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167 II. LO SCAVO DELL’AREA SIGNORILE DESCRIZIONE ED INTERPRETAZIONE DELLE ATTIVITÀ nitiva distruzione di buona parte del palazzo, dell’edificio C e della torre B. Le foto scattate nel 1984 dall’architetto Marco Boccacci, in occasione del suo lavoro di tesi di laurea, mostrano un complesso monumentale in totale abbandono e sepolto da metri cubi di ter- reno di riporto (Figg. 6-7). Nel 1990 l’amministrazione comunale di Cam- piglia, sollecitata e sensibilizzata dalla recente esperienza di scavo nel vicino castello di Rocca San Silvestro, decise di acquistare il complesso monumentale in previsione di future ricerche archeologiche e di un possibile progetto di re- stauro. Nel 1994, mentre si concludeva lo scavo nella Rocca di San Silvestro, fu avviata la prima cam- pagna all’interno della Rocca di Campiglia. L’in- tervento venne sollecitato dal crollo accidenta- le, nei mesi invernali, di una porzione della cin- ta muraria del borgo, posta pochi terrazzamenti al di sotto dell’area sommitale. Il crollo aveva infatti reso visibile un deposito archeologico di notevole spessore caratterizza- to, nella porzione inferiore, da strati di carbone che, analizzati al radiocarbonio, fornirono una datazione alla prima metà del XIII secolo. Pre- vedendo di scavare in un secondo tempo le stra- tigrafie addossate alla cinta 1 l’attenzione scienti- fica si concentrò sull’area sommitale dove du- rante la prima campagna, si avviò l’indagine al- l’interno della torre B. La situazione sicuramente non era delle miglio- ri. La costruzione dell’acquedotto aveva infatti comportato la distruzione di quasi tutti i depo- siti interni al palazzo. L’edificio C era stato qua- si raso al suolo e ripulito delle sue stratigrafie. L’area aperta posta a nord del pianoro portava i segni visibili del cantiere del 1931, oltre ad esse- re solcata ancora dai tubi che trasportavano ac- qua dall’acquedotto alle case del borgo 2 . Nell’edificio A il precedente proprietario per li- vellare il piano di calpestio e collocare le strut- 1. L’INDAGINE ARCHEOLOGICA NELLA ROCCA: MICROSTORIA DI UN PROGETTO DI RICERCA Quello che comunemente viene chiamato ‘Roc- ca’, è un grande complesso monumentale situa- to all’interno del centro abitato di Campiglia, collocato sulla sommità di un’altura sovrastante il borgo (Figg. 1-2). Cinque edifici posti uno vicino all’altro, compon- gono il complesso (Fig. 3): una costruzione defi- nita ‘palazzo’, per le dimensioni del suo perime- tro rettangolare, di cui si conservano il lato ovest e parte dei lati sud e nord (Fig. 4); un edificio a pianta trapezoidale (edificio A), posto nella por- zione sud-est del pianoro sommitale, ancora leg- gibile per buona parte della sua altezza origina- ria; una cisterna e una torre (torre B), adiacente al lato sud del palazzo, di cui resta solo il piano terreno e parte del primo livello (Fig. 5); un edi- ficio (C) a pianta rettangolare posto in prossimità del lato nord del palazzo, conservato poco sopra il livello delle sue fondazioni. Come scriveremo nei prossimi paragrafi, la Rocca fu abbandonata definitivamente dagli ultimi suoi abitanti, una guarnigione di militari fiorentini, nel corso della prima metà del XVII secolo. Risalendo indietro nel tempo questi edifici ave- vano in precedenza ospitato un ulteriore grup- po di soldati inviati da Pisa e prima ancora i membri di un ramo della famiglia aristocratica dei Della Gherardesca, a cui fu legata la costru- zione degli edifici sopradescritti e lo sviluppo del castello di Campiglia. La Rocca infatti si era formata ed ingrandita nei secoli centrali del medioevo come luogo di resi- denza proprio dei signori Gherardeschi, in se- guito chiamati conti di Campiglia. Di questa importante destinazione si conservò in età moderna un labile ricordo, dal momento che dopo la partenza dei militari fiorentini, gli edifici della Rocca furono lasciati in completo abbandono, tanto, che all’inizio dell’Ottocento, il comune di Campiglia in mancanza di fondi necessari al restauro, decise di vendere l’intero complesso ed i terreni annessi ad un privato. Nel 1931 la costruzione dell’acquedotto comu- nale al centro dell’area sommitale causò la defi- 1 In seguito ci si è limitati ad alcuni ridotti sondaggi, le cui stratigrafie non sono pubblicate ma sintetizzate nel capitolo relativo alle conclusioni. 2 Solo nel 1998 infatti l’acquedotto è stato dismesso. © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

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II. LO SCAVO DELL’AREA SIGNORILE DESCRIZIONE ED INTERPRETAZIONE DELLE ATTIVITÀ

nitiva distruzione di buona parte del palazzo,dell’edificio C e della torre B.Le foto scattate nel 1984 dall’architetto MarcoBoccacci, in occasione del suo lavoro di tesi dilaurea, mostrano un complesso monumentale intotale abbandono e sepolto da metri cubi di ter-reno di riporto (Figg. 6-7).Nel 1990 l’amministrazione comunale di Cam-piglia, sollecitata e sensibilizzata dalla recenteesperienza di scavo nel vicino castello di RoccaSan Silvestro, decise di acquistare il complessomonumentale in previsione di future ricerchearcheologiche e di un possibile progetto di re-stauro.Nel 1994, mentre si concludeva lo scavo nellaRocca di San Silvestro, fu avviata la prima cam-pagna all’interno della Rocca di Campiglia. L’in-tervento venne sollecitato dal crollo accidenta-le, nei mesi invernali, di una porzione della cin-ta muraria del borgo, posta pochi terrazzamential di sotto dell’area sommitale.Il crollo aveva infatti reso visibile un depositoarcheologico di notevole spessore caratterizza-to, nella porzione inferiore, da strati di carboneche, analizzati al radiocarbonio, fornirono unadatazione alla prima metà del XIII secolo. Pre-vedendo di scavare in un secondo tempo le stra-tigrafie addossate alla cinta1 l’attenzione scienti-fica si concentrò sull’area sommitale dove du-rante la prima campagna, si avviò l’indagine al-l’interno della torre B.La situazione sicuramente non era delle miglio-ri. La costruzione dell’acquedotto aveva infatticomportato la distruzione di quasi tutti i depo-siti interni al palazzo. L’edificio C era stato qua-si raso al suolo e ripulito delle sue stratigrafie.L’area aperta posta a nord del pianoro portava isegni visibili del cantiere del 1931, oltre ad esse-re solcata ancora dai tubi che trasportavano ac-qua dall’acquedotto alle case del borgo 2.Nell’edificio A il precedente proprietario per li-vellare il piano di calpestio e collocare le strut-

1. L’INDAGINE ARCHEOLOGICA NELLA ROCCA:MICROSTORIA DI UN PROGETTO DI RICERCA

Quello che comunemente viene chiamato ‘Roc-ca’, è un grande complesso monumentale situa-to all’interno del centro abitato di Campiglia,collocato sulla sommità di un’altura sovrastanteil borgo (Figg. 1-2).Cinque edifici posti uno vicino all’altro, compon-gono il complesso (Fig. 3): una costruzione defi-nita ‘palazzo’, per le dimensioni del suo perime-tro rettangolare, di cui si conservano il lato oveste parte dei lati sud e nord (Fig. 4); un edificio apianta trapezoidale (edificio A), posto nella por-zione sud-est del pianoro sommitale, ancora leg-gibile per buona parte della sua altezza origina-ria; una cisterna e una torre (torre B), adiacenteal lato sud del palazzo, di cui resta solo il pianoterreno e parte del primo livello (Fig. 5); un edi-ficio (C) a pianta rettangolare posto in prossimitàdel lato nord del palazzo, conservato poco soprail livello delle sue fondazioni.Come scriveremo nei prossimi paragrafi, la Roccafu abbandonata definitivamente dagli ultimi suoiabitanti, una guarnigione di militari fiorentini,nel corso della prima metà del XVII secolo.Risalendo indietro nel tempo questi edifici ave-vano in precedenza ospitato un ulteriore grup-po di soldati inviati da Pisa e prima ancora imembri di un ramo della famiglia aristocraticadei Della Gherardesca, a cui fu legata la costru-zione degli edifici sopradescritti e lo sviluppo delcastello di Campiglia.La Rocca infatti si era formata ed ingrandita neisecoli centrali del medioevo come luogo di resi-denza proprio dei signori Gherardeschi, in se-guito chiamati conti di Campiglia.Di questa importante destinazione si conservòin età moderna un labile ricordo, dal momentoche dopo la partenza dei militari fiorentini, gliedifici della Rocca furono lasciati in completoabbandono, tanto, che all’inizio dell’Ottocento,il comune di Campiglia in mancanza di fondinecessari al restauro, decise di vendere l’interocomplesso ed i terreni annessi ad un privato.Nel 1931 la costruzione dell’acquedotto comu-nale al centro dell’area sommitale causò la defi-

1 In seguito ci si è limitati ad alcuni ridotti sondaggi, lecui stratigrafie non sono pubblicate ma sintetizzate nelcapitolo relativo alle conclusioni.2 Solo nel 1998 infatti l’acquedotto è stato dismesso.

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Fig. 1 – Panoramica del versante nord-est della Rocca.

Fig. 2 – Panoramica del versante sud della Rocca. In primo piano sono visibili l’edificio A, la torre B conrelativa cisterna ed il palazzo.

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ture per il ricovero di animali da cortile avevaasportato tutti i depositi di età moderna e bassomedievale (lasciando per fortuna intatti, comevedremo, quelli precedenti!).Fin dall’inizio sapevamo, quindi, che ricostruirela storia di questo complesso monumentaleavrebbe significato rimettere insieme, con diffi-coltà, tasselli di una stratigrafia spesso frammen-taria.La necessità però di analizzare un’area che pote-va contenere informazioni preziose sulla storiadegli edifici e sui processi di formazione dellostesso castello, rendeva prioritaria l’indagine ar-cheologica.Dal momento che gli obiettivi principali delloscavo consistevano nel ricostruire la cronologia

relativa e assoluta delle strutture presenti nel-l’area sommitale (attraverso l’analisi della strati-grafia dei depositi e delle murature), come stra-tegia di ricerca fu deciso di indagare tutti i de-positi compresi nell’area sommitale, esterni edinterni agli edifici 3.

Fig. 3 – Planimetria della Rocca con indicate le aree di scavo.

3 Fatta eccezione di una ridotta porzione nella zona nord,di fronte all’entrata dell’acquedotto, visibilmente inqui-nata e distrutta nei suoi caratteri originari dall’inserimentodi tubature moderne. Riguardo alla denominazione dellearee è stata assegnata la seguente numerazione: 1000 areainterna all’edificio B; 2000 interna alla struttura C; 4000lo spazio compreso nel palazzo; 5000 area interna all’edi-ficio A; 6000 spazio esterno compreso tra l’edificio A edil palazzo; 7000 area esterna antistante il lato nord del-l’edificio A (Fig. 3).

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Tra il 1994 ed il 1999 è stata scavata con campa-gne annuali di sei settimane ciascuna, un’areaestesa per circa 1100 mq (per l’entità dei depo-siti si vedano le sezioni riportate nelle Figg. 9-13).La ricerca diretta da Riccardo Francovich è sta-ta coordinata sul campo da chi scrive, affiancatanei primi tre anni da Francesca Meniconi4.Durante la rielaborazione dei dati sono stati indi-viduati sette periodi nei quali si sono inserite lestratigrafie e le strutture murarie studiate (Fig. 8).Il primo, compreso in un arco cronologico che vadalla fine del IX all’XI secolo, è suddiviso in seifasi corrispondenti all’uso ed all’abbandono distrutture abitative precedenti gli edifici in pietra.Sono queste le tracce dell’impianto in quest’areadi edifici in legno o materiali misti che testimo-niano una precoce occupazione dell’altura5.Il periodo successivo, scandito in due fasi, corri-sponde alla costruzione delle prime abitazionisignorili in pietra: l’edificio A, nel corso dellaprima metà del XII secolo ed il palazzo, nel cin-quantennio successivo. A questi importanti epi-sodi edilizi sono connessi i primi strati di uso ele tracce di strutture difensive esterne o funzio-nali agli stessi edifici.Il periodo III corrisponde, nella prima fase (p.m.XIII secolo), al momento di massimo ampliamen-to del complesso monumentale, quando venne-ro aggiunti la cisterna, la torre B e l’edificio C,comprensivi anche di nuovi sistemi difensivi edi accesso alle strutture sommitali.Nella seconda metà del Duecento l’uso di questinuovi edifici fu contemporaneo ad importantirifacimenti all’intemo del palazzo.Il IV periodo (fase 1, prima metà XIV secolo; fase2, seconda metà XIV secolo) segna la repentinaoccupazione della Rocca da parte di una guarni-gione militare inviata da Pisa a seguito di contra-sti con i conti di Campiglia, di cui in questi primidecenni del Trecento si perde ogni attestazionedocumentaria. Le stratigrafie mostrano in manie-ra chiara la nuova fase di vita, caratterizzata darestauri e dalla realizzazione di nuovi sistemi di-fensivi, oltreché dall’accumulo di frammenti diarmi ed armature non più utilizzate dai soldati.L’utilizzo della Rocca come avamposto militarecontinuò anche quando Campiglia ed il suo ter-ritorio rientrarono, dal 1406, all’interno deidomini fiorentini. La prima fase del V periodo

(XV secolo) comprende le stratigrafie ed i re-stauri delle strutture conseguenti al trasferimen-to, nella Rocca, di una guarnigione di soldati,più numerosa di quella pisana, che prese allog-gio negli edifici sommitali. La seconda fase (XVIsecolo) si lega all’arrivo di un successivo contin-gente di soldati, che comportò ulteriori cambia-menti degli spazi interni agli edifici.Gli ultimi due periodi sono dedicati alle trasfor-mazioni dell’area sommitale al momento del suodefinitivo abbandono da parte dei fiorentini (VIperiodo, XVII secolo) e agli eventi distruttivi ecostruttivi di età moderna e contemporanea (VIIperiodo, XVIII-XX secolo).

1.1. Periodo I (IX-XI secolo):L’insediamento in legno

Nei documenti il castello di Campiglia, è men-zionato per la prima volta nel 1004, come unodei beni donati dal conte Gherardo II dei Ghe-rardeschi al monastero di Santa Maria di Serenain Val di Merse. Questa è quindi una preziosatestimonianza che ci fornisce due fondamentali

Fig. 4 – Il palazzo in fase di scavo.

4 Allo scavo, in media, hanno partecipato dai due ai treoperai comunali e tra quindici e venti archeologi.5 In questa veloce sintesi dei periodi di scavo non si fan-no specifici riferimenti ad evidenze materiali o riferimentidocumentari, dal momento che un’analisi più approfon-dita degli eventi è prevista per ogni singolo periodo.

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informazioni: il castello era legato, al pari deivicini San Silvestro, Biserno e Acquaviva, allacasata dei Della Gherardesca; il suo assetto do-veva già essere ben definito se nel documento siparla di un castello « cum ecclesia et curte»6. Pri-ma delle indagini archeologiche si supponeva chequesta testimonianza documentaria corrispon-desse anche alla prime evidenze materiali del-

Fig. 5 – La torre B durante la prima campagna di scavo.

Fig. 6 – Prospetto ovest dell’edificio A prima delleindagini archeologiche. In primo piano il tettodell’acquedotto completamente ricoperto dalla terra.

6 Per la citazione del documento ed in generale sulla sto-ria di Campiglia si veda infra il contributo di CECCARELLI,cap. I.5 t. I.

Fig. 7 – L’interno dell’edificio A prima delle indaginiarcheologiche.

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l’insediamento. I dati di scavo hanno invece fat-to luce su di una sequenza insediativa che affon-da le sue radici in periodi precedenti a questaprima attestazione.Delle strutture in legno con funzione abitativa odifensiva si trovavano già su questa sommità inun periodo presumibilmente compreso tra la finedell’VIII ed il IX secolo. La mancanza di elementidatanti assoluti non ci permette di essere piùprecisi riguardo alla cronologia relativa di que-ste evidenze, rappresentatate da un modestogruppo di buche di palo, sicuramente però ante-riori al X secolo (Fig. 14).

Nella prima metà di quest’ultimo secolo avven-ne infatti una ridefinizione dell’area sommitaleche, malgrado le successive trasformazioni, la-sciò più consistenti e meglio leggibili tracce, in-terpretabili come resti di capanne disposte lun-go il margine del pianoro (Fig. 20). Tra l’abban-dono di queste capanne e l’impianto di un nuo-vo assetto abitativo, quando ancora nei docu-menti non si hanno notizie del castello, fu co-struito, nella porzione nord-est della sommità,un edificio in muratura, di cui restano due lacer-ti di fondazioni dei muri perimetrali, edificaticon pietre in calcare, non lavorate ma legate con

Fig. 8 – Matrix per attività delle aree di scavo diviso in periodi e fasi.

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Fig. 12 – Area 1000 (torre B) sezione CCI (rilievo M. Menchetti).

malta di calce (Fig. 27). A questo importantemomento nella storia insediativa della Rocca,successe, come accennavamo sopra, un nuovoimpianto di capanne, databili alla prima metàdell’XI secolo e corrispondente di fatto a partedelle strutture materiali del castello menzionatonel 1004 (Fig. 31).Si tratta di ambienti, sempre posti al limite delpianoro, nella maggioranza dei casi ricalcandoil perimetro delle precedenti strutture in legno,costruiti con materiali misti: una base con pietredi calcare non lavorate legate da argilla, un pro-babile alzato in legno. Nel luogo dove sorgerà ilpalazzo, i resti di una forgia per la lavorazione

del ferro, testimoniano la presenza di attivitàmetallurgiche all’interno dell’area signorile. Sonoqueste le tracce dell’ultima generazione di abi-tanti che precede la realizzazione del nuovo ca-stello totalmente in pietra.La datazione di alcune delle sequenze di vita so-pradescritte è stata piuttosto problematica a cau-sa dell’assenza di elementi datanti tra i pochissi-mi ed estremamente frammentari reperti cera-mici trovati nei ridotti piani di calpestio associa-ti alle capanne. In alcuni casi la ricostruzionedell’assetto abitativo proposta e la relativa data-zione si basa di conseguenza sull’analisi dei piùnumerosi reperti rinvenuti nei livelli di abban-

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Fig. 14 – Planimetria della Rocca con localizzate in grigio le buche di palo relative al periodo I.1.

dono delle stesse capanne che hanno permessodi ipotizzare una cronologia indiretta per le fasidi vita, anticipata di alcuni decenni rispetto almomento degli stessi abbandoni.

FASE 1 (ANTE X SECOLO) PRIME TRACCE DI

STRUTTURE LIGNEE

Area 5000Attività 83: Le evidenze negative (Fig. 14)Le ridotte tracce di quelle che, in base alla se-quenza stratigrafica individuata, appartengonoalle prime strutture lignee di questa area som-mitale, sono state rinvenute quasi al centro del-l’edificio A, nello spazio compreso tra il muroperimetrale ovest ed il pilastro (Fig. 14). Si trat-ta di undici buche di forma circolare o pseudo-

circolare caratterizzate da un differente diame-tro.Dall’osservazione della planimetria di questo pic-colo insieme, si potrebbe dedurre un allineamen-to dato dalle due buche più grandi (US 5096 e5086 aventi una circonferenza tra gli 0.45/0.50m e poste a 2.13 m l’una dall’altra) inframezzateda due cavità più piccole (US 5092-5090 con undiametro compreso tra gli 0.20/0.25 m). Intornoa queste furono poi realizzate altre buche, solita-mente di circonferenza minore a quelle appenadescritte (US 5094, diam. 0.18 m; US 5098,diam. 0.25 m; US 5102 diam. 0.13 m; US 5103,diam. 0.17 m; US 5088, diam. 0.23 m; US 5107,diam. 0.19 m; US 5109, diam. 0.27 m).L’esiguità di queste evidenze materiali non ciconsente di risalire alla struttura di appartenen-za.

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Fig. 16 – Area 4000 (palazzo). Sezione BBI interpretata con evidenziati in grigio i depositi relativi alperiodo I (rilievo M. Menchetti).

Fig. 15 – Area 4000 (palazzo) sezione AAI interpretata con evidenziati in grigio i depositi relativi al periodo I(rilievo M. Menchetti).

Fig. 17 – Area 5000 (edificio A). Sezione DDI interpretata con evidenziati in grigio i depositi relativi alperiodo I (rilievo M. Menchetti).

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Molte altre buche infatti sono state probabilmen-te cancellate dalle successive asportazioni, chein parte riguardarono anche le buche sopravvis-sute, come risulta dall’analisi delle profondità dialcune cavità meno conservate di altre. La trac-cia di una parziale rimozione del deposito è evi-dente, ad esempio, nel caso della buca 5086,posta vicino al pilastro in pietra e profonda solo0.15 m a differenza dell’altra buca 5096, di ugua-le diametro ma profonda 0.46 m. La stessa con-siderazione del resto vale per tutte le buche diquesto insieme tagliate nella porzione più altadel terreno e caratterizzate da un minore pro-fondità rispetto a quelle poste più in basso (US5094-5092-5090-5088, profondità compresa tragli 0.06/0.27 m contro gli 0.46/0.60 m delle US5098-5102-5103-5109). Associabile a questebuche risulta uno strato di ridotte dimensioni eforma irregolare (US 5085) composto da terra.

FASE 2 (ANTE X SECOLO) ABBANDONO DELLE

STRUTTURE

Area 5000Attività 82: Obliterazione delle bucheL’abbandono di queste originarie strutture lignee,prima della consistente ridefinizione degli asset-ti abitativi, ebbe come conseguenza la chiusuradegli alloggi per i pali. I riempimenti (US 5110-5108-5106-5087-5089-5091-5093-5095-5097-5099) nella maggioranza dei casi erano compo-sti da terra mista a pochi carboncini o pietre. Innessun caso il riempimento era costituito esclu-sivamente da carboni.

FASE 3 (P.M. X SECOLO) II VILLAGGIO DI CAPANNE

DI LEGNO (Figg. 15-16-17-18-19-20-21)

Aree 2000-4000Attività 64-115: Impianto di strutture ligneenella porzione ovest del pianoro sommitaleA questa fase appartengono una serie di buchedi palo distribuite uniformemente nelle due aree,in particolare nella porzione ovest dell’area 4000,ovvero quella dove le successive trasformazionihanno lasciato, a differenza della porzione est,parti di deposito piuttosto ridotte ma ancorasostanzialmente intatte (Figg. 20-21-22). Le di-struzioni successive non sono infatti riuscite acancellare gli allineamenti che si colgono osser-vando la posizione delle buche sulla planimetria.Sette buche di forma circolare e di una certa pro-fondità (US 4166 diam. 0.26 m, prof. 0.56 m;US 4148 diam. 0.20 m, prof. 0.12 m; US 4155diam. 0.25 m, prof. 0.41 m; 4161 diam. 0.20 m,

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Fig. 19 – Planimetria delle aree 2000-4000-5000-7000 nel periodo I, fase 3.

Fig. 20 – Planimetria interpretata di periodo I, fase 3 con segnati gli ipotetici perimetri delle capanne.

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prof. 0.50 m; US 4215 diam. 0.25 m, prof. 0.25m; US 4206 diam. 0.18 m, prof. 0.15 m; US 4208diam. 0.15 m, prof. 0.12 m) sono collocate alli-neate a distanze irregolari (comprese tra 0.67 e1.05 m) con andamento nord-ovest/sud-est apoca distanza dal muro perimetrale ovest delpalazzo (Fig. 19). Un’altra sequenza meno nu-merosa di buche (in parte a causa delle distru-zioni dovute alla costruzione dell’acquedotto)con una distanza compresa tra 1.19 e 1.87 m sidispone parallelamente al primo allineamento(US 2025 diam. 0.30 m, prof. 0.40 m nell’areaimmediatamente esterna al palazzo; US 4144diam. 0.20 m, prof. 0.23 m, US 4199 diam. 0.22,prof. 0.30 m). Sono state inoltre individuate duepiccole buche (US 4165 diam. 0.10; prof. 0.23m/ US 4163 diam. 0.09 m, prof. 0.24 m) poste

nello spazio compreso tra questi allineamenti.La lunghezza complessiva dell’allineamento piùesterno è di 8.53 m, quella dell’allineamento piùinterno, comprensivo anche di una buca entrol’area 2000 è invece di 9.16 m (Figg. 9, 19-20).Appare evidente come la sequenza di buche se-gni parte del perimetro di una struttura ligneainterpretabile come capanna. L’allineamento piùesterno corrisponderebbe ad uno dei lati lunghidell’edificio che doveva avere una pianta rettan-golare o leggermente a ‘barca’. La distruzionedel deposito, dovuta sia alla costruzione dell’ac-quedotto sia alla posa del muro perimetrale suddel palazzo, ci impedisce di cogliere il punto dovesi trovavano gli angoli che definivano i probabi-li lati corti nord e sud della capanna. L’allinea-mento più arretrato, che fornisce un’idea più

Fig. 21 – Ricostruzione dell’abitato di capanne presente nell’area sommitale nel periodo I, fase 3. Le lettereindicano le evidenze materiali rinvenute con lo scavo.

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Fig. 22 – Area 4000 (palazzo). Panoramica delle buche di palo di periodo I, fase 3.

Fig. 23 – Particolare di una buca di palo (US 4223) prima e dopo lo scavo del suo riempimento.

completa della sua lunghezza, era funzionale alsostegno della copertura definendo, con proba-bilità, una delle navate interne. La presenza dipiccole buche comprese tra i due allineamentipotrebbe essere indicativa dell’esistenza di tra-mezzature lignee, per una ulteriore divisionedegli spazi abitativi.L’esiguità degli originari spazi interni conserva-

tisi della capanna, non ha consentito di rinveni-re nessuno strato di vissuto associabile alla strut-tura. La presenza di carboncini ed argilla rossanegli strati di abbandono (descritti nel successi-vo paragrafo att. 39-60, per. 1.4) è indicativacomunque della presenza tra un palo portante el’altro di tramezzi realizzati con rami ed argillapressata.

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In prossimità del probabile angolo sud-ovest dellacapanna è stato poi rinvenuto un taglio di gran-di dimensioni (Fig. 23). Lo scavo del suo riem-pimento ha messo in luce una pietra in calcarealberese posta di taglio al centro della cavità, conl’intento di definire due buche con diversa pro-fondità ma di quasi uguali dimensioni (US 4223misura totale della cavità 0.80×0.48 m, pietradi 0.12×0.42 m, singoli buchi 0.32×0.42 mprof. 0.29 m -0.33×0.39 m, prof. 0.46 m). Laforma leggermente ellissoidale della cavità pre-supponeva una non assialità delle buche, in modoche i due pali inseriti formassero una sorta diangolo che sembra seguire lo stesso andamentodel perimetro della capanna sopradescritta. Delcontinuo di questa eventuale struttura lignea(un’altra capanna, una palizzata?) non restanoperò tracce. Solo una buca US 4229 diam. 0.23m, prof. 0.55 m di minori dimensioni adiacentealle fondazioni dell’angolo nord-ovest del palaz-zo ci ricorda che l’estensione dell’abitato dove-va continuare ancora lungo questo versante.

Area 5000Attività 80-81: Costruzione ed uso di strutturelignee nella porzione est del pianoro sommitaleContemporaneamente a quanto avvenne nel ver-

sante sud-ovest, anche questa zona dell’area som-mitale fu interessata dall’impianto di strutture inlegno. Evidenze negative che testimoniano la pre-senza di alloggi per pali sono state in particolarerinvenute all’interno dell’edificio A (Fig. 24).Si tratta di buche di forma circolare concentratenella porzione sud dell’ambiente e se è plausibi-le supporre la loro appartenenza ad un’unicastruttura abitativa, più difficile risulta ipotizzarel’andamento del suo perimetro a causa dei con-tinui rifacimenti o restauri, con relativo impian-to di nuovi pali. L’allineamento più evidente ri-sulta quello tracciato dalle buche US 5079, 5074,5048 e 5072, poste quasi al centro dell’area conandamento nord-est/sud-ovest. Le buche, che nelloro insieme coprono una lunghezza di quasi 5metri, sono posizionate seguendo delle misureabbastanza regolari, mai superiori ai 2 metri(1.78 m tra l’US 5079 e 5074; 1.06 m tra l’US5074 e 5048 e tra 5048 e 5072 ) con un anda-mento ruotato di un certo numero di gradi insenso antiorario rispetto al successivo muro pe-rimetrale sud dell’edificio A. Parallela a questoallineamento vi è la linea tracciata dalle bucheUS 5083, 5069 e 5077, poste a circa 1/1.30 me-tri dalle precedenti. Oltre a queste, risultano evi-denti altre due sequenze di buche disposte per-

Fig. 24 – Area 5000 (edificio A). Panoramica delle buche di palo di periodo I, fase 3.

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pendicolarmente entro i due allineamenti sopra-descritti (US 5081-5022-5020 e 5064 nella por-zione sud-ovest e le US 5119-5117 poste a nord-est). Altre evidenze negative sono state poi ri-portate in luce vicino a queste buche, come nelcaso delle US 5100, 5044, 5115, 5121, 5126,5127, 5067, 5123, 5130.L’esame delle dimensioni dei diametri denun-cia la presenza di due insiemi di buche con dif-ferenti misure; un primo in cui il diametro ècompreso tra gli 0.30/0.35 m (US 5079-5048-5117-5126-5083-5064-5130-5077), un secon-do con circonferenza oscillante tra gli 0.22/0.25m (US 5074-5072-5067-5020-5022-5127-5069). In due casi lo scavo stratigrafico deiriempimenti di buche contigue (US 5126-5123;5127-5130) aventi diametri appartenenti ai dueinsiemi, ci ha consentito di accertare che le bu-che con la circonferenza di 0.25 m furono rea-lizzate prima di quelle aventi 0.35 m di diame-tro. In relazione a ciò potremmo ipotizzare unprimo utilizzo di pali di minor circonferenza,successivamente (ma quanto? in fase di costru-zione o durante un restauro più tardo?) sosti-tuiti da sostegni lignei di maggiori dimensioni.È comunque interessante notare, in relazionead una successione piuttosto vicina nel tempo,come i pali con circonferenza compresa tra gli0.20/0.25 m trovino confronti con le buchedella capanna nell’area 4000, mentre quelli condiametro tra gli 0.30/0.35 m siano confronta-bili con le cavità dell’area 7000 fase 3.a (si vedail successivo paragrafo). La differenza di dia-metro non incise però sulla profondità dellecavità oscillante tra gli 0.40 e 0.64 m, indipen-dentemente dalla funzione di alloggio di paliportanti o tramezzature interne.Se interpretassimo la sequenza di buche con di-rezione nord/ovest-sud/est come la traccia dipossibili tramezzature lignee interne alla strut-tura, potremmo allora leggere i più estesi alli-neamenti con andamento est/ovest come i restidei sostegni del tetto che a loro volta divideva-no l’ambiente in più navate (Fig. 20). In base aquesta interpretazione, la costruzione dell’edi-ficio A avrebbe comportato la distruzione dellebuche che definivano i lati perimetrali di unacapanna di notevoli dimensioni (a cui forse ap-parterrebbero le buche 5115 e 5067 poste al-l’estremità di questo insieme). La mancanzaperò di sequenze ben marcate e la difficile col-locazione delle altre buche che non hanno col-legamenti con gli allineamenti individuati, in-debolisce questa linea interpretativa, d’altrocanto però rafforzata dalla presenza di un pia-no di calpestio interno leggermente in penden-

za, composto da terra argillosa compatta (att.81, US 5030) localizzato in tutta la porzionesud dell’ambiente.

Area 7000Attività 149-150: Costruzione ed uso di struttu-re lignee nella porzione nord del pianoro som-mitaleGli interventi che già alcuni decenni dopo le atti-vità costruttive che ci apprestiamo a descrivere sieffettuarono nella zona, seguiti da quelli di etàmedievale e moderna, hanno lasciato ben pochetracce del primitivo assetto abitativo (Fig. 25).Dalla sequenza stratigrafica emerge un gruppo didepositi con ridotto spessore (US 7069-7071-7066-7091) caratterizzati dalla medesima com-posizione (argilla rossa ben compattata) e distri-buiti lungo il margine nord dell’area sommitale,in prossimità del salto di quota. Coevo alla pre-senza di questi strati è un gruppo di tagli circolariper l’alloggio di pali, concentrati in particolarenella porzione nord-est dell’area. Qui, intorno allostrato argilloso 7091, si trovano le buche circola-ri US 7117 (diam. 0.28 m; prof. 0.28 m); US 7106(diam. 0.24 m; prof. 0.28 m); US 7118 (diam.0.16 m; prof. 0.10 m); US 7121 di forma irrego-lare e media profondità (0.70×0.50 m; prof. 0.10m). A poca distanza e parzialmente tagliata dallafondazione della base in pietra della successivacapanna, è poi la buca 7070 (diam. 0.25 m; prof.0.20 m). La presenza delle buche è troppo ridottae la loro posizione così poco indicativa, che è dif-ficile ipotizzare una possibile forma della struttu-ra ed una precisa funzione dei pali (legati a soste-gni perimetrali o tramezzature interne?). In ognicaso, la localizzazione degli strati argillosi di usodella costruzione suggerisce una superficie abita-tiva rettangolare, con una notevole estensione (cir-ca 10 metri di lunghezza per 4 di larghezza) chetrova del resto immediati confronti con la plani-metria e le misure riscontrate per la capanna del-l’area 4000.

FASE 3.A (S.M. X SECOLO) LA PRIMA STRUTTURA

IN PIETRA (Fig. 26)

Area 7000Attività 135-151: Costruzione di una strutturain muratura nella porzione nord del pianorosommitaleNel corso della seconda metà del X secolo, po-chi decenni dopo la realizzazione della capannadescritta nel precedente paragrafo, in questa zonadell’area sommitale si verificarono importanticambiamenti che portarono ad una sostanziale

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Fig. 25 – Area 7000. Panoramica dell’area a fine scavo.

Fig. 26 – Planimetria dell’area 7000 con evidenziatele strutture di periodo I, fase 3a. In grigio i piani di

calpestio riusati (rilievo M. Menchetti).

trasformazione del precedente assetto abitativo.Nella porzione nord-est dell’area fu infatti edi-ficata una struttura le cui tracce, a causa dei suc-cessivi interventi, sono oggi ridotti a pochi la-certi di non facile lettura. Su parte infatti delpiano di calpestio in argilla della precedente ca-panna, distrutta per la definizione del nuovo pro-getto (att. 151, US 7072, 7105-7116-7119-7120-7065), furono poste le fondazioni di una strut-tura in muratura (att. 135), costruita con pietrein calcare locale non lavorate, di medie e picco-le dimensioni, poste senza apparecchiatura re-golare e legate da malta povera di calce (Fig. 27).I resti di questo edificio oggi consistono in unlacerto (US 7102), esteso per circa 2.60 metri,spesso 0.85 metri, composto da due filari dimuratura che originariamente doveva congiun-gersi all’altro lacerto (US 7112) presente al cen-tro dell’area, di cui resta solo un filare ed in cuisi legge il segno di un angolata interna (Fig. 26).Da ciò l’indizio che l’edificio doveva svilupparsiin direzione est, seguendo un perimetro quadra-to o rettangolare. L’importante novità nell’uti-lizzo di un diverso materiale da costruzione (cheprelude alla base perimetrale in pietra delle suc-cessive capanne) e soprattutto della calce come

legante, che ritroveremo solo nel cantiere di XIIsecolo, corrispose anche ad una sua diversa po-sizione nella planimetria dell’insediamento conil probabile lato corto lungo la linea di terrazza-mento, contrariamente a quanto si era verifica-to per le precedenti capanne.

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Attività 121: Tracce di strutture connesseall’edificio in muraturaA circa 3.50 metri ad ovest dei due lacerti dimuratura, in prossimità dell’originario limite diterrazzamento dell’area sommitale, è stata ripor-tata in luce una grande fossa di forma circolare(US 7057, diam. 2.20 m circa, prof. 1.20 m) sca-vata nel terreno naturale, interpretabile come unabuca per rifiuti, funzionale probabilmente agliabitanti dello stesso edificio in muratura (Fig.28). Se gli ultimi due strati di riempimento sonoda relazionare alla successiva fase di livellamen-to dell’area (att. 123, per. 1.5) il primo (US 7067)è legato con i suoi componenti, terra mista aframmenti ceramici ed ossa animali, alla primafase di butto (per l’analisi archeozoologiche siveda infra il contributo di Salvadori, cap. IX,sez. III). Coeve alla realizzazione della fossa sonodue buche circolari, di uguale misura, poste sim-metricamente alla cavità (US 7063-7059, diam.0.33 m; rispettiva prof. 0.20-0.25 m). Data laloro posizione si può ipotizzare che le due bu-che servissero per sostenere una piccola tettoiainclinata, con una delle sue estremità direttamen-te poggiante sul terreno, necessaria per proteg-gere la buca.

Fig. 27 – Area 7000. A sinistra il lacerto meglio conservato del muro appartenente al periodo I fase 3a. Adestra panoramica con i due lacerti di muratura conservati.

FASE 4 (FINE X SECOLO) ABBANDONO DELLE

STRUTTURE

Aree 2000-4000Attività 39-60-114: Abbandono delle strutturein legno nella porzione ovest del pianorosommitaleIn previsione dei successivi cambiamenti insedia-tivi alla fine del X secolo le strutture presenti nel-la porzione nord-ovest dell’area sommitale furo-no obliterate e distrutte. Ciò comportò il disfaci-mento dei materiali che le componevano e la for-mazione di una serie di strati. Malgrado la com-plessa successione stratigrafica, un dato che emer-ge dalle analisi dei reperti ceramici, attesta la pre-senza di frammenti appartenenti ad unici oggettiin depositi diversi, a volte posti in zone distanzia-te dell’area e caratterizzati da componenti diffe-renti. Ciò è evidentemente una riprova della coe-va formazione di questa stratigrafia.Terra mista a carboncini in minore o maggiorequantità sono due delle principali componentidi questo deposito (Fig. 29). È questo sia il casodegli strati posti immediatamente all’esterno dellato nord del palazzo (att. l 14, US 2018-2021)sia al suo interno (att. 60, US 4212, 4228, 4142,

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4205 e 4211) in particolare nella porzione occi-dentale di quest’area (queste ultime due unitàsono tra l’altro caratterizzate anche dalla pre-senza di ghiande carbonizzate).In altri strati (att. 60, US 4214, 4213, 4222) ingenere di ridotte dimensioni, la terra ed i car-boncini sono invece mescolati ad argilla rossa.Negli strati 4221, 4227 ed in particolare nell’US4217, sempre compresi nell’attività 60 e postiin prossimità dell’angolo sud-ovest del palazzo,insieme alla terra sono state ritrovate pietre incalcare alberese di piccole dimensioni miste agrumi di malta e frammenti di roccia scistosa.Proprio dall’US 4217 provengono dei frammentidi ceramica con vetrina sparsa che trovano degliattacchi negli strati carboniosi precedentementedescritti, situati nei depositi sotto e soprastanti.La stessa considerazione vale anche per uno stra-to di argilla rossa (US 4105), molto compatto,di forma irregolare, posto in prossimità del latoperimetrale nord del palazzo, in parte copertodai resti carbonizzati di una trave lignea (US4106, per la sua analisi si veda il contributo diDi Pasquale, cap. X, sez. III).

Sempre da argilla rossa, mista a carboncini e gru-mi di malta è composto uno strato (US 4203)esteso nella porzione orientale dell’area, paral-lelamente al lato sud dell’acquedotto (e di con-seguenza tagliato dalla sua fossa di fondazione),con quote leggermente degradanti da nord ver-so sud. Anche quest’ultimo deposito era caratte-rizzato da resti di legno carbonizzato (US 4210).L’esiguità e frammentarietà dei depositi, dovutaai successivi interventi edilizi, rende più difficilecollegare il tipo di deposito alla sua dinamica diformazione.Se infatti gli strati carboniosi sono riconducibilial disfacimento di strutture lignee, la cui esisten-za è peraltro confermata dalla evidenza dellebuche di palo (si veda att. 64 per. I fase 3) piùcomplessa è l’interpretazione degli strati com-posti da terra, piccole pietre e grumi di malta.Tali componenti e la limitata localizzazione de-gli strati in questione (angolo sud-ovest del pa-lazzo) sembrerebbero indicare l’originaria pre-senza di un muro in pietra legato da terra e mal-ta che, posto a poca distanza, conviveva o fu dipoco successivo alle strutture lignee.

Fig. 29 – Area 4000 (palazzo). Panoramica di uno deglistrati di abbandono della precedente capanna (US 4142).

Fig. 28 – Area 7000. La buca per rifiuti associata allastruttura in muratura prima e dopo lo scavo del suo

riempimento.

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Fig. 30 – Ipotesi ricostruttiva dell’abitato di capanne presenti nell’area sommitale nel periodo I, fase 5. Lelettere indicano le evidenze materiali rinvenute con lo scavo.

Gli strati di argilla rossa, la cui estensione tral’altro sembra seguire il perimetro tracciato dal-le buche circolari, potrebbero invece essere in-terpretati come il disfacimento del tamponamen-to argilloso presente all’interno dell’ossatura li-gnea che componeva lo scheletro della strutturaabitativa. Sempre a questo momento di abban-dono sono inoltre rapportabili i riempimenti, conterra mista ad un esiguo numero di carboncini,delle buche di palo che facevano parte di questastruttura lignea (att. 39, US 4207-4209-4230-4226-4224-4216-4200-4164-4151-4149-4129-4147-4167-4156-4162).

Area 5000Attività 78-79: Abbandono delle strutture inlegno nella porzione est del pianoro sommitaleIl segno più evidente di questo momento, pre-cedente alla costruzione di altre strutture abita-tive, è l’obliterazione delle buche che alloggia-vano i pali per il sostegno della capanna (att. 79,

US 5122-5120-5118-5116-5101-5073-5084-5070-5078-5049-5075-5082-5080-5023-5021-5065- 5045-5068-5124-5126-5128-5130). Nel-la maggioranza dei casi le buche furono riempitecon terra, in rari casi mista a carboncini, segnaleforse di un riutilizzo del legno. Questo avveni-mento è contemporaneo alla formazione di unostrato (att. 78, US 5053) situato nella porzionesud dell’area, composto da terra mista ad unanotevole quantità di carboncini, formatosi in con-seguenza del disfacimento delle strutture in ma-teriale deperibile che componevano la capanna.

Area 7000Attività 127-148: Abbandono dell’edificio in mu-ratura e strutture annesse poste nella porzionenord del pianoro sommitaleLa fase di abbandono delle strutture legate allavita in quest’area nel corso della seconda metàdel X secolo, è di poco precedente al livellamentodel piano di calpestio per l’impianto di nuove

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strutture abitative (si veda l’att. 123, per. 1.5). Isegnali di questo abbandono si leggono nei riem-pimenti delle buche legate alla fossa per rifiuti(att. 127, US 7064-7058) e nel deposito di alcu-ni strati esterni ed interni alla struttura in mura-tura (att. 148, US 7044-7111-7104) compostida terra mista a carboncini.

FASE 5 (PM XI SECOLO) II CASTELLO ‘CUM

ECCLESIA ET CURTE’ (Figg. 30-31-32)

Area 4000Attività 66: Impianto di una forgia (Figg. 33-34)L’abbandono delle precedenti strutture abitativeprecedette un importante cambiamento d’uso diquesta porzione dell’area sommitale, ora desti-nata ad accogliere una struttura legata alle atti-vità metallurgiche. In prossimità del lato peri-metrale ovest del palazzo, quasi al centro del-l’area sono stati infatti riconosciuti i resti di unaforgia per la lavorazione del ferro. Gli indizi chespingono verso questa ipotesi consistono in unanotevole quantità di scorie ferrose miste a car-boni e cenere (US 4198) all’interno di un grup-po di pietre (US 4188) in calcare e arenaria conevidenti tracce di fuoco. L’impianto della forgiain un’area precedentemente occupata da strut-ture lignee e caratterizzata da un leggera pen-denza del terreno, comportò un lavoro di livel-lamento per creare una quota di calpestio uni-forme (US 4231). Questa operazione è partico-larmente evidente nella porzione sud-ovest del-l’area, dove il dislivello era maggiore ed è testi-moniata da due strati di terra marrone-giallastrasu cui poggiava direttamente la forgia (US 4201-4202). Un altro deposito sempre composto daterra (US 4194) fu contemporaneamente distri-buito lungo le pendici ovest dell’area.Nella porzione nord la quota di calpestio con larelativa interfaccia (US 4232) fu ricavata proba-bilmente regolarizzando in parte lo strato di car-boni (4142) e di argilla (4105) formatosi a se-guito dell’abbandono delle precedenti strutturelignee (att. 60, per. I fase 4).Le distruzioni subite da questa porzione dell’areasommitale per l’edificazione del palazzo e del-l’acquedotto non consentono di verificare la pre-senza di costruzioni lignee od in pietra associa-bili con la forgia.

ANALISI XRF E XRD SU CAMPIONI DI SCORIE

Le scorie rinvenute si presentano già ad un pri-mo esame autoptico abbastanza omogenee e chia-ramente attribuibili alla tipologia delle scorie diforgia. Esse presentano infatti un alto peso spe-

cifico, un aspetto irregolare e spugnoso, con evi-denti tracce di ruggine legate all’alta percentua-le di ferro in esse contenuto ed una forma moltospesso a calotta, tipicamente riconducibile allescorie che si formano sul fondo della forgia.Le scorie a calotta si formavano infatti nel poz-zetto del forno da forgia, all’interno del quale simanteneva il calore con carbone di legna e conl’aiuto di un mantice posto orizzontalmente eprotetto dal calore da un piccolo muretto. Il loroaspetto molto caratteristico, formato da una fac-cia inferiore bombata e da quella superiore pia-na o convessa, così come la loro composizione,caratterizzata da un’alta percentuale di ferro eda frequenti inclusi di carbone e di parti del for-no deteriorate dal calore, le rende uno dei prin-cipali indicatori dell’attività di forgia.Un solo campione sporadico (guid. 1043), pro-veniente da un’area limitrofa, ma non pertinentealla stratigrafia in esame, presenta caratteristichemorfologiche differenti (colore grigio, maggiorecompattezza e presenza di tracce di scorrimen-to), che sommate ai risultati dell’analisi chimica(minor quantità di ferro, alta percentuale di ma-teriale siliceo e presenza di rilevanti percentualidi zinco e piombo) consentono di interpretarlocome scoria di fusione di minerale non ferroso edi escluderlo quindi da un diretto rapporto conl’attività produttiva qui documentata.Le analisi effettuate su alcuni di questi campionipresso il laboratorio di Scienze della Terra del-l’Università di Siena confermano tale interpre-tazione.Le strutture reperibili lasciate da singole forge diepoca antica sono solitamente molto modeste.Accanto ai depositi dei resti di lavorazione, rela-tivamente poco voluminosi, si identificano deisemplici forni che assomigliano molto a quellidomestici. Tali fosse a combustione sono adattesia al lavoro di raffinatura sia a quello di forgiapropriamente detto. La parte più consistente deidetriti la si trova generalmente negli scarichiesterni, caratterizzati dalla presenza di maggioriquantità di scorie a calotta, mentre i resti delsuolo del forno, di più difficile conservazione,sono caratterizzati da grande quantità di carbo-ne e dalle tracce di argilla cotta della sua fodera.Lo stato di conservazione dei resti individuatinell’area sommitale della rocca, non consentepertanto di individuare con certezza il punto incui si trovava la forgia, ma permette di attribui-re senza alcun dubbio i resti rinvenuti a tale fasedi lavorazione del ferro.La quantità relativamente ridotta degli scarti dilavorazione e la loro concentrazione nell’areaindicata, sembra indicare tuttavia una lavorazio-

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ne episodica legata a specifiche necessità di ap-provvigionamento e manutenzione di strumentiin ferro, ipotesi confermata anche dall’assenzadi strutture lignee di copertura.In tutta l’area del resto, nonostante la vocazionemineraria ed il facile approvvigionamento dellamateria prima, la produzione di ferro appare, inquesti secoli, estremamente ridotta e limitata alsoddisfacimento delle necessità di autoconsumo.La produzione siderurgica sembra infatti rive-stire, rispetto alla produzione di metalli non fer-rosi o monetabili (rame e piombo argentifero),un ruolo minore almeno fino al X e XI secolo;le famiglie feudali, che gestivano generalmentele altre risorse del territorio, non sembrano in-fatti interessate ad avere un ruolo imprendito-riale nella siderurgia.Il vicino castello di Rocca San Silvestre ci offrein questo senso un significativo esempio di ge-stione signorile della produzione siderurgica,correlata alle attività estrattive, oltre che allenormali esigenze di autoconsumo.Anche qui la produzione del ferro, seppure piùorganizzata e duratura, rispondeva infatti ad unaforte esigenza di autoconsumo, legata alla spe-

cializzazione produttiva dell’insediamento, manon rientrava fra le attività di commercio, atte-state per il rame e il piombo argentifero.

SILVIA GUIDERI

Le scorie analizzate appartengono a due tipolo-gie diverse: la prima è caratterizzata da tre cam-pioni (GUID 4096, GUID 4175, GUID 4198) conforma concavo-convessa, di colore rossastro, pro-venienti da livelli di scavo differenti; la seconda(GUID 1043) da un campione morfologicamentediverso, più somigliante ad una scoria di fusione.Dall’analisi per XRF (Tab. 1), si vede che i primitre campioni sono caratterizzati da una quantitàdi ferro (calcolato come FeO Wt.%) abbastanzaelevata (69-80 Wt.%).Il contenuto in piombo e zinco è ovviamentebasso, mentre è leggermente alto quello in rame(0.2Wt.%).La XRD mostra che la fase dominante in questescorie è la wuestite (FeO), mentre sono presentiin quantità minori sia la magnetite (Fe3O4) chela goethite (FeOOH), quest’ultima dovuta all’al-terazione del minerale ad opera dei fattori am-bientali (ruggine).

Fig. 31 – Planimetria delle aree 2000-4000-5000-7000 nel periodo I, fase 5.

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Anche la percentuale dei solfuri residua nellescorie rispecchia abbastanza fedelmente le ana-lisi fatte su quelle di Capattoli.

ALESSANDRO MANASSE

Area 5000Attività 72-69: Costruzione di una capannanella porzione ovest del pianoro sommitaleL’ultima traccia di vita precedente alla costru-zione dell’edificio A, è rappresentata dai resti diuna capanna che originariamente si trovava incorrispondenza della porzione sud, interna del-l’edificio. I segni che attraverso lo scavo ci han-no aiutato a ricostruire la forma di questa strut-tura, sono rappresentati soprattutto dalle eviden-ze negative (att. 72), ovvero da alcune delle bu-che per l’alloggio dei pali che sostenevano partedella struttura, fortuitamente risparmiate dalledistruzioni del cantiere di XII secolo.Come si può notare dalla planimetria (Fig. 31),le buche erano disposte in due serie parallele ailati lunghi. Di questi due allineamenti sono oggivisibili tre buche per ciascuno, caratterizzate da

Fig. 32 – Planimetria interpretata di periodo I, fase 5 con segnati gli ipotetici perimetri delle capanne.

GUID 4096 GUID 4175 GUID 4198 GUID 1043SiO 11,08 9,43 16,05 34,47TiO 0,12 0,12 0,22 0,06Al O 4,95 4,60 6,68 3,34FeO 74,27 80,21 69,42 47,10MnO 0,45 0,37 0,53 5,04MgO 1,10 0,76 0,97 0,61CaO 6,61 3,10 4,36 5,50Na O 0,16 0,16 0,35 0,13K O 0,60 0,61 0,73 0,36P O 0,38 0,38 0,46 0,14Pb 0,006 0,006 0,007 0,353Zn 0,010 0,012 0,010 2,86Cu 0,205 0,225 0,210 0,530

Tab. 1

La composizione chimica, ed anche la formaconcavo-convessa, suggeriscono che i primi trecampioni sono quasi sicuramente prodotti dellalavorazione di forgia.Per quanto riguarda il campione GUID 1043, lasua composizione assomiglia molto a quella del-le scorie di lavorazione per solfuri misti diCapattoli, anche se il contenuto in manganese èmaggiore (tale contenuto è rilevante solo se sivuole considerare la presunta provenienza delminerale di partenza).

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una particolare tecnica di realizzazione che leaccomuna anche alle coeve buche con la stessafunzione, ritrovate nell’area 7000. I costruttoriinfatti dopo avere realizzato una prima buca diforma circolare di discrete dimensioni (US 5004diam. 0.39 m; US 5008 diam. 0.45 m; US 5061diam. 0.37 m; US 5060 diam. 0.42 m; US 5017diam. 0.39 m) e una profondità compresa tra gli0.16/0.24 m, inserivano al centro il palo e vimodellavano intorno una ‘corona’ composta daterra argillosa e sabbia che fungeva da solidosostegno per il supporto ligneo (Figg. 35-36).Come si ricava dall’evidenza negativa, le misuredi questi pali erano piuttosto regolari, con un dia-metro compreso tra gli 0.15/0.19 m (US 5015diam. 0.18 m; US 5010 diam. 0.21 m; US 5034diam. 0.19 m; US 5058 diam. 0.16 m; US 5046diam. 0.15 m). In certi casi alcuni di questi anellidi rinforzo si sono ben conservati (US 5005-5051-5009 ad esempio), in altri o la corona (US 5034)o l’alloggio interno per il palo (US 5017) si sonopersi nella fase di abbandono della capanna.Le due file di pali erano poste parallele l’una al-l’altra in base a distanze variabili comprese tra1.86 e 1.69 m. Tra un palo e l’altro della stessa

fila la misura più frequente era di 2.10 m, anchese in un caso (tra l’US 5004 e la 5008) questaraggiungeva i 2.30 m per ridursi (tra l’US 5060e 5017) a 1.35 m. In prossimità del muro peri-metrale ovest, posto equidistante dalle due filesi trovava un’ulteriore buca provvista di anello(US 5062, diam. 0.33 m) con funzione forse diulteriore rinforzo per il sostegno del tetto.Per quanto riguarda le altre caratteristiche tec-niche della capanna, alcuni dati sono indiretta-mente desumibili dai componenti dei successivistrati di abbandono della struttura (esauriente-mente descritti nel successivo paragrafo, att. 70-71, per. 1.6). Strati composti da pietre in calca-re di medie e grandi dimensioni, non lavorate,miste a terra, sarebbero infatti la ridotta tracciaprobabilmente della base perimetrale in pietradella capanna, non legata da calce ma da maltadi terra, come nel caso di quella dell’area 7000.Depositi ricchi di carbone invece derivarono for-se dal disfacimento dell’alzato in legno, al di so-pra della base in pietra.Questi dati suggeriscono per la struttura, comenel caso di quella riconosciuta nell’area 7000,

Fig. 33 – Area 4000 (palazzo). I resti della forgia.

Fig. 34 – Area 4000 (palazzo). Planimetria dei resti diforgia appartenente al periodo I, fase 5. In grigiochiaro le pietre in porfido, in scuro sono localizzate

le scorie (rilievo M. Menchetti).

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Fig. 35 – Area 5000 (edificio A). Particolare di una delle buche di palo relativeal periodo I, fase 5 prima dello scavo del suo riempimento.

Fig. 36 – Area 5000 (edificio A). Particolare della sezione di una buca di palorelativa al periodo I, fase 5 dopo lo scavo del suo riempimento.

una pianta rettangolare con una probabile baseperimetrale in pietra (Fig. 32). Le due file paral-lele di buche avrebbero alloggiato dei sostegniper il tetto. Malgrado una leggera rotazione delperimetro della capanna rispetto alla posizionedell’edificio A, sostanzialmente il lato perime-trale lungo sud e quelli corti est ed ovest dellastruttura coincisero con i muri dell’edificio A,mentre il lato lungo nord doveva passare all’al-tezza del pilastro centrale interno. Ciò natural-mente, nel corso del XII secolo, ebbe come con-seguenza la distruzione totale dei muri perime-

trali o di quello che di loro era rimasto dopol’abbandono della capanna, avvenuto poco pri-ma della costruzione del grande edificio.A causa di ciò è difficile risalire alle sue origina-rie misure. Per uguaglianza di elementi con quelladell’area 7000, partendo dalla distanza che in-tercorre tra i suoi sostegni lignei interni ed il latoperimetrale (ovvero 2.10 m) e presupponendole medesime misure per questa capanna, si puòipotizzare una larghezza intorno ai 6.50 m. Dalmomento che i muri perimetrali dell’edificio Asi sono sovrapposti a quelli della capanna, si può

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est dell’area (att. 145, US 7110-7122). La por-zione di terreno dove il salto di quota era piùconsistente, fu regolarizzata con il deposito diuna serie di strati (att. 123, US 7051-7065-7038-7101) composti da terra argillosa e, nel caso deidue livelli con maggiore estensione, (US 7051-7101) anche da pietre di medie e piccole dimen-sioni. La precedente buca per rifiuti fu comple-tamente riempita (US 7056-7060, Fig. 28) e allostesso tempo vennero quasi completamente ra-sati i resti della contigua e già abbandonata strut-tura muraria (US 7102, att. 135, per. I.3a), dicui furono anche riutilizzate alcune pietre nellabase perimetrale del nuovo edificio.In tal modo si creò una quota di calpestio uni-forme su cui fu edificata la capanna. Di questastruttura in realtà non ci restano molte tracce,dal momento che già nei secoli centrali del me-dioevo e poi all’inizio dell’età moderna, questafu per buona parte distrutta, prima con la co-struzione dello spesso muro in pietra in fase conl’edificio A, poi dall’impianto di una canalettaed in seguito dal taglio della grande buca effet-tuato dai militari fiorentini. I segni più consi-stenti restano pertanto lungo il margine norddell’area, meno interessato da questi interventi.È lì che sono stati riportati in luce i resti parzial-mente conservati della base in pietra che sorreg-geva l’alzato in materiale deperibile della capan-na (Figg. 37-38). Si tratta di una parte del latolungo perimetrale nord, costituito da un unicofilare tagliato in due dalla successiva canaletta

Fig. 37 – Area 7000. Panoramica dell’area di scavo. Sulla sinistra in alto sono visibili i resti della base in muraturadella capanna. Al centro le buche di palo parallele alla muratura necessarie per il sostegno della copertura.

ipotizzare una lunghezza a partire da 7.61 m,che corrisponde a quella intercorrente tra i muriest ed ovest dell’edificio A, sino probabilmentea misure maggiori, forse superiori agli 8 metri,come lascerebbe presupporre resistenza di duefile di pali portanti interni.Per quanto riguarda i segni di uso di questa strut-tura, una traccia è la presenza di uno strato (US5019, att. 69) interpretabile come un possibilepunto di fuoco, situato al centro della porzionesud, compreso tra i due allineamenti di pali. Lostrato, con limiti irregolari, era composto da terraargillosa concotta, ricca di carboncini e cenerein particolare nell’area centrale dove si nota unaleggera depressione.

Area 7000Attività 123-145-124-130-131: Costruzione diuna capanna nella porzione ovest del pianorosommitale (Figg. 31-37)Nel corso della prima metà dell’XI secolo, i re-sti delle precedenti strutture connesse alla vitadi quest’area vengono obliterate a seguito dellacostruzione di una nuova capanna. L’operazioneprecedente al suo impianto riguardò l’elimina-zione dei dislivelli legati al più antico assetto abi-tativo. Inoltre, per l’ampiezza della superficie in-terna della più recente struttura (a pianta ret-tangolare e con orientamento nord-ovest/sud-est,che seguiva sostanzialmente parte del perimetrodi quella di due fasi precedenti) fu necessaria ladistruzione delle murature poste al margine nord-

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basso medievale (alt. 130, US 7031-7075). Il la-certo è formato da pietre di piccole e medie di-mensioni non lavorate, poste in opera in manie-ra irregolare, legate da malta di terra piuttostoargillosa di colore marrone-grigio. A queste, inqualche caso, si alternano pietre di maggiori di-mensioni con ancora alcuni grumi di malta at-taccati alle superfici che denunciano la loro pro-venienza dallo smantellamento del muro piùantico. La muratura, estesa nel primo tratto 4.33m e nel secondo 3.58 m, per una lunghezza com-plessiva di 8.57 m, aveva uno spessore compre-so tra gli 0.60 e 0.70 m. Se degli altri lati peri-metrali oggi non restano tracce, qualcosa è ri-masto di quello corto posto ad est. Alla fine in-fatti del secondo lacerto di muratura US 7075,dove il muro faceva angolo per proseguire nellato più breve, era infatti visibile una traccia diterra (US 7107) di colore grigio con forma ret-tangolare, che proseguiva per circa 0.80 cm conlo stesso spessore del muro in pietra, a testimo-nianza della presenza in quel punto di un lacer-to murario poi asportato, di cui restava solo labase di appoggio del legante.

Analogamente a quanto si è dedotto per l’area5000, anche in questo caso l’interno della capan-na era provvisto almeno di una fila di pali chesostenevano il tetto e dividevano l’ambiente inpiù parti. Le tracce di questi sostegni sono rap-presentate dalla sequenza di quattro buche (att.124, US 7054-7062-7048-7114) poste a 2.03 m,parallelamente al lato lungo nord della capanna,con distanze piuttosto regolari le une dalle altre(2.53 m dalla buca 7054 alla 7048; 2.50 m dallabuca 7048 alla 7062 e 2.03 m dalla buca 7062alla 7114). Come per le cavità dell’area 5000,anche per tre di queste buche si realizzò un tagliodi discrete dimensioni e forma pseudo-circolareo ellisoide (US 7054, 0.41×0.27 m, prof. 0.21m; US 7048, 0.35×0.33 m, prof. 0.20 m; US7062, 0.23×0.33 m, prof. 0.15 m) in cui fu inse-rito un palo di minore diametro (US 7123, diam.0.21 m; US 7124, diam. 0.20 m; US 7125 diam.0.23 m) rincalzato da un anello di terra argillosa,ad eccezione dell’ultima buca di cui si conservasolo la cavità per l’inserimento del palo senzaanello circostante (US 7114, diam. 0.20 m, prof.0.10 m). Forse è proprio a causa dell’inserimentodi un palo di maggiori dimensioni rispetto a quellidell’area 5000, caratterizzati in genere da un dia-metro tra gli 0.15 e 0.19 m, che gli anelli di maltasi presentano meno consistenti di quelli trovatiall’interno dell’edificio A.Le evidenze materiali scavate provano quindil’esistenza di una capanna provvista internamentedi un lato lungo di circa 8.95 m e di uno cortomaggiore di 4 m (basandoci sull’esistenza di unasola fila di pali portanti il tetto, posta equidi-stante dai due lati lunghi) per una complessivasuperficie abitabile di circa 35,8/40 mq.Le uniche evidenze rapportabili all’uso di que-sta capanna (att. 131) si sono conservate nellaporzione di terreno ad ovest dell’area, immedia-tamente a ridosso della base in pietra. Si trattadi uno strato (US 7042), poggiato sui livellamentisopradescritti, esteso per circa 5.20×2.70 m, dilimitato spessore, composto da terra molto com-patta di colore marrone, in alcuni punti mista apiccole pietre.

FASE 6 (SM/FINE XI SECOLO) ABBANDONO DELLE

STRUTTURE

Area 4000Attività 56: Distruzione della forgiaNel corso della seconda metà dell’XI secolo laforgia fu dismessa. Parte della sua base in pietra,gli strati di carbone, cenere e scorie contenuti alsuo interno si distribuirono nel terreno circo-stante. Un deposito dallo spessore oscillante tra

Fig. 38 – Area 7000. Particolare della base in muraturadel lato perimetrale nord della capanna appartenente

al periodo I, fase 5.

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Fig. 39 – Area 4000 (palazzo). Stratigrafie (US 4175,per. I, fase 6) formatisi dopo l’abbandono della forgia.

Questi depositi erano parzialmente coperti dauno strato ricco di carboncini (US 5002) estesoin particolare al centro della porzione sud e for-matosi a seguito del disfacimento dei materialideperibili con cui era costruito il resto della strut-tura portante della capanna.

Area 7000Attività 132-133-134: Abbandono dellacapanna nella porzione nord del pianorosommitaleL’abbandono e la quasi totale distruzione dellacapanna prima della costruzione dell’edificio A,comportò la formazione di una serie di strati de-rivanti dal disfacimento dei precedenti livelli diuso e dei materiali deperibili con cui questa fucostruita. Terra mista ad una discreta quantità dicarboncini, riempì (att. 132, US 7053-7061-7047-7113) le buche che precedentemente avevano al-loggiato i pali per il sostegno del tetto della ca-panna. Uno strato di terra ancora misto a molticarboni (att. 133, US 7028), derivanti dal disfaci-mento degli stessi pali, copriva poi buona partedell’interno della capanna. Altri strati di dimen-sioni più limitate e composti da terra argillosa (att.133, US 7043-7052) si distribuivano lungo il li-

i 10 ed i 35 cm è la testimonianza materiale diquesto momento. La stratigrafia distribuita uni-formemente su tutta l’area sarà poi tagliata, duesecoli più tardi, dalla fondazione del muro divi-sorio del palazzo, che definirà così due diversidepositi caratterizzati però da strati con compo-sizione simile.Nella porzione sud del palazzo, l’US 4175 (Fig.39) in vicinanza dell’angolo nord-ovest compo-sta da terra, carboncini ed una minima quantitàdi scorie ferrose, conteneva una concentrazionedi pietre di grosse dimensioni e copriva due stratidi ridotta estensione e forma irregolare (US 4187-4189) formati esclusivamente da pietre prove-nienti dalla distruzione della base della forgia.Uno strato composto da terra e pietre (US 4192),si estendeva su parte della porzione sud di que-st’area, appoggiandosi alla base della forgia,mentre un altro deposito di carboncini (US 4190)era distribuito lungo le fondazioni del muro suddel palazzo, tagliato da quest’ultime.Nella porzione a nord, uno strato composto damolti carboni e scorie (US 4096) su cui poggia-vano, in posizione centrale, due limitati strati dicenere (US 4094-4095) e malta (US 4093), co-priva uniformemente una serie di depositi di ri-dotte dimensioni: uno sempre composto da car-boni e scorie (US 4123) localizzato vicino allafondazione del muro divisorio interno del pa-lazzo da cui veniva tagliato e l’altro, di argillarossa concotta (US 4141) con uno spessore limi-tato posizionato al centro dell’area.

Area 5000Attività 70-71: Abbandono della capanna nellaporzione est del pianoro sommitaleL’abbandono di questa struttura abitativa, avve-nuto poco prima della costruzione dell’edificioA, comportò innanzitutto l’eliminazione dellebuche per l’inserimento dei pali interni alla ca-panna. Nella maggioranza dei casi i pali furonotolti dal loro alloggio, come dimostra il riempi-mento composto solo da terra senza una cospi-cua presenza di carboni (att. 71, US 5011-5014-5047-5055-5057). Per due buche l’obliterazio-ne comportò anche la quasi totale distruzionedell’anello in terra e sabbia (US 5018-5035).Il disfacimento parziale della base in pietra dellacapanna (poi completamente distrutta durantela costruzione dell’edificio A) ha, invece, cometraccia due strati (att. 70, US 5016-5052) di li-mitata ampiezza e spessore, composti da pietredi medie e piccole dimensioni, localizzati in pros-simità dell’angolo sud-est, dove presumibilmen-te doveva passare uno dei lati perimetrali dellacapanna.

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Fig. 40 – Area 5000 (edificio A). Stratigrafie relative alla distruzione della base in pietra dellato perimetrale sud della capanna (US 5052, periodo I, fase 6).

mite ovest della capanna, dove circa due secolipiù tardi fu costruito una struttura in muratura(si veda l’att. 137, per. III.l). Lo strato 7028 a suavolta poggiava sul disfacimento di un probabilepunto di fuoco, come dimostra l’esistenza di duestrati di forma irregolare, posti vicini, al centrodell’ambiente interno; uno (US 7039) compostoda cenere e carboni, l’altro (US 7027) formato daargilla rossa concotta.All’abbandono degli spazi interni corrispose an-che la distruzione di buona parte della base pe-rimetrale in pietra della capanna (att. 134, US7037 7076).

1.2. Periodo II (XII secolo): I nuovi edificisignorili (Figg. 41-42-43-44)

Il XII secolo rappresentò un momento crucialeper la storia edilizia dell’area sommitale e di tut-to il castello 7. Analogamente agli altri castelli diquesto territorio, Campiglia infatti fu interessa-ta da un generale processo di ridefinizione deisuoi assetti abitativi, caratterizzato dall’uso esclu-sivo della pietra e da una sua più accurata lavo-razione in tutte le strutture nuovamente edifica-te. Nell’area sommitale questa fase comportò

anche l’adozione di tipologie edilizie che per gliimponenti volumi e la complessità architettoni-ca, contrastano nettamente con le precedenticapanne in materiali misti. Nella prima metà delXII secolo infatti, mentre nella porzione ovestdel pianoro ancora si edificavano delle strutturein legno, interpretabili come abitazioni tempo-ranee dei signori o funzionali alle maestranze delcantiere, ad est dell’area sommitale, si costruìun grande edificio turriforme (edif. A) dotato didue livelli (Fig. 46). Pochi decenni dopo o addi-rittura in contemporanea all’ultimazione dei la-vori in quest’ultimo edificio, al di sopra dellecapanne lignee nell’angolo ovest, iniziò la co-struzione del palazzo, che si protrasse per buonaparte della seconda metà del XII secolo (Fig. 45).Se questi episodi sono la prova più diretta dell’af-fermazione e del sempre maggiore potere, ancheeconomico, dei Della Gherardesca in questa areacostiera, i ridotti documenti di XII secolo relati-vi a Campiglia, delineano invece una situazionepiù complessa ed in continuo divenire.In un atto del giugno 1139 il conte Ildebrandinodel fu Ugo di Tedice II donò all’arcivescovado diPisa, insieme a quella di altri castelli, metà dellaporzione del « burgus, podio, districtu eiuspertinentia de castello de Compilia»8.

7 Per quanto riguarda lo studio del centro storico, si vedaa tale proposito BIANCHI, cap. I, sez. V.

8 Per la citazione completa del documento si veda infra ilcontributo di CECCARELLI, cap. I.1,I.5, t. I.

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Fig. 41 – Area 4000 (palazzo). Sezione BBI interpretata con evidenziati in grigio i depositi relativi al periodo II(rilievo M. Menchetti).

Fig. 42 – Area 4000 (palazzo). Sezione AAI interpretata con evidenziati in grigio i depositi relativi al periodo II(rilievo M. Menchetti).

Fig. 43 – Area 5000 (edificio A). Sezione DDI interpretata con evidenziati in grigio i depositi relativi alperiodo II (rilievo M. Menchetti).

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Due anni prima invece il papa Innocenzo II, siera fermato a Campiglia di ritorno a Roma e dalì aveva emanato un privilegio per l’arcivescovopisano Uberto.L’atto di donazione indirettamente ci informa,quindi, che il castello era legato al ramo deiGherardeschi discendente da Tedice II, che dal-l’inizio del XII secolo, aveva cominciato a con-centrare i propri interessi nella bassa Val di Cor-nia. La sintetica descrizione delle caratteristi-che dell’insediamento, tramandateci dal docu-mento, confermano poi la consistenza materia-le di un castello, già rilevante nelle sue struttu-re se scelto come punto di sosta del pontefice.Ma la nomina dell’arcivescovado pisano nelladonazione e nel privilegio emanato da Innocen-zo II è anche la prova dell’inizio di una sempremaggiore influenza di Pisa nella vita politicacampigliese.Se da un lato quindi i Gherardeschi promosseroun’intensa attività di cantiere con la costruzionedi due edifici che rappresentarono in manieraeloquente il proprio potere, dall’altro la stessafamiglia attuò una strategia, con donazioni, mi-litanza nell’esercito pisano, atti di sottomissio-ne 9, necessaria ad inserirsi e mantenere saldi ipropri privilegi nel nuovo ordine politico.

FASE I (PRIMA METÀ XII SECOLO): COSTRUZIONE

DELL’EDIFICIO A E DI STRUTTURE ANNESSE

(Fig. 47)

Area 5000 (Figg. 53-60)Nel corso della prima metà del XII secolo si veri-ficò un radicale e totale cambiamento nella sceltadei materiali da costruzione e delle tipologie abi-tative. A poco meno, infatti, di un secolo dallacostruzione delle capanne in legno e pietra, la fa-miglia dei Della Gherardesca, sicuramente solle-citata dalla circolazione di nuovi saperi costrutti-vi e maestranze, decise di edificare un grande edi-ficio interamente in pietra (a tale proposito si leg-gano le considerazioni nel capitolo finale dedica-to alle conclusioni). La nuova costruzione fu col-locata nella porzione sud-est dell’area sommita-le, lungo le pendici del terrazzamento, a sovra-stare il sottostante borgo di cui in quei decenni siridefiniva l’assetto abitativo (Figg. 48-49).Il perimetro (13.80×10.20 m a pianta legger-mente trapezoidale), l’altezza (tra 11-13 m) e lecaratteristiche architettoniche, ancora oggi inbuona parte conservate, lo rendono uno dei piùimportanti edifici storici di questo territorio.

Attività 73-67: Le fondazioni (Fig. 50)A causa della localizzazione dell’edificio, per laposa delle fondazioni i costruttori dovettero farei conti con la differenza di quota presente tra il

Fig. 44 – Area 7000. Sezione EE’ interpretata con evidenziati in grigio i depositi relativi al periodo II.

Fig. 45 – Matrix per attività del periodo II.

9 CECCARELLI, cap. 1.1, t. I.

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Fig. 46 – Ricostruzione dell’edificio A.

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Fig. 47 – Planimetria delle aree 4000-5000-7000 nel periodo II, fase 1. In grigio i piani di calpestio e lestrutture riusate.

Fig. 48 – A sinistra il prospetto sud dell’edificio A; a destra quello di nord-ovest.

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Fig. 51 – Particolare di una delle mensole in pietrapresenti nei paramenti interni dell’edificio A.

futuro lato perimetrale nord e quello sud. A taleproposito fu effettuato un taglio (att. 73, US5028, Fig. 47) con forma quadrangolare, di pro-fondità sempre maggiore mano a mano che ci siallontanava dal lato nord della futura struttura.Pertanto le fondazioni delle porzioni più setten-trionali dei lati perimetrali est ed ovest (5 m cir-ca dal lato nord per il muro ovest US 5111, 1.80per quello est, US 5114) furono costruite diret-tamente contro il terreno. Al contrario, invece,nel rimanente tratto di questi muri, come nel casodel lato perimetrale sud (US 5112), queste furo-no posate leggermente arretrate rispetto al ta-glio (tra gli 0.20/0.45 m) in modo che i costrut-tori potessero facilmente lavorare sulle due fac-ce del muro. Il risultato di questa prima fase edi-lizia fu quindi la posa di fondazioni caratterizza-te nella parte inferiore dall’utilizzo di pietre ap-pena sbozzate ma tendenti ad una lavorazionepiù regolare man mano che i filari crescevano,poste in opera prima irregolarmente e poi conmaggiore ordine su di una serie di piccole rise-ghe decrescenti, necessario per conferire mag-giore stabilità alla struttura. L’asportazione, du-rante le successive trasformazioni di età moder-

Fig. 49 – L’interno dell’edificio A. In primo piano ilpilastro di sostegno dei solai lignei.

Fig. 50 – Fondazione del lato perimetrale sud dell’edificioA (US 5112).

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na e contemporanea, dello stesso terreno natu-rale non ci consente di essere più precisi a pro-posito delle dinamiche di fondazione del latonord, dove comunque si nota un costante utiliz-zo di pietre abbastanza ben sbozzate poste inopera piuttosto regolarmente.Una volta realizzate le fondazioni, l’ampio ta-glio effettuato fu ricoperto. Per questa opera-zione venne riutilizzata la stessa terra preceden-temente scavata che forse, possiamo immagina-re gli stessi costruttori avevano in parte accumu-lato in prossimità del taglio di fondazione men-tre questo veniva eseguito. Gli strati che lo riem-piono e che si appoggiano anche alla parte infe-riore degli elevati dell’edificio A, hanno i mede-simi componenti e contengono gli stessi fram-menti ceramici di quelli relativi all’abbandonodella precedente fase di capanne (vedi att. 70-71, per. I.6). Depositi di terra (US 5063) in mol-ti casi insieme a pietre di medie e più piccoledimensioni (US 5024-5031-5050) provenientidalla distruzione della base in muratura delle ca-panne (distruzione avvenuta parzialmente nellafase antecedente ed in buona parte durante lacostruzione dell’edificio) furono distribuiti lun-go il muro perimetrale sud con particolare con-centrazione negli angoli sud-est e sud-ovest.Questi furono poi ricoperti da strati di terra (US5042) in un caso misti ad argilla rossa (US 5043).

Attività 74-75-77-98: Il piano terrenoSulle fondazioni furono impiantati dei solidi muri(USM 1, 32, 62, 92 spessore oscillante tra 1.32/

1.40 m) costruiti con pietre di calcare silicio ecanetolo (per una più dettagliata descrizione dellatecnica si veda il capitolo I, sez. VI) di medie egrandi dimensioni, poste in orizzontale o facciaquadra (misura media 0.40-0.60 m di lunghezza× 0.27-0.30 di altezza) seguendo una regolareapparecchiatura con giunti e letti di posa di ri-dotte misure (0.03-0.04 m) con assenza di zep-pe in pietra. I conci furono sempre ben squadra-ti e rifiniti con subbia al centro della superficie(con punta compresa tra 0.04-0.05 m) e scalpel-lo nel ‘nastrino’ (misura media della lama 0.03-0.05 m), oppure esclusivamente con subbia.Come le fondazioni anche i muri perimetrali, inparticolare in prossimità degli angoli sud-ovest/sud-est furono costruiti ricavando una serie diriseghe descrescenti, capaci di conferire maggioresolidità all’edificio, nel punto in cui il salto diquota del terreno poteva creare dei problemistrutturali.Date le caratteristiche abitative ed al contempodifensive dell’edificio, fu previsto nel progettola presenza di un’unica grande apertura e di unsolo punto luce, ambedue ricavati nella paretesud, la meno vulnerabile e direttamente prospi-ciente il borgo sottostante. La porta (US 65,Fig. 53 parzialmente tamponata in tempi recen-ti), sopraelevata di circa 3 metri rispetto al pia-no di calpestio esterno, con stipiti in conci dicalcare alberese alternati a travertino, arco a tuttosesto in travertino e cardini in calcare biancoaveva una larghezza di 1.75 metri per un’altezzadi circa 3.10 m. Nel paramento esterno sotto-

Fig. 52 – Particolare della tecnica muraria impiegata per la costruzione dell’edificio A.

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Fig. 53 – Prospetto del muro perimetrale sud esterno dell’edificio A. I numeri in corsivo si riferiscono a USMnegative (rilievo di M. Boccacci).

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stante, malgrado il forte degrado superficiale,sono ancora leggibili quattro buche equidistantidi forma rettangolare (USM 150) che insiemealla coppia di buche passanti, simmetriche allasoglia della porta (USM 151 Fig. 53) rappresen-tano la probabile testimonianza di alloggi fun-zionali ad una struttura lignea necessaria perentrare nell’edificio forse connessa ad una pos-sibile rampa in pietra posta vicino all’edificio,così come si ipotizza nella ricostruzione (Fig. 46).In base alla quota dell’originario vespaio (US5003, att. 92, per. II.2), la soglia della porta do-veva trovarsi al di sopra di circa 0.50 m rispettoal piano di calpestio, mentre superiore di circa1.80 m. fu realizzata la feritoia strombata, posta

in prossimità dell’angolo sud-ovest (US 64, mi-sure interne 0.95×1.30 m; esterne 0.20×1.15m Fig. 53). Una nicchia situata nella parete in-terna est (USM 60, 0.65×0.60 m, 0.50 m di pro-fondità Fig. 58), vicino all’angolo sud-est rap-presentava l’unico elemento di arredo architet-tonico di questo piano.

Attività 91-175-176-177-178: II primo pianoPer dividere il primo piano da quello terreno erealizzare il sostegno del relativo piano pavimen-tale, fu previsto un solaio ligneo sostenuto dauna serie di travi principali e secondarie.Nei lati corti interni nord (USM 8-12-14, Fig.60) e sud (USM 69-71-86-87-84, Fig. 57) ven-

Fig. 54 – Prospetto del muro perimetrale est, esterno dell’edificio A. I numeri in corsivo si riferiscono a USMnegative. Le USM evidenziate in grigio corrispondono ad interventi di successivi periodi (rilievo di M. Boccacci).

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nero pertanto realizzate cinque buche a sezio-ne rettangolare (nel lato nord due delle origi-narie buche sono state in seguito tamponate),dove trovavano alloggio le travi portanti delsolaio. In particolare in corrispondenza degliangoli e a circa 1.25 m di distanza verso la par-te centrale della parete, si trovano quattro bu-che a sezione rettangolare (0.25×0.30 m) in-framezzate, al centro del paramento, da unabuca di maggiori dimensioni (USM 12 nel latonord; USM 71 nel lato sud, misure medie0.35×0.35 m). Al di sotto delle cavità, ad ulte-riore sostegno delle strutture lignee furono in-serite delle mensole in calcare a sezione rettan-golare (Fig. 51), proporzionali come misure alledue differenti grandezze delle buche oggi par-zialmente conservate (0.40×0.25 misure dellamensola sotto l’alloggio più grande USM 11-

70; 0.25×0.30 per i quattro alloggi più piccoliUSM 9-13 per il lato nord, USM 68-73 per illato sud). Undici mensole in calcare, sempre asezione rettangolare (0.20×0.25 m) poste a di-stanze piuttosto regolari l’una dall’altra (oscil-lanti tra 0.75/0.80 m) furono invece inseritelungo la parete ovest (USM 98>107), alla stes-sa quota di quelle descritte per il paramentosud e nord (Fig. 59), con l’evidente funzione disostenere ulteriormente il lungo trave dispostoda una parete all’altra per tutta la lunghezzadell’edificio. Analogamente lungo la parete est(Fig. 58) sono oggi riconoscibili nove delle un-dici originarie mensole (USM 50>58), in partedistrutte dai successivi interventi, distinte peròda quelle della parete antistante per una misu-ra maggiore (0.25×0.30 m) e da una frequenteirregolarità della loro distanza, generalmente

Fig. 55 – Prospetto del muro perimetrale ovest esterno dell’edificio A. I numeri in corsivo si riferiscono aUSM negative. Le USM evidenziate in grigio corrispondono ad interventi di successivi periodi (rilievo di

M. Boccacci).

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compresa tra gli 0.75/0.80 m ma in certi casioscillante anche tra gli 0.50 oppure 0.90 m.Vista la funzione delle mensole lungo i lati lun-ghi, risulta evidente come fosse necessario per icostruttori escogitare un sistema anche per i so-stegni delle travi lunghe intermedie. Il problemafu risolto con la costruzione di un pilastro (USM175, misure 1.12×1.21 m Fig. 60a) in conci dialberese, squadrati e spianati superficialmente,posizionato al centro dell’ambiente interno (Fig.

49). Nel pilastro, che dal terreno vergine si ele-vava sino all’ultimo piano, fu realizzata lungo ilati est ed ovest e alla stessa quota di quelle lun-go i muri portanti, una mensola in pietra (USM178-179), necessaria per spezzare il carico dellatrave portante. Nei lati nord e sud invece fu ri-cavata una buca di uguali dimensioni alla corri-spondente sul lato corto (USM 177, misure0.35×0.35 m) per alloggiare la trave centrale,ulteriormente sostenuta da una mensola in pie-

Fig. 56 – Prospetto del muro perimetrale nord esterno dell’edificio A. I numeri in corsivo si riferiscono a USMnegative. Le USM evidenziate in grigio corrispondono ad interventi di successivi periodi (rilievo di M. Boccacci).

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Fig. 57 – Prospetto del muro perimetrale sud interno dell’edificio A. I numeri in corsivo si riferiscono a USMnegative. Le USM evidenziate in grigio corrispondono ad interventi di successivi periodi (rilievo di M. Boccacci).

tra (USM 176, misure 0.40×0.25 m). Tra l’al-tro, probabilmente in relazione all’andamentodel terreno e alla necessità di scarico delle mura-ture, gli alloggi per la trave centrale nel muro

sud e nel pilastro non furono eseguiti perfetta-mente perpendicolari al nucleo interno ma leg-germente ruotati in modo che l’andamento del-la trave seguisse meglio quello del perimetro va-

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gamente trapezoidale dell’edificio. Un sistema discale lignee, di cui però non si sono trovate trac-ce di appoggi lungo i paramenti interni, dovevapermettere il passaggio da un piano all’altro (siveda la ricostruzione alla Fig. 46).A differenza poi del piano terreno, in questo li-vello, compatibilmente con le esigenze difensi-ve, fu maggiormente enfatizzata la funzione abi-tativa. Se infatti sui lati sud ed est furono realiz-zate rispettivamente una (USM 64) e due feritoiestrombate (USM 42-43, misure interne 0.60×1/1.10 m; misure esteme 0.15×0.90 m), per il latosud che guardava il borgo, si pensarono due aper-ture connesse ad un ballatoio esterno.In particolare, spostata verso l’angolo sud-est dellaparete, venne realizzata una porta-finestra legger-

mente strombata verso l’esterno (USM 76, larga1 m e alta 2.10 m internamente, 0.75×1.90 mesternamente) con stipiti ed architrave in calcaresiliceo grigio, provvista invece di arco a tutto se-sto in conci in travertino internamente e all’ester-no in conci in calcare siliceo grigio alternati a cal-care bianco. In prossimità dell’angolo sud-ovestfu invece ricavata una finestra anch’essa legger-mente strombata (USM 77, misure 0.70×1.45 minternamente contro gli 0.50×1.20 m esterni) chesimilmente alla porta fu provvista di stipiti ed ar-chitrave in calcare alberese, conci in travertinoper la ghiera dell’arco a tutto sesto interno e con-ci di calcare grigio alternati a calcare bianco perla ghiera esterna. Al di sotto di circa 0.20 m dallasoglia della porta, nel paramento esterno furono

Fig. 58 – Prospetto del muro perimetrale est interno dell’edificio A. I numeri in corsivo si riferiscono a USMnegative. Le USM evidenziate in grigio corrispondono ad interventi di successivi periodi (rilievo di M. Boccacci).

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realizzate sei buche (USM 75, Fig. 53), poste aduna distanza piuttosto regolare l’una dall’altra(oscillante tra 1.45/1.50 m), a sezione rettangola-re, di uguali dimensioni (0.30×0.25 m). Le bu-che, passanti attraverso il nucleo del muro, eranonecessarie per alloggiare le travi portanti il balla-toio ligneo a cui si accedeva attraverso la porta-finestra. Delle mensole in pietra a sezione rettan-golare (USM 154, misure 0.35-40×0.25 m) fun-gevano da sostegno di rinforzo per questo annes-so ligneo. All’altezza dell’imposta degli archi del-le due aperture furono invece realizzati, ancorapassanti, quattro buche di dimensioni minori del-le sottostanti (USM 80, misure 0.20×0.25 m),sempre provviste di mensole in pietra (USM 156,misure 0.35×0.25 m) funzionali invece all’allog-gio della trave orizzontale su cui poi sarebberostate inchiodate le assi del piccolo tetto di coper-tura del ballatoio (si veda la ricostruzione Fig. 46).La realizzazione di buche passanti, segnale di unapparato ligneo eliminabile dall’interno in caso

di pericolo, dimostra come anche nella costru-zione di questi elementi architettonici i costrut-tori non avessero dimenticato la funzione difen-siva dell’edificio.Sempre però legato ad un’esigenza abitativa diun certo livello è la soluzione architettonica con-nessa alla presenza di servizi igenici. Sul lato nordinterno dell’edificio è infatti presente un elemen-to architettonico immediatamente identificabilecon una finestra tamponata (USM 14, misure1×2 m, Fig. 60), provvista di un arco a tuttosesto in conci squadrati di travertino.L’osservazione diretta ha permesso però di rico-noscere al di sopra dell’ipotizzabile soglia, trescalini di rialzamento, con la presenza di un forodi scarico al centro dell’ultimo di questi.Scarico che ha il suo sbocco esterno ad una quo-ta inferiore, attraverso un taglio rettangolare(USM 133, Fig. 56) provvisto in basso di unalastra di ardesia inclinata per favorire il deflussodei liquami.

Fig. 59 – Prospetto del muro perimetrale ovest interno dell’edificio A. I numeri in corsivo si riferiscono aUSM negative. Le USM evidenziate in grigio corrispondono ad interventi di successivi periodi (rilievo di M.

Boccacci).

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Per quanto riguarda le tracce relative alle impal-cature lignee necessarie alla costruzione dell’edi-ficio, queste, malgrado alcuni interventi succes-sivi di tamponamento, sono ancora ben leggibilisui paramenti murari esterni ed interni (Fig. 61).Mentre nella porzione inferiore dei lati lunghi ested ovest sono individuabili delle coppie di buche(USM 34-95) per l’inserimento di ponteggi conlimitata lunghezza, a circa 2.50 m dal piano dicalpestio del lato ovest e 2.30 del lato est, si di-spongono alla stessa quota, non immediatamenteindividuabili, cinque buche a sezione quadrata(USM 96 lato ovest, USM 35 lato est, misura

media 0.20×0.20 m circa, che ritroviamo anchenelle altre buche a quota superiore) passanti at-traverso il nucleo della muratura. Al di sopra di0.70 m nel lato ovest e 0.90 m in quello est ritro-viamo, questa volta ben leggibili, un’altra serie dibuche pontaie delle stesse dimensioni ma non al-lineate alle precedenti (USM 97 sul lato ovest,USM 36 sul lato est). Alla quota corrispondentesi ritrovano nel lato corto nord quattro buche diuguali misure (USM 4), sempre passanti, assentiinvece nel muro perimetrale sud. La serie di quat-tro buche si ripete poi nei lati lunghi (USM 40 sullato est, USM 112 sul lato ovest) e alla stessa quo-

Fig. 60 – Prospetto del muro perimetrale nord interno dell’edificio A. I numeri in corsivo si riferiscono a USMnegative. Le USM evidenziate in grigio corrispondono ad interventi di successivi periodi (rilievo di M. Boccacci).

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Fig. 60a – Prospetto del muro perimetrale nord interno dell’edificio A. I numeri in corsivo si riferiscono aUSM negative. Le USM evidenziate in grigio corrispondono ad interventi di successivi periodi (rilievo di M.

Boccacci).

ta al di sopra di 1 m. rispetto alle precedenti, bu-che questa volta presenti nel lato corto sud (USM75) invece che in quello nord.Con la medesima scansione al di sopra di 1.60m troviamo la stessa serie di quattro buche neilati lunghi (USM 41 sul lato est, USM 113 suquello ovest) e quattro in quello nord (USM 22),che continua più in alto di circa 0.90 m con lostesso numero nei lati lunghi est ed ovest e solonel lato corto sud.Ad esclusione della prima serie di buche, le altresi caratterizzano per essere posizionate alla me-desima quota non solo sullo stesso ma anche suglialtri lati perimetrali adiacenti, mentre non si notaun loro allineamento in verticale. Le distanze tra

una buca e l’altra (in particolare per quelle po-ste al centro) in genere sono comprese tra i 2/2.10 m anche se in alcuni casi le misure possonoridursi tra gli 0.65/0.80 m. Dal momento chenei depositi orizzontali indagati non è stata ritro-vata traccia di buche per l’alloggio dei pali appar-tenenti ad eventuali ponteggi, è ipotizzabile che icostruttori utilizzassero impalcature autoportan-ti, agganciate al muro in costruzione e spostate inalto, via via che la muratura si innalzava (Fig. 61).La presenza di più serie di buche alla stessa quotasui quattro lati dell’edificio fa pensare a dei ritmidi lavoro regolari in cui i diversi avanzamenti av-venivano omogeneamente in orizzontale su tuttii lati perimetrali e dove forse una pausa di lavoro

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Fig.

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ra.corrispondeva proprio all’impianto delle buche

per i nuovi ponteggi (Fig. 61).La mancanza alternativamente di buche sui laticorti poste alla stessa quota di quelle sui lati lun-ghi, può essere spiegata con l’esigenza di econo-mizzare i tempi di esecuzione riutilizzando per iponteggi le buche destinate all’alloggio dei solailignei o dei ballatoi esterni.Evidenziando con toni di grigio diversi i tratti dimuratura compresi tra i differenti allestimentidei ponteggi (includendo anche le fondazioni)possiamo notare come l’intero sviluppo dell’edi-ficio sia avvenuto attraverso la regolare costru-zione in orizzontale di sei blocchi di murature,non totalmente omogenei in altezza per l’adat-tamento ai vari elementi architettonici, a cui neandrebbe aggiunto un altro relativo alla posa inopera della copertura (Fig. 61).

Attività 179: L’ultimo pianoLe successive trasformazioni, hanno ridotto letracce di quest’ultimo livello a poche evidenze,consistenti in un parziale tratto di muratura, sem-pre con le stesse caratteristiche di quella sotto-stante, visibile nelle pareti est e sud. La seguentecostruzione della volta in mattoni (att.180, per.IV.2), prima ancora delle distruzioni naturali, ri-dusse già l’altezza della porzione nord dell’edi-ficio che doveva svettare più in alto delle coper-ture attuali, per lo meno di 1.50-2 m circa. Ciòinfatti è deducibile dalle presunte dimensionidegli archi impostati sopra il pilastro centrale(USM 181, Fig. 60a) e i lati lunghi, poi quasitotalmente distrutti dalla volta in mattoni, ne-cessari al sostegno di una copertura piana chefungeva da terrazza di avvistamento. La presen-za di alcune mensole in pietra, con le stesse ca-ratteristiche e dimensioni di quelle del livelloinferiore (USM 45-46-47-48 lato est, USM 115lato ovest, USM 82 lato sud Figg. 57-58-59), ri-sparmiate da queste trasformazioni e visibili in-ternamente sui lati est, sud e ovest testimonianol’esistenza di una probabile e più numerosa seriedi sostegni, che allo stesso modo del solaio sot-tostante, doveva alloggiare un piano ligneo, in-terpretabile, tenendo conto di tutte le variabilidimensionali, come una sorta di soppalco al disotto della terrazza sommitale.

Area 7000Attività 136: Costruzione di una possibile cintadifensiva (Fig. 62)Nella porzione nord-ovest dell’area è stato ri-portato in luce un consistente lacerto di mura-tura (US 7003, 4.53 m di lunghezza, 1.10 m cir-ca di spessore). Il lacerto, avente direzione nord-

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sud, ha conservato solo il primo dei suoi filari inprossimità della porzione centrale dell’area, dovemaggiori sono stati i successivi interventi. Quat-tro filari sono invece distinguibili in prossimitàdei limiti del terrazzamento. Il muro fu costrui-to utilizzando pietre in calcare di medie e grandidimensioni, parzialmente sbozzate e legate damalta di calce di buona qualità, particolarmentecompatta. L’andamento irregolare del profilo diquesto muro, la superficie muraria leggermentesporgente e la stessa quota della struttura rispet-to al terreno vergine, suggeriscono che questisiano, in realtà, i resti della fondazione di unmuro di consistenti dimensioni forse ricollega-bile ad una primo circuito difensivo che cingeval’edificio A prima della costruzione del palazzo.

Area 4000Attività 55: Tracce di strutture lignee, strati diuso ed evidenze negativeNel corso della prima metà del XII secolo, quan-do a poca distanza si cominciava a costruire ilgrande edificio A, questa parte dell’area sommi-

tale continuò ad essere frequentata. Se nella por-zione nord interna al palazzo si camminò al disopra dei precedenti strati di abbandono (US e4240) a sud si depositò uno strato (US 4172) ric-co di reperti residui come scorie ferrose, pietrecon tracce di fuoco e carboncini (Fig. 47). Le suc-cessive distruzioni legate alla costruzione dell’ac-quedotto non ci consentono di interpretare almeglio questa fase abitativa. Quattro buche di palodi grosse dimensioni con forma circolare o qua-drata (US 4176, diam. 0.40 m, prof. 0.30 m/ US4173 diam. 0,25 cm prof. 0.15 m/ US 4185 diam.0.35 m, prof. 15 cm/ US 4180 lato 0.25 m, prof.0.25 m) forse relative ad una struttura lignea conpianta rettangolare, che probabilmente si svilup-pava nell’area occupata dal moderno acquedot-to, testimoniano la presenza di costruzioni in ma-teriale deperibile nei decenni immediatamenteprecedenti l’edificazione del palazzo. Chi fosseroperò gli abitanti di questi presunti ambienti è dif-ficile ipotizzarlo, dal momento che le strutturepotrebbero anche essere legate alla necessità diospitare i lavoratori itineranti che facevano partedella squadra di costruttori dell’edificio A.

FASE 2 (SECONDA METÀ XII SECOLO):COSTRUZIONE DEL PALAZZO (Figg. 63-64-65-66)

Area 4000Attività 167: Le fondazioniPochi decenni dopo la costruzione dell’edificioA fu deciso di ampliare l’area signorile. Il pro-getto prevedeva la costruzione di un nuovo edi-ficio nella zona leggermente sopraelevata postaa nord-ovest, occupata in precedenza da strut-ture lignee (si veda il periodo I, fasi 3, 5).Quest’ultima fase abitativa aveva già portato adun livellamento delle irregolarità del terreno,tendente a degradare verso il versante ovest. Laposa delle fondazioni comportò di conseguenzaun taglio netto verticale di questo deposito, pertutta la lunghezza dell’ampio perimetro del nuo-vo edificio, che doveva misurare 7×15 m circa.Nel progetto, il lato lungo sarebbe stato costrui-to lungo il versante sud della collina che sovra-stava il già esistente borgo del castello. A diffe-renza di quelle dell’edificio A, le fondazioni fu-rono costruite direttamente contro il terreno, conun paramento a vista per la faccia esterna in pie-tre di calcare squadrate e spianate e con l’utiliz-zo invece nella faccia interna di pietre medio-piccole poste irregolarmente, legate da una ab-bondante quantità di malta necessaria anche percolmare gli interstizi tra le pietre e lo stesso ter-reno. Le fondazioni esterne erano inoltre prov-

Fig. 62 – Area 7000. Lacerto di muro interpretabilecome il possibile resto di una prima cinta muraria in

pietra coeva alla costruzione dell’edificio A.

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Fig. 63 – Planimetria delle aree 4000-5000-7000 nel periodo II, fase 2. In grigio sono indicate le strutture di riuso.

viste di riseghe orientate decrescenti (Fig. 70),presenti in minor numero anche nella faccia in-terna, al di sopra delle fondazioni contro terra,sino al punto in cui partiva l’elevato.Fin dalla posa delle fondazioni emerge quella chesarà una delle principali caratteristiche di que-sto cantiere. Gli stacchi tra una fase di costru-zione e l’altra (probabilmente distanziate da unarco cronologico non troppo ampio) sono infat-ti marcati da cesure verticali che segnano il pa-ramento interno delle fondazioni in tutta la loroaltezza (Figg. 75-76). Tale caratteristica, presen-te anche nei soprastanti elevati, è visibile solosui paramenti interni, dal momento che le suc-cessive strutture addossate (torre B e cisterna) ela copertura vegetale rendono oggi impossibileuna verifica sui paramenti esterni in corrispon-denza di queste cesure verticali.

La parziale conservazione del muro perimetralenord (USM 401) non consente di individuare uncorrispondente stacco, visibile, invece, sin dallarisega di fondazione nel lato occidentale a circa 3m dall’angolo nord-ovest del palazzo (USM 4107,4244, Fig. 72). In questo caso, sebbene il poste-riore appoggio di un muro divisorio e di unastruttura in pietra rendano più difficile seguirnei limiti, sembra che lo stacco non avesse com-portato un cambio di allineamento delle super-fici murarie interne che invece si verificò conl’altra netta cesura, presente nel muro perime-trale sud, a circa 4.10 m dell’angolo sud-ovestdell’edificio (USM 4182-4243, Fig. 73).Qui la pausa di cantiere corrispose anche ad unpunto di abbassamento del preesistente deposi-to che comportò una diminuizione di quota del-le fondazioni, oltreché un loro leggero arretra-

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Fig. 64 – Planimetria interpretata delle aree 4000-5000-7000 nel periodo II, fase 2.

Fig. 65 – Prospetto ovest del palazzo.

mento rispetto a quelle sopradescritte vicine al-l’angolo sud-ovest.La posizione delle cesure non evidenzia una par-ticolare cadenza delle fasi, probabilmente piùdipendenti dai ritmi irregolari del cantiere e dal-l’andamento del terreno. I rapporti stratigrafi-

ci fra le varie porzioni dimostrano invece che icostruttori iniziarono con la posa delle fonda-zioni del muro nord per poi proseguire in sen-so antiorario sino al lato sud del palazzo (Fig.75). Anche se la cesura prosegue nel soprastan-te elevato, per problemi strutturali è molto pro-

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Fig. 66 – Porzione interna sud-ovest del palazzo.

Attività 45-46-47-48-49: Il piano terrenoDopo la posa delle fondazioni i lavori prosegui-rono con l’edificazione degli elevati seguendo lostesso ordine di costruzione delle fondazioni.In base alla posizione delle cesure di cantieresopradescritte e ai loro rapporti stratigrafici,deduciamo che la prima porzione di muraturacostruita riguardò il muro perimetrale nord eparte di quello ovest. Del lato nord purtroppooggi resta un ridotto lacerto (USM 401) caratte-rizzato internamente ed esternamente da conciin calcare di medie e grandi dimensioni (misuramedia 0.45-0.50 m di lunghezza×0.24-0.25 mdi altezza) posti in orizzontale o a faccia quadraseguendo una regolare posa in opera che preve-deva giunti e letti di posa di misura ridotta (0.04-0.05 m) con un rarissimo utilizzo di zeppe inpietra. I conci sono ben squadrati e spianati insuperficie con un attrezzo a punta (probabilmen-te una subbia con dimensioni intorno 0.04-0.05m). Non sono invece evidenti tracce di scalpelloper la realizzazione del ‘nastrino’.Nella parete ovest interna (il paramento esternoè quasi completamente ricoperto dall’edera) acirca tre metri dall’angolo nord-ovest del palaz-

Fig. 66a – Ricostruzione del palazzo (da rielaborazionedisegno originale Studio InkLink).

babile che si preferì ultimare tutte le fondazio-ni per poi proseguire con il resto della costru-zione.

Fig. 67 – Bifora presente nel muro perimetrale ovestdel palazzo.

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zo si trova, in corrispondenza di quella delle fon-dazioni, la prima cesura verticale che proseguein alto per circa due metri, per poi perdersi incorrispondenza di una grossa asportazione dimateriale (US 403). La porzione di muraturacompresa tra questa cesura e l’angolo nord-ovest(US 402, Fig. 72) presenta la medesima tecnica

muraria della parete nord, costruita nel coevoarco di tempo, come ci confermano gli stessi rap-porti stratigrafici.In questo caso la cesura oltre a significare uno‘stacco’ nei ritmi del cantiere coincise con unprobabile cambio di scalpellini e soprattutto conuna nuova partita di materiale da costruzione.La seconda porzione di muratura edificata (9 mcirca di lunghezza), composta dal restante para-mento del muro ovest (US 435, 4 m circa) e daaltri 4.50 m circa di quello sud (US 449), fu co-struita con pietre di calcare provenienti forse daun diverso fronte di cava e caratterizzate da unaminore altezza rispetto a quelle del precedentelotto (misura media 0.35-0.36 m di lunghezza×0.17-0.18 m di altezza). Malgrado la regolari-tà della posa in opera, i conci subirono una squa-dratura e spianatura più sommaria, eseguita nel-la maggioranza dei casi con uno strumento a lamapiana (forse uno scalpello) e solo in alcuni conciripresa con una subbia (con una punta di diame-tro compreso tra gli 0.04-0.05 m, Fig. 77). Lamigliore conservazione di questa porzione di mu-ratura consente però di osservare la successiva

Fig. 68 – Particolare delle mensole presenti neiparamenti interni del palazzo.

Fig. 69 – Particolare della feritoia presente nelperimetrale ovest del palazzo.

Fig. 70 – Particolare delle riseghe decrescenti presentinella porzione inferiore dei muri perimetrali del

palazzo.

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Fig. 71 – Particolare dei resti dell’originaria copertura del palazzo.

Fig. 72 – Prospetto del muro perimetrale ovest interno del palazzo. I numeri in corsivo si riferiscono a USMnegative. Le USM evidenziate in grigio corrispondono ad interventi di successivi periodi (rilievo di M. Boccacci).

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finitura delle superfici che dovette caratterizza-re tutto il paramento interno. La malta di calcerifluente veniva infatti distribuita lungo i bordidel concio ed in seguito con uno strumento apunta fine era disegnata una linea che riprodu-ceva l’andamento dei giunti e letti di posa, inmodo così da creare un’immagine di perfettaposa in opera. Sempre la buona leggibilità dellamuratura (visibile anche nel suo paramento ester-no) permette inoltre di intuire il punto di arre-sto orizzontale di questa fase di cantiere in cor-rispondenza della quota del solaio che dividevail fondo dal piano nobile. Del lato perimetralesud non si conservano molte evidenze. Comescrivevamo sopra, a circa 4.50 m dall’angolo sud-ovest, in corrispondenza di quella delle fonda-zioni, si trova una cesura verticale leggibile, acausa della distruzione del muro, solo in mini-ma parte (Fig. 73). Come per le fondazioni an-che questo stacco comportò una leggera rien-tranza del paramento interno ed un cambio diposa in opera. La porzione di muratura compre-sa tra questa cesura e l’angolo sud-ovest(USM 449), similmente a quella del lato ovest acui si lega, è costruita con pietre di medie e pic-

cole dimensioni caratterizzate da una ridotta al-tezza dei filari e da una regolare posa in opera,oltreché da una più sommaria finitura delle su-perfici (con l’uso dello scalpello per spianare ilpezzo). Il resto della muratura che prosegue ver-so est oltre la cesura (USM 446), si caratterizzainvece per l’uso di conci più grandi (misura me-dia 0.30-0.35 m di lunghezza×0.17-0.18 m dialtezza), una maggiore altezza dei filari ed unarifinitura più accurata delle superfici con unostrumento a punta fine (probabilmente una sub-bia). Inoltre in questa porzione di muratura siha un abbassamento della quota di fondazione(probabilmente perché qui il deposito preesisten-te subiva un dislivello) e la presenza di più rise-ghe decrescenti (quattro anziché tre) sino al pun-to in cui parte l’alzato vero e proprio.Al di sopra della USM 449 (Fig. 73) oltre la quotadell’originario solaio, troviamo inoltre due ulte-riori porzioni di muratura (USM 447-448) ca-ratterizzate da una diversa dimensione dei concie da una loro differente finitura.A causa della precaria conservazione dei lati pe-rimetrali sud, est e nord, è solamente dagli ele-menti architettonici del lato ovest che è possibi-

Fig. 73 – Prospetto del muro perimetrale sud interno del palazzo. I numeri in corsivo si riferiscono a USMnegative. Le USM evidenziate in grigio corrispondono ad interventi di successivi periodi (rilievo di M. Boccacci).

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le ricostruire un parziale aspetto del piano ter-reno. Sul lato ovest si apriva una piccola feritoia(USM 406, misure 1×0.70 m di altezza, Fig. 72)e, sempre in prossimità dell’angolo sud-ovest,un’ulteriore apertura (US 408, misure 0.60×0.30m) incorniciata da stipiti ed architrave in pietra,caratterizzata da un graduale restringimento adimbuto verso il paramento esterno dove si trovauna piccola apertura, quasi un foro, di ridottedimensioni. Un piano di lastrine di ardesia po-sto nella parte inferiore dell’apertura, discenden-te verso l’esterno, indurrebbe ad interpretarequest’ultima (tra l’altro posta a circa 1.30 m so-pra il piano di calpestio) come un punto dovegli abitanti del fondo potevano scaricare ester-namente le ‘acque bianche’. Coevo alla realizza-zione di questa porzione del palazzo è anche l’in-serimento, nell’angolo sud-ovest di due pietreangolari di grosse dimensioni che definiscono unpiccolo spazio quadrangolare (0.25×0.21 m)dove forse, nelle intenzioni dei costruttori, avreb-be dovuto alloggiarsi un tubo discendente o qual-che elemento architettonico. L’indagine archeo-logica non ha comunque rinvenuto tracce dipossibili strutture connesse alle due pietre, forselegate ad una progettazione non portata poi atermine (per delle ipotesi a riguardo si veda l’att.30, per. II.2).

Attività 169-168: II primo pianoAnche la costruzione del primo piano fu realiz-zata seguendo la stessa sequenza delle pause dicantiere del livello sottostante. Uno stacco ver-ticale è infatti riconoscibile sul perimetrale ovest(Fig. 72), come continuazione di quello inferio-re, tra la bifora e l’angolo nord-ovest (USM 405-421), mentre un terzo, finale accrescimento inorizzontale dell’edificio sarebbe poi identifica-bile al di sopra della bifora (USM 436), come sideduce dall’osservazione del paramento esternodei lati ovest e sud, caratterizzato dall’impiegodi grandi conci ben squadrati e rifiniti superfi-cialmente con una perfetta posa in opera, chesono l’ulteriore spia di un cambio di cava maanche forse di maestranze.Una simile e piuttosto complessa organizzazio-ne del lavoro, caratterizzata quindi da una seriedi ‘stacchi’ verticali probabilmente piuttosto rav-vicinati nel tempo, alternati a pause orizzontaliforse cronologicamente più distanziate, compor-tò l’utilizzo di impalcature lignee per la costru-zione delle parti alte sostenute da pali inseritinella muratura in corso d’opera. Le tracce diqueste strutture sono ben riconoscibili e consi-stono nei lati ovest e sud del palazzo in gruppidi due o tre buche passanti, di forma quasi qua-

drata (USM 416-418 nel lato ovest; USM 443nel lato sud, misura media 0.20×0.15-0.18 m)poste alla stessa quota ad una distanza di circa2.20 m l’una dall’altra nel caso della parete ovest.Il mancato ritrovamento di buche nel depositoorizzontale, la non perfetta assialità dei gruppidi buche, distanziati in verticale di circa 1.40 msul lato ovest e 1.30 in quello sud e la non corri-spondenza di quote tra le buche della parete oc-cidentale e meridionale, indicherebbe un uso diponteggi autoportanti, non ancorati con un paloverticale al suolo e sostenuti invece solo da paliinseriti nel muro durante la fase di costruzione.La mancanza invece di corrispettive buche neltratto di muro incluso nella prima cesura è unariprova di come le cesure verticali rappresenti-no un momento del costruire differenziato ol-treché nei modi anche nei tempi.Il piano terra era diviso da quello superiore daun solaio ligneo, come si deduce dalla presenzadi mensole ed alloggi nei differenti paramentimurari (Fig. 68). Sul lato perimetrale ovest in-terno è intuibile (poiché un crollo di età con-temporanea rende difficoltosa la lettura) la pre-senza di una grande buca (USM 455 misure pre-sunte 0.40×0.60 m) originariamente necessariaper l’inserimento di una delle travi portanti delsolaio. Sul lato sud tre mensole in calcare anco-ra visibili, di forma quadrata (USM 444, misura0.20×0.20 m, con una sporgenza di 0.25 m) po-ste alla stessa quota della buca sul lato ovest, sonoun’ulteriore traccia del sostegno di questo sola-io. A causa dell’ampiezza della superficie inter-na è comunque impensabile che il pavimentofosse sostenuto solo con il sistema di buche emensole. È invece possibile che, analogamenteall’edificio A, in posizione centrale si trovasserodei pilastri in pietra necessari per agganciare ilsistema delle travi di sostegno (Fig. 64). Di que-sti due ipotetici pilastri oggi sono individuabilile parziali tracce di uno, poste a circa 4.50 metridal lato ovest del palazzo, non a caso in asse conla buca su questo lato, da cui appunto dovevapartire una trave che poi si agganciava al pila-stro in questione (Fig. 78). Dal momento che lafossa di fondazione dell’acquedotto ha tagliatobuona parte del pilastro, già in precedenza rasa-to per la realizzazione di una soglia (si veda l’att.50, per. V.l) conosciamo solo una delle misuredei suoi lati (1 m). Possiamo però ipotizzare che,analogamente all’edificio A, il pilastro avessepianta quadrata. Tenendo conto del perimetrodell’edificio si può inoltre supporre l’esistenzadi un altro pilastro (oggi inglobato nell’acque-dotto) posto ad una distanza di circa 4.30 m dal-l’altro.

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Fig. 74 – Prospetto del muro perimetrale ovest esterno del palazzo. I numeri in corsivo si riferiscono a USMnegative. Le USM evidenziate in grigio corrispondono ad interventi di successivi periodi (rilievo di M. Boccacci).

Il piano nobile sul lato ovest era illuminato daun’unica bifora provvista di doppi archetti in tra-vertino con colonnina e capitello in marmo bian-co, sormontati internamente da un arco ribassatocon conci in calcare con colonna e capitello incalcare bianco (Fig. 67). Lateralmente alla bifora,

in posizione quasi simmetrica e con misure leg-germente differenti (USM 404-417 non a casoappartenenti a due porzioni di muratura divisi dauna cesura, Fig. 72) si trovano due nicchie proba-bilmente utilizzate per il ripostiglio di oggetti ap-partenenti all’arredo domestico.

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Attività 170: La coperturaNella porzione di muratura posta a coronamen-to del palazzo, sono leggibili due differenti fasicostruttive. Una prima (USM 420 sul lato ovest;USM 448 sul lato sud) coeva al paramento sot-tostante e caratterizzata, sul lato ovest, dalla pre-senza di una serie di buche rettangolari(USM 501) al di sotto delle quali è leggibile unsottile strato di lastre di ardesia (Fig. 71); una

seconda legata al rifacimento dei merli di coro-namento del tetto riutilizzando conci in calcareinsieme a mattoni posti in opera in maniera pocoregolare con un notevole utilizzo di zeppe in pie-tra. (USM 423 424. vedi att. 173).Osservando le evidenze presenti nel tratto dimuratura coeva è intuibile la forma della coper-tura del palazzo. L’edificio infatti doveva essereprovvisto di un tetto coperto da lastre di arde-sia, sostenuto da capriate, con doppio spioventeed il colmo parallelo ai lati perimetrali lunghi.Lo strato di lastre associato alle buche soprade-scritte è infatti interpretabile come il punto discolo delle acque meteoriche provenienti dal tet-to. La presenza di un parapetto in muratura ter-minante probabilmente anche in origine con deimerli, conferma però l’esistenza di un piccolocamminamento intorno alle falde del tetto, ne-cessario per l’avvistamento del territorio, sfrut-tabile in caso di pericolo ed utilizzabile ancheper la manutenzione della stessa copertura.

Attività 35-58: Primo uso del fondo del palazzoPoche sono le tracce relative al primo utilizzo diquesto spazio. La mancanza di stratigrafie rap-portabili alla metà del XII secolo ci induce ad ipo-tizzare una sporadica frequentazione dei fondi. Ivisitatori di questi ambienti camminarono sui li-vellamenti realizzati anteriormente alla costru-zione del palazzo (att. 35, interfaccia US 4233-

Fig. 75 – Prospetti interpretati dei muri interni ovest e sud del palazzo. Con i diversi toni di grigio sonosegnati gli “ stacchi” di cantiere corrispondenti alle cesure presenti nei paramenti. Le frecce sui prospettiindicano le relazioni di posteriorità stratigrafica tra le fasi di cantiere indicate con i numeri. Le linee neresegnano gli allineamenti delle buche pontaie mentre la linea grigia indica la quota dell’originario solaio. Inalto a sinistra, nella planimetria del palazzo, i differenti toni di grigio e le frecce segnalano la sequenza di

costruzione dell’edificio.

Fig. 76 – Nell’immagine di parte del paramentointerno del muro perimetrale sud del palazzo èevidenziata in bianco la cesura corrispondente ad uno

degli “ stacchi” di cantiere.

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interpretativa sta proprio nella piccola aperturanel muretto sud, legata forse ad un collegamen-to con possibili strutture sull’altro lato del fon-do, di cui però non si è trovata traccia o cheforse furono progettate ma mai costruite. Lega-te a questa prima divisione funzionale degli spa-zi, sono forse i due conci inseriti al momento

Fig. 77 – Nel prospetto sud del palazzo sono visibilile due differenti tecniche murarie impiegatecontemporaneamente per la costruzione dell’edificio.

Fig. 79 – La struttura US 4119 addossata all’angolonord-ovest interno del palazzo alla fine dello scavo.

Fig. 78 – Nella foto, la freccia indica i resti dell’origi-nario pilastro in pietra necessario a sostenere il solaio

ligneo del palazzo.

4234), non lasciando tracce del loro passaggioma provvedendo a rimuovere i pali delle prece-denti strutture lignee e riempendo le relativebuche (att. 58, US 4186-4177-4174-4181-4084).

Attività 30: Costruzione di una struttura murariaDi poco successiva all’edificazione del palazzo,fu la costruzione di una struttura muraria pog-giata al suo angolo nord-ovest (US 4119, Fig.79). La struttura era composta da un piccolo vanodi forma rettangolare (1.59×2.56 m) delimitatoa nord ed ovest dagli stessi muri perimetrali delpalazzo, a sud ed est da due muretti di limitatospessore (0.38/0.42 m). Dal momento che lastruttura fu progettata dopo l’edificazione delpalazzo, il suo spazio venne ricavato scavandoal di sotto delle fondazioni dell’edificio. In que-sto modo fu completamente asportato il deposi-to preesistente contro cui furono addossati i duemuretti ad est ed ovest.Questo comportò la realizzazione di un solo pa-ramento ‘a vista’ interno caratterizzato dall’im-piego di grossi conci in calcare ben squadrati espianati superficialmente. Sul lato perimetralesud fu inoltre ricavata una piccola apertura diforma rettangolare. È possibile che questa strut-tura fosse coperta da una volta, sicuramente di-strutta durante l’interramento di questo spazioe di cui però non si sono riconosciute traccemateriali. Non si notano sui paramenti dei mu-retti tracce di rivestimento, presente invece sul-le fondazioni. È evidente che nel progetto deicostruttori questo vano doveva avere una fun-zione ben precisa e probabilmente la giusta chiave

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della costruzione nell’angolo opposto a quelloin cui si trovava la struttura, dei quali le eviden-ze archeologiche non hanno svelato il significa-to (US 4239). Fatto sta che pochi anni dopo fudeciso un ulteriore cambiamento. Siamo infattiquasi alla fine del XII secolo quando la piccolaapertura nel lato sud venne chiusa ed il vano sitrasformò in un ‘butto’ funzionale al piano no-bile (Fig. 80).In contemporanea nell’angolo nord-ovest ven-nero inserite (il taglio per questa operazione èevidente) due nuove pietre angolari (US 4183),alla stessa quota di quelle precedentemente de-scritte sul lato opposto. Il loro scopo in questocaso è più chiaro. Queste erano infatti necessa-rie per l’alloggio (misure 0.25-0.23 m) di un pro-babile tubo (di legno o terracotta?) che parten-do dal primo piano, terminava in corrisponden-za dell’ultimo tratto di scarico con una grandelastra di ardesia, poggiata alle fondazioni deimuri. Ma anche questo utilizzo era destinato adurare per una manciata di anni se alla fine delXII primi anni del XIII secolo fu deciso l’inter-ramento definitivo del vano (si veda la successi-va attività). Coevo alla costruzione di questa

struttura ed al suo uso come ‘butto’ è anche laformazione di due strati (att. 85,4090-4091)posti esternamente alla struttura nella porzionenord del fondo, composti da terra, carboncini escorie (evidentemente reperti residui degli stratisottostanti) legati alla frequentazione del fondonegli ultimi decenni del XII secolo.

Attività 33: Abbandono della struttura murariaQuando per motivazioni difficili da cogliere at-traverso le evidenze materiali, il vano non fu piùutilizzato come ‘butto’, fu demolita la sua pro-babile copertura e lo spazio interno venne riem-pito per creare una più ampia area di calpestio.Le tracce di questa operazione, che comporta-rono il trasporto di diverse quantità di terra,consistono in una serie di strati (US 4104-4120-4128-4132-4083) caratterizzati a volte da diversacomposizione (terra, argilla rossa, terra mista alastre di ardesia) ma accomunati dalla presenzadella stessa ceramica.

Area 2000Attività 111-119: Edificazione di un muroconnesso al palazzoPoggiato esternamente al lato nord del palazzo,nello spazio compreso tra il suo angolo nord-oveste la fossa di fondazione dell’acquedotto moder-no, si trova un muro costruito con pietre di calca-re legate da malta tenace, dotato di un notevolespessore (US 2007, Figg. 63-64). A causa dei suc-cessivi cambiamenti è difficile cogliere le caratte-ristiche principali della tessitura muraria.Un muro a scarpa posteriore copre la sua origi-naria faccia a vista e al momento risulta ben os-servabile solo il suo sacco interno e alcuni concidel paramento, che sembrerebbero squadrati eposti in opera con regolarità. I componenti ma-croscopici della malta come la monumentalitàdi questa struttura ci induce a pensarla coeva allacostruzione del palazzo, sebbene la cronologiarelativa la indichi posteriore a questo edificio.Dal momento che sarebbe stata poco logica lapresenza di un muro a retta poggiato al palazzo(presupponendo inoltre che la cinta difensivasommitale fosse spostata più in avanti) è più plau-sibile pensare che qui vi fosse una struttura fun-zionale allo stesso palazzo. Facendo una rapidavalutazione dei possibili punti di entrata ai pianialti dell’edificio, questo risulterebbe il luogo piùfavorevole dove costruire un’eventuale scala diaccesso. E proprio come base di una scala po-trebbe essere interpretato il nostro muro, priva-to poi degli originari gradini a causa delle suc-cessive trasformazioni (vedi att. 112, per. V.l).Legate invece alla fondazione del muro perime-

Fig. 80 – Alcuni dei numerosi reperti gettati nellastruttura 4119 quando fu trasformata in “ butto” erinvenuti durante lo scavo di uno dei suoi riempimenti.

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Fig. 83 – Area 4000 (palazzo). Sezione BBI interpretata con evidenziati in grigio i depositi relativi al periodo III (rilievo di M. Menchetti).

Fig. 81 – Matrix per attività del periodo III.

Fig. 82 – Area 4000 (palazzo) sezione AAI interpretata con evidenziati in grigio i depositi relativi al periodo III(rilievo di M. Menchetti).

trale nord del palazzo sono tre conci di calcaresquadrati (US 2054), appartenenti sicuramentead una struttura più ampia quasi completamen-te distrutta per la costruzione dell’acquedotto.

La direzione di questo lacerto non è esattamen-te perpendicolare al muro del palazzo, ma postoin diagonale. Un ulteriore spoliazione di etàmoderna ci impedisce di cogliere i rapporti con

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il muro a retta posto lì vicino. Ipotizzando que-st’ultimo come base di una scala, data la diffe-renza di quota con questo ridotto lacerto, po-tremmo pensare i tre conci come appartenentiai primi scalini di accesso alla rampa.

Area 5000Attività 92: Tracce di uso dell’edificio AI resti dell’attività, per buona parte asportatidurante le contemporanee fasi di riuso di questospazio, sono rappresentati da uno strato (US5003, Fig. 63) esteso per metà dell’ambiente, inparticolare nella porzione sud dove maggiore sipresenta il dislivello. Il deposito, composto dapietre di piccole e medie dimensioni miste a ter-ra, può essere interpretato come una sorta di li-vellamento dell’area avvenuto poco dopo la co-struzione dell’edificio per creare un omogeneopiano di calpestio.

1.3. Periodo III: Ampliamento e trasforma-zioni dell’area signorile (XIII secolo)

Importanti episodi edilizi si verificarono anchenel corso del Duecento, a continuazione di quellafiorente attività di cantiere intrapresa già nel se-colo precedente, a sua volta legata alle maggioririsorse economiche di questo ramo dei Gherar-deschi e alla volontà di materializzare il loropotere all’interno di un contesto politico in mo-vimento, in cui l’ingerenza di Pisa tendeva, con

Fig. 84 – Area 1000 (torre B). Sezione CCI interpreta-ta con evidenziati in grigio i depositi relativi

al periodo III (rilievo di M. Menchetti).

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il passare degli anni, a farsi sempre più sentire.Nella prima metà del XIII secolo, infatti, furonocostruiti nuovi edifici, che ampliarono l’areaabitativa sommitale, conferendole l’aspetto chevediamo oggi (Fig. 86).A ridosso del lato sud del palazzo furono edifi-cate una grande cisterna per la raccolta delle ac-que ed una torre provvista di almeno quattropiani (Fig. 84). In questa occasione vennero an-che riorganizzati gli accessi al pianoro, con lalocalizzazione di una porta tra l’edificio A e que-sta nuova torre. Sul versante opposto, invece,nello spazio antistante il lato nord del palazzovenne innalzato un edificio turriforme di grandidimensioni (edificio C), oggi visibile a livellodelle sue fondazioni.Nel palazzo, la prima metà del secolo fu invececaratterizzata da una serie di cedimenti strutturali

dovuti probabilmente all’eccessivo carico dei solaisopportati solo da due pilastri centrali interni.Al termine dei lavori nelle due torri, quando giàsi cominciava a vivere nei nuovi ambienti, nel ter-zo quarto del duecento, per ovviare a questi pro-blemi i due pilastri del palazzo furono sostituitida uno spesso muro centrale che definì nuovi spaziall’interno del fondo cieco (Figg. 82-83-85).Contemporanei a queste importanti trasforma-zioni nell’area sommitale sono alcuni episodirelativi alle strategie politiche dei Gherardeschi,di cui in questo periodo sono noti quattro grup-pi familiari che dall’inizio del Duecento si face-vano chiamare conti di Campiglia 10.

Fig. 86 – Ricostruzione degli edifici presenti nell’area sommitale nel periodo III.

10 Per un più approfondito riferimento alle fonti scritte rela-tive agli episodi citati si veda CECCARELLI, infra, cap. I.5, t. I.

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Fig. 87 – Planimetria delle aree 1000-2000-4000-6000-7000 nel periodo III, fase 1. In grigio sonosegnate le strutture di riuso.

Tra il 1246 ed il 1253 il conte Alberto del fuUguccione, che abitava nel palazzo della Rocca,fu pievano di Campiglia, incorrendo, per questasua fedeltà alla Sede Apostolica, nelle ire del-l’imperatore Federico II e successivamente delpodestà di Pisa. In seguito Alberto lasciò la car-riera ecclesiastica per sposarsi con Margherita,figlia di un da Prata e di una Alberti.L’episodo legato ad Alberto, che segnò una primaincrinatura con Pisa, fu seguito circa un venten-nio più tardi da un evento più grave, che sancìdefinitivamente la rottura dei conti con la cittàmarinara. Dopo il 1270 infatti la discesa di CarloI d’Angiò e la sconfitta di Manfredi provocaronoin Toscana la riscossa del guelfismo ed il progres-sivo isolamento di Pisa ghibellina. Fu in questaoccasione che avvenne una ribellione nella Ma-

remma meridionale, nei confronti di Pisa, a cuiparteciparono, tra gli altri, anche i conti di Cam-piglia. La conseguenza più immediata di questiavvenimenti, nel momento in cui Pisa riprese ilcontrollo della Maremma, fu, dal 1287, l’occu-pazione militare della Rocca che determinò im-portanti trasformazioni all’interno del complessomonumentale nel corso del successivo periodo.

FASE 1 (PRIMA METÀ XIII SECOLO): COSTRUZIONE

DELL’EDIFICIO B, C E CISTERNA (Figg. 87-88)

Area 2000: La costruzione dell’edificio C (Figg.87-89)Attività 118: Le fondazioniCome nel caso del palazzo anche per questo edi-ficio fu effettuato un profondo taglio del terre-

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no (US 2049) e le fondazioni furono posate con-tro questo deposito. La sotto escavazione delterreno, avvenuta durante la costruzione dell’ac-quedotto, ha messo in luce parte di queste fon-dazioni (USM 2027-2046-2047-2048-2050) co-struite con pietre in calcare di medie e grandidimensioni legate da malta di calce, squadrate,spianate superficialmente e distribuite su unaserie di riseghe orientate nella faccia esterna avista del paramento; appena sbozzate e poste inopera irregolarmente nel paramento internopoggiato contro il terreno.

Attività 105-106-107: L’elevatoI tre muri perimetrali nord, ovest e sud (USM 2001-2002-2003) ancora parzialmente conservati mo-strano un paramento costruito con conci in cal-care di medie e grandi dimensioni, squadrati inmaniera piuttosto grossolana e altrettanto som-mariamente rifiniti con uno strumento a lama

piana (solo alcune superfici presentano tracce diun trattamento a subbia). I conci sono dispostiseguendo un’apparecchiatura abbastanza rego-lare con filari orizzontali e paralleli solo rara-mente sdoppiati, ma con uso frequente di zeppein pietra inserite nei giunti o letti di posa di di-mensioni variabili (Fig. 90).

Area 1000: La costruzione della torre B(Fig. 91-92-93-94-95)

Attività 165: Le fondazioni (Fig. 96)

La torre B venne costruita quando il palazzo eragià stato edificato poco meno di un cinquanten-nio prima. Di conseguenza, in relazione ai pro-blemi altimetrici e di spazio dell’area signorile, icostruttori progettarono di edificare la torre im-mediatamente adiacente al palazzo.Parte del lato sud di quest’ultimo edificio coin-cise pertanto con il muro perimetrale nord della

Fig. 88 – Planimetria interpretata delle aree 1000-2000-4000-6000-7000 nel periodo III, fase 1.

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torre, mentre i tre lati, ovest, sud ed est vennerocostruiti ex-novo. Proprio per l’edificazione dellato sud del palazzo era stato effettuato un con-sistente taglio del terreno vergine, interrompen-do il declivio naturale e causando un notevolesalto di quota tra l’area sommitale e le pendicisottostanti (a riguardo si veda le relative attivitànel periodo II). Le maestranze ripartirono quin-di da questa quota già sbassata del terreno, pra-ticando un profondo taglio di fondazione (US1080) che con andamento pseudo-rettilineo in-cise il terreno lungo i lati est, sud ed ovest. Lefondazioni (US 1089-1085) non furono realiz-

Fig. 90 – Particolare della tecnica muraria adottataper la costruzione dell’edificio C.

Fig. 89 – Panoramica dell’edificio C alla fine dello scavo.

Fig. 91 – Panoramica della torre B.

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zate direttamente contro terra, ma, per lavoraremeglio su tutti e due i paramenti, venne lasciatoun certo spazio tra il muro ed il taglio, maggioreper il muro sud, minore per i lati est ed ovest etendente man mano a diminuire procedendoverso nord, dove la quota del terreno si innalza.Le fondazioni, costruite di conseguenza con pie-tre squadrate sia sul lato esterno che interno, siinnalzarono con riseghe decrescenti sino al pun-to in cui partiva l’elevato.

Attività 9-53-54-158-159: Il fondo cieco (Fig. 95)Il lato interno ovest del fondo cieco (attività 9,fig.92) fu costruito in un unico momento. Nellamuratura (USM 304=1001) furono impiegaticonci di medie e grandi dimensioni di calcare

alberese, estratti dalle cave limitrofe. I conci fu-rono squadrati e provvisti di una finitura a voltesommaria, a volte più curata grazie all’uso di unasubbia, spesso però non utilizzata su tutta la su-perficie. Nessuna pietra presenta i margini rifi-niti a scalpello. La posa in opera è regolare confilari paralleli. In alcuni tratti della muratura sinota l’inserimento di zeppe in pietra per regola-rizzarne l’andamento. Due buche in fase con ilmuro (USM 305), poste nella sua parte superio-re sono interpretabili come l’alloggio per i palidi sostegno delle impalcature di cantiere.Poco al di sopra si contano quattro mensole inpietra con la faccia inferiore lavorata a semicer-chio (USM 306, Fig. 95). La finitura di questielementi architettonici non è particolarmente

Fig. 92 – Prospetto del muro perimetrale ovest interno della torre B. I numeri in corsivo si riferiscono a USMnegative (rilievo M. Boccacci).

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accurata ed alcune mensole, di minori dimen-sioni rispetto alle altre, sembrano appositamen-te rotte per essere inserite nella muratura. Daciò l’ipotesi che le buche dove sono alloggiate lemensole siano originariamente servite per soste-nere la centina della volta e solo in un secondotempo siano state utilizzate per inserirvi dellemensole necessarie per sostenere un possibile sop-palco ligneo al di sotto della volta, da cui forsepartiva la scala che portava nel fondo cieco.Un sottile strato di intonaco (USM 303) rivesteporzioni ridotte della superficie muraria inferio-re. Questo lato fu costruito contemporaneamentealla grande cisterna (si veda l’attività 185).Il lato sud (Figg. 93-97) è caratterizzato da una

vistosa cesura (Fig. 98) a circa 0.90 m dall’ango-lo sud-ovest che, partendo poco al di sotto dellavolta, arriva sin quasi alle fondazioni (USM 311)e non è visibile sul corrispettivo paramento ester-no della torre, stratigrafìcamente omogeneo(USM 530). Le due porzioni di muratura divisedal taglio (att. 53, USM 310-312=1002) sonocaratterizzate da una differente posa in opera efinitura delle pietre (più accurata quelle relativeall’USM 312, costruita inoltre con conci più gran-di Fig. 100). Le relazioni stratigrafiche tra i duecorpi di muratura ci dicono inoltre che la por-zione più ridotta (USM 310, che si lega al latoovest) fu costruita successivamente all’USM 312,in cui però si notano nel punto di cesura dei conciparzialmente rotti. In base a ciò, si potrebbe rap-portare la cesura non tanto ad una fase di can-

Fig. 93 – Prospetto del muro perimetrale sud internodella torre B. I numeri in corsivo si riferiscono a USM

negative (rilievo M. Boccacci).

Fig. 94 – Prospetto del muro perimetrale est internodella torre B. I numeri in corsivo si riferiscono a USM

negative (rilievo M. Boccacci).

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234Fig. 97 – Lato sud interno della torre B. Fig. 98 – Particolare della cesura presente nel lato

perimetrale sud interno della torre B.

Fig. 95 – Interno del fondo cieco della torre B. Fig. 96 – Fondazioni del lato perimetrale sud dellatorre B.

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tiere ma ad un crollo del paramento interno delmuro, forse proprio in fase di costruzione, dalmomento che sin dai primi strati di uso dellatorre non è stato individuato nessun taglio chepossa fare ipotizzare una riedificazione successi-va di questa parte di torre.Alcune porzioni di intonaco (USM 309) si sonoconservate nella parte inferiore interna dellamuratura.Il lato interno est (att. 54, USM 327=1003 Fig.94, l’esterno a causa di un grande deposito diterreno non scavato è visibile per pochi filari) sipresenta stratigraficamente omogeneo. Il muro(USM 327) provvisto di una risega a circa 2.50m. dalla fondazione fu costruito in un unicomomento, con pietre di grandi e medie dimen-sioni. A differenza di quelle del lato ovest e ana-logamente a parte di quelli del lato sud (USM312) questi conci sono squadrati e rifiniti conmaggiore cura. Malgrado non si noti nessuna fi-nitura dei limiti del concio, tracce di subbia apunta grossa sono frequentemente visibili sullasuperficie lapidea. Simmetriche a quelle del latoovest sono anche qui, alla stessa quota, inseritedelle mensole in pietra con la faccia inferiorerifinita a semicerchio (USM 328). Così come ac-cade per il paramento, anche le mensole presen-tano una migliore finitura, sebbene il loro inse-rimento, analogamente a quanto si è scritto peril lato opposto, sembra essere avvenuto in unsecondo momento, seguendo un’identica dina-mica delle fasi costruttive ipotizzata per il latoovest. Lacerti di intonaco (USM 326) ricopronoporzioni della muratura inferiore.

Attività 95-160-161: II primo pianoIl fondo cieco fu diviso dal primo piano con l’edi-ficazione di una volta a botte di cui oggi si èconservata solo una ridotta porzione in vicinan-za dell’angolo sud-est (USM 1011 Figg. 93-94).Nella volta furono utilizzati conci di travertino,perfettamente squadrati e spianati in superficie.Per accedere al fondo cieco è possibile che inquesta fosse praticata una botola (si veda la ri-costruzione proposta nella Fig. 86). Come scri-vevamo sopra, data la presenza di mensole suc-cessivamente inserite nei buchi per i ponteggidella centina, è ipotizzabile la presenza di un sop-palco ligneo al di sotto della volta, da utilizzarecome un ripostiglio più facilmente raggiungibiledel piano terra del fondo cieco posto a quasi 5m. al di sotto del primo piano. Le dinamiche diaccumulo degli strati successivamente deposita-ti all’interno del fondo cieco quando questo ven-ne usato come ‘butto’ (a riguardo si veda l’atti-vità 3, periodo IV, fase 2) ci suggeriscono la po-

sizione di una botola (nella volta oppure nel sop-palco ligneo, ammesso che questo esistesse) po-sta in prossimità del lato perimetrale nord.Dei lati perimetrali relativi al primo piano ri-mangono veramente pochi lacerti, sufficientiperò a farci immaginare un edificio di pregio concaratteristiche più abitative che difensive.L’entrata principale, di cui rimangono conserva-ti parte dell’arco, con intradosso a botte e dellostipite, si trovava sul lato perimetrale est dellatorre (USM 322, Figg. 94-99). La scelta di que-sto lato è facilmente spiegabile dal momento chea nord la torre confinava con il palazzo e ad ovestcon la grande cisterna. Come si raggiungessequesto accesso, posto a circa 6 m dal livello delsuolo possiamo solo ipotizzarlo, dal momentoche parte di questo lato è completamente distrut-ta. È possibile che la struttura muraria quadran-golare appoggiata al palazzo e in parte a questolato della torre (USM 4111, attività 52 in que-sto periodo, Figg. 87-88) fosse utilizzata propriocome base di partenza per una scala lignea cheaveva i suoi punti di aggancio sul paramento

Fig. 99 – Particolare dei resti della porta di accessoposta al primo piano della torre B.

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esterno. Questa ipotetica scala venne utilizzataprobabilmente per molto tempo, sino perlome-no alla fine del XV secolo quando la ricostru-zione della porta di accesso alla Rocca portò alparziale tamponamento dell’entrata al primopiano (att. 184, per. V.l).Nel lato perimetrale sud, che sovrastava il bor-go, si apriva invece una porta-finestra (USM 316Fig. 93), di cui rimane oggi parte dell’arco e del-lo stipite sinistro. Da questa apertura infatti siaccedeva ad un ballatoio ligneo. L’esistenza diquesta infrastruttura è dimostrata dalla presen-za di una grossa buca (USM 313, 0.30×0.28 m)in fase con la muratura, posta poco al di sottodella soglia dell’apertura, in prossimità del suostipite, che in origine alloggiava una delle traviper sostenere il pavimento del ballatoio. Comein altri edifici medievali, la buca passava attra-verso tutto lo spessore della muratura in modocosì da poter far scorrere la trave ed eliminare ilballatoio in caso di pericolo. Un’altra buca diminori dimensioni (USM 318, 0.15×0.20 m)situata in vicinanza dell’imposta dell’arco, ser-viva per l’inserimento dei travi di sostegno dellatettoia del ballatoio.

Attività 162-163-164: II secondo pianoAnche il primo piano fu diviso dal secondo at-traverso la costruzione di una volta a botte (USM331 Fig. 93) con le medesime caratteristiche diquella sottostante (conci squadrati e spianati intravertino). Del secondo piano rimangono lacertidi dimensioni ancora più ridotte di quelli del li-vello inferiore. Nel tratto di muratura conserva-to solo nell’angolo sud-est si riconoscono gli sti-piti in calcare di una porta (USM 321, Figg. 93-94) posta sul lato perimetrale est, in asse conl’entrata sottostante, a cui si doveva accedereattraverso la continuazione delle scale lignee cheportavano all’entrata del piano inferiore.Nel lato sud, leggermente decentrata rispetto allaporta-finestra del primo piano, si trovava unafinestra di cui oggi si individuano solo gli stipitisempre in calcare come il resto della muratura(USM319).

Attività 8: Tracce del cantiere nel fondo ciecoIn questa attività sono compresi gli strati forma-tisi durante le fasi di costruzione della torre B.Al di sopra del riempimento della fossa di fon-dazione sono stati rinvenuti una serie di deposi-ti caratterizzati dalla medesima composizione edappartenenti allo stesso arco cronologico, ossiaprima metà XIII secolo. Gli strati, di un certospessore, formati da malta di calce mista in alcu-ni casi a carboncini (US 1066-1075-1077 1078),

erano localizzati nella porzione meridionale del-l’area, in prossimità del muro sud della torre. Lamalta, di colore grigio, da un’osservazione ma-croscopica delle sue caratteristiche presenta del-le affinità con quella impiegata per costruire imuri dell’edificio. Di conseguenza è ipotizzabileche questo fosse il luogo dove la calce, poco dopo

Fig. 100 – Particolare della tecnica muraria impiegataper la costruzione della torre B.

Fig. 101 – I resti degli scheletri umani rinvenuti nellafosse di fondazione della torre B.

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essere stata fabbricata, veniva accumulata peressere poi utilizzata nella costruzione del muro.

Attività 26: Sepolture all’interno del fondocieco (Fig. 101)Nella parte più superficiale del riempimento dellafossa di fondazione dei muri perimetrali sud edest della torre, sono stati rinvenuti due scheletriumani. Malgrado il pessimo stato di conserva-zione delle ossa a seguito delle successivecompattazioni, sono riconoscibili un individuodi sesso maschile, di età adulta ed uno di sessofemminile la cui età al momento della morte siaggirava intorno ai quaranta anni. Le peggioricondizioni dell’individuo maschile non ci con-sentono di risalire a particolari caratteristichedello scheletro, oltre ad evidenti ernie al discoche denunciano una serie di pesanti stress subitidalla schiena quando l’uomo era in vita. Perquanto riguarda la donna, i particolari della suadentatura indicano una discreta alimentazione,mentre la particolare robustezza degli arti infe-riori non risulta legata però ad attività fisicheparticolarmente dure, data la mancanza di ernieai dischi vertebrali (per l’analitica descrizionedelle patologie ossee si veda il contributo diD.Walker, capitolo I, sez. IV). Insieme agli sche-letri non sono stati trovati oggetti relativi ad in-dumenti (bottoni, fibbie etc.). Il fatto che le se-polture fossero nelle fosse di fondazione dei muriperimetrali e quasi sigillate dagli strati di maltadi calce del cantiere, suggerisce l’ipotesi che lamorte di questi individui possa essere avvenutadurante le fasi di costruzione della torre. Checosa sia realmente successo è impossibile dirlo.Tra le molte supposizioni però, una è forse quel-la supportata da maggiori evidenze materiali.Poco sopra si è descritto come nel paramentointerno del lato sud della torre, vicino all’ango-lo sud-ovest sia ben visibile un taglio che da sot-to la volta prosegue sino quasi alle fondazioni(USM 311 attività 53). A riguardo si è ancheconcluso che il taglio non è rapportabile ad unastasi di cantiere ma, per le caratteristiche delleammorsature, sembra evidentemente dovuto adun crollo della parte ovest del lato interno, suc-cessivamente ricostruita e ammorsata alla parteest rimasta in piedi. Il crollo è sicuramente avve-nuto in fase di costruzione, perché nessun indizionel deposito interno alla torre (strati tagliati, pre-senza di crolli) lascia supporre che ciò sia avvenu-to a torre ultimata. Da ciò l’ipotesi, debole inquanto a prove ma plausibile nella dinamica deifatti, che le due morti siano avvenute a seguito diquesto crollo e i cadaveri siano stati in fretta se-polti proprio nel luogo dell’incidente.

Chi fossero però questi individui, in mancanzadi altri indizi materiali o documentari risulta ar-duo da ipotizzare. Mentre nello scheletro di ses-so maschile sono più facilmente individuabilipatologie spiegabili con la dura attività del can-tiere edile, è più difficile giustificare la presenzadi una donna, il cui corpo non sembra esserestato sottoposto a lavori particolarmente pesan-ti. Se fossero stati due appartenenti alla comuni-tà campigliese avrebbero dovuto essere sepoltinel vicino cimitero della pieve di S. Giovanni.Risulterebbe quindi plausibile l’ipotesi che pos-sa trattarsi di due membri di una piccola comu-nità di maestranze itineranti, ingaggiate proprioper la costruzione della torre. Del resto i docu-menti e l’iconografia due-trecentesche attestanocon frequenza la presenza di donne all’interno deicantieri, spesso impiegate in compiti non eccessi-vamente duri come, ad esempio, il trasporto dialcuni materiali da costruzione o della malta.

Attività 52: Costruzione di una strutturamuraria esterna al palazzo e alla torre BNel corso della prima metà del XIII secolo ven-ne edificato, poggiato all’angolo sud-est del pa-lazzo, in prossimità del principale accesso allaRocca, una sorta di ‘dado’ in muratura di formarettangolare (USM 4111, 1.20 m di spessore,Figg. 87-88). La struttura fu costruita con pietrein calcare squadrate e spianate superficialmen-te, poste in opera con regolarità. Nel paramentoprospiciente il corridoio di accesso all’area som-mitale, si è a tratti conservato il rivestimentosuperficiale della struttura, che consisteva in unaparziale intonacatura ottenuta lisciando intornoai bordi della pietra la malta fuoriuscita dai giuntie dai letti di posa. In tal modo veniva lasciatascoperta solo la parte centrale della superficielapidea, mentre in corrispondenza dei giunti edei letti di posa, con uno strumento a punta fine,si incidevano delle linee che riproducevano ipunti di contatto tra le pietre. Per quanto con-cerne la data di costruzione della struttura, sipuò supporre che sia da collocarsi nel corso del-la prima metà del XIII secolo, dal momento chela muratura si appoggia sia all’angolo sud-est delpalazzo sia al lato perimetrale est della torre B.Più difficoltosa è la comprensione della sua fun-zione. Data la sua posizione, è possibile che lastruttura in origine non fosse altro che una baseda cui partiva una scala lignea che permetteval’accesso ai piani alti della torre B. Alcuni ele-menti spingono verso questa ipotesi. Osservan-do infatti l’assetto degli edifici signorili è evi-dente come solo sul lato est della torre B potesseaprirsi l’unico accesso e in tal senso sono inter-

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pretabili i resti di un’apertura proprio al primopiano di questo lato, leggibile appunto come unaporta e non come una finestra (si vedano le atti-vità descritte nel precedente paragrafo). Dal mo-mento che buona parte di questa parete è crolla-ta, non è possibile verificare l’esistenza di possi-bili agganci al sistema ligneo di scale che condu-cevano a questo accesso, così come non vi sonoindizi che ci aiutino a capire in che modo dalcorridoio d’entrata alla Rocca si arrivasse al pun-to di partenza della scala lignea. L’altezza deldado in pietra non doveva essere comunque mol-to superiore a quella attuale, ottenuta a seguito diuna sua rasatura quando, circa cento anni dopo,fu deciso di aprire in questo punto un accessoanche ai fondi ciechi del palazzo (vedi att. 51,per. IV.l).

Attività 185: Costruzione della cisterna (Figg.102-103-104-105-106-107-108)Contemporaneamente alla torre B e fisicamentelegata ai suoi lati perimetrali sud ed ovest, fuedificata la grande cisterna. La struttura a pian-

ta rettangolare (USM 522-502-517-511), misu-re interne 7.70×4.50 m) fu costruita con pietrein calcare squadrate e poste in opera regolarmen-te, con un’apparecchiatura uguale a quella iden-tificata nella torre B. A differenza di quest’ulti-mo edificio e solo in prossimità dell’angolo sud-ovest esterno, a conci rifiniti con lama piana osubbia si alternano conci spianati nel bordo ester-no e non internamente, in modo da ottenere unasorta di bugnato. I muri dotati di un certo spes-sore (1.30/1.40 m) con andamento rettilineo opseudorettilineo (in corrispondenza del latonord, probabilmente per adattarsi alle riseghedescrescenti del palazzo), furono rivestiti inter-namente da una malta idraulica di colore rosato(USM 512-518). Non restano invece tracce dieventuali rivestimenti esterni dei paramenti. Lastruttura fu coperta da una volta a botte (USM511, Fig. 108) per la quale furono utilizzati, si-milmente alle volte della torre, conci di traverti-no squadrati. Sui paramenti interni dei lati norde sud sono ben riconoscibili tredici buche (USM514-523, Figg. 102-103), equidistanti (0.30 m

Fig. 102 – Prospetto del lato perimetrale sud interno della cisterna. I numeri in corsivo si riferiscono a USM negative (rilievo M. Boccacci).

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Fig. 103 – Prospetto del lato perimetrale nord interno della cisterna. I numeri in corsivo si riferiscono a USMnegative. Le USM evidenziate in grigio corrispondono ad interventi di successivi periodi (rilievo M. Boccacci).

Fig. 104 – Prospetto del lato perimetrale est interno dellacisterna. I numeri in corsivo si riferiscono a USM negative

(rilievo M. Boccacci).

Fig. 105 – Prospetto del lato perimetrale ovest internodella cisterna. I numeri in corsivo si riferiscono a USM

negative (rilievo M. Boccacci).

circa), alla medesima quota e di uguali misure(tra gli 0.28/0.30 m) funzionali all’alloggio del-la centina per la costruzione della volta. In vici-nanza del muro perimetrale ovest della torre fu

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realizzata una botola di forma rettangolare, ne-cessaria alla raccolta delle acque piovane che ali-mentavano la cisterna e da cui era anche possi-bile attingere l’acqua per le necessità domesti-che della torre e del palazzo.Data l’impossibilità, per motivi di sicurezza, diun sopralluogo diretto all’interno della cisterna,non è stato possibile verificare la presenza di unforo per il deflusso esterno delle acque in casodi ‘troppo pieno’, difficilmente visibile dalla ri-dotta spaccatura subito al di sotto della volta,dovuta al parziale crollo delle murature dei latiperimetrali corti.

Area 4000: PalazzoAttività 171: Realizzazione di buche nelparamento murario internoSono raggruppate in questa attività un gruppodi buche tagliate nei paramenti interni dei latiovest e sud che, in mancanza di elementi datanticerti desumibili dal deposito orizzontale, sonostate inserite in questa fase cronologica per unaserie di considerazioni legate alle trasformazio-ni edilizie interne. Nella parete ovest (Fig. 72)infatti troviamo due buche di limitate dimensio-ni (USM 437, misura 0.10×0.12 m) situate alcentro della parete a circa 2.50 m al di sopra delpiano di calpestio ed altre disposte al di sotto diquest’ultime (USM 411-412-410-409). La rea-

Fig. 106 – Prospetto del lato perimetrale ovest esternodella cisterna. I numeri in corsivo si riferiscono a USM

negative (rilievo M. Boccacci).

lizzazione delle buche, poste a poca distanza l’unadall’altra, data la loro vicinanza con il successi-vo divisorio interno, potrebbe essere stata pen-sata prima della costruzione di quest’ultimomuro, in relazione all’allestimento di possibilistrutture lignee (mensole etc.) legate alla frequen-tazione del fondo.

Attività 41-34: Possibili conseguenze dicedimenti strutturaliÈ forse in questo momento, nei primi decennidel XIII secolo, che il palazzo comincia a subiredei cedimenti strutturali (Fig. 87). In relazione aquello che avverrà nella seconda metà di questosecolo, si può con certezza affermare che il pro-getto di sostenere l’ampio solaio ligneo del pri-mo piano con mensole lungo i lati perimetrali edue possibili pilastri centrali, si rivelò poco adattorispetto al peso dell’ampio piano pavimentale.È possibile quindi che una parte di questo solaiosia crollato, insieme a porzioni dei muri portan-ti. Non ci sono prove evidenti di queste distru-zioni ma le caratteristiche di un deposito (US4171-4072), originariamente unico e poi taglia-to dal divisorio interno, ci forniscono alcuni ele-menti a supporto di questa ipotesi. In questi de-cenni infatti si forma nella porzione sud uno stra-to (US 4171) di un certo spessore (35-40 cm cir-ca) e quote uniformi, composto da terra marro-ne mista a pietre ed in alcuni punti a lastrine diardesia, oltre a frammenti di malta di calce. Lostrato situato nella porzione nord del fondo (US4072) si distingue dal precedente per un minorespessore ed una maggiore concentrazione di car-boni ed argilla rossa. Ambedue le stratigrafie sicaratterizzano per la scarsa presenza di reperticeramici al loro interno. È quindi plausibilepensare che i resti del crollo finiti nel fondo cie-co in parte siano stati forse trasportati altroveed in parte siano stati livellati nel fondo in mododa creare una nuova quota di calpestio. I duestrati sopradescritti sono probabilmente il risul-tato di questa operazione e non è un caso chequesti siano i primi depositi ad essere tagliatidalla fondazione del muro divisorio costruitoqualche decennio più tardi (att. 31-37, fase 2 inquesto periodo).

Area 6000Attività 93: Costruzione della nuova portamonumentale di accesso alla RoccaLa costruzione della torre B, coeva alla ridefini-zione degli spazi sommitali, fu probabilmenteuno dei principali motivi che portò all’edifica-zione del nuovo accesso monumentale, inseritonello spazio compreso tra i muri sud dell’edifi-

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Fig. 107 – Prospetto del lato perimetrale sud esterno della cisterna, del palazzo e della torre B. I numeri incorsivo si riferiscono a USM negative. Le USM evidenziate in grigio corrispondono ad interventi di successivi

periodi (rilievo M. Boccacci).

Fig. 108 – La cisterna dell’area sommitale.

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cio A e della stessa torre. Le caratteristiche ori-ginarie di questa struttura sono oggi ricostruibi-li con una certa difficoltà sia per le distruzionicontemporanee, sia per la presenza di un depo-sito (non scavato per motivi di sicurezza) che nonpermette di esaminare appieno il paramento in-terno, sia per l’esistenza di una baracca addossa-ta esternamente, costruita dagli attuali proprie-tari del giardino sottostante (Figg. 109-111).In base quindi alle poche evidenze materiali os-servabili, deduciamo l’esistenza di un accessodotato di una porta con arco a tutto sesto ribas-sato (USM 250, larga 1.90 m ed alta 3.50 m cir-ca, Fig. 109). Sia per la ghiera dell’arco esterno(quella interna è stata distrutta) che per gli stipi-ti si utilizzarono conci in calcare alberese abba-stanza squadrati, spianati superficialmente conuno strumento a lama piana e posti in opera re-golarmente. L’originario paramento, in seguitomodificato da successivi interventi edilizi, si èconservato solo per pochi filari al di sopra del-l’arco (USM 251).

Attività 87: Realizzazione di una scalaDi questa operazione edilizia legata, con proba-bilità, al nuovo accesso alla Rocca sopradescrit-

to, restano solo delle tracce ridotte, non avendoavuto la possibilità, per problemi di sicurezza,di scavare nel deposito addossato alla porta. Incoincidenza infatti con il limite di scavo a cui cisiamo fermati, sono state rinvenute un gruppodi conci in calcare, allineati, ben rifiniti superfi-cialmente e posti ‘di piatto’ (US 6011, Fig. 87).Tale evidenza, presente proprio nel punto in cuiil terreno vergine subisce un forte dislivello, po-trebbe essere interpretata come i resti di un si-stema di scale che dalla nuova porta favorivanol’accesso alla torre B.

Attività 101: Edificazione di un muroDi poco successiva all’ultimazione del palazzofu la costruzione di un grosso muro (US 6003,spessore 1.10 m, Fig. 112) compreso tra l’ango-lo nord-ovest dell’edificio A e probabilmentequello nord-est del palazzo (oggi inglobato nel-l’acquedotto). Di questo muro, attualmente vi-sibile per una lunghezza di 2.10 m circa, a causadelle successive trasformazioni, rimangono solole fondazioni ed un filare dell’alzato rendendodifficile, quindi, un attento esame delle sue ca-ratteristiche. Alcuni elementi come le fondazio-ni costruite contro terra con grosse pietre non

Fig. 109 – A sinistra prospetto interno della porta di accesso alla Rocca. A destra il prospetto esterno. I numeri incorsivo si riferiscono a USM negative. Le USM evidenziate in grigio corrispondono ad interventi di successivi periodi

(rilievo M. Boccacci).

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lavorate, la presenza di riseghe descrescenti conpietre squadrate, le dimensioni e l’uso di maltadi calce molto tenace simile, a livello macrosco-pico, a quella impiegata negli edifici B e C, in-durrebbero però a collocarlo nelle importanti fasidi cantiere legate all’ampliamento dell’area si-gnorile. Quale fosse la sua funzione, data l’esi-guità dei resti, è difficile ipotizzarlo. Sul latoesterno della muratura, verso l’area 7000, l’am-piezza delle fondazioni fa pensare ad una lorocontinuazione, come se questo muro fosse statoin origine legato ad un altro che proseguiva ver-so nord, mantenendo rispetto al nostro un’an-golazione acuta (Fig. 88). In relazione a ciò po-tremmo quindi ipotizzare la presenza di una sortadi recinto che in origine separava dal resto delpianoro l’area immediatamente adiacente il pa-lazzo e lo stesso edificio C.

Area 7000Attività 137-157: Tracce di frequentazione delcortile esterno all’edificio AI segni di una continua frequentazione di quest’area,legata anche alla presenza di strutture di canalizza-zione e raccolta delle acque, sono rappresentati dauno strato (att. 157, US 7024) composto da terra ecarboncini, situato con andamento irregolare nel-la porzione a nord, in prossimità del salto di quotadel pianoro sommitale. Questo strato se a nord

Figg. 110-111 – La porta di accesso alla Rocca (a sinistra vista dall’interno).

Fig. 112 – Area 6000. Lacerto di muro poggiato all’edificioA e al palazzo costruito durante la fase di ristrutturazione

dell’area sommitale durante il periodo III.

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copriva parte della rasatura della base in pietradella capanna di XI secolo, a ovest si poggiava aduna struttura (att. 137, US 7004), costruita ad-dossata al più antico muro 7003, con pietre nonlavorate legate da malta povera di calce.

Attività 141: Costruzione di una canaletta nelcortile esterno all’edificio A

La costruzione degli edifici B e C fu contempo-ranea ad una serie di operazioni edilizie che com-portarono la creazione di nuovi sistemi di rac-colta e canalizzazione delle acque piovane postenella zona antistante il lato nord dell’edificio A.Tracce piuttosto ben conservate di una canalet-ta, in parte risparmiata dalle successive distru-zioni, sono state riportate in luce nella porzionecentrale dell’area (Fig. 87). Questa struttura, se-guendo la naturale pendenza del terreno, avevala sua origine in corrispondenza dell’angolonord-est del palazzo, dal cui tetto raccoglieva leacque, tramite un probabile sistema di condut-ture oggi obliterate dall’acquedotto.La canaletta (US 7020, Fig. 113) proseguiva condirezione sud-ovest/nord-est per circa 4.90 mfino al punto in cui viene tagliata dalla successi-va grande buca quattrocentesca (si veda l’att. 142,per. V.l). Al di là dei limiti di questo taglio peròla canalizzazione ricompare (US 7032) e va ol-tre, con andamento sud/nord, per circa 6.50 msino al salto di quota di questo terrazzamentosommitale (Fig. 113). Le due porzioni di cana-letta, a sezione quadrata, larghe tra gli 0.65/0.70

m, furono costruite utilizzando nella base e nel-la copertura grandi lastre di calcare alberese(0.30×0.50 m) e per i bordi pietre sempre incalcare in genere non squadrate.L’andamento della canalizzazione e soprattutto lapresenza di un lacerto di muro di ridotte dimen-sioni (US 7035) con direzione est/ovest adiacenteal secondo tratto di canaletta, costruito con pie-tre squadrate di grandi dimensioni, porterebbe adipotizzare l’esistenza di un piccola vasca per laraccolta delle acque (si veda la ricostruzione pla-nimetrica, Fig. 88). Da questa presunta vasca, conuna larghezza intorno ai 3 metri, completamentedistrutta dal taglio quattrocentesco, i frequenta-tori del cortile retrostante gli edifici avrebberopotuto attingere l’acqua. Il tratto ulteriore di ca-naletta sarebbe quindi servito soprattutto a farfuoriuscire le acque dalla vasca in caso di ‘troppopieno’ e convogliarle verso i terrazzamenti sotto-stanti, in direzione forse di altri punti di raccolta.

FASE 2 (SECONDA METÀ XIII SECOLO): FREQUENTA-ZIONE E MODIFICHE DEGLI AMBIENTI (Figg. 114-115)

Area 1000: Torre BAttività 5-25: Le prime tracce di uso del fondociecoAlla metà del XIII secolo risalgono le prime trac-ce di uso del fondo cieco. Come già si è scritto èpossibile che nel fondo cieco si scendesse attra-verso una scala che partiva da una botola ricavatanella volta in muratura che divideva il fondo cie-

Fig. 113 – A sinistra il tratto nord della canaletta presentenell’area 7000. A destra un particolare del tratto sud.

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co dal piano superiore o da un soppalco ligneo aldi sotto della volta. Probabilmente questo ambien-te sin dall’inizio fu usato come luogo dove getta-re oggetti rotti o resti di pasto, più che come veroe proprio magazzino. Rispetto ai periodi succes-sivi vi fu in questo, però, una maggiore attenzio-ne alla manutenzione dello spazio. Qualcuno do-veva discendere nel fondo e distribuire gli og-getti gettati in maniera uniforme, per evitare unloro accumulo al di sotto della botola, come in-vece accadrà nel secolo successivo (vedi attività4, periodo IV). La conferma di questa ipotesiviene dalle caratteristiche degli strati individua-ti. Tre strati di terra ben compatti (1050=1051-1060, accorpati per i medesimi reperti ceramicitrovativi all’interno) misti a carboncini ed argil-la rossa (US 1059) si estendevano uniformementealla medesima quota, nello spazio del fondo cie-co. Ugualmente distribuiti erano anche i repertiin essi contenuti, una grande quantità di ossaanimali, reperti ceramici (Fig. 116) e metallici,insieme a piccoli oggetti di un certo valore, non

più utilizzabili perché parzialmente danneggiati(il manico in osso di uno strumento da toeletta,fibbie ed altri reperti per la cui descrizione siveda contributo Belcari, Cap. VI, sez. III).In prossimità del muro perimetrale nord dellatorre, quasi al centro dell’ambiente sono statiinoltre individuati due strati (US 1053-1054)composti da cenere e carboncini, con forma pseu-do-circolare, poggianti sui primi livelli di buttodel fondo cieco. All’interno dei carboni è statatrovata una certa quantità di ossa animali. Lacomposizione degli strati e la loro posizione(poco al di sotto della botola, unica zona di cir-colazione d’aria nel fondo cieco) porta ad inter-pretarli come i resti di un punto di fuoco.

Attività 6: Presenza di strutture ligneeL’esistenza di strutture lignee è suggerita dall’in-dividuazione di tre buche di forma circolare opseudocircolare (US 1061, diam. 0.35 m; US1062 diam. 0.33 m; US 1063 diam. 0.40 m cir-ca) poste allineate l’una con l’altra, a poca di-

Fig. 114 – Planimetria delle aree 1000-2000-4000-5000-7000 nel periodo III.2. In grigio le strutture di riuso.

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Fig. 116 – Area 1000 (torre B). Alcuni dei reperti almomento del loro rinvenimento nei livelli di vita

relativi al periodo III, fase 2.

Fig. 115 – Planimetria interpretata delle aree di scavo nel periodo III, fase 2. In grigio sono ricostruiti gliipotetici perimetri delle strutture. Con le frecce indicata la viabilità interna ed i punti di accesso agli edifici.

stanza (1 m circa) e pseudo-parallele al lato pe-rimetrale sud della torre (Fig. 114). Le buchesono in fase con i primi strati di uso del fondocieco e sono interpretabili come l’alloggio di palilignei, sebbene non risulti immediata la loro fun-zione. La difficoltà interpretativa nasce dallamancanza di alloggi o mensole nei paramentiinterni della torre in corrispondenza delle bu-che. Di conseguenza è poco probabile che que-ste fossero legate a possibili soppalcature inter-medie, mentre è più plausibile che i pali servis-sero per ulteriore sostegno del soppalco ligneoposto al di sotto della volta in pietra.

Area 4000: PalazzoAttività 31-37: Costruzione del muro divisoriointerno al palazzo (Figg. 114-117)L’apertura dei due grandi cantieri per la costru-zione della cisterna e delle due torri affiancate

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ai lati nord e sud del palazzo, fu l’occasione perrealizzare delle modifiche a quest’ultimo edifi-cio, finalizzate alla risoluzione dei problemi strut-turali che nei primi cento anni di vita della strut-tura si erano fatti particolarmente urgenti. Ri-cordiamo che l’originaria divisione degli interniprevedeva dei solai lignei sostenuti lungo i latiperimetrali da mensole in pietra e agganciati apilastri centrali, interni al palazzo (vedi relativeattività per. II.2). È possibile che, data l’ampiez-za dei solai, questo sistema si fosse rivelato in-sufficiente per sostenere il loro peso.Questo sicuramente portò a dei crolli nel corsodella prima metà del XIII secolo (si veda attività41-34 nella precedente fase) e delle situazionistrutturali di particolare pericolo. Di conseguen-za, alla metà del XIII secolo, praticando un gros-so taglio nella preesistente stratigrafia (US 4204),fu realizzato un muro (att. 31, US 4081-4011)che, correndo parallelo ai lati lunghi del palaz-zo, divise simmetricamente in due ambienti ilfondo cieco dell’edificio. Dal momento che l’an-damento del muro seguiva il medesimo allinea-mento dei pilastri, fu inevitabile che questi ve-nissero incorporati nella nuova struttura mura-ria. Le tracce di questa operazione sono infattiben riconoscibili nel caso dell’unico pilastro an-cora visibile (US 4080), a cui si appoggia sin dal-le fondazioni il nuovo muro. Il notevole spesso-

re delle fondazioni del muro (1 m circa) è un’ul-teriore riprova dell’urgente esigenza di una strut-tura capace di sostenere senza problemi grossicarichi. Il muro fu costruito con pietre in calca-re di medie e grandi dimensioni, squadrate e spia-nate superficialmente, poste in opera con rego-larità (filari orizzontali, giunti e letti di posa diridotta misura). Dell’originario muro si conser-vano, al di sopra delle fondazioni, pochi filari.Come si scriverà in seguito (att. 50, per. V.l) ilmuro circa duecento anni dopo fu in buona par-te ricostruito. In relazione a ciò, non sappiamose il muro si elevasse all’altezza del piano nobi-le, lasciando ai pilastri la funzione di sostenere ilcolmo del tetto, oppure se continuasse sino allacopertura del palazzo, dividendo in due partisimmetriche anche il primo piano. La sua distru-zione, a seguito della costruzione dell’acquedot-to, permette solo di ipotizzare un sistema di pas-saggi da un ambiente all’altro del fondo cieco:uno di questi doveva infatti trovarsi in corrispon-denza di un piccolo vano posto a sud-est del-l’ambiente I (vedi successiva attività), un altrodoveva collocarsi necessariamente poco distan-te da quest’ultimo. Coeva a questo momento èuna sporadica frequentazione di questi ambientidove si camminava al di sopra dei precedenti li-vellamenti (att. 37, interfaccia di calpestio US4235-4236).

Fig. 117 – Il muro costruito all’interno del palazzo nel periodo III fase 2 a sostegno dei solai e della copertura.

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Attività 32: Realizzazione di un vano nellaporzione est dell’ambiente (Fig. 118)La costruzione del muro divisorio comportò unariorganizzazione degli spazi all’interno dei fon-di ciechi che nell’ambiente I, malgrado le distru-zioni di età moderna, è in parte ancora leggibile.Nell’angolo sud-est del palazzo, nel corso dellaseconda metà del XIII secolo, fu infatti realizza-to un piccolo vano (4.80 m di lunghezza) utiliz-zando come muri perimetrali proprio una por-zione dei lati sud ed est del palazzo oltre al murodivisorio interno che chiudeva a nord il piccoloambiente e dove forse si trovava proprio l’acces-so a quest’ultimo. Ad ovest lo spazio fu chiusoda un muretto, costruito per l’occasione con pie-tre sbozzate legate da malta povera di calce. Diquesto muretto (US 4135) avente uno spessoredi circa 0.65 m a causa della sua rasatura effet-tuata durante le fasi successive (vedi att. 166,per. V.l) si sono conservati solo tre filari. Ciò ècomunque sufficiente per osservare che la co-struzione del vano comportò l’asportazione del-la stratigrafia sino ad allora formatasi in quellaparte del palazzo (US 4219). Di conseguenza lafaccia ovest del muro fu costruita contro il de-posito stratigrafico preesistente. Il paramentomurario est, caratterizzato da una maggiore re-golarità nella posa in opera, fu invece parzial-mente rivestito da un sottile strato di cocciope-sto, così come accadde anche alla porzione delmuro perimetrale sud del palazzo. Tale opera-zione avvenne in contemporanea alla realizza-zione di un piano in cocciopesto (US 4170) checoprì tutto il livello pavimentale del nuovo vano.A seguito delle trasformazioni del successivoperiodo, l’asportazione di reperti indicativi unospecifico uso di questo spazio, rende difficolto-sa la sua interpretazione. La vicinanza della gran-de cisterna, costruita negli stessi anni del vano e

il limitato spessore del rivestimento in coccio-pesto delle pareti, esclude l’utilizzo di questo spa-zio come luogo di raccolta di acque. È di conse-guenza più probabile che venisse usato come ri-postiglio per scorte alimentari che necessitava-no un riparo dall’umidità.

1.4. Periodo IV (XIV secolo): L’occupazionemilitare pisana

L’inizio del XIV secolo fu caratterizzato dallapresenza di un piccolo gruppo di militari pisaniall’interno della Rocca, composto da quattro ser-genti, guidati da un castellano alle dipendenzedel capitano di Campiglia 11. L’occupazione, cau-sata da forti tensioni tra i conti di Campiglia ePisa, era già stata documentata nel 1287. Tracceevidenti di questo momento si riconoscono neldeposito stratigrafico solo a partire, però, daquesto periodo (Fig. 119).Tale avvenimento ebbe come probabile conse-guenza l’abbandono della Rocca da parte deiConti di cui nelle fonti scritte, dai primi anni delTrecento, non si hanno più notizie.Gli indizi materiali evidenziano, nella prima metàdel secolo, uno stato di abbandono del fondo cie-co della torre B ed una scarsa frequentazione diquello del palazzo, dove si leggono semmai, oltreall’apertura di un nuovo accesso al fondo, degliinterventi di consolidamento delle murature por-tanti interne e della copertura, tra l’altro ricorda-ti anche nei documenti 12 (Figg. 120-121-122).Tracce più consistenti della permanenza dei sol-dati si riconoscono invece nella seconda metà delTrecento. Nel fondo della torre B, ancora usatodai nuovi occupanti come ‘butto’, si accumularo-no, sovrapponendosi ai resti della precedente vitadomestica aristocratica, consistenti strati formatida parti di armature in ferro non più utilizzabili opunte di dardi da balestra rotti o spuntati, gettatidai militari in questo spazio vuoto 13. Mentre ilpalazzo era ancora scarsamente frequentato, èpossibile che altri segni dei soldati si fossero stra-tificati nei depositi, successivamente distrutti, de-gli edifici A e C. In base agli indizi rinvenuti, con-siderando anche l’esiguità numerica della guarni-gione, è ipotizzabile però che i militari avesseroeletto come residenza principale proprio la torreB, che per la sua originaria altezza consentiva un

Fig. 118 – Il vano ricavato nella porzione sud-est delfondo del palazzo nel periodo III fase 2.

11 A proposito si veda CECCARELLI, infra, cap. I.4, t. I.12 CECCARELLI, infra, cap. I.5, t. I.13 Per l’analisi di questi reperti si vedano i contributi diSCALINI e DE LUCA, cap. III.1, III.2, sez. III.

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eccellente punto di avvistamento sul borgo e neiterritori circostanti il castello.In ogni caso, l’attenzione di Pisa verso questonuovo presidio militare fu sempre costante e fi-nalizzata a consolidare o ampliare le struttureesistenti.Nella prima metà del secolo infatti, le parti infe-riori esterne del palazzo, della cisterna e dellatorre B vennero rinforzate con un muro a scar-pa. L’ipotizzato circuito murario a difesa dell’areasommitale fu probabilmente demolito e al suoposto edificati, nel 1338 come ricordano i do-cumenti, due muri a retta che originandosi ri-spettivamente dal palazzo e dall’edificio A deli-mitavano ora un’area più estesa, di forma semi-

circolare, compresa tra gli edifici della Rocca edil sottostante circuito murario nord inferiore.

FASE 1 (PRIMA METÀ XIV SECOLO): RESTAURI E

TRASFORMAZIONI (Fig. 123)

Area 1000: Torre BAttività 4-27: Abbandono del fondo cieco

Quando all’inizio del XIV secolo, l’edificio ven-ne occupato dalla guarnigione pisana, il fondocieco fu usato con sporadicità e dismessi i pos-sibili sistemi di discesa cessò la manutenzionedell’ambiente. La conseguenza di ciò fu la for-

Fig. 119 – Matrix per attività del periodo IV.

Fig. 120 – Area 4000 (palazzo) sezione BBI interpretata con evidenziati in grigio i depositi relativi al periodo IV(rilievo M. Menchetti).

Figg. 121-122 – 121. Area 4000 (palazzo). Sezione AAI; 122. Area 1000 (torre B). Sezione CCI interpretatecon evidenziati in grigio i depositi relativi al periodo IV (rilievo M. Menchetti).

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mazione di una serie di strati, composti da maltadi calce (US 1046-1047) presenti negli angolidei muri perimetrali a seguito del disfacimentodi parte dell’intonaco (Fig. 123). Una chiazzadi carboni con forma irregolare (US 1045) si-tuata in prossimità del muro nord rappresentaforse la traccia del disfacimento del sistema li-gneo di discesa nel fondo. Successivamente, ilparziale crollo di parti del paramento murariointerno portò alla formazione di uno strato diterra, malta e pietre (US 1048) con una discre-ta concentrazione di reperti ceramici al di sot-to dell’originaria botola. Contemporanea all’ab-bandono del fondo cieco è l’obliterazione delletre buche per l’alloggio di pali lignei poste pa-rallele al lato sud della torre (att. 27, US 1056-1057-1058).

Area 4000: PalazzoDopo la costruzione del muro divisorio interno,avvenuta nel precedente periodo, il fondo delpalazzo fu diviso in due ambienti simmetrici. Pertale motivo si è ritenuto opportuno trattare se-paratamente le caratteristiche dei depositi inter-

ni ai due spazi, definendo ambiente I quello lo-calizzato nella porzione sud del fondo e II quel-lo posto a nord.

AMBIENTE I

Attività 51: Realizzazione di una nuova entrataIn relazione alle nuove esigenze dei militari cheforse necessitavano di un’entrata diretta ai fon-di ciechi del palazzo dall’accesso principale allaRocca, fu deciso di praticare un passaggio in vi-cinanza dell’angolo sud-est del palazzo. Tale de-cisione dipese probabilmente dalla presenza inquel punto di una struttura quadrangolare inpietra, addossata al lato est del palazzo, origina-riamente utilizzata per accedere ai piani alti del-la torre B (vedi attività 52, per. III.1). Parte diquesto ‘dado’ in pietra (US 4114) insieme ad unaporzione dello stesso muro perimetrale del pa-lazzo (US 4116) fu quindi distrutto (US 4242)per creare il nuovo accesso, oggi riconoscibilesolo attraverso l’evidenza della soglia e delle di-namiche stratigrafiche dei depositi interni all’am-biente I. La presenza di una soglia in questo punto

Fig. 123 – Planimetria delle aree 1000-2000-4000-5000-7000 nel periodo IV, fase 1. In grigio sono evidenziatigli strati e le strutture di riuso.

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Fig. 124 – Restauro di una porzione del paramento interno del muro perimetralesud del palazzo, effettuato nel periodo IV, fase 1.

è del resto provata dalla consunzione (US 4115)delle pietre e dalla presenza in alcuni punti diun sottile strato di malta (US 4113) usato perlivellare la quota del passaggio (Fig. 123).

Attività 22-24: Nuovo uso degli spaziIn conseguenza del nuovo passaggio sopradescrit-to, uno dei primi cambiamenti riguardò il pic-colo vano rivestito in cocciopesto situato nel-l’angolo sud-est del palazzo. Cessata la sua pos-sibile funzione di magazzino (vedi attività 32,per. III.1), questo spazio divenne un punto dipassaggio per entrare all’interno del fondo cie-co. In un primo momento per agevolare la di-scesa dalla nuova soglia al piano dell’ambiente,posto circa 50 cm più in basso, venne realizzatouno scalino con pietre di riuso (US 4146) pog-giante su di uno strato di argilla rossa (US 4158)che in parte ricoprì il cocciopesto. Pochi annipiù tardi questo dislivello venne eliminato conuna serie di strati di terra e lastrine di ardesia(US 4157-4138-4133-4134) che livellarono ilpiano di calpestio sino alla quota della soglia.Coeva a questi cambiamenti, nella porzione sud-ovest dell’ambiente I, fu poi la formazione diuna serie di strati sovrapposti composti da coc-ciopesto o da malta di calce di colore rosa-bian-castro (4067-4069-4058-4073-4068-4063-4074-4065) in un caso alternata ad uno stratodi terra argillosa rossa (US 4064). Le caratteri-stiche di questa stratigrafia, farebbero ipotizza-re un probabile progetto, mai portato a termine,di un nuovo piano pavimentale legato alla rea-lizzazione di un vano destinato ad un uso parti-

colare in sostituzione forse di quello appena di-strutto per l’apertura della nuova entrata.

Attività 44: I resti di un piccolo cantiereUno dei primi interventi all’interno del palazzofu legato al cedimento di una grossa porzionedel paramento interno del lato perimetrale sud,in vicinanza dell’angolo sud-ovest ed ebbe comeconseguenza il restauro della muratura con unrimpello formato da pietre in calcare alberese diriuso oltre ad un concio proveniente da una ghie-ra di arco (USM 441, Fig. 124). Le tracce di que-sta piccola attività di cantiere si sono conservateall’interno del deposito stratigrafico. In vicinan-za del muro si è infatti trovato uno strato di for-ma circolare e discreto spessore (US 4159), com-posto esclusivamente da malta di calce con lestesse macroscopiche caratteristiche (colore, ag-gregati, consistenza etc.) di quella della tampo-natura. Lo strato poggiava su di un altro deposi-to, più esteso del precedente e di forma irrego-lare, formato da malta di calce mista a terra dicolore marrone (US 4160).

AMBIENTE II

Attività 29: I segni dell’occupazioneGli indizi dell’uso di questo ambiente durante l’oc-cupazione pisana sono rappresentati da uno stra-to composto da terra marrone compatta (US4025=29, Fig. 125), esteso uniformemente, sucui poggiavano nelle zone centrali, alcune lenti diargilla rossa di ridotta estensione (US 4028- 4023).

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Tutti gli strati contenevano pochi frammenti ce-ramici. Ciò sembra indicativo di un utilizzo spo-radico dell’ambiente che probabilmente ebbe ilsuo periodo di maggiore frequentazione proprioin relazione all’episodio della sepoltura di un ca-davere femminile (si veda la seguente attività).

Attività 23-28: La sepoltura (Fig. 126)Immediatamente adiacente al lato nord del pa-lazzo sono stati rinvenuti i resti, in buone condi-zioni di uno scheletro appartenente ad un indi-viduo di sesso femminile, che al momento dellamorte doveva avere tra i venticinque ed i trentaanni. L’analisi dei resti ossei ci consente di rico-struire l’immagine di una giovane donna, altatra 1.64/1.68 m, abituata a svolgere lavori fati-cosi che hanno lasciato traccia nelle anomaliedei dischi vertebrali e nei traumi riscontrati agliarti inferiori, secondo una patologia frequentenelle classi sociali più basse (per un’analisi piùdettagliata si veda il contributo di D.Walker cap.I, sez. IV). Il corpo della donna fu semplicemen-te adagiato sul terreno, senza praticare nessuna

fossa, poco distante dall’angolo nord-ovest delpalazzo, con la testa rivolta ad occidente. Nonsono stati trovati reperti (bottoni, fibbie etc.) chepossono collegarsi a capi di abbigliamento. Loscheletro era esattamente coperto da un muret-to in pietra (US 4024, att. 23) di limitato spesso-re (0.55 m), costruito con pietre in calcare dimedie e piccole dimensioni, appena sbozzate eposte con apparecchiatura poco regolare, carat-terizzata spesso dallo sdoppiamento di filari, so-vente regolarizzati con l’inserimento di zeppe inpietra (Fig. 125). Per legare le pietre fu utilizzata

Fig. 125 – Area 4000 (palazzo). Lo strato 4025 checonteneva al di sotto della struttura muraria sulladestra (US 4024) la sepoltura di una donna, avvenuta

nel periodo IV, fase 1.

Fig. 126 – Lo scheletro rinvenuto al di sotto delmuretto US 4024, nella porzione nord del fondo del

palazzo.

Fig. 127 – Il muro a scarpa costruito per rinforzare laporzione inferiore dei muri perimetrali nord ed ovest

del palazzo.

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una malta povera di calce, caratterizzata da unanotevole friabilità. A causa delle successive distru-zioni è impossibile supporre la lunghezza del murorispetto all’ambiente e la sua altezza. È probabilecomunque che la struttura si elevasse di poco ol-tre la sua attuale rasatura (circa 50 cm oltre ilcoevo piano di calpestio). Questo elemento, unitoalle considerazioni relative alle caratteristichestrutturali, porta a supporre che la sua funzioneprincipale, oltre all’obliterazione della sepoltura,fosse quella di un probabile piano di appoggiolegato alle nuove attività svolte in questi spazi.

Area 2000-4000: Edificio C, PalazzoAttività 109: Costruzione di un muro a scarpaL’intervento di restauro e fortificazione dellaRocca durante questo periodo di occupazionemilitare riguardò anche le murature del palazzo.L’esterno della porzione inferiore dei lati peri-metrali nord, ovest fu rinforzato con la costru-zione di un muro ‘a scarpa’ leggermente inclina-to, costruito con conci in calcare squadrati e ri-finiti superficialmente in maniera grossolana,posti in opera con poca regolarità e un notevoleutilizzo di zeppe in pietra (Fig. 127). Il muro ascarpa proseguiva a rinforzo anche del lato suddella cisterna e della torre B. Il rivestimento, sullato nord, dell’originario muro a retta a sua vol-ta poggiato al palazzo, definì un piccolo spaziotra il nuovo muro a scarpa (US 2005) e il latosud dell’edificio C.Spazio che fu trasformato in canaletta (US 20240.30 m di larghezza) con pendenza nord-ovest/sud-est, destinata a raccogliere le acque piovaneprovenienti dal tetto dell’edificio C facendoleconfluire, attraverso un sistema di condotte, forsenel punto di raccolta posto all’esterno dell’edifi-cio A od in un vano apposito situato più vicino,

di cui però non è rimasta traccia dopo la costru-zione dell’acquedotto.

Area 7000Attività 152: Costruzione di un muro a rettaUno degli interventi edilizi più consistenti avve-nuto alla fine di questo periodo, fu la costruzio-ne di un lungo muro (US 7079) che, con anda-mento rettilineo, partendo dall’angolo nord-estdell’edificio A, si concludeva in prossimità dellacinta muraria bassa che cingeva l’abitato (Fig.123-128). Il muro che in tal modo veniva a divi-dere in maniera netta la porzione dell’area som-mitale dall’abitato sottostante, aveva un corri-spettivo anche sull’altro versante della Rocca.Dall’angolo nord-ovest del palazzo, è infatti an-cora visibile ma solo per un tratto ridotto, unmuro che con uguale andamento del preceden-te, partiva da qui per riagganciarsi alla cinta piùbassa, in prossimità della porta S. Antonio.Delle originarie fasi di questo muro, sottopostoa pesanti, successivi interventi durante l’occu-pazione militare fiorentina (att. 153, per. IV.l),si leggono pochissime tracce nel paramento nord,interessato a maggiori rifacimenti, mentre inquello sud sono ben distinguibili le caratteristi-che della tecnica muraria, in particolare in pros-simità del punto di aggancio con la cinta mura-ria del borgo. Si tratta di una muratura costruitacon conci in calcare alberese, posti con apparec-chiatura regolare in orizzontale, caratterizzati dauna limitata altezza, rispetto alla lunghezza delpezzo, abbastanza squadrati e rifiniti superficial-mente, senza eccessiva cura, con un probabilestrumento a lama piana (Fig. 129).Di questa tecnica, che trova un corrispettivo conquella utilizzata per costruire la cinta muraria delborgo edificata in un arco di tempo di poco suc-cessivo (si veda a proposito infra il capitolo I, sez.V), come scrivevamo sopra, restano appunto po-che tracce. Gli interventi posteriori tra l’altro non

Fig. 128 – Porzione del muro costruito nel periodo IV,fase 1, per delimitare ulteriormente l’area sommitale.

Fig. 129 – Particolare della tecnica muraria impiegatanella costruzione del muro di delimitazione dell’area

sommitale.

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ci consentono di verificare se lungo questo murovi fosse una porta di accesso all’area sommitale, acui invece farebbe pensare la forma di un grosso‘strappo’ nel paramento sud del muro, che sem-brerebbe derivare dall’intenzionale distruzione diun’apertura provvista di arco, completamente in-visibile però sull’altra faccia del paramento rico-struito in una fase successiva.Il ritrovamento di frammenti di maiolica arcaicanel parziale scavo della sua fossa di fondazione,la somiglianza della tecnica muraria adottata conquella della cinta inferiore e l’esistenza di undocumento che parla della costruzione nel 1338di ‘ali’ della Rocca (si veda a proposito infraCeccarelli cap. I t. I), permettono di collocarequesta attività senza dubbio nei primi decennidel XIV secolo ed attribuirne la committenza adun potere comunale, forte dell’appoggio di unpresidio pisano alloggiato proprio all’internodella Rocca.

FASE 2 (SECONDA METÀ XIV SECOLO): TRACCE DI

VITA MILITARE (Fig. 130)

Area 1000: Torre BAttività 3: Strati di usoA seguito dell’occupazione militare, negli ultimidecenni del XIV secolo, il fondo cieco cominciòad essere riutilizzato come ‘butto’ anche dal pic-colo gruppo di soldati pisani che aveva preso al-loggio nell’edificio dopo il suo abbandono da partedei conti di Campiglia. In questo lasso di temposi accumularono tre depositi stratigrafici (US1042-1043-1044, Fig. 131) composti da terra emolti carboni, particolarmente ricchi di resti diarmi ed armature, ossa animali e frammenti cera-mici. Gli strati erano addossati al muro nord del-l’edificio con andamento discendente. Queste ca-ratteristiche suggeriscono la dinamica del deposi-to, formatosi gradualmente, man mano che glioggetti venivano gettati da una botola, presumi-bilmente situata in prossimità della parete nord,oggi distrutta insieme alla volta di copertura.

1.5. Periodo V (XV-XVI secolo): L’arrivodella guarnigione fiorentina

I primi anni del XV secolo furono caratterizzatida una serie di consistenti cambiamenti legatiall’arrivo di un contingente militare fiorentinoche occupò la Rocca contemporaneamente al-l’inserimento del territorio campigliese all’inter-no dei nuovi domini di Firenze.La Rocca, dopo la lunga permanenza dei soldatipisani, era ormai definitivamente trasformata inun avamposto difensivo, in base alle esigenzemilitari dei nuovi abitanti.La maggiore consistenza numerica dei fiorentinicomportò però ulteriori adattamenti (Fig. 132).Dalle caratteristiche del deposito stratigrafico, èevidente che una parte del contingente prese al-loggio all’interno del palazzo (Figg. 133-134),contemporaneamente all’occupazione della tor-re B (Figg. 135-136) e probabilmente degli edi-fici A e C, dove però le successive asportazionihanno cancellato ogni traccia di questo periodo.Nel primo decennio del Quattrocento, appog-giato all’angolo sud-ovest del fondo cieco del pa-lazzo, fu costruito un forno da pane (Figg. 138-139), mentre si provvedette, in maniera alquan-to grossolana, a riassestare i livelli pavimentali,utilizzando lastre di argilloscisti, pietre e ciotto-li o semplicemente terra mista ad argilla (Fig.140).L’apertura di un nuovo passaggio nel muro divi-sorio interno del palazzo, comportò, sempre in

Fig. 130 – Planimetria delle aree 4000 e 1000 nelperiodo IV, fase 2. In grigio le strutture di riuso.

Fig. 131 – Area 1000 (torre B). Una delle stratigrafie(US 1042) depositatasi all’interno del fondo cieco

dell’edificio durante il periodo IV, fase 2.

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questi anni, anche il parziale rifacimento di que-st’ultimo.Il Falchi ripercorrendo la storia di Campigliaparla di restauri eseguiti al momento della presafiorentina, riguardanti la Rocca e l’intero circui-to murario, coincidenti forse con le trasforma-zioni sopradescritte 14.Pochi decenni dopo, nel 1447, la Rocca e tuttoil borgo furono coinvolti in un importante eventobellico.Campiglia infatti rientrò nelle mire conquista-

trici di Alfonso d’Aragona che, chiamato da Fazioe Arrigo della Gherardesca contro Firenze e gliAppiani, prima di affrontare Piombino, cinsed’assedio per un intero inverno, Campiglia e lasua Rocca, che resistettero senza capitolare. Nel1448 Alfonso marciò nuovamente verso Campi-glia ma il dispiegamento di forze fiorentine, loindusse a rinunciare ad un altro assedio e diri-gersi subito verso Piombino 15.Alla prima metà del XV secolo, forse di pocoprecedente o coeva all’assedio, è databile una

Fig. 132 – Matrix per attività del periodo V.

Fig. 133 – Area 4000 (palazzo) sezione AAI interpretata con evidenziati in grigio i depositi relativi al periodo V(rilievo M. Menchetti).

Fig. 134 – Area 4000 (palazzo). Sezione BBI interpretata con evidenziati in grigio i depositi relativi al periodo V(rilievo M. Menchetti).

14 FALCHI 1995, p. 155. 15 BOCCACCI 1984, p. 19.

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Fig. 135 – Area 1000 (torre B). Sezione CCI

interpretata con evidenziati in grigio i depositi relativial periodo V (rilievo M. Menchetti).

grande buca di forma semicircolare (Figg. 137,142), scavata nello spazio aperto a nord dell’areasommitale, di fronte all’edificio A. La forma dellacavità ma al tempo stesso la sua ridotta profon-dità, fanno pensare ad un progetto edilizio maiportato a termine. Forse si trattava di un ulte-riore elemento difensivo degli edifici sommitali,necessario in quel momento di pericolo (la bucafu infatti riempita pochi anni dopo).A seguito probabilmente di questi eventi, seguitida danneggiamenti nelle strutture murarie ed inprevisione di futuri confronti bellici, vista la pre-caria situazione politica, Pietro dei Medici nel1466 ordinò di introdurre nella Rocca polvere emunizioni e di risistemare le mura castellane 16.È forse in questi anni che avvenne la quasi totalericostruzione del muro a retta, edificato dai pi-sani nel secolo precedente, che, compreso tral’edificio A e le mura, divideva la Rocca dal sot-tostante borgo. Sempre alla seconda metà del XVsecolo, a seguito della realizzazione di una aper-tura che metteva in comunicazione diretta il pia-no terreno del palazzo con la torre B, furonorialzate le quote pavimentali con il riempimentoparziale del fondo cieco della torre (Fig. 134).Probabilmente nello stesso periodo la porta diaccesso all’area sommitale, compresa tra la tor-re B e l’edificio A, fu rialzata e arricchita di bec-

catelli in laterizio, mentre si provvedette a rico-struire parte del lato est dell’edificio C.Nel 1501 Firenze per controllare il duca Valen-tino, nuovo signore di Piombino, inviò un nu-meroso contingente militare a Campiglia, sottoil comando di Otto di Montauto.L’arrivo di nuovi soldati fu legato ad ulteriorimodifiche. Tra gli interventi più consistenti nel-la prima metà del XVI secolo vi fu la ricostru-zione di parte della volta che copriva l’edificioA, in contemporanea alla definizione di nuovispazi abitativi interni a questo edificio (Fig. 146).Ugualmente legata alla necessità di nuovi spaziabitativi è poi la trasformazione del precedentecorridoio di ingresso alla Rocca, contiguo all’edi-ficio A e la torre B, in uno spazio chiuso.I documenti, oltre a ulteriori lavori di restauronella cinta muraria, dopo il 1534 non ci traman-dano più episodi di rilievo riguardanti la rocca.

FASE 1 (XV SECOLO): TRASFORMAZIONI LEGATE ALLA

PRIMA FASE DI OCCUPAZIONE MILITARE (Fig. 138)

Area 4000: Palazzo

AMBIENTE IAttività 12-13-14: Costruzione ed uso delforno da paneStrettamente legata ai bisogni alimentari dellaguarnigione è la prima operazione eseguita daimilitari fiorentini al loro arrivo nella Rocca. Aiprimi anni del XV secolo, infatti, si data la rea-lizzazione del forno da pane, poggiato all’ango-lo sud-ovest del palazzo (att. 14, Figg. 138-139).Il forno aveva una base costituita da muretti (US4033-4059-4060) formati da pietre di riuso dimedie e piccole dimensioni, poste con apparec-chiatura poco regolare e legate da malta di calce.L’interno di questo dado era riempito da unospesso strato di terra e lastrine di ardesia (US4035-4043) che, data la loro refrattarietà al ca-lore, erano capaci di rendere più resistente lastruttura al fuoco. Al di sopra della base si tro-vava la camera di cottura, distrutta quasi com-pletamente dai successivi eventi, ma originaria-mente composta da un piano (US 4032-4034)ed una piccola cupola in mattoni (US 4007, 1.50m circa di diametro).Dal momento che tra il lato nord del forno ed ilmuro divisorio interno vi era poco spazio, è evi-dente che il pane veniva infornato dal lato est, dovetra l’altro sono stati riconosciuti i resti del puntodi raccolta della cenere, quando questa veniva ri-mossa a seguito della pulizia del piano di cottura.Sul lato est è presente una fessura di forma rettan-golare (US 4075) che sembra essere stata tampo-16 FALCHI 1995, p. 156.

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nata (US 4076) poco dopo essere stata ricavata nelmuro, di cui resta incerta la presunta funzione.Per quanto riguarda le dinamiche di funziona-mento del forno, rimane ancora da capire dovesi trovasse il punto di fuoriuscita del calore. Èpossibile che in quel momento il solaio ligneosoprastante fosse parzialmente distrutto e quin-di da lì passasse un condotto che portava fuori ivapori. L’unica traccia delle attività di cottura al-l’interno del forno da pane, è rappresentata dauna lente di cenere (att. 12, US 4027) di coloregrigio, spessa e compatta, rinvenuta al di sopra

Fig. 137 – Planimetria delle aree 1000-2000-4000-6000-5000-7000 nel periodo V, fase 1.

del lacerto del piano di cottura in mattoni.Qualche decennio successivo alla sua costruzio-ne, il forno subì un piccolo rifacimento del latoest della base in pietra. Una ridotta porzione dimuratura, poco al di sotto del piano di cottura,fu infatti restaurata con un rimpello di pietre emattoni (att. 13, US 4077-4079-4086).

Attività 50-166: Distruzioni e ricostruzioni dimuriUn ulteriore, importante intervento, eseguitopoco dopo l’arrivo dei militari fiorentini, fu la

Fig. 136 – Area 7000. Sezione EEI interpretata con evidenziati in grigio i depositi relativi al periodo V (rilievoM. Menchetti).

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quasi totale riedificazione del muro che divide-va l’ambiente I dall’ambiente II (att. 50). Il muro(US 4237) fu ricostruito a cominciare da pochifilari al di sopra della sua fondazione, impiegan-do pietre di riuso di medie e piccole dimensioni,

poste in opera piuttosto regolarmente grazieanche all’utilizzo di numerose zeppe in pietra(Fig. 141). Contemporanea a questo rifacimen-to fu anche la realizzazione di una apertura, ne-cessaria per far comunicare i due ambienti, di

Fig. 138 – Area 4000 (palazzo). Il forno da pane alla fine del suo scavo.

Fig. 139 – Sezione ricostruttiva del forno dal pane.

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cui oggi restano le parziali tracce di una soglia(US 4238), in parte distrutta dalla fossa di fon-dazione dell’acquedotto, ricavata dalla rasaturadell’originario pilastro di sostegno dei solai.A seguito della costruzione del forno, inoltre èprobabile che nacque l’esigenza di disporre diun ambiente più ampio. La conseguenza fu l’ab-battimento (US 4241) del muretto (att. 166, US4136) che ad ovest delimitava il piccolo vano conil pavimento in cocciopesto, già in parte interna-mente livellato dai militari pisani (vedi attività 24,per. IV.l). In questo modo fu ricavato un unicovasto ambiente, a cui si poteva accedere diretta-mente dall’apertura effettuata in precedenza daipisani nel muro perimetrale est del palazzo (Fig.137). La cresta rasata del muretto fu spianatacon un sottile strato di malta (US 4137) e cosìriportata alla stessa quota del nuovo piano dicalpestio (vedi la successiva attività).

Attività 18-19-20: I nuovi piani di calpestioUna delle conseguenze delle trasformazioni so-pradescritte fu anche la realizzazione di nuovipiani di calpestio, ottenuta regolarizzando inmaniera alquanto grossolana i precedenti livelli.

A tale scopo furono utilizzati differenti materia-li, in parte provenienti dalla parziale distruzionedi alcune preesistenti strutture della Rocca. Unagrande quantità di lastrine di ardesia (US 4045)che originariamente servivano per la coperturadi qualche tetto, fu spianata in tutta la porzioneovest dell’ambiente I sino al forno da pane e ri-coperta in alcuni punti con un sottile strato dimalta (US 4102). Contemporaneamente, a cau-sa forse della limitata quantità delle lastrine, nel-l’area ad est sempre di questo ambiente, fu di-stribuito uno strato di terra compatta marrone,mista a lenti di argilla rossa (US 4122-4124-4130-4125-4131). In alcuni punti allo strato sialternavano ridotti tratti di una sorta di selciato(US 4126-4127) ottenuto disponendo in orizzon-tale pietre di riuso con limitato spessore. Asso-ciato a questi livelli è anche una concentrazionedi carboni (US 4097), in parte distrutta dalla fossadi fondazione dell’acquedotto, posta a metà del-l’ambiente ed interpretabile come un probabilepunto di fuoco (all’interno dei carboni sono in-fatti state ritrovate ossa animali e alcuni fram-menti ceramici). A questo nuovo piano di calpe-stio sono associabili una serie di buche di formacircolare; tre poste allineate e antistanti il latoest del forno (US 4046-4048-4054); due (US4100-4103) situate a distanze irregolari lungo ilcorridoio (Fig. 137). Data la posizione delle bu-che è possibile che queste servissero per l’inseri-mento di pali di rinforzo del solaio ligneo so-prastante, divenuto forse poco stabile con il pas-sare degli anni.Anche nell’ambiente II, si formarono nuovi pia-ni di uso. In questo caso ad uno strato di terracompatta, mista a lenti di argilla rossa (US 4062-4044), si alternò un vero e proprio selciato (US4039) costruito con maggiore cura rispetto ailacerti presenti nell’ambiente I (Fig. 140).Pietre di medie e grosse dimensioni, furono in-fatti disposte con un posa in opera molto rego-lare per un tratto di consistenti dimensioni. Lepietre si poggiarono sia al muro divisorio sia almuretto addossato al lato nord del palazzo, co-struito nel precedente periodo (si veda l’attività23, per. IV.l) forse in questo momento ancorautilizzato come bancone in pietra. È possibile cheulteriori tratti di selciato, alternati a tratti di ter-ra siano stati distrutti con la costruzione dell’ac-quedotto.

Area 1000: Torre BAttività 2: Strati di usoTra la fine del XV secolo e l’inizio del successivoavvengono una serie di trasformazioni all’inter-no del fondo cieco dell’edificio B, in cui, in rela-

Fig. 140 – Particolare di uno dei piani pavimentali(US 4039) coevi al forno da pane.

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zione alle nuove esigenze abitative della guarni-gione fiorentina, vengono rialzate le quote di cal-pestio. Ciò è conseguente, soprattutto nell’edi-ficio B, alla necessità di creare un nuovo passag-gio tra l’edificio ed il palazzo e ad un già avviatoprocesso di degrado delle strutture che forse ave-va comportato all’interno del fondo cieco unaserie di piccoli crolli. Con uno strato di terra,grosse pietre, particolarmente ricco di reperticeramici e metallici (US 1040) che rialza il pre-cedente deposito di circa 2.50 metri, viene crea-to un livello di uso in terra battuta (US 1032-1034). Come scrivevamo sopra, questa nuovaquota era funzionale ad una apertura posta al cen-tro del lato nord dell’edificio di cui oggi non re-sta traccia. La sua esistenza è però intuibile siadall’identità di quote di uso del palazzo e dell’edi-ficio B, sia per la presenza dei resti di alcuni scali-ni (US 1033), ricavati con un grossolano riutiliz-zo di precedenti conci, che facilitavano la discesadal lato nord verso l’interno dell’ambiente.

Area 6000Attività 183: Costruzione di beccatelli inlaterizio alla porta di accesso alla RoccaA seguito forse di cedimenti strutturali o necessitàdi nuovi elementi architettonici con più marcatefunzioni difensive, fu ricostruita in questo periodola parte sommitale della porta. Dopo avere creatoun nuovo piano di muratura, con conci di calcarealberese, in parte di riuso, posti in opera abbastan-za irregolarmente su filari sdoppiati e pseudo-oriz-

zontali (USM 253), furono realizzati tre beccatelli(USM 256-257-261, misure 1.50 m dilarghezza×2.50 m di altezza, Fig. 109) utilizzandocome materiale da costruzione il medesimo sceltoper il rifacimento della volta dell’edificio A.

Area 2000: Edificio CAttività 117: Rifacimento di un muroperimetraleOscillante, per mancanza di elementi datanti, trai lavori edilizi di questo periodo e di quello suc-cessivo, è la ricostruzione di buona parte delmuro perimetrale est dell’edificio C (US 2030).Traccia di questa operazione è un evidente ta-glio (US 2029) che interessa circa metà lunghez-za delle fondazioni dell’originario muro, per poiperdersi in prossimità delle strutture pertinentil’acquedotto contemporaneo.L’ingombro di quest’ultime strutture non ci con-sente di capire se il rifacimento riguardò anchel’angolo dell’edificio (US 2050) e parte del murosud dove sono tra l’altro visibili i resti di un im-pianto di canalizzazione delle acque (US 2052).

Attività 112: Realizzazione di una canalettaLa necessità di colmare i nuovi depositi idricinecessari a soddisfare le esigenze di una guarni-gione numerosa, spinse i militari a riutilizzarepiù antiche strutture come punti di scorrimentodelle acque meteoriche. Questo è la causa delletrasformazioni subite dal muro a retta poggiatoal lato nord del palazzo. Prima di questo perio-

Fig. 141 – Il muro divisorio interno al palazzo. In grigio evidenziata la parte ricostruita durante il periodo V,fase 1.

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do, infatti, su questo versante del complessomonumentale si utilizzava solo la canaletta rica-vata nello spazio compreso tra il muro a scarpaed il torrione C (att. 109, per. IV.l). Tale cam-biamento nacque probabilmente dall’esigenza dicreare un nuovo punto di raccolta delle acqueprovenienti dal tetto del palazzo, sino a quelmomento indirizzate verso il lato sud per con-fluire nella grande cisterna e verso l’angolo nord-est. Ciò è forse conseguente all’esistenza di unpunto di raccolta, immediatamente adiacente illato nord del palazzo, di cui però non sono statetrovate le tracce (probabilmente obliterate dal-l’acquedotto moderno). In conseguenza di que-sto probabile progetto, le scale di accesso al pia-no nobile furono quindi distrutte (forse perchénon più utilizzate per l’entrata al primo piano) esulla rasatura del muro fu ricavata una canaletta(US 2008) di cui sono stati rinvenuti ridotti re-sti, costituiti da parte del piano di scorrimentofatto con lastre di ardesia e dalle sponde lateralicostruite con pietre di piccole dimensioni.

Area 7000Attività 153: Rifacimento del muro a retta erelative tracce di cantiereUn’ulteriore attività edilizia in quest’area fu laricostruzione di parte del muro a retta, costrui-to circa un secolo prima e compreso tra l’angolonord-est dell’edificio A e il rinforzo alla cintaedificato proprio in quegli anni per volere dellestesse autorità fiorentine (cap. I, sez. V, att. 152).Il rifacimento riguardò in particolare la zona cen-trale del muro, dove oltre alla evidente presenzadi tagli, si nota l’impiego di una tecnica murariache, a differenza della precedente, si caratteriz-za per l’utilizzo di conci in calcare, spesso di riu-tilizzo, posti in opera sovente su fìlari sdoppiati

sebbene orizzontali, la cui regolarità di andamen-to è ottenuta con un uso frequente di zeppe inpietra (Fig. 143).La presenza di buche per l’alloggio delle impalca-ture di cantiere, di uguali dimensioni equidistantied in asse le une con le altre, conferma la contem-poraneità di questa consistente attività di restauro.Gli ulteriori segni di questa importante opera-zione, risparmiati dal più distruttivo cantiere con-temporaneo dell’acquedotto, sono stati riporta-ti in luce lungo il margine nord-est dell’area.Si tratta di una serie di strati con una certa esten-sione (8×4 m circa) e spessore, dai limiti irrego-lari, caratterizzati prevalentemente dai medesi-mi componenti in differente percentuale. Se lostrato più superficiale (US 7077) era infatti com-posto da pietre di medie e piccole dimensioni(Fig. 144), mescolate a grumi di malta compat-ta, quelli sottostanti (US 7094-7097-7100) con-tenevano invece una maggiore percentuale dimalta concotta, gradualmente più friabile. Il con-fronto, attraverso un’analisi macroscopica diquesta malta con il legante usato nell’interventodi restauro sopradescritto, conferma la medesi-ma matrice. Date le sue caratteristiche (presenzadi pietre e grumi di malta concotta) è ipotizzabi-le che il deposito si sia formato mano a manoche la camera della calcara dove si preparava illegante per il nuovo muro, situata probabilmen-te nelle vicinanze (ma di cui non abbiamo pur-troppo trovato traccia) veniva ripulita e la cari-ca mal cotta e non utilizzata era gettata ai mar-gini dell’area sommitale.

Attività 142-143-139: Tracce di un progettoedilizioNel corso di questa prima fase di occupazione, imilitari pensarono ad un diverso utilizzo di que-st’area, rimasta sino ad allora uno spazio aperto

Fig. 142 – Area 7000. Foto dall’alto e dal basso della grande buca semicircolare (US 7022, per. V.1).

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adibito alla raccolta e allo scolo delle acque pio-vane provenienti dalle costruzioni circostanti. Inche cosa esattamente consistesse questo proget-to risulta difficile ipotizzarlo in base ai dati ma-teriali. Lo scavo ha infatti evidenziato la realiz-zazione di una grande buca (att. 142, US 7022)larga 2.80 m e profonda circa 0.50 m, di formasemi-circolare, situata nella porzione immedia-

tamente antistante l’edificio A (Figg. 137-142).Le dimensioni e l’andamento del taglio richia-mano in parte quelle dei bastioni di rinforzocostruiti in questo periodo dai fiorentini lungoil circuito murario (tra cui lo stesso bastione si-tuato proprio ad est della Rocca). Si potrebbepertanto ipotizzare l’esistenza di un progetto perl’edificazione di un bastione per la difesa diretta

Fig. 143 – Porzione del muro di delimitazione dell’area sommitale con evidenziato in grigio il rifacimentorelativo al periodo V, fase 1.

Fig. 144 – Area 7000. Uno degli strati di ripulitura della calcara (US 7077, per. V.1) depositatosi a seguitodel rifacimento del muro di delimitazione dell’area sommitale.

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dell’area sommitale (dove alcuni edifici erano giàin condizioni strutturali poco stabili). La ridottaprofondità di questo presunto alloggio di fon-dazioni e l’andamento del suo perimetro ci sug-geriscono però un abbandono di questa idea pocotempo dopo la sua formulazione. I reperti cera-mici contenuti negli strati di riempimento (att.143, US 7015-7018-7019) datano l’obliterazio-ne della buca nella prima metà del XV secolo,poco tempo dopo quindi la sua realizzazione.Coevo alla realizzazione del grande taglio semi-circolare è un taglio (att. 139, US 7045) di for-ma irregolare e medie dimensioni (1.83×1 mcirca) di una porzione del deposito posta a ri-dosso della base perimetrale in pietra della ca-panna di XI secolo.

FASE 2 (XVI SECOLO): ULTIME TRACCE DI FREQUEN-TAZIONE DEI MILITARI FIORENTINI (Fig. 145)

Area 4000: PalazzoAttività 17-173: Frequentazione dei fondiTra la fine del XV secolo e i primi decenni delXVI, quando il forno da pane non era più fun-zionante, il piano di calpestio del fondo cieco edin particolare dell’ambiente posto a sud del murodivisorio, venne rialzato di circa 0.70 m (Fig.134). Questa operazione avvenne a seguito del-l’innalzamento del livello di uso della torre B edè da collegare forse all’apertura di un passaggiotra i fondi ciechi dei due edifici, di cui oggi non

rimane traccia. È questa una delle ultime impor-tanti trasformazioni all’interno del palazzo checomportò il trasporto di una notevole quantitàdi terra necessaria per arrivare alla nuova quotadi calpestio.Questa terra mista a pietre e malta, era partico-larmente ricca di frammenti ceramici, metallici(tra cui i resti della corazzina ricostruita, vedi ilcontributo di Scalini, cap. III.1 sez. III) ed ele-menti architettonici (parti di cornici e pilastriniin pietra). Su questi livellamenti (US 4036-4037-4042-4098-4040, comprensivi anche del riem-pimento di una serie di buche di palo, US 4101-4099-4047-4049-4051-4053-4055) si deposita-rono in seguito una serie di strati di terra com-patta (att. 17, US 4013-4014-4019-4021) cherappresentano gli ultimi strati di uso dei dueambienti prima dell’abbandono. A questa fase èrapportabile anche il rifacimento delle merlatu-re presenti nella copertura del palazzo (att. 173).

Area 5000: Edificio AAttività 97-180-181: La costruzione di duemuri divisori, di una volta e tracce di trasfor-mazioni interneNella seconda fase di occupazione militare fio-rentina, in relazione ai restauri e all’organizza-zione di nuovi spazi abitativi, fu costruita unanuova volta (att. 180 USM 17, Figg. 60a, 132),funzionale alla copertura solo della porzionenord interna dell’edificio A.

Fig. 145 – Planimetria delle aree 4000 e 1000 nel periodo V, fase 2.

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I possibili motivi che portarono a questa deci-sione furono molteplici ma forse in gran partelegati a problemi strutturali dell’originaria co-pertura, ormai edificata più di tre secoli prima.L’operazione edilizia comportò l’abbassamentodi quota del terrazzo sommitale con la conse-guente eliminazione dell’ultimo solaio ligneo (att.179, per. II.1). Contemporaneamente furonotagliati gli originari archi di sostegno in pietrafino quasi all’altezza delle loro imposte (USM190, poggiate al pilastro centrale e ai muri peri-metrali est ed ovest. A seguito di ciò vennerorealizzate due volte a crociera in mattoni, divisein quattro campate, il cui impianto comportòuna serie di tagli nei muri perimetrali est, ovest enord. Le volte sostenevano un nuovo terrazzo dicopertura a cui si accedeva attraverso una botolaricavata nella volta nord-ovest. Un controllo di-retto di questa copertura, durante la fase di par-ziale restauro dell’edificio, ha permesso di veri-ficare che il piano pavimentale fu regolarizzatocon uno spesso livello di malta di calce ricca discorie provenienti dalla lavorazione del ferro.È possibile che essendo realizzata solo la coper-tura di metà edificio, fosse previsto anche unasorta di divisorio che delimitasse questa parte diambiente rispetto all’altra, ora probabilmentesprovvista di una sua protezione sommitale. Lapresenza di una discreta quantità di malta mistaa pietre, poggiata per circa 1 metro alla parteinferiore dei lati est ed ovest del pilastro centra-le, confermerebbe la probabile esistenza di due

successivi muri interni (att. 97), rimarcata an-che dal ritrovamento di due chiazze di maltacompatta (US 5076-5071) poste perpendicolar-mente al pilastro e parallele ai lati perimetralinord e sud dell’edificio A.L’entità di queste trasformazioni portò sicura-mente ad un cambiamento anche delle origina-rie divisioni tra un piano e l’altro (att. 181). Seriteniamo valida l’ipotesi sopra formulata, del-l’esistenza di un ambiente chiuso pertinente solola porzione interna nord dell’edificio, è ragione-vole supporre anche una ridefinizione del com-plesso sistema dei solai lignei originari (descrittinelle attività 91-175-176-177, per. II.l). A ri-guardo, in base alle scarse evidenze materiali sonopossibili più supposizioni: una prima, relativa allapresenza di solai lignei alla stessa quota dei pre-cedenti, per i quali si utilizzarono nelle paretiportanti i primitivi sostegni insieme a più recentipunti di aggancio ricavati nei nuovi muri divisoriappoggiati al pilastro centrale; una seconda, chein base alla presenza di due grosse buche tagliateuna di fronte all’altra, alla stessa quota, nei muriportanti est ed ovest (USM 38-118, Figg. 58-59)e una serie di buche quadrangolari al piano terraed al primo livello sempre delle stesse pareti (USM33-95-94, Figg. 58-59, associate nella parete nordall’inserimento di mensole) lascierebbe invecepresupporre l’esistenza di un solaio ad una quotaleggermente più alta del precedente, associato al-l’inserimento di strutture lignee di cui oggi risul-ta difficile capire la funzione.

Fig. 146 – Area 5000 (edificio A). Particolare del rifacimento in mattoni delle volte di copertura dell’edificio.

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Area 2000: Edificio CAttività 108: Obliterazione di una canalettaNel corso della prima metà del XVI secolo, vie-ne riempita di terra (US 2004-2019) e quindinon più utilizzata, la canaletta compresa nellospazio tra il muro a scarpa e quello perimetralesud dell’edificio C.

Area 1000Attività 174: Costruzione di un nuovo pozzet-to nella cisternaCoevo al rifacimento della volta in mattoni del-l’edificio A (come dimostra l’analisi mensiocro-nologica) è la realizzazione di un nuovo pozzet-to nella cisterna, utilizzando mattoni per il suopiano di raccolta e conci di calcare per i suoibordi. Il pozzetto fu costruito immediatamenteadiacente al lato sud del palazzo con l’evidentescopo di raccogliere le acque meteoriche prove-nienti dal suo tetto. Per favorire il flusso delleacque è possibile che venisse realizzata una nuo-va grondaia che, partendo dall’angolo sud-ovestesterno, proseguiva sino all’altezza del pozzet-to. Per il sostegno di questa struttura furono in-serite, in vicinanza dell’angolo sud-ovest duemensole in calcare ben lavorate (USM 506-507)probabilmente recuperate dal rifacimento di edi-fici preesistenti. Sul paramento interno nord dellacisterna è poi visibile un taglio di piccole dimen-sioni e forma circolare (USM 519, Fig. 103) pra-ticato nell’originaria muratura, che per posizio-ne e quota si può interpretare come il nuovopunto di entrata delle acque piovane, provenientida questo nuovo pozzetto.

Area 6000Attività 184-186: Definizione di un nuovoambiente chiusoNell’ambito della ridefinizione degli spazi abita-bili dalla guarnigione, il corridoio di accesso allatorre B subì delle trasformazioni. Per necessitàdifensive, non essendovi inoltre più la necessitàdi un passaggio diretto sul versante sud tra l’areasommitale ed il borgo, fu deciso di tamponarel’originaria porta di accesso alla rocca, costruitanel corso della prima metà del XIII secolo (att.93, per. III.l). La tamponatura, conseguente for-se anche al crollo della ghiera dell’arco, fu effet-tuata con pietre di riutilizzo in calcare poste inopera irregolarmente (att. 184, USM 300).Contemporaneamente venne rialzata la partesommitale della porta (USM 259) con la relativadistruzione di parte dei beccatelli costruiti du-rante la precedente fase (alt. 183, per. V.1).La conseguenza di questo lavoro fu la delimita-

zione di un nuovo spazio, chiuso a sud dalla portatamponata ed a nord dal preesistente muro pog-giato sia al palazzo sia all’edificio A (US 6003,att. 101 per. II.2). In relazione a questa opera-zione sono interpretabili le tre buche tagliate se-guendo una linea di pendenza da nord verso sudnel muro perimetrale esterno ovest dell’edificioA (Fig. 55). Le buche (USM 167-168-169), in-sieme sicuramente alle corrispettive presenti nelmuro est del palazzo oggi distrutto, sembrereb-bero infatti funzionali all’alloggio di una tettoiadestinata a coprire parte di questo nuovo spazioabitativo. Altre buche tagliate nella muratura del-l’edificio A sono sempre rapportabili a questetrasformazioni (US 161-162-163-164).La chiusura di quest’area pose però dei proble-mi di passaggio da un ambiente all’altro, in par-ticolare dall’edificio A, accessibile solo dal latosud e chiuso sugli altri lati, verso il palazzo.Il problema fu però risolto realizzando una por-ta (USM 93, 1.40 m di larghezza×2.60 m di al-tezza circa) nel lato ovest dell’edificio A (poi tam-ponata in età contemporanea). La discesa al nuo-vo piano di calpestio dell’area 6000 (US 6004),situato ad una quota più bassa rispetto alla so-glia di questa apertura fu facilitata dalla realiz-zazione di rudimentali scale (US 6010) costruitecon pietre di riuso.La mancanza purtroppo di elementi datanti faoscillare queste attività tra la prima e la secondafase di questo periodo.

1.6. Periodo VI (XVII secolo): L’abbandonodegli edifici

Nei primi decenni del XVI secolo avviene l’ab-bandono definitivo della Rocca, ormai avampo-sto di minore importanza dei fiorentini utilizza-to solo per un controllo del territorio costiero.Negli stessi anni in cui sia il palazzo sia la torreB, come tutti gli spazi esterni, sono abbandona-ti, cominciano i primi allivellamenti di terrenopertinenti il complesso monumentale.Coevo all’abbandono è anche il progressivo de-grado delle strutture se nel 1664 tale FrancescoPuccini di Montecavoli, scrivendo a Cosimo deiMedici per la concessione di appezzamenti di ter-ra, parla di una rocca rovinata17. Nel 1649 in-fatti un violento uragano, che aveva abbattuttola torre e la loggia del Palazzo Pretorio, causòprobabilmente dei danni anche alla Rocca, dalmomento che nel 1683, come narra il Falchi, in

17 BOCCACCI 1984, p. 20.

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ficio, ormai abbandonato e privo di manuten-zione. Strati di crollo di notevole spessore com-posti da pietre in calcare alberese e travertino,provenienti dal crollo delle volte e dei muri pe-rimetrali (US 1005-1012) si depositano all’in-terno dell’ambiente (Fig. l48). Se le prime di-struzioni furono dovute al degrado naturale dellemurature è possibile che lo strato di crollo piùsuperficiale (US 1005) si fosse formato a seguitodel violento uragano che nel 1649 distrasse par-te di questo edificio.

1.7. Periodo VII (XVIII-XX secolo):Le ultime attività costruttive e distruttive

Tra Settecento ed Ottocento l’area della Roccasi trasformò progressivamente da area pubblicaa privata. Nel 1803 nei documenti si parla di unconsistente allivellamento di parte del terreno aBoldrini Prete Antonio di Niccolò di Francesco 18.Il livello fu in seguito rinnovato dal Comune sinoa quando, in mancanza di fondi necessari perrestaurarla, tutta la Rocca fu venduta allo stessoBoldrini.Il complesso monumentale del resto doveva tro-varsi in precarie condizioni se nemmeno fu inse-rito nella descrizione dei castelli della Marem-ma fatta dal Corpo Imperiale del Genio, incari-cato dal ministro della Guerra del Granducato

mancanza di fondi necessari, il Comune ordinòdi abbattere a livello del palazzo, parte della tor-re B.

Area 4000: PalazzoAttività 10-11-100: Distruzione del forno dapane a del muro interno divisorio, strati diabbandonoLa distruzione del forno da pane (att. 11) prece-de di poco l’abbandono del palazzo. Una seriedi strati di ridotte dimensioni si deposita nel-l’angolo sud-ovest del fondo cieco. La composi-zione di questi strati, prevalentemente caratte-rizzata dalla presenza di argilla rossa, mattoni ecenere li riconduce al disfacimento della cupolain mattoni e parte del piano di cottura. Coevaprobabilmente alla distruzione del forno da paneè anche quella del muro in pietra che fungeva dadivisorio del fondo cieco (att. 100).Tra la fine del XVI secolo e l’inizio di quellosuccessivo l’edificio venne definitivamente ab-bandonato e conseguentemente cominciano aformarsi strati relativi al crollo dei muri perime-trali e dei solai (att. 10, US 4001-4015, Fig. 147).Questi strati di abbandono, composti da terra egrosse pietre, con il tempo raggiunsero un gran-de spessore distribuendosi in maniera piuttostouniforme all’interno del fondo cieco.

Area 1000: Torre BAttività 1: Strati di abbandonoNel corso della prima metà del XVI secolo co-mincia il degrado delle strutture murarie dell’edi-

Fig. 147 – Area 4000. Il crollo dei muri perimetrali del palazzo.

18 BOCCACCI 1984, p. 20.

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Fig. 148 – Area 1000 (torre B). Il crollo dei muri perimetrali in fase di scavo.

di Toscana di censire nel 1810 le fortificazioniesistenti in questo territorio.L’ultimo episodio, a cui seguì la distruzione, dibuona parte degli edifici signorili, fu l’edifica-zione nel 1931, dell’acquedotto comunale.

Attività 65-84-144: Costruzione dell’acquedotto

Nel 1931 ebbe inizio la costruzione dell’acque-dotto per l’approvvigionamento di acqua al bor-go sottostante (att. 65). L’edificio, di forma ret-tangolare e formato da più cisterne di raccolta,fu situato al centro dell’area signorile. La suaedificazione e l’impianto delle tubature compor-tarono la distruzione di quasi due terzi del pa-lazzo e delle possibili strutture esterne al suo latonord, oltre la rasatura di parte del torrione po-sto nella porzione nord-ovest dell’area. I raccontidi alcuni partecipanti all’impresa insistono sem-pre sul già avanzato stato di estremo degradodelle strutture sommitali, corrispondente più omeno a quello attuale. Foto di epoca documen-tano inoltre la realizzazione di una via ferrataper il movimento di carrelli necessari al traspor-to dei materiali da costruzione. Per quest’ultimaoperazione fu in parte distrutto il deposito stra-tigrafico antistante il torrione A e aperto un var-co nella cinta muraria sottostante (dove si troval’attuale entrata alla rocca), in modo da permet-tere lo scorrimento dei carrelli dalla strada allaparte alta della Rocca.Nell’area 6000 più che in altre, la posa delle fon-dazioni dell’acquedotto comportò la distruzio-ne dei preesistenti depositi. La terra scavata in

quest’occasione e successivamente depositata dinuovo vicino all’acquedotto portò alla forma-zione di un consistente strato (US 6001, att. 84)composto da terra, pietre di grosse dimensioni,malta, carboncini contenente reperti di età mo-derna e contemporanea che riempiva tutto lospazio del corridoio.Nel deposito dell’area 7000 si trovano altri con-sistenti segni del cantiere (att. 144). Lo scavooltre ad evidenziare una serie di strati di terramista a detriti e reperti di età contemporaneache coprivano quasi totalmente l’area (US 7001-7002) o alcune sue porzioni (US 7016-7078-7098-7093) ha riportato in luce parti di vecchicondotti idrici che, in più casi, avevano compor-tato consistenti tagli del deposito originario (US7017-7011-7012). Oltre alle intuibili asportazio-ni della preesistente stratigrafia, altre evidenzenegative sono rappresentate da una serie di bu-che di palo di grandi dimensioni, poste allineatein prossimità del lato nord dell’edificio A, il cuiriempimento con inequivocabili reperti di etàcontemporanea, le relaziona a queste fasi di can-tiere (US 7082-7086-7088-7108-7081-7083-7085-7087).

Area 5000: Edificio A

Attività 96: Riutilizzo dell’ambiente in etàcontemporaneaSono comprese in questa attività una serie diUnità Stratigrafìche (US 5027-5032-5033-5040-5041) formatesi a seguito dell’uso di questo spa-zio come ricovero per animali. La costruzione

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BIBLIOGRAFIA

BOCCACCI 1984 M. BOCCACCI, La Rocca di Campiglia Marittima: studi e ricerche,Firenze.

FALCHI 1995 I. FALCHI, Trattenimenti popolari sulla storia della Maremma e spe-cialmente di Campiglia Marittima, ristampa anastatica dell’edizio-ne del 1880, Bologna.

di gabbie per animali, portò allo scavo di alloggidi forma quadrangolare nel terreno e di alcunebuche per l’inserimento di paletti. Sempre inquesto periodo fu praticata l’apertura nella por-zione inferiore del lato nord dell’edificio per fa-cilitare in tal modo l’accesso da questo lato (USM3, Fig. 56). L’uso di questo ambiente, che com-portò l’asportazione di buona parte del preesi-stente deposito, è testimoniato dalla presenza diun spesso strato di terra ricca di reperti residuimisti ad altri di età contemporanea.

Area 1000-2000-4000-6000-7000Attività 172-94-110-103-104-138-99: Distruzio-ni finaliIn questo periodo si verifica sia il crollo di partedei paramenti interni dei lati ovest e sud sia delleporzioni superiori dei lati perimetrali del palazzo(att. 172, USM 451-458). È curioso notare comenel palazzo questi crolli (in particolare sul lato

ovest) siano avvenuti in coincidenza delle cesureverticali dell’originario cantiere medievale.All’attività 94 e 110 corrisponde invece la di-struzione finale di tutte le murature rispettiva-mente della torre B e dell’edificio C (US 2006-2009-2010-2011-2013-2028-2051-2053-2056).In età contemporanea avvenne anche la distru-zione nell’area 6000 (att. 103-104), sia del muroche delimitava a nord il corridoio (US 6002), siadelle strutture murarie interne a quest’area (lescale di accesso all’edificio A, US 6005-6006-6008), sia della porzione superiore di muraturadell’originaria porta di entrata al corridoio (USM260).Nell’area 7000 questo periodo coincide con ladistruzione del grande muro 7003, posto in pros-simità del salto di quota al margine della porzio-ne nord-ovest dell’area (att. 138).

GIOVANNA BIANCHI

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APPENDICEELENCO US E ATTIVITÀ

PERIODO I (IX-XI SECOLO) : L’INSEDIAMENTO IN LEGNO

Fase 1 (ante X secolo) Prime tracce di strutture lignee

ATT. DEFINIZIONE AREA US

83 Buche di palo tagliate nella roccia vergine 5000 5025-5085-5086-5088-5090-5092-5094-5096-5098-5102-5103-5104-5107-5109

Fase 2 (ante X secolo) Abbandono delle strutture

ATT. DEFINIZIONE AREA US

82 Obliterazione delle buche palo di prima fase 5000 5026-5087-5089-5091-5093-5095-5097-5099-5105-5106-5108-5110

Fase 3 (p.m.X secolo) Il villaggio di capanne di legno

ATT. DEFINIZIONE AREA US

64 Buche di palo per l’impianto di una capanna 4000 4144-4148-4150-4155-4161-4163-4165-4166-4199-4206-4208-4215-4223-4225-4229

80 Buche di palo per l’impianto di una capanna 50005020-5022-5044-5048-5064-5067-5069-5072-5074-5077-5079-5081-5083-5100-5115-5117-5119-5121-5123-5126-5127-5130

81 Livello di calpestio interno alla capanna 5000 5030115 Buche di palo per l’impianto di una capanna 2000 2023-2025149 Strati d’uso di probabili capanne lignee 7000 7066-7069-7071-7091150 Buche di palo per strutture lignee 7000 7106-7117-7118-7121-7070

Fase 3.a (s.m. X secolo) La prima struttura in pietra

ATT. DEFINIZIONE AREA US121 Fossa per rifiuti e buche per struttura di copertura 7000 7057-7059-7063-7067135 Costruzione muro con legante in malta di calce 7000 7102-7112-7115151 Riempimenti delle buche di palo di prima fase 7000 7065-7072-7105-7116-7119-7120

Fase 4 (fine X secolo) Abbandono delle strutture

ATT. DEFINIZIONE AREA US

39 Riempimenti delle buche di palo di una capanna di se-conda fase 4000 4129-4147-4149-4151-4156-4162-4164-4167-4200-

4207-4209-4216-4224-4226-4230

60 Strati di abbandono di una delle capanne di seconda fase 4000 4105-4106-4142-4203-4205-4210-4211-4212-4213-4214-4217-4221-4222-4227-4228

78 Disfacimento della struttura lignea di seconda fase 5000 5053

79 Obliterazione delle buche di palo di seconda fase 50005021-5023-5045-5049-5065-5068-5070-5073-5075-5078-5080-5082-5084-5101-5116-5118-5120-5122-5124-5125-5128-5129

114 Abbandono delle strutture in legno di seconda fase 2000 2018-2021

127 Riempimenti delle buche di palo connesse alla fossa per rifiuti 7000 7064-7058

148 Strati di abbandono della struttura in muratura 7000 7044-7104-7111

Fase 5 (pm XI secolo) Il castello ‘cum ecclesia et curte’

ATT. DEFINIZIONE AREA US66 Impianto di una forgia per la lavorazione del ferro 4000 4188-4194-4198-4201-4202-4231-423269 Punto di fuoco interno alla capanna in tecnica mista 5000 5019

72 Buche di palo per capanna in materiali misti 5000 5004-5005-5008-5009-5010-5015-5017-5034-5046-5051-5054-5056-5058-5059-5060-5061-5062

123 Livellamento dell’area per costruzione capanna mista 7000 7051=7065=7038-7056-7060-7101-7103

124 Buche di palo per l’impianto di una capanna in materiali misti 7000 7048-7049-7050-7054-7062-7114-7123-7124-7125

130 Costruzione della base in pietra per capanna in materiali misti 7000 7031-7075-7107

131 Strato d’uso in fase con la capanna in materiali misti 7000 7042145 Interfaccia di distruzione muro 7000 7110-7122

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Fase 6 (sm/fine XI secolo) Abbandono delle struttureATT. DEFINIZIONE AREA US

56 Distruzione della forgia 4000 4093-4094-4095-4096-4123-4141-4175-4187-4189-4190-4192

70 Abbandono della capanna in materiali misti 5000 5002-5016-5052

71 Riempimenti buche di palo della capanna in materiali misti 5000 5011-5014-5018-5035-5047-5055-5057

132 Riempimenti delle buche di palo capanna in materiali misti 7000 7047-7053-7061-7113

133 Abbandono della capanna in materiali misti 7000 7027-7028-7039-7043-7052134 Distruzione base in pietra capanna in materiali misti 7000 7037-7076

PERIODO II (XII SECOLO): I NUOVI EDIFICI SIGNORILI

Fase 1 (prima metà XII secolo): Costruzione dell’edificio A e di strutture annesseATT. DEFINIZIONE AREA US55 Livelli di vita precedenti la costruzione del palazzo 4000 4085-4090-4091-4172-4173-4176-4180-4240-418591 Primo piano del dongione, lato Nord 500067 Strati di riempimento della fossa di fondazione 5000 5024-5031-5042-5043-5050-506373 Fondazioni per la costruzione del dongione 5000 5028-5111-5112-5113-5114-513174 Costruzione muro Ovest del dongione (piano terra) 5000 10075 Costruzione muro Sud del dongione (piano terra) 5000 20077 Costruzione muro Est del dongione (piano terra) 5000 30098 Costruzione muro Nord del dongione (piano terra) 5000 400136 Costruzione muro cinta 7000 7003175 Primo piano del dongione lato Est 5000176 Primo piano del dongione lato Ovest 4000177 Primo piano del dongione Sud 5000178 Costruzione pilastro centrale del dongione 5000179 Costruzione secondo piano del dongione 5000

Fase 2 (seconda metà XII secolo): Costruzione del palazzoATT. DEFINIZIONE AREA US30 Costruzione struttura in muratura (probabile butto) 4000 4108-4109-4118-4119-4140-4183-423933 Riempimento butto del palazzo 4000 4104-4120-4128-4132-408335 Interfaccia calpestio primo uso palazzo 4000 4233-423445 Costruzione del pian terreno lato Nord palazzo 4000 97-40146 Costruzione del pian terreno lato Ovest palazzo 4000 402-406-408-435-406147 Costruzione del pian terreno lato Sud palazzo 4000 446-449-4182-419348 Costruzione del pian terreno lato Est palazzo 4000 411249 Costruzione pilastro 4000 408058 Riempimenti delle buche di palo 4000 4084-4174-4177-4181-418692 Livellamento dell’area interna al dongione 5000 5003111 Costruzione muro a retta esterno al lato Nord del palazzo 2000 2007119 Probabili scalini di accesso al palazzo 2000 2054167 Fondazioni palazzo lati Nord,Ovest e Sud 4000 4107-4182-4218-4243-4092168 Costruzione primo piano del palazzo lato Ovest 4000 404-405-407-416-417-418-421-436169 Costruzione piano nobile palazzo lato Sud 4000 443-444170 Costruzione tetto del palazzo 4000 420-448-501

PERIODO III : AMPLIAMENTO E TRASFORMAZIONI DELL’AREA SIGNORILE (XIII SECOLO)

Fase 1 (prima metà XIII secolo): Costruzione dell’edificio B, C e cisternaATT. DEFINIZIONE AREA US

8 Attività di di cantiere per la costruzione della torre B 1000 1066-1075-1077-1078-1081-1082-1086-1084-1076-1079-1064-1067-1070

9 Costruzione muro Ovest del fondo cieco della torre B 1000 1001=304-305-307-30326 Sepolture all’interno del fondo cieco della torre B 1000 107487 Struttura legata al sistema di scale di accesso alla torre B 6000 601193 Costruzione porta monumentale di accesso alla Rocca 6000 6012-6013-250-25134 Livellamento interno al palazzo amb.II 4000 407241 Livellamento interno al palazzo amb.I 4000 417152 Costruzione base in pietra per scale d’accesso alla torre B 4000 411153 Costruzione muro Sud fondo cieco della torre B 1000 1002=312-310-311-601-309

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54 Costruzione muro Est fondo cieco della torre B 1000 1003=327-328-326-1025-1026-1027-1028=1029-1030-1031-1037-1038

95 Volta fondo cieco primo piano della torre B 1000 1010-1011101 Edificazione di un muro tra l’edificio A ed il palazzo 6000 6003105 Costruzione lato Nord edificio C 2000 2001106 Costruzione lato Ovest edificio C 2000 2002107 Costruzione lato Sud edificio C 2000 2003118 Fondazione muri per la costruzione dell’edificio C 2000 2027-2046-2047-2048-2049-2050137 Costruzione muro 7000 7004-7007

141 Costruzione canaletta nella parte esterna Nord dell’edi-ficio A 7000 7032-7033-7020-7021-7034-7035-7036

157 Tracce di frequentazione dell’area 7000 7024158 Taglio nel muro Sud 1000 603159 Lato Sud fondo cieco 1000 602160 Primo piano della torre B lato Est 1000 630-632-634-322161 Primo piano della torre B lato Sud 1000 608-609-613-610-614-316-313-318162 Volta tra I e II piano della torre B 1000 618163 Costruzione secondo piano della torre B lato Sud 1000 616-619-331-319164 Secondo piano della torre B lato Est 1000 615-321165 Taglio e fondazioni torre B 1000 1080-1085-1089-1091

171 Buche nel paramento murario interno del palazzo lato Ovest 4000 437-411-412-410-409

185 Costruzione grande cisterna 1000 522-502-517-511-512-518-514-523

Fase 2 (seconda metà XIII secolo): Frequentazione e modifiche degli ambientiATT. DEFINIZIONE AREA US5 Prime tracce di uso del fondo cieco 1000 1059-1050=1051-1060-1065-10556 Buche di palo legate alla presenza di strutture lignee 1000 1061-1062-106325 Punto di fuoco nel fondo cieco della torre B 1000 1053-105431 Costruzione del muro divisorio interno al palazzo 4000 4011-4081-4204-422032 Piccolo ambiente con pavimentazione in cocciopesto 4000 4170-4135-421937 Interfaccia di calpestio coeva al muro divisorio 4000 4235-4236

PERIODO IV (XIV SECOLO): L’OCCUPAZIONE MILITARE PISANA

Fase 1 (prima metà XIV secolo): Restauri e trasformazioniATT. DEFINIZIONE AREA US4 Abbandono fondo cieco della torre B 1000 1046-1047-1048-1045-1049

22 Livelli di uso del fondo cieco 4000 4064-4067-4069-4058-4073-4068-4063-4074-4065-4152

23 Costruzione muro in pietra addossato al muro N del palazzo 4000 4024

24 Livellamento ambiente in cocciopesto 4000 4134-4133-4138-4157-4146-415827 Riempimenti buche interne al fondo cieco della torre B 1000 1056-1057-105828 Sepoltura 400029 Livelli di uso amb.II militari pisani 4000 4025=4029-4028-402344 Attività di cantiere per restauri del palazzo 4000 4159-4160-4168-416951 Creazione passaggio lato Est palazzo 4000 4115-4113-4116-4114-4242109 Costruzione di un muro a scarpa 2000 2005-2024152 Costruzione di muro a retta 7000 7095=7080-7099-7079-7096

Fase 2 (seconda metà XIV secolo): Tracce di vita militareATT. DEFINIZIONE AREA US3 “Butto” dei militari pisani 1000 1042-1043-1044

PERIODO V (XV-XVI SECOLO): L’ARRIVO DELLA GUARNIGIONE FIORENTINA

Fase 1 (XV secolo): Trasformazioni legate alla prima fase di occupazione militareATT. DEFINIZIONE AREA US

2 Strati d’ uso dell’ambiente e costruzione di una piccola scala 1000 1032-1033-1034-1040-1092

12 Livello d’uso del forno 4000 402713 Restauro del lato Est del forno 4000 4077-4079-4086

14 Costruzione di un forno da pane all’interno del palazzo 4000 4007-4034-4035-4032-4033-4043-4059-4060-4075-4076-4022-4153

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18 Livello di vita coevo al forno amb.II 4000 4039-4062-404419 Buche di palo 4000 4103-4100-4046-4048-4052-4054

20 Livelli di vita coevi al forno da pane amb.I 4000 4000 4045-4102-4122-4127-4126-4124-4130-4125-4131-4097

50 Rifacimento muro divisorio 4000 4237-4238112 Costruzione canaletta 2000 2008-2012-2039-2040-2043117 Ricostruzione muro Est dell’edificio C 2000 2029-2030-2035-2036-2052139 Grande buca opera dei fiorentini 7000 7045142 Buca semicircolare 7000 7022143 Riempimento buca 7000 7015-7018-7019153 Strati di cantiere e rifacimento del muro a retta 7000 7077-7094-7097-7100154 Strato di uso 7000 7074166 Distruzione muretto divisorio 4000 4136-4137

183 Rifacimento della parte sommitale della porta di accesso alla Rocca 6000 253-256-257-261

Fase 2 (XVI secolo): Ultime tracce di frequentazione dei militari fiorentiniATT. DEFINIZIONE AREA US

17 Ultimo livello di uso interno palazzo 40004013-4014-4019-4038-4041-4036-4037-4021-4088-4089-4040-4042-4087-4098-4101-4099-4047-4049-4051-4053-4055

97 Tracce di muri divisori interni al dongione 5000 5071-5076108 Riempimento canaletta 2000 2004-2019113 Livello di uso 2000 2016140 Riempimento buca 7000 7046173 Rifacimento merli di copertura del palazzo 4000 423-424174 Costruzione pozzetto 4000 506-507-519

180 Costruzione della volta in mattoni per la copertura del dongione 5000 17

181 Trasformazioni delle pareti interne al dongione 5000

184 Tamponatura accesso sommitale e creazione di un am-biente chiuso 6000 6000 300-259-167-168-169-161-162-163-164

186 Apertura di una porta sul lato Ovest del dongione 6000 93-6010-6007

Periodo VI (XVII secolo): L’abbandono degli edificiATT. DEFINIZIONE AREA US1 Abbandono della torre 1000 1005-101210 Abbandono palazzo 4000 4001-4015

11 Disfacimento del forno da pane 4000 4000 4004-4006-4009-4010-4016-4017-4018-4026-4031-4078

99 Distruzione finale palazzo 4000 4005-4117 100 Distruzione muro divisorio interno al palazzo 4000 4012

Periodo VII (XVIII-XX secolo): Le ultime attività costruttive e distruttiveATT. DEFINIZIONE AREA US84 Livellamento legato al cantiere dell’acquedotto 6000 600489 Humus 5000 500165 Costruzione acquedotto 4000 4003-4002-2014-2026-205594 Distruzioni finali della torre B 1000 1007-1008-1009-1035-103696 Attività moderne interne al dongione 5000 5027-5032-5033-5040-5041102 Humus 6000 6001103 Interfaccia distruzione del muro a Nord 6000 6002104 Distruzione delle scale di accesso all’edificio A 6000 6005-6006-6008110 Interfaccia distruzione murature dell’edificio C 2000 2006-2009-2010-2011-2013-2028-2051-2053-2056138 Interfaccia distruzione 7000 7009

144 Strati e buche di cantiere acquedotto 70007001-7002-7093-7082-7084-7086-7088-7108-7081-7083-7085-7087-7109-7011-7012-7017-7016-7078-7098

172 Interfaccia distruzione 4000 451-458

GIUSEPPE FICHERA

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