola spirituale, che porta l’uomo al

centro della meta della divina creazione, come immagine del Creatore e come

economo della creazione. Per questo motivo, insegna il Patriarca Bartolomeo, “la

parola della Religione, diversamente dai sistemi educativi secolarizzati,

ristabilisce l’equilibrio spirituale dell’uomo facendo valere la sacralità della sua

relazione con Dio e con il mondo”. Specialmente nell’epoca odierna, che è stata

l’era dei grandi progressi a livello della conoscenza dell’universo e dei tentativi

umani di sottomettere la natura alla volontà dell’uomo, i giovani, propone il

pensiero patriarcale, “hanno il diritto di comprendere che il Vangelo di Cristo e

la fede Ortodossa offre l’amore al posto dell’odio, la collaborazione al posto del

25 Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν

ἀπονομὴν Αὐτῷ τοῦ τίτλου τοῦ Ἐπιτίμου Μέλους τῆς Ἀκαδημίας Ρουμανίας (16 Ὀκτωβρίου 2004), in

“Ὀρθοδοξία”, (Β)11 (2004), 884-887; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.

Βαρθολομαίου κατὰ τήν τελετήν λήξεως τοῦ Συνεδρίου τῆς Κοινότητος S. Egidio (23 Ὀκτωβρίου 2007), in

“Ὀρθοδοξία”, (Β)14 (2007), 499.

18

conflitto, la comunione al posto della divisione tra gli uomini e le nazioni”.

Sull’istruzione, i Padri della Chiesa avevano collegato le idee pedagogiche del

magistero cristiano con la filosofia greca, arrivando ad una sintesi in relazione a

Dio, all’uomo e alla creazione, allo scopo, come sottolinea il Patriarca Ecumenico,

da una parte di “diventare cittadini onesti” e dall’altra, “ricordando sempre

l’obiettivo della loro presenza sulla terra, cercare la permanente e sicura patria, la

Gerusalemme celeste. In questo tentativo la persona che viene istruita ha come

collaboratore lo Spirito Santo, di cui la Grazia santificante lo illumina, ed

attraverso i sacramenti lo santifica, lo divinizza e lo trasforma in Dio per Grazia”.

Il principio morale a cui mira l’educazione Cristiana Ortodossa è quello della

santità in Cristo. San Giovanni Crisostomo insegna che «Ἡ παιδεία μετάληψις

ἁγιότητός ἐστι» (Ἰω. Χρυσοστόμου, Εἰς Ἑβραίους Ὁμιλία ΚΘ, PG 63, 205), cioè

l’educazione è comunione di santità. Questo, secondo il Patriarca Bartolomeo,

significa che “l’educazione non mira alla virtù in se stessa, che ha come centro

l’uomo, che conta le sue buone azioni, come il Fariseo della Parabola, andando a

finire a quell’egocentrismo repellente; l’educazione mira al collegamento in

amore, alla comunione, della persona umana con la persona di Cristo, e alla

circolazione nel corpo dell’uomo del Sangue e dello Spirito di Cristo”.

L’educazione religiosa cristiana, che ha come riferimento l’onnisciente e paterno

Dio dell’amore, che dà istruzioni di comportamento per il bene dell’uomo e non

come espressione di una volontà forte arbitraria, “esercita la più intensa

influenza nell’anima del ragazzo e del giovane, che deve diventare una persona

prospera e libera, avendo nel suo carattere principi e valori morali”. Ma, quando

la nozione e la sapienza umana non camminano insieme verso la divina

sapienza, il timor di Dio e la virtù, la conoscenza “si riduce all’imbecillità e

inganno, ed acceca l’uomo”. Secondo il medesimo, l’istruzione cristiana ha come

suoi elementi fondamentali “la libertà e la conoscenza, l’amore e la

riconciliazione, il lavoro e l’autocontrollo. Tutto ciò viene inserito in un quadro

franco di egoismo ipertrofico e di ambizione, colorato dal rispetto per il prossimo

e la libertà e dal divieto dell’abuso del potere dei forti ai danni dei deboli”. Così

l’istruzione, specialmente quella universitaria, evidenzia il Patriarca Bartolomeo,

si trova in una situazione di solvibilità, “influenzando profondamente le esistenti

strutture sociali e mostrando dinamismo e volontà rinnovatrice, che portano alla

ricerca del vero senso della vita”26.

26 Message des Primats des très saintes Eglises orthodoxes, in «Episkepsis», 477 (1992), 7; Ὁμιλία τῆς Α. Θ.

Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν ἀνακήρυξιν αὐτοῦ εἰς Ἐπίτιμον

Διδάκτορα ὑπὸ τοῦ Πανεπιστημίου Πατρῶν (21 Ὀκτωβρίου 2000), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)7 (2000), 635-636; Ὁμιλία

τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν τελετὴν ἀναγορεύσεως

19

10. Progresso scientifico – Bioetica

Nella convivenza sociale degli uomini, l’accumulo dei privilegi del rapido

progresso tecnologico e scientifico e la forza che deriva da quest’accumulo ad

una sola parte dell’umanità, accresce l’infelicità degli altri uomini e crea focolai

di sconvolgimenti o di guerre, senza portare alla felicità ed alla pienezza della

vita. “La convivenza di questo progresso, propongono i Primati delle Chiese

Ortodosse Locali nel loro Incontro svolto a Costantinopoli nel 1992, con la

giustizia, l’amore e la pace è l’unica via certa e stabile, affinché questo progresso

non si trasformi da benedizione in maledizione per il prossimo millennio”. Per di

più, i Patriarchi Ortodossi invitano l’uomo contemporaneo ad imparare che

lontano da Dio il progresso scientifico e tecnologico diventa uno strumento di

distruzione sia della natura stessa che della vita sociale. Già nel 1975 il Patriarca

Demetrio invitava “tutti i capi religiosi e politici del mondo” ad attivarsi,

affinché si frenassero i tentativi degli uomini potenti del mondo, che provocano

la divisione dell’umanità. Il mondo doveva imparare che i grandi progressi della

tecnologia e della scienza non bastano per la realizzazione di una sana civiltà

universale, per la quale serve anche una proporzionata purificazione ed un

progresso del sentimento e del cuore, come anche sani principi, spirituali e

morali. “Solo in questo modo, annunciava lo stesso, l’uomo, liberandosi dalla

dipendenza delle sue opere, potrà allontanare la minaccia ed il pericolo di una

distruzione totale, alla quale certamente spinge il calpestamento della legge

dell’amore, che è stata scritta nei cuori da Dio a tutti, senza nessuna distinzione

di razza, lingua, colore e di ogni altro stato e dissuade dal ricorso alla violenza

armata. Solo in questo modo, proseguiva, si faranno cessare nel mondo i

compianti e le lacrime delle anime e dei popoli, che continuamente si estendono,

a causa del raffreddamento dell’amore e dell’applicazione di leggi dure, che si

basano sulla forza dei più potenti e sulla sopravvivenza dei più capaci”. Il

Patriarca Bartolomeo invita l’uomo che si occupa della scienza e della tecnologia

di proclamare il ‘sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra’ perché in caso

diverso, “il progresso tecnologico rischia di condurlo ad una discesa spirituale, αὐτοῦ εἰς Ἐπίτιμον Διδάκτορα τοῦ Παιδαγωγικοῦ Τμήματος Δημοτικῆς Ἐκπαιδεύσεως τοῦ Πανεπιστημίου

Δυτικῆς Μακεδονίας (17 Σεπτεμβρίου 2005), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)12 (2005), 487-490; Χαιρετισμός τῆς Α. Θ.

Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν Σύνοδον τῶν Προέδρων τῶν Τ.Ε.Ι.

Ἑλλάδος (20 Ὀκτωβρίου 2006), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)13 (2006), 756; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ

Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου πρός τούς Ἱεροσπουδαστὰς τῆς Ἀθωνιάδος Ἐκκλησιαστικῆς

Ἀκαδημίας (24 Ὀκτωβρίου 2006), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)13 (2006), 799; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ

Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τόν Μέγαν Ἐσπερινὸν ἐν τῷ Καθεδρικῷ Ναῷ Ἁγίας

Σοφίας Λονδίνου διὰ τὴν ἑορτὴν τῶν γραμμάτων (31 Ἰανουαρίου 2007), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)14 (2007), 50, 52; Ev.

YFANTIDIS, o.c., 183-185.

20

ad una frana spirituale e alla decadenza, all’arroganza, all’insulto, all’interesse

personale, alla mania di persecuzione e all’imposizione di nuove forme di

schiavitù”. Egli propone quattro principi di deontologia per un uso morale della

scienza: I. La ricerca volta ad acquisire conoscenza, che si realizza senza ledere i

beni più importanti, come la vita, la dignità, la salute, il rispetto della persona

umana, l’ambiente naturale e le leggi della natura, deve essere libera, ma non

può essere considerata superiore ad ogni altro valore culturale. Questo significa

che limitazioni della ricerca possono essere consentite, allo scopo di difendere i

valori più alti della conoscenza; II. La diffusione delle conoscenze in linea di

principio deve essere libera. Tuttavia quando sussistono delle conoscenze che

possano essere usate per danneggiare l’umanità, specialmente dai terroristi o da

altre persone che sono nemici della società, ci possono essere dei limiti

ragionevoli ed adeguati; III. L’uso delle conoscenze scientifiche per ingannare

deve essere considerato inammissibile; e IV. L’intervento umano, basato sulle

conoscenze scientifiche, che riguarda la genetica deve essere sottomesso alle

norme deontologiche27.

Più specialmente, il progresso della genetica, propongono i Primati delle Chiese

Ortodosse Locali nel loro Incontro del 1992, “da un lato può contribuire alla lotta

contro molte malattie, dall’altro è capace di trasformare l’essere umano da

persona libera ad un soggetto diretto e controllato da chi ha tali scopi”. Come

ben si sa, le questioni della bioetica sono attuali e molto importanti, in quando

riguardano interventi della scienza nella vita dell’uomo mai conosciuti prima.

Questi interventi sembrano di offrire alcune soluzioni, ma in realtà creano

perplessità morali, dato che l’uomo viene invitato a mettere dei limiti ai suoi

interventi nella vita umana. Gli interventi che comportano la fine della vita, come

è l’aborto e l’eutanasia, sottolinea il Patriarca Bartolomeo, “non sono accettabili

dal punto di vista morale, perché sono contrari al dominio di Dio sulla vita, al

divieto dell’omicidio e alla considerazione dell’uomo come creazione di Dio,

secondo la sua icona e somiglianza”. Le tecniche di procreazione assistita sono

accettabili, secondo il medesimo, “dato che aiutano le copie ad avere figli, basta

però che non si impugna la sacralità del matrimonio e non comportano interventi

invasivi o rischi rilevanti a danno dell’embrione e del feto”. Al contrario la

morale cristiana è discorde alla maternità surrogata, sottolinea lo stesso, “perché

27 Message des Primats …, o.c., 6-7, 9; Πατριαρχικὴ Ἀπόδειξις ἐπὶ τοῖς Χριστουγέννοις, Φανάριον,

Χριστούγεννα 1975; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ

τὴν τελετήν ἀναγορεύσεως αὐτοῦ εἰς Ἐπίτιμον Διδάκτορα τοῦ Πανεπιστημίου Θεσσαλίας (27 Ἰουνίου 2002), in

“Ὀρθοδοξία”, (Β)9 (2002), 300; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.

Βαρθολομαίου κατὰ τὴν Θείαν Λειτουργίαν εἰς τὸν Ἱερὸν Μητροπολιτικὸν Ναὸν Ἁγίας Τριάδος (20 Ἰουλίου

2003), in “Ὀρθοδοξία”, (A)10 (2003), 625; Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, ο.c., 354-355.

21

si attacca l’istituzione della famiglia e si offende la relazione personale madre e

figlio”. Il Patriarca Bartolomeo crede che è necessaria una collaborazione tra

Teologia e Bioetica: “Esaminando le questioni ed i significati della scienza, sotto

l’ottica di una bioetica Ortodossa, accertiamo che l’uomo non si relega nei limiti

stagnati della sua vita terrena, ma si espande ancora e ancora di più, nella sua

gloria escatologica. In questo modo e con questi presupposti ci riferiamo ad una

Bioetica spirituale e non secolarizzata, la quale accetta ogni evoluzione medica

ed ogni metodo biotecnologico, e mira solo ed esclusivamente all’uomo nella sua

totalità, che vive nel secolo presente e cammina verso l’avvenire, in contrasto con

la Bioetica secolarizzata, che cammina da sola e senza la Teologia, la quale

ingabbia l’uomo nei limiti stagnati della sua vita biologica, e, anche se facilita la

vita terrena ed il suo corpo, alla fine nasconde una tragedia. Per questo diventa

necessità impellente che la Chiesa, attraverso la lingua della Teologia testimoni la

parola sugli argomenti della Bioetica”28.

11. Creazione natulare

I Primati delle Chiese Ortodosse Locali nel loro Incontro del 1992

insegnano che la Chiesa Ortodossa considera la distruzione dell’ambiente come

conseguenza dell’autonomia dell’uomo da Dio, che trova il suo fondamento sul

dono divino della libertà, cioè sulla possibilità di scegliere tra il bene ed il male,

che è in se stesso il coronamento della persona umana, sia in quanto portatrice

individuale dell’immagine di un Dio personale, che in quanto comunione di

persone “che riflettono, tramite l’unità del genere umano, la vita nella Ss. Trinità

e la comunione delle Tre Persone”. Il Patriarca Bartolomeo, definito come il

“Patriarca Verde”, dichiara che quando gli uomini non riconoscono il valore

della diversità, riducono profondamente anche la gloria della creazione divina.

Ricordando che tutte e tre le Religioni monoteistiche vedono l’uomo non come

dominatore della creazione, ma come suo custode, in relazione con Iddio

creatore, Egli evidenzia continuamente che la volontà del Signore è anche il

mantenimento da parte dell’uomo della fertilità eterna delle risorse naturali, il

rispetto umano verso la creazione naturale di Dio, verso il bellissimo ambiente

naturale, donatoci da Dio. Il medesimo sottolinea inoltre che l’amore del mondo

contemporaneo verso il bene posseduto è in realtà la causa di un gran parte della

distruzione ambientale, visto che “la povertà non è altro che il risultato di un

ladresco sfruttamento e la seguente rovina delle fonti naturali”; ovviamente la

responsabilità è dell’uomo stesso. La Chiesa deve “aiutare l’uomo a rendersi

28 Message des Primats …, o.c., 9; AΡΧΕΙΟΝ ΜΗΤΡΟΠΟΛΕΩΣ ΓΕΡΜΑΝΙΑΣ, Οἰκουμενικὸς Πατριάρχης

Βαρθολομαῖος τῷ Γερμανίας Αὐγουστίνῳ, 18 Σεπτεμβρίου 2008; Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, ο.c., 357-358.

22

conto di tutto ciò e di rendersi attivo verso il misurato sfruttamento delle fonti, il

non perturbamento degli equilibri ecologici ed il mantenimento della capacità

produttiva del pianeta, affinché la povertà venga sconfitta o limitata”29.

12. Conclusione

La Chiesa Ortodossa proclama nel Sinodo del 1986 che tutti i suoi membri

sentono il bisogno di lottare per l’alleggerimento del peso della malattia,

dell’infelicità e dell’angoscia. Dal momento che sono stati beneficati dalla

giustizia divina, devono impegnarsi per una giustizia più completa nel mondo e

per la neutralizzazione d’ogni oppressione. Vivendo quotidianamente la

condiscendenza divina, combattono contro ogni tipo di fanatismo ed intolleranza

tra i popoli e le nazioni. Siccome proclamano continuamente l’incarnazione di

Dio e la divinità dell’uomo, difendono i diritti degli uomini per tutte le persone e

tutte le nazioni. Dato che vivono il dono divino della libertà, tramite l’opera

redentrice di Cristo, possono annunciare in maniera più completa il valore

ecumenico della libertà per tutti gli uomini e tutte le nazioni. Essendo nutriti del

corpo e del sangue del Signore tramite la Divina Eucaristia, sentono il bisogno di

condividere i doni di Dio con i loro fratelli, comprendono meglio la fame e la

privazione e lottano per la loro abolizione. Essi aspettano nuova terra e nuovi

cieli, dove regnerà la giustizia assoluta, quindi combattono hic et nunc per la

rinascita ed il rinnovamento dell’uomo e della società30.

Il Patriarcato Ecumenico, una delle istituzioni internazionali più antiche,

“non smetterà, secondo la voce dell’attuale Vertice del mondo Ortodosso, Sua

Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, di lottare per il rispetto dei diritti

degli uomini e dei popoli, consapevole che così ordina la volontà di Dio. Per noi

la libertà, la giustizia, l’uguaglianza di diritti politici, il diritto della diversa

opinione, la possibilità di accesso all’informazione senza impedimento, la

copertura dei bisogni necessari della vita, la possibilità dell’istruzione e della

cultura spirituale, la libera comunicazione tra persone e popoli, la libera

circolazione di beni, sono importanti componenti della vita, dalle quali nessun

uomo possa essere escluso, indipendentemente dal colore, nazionalità o lingua.

29 Décisions …, o.c., 19–20 ; Χαιρετισμός τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.

Βαρθολομαίου κατὰ τὴν ἔναρξιν τῶν ἐργασιῶν τοῦ Ε’ θερινοῦ Οἰκολογικοῦ Σεμιναρίου Χάλκης (14 Ἰουνίου

1998), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)5 (1998), 398. Cfr. Ev. YFANTIDIS, o.c., 195-208. 30 Décisions …, o.c., 25–26.

23

Per di più la libera espressione del sentimento religioso. Così riteniamo, così

proclamiamo, così crediamo”31.

Ed in Italia, l’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta, con grandi sacrifici,

sotto la saggia guida di Sua Eminenza Rev.ma il Metropolita Gennadios Zervos,

cerca di testimoniare ovunque e sempre il magistero sociale della Chiesa

Ortodossa, servendo, attraverso le sue cellule, cioè le circa 80 proprie parrocchie

e monasteri ed i 60 sacerdoti, tutte le necessità possibili di tutti gli uomini, senza

nessuna distinzione, come fedele seguace della predicazione Paolina: ‘perché tutti

siete uno in Cristo Gesù’: formare persone – fedeli – cittadini che vivono nella

pienezza dell’amore cristiano e contribuiscono nella pace sociale, senza

sentimenti di nazionalismo e di razzismo e godono i doni divini della libertà,

della giustizia e della pace sia interna che sociale; che sono interessati di

acquisire non soltanto beni materiali, ma anche beni spirituali; che, vivendo la

solidarietà e la sensibilità sociale, aiutano il prossimo nei suoi bisogni; che,

attraverso la loro vita spirituale, partecipano al contributo culturale

dell’Arcidiocesi oggi; che educano le generazioni successive, nelle scuole delle

varie istituzioni dell’Arcidiocesi Ortodossa con fondamento e riferimento

all’Iddio dell’amore; che si occupano della scienza e della tecnologia,

proclamando però quotidianamente il ‘sia fatta la tua volontà come in cielo così

in terra’; che utilizzano iil progresso della genetica solo rispettando il valore della

persona umana; che rispettano, per fine, tutto l’ambiente naturale e la creazione

divina.

31 Πρόποσις τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τό πρός

τιμήν τοῦ Ἐξοχ. Προέδρου τῆς Κούβας κ. Φιδὲλ Κάστρο δεῖπνον (14 Ἰανουαρίου 2004), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)11

(2004), 41.