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MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE EMME14 - EDIZIONE GRATUITA FEBBRAIO - MARZO 2011 ANNO III - NUMERO 2 Quando chi sta in alto parla di pace, la gente comune sa che ci sarà la guerra. Quando chi sta in alto maledice la guerra, le cartoline precetto sono già state compilate. (Berthold Brecht) www.webalice.it/meridiano14 DITORIALE T T UALITA’ Photogallery Ricordi di carnevale tra cucina e tradizione.............................di Valentina Papa Il cannolo:..........................................................di Nello Blancato La città sul Meridiano...............a cura di Luca Bongiovanni La Meridiana..............................a cura del Prof. Lorenzo Milazzo ULTURA & URIOSITA’ PAG. 10 PAG. 9 PAG. 8 La fattoria didattica..........................di Sebastiano Infantino PAG. 4 PAG. 5 PAG. 6 Pippo Fava :un esempio per i giovani......................di Marta Caligiore U.N.I.T.A.L.S.I.: una storia di volontariato..........................di Biancosardo “Pagghiara ‘nto cori” premiato Francesco Gallo............di Sebastiano Infantino Lucio Bucello nuovo assessore...............................................di Paolo Valvo TTUALITA’ Discorsi poco conseguenziali PAG. 7 “Figli dello stesso Dio”........................di Donatella Briganti “L’Annunciazione di Antonello” ritorna su tavola..........................................di Nello Blancato Il Palazzolo al comando del campionato d’eccellenza ...............di Paolo Valvo PAG. 12 PAG. 11 PRINT Realtà reale e realtà raccontata Sulle montagne russe dell’informazione Dai cablo di Wikileaks alle rivolte nel mondo arabo, dalle catastrofi naturali agli incidenti nucleari conseguenti, passando per gli scandali a luci rosse della politica italiana, la crisi politica, la crisi economica, la crisi petrolifera, gli ultimi efferati fatti di sangue con giovanissime vittime. Diciamo che la realtà reale, ultimamente, purtroppo non ha mancato di fornirci argomenti di discussione quanto mai vari. La domanda invece è unica in ogni caso, unica e comune a tutto, oltre che comune a chi non ama fermarsi alla superficie delle cose: “Ma qual è la verità? Dov’è la verità?” Uno pensa che l’unica cosa in cui credere, in fin dei conti, sia ciò che si vede, cioè le immagini televisive e le fotografie. Molto meglio di ciò che viene raccontato, visto che raccontare “oggettivamente” è una abitudine che si sta via via perdendo ai giorni nostri. Ma l’immagine, invece, dovrebbe essere oggettiva (San Tommaso docet). Ed invece in ognuno degli accadimenti dell’ultimo periodo, racconto o immagine che sia, c’è sempre qualcosa che appare come oscuro, in- spiegabile, lacune in cui la verità si cela o dietro cui viene celata, notizie quanto mai diverse se non a volte discordanti. E non è solo una sensazione. PAG. 3 di Luca Bongiovanni VITA NOTTURNA A PALAZZOLO

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MENSILE DELL’aSSocIazIoNE EMME14 - EDIZIONE GRATUITA

FEBBRAIO - MARZO 2011ANNO III - NUMERO 2

Quando chi sta in alto parla di pace, la gente comune sa che ci sarà la guerra.

Quando chi sta in alto maledice la guerra, le cartoline precetto sono già

state compilate. (Berthold Brecht)ww

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D I T O R I A L E

T T U A L I T A ’

Photogallery

Ricordi di carnevale tra cucina e tradizione.............................di Valentina Papa

Il cannolo:..........................................................di Nello Blancato

La città sul Meridiano...............a cura di Luca Bongiovanni

La Meridiana..............................a cura del Prof. Lorenzo Milazzo

U L T U R A & U R I O S I T A ’

PAG. 10

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La fattoria didattica..........................di Sebastiano Infantino

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Pippo Fava :un esempio per i giovani......................di Marta Caligiore

U.N.I.T.A.L.S.I.:una storia di volontariato..........................di Biancosardo

“Pagghiara ‘nto cori”premiato Francesco Gallo............di Sebastiano Infantino

Lucio Bucello nuovo assessore...............................................di Paolo Valvo

T T U A L I T A ’

Discorsi poco conseguenziali

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“Figli dello stesso Dio”........................di Donatella Briganti

“L’Annunciazione di Antonello” ritorna su tavola..........................................di Nello Blancato

Il Palazzolo al comando del campionato d’eccellenza ...............di Paolo Valvo

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PAG. 11

P R I N T

Realtà reale e realtà raccontata Sulle montagne russe dell’informazione

Dai cablo di Wikileaks alle rivolte nel mondo arabo, dalle catastrofi naturali agli incidenti nucleari conseguenti, passando per gli scandali

a luci rosse della politica italiana, la crisi politica, la crisi economica, la crisi petrolifera, gli ultimi efferati fatti di sangue con giovanissime vittime. Diciamo che la realtà reale, ultimamente, purtroppo non ha mancato di

fornirci argomenti di discussione quanto mai vari.La domanda invece è unica in ogni caso, unica e comune a tutto, oltre

che comune a chi non ama fermarsi alla superficie delle cose: “Ma qual è la verità? Dov’è la verità?”

Uno pensa che l’unica cosa in cui credere, in fin dei conti, sia ciò che si vede, cioè le immagini televisive e le fotografie. Molto meglio di ciò che

viene raccontato, visto che raccontare “oggettivamente” è una abitudine che si sta via via perdendo ai giorni nostri. Ma l’immagine, invece,

dovrebbe essere oggettiva (San Tommaso docet).Ed invece in ognuno degli accadimenti dell’ultimo periodo, racconto o immagine che sia, c’è sempre qualcosa che appare come oscuro, in-

spiegabile, lacune in cui la verità si cela o dietro cui viene celata, notizie quanto mai diverse se non a volte discordanti.

E non è solo una sensazione.

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di Luca Bongiovanni

VITA NOTTURNA A PALAZZOLO

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MER

IDIA

NO14 PROPRIETARIO ED EDITORE

Associazione “Meridiano 14”.PRESIDENTE Luca BongiovanniVICE-PRESIDENTESalvatore GuglielminoDIRETTORE RESPONSABILERoberto RubinoSEDE LEGALE – DIREZIONE E REDAZIONEvia Milano 2 - 96010 Palazzolo Acreide (SR)

STAMPATORITipolitografia Geny S.n.c., via Canale 75, 96010 Canicattini Bagni (SR)

Per Pubblicità contattare lo 0931881893/3337236336 email: [email protected]

Registrazione Tribunale di Siracusa n. 15 del 05-12-2008Numero chiuso in tipografia il 21/03/2011Gli articoli originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono

UFFICIO STAMPAe-mail: [email protected] Stefania SardoPROGETTO GRAFICOFrancesca Carpino, Giulio Cordischi, Salvo Guglielmino GRAFICA E IMPAGINAZIONEGiulio Cordischi

Pensiamo a Wikileaks: qualcuno avrebbe mai pensa-to che diplomatici internazionali avessero a volte idee così poco “diplomatiche” nei confronti del mondo? Ed intanto ci affidiamo a loro come massime autorità in campo di rapporti internazionali e fra Stati sovrani. Un giorno il mondo arabo si sveglia in rivolta, il baci-no del Mediterraneo si infiamma. Due Stati cambiano assetto politico. La Libia si trova in mezzo (a tutti gli effetti) e Gheddafi dato ormai per spacciato (se non morente) invece resiste e resuscita. Le cifre della car-neficina libica sono varie ed a tuttora non si sa come finirà la faccenda. Tutti accorrono in aiuto morale del popolo libico, poi ci ripensano, poi si pensa all’inter-vento armato, poi qualcosa s’ha da fare, poi non si sa, poi quella città è stata riconquistata dal rais, poi no, poi la città è quella a fianco. E le vittime vanno da cifre modeste a carneficine di dimensioni enormi. Poi no. E via con le immagini di fosse comuni che fosse comuni non sono. Poi le vittime sono 100, poi 10.000, poi sono tutti scappati. Poi chissà. Tsunami. Immagini drammatiche dal Giappone. Dopo un 9.3 della Richter (numeri quasi mai visti) ed un maremoto, le centrali nucleari pensano a completare l’opera. Di mezz’ora in mezz’ora le notizie cambiano: ora esplode tutta la centrale, ora esplode un solo re-attore, ora non esplode nulla ma la centrale ad esplo-dere è un’altra, ora le barre del reattore sono esposte, ora non sono esposte, ora si pompa l’acqua marina ora acqua semplice (che però non arriva o evapora), ora “arrivano i nostri”, ora non arrivano perché per strada si potevano contaminare. Rischio 5, rischio 6, rischio niente. E così via dicendo per gli scandali italiani e le crisi quanto mai varie ed eventuali. Ma allora dov’è il pro-blema? Nelle fonti di informazione “in uscita” ad esem-pio: a volte omissive, a volte poco chiare, a volte pilo-tate. Ma ci si accorge anche che in tutte le situazioni possibili a volte parlano i soggetti e le personalità più disparate, che le notizie escono incontrollate ed incon-trollabili, che ormai ci sono troppi opinionisti e tuttologi in giro. Insomma si sta sulle montagne russe dell’in-formazione perché purtroppo la notizia ai giorni nostri deve informare generando “sensazioni e sentimenti” quanto mai diversi, contrari ed anche estremi, non in-formare e basta. Preferire “poche notizie ma buone”, invece di essere inondati in modo a volte poco accor-

RE D A Z I O N EL A2to? Non sarebbe affatto una cattiva idea.Perchè l’informazione in ultima analisi deve essere re-altà reale e la realtà ci deve essere raccontata come tale ed in quanto tale, a notizia verificata fino allo stre-mo: perché è un nostro diritto. E scusate se è poco, ma vorremmo “sapere”, e soprattutto vederci chiaro e vederci meglio. Per vedere, al di là di tutto, un mondo più vero in mezzo a tante bugie.

Luca Bongiovanni

“AKRAI URBAN LAB: Progetti per Palazzolo Acreide” è il titolo della mostra che verrà inaugurata sabato alle 11 nei locali del Centro espositivo museale delle Tradizioni Nobiliari di Palazzo Rizzarelli-Spadaro, nell’antico quartiere di San Paolo a Palazzolo.La mostra mette in rassegna le migliori tesi di laurea in progettazione urbana e architettonica su Palazzolo, che sono state realizzate da giovani neolaureati della facoltà di Architettura di Siracusa, dell’Università di Catania. I progetti esposti affrontano, attraverso l’esemplare caso di Palazzolo, alcuni temi critici, caratteri-stici della condizione contemporanea delle città. Tra essi emergono attualissimi i temi del recupero/riuso del centro storico, delle marginalità e della permeabilità urbana, resi evidenti nel rapporto tra centro storico e periferie, tra città e campagna, tra città e infrastrutture. All’inaugurazione parteciperanno oltre ai giovani neolaureati autori dei progetti, il sindaco di Palazzolo, Carlo Scibetta, l’assessore comunale all’Urbanistica Rodolfo Guglielmino, il preside della facoltà di Architettura di Siracusa Carlo Truppi, il presidente del Consorzio universitario Archimede Roberto Meloni, il presidente del Centro espositivo museale delle Tradizioni Nobiliari Titti Zabert Colombo, i docenti relatori dei progetti.All’inaugurazione ufficiale della mostra seguiranno, nel pomeriggio, le presentazioni dei lavori e una tavo-la rotonda, coordinata dalla professoressa Francesca Castagneto, docente della facoltà di Architettura di Siracusa. Alla tavola rotonda parteciperanno anche il professore Francesco Cellini, preside della facoltà di Architettura dell’Università di Roma Tre e il professore Angelo Torricelli, preside della facoltà di Architettura civile del Politecnico di Milano, entrambi autorevoli accademici e architetti di fama internazionale.La mostra rimarrà aperta fino a domenica 8 Maggio.

SI INAUGURA A PALAZZOLO AKRAI URBAN LABProgetti per Palazzolo Acreide

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3AT T U A L I T A ’Sebastiano Vacirca – Mentelocalecom’è cambiata la vita notturna a Palazzolo? “Sicuramente la vita notturna a Palazzolo è cambiata in peggio. Da 10 anni a questa parte si è assistito all’aumento del consumo di droga, soprattutto cocaina, che prima aveva un target dai 25 ai 35 anni, ora in modo preoccupante dai 14 anni in su. La cocaina ha un effetto come “anestetico” ed i ragazzini riescono a bere di più. E’ noto che l’effetto della cocaina ad un certo punto svanisce, e lì subentra l’alcool con tutto ciò che questo comporta fra risse, caos e quant’altro. La situazione non è più tranquilla come una volta.”come vi comportate con la gente che vedete un po’ “brilla”? continuate a servire alcoolici? E l’etilometro?“Dal punto di vista commerciale cinicamente a volte continuiamo a dare l’alcoolico, però se vediamo una persona che sta male ci fermia-mo. A volte invece capita che noi ci fermiamo nella somministrazione, ma il cliente vuole continuare a bere anche minacciandoci nel caso in cui non gli serviamo l’alcoolico. Abbiamo acquistato l’etilometro e lo vendiamo anche, in formato digitale. Lo abbiamo da tre mesi circa. Qualcuno ne ha fatto uso, ma per molti è ancora un gioco.”orari di chiusura?“Alle 2 dobbiamo interrompere la somministrazione di alcolici ed alle 3 sgomberare l’area. Nelle serate con più afflusso di clienti, tipo nel week-end, visto che tutto il resto della settimana è deludente, prolunghiamo di mezz’ora. A volte ci hanno fatto chiudere anticipatamen-te, a causa di chiamate anonime per disturbo della quiete pubblica. In realtà bisognerebbe capire che è giusto che chi si vuole divertire abbia la possibilità di trovare il divertimento in loco senza spostarsi da Palazzolo. Alla fine siamo in centro storico e se si organizza un giorno alla settimana un po’ di attività ricreativa musicale è anche giusto. In altri contesti i centri storici sono dei giovani e si organizza il divertimento senza problemi.”come vedete la vostra attività in relazione al paese? “Quando abbiamo aperto Mentelocale avevamo un visione differente: volevamo organizzare cineforum, attività varie, sala lettura libri Ma abbiamo visto in seguito che ad esempio i libri esposti venivano strappati. Quando poi si entra nel normale sistema dei pagamenti, la visione cambia totalmente. Noi siamo al secondo anno di attività. Abbiamo fatto un investimento molto alto che stiamo ripagando col lavoro. Invitiamo tutti a darsi da fare quindi per il bene della nostra comunità.”

Corrado Briffa – Briffa Barcom’è cambiata la vita notturna a Palazzolo? “La vita notturna di Palazzolo è cambiata seguendo la generazione. Io ho il bar da 6 anni. Esisteva una generazione che usciva la sera, diciamo quella che andava dai 28-30 anni in su. Questa generazione purtroppo è scomparsa da Palazzolo: alcuni si sono sposati, altri sono andati a lavorare fuori. Ci troviamo quindi a confrontarci con la nuova generazione: 18enni, 19enni. E con la nuova generazione si sta andando in peggio, perché la vecchia generazione, come la mia, aveva altri svaghi. Questa nuova generazione la vedo invece troppo esagitata”.come vi comportate con la gente che vedete un po’ “brilla”? continuate a servire alcoolici? E l’etilometro?“Generalmente tentiamo di sviare in qualche modo, o facendo quattro chiacchiere o dicendo che il bar sta chiudendo. Per quanto riguarda l’etilometro, io l’ho ordinato e dovrebbe arrivare a giorni: verrà messo a disposizione dei clienti che vogliono usufruire di questo servizio.” orari di chiusura?“Con i tempi di crisi che ci sono attualmente, abbiamo soltanto due giorni a settimana, il venerdì ed il sabato, in cui si può sforare come orario: si può chiudere alle 3, alle 4, ma si può benissimo chiudere anche alle 2. Effettivamente con la crisi che c’è, e che a Palazzolo è molto accentuata, non ci sono più le grosse comitive e non ci sono più soldi da spendere come in passato. Fino ad un paio di anni fa, quando ancora la crisi non era arrivata, si riusciva a stare aperti fino alle 5-6 di mattino, seppur sbagliato, perché comunque ci sono delle regole da rispettare”come vedete la vostra attività in relazione al paese? “Da un anno siamo in piena crisi. Ho un bar frequentato da giovani. Chi non lavora non spende più come una volta e se si esce, si esce solo il venerdì ed il sabato. Fino ad adesso è una crisi molto accentuata. Speriamo che qualcosa cambi altrimenti sono guai per tutti.”

VITA NOTTURNA A PALAZZOLO la voce dei gestori

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AT T U A L I T A ’4LUCIO BUCELLO NUOVO ASSESSORE

La rubrica sulle politiche energetiche è una novità che risponde a quella che è una necessità per un settore che va seguito con molta attenzione a causa dell’inci-denza che i costi energetici hanno sul bilancio.Bucello, subito dopo le elezioni amministrative che lo hanno portato con un’ottima affermazione personale fra gli scranni del civico consesso, ha contribuito a creare, continuando ad appoggiare in toto il program-ma elettorale di Scibetta, il gruppo consiliare del Movi-mento per l’autonomia.Perché dopo l’elezione nella lista civica “Noi per Palazzolo” avete deciso di cre-are un gruppo dell’Mpa in seno alla mag-gioranza in consiglio?“Già prima delle elezioni – afferma il neo assessore al Comune di Palazzolo – avevo abbracciato, insieme ad un gruppo di amici, il progetto autonomista del Presi-dente Lombardo che con forza sta cercando di portare avanti gli interessi del Sud e del popolo siciliano in particolare. Abbiamo deciso di condividere il progetto del sindaco Scibetta, sostenendone il programma, e subito dopo le elezioni mi è sembrato giusto dichiarare la mia appartenenza al Movimento per l’autonomia e creare un gruppo a cui hanno aderito anche Luciano Salonia, Piero Cannata e Pietro Spata”.Quale è la vostra posizione su due impor-tanti temi che il consiglio comunale ha dovuto affrontare in questi ultimi mesi: la creazione del Parco degli Iblei e la priva-tizzazione dell’acqua? “Siamo assolutamente contrari – continua Bucello – alla privatizzazione dell’acqua. Abbiamo condiviso la decisione del Sindaco di non cedere la gestione del servizio alla Sai8. Siamo contrari per due ragioni fon-damentali: l’acqua è un bene pubblico che non può essere privatizzato ed inoltre a Palazzolo viene gestito con un servizio molto efficiente. Siamo, altresì, contra-ri all’attuale perimetrazione del Parco degli iblei che deve essere una risorsa per il territorio e non un ulte-riore vincolo per l’economia già disastrata della nostra zona”.

PIPPO FAVA: un esempio anche per i più giovani

Lucio Bucello, consigliere comunale dell’MPA, dallo scorso Gennaio è entrato a far parte della giunta comunale guidata dal Sindaco Carlo Scibetta. Si occuperà di agricoltura, sviluppo economico, commercio, polizia municipale, territorio e politiche energetiche.

Quali sono i suoi progetti per un settore, quello dell’’agricoltura, che è trainante per la nostra economia ma che attual-mente è in profonda crisi? “Purtroppo, le competenze in materia di agricoltura sono interamente demandate alla Regione Sicilia. Noi possiamo solo svolgere un lavoro di coordinamento e di informazione per gli eventuali bandi che la Regione Siciliana emette, anticipandovi già che se ne preve-dono molti sul risparmio energetico per le aziende agricole. Inoltre, stiamo seguendo con particolare at-tenzione la procedura amministrativa per la realizza-zione del frigomacello comprensoriale, che potrebbe dare una vigorosa spinta allo sviluppo economico del comprensorio montano”.Quale è il progetto più ambizioso che in-tende realizzare nel corso del suo man-dato?

Il neo assessore Lucio Bucello e il Sindaco Carlo Scibetta

durante il giuramento.

“Sto lavorando ad un progetto molto ambizioso ed in-novativo; la stesura di un documento programmatico che agisca direttamente sul risparmio energetico e che possa, inoltre, offrire possibilità di sviluppo in tal senso: il Piano energetico comunale. Si tratta di una pianificazione, anche se per noi non obbligatoria (ob-bligatoria solo per i comuni al di sopra dei 50.000 abi-tanti), che permette di programmare il risparmio ener-getico dell’Ente. Presto sarà individuato un gruppo di lavoro che si occuperà della redazione del suddetto piano e che coinvolgerà anche l’Assessorato comuna-le all’Ambiente. Il piano, strumento indispensabile per permettere all’Ente di migliorare l’efficienza energeti-ca, riguarderà non solo gli edifici pubblici ma, grazie a modifiche che effettueremo al regolamento edilizio, anche quelli privati soggetti a ristrutturazione o di nuo-va costruzione”.

Paolo Valvo

Nella nostra società moderna “le mafie” costituiscono ancora un fenomeno rilevante. Noi palazzolesi abbiamo avuto la fortuna di avere, come nostro concittadino, un grande uomo: Giuseppe Fava, per tutti Pippo. E’ stato scrittore, giornalista e drammaturgo italiano, oltre che saggista e sceneggiatore. Direttore del “Gior-nale del Sud” venne in seguito licenziato e decise così di fondare il secondo giornale antimafia in Sicilia, “I Siciliani”. Carismatico ed intellettuale, nonostante scrivesse an-che di calcio e cinema, produsse i suoi lavori migliori con una serie di interviste ad alcuni boss di “Cosa No-stra” come Calogero Vizzini e Giuseppe Genco Rus-so. Fava riteneva che il fenomeno mafioso fosse una sorta di rigurgito culturale tutto siciliano, che si caratte-rizzava in modo diverso da una città all’altra. Si batté senza sosta per i propri ideali e lo caratteriz-zava, altresì, un concetto etico del giornalismo: per lui un giornale fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere

pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, sollecita la costante attuazione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Erano le 22:00 del 5 gennaio 1984 quando Pippo, ritenuto ormai un ostacolo per le attività mafiose, fu ucciso con cinque colpi alla testa. Dal gennaio 2007, per ricordare il suo coraggio e la sua ostinazione, è stato istituito un Premio Nazionale e un Premio Giovani, che si svolge annualmente, ogni 4 gennaio, a Palazzolo Acreide, organizzato dal Coor-dinamento Giuseppe Fava. Il 7 dicembre 2010, gli alunni del Liceo “Platone” han-no partecipato ad una conferenza che si è tenuta nella Sala dell’ ex biblioteca, presso il Palazzo di Città di Palazzolo. All’incontro sono stati presenti Elena Fava, figlia di Pippo, e Luigi Politano, autore del libro “Lo spi-rito del giornale”. Gli alunni hanno così avuto modo di visionare un filmato con le interviste fatte da Fava ai nobili dei circoli da lui frequentati, fra i quali il vecchio Circolo di Cultura “Gabriele Judica”. Elena Fava quindi ha illustrato in generale il problema

della mafia e le conseguenze negative che si riversa-no sulla nostra società. Ha infine parlato dell’intero cammino del padre, sottolineando che la sua morte avvenne perché, a differenza di molti altri giornalisti, aveva avuto “il coraggio di parlare”, di denunciare co-loro che contribuivano alle attività mafiose. Tuttavia, nonostante la trattazione di argomenti così importanti ed attuali, alcuni ragazzi si sono mostrati poco interessati all’ argomento: Elena cercava di sti-molarli a fare domande, a chiedersi il perché della ma-fia e come potremmo sconfiggerla.Ecco. Proprio su questo vorrei indurre una riflessione. Ormai da tempo “le mafie” tentano di prendere il so-pravvento nella nostra società, servendosi anche del-la legge dell’omertà (o più comunemente: non vedo, non sento e non parlo). Tutti ci sentiamo estranei al fenomeno. Ma molti indossano “paraocchi” per paura. Cerchiamo, anche noi giovani, come tutti, di abbattere queste paure e rendiamoci degli uomini veri e corag-giosi proprio come il grande Pippo.

Marta Caligiore

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11 FEBBRAIO 1858L’UNITALSI…UNA STORIA DI VOLONTARIATO

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11 febbraio 1858: 153 anni fa si verificava una delle più importanti “mariofanie” di tutti i tempi. Maria, Nostra Signora di Lourdes si mostrava nella Grotta di Mas-sabielle ad una giovane Bernadette. Da allora questo luogo è divenuto meta fisica e spirituale di un nume-ro sempre crescente di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, che vogliono rivolgersi ad “aquerò”, ”quella là”,espressione del dialetto locale (il patois) uti-lizzata da Bernadette per indicare la giovane donna di bianco vestita, con una cinta azzurra e una rosa d’oro su ogni piede, come raffigurato nella statua della Ver-gine presente all’interno della grotta di Lourdes.A distanza di tutti questi anni, il miracolo della fede rivive in tutti coloro i quali entrano in contatto con il “microcosmo” di Lourdes, attraverso l’esperienza del-la sofferenza, della carità e del volontariato. Molti dei nostri giovani volontari unitalsiani, una volta scesi dal treno che li ha riportati a casa di ritorno da Lourdes, hanno cercato ogni giorno di mantenere viva nel loro cuore la fiamma del servizio e dell’amore di Maria, at-traverso una costante attività di volontariato. In occasione del 153° anniversario dell’apparizione, come ogni anno, la chiesa di S. Paolo ha ospitato

La fattoria didattica, realtà in crescita nel nord Italia e in via di formazione in Sicilia, nasce anche nel nostro meridiano. Nasce come fenomeno da approfondire data la sua potenziale forza di tramandare nel tem-po le tradizioni contadine più antiche, in un’epoca che sembra ormai essersi dimenticata dell’importanza di sapere come arrivino nei nostri piatti i cibi che mangia-mo. La fattoria didattica, in genere, si presenta come una struttura di accoglienza che offre ai visitatori la possibilità di approfondire le conoscenze del proprio territorio, di scoprire la bellezza e la perfezione del fun-zionamento della natura, di vivere attraverso esperien-ze ludiche, e in modo più responsabile, il rapporto con la natura. Nei laboratori, recuperando le tradizioni del vecchio mondo contadino, è possibile seguire il per-corso di trasformazione di alcuni prodotti “dal campo alla tavola”, attraverso la riproposizione delle ordinarie pratiche agricole. L’iniziativa è destinata a scolaresche (materne, ele-mentari e medie), gruppi organizzati di bambini (scout, colonie, doposcuola, associazioni ricreative ecc.), co-mitive di famiglie, singoli individui, anziani e gruppi di vario genere.L’unico esempio di questo innovativo laboratorio di sperimentazione “naturale” sul nostro territorio è la struttura “La Maddalena” con i cui responsabili appro-fondiamo l’argomento.“La fattoria didattica – spiegano - è il mezzo migliore per avvicinare l’uomo alla natura, per la qual ragione si dovrebbero incentivare progetti mirati, soprattutto attraverso le scuole, ad organizzare gite e soggiorni presso queste strutture”. Nelle fattorie didattiche sono previsti precisi requisiti relativi alla sicurezza, alle nor-me igienico-sanitarie, agli obblighi di formazione degli operatori e al concreto svolgersi dell’attività didattica nei suoi aspetti logistici, di accoglienza e di percorsi

LA FATTORIA DIDATTICA: esempio di recupero delle tradizioni contadine come strumento di educazione per i più giovani e di rilancio per i prodotti agricoli

“ESPANOLES EN EL MUNDO”:riflettori accesisu Palazzolo

la cerimonia eucaristica organizzata dall’associazio-ne U.N.I.T.A.L.S.I, che ha cercato di ricreare un po’ dell’atmosfera che regna a Lourdes, attraverso la ri-produzione, in piccola scala, della Grotta di Massabiel-le e, sulle note dell’Ave Maria di Lourdes, della tipica fiaccolata (Flambeaux) alla quale hanno partecipato attivamente gli ammalati, accompagnati dal personale unitalsiano.Il Flambeaux, già celebrato in occasione dei festeg-giamenti di Maria SS. Addolorata, in Settembre, si era snodato attraverso le vie del paese coinvolgendo an-cora una volta i disabili, accompagnati dai volontari, e i parrocchiani.Le attività svolte durante quest’anno associativo han-no visto momenti di fraternità, giornate in piscina e ip-poterapia con i disabili, oltre ai numerosi progetti quali “Scuola e volontariato” insieme ai ragazzi della scuo-la media, “Biblioteca in gioco” con la collaborazione della biblioteca comunale e degli alunni delle scuole primarie, Via Crucis nelle case degli ammalati, rosario e altarini nel mese di maggio presso le abitazioni dei ammalati, Santa Messa per l’anniversario di Nostra Signora di Lourdes, Nostra Signora di Fatima, ottava-

rio di S.Paolo, ottavario di S.Michele e ottavario di S. Lucia di Mendola.A partire dal mese di settembre inoltre, su richiesta dei responsabili della Casa di Riposo Maria ss. Annun-ziata, i volontari dell’U.N.I.T.A.L.S.I ogni domenica si recano presso la struttura per accompagnare gli an-ziani alla S.Messa. “Abbiamo accolto di buon grado questo invito nei limiti delle nostre possibilità cercando sempre di essere presenza silenziosa, costante e at-tenta alle esigenze degli ammalati, degli anziani e dei poveri, all’insegna della carità cristiana e della testi-monianza concreta.”, così si esprime Giovanna Scollo, responsabile dei Giovani dell’U.N.I.T.A.L.S.I. L’ U.N.I.T.A.L.S.I accoglie sempre di buon grado chiun-que voglia avvicinarvisi con spirito di servizio e voglia di fare nei confronti dei fratelli meno fortunati.

“Non possiamo fare grandi cose su questa terra, pos-siamo solo fare piccole cose con grande amore”

Con le parole di Madre Teresa di Calcutta auguriamo a tutti i volontari di vivere appieno il loro servizio di carità e amore verso il prossimo.

Biancosardo

formativi. “La nostra struttura – spiegano i respon-sabili - è inserita nell’elenco regionale delle fattorie didattiche e chi vi lavora è accreditato, attraverso provvedimento regionale, come “operatore di fattorie didattiche”. All’interno della struttura – continuano – possono anche essere realizzati corsi di formazione per gli insegnanti, attraverso stage, corsi monotema-tici di breve durata, tavole rotonde, ecc., per formare nuove figure professionali o per supportare le aziende (della provincia) nell’aggiornamento del proprio perso-nale”.Tutte le aziende agricole e agrituristiche che hanno dimostrato di rispettare i requisiti e che sono entrate a far parte dell’elenco regionale delle fattorie didatti-che, rappresentano oggi una rete di realtà che si con-figurano come punti di riferimento per il mondo della scuola e per quanti intendano sfruttare le opportunità territoriali di turismo verde. “Presso la nostra fattoria didattica – concludono i responsabili - è presente una cantina, una sala degustazione ed un laboratorio ove è possibile mostrare ai visitatori le tecniche, le meto-dologie e gli strumenti utilizzati per la realizzazione dei più comuni prodotti agricoli. E’ inoltre in via di predi-sposizione un campo sperimentale che consenta ai visitatori di capire la differenza tra le diverse varietà di frumento ivi presenti, il tutto anche attraverso un ciclo di lezioni specifiche offerte da agronomi e specialisti”. Una vetrina per l’agricoltura del nuovo millennio, in-somma, che oggi non può più prescindere dal vivere attraverso il contatto con il mondo della scuola e at-traverso una rete di relazioni fra produttori e giovani consumatori che sappiano meglio riscoprire, e far riscoprire, il valore culturale, ecologico e tradizionale dell’agricoltura e del mondo rurale.

Sebastiano Infantino

La signora Dolores E. e le bellezze monumentali e paesaggistiche di Palazzolo Acreide, protagonisti del programma televisivo “Espanoles en el Mundo” dedicato agli spagnoli che risiedono all’estero. Tutto è iniziato il 18 febbraio di quest’anno, come ha raccontato il signor Costa, marito della signora Dolores nonché presidente dell’Associazione Culturale “Cibele” di Palazzolo Acreide, quando, le telecamere di TVE, televisione spagnola, si sono accese per la prima volta a Siracusa. Qui hanno incontrato la signora Dolores e sotto la sua attenta guida hanno scoperto i siti più suggestivi della città che fu della ninfa Aretusa, prima di puntare gli obbiettivi su Palazzolo e sulla sua antica storia. La protagonista del programma televisivo spagnolo ha poi condotto tutta la troupe nei luoghi più suggestivi della cittadina iblea e nei posti che hanno particolarmente segnato la sua vita personale, come la chiesa di S.Michele dove si è sposata nel lontano 1978. A completamento dell’intenso tour culturale non poteva mancare l’incontro con l’enogastronomia locale consumatasi nel locale di Andrea Alì “An-drea Sapori montani”, ristoratore del luogo nonché presidente dell’Associazione “Akreidea” che, per l’occasione, aveva preparato piatti tipici del luogo. Un evento importante e alquanto singolare conclusosi, però, con una nota di rammarico, da parte del signor Costa, a causa dell’impossibilità di mostrare alle telecamere di TVE il sito archeologi-co dei Santoni, un gioiello unico al mondo da cui prende il nome la sua Associazione.

la Redazione

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Francesco Gallo premiato al Concorso Nazionale di Pagliara

Tunisia, Egitto, Libia. Una parte di mondo arabo in rivoluzione. Una rivoluzione che può far idealmente piacere: la conquista del-

la libertà, della democrazia (?), i popoli liberi, la liberazione da tirannie di vario genere e specie.

Cose che noi europei, e noi italiani, abbiamo già conosciuto, a volte solo recentemente. Cose che a volte abbiamo cominciato anche a dimenticare. Popolo di smemorati? O ci voglio-no smemorare?Scherzo del destino, festeggiamo una parte importante

della nostra storia, un momento di libertà tutta italiana, fra pro-blematiche da basso impero, crisi economica, politica lontana ed un

giornalismo a volte troppo scoop-Parolo, troppo gossip-Paro, troppo Urla-to. Mondo Arabo - Italia. Andata e ritorno. Mondi così vicini da essere separati solo da bracci di mare. Mondi così lontani, almeno per ora.

E mentre ognuno si fa la propria rivoluzione, con i mezzi che ha, e va a letto con chi meglio crede, i Maya se la ridono... ...ma anche Betelgeuse ed i Principi del Sole.

LA SINDROME DI TOURETTE

Francesco Gallo, giovane poeta palazzolese, si è classificato secondo nel concorso nazionale di “Poe-sia Tarc” svoltosi all’interno della manifestazione “Po-esiArte 2010” del comune di Pagliara (Me). La manifestazione, dedicata alla memoria di Giuseppe Altadonna, poeta di Pagliara recentemente scompar-so, ha previsto una sezione di poesia in italiano ed una di poesia dialettale ove il nostro compaesano si è ottimamente piazzato con l’opera in versi “Pagghiara n’to cori”.“Il talento per la poesia dialettale si è manifestato circa 5 anni fa – spiega Francesco – anche se in verità mi è sempre piaciuto scrivere, sin da bambino, e descrivere i luoghi che da sempre mi hanno circondato”. Ed in effetti, sia la poesia vincitrice del concorso, sia molte altre poesie edite in questi anni da Francesco Gallo, hanno avuto come loro temi principali l’infanzia

“Pagghiara ‘nto cori”

e il ricordo. “Pagliara in particolare – spiega il poeta – è la città d’origine di mia madre e per questo motivo ho voluto dedicarle una poesia”. Da questa cittadina, attraverso le innumerevoli visite, attraverso la narrazione dei luoghi e delle persone, Francesco ha tratto ne-gli anni ispirazione per i suoi encomiabili versi: “Ci sono luoghi – spiega infatti il giovane poeta - che fanno parte della tua infanzia e del tuo vivere quotidiano che non possono essere dimenticati”. E anche i social network hanno contribuito alla realizzazione di questo grande risultato. “Ho saputo dell’esistenza di questo con-corso attraverso Facebook – racconta Francesco - dove ho co-nosciuto l’ideatrice della manifestazione e dove, attraverso uno

scambio di mail, ho completato la redazione del testo e perfezio-nato la partecipazione al concorso”. L’auspicio di Francesco, giovane ed eccellente scrittore, nonché già autore dell’opera in versi “U me paisi”, è che un concorso di poesia possa essere al più presto realizzato anche Palazzolo: “E’ un qualcosa che manca nella nostra comunità e che varrebbe la pena di organizzare affinché anche qui tutti possano celebrare il grande valore della poesia”. Raccogliamo l’auspicio e giriamo l’invito.

Sebastiano Infantino

DISCORSI POCO CONSEGUENZIALI a cura del Cappellaio Matto

il giovane poeta palazzolese

Francesco Gallo

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7CU L T U R A & CU R I O S I T A ’

LA MOSTRA FOTOGRAFICA DI NADIA BONFANTIlità che, anche se tanto desiderata, tarda troppo ad arrivare. - Come nasce l’idea del reportage?- “Ero semplicemente molto curiosa” ammette Nadia. “Da troppo tempo avevo in mente di farlo, ma mi chie-devo come arrivare a loro senza che diffidassero di me, e mi chiedevo come sarebbe stato entrare nelle loro “case” e nelle loro vite. Il tutto con la mia passione per la fotografia, quindi con la voglia di scattare e di immortalare questo mio “viaggio”. Mi sono organizza-ta e sono arrivata a quelli che poi sono diventati miei amici rom, tramite l’Opera Nomadi che mi ha messo in contatto con loro e ha spiegato loro le mie intenzioni”.- Com’è stato entrare in contatto con un campo rom, all’interno di una metropoli come Roma?- “Ho scoperto delle persone molto diverse da come io stessa le immaginavo. Sono stati molto ospitali con

FIGLI DELLO STESSO DIO

Reportage sui campi rom

ROMA - Qualcosa l’ha spinta più in là, fino a quel mon-do rom che sembra così lontano da noi ma abita le nostre stesse città. Nadia Bonfanti, giovane palazzole-se ma romana d’adozione, appassionata di fotografia ormai da anni, è riuscita a catturare, attraverso il suo obiettivo fotografico, visi e sguardi che raccontano più di mille parole. “Figli dello stesso Dio” è il significativo nome scelto per la mostra fotografica che espone le sue “opere” al “Caffè Letterario” di Roma, in collabora-zione con ArteOltre. Il bibliocaffè, unico nel suo gene-re, è uno spazio alternativo, tra un’ampia biblioteca, un lungo bancone bar e un palco che offre sempre buona musica jazz. Qui, mentre si sorseggia o si sfoglia la vita, le foto di Nadia offrono uno spunto di riflessione e mostrano attimi in cui la vita si cerca, per prima cosa, di preservarla. Al freddo gelido o al caldo infernale, senz’acqua e senza luce, alla ricerca di una norma-

lizzato il reportage pochi giorni prima della tragedia, proprio mentre le sue foto sono ancora esposte.- Cosa ti ha regalato quest’esperienza?- “La convinzione che ci deve essere un modo per superare gli odi razziali. Io sono arrivata vestita dei pregiudizi che la società ci cuce addosso, ma mi sono spogliata volta per volta, ogni visita era un pezzo di abito in meno. E ne sono uscita spogliata. La mia voglia di scoprire cosa ci fosse all’interno di quelle baracche e tutt’intorno è stata determinante per farmi accedere a quella realtà con ingenua curiosità”.E’ un approccio positivo, quello della giovane palazzo-lese. Forse l’unico capace di svelarci l’altra parte del nostro stesso mondo, in quell’attimo fuggente cattura-to da uno scatto fotografico.

Donatella Briganti

me. Mi hanno addirittura invitata ad una festa di com-pleanno, a cui ho partecipato volentieri. Hanno voglia di una vita normale, di un lavoro e di una casa. Ma se poi non riescono nemmeno a ricevere assistenza sa-nitaria per i bambini che portano d’urgenza al Pronto Soccorso in condizioni gravi, è inevitabile che la situa-zione diventi insostenibile”.Nadia carpisce attimi irripetibili, come quello in cui un raggio di sole fa capolino tra le nuvole e convince le donne del campo a portare all’esterno della barac-ca un divano su cui adagiarsi. Bimbi che tengono in braccio altri bimbi. Giocattoli rotti che fanno la felicità dei più piccoli. Occhi che urlano una vita già troppo vissuta, per fortuna non già finita tra le fiamme, come successo ai poveri quattro fratellini rom arsi vivi sotto gli occhi ancora disperati della madre. Nadia ha rea-

alcuni scatti tratti dalla mostra fotografica “Figli dello stesso Dio”

di Nadia Bonfanti

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8 CU L T U R A & CU R I O S I T A ’

PHOTOGALLERY

Dodici bellezze della nota agen-zia di Luca Napoli hanno posato gratuitamente per un calendario a scopo benefico: i ricavati, infatti, verranno devoluti a favore dello storico padre spirituale della “Ci-vita” di Catania, Ignazio Mirabella. Le foto sono state realizzate da Enrico Tomasi e Martina Kajfez in collaborazione con Stefano Frassetto.

Bella si nasce

Enrico Tomasi e Martina Kajfez ,

curatori del calendario “Bella si nasce”

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Carri allegorici, maschere buffe, veglioni, scherzi e di-vertimenti, hanno da sempre caratterizzato e arricchito il carnevale palazzolese, che è considerato fra i più antichi e spettacolari di Sicilia. In questo tradizionale “evento” folcloristico, è possibile gustare diversi piatti tipici, preparati ancora oggi secon-do le antiche ricette, rimaste tutt’ora fedeli nel tempo. Un esempio sono “ I maccaruna cu’sucu i maiali”. La preparazione di tale piatto era un momento di grande partecipazione e unione familiare tra grandi e piccini. Secondo le antiche usanze, tutto questo avveniva la domenica precedente il mercoledì delle ceneri, che in-troduceva la quaresima, momento di riflessione, digiuno e preghiera. I “maccaruna” sono ricavati da un vigoroso impasto di farina grano duro, acqua tiepida e sale. Dal composto ottenuto si ricavano bastoncini dallo spes-sore uniforme di un grissino, successivamente tagliato in piccoli rettangoli. Dopodiché con un abile movimento delle mani, bisogna premere sui tocchetti di pasta fre-sca: gli ” spiti” (spiedi, ferri da calza). Sfilati dai ferri, i maccheroni, vengono allineati su una candida tovaglia per asciugare. Dopo l’essiccazione all’aria aperta, la pasta sarà pronta per essere lessata. Infine sarà con-dita con il sugo di maiale (“u’sucu”), ottenuto facendo cuocere per ben tre ore il concentrato di pomodoro (“u strattu”) insieme a pezzi di carne di maiale : la pancet-ta, la salsiccia, il lardo e i “pittinicci” e con l’aggiunta di rametti di finocchietto selvatico, che bisognerà togliere a fine cottura. Qual è lo scopo di tutto questo lavoro? Non è certo il tempo e la fatica impiegati; ma lo straordinario ingre-diente è sicuramente l’amore di chi l’ha preparato.

Valentina Papa

Il nome di questo delizioso dolce siciliano deriva dal latino “canneolus” e significa “internodo della canna”, cioè lo spazio che nella canna passa tra un nodo e l’altro. Si tratta di un fustino, lungo 15 cm e largo 3 circa, at-torno a cui vengono accartocciati i dischetti di sfoglia (le cialde) prima di andare a finire nel padellone con lo strutto. Questi cannelli tradizionali per il loro uso prolungato finivano con il bruciacchiarsi e quindi oggi, per una questione di praticità e soprattutto di igiene, sono stati sostituiti da cilindretti di metallo. Sembra però che la cialda, a contatto con il cannello tradizio-nale attraverso cui traspira l’ardore bollente dell’olio, sia più buona perchè cuoce in modo uniforme anche all’interno.Per Pitrè il cannolo è “la corona del pranzo carneva-lesco”, scrive infatti: “Senza il cannòlu che cosa è il banchetto carnevalesco se non un mangiare senza bere, un murare a secco, lo stare al buio in una con-versazione?”. E a sostegno di tale teoria nel suo “Usi e costumi cre-denze e pregiudizi del popolo siciliano” riporta una gu-stosa ottava composta da un poeta-sacerdote siciliano nell’anno 1685, intitolata per l’appunto “A favore de’ cannoli di Carnevale”: “Beddi cannola di Carnilivari/megghiu vuccuni a lu munnu un ci nn’è/Sù biniditti spisi li dinari,/Ogni cannolu è scettru di ogni Re;/Arri-vanu li donni a disirtari;/Lu cannolu è la virga di Mosè;/Cui nun ni mancia, si fazza ammazzari,/Cui li disprez-za è un gran curnutu affè!” (Bei cannoli di Carnevale, /migliore boccone al mondo non c’è,/sono bene spesi i soldi,/ogni cannolo è scettro di ogni Re;/ arrivano le donne ad abortire;/il cannolo è la verga di Mosè;/chi non ne mangia si faccia ammazzare,/chi li disprezza è un gran cornuto davvero!). La cialda si prepara con farina doppio zero, strutto, zucchero, albume, un pizzico di sale, una strizzata di succo di limone per intenerirla e vino stravecchio per donarle un colore vagamente rosè. La pasta si stira fino ad ottenere una sfoglia tirata al punto giusto, nè troppo sottile nè troppo spessa; quindi con uno stam-po si ricavano dei dischetti del diametro di 10 cm che andranno ad avvolgere, con i lembi leggermente so-vrapposti e pennellati da un collante a base di albu-me d’uovo, i cannelli precedentemente unti di strutto. Le scorce, fritte rigorosamente in abbondante sugna di maiale, saranno pronte quando assumeranno il classico colore dorato. Appena fredde, per liberarle, si tengono delicatamente con le dita della mano sini-stra e con la destra si dà un colpetto ad una delle due estremità del cannello che schizzerà via senza oppor-re resistenza.Per la cialda sono parecchie le varianti e gli ingredien-ti che si possono intercambiare, lo stesso vale per il ripieno che, oltre ad essere di ricotta, può essere di crema pasticciera o alla cioccolata oppure mezzo e mezzo. La ricotta però è la farcia d’elezione di questo dolce il cui consumo ormai non è limitato solo al periodo di Carnevale (a Palazzolo in tale circostanza se ne consumano a migliaia) ma è strettamente legato alla stagione della ricotta che grossomodo va da ottobre a giugno. La ricotta può essere di pecora (meglio) o di vacca, ma deve essere fresca, cremosa. E i pascoli dei monti Iblei, quelli di Jeli il pastore, ancora arcaici, incontaminati, pullulanti di mandrie e di armenti, sono

RICORDI DI CARNEVALE FRA CUCINA E TRADIZIONE

IL CANNOLO SICILIANO dolce specialità di Sicilia

ideali perchè rendono una ricotta grassa, saporita, non gessosa, che lascia in bocca un sapore pieno e corposo.La ricotta fresca, ancora fumante, si lascia per qual-che ora in quarantena dentro un sacco di tela bianca, a scolare fino a quando perde tutto il siero, quindi si aggiunge dello zucchero in ragione di 300 g per chilo, una manciatina di cannella, una di vaniglia, e si amal-gama fino ad ottenere una pasta omogenea ed esente da grumi. Si introduce nel cannolo con l’apposita sac-ca a poche attrezzata di bocchetta o, in mancanza, con un coltello senza punta.Infine si passa al maquillage: prima si “incipria” tutto il corpo con una abbondante spolverata di zucchero a velo strisciato da un sottilissimo filo di cannella e poi si “truccano” i nivei occhi con graniglia di mandorla ab-brustolita o di pistacchio, o di cioccolato, oppure con mezza ciliegia candita o con filetti di scorza d’arancia. Per gustare appieno e in simbiosi le fragranze della cialda e della farcia bisogna riempire i cannoli un’oret-ta prima di consumarli, per dare modo al ripieno di aggredire dolcemente, con i suoi umori, l’eccessiva croccantezza dell’involucro. Un bicchierino di Strega o di Millefiori Cucchi (ad aver-celo!), poi, si sposa a meraviglia con questa preliba-tezza tutta siciliana.

Nello Blancato www.nelloblancato.blogspot.com

Saperi & Sapori

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Le idee rivoluzionarie che hanno cambiato lanostra comprensione del mondo e la nostra vita - PARTE IINell’articolo di dicembre abbiamo visto come l’idea di Anassimandro di una Terra tondeggiante e sospe-sa nello spazio e, soprattutto, l’intuizione di Pitagora sulla matematica quale unico strumento per com-prendere il mondo in cui viviamo, abbiano portato gli astronomi greci ed alessandrini a calcolare con buona precisione il diametro della Terra, la posizione dei pianeti nello spazio e le loro orbite. L’aver scoperto che l’universo può essere descritto da leggi matematiche ha portato Tolomeo, nel II° se-colo d.C., col suo Almagesto, a sviluppare un modello cosmologico con la terra immobile al centro dell’uni-verso, circondata da otto sfere concentriche che trasportavano la Luna, il Sole, i 5 pianeti conosciuti (Mercurio, Marte, Giove, Venere e Saturno.) e le Stel-le fisse. Le traiettorie di questi corpi celesti ruotanti attorno alla Terra erano delle circonferenze.Nel mondo romano e cristiano, per motivi poco chia-ri, lo sviluppo della conoscenza razionale del mon-do rallenta e quasi si ferma per circa un millennio. Il primo cristianesimo, anzi, avversa e combatte la ricerca scientifica. E’ nel Rinascimento con Coperni-co (1505/43) che il cammino della ricerca riprende. Dobbiamo proprio a Copernico la Rivoluzione per antonomasia. Copernico si accorge che il sistema Tolemaico con al centro il Sole al posto della Terra e considerando le orbite dei pianeti non sempre per-fettamente sferiche, descrive con maggior precisione tutto l’universo conosciuto.Nel suo libro “De Revolutionibus”, che pubblicherà quasi in punto di morte per timore di una scomuni-ca del Papa, parla per la prima volta di “Rivoluzione” usando questa parola per descrivere il movimento della Terra intorno al Sole.

LA MERIDIANA Rubrica scientifica del prof. L. Milazzo

LA RICERCA E LA SCIENZA

Ecco il grande cambiamento, la rivoluzione: per la pri-ma volta la Terra è vista come un pianeta che viaggia nello spazio, assieme ad altri pianeti ruotanti tutti in-torno al Sole.Fermiamoci un attimo a considerare questo profondo cambiamento nel considerare il mondo in cui viviamo.Per più di un millennio si è creduto che la Terra fosse ferma al centro dell’universo ed ora Copernico dimo-stra che il nostro pianeta non è al centro e fermo, ma si muove nello spazio a velocità pazzesca con noi sopra! Ma perché quest’idea di Copernico è così importan-te?I°) Cambia il modo di pensare lo spazio, il tempo, il movimento. Se la Terra gira intorno al Sole (30.000 Km al secondo!) ed intorno a se stessa, vuol dire che noi ci stiamo muovendo. Allora le cose, gli oggetti sul-la Terra sembrano ferme o lo sono veramente? Cosa vuole dire essere fermi?Si verifica cioè un sostanziale ripensamento di tutto per accettare che ci stiamo muovendo nello spazio a quella pazzesca velocità.II°) Se la Terra è un pianeta come gli altri, anche per essa valgono le leggi matematiche che governano il moto degli altri pianeti e quello dei corpi sulla terra. Ciò darà modo a Galileo (1600) di indagare il moto dei corpi e di scoprirne le leggi che lo regolano.III°) Copernico, riprendendo il sistema di Tolomeo ,non esita a modificarlo se riesce a spiegare meglio la natura. E’ questo spirito critico l’aspetto veramente rivoluzionario: non ci sono regole fisse ed immutabili, tutto si può discutere e cambiare. Si può fare sempre meglio. Il libro di Copernico riporta al centro dell’atten-zione lo spirito greco. Questo spirito critico e aperto, che è anche fiducia nell’intelligenza dell’uomo e nella

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sua creatività e che si era assopito per centinaia di secoli, rinasce.Con Keplero, contemporaneo di Galileo, il “Sistema Copernicano” viene perfezionato con l’introduzione delle orbite ellittiche. Duemila anni di cerchi e sfere celesti vengono gettati via. Non più le sfere imperniate su sfere di Tolomeo e Copernico ma uno spazio immenso dove i pianeti viaggiano su orbite ellittiche guidati dalla matematica. A coronare, poi, questa incredibile avventura giunge Isaac Newton.Egli comprende che le leggi matematiche che regola-no il moto dei pianeti trovate da Keplero e le leggi che regolano il moto dei corpi sulla Terra trovate da Gali-leo Galilei sono aspetti di uno stesso insieme di leg-gi: le leggi della dinamica e quella della gravitazione universale. Newton ha trovato le leggi che governano il moto dei corpi sulla Terra e nel cielo! Newton ha introdotto l’idea di uno spazio vuoto e re-golare, descritto dalla geometria di Euclide, nel quale si muovono tutte le cose. Non più l’idea di un mondo pieno di cose, ma quella di un mondo vuoto dove le masse corrono libere. Lo spazio come una tavola di legno su cui si muovono pianeti e corpi celesti. Riguardo al tempo, Newton dice che non c’è nes-sun modo per misurare direttamente il tempo, ma che possiamo immaginarlo come una variabile delle equazioni del moto che non possiamo misurare di-rettamente. Il tempo, dunque non si vede mai ma si ipotizza che esista e che scorra. A questa straordinaria scoperta seguirà un’immensa esplosione scientifica che vedremo in seguito.

CITTÀ SUL MERIDIANO

Olofström è una località nonché la sede della Munici-palità di Olofström, nella Contea di Blekinge in Svezia, con 7382 abitanti nel 2005. L’aumento dell’uso delle automobili fra il 1950 ed il 1960 è stato il più grosso propulsore di sviluppo per la municipalità. Ad oggi la VOLVO è il più grande datore di lavoro di Olofstrom. Nel maggio 2005 la città di Olofstrom pianificò la co-struzione di pannelli solari sui tetti di sette abitazioni condominiali. Se terminato, tale progetto sarebbe stato il più grande parco solare delle regioni del Nordeuropa ed avrebbe prodotto fra 70.000 e 100000 kilowatt/ora all’anno. Questi pannelli sono stati prodotti nel piccolo villaggio di Vilshult, 10km a Nord della città.Comunque, sembra che tale progetto, ugualmente ad altre iniziative verdi, non sia mai stato completato. fonte: www.wikipedia.itL.B.

Anche Olofström si trova sul Meridiano14

Olofström - Coordinate: 38°33′49″N 14°50′16″E

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LA MERIDIANA Rubrica scientifica del prof. L. Milazzo

L’ “ANNUNCIAZIONE” DI ANTONELLO “RITORNA” SU TAVOLAl’ultima fatica di Enzo Nieli

Il 23 agosto del 1474 il sacerdote Juliano Manjuni stipulò un contratto con Antonello da Messina per dipingere una “Annunciazione” per la chiesa dell’Annunziata di Palazzolo Acreide. La pala, 180x180 dipinta ad olio su legno, fu completata verso la fine del mese di novembre e “fu collocata sull’Altare maggiore con tutti gli onori e la gioia dei devoti”.Quando nel luglio del 1866 lo Stato decise di incamerare i beni ecclesiastici, i procuratori dell’Annunziata pensarono bene di nascondere la preziosa pala di Antonello in qualche umido ripostiglio, anzi, secondo la credenza popolare, pare che sia stata addirittura sotterrata nell’orto attiguo alla chiesa. Così il capolavoro fu sottratto alla confisca ma non ad un irrimediabile deterioramento strutturale e coloristico.Nei primi di dicembre del 1897, di concerto con Paolo Orsi, lo studioso Enrico Mauceri, incaricato di compilare un catalogo delle opere d’arte della provincia e al corrente dell’esistenza di quest’opera, si recò presso la chiesa dell’Annunziata di Palazzolo e: […] “Povera tavola caduta poi in disgrazia, perché troppo vecchia e sciupata! Era posta su in alto, a sinistra di chi entrava, nel modesto tempio, ed ebbi bisogno di una scaletta a pioli e di una candela per vederla, e distinguerne bene la figurazione…” Egli stesso con il conforto di Paolo Orsi e altri, l’attribuì ad Antonello al contrario del pittore locale Giovanni Tanasi che aveva dato la paternità al Perugino. La sua tesi venne ulteriormente suffragata nel 1903 dal ritrovamento, ad opera di Gaetano La Corte Callier, del documento di allogazione.L’opera, gravemente compromessa dal tarlo e dall’umidità, fu acquistata nel 1907 da Mauceri per appena 700 lire, e nel mese di giugno fu trasferita al Regio Museo di Siracusa per passare definitivamente nel 1940 al Museo di Palazzo Bellomo, capolavoro più ammirato di tutto il percorso espositivo.Nel 1914 la tavola fu spedita a Milano dal celebre Cavenaghi, restauratore del Ce-nacolo Vinciano, il quale, dato lo stato di estremo deperimento della pala, traspose l’originale dal supporto ligneo alla tela. Tale operazione, comunque, rese il dipinto estremamente fragile. Alla fine degli anni Trenta il quadro passò per un nuovo restau-ro alla Galleria degli Uffizi di Firenze e poi nel 1942 all’Istituto Centrale del Restauro di Roma sotto la direzione di Cesare Brandi. Nel 1987, il Museo Bellomo di Siracusa affidò un ulteriore restauro al prof. Ernesto Geraci di Messina. Infine nel 2007 l’opera è stata inviata a Roma presso l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro sotto la direzione tecnica del prof. Giuseppe Basile. Egli stesso nella conferenza del 5 gennaio u.s. ha illustrato presso la chiesa dell’Annunziata di Palazzolo il lungo e complesso lavoro a cui è stata sottoposta l’opera.

Il capolavoro di Antonello è stato in mo-stra a Brera nel 1914, a Roma nel 1942, a Messina nel 1953 e nel 1981, a Roma presso le Scuderie del Quirinale nel 2006, a Siracusa nel 2009 prima della riapertura del museo Bellomo.Oggi l’artista palazzolese Enzo Nieli si propone con una vera e propria “clonazio-ne” su tavola della pala di Antonello, così com’era prima della sua trasposizione.

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CONVERSAZIONE CON ENZO NIELI

Enzo, cosa ti ha spinto a riprodurre su tavola il capolavoro di Antonello da Messina? Dopo i Santoni ho sentito forte l’impulso di prendere in considera-zione un’altra opera che ha dato lustro a Palazzolo e questa non poteva essere che l’Annunciazione di Antonello. L’originalità della mia iniziativa consiste nel fatto che la mia riproduzione non è come quella di Orciani del 1999 su tela e completa di tutte le parti man-canti, bensì è su supporto ligneo così come la realizzò Antonello nel 1474 ma nello stesso stato disastroso in cui fu riscoperta da Mauceri nel 1897.Prima di accingerti a questa nuova fatica hai pensato di fare uno studio approfondito sull’opera di Antonello?Certamente, bisognava andare ad acquisire gli elementi principa-li delle tecniche utilizzate allora da Antonello, capire le scelte e le impostazioni della sua pittura. Di conseguenza mi sono imposto di realizzarla con le sue stesse tecniche. Ho studiato soprattutto la struttura lignea che risultava essere composta da 5 tavole di noce tenute assieme da ammicciature a coda di rondine. La mia più che trentennale esperienza di ebanista-restauratore mi ha permesso, seppur con le inevitabili difficoltà, di procedere con fiducia nel lavoro sicuro di portarlo a termine.Allora, quali sono le tecniche che hai messo in atto? Prima di incominciare il lavoro vero e proprio ho fatto assestare per bene le tavole lasciandole all’aperto per un’intera estate, poi le ho sottoposte a trattamento antitarlo. Le cinque tavole, questa volta in pioppo poiché questo legno rispetto al noce è meno soggetto al tar-lo, sono tenute assieme con colla Cervione, la stessa usata ai tempi di Antonello, con chiodi originali di fabbro e con le stesse ammiccia-ture a farfalla. Su questa base, dopo averla sottoposta ad un trattamento di invec-chiamento-indurimento prima ho incollato il cencio della nonna, un tipo di tela a trame larghe che serve a bloccare meglio il legno, poi con colla di coniglio ho applicato il gesso, quindi sono passato alla carteggiatura e alle varie fasi che precedono la pittura. Il disegno come lo hai realizzato ?Avendo come modello una fotografia dell’Annunciazione. Colla tec-nica dei quadretti ho disegnato il soggetto su carta lucida e poi l’ho riportato, ingrandendolo nelle misure originali, sulla base già pron-ta.Quali tipi di colori hai utilizzato? I colori sono rigorosamente ad olio, così come nell’opera autentica. D’altra parte Antonello fu uno dei primi in Italia ad adottare la tecnica della pittura a olio. Per avere i colori i più fedeli all’originale ho dovu-to provare e riprovare tante volte sino a quando ho trovato la giusta tonalità cromatica.Come hai fatto ad ottenere gli “effetti speciali”?Finita la fase della pittura, sono passato a grittarla, è una tecnica che visivamente dà la sensazione di vecchio, come se ci fossero dei distacchi della mestica, poi ho tracciato i segni quasi invisibili che una volta lasciava il particolo (il grande segaccio usato in due) quando si tagliava la cianca. Infine sono passato alla parte più ori-ginale del mio lavoro: il ripristino delle zone marce e tarlate. Nella chiesa dell’Annunziata ho avuto la fortuna di trovare abbandonati in un angolo del ripostiglio frammenti di antico legno di noce tarlati e consunti. Ho sottoposto queste “reliquie” a un trattamento antitarlo particolare e poi a indurimento, quindi ho preparato dei pezzetti di questo massello marcio di 2, 3 mm uguali nel numero e nella forma alle parti rovinate dell’originale. Poi ho intagliato la pittura già finita modellando degli incavi dove andare ad incastrare i pezzi “marci”, esattamente negli stessi punti dove pala Antonelliana è rovinata. Quanto tempo hai impiegato per portare a termine questo la-voro?Ho iniziato nel mese di marzo 2009 con la preparazione del suppor-to in legno. A settembre sono passato alla base e al disegno e poi a tutto il resto. Ho finito il 16 novembre dello scorso anno. Ho fatto un calcolo approssimativo: mediamente ho lavorato due ore al giorno per più di 400 giorni. Quali sensazioni hai provato alla fine di questa tua estenuante fatica?Emozione, tanta emozione. Appena ho completato il quadro l’ho co-perto e non l’ho voluto più vedere, mi sentivo stordito. Dopo qualche tempo sono andato a scoprirlo e sono rimasto scioccato, mi sono emozionato come se l’avessi visto per la prima volta, mi veniva da piangere. Non credevo ai miei occhi… non mi convincevo di essere stato io l’autore di tale impresa. “Qualcuno” dall’alto mi ha illuminato, mi ha guidato la mano mentre lavoravo. Tra le tante opere che ho realizzato questa è quella che mi fa venire un groppo in gola.Quale sarebbe per te il posto giusto per quest’opera?La chiesa dell’Annunziata, o in alternativa il Palazzo comunale ma collocata in un punto strategico.

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L’Ac Palazzolo, affidatario della Piscina comunale “Alfredo Leone”, rilancia la gestione dell’impianto di via Campailla con nuove e importanti attività. Rimarrà identica la gestione tecnica che da tempo è affidata al Dottor Corrado Cianci quale responsabile della gestione dei corsi. All’interno della struttura di contrada Cugnarelli è oggi possibile svolgere nuoto elementare e di perfezionamento, aquagym, palla-nuoto, nuoto post riabilitativo, nuoto agonistico e pre agonistico. Queste due ultime attività, in particolare, sono al centro del rilancio della struttura avvalendosi nella preparazione dei ragazzi della collaborazione di Marco Conti dell’Ortigia Siracusa. I piccoli nuotatori palazzolesi hanno partecipato con successo alle gare F.I.N. e A.C.S.I tenutesi a Paternò, Pozzallo e domenica 20 febbraio a Palazzolo. Nella struttura palazzolese, in particolare, si sono contraddistinti, Lorenzo Mizzi giunto primo sia 25 metri a farfalla che nei 25 a stile libero della categoria B. Per le ragazze si sono messe in evidenza nella categoria C le sorelle Alice e Martina Papa. Alice si è classificataprima nei 25 metri dorso e seconda nei 25 metri stile

Manca solo la matematica certezza per sancire il ri-torno del Palazzolo nel massimo campionato dilettan-tistico. L’aritmetica sicurezza arriverà contro l’ormai ritirato Paternò che da diverse giornate non scende più in campo. La vittoria nell’atteso derby contro i diretti inseguitori del Real Avola scrive la parola fine a questa appassio-nante edizione 2010/11 del campionato di Eccellenza. La società gialloverde, dopo l’amara e immeritata re-trocessione dello scorso anno, la prossima stagione ritornerà a calcare i campi di serie D. “Voglio ringraziare – ha sottolineato il presidente Ga-etano Cutrufo - tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questa impresa memorabile. Pur essendo partiti in ritardo siamo riusciti nell’intento di riportare immediatamente la squadra nel campionato interre-gionale.” Il massimo dirigente gialloverde, nel bel mez-zo della festa scoppiata alla “Scrofani Salustro” dopo la vittoria contro i rossoblu, ha confermato anche per il prossimo anno il tecnico Giuseppe Anastasi alla guida tecnica della squadra.“La squadra non sarà smantellata – ha continuato Cutrufo - perché vogliamo fare bene anche in serie D. E la guida tecnica sarà affidata ancora a Giuseppe Anastasi che ha svolto un ottimo lavoro.”Dello staff tecnico per il prossimo anno farà parte an-che il direttore sportivo Franco Cassarà. “Mi ritengo onorato – ha aggiunto il ds gialloverde - di aver lavorato con un grande gruppo di giocatori e di far parte di questa società con a capo Cutrufo, Florio

RILANCIATA LA GESTIONE DELLA PISCINA “ALFREDO LEONE”

e Scibetta che hanno fatto di tutto per fare un grande campionato. Per la nuova dirigenza non era facile su-bentrare il 29 di agosto con un nuovo programma e rifondare la squadra.” Aver vinto il campionato con largo anticipo consentirà ai dirigenti del sodalizio gialloverde di poter pianificare in tranquillità il futuro. “Smaltiamo la gioia della vittoria – ha concluso Cassa-rà - e poi insieme al presidente e al mister ci siedere-mo dietro ad un tavolo e inizieremo a programmare la nuova stagione. Sono felice e onorato di poter rimane-re a Palazzolo dove ho trovato un ottimo ambiente per poter fare calcio. In questi campionati è difficile trovare una società come questa con programmi seri.” Raggiante di felicità è ovviamente mister Anastasi che ha ringraziato i suoi ragazzi per quanto fatto.“I ragazzi hanno dimostrato un grande spirito di sacri-ficio – ha detto Anastasi -. Siamo partiti con due mesi di ritardo rispetto agli altri accumulando dei punti di di-stacco dalla prima in classifica. Poi abbiamo comincia-to ad inanellare tutta una serie di risultati positivi, non perdendo una sola partita nel girone di ritorno, che ci hanno permesso di recuperare. Il merito è sicuramen-te dei ragazzi.” Ed infine il direttore generale Santino Scibetta che con questo immediato ritorno in serie D ha saldato il debito con la città dopo la retrocessione dello scorso anno.“Voglio dedicare questa vittoria – ha affermato il digì - al Presidente Gaetano Cutrufo e al vice Giuseppe Florio che sono due palazzolesi di adozione che ci

Il PALAZZOLO AD UN PASSO DAL RITORNO IN SERIE D

danno la possibilità di fare grande calcio. Ripartiamo da Anastasi e Cassarà con i quali si faranno i program-mi per il prossimo futuro. Vorrei che il prossimo anno la gente ritornasse in massa al campo proprio come nel derby contro l’Avola.”

Paolo Valvo

libero. Primo posto per Martina nei 25 metri a rana e secondo posto nei 25 metri a farfalla. Terza piazza per Ilenia Crispi nei 25 metri a farfalla, categoria C, Michelangelo Bombaci nei 25 metri dorso, categoria B, SimonaDi Domenico nei 25 metri stile libero, categoria C, e Michelle Leone nei 50 metri a farfalla. Michelle, clas-se 1998, si è anche classificata prima nei 50 a rana della categoria “Ragazzi”. Ottimi piazzamenti anche per Marco Centorbi, secondo nei 25 metri a dorso, categoria A, Valerio IzziIzzi, secondo nei 25 metri stile libero, categoria A, Salvatore Quattropani secondo nei 25 a dorso, categoria B, e Gaia Gallo seconda classificata nei 50 metri stile libero, categoria “Ragazzi”. Per la categoria “Juniores” gradino più alto del podio per Salvatore Fazzino nei 50 metri a dorso.La squadra palazzolese, tra le 14 partecipanti, si è classificata terza nella classifica di giornata ed occu-pa adesso il quarto posto in quella generale. All’interno della Piscina comunale è anche possibile praticare la pallanuoto sotto la guida dell’istrutto-

re Giorgio Izzi. I ragazzi vengono ogni settimana supervisionati da due giocatrici di serie A dell’Ortigia Siracusa: Floriana Dursi e Azzurra Malato che è anche nazionale azzurra.Lo staff della piscina comunale è completato da Concita La Rosa, Dafne Lo Nigro, Martina Buccheri, Samantha Magro e Vito Centorbi.La Piscina è aperta tutte le mattine, domenica esclu-sa, dalle 9 alle 12 e il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 14 alle 21. Il martedì e il giovedì rimane aperta invece dalle ore 15 alle ore 20. P.V.