II Napoli, il mega buco degli armatori che ha affondato...

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II c aso Dopo Deiulemar, il crac dai miliardo della Rizzo-Bottiglieri A unirle i prestiti della banca senese, che ci ha perso 300 milioni Napoli, il mega buco degli armatori che ha affondato Mps » FABIO PAVESI ............................... A Torre del Greco, cit- tadina marittima campana, non è ba- stata la tempesta Deiulemar, il crac con truffa da un miliardo della compa- gnia di navigazione, inabissa- tasinel2012. Pochi anni ed ec- co ilnuovo ciclone. Poche set- timane fa è affondata per sem- pre, dichiarata fallita dal tri- bunale, l'altra grande compa- gnia ditrasporto viamare del- la cittadina. Il crac anch'esso miliardario è quello della R- bd, la storica Rizzo, Bottiglie- ri, De Carlini, compagnia sto- rica fondata a metà dell'800 e naufragata nel giro di pochi anni. Due crac, uno quello della Deiulemar con una pe- sante coda penale che si tra- scina da allora. L'altra quella di questi giorni per ora senza strascichigiudiziari. Sivedrà. Stadi fatto che subire due fal- limenti del business tipico della città vuol dire mettere in ginocchio l'intera area. NEL CRAC DEIULEMAR, oltre all'impatto sui lavoratori del luogo si contano ben 13milari- sparmiatori che hanno subito perdite per oltre 700 milioni investiti nelle obbligazioni vendute dalla compagnia. L'iter processuale Deiule- mar ha visto per ora una con- danna di primo grado e una sentenza di appello che ha di- mezzato le pene per sette im- putati delle famiglie proprie- tarie. Il crac infatti ha un re- troscena di truffa. Non è stata la crisi econo- mica a mettere in ginocchio la Deiulemar, ma un gigantesco artificio che ha visto svuotare poco pervoltailparco navi (gli asset preziosi della compa- gnia) afavorediunagirandola di società off shore a Malta, Madeira e in Lussemburgo tramite conferimenti. Un de- pauperamento fraudolento del patrimonio della Deiule- mar a favore dei proprietari. Nel caso di Rizzo Bottiglieri De Carlini la crisi dei noli ma- rittimi sembra farla da padro- na. Crollo delle tariffe di tra- sporto che è stata all'origine del crac, poi divenuto truffal- dino dellaDeiulemar. Se crol- lano iprezzideinoli,l'impatto sui ricavi è da subito evidente. La Rbd fatturava 446 milioni di euro nel 2010. Già l'anno successivo i ricavi precipita- no a287milioni. Poila discesa agli inferi: il fatturato precipi- ta nel 2012 a 144 milioni fino a scendere a 115 milioni nel 2015, ultimo bilancio pubbli- cato. Con i ricavi in picchiata ecco apparire le perdite. ot- tanta milioni già nel 2011,120 milioni nel 2012 e poi la vora- gine con un buco di bilancio nel biennio 2014-2015 di ben 620 milioni. Naufragata. Basti pensare che il patrimonio fi- nirà in rosso dopo il calvario delle perdite per oltre mezzo miliardo. Insanabile. Ma cosa accade nel lungo i- nabissarsi della compagnia? Le banche fanno il contrario di quel che dovrebbero fare: anziché chiedere i rientri dei prestiti alle prime avvisaglie della crisi, foraggiano a piene mani gli armatori. I debiti bancaripassano damezzo mi- liardo del 2010, una cifra già imponente, aben 875 milionia fine 2015 un anno emezzo pri- ma del fallimento. Strano mo- do di concepire il rapporto con un'impresa in evidente crisi. Più i ricavi scendono e le perdite si cumulano più le banche si espongono sulla compagnia arrivando a quasi raddoppiare i fidi. Anche lo studente della Bocconi sa che sei flussi di cassa si esaurisco- no il debito diventa insosteni- bile e non rimborsabile. A Torre del Greco evidente- mente quella regola di buon senso non era di casa. Un cir- colo vizioso che oggi pagano le banche che vedono finire a sofferenze irrecuperabili quasi 900 milioni di euro. E a sorpresa ecco che spunta il Monte dei Paschi di Siena. La Rbd armatori è il secondo in- solvente per dimensioni della banca toscana, subito dopo la ex Sorgenia dei De Benedetti. Solo Mps era esposta su Rbd per 255 milioni su 875 milioni di totale crediti. Una concen- trazione di rischio inaudita per la banca toscana che non solo hapuntato grosso suRbd, ma ha finanziato allegramen- te anche la Deiulemar dove Mps ha difatto giàperso, dopo il crac del 2012, 73 milioni. VIEN DA CHIEDERSI perché la banca di Siena fosse così pre- sente nel Golfo di Napoli a fi- nanziare un business rischio- so come quello delle compa- gnie marittime. Difficile ri- spondere con razionalità. Fonti raccolte dal Fatto rife- riscono che su indicazione dell'allorapresidenteGiusep- pe Mussari e del dg Antonio Vigni alcunibanchieri di Mps Capital Services erano stati mandati a Napoli a seguire le relazioni coni grandi armato- ri, con l'idea di conquistare il settore. Contattato dal Fatto, Antonio Vigni dice di "non ri- cordare, è passato molto tem- po". Memoria corta del ban- chiere. Ora che labanca è pub- blica tra Deiulemar e Rbd il conto per il contribuente su- pera i 300 milioni di crediti non più rimborsabili. La crisi dei noli è un fatto indubitabile,mailrischiopre- so dal sistemabancario è stato scellerato. Rbd hatentato imo all'ultimo di resistere, pro- vando la strada del concorda- to che di fatto congela i cre- ditori. Ma qualche creditore non ci è cascato e ha chiesto il fallimento concesso dal Tri-

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II caso Dopo Deiulemar, il crac dai miliardo della Rizzo-BottiglieriA unirle i prestiti della banca senese, che ci ha perso 300 milioni

Napoli, il mega bucodegli armatoriche ha affondato Mps

» FABIO PAVESI...............................

ATorre del Greco, cit-tadina marittimacampana, non è ba-stata la tempesta

Deiulemar, il crac con truffada un miliardo della compa-gnia di navigazione, inabissa-tasinel2012. Pochi anni ed ec-co ilnuovo ciclone. Poche set-timane fa è affondata per sem-pre, dichiarata fallita dal tri-bunale, l'altra grande compa-gnia ditrasporto viamare del-la cittadina. Il crac anch'essomiliardario è quello della R-bd, la storica Rizzo, Bottiglie-ri, De Carlini, compagnia sto-rica fondata a metà dell'800 enaufragata nel giro di pochianni. Due crac, uno quellodella Deiulemar con una pe-sante coda penale che si tra-scina da allora. L'altra quelladi questi giorni per ora senzastrascichigiudiziari. Sivedrà.Stadi fatto che subire due fal-limenti del business tipicodella città vuol dire mettere inginocchio l'intera area.

NEL CRAC DEIULEMAR, oltreall'impatto sui lavoratori delluogo si contano ben 13milari-sparmiatori che hanno subitoperdite per oltre 700 milioniinvestiti nelle obbligazionivendute dalla compagnia.

L'iter processuale Deiule-mar ha visto per ora una con-danna di primo grado e unasentenza di appello che ha di-mezzato le pene per sette im-putati delle famiglie proprie-

tarie. Il crac infatti ha un re-troscena di truffa.

Non è stata la crisi econo-mica a mettere in ginocchio laDeiulemar, ma un gigantescoartificio che ha visto svuotarepoco pervoltailparco navi (gliasset preziosi della compa-gnia) afavorediunagirandoladi società off shore a Malta,Madeira e in Lussemburgotramite conferimenti. Un de-pauperamento fraudolentodel patrimonio della Deiule-mar a favore dei proprietari.Nel caso di Rizzo BottiglieriDe Carlini la crisi dei noli ma-rittimi sembra farla da padro-na. Crollo delle tariffe di tra-sporto che è stata all'originedel crac, poi divenuto truffal-dino dellaDeiulemar. Se crol-lano iprezzideinoli,l'impattosui ricavi è da subito evidente.La Rbd fatturava 446 milionidi euro nel 2010. Già l'annosuccessivo i ricavi precipita-no a287milioni. Poila discesaagli inferi: il fatturato precipi-ta nel 2012 a 144 milioni fino ascendere a 115 milioni nel2015, ultimo bilancio pubbli-cato. Con i ricavi in picchiataecco apparire le perdite. ot-tanta milioni già nel 2011,120milioni nel 2012 e poi la vora-gine con un buco di bilancionel biennio 2014-2015 di ben620 milioni. Naufragata. Bastipensare che il patrimonio fi-nirà in rosso dopo il calvariodelle perdite per oltre mezzomiliardo. Insanabile.

Ma cosa accade nel lungo i-

nabissarsi della compagnia?Le banche fanno il contrariodi quel che dovrebbero fare:anziché chiedere i rientri deiprestiti alle prime avvisagliedella crisi, foraggiano a pienemani gli armatori. I debitibancaripassano damezzo mi-liardo del 2010, una cifra giàimponente, aben 875 milioniafine 2015 un anno emezzo pri-ma del fallimento. Strano mo-do di concepire il rapportocon un'impresa in evidentecrisi. Più i ricavi scendono e leperdite si cumulano più lebanche si espongono sullacompagnia arrivando a quasiraddoppiare i fidi. Anche lostudente della Bocconi sa chesei flussi di cassa si esaurisco-no il debito diventa insosteni-bile e non rimborsabile. ATorre del Greco evidente-mente quella regola di buonsenso non era di casa. Un cir-colo vizioso che oggi paganole banche che vedono finire asofferenze irrecuperabiliquasi 900 milioni di euro. E asorpresa ecco che spunta ilMonte dei Paschi di Siena. LaRbd armatori è il secondo in-solvente per dimensioni dellabanca toscana, subito dopo laex Sorgenia dei De Benedetti.Solo Mps era esposta su Rbdper 255 milioni su 875 milionidi totale crediti. Una concen-trazione di rischio inauditaper la banca toscana che nonsolo hapuntato grosso suRbd,ma ha finanziato allegramen-te anche la Deiulemar doveMps ha difatto giàperso, dopoil crac del 2012, 73 milioni.

VIEN DA CHIEDERSI perché labanca di Siena fosse così pre-sente nel Golfo di Napoli a fi-nanziare un business rischio-so come quello delle compa-gnie marittime. Difficile ri-spondere con razionalità.Fonti raccolte dal Fatto rife-riscono che su indicazionedell'allorapresidenteGiusep-pe Mussari e del dg AntonioVigni alcunibanchieri di MpsCapital Services erano statimandati a Napoli a seguire lerelazioni coni grandi armato-ri, con l'idea di conquistare ilsettore. Contattato dal Fatto,Antonio Vigni dice di "non ri-cordare, è passato molto tem-po". Memoria corta del ban-chiere. Ora che labanca è pub-blica tra Deiulemar e Rbd ilconto per il contribuente su-pera i 300 milioni di creditinon più rimborsabili.

La crisi dei noli è un fattoindubitabile,mailrischiopre-so dal sistemabancario è statoscellerato. Rbd hatentato imoall'ultimo di resistere, pro-vando la strada del concorda-to che di fatto congela i cre-ditori. Ma qualche creditorenon ci è cascato e ha chiesto ilfallimento concesso dal Tri-

bunale. Ora il buco da quasi900 milioni è conclamato.Chissà se i soldi si saranno e-vaporati solo per colpa dellacrisi? LaRbd aveva anche leilasua bella holding di controlloin Lussemburgo , tale Lu-xdynamic sa, la solita scatolache consente di non veder tas-sati gli eventuali dividendi.Ma qui gli utili erano spariti daun pezzo e forse i curatori fal-limentari un'occhiata in Lus-semburgo finiranno perdarla.Chissà che il copione Deiule-mar non abbia fatto scuola.

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I Casi

Tutto a Torre del Grecon DEIULEMAR Nel 2012 il crac della compagnia

Deiulemar lascia per strada 1.500 lavoratori e 13mila risparmiatori. Piccoli investitori che hannosubito perdite per oltre 700 milioni, soldiinvestiti nelle obbligazioni vendute dalla

compagnia. A fine 2017 la Corte d'Appello haridotto le pene per gli ex vertici dellasocietà (Michele luliano, l'armatore, morìper un attacco di cuore durante unaperquisizione della Finanza). Non è stata,secondo i giudici, la crisi economica amettere in ginocchio la Deiulemar, maun grosso artificio che ha visto svuotarepoco per volta il parco navi a favore diuna girandola di società off shore aMalta, Madeira e in Lussemburgo.

In alto mareIn alto Giu-seppe MauroRizzo e GraziaBottiglieri Riz-

zo. A destra

Giuseppe

Mussari. So-

pra la prote-

sta davanti al-

la casa dell'ar-

matore della

Deiulemar An-

sa/Fotogramma

Circolo viziosoGli istituti hannocontinuato aforaggiare le societànonostante le perdite

n RIZZO, BOTTIGLIERI Pochesettimane fa è affondata anche l'altracompagnia di Torre del Greco: la Rdb

(Rizzo, Bottiglieri, De Carlini), fondata ametà del 1800. La società è andata insofferenza a causa della crisi dei noli marittimi:la Rdb fatturava 446 milioni nel 2010, poi larapida crisi, culminata con un fallimento dapoco meno di un miliardo di euro. L'incredibile èche di fronte ad uno scenario del genere lebanche hanno continuato a finanziare la società

(per la Deiulemar stesso copione): i debitibancari passano dal mezzo miliardo del 2010 a875 milioni a fine 2015. E solo il Monte dei Paschirisulta esposta per ben 255 milioni.................................................