Canto XI - edu.lascuola.it · A differenza del Purgatorio, regolato sulla base dei sette peccati...

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Sequenze narrative ® LA TOMBA DI PAPA ANASTASIO Giunti sull’alta ripa che separa il sesto dal settimo cerchio, i due poeti, a causa dell’enorme fe- tore che sale dal baratro infernale, si fermano presso un sepolcro, che un’iscrizione rivela es- sere quello di Anastasio II, papa dal 496 al 498, in un momento particolarmente delicato del- lo scisma tra Chiesa occidentale e orientale. Prima di proseguire, Virgilio* ritiene opportuno fare una sosta per abituare l’olfatto. ® VIRGILIO ILLUSTRA A DANTE LA DIVISIONE DEL BASSO INFERNO Egli approfitta quindi della pausa per spiegare a Dante l’ordinamento morale del basso Infer- no. Questo è costituito da tre cerchi digradanti e sempre più stretti. Il primo (il settimo) è quello dei violenti, diviso in tre gironi: violenti contro il prossimo, contro se stessi e contro Dio. Negli altri due cerchi è punita la frode, peccato più grave della violenza perché compiu- ta con la ragione. Il cerchio ottavo, distinto in dieci bolge, è riservato ai fraudolenti verso chi non si fida; il nono ai traditori, ossia ai fraudolenti verso chi si fida; in quest’ultimo cerchio, conficcato nel ghiaccio di Cocito, al centro della terra, si trova Lucifero. ® DUBBIO DI DANTE E CHIARIMENTO DI VIRGILIO Dante chiede a questo punto perché gli altri peccatori non siano anch’essi puniti all’interno della Città di Dite. Virgilio ricorda che Aristotele*, nell’Etica, riconduce i vizi umani a tre cau- se fondamentali: incontenenza (eccesso delle passioni), malizia (frode) e matta bestialitade (vio- lenza). Il peccato di incontinenza è quello che men Dio offende, in quanto consiste in un cedi- mento dello spirito alle lusinghe della carne: per questo viene punito fuori della Città di Dite. ® LA NATURA DEL PECCATO DEGLI USURAI Un secondo dubbio di Dante riguarda il peccato di usura, considerato una forma di violenza contro Dio e punito pertanto nel terzo girone del settimo cerchio. La risposta diVirgilio si ap- poggia sulla filosofia di Aristotele* e sulla Bibbia*. Secondo Aristotele, la natura deriva dalla mente e dall’opera di Dio e, dal momento che il lavoro umano si conforma alla natura, esso può quasi considerarsi nipote di Dio. L’uomo, secondo la Genesi, deve ricavare il proprio so- stentamento dalla natura e dal lavoro, e poiché l’usuraio, invece, lo ricava solo dal denaro, of- fende in tal modo la figlia (la natura) e la nipote (l’arte) di Dio, e indirettamente reca violenza a Dio stesso. Concluso il ragionamento, mentre ormai sta per albeggiare, Virgilio invita Dante a riprendere il cammino. vv 91-115 vv 67-90 vv 13-66 vv 1-12 Inferno, XI, 1-9, miniatura ferrarese, 1474-1482, Ms. Urb. Lat. 365, f. 28 r. Roma, Biblioteca Vaticana. Canto XI Posizione Orlo del dirupo tra il VI e il VII cerchio Peccatori Eretici Pena Giacciono in tombe infuocate Contrappasso Negatori dell’immortalità dell’anima, sono posti ora in sepolcri infuocati (il fuoco evoca probabilmente i roghi su cui gli eretici venivano bruciati, durante il Medioevo) 120

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■ Sequenze narrative

® LA TOMBA DI PAPA ANASTASIO

Giunti sull’alta ripa che separa il sesto dal settimo cerchio, i due poeti, a causa dell’enorme fe-tore che sale dal baratro infernale, si fermano presso un sepolcro, che un’iscrizione rivela es-sere quello di Anastasio II, papa dal 496 al 498, in un momento particolarmente delicato del-lo scisma tra Chiesa occidentale e orientale. Prima di proseguire, Virgilio* ritiene opportunofare una sosta per abituare l’olfatto.

® VIRGILIO ILLUSTRA A DANTE LA DIVISIONE DEL BASSO INFERNO

Egli approfitta quindi della pausa per spiegare a Dante l’ordinamento morale del basso Infer-no. Questo è costituito da tre cerchi digradanti e sempre più stretti. Il primo (il settimo) èquello dei violenti, diviso in tre gironi: violenti contro il prossimo, contro se stessi e controDio. Negli altri due cerchi è punita la frode, peccato più grave della violenza perché compiu-ta con la ragione. Il cerchio ottavo, distinto in dieci bolge, è riservato ai fraudolenti verso chinon si fida; il nono ai traditori, ossia ai fraudolenti verso chi si fida; in quest’ultimo cerchio,conficcato nel ghiaccio di Cocito, al centro della terra, si trova Lucifero.

® DUBBIO DI DANTE E CHIARIMENTO DI VIRGILIO

Dante chiede a questo punto perché gli altri peccatori non siano anch’essi puniti all’internodella Città di Dite. Virgilio ricorda che Aristotele*, nell’Etica, riconduce i vizi umani a tre cau-se fondamentali: incontenenza (eccesso delle passioni), malizia (frode) e matta bestialitade (vio-lenza). Il peccato di incontinenza è quello che men Dio offende, in quanto consiste in un cedi-mento dello spirito alle lusinghe della carne: per questo viene punito fuori della Città di Dite.

® LA NATURA DEL PECCATO DEGLI USURAI

Un secondo dubbio di Dante riguarda il peccato di usura, considerato una forma di violenzacontro Dio e punito pertanto nel terzo girone del settimo cerchio. La risposta di Virgilio si ap-poggia sulla filosofia di Aristotele* e sulla Bibbia*. Secondo Aristotele, la natura deriva dallamente e dall’opera di Dio e, dal momento che il lavoro umano si conforma alla natura, essopuò quasi considerarsi nipote di Dio. L’uomo, secondo la Genesi, deve ricavare il proprio so-stentamento dalla natura e dal lavoro, e poiché l’usuraio, invece, lo ricava solo dal denaro, of-fende in tal modo la figlia (la natura) e la nipote (l’arte) di Dio, e indirettamente reca violenza aDio stesso. Concluso il ragionamento, mentre ormai sta per albeggiare, Virgilio invita Dante ariprendere il cammino.

vv 91-115

vv 67-90

vv 13-66

vv 1-12

Inferno, XI, 1-9,miniaturaferrarese,

1474-1482, Ms. Urb. Lat. 365,

f. 28 r. Roma, Biblioteca

Vaticana.

Canto XI

Posizione Orlo del dirupo tra il VI e il VII cerchio

Peccatori Eretici

Pena Giacciono in tombe infuocate

Contrappasso Negatori dell’immortalità dell’anima, sono posti ora in sepolcri infuocati (il fuoco evoca probabilmente i roghi su cui glieretici venivano bruciati, durante il Medioevo)

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Canto XI Inferno

■ Temi e motivi

L’ordinamento morale dell’InfernoPresso il sepolcro di papa Anastasio II* Virgilio si sofferma ad illustrare al discepolo i cri-teri che presiedono alla ripartizione dei peccati nell’Inferno. Dante interrompe dunque inquesto modo il filo della narrazione per introdurre una spiegazione di carattere dottrina-le, la più ampia di tutto l’Inferno, che occupa quasi per intero il canto. La struttura moraledell’Inferno, che è espressione della giustizia divina (cfr. Inf. III, 4), viene così inserita nelperfetto ordine razionale che informa l’intero universo, che l’armonico e calibrato mecca-nismo della Commedia intende appunto rispecchiare. A differenza del Purgatorio, regolatosulla base dei sette peccati della morale cristiana, l’ordinamento dell’Inferno è invece essen-zialmente fondato sull’Etica* di Aristotele* (v. 80). I peccati più gravi, puniti all’internodella Città di Dite*, sono quelli di malizia, il cui scopo è l’ingiuria, ossia la violazione deldiritto procurando intenzionalmente il male agli altri. L’ingiustizia può essere perpetratacon la violenza (la matta / bestialitade, vv. 82-83) o con la frode, cosa assai più grave perchépresuppone l’uso deliberato della ragione, prerogativa dell’uomo. La frode si divide inoltrein due categorie, a seconda che venga messa in atto contro chi non si fida o contro chi sifida; è questa seconda specie, punita nell’ultimo cerchio, a costituire in assoluto il peccatopiù grave, dal momento che il tradimento agisce deliberatamente contro lo stesso amore,il principio supremo (l’amor che move il sole e l’altre stelle, Par. XXXIII, 145) che regola egiustifica l’intero universo. Dalla ripartizione delle pene infernali restano esclusi gli eretici,posti all’interno della Città di Dite ma al di qua del baratro, i "pusillanimi" dell’Antinfer-no* e gli spiriti del Limbo*. Ciò può essere spiegato col fatto che si tratta di peccati chenon hanno come fine l’ingiuria, essendo caratterizzati dal mancato esercizio della volontà(i "pusillanimi"*), dall’assenza della fede (le anime del Limbo), dal rifiuto della religionecristiana (gli eretici*).Viene quindi chiarito come anche il peccato di usura, che sembrerebbe danneggiare sem-plicemente il prossimo, reca in realtà offesa a Dio. Gli uomini infatti devono ricavare il pro-prio sostentamento e tendere a progredire attraverso la natura (considerata figlia di Dio inquanto suo corso prende / dal divino intelletto e da sua arte, vv. 99-100) e il lavoro (il quale,imitando la natura, a Dio quasi è nepote, v. 105), mentre invece l’usura ricava interesse daldenaro e, disprezzando quindi natura e arte, finisce per offendere direttamente Dio. Dantepone in tal modo in primo piano (cosa non necessaria per gli altri peccati) la portata nega-tiva della pratica dell’usura, molto diffusa al suo tempo nelle città, che a suo avviso cor-rompeva alla radice la civile convivenza.

In su l’estremità d’un’alta ripa che facevan gran pietre rotte in cerchio,

3 venimmo sopra più crudele stipa;

e quivi, per l’orribile soperchio del puzzo che ’l profondo abisso gitta,

6 ci raccostammo, in dietro, ad un coperchio

d’un grand’avello, ov’io vidi una scritta che dicea: ‘Anastasio papa guardo,

9 lo qual trasse Fotin de la via dritta’.

® LA TOMBA DI PAPA ANASTASIOSull’orlo di un alto scoscendimento (ripa), delimitato (che fa-cevan) in cerchio da numerosi massi (gran pietre) spaccati (rot-te), giungemmo sopra un affollamento di anime (stipa) sotto-poste a più crudeli tormenti (più crudele);e là, a causa (per) dell’insopportabile eccesso (soperchio) del fetoreche emana (gitta) il baratro infernale (profondo abisso), ci acco-stammo, indietreggiando (in dietro), al coperchio

di un grande sepolcro (avello), su cui vidi una scritta che dice-va: “Custodisco (guardo) papa Anastasio, che Fotino distolse(trasse) dalla retta dottrina della fede (via dritta)”.

vv 1-12

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Canto XIInferno

«Lo nostro scender conviene esser tardo, sì che s’ausi un poco in prima il senso

12 al tristo fiato; e poi no i fia riguardo».

Così ’l maestro; e io «Alcun compenso», dissi lui, «trova che ’l tempo non passi

15 perduto». Ed elli: «Vedi ch’a ciò penso».

«Figliuol mio, dentro da cotesti sassi», cominciò poi a dir, «son tre cerchietti

18 di grado in grado, come que’ che lassi.

Tutti son pien di spirti maladetti; ma perché poi ti basti pur la vista,

21 intendi come e perché son costretti.

D’ogne malizia, ch’odio in cielo acquista, ingiuria è ’l fine, ed ogne fin cotale

24 o con forza o con frode altrui contrista.

Ma perché frode è de l’uom proprio male, più spiace a Dio; e però stan di sotto

27 li frodolenti, e più dolor li assale.

Di vïolenti il primo cerchio è tutto; ma perché si fa forza a tre persone,

30 in tre gironi è distinto e costrutto.

A Dio, a sé, al prossimo si pòne far forza, dico in loro e in lor cose,

33 come udirai con aperta ragione.

Morte per forza e ferute dogliose nel prossimo si danno, e nel suo avere

36 ruine, incendi e tollette dannose;

onde omicide e ciascun che mal fiere, guastatori e predon, tutti tormenta

39 lo giron primo per diverse schiere.

Puote omo avere in sé man vïolenta e ne’ suoi beni; e però nel secondo

42 giron convien che sanza pro si penta

qualunque priva sé del vostro mondo, biscazza e fonde la sua facultade,

45 e piange là dov’esser de’ giocondo.

«La nostra discesa deve (conviene) essere ritardata (tardo), inmodo che prima l’olfatto (il senso) si abitui (s’ausi) un po’ alfetore (tristo fiato); poi non ce ne sarà (no i fia) più bisogno (ri-guardo)».

® VIRGILIO ILLUSTRA A DANTE LA DIVISIONEDEL BASSO INFERNOCosì disse il maestro; e io: «Cerca di trovare (trova) una com-pensazione (a questa forzata perdita di tempo) (Alcun compen-so), in modo che (che) il tempo effettivamente non vada per-duto». Ed egli: «Sto proprio pensando a questo».«Figliolo», aggiunse poi, «all’interno del burrone delimitatoda questi massi (dentro da cotesti sassi) vi sono tre cerchietti, di-gradanti (di grado in grado) come i precedenti (que’ che lassi).

Sono tutti pieni di dannati (spirti maladetti); affinché poi,quando scenderai nei cerchi successivi, ti sia sufficiente (ti ba-sti) soltanto (pur) il vedere questi spiriti (la vista), cerca di ca-pire bene (intendi) in che modo e per quale motivo essi sonocosì stipati (costretti).Il fine di ogni mala azione (malizia) che merita la condanna(odio) divina è l’infrazione del diritto (ingiuria), e ogni scopodel genere (ogne fin cotale) danneggia (contrista) gli altri (altrui)o con la forza o con la frode.

Ma poiché la frode è vizio (male) proprio dell’uomo, offendemaggiormente (più spiace) Dio; e per questo (e però) i fraudo-lenti sono collocati più in basso (stan di sotto) e sono sottopo-sti a pene più gravi (più dolor li assale).

Il primo dei tre cerchietti (ossia il settimo cerchio) è tutto deiviolenti; ma poiché si può far violenza (si fa forza) contro trecategorie di persone (a tre persone), esso è diviso (distinto) e or-dinato (costrutto) in tre gironi.

Si può (si pòne) far violenza a Dio, a se stessi e al prossimo, sianei confronti delle persone stesse (in loro) che dei loro averi(in lor cose), come udrai attraverso un chiaro ragionamento(con aperta ragione).

Nei confronti del prossimo si possono provocare (si danno)morte violenta (per forza) e ferite (ferute) dolorose, e nei con-fronti dei suoi averi devastazioni (ruine), incendi e rapine (tol-lette) dannose;

per cui (onde) il primo di questi gironi tormenta tutti gli omi-cidi e coloro che provocano danno fisico (fiere = feriscono)ingiustamente (mal), guastatori (provocatori di ruine) e predo-ni, raggruppati in diverse schiere.

Si può (Puote omo) essere violenti (avere… man vïolenta) con-tro se stessi (in sé) e contro i propri averi (beni); e perciò è ne-cessario (convien) che nel secondo girone si penta inutilmen-te (sanza pro)

chiunque si priva della vita (priva sé del vostro mondo, ossia isuicidi), giocando d’azzardo sperpera (biscazza) e distrugge(fonde) le proprie sostanze (sua facultade) e piange poi (i beniperduti) nel mondo (là), dove invece avrebbe dovuto (de’) vi-vere felice (facendo giusto uso delle proprie ricchezze).

vv 13-66

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Canto XI Inferno

Puossi far forza ne la deïtade, col cor negando e bestemmiando quella,

48 e spregiando natura e sua bontade;

e però lo minor giron suggella del segno suo e Soddoma e Caorsa

51 e chi, spregiando Dio col cor, favella.

La frode, ond’ogne coscïenza è morsa, può l’omo usare in colui che ’n lui fida

54 e in quel che fidanza non imborsa.

Questo modo di retro par ch’incida pur lo vinco d’amor che fa natura;

57 onde nel cerchio secondo s’annida

ipocresia, lusinghe e chi affattura, falsità, ladroneccio e simonia,

60 ruffian, baratti e simile lordura.

Per l’altro modo quell’amor s’oblia che fa natura, e quel ch’è poi aggiunto,

63 di che la fede spezïal si cria;

onde nel cerchio minore, ov’è ’l punto de l’universo in su che Dite siede,

66 qualunque trade in etterno è consunto».

E io: «Maestro, assai chiara procede la tua ragione, e assai ben distingue

69 questo baràtro e ’l popol ch’e’ possiede.

Ma dimmi: quei de la palude pingue, che mena il vento, e che batte la pioggia,

72 e che s’incontran con sì aspre lingue,

perché non dentro da la città roggia sono ei puniti, se Dio li ha in ira?

75 e se non li ha, perché sono a tal foggia?».

Ed elli a me «Perché tanto delira», disse, «lo ’ngegno tuo da quel che sòle?

78 o ver la mente dove altrove mira?

Non ti rimembra di quelle parole con le quai la tua Etica pertratta

81 le tre disposizion che ’l ciel non vole,

Si può (Puossi) far violenza contro Dio (deïtade), negandolonel proprio cuore (col cor) e bestemmiandolo, disprezzando(spregiando) natura e arte (sua bontade);

e per questo il terzo (minor) girone imprime (suggella) col suomarchio (segno) sodomiti (Soddoma) e usurai (Caorsa) e be-stemmiatori, che parlano (favella) disprezzando Dio nel pro-prio cuore.

L’uomo (l’omo) può usare la frode, di cui (ond’) ogni coscien-za sente un intimo rimorso (è morsa), verso (in) chi si fida everso chi non si fida (fidanza non imborsa).

È evidente (par) che quest’ultimo tipo di frode (Questo mododi retro) spezza (incida) solo (pur) il vincolo (vinco) dell’amorenaturale (che fa natura); per la qual cosa nel secondo di questicerchietti (ossia l’ottavo cerchio) si trovano (s’annida)

ipocriti (ipocresia), lusingatori (lusinghe), maghi e indovini (chiaffattura), falsari, ladri (ladroneccio) e simoniaci, ruffiani, barat-tieri (baratti) e altri spregevoli peccatori del genere (simile lor-dura: fraudolenti e seminatori di discordie).

Con l’altro modo di usare la frode (Per l’altro modo: verso chisi fida) si dimentica (s’oblia) il vincolo dell’amore naturale(quell’amor…/ che fa natura) e quello che si aggiunge in segui-to (ch’è poi aggiunto: rapporti di parentela o di patria ecc.), dacui (di che) nasce (si cria) una fiducia particolare (spezïal);per cui nel cerchio più piccolo (ossia il nono), dove si trova ilpunto dell’universo in cui (in su che) ha sede (siede) Lucifero(Dite), viene in eterno consumato dai tormenti (è consunto)chi tradisce (trade)».

® DUBBIO DI DANTE E CHIARIMENTO DIVIRGILIOE io: «Maestro, il tuo ragionamento (ragione) si sviluppa (procede)assai chiaramente, e distingue molto bene il basso Inferno (que-sto baràtro) e i dannati (popol) che esso (ch’e’) racchiude (possiede).

Ma dimmi: i dannati (quei: gli iracondi) della palude fangosa(pingue), quelli (i lussuriosi) che sono travolti dalla bufera (chemena il vento), quelli (i golosi) flagellati (che batte) dalla pioggiae quelli (gli avari e i prodighi) che si scontrano (s’incontran)insultandosi (con sì aspre lingue), perché non sono (non… sono ei) puniti all’interno della Cittàdi Dite dalle mura infuocate (città roggia), se Dio li ha in odio(in ira)? e se non li ha in odio, perché sono dannati all’Infer-no (a tal foggia)?».

Ed egli: «Perché il tuo ingegno», disse, «esce tanto dal rettocammino (delira) che è solito percorrere (da quel che sòle)? oforse (o ver) (se non delira) la tua mente è attratta (mira) da al-tre dottrine (altrove)?

Non ti ricordi (rimembra) delle parole con cui l’Etica di Ari-stotele (la tua Etica) tratta diffusamente (pertratta) delle tre di-sposizioni peccaminose (che ’l ciel non vole),

vv 67-90

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Canto XIInferno

incontenenza, malizia e la matta bestialitade? e come incontenenza

84 men Dio offende e men biasimo accatta?

Se tu riguardi ben questa sentenza, e rechiti a la mente chi son quelli

87 che sù di fuor sostegnon penitenza,

tu vedrai ben perché da questi felli sien dipartiti, e perché men crucciata

90 la divina vendetta li martelli».

«O sol che sani ogni vista turbata, tu mi contenti sì quando tu solvi,

93 che, non men che saver, dubbiar m’aggrata.

Ancora in dietro un poco ti rivolvi», diss’io, «là dove di’ ch’usura offende

96 la divina bontade, e ’l groppo solvi».

«Filosofia», mi disse, «a chi la ’ntende, nota, non pure in una sola parte,

99 come natura lo suo corso prende

dal divino ’ntelletto e da sua arte; e se tu ben la tua Fisica note,

102 tu troverai, non dopo molte carte,

che l’arte vostra quella, quanto pote, segue, come ’l maestro fa ’l discente;

105 sì che vostr’arte a Dio quasi è nepote.

Da queste due, se tu ti rechi a mente lo Genesì dal principio, convene

108 prender sua vita e avanzar la gente;

e perché l’usuriere altra via tene, per sé natura e per la sua seguace

111 dispregia, poi ch’in altro pon la spene.

Ma seguimi oramai, che ’l gir mi piace; ché i Pesci guizzan su per l’orizzonta,

114 e ’l Carro tutto sovra ’l Coro giace,

e ’l balzo via là oltra si dismonta».

incontinenza, frode (malizia) e violenza (matta bestialitade)? ecome l’incontinenza meno offende Dio e quindi riceve (ac-catta) una pena meno grave (men biasimo)?

Se tu consideri (riguardi) bene tale opinione (sentenza), e ri-chiami (rechiti) alla memoria chi sono i peccatori (quelli) chesubiscono (sostegnon) la punizione (penitenza) fuori della Cittàdi Dite (sù di fuor),

ti apparirà chiaro (vedrai ben) perché costoro sono separati(dipartiti) dai dannati della Città di Dite (questi felli), e perchéla divina giustizia (vendetta) li colpisce con pene meno gravi(men crucciata/ …li martelli)».

® LA NATURA DEL PECCATO DEGLI USURAI«O sole (Virgilio) che risani ogni intelletto (vista) offuscatodal dubbio (turbata), tu mi dai soddisfazione (contenti) a talpunto (sì) quando risolvi i dubbi (solvi), che mi rendi gradito(m’aggrata) il dubitare (dubbiar) non meno che il sapere (saver).Torna ancora un poco indietro (ti rivolvi)», dissi io, «al puntoin cui (là dove) dicevi (di’) che l’usura offende Dio, e chiarisci(solvi) il mio dubbio (’l groppo)».

Egli rispose: «La filosofia aristotelica (Filosofia), per chi è ingrado di intenderla, sottolinea (nota), e non soltanto (non pu-re) in una sola parte, come la natura procede direttamente (losuo corso prende)

dalla mente (’ntelletto) e dal modo di operare di Dio (sua arte);e se tu esamini (note) attentamente (ben) la Fisica aristotelica(tua Fisica), troverai, quasi al principio (non dopo molte carte),

che le vostre attività (l’arte vostra) seguono, per quanto posso-no (quanto pote), l’opera divina, così come il discepolo (’ldiscente) segue (fa) il maestro; così che la vostra attività è quasinipote di Dio.

Se tu richiami alla mente la parte iniziale del libro dellaGenesi (lo Genesì dal principio), è voluto da Dio (convene) chegli uomini (la gente) ricavino (prender) dalla natura e dal lavo-ro (Da queste due) il necessario per vivere (sua vita) e l’incen-tivo a migliorare le proprie condizioni (avanzar);e poiché l’usuraio (l’usuriere) si comporta in modo diverso(altra via tene:), disprezza (dispregia) la natura in se stessa (per sé)e nella sua figlia (seguace), dal momento che basa (pon) la suafiducia (spene) in qualcos’altro (in altro: ossia negli interessi suldenaro prestato).Ma ormai seguimi, poiché ritengo opportuno (mi piace) an-dare (’l gir); perché la costellazione dei Pesci è già salita (guiz-zan) sull’orizzonte (orizzonta), e il Carro (l’Orsa Maggiore) siestende completamente (tutto… giace) sopra il Coro (il Mae-strale, a nord-ovest), e il dirupo (’l balzo) si può discendere (si dismonta) assai piùin là (via là oltra)».

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