II Canto Inferno

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7/23/2019 II Canto Inferno http://slidepdf.com/reader/full/ii-canto-inferno 1/3  II Canto Inferno Dubbi di Dante sul viaggio. Virgilio gli spiega che Beatrice gli ha fatto visita nel Limbo ed è stata a sua volta inviata dalla Vergine e da santa Lucia. Dante si riconforta. È la sera di venerd  ì 8 aprile (o 25 marzo) del 1300. Proemio della Cantica (1-9) Sta calando la notte e Dante, che segue Virgilio lungo la strada che li condurrà  alla porta dell’Inferno, è  il solo che si prepara a un percorso irto di difficolt à  mentre tutte le altre creature riposano. Il poeta invoca l’assistenza delle Muse, perché lo aiutino a ricordare ci ò che ha visto nel corso del suo viaggio. Dubbi di Dante (10-42) Dante si rivolge a Virgilio e gli esprime tutti i suoi dubbi sull’impresa che sta per affrontare. Ricorda che lo stesso Virgilio cantò  di Enea, il quale fu protagonista di una discesa agli inferi quando era ancora vivo: egli per ò avrebbe contribuito alla fondazione di Roma, centro dell’impero romano e poi sede del Papato, quindi non è  sorprendente che Dio gli abbia concesso un tale privilegio. Anche San Paolo comp  ì un viaggio nel mondo ultraterreno, al fine di corroborare la fede nella religione cristiana di cui era zelante apostolo. Ma Dante non è Enea, né San Paolo, quindi chi gli concede di intraprendere un viaggio simile? Egli ha dunque cambiato idea e vorrebbe recedere dal proposito che ha assunto con tanta sicurezza alla fine del canto precedente. Il racconto di Virgilio: l'incontro con Beatrice (43-74) Virgilio risponde accusando Dante di viltà, rinfacciandogli di aver paura proprio come una bestia che si spaventa vedendo la propria ombra. Per convincerlo della necessità di compiere il viaggio, gli spiega chi lo ha inviato in suo soccorso: egli si trovava nel Limbo, tra le anime sospese, quando comparve a lui l’anima di una donna bellissima, dagli occhi lucenti come una stella e che parlava con voce soave, al punto che lui le chiese di comandargli cosa volesse. La donna si era rivolta a lui come al più grande poeta mai vissuto e gli aveva chiesto di soccorrere Dante, l’uomo che lei aveva amato in modo disinteressato: Dante era alle prese con le tre fiere e stava per tornare indietro dalla paura, quindi l’aiuto di Virgilio era quanto mai necessario. La donna si era presentata come Beatrice e aveva detto di provenire dal Paradiso. Il racconto di Beatrice: le tre donne benedette (75-120) Virgilio racconta che aveva chiesto a Beatrice perché  lei non temesse di scendere nell’Inferno, in mezzo alle anime dannate. La donna aveva risposto che, essendo beata, non doveva temere la miseria dei dannati perché non in grado di nuocerle. In Cielo la Vergine si era commossa all’idea che Dante corresse pericoli nella selva, quindi aveva incaricato santa Lucia di intervenire in suo favore. Lucia si era rivolta a Beatrice, che sedeva accanto allo scanno di Rachele, e le aveva spiegato che Dante, l’uomo da lei amato, lottava con la morte trascinato in basso dal peccato. Beatrice era stata allora rapida nel lasciare il Paradiso e nel venire a chiedere aiuto a Virgilio: aveva

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 II Canto Inferno

Dubbi di Dante sul viaggio. Virgilio gli spiega che Beatrice gli ha fatto visita nel Limbo ed è stata a

sua volta inviata dalla Vergine e da santa Lucia. Dante si riconforta.È la sera di venerd ì 8 aprile (o 25 marzo) del 1300.

Proemio della Cantica (1-9)

Sta calando la notte e Dante, che segue Virgilio  lungo la strada che li condurrà   alla porta

dell’Inferno, è il solo che si prepara a un percorso irto di difficoltà mentre tutte le altre creature

riposano. Il poeta invoca l’assistenza delle Muse, perché lo aiutino a ricordare ciò che ha visto nel

corso del suo viaggio.

Dubbi di Dante (10-42)

Dante si rivolge a Virgilio e gli esprime tutti i suoi dubbi sull’impresa che sta per affrontare.

Ricorda che lo stesso Virgilio cantò  di Enea, il quale fu protagonista di una discesa agli inferi

quando era ancora vivo: egli però avrebbe contribuito alla fondazione di Roma, centro dell’impero

romano e poi sede del Papato, quindi non è   sorprendente che Dio gli abbia concesso un tale

privilegio. Anche San Paolo comp ì un viaggio nel mondo ultraterreno, al fine di corroborare la fede

nella religione cristiana di cui era zelante apostolo. Ma Dante non è Enea, né San Paolo, quindi chi

gli concede di intraprendere un viaggio simile? Egli ha dunque cambiato idea e vorrebbe recedere

dal proposito che ha assunto con tanta sicurezza alla fine del canto precedente.

Il racconto di Virgilio: l'incontro con Beatrice (43-74)

Virgilio risponde accusando Dante di viltà, rinfacciandogli di aver paura proprio come una bestia

che si spaventa vedendo la propria ombra. Per convincerlo della necessità di compiere il viaggio, gli

spiega chi lo ha inviato in suo soccorso: egli si trovava nel Limbo, tra le anime sospese, quando

comparve a lui l’anima di una donna bellissima, dagli occhi lucenti come una stella e che parlava

con voce soave, al punto che lui le chiese di comandargli cosa volesse. La donna si era rivolta a lui

come al più grande poeta mai vissuto e gli aveva chiesto di soccorrere Dante, l’uomo che lei aveva

amato in modo disinteressato: Dante era alle prese con le tre fiere e stava per tornare indietro dallapaura, quindi l’aiuto di Virgilio era quanto mai necessario. La donna si era presentata come Beatrice

e aveva detto di provenire dal Paradiso.

Il racconto di Beatrice: le tre donne benedette (75-120)

Virgilio racconta che aveva chiesto a Beatrice perché lei non temesse di scendere nell’Inferno, in

mezzo alle anime dannate. La donna aveva risposto che, essendo beata, non doveva temere la

miseria dei dannati perché non in grado di nuocerle. In Cielo la Vergine si era commossa all’idea

che Dante corresse pericoli nella selva, quindi aveva incaricato santa Lucia di intervenire in suo

favore. Lucia si era rivolta a Beatrice, che sedeva accanto allo scanno di Rachele, e le avevaspiegato che Dante, l’uomo da lei amato, lottava con la morte trascinato in basso dal peccato.

Beatrice era stata allora rapida nel lasciare il Paradiso e nel venire a chiedere aiuto a Virgilio: aveva

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terminato il suo racconto piangendo, cosa che aveva spinto il poeta latino a correre nella selva per

portare il suo soccorso a Dante.

L'esortazione di Virgilio (121-142)

Terminato il suo racconto, Virgilio si rivolge nuovamente a Dante per spronarlo a vincere i suoi

dubbi. Fa leva sul fatto che tre donne benedette (Maria, Lucia e Beatrice stessa) si curano di lui in

Cielo, quindi deve superare la sua paura e riacquistare forza e coraggio. Le parole di Virgilio hanno

il loro effetto: Dante si rinvigorisce proprio come dei fiorellini che il gelo notturno ha chiuso e che

sono riaperti dal sole del mattino. Il poeta si rivolge di nuovo a Virgilio ringraziandolo per aver

risposto sollecitamente al richiamo di Beatrice, e felicitandosi del fatto che la donna si sia presa a

cuore la sua vicenda terrena. Ora Dante è tornato al proposito iniziale: prega Virgilio di continuare a

guidarlo, quindi lo segue con rinnovato slancio.

Interpretazione complessiva

Il Canto II è in realtà il primo della Cantica ed è per questo che si apre con il proemio, ovvero

l'enunciazione del tema e l'invocazione alle Muse che dovranno assistere Dante nel racconto del

viaggio compiuto nell'Oltretomba: rispetto al proemio delle altre due Cantiche, più  ampie e con

l'appello a Calliope (Purg.,  I, 1-12) e ad Apollo (Par .,  I, 1-36), qui Dante si limita ad invocare in

modo generico l'assistenza delle Muse, da intendersi come personificazione di Dio al pari di Apollo,

e a manifestare l'intenzione di descrivere in modo veritiero la sostanza delle cose viste durante il

viaggio. Il tramonto e il calare delle tenebre fanno nascere nel poeta nuovi dubbi, che non esita a

manifestare alla sua guida Virgilio.

Dante non si sente all'altezza della missione di cui è investito e cita gli esempi di Enea e san Paolo,

entrambi protagonisti di un viaggio nell'Aldilà  (Enea era sceso agli Inferi per parlare col padre

Anchise, come spiegato da Virgilio stesso nel libro VI dell' Eneide, mentre Paolo era stato rapito nel

III Cielo, come narrato in  II Cor ., XII, 2-4). Sono due figure centrali nella tradizione classico-

cristiana, in quanto Enea è legato alla successiva fondazione di Roma, futuro centro dell'Impero

romano e destinata a diventatare sede del Papato, mentre san Paolo è l'Apostolo che più di ogni

altro contribu ì a diffondere il Cristianesimo nel mondo e a fissarne i primi fondamenti teologici,

protagonista tra l'altro di un parallelismo con la figura di Dante che diverrà via via più evidente

specie verso la conclusione della III Cantica (cfr. in particolare i Canti XV, XXVI e  XXVIII del

Paradiso). Dante è   stato in realtà   scelto dalla grazia divina per l'altissimo compito di andarenell'Oltretomba da vivo e riferire, una volta tornato sulla Terra, tutto quello che ha visto (come l'avo

Cacciaguida gli spiegherà nel Canto XVII del Paradiso), in virtù di un privilegio che deriva dai suoi

meriti intellettuali e poetici, ma in questo momento il confronto coi due modelli precedenti lo

riempie di timore e lo induce a recedere dal proposito che alla fine del Canto precedente aveva

assunto con eccessiva sicurezza. La paura di Dante è   che il viaggio nell'Aldilà   sia  folle, non

autorizzato dal volere divino e foriero quindi di pericoli sul piano della salvezza, nel che è forse da

ravvisare un riferimento al cosiddetto «traviamento» del poeta che lo ha portato a smarrirsi nella

selva oscura (si veda in proposito la Guida al Canto XXVI dell' Inferno e al XXX del Purgatorio).

Virgilio lo accusa subito di viltà   e lo paragona a una bestia che si adombra per dei pericoli

inconsistenti, in quanto il suo viaggio è voluto da Dio e quindi il poeta non ha nulla da temere: perconvincerlo di questo il poeta latino inizia un lungo flashback , in cui rievoca il suo incontro nel

Limbo con Beatrice che è chiaramente da interpretare come allegoria della grazia e della teologia

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rivelata, senza il cui ausilio è impossibile per l'uomo raggiungere la salvezza eterna (infatti Virgilio,

allegoria della ragione naturale dei filosofi antichi, condurrà Dante solo fino alla vetta del Paradiso

Terrestre, per scomparire al momento dell'arrivo di Beatrice, come già anticipato nel Canto I). La

donna è descritta coi tipici attributi della donna-angelo dello Stilnovo e Virgilio riferisce il discorso

con cui lei gli chiede di soccorrere Dante, una sorta di suasoria classica con tanto di captatio

benevolentiae: ella lo elogia per i suoi meriti di poeta e la fama destinata a durare fino alla fine deitempi, quindi gli descrive i pericoli corsi da Dante nella selva dove è  impedito nel suo cammino

dalle tre fiere, che come sappiamo simboleggiano le tre disposizioni peccaminose che ostacolano

l'uomo nel suo percorso di redenzione. Si presenta come Beatrice, venuta espressamente dal Cielo

per invocare l'aiuto in favore del suo amico Dante, e sollecita l'intervento di Virgilio con la sua

 parola ornata, con l'aiuto quindi della sua poesia e delle sue capacità retoriche, promettendo infine

di lodare il poeta antico presso Dio quando sarà tornata al Suo cospetto. L'episodio ha un importante

significato allegorico, in quanto chiarisce che il viaggio di Dante ha, s ì, come guida la ragione

naturale, ma essa è subordinata alla grazia santificante che è raffigurata da Beatrice e senza la quale

ogni percorso di purificazione morale è destinato a fallire; non a caso Virgilio saluta Beatrice come

la donna grazie alla quale solamente la specie umana può sollevarsi al di sopra del mondo terreno esublunare, quindi come la virt ù  in grado si condurre l'uomo alla salvezza eterna (in quanto teologia

rivelata, infatti, Beatrice condurrà Dante al possesso delle tre virtù teologali, ignote a Virgilio in

quanto pagano e relegato nel Limbo).

La stessa Beatrice opera un flashback  narrando il fatto che santa Lucia, a sua volta inviata dalla

Vergine Maria, l'aveva sollecitata a salvare Dante (alcuni commentatori hanno visto un senso

allegorico anche in queste due figure, che indicherebbero rispettivamente la grazia illuminante e la

grazia preveniente): Lucia era comunque una santa cui Dante doveva essere devoto in quanto

protettrice della vista, poiché il poeta aveva sofferto di una grave malattia agli occhi come lui stesso

racconta nel Convivio (III, 9, 15-16). In ogni caso nel racconto di Beatrice appare chiaro che il

viaggio di Danteè voluto da Dio e la «trafila» delle tre donne benedette rimarca il fatto che il suopercorso è   tutt'altro che  folle, dal momento che il suo destino è   oggetto della più   ansiosa

sollecitudine da parte nientemeno che della Vergine, nei confronti della quale Dante manifesta un

particolare culto (cfr. Par ., XXIII, 88-90 e XXXIII, 1-39). L'amore di Beatrice per il poeta l'ha

spinta a lasciare subito il suo beato scanno e a scendere addirittura nell'Inferno, benché ella spieghi

a Virgilio che questo luogo non può   farle paura in quanto incapace di arrecarle danno (è  un

riferimento alla paura inconsistente di Dante, i cui timori non hanno ragion d'essere), e la donna

pone fine al suo accorato discorso rivolgendo al poeta latino gli occhi velati di lacrime, il che l'ha

indotto a giungere quanto prima in aiuto a Dante. Il richiamo di Virgilio e, soprattutto, il ricordo di

Beatrice hanno su Dante un effetto immediato, cos ì che il poeta prega il suo maestro di proseguire

immediatamente il viaggio, simile a un fiore che il freddo notturno ha chiuso e che si riapre alle

prime luci del mattino (la similitudine è rovesciata rispetto all'ora del giorno, visto che sulla Terra

sta calando il buio): questo avverrà anche in altre occasioni, allorché Dante sarà preso da dubbi o

verrà scoraggiato dalle difficoltà del cammino, specialmente durante la discesa all'Inferno ma anche

(come vedremo) in occasione della faticosa ascesa del Purgatorio, quando Virgilio in più

circostanze rimanderà il discepolo alle spiegazioni più precise e puntuali di Beatrice che lo attende

sulla vetta del monte.