ViaMare - 23

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Mensile di portualità, spiagge, sport, trasporti, viaggi e cultura mediterranea € 2,00 Anno VI N.23 2010 - Spedizione in Abb. Post. - 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96 • N.23 TUTTO IL MARE CHE VUOI Speciale SALONE DI GENOVA Pezzi del mitico Rex A DORGALI PIÙ PORTI in Sardegna ® AleCani

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Numero 23 di ViaMare - Mensile di mare, portualità e tanto altro..

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Mensile di portualità, spiagge, sport, trasporti, viaggi e cultura mediterranea € 2,00

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N.23

TUTTO IL MARECHE VUOI

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Pezzi del mitico Rex A DORGALI

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Giornale di bordo

Giorgio AriuDirettore di Via Mare

LE TAZZINE DEL MITICO REXNegli anni venti e Trenta del seco-lo scorso, miliardari, uomini d’affa-ri, attori e belle donne andavano e venivano sulle rotte dell’America sul piroscafo dei record. Salire sul Rex, il colosso dei mari, era possibile per gli emigranti. Ma solo in quarta clas-se, distante dalla terza, la turistica. Il lusso connotava la nave più veloce del mondo che, dopo il varo per conto della Navigazione Generale Italiana, il primo agosto del 1931, va su e giù per gli States da fine settembre del ’32. Solo un anno dopo si aggiudica il prestigioso Blue Ribbon, il Nastro Azzurro, ambito da tutte le marinerie mercantili del mondo. Lunga 268 me-tri e larga 31, con 51062 tonnellate di stazza, motore da 136000 cavalli, la

Rex trasportava il grande sogno dei più ricchi ed annoiati alla velocità di quasi 30 nodi all’ora: 370 passeggeri in prima, 378 in classe speciale, 410 in turistica, 866 le masse in quarta classe. Accogliere con glamour e sba-lordire, questa la mission del colosso dei mari. Tutto era sfarzoso, gli ambienti ispi-rati al ‘700 in prima classe erano fia-beschi. Cristalli, candelabri in bronzo cesellato con coppe in onice, saloni delle feste in legni preziosi, specchie-re avviluppate d’oro, arazzi sontuosi, stoffe in damasco e broccato, un’orgia di velluti: tutto un luminoso teatro. Marmi e ceramiche arricchivano il caffè veranda e qui le eleganti tazzine tanto amate dal mitico comandante Francesco Tarabotto che ne fece dono, secondo la leggenda, all’ingegnere na-vale Luigi Risso. Il super transatlanti-co fece sognare il mondo e accarezzò tante voglie di migliaia di ricchi anno-iati e di emigranti in cerca di fortuna. Poi, allo scoppio della guerra, in fuga dai bombardamenti, giù a Trieste e poi a Capo d’Istria, dove fu colato a picco nel settembre del 1944, centrato dalle pattuglie aeree inglesi. Non so come, ma due tazzine in ce-ramica, bordi blue ribbon, griffate Rex, sono finite a Dorgali. C’ho bevuto un tè inglese nella casa di campagna del collezionista ruspante Salvatore Fronteddu.

A MIAMI BARCHE SU BARCHESu e giù nella fascinosa Miami, in questa città ricca anche di acque, bar-che su barche per spiare il cielo fino

a quando l’occhio scavalca i palazzi. Barche una sopra l’altra all’ormeggio e negli hangar, troppo affollata la do-manda. Ma tutto sorprendentemente efficiente e in ordine. Qui andare per mare è valore aggiunto per tutti. E ti viene da pensare alla nostra Isola, al sistema portuale ricco di bomboniere come Santa Maria Navarrese e allo sviluppo costiero quando lo sguar-do si inebria di colori, profumi e in-senature senza eguali al mondo. Più volte, in questa pagina e in tutta la rivista, anche con i puntuali interven-ti di Francesco Albertoni, presidente dell’Unione Cantieri, abbiamo sotto-lineato le immense potenzialità del turismo nautico, motore di sviluppo, posti di lavoro, zero impatto ambien-tale e ospitalità a sette stelle.Più porti, piccoli, tanti approdi lungo il periplo Sardegna, come grande svolta per l’isola. Al centro del Mediterraneo? Certo che ci siamo, ma oltre i buoni propositi e gli slogan dobbiamo im-boccare la tanto declamata autostra-da del mare e richiamare flussi inter-nazionali. La Giunta regionale ha nei programmi lo sviluppo della rete dei porti; ora c’è pure un disegna di leg-ge dei Riformatori di Fantola (Meloni, Fois, Cossa, Vargiu, Dedoni, Mula) per “provvidenze per lo sviluppo nau-tico in Sardegna”. Che si vada subito al varo, con almeno dieci nuovi porti ci saranno anche quattromila posti bar-ca e un indotto da favola. L’avessero in Florida questo cielo e questo mare...

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PHOTO SARAH PINSON

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PORTFOLIO/SANTA CATERINA (Oristano)

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Al solo sentir parlare di “Tirrenia”, a noi sardi viene, non solo il mal di mare per via di quella innata difficoltà ad affrontare le miglia marittime che ci separano dal “con-tinente” su navi spesso inadeguate, ma soprattutto un forte malumore, proprio per via d’un servizio marittimo

che altro non è stato, ed è in effetti, altro che un penoso disservizio. Fatto di traversate all’insegna d’una scadente ricettività, con tutto quel che di negativo esso comportava e comporta: dalla maleduca-zione degli addetti alla sporcizia delle cabine, fino all’inaffidabilità dei propulsori ed ai capricci degli orari.

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Il mal di mare della TirreniaEppure questo mal servizio per l’obbligata pendolarità dei sardi (i più isolani fra tutti gli italiani) dura da svariati decenni, non interrot-to, tra l’altro, dalla guerra. E sono ancora nei libri i ricordi di scrittori celebri, che hanno raccontato di traversate difficili e perigliose su piccole navi, molto spesso traballanti in balìa delle onde. Un mal ser-vizio che sarebbe divenuto ancor più precario e disagevole nell’im-mediato dopoguerra allorquando fu battezzato “Tirrenia” un piccolo battello denominato “Mocenigo” che navigava – si fa per dire – tra Olbia e Civitavecchia con il suo carico di sardi, cavalli e buoi, in co-munanza di spazi. Tanto da far dire ad un attento osservatore della

di Paolo Fadda

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Il mal di mare della Tirrenianostra realtà (parliamo dello scrittore Giuseppe Dessì) che per noi sardi la traversata marittima verso il continente era come emigrare verso le Americhe, tanto che quelle dieci e più ore di navigazione erano lunghe e penose come i dieci e più giorni necessari per giun-gere, traversato l’oceano, alla foce dell’Hudson. E questo perché i confort offerti da quei battelli facevano sì che ogni ora venisse mol-tiplicata per ventiquattro.Non ci sono, quindi, dei bei ricordi sul servizio offerto da quella com-pagnia di navigazione, nata a metà degli anni ’30 del secolo scorso, in piena “irizzazione”, per scongiurare il fallimento di due società

“amiche” del regime, come quella dei livornesi Ciano e dei palermitani Florio. Una società di Stato, quindi, com’era nel-la logica di quegli anni, e come venne poi ereditata negli anni “democratici” da chi propugnava uno Stato onnipre-sente, che s’occupasse non solo di navigazione e di acciai, ma anche di panettoni e di conserve di pomodori.Oggi – così si spera – si sarebbe giunti al capolinea, an-che perché, per un’imposizione dell’Unione Europea, per quell’amata Tirrenia di Stato non ci dovrebbe essere più “trippa per gatti”, cioè del denaro facile per coprire la loro malandata gestione. Non è certo difficile dimenticare come, in pieno fascismo, a questa società della Finmare venne as-sicurato, allora, un contributo statale pari al disavanzo an-nuale registrato. Tanto che fin dall’inizio, anziché acquisire mezzi navali moderni e confortevoli per le c.d. linee “postali” d’interesse nazionale (fra le quali primeggiavano quelle con la Sardegna) venne acquisito il prestigioso palazzo napole-tano dei principi Sirignano, una delle perle architettoniche della città partenopea. Ed a pagare quel lusso da grandeur rinascimentale non fu altro che – per dirla alla napoletana – il solito povero “pantalone”.Se poi qualcosa venne cambiato in anni più recenti, avendo lo Stato scelto la strada d’un contributo annuale prefissa-to in indipendenza del risultato contabile, la musica non fu certo diversa, da che erano sempre le sovvenzioni statali ad evitare il default. Quindi erano gli aiuti pubblici, cioè noi “pantaloni”, a pagare una gestione che del disservizio e de-gli sprechi aveva fatto la sua bandiera. Peraltro di Napoli, e per i napoletani, quella “Tirrenia”, che fu di Ciano e di Gava, divenne madre affettuosa e premu-rosa, avendone fatto il luogo privilegiato per il reclutamento dei suoi addetti (sono di Torre del Greco sette marinai su dieci). In tal modo si sarebbe giunti ad infoltire di marinai et similia le navi ed anche, o innanzitutto, a riempire le stanze di quello storico palazzo napoletano di diverse centinaia di impiegati, con un rapporto per nave e per passeggero tra-sportato da far incavolare ogni seria società di consulting aziendale. Né doveva stupire che ogni dipendente imbarcato potesse godere di un giorno di riposo dopo ogni giorno di lavoro, così da duplicare l’organico, già sovrabbondante, di ogni nave. Ancora: neppure andrebbe dimenticato che la stessa gestione ordinaria, per quanto si è letto, faceva anch’essa acqua da tutte le parti, per via d’un costo per passeggero trasportato superiore del 20 per cento rispetto a concorren-ti come Moby o GNV. In questo moltiplicarsi dei costi, la “Tirrenia”, trasformatasi in holding dopo la scomparsa della Finmare, riuscirà a co-struire il suo capolavoro, mettendo in piedi una costellazio-ne di società satelliti (Saremar, Siremar, Toremar, ecc.), cia-scuna con il suo folto consiglio d’amministrazione, dando così carica e prebende, come si è letto, a più di un centinaio di “personaggi” amici. Ma che l’ortodossia gestionale non fosse di casa a palazzo Sirignano, lo si potrebbe dedurre dal fatto che furono impe-

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gnati circa 200 milioni di euro per mettere in mare due “navi velo-ci”, nell’intento di contrastare le compagnie concorrenti; navi che dovettero però essere tolte immediatamente dal servizio, in quanto assolutamente antieconomiche, per via d’una progettazione e d’un armamento a dir poco malaccorti (secondo una leggenda metropo-litana sarebbe convenuto tenerle ferme con l’equipaggio a bordo anziché farla navigare con il pieno di passeggeri: in effetti, una di queste è da tempo ferma ad Arbatax). E l’intera flotta sociale di 26 navi – valutata ottimisticamente 400 milioni di euro – in verità sa-rebbe formata per un terzo abbondante di vere e proprie “carrette”. C’è dunque, nell’agenda di noi sardi, un problema Tirrenia sul tap-

peto. Ed è un problema che, al di là delle logiche e delle modalità di privatizzazione, deve riguardare innanzitutto l’obiettivo primo di riuscire a trasformare il disservizio d’oggi in un servizio efficiente, veloce e confortevole.Finora non si è ben capito come si voglia procedere. Anche perché alla capogruppo “Tirrenia” si è anche aggiunta, nel bando, la con-trollata “Siremar”, affidataria delle linee minori della Sicilia. Ed è questo un primo grosso problema che meriterebbe una riflessione: e questo perché mentre le altre compagnie minori sono state “rega-late” alle regioni di competenza (Sardegna, Toscana, ecc.) perché procedessero alla privatizzazione, la Regione Sicilia ha rifiutato il regalo, facendo sì che al “boccone” Tirrenia venisse aggiunto il boc-

concino Siremar, facilitando così – verrebbe da pensare – l’offerta della sua “Mediterranea Holding” che fu ad un passo da acquisire l’affare.Ancora oggi, comunque, non si capisce come s’intenda procedere, dato che in molti – anche a livello di governo e di sindacati – si è espresso contrarietà ad effettuare, con le modalità di vendita, uno “spezzatino”; cioè la possibilità di alienare per parti l’intero patrimo-nio “Tirrenia”. Non avendo però ben compreso se questa contrarietà riguardi il pacchetto con la siciliana Siremar, o altro.D’altra parte, e lo si è letto, l’armatore Vincenzo Onorato si è detto interessato alla sola “Tirrenia” (senza, cioè, l’appendice siciliana), di

cui crede di poterne rilanciare immagine ed efficienza. C’è dunque un rovello da risolvere, e per il quale sarebbe anche bene che la Regione Sardegna prendesse una sua posizione. Anche perché quel che stava per accadere con la “Mediterranea Holding” altro non era che una finta privatizzazione, dato che la Regione Sici-lia vi avrebbe apportato il 37 per cento del capitale. Tenuto presente che, a muovere quell’interesse (secondo talune indiscrezioni gior-nalistiche), ci sarebbe più la ghiotta fetta di aiuti pubblici disponi-bili – 70 o più milioni di euro annui per otto anni – che l’interesse imprenditoriale. Ed è per questo, per scongiurare possibili incesti viziosi, che occorre tenere gli occhi ben aperti.

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Certo, il problema dei trasporti marittimi per la Sardegna (e per tutti i sardi) appare centrale in una strategia volta a temperare la marginalità della sua economia, ed è quindi importante che ad esso venga assegnato una forte rilevanza. Ed i sardi di buon intelletto ben lo sanno e da tempo lo vanno richiedendo.D’altra parte, con la soppressione del ferry-boat di Trenitalia, e dopo la storica scomparsa delle compagnie marittime private degli “Espressi” e dei “Canguri”, sono tramontate tutte le iniziative volute dai programmatori della Rinascita negli anni ’60-’70 del Novecento per avvicinare l’isola al continente nazionale. C’era allora la forte consapevolezza che, per un’isola, le linee marit-

time di collegamento erano come il pane quotidiano, e ad esse, alla loro efficienza, frequenza e capacità di trasporto andava data prio-rità assoluta negli interventi di modernizzazione innovativa. E, non secondariamente, d’interventi di incoraggiamento e di sostegno.Oggi siamo un po’ nella stessa situazione, ed è quindi logico atten-dersi che sul processo di privatizzazione-riorganizzazione delle linee marittime ex pubbliche, la Sardegna, attraverso i suoi organi poli-tici (Consiglio e Giunta regionale), faccia sentire la sua voce. Con autorevole decisionismo e con forte determinazione. E, soprattutto, prima che sia troppo tardi.Le traversate-tragedia con la Domiziana o con la Clodia (“carrette” della flotta Tirrenia) non possono essere tollerate per una Sarde-

gna che intende rapportarsi sempre più strettamente con il mondo esterno. Così come i collegamenti marittimi tra Cagliari e l’altra Italia non possono essere lasciati ad un declino sempre più impietoso.C’è dunque da sciogliere questo nodo, dello “spezzatino sì o no”, nell’obiettivo che la Sardegna, al di là della bandiera che batteranno le navi, ottenga un radicale miglioramento dei suoi servizi marittimi. Ed anche il nuovo bando – se ci sarà – per risolvere l’ormai dichiara-to default della compagnia di Stato, dovrebbe tener ben conto degli interessi dell’isola sarda, privilegiandoli rispetto a quelli di un inte-resse esclusivamente patrimoniale. Interessi, questi dei sardi, che andrebbero inquadrati soprattut-

to dalla nostra Regione all’interno di un’innovativa “politica” per riguardi l’intera “rete” dei i trasporti regionali. Si auspicherebbe quindi un intervento che inquadrasse, disciplinasse e coordinasse l’intero sistema dei collegamenti isolani, sia con l’esterno ma anche nell’interno. In modo da rendere valida ed efficace la continuità ter-ritoriale, perché non rimanga solo un vuoto ed inutile slogan. Vera continuità vorrebbe che anche fra Ilbono, Atzara, Iglesias, Norbello, Cagliari, Civitavecchia, Napoli e Genova, si potesse realizzare il libe-ro e facile movimento di uomini e merci. Quel che sta accadendo dalle parti della “Tirrenia” e dintorni do-vrebbe svegliarci e renderci oltremodo guardinghi, oltre che politica-mente e decisamente interventisti.

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MATTHIASHAMME

DAL SUPRAMONTE DI URZULEI A MALLORCA

malu entul’isola dei misteri

Domenica scorsa si è svolta la visita all’Isola di Mal di Ventre. L’inizia-tiva organizzata dall’Associazione di Volontariato Amici di Sardegna con il contributo della RAS, Assessorato della Pubblica Istruzione, è stata inserita nel progetto “Conoscere per essere”.

L’isola di Malu Entu, che si estende a circa 5 miglia dalla penisola del Sinis e grande poco meno di un kilometro quadrato ed è inserita nell’area marina protetta di Sinis Mal di Ventre. L’isola da alcuni anni viene costantemente moni-torata per via delle sue particolarità non solo naturalistico ambientali ma anche storico archeologiche. Infatti oltre ad ospitare una serie di endemismi di grande interesse scientifico essa ospita una serie siti archeologici di varie epoche, dal neolitico al periodo giudicale.L’isola di Malu Entu è stata frequentata in ere molto antiche, fin dal neolitico e ne sono prova le numerose punte di freccia in ossidiana rinvenute sull’isola. Vi è anche un nuraghe con due torri, una casa romana, che pare appartenesse ad un patrizio romano mandato in esilio e i resti di un probabile monastero. Ha delle caratteristiche rocce granitiche che il mare e il vento hanno scolpito nel corso degli anni, rendendo questa parte dell’isola selvaggia e meravigliosa. Fra le tante scultura naturali che è possibile ammirare ricordo la roccia dei fidanza-tini, la roccia del cammello, la roccia del pugno, la roccia del carciofo. La parte esposta a sud-est invece si presenta al visitatore con un paesaggio incantevole, le sue insenature ci offrono tante spiagge formate da piccolissime sfere di quarzo. I fondali di rocce granitiche rendono l’acqua intorno all’isola di una trasparenza unica. La vegetazione è la tipica mediterranea, molto bassa a causa del forte vento che imperversa durante tutto l’anno, vi sono palme nane, pistaciae lentiscus, tamerici.

Una degli aspetti che rende questa isola affascinante e misteriosa è che la sua co-stituzione geologica, che, come accennato, è quasi esclusivamente granitica. Questo ha permesso la formazione delle spiagge dell’oristanese. Infatti, grazie al suo lento ed interminabile sgretolamento, accompa-gnato dal vento dominante di maestrale, ha consentito lo spostamento sottomarino e il deposito delle sabbie granitiche sulle coste occidentali dell’oristanese di Is Arutas. Infatti la penisola del Sinis è calcarea, tutte le spiag-ge sono peraltro caratterizzate dalla presen-za di depositi di granito. Quidi Malu Entu ha contribuito non poco a rendere incantevoli le spiagge della penisola del Sinis.Altro aspetto di interesse sono i suoi fondali dove da secoli sono celate un incredibile nu-mero di imbarcazioni che spesso richiamano

l’attenzione degli studiosi e degli appassiona-ti di archeologia subacquea. I coniglie e le tartarughe terrestri hanno ac-compagnato i visitatori sotto l’egida di un incredibile numero di gabbiani, veri padroni dell’isola che per la verità pare non gradisse-ro troppo la nostra presenza.Nel corso della piacevolissima passeggiata le guide degli Amici di Sardegna hanno fornito una puntuale assistenza, curando ogni parti-colare con grande professionalità.Sarebbe auspicabile che negli anni a venire questo tipo di visite fossero istituzionalizza-te e che le particolarità di questo misterioso lembo di terra, strappato al vento di maestro, fossero meglio valorizzate e fruite.

Achille Tocco

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MATTHIASHAMME

DAL SUPRAMONTE DI URZULEI A MALLORCA

RIL MARE A TESTA IN GIÙ

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cagliarile sue acque, i riflessi e il sole lungoMosaico di luoghi, ambienti, saperi e storie, contrassegnata dall’acqua,

emblema di apertura, cambiamento, freschezza e vita. Questa è Caglia-ri, capoluogo della Sardegna e simbolo della mediterraneità.Città tra le più antiche del Mediterraneo, deve la sua antica origine alla

fondazione fenicia, avvenuta intorno all’VIII sec. a.C. Da allora, per la sua incompara-bile posizione geografica, ha sempre ricoperto un ruolo di spicco nei commerci e negli scambi, divenendo meta di conquista per numerose civiltà: romani, bizantini, pisani, aragonesi, spagnoli, austriaci e piemontesi sono tutti accomunati dall’aver visto la loro storia incrociarsi con quella sarda.Strato dopo strato, ognuno di questi popoli ha aggiunto un tassello al nostro capola-voro pieno di fascino, la cui essenza conserva ancora il mistero inafferrabile di secoli di storia.Ma Cagliari non è solo gelosa custode di memorie e di antiche civiltà. Oggi vivere que-sta città significa farsi testimoni di un perfetto connubio tra passato e presente: un mare da sogno, scorci incantevoli e magiche alchimie tra luci e colori. Questa città è ad ogni passo, capace di sorprendere e imprimere momenti indelebili nella memoria.Ad alimentare il fascino della città rocciosa (questo il significato del suo primo nome,

Karalis), è proprio la sua conformazione fi-sica: città di colli e di specchi d’acqua, che come una tavolozza offrono le più svariate gradazioni e sfumature di colori, dall’azzur-ro del mattino al rosa dei tramonti. Grazie ai suoi numerosi promontori, Cagliari regala panorami d’incanto da ogni prospettiva, illu-dendo per un momento di lasciarsi afferrare almeno dallo sguardo.Ma questa città non godrebbe della stes-sa forza magnetica senza quelle fragranze ed intensi sapori, inseparabili compagni di viaggio per chiunque si addentri nella sua magica atmosfera. Perché immergersi nella nostra città significa anche gustarla: pas-seggiare per le strade di Cagliari, inebriati dai profumi dei sapori tradizionali, fa della

IL CAPOLUOGO DELLA SARDEGNARICCO DI MEDITERRANEITÀE

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cagliarile sue acque, i riflessi e il sole lungo

A mosaic of places, environments, knowledge and history, surrounded by water, an

emblem of evolution, change, freshness and life. This is Cagliari, the main city in Sardinia and a symbol of the Mediterranean. One of the oldest cities in the Mediterranean, its ancient origin arises from its Phoenician foundation which occurred around the VIII century B.C. Since then due to its unsurpassed geographical position, it has always been a place of commerce and trade, thus becoming a destination of occupation, at some time in history, for numerous civilizations including the Romans, the Byzantines, the Pisans, the Aragonese, the Spanish, the Austrians and the Piedmonts.Layer upon layer, each of these people have added a an element to our masterpiece that is full of charm and whose essence still preserves the elusive mystery of centuries of history.Cagliari however is not only a jealous custodian of memories and ancient civilizations. Today to understand this city means making oneself aware of the perfect match between the past and present, the amazing sea, enchanting and a magical union between light and color. Every step you take in the city leaves you surprised and etches indelible moments in your memory.That which gives charm to the “città rocciosa” rocky city (the meaning of its original name - Karalis), is in reality its physical conformation, a city of hills and pools of water. A city that offers the most varied nuances and tones of colors just like an artist’s palette, from the morning blue to the pink sunsets. Thanks to its numerous headlands, Cagliari offers enchanting views from every outlook which for an illusionary moment you believe that you can touch, if only with a glance. This city would not enjoy the same magnetism without these fragrances and intense flavours,

IL CAPOLUOGO DELLA SARDEGNARICCO DI MEDITERRANEITÀ

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nostra capitale una costante tentazione per il palato. Spaghetti fu-manti ai ricci di mare, saporita fregola con arselle, pesci alla brace, maialetti serviti su un letto di mirto, esaltati da calici di vermentino e cannonau, incorniciati da dolci e pane abilmente lavorati.E per chi volesse cimentarsi nel cucinare i nostri prodotti tipici o por-tare a casa qualche ricordo prelibato, non mancano vasti e incante-voli mercati che hanno attraversato la storia della nostra città: San Benedetto, Via Quirra e Santa Chiara. A Cagliari c’è solo l’imbarazzo della scelta.Se alla fine del viaggio qualcuno volesse portare con sé un pezzo del-la nostra storia, ecco che questa capitale nel Mediterraneo offre te-sori dell’arte manifatturiera: preziosi intrecci di fili d’oro dell’elegante

filigrana, tipiche ceramiche dai colori pastello, cestini d’ulivo e asfodelo e creazioni in ferro battuto, tappeti intessuti con le erbe locali, frutto della sapienza di se-coli, capaci di evocare le più antiche tradizioni popolari.Cagliari ha tutti i requisiti per conquistare i visitatori:: storia, arte, tradizioni, ma anche natura, sport e diver-timenti. Una città in continua evoluzione, affacciata sul mare e che guarda verso nuovi orizzonti.

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inseparable companions of journey for whoever enters its magic atmosphere. To immerse in our city means to be alive with every person and to arouse all of our senses. Walking around Cagliari, intoxicated by the aroma of the traditional food makes our capital a constant temptation for the palate. Delicious spaghetti with sea ricci, tasty fregola with mussels, grilled fish, suckling pig served on a bed of myrtle, all complimented by glasses of vermentino and cannonau wine, accompanied by cleverly worked bread and topped with dessert. This is a typical meal in any one of Cagliari’s restaurants.

For those who wish to experience our typical culinary products or to take home a dainty souvenir, they should not miss the numerous and enthralling markets that have contributed to the history of our city. There are markets at San Benedetto, Via Quirra and Santa Chiara. You are spoilt for choice in Cagliari. If however at the end of journeyyou want to take home a part of our history, this capital city in the Mediterranean offers handicraft treasures including precious jewelry made of interlaced gold thread filigree, typical ceramics in pastel colors, baskets made of olive and asphodel, wrought iron creations, and interwoven carpets

made from local grasses. Crafts using knowledge gleaned over centuries, the fruits of wisdom and experience that bring to life the most ancient popular traditions.Cagliari has the requirements to please visitors from all points of view, be it history, art, tradition, nature, sport or simply fun. It is a city of continuing evolution, which reaches out over the sea and looks at “New Horizons”.

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anche quasimodo si tuffò al poetto...eppoi quegli scandaliIl mare azzurro di Cagliari ha sempre esercitato, anche nel pas-

sato, un irresistibile richiamo per tutti, compresi i personaggi illustri. Basterebbe citare l’esempio dell’allora diciannovenne, ma già noto, Gabriele D’Annunzio che, insieme a Scarfoglio ed

a Pascarella, scrittori affermati, si recò, nel 1882, ai bagni Devoto di Giorgino per incontrare le nobildonne cagliaritane e leggere loro ver-si e brani nella rotonda appositamente trasformata in palcoscenico. Non si lasciò sfuggire l’occasione per una rinfrescante e ristoratrice nuotata di cui serbò un ricordo indelebile per parecchio tempo e non solo parlando con gli amici.

Qualche anno dopo, sempre a Giorgi-no, venne inaugurato il nuovo stabi-limento Carboni che, oltre ad offrire servizi di ottima qualità, presentava la vera novità di un teatro all’aperto per gli spettacoli di varietà e di prosa. Tra le prime ad esibirsi fu la bellissima diva del cafè-chantant Nella Regini. Le immagini dell’epoca la ritraggono ac-canto alla sua chitarra e con l’imman-

QUANDO NEGLI STABILIMENTI BALNEARIUOMINI E DONNE ANDAVANO SEPARATI

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anche quasimodo si tuffò al poetto...eppoi quegli scandali

cabile sigaretta tra le dita. Il notevole successo riscosso tra i cagliaritani, non solo per le sue straordinarie doti vocali ma anche per le audaci in-terpretazioni sceniche, suscitò, però, la forte gelosia di mogli e fidanzate non proprio gentili nei loro apprezzamenti. Non videro l’ora che la Regini lasciasse la città ed il mare di cui si dichiarò innamorata. Prima dello scoppio della Grande Guerra recitarono a Giorgino anche attori molto famosi come Emma Gramatica, Nicola Maldacea, Tecla Sca-rano, Angelo Musco, i giovanissimi fratelli Titina, Eduardo e Peppino De Filippo, Antonio Gandusio che percorse in barca il tratto sino a Villasi-mius, non essendo stata ancora costruita l’apposita strada.

Ma forse l’amore più spontaneo per il nostro mare lo manifestò a più ri-prese la celebre stella dello spettacolo Anna Fougez, in quel momento fulgi-da primadonna del varietà e sensibile interprete della canzone napoletana nei principali teatri italiani ed esteri. Ebbe, tra l’altro, una notorietà preco-ce perché, a soli quindici anni, calcava già le scene in coppia nientemeno che con Petrolini. Fu lei a creare per prima le coreografie con le piume di struzzo, con le fontane d’argento e soprattutto con le scale per il suo ingresso trion-fale che in seguito vennero adottate come componente permanente dal-la “divina” Wanda Osiris. Divenne la sciantosa per antonomasia, ma anche l’espressione più alta dell’eleganza e del lusso. Legò il suo nome a motivi di enorme successo come Abat jour, Vi-pera, Addio mia bella signora, Perché piangi Pierrot.Quando giunse a Cagliari per la pri-ma volta le piacque subito tutto: non solo la città ed il suo mare, ma anche i cagliaritani e persino la squadra di calcio rossoblu che allora non navi-gava certo in buone acque: nella sta-gione 1930-31 era in serie C e ad un passo dal fallimento per un bilancio in rosso…profondo. La Fouget prese subito a cuore la sorte del Cagliari al quale dedicò ben due serate tenutesi all’Eden Park ed al Lido del Poetto, de-volvendo gli incassi, pari a trecento-mila lire (una cifra favolosa per allora), al ripianamento dei debiti. Lo spetta-colo al Poetto ebbe per protagonista il

giocatore del Cagliari Marcialis, noto Canciofa s’arrogadori, che, invitato sul palcoscenico dalla stessa Fouget, non si perse in eccessivi formalismi. Le diede un lungo ed appassionato bacio in bocca, mandando in visibilio il foltissimo pubblico presente. Il Cagliari non solo risolse la sua gra-ve crisi finanziaria, ma addirittura ot-tenne la sospirata promozione in serie

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di Giampaolo Lallai

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B, vincendo per 2-1 la decisiva partita con la Salernitana. I tifosi fecero festa per diversi giorni, cantando in coro anche le canzoni della Fouget. Quan-do, poi, nell’estate successiva, la sou-brette tornò a Cagliari per la stagione all’Arena del Lido, fu accolta con ec-cezionale entusiasmo dai cagliaritani che la ribattezzarono amichevolmente Anna Fogatza o, con più semplicità, Fogatzedda. La Fouget volle anzitutto correre a ri-tuffarsi nel suo mare preferito e poi studiò come predisporre la scena. Si presentò alla ribalta in una pomposa scenografia rossoblu e cantò un moti-vo nuovo, pieno di ironia nei confronti di Mussolini e di tifo travolgente per il Cagliari che le altre squadre “fa fox-trottar”. Fogatzedda diventò l’incon-trastata Mascotte rossoblu e l’idolo dell’intera città. Il ricordo della Fouget si inserisce bene nella stagione balneare cagliari-tana di quest’anno che ha particolari sfumature rossoblu, considerato che anche al Poetto, tra un tuffo e l’altro, molto spesso le chiacchiere portano allo scudetto vinto dal grande Cagliari di quarant’anni fa. Un altro personaggio che ha lasciato traccia di sé a Cagliari è stata l’attri-ce Tina Di Lorenzo, di rara bellezza, tant’è che D’Annunzio la definì “una grande signora bella come il più bel raggio di sole della Sicilia”. Era già molto famosa quale primadonna della Stabile del Teatro Manzoni di Milano, quando, nel 1911, non resistette al fascino del mare cagliaritano e, forse vinta dalla giornata particolarmente afosa, tra una recita e l’altra al “Diur-no” di viale Regina Margherita, si tuffò nelle acque di Giorgino, senza curar-si affatto della rigida distinzione allo-ra vigente tra il recinto riservato alle donne e quello per gli uomini. Anzi, con una nuotata veloce e molto fluida, puntò decisamente verso quest’ultimo reparto mischiandosi in piena libertà tra gli uomini.Ne nacque un grande scandalo e in città se ne parlò per parecchio tempo. La notizia venne ripresa anche dalla stampa nazionale, buona parte della quale si schierò in difesa della brava attrice inneggiando alla donna nuota-trice dopo quella ciclista e schermitri-ce. I tempi, tanto per intenderci, erano quelli dell’avventura africana in Libia tra le note di “Tripoli, bel suol d’amo-re”: la gente aveva l’esigenza di cerca-re di sdrammatizzare ad ogni costo la

dura vita quotidiana. Perciò anche la sorprendente iniziativa balneare cagliaritana di Tina Di Lorenzo diede lo spunto per un’illusione di facile evasione da un mondo con nuvole sem-pre più cupi all’orizzonte.Qualche tempo dopo, però, per l’esattezza nella stagione bal-neare 1913, il Prefetto di Cagliari, ritenne opportuno ribadire, a scanso di equivoci, la sempre netta separazione tra uomini e donne. Precisò, nel dettaglio: “A tutela della pubblica decenza e del buon costume, in tutto lo spazio marino assegnato per i bagni ad uso dei clienti dello stabilimento, va rigorosamen-te mantenuta la separazione dei due sessi”. E proseguì: “Se poi taluni non volendo attenersi alle direttive prescritte all’in-terno dello stabilimento, e bramassero bagnarsi altrove sulla

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spiaggia, potranno pure farlo. Ma sempre tenendo conto che gli uomini dovranno recarsi sul lato destro boreale e le donne sul lato sinistro australe. Gli uni e gli altri sono autorizzati a muoversi separatamente, seguendo le distanze stabilite dagli appositi cartelli indicatori”. L’incarico di fare osservare le di-sposizioni fu affidato a is pulimas più intransigenti nel sepa-rare is ominis de una parti e is feminas de s’atra.E pensare che lo stabilimento di Giorgino, pur mantenendo rigida la distinzione tra uomini e donne, rappresentò, tutta-via, già un notevole passo in avanti rispetto a quello prece-dente di Sa Perdixedda. Qui i bagnanti non si vedevano tra di loro neppure da lontano, in quanto l’immersione in mare avveniva stando all’interno delle singole cabine. A Giorgino,

invece, per bagnarsi ci si recava in riva al mare. Finalmente, insomma, si prendeva an-che il sole.Il costume da bagno maschile consisteva in una maglia di cotone che copriva quasi l’intero corpo, dalla base del collo fino alle ginocchia. In genere si trattava di una maglia a maniche corte abbondante e mai aderente, perché giu-dicata troppo sconveniente. Le donne, inve-ce, avevano una specie di tunica di tela nera, inizialmente a maniche lunghe, con sotto dei mutandoni che arrivavano sino alle caviglie con appositi legaccini-guarnizioni. Chi osa-

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va presentarsi in abbigliamento giu-dicato non pudico veniva tacciato di sbrigungiu o sbrigungia: le donne, in particolare, rischiavano di finire sui giornaletti umoristici, molto numero-si a Cagliari. Il più diffuso era Sali e Pibiri: ogni estate, riportava in prima pagina le bagnanti che mostravano polpacci o altro.È il Poetto a segnare, seppure lenta-mente, la svolta decisiva anche nel campo del costume da bagno. Alla fine della Grande Guerra muta in manie-ra abbastanza decisa la demarcazione tra decente ed indecente. Prevale un senso del pudore meno rigido e più ra-zionale che consente soprattutto alle donne di stare sulla spiaggia con mag-

giore libertà. Arriva anche a Cagliari la nuova moda continentale del costume da bagno, che dai mutandoni porterà prima al due pezzi e poi al topless. Il noto pittore cagliaritano Tarquinio Sini coglie subito la novità e ironizza simpaticamente con il passato che tarda a scomparire del tutto. Molto si-gnificative, al riguardo, per la loro co-micità immediata, sono le sue signori-ne raffigurate mentre ballano il tango ed il fox-trot suonati dalle orchestrine del Lido, che frequentava volentieri con la cantante lirica Teresa Tanda, sua moglie. Tarquini destò l’ammira-zione dello stesso futuro Premio Nobel Salvatore Quasimodo, in quel tempo impiegato a Cagliari al Genio Civile e anch’egli amante del Poetto.

A partire dagli anni Venti, insomma, gli uomini cominciarono a fare i bagni a torso nudo e le donne a liberarsi pian piano delle magliette con le maniche e dei mutandoni sino alle caviglie. Quando a Cagliari arriva un’altra avvenente regina del cafè-chantant, Isa Bluette, la grande inter-prete, nel 1926, di Creola, i bagnanti del Poetto e del Lido in particolare, dove si esibisce, hanno una fisionomia ormai molto lontana da quella di Giorgino e piuttosto simile a quella dei giorni nostri. Frequentarono il Poetto anche Fregoli, l’abilissimo attore trasformista, e il maestro Pietro Mascagni quando fu scritturato dai fra-telli Boero per dirigere al Politeama Regina Margherita la sua Cavalleria Rusticana ed il Barbiere di Siviglia di Rossini. Tra concerti di musica classica, tanghi argentini, clowns, equilibristi, soubrettes e ballerine si esibirono l’attrice-soprano Nanda Primavera, il cantautore-attore Arman-do Gill ed il re dello stornello fiorentino Odoardo Spadaro; tornarono, inoltre, anche i tre fratelli De Filippo. Negli anni Trenta il cineteatro all’aperto del Lido si affermò come locale di spettacolo di prim’ordine che vide all’opera i maggiori attori del varietà nazionale e straniero: i popolarissimi fratelli De Rege, Guido e Giorgio,

quest’ultimo nel ruolo dello sciocco balbuziente poi ripreso in tempi più recenti da Walter Chiari in coppia con Carlo Campanini; Aldo Fabrizi e Nino Taranto (nel 1936); Totò (nel 1938); il comico Fanfulla (nel 1939) della cui rivista faceva parte il giovanissimo ballerino di tip tap Alberto Sordi; la Filodrammatica SES che fece debuttare il simpatico attore ca-gliaritano Gianni Agus.Quanta vita nelle spiagge cagliaritane del passato! Il raffronto con oggi non esiste, tanto più se ci limitiamo al solo ambiente naturale. A tale ri-guardo lo scrittore e giornalista Guido Piovene, corrispondente per molti anni da Londra e Parigi, osservò: “La grande bellezza di Cagliari è nella baia dai famosi tramonti. Dominata dalla Sella del Diavolo essa ricorda in proporzioni minori la baia di Rio de Janeiro, per le sue coste frastagliate dove si alternano immense dune di sabbia finissima…”. Un vento impe-tuoso sembra aver spazzato via tutto, sabbia bianca e finissima, casotti colorati, artisti famosi, serate socializzanti, canzoni romantiche, risate spontanee e tanta, tanta autentica cagliaritanità.

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Sulla terrazza del redivivo Yacht Club di Porto Rotondo, ri-sorto dalle sue ceneri come l’Araba Fenice, Vincenzo Frigo, addetto stampa dello Yacht Club della Costa Smeralda, tor-

chia affabilmente l’altro Vincenzo, Onorato (d’essere torchiato?). Ci parla della sua ultima fatica letteraria dove un ragazzino di 13 anni vien fatto imbarcare dal padre, marinaio anche lui, su una carretta del mare perchè si faccia le ossa (altro che Nutella e You tube!). La conversazione corre su marinai e mare, marinai e don-ne, marinai e superstizione.Nonostante tutte le dicerie sulla categoria, Vincenzo afferma che i marinai sono i mariti più fedeli, ammettendo che se uno naviga tutto l’anno e vede la sposa per qualche mese il matrimonio diven-ta una passeggiata: il buon umore imperversa, in platea il Commo-doro Luigi Carpaneda, padrone di casa e il Commodoro emerito Gianfranco Alberini dello Y.C. Costa Smeralda. Per gli intervenuti bollicine e tartine, ammiro il nuovo Club, Purtroppo mancano i tesori che ornavano quello bruciato, ma Por-to Rotondo è generosa: qualcuno provvederà.

Andrea Nissardi

UANDO SAREMO VENTO SULLE ONDE DEL MAREQ

PAOLO RICCARDIALLA CORTE DELL’AGA KHAN

Era da quando si era ritirato dalla Costa Sme-ralda che parlava d’un libro su quell’esperien-za. Ormai ce n’eravamo dimenticati ma lui Ë

stato di parola e, nel quadro del cinquantenario dal-la fodazione di Porto Rafael, eccolo al tavolo sotto il mitico Municipio del Conte, con la sua Versione di Barney sopra e, accanto, Manlio Brigaglia che gli fa da palo e un baldo giovane che lo bersaglia di do-mandine insidiose. Se parlo così lo faccio solo per non smentire 40 anni di sana amicizia in cui ero, tra l’altro, impegnato a consolidare la mia nota perfidia. Se non facessi cosÏ ci resterebbe male. Allora eccolo li il mio amico Paolo Riccardi, ha un’aria intimidita, i baffi imbiancati, controlla il linguaggio e le risposte equilibrate, È un autore serio insomma. Parla di tanti amici che non ci sono più, da Rafael a Pino Careddu i cui incoraggiamenti hanno funzionato anche se lui È da un’altra parte. Il libro chiarisce molti interroga-tivi ma soprattutto mette in luce la sua dedizione a quel lavoro che lo ha assorbito per tanti anni. Ora ha più tempo per i cavalli, le Canarie e Marta, la giovane moglie che adora e che condivide con lui la passione per l’equitazione. Lo vedo scrivere dediche piuttosto impersonali. Cosa ha scritto sulla mia copia? Non lo saprete mai...

Andrea Nissardi

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In Sardegna vivi di più.

w w w. s a r d e g n a t u r i s m o . i t

Riunione

Un salto in palestra

Lunedì mattina

Ora di punta

Spettacolo di prima serata

Mensa di mezzogiorno

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In Sardegna vivi di più.

w w w. s a r d e g n a t u r i s m o . i t

Riunione

Un salto in palestra

Lunedì mattina

Ora di punta

Spettacolo di prima serata

Mensa di mezzogiorno

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Lungo le ormedei colonizzatori

CULTURA MEDITERRANEA: NAVIGANDO VERSO ICHNUSA

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Lungo le ormedei colonizzatori

Tra l’XI e il IX secolo avanti Cristo il Mediterraneo doveva essere un mare grande e terribile, sicuramente più insicuro e pericoloso dei nostri oceani, attraversato da pochi intrepidi naviganti dediti al commercio ed alla guerra. Per capire il Mediterraneo di allora occorre compiere una mutazione profonda: occorre restituirlo alla sua dimensione autentica, quella originaria, che poteva essere percepita dall’uomo del passato: non una via di comunicazione ma “un limite, una barriera che si estende fino all’orizzonte, come un’immensità ossessiva, onnipresente, meravigliosa, enigmatica” per usare una locuzione cara a Braudel. Il mare di allora era sconfinato e, soprattutto, rappresentava un ostacolo; poi, con la rivoluzione dei trasporti, si è come “accorciato” sempre di più, al punto da apparire come un grande lago: un aereo oggi lo attraver-sa, da nord a sud, in poco più di un’ora. Nel corso dei secoli il mare ha determinato il rapporto dei sardi con l’esterno, dando vita ad una dialet-tica complessa fatta di aperture e di chiusure: il mare è stato, a seconda delle epoche storiche, fattore di isolamento e finestra sul mondo.La Sardegna si apriva agli albori della civiltà classica attraverso la sal-datura, non certo indolore, della civiltà auctotona con quella dei primi colonizzatori che vi giunsero con le loro navi alla ricerca dei metalli di cui l’Isola era ricca. Comunemente venivano definiti “fenici” (termine a noi pervenuto attraverso i testi greci); ma tale locuzione, al pari della sua deformazione romana “punici”, non venne mai utilizzata dai “fenici” che si chiamavano “cananei”. Nè è mai esistita la Fenicia, come stato o nazione: esistevano, in quell’area geografica che corrispondeva all’incir-ca all’attuale Libano, delle “Città-Stato” arroccate prevalentemente su

CULTURA MEDITERRANEA: NAVIGANDO VERSO ICHNUSA

di Antonello Angioni

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alture rocciose o in prossimità della costa.Era convinzione comune che la Sardegna avesse la forma di un piede, un’orma, ichnos in greco, da cui Ichnusa o Ichnus-sa (che fu l’antico nome della Sardegna), altrimenti chiamata Sandàlion termine che fa riferimento all’ impronta di un san-dalo. In quell’epoca, inabissata nelle profondità della storia - quando l’età del bronzo si concludeva per lasciare il passo,

senza soluzione di continuità, all’età del ferro - le acque del Mediterraneo erano già state solcate dai popoli del mare tra cui i filistei che approdarono nelle rive della Sardegna ancor prima dei fenici. Le invasioni dei popoli del mare - che si col-locano all’incirca tra il XIII e l’XI secolo a.C. - peraltro non modificarono i caratteri culturali ed etnici delle popolazioni anche perchè non diedero vita alla creazione di scali costieri permanenti o di insediamenti urbani. Costretti ad abbandonare l’isola di Creta, i filistei (gli anti-chi Keftiu dei testi egizi) dovettero stanziarsi in una terra che porta ancora il loro nome: la Palestina (in arabo Filastin signi-fica appunto “terra dei filistei”). Questo popolo - che aveva assimilato la lingua dei fenici adottandone l’alfabeto - molto probabilmente raggiunse le coste sarde, prima di ogni altro,

alla ricerca del ferro. I filistei furono presenti in Sardegna per quasi due se-coli e mezzo, all’incirca dal 1000 al 750 a.C., allorchè l’egemonia fenicia finì per imporsi sulle rotte del Mediterraneo: lo evidenzia l’accademico dei lincei Giovanni Garbini, ordinario di filologia semita presso l’Università di Roma nel libro “I filistei” (ed. Rusconi). A questo ardito popolo del mare, appartenente al ceppo egeo-anatolico, potrebbe ricollegarsi l’influsso orien-tale che caratterizza taluni esemplari di bronzetti nuragici.

I filistei sono citati nella documentazione egiziana, a fianco degli altri po-poli del mare tra cui i shardana che compaiono, già nel 1300 a.C., come truppe mercenarie al soldo dei faraoni d’Egitto e dei re siriani. In quell’epo-ca il faraone Ramsete II li affrontò in una battaglia navale per far cessare le loro incursioni piratesche. Non sappiamo se i shardana vivessero dav-vero stabilmente nella nostra terra o, assai più probabilmente, sulle coste dell’Anatolia occidentale o in qualche isola prospicente: di loro ci è giunta la documentazione iconografica che li ritrae con corpetto difensivo, lunga spada ad elsa lunata ed elmo a corna.Ma chi erano, da dove venivano queste genti? La ricerca storica non con-sente di superare l’enigma e racconta la tormentata vicenda di popoli che registrarono a loro favore invasioni e conquiste, per poi scomparire nel vol-gere di un periodo relativamente breve, incapaci di resistere agli incendi, alle carneficine, al crollo delle fortificazioni, all’ indiscriminato sconvolgi-

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mento delle città, all’aggressione ed al saccheggio dei centri urba-ni, come ipotizza Braudel (Il Mediterraneo).I filistei emergono sulla scena della storia - che è poi la storia dell’umanità - in un momento di estrema drammaticità, quando “nel Mediterraneo orientale si stava chiudendo tragicamente, con immani distruzioni, l’età del bronzo, che cedeva il passo a quella, ancora più dura dell’età del ferro. Essi appaiono tra i protagonisti

di una grande battaglia combattuta per terra e per mare, nella quale, secondo il racconto del vincitore, sarebbero stati annienta-ti” (Garbini, I filistei).Costituisce un dato che i popoli del mare - quella loro travagliata esistenza - si addentrarono anche nella Sardegna, terra mitica, popolata in prevalenza da pastori erranti, immaginata anche da Omero, il cantore cieco che, proprio tra il X e l’XI secolo a.C., narrando le storie e i miti sedimentati dalla tradizione orale, com-pose l’Odissea. Forse la Sardegna era stata descritta attraverso la vicenda dei lestrigoni, i cannibali che vivevano di fronte all’”Isola delle capre”. Qualcuno ha di recente anche azzardato un’ipotesi: potrebbe trattarsi dell’insenatura sotto Capo d’Orso (l’attuale gol-fo delle saline) confinante con la fitta macchia mediterranea ed i dirupi rocciosi che sovrastano Palau. Forse, Chissà!

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Grazia Deleddae il mare

L’immaginario letterario ha sempre collegato Grazia Deledda con la montagna o almeno con il territo-rio interno delle Barbagie, da Nuoro a Fonni, a Mamoiada.Invece Sangue sardo, il primo racconto che Grazia pubblicò a 17 anni, sulla rivista romana per signori-ne, “L’ultima moda”, nel giugno del 1888, si apre e si chiude davanti al mare: “Calava la sera, una sera pesante, afosa di luglio. Lontano dal mare fremente, tra le immense strisce di spuma d’argento a sfuma-tura di un verde oscurissimo, s’alzavano grandi massi di nebbia(…)”.In breve: Ela, diminutivo di Michela, è “una fanciulla sarda di quindici anni”. Ha molti tratti autobiogra-fici, come normale per le prime prove letterarie della nostra scrittrice. Anche Ela, come Grazia, è

di Neria De Giovanni

ESCLUSIVO

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una accanita lettrice di “romanzi moderni” e si innamora di Lorenzo, un amico del fratello. Di questo amore adolescenziale si parla pure nel postumo Cosima che, essendo autobiografico, garantisce che un tale incontro ci sia stato ve-ramente. E’ luglio e la famiglia di Ela si reca in un paese sulla costa nord della Sardegna. Proprio da-vanti al mare Ela giura di vendicarsi di Loren-zo che non ricambia il suo amore: “E una notte oscura e nebbiosa di luglio la vedemmo, fra gli scogli neri della costa orientale della Sarde-gna, emettere un giuramento fra il muggito del-le onde del Mediterraneo”.Lorenzo ha scelto Maria, la sorella maggiore che: “non vedeva al di là dei lavori domestici.

Era capace di rimanere un anno leggendo un ro-manzo di Scott, facendoselo spiegare da Ela”, ma si sa, certi uomini preferiscono la buona cu-cina alla cultura! Passano cinque anni e Lorenzo diventato avvo-cato si accinge a sposare Maria. Ritorna luglio: Ela incontra Lorenzo sugli scogli davanti al mare e dopo avergli chiesto di allontanarsi dalla Sardegna senza Maria, al suo diniego lo pugnala al cuore. E poi: “Ela strisciò sugli scogli e sparve tra la nebbia e le ombre vaganti delle macchie di lentischio. Si udì un galoppo su nella montagna. Un lampo guizzò nel mare, mentre in cima dei monti grigi, velati, apparve un cavallo nero, su cui era se-duta un’amazzone pure nera che sparve dietro

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la montagna. Dove andava?, che avvenne di Ela? Mistero!”.Certamente la trama risente delle letture tar-doromantiche care alla Deledda, come a tutte le ragazze della sua età. Ma è indubbio che il mare di Orosei (dove è ambientata la festa della Madonna del rimedio in Canne al vento) o di Dorgali, abbia affascinato Grazia, montana per nascita nuorese.La sua vita le avrebbe preservato altre frequen-tazioni marine.Infatti dopo il matrimonio col funzionario ministe-riale Palmiro Madesani e il trasferimento a Roma, Grazia Deledda conobbe il mare di Anzio e Viareg-gio dove si recava con i figli piccoli per le vacanze estive. Ma ben presto volle fuggire dalla Versilia diventata troppo mondana e chiassosa per lei; si recò così a Cervia vicino cui abitavano amici scrit-tori come Marino Moretti. Proprio a Cervia, nella riviera romagnola, Grazia comprò il “villino co-lor biscotto” con i soldi del Nobel; Cervia fu la

prima città in Italia che le dedicò una piazza, il lungomare e una splendida statua, oltre aver-gli conferito la cittadinnaza onoraria.Se Sangue sardo è il primo racconto di Grazia Deledda, ancora debole, ma con una ambienta-zione marina indiscutibile, l’attaccamento di Grazia Deledda al mare è confernato da uno degli ultimi romanzi, tra i più autobiografici, Il paese del vento. Scritto in prima persona, cosa rarissima per i romanzi della Deledda, racconta il viaggio di nozze di una coppia che per tratti caratteriali si rispecchia in Grazia e Palmiro. Il Paese del titolo è Cervia descrit-ta nella bellezza delle sue spiegge. Anche in questa storia compare un amore adolescen-ziale della protagonista, Gabriele, amico del fratello e conosciuto in Sardegna. Gabriele alias Lorenzo? Infondo qualcuno sostiene che gli scrittori scrivano sempre la stessa storia.

Grazia Deledda con Marino Moretti.

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Fuochi d’artificio durante l’inaugurazione.

L’assessore dell’Ambiente, Giuliano Uras, incontra la delegazione di Shanghai.

Il padiglione italiano dove ‘risiede’ anche la Regione Sardegna.

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Andrea Beverino Maurizio Farigu

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Ancora la Principessa Christine di Kent con la madre di Giorgio Mazzella, Gigina Toxiri.

Il Principe Michael e la Principessa Christine di Kent

durante l’inaugurazione ufficiale.

Gigina Toxiri, madre di Giorgio Mazzella,

accompagna la Principessa Christine di Kent.

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LA MIA ESTATE, DI ANGELO LIBERATITIMEOUT

(…) E’ dell’estate del ’63 il mio primo incontro con il paesaggio della costa che da Cagliari corre verso Villasimius (e da qui i miei tanti dipinti “Verso Villasimius”). Era la prima volta che sbarcavo in Sardegna (nave Tirrenia, classe turistica, cabina quattro posti, lire 3.700 Civitavecchia-Cagliari, se ricordo bene), in un mese di agosto che mi sembrò caldissimo, con una luce accecante, un profumo di mare intenso e piacevole; oggi lo sento raramente quel profumo, probabilmente dopo trent’anni mi sono abituato (o almeno questo mi piace credere e non invece che l’inquinamento abbia coperto il profumo del mare in città).(…)(….) sono tornato in Sardegna di nuovo nel 1965, sempre nave Tirrenia, sempre classe turistica, più o meno lo stesso prezzo. Un sabato o una domenica di agosto sulla spiaggia di Solanas, con un caldo (insopportabile per un “semimontanaro” come me) mitigato soltanto dalla presenza di… e dal clima vacanziero, un boschetto di eucalipto, il solito profumo di mare (che allora era come oggi, per chi sa e vuole ancora cercarlo), gli occhi bruciati dal pomeriggio di un paesaggio color terra bruciata, con una luce azzurrina-rossastra-aranciata che non dimenticherò più, lì a Solanas, su una spiaggia dove eravamo soltanto in due, all’improvviso la radiolina a transistor (oggetto magico a quel tempo) come per incanto inizia a trasmettere Mr. Tabourine Man di Bob Dylan: una fulminazione, che qualche tempo dopo avrei ricostruito e riconosciuto come la versione dei Byrds. Per quell’estate fu soltanto un dolce scintillìo di chitarre che si mescolavano a ricordi di mare (…)

Estratto da: I colori del paesaggio Angelo Liberati in “Per Torres” CUEC 2001

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Le cinque opere serigrafiche a colori, che compongono la cartella “VILLASIMIUS” (in tutto si tratta di sei tavole) sono state eseguite su lucidi originali dall’Autore e tirate a mano in Cagliari presso la Stamperia Seristudio di Edoardo Asturaro su carta Fabriano.

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Tiratura in cento esemplari in numeri arabi parzialmente colorati dall’Autore, numerati da 1/100 a 100/100; cinquanta esemplari in numeri romani eseguiti per l’Hotel STELLA MARIS di Villasimius, numerati da I/L a L/L.A tiratura ultimata i telai sono stati resi inutilizzabili alla presenza dell’autore.

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L’ESTATEPIÙ BELLADELLA MIA VITA

Cari lettori,forse avete incrociato il mio nome sulle pagine di questo mensile in occasione di qualche articolo scritto per presentare un artista musicale, cosa che abitualmente faccio sulle fre-quenze di RAI RADIO1, o per parlare della meravigliosa Sardegna un’ altra cosa che faccio alla radio quando c’è uno spunto o un motivo per parlare della nostra bella isola.Sono nato a Milano ma parte della mia famiglia è di origine sarda (ndr. di Tempio Pausania) e i miei genitori vivono a Porto Taverna, in una splendida cornice davanti allíIsola di Tavola-ra, a pochi km. da Porto San Paolo in provincia di Olbia-Tempio.Quando parli con un sardo della sua terra, è come parlare con un inglese della sua na-zione, emerge quel grande attaccamento alle origini e alla storia di quest’isola amata e invidiata per la sua bellezza in tutto il mondo.Crescendo ho imparato ad amare questa terra come se ci fossi nato e forse eí proprio questa la magia della Sardegna, un’isola che custodisce i ricordi come un antico forziere custodisce un tesoro.L’estate è un pò come un forziere che riapri l’anno successivo e ti arricchisce dei ricordi e di tutti i meravigliosi momenti passati lìanno prima su quella stessa spiaggia, con la compa-gnia di amici che si ritrova una volta all’anno durante il mese di agosto e con quelle storie da raccontare sotto l’ombrellone: “Ti ricordi.?”Mi sono sempre chiesto quale sia stata l’estate più bella della mia vita e non sono mai riuscito a darmi una risposta. Forse líestate piuí bella è sempre l’ultima che hai trascorso, aspettando la prossima che sarà sicuramente più bella.Ho però una certezza: non esiste al mondo un’sola come la Sardegna e non esiste un popolo come quello sardo, gente quasi di altri tempi che ha grandi valori e rispetto per la propria terra, in un momento storico dove le persone non rispettano nemmeno se stesse.

MISTER MATERAZZIE LO SCHEMA DA TAVOLA(RA)

In una calda giornata di agosto , sulla spiaggia di Porto Taverna, di fronte allíIsola di Tavolara, incontro Mister Beppe Mate-razzi, uomo di sport legato profondamente alle sue origini sarde.Con lui ho concordato questa intervista in esclusiva, per parlare non di calcio ma di cucina, una passione che il mister ha sem-pre avuto.“Stare dietro ai fornelli mi rilassa e mi permette di dare sfogo alla mia creatività. Amo particolarmente cucinare la carne, il pesce e la pasta. Cucino per la mia fa-miglia e per gli amici. Più siamo e meglio stiamo!”, dice Materazzi.Una grande passione che si legge negli oc-chi del mister, che si illuminano come se stesse parlando del primo grande amore della sua vita: il gioco del calcio.Riesco a strappargli una ricetta per i no-stri lettori, con la promessa di uníinvito a tavola.

PENNETTA ALLA SEPPIA al gusto di mirto- per 4 persone

Ingredienti: 300 gr. di seppie Una manciata di pomodorini ciliegino1 Scalogno julienne2 spicchi Aglio interi Prezzemoloº di olio díoliva1 bicchiere vino biancoPeperoncinoSale1 ramoscello di mirto

Preparazione:In una padella versare líolio, aggiungere sale e peperoncino, 2 spicchi d’aglio e sca-logno julienne.Fare rosolare l’aglio, mettere la seppia ta-gliuzzata con il ramoscello di mirto e cuci-nare il tutto per 6-7 minuti .A questo punto versare il vino bianco e far-lo sfumare a fiamma viva.Aggiungere i pomodorini tagliati a met‡ e cuocere per 20 minuti.Terminata la cottura, spegnere e aggiun-gere il prezzemolo a crudo.In un’altra pentola, cuocere a parte le penne e poi farle saltare mantecandole nel sugo di seppie

Buon appetito da Mister Materazzi!

di Julian Borghesan

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Miss Eleganza e Miss Modella Domani 2010

Anche quest’anno ad agosto è partita la campagna di sensibiliz-zazione per la salvaguardia delle coste sarde curata dall’Agenzia Conservatoria delle Coste della Regione Autonoma della Sardegna.Con la distribuzione dei cenerini, piccoli posacenere da spiaggia, e di materiale informativo contenente alcuni consigli dedicati a chi ama il mare, l’Agenzia Conservatoria delle Coste in collaborazione con l’An-ci Sardegna, dà continuità al progetto avviato nelle scorse stagioni estive, che ha come fine la sensibilizzazione di bagnanti, gestori dei servizi di spiaggia e gli amministratori pubblici, con la consapevolez-za che il futuro delle coste sarde dipenda da ciascuno di noi.Questa edizione ha visto il supporto attivo di tutti i Parchi e le Aree Marine Protette dell’isola, dell’assessorato per la Difesa dell’Am-biente attraverso il Servizio Savi ed i Nodi Infea delle Provincie, di aeroporti, porti, approdi turistici sardi e soprattutto dei comuni co-stieri, coinvolti grazie alla collaborazione congiunta dei due enti che, come precisa il direttore dell’Anci Umberto Oppus, “ha stimolato l’adesione di trentadue amministrazioni locali, ben ventiquattro in più rispetto al 2009”.

Sono la 19enne cagliaritana Jessica Dessì e la 21enne di Cabras Maria Manca le vincitrici della finale regionale di Miss Eleganza Sardegna 2010 e Miss Sasch Modella Domani Sardegna 2010, guadagnando così anche l’accesso alla prefinale nazionale di Miss Italia a Salsomaggiore Terme.La serata, organizzata da Michela Giangrasso, e presentata da Mat-teo Bruni e Francesca Bruno, si è svolta al Bagaglino - I Giardini di Porto Cervo davanti ad un folto numero di spettatori.

Campagna per la salvaguardia delle coste

La più bella e famosa italiana secondo i ragazzi stranieri in vacan-za in Italia? Raffaella Fico, show-girl ventiduenne nota per le sue

Un sondaggio premiala giovane Raffaella Fico

Cappellacci sulla questione TirreniaAnche i tre scali di Olbia, Golfo Aranci e Porto Torres sono stati “Non vogliamo nuovi carrozzoni, né nazionali né regionali”. Così il presi-dente della Regione, Ugo Cappellacci, ha sintetizzato la posizione della Giunta sulla questione-Tirrenia, ricordando che tutti gli esperi-menti di società pubbliche compiute in passato a livello regionale si siano rivelati fallimentari.“Vogliamo un privatizzazione seria - ha aggiunto Cappellacci - ri-spettosa delle esigenze di continuità territoriale marittima della Sardegna, del diritto di corcolazione dei residenti e delle necessità di quell’economia turistica che rappresenta uno dei settori strategici su cui puntare per creare nuovo sviluppo e nuove opportunità di oc-cupazione per la nostra isola. Se i protagonisti della privatizzazione saranno imprenditori sardi sarà sicuramente un fatto positivo - ha concluso il presidente - ma è cosa ben diversa dal ripercorrere la strada dell’intervento pubblico, che rischia di portarci indietro e cre-are macchine mangiasoldi, basate su metodi clientelari, che nulla hanno a che fare con gli interessi della Sardegna”.

L’assessore regionale del Turismo, Sebastiano Sannitu, ha dichiarato parole speranzose per il presente ed il futuro dell’Isola: “È innegabile che anche il turismo sia stato colpito dalla crisi finanziaria. Il Censis ha certificato che 6 italiani su 10 quest’anno non sono andati in vacanza, e il motivo dominante è l’indisponibilità finanziaria. Tutta-via, ciò che sta capitando in Sardegna ci distingue da altre regioni italiane a vocazione turistica, visto che nell’isola la stagione estiva sta ‘tenendo’ e gli strumenti messi in campo dalla Regione faranno vedere i loro frutti nel medio periodo”.

Turismo: la crisi c’è ma... la Sardegna tiene duro

provocanti curve e la (presunta?) storia d’amore con il calciatore Cristiano Ronaldo.Il sondaggio, condotto in quattro tra i più rinomati locali d’Italia, tra Rimini, Porto Cervo, Sorrento e Ischia, ha decretato la vittoria dell’ex concorrente del Grande Fratello, ormai presenza fissa nei program-mi di Italia 1 come Colorado Cafè, Real Tv, Prendere o lasciare e il recentissimo Mitici ’80. La Fico, napoletana doc, ha sbaragliato la concorrenza di Belen Rodriguez, Sarah Nile e Veronica Ciardi. Mica male, insomma, per lei che, oltre alla Tv, studia per fare cinema, sognando “una grande parte con Robert Pattinson”, dice lei.

A cura di Simone Ariu

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Tutela della fauna ittica sarda, ma allo stesso tempo maggiori opportunità per la commer-cializzazione del pesce a prezzi remunerativi, grazie alla proroga sino al 30 settembre della vendita delle aragoste vive. È quanto previsto nel decreto, firmato dall’assessore regionale dell’Agricoltura, Andrea Prato (foto sotto), che tra l’altro disciplina per la prima volta l’immis-sione sul mercato dell’aragosta di fondale, dell’astice e della granseola. Nessun rinvio, invece, delle date stabilite per la campagna di pesca, in coerenza con le esigenze di tutela di uno stock ittico strategico per il settore.“Il vero problema - ha affermato l’assessore Prato - non è l’estensione del periodo di prelievo, ma la possibilità di commercializzare il prodotto a prezzi remunerativi, cosa non facile in questo periodo di forte crisi dei consumi. Per lo stesso motivo, pur tenendo immutato il periodo di pesca, ho ritenuto opportuno estendere il periodo per la commercializzazione delle aragoste vive detenute nelle vasche a tutto il 30 settembre 2010, in modo da consentire agli operatori di smaltire le scorte senza dover svendere il prodotto”.

Pesca: l’assessore Prato prorogala vendita di aragoste fino a settembre

EDIZIONI SPANU ESCE CON SEI VOLUMI SULLE COSTE E SPIAGGE DELLA SARDEGNA

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il cedrino LUNGO LE ACQUE INTERNE DELLA SARDEGNA

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LUNGO LE ACQUE INTERNE DELLA SARDEGNA

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GROTTA LUNA

castelsardoTRA MARI E BORGHI MEDIOEVALI

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castelsardo

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In Sardegna vivi di più.

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Riunione

Un salto in palestra

Lunedì mattina

Ora di punta

Spettacolo di prima serata

Mensa di mezzogiorno

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In Sardegna vivi di più.

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Riunione

Un salto in palestra

Lunedì mattina

Ora di punta

Spettacolo di prima serata

Mensa di mezzogiorno

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sul golfo di oroseiLA VITA CHETA

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sul golfo di orosei

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waterfront & turismo nautico

La riqualificazione dei waterfront e il turismo nautico. Un volano economico e sociale per il territorio: è questo il titolo del convegno promosso da UCINA, Confindustria Nautica e ICE, che si è tenuto a Shanghai al cospetto di una nutrita platea composta da imprendi-tori e architetti, Associazione di categoria cinese e enti promotori dei saloni nautici cinesi. Partendo dall’analisi degli strumenti utili a riqualificare il territorio e il waterfront, il convegno ha proposto una riflessione sull’impatto

che le infrastrutture e il turismo nautico sono in grado di generare non solo in termini di ricchezza e lavoro, ma anche di supporto all’economia e allo sviluppo sociale di un paese, nonché alla crescita della cultura del tempo libero. Dopo l’avvio dei lavori a cura di Beniamino Quintieri, Commissario Generale del Governo per l’Esposizione Universale di Shanghai 2010, il Presidente di UCINA Anton Francesco Albertoni ha illustrato l’esempio di eccellenza dell’industria nauti-ca italiana. In particolare, l’intervento ha messo in luce come, in Italia, la riscoperta urbanistica dei waterfront, gli investimenti in infrastrutture e la conseguente riconqui-

Shi

zao

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waterfront & turismo nautico

sta dei porti da parte delle città, abbiano giocato un ruolo chiave per la crescita economica e sociale del territorio. In questo senso l’incidenza del turismo si ripercuote soprattutto nell’impatto a val-le della produzione, con il moltiplicatore del reddito che da 2,165 passa a 4,546. Per 1.000 euro investiti in questo settore,

si mette in moto una produzione di 4.546 euro. Tale dato è riscontrabile specularmente anche per il moltiplicatore totale dell’occupazione, il più alto (7,9) fra i settori marittimi. “Far crescere un mercato della nautica in Cina - ha proseguito il Presidente di UCINA - è un obiettivo ambizioso e richiederà un importante cambiamento sociale e culturale, ma co-nosciamo la velocità con cui questo Paese ha saputo affrontare le sfide del terzo Millennio. Indicare nuovi percorsi, strategie innovative, cambiamenti sociali e di mercato per la nautica italiana, leader mondiale, e quindi per UCINA, è prima di tutto un dovere”. A sostegno della tesi del Presidente della Confindustria Nautica, Stefano Pagani Isnardi, Re-sponsabile Ufficio Studi UCINA, ha presentato alcuni dati fondamentali: 35.000 il numero degli addetti diretti (di cui 25.000 dipendenti) impiegati dal’industria nautica italiana, 120.000 quello degli occupati nell’indotto generato (turismo nautico), per un settore che nel 2008 ha sviluppato 6,2 miliardi di euro di fatturato globale che, con l’indotto turistico, arriva a 7 mi-liardi di euro, facendo sì che la nautica risulti il secondo settore del cluster marittimo.

ACCORDI ITALIA-CINA ALL’ESPOSIZIONE UNIVERSALE DI SHANGHAI

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Dai dati dell’Osservatorio Nautico Nazionale emerge inoltre come la spesa media annua per servizi portuali (comprendente i costi di ormeg-gio, carburante, manutenzione, accessori e prov-viste) sia di oltre 73 mila Euro per le navi da di-porto (oltre i 24 metri), di circa 28 mila Euro per le imbarcazioni tra i 17 e i 24 metri, di 14 mila per quelle tra i 10 e 17 metri di lunghezza e di oltre 5mila Euro per i natanti (inferiori ai 10 metri). Interessanti sono anche i valori che si riferiscono alla spesa media giornaliera pro capite dei dipor-tisti che oscilla tra i 430 Euro delle navi da diporto (oltre i 24 metri) sino ai 45 dei natanti (inferiori ai 10 metri) per una media complessiva di circa 102 Euro per persona. E’ così che la riqualificazione dei waterfront cit-tadini e la realizzazione di infrastrutture portuali genera sul territorio un’enorme potenzialità di svi-luppo sociale ed economico: dallo shopping alla ristorazione, dall’intrattenimento alla cultura, dai trasporti alla ricettività alberghiera, dalle manife-stazioni fieristiche ai servizi turistici. Uno sviluppo, quindi, come emerge dal titolo del convegno, che, a partire dalle strutture nautiche, si estende all’intera economia delle città d’acqua, valorizzando il turismo nautico e stimolando la diffusione della cultura nautica e del “vivere bene”. Dopo l’intervento del Vice Segretario Generale dell’Associazione di categoria cinese, Yang Xin-fa, l’architetto Saverio Isola ha proposto alcuni esempi di best practices nella riqualificazione dei waterfront cittadini che hanno dato vita a un in-

dotto economico-sociale significativo a partire da un intervento di tipo urbanistico-architettonico-nautico. E’ poi toccato a Marina Stella, Direttore Generale UCINA, offrire il proprio contributo sul Salone Nautico Internazionale di Genova, la maggiore manifestazione al mondo dedicata alla nautica e alla cultura del mare - esempio di eccellenza di riqualificazione di una città - giunta quest’anno alla sua 50° edizione e sviluppatasi negli anni di pari passo con l’industria nautica italiana. Il Salone Nautico è un prodotto fieristico unico che ha accompagnato negli anni l’evoluzione dell’industria nautica nel settore e che ha saputo orientare l’evoluzione delle abitudini e della cul-tura diportistica degli italiani. Partendo dai numeri della precedente edizione (1.500 espositori, 315.000 visitatori, 300.000 mq espositivi e 2.400 imbarcazioni esposte), il Di-rettore Generale UCINA ha quindi sottolineato come gli importanti tassi di crescita nell’ultimo quinquennio siano stati l’effetto delle scelte strate-giche di riqualificazione e infrastrutturazione del quartiere fieristico attuate su impulso del settore nautico e di UCINA, da sempre impegnata nel dare una voce unitaria al settore, come la realizza-zione del Padiglione B con una superficie di oltre 20.000 metri quadrati e la Darsena del quartiere fieristico, con i suoi 60.000 metri quadrati di spec-chio acqueo attrezzati. Interventi che hanno reso oggi il Salone Nautico non solo la manifestazione di riferimento a livel-lo internazionale con un passo avanti decisivo

in termini di leadership mondiale, ma anche un vero e proprio motore per lo sviluppo di attività economiche ad alto valo-re aggiunto, stimolando insediamenti produttivi, investimenti infrastrut-turali e trasformazioni del waterfront cittadino esportabili in altre realtà territoriali costiere. “Durante gli ultimi 50 anni - ha concluso il Presidente di UCINA - i percorsi di crescita dell’industria nautica ita-liana e quello del Salone Nautico Internazionale di Genova sono stati as-solutamente paralleli e in molti casi complementa-ri. E’ per questo motivo che oggi siamo qui per lanciare una nuova ini-ziativa. Ucina sceglierà a breve un partner cinese per co-organizzare un importante salone nautico che possa essere trampolino e supporto alle azien-de italiane in questo mercato, che faccia conosce-re ed appassionare milioni di cinesi alla nautica e che contribuisca al cambiamento sociale già in atto”.

Sotto, Francesco Albertoni e a lato Marina Stella.

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al salone di genovasi fa sistema

MISSIONE EVENTI E RICADUTE DELLA PROSSIMA 50^ EDIZIONE

In questo anno di preparazione della 50° edizione del Salone e in questo difficile momento della congiuntura mondiale - l’Associa-zione di categoria si è impegnata con determinazione per creare uno strumento di eccellenza volto a sostenere gli imprenditori e l’intero comparto.

UCINA quindi si è mossa lungo tre linee di attività:1. Sostenere la partecipazione dei propri Associati al Salone Nautico, strumento leader nel quadro internazionale al servizio della ripresa della nautica;2. Coordinare nei nove giorni della manifestazione importanti appunta-menti per creare un dibattito di alto profilo e per rendere il Salone Nautico Internazionale di Genova un momento importante di confronto tra impre-se e istituzioni, associazioni, settore finanziario e operatori con l’obiettivo di “fare sistema”. 3. Promuovere la presenza di operatori internazionali e visitatori con stru-menti specificamente dedicati.

Cosa è stato fatto nella prima linea di azione. Il Prodotto finanziario per la partecipazione alla 50° edizione del Salone Nautico Internazionale di Genova. Nell’ambito dell’accordo quadro tra UCINA ed il Gruppo Monte dei Pa-schi di Siena, è stato creato uno specifico prodotto di finanziamento a sei mesi per la partecipazione al 50° Salone Nautico Internazionale di Geno-

va, riservato solo agli Associati UCINA.Con copertura per un importo massimo dell’ 80% della spesa complessiva determinato dal valore dell’area nuda e dal preallestimento disposto dall’or-ganizzazione.

Le condizioni di finanziamento previste per gli Associati sono state partico-larmente vantaggiose:- durata: 6 mesi - rimborso: a scelta tra rate mensili o rimborso unico del capitale alla scadenza - tasso: variabile euribor a 6m + spread condiviso con UCINA e in funzione del rating attribuito. Missione operatori al 50 Salone Nautico Internazionale di Genova UCINA ha sottoscritto importanti accordi di settore per lo sviluppo di siner-gie e interventi a sostegno dell’internazionalizzazione con il Ministero dello Sviluppo Economico e l’Istituto per il Commercio Estero. Su tale base e con l’obiettivo di assecondare una specifica richiesta da parte della nostra base associativa d’incrementare le occasioni d’incontro professio-nale in Salone, e con l’ulteriore obiettivo di offrire agli operatori stranieri (ol-tre a quelli che interverranno in ambito della tradizionale iniziativa del Tech Trade) un’occasione di visuale completa della nautica internazionale, riunita a Genova per il Salone, verrà organizzata a Genova, in collaborazione Mise e ICE, un’importante missione di quattro giorni di 70 operatori internazionali. Le aziende associate hanno già segnalato i profili dei loro migliori contatti esteri scelti per provenienza tra le aree geografiche USA, Sudamerica, Cina,

di Marina Stella*

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India, Nordafrica, aree di mercati strategici per sviluppo dell’industria nautica. Insieme ICE ed UCINA coordineranno l’agenda degli incontri B2B tra espositori al Nautico. Gli incontri avverranno in un’area appositamente at-trezzata a Workshop nei padiglioni di svolgimen-to del Salone.

Seconda linea di azione:L’attività convegnistica del 50° Salone Nautico Internazionale di Genova L’appuntamento del Salone Nautico Internazio-nale di Genova non è solo vetrina espositiva della nautica ma importante momento di verifica per le politiche di settore e un indispensabile indica-tore di mercato e questo grazie ad un’intensa at-tività organizzativa di convegni, seminari, tavole rotonde, eventi collaterali coordinati da UCINA e finalizzati a creare un dibattito di alto profilo e per rendere il Salone Nautico Internazionale di Genova un momento importante di confronto tra imprese e istituzioni, associazioni, settore finan-ziario e operatori con l’obiettivo di “fare sistema”.Quindi, anche per la 50° edizione, il Calendario si presenta denso di appuntamenti sui nove giorni della manifestazione. Obiettivo 2010, stante il delicato momento con-giunturale, è quello di offrire una panoramica del-la nautica italiana focalizzando il dibattito su tre aree tematiche per dare concretezza ai messaggi del comparto e per una maggiore valorizzazione politica degli stessi. Formula già sperimentata con successo, quella del talk show. Location confermata al Padiglione B. Primo Convegno “Dall’Italia all’Europa”, le politiche per la com-petitività:Obiettivo: analizzare i fattori e gli ostacoli che oggi penalizzano fortemente la competitività del nostro sistema soprattutto sul fronte della fiscalità rispetto ai concorrenti europei e definizione delle azioni necessarie al recupero della competitività internazionale.

Tante le tematiche sul tavolo: NOLEGGIO E LOCAZIONE POLITICHE FISCALI LEASING E SISTEMA DEL CREDITO

Tra le personalità invitate ad una riflessione in chiave internazionale è stata confermata la pre-senza del Vice Presidente per l’Industria e l’Im-prenditoria presso la Commissione Europea On. Antonio Tajani.

Secondo Convegno “Dallo Stato alle Regioni”, sostenere la crescitaAlla crescita dell’industria nautica nell’ultimo decennio non è corrisposto uno sviluppo del mercato nazionale. Percorso necessario quindi , quello della semplificazione amministrativa per

il rilancio del mercato interno e i temi in gioco sono tanti:TURISMO NAUTICOFEDERALISMO DEMANIALEPORTI E INFRASTRUTTURERETI E DISTRETTI

Terzo Convegno “Dal presente al futuro”, la nautica guarda avantiUna grande industria gioca la partita della com-petizione internazionale sulla ricerca e sull’inno-vazione.

Già oggi per l’industria nautica italiana ricerca, innovazione tecnologica, e sostenibilità ambien-tale sono le priorità e sempre più costituiranno per le nostre aziende obiettivi di sviluppo per trovare nuovi mercati e intercettare una nuova domanda. Il Calendario di appuntamenti è completato da un momento dedicato alla presentazione del-le due pubblicazioni edite in occasione del 50° Salone Nautico, la Nautica in cifre” analisi del mercato 2009 in collaborazione con l’Università degli Studi di Genova Dipartimento economia e metodi quantitativi, e il Rapporto annuale sul turismo nautico a cura dell’Osservatorio Nautico Nazionale, struttura nata dalla collaborazione tra UCINA, Provincia di Genova, Accademia della Marina Mercantile e Università degli Studi di Genova, e che ha ricevuto il patrocinio del Mini-stero del Turismo quale struttura nazionale per lo studio e l’analisi degli impatti del turismo nautico sul territorio e delle dinamiche economico-sociali connesse.

E poi ancora. Il Navigar m’è dolce al SALONE

Tutto l’anno UCINA è impegnata nella realiz-zazione di progetti e iniziative con l’obiettivo di favorire l’avvicinamento alla cultura del mare e la diffusione di passione per la nautica e per le atti-vità diportistiche.Anche quest’anno, il Salone Nautico Internazio-nale offre al pubblico un momento reale di contat-to e interazione con la nautica, con la tappa finale del progetto “Navigar m’è dolce” . I partner di UCINA: Federazione Italiana Vela, Federazione Italiana Canottaggio, Lega Navale italiana, Capitaneria di Porto, Guardia Costiera, Scuola DiMare della Fondazione Mediaterraneo.

Il Progetto accoglienza Verrà realizzata quest’anno l’ottava edizione del “Progetto Accoglienza” in collaborazione con Camera di Commercio di Genova e al Tavolo di Promozione della Città e del Territorio e con la Regione Liguria.Si tratta di un insieme di servizi che verrà ulterior-mente potenziato per rispondere sempre meglio alle esigenze dei visitatori e degli espositori, rea-

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lizzati per rendere più facile e gradevole la visita e la permanenza in città.Solo un dato che indica la qualità del servizio of-ferto. Nel 2009 le persone trasportate dal servizio navet-ta sono state poco più di 60.000 con una media giornaliera di 6600 persone.

Il Catalogo Ufficiale e la Guida alla Visita della 50° edizione Il Catalogo Ufficiale della manifestazione si evol-ve per diventare uno strumento di guida efficace alla manifestazione.Il catalogo ufficiale divenuto negli anni di un punto di riferimento importante per gli operatori del settore per l’ampiezza e la profondità dei dati, diventa digitale garantendo funzionalità, praticità ed immediatezza nella analisi dei contenuti.Questo strumento sarà accompagnato da una grande novità: La Guida alla Visita del Salone Nautico. Un formato cartaceo più leggero, facile da con-sultare, completo di informazioni e di immediata consultazione nato dalle richieste dei visitatori: una guida pratica ed ufficiale alla grandezza del Salone Nautico. La tiratura in 100.000 copie, la vendita in tutto il quartiere fieristico, il costo ridottissimo garan-tiscono uno strumento ad altissimo valore di co-municazione.

*Marina Stella Direttore Generale Ucina

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senza tempo

LA FOCA MONACA A DORGALI - ANNI ‘60

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PORTFOLIO/

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PORTFOLIO/PORTFOLIO/SARDEGNA: I CAMPI DI REGATA PIÙ PERFORMANTI

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Direttore responsabileGIORGIO ARIU

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In redazioneSimone Ariu, Maurizio Artizzu,

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Redazione GraficaMaurizio Artizzu

Scritti di:Giorgio Ariu, Simone Ariu,Antonello Angioni,

Paolo Fadda, Andrea Nissardi, Giampaolo Lallai, Neria De Giovanni,

Angelo Liberati, Julian Borghesan,Marina Stella, Antonio Masia

FotografieGia Foto, Andrea Nissardi,

Stefano Gattini, Maurizio Artizzu, Enrico Spanu, Matthias Hammer, Giampaolo Tugulu, Sarah Pinson,

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n. 18/05 del 14/06/2005

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