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III. PENSIERI DI CULTURA MODERNA III.1 LA CONDANNA DI GALILEI In una Conferenza a Spoleto mi è stato chiesto: perché Lei è così conciliante con la Chiesa che condannò Galilei e invece combatte il marxismo che difende i deboli? Ecco la mia risposta: Non ha senso combattere chi quattro secoli fa ha commesso errori e ignorare chi li ha commessi ieri, chi li commette oggi e chi si candida a commetterli domani. Questa è la premessa. Veniamo al tema centrale. A combattere Galilei non fu la Chiesa ma la cultura dominante che era totalmente aristotelica. Tre Cardinali rifiutarono di firmare la condanna a Galilei. E nemmeno il Papa la firmò. A proposito di marxismo, c’è in gioco il futuro del mondo. La pretesa, cioè, che qualcuno riscopra, a cicli alterni, la ricetta giusta per risolvere i mali del mondo. Su quella ricetta si innesta un processo che può creare danni immensi. Il materialismo scientifico di galileiano non ha assolutamente nulla (vedasi pagina accanto). Salvo le definizioni. Mai le prove. Esso nasce dall’invenzione diabolica di Karl Marx. E infatti lo stesso autore prevedeva che

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III. PENSIERI DI CULTURA MODERNA

III.1 LA CONDANNA DI GALILEI

In una Conferenza a Spoleto mi è stato chiesto: perché Lei è così conciliante con la Chiesa che condannò Galilei e invece combatte il marxismo che difende i deboli?

Ecco la mia risposta: Non ha senso combattere chi quattro secoli fa ha commesso errori e ignorare chi li ha commessi ieri, chi li commette oggi e chi si candida a commetterli domani.

Questa è la premessa. Veniamo al tema centrale. A combattere Galilei non fu la Chiesa ma la

cultura dominante che era totalmente aristotelica. Tre Cardinali rifiutarono di firmare la condanna a Galilei. E nemmeno il Papa la firmò.

A proposito di marxismo, c’è in gioco il futuro del mondo. La pretesa, cioè, che qualcuno riscopra, a cicli alterni, la ricetta giusta per risolvere i mali del mondo. Su quella ricetta si innesta un processo che può creare danni immensi.

Il materialismo scientifico di galileiano non ha assolutamente nulla (vedasi pagina accanto). Salvo le definizioni. Mai le prove. Esso nasce dall’invenzione diabolica di Karl Marx. E infatti lo stesso autore prevedeva che il capitalismo sarebbe scomparso ignominiosamente.

Che la società comunista sarebbe stata edificata come sicuro baluardo per la massima salvaguardia della dignità u-

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Il Signor Galilei “Divin Uomo”

Pochi giorni dopo la morte di Galilei, il 18 Gennaio 1642, Lukas Holste stretto collaboratore del Cardinale Francesco Barberini, scrisse a un suo amico (Giovan Battista Doni

in Firenze) quanto segue:

«Oggi poi si è aggiunta anco la nuova della perdita del Signor Galilei, che già non riguarda solamente

Firenze, ma il mondo universo e tutto il secolo nostro, che da questodivin uomo ha ricevuto più splendore che quasi da tutto il resto de’ filosofi ordinarii. Ora, cessata l’invidia,si comincierà a conoscer la sublimità di quell’ingegno, che a tutta la posterità servirà per scortanel ricercare il vero, tanto astruso e seppellito tra il buio dell’opinioni»

(Opere, XVIII, p. 378).

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mana. Di uomini quali esseri fatti di materia e solo per questo degni del massimo rispetto. In verità il sistema capitalistico (non quello selvaggio) ha portato al rispetto dell’operaio. La realtà del sistema marxista lo ha schiavizzato.

Per quanto riguarda le guerre si è visto che società marxiste si sono combattute tra di loro e che quindi la guerra non è imputabile soltanto al mondo capitalista. Applicare il metodo galileiano significa concludere che quella teoria va abbandonata.

C’è infine il ruolo di una straordinaria bandiera della nostra cultura: Giovanni Paolo II.

Come riportato nel volume edito dal Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, Monsignor Marcelo Sánchez Sorondo, il Santo Padre ha detto di considerare Galilei “divin uomo”.

Per tutti questi motivi ritengo fuorviante continuare a combattere la Chiesa oggi, quattrocento anni dopo l’errore della condanna a Galilei.

Errore contro cui – lo ricordiamo ancora – si schierarono tre Cardinali.

Errore per il quale è stato chiesto perdono nonostante a quell’errore la Chiesa non fosse pervenuta per via della sua vera autentica cultura di valori ma per via della cultura aristotelica dominante.

III.2 L’ABBANDONO CULTURALE DI CUI FU VITTIMA GALILEI

Su Galileo Galilei sono stati versati fiumi d’inchiostro.

Insultato e vilipeso da coloro che – apparentemente – volevano perorare la causa della libertà della Scienza (Bertolt Brecht), Galilei fu abbandonato da quella cultura che avrebbe dovuto capire e diffondere il suo insegnamento.

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Molte scoperte e idee di Galilei furono attribuite ad altri a causa dell’abbandono culturale di cui fu vittima.

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Il sapore del vino non cambia viaggiando su un jet

Se l’aereo viaggia su un cielo limpido e senza perturbazioni atmosferiche il Principio di Relatività dice che quando il vino cade verso il bicchiere, esso cade come se l’aeroplano fosse fermo. Il moto di caduta del vino non subisce alcun effetto prodotto dalla velocità dell’aereo che è di mille chilometri l’ora.

Galilei dice: qualunque esperimento tu possa immaginare di fare, non ti sarà mai possibile misurare un effetto che dipenda da una velocità che sia costante. Immaginiamo di chiedere a Galilei. Ascolti Maestro. Ho avuto un’idea: assaggiare il vino. Il suo sapore cambia? Il sapore del vino è o no un esperimento permesso? Galilei risponde: certamente sì. Stai tranquillo. Il sapore non cambia. Il sapore del vino è un effetto di natura puramente elettromagnetica. Galilei non dice: il Principio di Relatività vale solo per il movimento del vino che cade nel bicchiere.

Ecco perché Galilei è il padre della Relatività estesa ai fenomeni elettromagnetici.

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Ecco cinque esempi:1 Relatività (attribuita ad Einstein).2 L’idea di introdurre i

“Gedankenexperimente” (attribuiti ad Einstein) nello studio su come è fatto il mondo.

3 Le prime tre Leggi Fondamentali della Natura (attribuite a Newton).

4 La proprietà fondamentale dell’Infinito (attribuita a Cantor).

5 La Teoria dell’Arte Astratta (attribuita a Burckhardt).

Quel “divin uomo” amava la Musica, l’Arte, la Poesia, la Vita. E aveva le idee chiare sulla Bibbia, che non poteva essere scritta in lingua matematica.

Lingua, che invece doveva essere usata per la Logica del Creato.

Logica, le cui “impronte” Galilei voleva cercare qui, sulla Terra; convinto che sarebbero state queste “impronte” a permettergli di scoprire le tracce della Logica di Colui che ha fatto il mondo.

Egli dette alle pietre la stessa dignità culturale delle Stelle.

Vorrei aggiungere che molte altre idee galileiane sono state dimenticate, nonostante la loro importanza.

Ecco alcuni esempi.Riflettendo sulla Logica del Creato, Galilei

pensò che – contrariamente a quello che era stato pensato per secoli e secoli – la luce non potesse avere velocità infinita. E infatti cercò di misurarla.

Ci sarebbe riuscito se la velocità della luce fosse stata trenta volte quella del suono.

La luce viaggia invece un milione di volte più veloce del suono.

Come orologio Galilei aveva però il ticchettio del polso: non avrebbe potuto misurare una velocità così enorme.

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Riflettendo sui moti lungo i piani inclinati scoprì il problema del Tempo minimo nella discesa e caduta dei corpi materiali.

Indusse suoi allievi, quali Bonaventura Cavalieri ed Evan

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Una parte è uguale al tutto

Dire che una parte è uguale al tuttoè un modo telegrafico e chiaro di esprimere l’incredibile proprietà degli Insiemi Infiniti. Sarebbe più corretto dire: solo per gli Insiemi Infiniti può accadere (e

accade) che una parte (infinita) abbia la “stessa numerosità” di elementi di tutto l’Insieme (Infinito). Il lettore che ne volesse sapere di più potrebbe leggere il mio libro L’Infinito.

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gelista Torricelli, a studiare gli indivisibili, avendone intuito le conseguenze sulla descrizione del moto e quindi precorrendo il calcolo infinitesimale.

In Logica Matematica scoprì la prima importante proprietà dell’Infinito: una parte è uguale al tutto (vedasi pagina accanto). Ne parleremo nel prossimo Capitolo.

III.3 L’INFINITO DI GALILEI

Galilei non fu soltanto il padre della Scienza Moderna. Egli si cimentò anche in Logica Matematica.

Si parla poco, anzi mai, dei discepoli di Galilei.

Fu Bonaventura Cavalieri, che era fra i discepoli più amati, a porre il grande maestro dinanzi ad un problema impossibile.

Galilei riuscì ad andare fino in fondo e scoprì che la spiegazione di quel problema portava ad una soluzione assurda. Era necessario concludere che la parte è uguale al tutto.

Una fetta di torta è una parte di tutta la torta. Dire che quella fetta equivale a tutta la torta

è una semplice assurdità. Un bicchiere di vino è solo una parte di tutto il vino contenuto nella bottiglia.

Pretendere che quella parte di vino sia equivalente a tutto il vino contenuto nella bottiglia è ovviamente assurdo.

Tutti i grandi pensatori di ogni epoca e civiltà avevano detto che la parte non può essere equivalente al tutto.

Galilei ebbe tra le mani la prima grande proprietà degli Insiemi Infiniti.

E invece di dire: «Ho scoperto la proprietà fondamentale di tutti gli Insiemi Infiniti», fu preso da sconforto e disse: «Il nostro cervello è finito, pertanto non capiremo mai nulla sull’Infinito».

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Invece no. Galilei aveva scoperto una grande verità matematica.

Eccola: quando dinanzi ad un problema ci si trova a con-

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Come si misura l’Infinito

Non è corretto applicare, a Insiemi Infiniti, concetti e metodi tipici delle cose finite.

L’eguaglianza tra cose finite è basata sul fatto che queste cose hanno un inizio e una fine. Diecimila cubetti d’oro sono in numero inferiore a dodicimila pietre preziose. E queste sono ancora inferiori al numero dodicimilauno. Adesso attenzione.

Quando non c’è l’ultimo cubetto, o l’ultima pietra preziosa, o l’ultimo numero, il criterio per stabilire un confronto tra gli Insiemi dei cubetti d’oro, delle pietre preziose e dei numeri interi, deve prescindere da ciò che non esiste. E cioè dall’ultimo elemento dell’Insieme. Questo criterio si chiama corrispondenza biunivoca e ci permette di confrontare, tra di loro, Insiemi Infiniti. Questo criterio infatti prescinde dal fare riferimento all’esistenza dell’ultimo elemento dell’Insieme.

Esempio. Quante dita ha la mano destra? Tante quante ne ha la mano sinistra. Infatti, a ogni dito della destra possiamo fare corrispondere un dito della sinistra. E viceversa.

La corrispondenza biunivoca, tra le dita della mano destra e quelle della mano sinistra, permette di concludere che il loro numero è uguale. Che le dita siano cinque è un dettaglio di nessun valore logico. Quando immaginassimo una mano destra con un numero Infinito di dita, non potremmo fermarci né a cinque, né a mille miliardi.

Potremmo stabilire una corrispondenza biunivoca tra le due mani: dito per dito. E dovremmo concludere che tante dita ha la mano destra quante ne ha la sinistra. Non solo. A ciascun dito è possibile fare corrispondere un numero intero.

Pertanto: tante dita ha la destra, quante ne ha la sinistra, quante ne ha l’Insieme Infinito dei numeri interi. La corrispondenza biunivoca è lo strumento logico che permette di effettuare la misura dell’Infinito.

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cludere che una parte deve essere equivalente1 al tutto, ebbene, in quel caso possiamo essere sicuri che c’è in ballo l’Infinito.

La fetta di torta, il bicchiere di vino sono parti di un tutto che è sempre finito: la torta, la bottiglia di vino. Se il tutto è invece un Insieme Infinito, allora una sua parte risulterà equivalente al tutto.

Quello che noi chiamiamo buonsenso nel giudicare la realtà che ci circonda, diceva Galilei, è basato sull’esperienza quotidiana. Nel mondo in cui viviamo e di cui siamo parte tutto è finito. Ecco perché a noi sembra scontato che debba essere assurdo sostenere: una parte è equivalente al tutto. Se vivessimo fra Insiemi Infiniti, non ci sembrerebbe affatto assurdo che la parte equivale al tutto. È però necessario sapere come si fa a misurare l’Infinito (vedasi pagina accanto).

È incredibile ma vero: Galilei fu il primo uomo a scoprire la prima grande verità sull’Infinito. Oltre che padre della Scienza potremmo considerarlo padre della grande avventura matematica – l’Infinito – se non fosse per il fatto che a quella grande scoperta Galilei non prestò attenzione. Anzi, la ritenne assurda. Pur tuttavia, la scoperta è galileiana.

III.4 PENSIERO FILOSOFICO E VERITÀ SCIENTIFICHE

L’intelletto umano può produrre teorie filosofiche e teorie scientifiche. Quelle filosofiche pretendono di essere vere in quanto pensate; prescindendo dalla prova sperimentale. Quelle scientifiche hanno invece il loro banco di prova nella verifica sperimentale.

Il pensiero filosofico ha avuto tra gli obiettivi principali quello di rispondere alle tre domande:

1 In termini specialistici si dice equipotente

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1 - cosa siamo;2 - da dove veniamo;3 - dove andiamo.

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I limiti dell’umana fantasia

Noi non sappiamo immaginare alcunché di veramente originale: qualcosa che non abbia radici nella realtà che ci circonda e di cui siamo fatti.

Ecco le esatte parole di Galilei:

«Quello che noi ci immaginiamo bisogna che sia o una delle cose già vedute, o un composto di cose o di parti delle cose altra volte vedute; chè tali sono le sfingi, le sirene, le chimere, i centauri …»

Galileo Galilei, Opere VII, 86.

Ancora oggi è così.C’è qualcuno, sia esso filosofo, poeta, logico

matematico, artista, pensatore, che sappia immaginare una realtà non riconducibile a Spazio, Tempo, Massa, Energia e Cariche? La risposta è: nessuno. Qualunque cosa è riconducibile, solo ed esclusivamente, a queste componenti essenziali della realtà.

E chi aveva saputo prevedere l’esistenza della miscela “complessa” di Spazio-Tempo, l’esistenza delle masse “immaginarie” e l’esistenza, oltre alla prima “colonna“ di cui siamo fatti, anche delle altre due che sono esistite per pochi attimi dopo il Big Bang e senza le quali l’Universo non potrebbe essere così come è? La risposta è sempre la stessa: nessuno.

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Le risposte a queste tre domande si articolano su due sfere: quella trascendentale e quella immanentistica. Qui noi ci occupiamo solo della sfera immanentistica. Purtroppo il pensiero filosofico si è occupato di entrambe queste componenti della nostra esistenza. Ecco come mai la Filosofia ha invaso sia il campo degli studi teologici sia quello degli studi scientifici di stampo galileiano. Non è nostro compito dire quanti errori siano stati fatti dal pensiero filosofico nello studio del Trascendente.

Nello studio dell’Immanente il pensiero filosofico è stato battuto dalla Logica del Creato in quanto oltre i limiti dell’umana fantasia (vedasi pagina accanto) sa andare solo il Creatore.

E infatti, per potere contribuire a dare risposte alle tre domande è necessario un atto di profonda umiltà intellettuale. Riconoscere cioè che la forza intellettuale del nostro cervello non basta; è necessario porre domande precise al Creatore. Sottoporre una teoria scientifica al vaglio della prova sperimentale significa arrendersi dinanzi alla maestà intellettuale del Creatore di tutte le cose, visibili e invisibili. Senza l’ausilio della verifica sperimentale noi scienziati non sapremmo trovare la strada giusta per capire la Logica del Creato.

Il fatto straordinario della Scienza Galileiana è quello di avere portato tutti noi a porre sotto il rigore della verifica sperimentale riproducibile, non solo i fenomeni accessibili ai nostri sensi in modo diretto o tramite speciali strumenti di osservazione, ma anche quelli totalmente inaccessibili. Anzi, l’impulso maggiore al progresso della Scienza e quindi alle risposte da dare alle tre domande è venuto, viene e verrà, dallo studio dei fenomeni totalmente invisibili (detti in linguaggio scientifico virtuali). C’è quindi una linea di demarcazione netta tra pensiero filosofico e pensiero scientifico.

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L’uomo che ha tracciato con estrema chiarezza la linea di demarcazione tra pensiero filosofico e pensiero scientifico è Galileo Galilei. Non si pensi, come diceva Benedetto Croce («scienziati, vili meccanici»), che la Scienza sia priva di dignità culturale. Tutt’altro. Essa è sorgente inesauribile di

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Duemila anni per scoprire l’attrito

Se spostiamo un piatto su un tavolo, il piatto si muove fintantoché lo spingiamo. Nasce così l’idea che la velocità debba essere legata a una forza che spinge.

Passano duemila anni e nessuno pensa di porre la domanda a Colui che ha fatto il mondo: è questo il significato di esperimento galileiano.

Usando il pendolo e il piano inclinato Galilei scopre che, se non fosse per l’attrito, quel piatto non si fermerebbe mai.

Traduce le sue misure in un esperimento (di solo pensiero) “Gedanken”: immaginiamo, dice Galilei, invece del piatto una sfera di cristallo perfetta e invece del tavolo un piano di cristallo perfetto.

Dando una spinta la sfera non si fermerebbe più. Quindi la velocità esiste anche se non c’è alcuna forza che spinge.

La forza è proporzionale alla variazione di velocità.

C’è bisogno di una forza quando da ferma la sfera inizia a muoversi, o quando, una volta in moto, volessimo cambiare velocità.

Al cambiamento di velocità si dà il

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profonde meditazioni. E di valori. La Scienza ha dimostrato di essere la strada giusta per evitare all’uomo di imboccare pericolosi sentieri: il suo insegnamento dovrebbe essere esteso a tutti i rami dell’umana attività. Si pensi a quanti drammi si sarebbero potuti evitare sapendo che non basta elaborare una teoria. Bisogna metterla subito alla prova. Coi fatti. Non con le parole. Se resiste al vaglio della prova sperimentale è bene procedere. Altrimenti bisogna cambiare strada.

Supponiamo che qualcuno elabori un grande progetto per un nuovo tipo di aereo. Senza ali e senza motori. Esso dovrebbe volare in base a nuovi principi, elaborati teoricamente da quell’originalissimo inventore. Se ne può discutere per ore e giorni. Noi potremmo cercare di convincerlo che i suoi principi violano leggi ben note. Lui però risponderebbe che, proprio in quanto queste leggi sono note, non fanno parte della sua teoria, che è proprio basata su nuovi principi. Arriva un magnate e decide di finanziare quel progetto. Se quel nuovo tipo di aereo riuscisse a volare, è ovvio che dovremmo accettare quella teoria. Se però l’aereo non riuscisse a decollare, non c’è dubbio che con quella teoria il discorso sarebbe chiuso per sempre.

Ed ecco la differenza di base tra discorso filosofico e discorso scientifico. La Filosofia prescinde dalla verifica sperimentale, la Scienza no. C’è però un’altra grande differenza tra speculazioni filosofiche e speculazioni scientifiche: questi due prodotti dell’umano intelletto. Essa sta nel fatto che la Filosofia ha preteso quasi sempre di avere la ricetta per risolvere tutti i mali del mondo. La Scienza non lo ha preteso mai. Sono stati gli altri a dirlo: gli scientisti. Non gli scienziati. Basta ricordare la posizione del padre della Scienza.

Diceva Galilei: «Io desidero capire come oscilla un pendolo; come cade una pietra». A coloro che lo accusavano di avere scoperto una

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cosa blasfema – il principio di inerzia – rispondeva che mai era stata detta cosa più assurda. Il principio d’inerzia dice che, se una cosa si muove e nessuno la tocca, continuerà a muoversi, sempre. Per fermarla ci vuole qualcosa. È la grande scoperta dell’attrito. Avvenuta dopo

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Se si trattasse di poesie, nulla di male

Con il Linguaggio si può dire tutto e il contrario di tutto. L’apoteosi di questa conquista dell’intelletto deve pertanto essere sintesi del tutto e del suo contrario: e cioè, il nulla.

Un nulla che sia però dotato di qualità supreme. Questo lo sa fare solo la Poesia. E sta proprio in questa caratteristica la Creatività nella colonna portante del Linguaggio.

Lasciamo la parola a Jorge Luis Borges2:

«... Pellegrina colomba immaginariache accendi nel cuore gli ultimi amori, anima della musica e dei fiori,pellegrina colomba immaginaria.

Una poesia che non vuol dire assolutamente niente e non si propone di dire niente, ma che per me è indimenticabile e perfetta.»

Jorge Luis Borges

2 Jorge Luis Borges in Conversazioni, Tascabili Bompiani 2000, pagina 19

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duemila anni di tentativi falliti. Aristotele c’era arrivato molto vicino. Anzi

aveva addirittura enunciato il principio di inerzia: usandolo però al fine di concludere che il vuoto non può esistere nel mondo sublunare. Galilei doveva fare i conti con coloro i quali identificavano il movimento con la vita. Moto significa vita, dicevano gli esponenti della cultura dominante di quei tempi. Se un oggetto materiale, come una pietra, può muoversi senza fermarsi mai, ciò vuol dire che un corpo materiale qualsiasi, privo d’anima, può essere dotato di vita eterna. E questo è blasfemo. Nessuno si sognava di chiedere a quei dotti di provare con i fatti come mai si potesse pensare che moto e vita fossero cose equivalenti. Quelle erano infatti teorie filosofiche, al di sopra quindi delle volgari verifiche sperimentali. Oggi sembra incredibile che argomenti del genere abbiano potuto essere posti allo stesso livello, anzi al di sopra, del primo grande esempio di universalità in Scienza: l’universalità del moto. Di questa il principio di inerzia non è che una conseguenza. Anche se la più importante. Queste grandi novità non capitano tutti i giorni ma di rado. Mediamente, una volta ogni cento anni. Dopo l’universalità del moto sono venute: l’universalità dell’attrazione gravitazionale nel 1700, quella dell’elettromagnetismo nel 1800 e, nel 1900, l’ultimo pezzo, che unisce le Forze Elettromagnetiche a quelle Deboli.

Si tratta di avventure intellettuali in cui sono impegnati i più eccezionali cervelli del mondo. In quattro secoli ne abbiamo avute quattro. Non deve essere poi così banale, se per ognuna ci debbono volere ben cento anni per arrivarci.

Si tratta di conquiste scientifiche di stampo galileiano. Quindi riproducibili, non frutto di speculazioni astratte, avulse da qualsiasi legame con la realtà. Si pensi a quel discorso citato prima, in cui si pretendeva di legare il moto alla vita. Con innumerevoli pagine scritte, come se si trattasse della più grande scoperta

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di tutti i tempi. Sono passati quattro secoli. Poco è cambiato. Quante tonnellate di inchiostro vengono dedicate a speculazioni astratte? Se si trattasse di poesie, nulla di male (vedasi pagina accanto).

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L’uomo a una dimensione

La rivoluzione del sessantotto ebbe come pensatore assoluto Herbert Marcuse che scosse la fantasia dei giovani introducendo il famoso “uomo a una dimensione”.Se Marcuse fosse stato al corrente delle idee che bollivano in Fisica avrebbe ridotto quell’uomo a dimensione frazionaria. E se si fosse ricordato di Zenone avrebbe potuto spiegare ai ragazzi che già nel V secolo a.C. il più semplice dei numeri fu dimostrato essere somma di infinite frazioni sempre più piccole. Nell’uno c’è già l’Infinito.L’uomo di Marcuse scardinò le Università Italiane ma non portò alcun contributo per una migliore formazione dei giovani.

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C’è in gioco ben altro.Se cinquanta anni fa una Filosofia poteva

distruggere milioni di vite, oggi siamo ai miliardi. È tempo di sottoporre al vaglio della prova sperimentale tutte le speculazioni teoriche astratte. Una delle più recenti è stata quella di Herbert Marcuse il cui Uomo a una dimensione divenne la bandiera della contestazione studentesca.

Marcuse non sapeva che noi scienziati lavoravamo già sulle dimensioni frazionarie e pensava che ridurre l’uomo a una sola dimensione fosse il minimo possibile. La sua Filosofia ha prodotto nella nostra società danni di gran lunga superiori a quanto si possa immaginare.

Se Marcuse fosse stato a livello di un grande filosofo, chissà quali catastrofi avrebbe potuto causare. È tempo che l’uomo moderno prenda in mano la sua esistenza riflettendo su colui che passerà alla storia come il più grande pensatore di tutti i tempi. Pensatore di cose vere: Galileo Galilei.

Volendo capire la Scienza Moderna e le sue conquiste, è molto più semplice – e corretto – restare nell’ambito scientifico lasciando perdere la Filosofia.

Non perché la Filosofia non sia un’attività intellettuale pregevole e affascinante.

Tante filosofie hanno radici in migliaia e migliaia di anni di attività intellettuale: dalla scoperta del Linguaggio a oggi. Purtroppo ce ne sono state molte che hanno prodotto disastri.

La Scienza, invece, è stata scoperta appena quattro secoli fa ed è bene distinguerla nettamente dalla Filosofia. Essa infatti è l’unica attività umana, nell’Immanente, che attinge la sua verità in modo intellettualmente umile.

La Scienza non fa altro che interrogare la Natura. Nessuno scienziato ha mai preteso di dire: «Questa cosa è vera, perché l’ho detta io».

Lo scienziato si limita a interrogare la Natura e a riportare fedelmente le risposte. Ecco

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perché di Scienza non ce ne può essere che una sola. Così come di Natura ce n’è una e solo una.

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La Natura non è un Libro scritto a caso

Se la Natura fosse un Libro scritto a casosaremmo figli del caos. Non potrebbero esistere le Tre Forze e le Tre Colonne.Se fosse veroche siamo figli del caos primordialedovrebbe essere possibile derivarele Tre Colonne e le Tre Forze da questo

caos.Siamo pervenuti a queste Tre Colonne e Tre

Forzedopo quattrocento annidi esperimenti scientifici di stampo

galileiano.Il che vuol dire formulaticol rigore della Logica Matematicae corroborati da risultati sperimentali

riproducibili.Realizzare esperimenti di stampo galileianoequivale a porre domande al Creatore.Le risposte alle domande ci diconoche una Logica Rigorosa reggela realtà in cui viviamo e di cui siamo fatti.La conclusione è chela certezza di non essere figli del caosnasce dal porre quesiti aColui che ha fatto il mondo.

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Ed ecco perché ci sono tante filosofie. Ogni filosofo, infatti, è convinto di essere il detentore della verità. Anche se, spesso, questa verità si riduce alla sua negazione.

Il poeta interpreta i messaggi della Natura. Egli può far poesia sia osservando la Natura e le sue meraviglie sia sognando. Il poeta non si pone il problema della realtà dei suoi sogni. E ci sono infatti tanti modi poetici per approdare a orizzonti fantastici e irreali.

La caratteristica straordinaria della Scienza sta nel suo ancoraggio totale alla realtà.

Le Leggi Fondamentali della Natura non sono state inventate dagli scienziati tramite speculazioni teoriche astratte. La Scienza non ha teorie belle e teorie brutte.

Ma – come abbiamo detto più volte – soltanto teorie vere e teorie false. La scelta non la fa lo scienziato, sognando o elaborando argomenti astrusi. Ma soltanto interrogando la Natura.

Ed ecco il risultato più incredibile: la Natura ha leggi ferree e indistruttibili. Valide in ogni angolo dell’Universo, sempre. Non solo qui in Italia. Ma nel più remoto angolo della nostra Galassia, nella più lontana di tutte le Galassie. Non solo oggi, ma da quando è nato il mondo.

La Natura non è un Libro scritto a caso, ma una costruzione meravigliosa. Chi avrebbe mai potuto immaginare che in un corpuscolo tanto piccolo quant’è un protone ci fossero scritte tutte le Leggi dell’Universo?

E chi avrebbe potuto mai dire che le particelle di cui è fatta una goccia d’acqua, un granello di polvere, fossero sorgenti inesauribili di fenomeni nuovi, di Leggi rigorosissime, che mai mente umana era riuscita lontanamente a immaginare? Queste frontiere superano o no le conquiste della Filosofia? Vanno o no al di là della più affascinante Poesia?

Con il vantaggio di essere arroccate al concetto più realistico di verità in quanto tutto nasce dallo studio dei fenomeni naturali.

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Una cosa va soprattutto sottolineata. La Scienza è l’unico strumento che l’uomo possiede per dimostrare, coi fatti, che la Natura è un Libro scritto seguendo un preciso disegno.

Il Libro della Natura è scritto in lingua matematica

Ecco le esatte parole di Galilei:

«… questo grandissimo libro che continuamente ci sta apertoinnanzi a gli occhi (io dico

l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi

vanamente per un oscuro laberinto.»

Galileo Galilei, Opere VI, 232.

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È un traguardo cui né la Poesia né la Filosofia avrebbero mai saputo, né potuto, arrivare.

Il motivo è semplice. Sia il pensiero poetico sia quello filosofico

sono componenti della nostra attività intellettuale e fanno parte del Linguaggio.

La Scienza è invece, tra tutte le possibili logiche rigorose, quella che ha scelto il Creatore di tutte le cose visibili e invisibili.

Senza lo studio di questa Logica non è possibile venirne a capo.

I poeti e i filosofi non studiano questa Logica. Essi esercitano la loro attività intellettuale restando nell’ambito del Linguaggio.

III.5 IL CREATORE È PIÙ INTELLIGENTE DI TUTTI

La Scienza Galileiana nasce da un atto di umiltà intellettuale: riconoscere che il Creatore della Logica Fondamentale, su cui si regge la realtà immanentistica, è più intelligente di tutti i pensatori, di tutte le epoche e di qualsiasi civiltà messi insieme, inclusi poeti, artisti, logici matematici, i più grandi filosofi e gli stessi scienziati.

Come abbiamo detto, fare un esperimento di stampo galileiano è un atto di umiltà intellettuale necessario per decifrare la Logica del Creatore.

Questo atto di umiltà corrisponde ad arrendersi dinanzi alla Maestà intellettuale di Colui che ha fatto il mondo.

Prima di entrare nella costruzione della verità scientifica, un esperimento di stampo galileiano deve essere riproducibile. È così che uno scienziato riesce a comprendere quale strada scegliere per proseguire.

Lo Spazio-Tempo avrebbe potuto essere con un numero infinito di dimensioni.

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L’Infinito infatti non porta ad alcuna contraddizione logica: ci sono voluti cent’anni per dimostrarlo (da Georg

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Chi ha fatto il Sole

Se mi chiedo chi ha fatto il Sole, la Luna, la Terra, le Stelle, i loro movimenti e posizioni, la risposta è Dio. Il mondo è Opera Sua. E così la Bibbia. La Scrittura è la Sua parola.

Ecco le esatte parole di Galilei:

«… Se io domanderò … di chi siano opera il sole, la luna, la terra, le stelle, le loro disposizioni e movimenti, penso che mi risponderà essere fatture di Dio; e domandato di chi sia dettatura la Scrittura

Sacra, so che risponderà esseredello Spirito Santo, cioè parimente di Dio.Il mondo dunque son le opere, e la Scrittura son le parole, del medesimo Dio.»

Galileo Galilei, Opere XV, 24.

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Cantor a David Hilbert, Kurt Gödel, Paul Cohen)3. Però lo Spazio-Tempo, anzi il Supermondo, ha un numero finito (forse quarantatre) di dimensioni.

Tra le tante scelte rigorosamente logiche, Chi ha fatto il mondo ne ha scelto una e una sola.

Nessuno scienziato sa dire perché la scelta sia quella.

Una cosa è sicura, per continuare a decifrare quella Logica è necessario fare esperimenti di stampo galileiano. Ripetere cioè quell’atto di umiltà intellettuale.

Sulla Scienza si è detto tutto e il contrario di tutto. Passeremo brevemente in rassegna i casi più significativi.

Secondo David Hume l’esperienza non può costituire il fondamento della Scienza. Ciò è errato.

Basti un esempio: come l’uomo ha scoperto la prima particella elementare.

Il che vuol dire qualcosa di straordinariamente semplice: una particella fatta di nient’altro che di se stessa. Questa formidabile scoperta è di natura puramente sperimentale.

Nessun uomo, nei diecimila anni intercorsi dall’alba della civiltà alla fine del secolo scorso, aveva saputo identificare, nella realtà materiale, un esempio di particella, come l’elettrone, fatta di nient’altro che di se stessa.

Secondo Immanuel Kant lo scienziato non si pone nella posizione di un alunno nei confronti della Natura ma in quella di un insegnante che impone alla Natura le leggi del pensiero umano. Così non è.

Vediamolo con un esempio. Kant fu il filosofo della fisica newtoniana e

della geometria euclidea. Oggi sappiamo che la Fisica va oltre Newton e che sono state scoperte le geometrie non euclidee.

3 L’Infinito (vedasi pagina 336)

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Kant avrebbe voluto lo Spazio e il Tempo assoluti e ciascuno a sé stante. Entrambi reali.

Le leggi del pensiero umano trovarono in Kant uno dei massimi artefici.

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Il materialismo scientifico non aveva capito cos’è la materia

Adesso sappiamo che la materia è fatta di massa e cariche subnucleari (di cui la carica elettrica è un esempio).

Sappiamo anche che la massa è concentrato di Spazio-Tempo. Ancora non abbiamo capito il vero significato di carica.

Forse le cariche subnucleari sono riconducibili alle dimensioni non espanse dello Spazio, anzi del Superspazio, le cui dimensioni non sono quattro ma, forse, quarantatre.

Io non posso concentrare un pezzo di Spazio né un pezzo di Tempo. Solo una Legge Fondamentale della Natura può farlo. Qualunque pezzo di materia corrisponde a un pezzo di Spazio-Tempo concentrato.

La sorgente fondamentale della materia è fatta di quantità evanescenti come sono le quarantatre dimensioni del Superspazio, strutture apparentemente fuori dalle proprietà della materia.

Il materialismo detto scientifico non avrebbe mai immaginato che la materia potesse essere di natura così

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Ma se il Creatore avesse seguito le leggi del pensiero elaborate da Kant, ci troveremmo in un mondo in cui non potrebbe esistere la luce. E noi non potremmo essere qui a discuterne.

La luce esiste in quanto lo Spazio e il Tempo sono non assoluti, non entrambi reali e strettamente legati.

Secondo Karl Raimund Popper è compito dello scienziato non cercare conferme alle proprie teorie bensì falsificazioni, smentite. E invece i grandi progressi della Scienza non vengono né dalla ricerca delle conferme né dalla ricerca delle smentite, bensì dal totalmente inatteso.

Le Forze Deboli, di cui la radioattività degli elementi chimici è un esempio, non faceva parte né di conferme né di smentite a tutto ciò che l’uomo era riuscito a capire fino a quel punto.

La scoperta della radioattività avvenne in modo totalmente inatteso.

Quando nel 1947 vennero scoperte le prime particelle “strane”, nessuno le cercava, né per smentire né per confermare tutto ciò che si sapeva. Giunsero totalmente inattese.

È ancora così che sono state scoperte tutte le straordinarie verità scientifiche di stampo galileiano, che ci hanno portato alla grande sintesi delle Tre Colonne e delle Tre Forze, cui fa capo l’immensa varietà dell’Universo nel quale viviamo.

Ed è sempre scoprendo fenomeni al di fuori di ogni ricerca di conferme e di smentite che questa grande sintesi ci ha portato a ipotizzare l’esistenza del Supermondo.

Su basi filosofiche confuse nasce, con Karl Marx, una scuola di pensiero che investe la politica, l’economia, la storia e anche la Scienza.

Alla base di questa scuola c’è il ruolo centrale attribuito alla materia, considerata il principio primo da cui deriva tutta la realtà, incluse le

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idee e lo stesso spiritualismo che noi sentiamo, nel profondo della nostra essenza.

Vengono così fuori il materialismo storico e quello scientifico, anche se la Scienza ai tempi di Karl Marx non aveva la minima idea di cosa fosse la materia (vedasi pagina accanto).

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C’è bisogno d’umiltà

Per scoprire com’è fatto il mondo c’è bisogno di umiltà intellettuale. Essa deve nascere in noi in quanto la mente umana è Opera di Dio.

Ecco le esatte parole di Galilei:

«… quando io vo considerando quante e quantomaravigliose cose hanno inteseinvestigate ed operate gli

uomini, pur troppo chiaramente conosco io ed intendo, esser la mente umana opera di

Dio,e delle più eccellenti.»

Galileo Galilei, Opere VII, 130.

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Il materialismo storico si riferisce alla vita materiale che condiziona fortemente – secondo Karl Marx e Friedrich Engels – il processo sociale, politico e spirituale della nostra esistenza. Il materialismo scientifico, pur non avendo un vero autore di riferimento, prolifera ed entra nella cultura del nostro tempo come grande conquista della Scienza Moderna anche se la vera grande Scienza scopre una netta distinzione tra massa e materia, riducendo queste strutture concettuali a entità totalmente evanescenti quali sono lo Spazio e il Tempo.

III.6 DISTINGUERE IL SAPERE NON SCIENTIFICO DA QUELLO SCIENTIFICO

Ed eccoci al cuore del problema che riguarda un aspetto generale su cui insiste la cultura dominante: il chiedersi se sarà mai possibile distinguere il sapere non scientifico da quello scientifico.

Il sapere non scientifico va dalla Poesia all’Arte, alla Filosofia e a tutta l’attività intellettuale che non si preoccupa di decifrare la Logica seguita da Colui che ha fatto il mondo. Eppure, tra le innumerevoli forme di materia vivente, noi siamo l’unica cui è stato dato lo straordinario privilegio di sapere decifrare questa Logica.

Il sapere scientifico si occupa a tempo pieno di studiare – in modo galileianamente riproducibile – la Logica scelta da Colui che ha fatto il mondo.

Il cardine per distinguere questa attività da tutte le altre sta nell’umiltà intellettuale senza la quale il sapere scientifico non sarebbe mai nato né cresciuto.

Questa umiltà intellettuale, che è indispensabile per il sapere scientifico, non sempre è presente, anzi spesso non lo è affatto, nelle attività intellettuali che contribuiscono a

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far crescere il sapere non scientifico. Ecco perché di Scienza ce n’è una sola mentre di Arte, Letteratura, Filosofia e di altre attività intellettuali ce ne sono tante e spesso in contraddizione le une con le altre.

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Papa Gregorio XIII

Grande e famoso giurista bolognese, Ugo Buoncompagni, divenne Papa Gregorio XIII nel 1572, alla morte di Pio V. Fu lui a promulgare il nuovo calendario con la Bolla “Inter gravissimas pastoralis officii nostri curas” firmata a Mondragone (Frascati) il 24 febbraio 1582.

Il Calendario Gregoriano – ha detto Papa Giovanni Paolo II agli scienziati della World Federation of Scientists – è: «... un contributo tra i più significativi e duraturi offerto dalla Cultura Cattolica sin dal lontano 1582 a tutti i popoli del mondo».

Milleseicentoventisette anni dopo Giulio Cesare la Cultura Cattolica dava al mondo uno strumento di straordinaria precisione per sincronizzare le date del calendario con equinozi, solstizi e stagioni.

Sono grato all’Arcivescovo di Siena, Monsignor Gaetano Bonicelli, per

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III.7 UNA GRANDE CONQUISTA DELLA CULTURA CATTOLICA: IL PIÙ PRECISO CALENDARIO MAI ELABORATO

Nel terzo millennio, come nei prossimi a venire, il Calendario Gregoriano sarà la guida quotidiana per tutti i popoli della Terra. Guida nata nel cuore della spiritualità cristiana.

Diamo tutti per scontato di essere nell’anno che indica il Calendario Gregoriano. Questo anno ce lo ha calcolato un abate da pochi conosciuto, Dionigi il Piccolo (Dionysius Exiguus), che aveva del Tempo una concezione mistica. Sarà che tutto avviene per coincidenza di eventi. Una certezza però viene dalla Scienza: la nostra esistenza materiale ha le sue basi nella Logica del Creato che non lascia spazio al caos. È forse allora bene riflettere su quel piccolo grande abate che, nel legare l’origine del calendario alla esistenza di Gesù e alla data della Sua Risurrezione, sentì che il Tempo doveva essere radicato in fatti legati ai Misteri della Fede.

Quando venne promulgata da Papa Gregorio XIII la Bolla Pontificia per il nuovo calendario non esistevano gli orologi atomici né la Scienza. A Dionigi il Piccolo dobbiamo la concezione mistica del Tempo da cui nasce il calendario più preciso mai concepito; a Galileo Galilei dobbiamo l’atto di Fede nel Creato da cui nasce la Scienza che ha portato alla misura del Tempo con precisione di picosecondi grazie agli orologi atomici. Dionigi e Galilei: Fede e Ragione legate indissolubilmente.

È bene precisare subito che a tutti i calendari di qualsiasi epoca e civiltà sono sempre state attribuite proprietà ripetitive come se alla stessa data la Terra si trovasse sempre nello stesso posto dello spazio cosmico. L’orbita della Terra non è mai nella stessa zona di spazio dov’era l’anno precedente, per via del fatto che siamo legati gravitazionalmente al Sole che ci trascina con sé. E il Sole è trascinato dalla

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Galassia che si muove nello spazio intergalattico. Dopo un anno siamo a venti miliardi di chilometri di distanza dalla zona di spazio cosmico in cui ci si trovava l’anno precedente. Il Cosmo è fatto di Stelle, Galassie e corpi celesti in continua

La Risurrezione di Cristo

Piero della Francesca Risurrezione (1468), Museo Civico di San Sepolcro.

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evoluzione e movimento. La ripetitività delle date dei calendari non ha alcun fondamento nella struttura cosmica del Creato. I calendari di tutte le epoche e civiltà avrebbero potuto essere diversi; non sarebbe cambiato nulla nella Logica del Creato. L’àncora che l’uomo ha sempre cercato per legare la sua esistenza materiale a basi solide e sicure non è nelle Stelle ma nella Logica del Creato, scoperta da Galilei quattrocento anni fa. Con la nascita della Scienza il Tempo diventa una quantità fisica come le altre. E la concezione mistica del Tempo?

Per la Scienza il Tempo è una dimensione legata in modo “complesso” alle altre dimensioni dello spazio geometrico il cui numero noi non conosciamo. Ad esempio, se esistesse il Supermondo il loro numero dovrebbe essere molto elevato (quasi sicuramente quarantatre)4. Pur tuttavia di dimensioni temporali ce n’è una e soltanto una. E la Scienza non ha ancora capito il motivo del fluire sempre in un solo verso di questa unica dimensione temporale. La Scienza può studiare il Tempo solo ed esclusivamente come variabile fisica fondamentale. Questo nulla toglie alla concezione mistica del Tempo che il piccolo abate, vissuto millecinquecento anni fa, sentiva mentre cercava di determinare la data di Nascita di Gesù e della Sua Risurrezione. Certamente tra tutte le quantità fisiche il Tempo ha un fascino tutto particolare.

Nel Tempo che dà vita a questo terzo millennio siamo testimoni di fatti che avvengono sotto i nostri occhi e ai quali facciamo poca attenzione, essendo in cronaca. Ce n’è uno che mi sta tanto a cuore. Un Papa, giunto da un paese dominato a lungo dal materialismo ateo, stimola in questo Tempo di

4 Subnuclear Physics - The first fifty years (vedasi pagina 336)

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terzo millennio la Cultura Cattolica facendola rinascere con il recupero dei suoi grandi valori di Fede, Scienza, Carità, Perdono e Speranza. E accade che, nel terzo millennio, il calendario adottato da tutti i popoli sia proprio quello la cui straordinaria precisione è legata alla Risurrezione di Cristo.

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Aloysius Lilius

Fu un grande credente, medico e appassionato studioso di astronomia, Aloysius Lilius (Luigi Giglio, nato in Calabria a Cirò nel 1510), l’autore del progetto di riforma del Calendario Giuliano.

Purtroppo si ammalò e morì nel 1576, un anno prima della data in cui il progetto avrebbe dovuto essere presentato alla commissione nominata da Papa Gregorio XIII.

Il progetto venne presentato alla Commissione Papale dal fratello Antonio, medico anche lui e appassionato di astronomia benché lungi dall’avere le conoscenze astronomiche e matematiche del fratello Luigi.

Non c’è da stupirsi che il progetto di Aloysius Lilius abbia anche avuto bisogno – prima e dopo il 1582 – di un gesuita tedesco, amico di Galileo Galilei, Cristopher Clavius; fu lui a difendere il Calendario Gregoriano contro i sostenitori di controversie astronomiche ed ecclesiastiche.

Sostenitori duri ad arrendersi dinanzi a

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Tutte le civiltà che si sono succedute su questo satellite del Sole nei diecimila anni trascorsi avevano cercato di sincronizzare le date dei loro calendari con il susseguirsi delle stagioni, mai con un determinato giorno dell’anno, com’è l’equinozio di primavera.

Il più preciso calendario al mondo, il nostro (decretato da Papa Gregorio XIII), nasce dalla esigenza di sincronizzare la data del calendario non con la stagione primaverile ma con l’equinozio di primavera, il che vuol dire appena un giorno in un anno, non i sei mesi che separano due stagioni estreme.

Motivo: Cristo risorge la prima domenica dopo il plenilunio che segue l’equinozio di primavera. Sbagliare la data dell’equinozio ha come conseguenza che il giorno di Pasqua non è corretto.

Nasce dalla esigenza di non commettere errori sulla ricorrenza della Pasqua il bisogno di sincronizzare con rigore la data del calendario con i movimenti della Terra e della Luna.

Il privilegio di risolvere questo problema doveva spettare a un cattolico, Aloysius Lilius, nato a Cirò in Calabria.

Questo appassionato studioso dei movimenti di Terra e Luna propose a Papa Gregorio XIII due correzioni al Calendario Giuliano che tutti usavano.

La prima era di togliere dieci giorni al calendario esistente per correggere il ritardo accumulato nei secoli precedenti; la seconda era di togliere nel nuovo calendario tre giorni ogni quattro secoli.

Togliendo poi tre giorni ogni cento secoli si ottiene il calendario “perfetto”.

In esso la data della Pasqua e l’equinozio di primavera restano perfettamente sincronizzati per centomila anni.

Il sincronismo delle stagioni resta valido per oltre tre milioni e mezzo d’anni.

Il Calendario Gregoriano ha una precisione incredibile per quei tempi.

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Nessun orologio sarebbe stato in grado di misurare lo sfasamento di sette centesimi di secondo al giorno.

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Se vivessimo centomila anni

Se l’uomo riuscisse a vivere mille volte più a lungo della attuale massima quantità d’anni (cento), vedrebbe che nel corso della sua vita la Stella Polare cambia e che l’asse della trottola-Terra non è fisso nel Cosmo. Sarebbe come toccare con mano il terzo movimento della Terra. Quell’uomo non potrebbe mai credere nei segni zodiacali. Ancor meno negli oroscopi.

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La cosa straordinaria è che il Calendario Gregoriano è stato concepito prima che Galilei scoprisse la Scienza. Esso nasce infatti dalla concezione mistica del Tempo, intuita da Dionigi il Piccolo mille anni prima che Papa Gregorio XIII decretasse le regole del nuovo calendario.

Al calendario perfetto non sarebbe stato possibile arrivare senza la concezione “mistica del Tempo” che stabilisce l’occorrenza della Risurrezione di Gesù in una data legata alla sequenza di tutti i movimenti di Terra e Luna. Ecco perché la Pasqua non corrisponde a una data fissa del calendario.

L’equinozio è legato ai tre movimenti della Terra. Quello di rotazione a trottola che dura 24 ore e da cui nascono il giorno e la notte; quello detto di rivoluzione attorno al Sole da cui nascono le stagioni (grazie al fatto che l’asse della trottola-Terra non è perpendicolare al piano dell’orbita) e il terzo che spiega come mai la nostra Stella Polare è diversa da quella degli Egizi.

È questo terzo movimento che smantella il legame tra segni zodiacali e data di calendario. È stato scoperto da Ipparco di Nicèa duemiladuecento anni fa, ma ancora oggi poco noto. Cercheremo di spiegarlo.

La Torre di Pisa deve la sua fama al fatto che l’angolo tra il suo asse e la perpendicolare al piano su cui è posta, il prato, non è zero. Se fosse zero la Torre di Pisa sarebbe infatti perfettamente perpendicolare al prato e nessuno avrebbe potuto sorprendersi.

C’è un altro angolo di gran lunga più importante per noi: se fosse zero non avremmo le stagioni. Al posto dell’asse della Torre dobbiamo immaginare l’asse della trottola-Terra. E al posto del prato, il piano su cui si trova la pista cosmica – detta orbita – che circonda il Sole e sulla quale viaggiamo a quasi 110.000 km orari.

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Ci sarebbe un modo per aumentare di molto la fama della Torre di Pisa: basterebbe farla girare attorno alla perpendicolare al prato, che possiamo visualizzare come un altissimo palo piantato accanto alla Torre. Questo movimento della Torre attorno al palo perpendicolare al prato non è

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La precessione degli equinozi

L’asse terrestre gira attorno a un punto ideale della volta celeste che si ottiene prolungando all’infinito la retta perpendicolare al piano dell’orbita. Impiega 25.620 anni per un giro completo. La rotazione è oraria.

Sta nel verso “orario” di questa rotazione l’origine della “precessione” degli equinozi.

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possibile in quanto la Torre è ben fissa al suolo. È invece possibile con l’asse della trottola-Terra.

La pista cosmica su cui viaggiamo è infatti generata dall’enorme forza di attrazione gravitazionale che la massa del Sole esercita sulla trottola-Terra. Questa forza vorrebbe che l’asse della trottola finisse sul piano dell’orbita. A questo si oppone una Legge Fondamentale della Natura e come risultato l’asse della trottola-Terra subisce una rotazione attorno alla perpendicolare al piano dell’orbita. È come se la Torre di Pisa potesse girare attorno al palo.

È questo il terzo movimento della Terra. Da esso nasce ciò che Ipparco chiamò il movimento di “precessione degli equinozi” (vedasi pagina accanto). Ipparco infatti scoprì che la data di un equinozio si muove in avanti (precede quella degli anni precedenti) se il calendario non ne tiene conto. Il Calendario Gregoriano ne tiene conto e le date della Pasqua per i prossimi millenni saranno tutte perfettamente corrette, grazie alla concezione mistica del Tempo di Dionigi il Piccolo.

III.8 A PROPOSITO DI OROSCOPI E SEGNI ZODIACALI

Siamo imbarcati su una splendida navicella spaziale. Vorremmo sapere perché naviga così come a noi sembra. Da dove viene. E dove va. Naviga nello spazio cosmico dotata di caratteristiche formidabili per la nostra esistenza.

Ruota a trottola attorno a un asse che è inclinato rispetto al piano su cui vola. Se non ruotasse a trottola, non potrebbero esistere i giorni. Se non fosse per l’inclinazione non potrebbero esistere le stagioni. Viene da lontano. Poteva andare a finire dritta sul Sole. E noi non saremmo qui a parlarne.

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Si è trovata alla distanza giusta con la velocità esattamente corretta per diventare un satellite di questa magnifica stella: il Sole.

E gli si è messa a girare intorno lungo un’orbita quasi circolare (per l’esattezza leggermente ellittica). Se non fosse per

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Un disegno per illustrare gli angoli e

è l’angolo tra l’asse terrestre e la perpendicolare al piano dell’orbita. è l’angolo di inclinazione dell’asse terrestre rispetto al Sole. L’angolo cambia giorno per giorno. L’angolo , se non fosse per le cosiddette “nutazioni” (oscillazioni dovute all’attrazione gravitazionale di Sole e Luna) e per il terzo movimento della Terra, sarebbe fisso nello spazio cosmico. La Figura non è in scala.

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questo moto orbitale non potrebbero esistere gli anni.

Ma non è tutto. C’è anche il terzo movimento di cui è dotata la nostra navicella spaziale e del quale abbiamo già detto qualcosa nel Capitolo precedente.

Questo movimento fa sì che dopo un paio di millenni salta il presunto legame che l’Astrologia pretende debba esistere tra le stagioni e i segni zodiacali.

Questo legame non ha alcun fondamento scientifico. Anzitutto perché i segni zodiacali sono pura illusione ottica.

Le Stelle che i nostri antenati immaginavano “fisse” nel cielo, in effetti si muovono a gran velocità. Non sono “fisse”; sono lontanissime.

Legare queste sorgenti di luce a figure tipo Ariete, Toro, Gemelli, Cancro, Leone è pura fantasia. Se vivessimo migliaia di anni ci accorgeremmo che quell’immagine (Ariete, Toro, ecc. ...), legata all’insieme delle Stelle cui i nostri antenati avevano associato una determinata figura, cambia continuamente.

E se un nostro fratello del cosmo osservasse le date del nostro calendario e le posizioni della nostra navicella spaziale nell’orbita attorno al Sole, si accorgerebbe che, dopo un anno, essa non si ritrova nello stesso punto dell’orbita in cui era l’anno prima.

Anche noi ce ne accorgeremmo facilmente se osservassimo con attenzione le stelle come fece Ipparco di Nicèa duecento anni prima che venisse Gesù.

Se vivessimo centomila (invece di cento) anni noteremmo che la Stella “Polare” cambia nei millenni. Il motivo è sempre lo stesso: il terzo movimento della Terra.

Giorni, stagioni, anni e millenni ci dicono tutto sulle caratteristiche straordinarie della nostra navicella spaziale. Ruota a trottola in un giorno; ha l’asse di rotazione inclinato verso il Sole, producendo le stagioni; gira attorno al Sole in un anno (di calendario) e ha l’asse

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inclinato che ruota attorno a un punto ideale della sfera celeste, producendo quel fenomeno scoperto da Ipparco: il cambiamento della Stella “Polare” nel corso dei millenni. È bene quindi fare attenzione al

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Siamo stati incredibilmente fortunati

Nel nostro viaggio cosmico avremmo potuto finire dritti contro il Sole. E anche la Luna, invece di “cadere” correttamente nella trappola gravitazionale della nostra Terra, avrebbe potuto colpirci in pieno.Invece no.Tutto è andato in modo perfetto per potere essere in grado di godere dell’enorme fortuna

cosmica, imbarcati, come siamo, in una irripetibile navicella spaziale, dotata di albe e tramonti, con fiori e colori, profumi e sapori, la Pietà di Michelangelo, Cattedrali e cielo stellato.Fortuna che potrebbe avere origini diverse da quelle strettamente legate alla sfera immanentistica della nostra esistenza.

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conteggio dei millenni. Non dimentichiamo di essere stati incredibilmente fortunati a cadere nella “trappola” gravitazionale di questa magnifica Stella. Magnifica e perfetta. Ce ne sono più di cento miliardi in tutta la Galassia. Mai una però risulta eguale a un’altra. A prima vista due stelle possono sembrare quasi identiche. Studiandole attentamente, quel quasi si ingigantisce sempre più. E ci lascia con il fiato sospeso. Se il Sole fosse più grande moriremmo di caldo. Più piccolo, moriremmo di freddo. Se fossimo più lontani o più vicini non avremmo potuto essere “catturati” dalla forza gravitazionale del Sole in modo tanto stabile quanto siamo e resteremo a essere per milioni di anni. Insomma, non avremmo potuto essere più fortunati.

C’è infine una quantità di tempo detta mese. Questo lo dobbiamo a un altro dettaglio: l’esistenza della Luna. Poteva finire su di noi; e invece no. Si è trovata alla distanza giusta, con la velocità esatta per diventare un satellite di questa nostra Terra. Per fare un giro attorno a noi impiega circa un mese. Ecco l’origine di questa quantità di tempo.

Giorni, mesi, stagioni, anni e millenni non potrebbero esistere se la navicella nella quale stiamo viaggiando non avesse le esattissime proprietà che di fatto ha la nostra navicella spaziale. Una di queste è particolarmente interessante – il terzo movimento della Terra – in quanto fa saltare il legame, cui ancora molte persone credono, che dovrebbe esistere tra segni zodiacali e stagioni. Detto in termini semplici, un determinato periodo dell’anno non corrisponde sempre allo stesso segno zodiacale. Se non esistesse il terzo movimento della Terra, allora sì che – una volta stabilito un legame (che è comunque totalmente arbitrario) tra le date di calendario e i segni zodiacali – questo legame non cambierebbe mai. Così non è. Una breve parentesi esplicativa.

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I “segni zodiacali” ci dicono qual è la posizione della Terra nella sua orbita attorno al Sole. La data di calendario ci dice qual è l’inclinazione dell’asse terrestre (angolo ) rispetto al Sole (vedasi Figura a pagina 204).

Si immagini l’orbita terrestre attorno al Sole come una pista con dodici “paletti”. Un “segno zodiacale” è come un

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La freccia del Tempo

Del Tempo – a parte le sue proprietà fisiche fondamentali – la Scienza non riesce a capire la vera natura e il motivo per cui esso vada sempre dal passato verso il futuro senza mai invertire il senso di marcia.Per capire la freccia del Tempo è forse necessario scoprire come variano quelle cose che esistono come se il Tempo non ci fosse: le Tre Costanti Fondamentali della

Natura.

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paletto: ci dice dove ci troviamo. Il segno dell’Ariete potremmo chiamarlo paletto n. 1. Il segno del Toro, paletto n. 2; quello della Vergine paletto n. 6. E così via. Il calendario non è sincronizzato sui “paletti”.

Il calendario è sincronizzato sull’inclinazione dell’asse terrestre. È questa inclinazione che produce le “regolarità” che noi miseri mortali scopriamo stando qui sulla Terra a osservare il Sole. Le più semplici “regolarità” sono le quattro stagioni: ciascuna delle quali dura tre mesi. Ci sono “regolarità” suscettibili di maggiore esattezza in quanto durano appena un giorno. E sono i due solstizi [giorno più lungo (22 giugno) e notte più lunga (22 dicembre)] e i due equinozi (giorno uguale notte: 21 marzo e 23 settembre). Solstizi ed equinozi vuol dire inclinazioni diverse dell’asse della trottola-Terra rispetto al Sole. Il calendario è sincronizzato con l’inclinazione dell’asse terrestre. Quindi con solstizi ed equinozi. Non con i segni zodiacali.

Immaginiamo di partire dall’equinozio di primavera (21 marzo) come fece Ipparco. Un anno di calendario ci garantisce il ritorno alla stessa inclinazione dell’asse terrestre. Se non fosse per il terzo movimento della Terra (che produce la precessione degli equinozi) ciascuna inclinazione corrisponderebbe sempre alla stessa posizione nell’orbita. I dodici “paletti”, detti “segni zodiacali”, corrisponderebbero a inclinazioni identiche dell’asse terrestre. E invece no. Il terzo movimento fa sì che col passare del tempo la stessa inclinazione dell’asse terrestre non si verifica nella stessa posizione nell’orbita. Esempio: dopo dodicimila ottocentodieci (12.810) anni l’inclinazione dell’asse che corrisponde all’equinozio di primavera si trova di ben sei posizioni in anticipo rispetto al “paletto” di partenza.

Chi associa la data di calendario con un segno zodiacale deve sapere che questo legame cambia col passare del tempo. Cambia lentamente, ma cambia. Il valore della

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rotazione completa è di 25.620 anni. Coloro che credono nel loro segno zodiacale (Leone, Vergine, Toro, ecc. ...) farebbero bene a leggere il libro da me già citato: L’irresistibile fascino del Tempo (vedasi pagina 336).

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Il “paletto” è sbagliato

Il “paletto”in cui credono di essere i compilatori di oroscopi è sbagliato. Che lo avesse scoperto Ipparco duemila e duecento anni fa è la prova di quanto sia difficile abbandonare false credenze.Eppure, per rendersene conto, basterebbe aprire la finestra poco prima dell’alba per vedere in quale “costellazione” (segno zodiacale) sorge il Sole.

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In esso è spiegato con chiarezza il terzo movimento della Terra. Scoprirebbero che il “paletto” nel quale pensano di essere è sbagliato. E infatti da quando Ipparco scoprì il terzo movimento della Terra sono passati duemiladuecento anni. Il loro segno zodiacale sarebbe corretto se fossero nati duemiladuecento anni fa.

Oggi essi si trovano un “paletto” prima di quello in cui credono di essere. Esempio: chi pensa di avere un carattere e un oroscopo legati al segno zodiacale della Vergine (paletto n. 6) è in effetti al paletto n. 5 (segno zodiacale del Leone). E così via per tutti gli altri paletti (segni zodiacali). Insomma, duemila anni non sono duemila rivoluzioni complete attorno al Sole. Al termine di quella lunga serie di rivoluzioni attorno al Sole la Terra si trova infatti a settantadue milioni di chilometri di distanza dal punto in cui si trovava 2000 anni prima. Nessuno di questi “dettagli” poteva essere noto né all’Apostolo Paolo né a Sant’Agostino né a San Tommaso. Il pensiero dei Santi sugli astri negava però che potessero esistere legami tra gli astri e il nostro destino. La concezione mistica del Tempo non aveva ancora prodotto il più preciso calendario al mondo, né erano ancora nate le grandi conquiste della Scienza. Sono queste conquiste in contrasto con la concezione mistica del Tempo? La risposta è no. È quello che discuteremo nel prossimo Capitolo.

III.9 LE GRANDI CONQUISTE DELLA SCIENZA NON POSSONO NEGARE LA CONCEZIONE MISTICA DEL TEMPO

Avere una concezione mistica del Tempo per le sue proprietà riconducibili ai Misteri della Fede è assurdo, direbbe un nostro amico ateo. E aggiungerebbe che, se qualcuno osasse parlarne, sarebbe un insulto alla Scienza e alle sue conquiste.

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Chi scrive ha studiato, del Tempo, le sue proprietà rigorosamente scientifiche: misurando la validità del Teorema di Wigner nelle interazioni elettromagnetiche fino alle massime energie, costruendo un dispositivo elettronico per misurare,

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Le tre cose che sembrano non cambiare mai

Sulla base delle misure sperimentali di massima precisione finora fatte, ci sono tre quantità che sembrano non cambiare mai:1 La massima velocità

con la quale si possono inviare messaggi: “la velocità della luce”.

2 La più piccola spintarella (quantità d’azione) che si possa trasmettere, detta “Costante di Planck”.

3 La cosiddetta “Costante di Newton” che corrisponde alla potenza con la quale la Forza tra due masse riesce ad agire.

Siccome non cambiano col Tempo, per queste tre cose è come se il Tempo non scorresse dal passato verso il futuro.

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del Tempo, la sua più piccola parte in un ben preciso fenomeno fisico, studiando, del Tempo, la sua minima quantità teoricamente concepibile e la sua massima quantità sperimentalmente misurabile, trovando che tra questi due estremi valori del Tempo ci sono ottantaquattro potenze di dieci.

Incredibile ma è così: nessuno è ancora riuscito a capire perché questa quantità fisica fondamentale vada sempre dal passato verso il futuro. La conclusione è: non esiste alcuna scoperta scientifica legata al Tempo che possa essere portata come prova – o anche come semplice argomento – per negare l’esistenza della dimensione mistica del Tempo. Dimensione che sfugge alla sfera immanentistica e che fa invece parte della sfera trascendentale della nostra esistenza.

Il calendario che usiamo tutti i giorni ha le sue radici nell’equinozio di primavera, non per motivi astrofisici ma perché il Concilio di Nicea, primo concilio ecumenico, millesettecento anni fa, aveva stabilito che la Risurrezione del Signore aveva avuto luogo nella prima domenica dopo il plenilunio che segue l’equinozio di primavera. Ecco perché il Concilio di Nicea nel 325 d.C. anticipò dal 25 al 21 marzo l’equinozio di primavera.

La concezione mistica del Tempo la sentì nel profondo del suo cuore il piccolo abate di cui abbiamo già parlato nel Capitolo I.5.4: Dyonisius Exiguus. Millecinquecento anni fa fu lui a studiare la data dell’Incarnazione di Cristo e della Sua Risurrezione. Fu sempre per questo motivo di natura religiosa che cinquecento anni fa un altro credente, medico calabrese, matematico e astronomo, Aloysius Lilius, studiò il metodo migliore per essere sicuri di non sbagliare le date della Pasqua. E fu così che Papa Gregorio XIII anticipò l’equinozio di primavera di altri dieci giorni nel 1582 stabilendo per i millenni a venire di sottrarre tre anni bisestili ogni quattro secoli. E questo al fine

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di dare alla corrispondenza tra la data della Pasqua di Risurrezione e l’equinozio di primavera la massima precisione, che è di sette centesimi di secondo al giorno.

Nel terzo millennio ci troviamo tra le mani un calendario di altissima precisione non per via degli orologi atomici che

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La fusione dello Spazio-Tempo

Nessuno riuscirà a dividere lo Spazio dal Tempo.Nella vita di tutti i giorni non ce ne accorgiamo e non se ne accorsero i grandi pensatori di tutte le epoche e civiltà. Nemmeno Kant.Eppure non ha senso dire “oggi sono a Bologna”; debbo aggiungere almeno il giorno e

l’anno. Chissà dove sarò fra cento anni.Né ha senso dire sono le tre del pomeriggio senza precisare dove.Lo Spazio-Tempo non è come il sale che può essere diviso tra sodio e cloro. No. Spazio-Tempo; o tutto o niente.

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non esistevano né millesettecento anni fa (ai tempi del Concilio di Nicea), né cinquecento anni fa (ai tempi di Aloysius Lilius). La precisione del nostro calendario nasce dalla dimensione mistica del Tempo che ha nella Pasqua di Risurrezione il suo punto di riferimento fondamentale.

Ed ecco il quesito di fondo: può la Scienza negare l’esistenza della dimensione mistica del Tempo? No, perché tutto ciò che sul Tempo siamo riusciti a stabilire col rigore scientifico galileiano non lo permette. D’altronde la Scienza non nasce da un atto di Ragione e basta. Se così fosse l’avrebbero scoperta i Greci duemila anni prima di Galilei.

La Scienza è nata quattrocento anni fa grazie a un atto di Fede in Colui che ha fatto il mondo5 e infatti Giovanni Paolo II, in un Suo messaggio alla World Federation of Scientists, dice: «La Scienza nasce nell’Immanente, ma porta l’uomo verso il Trascendente».

Il terzo millennio ha la Scienza come prodotto che nasce dalla Fede e il Calendario Gregoriano come frutto che nasce da una concezione mistica del Tempo.

III.10LE PORTE DELLA SOCIETÀ CIVILE RESTANO ANCORA SBARRATE ALLA VERA GRANDE SCIENZA

Gli orizzonti più vasti, nell’Immanente, sono sempre quelli della Scienza. Il passato insegna che i grandi sviluppi concettuali della Scienza sono nati non dal pensiero astratto, ma dallo stimolo intellettuale che nasce da scoperte scientifiche quasi sempre inaspettate.

Ad esempio, quando i nostri bisnonni scoprirono che la velocità della luce non cambia mai – è sempre la stessa, quindi assoluta – sembrava crollasse il mondo. Dov’era finita la

5 Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo (vedasi pagina 336)

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relatività del moto intuita da Galilei e sperimentalmente dimostrata con tanti esperimenti?

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Due parole sul SupermondoIl fascino del Supermondo sta nel fatto che il

nostro Mondo avrebbe le sue radici in una realtà con 43 dimensioni, di cui una, e solo una, dedicata al “Tempo”. Il Mondo a noi familiare ha appena 3 dimensioni di Spazio (lunghezza, larghezza, altezza) e una di “Tempo”: totale 4. Dove sono le altre dimensioni? Risposta: sono rimaste incapsulate – entro minuscole frazioni di miliardesimi di centimetro – senza possibilità di espandersi. Le 4 dimensioni a noi familiari si sono “espanse”. Ecco perché possiamo vivere avendo a nostra disposizione enormi quantità di Spazio e di Tempo. E le dimensioni rimaste incapsulate come si manifestano? Risposta: tramite le cariche subnucleari e le regolarità che ci portano alle Tre Colonne e alle Tre Forze. Insomma, se è vero che esiste il Supermondo, potremmo finalmente sperare di capire perché il nostro Mondo è fatto con Tre Colonne e Tre Forze. L’esistenza del Supermondo non è descritta a parole ma tramite strutture rigorosamente matematiche fondate sulla Simmetria tra particelle con spin-semintero (fermioni) e particelle con spin-intero (bosoni). Il Mondo è fatto con “fermioni” e “bosoni”. L’elettrone è un esempio di “fermione”; la luce è un esempio di “bosone”.

Un fiore, il mare, l’aria che respiriamo, tutto ciò che chiamiamo il Mondo, è fatto con particelle aventi due possibili valori di “spin” 6.

a) Uno è pari a quello dell’elettrone: “semintero”. Queste particelle sono i “mattoni”, più esattamente, le “trottoline”, della nostra esistenza materiale.

b) L’altro è pari a quello del fotone: “intero”. Le particelle con questo valore di “spin” sono le “colle” che agiscono tra i “mattoni”. Anche le “colle” sono “trottoline”.

Il Supermondo mette su basi di pari dignità esistenziale i “fermioni” e i “bosoni”. Se fossero vere le nostre formulazioni matematiche di questa nuova e formidabile Legge di Simmetria (detta Supersimmetrica), tutto dovrebbe nascere come Supermondo, eppoi una parte diventare Mondo. Purtroppo manca la prova sperimentale per dire che il Supermondo è Scienza galileiana di primo livello. C’è il rigore matematico; manca la prova. Siamo impegnati a cercarla. E continueremo.

6 C’è una quantità di straordinaria importanza nella struttura della materia: essa è la “quantità di moto a trottola” (cui si dà il nome di “spin” che in inglese vuol dire proprio “trottola”). Lo “spin” di un elettrone ha il valore minimo che possa esistere. Nelle unità di Planck esso vale 1/2. Ecco perché si dice che

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Risposta: dietro questa scoperta apparentemente paradossale sta il fatto che il Tempo – quella quantità che si misura con l’orologio – non è a sé stante e indipendente. Il Tempo è legato allo Spazio. L’idea di fondere lo Spazio e il Tempo in una unica realtà fisica non era venuta in mente a nessun pensatore nel corso dei diecimila anni che ci separano dall’alba della civiltà. Eppure noi siamo fatti di Spazio-Tempo. Come se non bastasse, questa miscela non può essere con le due quantità, Spazio e Tempo, entrambe reali. Una deve essere immaginaria.

E se volessimo una realtà, in cui questi due concetti fossero diversamente trattati, ebbene, in quella realtà scopriremmo che un fiammifero non potrebbe accendersi. Il fuoco del fiammifero è trasformazione di Massa in Energia. Questa trasformazione non potrebbe avvenire se il Tempo non fosse legato allo Spazio, come detto. Le applicazioni tecnologiche di questa grande conquista scientifica sono sotto gli occhi di tutti: satelliti, computer, elettrodomestici, tecnologie mediche avanzate, TV, per non parlare della energia elettrica di origine nucleare e delle sue innumerevoli applicazioni.

La Tecnologia va distinta nettamente dalla Scienza. Più la ricerca scientifica è apparentemente lontana dalla realtà che ci circonda, più grandi saranno le sue conseguenze nel futuro. Esempio. Cent’anni fa il grande Joseph John Thomson studiava, con uno speciale strumento, le proprietà della prima particella elementare nota: l’elettrone. Se qualcuno gli avesse chiesto a cosa servivano quegli studi, egli avrebbe risposto in modo tale da lasciare l’intervistatore convinto che quelle ricerche erano troppo astratte per essere di interesse per la società. Quello strumento con il l’elettrone ha “spin semintero”. Lo “spin” di un fotone (quanto di luce) è il doppio di quello dell’elettrone. Ecco perché si dice che il fotone ha “spin intero”

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quale lavorava Thomson – detto tubo a raggi catodici – è adesso in ogni casa: il tubo della televisione. Oggi sugli orizzonti della Scienza c’è la ricerca del Supermondo. Esiste o no? La risposta esatta la conosce soltanto Colui che ha fatto il mondo. Noi possiamo solo dire che al fine di potere rispondere a molti quesiti irrisolti della problematica scientifica più avanzata, il Supermondo (vedasi la pagina accanto per una brevissima descrizione) dovrebbe esistere. Quindi devono esistere anche

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Esempi di Tecnica buona

Dalla vita quotidiana allo Spazio alla struttura intima della materia: alcuni esempi di “uso della Scienza” a fin di bene.

1901l’aspirapolvere1913il frigorifero1923la televisione1929la penicillina1937il nylon1943la penna a sfera1945il forno a microonde1947il transistor1948il computer1950la carta di credito1951il magnetoscopio1953la struttura del DNA1957il cuore artificiale1958il laser196570 psec7 di precisione nella misura del Tempo1969Apollo 11 – il primo uomo sulla Luna1971l’esperimento “piuma e martello” sulla Luna con Apollo 151973Internet1979il CD1981la navetta spaziale1985il CD-Rom1986la stazione orbitale Mir1990il telescopio spaziale Hubble1999il telefono mobile via satellite2000la Stazione Spaziale Internazionale (SSI)2007la più potente macchina subnucleare al CERN.

le Superstelle che però non possono essere visibili come le Stelle, per un motivo molto semplice. Le Stelle che noi osserviamo nel cielo in una notte limpida, sono visibili in quanto la materia che fa le Stelle si infiamma di fuoco nucleare: come fa il nostro Sole. La

7 Nota. Psec indica il picosecondo: un millesimo di miliardesimo di secondo

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Supermateria non si infiamma di fuoco nucleare e quindi non potremo mai vedere le Superstelle. Però se esistesse la Supermateria, allora il problema della Massa mancante dell’Universo verrebbe risolto. E adesso al dunque. Quali conseguenze tecnologiche potrebbe avere la scoperta della Supermateria? Risposta: difficilmente immaginabili oggi, come lo era il tubo a raggi catodici ai tempi di Thomson.

Se adesso ci limitiamo alle invenzioni che possono scaturire da cose scientificamente note, il discorso si semplifica molto. Infatti, potrebbe sembrare che la nostra società abbia dedicato una particolare attenzione allo studio delle applicazioni tecnologiche utili per l’uomo. E invece non è così. Quasi tutte le realizzazioni tecnologiche di Pace sono scaturite non da studi mirati a scopi di Pace ma dal fatto che, per puro caso, negli enormi sforzi tecnologici di guerra, qualcosa trovava la possibilità di essere applicata a scopi di Pace. Se l’uomo avesse avuto come obiettivo lo sviluppo tecnologico per scopi di Pace e di Progresso, chissà quante conquiste sarebbero già realtà: ecco un paio di esempi.

L’uso dei microcomputer a livello domestico potrebbe già essere una realtà sicura. Con un enorme aumento della sicurezza casalinga. Un’alta percentuale di incidenti avviene tra le pareti domestiche per errori dovuti a distrazione, che sparirebbero, se affidassimo la nostra memoria quotidiana a un piccolo computer.

Gli aerei potrebbero già essere costruiti con tecnologie molto più avanzate di quelle esistenti: basti vedere l’enorme differenza che c’è fra l’Aeronautica Civile e quella Militare.

Io sono stato impegnato in questi ultimi anni in un progetto di ricerche tecnologiche mirate esclusivamente a scopi civili. I risultati del mio progetto dimostrano che – se fossimo una società al passo con la Scienza – dovremmo

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metter su un grande Progetto Manhattan interamente mirato a sco-

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Tanta Tecnologia e poca Cultura Scientifica

Se un extraterrestre (non esistono) venisse da noi e osservasse la struttura della nostra società e alcuni fenomeni culturali, resterebbe sorpreso nel vedere gente che consulta gli oroscopi e al tempo stesso usa i telefonini.È come se la Scienza fosse entrata nel cuore della genteattraverso le invenzioni tecnologiche e basta. Il nostro amico chiederebbe come mai tanta Tecnologia e poca Cultura Scientifica.

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pi di Pace e di Progresso. Ed ecco una delle numerose conclusioni alle quali siamo pervenuti nel settore della microelettronica. La ricerca tecnologica per sistemi basati su microelettronica a livello quasi molecolare ha potenzialità inimmaginabili e grandi conseguenze nel settore della medicina avanzata. Vediamolo con qualche esempio.

Le ricerche per realizzare organi artificiali sono appena ai primi passi. La medicina, grazie alle grandi conquiste della Scienza, ha saputo tagliare il traguardo di rendere possibile – come vedremo nel Capitolo IV.1 – la sostituzione di un organo malato con un altro organo sano. Questo però dovremmo saperlo fare non usando organi naturali‚ bensì organi artificiali. La tecnologia moderna potrebbe affrontare e risolvere questo problema in tempi brevi.

Se sapessimo toccare i tasti giusti nel codice genetico potremmo liberarci di tante malattie. Se sapessimo stimolare correttamente il nostro sistema immunitario di difesa potremmo fare a meno dei medicinali (che sono sempre con effetti collaterali più o meno pesanti) e permetteremmo al nostro organismo una difesa senza precedenti nell’affrontare i numerosi malanni che attualmente ci affliggono.

Il progresso tecnologico ha come fulcro la scoperta scientifica. Se noi ci fermassimo nello studio della Logica del Creato (è questa la vera Scienza) si bloccherebbero le possibilità di studiare le applicazioni tecnologiche delle nuove scoperte scientifiche per il semplice fatto che di scoperte scientifiche non ce ne sarebbero più.

Cosa la Scienza può scoprire lo abbiamo appena accennato. Però il passato insegna che, rispetto a ciò che noi scienziati sappiamo prevedere, quando arriva una scoperta scientifica inattesa (e ce ne sono state tante da Galilei in poi) il suo valore batte per dieci a zero ciò che avevamo previsto. È stato sempre così.

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Il futuro dipende quindi dal coraggio che avrà la nostra società nell’aprire le sue porte alla vera grande Scienza. Investendo risorse notevoli – non briciole – nella ricerca scientifica pura: vero motore di progresso tecnologico, quindi civile e sociale. La società civile in cui viviamo è ancora lungi dal

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Cinquantamila fedeli in Piazza San Pietro con Giovanni Paolo II

che ha posto la Scienza e la Fede sullo stesso piedistallo di valori

Foto gentilmente concessa dal Dottor Salvatore Martinez.

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poter dire di avere aperto le sue porte alla Scienza, come ha fatto la Chiesa il 30 Marzo 1979.

Ci siamo voluti limitare al problema dei finanziamenti per mettere in evidenza quanto chiuse siano le porte della società civile alla Scienza. In effetti, se studiassimo la struttura organizzativa, legale, sociale del nostro vivere quotidiano non potremmo fare a meno di concludere che per la società civile è come se la Scienza non fosse mai stata scoperta. È come se Galileo Galilei non fosse ancora nato.

La comunità scientifica è quindi grata a Giovanni Paolo II per avere spalancato le porte della Chiesa alla Scienza. Cosa, ripetiamo, che la società civile non ha ancora fatto. Se lo avesse fatto non ci troveremmo con le sessantatre Emergenze Planetarie.

III.11LA SCIENZA INSEGNATA DAGLI ALTARI

La cultura cosiddetta moderna sarebbe corretto chiamarla contemporanea. Essa, infatti, moderna non è, in quanto interamente basata sul Linguaggio. Né la Logica né la Scienza sono entrate a far parte del patrimonio culturale dell’uomo cosiddetto moderno.

Secondo gli specialisti, un tempo – nessuno sa dire con esattezza quando, potrebbe essere centomila o un milione di anni fa – questa forma di materia vivente detta uomo si esprimeva gesticolando.

Prendiamo per vera questa ipotesi. L’uomo non sapeva parlare. Il Creatore però lo aveva dotato di un cervello in grado di potere inventare il Linguaggio. E gli aveva fatto il dono della Ragione. Senza la Ragione non sarebbe stato possibile inventare il Linguaggio. Questo però avrebbe dovuto essere il primo passo verso la scoperta della Logica Matematica prima e della Scienza poi. Oggi tutti gli uomini

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sanno parlare. Pochi conoscono la Logica Rigorosa. E ancor meno sono coloro che sanno cos’è la Scienza. Eppure l’uomo ha scoperto che l’uso del Linguaggio portava a contraddizioni logiche ben tremila anni fa.

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Un giorno tutti saranno scienziati

Delle tre conquiste della Ragione nell’Immanente, solo la prima – il Linguaggio – è alla portata di tutti.Non c’è motivo che la Scienza continui a essere esclusa dall’insegnamento nel periodo giusto in cui il nostro cervello si apre allo studio della Logica che regge il mondo.Quando questo avverrà, tutti, uomini e donne, saranno in grado di capire e sentire i valori della Scienza.

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L’atto di nascita della Logica è il famoso paradosso del bugiardo che doveva portare al paradosso di Jules-Antoine Richard, a quello di Bertrand Russell e infine alla grande scoperta di Kurt Gödel. Tremila anni di Logica, di cui la cultura dominante ignora l’esistenza.

Con la Scienza, che tra tutte le logiche rigorose possibili è quella seguita dal Creatore per fare il mondo così com’è, le cose non sono andate meglio. La cultura dominante, come abbiamo visto, della Scienza ignora i valori e ne ha deformato il vero significato.

Eppure il Linguaggio doveva essere – nell’Immanente – il primo passo verso il grande traguardo della Cultura Scientifica.

Un giorno tutti gli uomini saranno scienziati. Non in quanto tutti faranno esperimenti alle frontiere delle nostre conoscenze bensì in quanto tutti saranno in grado di leggere e di capire i lavori scientifici, così come oggi leggono e capiscono un giornale o un romanzo.

Non c’è alcun meccanismo che proibisca all’intelletto umano di capire un discorso rigoroso di Scienza. È solo un problema di educazione alla Scienza.

Il nostro cervello si apre al Linguaggio nelle prime fasi della sua esistenza. È così che i bambini imparano a parlare la lingua che essi ascoltano. Un bimbo di genitori italiani, se educato in una famiglia cinese, parlerà cinese. Il Linguaggio non è geneticamente ereditato. È il nostro cervello che è già predisposto a imparare una lingua: qualunque essa sia.

La seconda fase, nello sviluppo del nostro cervello, riguarda il bisogno di apprendere qualcosa che abbia legami e strutture logiche. La forma più elementare di Logica corrisponde a dire: patti chiari, amicizia lunga. Partire da assiomi e sviluppare tutte le possibili conseguenze di quegli assiomi, seguendo regole precise, è la prima tappa verso il grande traguardo della logica formale.

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La terza fase, nello sviluppo del cervello umano, è quando esso si apre alla Scienza. Mi diceva Jean Piaget, studioso tra i più qualificati di questi problemi, che i ragazzi apprendono prima il concetto del rapporto tra due quantità fonda-

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Nella Storia del mondo è stato così

Prima è stato scoperto il Linguaggio parlato (centomila anni fa, forse) poi quello scritto (ottomila anni fa con la scrittura cuneiforme) che ha dato vita a un’impresa straordinaria: la Memoria Collettiva Permanente.Poi è venuta la scoperta della Logica Rigorosa (tremila anni fa). E infine, (quattrocento anni fa)la Scienza.

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mentali che i concetti relativi alle stesse quantità. Esempio: i bambini capiscono prima cos’è la velocità. E poi cosa significa il concetto di Spazio e di Tempo (la velocità, lo ricordiamo, è il rapporto tra Spazio e Tempo).

Cosa spinge il nostro cervello ad aprirsi prima al Linguaggio, poi alla Logica, quindi alla Scienza, nessuno lo sa. Né è chiara la suddivisione temporale tra queste tre fasi.

Su un punto si è tutti d’accordo. Il Linguaggio precede le altre due fasi. È però probabile che l’apertura alla Logica e quella alla Scienza avvengano quasi contemporaneamente.

L’età di apertura varia da soggetto a soggetto. Essa può iniziare anche all’età di tre, quattro anni. Ciò non vuol dire che in alcuni casi l’apertura non possa avvenire verso i dieci, dodici anni.

Se durante la fase di apertura non ci sono stimoli, il processo rallenta. Anche di molto. E non è un fenomeno legato alle difficoltà insite nella Logica e nella Scienza.

Avviene anche con il Linguaggio. C’è un fatto clamoroso. A New York una ragazza, segregata da snaturati genitori fuori dal mondo, non sapeva parlare all’età di otto anni. Scoperta per puro caso in quelle disumane condizioni, venne rieducata ma ci sono voluti anni per riuscire a farla parlare normalmente.

Il tempo necessario per imparare un Linguaggio è di qualche anno al momento giusto, cioè, quando il cervello si apre. Ci vuole un tempo molto maggiore quando il cervello, non sottoposto a stimoli, si è richiuso.

Con la Scienza e con la Logica il discorso è analogo.

Superati i vent’anni il nostro cervello si richiude, sia alla Logica sia alla Scienza. Se è rimasto privo di stimoli in Logica e in Scienza, difficilmente ritornerà a interessarsi a queste due grandi conquiste intellettuali. Ecco perché, esattamente come si fa con il Linguaggio, che si insegna subito, con la Logica e con la Scienza

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dovremmo fare lo stesso. Iniziare già alle Scuole Elementari l’insegnamento di queste straordinarie conquiste dell’intelletto umano.

Logica e Scienza dovrebbero far parte del patrimonio culturale di tutti.

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Cos’è il miracolo

Il miracolo non potrà mai essere incapsulato né in una verità scientifica né in una Logica Matematica. Il miracolo è Opera Divina ed è quindi una manifestazione diretta di quella Entità Suprema che non può essere ricondotta alle due grandi conquiste dell’umano intelletto: Logica Matematica e Scienza. Se il miracolo fosse riconducibile a queste due grandi scoperte, non potrebbe più essere miracolo.

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La Scuola invece educa quasi esclusivamente al Linguaggio. E in tutto ciò che è stimolo intellettuale – stampa, radio, TV, libri – predomina il Linguaggio.

Se Linguaggio, Logica e Scienza venissero insegnati con pari impegno, tutti gli uomini, nel giro di una sola generazione, sarebbero in grado di distinguere tra queste tre conquiste dell’umano intelletto. Essi saprebbero cosa vuol dire raccontare una favola, elaborare una teoria matematica e scoprire una verità scientifica.

Allora sì che potremmo dire di vivere l’èra della Scienza. In questa èra non ci sarebbe più posto per le mistificazioni culturali e tutti sarebbero in grado di capire che credere in Cristo non è in conflitto con la Scienza. La Scienza potrebbe entrare nelle Chiese ed essere insegnata dagli Altari. Tutti sarebbero in grado di capire che i miracoli appartengono solo alla Fede. Atei – in buona fede – e credenti debbono essere d’accordo su un punto: Cristo è il simbolo della difesa dei valori della vita e della dignità umana. Che sia figlio di Dio è un problema di natura non scientifica. Ma certamente non in conflitto né con la Logica del Creato né con la Logica Matematica.

L’uomo che crede deve sapere che Gesù Cristo non ha nulla che possa essere considerato in conflitto con la Scienza per un motivo estremamente semplice e su cui abbiamo tanto insistito. La sfera della nostra esistenza trascendentale non è in conflitto né con la Logica Rigorosa né con la Scienza, essendo queste attività il risultato dell’uso della Ragione nell’Immanente.

Credere in Dio è un problema che riguarda la sfera trascendentale della nostra esistenza e non può quindi subire limitazione alcuna dalle attività rigorose operanti nella sfera immanentistica della nostra esistenza.

Sono queste le basi culturali su cui costruire la Grande Alleanza tra Scienza e Fede, in quanto Fede e Ragione non sono in antitesi,

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essendo il Linguaggio, la Logica e la Scienza le tre grandi conquiste della Ragione nell’Immanente mentre la Fede è la massima conquista della Ragione nel Trascendente, senza dimenticare che sono entrambe doni di Dio.

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Fu Hitler il padre della prima bomba nucleare della Storia

Quando seppe che a Berlino era stata scoperta la “fissione nucleare” e che questa scoperta poteva portare a una bomba di potenza un milione di volte superiore a quelle

note, Hitler decise di finanziare il progetto per bruciare i tempi. Gli scienziati europei fuggiti in USA convinsero il Governo Americano a dar vita al Progetto Manhattan (vedasi pagina 36) per evitare che il mondo finisse sotto la spietata dittatura nazista.

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La Grande Alleanza stava molto a cuore a Giovanni Paolo II. Un esempio di attività legate alla Grande Alleanza fra Giovanni Paolo II e la Scienza fu la prima conferenza europea di Scienza e Fede (6 aprile 1982) tenutasi a Bologna nella Basilica di San Petronio sul tema “La dignità dell’uomo e i valori della Scienza nel Magistero di Giovanni Paolo II” (vedasi Capitolo II.13).

A questa conferenza ha fatto seguito il 18 aprile dello stesso anno la prima visita pastorale a Bologna e in Emilia Romagna di Giovanni Paolo II, il Papa che ha totalmente riabilitato l’opera di Galilei riportando a casa i tesori (scoperte scientifiche) che appartengono alla nostra cultura. Cultura che per quattro secoli aveva abbandonato il padre della Scienza permettendo ad altri di appropriarsi delle sue scoperte e invenzioni (come abbiamo visto nel Capitolo III.2).

III.12LA RESPONSABILITÀ DEGLI SCIENZIATI: PASSATO E FUTURO

La cultura dominante ha fatto credere a tutti che le bombe nucleari e l’industrializzazione selvaggia siano conseguenze ineluttabili del progresso scientifico. Il grande pubblico ne deduce che sarebbe meglio smetterla con la Scienza.

Noi scienziati sappiamo bene come stanno le cose: le bombe nucleari e l’industrializzazione selvaggia nascono dall’imperversare della violenza politica. Il padre della bomba che distrusse Hiroshima e Nagasaki è Hitler. Fu lui a volere il primo progetto per trasformare in ordigno di guerra una grande scoperta scientifica: la fissione nucleare. E fu Stalin a partire per primo con il progetto delle tremenda bomba a fusione nucleare: la terribile Bomba H. Ancora una volta, un’altra grande scoperta scientifica – la fusione nucleare – trasformata in

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ordigno di guerra. L’industrializzazione selvaggia ha portato alle sessantatre Emergenze Planetarie, il cui motore è la sete di potere economico, politico e sociale. Il capitalismo che dimentica i valori della vita e della dignità umana è un insulto alla Scienza e ai suoi valori.

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Al padre della Fisica Quantistica i nazisti uccisero il figlio

Max Planck, padre della Fisica Quantistica, fu uomo di grande integrità civile e morale. Ebbe il coraggio di recarsi da Hitlerper dirgli che era assurdo e immorale espellere i Professori ebrei dalle Università tedesche. I nazisti gli condannarono a morte il figlio con l’accusa di aver preso parte all’attentato contro Hitler.

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La Scienza non fa bombe né produce Emergenze Planetarie. La Scienza fa esperimenti per capire la Logica seguita da Colui che ha fatto il mondo. È sempre stata la violenza politica – aiutata dalla cultura dominante – a decidere le priorità per le applicazioni tecnologiche delle grandi scoperte scientifiche.

L’uomo del nostro tempo dovrebbe riflettere per distinguere nettamente tra Scienza e Tecnica. La Scienza permette all’uomo di sentirsi veramente fatto a immagine e somiglianza del Creatore. La Tecnica va invece posta sotto il controllo etico-morale affinché siano per sempre cancellati gli studi tecnologici che negano la vita e che offendono la dignità umana.

La riflessione per noi scienziati riguarda un nuovo senso di responsabilità. La Scienza non ha mai avuto alcun potere di natura politica. Il primo fisico che immaginò l’unificazione dei fenomeni fondamentali (Matvej Petrovic̆ Brons̆tein) fu condannato a morte da Stalin in quanto non aveva voluto piegarsi alla sua ideologia. Il padre della fisica quantistica, Max Planck, ebbe ucciso il figlio dai nazisti come ritorsione perché non aveva voluto collaborare al progetto per la prima bomba nucleare della storia. Il padre della superfluidità, Pëtr Kapitza, visse sul lastrico con la famiglia per avere rifiutato di dirigere il progetto sovietico per la prima bomba a fusione nucleare.

Sono solo tre esempi per ricordare che la Scienza ha pagato grossi tributi di sangue per opporsi alla violenza politica. Le applicazioni tecnologiche delle scoperte scientifiche sono sfuggite – sempre e totalmente – al controllo della Scienza. Ebbene la comunità scientifica internazionale dovrebbe avere il coraggio di dire basta. Il primo segno di una ferma volontà in questa direzione è venuto col Manifesto di Erice. Dalle parole bisogna adesso passare ai fatti respingendo responsabilità che mai sono

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state nostre: ecco la raccomandazione di Giovanni Paolo II che ci ha portato al Volontariato Scientifico (come vedremo nel Capitolo IV).

Noi scienziati non abbiamo mai avuto né abbiamo alcun potere decisionale sulle scelte tecnologiche. Il nostro potere è

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La Scienza ha una sola colpa

Quelladi avere permesso a tanta gente di parlare a nome della Scienza, senza mai intervenire, dimenticando ciò che Fermi diceva: Chi non ha mai scoperto né inventato nulla non ha titoli per parlare in nome della Scienza; specialmente se ne travisai significati e i valori.Nei lontani anni cinquanta del secolo scorso, Enrico Fermi raccomandò ai suoi allievi di Chicago – in primis a Tsung Dao Lee – di dedicarsi alla Cultura Scientifica, per evitare che all’Hiroshima politica seguisse l’Hiroshima culturale (vedasi pagina 38).

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solo quello di sapere formulare progetti per capire la Logica del Creato. C’è bisogno di una Grande Alleanza tra Scienza e Fede affinché possa nascere una nuova èra fondata sui valori della nostra esistenza. Valori sui quali ci ha illuminato l’Apostolato di Giovanni Paolo II.

Per intervenire nelle scelte politiche è necessario dare più forza alla Scienza e alla sua grande alleata: la Fede. Tocca però a noi scienziati la responsabilità di denunciare le applicazioni delle scoperte scientifiche che sono in antitesi con i valori della nostra esistenza.

La Scienza ha una sola colpa: quella di avere fatto tanta Scienza ma pochissima cultura. Se la Scienza avesse fatto cultura, le ideologie portatrici di odio sarebbero finite nel ghetto delle irrazionali follie, nemiche dell’uomo e della Scienza. È tempo che la Scienza entri a far parte del patrimonio culturale dell’uomo cosiddetto moderno. Affinché ciò avvenga è necessario che il Libro, aperto da Galileo Galilei quattrocento anni fa, sia accessibile a tutti. Spetta a noi scienziati, in prima persona, fare in modo che tutti sappiano leggerlo. Quel Libro ci fa capire che la Ragione e l’Amore sono le strutture portanti dell’Universo: dal cuore del protone ai confini del Cosmo.

Non lasciamo più ad altri la libertà di parlare in nome della Scienza e di stravolgere le sue conquiste e i suoi valori.

La Scienza ha quindi la sua parte di responsabilità se siamo arrivati a un mondo in cui, come già detto più volte, per ciascun abitante, inclusi vecchi, donne e bambini, ci sono, pronte ad esplodere, tonnellate di tritolo equivalente in potenza esplosiva. E mancano invece gli appena trecento chili di viveri pro capite all’anno che basterebbero affinché venisse, per sempre, cancellata quella tragedia che colpisce diecine di milioni di nostri fratelli e sorelle: la morte per fame.

Chi osservasse da una lontana Galassia questa nostra minuscola navicella spaziale e ciò

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che in essa accade, dovrebbe concludere che in quell’angolo dell’Universo abbondano gli esplosivi e scarseggiano i viveri e che la Terra evidentemente deve produrre tritolo equivalente e armi, non grano né riso né viveri di altro tipo.

La Scienza è fonte di valori

Abbiamo passato in rassegna i valori della Scienza nel Capitolo II.7.Adesso vogliamo ribadire che chi fa le bombe non può dirsi scienziato, in quanto fare Scienzavuol dire studiare la Logica della Natura.E basta.

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Siamo alla soglia dell’autodistruzione. E, come se non bastasse, si continuano a inventare e costruire armi sempre più potenti, strumenti portatori di apocalittiche stragi. La corsa agli armamenti ha come spinta irresistibile l’odio e la irrazionale volontà di volere distruggere, annientare il nemico: costi quel che costi.

Viviamo un’èra nella quale la potenza distruttiva nelle mani dell’uomo potrebbe cancellare qualunque segno di vita su questo piccolo e indifeso satellite del Sole. Come se non bastasse, la potenza dei supercomputer è tale da potere mettere sotto controllo un numero di persone superiore a quello di tutti gli abitanti della Terra. È necessario che la Ragione e l’Amore abbiano il sopravvento sulla follia e l’odio che imperversano nel mondo.

Fede e Ragione non sono in antitesi. L’atto di Fede porta ad amare il prossimo come se stessi. La Scienza insegna ad amare, non a distruggere la Natura. Né a privare l’uomo delle sue libertà.

Chi fa bombe non può dirsi scienziato, in quanto fare Scienza vuol dire studiare la Logica della Natura, rispettandola, non sconvolgendola.

La Scienza è fonte di valori universali e immutabili. Valori che sono in comunione, non in contrasto, con quelli che l’uomo apprende dalla Verità Rivelata.

Fede e Ragione sono i due pilastri sui quali costruire un mondo in cui tutti gli uomini possano veramente sentirsi fratelli, qualunque sia il colore della loro pelle e la geografia dei luoghi in cui sono nati.

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Accolto con entusiasmo e affetto da scienziati di tutto il mondo

Sua Santità nell’Aula Magna dell’Istituto Blackett, intitolata a Paul Dirac.