IL SUONO VIAGGIA

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IL SUONO VIAGGIA Di Federica Felici Qualche tempo fa, una delle più qualificate ed autorevoli insegnanti del Metodo Dalcroze, diede avvio ad un suo corso chiedendo: ”Che cosa è per voi la musica?” Tutti ci prodigammo per trovare definizioni molto articolate e pertinenti al contesto ma, nello stupore generale, ci disorientò con un'affermazione tanto lapidaria quanto elementare: la musica è movimento! Così come la vibrazione sonora ed il gesto che induce… Ed ecco allora insorgere in me l'idea, l’immagine, del suono che viaggia, che scorre nelle cellule di ognuno di noi e le attiva, creando una risposta motoria generatrice di piacere, un piacere semplice e puro. Nella presente riflessione cercherò di mettere a fuoco i motivi profondi che mi hanno incentivata a dedicarmi alla formazione di questo Metodo ed i cambiamenti sostanziali che questo percorso ha innescato e che si sono verificati nel mio modo di vivere la musica e di proporla nell’insegnamento. “Musicastudio – Letture, parole, riflessioni, intorno al Sonoro.” Articolo pubblicato il 30.09.2020

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I L S U O N O V I A G G I A

Di Federica Felici

Qualche tempo fa, una delle più qualificate ed autorevoli insegnanti del Metodo Dalcroze,diede avvio ad un suo corso chiedendo: ”Che cosa è per voi la musica?” Tutti ciprodigammo per trovare definizioni molto articolate e pertinenti al contesto ma, nellostupore generale, ci disorientò con un'affermazione tanto lapidaria quanto elementare: lamusica è movimento! Così come la vibrazione sonora ed il gesto che induce…Ed ecco allora insorgere in me l'idea, l’immagine, del suono che viaggia, che scorre nellecellule di ognuno di noi e le attiva, creando una risposta motoria generatrice di piacere, unpiacere semplice e puro.

Nella presente riflessione cercherò di mettere a fuoco i motivi profondi che mi hannoincentivata a dedicarmi alla formazione di questo Metodo ed i cambiamenti sostanziali chequesto percorso ha innescato e che si sono verificati nel mio modo di vivere la musica e diproporla nell’insegnamento.

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Dopo aver seguito il Training annuale di Educazione ritmico-musicale e psicomotoriacondotto a Firenze da Ruth Schmid, ho percepito molto più chiaramente che il miocollegamento con “l’universo dei suoni”, e la conseguente riappropriazione di questolinguaggio sarebbe potuto avvenire in me solamente attraverso il contatto col corpo e conla consapevolezza psicofisica in risposta ad uno stimolo sonoro. Non avevo provato inprecedenza, con la pratica strumentale, quel senso di pienezza di tutto l’essere nella suaglobalità, motivo che mi aveva indotto, negli anni, ad abbandonare quel canale diespressione/comunicazione musicale. Poiché, in definitiva, non avevo mai avuto lapercezione che si trattasse realmente né dell'una né dell'altra forma!Negli anni di studi in Conservatorio, il livello da raggiungere prevede al massimo didiventare un bravo esecutore o interprete di un brano, sia esso orchestrale o di musica dacamera; troppo poco per l'impegno richiesto!Ed infatti ho sempre avvertito la mancanza di proporzionalità tra la dedizione, il tempo e leenergie profuse ed una soddisfazione totale ottenuta dall’esecuzione nelle varieperformances. Successivamente ho operato delle scelte a favore di altri campi di interesseche prevedessero la partecipazione cosciente ed attiva nei processi di cambiamento,basati sullo sviluppo dell’individuo sotto vari aspetti, come la Tecnica Alexander - cheriguarda l’osservazione dell’uso che ognuno fa di sé e delle proprie abitudini psicofisiche -,il Teatro Forum di A.Boal o ancora il Brain gym e le ricerche delle Neuroscienze sullafondamentale importanza e beneficio del movimento nell’apprendimento. Direi quindi chela Ritmica Dalcroze è stata un approdo in cui, attraverso la consistenza e la peculiaritàdelle sue basi teoriche e la modalità esperienziale innovativa proposta, ho potutosistematizzare le mie conoscenze didattiche e permettermi di potenziare alcunecompetenze artistiche.

In Italia il canale dell'apprendimento tramite l'esperienza diretta sensoriale non è quasi maipraticato (se non per rare eccezioni di ambienti educativi con indirizzi pedagogiciparticolari come gli Asili nel bosco, le scuole Montessori o quelle Waldorf). Anche inambito formativo, tale aspetto non viene particolarmente contemplato (se non per qualchesporadico laboratorio) e non é inserito a giusto titolo nei piani di studio universitari. È’ nell'ambito di questo panorama, che la figura di Emile Jaques-Dalcroze, vissuto all'iniziodel secolo scorso, spicca per lungimiranza e originalità, proponendo una metodologia diampio respiro e di assoluta attualità.A mio avviso infatti, ciò che ha proposto il grande pedagogista svizzero esattamente unsecolo fa, null'altro è che una "visione"; null'altro ma molto di più!

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E. JAQUES - DALCROZE

Nato a Vienna (1865 - 1950) da genitori svizzeri, Dalcroze si trasferì a Ginevra, città dove compìstudi classici e musicali, diplomandosi nel 1883 in pianoforte. Approfondì la formazione teorica aParigi con G.Fauré e F. Chausson ed a Vienna con A. Brukner. Ebbe contatti con C. Frank eL.Délibes e la forte impronta ritmica che ritroviamo nelle sue numerosissime composizioni fu unaconseguenza della sua collaborazione con il Théatre des Nouveautés di Algeri. Dal 1892 al 1910 fuProfessore di Solfeggio e Armonia presso il Conservatorio di Ginevra e, a partire dall'osservazionedi quegli anni degli esiti negativi di un insegnamento basato su una modalità un approccioesclusivamente teorico-tecnicistico, settoriale, priva di creatività e avulsa dalla vita e dai suisigni ficati profondi, che il dotato esecutore divenne quella figura di riferimento che in fluenzerà ilrinnovamento e lo sviluppo della danza e del teatro del '900 - oltre a modi ficare radicalmentel'impostazione pedagogico-musicale dell'epoca. Coevo di M. Montessori, R. Steiner, J. Piaget eJ.Dewey, solo per citarne alcuni, ne condivise lo slancio, l'impronta ottimistica, lo spirito di fiducianel contributo del singolo alla formazione di una società migliore e la convinzione, a volteutopistica per l’epoca, dell'importanza del ruolo dell'educazione incentrato sulla personanell'indissolubilità della sua unitá corpo-mente-anima.Fu un personaggio avvincente, molto amato, eclettico, curioso, estremamente creativo, pervaso daprofonde convinzioni, precursore di idee e pensieri rintracciabili in molti ambiti di studio, delsapere e della conoscenza. Il suo entusiasmo lo condusse a scrivere molti testi speci fici ancoraoggi di chiara e affascinante lettura che costituiscono un raf finato e preciso supporto teorico al suoMetodo. La versatilità di tale Metodo, grazie ai seguenti principi, è in continua evoluzione, e sipresta ad ulteriori sviluppi ed applicazioni in vari campi educativi.

Dalcroze asseriva che:

- la gioia, il gioco e il movimento favoriscono l'apprendimento

- il corpo è il primo strumento musicale e il suo uso cosciente è il prerequisito perqualsiasi acquisizione

- l'esperienza deve precedere sempre la comprensione e l'analisi

- l'interpretazione del significato della vita si manifesta attraverso vari linguaggi

- l'importanza della consapevolezza di sé e della vicinanza alla propria anima, emozioni esentimenti è alla base della completezza dell'essere, così come un adeguato sviluppodel senso critico

- occorre aver fiducia nelle risorse e nelle capacità innate e acquisite dell'individuo

Egli credeva inoltre fermamente nell'idea di porre l'allievo al centro dell'azione educativa eche solo la globalità delle esperienze potesse condurre allo sviluppo della sua personalità.

Nello specifico ambito musicale fu dall'osservazione dell'aritmia dei suoi allievi chededusse la totale mancanza di connessione tra il mondo della musica e la vita. Il sensoritmico, che é muscolare e va quindi educato tramite il corpo, viene considerato una

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manifestazione della vita, della scienza e dell'arte e, per tradurlo ed eseguirlocorrettamente e musicalmente, è necessario trovare un rapporto equilibrato sia traspazio/tempo ed energia che tra inibizione ed incitamento, sviluppando un adeguatocontrollo spaziale. Dalcroze cercò per tutta la vita di elaborare una metodologia che fosseal servizio dell'espressione poiché considerava la musica come un'emanazione delleaspirazioni e della volontà dell'essere.Intravedeva, nello sviluppo della creatività, la costruzione dell'autonomia della persona e lapossibilità di sentirsi artefice del proprio cambiamento, arricchimento ed evoluzione.Incentrò, nell'educazione audiopercettiva, soprattutto tramite lo sviluppo dell'orecchiointerno - funzione considerata come un'anticipazione dell'immagine sonora - ilconvincimento che le sensazioni auditive possano portare ad un alto grado di coscienza disé. Ma, su tutto, l'obiettivo principale del suo Metodo, restò quello di sensibilizzare la personaall'ascolto e di svilupparne il gusto e la musicalità tramite la partecipazione del corpo inmodo armonioso. É proprio questa armonia, che "..assicura l'ordine e la calma dellospirito..", come egli scriveva, il motivo per il quale sono attratta da questo percorso dicrescita personale tutt'altro che banale, che io definisco di "quiete armonica".La ciclicità delle attività, la reiterazione graduale e varia nella pratica dei principi cardine, lamusica vissuta, tradotta e interpretata nel movimento, l'uso di materiali diversi, masoprattutto l' ascolto attivo, permettono una sedimentazione delle varie acquisizioni con untratto che definirei indelebile nella persona che ne fa esperienza. Questo perché,fondamentalmente, è su di una specifica qualità, affatto scontata per i primi del '900, che siincentra la metodologia dalcroziana, ovvero su di una condizione che va oltre il piacere, suquella "gioia superiore" considerata come "uno stato permanente dell'individuo". Nel suolibro "Il ritmo, la musica e l'educazione", pubblicato in Italia per la prima volta del 1925,Dalcroze dedica un intero capitolo a questo aspetto, da lui ritenuto pregnante eindispensabile per qualsiasi evoluzione dello spirito. Il suo approccio all'apprendimento prevede di impegnarsi con perseveranza perincrementare una qualità di cui siamo spesso carenti: la presenza psicofisica, l'esserecentrati in ciò che si sta facendo, il tanto ricercato "hic et nunc"!

La scoperta di questa elettrizzante modalità, mi ha motivata ulteriormente adapprofondire con grande alacrità e con procedure altre, lo studio del Metodo, per poterrivolgere le mie nuove competenze educative agli adulti in generale e nello specifico aidocenti di Scuola dell’Infanzia e della Primaria ovvero a chi, seppure ad un altro livello,avverte quotidianamente nell’insegnamento un ingiusto quanto reale sentimento diinibizione e di inadeguatezza rispetto al mondo della musica.

MUSICANCH'IO:risvegliare il piacere della musica attraverso il movimento

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A questo proposito vorrei fare riferimento ad alcune attività che ho predisposto per ungruppo di docenti nell'ambito di un corso di Formazione di Educazione Permanente sulleLife Skills (Competenze per la vita), che si é rivelato essere un buon banco di prova diapplicazione del Metodo (anche se in un ambito non prettamente musicale), ottenendo deirisultati molto interessanti per entrambe le parti. La sfida é stata quella di intrecciare alcunidei contenuti dalcroziani (uso della voce e dei gesti intenzionalmente espressivi,interiorizzazione dei parametri del suono attraverso l’esperienza corporea..), con variecompetenze da sviluppare presenti nella lista delle 10 L.S. pubblicate dall’OMS nel 1993,trasversali a diverse discipline (come le relazioni e la comunicazione efficace, l’empatia, ilpensiero creativo, la consapevolezza di sé..), il tutto articolato in una cornice teorica benstrutturata ed illustrata all’inizio di ogni incontro.

Lavorare con gli adulti richiede a mio avviso degli accorgimenti particolari:programmare delle specifiche attività di team building (per la conoscenza reciproca e laformazione del gruppo) che partano dai loro bisogni, che accolgano le loro resistenze edifficoltà - percepite e reali - e le loro convinzioni pregresse (“sono stonato, scoordinato..”)e che tengano conto del bagaglio culturale e musicale di ognuno (costituito da elementi dasfruttare come punto di forza da integrare successivamente con le nuove proposte).Occorre inoltre una naturale predisposizione dell’insegnante all’accoglienza - basata sullatotale assenza di giudizio ed una costante attenzione agli eventuali segnali di disagio - eche sappia utilizzare un approccio ludico, pratico, coinvolgente e trasferibile nell’ottica diuna riformulazione collettiva degli apprendimenti.

Le linee guida sulle quali mi sono mossa per “riconvertire” le mie competenze in azionieducative, sono state principalmente 2:

- da un lato lo sviluppo dell’ “l'ascolto corporeo”, ovvero il potenziamento di quella che sipotrebbe definire la presenza musicale, costituita dalla percezione del suono a tutti ilivelli ed alla conseguente ricerca della qualità delle risposte vocali, gestuali e motorie inun certo contesto musicale

- dall'altro il riconoscimento e l’incremento delle capacità, presenti di ogni individuo, digenerare e di rielaborare un’idea in chiave artistica, stemperando il timore dell’errorenel concepire ed eseguire una propria composizione, da soli, in coppia o in gruppo.

Un mio obiettivo è stato quello di chiarire la funzione dell’esercizio e della praticadell’imparare-facendo non soltanto per quel che riguarda i contenuti specifici della Ritmicae dell’Improvvisazione Dalcroze ma anche e soprattutto nella modalità di porgere le nuoveconoscenze e di saperle consolidare.

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TEAM BUILDING

I giochi per la costituzione del gruppo hanno la fondamentale funzione di favorire un buonclima ed una buona relazione tra tutti i componenti. Attivano la conoscenza reciproca, la comprensione ed il rispetto delle diversità, degliapprocci e dell’apprendimento con tempi e capacità diseguali, mettendo in luce leparticolarità di ognuno stabilendo così una sintonia collettiva.

WARM UP

Il riscaldamento ha la funzione di predisporre l'allievo sia fisicamente che percettivamentead un ascolto e ad una conoscenza di sé più accurata; sollecita e favorisce l'esplorazionedi movimenti delle varie zone del corpo preparandole alle attività previste dalla lezione.Migliora la consapevolezza corporea e predispone ad una raffinata gestione della propriapersona.

IL CORPO IN MOVIMENTO

Il nucleo fondante del Metodo é la risposta motoria-gestuale, cosciente ed organizzata, adelle sollecitazioni sonore.Non sempre tuttavia gli adulti si permettono di vivere la musica con la dovuta naturalezzae libertà espressiva. Molteplici sono le cause: scarsa educazione specifica, disabitudineche provoca inibizione e imbarazzo…Di conseguenza le proposte si baseranno inizialmente sugli aspetti percettivi e di contattocon l’altro, in uno spazio protetto dal proprio sé critico. L’aspetto cruciale da sottolineare esviluppare é, a mio parere, l’importanza della pratica, dell’esercitarsi con modalità nuove,lievi e piacevoli, rispettose dell’eventuale disagio provocato, effettuate in contesticomprensivi ed in percorsi che abituino la persona a sentirsi competente. L’adulto ha bisogno di essere accolto nelle sue difficoltà ed accompagnato in questomondo pressoché sconosciuto (almeno in Italia!).

LE DANZE

A questo proposito le danze in cerchio si presentano come un buon compromesso perarrivare ad ottenere quella coordinazione, consapevolezza corporea e sviluppo ritmico

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ricercati dal Metodo, dal quale é molto interessante mutuare le varie tappe diapprendimento:

- presentazione dell’elemento di novità nelle attività di riscaldamento

- estrapolazione di un frammento (ritmico, dinamico..) e sua esplorazione corporea evocale, individualmente e di gruppo

- utilizzo di materiali vari (palline, elastici..) per assimilare l’elemento in contesti vari

- creazione di una coreografia sulla musica della danza

- esecuzione della danza

L’ESPLORAZIONE DELLA VOCE

L’emissione vocale, così strettamente connessa alle funzioni uditive, non di radoimbarazza e limita i partecipanti, ancorati all’idea di una fondamentale rilevanza dellagiusta intonazione.Risultano di grande aiuto in primo luogo tutte le proposte di sonorizzazione dei movimenti(bruitage), di dialoghi sonori nonsense, di esplorazioni, di giochi di espressione di sé, perpoi arrivare ad un’ esecuzione a più voci appresa ad orecchio o per chironomia. Credo chel’impostazione dalcroziana, che contempla la voce come un elemento espressivoconnaturato alla persona, anche sotto questo profilo possa facilitare l’approssimarsi ad ungodimento cinestetico prima che estetico.

LA CREATIVITÀ E L’IMPROVVISAZIONE

Questo aspetto risulta spesso tra i più ostici da proporre in un gruppo di adulti. Ho notatoche il rapportarsi con linguaggi diversi come le immagini, fotografiche o su tela, dei testipoetici ecc. favorisce un valido e a volte essenziale supporto allo sviluppo della creatività,nel singolo come nel gruppo. Una volta superata la soglia del timore della propriaincapacità, è lo stupore per i risultati ottenuti che veicola il cambiamento in questadirezione e, so per certo che é un momento che non voglio perdermi: quello di leggere lasoddisfazione di chi ha avuto l’opportunità di recuperare l’approccio entusiasta dellascoperta!

LA METACOGNIZIONE

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L'ultimo passaggio, anch’esso distintivo del Metodo e di cruciale importanza, è il momentoconclusivo di ogni incontro, in cui vengono ripercorse collettivamente le varie attività e laloro concatenazione.Io ho arricchito questa fase attraverso l’utilizzo della seguente scheda che permette dianalizzare insieme:

- cosa abbiamo fatto (le varie proposte)

- perché lo abbiamo fatto (gli obiettivi specifici)

- cosa ha funzionato/cosa non ha funzionato e perché

- cosa ho imparato (l’articolazione del tema della lezione)

Dedicare del tempo ed avere la possibilità di ripensare ad un’esperienza, ne favoriscel’assimilazione sia psicofisica che dal punto di vista della sistemattizzazione razionale.

La chiave del percorso, la novità fortemente apprezzata di questo tipo di approccio, è statol'aver improntato gli incontri sul concetto cardine: “prima la pratica e poi la grammatica”,anche in un ambito ritenuto dai più prevalentemente teorico e subordinato al possesso dicompetenze specifiche per una sua corretta acquisizione e trasmissione.

Credo sia importante poter offrire alla Comunità Educante corsi del genere, volti astrutturare la persona oltre che la sua conoscenza musicale. Questa particolare concezione del mondo dell’apprendimento, ricca di sfumature, ci inducea riconsiderare la corporeità come fattore pregnante, affinché sia sempre presente eprotagonista di una esistenza in continua trasformazione.

In questo periodo di obbligato distanziamento (per lo più dal proprio corpo…), mi si èchiarito il significato di un termine per me abbastanza nuovo e sono quindi tentata diutilizzarlo come forma-pensiero. Il termine in questione è: indifferibile.La prospettiva di dover calibrare cosa per noi è adesso irrinunciabile e cosa invecepossiamo lasciare andare, ci porta a selezionare e ad effettuare necessariamente unacernita.Per quel che mi riguarda, in questo momento ho un’intenzione chiara: voler continuare adassaporare con soddisfazione la scoperta di questa qualità così inebriante e ricca dienergia che accompagna la risposta di tutta la persona agli stimoli del mondo sonoro. Ed ho un convincimento: la passione paga! E soprattutto appaga.

Ho capito che per me il segreto del ben-essere (inteso come senso di quiete dell'anima incui si sente e si sa con certezza di risiedere esattamente nella propria intima dimora),“Musicastudio – Letture, parole, riflessioni, intorno al Sonoro.” Articolo pubblicato il 30.09.2020

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consiste nel trovarsi in quella condizione di appartenenza alla nostra unica epersonalissima essenza in cui essa possa emergere ed esprimersi con facilità e chiarezza.Penso che per ogni individuo, grande o piccolo, sia fondamentale l’essere “visto” ericonosciuto per quel che é. Dopo di che, il contatto e la propagazione di sé al proprio ambiente circostante – alunni,colleghi, parenti o amici - si diffonde, si innesca per osmosi, prende vita; le conoscenzetracimano ed è molto probabile che si arrivi ad instaurare una comunicazione autentica -sincera, originale, libera e gratuita - basata sul riconoscimento della sovranità dell’altrapersona. Spesso il Priore di Barbiana, Don Lorenzo Milani, inserisce nei suoi scritti questoconcetto, sottolineandone l’accezione di rispetto, ascolto e fiducia per il prossimo, e dicome “.. non ci si dovrebbe preoccupare di come bisogna fare scuola ma solo di comebisogna ESSERE per poter fare scuola”.Questa é l’indicazione di principio nella quale ravviso un mutamento sostanziale, unavirata, un cambio di rotta pedagogico: lì voglio inoltrarmi, in quella direzione mi piacerebbecondurvi con le mie parole e la condivisione delle mie esperienze, illustrandovi unpossibile quanto entusiasmante itinerario.

Ho a lungo peregrinato su cammini non sempre adeguati alla mia personalità ed alle mieattitudini; tante sono state le avventure vissute con intensità, tante quanta la miriade dipietre poste ad arte per la costruzione del proprio “muretto a secco”. Ripensando alla propria storia, credo che ogni individuo ne abbia edificato uno tutto suo,raffigurante un disegno speciale e incomparabile, a cui sa di poter far sempre riferimento,forse crollato più volte per non aver nel corso del tempo saputo scegliere e calibrare concura ed attenzione i ciottoli ed i sassi giusti, quelli più adatti per quel particolare momentodi vita.Nella mia memoria quest’ingegnosa opera, frutto di pazienza, capacità e sapienza,spesso riflette una luce abbacinante, tutta mediterranea….

Il muretto come metafora sia dell’evoluzione che della stabilità dell'essere, prodotto diesperienze continue, frutto di tentativi, di osservazione, analisi e ripensamenti, semprenella prospettiva della costruzione di un caleidoscopico sé.Piero Ferrucci, nei suoi bellissimi libri di Psicosintesi, spesso ricorda che “In ogni arte chesi voglia approfondire bisogna perseverare, ripetere, riflettere. E così anche nell'arte divivere.” Tale asserzione mi ha riconciliata con lo zigzagare della mia ricerca poiché ogni direzioneio abbia imboccato, ho sempre cercato di ascoltarne il riverbero in me stessa; questoatteggiamento mi ha portata a comprendere che possiamo restituire al mondo solo ciò chesiamo veramente, donando quella parte che abbiamo nutrito con amorevolezza ebenevolenza: il nostro Centro.

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Vorrei concludere questo mio contributo invitandovi a conservare nella memoria le dueimmagini e, se il suono viaggia… viaggiamo con lui, dentro di noi!!

ULTREYA!

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