ViaMare - Giugno 2010 - GIA Editrice

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Mensile di portualità, spiagge, sport, trasporti, viaggi e cultura mediterranea € 2,00 Anno VI N.21 2010 - Spedizione in Abb. Post. - 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96 • N.21 VUITTON TROPHY RILANCIA LA MADDALENA In spiaggia MODA SUPER CHIC Dio, che belle CAGLIARI, L’OGLIASTRA E CASTELSARDO! ® Sardegna mai vista così

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Numero 21 della rivista ViaMare, dedicata al mare ma non solo. Nelle edicole della Sardegna.

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Mensile di portualità, spiagge, sport, trasporti, viaggi e cultura mediterranea € 2,00

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VUITTON TROPHYRILANCIALA MADDALENA

In spiaggiaMODA SUPER CHIC

Dio, che belleCAGLIARI, L’OGLIASTRAE CASTELSARDO!

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Sardegna mai vista così

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l’altra copertina

SECTOR NO LIMITS

I NUMERI DEL GUINNES RECORD

PUNTA CARIDDI

18 MAGGIO 2010

ORE 15.00

71 BALZELLI SULLA RUOTA POSTERIORE

143 M DI ALTEZZA

90 MIN. PER SCALDARE LA GUGLIA

1 MIN. PER COMPIERE L’IMPRESA

30 PERSONE IL TEAM

7 CLIMBER COINVOLTI

12 ORE IN PARETE

MENO DI 2 MQ. LA SUPERFICIE IN VETTA

1 MESE DI PREPARAZIONE

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Giornale di bordo

Giorgio AriuDirettore di Via Mare

ONORATO E BENEDETTO“Vedi questa medaglietta, me la porto sem-pre al collo: mio padre era devotissimo alla Madonna di Bonaria ed io che ho passato l’infanzia a casa degli zii,proprio di fronte alla sua Basilica, già navigavo lungo e mi segnavo in Suo nome. I nostri rimorchiato-ri hanno fatto la storia del porto di Cagliari e la nostra famiglia ha un debito di rico-noscenza nei confronti di quest’isola. Così ogni anno una nave Moby va in missione con i pellegrini e la Madonna. E mio padre da lassù mi benedice”. Vincenzo Onorato ogni tanto torna al timone di Mascalzone Latino e mai come stavolta che si parla di Tirrenia il navigare gli è dolcemente tera-peutico. Racconta di quello storico muro issato dai boiardi di Stato e della sua voglia di stare al comando di quella Compagnia di Stato che ha bevuto un oceano di soldi pubblici e che finalmente va al bando della

privatizzazione. Per questo si è attrezzato alla grande per entrare in Borsa. E’ que-sta la sua grande estate. Al comando della Moby che è cresciuta di quasi il 39 per cen-to, al timone della organizzazione Vuitton Trophy nell’arcipelago di La Maddalena senza più gli americani e violentata dalla cricca degli affaristi di sempre. L’armatore sardo napoletano per la buona riuscita del Vuitton Trophy ha fatto più di una scom-messa e una sola grande rinuncia: abban-donare il team di Mascalzone Latino, la passione più profonda, e vedere i suoi ra-gazzi battere Luna Rossa e Azzurra.

ESTATE TUTTO L’ANNOPer troppi anni ho visto partire lontano chef celebrati e giovani camerieri per allun-gare la stagione dopo quella calda ma corta nell’isola. Qualcuno non è più tornato: chi ha preferito rimanere a Dubai o Mosca, chi è stato travolto in Val di Fiemme. Altri hanno contato i giorni, qui nell’isola, dall’autunno alla primavera, in famiglia si, ma sempre in panchina. Hotel e villaggi chiusi, perfi-no quelli di montagna: “col caro gasolio, meglio lasciar perdere…”. Ora la Regione Sardegna vara la “Lunga Estate” sostenen-do l’impresa e abbattendo il costo del la-voro, con incentivi per 18 milioni destinati alle imprese della filiera dell’ospitalità che terranno aperte le strutture ricettive anche ad aprile, maggio, settembre, ottobre e no-vembre. Per il Governatore Ugo Cappellacci “il Programma esalta l’isola dell’accoglien-za e il suo patrimonio ambientale, paesag-gistico e culturale per renderla davvero competitiva sui mercati internazionali, cre-ando peraltro nuove opportunità lavorative ed imprenditoriali”. - La formazione - per l’assessore Franco Manca - sarà il cardi-ne del Progetto, e gli incentivi alle aziende serviranno anche a migliorare gli standard qualitativi e ad arginare le piaghe del lavo-ro nero”. Insomma finalmente l’isola punta

sul Turismo: “L’obiettivo - secondo l’asses-sore Sannitu - è avere otto mesi di piena attività ricettiva, sia lungo le coste che in montagna”.

GOVERNATORE, ABBASSIAMOIL COSTO DEL CARBURANTEHo fatto il pieno nel sonno. Ho sognato d’essere in Valle d’Aosta e di pagare poco, pochissimo il carburante. Dalle nostre par-ti ci sono le raffinerie, e nonostante la fi-liera corta lo paghiamo molto caro, tutti, interisti compresi, penso. Ci spetterebbe qualche indennizzo, penso all’ambiente, ai gas tossici e alle pinete e alle spiagge che non ci sono più. Penso ad un sistema di trasporti interni fermo agli anni di Gaston Vuillier e di altri mitici, primi esploratori in Sardegna. Un sistema tortuoso e oriz-zontale e quindi succhiabenzina. Ecco, cari, carissimi amministratori pubblici, non datemi dell’ingenuo o del demagogo se credo nella grande rivoluzione sul car-burante agevolato. Hotel e villaggi ancora più accoglienti, l’import-export da mercato europeo, con una portualità diffusa fatta di piccoli approdi con tante pompe di carbu-rante a costi da porto franco, così attrattivi da rendere questa davvero un’isola felice.

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Gli assessori Manca e Sannitu con il Governatore Cappellacci,

ora anche Coordinatore delle Regioni a Statuto Speciale

Stefano G

attini - Azzurra

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PORTFOLIO VUITTON TROPHY La Maddalena 2010Photo Stefano Gattini Azzurra

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StrisciandoGOLORITZE’Da Striscia la notizia a Cala Goloritzé il “sal-

to” è breve, ma solo se a farlo è il celebre Vittorio Brumotti sulla sua bike.Già notissimo a tutto il pubblico italiano

come l’inviato più spericolato del tg satirico, per i suoi reportage di tetto in tetto o su marciapiedi e muretti di ogni altezza, Brumotti ha ora deciso di soddisfare la sua sete di leggenda con un’ulteriore balzo: ha infatti scelto la guglia di Punta Caroddi a Cala Goloritzé per stabilire il nuovo record mondiale di 19 saltelli sulla ruota posteriore. Se già di per sé la notizia risulta sorprendente, a con-dire il tutto ci sono i vari retroscena. Il recordman, infatti, non solo ha effettuato la scalata per raggiun-gere Punta Caroddi – una delle più difficili anche per gli esperti di climbing – ma poi, una volta ricevuta la sua bicicletta, sui soli 2 metri quadrati di spazio ha provato l’esibizione con le imbragature di sicu-rezza. Troppo semplice per lui, e soprattutto troppo poco rischioso per un ciclista equilibrista. È stato lì che, contro il parere dello staff presente, ha iniziato la sua esibizione senza imbragatura. Indispensabili, a questo punto, la sensibilità e il massimo control-lo della ruota posteriore. Ma soprattutto tutta la sua esperienza e il suo talento. Uno spettacolo unico cui hanno potuto assistere i ba-gnanti presenti nella cala, primi spettatori di questo primato da Guinness appositamente certificato dal giudice ufficiale inviato a Goloritzé.Ma soprattutto un momento unico e indimenticabile anche per lui: chissà se gli ricapiterà mai di stabilire un record su uno scenario più suggestivo di questa piccola fetta di Paradiso.

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“Cagliari città di destinazione” è il titolo di uno dei recenti studi portati avanti da Confindustria con il supporto di un guru del

settore come Josep Ejarque, presidente della Fourtourism di Torino, una delle più importanti società europee di marketing turistico, nonché consulente del ministro del Turismo Brambilla. Via Mare ha incontrato per questo lo stesso pre-sidente dell’Associazione Industriali della Sar-degna Meridionale, Alberto Scanu, per conosce-re quali progetti e quali proposte sono emersi dagli studi e le ricerche non solo in merito al potenziamento dell’attività turistica nel capo-luogo sardo, ma in relazione alla valorizzazione di tutto il water front cagliaritano.

StrisciandoGOLORITZE’

PERFORMANCE_NUOVO RECORD MONDIALE

A PUNTA CARODDIDI VITTORIO BRUMOTTI

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Il continenteliquido

I POPOLI DEL MARE/QUI SARDEGNA

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Il continente

Una terra che, per lunghi periodi storici, è ri-masta ai margini delle grandi correnti di ci-viltà (un’isola-deposito, luogo della periferi-cità e dell’isolamento, dunque) ma che, in

altri periodi, è stata il teatro in cui le diverse civiltà fiorite nel Mediterraneo si sono incontrate e talvolta scontrate, comunque si sono misurate: insomma un’isola-crocevia. La Sardegna dunque non è stata sempre così isolata e remota come si è portati a pensare. Il mare, prima ancora che i mercanti fenici vi approdassero, aveva traghettato genti e popoli di altri lidi (sicuramente i micenei e poi i filistei) innescando i germi che favorirono l’affermarsi di diverse culture. Gli archeologi ci informano che gli an-tichi abitatori della Sardegna entrarono in contatto con popoli anche assai lontani: si pensi che le prime testimo-nianze della presenza nell’Isola dell’ambra del Baltico risalgono al XIII secolo avanti Cristo. Posta al centro del Mediterraneo occidentale - tra l’Eu-ropa, l’Africa e il Medio Oriente - la Sardegna è stata da sempre un crocevia di popoli e civiltà che ha favorito l’incontro di etnie e culture diverse. In tale contesto la riviera non è stata solo, e non ha rappresentato esclusiva-mente, una linea di confine geografico, tra la terra emersa e le acque, ma ha costituito anche il luogo di inizio della comunicazione vera, quella che unisce i diversi e dà un senso più autentico e profondo alla relazione. Tra i protagonisti di questo movimento - nell’antichità classica - troviamo anche quei “popoli del mare” che, seguendo la linea utopica e perigliosa dell’orizzonte, costruirono le premesse per un rapporto più ricco tra le terre. Il mare creò la nostalgia forte della patria “lontana” ed arricchì lo spirito distaccando l’uomo dalla fissità del-

la materia per gettarlo nell’agone della storia, luogo sen-za rive, aperto ad uno sviluppo illimitato e discontinuo. Il mare, aprendo l’uomo all’esperienza dell’infedeltà e del distacco, ha reso incerta - ma anche più grande e complessa - la fedeltà e l’idea del ritorno. Nell’antichità classica il Mediterraneo doveva essere un mare grande e terribile, sicuramente più insicuro e peri-coloso dei nostri oceani, attraversato da pochi intrepidi naviganti dediti al commercio ed alla guerra. Per capire il Mediterraneo di allora occorre compiere una muta-zione profonda. Occorre restituirlo alla sua dimensione autentica, quella originaria, che poteva essere percepita dall’uomo del passato: non una via di comunicazione ma “un limite, una barriera che si estende fino all’oriz-zonte, come un’immensità ossessiva, onnipresente, me-ravigliosa, enigmatica” . Il mare di allora era sconfinato e, soprattutto, rappresen-tava un ostacolo che divideva le terre e gli uomini che

Lucchese

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vivevano sulle sue sponde; poi, con la rivoluzione dei traspor-ti, si è come accorciato, sempre di più, al punto da apparire come un grande lago. Ma nell’antichità non era così. Il mare era un limite, una linea di confine invalicabile destinata a se-gnare - nel corso dei secoli - il difficile rapporto delle popola-zioni insulari e rivierasche con l’esterno, dando vita ad una dialettica complessa fatta di aperture e di chiusure. Per i sardi il mare è stato, a seconda delle epoche storiche, fattore di iso-lamento e finestra sul mondo.Comunque siano andate le cose, è attraverso il rapporto col mare che la Sardegna ha avviato il suo processo di sviluppo. Del resto anche i nuraghi, le possenti torri tronco-coniche re-alizzate con enormi massi di pietra, se per un verso costitui-scono l’espressione del carattere “originale” della più antica cultura materiale dei sardi, d’altro canto, partecipano a quel ciclo del megalitismo e della grande statuaria in pietra che, a partire dal IV-III millennio a.C., si diffonde un po’ in tutto il bacino del Mediterraneo ed in Europa e che trova importanti

tracce nella cultura minoica e micenea. La Sardegna, in quell’alba della nostra civiltà, era dunque meno “chiusa” di quanto si possa supporre e, soprattutto, aveva già instaurato un buon rapporto col mare.Forse a Cala del Vino, a pochi chilometri da Alghero, già in epoca nuragica, era in funzione un porto. Anche a Cala Sisine, in territorio di Baunei, sarebbe stato pre-sente un porto nuragico che avrebbe rivestito un ruolo di primaria importanza per il commercio dei cereali e dei metalli. Altro scalo probabilmente operava a Cea, vicino a Barisardo (in prossimità di Nuraghi Nieddu): era destinato alla vendita della ceramica prodotta in tale zona (sono stati ritrovati i resti di un forno). E ancora - sempre in Ogliastra - l’approdo di Solki, l’attuale Girasole, era importante per il commercio dei prodotti dell’agricoltura e della pastorizia ed in parti-colare delle pelli. Si tratta di ripari naturali che, con piccoli adattamenti, potevano divenire (e forse erano

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diventati) dei veri e propri porti.Tutto ciò lascia supporre che la vocazione marinara dei sar-di sarebbe ben anteriore rispetto all’arrivo di filistei e fenici. Del resto il percorso che va da Tiro a Cadice è disseminato di stoviglie nuragiche, fatto che dovrebbe confermare l’esi-stenza di una marineria sarda. Forse sarebbero stati gli an-tichi shardana a far conoscere ai costruttori dei nuraghi le regole per sfruttare i venti e le correnti ed a trasmettere la cultura del mare. Fatto sta che dal mare (forse proveniente dalle miniere dello Zimbabwe o dalle Isole britanniche) ar-rivava lo stagno che, fuso col rame, serviva per ottenere il metallo necessario per realizzare le armi e i bronzetti. E an-cora, perché non considerare il fatto che in diverse navicelle nuragiche sono fedelmente riprodotti animali (ad esempio antilopi) che non hanno niente a che vedere con la fauna della Sardegna?In tale contesto i nuraghi “costieri” potrebbero essere stati utilizzati anche come punti di riferimento a terra per indica-re ai naviganti la rotta da seguire per guadagnare l’approdo evitando le secche e gli scogli affioranti: insomma dei fari. Ma, se così fosse, le navicelle in bronzo risalenti al periodo nuragico potrebbero essere dei veri e propri modelli di navi esistenti all’epoca? Il mistero resta perché quei reperti nar-rano le vicende di un popolo che non ebbe la possibilità di trasmettere la propria storia con la parola scritta.Peraltro la costante apertura della Sardegna al mondo me-diterraneo è confermata anche dall’altra grande manifesta-zione architettonica “originale” fiorita in questa terra, vale a dire il romanico delle basiliche che tuttora punteggiano le grandi solitudini delle nostre campagne. Infatti tale cultura

è meno autoctona di quanto si possa pensare posto che i monaci dei diversi ordini benedettini, che dopo il Mille si insediarono nelle nostre vallate grazie alla benevolenza dei giudici, esprime-vano delle regole del costruire ed una sensibilità maturate altrove. Dunque isola-deposito ma anche isola-crocevia per riprendere la distinzione cara a Febvre. Come dire che l’insularità, per i sardi, non è stata sempre e solo causa di isolamento.E non poteva essere altrimenti posto che il Mediterraneo - come ha effica-cemente dimostrato Fernand Braudel - ha costituito, nel corso dei secoli, non solo il teatro privilegiato di conflitti, razzie e scontri epocali (si pensi alla feroce battaglia di Lepanto del 1571 che vide la partecipazione di 400 ar-chibugieri sardi sotto i vessilli cristiani di don Giovanni d’Austria) ma anche uno straordinario spazio di conviven-ze pacifiche e operose tra le molteplici realtà politiche e le identità culturali che su di esso si affacciano. Il conver-gere dei tre vecchi continenti - l’Afri-ca, l’Asia e l’Europa - ha modellato la sua vocazione di crocevia di popoli e civiltà e, nel corso dei secoli, ha dato

Salvatore S

enis

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vita a numerose affinità antropiche, stori-che e artistiche tra le diverse popolazioni come pure ha posto in luce le inevitabili differenze.Non vi è dubbio che il Mediterraneo co-stituisca da sempre uno dei centri più importanti dello sviluppo della civiltà umana posto che in tale spazio fisico - nel corso di una vicenda plurimillenaria che ha avuto inizio nella più remota antichi-tà - hanno trovato espressione le più alte forme artistiche e culturali di cui sono stati capaci i popoli e, al tempo stesso, ha costituito il luogo di continui scambi tra diverse tradizioni ed esperienze storiche. Si sono così formati usi, costumi, culture, architetture, monumenti e paesaggi che, se da un lato connotano le specificità storiche e geografiche di ciascuno dei Paesi, dall’al-tro, evidenziano anche i molteplici comuni denominatori che caratterizzano la “medi-terraneità” - come matrice d’appartenenza - e che identificano una comune koinè che conferisce a questa parte del mondo una specificità unica.I segni di questa lunga storia emergono tuttora nel paesaggio costiero che testimo-nia le influenze fenicio-puniche, romane, pisane, genovesi, catalano-aragonesi, spa-gnole e piemontesi. Le molteplici tracce lasciate da questi popoli - attraverso una fitta e complessa rete di relazioni - tessono una preziosa filigrana che consente di leg-gere in trasparenza una realtà viva fatta di luoghi e toponimi, tradizioni e consuetu-dini, rapporti religiosi e scambi commer-ciali, incontri e scontri, arrivi e diaspore.E’ stato il Mediterraneo a veicolare, a par-tire dal VII-VI millennio a.C., da Oriente a Occidente, la prima grande rivoluzio-ne agricola e, dopo qualche millennio, il megalitismo - di cui ancora oggi restano importanti tracce - e poi, partendo dalle coste e dalle isole della Grecia, la filosofia (l’amore per il sapere) e con essa la dia-lettica, il confronto tra le opinioni, che sta alla base della democrazia e del dirit-to (espressione dell’esigenza di regolare il complesso agire umano). Nelle terre che si affacciano sul Mediterraneo hanno avuto origine anche le tre grandi religioni monoteiste: il cristianesimo, l’ebraismo e l’islam. Il Mediterraneo peraltro non è solo il mare delle grandi civiltà del passato. Oggi il mare nostrum si pone sempre più come uno spazio di dialogo e di cooperazione, indispensabile banco di prova per pacifi-che convivenze tra identità culturali, poli-tiche e religiose diverse. E’ uno dei terreni

Sarah P

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Pietrino Fois, consigliere regionalee campionissimo anche nella vle latina

privilegiati ove possono svolgersi i grandi processi di integrazione e unificazione continentale e planetaria. Questo grande mare - illumi-nato dai “fari” delle città storiche (Atene, Alessandria, Barcellona, Bisanzio, Genova, Venezia, Napoli, Siracusa, Cagliari e tante altre che vantano ricchi patrimoni di tradizioni e di cultura) - ancora oggi può dare molto allo sviluppo della Sardegna . Negli ultimi anni, tra l’altro, il Mediterraneo ha gradualmente re-

cuperato in pieno la sua centralità sui flussi di traffico marittimo mondiale e - sulla spinta di due fenomeni emergenti, come i porti di transhipment e la nuova organizzazione logistica in cui si sono strutturate le grandi concentrazioni armatoriali - é diventato un si-stema integrato a rete caratterizzato dalla massima scorrevolezza nei flussi di interscambio. Oggi l’intero sistema logistico dei traffici mediterranei conosce uno sviluppo armonico del quale beneficiano

anche i porti minori, collegati (direttamente o attraverso centri di transhipment) a tutte le aree strategicamente più importanti del mondo. Il recupero della centralità mediterranea emerge ancora di più ponendo in relazione la rete dei collegamenti transcontinentali (le cosiddette autostrade del mare) con lo sviluppo esponenziale di una rete parallela di collegamenti infra-mediterranei. Al fine di consolidare e sviluppare le potenzialità di questo me-

raviglioso “continente liquido” (come amava definirlo Fernand Braudel), peraltro, l’economia non basta. Occorre agire anche sul fronte culturale: innanzitutto, attraverso una riflessione storiogra-fica meno unilaterale, si dovrebbe andare verso la costruzione di un’identità europea capace di comprendere culture e apporti di-versi come quelli derivanti dal confronto tra le diverse civiltà del Mediterraneo. In secondo luogo, e in parallelo, andrebbe svilup-

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Pietrino Fois, consigliere regionalee campionissimo anche nella vle latina

pato un confronto in grado di mettere a fuoco le identità culturali, etnostoriche, politiche, sociali e religiose delle diverse civiltà del Me-diterraneo favorendo il dialogo tra le principali esperienze maturate in questi anni nelle diverse sponde di questo antico mare. Ciò perché nessuna cultura può pretendere di avere un rapporto privilegiato con la verità.Sul piano politico - nonostante i contrasti, le contraddizioni e i foco-

lai di guerra, purtroppo ancora presenti - si profila, con sempre maggio-re urgenza per i popoli che si affacciano sul Mediterraneo, la necessità di trovare forme d’incontro e di collaborazione adeguate all’esigenza di dare una risposta concreta alla situazione esistente. Al riguardo si segna-lano la “Conferenza permanente delle città storiche del Mediterraneo”, che si svolge tutti gli anni per iniziativa dell’Isprom, e la costituzione, promossa nel 2007 dal Comune di Cagliari, della “Rete delle Città mu-

rate del Mediterraneo” che registra la presenza di importanti realtà fra cui: Alicante, Melilla, Pafos, Savona, Castelsardo, Alghero, Carta-gena, Sidone, Victoria, Kotor, Biserta. In altri termini si fa più forte la necessità di rafforzare la sfera dei valori comuni e della cooperazione all’interno di una società che - nel Mediterraneo e nel mondo intero - sarà sempre più multiculturale e plurietnica.Le distanze a volte sembrano enormi; ma così non è. Del resto i ter-

mini “arabo” e “ebreo” - che paiono esprimere due mondi distanti e contrapposti - dovrebbero derivare entrambi da “habiru” che significa nomade. Forse allora é tutto incredibilmente più semplice e il mare no-strum, ripulito dalle incrostazioni della retorica, può davvero unificare civiltà e popoli.

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CAGLIARI CUORE MEDITERRANEOSi è di fronte, in questi ultimi anni,

ad una riscoperta del Mediter-raneo come mare d’Europa. E, per diretta discendenza, ad una

“ricentralizzazione” delle città che vi s’af-facciano. Seppure non sia il Mare Nostrum dell’antichità, è ridiventato quel ponte fra nord e sud del mondo, fra l’Europa e l’Africa, che la politica e l’economia di questi tempi stanno, seppur lentamente, ripristinando. La stessa Unione Europea, seppure distratta dalle molte cooptazioni dell’Est continenta-le e costituzionalmente “nord-centrica”, va abbozzando una sua seppur timida politica mediterranea, ritrovando legami con i popoli ed i paesi che s’affacciano sulle sponde me-ridionali. Perché sono molti a ritenere che ci voglia “più Europa” nel Mediterraneo.Perché questo mare non sia più campo di divisioni, ma ritorni ad essere una realtà unitaria, come lo era ai tempi dei fenici e dei romani. Ed è propria alla storia passa-ta che occorre richiamarsi, riportando alla memoria quanto vi hanno seminato con la loro intraprendenza le nostre repubbliche

marinare che, proprio da Cagliari e con Ca-gliari, avevano potuto stringere importanti e solidi legami mercantili con i popoli dell’al-tra costa. Se poi, con lo scorrere dei secoli, quei rapporti si sono allentati e, soprattutto, sono divenute più rigide le divisioni, per via dell’onda lunga del colonialismo europeo, i tempi sono oggi molto differenti. Anche perché sono proprio i popoli della sponda meridionale del Mediterraneo che guardano all’Europa, a quei popoli europei come dei possibili liberatori delle loro miserie e delle loro indigenze. Ed è da questo richiamo che i governanti dell’U.E. vanno ricalibrando le loro politiche per l’ambiente socio-politico mediterraneo, ridando ad esso quella cen-tralità che un tempo l’aveva fatto battezzare “mare d’Europa”. Ora, la ripresa, da parte di Bruxelles, di un interesse allo sviluppo di questo mare eu-ropeo, non può che interessare anche Ca-gliari, questa città-porto che ne è stata per tanti secoli l’ombelico e, per altri versi, ne ha costituito la linea di frontiera e di cernie-ra fra l’oriente e l’occidente. Va da sé come

sia importante che Cagliari si ponga, come obiettivi del suo sviluppo, un interesse me-diterraneo. Cioè che veda nelle relazioni in-termediterranee uno dei punti forti della sua crescita economica.Non va trascurato il fatto che una collabo-razione fra i paesi che vi s’affacciano è di-venuto sempre di più un problema attuale, proprio perché i popoli divisi da quel braccio di mare rappresentano due delle facce del mondo d’oggi: quella del benessere e quel-la della povertà. Facendo sì che per le città delle sponde settentrionali divenisse un’oc-casione straordinaria per stabilire coopera-zioni economiche, culturali e sociali. Cagliari, proprio per la sua straordinaria po-sizione geografica, può essere la cerniera fra queste collaborazioni, l’efficace ponte di collegamento fra le due opposte coste.Non c’è utopia né velleitarismo in questa prospettiva, ma un ragionato realismo. Ca-gliari e il Mediterraneo sono due realtà che una storia lunga millenni ha sempre messo insieme, così come le due coste, quella sar-da e quella africana, hanno vissuto straordi-

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AGLIARI CUORE MEDITERRANEOLE GRANDI CITTÀ DI MARE

nari periodi di intensa collaborazione. E que-sto non soltanto negli anni punici, ma anche in pieno Ottocento allorquando molti interes-si economici cagliaritani s’impiantarono in Tunisia, tanto da veder stampato a Cagliari un giornale in lingua araba, destinato a sor-reggere gli interessi dei nostri corregionali in quel paese. Ed oggi si sta pensando di dare incremento e sviluppo al nostro futuro produttivo attraverso il gas metano fornitoci proprio dagli algerini. In più occorre tener presente che le econo-mie di quei paesi nordafricani sono in un momento particolarmente interessante, con tassi di crescita sostenuti, tanto da essere destinati a divenire, a breve, degli attori del-la sfida sui mercati mondiali.Pensare quindi ad un mercato intermedi-terraneo, in cui s’intensifichino gli scambi e, soprattutto, prendano sempre maggiore consistenza le rotte africane con capolinea Cagliari, è certamente un’opzione assai in-teressante. I trecento milioni di euro che co-stituiscono oggi l’export che dal nostro porto raggiunge Libia e Tunisia non possono che

costituire la prima base di un traffico che, secondo molti analisti, potrebbe doppiarsi, attraverso alcune iniziative ben mirate, in un solo quinquennio. Così come importanti coo-perazioni tecnologiche potrebbero aprirsi in campi che in quei paesi vanno aprendosi e che richiedono supporti e tutoraggi (si pensi alla metallurgia od alla ICT) disponibili qui da noi. Ci sono alcune considerazioni che avvalo-rano queste ipotesi. Nella storia delle eco-nomie mondiali, sono stati sempre i siste-mi produttivi forti (pensiamo all’Inghilterra dell’Ottocento od agli USA del Novecento) a conquistare i mercati delle economie de-boli, ed ancor oggi i timori per quel che può venire dalla Cina incute, anche qui da noi, timori e preoccupazioni, per via di differenti rapporti di forza. Se dunque si dovesse pensare a dove e come espandere il sistema produttivo sardo, i paesi ad economia debole del Nord Africa paiono degli obiettivi possibili. Il mercato di riferimento per le nuove vocazioni impren-ditoriali della città e dell’isola potrebbe ben

essere il bacino mediterraneo dove si affac-ciano popoli ed economie che hanno biso-gno di cooperazioni e di sostegni. E che qui da noi possono essere resi disponibili. Ed è per questo che la “ricentralizzazione” mediterranea della politica europea, di cui va parlando il presidente Barroso, può dive-nire di grande aiuto. Così come Cagliari deve e può riscoprire il suo ruolo centrale nei traf-fici di questo mare, offrendo le sue capacità economiche e le sue vocazioni mercantili come importante “atout” per un posto di pri-maria importanza. La mediterraneità di Cagliari non può esse-re infatti ritenuto un semplice slogan, come qualche ipercritico di scarsa fantasia ha in-teso banalizzarla, ma si tratta di una convin-cente ed ineludibile scelta “politica”, sol che si voglia dare un futuro di progresso e di be-nessere alla città. Perché è proprio in questo mare il suo fattore critico di successo, e quel mare lo deve intendere come risorsa, come strumento di crescita, come vettore per rag-giungere più ambiziosi traguardi.Pensare come molti oggi fanno al poten-

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ziamento del porto, delle sue attrezzature e delle sue capacità logistiche è un qualcosa che deve accompa-gnarsi ad una decisa azione di riposizionamento del nostro scalo nelle rotte e nei traffici mediterranei. Ca-gliari non può essere un terminal portuale nazionale e neppure un semplice scalo di transito: la città, prima ancora che il suo porto, deve divenire sempre di più una generatrice ed una motrice di iniziative e di lega-mi con le sponde meridionali del suo mare, perché si formi e si rafforzi quel mercato intermediterraneo di cui s’è detto. Andrebbe anche precisato che la coope-razione intermediterranea non può rimanere soltanto un problema politico per i commissari dell’Unione Eu-

ropea: così come ha fatto Barcellona, anche Cagliari ha il diritto-dovere di intervenire attivamente in quello che potrebbe definirsi il dialogo fra differenti realtà, portando il loro patrimonio di esperienze economiche e sociali, di know-how gestionali, di capacità come ero-gatrici di servizi.Si è infatti della convinzione che occorra che da Caglia-ri partano sempre più frequenti relazioni con i paesi che ci fronteggiano, instaurando un dialogo sempre più fitto fra le diverse culture e fra le differenti società. Perché un legame d’interscambi fra i paesi e le città del Mediterraneo non può che avere Cagliari in prima linea.

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CULTURA MEDITERRANEALE ROTTE TRA SARDEGNA ED ETRURIA

LE FARETRINE NURAGICHE

All’atto della scoperta di una «faretrina» nuragica nella tomba 45 della ne-cropoli di Poggio alla Guardia di Vetulonia, nel corso degli scavi condotti da Isidoro Falchi nel 1884, si ebbe la documentazione diretta di un rapporto, essenzialmente marittimo, tra le comunità nuragiche responsabili della pro-

duzione della categoria di bronzi delle «faretrine» nuragiche e le comunità villanovia-ne dell’area di Vetulonia. In realtà furono le successive scoperte, nella stessa città, di bronzi e ceramiche nuragiche (di produzione e di imitazione), a partire dalla navicella della Tomba del Duce scavata nel 1886, a rivelare con chiarezza il legame tra l’isola e l’Etruria, illu-strato magistralmente da vari autori tra cui Antonio Taramelli, Giovanni Lilliu, Fulvia

Lo Schiavo, Raimondo Zucca ed altri illustri archeologi.In questa rivista verranno presentate alcune delle «faretri-ne» nuragiche in relazione, principalmente, alle località di rinvenimento in Sardegna ed in Etruria, onde verificare la possibilità di definizione delle rotte tra singoli scali sardi e scali dell’Etruria.Il fondatore dell’archeologia sarda nel secolo XIX, il canoni-co Giovanni Spano, è il primo studioso a dedicare la propria attenzione a tali manufatti, nel 1855, in relazione al rinveni-mento di un esemplare nel corso dei suoi scavi nella necro-poli meridionale di Tharros nel 1852, confrontato con altri esemplari provenienti dagli scavi tharrensi del direttore del Museo di Cagliari, Gaetano Cara, e ad un ulteriore esempio della collezione del generale d’Arcais.Lo stesso Spano rilevò il rinvenimento di un “talismano bel-lico …quasi simile a quelli che si trovano in Tharros” nel sito di Santa Maria di Valenza, presso Nuragus, interessato da un insediamento nuragico precedente la fondazione nel II sec. a.C. della città di Valentia.Le «faretrine» sono state così definite a partire da Ettore Pais nel 1884 in quanto parrebbero evocare una faretra in materiale deperibile provvista di armi su ognuno dei due lati. La stessa Fulvia Lo Schiavo ha posto l’accento sulle «faretrine» nuragiche rinvenute in Etruria settentrionale, sottolineando la cronologia elevata del trasferimento dei bronzi e degli altri manufatti nuragici dalla Sardegna alle comunità villanoviane della seconda metà del IX sec. a.C. - inizi dell’VIII sec. a.C.Raimondo Zucca, in uno studio del 1987, ha preso in esa-me, nel quadro dei bronzi nuragici rinvenuti a Tharros, an-che la classe delle «faretrine», proponendone l’attribuzione a personaggi di alto rango sociale di estrazione nuragica inseriti in seno alla comunità fenicia di Tharros. Lo scrivente ha presentato la propria ricerca sulle «faretri-ne» nuragiche arricchita da nuovi esemplari inediti, propo-nendo un inquadramento culturale e cronologico di questa

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classe di bronzi nuragici, mentre in occasione della mostra “Gli Etruschi e la Sardegna. Un’an-tica civiltà rivelata” (a cura di Fulvia Lo Schiavo, Paola Falchi, Matteo Milletti) organizzata presso il Museo del Territorio di “Sa Corona Arrubbia” (Lunamatrona), è stato presentato il Catalogo con un contributo frontale sulle «faretrine» nuragiche dell’archeologa Paola Falchi.Le «faretrine» in bronzo a piastra triangolare erano dotate in origine di due occhielli (in molte di esse non sono più presenti ma è possibile confermar-ne l’area di frattura), ottenuti con la tecnica della fusione a cera persa, con la rappresentazione di

armi, ossia stiletti in numero da uno a quattro (o raramente di un pugnale sul lato A e di un pugnale sul lato B) caratteristici dell’artigianato nuragico che dà luogo, presumibilmente, a rielaborazioni in Etruria settentrionale, al pari di altre classi di bronzi e di ceramiche nuragiche.La straordinaria rarità dei contesti chiusi datati in rapporto alle «faretrine» propone una oggettiva difficoltà all’inquadramento cronologico di questa classe di bronzi nuragici che non sembrerebbero andare aldilà della metà del VII sec. a.C.I sardi eventualmente accolti nei contesti fenici, ma anche etruschi, poterono continuare a pre-

sentare simboli della loro antica cultura: così potrebbe spiegarsi lo straordinario rinvenimento, nella necropoli fenicia a incinerazione di Bithia, di una guaina, supposta in cuoio, con tre stiletti e un pugnale funzionali. Anche se il cuoio della guaina si era ormai degradato, si poté finalmente dimo-strare la stretta connessione degli stiletti e del pugnaletto, sovrapposti l’uno agli altri, ripetendo cioè nella realtà quello che vediamo raffigurato negli esemplari bronzei delle «faretrine» in minia-tura. Nella stessa necropoli di Bithia si individua-rono altre sepolture, sconvolte, con pugnaletti in-digeni e stiletti, e i rinvenimenti di stiletti nuragici

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è documentato in tombe fenicie di Tharros e di Othoca, risalenti queste ultime all’ultimo quarto del VII sec. a.C.Il pugnaletto ad elsa gammata, documentato nelle «faretrine» è attestato sia nella sua realiz-zazione funzionale, sia in quella miniaturistica, sia ancora come insegna di personaggi di rango nella bronzistica figurata nuragica. Nel corpus delle sculture della Sardegna nu-ragica di Giovanni Lilliu il pugnaletto ad elsa gammata (vedi faretrina dell’Antiquarium Ar-borense) è attestato nelle rappresentazioni di capotribù, di statuette di oranti /offerenti, di sol-

dati e sul petto del giovane principe de La madre dell’ucciso. Se si utilizza tale chiave di lettura, il giovane principe del bronzetto noto appunto con questo nome, è tenuto in grembo dalla madre e, avendo verosimilmente una dignità di futuro capo, può fregiarsi di un pugnale ad elsa gammata.Ecco pertanto che più che di una madre che reg-ge in braccio il proprio figlio defunto è ipotizzabile che possa invece riferirsi all’immagine dell’epifa-nia, in seno alla comunità, di un nuovo capo, della perpetuazione di una stirpe di aristoi, poiché il pu-gnale ad elsa gammata, come afferma Fulvia Lo Schiavo, “è plausibile che si trattasse non solo di

un’arma personale ma quasi di un segno dell’in-gresso del giovane nella comunità degli adulti, vista la sua larghissima diffusione, al di là delle distinzioni economiche e sociali. La funzione e il significato di quest’arma nel mondo nuragico, sembrerebbe paragonabile a quella del rasoio, nell’età del Bronzo Recente e Finale e nell’età del Ferro nella Penisola, che in Sardegna, salvo pochissimi esemplari di tipi e provenienze diversi, non sono rappresentati”.La distribuzione dei rinvenimenti di «faretrine» in Sardegna evidenzia l’amplissima concentrazione nell’area centroccidentale dell’isola, con una net-ta prevalenza del centro di Tharros e più generi-camente del Sinis e dell’Oristanese. Sono inoltre attestati a Tharros o nell’Oristanese «faretrine» di alto artigianato artistico e, se non imputiamo alla casualità la ricchezza delle testimonianze di «faretrine» a Tharros e nel Sinis, dovremmo ipotiz-zare che nel quadro dei rapporti fra Sardegna ed Etruria anche le comunità nuragiche dell’area del Golfo di Oristano settentrionale poterono intesse-re legami con l’Etruria settentrionale. In Etruria le «faretrine» si riscontrano nell’agro di Populonia e in quello di Vetulonia, inquadrandosi nella rete di rapporti fra sardi ed etruschi attivi fin dal bronzo finale.Resta ancora aperta comunque la discussione sul reale significato di tali monili che, per la loro origi-nale forma e iconografia, non ne consentono pro-prio un puntuale significato. Attualmente possia-mo ammirare molti di questi preziosi e rari bronzi al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e presso l’Antiquarium Arborense di Oristano per quanto attiene i materiali provenienti dai contesti sardi mentre presso i musei archeologici di Firen-ze e Siena per i materiali dei contesti etruschi.Ancora altre «faretrine» trovano la loro collocazio-ne espositiva all’estero; presso il British Museum di Londra o quello di Bonn e ancora di Copena-ghen, a causa dei traffici, a volte illeciti, di ma-teriali archeologici avvenuti nel secolo XIX che hanno sempre visto la Sardegna coinvolta in uno scambio differente da come anticamente veniva praticato; gli oggetti di cultura materiale della no-stra passata civiltà costituivano già in età antica oggetto di commercio, proprio per l’alto valore non solo intrinseco dell’oggetto ma per il forte simbolismo che essi emanavano.Ancora oggi è possibile trovare in esse chiavi di lettura che travalicano il semplice esame autop-tico, per addentrarsi in forti contenuti esoterici che, come spesso si evince dagli studi, erano un importante patrimonio delle antiche ed evolute culture.

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Cagliarilungo le scoglieree i siti archeologiciCagliari offre ai suoi visitatori numerosi siti archeologici tutti degni di nota. Ponendoci nelle vesti di un turista che vuole conoscere la storia della nostra bellissima città attraverso siti e monumenti presenti nel suo territorio, seguiremo un percorso che abbraccia le varie epoche culturali che si sono susseguite nel corso dei secoli a partire dalla sua fondazione fenicio-punica, fino all’epoca medievale. Il più importante sito di Krly, era questo il nome dato dai Punici a Cagliari, il primo in assoluto della nostra città, è la necropoli di Tuvixeddu, nell’attuale zona di Sant’Avendrace, fino a via Is Maglias. Nel 238 a. C. i romani conquistarono l’isola e Cagliari cambiò nome in Carales.

Numerosi i siti e i monumenti che testimoniano questo periodo storico. Inseriamo nel nostro per-corso quelli che sono ritenuti i più rappresenta-tivi e come prima tappa scegliamo l’Anfiteatro Romano recandoci alle pendici del colle di Buon Cammino. Edificio pubblico di spettacolo costru-ito tra il I e il II secolo d. C., per metà costruito

ALLA SCOPERTA DELLA CITTÀ CAPITALE NEL MEDITERRANEO

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con blocchi di pietra calcarea e per l’altra metà ricavato intagliando il banco roccioso che presentava già una forma caratteristica ad imbuto. Meritano di essere visitate le sue strutture interne e sotterranee ancora conservate nel corso dei secoli. Aveva una capienza di circa diecimila spettatori, in esso si svolgevano le venationes, lotte tra uomini e bel-ve esotiche feroci e i classici munera gladiatoria, i combattimenti tra gladiatori ma anche esecuzioni capitali, tra le quali quelle dei primi cristiani della comunità di Cagliari. Dal fondo dell’arena, un corridoio sotterraneo, tuttora percorribile, lungo 96 metri, immette in una cister-na romana situata nell’attuale Orto dei Cappuccini.A pochi isolati di distanza, in via Tigellio, sorge il complesso deno-minato Villa di Tigellio, il quartiere romano signorile della fine del I secolo a.C. del quale sono visibili i resti di tre abitazioni, tra le quali “la casa degli stucchi” e la “casa del tablino dipinto” che presentano resti di mosaici, stucchi e affreschi murali. Adiacenti ad esse si trovano i resti di una stretta via che conduceva al complesso termale di cui ri-mangono poche testimonianze nella pavimentazione del calidarium e dei vari ambienti disposti su più livelli come le domus romane. Per completare il percorso romano abbiamo scelto il sepolcro gentili-zio denominato “Grotta della Vipera”, nella via Sant’Avendrace, una tomba romana con prospetto a tempietto ionico creato tra il I e il II se-colo d.C. su una grotta preesistente. Essa presenta un’epigrafe funera-ria dedicata alla defunta lì sepolta, Atilia Pomptilla, dal marito Lucio Cassio Filippo, contenente i testi di dodici poesie in greco e latino sul loro amore coniugale. Il nome è dato dalla presenza dei due serpenti

urei ai lati del fregio dell’architrave, simbolo della fedeltà coniugale e dell’unione indissolubile. Concluso il nostro itinerario romano, proseguiamo il percorso cro-nologico della storia di Cagliari, visitando alcuni siti simbolo della presenza dei primi cristiani nella nostra città. Tra questi rivestono particolare interesse le varie cripte disseminate nel sottosuolo urbano, come quella di Sant’Agostino nel Largo Carlo Felice, una cappella sotterranea nella quale, dal 504 al 722 d.C., furono conservate le re-liquie di Sant’Agostino, nel sito di una precedente grotta utilizzata in epoca romana. La cripta conserva al suo interno un altare in stile classico con un’iscrizione, la data in cui fu inserito, 1638, e una nic-chia che contiene la statua del Santo, ed ornato da un bassorilievo che raffigura il Sant’Agostino tra due angeli.La cripta di Sant’Efisio, Patrono della Sardegna, martirizzato nel 303 d.C. sotto l’imperatore anticristiano Diocleziano, è situata sotto la Chiesa omonima, in via Sant’Efisio, nel quartiere storico di Stampa-ce. Si trova a nove metri sotto terra, alla fine di una ripida scalinata e sarebbe il luogo dove il martire fu imprigionato, prima di essere giustiziato a Nora. All’interno della cella si trova ancora la colonna denominata “colonna del martirio” dove è collocato l’anello che lo teneva legato alla catena.A pochi metri di distanza è possibile visitare la cripta di Santa Resti-tuta, costruita in una grotta precedentemente scavata in epoca puni-co-romana nel III secolo a.C. Dedicata al culto della Santa, a seguito dei ritrovamenti dei suoi resti dentro un’urna nel Seicento, venne poi

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nrico Spanu

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costruito l’altare ricavando tre nicchie decorate nella roccia. In quella centrale fu deposta la statua della Santa e sempre in que-sto periodo fu costruita, sopra la cripta, la chiesetta a lei dedica-ta. Sono visibili, inoltre, la colonna del martirio e un affresco del XIII secolo, raffigurante San Giovanni Battista, che può essere visto solo in particolari condizioni di luce durante l’anno.L’ultima tappa di questo percorso di epoca cristiana è la Basilica di San Saturnino, situata in piazza San Cosimo, in un’area rac-chiusa da mura, dove è compresa una Necropoli paleocristiana. Della Basilica, originaria della seconda metà del V secolo, resta solo il vano centrale cupolato, cui in seguito fu aggiunto il brac-

cio a tre navate che si conclude con l’abside semicircolare.Abbandoniamo il periodo cristiano e proseguiamo l’itinerario visitando un sito rappresentativo della successiva epoca storica, quella tardo-antica e medievale: il Complesso di Sant’Eulalia. L’ampio sito, completamente sotterraneo, si trova a circa sette metri sotto il piano della Chiesa ed è costituito da un’ampia stra-da lastricata che avrebbe condotto verso l’antico porto, percorri-bile ora per un tratto di tredici metri; un vasto ambiente di cui rimane solo un lato caratterizzato da un colonnato, che presenta colonne poggiate su basi marmoree attiche, rivestite in stucco, riferibili alla tarda età repubblicana, con pavimento in marmo e

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calcare. Si possono inoltre notare resti in alzato di abitazioni romane e medievali.Per concludere il nostro percorso, visitiamo il quartiere di Ca-stello, del periodo pisano, che costituisce la città antica arroc-cata su una collina. Dal suo stupendo belvedere si può godere un’incantevole vista sui quartieri storici sottostanti di Stampa-ce, Marina, Villanova e su tutta la città moderna fino al mare. Il quartiere più suggestivo della città, con palazzi nobiliari, caratteristiche vie strette e oscure (via dei Genovesi, via Ca-nelles, via La Marmora) collegate tra loro da vicoli con portici e scalinate. Sede del Palazzo dell’Inquisizione, il palazzo mas-

sonico, e della piazza Palazzo dove si colloca la Cattedrale di Santa Maria, le cui origini risalgono all’epoca pisana. Di questo periodo rimane attualmente solo la torre della campana, l’interno a tre na-vate, sfarzoso, rivestito da marmi e abbellito con ricche decorazioni, dal dipinto di Figari nella volta della navata. Ai lati del transetto si possono ammirare le due cappelle gotiche di periodo trecentesco, e poi ancora i pulpiti che recano scolpita la storia di Cristo, realizzati dal Maestro Guglielmo nel Trecento. Sotto il presbiterio è situata la cripta con vari mausolei divisa in tre cappelle anch’esse riccamente decorate.Nel quartiere sono situate anche la Chiesa di Santa Croce e il con-

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vento in stile Barocco, palazzi in stile spagnolo, il portico gotico di Via Corte d’Appello. Dai bastioni di Santa Croce si può ammirare la Torre dell’Elefante, gioiello dell’architettura pisana, datata 1307, di oltre trenta metri, posta a difesa della cittadella, con la scultura dell’elefantino collocata a dieci metri da terra, da cui prende il nome. Poco più avanti, in piazza Indipendenza, la sua torre gemella, quella di San Pancrazio, del 1305, anche questa in blocchi di calcare su tre lati e ballatoi lignei sul quarto, utilizzata come carcere fino al secolo scorso. Dalla sua terrazza si può godere un panorama che si estende sia verso l’entroterra cam-pidanese, sia verso il mare e la città. La Pinacoteca, il Museo di Arte Siamese e il Museo delle Cere sono situati al fianco della Torre di San Pancrazio, più precisamente nel complesso museale denominato “Cittadella dei Musei” dove ha sede anche il Museo Archeologico Nazionale creato all’interno di un edificio in stile liberty del 1908. Qui, vi si trovano numerosi e notevoli reperti recuperati durante gli scavi, testimonianza delle varie dominazioni dell’isola.Quello che vi abbiamo appena descritto è solo un assaggio di quanto la nostra splendida città può offrire dal punto di vista archeologico, culturale e storico-artistico, ai numerosi turisti che sicuramente non andranno via delusi. Una città in cui all’arte e all’archeologia si può unire la passione per il mare e la natura, rappresentata da un’altra meravigliosa zona della nostra città a due passi dal centro, il promontorio di Capo Sant’Elia con la pittoresca scogliera di Calamo-sca; oppure la grotta marina dei Colombi, raggiungibile solo dal mare, che ha rivelato tracce della presenza umana in epoca preistorica, l’incantevole spiaggia del Poetto dall’acqua cristallina e, per gli amanti del cibo e del divertimento, la presenza di numerosi ristorantini tradizionali e localini sul lungomare o nelle varie zone della città, possono garantire un soggiorno indimenticabile.

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Con l’arrivo della bella stagione scatta la voglia di mare, di sole e tintarella, e nessuno meglio dei cagliaritani può permettersi il lusso della pausa pranzo al Poetto o della passeg-giata notturna mano nella mano in riva al mare. Ma oggi la spiaggia non è più la meta dell’ozio pomeridiano, o della tintarella domenicale, oggi diventa lo scenario delle tendenze estive, delle mode del momento, degli abbigliamenti cool da esibire e delle maniere da diva da sfoggiare. VIA MARE, svela per voi, in esclusiva le 6 regole per essere trendy nell’estate 2010.

Il Costume

Rigorosamente nuovo, e possibilmente che non ricordi quello della pas-

sata stagione, ormai scolorito e dimenticato. Quest’estate? Ce n’è per

tutti i gusti!

Torna di moda il retrò con i pois, mille righe e le stampe alla marinara,

e per chi non vuole rinunciare all’eleganza neppure fra le onde, potrà

scegliere tra una ricca proposta di modelli tinta unita bianchi o neri.

Scelte monocolore che sottolineano le siluette, impreziosite da dettagli

raffinati. Ed ancora, i fiori, tanti e colorati, in stile anni cinquanta, su

modelli sexy e sgambati

MODE E MODISULLE SPIAGGECHE FANNO TENDENZA

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Gli accessoriGioielli per le più ardite, con bracciali vistosi, in abbinato al costume ed orec-

chini coloratissimi e lunghissimi. Per le tradizionaliste, torna la paglia, su borse

e capelli, da portare con costumi e sandali in nounce, opportunamente impre-

ziositi da fibbie metalliche e nastri di raso. Per tutte, occhiali da sole, borse e sandali. I primi, grandi, a goccia, squadrati

o tondi, ma con lenti chiare e non troppo avvolgenti. Le borse? Quest’anno

in gomma colorata o stampata, impermeabile e comodissima anche in riva al

mare. E i sandali, in gomma per chi non rinuncia alla comodità o con tacco da

5 centimetri per chi vuole essere sensuale in ogni occasione. Una curiosità, e

le mani? Smaltate vanno bene, ok i toni fucsia, corallo, o nuove tonalità come

fluo o azzurro tropicale. No tassativo al rosa e al finto nudo.

I solari

Il sole ha effetti benefici: tonifica l’umore, regala energia e attiva la

vitamina D. Ma i dermatologi avvisano, “il sole può essere danno-

so”, così diventa importante scegliere accuratamente la crema di

protezione, in base al proprio fototipo, da applicare più volte durante

l’esposizione al sole. Non abbassare mai la guardia, una tentazione

facile in cui cadere, ma eritemi e macchie sono sempre in agguato:

ridurre il fattore di protezione va bene, ma non con eccessiva rapidi-

tà. L’ultima frontiera della protezione sotto l’ombrellone è il multita-

sking, protezione di ottimo livello con un mix di ingredienti anti-età

che proteggono il Dna, per unire la vacanza alla cura personale.

I passatempo cool

I libri, in riva al mare, hanno il loro fascino. E la lettura accom-

pagnata dal rumore delle onde acquista un sapore tutto nuovo. I

generi son tanti, ma consigliamo un romanzo che vi faccia inna-

morare ancor di più della Sardegna (La congiura di Camarassa,

Sa enna ‘e s’anima, Su meri mannu). E per chi in estate mette

da parte i libri, non disperate, la spiaggia si trasforma in una

palestra perfetta: racchettoni, beach-volley (anche in versione

acrobatica) ed infine il classico calcio da spiaggia.

Flor

ence

Fre

doc

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I solari

Il sole ha effetti benefici: tonifica l’umore, regala energia e attiva la

vitamina D. Ma i dermatologi avvisano, “il sole può essere danno-

so”, così diventa importante scegliere accuratamente la crema di

protezione, in base al proprio fototipo, da applicare più volte durante

l’esposizione al sole. Non abbassare mai la guardia, una tentazione

facile in cui cadere, ma eritemi e macchie sono sempre in agguato:

ridurre il fattore di protezione va bene, ma non con eccessiva rapidi-

tà. L’ultima frontiera della protezione sotto l’ombrellone è il multita-

sking, protezione di ottimo livello con un mix di ingredienti anti-età

che proteggono il Dna, per unire la vacanza alla cura personale.

Il ciboLa novità dell’estate 2010? Mangiare in riva al mare con alimenti

biologici. Si coniugano le esigenze nutrizionali a quelle ambien-

tali, unite da un tocco glamour. Ma per chi non sa rinunciare ai

sapori made in Sardinia, ecco i classici spaghetti ai ricci, oppure,

per chi tiene alla sua linea, sfiziose insalate con formaggio, tonno

e verdura.

Al tramontoLa sera, le spiagge isolane diventano il

luogo privilegiato della movida, lontano

dall’afa della città. Le possibilità sono

diverse: si può sorseggiare un cocktail in

riva al mare, magari con musica lounge

di sottofondo, muoversi a ritmo di musi-

che caraibiche, o ancora divertirsi con il

karaoke.

Andrea N

issardi

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DAL PAPAcon i padri mercedari

REPORTAGE/VIA MARE AL PELLEGRINAGGIO DELLA MADONNA DI BONARIA SINO A ROMA

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Continua il cammino verso i fedeli della Madonna di Bo-naria. E anche quest’anno come lo scorso mese di

maggio, l’organizzatore di un nuovo pellegrinaggio, Antonio Esposito, affi-da alle pagine di Via Mare ricordi ed emozione di questo viaggio.Meta prescelta per i 480 pellegrini è stata, questa volta, il Lazio e le ragio-ni di questa scelta sono molteplici: la prima, cogliere l’occasione per mani-festare la gratitudine per la sua calo-rosa visita nel capoluogo sardo a Papa Benedetto XVI, presente ai festeggia-menti per la celebrazione del cente-nario dalla proclamazione della Ma-donna di Bonaria a Patrona Massima della Sardegna nel settembre 2008; la seconda, incontrare i Padri Mercedari di tutto il mondo riuniti nel Capitolo, per l’elezione del nuovo Padre Gene-rale dell’Ordine a Roma ed, infine,

permettere ai fedeli delle varie città del Lazio e agli stessi emigrati sardi in questa regione, di ricongiungersi alla loro protettrice. Un’impresa non certo semplice da re-alizzare ma che – come sin dalle sue prime battute lo stesso Antonio Espo-sito ci tiene a precisare - è stata pos-sibile grazie ad alcuni riferimenti fon-damentali, i suoi stessi collaboratori, che prima e durante il viaggio hanno costituito il suo «braccio destro e si-nistro come Gabriele Campanelli»; la presenza di una guida spirituale che per tutti i mesi precedenti l’ha esor-tato e sostenuto davanti a un’impresa così ardua da coordinare, come Padre Luigi Belfiori, decano dei padri merce-dari; infine tutte quelle Autorità che ancora una volta lo hanno suppor-tato, come il presidente dell’Autorità Portuale di Olbia, Dott. Paolo Piro.Un plauso và alla sensibilità e all’in-

telligenza di alcuni amici sponsor che hanno saputo cogliere l’importanza spirituale dell’iniziativa.«Perché, come sempre – aggiunge Esposito - anche la più sentita del-le iniziative necessita di una buona squadra per superare gli ostacoli, non è mai il singolo a portare a buon fine un’impresa, ma sempre i validi colla-boratori».A condurre i pellegrini verso nuovi litorali è stata la nave “ Moby Otta”, ancora una volta messa a disposizio-ne gratuitamente dal presidente della Moby SpA, Dott. Vincenzo Onorato.Un ringraziamento particolare và alla famiglia Onorato da diverse genera-zioni legata da un rapporto di profon-do affetto e devozione alla Madonna di Bonaria e alla Sardegna. Seguiremo le varie tappe percorse dai pellegrini.

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lunedì 3 maggio«Alcuni pellegrini hanno scelto di accompagnare il si-mulacro dal santuario di Bonaria fino al porto, altri si sono uniti alla processione solo per seguire la Madon-na prima della partenza. Tra questi anche il presidente dell’Autorità Portuale, Dott. Paolo Fadda, che ha po-tuto così salutare i passeggeri i padri Mercedari gli organizzatori e i volontari di quest’iniziativa».

martedì 4 maggio«L’arrivo al porto di Civitavecchia è avvenuto alle nove e trenta del mattino: qui il simulacro è stato fatto scendere dalla nave per esse-re condotto verso la chiesa Nostra Signora di Bonaria di Ostia per la messa delle ore 12.30 presieduta dal Vescovo del Settore Sud della Diocesi di Roma Mons. Schiavon. Qui l’accoglienza è stata trionfale, i fedeli ci hanno atteso all’ingresso della chiesa, mentre la Protezione Civile ha scortato la processione di nove bus e del fur-gone con il simulacro in un bellissimo fermento, uno scrosciare di applausi per la Madonna, che poi è rimasta lì per l’intera giornata, a ricevere le costanti visite dei suoi devoti. La giornata di martedì è stata un’occasione per condividere anche un’ulteriore esperienza per tutti i pellegrini, e di questo dobbia-

mo ringraziare l’Associazione Quattro Mori di Ostia: lo dobbiamo a loro se abbiamo avuto la possibilità di essere guidati in una visita per Ostia Antica gratuitamente e di conferire ul-teriore spessore storico e culturale al nostro pellegrinaggio.Nel pomeriggio c’era una nuova messa, questa volta celebrata da Mons. Giuseppe Mani e de-dicata a tutti i conterranei emigrati nel Lazio.Vorrei sottolineare che un grande contributo per le messe celebrate in questi quattro giorni è stato dato dall’Associazione culturale “Tradi-zioni Popolari” di Selegas e dalla sua presiden-te Vitalia Casu, che hanno curato il momento dell’offertorio nei minimi dettagli, preparando i cesti con tutti i prodotti tipici della nostra terra da portare sull’altare».

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mercoledì 5 maggio«La Madonna di Bonaria è partita da Ostia e i pellegrini da Ci-vitavecchia per l’udienza generale dal Santo Padre, Benedetto XVI, in Piazza San Pietro: qui il simulacro è stato collocato pro-prio dietro il trono del Papa. All’udienza hanno partecipato anche i rappresentanti dell’Ordi-ne dei Mercedari da tutto il mondo, tra i quali il Padre Gene-rale Giovannino Tolu, l’Arcivescovo di Cagliari Mons. Giuseppe Mani e Autorità civili arrivate la mattina da Cagliari. Dopo l’omelia generale il Papa ha citato nelle varie lingue i grup-pi presenti e ha parlato della nostra delegazione di pellegrini lì per ringraziare la sua visita a Cagliari. Eravamo senza dubbio il gruppo più numeroso e rumoroso nella bellissima piazza. Al termine dell’udienza il simulacro è stato esposto in Via della Conciliazione al culto dei turisti presenti,. mentre alcuni col-laboratori con Padre Nunzio hanno distribuito immaginette e depliant, dove, nelle varie lingue, veniva narrata la storia della Madonna di Bonaria.

Nel pomeriggio era prevista una visita alla Parrocchia di Santa Maria della Mercede, ma imprevisti, hanno impedito ai bus dei pellegrini di arrivare a destinazione, mentre la Madonna con alcuni pellegrini che hanno potuto seguirla sono arrivate a destinazione ed è stata possibile celebrare la Santa Mes-sa per i residente sardi a Roma.. La Madon-na è rimasta alla venerazione dei fedeli per tutta la serata. La giornata si è conclusa con un ultimo mo-mento di grande emozione quando, la sera, abbiamo ospitato i padri Mercedari capito-lari a bordo della Moby Otta con noi per la cena».

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giovedì 6 maggio«Il simulacro che era rimasto nella chiesa di Santa Maria della Merce-de è stato condotto verso Civitavecchia, dove ad accoglierlo, presso la chiesa dell’Immacolata Concezione, c’è stata una nuova festosa folla di fedeli, che per tutto il giorno ha continuato a rivolgersi alla Madonna per venerarla. Alle ore 17.00 nella Basilica di San Pietro si è celebrata una Santa Messa presieduta dal Card. Angelo Comastri con tutti i Padri Capitolari e altri Padri Mercedari provenienti da tutta l’Italia per festeg-giare il fondatore dell’ordine San Pietro Nolasco. Al termine della Santa Messa i bus con i pellegrini sono tornati a Civitavecchia nella Chiesa dell’Immacolata, in tempo, per la recita del Santo Rosario e al termine una suggestiva fiaccolata, ha accompagnato il simulacro dalla chiesa al Porto Vecchio, e nonostante la pioggia tante persone hanno partecipato con tanta devozione».

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venerdì 7 maggio«Siamo arrivati ad Olbia alle sette e mezza del mattino, dove già sapevamo, ad attenderci le telecamere di Rai 3 per parlare in diretta con noi dell’evento. Quella mat-tina è stato proprio attraverso l’ingresso della Moby Otta su cui viaggiavamo che è stato inaugurato il molo 2 bis. I pellegrini hanno potuto fruire di bus navetta per Olbia centro, mentre altre persone continuamente recitavano il Santo Rosario dinanzi all’immagine della Madonna. I servizi usufruiti per tutta la giornata sono stati messi a disposizione dal Dott. Paolo Piro ,che ci ha sostenuti per tutto il viaggio. Ad Olbia abbiamo in-contrato non solo autorità religiose come il vescovo di Tempio Ampurias Sebastiano Sanguinetti, ma anche lo stesso sindaco di Olbia Giovanni Maria Giovannelli, l’assessore ai Trasporti Liliana Lorettu, il sindaco di Golfo Aranci Giuseppe Fasolino, e il Comandante della Capitaneria CV Franco Giuseppe Persenda, al mo-

mento dell’inaugurazione del molo, dopo il taglio del nastro da parte di S.E. Mons Sanguinetti e di Padre Salvatore Mura è stata scoperta la targa, che da 2 bis ha preso il nome di Madonna di Bo-naria Patrona Massima della Sardegna .Il Vescovo i padri mercedari e i sacerdoti della dio-cesi di Olbia hanno celebrato una Santa Messa prima di andare a cena tutti insieme, sulla nave che ci avrebbe ricondotto a Cagliari. Le cene con le Autorità e precedentemente con i Padri Capitolari hanno avuto lo scopo di condividere con alcuni amici le stesse pietanze, senza differenze di sorta, secondo l’esempio della comunione cristiana. Una volta salutati gli ospiti, la nostra nave è ripartita alla volta di Cagliari».

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sabato 8 maggio«Alle otto del mattino eravamo al porto di Cagliari, da cui è partita la processione verso il santuario di Bonaria. Qui si è tenuta la messa finale e i saluti conclusivi con tutti i pellegrini. Ora, a detta anche dello stesso Assessore al Lavoro, Franco Man-ca, il ciclo delle celebrazioni della Madonna di Bonaria, dovrebbe concludersi con la città che nel continente americano attende di ricongiungersi alla sua protettrice: Buenos Aires».

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IA ISOLA FAMOSAMLA

La Sardegna l’ho scelta come terra di adozione. Dopo la folgorazione gio-vanile per Gigi Riva, è esplosa in me la voglia di conoscere luoghi, sapori, suoni , colori, profumi che mitizzati da certa letteratura mi parevano così distanti dalle mie tante patrie, delle mie case. L’incantesimo c’è stato e

subito: intuivo che dietro la facciata della prima serata di gala nel grand’hotel, mi portava a ridere di gusto con la gente del posto, così sincera, trasparente, orgogliosa e mai invadente. E’ stato come seguire il mio amato aquilone. Anch’io ho ricamato fughe di pen-sieri attorno a tavolate che dicevano tutto sulla civiltà della tavola: sapori che erano rimasti nella memoria, vini sinceri, musiche avvolgenti. Tutto generoso come la gente, mai finta. Per questo è nato il mio paradiso nel posto più bello del mondo, a Santa Margherita di Pula. Ci sono il suono della risacca, i profumi dei pini, le tentazioni degli amici attorno alla nuova grigliata, la voglia di dipingere pareti, le musiche di Guenda e le ricerche silenziose e profonde di Gianamedeo, le notti a spiare le stelle. Eppoi le escursioni a cavallo, le visite alle chiese e alle miniere di Iglesias, le gite in barca a Tuerredda, gli scivoli pazzi al monastero, le gite in barca con un panino e fermentino nell’incantesimo del parco geomarino di Villasimius o ad Arbatax nel regno di Giorgio Mazzella. Il calore, le forti emozio-ni della immersione totale estiva e delle fughe di certi fine settimana me li porto tutti come vera “salute” a Milano, negli studi televisivi, in casa quando in cucina riproponiamo la nostra fregula, i mallorreddus con la salsiccia, lo spezzatino di cinghiale. Ma l’aria e i profumi sono altri. E non c’è il mio mare.

QUELLI CHE STRAVEDONO PER LA SARDEGNA

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il fascino del centro storicoe la cucina di mare

ALLA SCOPERTA DELL’ISOLA DI SARDEGNA LUNGO LE COSTE/QUI CASTELSARDO

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il fascino del centro storicoe la cucina di mare

ALLA SCOPERTA DELL’ISOLA DI SARDEGNA LUNGO LE COSTE/QUI CASTELSARDO

C’era una volta una tortuosa strada costiera che, scorren-do tra splendidi panorami e suggestive scogliere, con-duceva alla sommità di un colle, dove si ergeva, proteso verso il limpido mare, un antico borgo fortificato: Ca-

stelsardo.A distanza di novecento anni, il paese dell’Anglona, situato al centro del Golfo dell’Asinara, conserva ancora intatto il proprio antico fasci-no, offrendo un panorama di singolare bellezza, con piccole insenature, coste rocciose, arenili di sabbia finissima, e acque limpide che invitano ad immergersi.Il gioiello di questo piccolo paese è il castello, un tempo ritenuto inespu-gnabile, che sovrasta orgoglioso l’intero borgo, a cui dà il nome. Nel cen-tro storico si susseguono sottopassaggi, scalinate, e un labirinto di strette stradine, con pavimentazione in pietra, su cui si affacciano le tipiche, vecchie abitazioni, sviluppate in verticale. Passeggiando tra i vicoli si incontra la cattedrale di Sant’Antonio Abate,

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Castelsardo medievale, tenuemente illuminata dalle tremolanti fiaccole dei fedeli e immersa in un’atmosfera ineguagliabilmente suggestiva.La sensazione di trovarsi in un luogo e un tempo ormai trascorsi, si riflette anche nella quotidianità.Sedute sulle scalette dei vicoli, è possibile osservare le donne che intreccia-no i cestini con le foglie di palma nana, seguendo i segreti di una vecchia tradizione, tramandata di madre in figlia.I pescatori più anziani sfruttano invece il giunco e l’olivastro per costruire le nasse usate nella pesca delle aragoste che, dal mare, passano alla tavola, spesso cucinate alla “castellanese”, per la gioia dei palati più raffinati. Tra le altre specialità gastronomiche vi sono la zuppa di pesce, la spigola con

patrono della città, con le sue possenti mura e il campanile aragonese in maioliche colorate. Poco oltre, si trova la chiesa di Santa Maria, sede della cinquecentesca Confraternita di Santa Croce, che ha tramandato nei secoli gli antichi canti e le relative tecniche, oggi oggetto di studio da parte dei musicologi. In tutta Europa vi sono solo altre due confraternite che possono vantare una così lunga tradizione. La chiesa custodisce, tra i suoi notevoli tesori, anche il crocifisso ligneo del “Cristo Nero”, il più antico della Sardegna, realiz-zato nel Trecento dai monaci benedettini e portato in processione nella famosa festa del Lunissanti, il lunedì della Settimana Santa. Si tratta della più antica rappresentazione isolana della Passione di Cristo. Un tuffo nella

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Vernaccia, le triglie alla marinara, i calamari arrosto, gli spaghetti con i ricci, i frutti di mare.Castelsardo è nato infatti come villaggio di pescatori, artigiani e agricoltori; non stupi-sce dunque che, tra i sapori che la caratterizzano, compaiano numerose ricette a base di pesce.Oggi, la città vive essenzialmente di turismo, alimentato dalle bellezze ambientali, da una natura ricca di boschi, nonché dalla disponibilità di un attrezzato porto, con circa 800 posti barca. A poca distanza dal centro abitato, si incontra la famosa Roccia dell’Elefante, un gran-de masso rossastro che prende il nome dalla curiosa forma di pachiderma donatale dall’erosione degli agenti atmosferici. Alla base del suo lato destro, alcune domus de

Janas, grotte artificiali, di architettura fune-raria, scavate dai sardi del neolitico, spes-so considerate dall’immaginario popolare come dimora delle fate. Di grande interes-se, anche il Nuraghe Paddaggiu (Sa Eni), ottimamente conservato, e le acque termali salso-bromo-iodiche, con temperature supe-riori ai quaranta gradi: ideali per chi soffre di artrosi e nevralgia, o per chi, semplice-mente, desidera rilassarsi con piacevoli ba-gni e fanghi distensivi.

LA GUARDIOLAIL PRESIDIO DEL BUON MANGIAREAntipasti in degustazione con un polpo tenerissimo con cuori di sedano si passa ad uno spada delicatissimo marinato e accompagnato con ricotta mustia appena accennata e bottarga di muggine, deliziosa la pralina di calamaro tiepida fritta in olio d’oliva e accompagnata con un cremoso leggero a finire una lamella di bottarga di tonno con cipolla rossa e rucola selvatica adagiata su un confit di pomodoro rosso, un trancetto di pesce fritto in farina sarda e ac-compagnato con un pomodoro con leggero sentore di aceto, una zuppetta di lenticchie accompagnata con frutti di mare.Primi piatti: dei tagliolini bianchi e neri con polpa di coz-ze e una leggera crema di zucchine, ravio-lini di pesce con un vellutata di zafferano.Secondi piatti:Un filetto di San Pietro in crosta di patate e letto di carciofi stufati in verde, Dolci: Una cocotte ci crema bruciata con consi-stenza cremosa e aspetto sublime.Il resto e atmosfera

Michele Farru

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in una tavolaPiero Sacchetto, classe 1963, parlantina sciolta,

viso abbronzato e in testa un solo amore: quel-lo per la tavola da surf. Lui la passione per le onde, da domare con la tavola l’ha conosciuta

da giovane. La prima volta in acqua? A San Teodoro. Reo fu Toto Pilursu, che con la sua scuola di windsurfing, lo ha seguito sin dai primi passi, e da allora non ha più smesso, correva il 1980. La Sardegna ha questo potere, quello di affascinare il visitatore con i suoi flutti regolari, con il suo vento perfetto per stare in acqua, con le sue numerose spot (in gergo spiagge dove si può pratica-re il surf). «Facciamo parte di una tribù», mi dice Piero, «non importa se ci ritroviamo in Polinesia, Brasile o nelle Barbados, alla fine ci conosciamo tutti, e come stare in una grande famiglia. Il bello del Surf è proprio questo: conoscere altri surfisti, capire cosa ci lega e scoprire un

mondo totalmente diverso da quello a cui sei abituato». Il ricordo più emozionante che ti lega la surf?«Hawaii, 1989, primo raduno da surfista nell’Isola di Maui. Il primo vero viaggio da surfista, mi sono sentito parte di un nuo-vo mondo. È come il musulmano che visita per la prima volta la Mecca: ti senti speciale».Come mai ti sei fermato a Cagliari?«Qui ho la mia famiglia e sono affiliato al Winsursing Club di Cagliari. Dopo aver girato tanto posso affermare che Cagliari è una fra le città che meglio si adatta a questo tipo di sport: il vento è buono, le strutture adatte numerose, e il comune e la Regione si dimostrano interessate a questo tipo di sport. Pur-troppo le condizioni atmosferiche fuori dall’acqua non sempre sono amene e gli spettatori di conseguenza non sono mol-to numerosi, stare a riva al freddo non è l’ideale per gustare un’esibizione».

MAUI, BARBADOS, BRASILE, POLINESIA, POETTOP

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Tra mare e monti

qui madre naturaè stata feconda

ALLA SCOPERTA DELL’ISOLA DI SARDEGNA/IN OGLIASTRA

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in una tavolaChe tipo di preparazione serve per stare sulla tavola?«La pratica è la cosa migliore, uscire in mare tutti i giorni, conoscerlo a fon-do ed avere confidenza con la tavola. Non ci sono dei veri e propri allena-menti, per stare in forma dal punto di vista atletico ogni surfista sceglie uno sport di nicchia come il nuoto o la pa-lestra. Il discorso cambia, se si pratica la Formula, una particolare categoria, che ti mette a confronto con una vela di 12 metri quadri, qui la preparazio-ne deve essere costante e seria». E quella mentale? Quale caratteri-stica spicca nel surf più delle altre?

qui madre naturaè stata feconda

ALLA SCOPERTA DELL’ISOLA DI SARDEGNA/IN OGLIASTRA

Nino M

uggianu

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Ogliastra, terra dolcissima, poetica, modellata dal creatore se-condo il suo estro e ridipinta dalla forza della natura con co-lori variegati ed impreziosita da tutta una serie di costruzioni straordinarie (torri, fortilizi, tonneri), in cui la roccia, elemento

apparentemente statico, sembra assumere cromacità poliedriche e variegate che finiscono inevitabilmente per rendere il nostro paesaggio il più bello ed interessante di tutta l’isola. Su tutto questo immenso anfiteatro di tonneri, di torri e fortilizi naturali, che esplodono nudi e caldi di colori dalle loro basi gonfie di macchie mediterranee e selve, sembrano voler cingere, amò di ab-braccio, tutta l’Ogliastra e slanciarsi contro un mare adamantino e trasparente che sembra non conoscere alcun limite e si perde nell’orizzonte. Su queste formidabili costruzioni, che mai genio umano potrà eguagliare nelle forme e nello spazio, spicca altissimo il torrione di Perda Liana (1293 m.) luogo eso-terico, per alcuni, ma sacro e baluardo difensivo per i nostri progenitori che spesso e volentieri dovevano tenere a bada gli invasori di turno. Come un’as-sise di giganti dall’aria sorniona, questi stalli di roccia, che celano nel cuore molte grotte inesplorate e congiunte da una trama indecifrabile, di meandri, improvvisamente degradano verso la marina; così la vegetazione, corollario unitario di una natura feconda, adegua questo declinare ritmico e muta veste lungo il tragitto. Ecco che l’Ogliastra, con sorpresa generale, ci propone una policroma polifonica di foreste d’elci, querce, castagni. Se ciò non bastasse a placare la curiosità dei visitatori, potremo notare i filari di ciliegi, mandorli,

peschi, ulivi, avellani, nonché miti pentagram-mi di vigne ed orti distribuiti razionalmente su gradinate di terrazze. Ma questa fiumana verdeggiante, come per magia, pian piano, de-clinando verso valle, diventa gracile ed aspra, con cisti ad orlare i frangenti di alcune colline, vinta interamente dal rosso cupo e dal viola di quelle alture di sasso. La dolce rigogliosità ambientale ed una visuale moderna del pro-gresso umano, compaiono all’improvviso e vengono a integrarsi nella piana di Tortolì e che paiono avocare a loro quell’oasi lussureg-giante, costituita da tanti orti e giardini che circondano la cittadina costiera e creare di fat-to, un collage omogeneo con il blu del mare e le acque dello stagno. Al di la delle suggestive immagini quasi a completamento della pro-spettiva teatrale del paesaggio, ecco apparirci il golfo di Arbatax, inquadrato dalle quinte del Monte Santo e di Capo Bellavista, che spalan-ca il suo boccascena d’acqua cristallina ed az-zurrissima, dove un isolotto di porfido affiora

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con le sue guglie vermiglie, come una cattedrale delle navate sommerse. Questa è una panorami-ca che l’Ogliastra ci offre da quasi tutti i paesi: da Villagrande ad Arzana, da Ilbono, Elini, da Glassai e da Ierzu, così come da Balnei. Ma lo scenario più variegato ed aperto lo si può coglie-re da Lanusei perché da questa cittadina, in una sola volta, potete abbracciare, senza schermi, la vallata più ampia. Salendo sui punti più alti di questa realtà, urbana ogliastrina, ricca peraltro di storia e monumenti preistorici, (basti citare il villaggio nuragico di Selene), potreste gustare la freschezza dell’aria montana o l’allegria di quella marina. Ma l’Ogliastra, come abbiamo sottolineato, è una sorpresa continua che vale la pena di scoprire in tutta la sua bellezza dei bo-schi (Acquerì, Idolo, S. Barbara di Villagrande, Selene, Tricoli, l’altopiano di Balnei, Urzulei e Talana), del mare (Tortolì, Lotzorai, Giraso-le, S. Maria Navarrese, Barisardo, Cardedu e Tertenia), della collina (Lanusei, Elini, Ilbono, Gairo,Usassi, Loceri, Ierzu, Ulassai, Villagran-

de e Villanova), del lago (Flumendosa), delle grotte (Ulassai e Gairo) e dei siti preistorici, (presenti nei territori comunali). Questo rincor-rersi di panorami mozzafiato (altopiano di Balnei, Silvana, Taluna, Urzulei, la Ierzu, Perdasdefogu, la Ulassai, Ierzu, Lanusei – bivio Carmine e in direzione Usassi e Osini), rappresentano un biglietto da visita gratuito di tutto rispetto e che certamente contribuisce a dare una concreta e positiva immagine della bellezza unica a volte selvag-gia di questo lembo di terra sarda. Se un intero paese (Perdasdefogu) può definirsi esempio mirabile di convivenza tra militari e civili, altri comuni (Balnei, Urzulei, Talana, Villagrande, Arzana etc..) possono, a buon diritto, rivendicare, non senza orgoglio, vere e proprie perle naturali come Gorropu (Urzulei) il Golgo (Baunei) i resti di antichi insediamenti (Villagrande Arzana) e via discorrendo. Una Ogliastra da visitare e gustare in tutta la sua tradizionale ospitalità anche attra-verso i prodotti tipici (culurgiones, prosciutti, vini e dolci) o le sagre tradizionali. Se è vero, come infatti pare lo sia, che esista un mal di Sardegna, noi ci auguriamo che possa verificarsi un uguale male, sta-volta in stile ogliastrino, dal quale ci si può guarire soltanto facendovi ritorno. E il mio girovagare tra mito e memoria non è solo un fatto di cuore.

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La stagione di regata si è aperta come ogni anno con Roma per due. E se il buongiorno si vede dal mattino, per Vento di Sardegna questo dovrebbe

essere un ottimo giorno. Primi classificati per il secondo anno consecutivo, dopo un 2009 di record e successi, si preparano ad un’esta-te piuttosto calda in vista del Round Sardinia Race.Tutt’altro che scontata o prevedibile, questa vittoria risulta frutto di una conquista costan-te, che minuto dopo minuto ha richiesto im-pegno e tenacia da parte dei due campioni, Andrea Mura e Guido Maisto. E proprio An-drea Mura ha raccontato a Via Mare questi momenti, insieme a tutto il precedente lavoro di preparazione che sta dietro un simile risul-tato.Iniziamo dalla fase preparatoria: come ave-te speso i mesi precedenti la gara? Quali sono gli ingredienti vincenti?Lavoriamo tanto ogni anno per continuare a migliorare la barca, per attualizzarla, prima di tutto partendo dalle vele che sono il vero motore della barca, per arrivare poi a tutta l’impiantistica e far sì che ogni volta gua-dagni peso, ossia venga resa più leggera. È indispensabile inoltre implementare la stru-mentazione elettronica, che riduce lo stress e rende tutto più veloce, più semplice. Un gros-so passo in avanti è stato fatto con l’aggiunta di ballast laterali, cassoni d’acqua che aiuta-no il raddrizzamento e consentono di lavorare con più vela a parità di vento, soprattutto nel-le andature di bolina. In pratica sostituiscono

il peso dell’equipaggio che non c’è. Trattan-dosi della formula per due li sostituiamo coi cassoni, la barca affonda di più e il passaggio più morbido sull’onda guadagna in inerzia e ottiene una velocità media più costante e più alta. In più riduce lo scarroccio perché mantiene lo scafo incollato all’acqua nelle basse velocità. Questa è una delle cose più importanti fatte nel 2010. Ci siamo consul-tati molto col progettista e abbiamo sempre agito a livello empirico perché gli effetti del-le scelte non sono sempre scientificamente calcolabili. Arriviamo ai tre giorni della gara. Come sono andate le cose?Siamo partiti da Riva di Traiano con vento leggero, eravamo subito in testa ma siamo stati superati dall’equipaggio francese a sei ore dalla partenza. Il vento poi è sensibilmen-te aumentato e li abbiamo superati giusto prima di Ventottene che era la boa di percor-so. da lì il vento è aumentato a maestrale e abbiamo aumentato con buona media di ve-locità fino alle Lipari dove abbiamo girato in prima posizione ma sempre con gli avversari vicini, quaranta minuti dietro.La risalita verso Ventottenne è stata impe-gnativa perché eravamo controvento durante la notte. È lì che i ballast hanno fattola diffe-renza, facendoci guadagnare fino a due ore sugli avversari. Abbiamo proseguito verso l’arrivo e, come previsto, il maestrale è an-

E ORAil periplo della sardegna

dato in calo. All’altezza di Fiumicino nella bo-naccia ci hanno raggiunto gli avversari e ricu-perato. Eravamo a circa 30 miglia dall’arrivo e i vento a quel punto è mutato da maestrale a grecale e abbiamo riconquistato la prima posizione per pochissimo vincendo la regata con pochi minuti di vantaggio sui francesi. L’anno scorso dopo la vittoria siete partiti da Ventottenne e avete stabilito il record nel Trofeo Wally Record Ventottenne-Car-tagine. Quest’anno cosa avete in program-ma?Ancora dobbiamo definire a quali regate par-tecipare. La sola certezza è che a settembre ci attende la seconda edizione del Round Sardinia Race, la circumnavigazione della Sardegna. Alcune barche che hanno parte-cipato a Roma si sono già iscritte e ne arri-veranno altre dall’Olanda, dall’Inghilterra e dalla Francia. Abbiamo fatto in modo che la partenza fosse in concomitanza con il Coast Day e abbiamo istituito due concorsi paralle-li di fotografia e cortometraggi: da una parte verranno immortalate le bellezze delle coste sarde viste dal mare, dall’altra la prospettiva dalla costa, cosicché l’evento possa acquisire uno spessore anche culturale oltre che spor-tivo e sociale.

Claudia Cao

ANDREA MURA E GUIDO MAISTOBISSANO LA ROMA PER DUE

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Sono pronti i progetti di ristrutturazione dei baretti nel litorale caglia-ritano, sarà un’estate di lavori dunque, speriamo con pochi disagi. I primi a chiudere saranno i baretti della prima fermata, poi si proce-derà alla demolizione e ricostruzione di quelli tra il Lido e lo Stabili-mento dell’aeronautica. A seguire le strutture fino all’ospedale Ma-rino e per concludere quelle dall’ospedale marino all’Ottagono. Nel futuro quindi un nuovo look: baretti in legno, con rifinitura in pannelli a persiana, un pavimento sollevato di 60 centimetri dall’arenile per contrastare le mareggiate e far passare i sottoservizi, una veranda e un loggiato. Si conclude così l’ultimo round dell’infinita disputa tra i gestori dei baretti e l’amministrazione comunale, a colpi di licenze chiusure e concessioni. I gestori sperano in una stagione rosea, all’insegna della legalità ritrovata e tanto agognato dopo l’incubo della demolizione, ma un quesito resta aperto: se considereranno i baretti beni identitari, concederanno poi anche l’autorizzazione paesaggistica?

Il Poetto come Los Angeles. I consiglieri della circoscrizione 5 di Sant’Elia, stufi delle lamentele dei cittadini, hanno chiesto al Comu-ne che dal primo settembre al trenta giugno nella prima fermata del Poetto, sia introdotto il divieto assoluto di fumare. Mozione che ha fatto subito discutere, dividendo l’opinione pubblica tra favorevoli e contrari. Nell’intendimento dei consiglieri il divieto dovrebbe essere introdotto dalla prima fermata al D’Aquila (ma solo in spiaggia li-bera), intensificando sanzioni e controlli. Parallelamente si propone anche la creazione di una zone-smoke, per chi proprio non riesce a fare a meno di fumare. Insomma niente più asciugamani adagiati su un tappeto di mozziconi o il vizio sarà più forte dell’utilità?

L’EROSIONE DEGLI ARENILI DAL MARGINE ROSSO A VILLASIMIUSÈ divenuta ormai familiare, per chiunque percorra la costa sud-orientale da Cagliari, quell’immagine delle onde che si infrangono sul cemento dei muri di recinzione delle ville. Così familiare, da dimenticare che quelle spiagge non sono sempre state così. Anzi, che quelle spiagge un tempo esistevano davvero, perché di vere e proprie spiagge non si può più parlare. Naturalmente a rimetterci non è stato solo il godimento estetico per passanti e bagnanti, ma l’intero equilibrio ambientale di un lungo tratto di terra, ormai preda esclusivamente dell’erosione.Il riferimento, implicito, ma ben noto, è a tutto il percorso che da Margine Rosso conduce a Geremeas, Torre delle Stelle, Villasimius.Basti pensare a Is Mortorius e Capitana, per restare nella zona di Quartu, dove i garage e i rimessaggi di barche sempre più spesso si allagano, perché presi d’assalto dalle onde che un tempo non si avvicinavano minimamente alle ville.Frutto di scelte sbagliate, di una gestione scorretta da parte dei Comuni interessati in quest’area, per questo fenomeno non esistono ancora studi puntuali o piani specifici. L’unica misura – a scapito dei bagnanti – sarà il ricorso al numero chiuso: questo è ciò che si prospetta per Mari Pintau e Solanas, ma gli stessi problemi stanno iniziando a sorgere anche per Punta Molentis e Porto Sa Ruxi. «Sono aree delicate che non possono più sopportare troppi bagnati – ha detto il sindaco di Villasimius Tore Sanna – Per questo se non da quest’estate, dal 2011 sceglieremo il numero chiuso».Non è diversa la situazione per la Spiaggia del Riso, un altro tesoro naturale che prima il maestrale poi le scelte sbagliate hanno colpito gravemente. In questo caso un progetto esiste già e verrà attuato in due fasi: come ha spiegato Franco Vigna, l’ingegnere che ha elaborato il piano, certo «le spiagge, come le ha fatte il buon Dio, gli uomini non sapranno mai farle. Possono, però, porre rimedi ai loro stessi errori e ai danni che hanno creato», ed è per questo che le due fasi prevedono prima la sistemazione di barriere subacquee generate con la stessa sabbia poi quella del rimodella mento della spiaggia «Verrà recuperata una gran parte dei sedimenti che appar-tenevano alla Spiaggia del Riso che si sono depositati non soltanto sott’acqua a ridosso del molo di sottoflutto, ma anche e soprattutto mischiati all’altra spiaggia confinante con il porto turistico».Si spera che questi rimedi siano solo i primi di una lunga serie e che possano offrire un modello valido per combattere situazioni analoghe.

L’operazione Tirrenia ha come scadenza la fine Luglio. Maggio e Giugno sono mesi caldi per la società, che tra riunioni, progetti e accordi, dovrà definire il suo futuro. E in quel futuro sta la risposta anche dei dipendenti della società di trasporti marittima sarda, 250 per l’esattezza, che in uno degli ultimi incontri sono stati definiti in esubero amministrativo e marittimo. Si presenta così la necessità di ulteriori sovvenzioni statali per gestire le linee ed il personale: alme-no 12 o 15 milioni annui in più. E intanto parte il primo sciopero, di 24 ore, per impedire un taglio che ammonterebbe al 24% circa del personale presente. Tutti ad aspettare che la tempesta si calmi.

TIRRENIA: TUTTI A BORDOSENZA 250 DIPENDENTI

BARETTI SÌ, BARETTI NO:LA STORIA INFINITA

NO SMOKING AL POETTO

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Pip

i Sur

fact

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Il vento dentroPASSIONE WINDSURF

Grande mareggiata del sud, estate 1962.Dei tempi passati ricordo un vento che sof-fiava attraverso i canions. Era un vento caldo chiamato “Santana” che portava con sé il pro-fumo di terre tropicali. Aumentava di intensità prima del tramonto e spezzava il promontorio. Io ed i miei amici spesso dormivamo in mac-china sulla spiaggia ed il rumore del mare ci svegliava; poi, all’alba, sapevamo già che sa-rebbe stata per noi una grande giornata. Ecco così inizia il film leggenda per noi nati in quel periodo: il surf in Italia non esisteva, tranne qualche timido tentativo, il windsurf era agli

albori nella nostra Italia più consona al vento che non alle onde oceaniche. Era il 1978 e questo film segnò molti di noi per il resto della loro vita.

“Il mondo è di una grandezza sterminata. Pie-no di pericoli, di meraviglie e di tesori. Si può inseguire per tutta la vita un tesoro, credendo che sia ciò che si vuole solo perché tutti quelli attorno a noi lo indicano come preziosissimo, per rendersi poi conto però che non è davvero quello il tesoro che ci interessa. E se anche si dovesse spendere l’intera vita a cercare que-sto tesoro senza poi riuscire a trovarlo, per-ché mai si dovrebbe pensare di aver fallito? Quante esperienze si saranno fatte cercando-lo? Quanto migliori si sarà diventati? Quante cose e persone si saranno conosciute? Forse

non è trovare il tesoro che conta realmente, ma viverne con passione la ricerca. Alla fine della mia vita, se anche non avrò trovato nul-la, mi renderò conto che stringo fra le mani qualcosa di molto più importante, un tesoro inarrivabile, l’uomo che le mie esperienze mi avranno reso, e la mia ciurma di amici”.

Ripercorrendo un percorso a ritroso nel tempo, ricordo che quella sera d’estate con i miei amici di Marina di Ravenna eravamo in quello che oggi non esiste più, il cinema all’aperto. Eravamo la classica compagnia, ragazzi e ragazze, amori di un’estate o pronti a durare una vita intera. Il film inizia e dentro di me prendono corpo immagini, sensazioni, profumi e atteggiamenti che mi rimarranno per sempre dentro. Forse non lo sapevo, ma la ricerca del tesoro della filosofia del surf, di quell’essere amici anche se non ci si vede sempre, era già dentro di me. Dopo quel film

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Il vento dentro

ero consapevole che guardare un tramonto, sentire la sabbia fredda all’alba al mattino, i profumi del mare, il cappuccino caldo bevuto dopo una notte a dormire in macchina, non erano perché ero strano, agli occhi della mia famiglia di altri amici, erano perché ero vivo, vivo di quelle cose che ancora oggi mi accom-pagnano.Cosa hanno di così diverso questi sport ri-spetto ad altri? Perché ci si sente simili ad un delfino? Perché le amicizie nate e sviluppate con questo sport sono incredibili?Credo che tutto sia in un lontano passato primitivo, dentro di noi, pieni di tecnologia, di inutili accessori quotidiani, esiste e pulsa dentro la parte più naturale, la parte che ci unisce alla natura. Quando stai surfando

un’onda non puoi farlo, prima o dopo devi sentire l’onda in una simbiosi perfetta con l’elemento acqua, l’elemento da dove tut-ti noi veniamo. Ascoltare il vento non è un modo facile per valutare se arriva bel tempo o brutto tempo, il vento ci parla e ci dice tante cose, bisogna essere capaci di ascoltarlo.Oggi, nel mondo frenetico dettato dai rialzi di Wall Street e dagli aumenti del petrolio, noi siamo ancora alla ricerca dell’onda perfetta, di un fuoco acceso in spiaggia con gli amici, con una birra, una chitarra che ci rende tutti simili, figli di una madre natura che ci accom-pagna. Ecco cosa vuol dire sentirsi vivo, ecco cos’è la filosofia del windsurf, del surf.Noi ci sentiamo figli del vento, il nostro ele-mento naturale è il mare.Ed è lì che vi aspetto...

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Uno degli eventi culturali più importanti della

prossima estate cagliaritana sarà la mostra: “VELE,

TONNI E SCIMITARRE. Avventure salgariane nel Mar

di Sardegna”, una ricchissima esposizione multimediale

allestita presso il Lazzaretto di Sant’Elia da luglio a

dicembre 2010.

Ispirata ai due romanzi “sardi” di Emilio Salgari: Le Pantere

d’Algeri e La pesca del tonno, La mostra sarà una vera

festa per gli occhi: personaggi e ambienti multimediali

saranno ispirati ai disegni della versione a fumetti

del romanzo e alle illustrazioni di Amato, delle prime

edizioni dei romanzi.Saranno inoltre esposti oggetti,

modellini, armi, costumi, reperti marinareschi, attrezzi

di pesca, bandiere, strumenti musicali, provenienti da

musei e collezioni italiane e specialmente del Magreb

(Musée du Bardo di Algeri e di Tunisi).

La mostra si presenta straordinariamente interessante

dal punto di vista storico, altamente didattica per le

scuole ed attenta alla “visione” del Mediterraneo e

dei rapporti e scontri tra popoli delle due sponde,

nell’Italia dei primi anni del novecento. Un’occasione

importante insomma di relazioni con i Paesi del Maghreb,

destinata a fruitori di ogni età, che caratterizza

Cagliari come ponte tra culture e sistemi di vita, in

un Mediterraneo in continua evoluzione economica e

sociale. Un’operazione espositiva infine, assolutamente

utile specie nel momento attuale di contrapposizione, a

volte problematica, tra il nord e il sud del Mediterraneo,

per la capacità che avrà di sfatare gli aspetti più

deteriori di radicati luoghi comuni che ancora oggi

insidiano le ragioni di una pacifica convivenza tra i

popoli rivieraschi del Bacino.

Vele, tonni e scimitarre

Comune di CagliariAssessorato Alla Cultura

7 luglio - dicembre 2010

Lazzaretto di Sant’Elia, Cagliari

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Vele, tonni e scimitarre7 luglio - dicembre 2010

Lazzaretto di Sant’Elia, Cagliari

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PICCOLI APPRODI CRESCONOE IL TERMINAL CROCIERE...

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ICCOLI APPRODI CRESCONO

VIA MARE INCONTRA IL DIRETTORE MARITTIMODELLA CAPITANERIA DI PORTO

Giunto alla Capitaneria di Porto cagliaritana nel 2009 come nuovo Direttore Marittimo, il comandante Giuseppe Mastroianni si fa portavoce per Via Mare di una fase di cam-

biamenti in merito ad uno dei settori cardine dello svilup-po regionale sia in prospettiva commerciale, che turistica.Di quali cambiamenti è stato testimone nell’ultimo?Tra gli aspetti che ho potuto curare in prima persona a Cagliari c’è stato il perfezionamento e il trasferimento di pratiche demaniali dalla Regione ai Comuni: prima, infatti, la Regione aveva le competenze amministrative e gestionali che ora spetteranno ai Comuni. Diciamo che è stato perfezionato questo passaggio. Ormai quasi tutti i Comuni sono in grado di gestire tutte le concessioni ma purtroppo è presente ancora qualche problema in merito a questi trasferimenti di competenze, perché nonostante tutti i corsi di formazione cui abbiamo partecipato noi stesi attivamente per preparare nuove figure professiona-li, i Comuni non hanno ancora raggiunto la totale auto-nomia e questo decentramento dei poteri non è ancora andato del tutto a buon fine.Ci sono stati dei cambiamenti anche riguardo al porto di Arbatax.Sì, anche in questo caso è avvenuto un trasferimento del-le competenze amministrative, però dallo Stato alla Re-gione. Al momento solo Portovesme, Oristano e Cagliari sono competenza dello Stato, gli altri in quella regionale. Soprattutto per il porto di Arbatax, c’è in progetto di in-serirlo nella gestione portuale di Cagliari, per unirli nel medesimo ambito portuale: il vantaggio sarà quello di aver un unico centro decisionale, e poter individuare e va-lorizzare le specializzazioni. Sulla carta si tratta di un in-tendimento lodevole, ma nel concreto il timore dei porti piccoli è sempre quello di essere fagocitati dai maggiori.E in merito al porto di Cagliari?Cagliari sta conoscendo un ottimo trand per quel che riguarda i container. Soprattutto dopo un anno cruciale come il 2008, il Porto Canale ha conosciuto una gran-de crescita. Nel caso del porto storico è da poco che sta agendo anche l’area dei terminal crociere, bisogna anco-ra vedere quali saranno gli sviluppi futuri. Sarebbe neces-sario, infatti, avere una parte destinata al porto storico e una per i passeggeri. Ma ci vogliono infrastrutture come dragaggi, fondali più profondi per le navi da crociera, e questo richiederà ancora dei mesi affinché il traffico cro-cieristico possa avere più spazio.C’è inoltre un progetto per il nuovo Molo Sabaudo, una nuova banchina passeggerei che possa offrire nuovi e migliori servizi ai passeggeri che sceglieranno Cagliari per andare a Civitavecchia. Con la privatizzazione della Tirrenia, infatti, si spera che il numero di questi passeg-geri nel confronto con Olbia possa vivere un incremento.

Finora il primato lo ha sempre detenuto il porto olbiese per via della minore distanza, i migliori servizi, la presenza di navi più veloci. Quest’inversione di tendenza sarebbe necessaria dal mo-mento che Cagliari è pur sempre il capoluogo e il permet-tere ai passeggeri di non viaggiare fino ad Olbia avrebbe varie ricadute ambientali, oltre che di dispendio economi-co.Anche intorno alla diportistica si stanno realizzando progetti e cambiamenti di varia natura. Sì soprattutto intorno a porti come Su Siccu, Marina di Sant’Elia, Capitana, Perd’e Sali: si sta cercando consen-tire che questi piccoli approdi turistici possano far fronte al gran numero di richieste estive. Anche Arbatax, il Por-to Corallo, Villasimius rappresentano realtà importanti, attualmente in sviluppo, strutture di pregio da portare a termine. Quella di Sant’Antioco sta avviando questa cre-scita per la diportistica e i pescherecci, mentre nel caso di Buggerru si sono riscontrate varie difficoltà con i fondali e c’è da lavorare al livello delle infrastrutture. Qual è la situazione lasciata all’indomani del polverone per i parchi eolici?Da un punto di vista amministrativo c’è una richiesta in termini di tempo (15 anni) per cui la competenza chiamata in causa è quella ministeriale. Noi abbiamo costituito e co-stituiamo solo un tramite, senza alcuna competenza diret-ta. È fatto notorio che la Trevi Energy abbia rinunciato e, attualmente, non ci sono altre istanze. Si aspetta una presa globale da parte del Ministero davanti alla decisione delle Regione che ha espresso posizione sfavorevole riguardo ai parchi eolici. Spetta al Ministero ora stabilire se ci siano gli estremi per far valere questo diritto e gli ultimi retroscena lasciano intendere che è necessaria ancora cautela.Spesso ci siamo soffermati sul concetto di “riappropria-zione” del suo water front da parte di Cagliari. Quali sono a suo avviso le prospettive in merito?Con il nuovo Piano regolatore, l’intesa con il Comune ha chiaramente individuato uno dei principali luoghi di svi-luppo nel water front. Già da anni la città si sta riappro-priando del porto, prima volto al solo scopo commerciale. Sta pian piano diventando sempre più vivibile e apprezza-bile anche sul piano turistico, mentre le attività commer-ciali si stanno spostando nel Porto Canale. Anche Ancona, Brindisi, Civitavecchia stanno seguendo questa linea col porto storico. Certo, il problema, per ora, resta quello di spostare completamente nel Porto Canale queste attività per non portare un declino sul piano industriale e com-merciale, che al momento costituiscono i punti di forza del porto. Tuttavia, vista la presenza di accordo da parte di tutti, le prospettive per questa riappropriazione direi che sono buone.

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MODA

di classein riva al mareSi chiama “Miss Yacht Club - International Luxury Beauty Con-test”, ed è il concorso di bellezza più esclusivo d’Europa. Una versione estiva, più intrigante e moderna dei ben più noti con-corsi, pensato per chi non vuole fare a meno della moda anche nei mesi caldi, sorseggiando un cocktail a bordo del suo yacht o passeggiando nel porticciolo più vicino.Nato nel 2002, e supportato dai migliori cantieri nautici, yacht club e porti turistici, offre la possibilità a tante ragazze di sfilare, promuovendo allo stesso tempo la cultura nautica e delle strut-ture ricettive attorno al mare, in Italia e in Europa.

S.A.

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Bus notturnoper il Poetto

Si può definire un laboratorio a cielo aperto: è il progetto Portolab, un’idea nata a La Spezia nel 2005, che in questi anni ha già coin-volto più di 20 mila studenti e che oggi è “approdato” anche presso il porto cagliaritano. I primi studenti ad essere stati coinvolti provengono dalla scuola elementare Direzione Didattica 1° Circolo di Assemini che insieme con Paolo Fadda, Domenico Bagalà, Antonio Musso e Antonella Stefanelli hanno inaugurato la NaveBus, uno scuolabus particolare, ricco di immagini del porto all’interno e opportunamente attrezzato per farsi aula itinerante nel tragitto tra la scuola e il porto e nel porto stesso.Una giornata di studio indubbiamente alternativa, volta a far com-prendere i fenomeno del porto, le sue attività e professionalità, ma soprattutto il suo legame con la città e con il territorio.

È giunta alla sua 41̂ edizione la Fiera Primavera di Genova, intera-mente dedicata al divertimento per tutti i gusti, dallo sport agli show all’intrattenimento. Con oltre 800 marchi rappresentati i visitatori hanno potuto trovare espositori di tutto ciò che riguarda la casa, il verde, l’enogastronomia e i motori. Ma soprattutto in primo piano due ambiti: nella zona “Take a wave” è stato possibile trovare oltre una cinquantina di barche esposte nella banchina, e destinare al pubblico tutta un’area interattiva dove, con

I giovani si avvicinano al porto

Tutto il benessere del mare

prove sul mare, uscite in canoa, Kayak, pedalò, pattini, moto d’acqua, corsi di salvataggio e incontri è stato possibile far conoscere ad un pubblico più ampio, e soprattutto giovanile, il settore.Altrettanto apprezzata è stata la zona Ego, interamente dedicata alla persona: dalle proposte turistiche a benessere e bellezza, allo shopping di qualità, per arrivare fino all’artigianato italiano ed etnico, all’angolo dei sapori e dei profumi. Non sono mancati i banconi d’assaggio e la vendita diretta dallo stesso peschereccio, e per chi l’ha richiesto, anche qualche espe-rienza di pescaturismo a bordo del peschereccio abilitato.

Le spiagge sarde sono all’ultimo posto in Italia nella classifica dei rendimenti delle concessioni demaniali. Ai primi posti, naturalmente, le spiagge di Rimini e Riccione. Mentre la media nazionale è di un rendimento di 16, 6 euro al metro, in Sardegna è di 3, 4 euro, contro gli 87,9 delle coste emiliane. Questo quanto riscuotono le coste di demanio marittimo. Le cause? La minore presenza di stabilimenti balneari o porti turistici. A fare il calcolo è stata la Corte dei Conti sul-la base dei dati dell’Agenzia del Demanio. Ma secondo il presidente regionale del Sindacato italiano balneari, questi dati non penalizzano l’isola poiché, sebbene «il rapporto spiaggia libera e quella con ser-vizi sia nettamente in favore della prima, non dobbiamo puntare al basso rendimento della spiaggia ma all’indotto che gravita intorno».Ad aumentare le entrate sarebbe forse un miglioramento dei servizi offerti dalle aziende che già gestiscono il demanio, stando a quanto suggerisce ancora Bertolotti.

Concessioni demanialie stabilimenti balneari

Una proposta che proviene dall’opposizione ma che trova pieno ap-poggio anche tra la maggioranza è quella di istituire delle corse not-turne dal Poetto fino a Piazza Matteotti per i mesi estivi. Numerosi i vantaggi che ne deriverebbero, non solo per i turisti che alloggiano nel centro storico, ma anche per i cagliaritani stessi che così non dovrebbero più ricorrere ai mezzi privati, limitando anche il traffico notturno e tutti i problemi legati al consumo di alcool. Diverse, al contempo, le perplessità da parte del Ctm, l’azienda responsabile del trasporto pubblico a Cagliari, che non solo evidenzia come nelle altre città d’Italia le corse notturne prevedano anche la presenza di poliziotti a bordo, ma sottolinea soprattutto come anche l’aspetto economico abbia un certo rilievo dal momento che difficilmente qualcuno comprerà dei biglietti a tarda notte.

A Calasetta un traghettonuovo di zeccaSi chiama “Enzo D”, può imbarcare circa 80 auto, ha un sistema di propulsione molto maneggevole, appena 5 anni di vita e sarà il nuovo traghetto sulla linea di Calasetta. La motonave rappresenta il fiore all’occhiello della compagnia di navigazione Delcomar, è stata costruita in Grecia con un ponte lungo circa 70 metri, con due por-telloni uguali e quattro motori.

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A LA MADDALENALO YACHT CLUB PORTO TORRESSempre più intensa l’attività svolta dall’Associazione Yacht Club di Porto Torres nell’ambito della vela solidale. Al centro dell’attenzione è ora la rivalutazione del diporto per il più ampio pubblico attraverso un nuovo evento velico denominato “Trofeo Bastianini”.Sul magnifico scenario della Maddalena, la regata ha, infatti, il fine di sensibilizzare soprattutto le istituzioni nella realizzazione di spazi adeguati anche per le imbarcazioni dei diversamente abili, in modo da far divenire realtà anche nella nostra isola quello che nel resto della nazione è già prassi. Tra gli altri intenti quello di promuovere l’abbattimento delle barriere architettoniche in mare, sensibilizzare le Amministrazioni per uno spazio di approdo anche per le barche che trasportano diversamente abili lungo le coste del Paese, ma anche per anziani, donne in gravidanza, e tutti coloro che possono avere difficoltà motorie.La vela, così intesa, cessa di essere un semplice sport agonistico ma restituendo a tutti il diritto di un momento di svago, di una vacanza vissuta serenamente e senza ostacoli di sorta, si fa portavoce di profondi valori educativi. Senza considerare il grande apporto che questi cambiamenti darebbero alla promozione in chiave turistica della nostra regione, sia sul piano ricreativo, sia su quello sportivo , oltre che in termini di occupazione ed economia.

Andrea M

ura

Il litorale cagliaritano per la stagione estiva 2010 ospiterà turisti e non nella sua veste migliore: pulito e bonificato, così promette l’assessore Gianni Giagoni. Completato l’intervento a Giorgino e a Calamosca, in occasione della Festa di Sant’Efisio, ora si passa all’intero arenile del Poetto, da Marina Piccola all’ospedale Marino. Una pulitura profonda: prima sono spariti i rifiuti invernali, poi le erbacce e ora si provvede alla rastrellatura e grigliatura della sabbia. Saranno sistemate, inoltre, lungo tutta la spiaggia delle isole ecologiche (circa settanta), composte da quattro scomparti, per la raccolta differenziata di umido, vetro, carta e scarti indifferenziati, che verranno svuotati ogni giorno con un servizio che inizierà alle 4 del mattino per terminare alle 10 di notte. La collaborazione dei bagnanti rimane però di fondamentale importanza.

Poetto: missione spiaggia pulita

Solo Punta Tegge e Spalmatore sono le due spiagge con bandiera blu in Sardegna, e a giudicare da questo risultato sembrerebbe che la Fee (Foundation for Environmental Education), che si occupa di assegnare il riconoscimento, non abbia ritenuto le nostre sufficientemente meritevoli. I fatti, però, se osservati più da vicino, si mostrano sotto una luce diversa: solo cinque sono, infatti, i comuni che hanno presentato la domanda, e uno è stato scartato per insufficienza di documentazione, gli altri due per scarsità di requisiti. Non basta un mare cristallino per aggiudicarsi il titolo. Tra i criteri spiccano anche i servizi e la gestione am-bientale. La domanda allora è: perché così scarso interesse per il riconoscimento Fee? Forse che i comuni sardi non ritengono di aver bisogno di alcuna legittimazione perché le nostre coste parlano già da sé? Probabile. Ma, come commenta anche Augusto Navone, direttore dell’Area Marina protetta di Tavolara «un turismo moderno e all’altezza dei tempi trae sicuro vantaggio dalle certificazioni di qualità che in determinati mercati viene apprezzata e accresce il valore del territorio e cullarsi sulla convinzione che il nostro mare sia il migliore è sbagliato». In netta controtendenza il settore portuale, dove ben tredici comuni hanno ottenuto il riconoscimento collocando la Sardegna al terzo posto in Italia. La ragione sta nel fatto che a presentare la domanda in questi casi non sono i comuni ma le società che gesti-scono i porti, che forse di queste certificazioni riconoscono maggiormente l’importanza.

Due sole bandiere blualla Sardegna

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Sassari 100.700 - Cagliari 103.400 - Oristano 102.600 - Olbia 103.400

CAMPIONIDI SALVAMENTO

È giunto alla 23ª edizione il Campiona-to italiano di nuoto per salvamento dei Vigili del fuoco, e anche quest’an-no, dopo l’edizione del 2002, l’even-

to si è tenuto a Cagliari, presso la piscina di Ter-ramaini. «L’anno scorso la proposta è arrivata da chi era già stato qui nel 2002. Era stato un evento particolarmente apprezzato, soprattut-to per la qualità organizzativa e naturalmente per la splendida location che è la città», com-menta il Comandante Salvatore Spanò, princi-pale organizzatore della manifestazione.Tre giorni intensi, perciò, in cui ben 220 par-tecipanti - che con il seguito di familiari e ac-compagnatori sono diventati un gruppo di più di 400 persone – hanno potuto gustare questo momento prima di tutto sportivo, ma anche di scambio culturale con la nostra terra.L’inaugurazione, cui ha assistito anche il pre-fetto di Cagliari, Giovanni Balsamo, ha lasciato subito spazio alle prime gare, quella dei 100 metri e la staffetta 4x50 metri, entrambe con sottopassaggi. «La peculiarità del nuoto per salvamento è naturalmente l’utilizzo costante di un manichino con il quale ci si deve allenare a gareggiare nell’adeguata posizione – spiega il comandante –. Il solo modo per impedire il soffocamento a chi sta per annegare è quel-lo di reggerlo tenendo il collo disteso, affinché non ingoi la lingua piegandosi su se stesso, verso il proprio petto».

Sin dall’esordio la squadra sarda si è posizio-nata tra i primi posti arrivando a classificarsi come terza sul podio finale. «Anche quest’an-no ad avere il punteggio più elevato è stata la squadra piemontese, per il terzo anno conse-cutivo, non solo perché possono contare su un elevato numero di volontari che portano anche alle gare, ma soprattutto grazie a una ragazza di appena 23 anni che è stata convocata in na-zionale per le Olimpiadi» aggiunge sorridendo Spanò, che sottolinea anche la grande fatica e il sacrificio che sin dal mese di ottobre ha impegnato i ragazzi negli allenamenti per po-ter ottenere questi risultati. «I vigili del nostro comando si allenano a Quartu, tre giorni alla settimana, seguiti dall’istruttore Marcello Pet-tinau. Non potrebbero certo sostenere queste gare se dietro non ci fossero costanza e sacri-fici. L’efficacia nell’attività di soccorso deriva oltre che dalla tecnologia dei mezzi e delle at-trezzature in dotazione, anche dal possesso di qualità psico-fisiche specifiche quali la forza, la resistenza, l’agilità, la velocità e l’autocontrol-lo, integrate dal coraggio, lo spirito di sacrificio, l’abnegazione».Dopo le gare, ci son stati due giorni che più di tutti hanno rappresentato un momento di ritro-vo e di unione sul piano sociale e culturale, per-ché si è potuto approfittare di un clima favore-vole per spostarsi nei momenti di riposo verso la spiaggia del Poetto. «La Regione, la Provincia

e il Comune, che hanno offerto il loro patroci-nio all’evento, ci tenevano che questo fosse anche un momento di promozione della città e dell’isola, e non sono mancate le piacevoli parentesi per apprezzare prodotti tipici isolani, dai cibi all’artigianato e produzioni musicali», afferma Spanò. La scelta dei simboli delle premiazioni risulta significativa: ad ogni vincitore è stata conse-gnata la medaglia con i simboli della manife-stazione - i quattro mori che nuotano e sotto, con la forma dell’onda del mare la bandiera italiana - mentre ad ogni comando provinciale è stato donato il bronzetto del Capotribù della Sardegna nuragica, emblema della volontà di fare di questo evento un’occasione di scambio e di conoscenza dei nostri tesori. «Inutile sot-tolineare l’ampio apprezzamento manifestato per l’organizzazione e per l’ospitalità che ci contraddistingue. Abbiamo volutamente colto l’occasione per portare il gruppo in giro per la città, abbiamo voluto far conoscere i luoghi più suggestivi e far gustare i prodotti d’eccellenza, e non escludo che qualcuno abbia già iniziato a prenotarsi le vacanze. D’altronde – conclude il Spanò – il turismo è una fonte inesauribile di ricchezza ed è soprattutto attraverso que-sti momenti di riunione a livello nazionale che possiamo distinguerci dalla scelta di qualsiasi altra città italiana, per i tratti che caratterizza-no tanto la terra quanto il popolo sardo».

PIÙ SICUREZZA IN MARE GRAZIE AI VIGILI DEL FUOCO

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Sassari 100.700 - Cagliari 103.400 - Oristano 102.600 - Olbia 103.400

Ristorante Hibiscus

Bisteccheria La Cantina

Via Dante 8109045 Quartu Sant’ElenaTel. 070 881373 Cell. 335 1360657

Strada per Sestu - Fronte CittadellaUniversitaria, Monserrato

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LA CALETTA DI SINISCOLANEL CUOREStoria, cultura, tradizioni, turismo. Da tutto questo e molto

altro nasce Salvatore Sirigu. Il portiere sardo di ventitré anni, che veste la maglia rosanero del Palermo, affonda le sue radici a Siniscola. La cittadina della costa Nord-

orientale sarda, a 55 km da Olbia, segna profondamente il carat-tere del calciatore. Da isolano ha il cuore, i valori saldi e il rispetto per le persone. Siniscola, con gli oltre dodicimila abitanti è il secon-do centro per importanza e popolamento della provincia di Nuoro, ma è anche il luogo dove Salvatore Sirigu riversa i suoi pensieri e le sue emozioni come un vero e proprio diario di bordo. Anzi, un diario personale. Una storia a episodi, di cui la famiglia è il perno, che interessa il mondo delle giovanili nel Posada e nel Siniscola e nella scuola calcio “Puri e Forti” di Nuoro, il campo da gioco de “La solitudine”, l’oratorio della chiesa della Madonna di Fatima, fino all’esordio in serie A con il Palermo e che copre un lungo arco di anni e arriva al presente. Una storia nata dalla volontà di riuscire e di affermarsi, di voler dire “sì” alle circostanze, di scegliere di reagire alla realtà e da un periodo di riconoscimenti che gli sono valsi il soprannome di “Walterino” (in onore di Walter Zenga, l’alle-natore che lo ha fatto esordire nella massima serie). Un nomignolo, sicuramente impegnativo, che gli è rimasto nel prosieguo della car-riera, soprattutto per sottolineare la somiglianza caratteriale con il portiere intorno al quale, con tenacia e intelligenza, sta costruendo la sua storia: un uomo e un pallone silenziosamente abbracciati verso un futuro da portiere tra i più promettenti e sullo sfondo le scogliere rocciose, il mare cristallino e le lunghe spiagge sabbiose tipiche della Sardegna. Il binomio bravo calciatore-Sardegna, del resto, è una delle liaison che raccolgono più consensi nelle società sportive. Ne si celebrano i fasti e si preannunciano le gesta che

verranno. Un vero “fenomeno” sportivo a cui le società dedi-cano, da tempo, attenzione e sostegno. Perché a una lista di qualità infinite, i sardi, aggiungono una sorprendente forza di volontà e impegno invidiabili.Buon per la Sardegna che go-drà di maggiore attenzione della stampa e degli altri media. E che la porteranno sotto gli occhi del mondo intero. Come il portiere specifica nell’intervista, ama profondamente la Sar-degna. Sapori, profumi, colori, musiche, istantanee di felicità pulsano nella sua mente. Rimane, nel tempo, la sua valvola di sfogo preferita da tensioni, impegni e responsabilità, dove misura l’amicizia e la lealtà nella vita, ma è anche la sua meta preferita per le vacanze Natalizie ed estive. Un “fil rouge” che lo riporta a casa non appena è possibile. «Siniscola è un pa-ese tranquillo, di bellezza straordinaria. Mi appassiona il suo mare e mi diverte girare in bicicletta da una spiaggia all’altra o per le vie del centro». Un territorio piuttosto vario dominato dal Monte Albo, ai piedi del quale si sviluppa il centro abitato, rivolto verso il mare e incastonato in una splendida cornice di colline ortive e valli fluviali. «Per me è un onore presentare Si-niscola a chi non la conosce e magari vuole visitarla o soggior-narvi. È il luogo giusto per chi è a caccia di un paradiso - dice Sirigu -, qui sarà accolto da un ambiente e un territorio a mi-sura d’uomo, ricco di storia e tradizioni popolari, prodotti tipici agro-alimentari ed artigianali». È un piccolo angolo di natura e di casa che si rivela essere il più duro, il più complicato, il più difficile da cui allontanarsi. «Qui io non sono Salvatore Sirigu, il portiere di serie A, ma sono semplicemente Tore. Quello che tutti conoscono da una vita, che fa quattro passi in centro, che va al bar con gli amici, che ama pescare con i fratelli, che

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LA CALETTA DI SINISCOLANEL CUORE si rifugia nella sua villa de La Caletta, che man-

gia le seadas». Man mano che si avvicinava il successo lavorativo, la vita da queste parti si allontanava sempre di più, dice lui. Ma le an-nate erano talmente ricche di impegni e confer-me da non potersi tirare indietro nel proseguire su questa linea. Prima titolare nella Primavera, poi in Coppa Italia contro la Sampdoria, in Cop-pa Uefa contro il Fenerbahçe, e infine l’esordio in serie A nei difficili scontri con la Lazio e la Juventus, dove disputa peraltro ottime partite. Dall’età di 15 anni, da quando è andato via da Siniscola, Salvatore Sirigu non si è mai ferma-to. Presentandosi all’appuntamento della vita carico di molte speranze e buoni propositi. Con la convinzione di chi, tra le mani, ha un poker d’assi da giocare. È stato necessario anteporre la professione al contesto familiare, con tutto ciò che essa ha comportato: le necessità, gli obblighi, la battaglia da condurre per riuscire a sopravvivere in un ambito fortemente competi-tivo, in cui anche la minima distrazione rischia di trasformarsi in una caduta definitiva. Ma Sal-vatore, nonostante l’iter normale di crescita di qualunque giocatore, ha sempre fatto di tutto per meritarsi quel soprannome, che era quasi un’investitura.Fondamentale, da sempre, la presenza della famiglia da cui riceve un esplicito appoggio nel suo cammino: «Se non fossimo stati così solidali, così complementari l’uno con l’altro, penso che non potrei avere alle spalle tanti successi e tanti riconoscimenti».Sirigu, infatti, con sole ventitré primavere all’attivo, ha raggiunto risultati importanti con

un cartellone ricco di presenze in diverse squa-dre. Ha di recente firmato col Palermo fino al 30 giugno 2014, una blindatura garantita dal-la sua affidabilità, i buoni riflessi, la freddezza e la sicurezza tra i pali. Un vero protagonista della serie A 2009/2010, capace di attirare l’attenzione del Commissario Tecnico della Nazionale, Marcello Lippi, che lo ha convoca-to a febbraio e inserito tra i quattro portieri della prima lista per il Mondiale. Un periodo d’oro per il portiere sardo, con risultati sempre più positivi, se non eccezionali, e un continuo spuntare di nuove proposte e sonore offerte. Un’ascesa che ha ottenuto anche la benedizio-ne della Sardegna tutta, seppur qui si attenda il gradito ritorno del nostro pupillo. In un modo o nell’altro, l’idea di ritornare aleggia nei suoi pensieri: «Come tutti i sardi ho la Sardegna nel cuore. La sua autenticità, la sua natura e i suoi ritmi pigri. Davanti agli occhi solo un susseguir-si di golfi, pareti scoscese, spiagge e calette di sabbia bianca. Ma a Palermo, tra arte e ospi-talità, posso dire di star bene. Inoltre, devo molto a questa società che ha davvero creduto in me, direi ciecamente. I risultati sono venuti di conseguenza». La società di viale del Fante, infatti, ha dimostrato di voler puntare forte sul giovane portiere sardo che, sin dalla prima ap-parizione, ha stupito tutti per personalità, tran-quillità d’animo nonché grande serietà e testa sulle spalle. E che, col suo appeal, ha già stuoli di fan in tutta Italia. C’è sicuramente tanta Sardegna in questi buoni risultati. E, ne siamo certi, anche nei futuri pro-getti.

CAPO COMINO è la frazione marina più a Sud di Siniscola, raggiungibile percorrendo la S.S. 125. La spiaggia è situata nelle vicinan-ze del centro abitato. La sabbia bianchissima e fine, il colore turchese del mare cristallino, i bassi cespugli di ginepro e il grande complesso di dune disegnano un paesaggio di rara bel-lezza, pluripremiato con vari riconoscimenti ambientali. La zona di Capo Comino, inoltre, è molto conosciuta perché è stata una delle lo-cation di alcuni celebri film come “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” di Lina Wertmuller e “Black Stallion” di Carol Ballard.

La borgata di SANTA LUCIA, fondata dai pescatori provenienti dall’isola di Ponza, si trova nel territorio costiero di Siniscola. Si è sviluppata intorno alla celebre torre aragonese ed è, col suo agglomerato di case e i diversi campeggi insediati nelle pinete, il centro tu-ristico più conosciuto della zona. Tra i luoghi più interessanti, oltre alla pineta lussureggian-te degli Scogli Rossi, la Spiaggia dei Confetti, chiamata così per la presenza di tanti sassolini immacolati che sembrano, appunto, dei con-fetti. Da visitare anche il villaggio dei pescatori dove capita di scorgere tuttora pescatori intenti a cucire le loro reti, abbellire le barche o sfode-rare le tecniche più antiche di conservazione del pesce.

LA CALETTA, da molti siniscolesi chiamata semplicemente la “Marina”, è la principale fra-zione costiera di Siniscola. Collocata in posizio-ne strategica tra Olbia e le più incontaminate zone della Sardegna centro-orientale, si è af-fermata, con i suoi complessi alberghieri, ser-vizi turistici di ristorazione e di intrattenimen-to oltre che con una splendida e lunghissima spiaggia di sottile sabbia bianca, come centro turistico di notevole importanza nonché come porto peschereccio e turistico tra i più attivi della Costa.

ESCLUSIVAINCONTRO CON SALVATORE SIRIGU

PORTIERE DELLA NAZIONALE DI CALCIO

Enrico Locci

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PORTFOLIO PESCE LUNA, photo Enrico Spanu

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Scritti di:Giorgio Ariu, Antonello Angioni, Paolo Fadda, Carlo Cottafavi, Maria Teresa Ruta, Claudia Cao, Arianna Vacca, Laura Bonu, Simone

Ariu, Lucio Deriu, Roberto Floris, Daniela Spiga.

FotografieGia Foto, Andrea Nissardi,

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Anno VI n. 21 – giugno 2010Registrazione Tribunale di Cagliari

n. 18/05 del 14/06/2005

Marchio N° CA2005-C000191Depositato il 30/11/2005

Mensile di portualità, spiagge, sport, trasporti, viaggi e cultura mediterranea mediterranea

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giorgio ariu editore

Premio Europa per l’Editoria - PisaPremio Editore dell’Anno

per l’impegno sociale e la valorizzazione della cultura sarda

VIA MARE E’ MARCHIO DEPOSITATON° CA2005C000191

Foto di copertina Stefano Gattini Azzurra

Mensile di portualità, spiagge, sport, trasporti, viaggi e cultura mediterranea € 2,00

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