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di Sonia Giardina N on è una chiesa come le altre. Nella Chiesa di Bosco Minniti a Siracusa, da molti anni, tutti possono trovare rifugio; gli extracomunitari, scap- pati per mille ragioni diverse dai loro paesi, ci abitano, la vivono, la anima- no condividendo le difficoltà quotidiane. Entrateci all'ora dei pasti: è la mensa di tutti i popoli. Al posto dell'altare una tavolata immensa dove alme- no cento immigrati di ogni nazionalità si trovano riuniti a mangiare. Alle pareti, simboli di diverse religioni. Qui sono stati accolti anche molti di immigrati scappati da Rosarno e presto ci saranno, come ogni anno, quelli che arrivano per la raccolta stagionale nei campi tra Cassibile e Pachino. Tutto questo dà fastidio ai potenti. In un momento in cui si tenta in tutti i modi di rendere la vita sempre più impossibile agli immigrati, si compie l'ennesimo attacco politico, l'ennesimo tentativo di stroncare l'accoglienza e l'integrazione. Padre Carlo D'Antoni è ora agli arresti domiciliari insieme ad altri otto indagati (Antonino De Carlo, un collaboratore del sacerdote, l'avvocato Aldo Valtimora e sei immigrati), accusati di gestire il rilascio di permessi di soggiorno falsi. Il reato ipotizzato dal Gip di Catania è associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'illecita permanenza di stra- nieri nel territorio dello stato italiano. E poi accuse di riduzione in schiavitù e di falso ideologico in atto pubblico e false dichiarazioni a Pubblico Ufficiale per aver "inventato storie travagliate e commoventi" al fine di otte- nere titoli di soggiorno per motivi umanitari o di protezione temporanea. Inventato! Ma se è vero che molti extracomunitari finiscono nelle maglie del merca- to illegale delle regolarizzazioni e se è vero che un traffico di clandestini tra Siracusa e la Campania esiste. Gli immigrati di Bosco Minniti dicono che l'attacco a padre Carlo è infondato, che lui non ha nulla a che vedere col racket dei documenti, che non ha mai commesso quei reati. Dicono che l'e- sperienza di Bosco Minniti deve continuare, in una chiesa senza frontiere, aperta a tutti, un luogo in cui si lotta per il diritto a una vita dignitosa. mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare Direttore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Quinto n• due Febbraio 2010 U populu diventa poviru e servu quannu ci arrub- banu a lingua ignazio Buttitta Andrea Doria: pagine autogestite 7 Il catanese tra devozione e pallone 6 Quando i buoni libro non ci sono 4 "Né armi né droga..." 2 DIRITTO ALLA DISOBBEDIENZA di Riccardo Orioles I "reati" di padre Carlo, se anche fossero veri, non sarebbero affatto reati nuovi: c'erano già prima. "Aiuto a schiavi evasi", come nell'Alabama dello Zio Tom. "Aiuto a ebrei fuggitivi", come nell'Italia del duce. Non sono affatto reati, in verità. Sono doveri per chi è cristiano - sono obbligo per chi è civile - sono vergogna incancellabile per chi ne ha fatto "legge" e angheria. Alle leggi ingiuste bisogna disobbedire. Bisogna far fuggire gli schiavi, nascondere gli ebrei, aiutare i "clandestini". Per noi cittadini italiani (non padani, non mafiosi: italiani) è un dovere precisissimo che ci ordina la nostra sovrana, la Costituzione. È infedele quel funzionario che, nascondendosi dietro "leggi" antiitaliane, tradisce la Repubblica e viola il giuramento alla Costituzione. "Io eseguivo gli ordini" non è, e non è mai stata, una giustifi- cazione. La Fiat ora proclama apertamente: "Al diavolo voi siciliani! Io vi licenzio tutti quanti e porto le mie fabbriche in Cina". Ai vecchi operai settentriona- li: "È vero, mi avete servito per quarant'anni - dice - Mi avete permesso di nascondere miliardi e miliardi all'estero e di governare, di fatto, il vostro paese. Che importa! Al diavolo anche voi tutti. Le prossime Cinquecento le farò in Messico o in Brasile". E il popolo, istupidito, tace. Fino a quando? foto: Massimiliano Perna contiene inserto

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c o n t i e n e Andrea Doria: pagine autogestite 7 Il catanese tra devozione e pallone 6 Quando i buoni libro non ci sono 4 "Né armi né droga..." 2 mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare Direttore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Quinto n• due Febbraio 2010 i n s e r t o foto: Massimiliano Perna di Sonia Giardina di Riccardo Orioles ignazio Buttitta

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di Sonia Giardina

Non è una chiesa come le altre. Nella Chiesa di Bosco Minniti a Siracusa,da molti anni, tutti possono trovare rifugio; gli extracomunitari, scap-

pati per mille ragioni diverse dai loro paesi, ci abitano, la vivono, la anima-no condividendo le difficoltà quotidiane. Entrateci all'ora dei pasti: è lamensa di tutti i popoli. Al posto dell'altare una tavolata immensa dove alme-no cento immigrati di ogni nazionalità si trovano riuniti a mangiare. Allepareti, simboli di diverse religioni. Qui sono stati accolti anche molti diimmigrati scappati da Rosarno e presto ci saranno, come ogni anno, quelliche arrivano per la raccolta stagionale nei campi tra Cassibile e Pachino.

Tutto questo dà fastidio ai potenti. In un momento in cui si tenta in tutti imodi di rendere la vita sempre più impossibile agli immigrati, si compiel'ennesimo attacco politico, l'ennesimo tentativo di stroncare l'accoglienza el'integrazione.

Padre Carlo D'Antoni è ora agli arresti domiciliari insieme ad altri ottoindagati (Antonino De Carlo, un collaboratore del sacerdote, l'avvocatoAldo Valtimora e sei immigrati), accusati di gestire il rilascio di permessi disoggiorno falsi. Il reato ipotizzato dal Gip di Catania è associazione perdelinquere finalizzata al favoreggiamento dell'illecita permanenza di stra-nieri nel territorio dello stato italiano. E poi accuse di riduzione in schiavitùe di falso ideologico in atto pubblico e false dichiarazioni a PubblicoUfficiale per aver "inventato storie travagliate e commoventi" al fine di otte-nere titoli di soggiorno per motivi umanitari o di protezione temporanea.Inventato!

Ma se è vero che molti extracomunitari finiscono nelle maglie del merca-to illegale delle regolarizzazioni e se è vero che un traffico di clandestini traSiracusa e la Campania esiste. Gli immigrati di Bosco Minniti dicono chel'attacco a padre Carlo è infondato, che lui non ha nulla a che vedere colracket dei documenti, che non ha mai commesso quei reati. Dicono che l'e-sperienza di Bosco Minniti deve continuare, in una chiesa senza frontiere,aperta a tutti, un luogo in cui si lotta per il diritto a una vita dignitosa.

mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolareDirettore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Quinto n• due Febbraio 2010

U populu diventa

poviru e servu

quannu ci arrub-

banu a lingua

ignazio Buttitta

Andrea Doria: pagine autogestite 7Il catanese tra devozione e pallone 6Quando i buoni libro non ci sono 4"Né armi né droga..." 2

DIRITTO ALLA

DISOBBEDIENZAdi Riccardo Orioles

I"reati" di padre Carlo, se anche fossero veri, non sarebbero affatto reatinuovi: c'erano già prima. "Aiuto a schiavi evasi", come nell'Alabama dello

Zio Tom. "Aiuto a ebrei fuggitivi", come nell'Italia del duce.Non sono affatto reati, in verità. Sono doveri per chi è cristiano - sono

obbligo per chi è civile - sono vergogna incancellabile per chi ne ha fatto"legge" e angheria.

Alle leggi ingiuste bisogna disobbedire. Bisogna far fuggire gli schiavi,nascondere gli ebrei, aiutare i "clandestini". Per noi cittadini italiani (nonpadani, non mafiosi: italiani) è un dovere precisissimo che ci ordina la nostrasovrana, la Costituzione. È infedele quel funzionario che, nascondendosidietro "leggi" antiitaliane, tradisce la Repubblica e viola il giuramento allaCostituzione. "Io eseguivo gli ordini" non è, e non è mai stata, una giustifi-cazione.

La Fiat ora proclama apertamente: "Al diavolo voi siciliani! Io vi licenziotutti quanti e porto le mie fabbriche in Cina". Ai vecchi operai settentriona-li: "È vero, mi avete servito per quarant'anni - dice - Mi avete permesso dinascondere miliardi e miliardi all'estero e di governare, di fatto, il vostropaese. Che importa! Al diavolo anche voi tutti. Le prossime Cinquecento lefarò in Messico o in Brasile".

E il popolo, istupidito, tace. Fino a quando?

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Vita difficile per isenegalesi a corsosicilia...

di Sonia Giardina

La vita degli immigrati senegalesia Catania è diventata un incubo.

Quasi tutti venditori ambulanti nellevie del centro. Quasi tutti irregolari.Ma tutti uomini a cui, in nome della"legalità", viene negato il diritto allavoro, il diritto alla vita. Da quasitre mesi, soprattutto in corso Sicilia,si moltiplicano i controlli, gli arresti,i sequestri di merce contraffatta enon. Li costringono a firmare verba-li, a volte falsi, e sempre senza tra-duzione. Si respira un clima di terro-re. Sotto i portici le bancarelle sonoscomparse. Si vedono solo gruppettidi senegalesi con buste piene di cd,scarpe o cinture, oppure a manivuote con la merce ben nascota die-tro l'angolo. Sembrano quasi le dina-miche dello spaccio. Invece è la lottaper la sopravvivenza di chi resisteper la propria dignità, di chi ha pauradi essere rispedito in Africa, di chi èfuggito dalla miseria e oggi teme dinon avere nulla da vendere l'indoma-ni, di non avere più di che vivere.

Ma cosa sta succedendo a

Catania? Si sta tentando di fare unacittà vetrina, pulita e ordinata? Cosavuol dire "legalità", questa parolatanto abusata? Prima sgomberanol'Experia, poi svuotano il corsoSicilia. Quali interessi dietro questemanovre?

Quanto segue è la testimonianzadi un venditore ambulante che chia-meremo Ibrahima.

"Io sono triste e arrabbiato per lachiusura de l'Experia perché questoè uno dei pochissimi spazi a Cataniadove nessuno si sente estraniero.

Qui dentro non è solo laboratorio,non si è solo immigrati. Qui dentrosi è soprattutto portatori di cultura.

All'Experia accadeva spesso che iragazzi chiedevano ad esempio"come si usa à tu pais" oppure"come se dice questa parola nella tualingua", quindi io vedevo questoluogo anche come uno spazio dilibera expression e valorisation dime stesso e questo è importantissi-mo…

Però non dimentichiamo che oltreallo spazio sociale bisogna ancheconsiderare lo spazio esistenziale equello del lavoro.

Molti degli immigrati della mianazionalità lavorano come commer-

"NoN veNdiamo Né armi Né droga, Noi..."

Da quindici anniaspettano un allog-gio popolare

di Chiara Zappalà

Vivere in otto in una stanza emezzo. Respirare aria di muffa.

Dovere scappare in fretta perché ilpavimento della cucina sta crollando.La signora Cannavò ha visto e vissu-to tutto questo. Ora, senza più casa,farà le valigie con una certa frequen-za. Valigie da disfare in un'abitazione

sempre diversa: un mese dalla madre,un mese dalla suocera, un altro mesedalla sorella. Insieme a lei, e insiemeai pacchi che stanno per una vita, cisaranno un marito senza lavoro, unafiglia di 15 anni e un figlio di 12.

La signora Cannavò abitava con lasorella in una casetta in affitto in viadelle Calcare. Una scala buia e ripidaconduceva all'ingresso: una micro-stanza dove di giorno si mangiava edi sera si apriva il letto per dormire.La sorella dormiva con il marito e

TuTTi a casa...due bambini nella stanza principale.Altri due bambini dormivano in unastanza senza finestra in cui entravaappena il letto. A completare la casa,una piccola cucina su cui si affaccia-va il bagno. Si tirava avanti. Anche sed'inverno crescevano i "funghi sultetto", anche se pioveva dentro, anchese i bambini erano sempre con labronchite, quella casa era l'unica pos-sibilità. Come pagare l'affitto di unacasa migliore se lavoro non ce n'è?

D'altra parte la signora Cannavò neaveva viste di peggiori. Prima ancorache in via delle Calcare, aveva vissu-to in una casa piena di topi e di scara-faggi. Era stata morsa da uno dei sorcie le era costato caro, in termini disalute e in termini economici perpotersi curare.

A farle lasciare in fretta l'ultimacasa, aveva provveduto il proprieta-rio. Questo signore, che occupa ilgarage che dà sulla strada sotto lacasa dei Cannavò, aveva deciso,senza pensarci troppo, di levare unpilastro. Il pavimento della cucina haceduto e non c'è stato altro da fare chepreparare in fretta pacchi e valigie.

La casa popolare, la signoraCannavò l'aspetta da quasi 15 anni.La prima domanda l'ha fatta nel 1994,

poi negli anni successivi ha fatto varierichieste di emergenza. Una volta lehanno detto che non potevano asse-gnarle l'alloggio popolare perché nonaveva presentato un documento. Ilsignor Cannavò racconta che, quandoha dimostrato che il documento c'era,gli hanno risposto: "anche se il docu-mento c'è, la casa non gliela diamo".

Con la rabbia un po' disillusa di chiha visto che la legge non è uguale pertutti, il signore e la signora Cannavòparlano degli appartamenti popolariche rimangono chiusi e inabitati.Certi assegnatari, infatti, possonopagare un affitto in un quartiere piùtranquillo e hanno potuto lasciare ipericoli di una periferia abbandonataa se stessa, dove i palazzi di casepopolari sono stati costruiti. Taluni lecase se le sono pure rivendute. Poi cisono coloro che hanno occupato abu-sivamente.

La signora Cannavò si chiede per-ché quando c'era da sgomberarel'Experia, le forze dell'ordine eranoschierate in grande numero, mentre ilComune non manda nessuno a con-trollare cosa succede a Librino o aSan Giorgio. Come lei, sono molti adaspettare che si risponda a questadomanda.

cianti ambulanti per le vie di Cataniain particolare in corso Sicilia.

Non vendevano armi o droga, nonvendevano niente che può essereconsiderato pericoloso per la societàitaliana.

Si tratta di CD, scarpe, giubbottiche vengono richiesti da tutti lesclasses sociales presenti in città.Però allo stesso tempo cosa succede?

I controlli nell'ultimo periodo sifanno sempre più frequenti, sequestridi merce e arresti.

Adesso vi invito a fare una reflec-tion con me: le autorità sequestrandocontinuamente la nostra merce, nonci danno la possibilità di guadagnareda vivere, e tutto questo in nome

della "sicurezza". Però una persona in qualche modo

deve riuscire a procurarsi da vive-re…

Siamo sicuri che queste "politi-che" determinano sicurezza, o i loroeffetti produrranno "criminalità" e"insicurezza"?

È arrivato il momento di discuteretutto, c'è bisogno di spazi sociali e dilavoro…

Quindi io sono felice di partecipa-re a questo ragionamento collectivo.

Abbiamo bisogno dell'Experia,abbiamo bisogno di spazi sociali.Abbiamo bisogno di rendere questacittà vivibile per tutti coloro che laabitano."

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coN le maNi NudeL'arroganza delpotere giudiziariocontro il c.P.o.experia

di Rosalba Cancelliere

Quartiere Antico Corso. Da qui,come un fiume scende la via

Garofalo e si apre su piazzaStesicoro. È un percorso privilegiatodurante le festività di S. Agata,patrona della città di Catania.

In questo quartiere, dove non esi-stono spazi sociali istituzionali,necessari invece ad accogliere iragazzi, i giovani e le famiglie, èstato sgomberato il C.P.O. (CentroPopolare Occupato) Experia. Excinema abbandonato, è stato occu-pato diciassette anni fa dai militanti,vissuto attraverso attività sociali,insieme agli abitanti del quartiere.

È l'alba del 30 ottobre 2009, alquartiere Antico Corso. La notte èstata lunga, come l'attesa, i falsiallarmi, il passaparola di un possibi-le fraintendimento. Alle sei del mat-tino è arrivata la polizia. Grazie aivideo girati quella mattina, tuttihanno potuto vedere cosa è realmen-te successo. La folla di ragazzi sottoi fari, davanti al portone apertodell'Experia, davanti agli striscionidi protesta. Tutti hanno potuto vede-re le loro mani in alto. L'esercito dipoliziotti si è parato davanti a loroarmato di caschi, giubbetti anti-proiettile, scudi e manganelli.

Hanno usato tutto ciò che avevanoin dotazione per chiudere un centrosociale, difeso da ragazzi con lemani in alto, nude.

In questi giorni a tredici ragazzisono stati notificati diversi capi d'ac-cusa per tre procedimenti penali cheriguardano principalmente i fatti del30 ottobre 2009, il presidio antifa-scista del 5 dicembre e l'occupazio-ne del Cinema Minerva il 6 Gennaio2010. I reati sono: resistenza a pub-blico ufficiale, radunanza sediziosa,istigazione a delinquere, travisa-mento, invasione di terreni o edifici,violenza privata, apologia di reato. 9persone sono indagate per lo sgom-bero, 3 per il presidio e altre 3 perl'occupazione del cinema Minerva.

Tutto quello che di violento eoltraggioso è accaduto è stato losgombero del C.P.O. Experia. Nelquale ci sono stati feriti e contusi,come mai era accaduto in diciasset-te anni in un centro che, a detta delsovrintendente ai beni culturali, èpericolante.

Le notifiche arrivano non soltantoai militanti del centro, come ha spie-gato Luigi Marino del C.P.O.Experia, ma anche ai simpatizzanti.Tutto questo dopo che i ragazzihanno visto quasi archiviata ladenuncia fatta a carico della poliziaper le violenze subite.

Un comunicato distribuito, duran-te la conferenza stampa dell'8 feb-braio davanti all'Experia, indica lanatura delle indagini, un modo per

ma cHe sTa succedeNdo Qui?sgomberato (e rioc-cupato) lo Zetalab diPalermo

di Irenea Privitera

Il 19 gennaio mattina a Palermo, lepersone, i ragazzi e gli immigrati

che occupano, vivono e rendono libe-ro il Laboratorio Zeta si sono trovati acombattere con le forze dell'ordine ecostretti, dopo la giusta e legittimaresistenza, a presidiare in mezzo allastrada. Polizia, botte, la storia già laconosciamo perché è simile a quellache abbiamo vissuto a Catania con losgombero dell'Experia.

Lo Zetalab è un centro socialepotremmo dire "anomalo": innanzitut-to è la seconda casa di moltissimi arti-sti palermitani che hanno trovato unposto dove provare, lavorare, espri-mersi e confrontarsi; è luogo e spaziodi lezioni universitarie dove si insegnail rispetto e la non violenza e si impar-tiscono lezioni d'italiano per stranieri;

è sede di una biblioteca con oltre 2000volumi. Ma più di tutto, è la vera casadi alcuni rifugiati politici sudanesi,che nessun altro posto ha voluto e chehanno dormito, e dormono, in tendaper protesta, ma anche per mancanzad'altro. L'autorizzazione di risiedereallo Zetalab a questi rifugiati l'aveva"paradossalmente" data il Comune diPalermo, che pagava addirittura lebollette di luce e acqua.

E perciò che cosa è successo?Anche questa storia la conosciamo,

è spaventosamente familiare. Anchequi, come per l'Experia, c'è l'interessedi qualcun altro che trova illegittimo, eprobabilmente scomodo il lavoro el'impegno dei centri sociali. In questocaso si tratta della sedicente associa-zione Aspasia, che dovrebbe occupar-si di minori.

Aspasia vince nel 2002 il bandoindetto dal proprietario dell'immobile(IACP - Istituto Autonomo CasePopolari) e non riuscendo ad impos-sessarsi del posto porta nel 2005 la

causa in tribunale, vincendola. La con-clusione di tutto è ciò che è successo il19 mattina, cioè lo sgombero violentodei ragazzi e dei sudanesi, dopo unafittizia trattativa.

Aspasia si rifiuta categoricamente di"mollare l'osso", nonostante gli siastato proposto un altro immobile, piùconsono e adatto per svolgere l'attivitàa cui sarebbero destinati i locali delLaboratorio Zeta, cioè un asilo.

Tutto questo fa pensare non ad un"ripristino di legalità", come è statodetto, ma alla scomodità e al fastidioche provocano l'aggregazione, la nonviolenza, la cultura e la solidarietà,contro l'ignoranza, il razzismo e laxenofobia.

Intanto i sudanesi, contro il freddo ela pioggia, imperterriti vivono nelleloro tende, nonostante i mattoni chemuravano l'ingresso dello Zetalabsiano stati abbattuti, poiché i loro per-messi di soggiorno non sono statiancora rinnovati dalla Questura diPalermo. Ingiustamente, tra l'altro,

mettere sotto accusa la solidarietàdimostrata in questi mesi al C.P.O.Experia. Solidarietà espressa da cit-tadini comuni e da tutti i movimentiche, dopo lo sgombero, hanno volu-to manifestare l'esistenza di unacoscienza civile niente affatto sopi-ta.

L'Experia continua a lottare perciò che quest'esperienza significa.Insieme al Comitato Antico Corso,insieme a quanti li sostengono, hapartecipato il 9 Febbraio alla sedutadel Consiglio Straordinario del

Comune convocato per affrontare leproblematiche di questo quartiere. Èstato chiesto al Comune di descrive-re chiaramente un progetto su questiluoghi espropriati alla città e abban-donati.

In seguito sarà organizzatodall'Experia, insieme al comitatoAntico Corso, al Comitato per ladifesa del CPO Experia e alla IMunicipalità un percorso alla sco-perta di tutti i luoghi, anche storici,vuoti o espropriati, oggi abbandona-ti e lasciati all'incuria.

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perché ai rifugiati politici il rinnovodel permesso di soggiorno è dovutoper legge. Come a tutti è dovuta l'aria,l'acqua, il pane e la libertà.

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enormi ritardi neirimborsi alle fami-glie

di Marcella Giammusso

"Sono andata in una libreria percomprare i libri scolastici a mio

figlio che frequenta la prima media conil buono libro. Mi hanno risposto chenon avrebbero accettato il buono per-ché il Comune non paga da diversianni." Così racconta la mamma di unragazzino del quartiere di S.Cristoforoche frequenta il nostro centro G.A.P.A.

La notizia mi lascia piuttosto per-plessa ed indignata perché in questomodo non si garantisce più neancheuno dei principi fondamentali dellanostra Costituzione, cioè il diritto allostudio.

Il signor Manfrè Salvatore titolareinsieme al signor Litrico Pietro dellaLibreria del Corso in via Garibaldi,chiarisce: "Con questa nuova ammini-strazione comunale finalmente qualco-sa si sta muovendo! Mentre fino a pocotempo fa non era assolutamente possi-bile dare i libri con il buono a causa deilunghi ritardi nei pagamenti da partedell'amministrazione comunale. Inquesto momento stanno rimborsando i

buoni dell'anno scolastico 2007/2008ed in parte del 2008/2009."

Il signor Manfrè fa parte dell'ALI(Associazione Librai Italiani) e mispiega come funziona l'iter del buonolibri.

"I buoni libro ordinari sono regolatidalle Regioni ed anche gli importi sonodefiniti da queste. La Regione Sicilianaha determinato i seguenti importi: pergli studenti della prima media l'am-montare del buono è pari a 61,97 euro,mentre per la seconda e terza media èdi 41,32 euro. Questi importi equival-gono ai vecchi buoni libro di £120.000e £ 80.000. In poche parole non c'èstato alcun aumento del buono da circa30 anni."

Poi continua, "Per coloro che nonsuperano il reddito di euro 10.600,00nette, la Legge Nazionale 448/98 pre-vede un buono integrativo sia per lascuola media inferiore che superioreche varia da un anno all'altro. Per leprime classi ha un importo di circa200,00 euro, per le rimanenti classicirca 80,00 euro. Quando il clienteacquista dei libri gli viene rilasciata unaricevuta che dovrà esibire assieme albuono libro per il rimborso di questo,quando l'amministrazione comunaledisporrà le somme per coprire i buoni."

QuaNdo i buoNi libro NoN ci soNo

In pratica le famiglie devono antici-pare i soldi per l'acquisto dei libri,quando poi il Comune darà la disponi-bilità delle somme, i librai avviserannoi clienti i quali potranno consegnare ibuoni ed avere restituito l'importo.Naturalmente se una famiglia non ha lapossibilità economica di anticipare isoldi non potrà acquistare i libri per ipropri figli.

Si è arrivati a questo meccanismoperché per parecchi anni l'amministra-zione comunale di Catania ha ritardatonotevolmente nel dare i rimborsi ailibrai.

Alla libreria "Prampolini", di pro-prietà della società Leggere S.r.l., in viaVittorio Emanuele chiedo adAlessandra Privitera, dipendente delladitta, come gestiscono i buoni libro.

"Ce ne siamo guardati bene dal gesti-re i buoni libro!", mi risponde. "Lanostra è una piccola e giovane aziendae non abbiamo fondi per anticiparesoldi per il Comune di Catania. Ancoraadesso sappiamo che l'amministrazio-ne comunale ha parecchio arretrato neipagamenti ai propri fornitori. Io abito aBiancavilla e lì il sistema dei buonilibro funziona benissimo. Le faccio unesempio. La scuola inizia a metà set-tembre, nel mese di ottobre ho ricevutoil buono libro che ho subito portato dallibraio per acquistare i libri e pocotempo dopo il Comune ha effettuato ilrimborso del buono. A novembre l'ope-razione è stata completata."

"Con l'Università invece va tuttobene", interviene l'altro dipendenteDaniele Romeo, " ad esempio, quandoviene un ragazzo e compra i testi uni-versitari, noi facciamo lo sconto del27%. A fine mese raccogliamo tutti icedolini firmati dai clienti con la fattu-ra che riepiloga tutte le vendite e li por-tiamo presso gli uffici dell'Università aPiazza Bellini. Nel giro di un meseviene rimborsato il 17% dello scontoeffettuato, mentre il 10% è a caricodella libreria."

A confermare la condotta dei librai èil Preside della scuola "A. Doria" di viaCordai, Prof. Santonocito: "C'è qualchelibraio che anticipa i soldi per i buonilibro e altri che non si sentono di farloe non lo fanno. Inoltre c'è a volte l'at-teggiamento inconsueto di alcunefamiglie che con il buono non compra-no i libri ma tutt'altro. In un quartierecome S.Cristoforo ci sono famigliemolto povere e quando una mamma michiede: Lei pensa che è più importanteper mio figlio comprare il libro o lescarpe per andare a scuola? Io cosaposso rispondere?"

"Noi diamo agli alunni la possibilitàdi seguire le lezioni facendo le fotoco-pie delle pagine dei libri relative allelezioni giornaliere. Abbiamo stampatomigliaia di fotocopie, adesso siccomenon basta più la carta per le fotocopieho detto agli insegnanti di dettare lalezione ai bambini.

Avevamo pensato di applicare l'im-magine di proprietà del libro dall'alun-no alla scuola. Questa idea nel 1974 èstata adottata dal comune diMascalucia, ma ci sono state tre denun-ce contro questa soluzione:

1) Il Ministero ha stabilito che èappropriazione indebita;

2) Che è contro l'igiene perché ibimbi toccano le pagine con il ditobagnandolo sulla lingua e ciò può esse-re veicolo di infezioni;

3) Sarebbe stato un grave dannoeconomico per l'editoria.

Dopo alcuni anni a Torino disseroche avevano trovato la soluzione: illibro da bene della famiglia diventa diproprietà della scuola. Era lo stessometodo usato a Mascalucia!

Noi intanto per aiutare le famigliecerchiamo di adottare sempre gli stessitesti in modo che i ragazzi possanousare i libri dei fratelli più grandi. Iopenso che se che la scuola è obbligato-ria per tutti deve dare a tutti le opportu-nità, altrimenti diciamo che la scuola èsolo per pochi."

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"ci hanno costretto amunirci di scaffala-ture in acciaio inos-sidabile"

di Paolo Parisi

Giro per la Pescheria, nella zonadove vendono il pesce in piazza

Pardo e noto che non si vedono più igrembiuli ed i cappellini bianchi, echiedo al pescivendolo signor Vittoriocome mai sono scomparsi gli indumen-ti bianchi che si sono visti nei mesi pre-cedenti. "Non è cambiato niente tutto èrimasto come prima del blitz, hannocostretto tutti noi operatori a munirci discaffalature in acciaio inossidabilesostituendo le strutture di legno,costringendoci, in un periodo di crisicome questo, a sostenere la spesa nonindifferente di migliaia di euro. Pensiche io ho dovuto tirare fuori dalle mietasche circa 8.000,00 Euro. Le autoritàComunali ci hanno promesso, invano,che avrebbero provveduto a dare perogni posto di lavoro una presa d'acquae quindi agevolare le nostre attività. Lascaffalatura in acciaio comprende loscolo delle acque degli espositori delpesce che dovrebbero convogliare allacondotta di scarico comunale, anchequesto ci è stato garantito che si sareb-be realizzato a breve tempo, però atutt'oggi non si è visto niente. Così noiabbiamo sostenuto queste spese permigliorare l'igiene della Pescheria, ren-dendola più presentabile. A fine giorna-ta ognuno di noi pulisce il proprio spa-

zio e buttiamo tutti gli scarti nel casso-ne grande della spazzatura, poi pren-diamo tutti gli scaffali in acciaio liassembliamo e li leghiamo con le cate-ne negli stessi spazi a noi assegnati,certo non è uno spettacolo decoroso.Purtroppo non possiamo sgomberarepiazza Pardo perché il comune diCatania non ci ha assegnato un luogo lìvicino per conservare le nostre attrez-zature."

Infine chiedo: "I vigili urbani giranoe controllano la Pescheria?"

Il signor Vittorio risponde: "I vigiliurbani si vedono poco girare, ce ne vor-rebbero almeno 4 o 5, quelli che real-mente operano sono insufficienti, peròpassata la bufera tutto è tornato comeprima, i controlli sono finiti".

Vado su per via Pardo e parlo con ilmacellaio Mirabella e chiedo: "Cosa ècambiato dopo il blitz dei carabinieri?"

Il signor Mirabella, che insieme aisuoi collaboratori ha il grembiule bian-co, a differenza dei precedenti, rispon-de: "Io noto un certo cambiamento inmeglio, però sia noi che l'amministra-zione comunale potremmo essere piùattivi e presentare una Pescheriamigliore."

Poi entro in un panificio e chiedo allaproprietaria Finocchiaro cosa è cam-biato dopo il blitz dei Carabinieri. Lafornaia risentita risponde:"Sicuramente non è più come prima,però non si possono effettuare i con-trolli con i mitra spianati. Immagini lapaura che abbiamo avuto. I controllisono stati fatti nel modo sbagliato,

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Una passeggiata allascoperta del nostroquartiere

di Miriana Squillaci

Capita delle volte che semplici atti-vità o gesti possano far maturare in

noi osservazioni sul mondo circostanteben più complesse di quanto ci aspet-tiamo.

Questo è quello che è accaduto quan-do un sabato pomeriggio durante illaboratorio di teatro al G.A.P.A. abbia-mo deciso di fare una passeggiata insie-me ai più piccoli; lo scopo era quello ditrovare un luogo dove poter guardare lenuvole e lavorare di fantasia, attività,queste ormai sempre meno comuni trale giovani generazioni troppo presedalla tecnologia ma anche poco aiutatedall'ambiente cittadino, ricco di cemen-to e povero di spazi verdi e liberi perragazzi.

La proposta di fare questa passeggia-ta è stata ben accolta dai bambini che,

senza farselo dire due volte, si sonopreparati, muniti di carta e penna, perscrivere le emozioni e le immagini sug-geritegli dalle nuvole, ed hanno mostra-to quell'entusiasmo proprio di chi saapprezzare le piccole cose come unapasseggiata con gli amici in giro per ilquartiere.

La meta prescelta è stata piazzaFederico di Svevia dove, dopo essercisistemati su delle panchine, abbiamoiniziato la nostra attività. I bambinisono stati piacevolmente distratti, dall'i-dea di entrare nel Castello oggi adibitoa museo. Ciò che di piacevole c'è inquesta distrazione è l'idea che un beneculturale possa essere così attrattivo peri ragazzi che troppo spesso in questacittà non vengono educati, dagli organicompetenti, alla valorizzazione dei beniculturali generalmente trascurati dallestesse amministrazioni.

La nostra passeggiata è continuatacon una sosta al "Ponte romantico", inrealtà il passaggio di una ferrovia vici-no la piazza. L'immagine dei binari

pieni d'immondizia ci costringe però adimmaginare un quadro diverso, magariun ponte sotto cui passa acqua anzichéspazzatura; unanime il commento deiragazzi e di un'anziana passante, incu-riosita dal gruppo di bambini che osser-vavano il passaggio ferroviario, "lagente non dovrebbe buttare la spazzatu-ra per strada!"; quante volte abbiamoesclamato questa frase? Forse tante otroppe visto che abbiamo perso la capa-cità di indignarci dinanzi a questi gesti.

Ma il tempo scorre veloce e così cisiamo ritrovati "sulla via del ritorno"senza però privarci di un'ultima sostadurante la quale abbiamo avuto mododi conoscere alcune piante dispostenella piazza tra le quali quella di aloe.Anche in questo caso i ragazzi hannomostrato uno spiccato interesse facen-do comprendere come questi spazi,poco curati, siano in realtà una risorsapreziosa.

Una semplice passeggiata, che perun adulto può sembrare banale, è statamolto significativa per chi, insieme ai

coN gli occHi di uN bambiNo

forse non sono stati informati che era-vamo dei commercianti e non crimina-li!"

Camminando ancora per la Pescheriaarrivo alla piazza dietro la fontanadell'Amenano ("Acqua a Linzolu"),parlo con un altro pescivendolo e chie-do come mai sono senza grembiule ecappellino bianco e lui risponde:"Ormai non ci sono più i controlli, tuttoè tornato come era prima che effettuas-sero il blitz, ci hanno costretto a com-prare l'attrezzatura in acciaio, mi ècostata circa 1.000,00 Euro, però oltrenon sono andato perché non posso per-mettermi di essere in regola, c'è troppacrisi, si vende poco, l'unica cosa chefaccio è pagare la mia quota di suolopubblico: 30,00 Euro al mese."

Chiedo anche a lui: "Si vedono gira-re i vigili urbani?"

Il pescivendolo risponde: "I vigili

girano quando non fa freddo".Mi allontano e mi sento i piedi

bagnati, alzando lo sguardo noto alcunipescivendoli che puliscono i propribanchi di lavoro con getti d'acquafacendo cadere a terra scarti di pesce eacqua, rendendo la pavimentazionestradale anche scivolosa. Noto che ilgrande cassone a cielo aperto che sitrova sotto uno degli archi della ferro-via è stracolmo di rifiuti ed attorno cisono cassette di legno, di cartone bustedi plastica scarti di carciofi e di frutta edi pesce di gamberi ecc. Eppure baste-rebbe poco a dare alla pescheria unaspetto decente, mettere più cassonettidella spazzatura con coperchi. Per for-tuna l'estate deve ancora arrivare!

Eppure la Pescheria è molto affasci-nante, peccato che l'amministrazionecomunale considera la sporcizia unpanorama folcloristico.

bambini, ha avuto modo di coglierequegli aspetti trascurati da chi ormai"grande" ha smesso di vedere con ifantastici occhi di un bambino!

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6 iCordai / Numero Due

A catania chi è vera-mente falso e chi fal-samente vero?

di Toti Domina

Ore 5.40, 4 febbraio 2010, navatasud del Duomo di Catania, un gruppodi soccorritori della Croce Rossa si faspazio a fatica per raggiungere undevoto sentitosi male davanti al can-cello che tra lì a poco avrebbe "svela-to" la nostra S.Agata. Ma come succe-de a volte con le auto che si accodanodietro l'ambulanza a sirene spiegateper sfruttare la scia, un gruppo dimaturi (di età) devoti catanesi contanto di sacco bianco candido e sciar-pa del Catania si accoda ai soccorrito-ri pretendendo di passare tra coloro,me compreso, che dalle 4.30 avevano,con sonnolenza e infreddoliti, "con-quistato" trenta centimetri quadrati incui stare. Ma alle educate rimostranzedi un catanese senza sacco che siopponeva al passaggio e alla loro spit-tizza, questi devoti-tifosi lo invitavanoa zittirsi dicendo che loro, avendo ilsacco, avevano diritto più di uno senzasacco ad avvicinarsi come volevano aicancelli. "Statti mutu ca iu sugnu chiùcatanisi ri tia". I "veri" catanesi rag-giungono così a suon di spintoni iprimi posti, il "falso" catanese inveceviene retrocesso di qualche metro e siprende le proteste di chi dietro di lui si

vedrà i piedi pestati dal suo indietreg-giare. Tutto mentre dal pulpito il preteinvocava il "grande e buono popolocatanese" a pregare e contrirsi perl'imminente svelata.

Ore 18.00, 23 gennaio 2010, stadioCibali, curva sud: "viremu co Parmachi fanu sti iucaturi, cetto ca Mascaraaddivintau n'cessu". Alle 18.15Mascara segna con un gran colpo ditesta: "mostru, mpari troppu forti".Alle 18.25 Mascara calcia fuori unrigore: "tu riceva iu che era n'cessu,nenti, Mihailovic l'ha sostituiri". Ore19.40: gran punizione di Mascara checolpisce l'incrocio dei pali: "comubatti iddu i punizioni non c'è nuddu".Alla fine della partita un tifoso dellacurva timidamente faceva notare alnostro indeciso tifoso la sua incoeren-za su Mascara prendendosi però que-sta risposta: "ma chi spacchiu rici, siviri ca non ni capisci nenti di pallu-ni!".

Di questi sbalzi di umore e repenti-ni cambi di opinione se ne potrebberocontare a centinaia, non ultimo quellosuccesso con Biagianti, autore dellarete del pareggio con l'Udinese dopouna partita non brillante. Stessa sorteper Llama, Izco e qualche altro. IlDirettore Lo Monaco, si sa, non èamato e a volte viene ricordato allafine delle partite in maniera non pro-prio amichevole. Anzi veniva, perchédopo l'acquisto e il goal contro la

il caTaNese medio(cre) Tra devozioNe e PalloNe

il riciclaggio va iN Fumo?

Lazio di Maxi Lopez pare abbiaacquistato punti. Lui va avanti per lasua strada, indistruttibile e vaccinato aqualsiasi avversità. Nella conferenzastampa di presentazione del nuovoacquisto era così sicuro di sé che hafatto sfoggio di un accento napoletanoche ha zittito i giornalisti presenti chetimidamente cercavano di metterlo indifficoltà. Lo Monaco sa benissimoche i catanesi hanno un grande rispet-to per tutto ciò che è napoletano(Scapagnini compreso?), se fossestato livornese avrebbe sicuramentenascosto l'accento.

Si sa che a Catania esiste la fede perS.Agata e la fede per il Catania e que-sti episodi vedono protagonisti quindialcuni catanesi "veri", quelli cioè che:indossano il sacco per la Santa, tifanoper il Catania, odiano i livornesi, fre-quentano regolarmente il chiosco, silamentano al lavoro o si lamentano semanca il lavoro, non amano il diretto-re del Catania Calcio Lo Monaco,cambiano spesso opinione a secondadi dove tira il vento, lasciano l'auto intripla fila, si cercano sempre una rac-comandazione, si lamentano delgoverno, votano sempre lo stessogoverno, hanno una scarsa considera-zione per le donne (tranne madri,sorelle e S.Agata), sono fimminari enon sopportano i puppi, usano più lemani che il cervello per risolvere iconflitti, si indignano se alla Santa

non fanno fare la salita di S.Giuliano,se ne fregano se la città è allo sbando,se chiudono la scuola a S.Cristoforo,se manganellano dei ragazzi perchéfanno doposcuola ai bambini in unlocale abbandonato che solo lorohanno reso bello e accogliente per ilquartiere Antico Corso, e magari sonoanche d'accordo che decine e decine dimigranti che sopravvivevano venden-do piccole cose al corso Sicilia sonostati picchiati o arrestati per ridare"lustro e dignità" alla zona.

Per fortuna ci sono anche dei cata-nesi "falsi" che con il sacco votivoricordano Roberto Calì morto schiac-ciato a 22 anni dalla folla durante lafesta di S.Agata qualche anno fa allasalita di S.Giuliano, ricordano anchel'ispettore Raciti ucciso 3 anni fa fuoridallo stadio. Catanesi che mettono suuno spettacolo di denuncia sulle con-dizioni di Librino, che lottano per unacittà diversa, ecologica, solidale eaperta a tutti. Catanesi che lavoranoper un'informazione libera.

Catanesi "cittadini" e soprattutto"cittadine" che vogliono bene "vera-mente" a questa città, e sacco o nonsacco "sta città ci l'hannu stampata'nto cori" e per questo la voglionodiversa, la vogliono migliore anche innome e per conto di S.Agata.

"Semu tutti devoti tutti"? e "siamosempre con te e non ti lasceremomai"?

di Giovanni Caruso

Circa un mese fa abbiamo intrapresoun percorso di educazione all'ambiente,alla raccolta dei materiali riciclabili,come vetro, plastica e carta.

Proprio perchè a San Cristoforo man-cano i contenitori per la differenziata,abbiamo richiesto alla coop. "Dusty" trecassonetti da mettere accanto alla sededel centro G.A.P.A..

Era un buon inizio e andava bene.Sì, andava bene, e raccoglieva i favo-

ri degli abitanti che vivono nei dintorni

del centro G.A.P.A..Sì, andava bene, e dico bene perchè,

durante la notte fra il 23 e 24 gennaio,uno o più stupidi ed incivili, hanno datofuoco ai tre cassonetti, cercando di man-dare in fumo un progetto di civiltà, in unquartiere dove la speranza, anche deipiccoli cambiamenti, é sempre più diffi-cile.

A San Cristoforo, per quello che cirisulta e dalle testimonianze della gente,quasi mai o raramente, si sono visti cas-sonetti per la raccolta differenziata, chesiano collocati dalla amministrazione

comunale o dalle coop. sociali, conven-zionate con questa.

Anche nell' “altra Catania” si brucia-no i cassonetti che vengono subito rim-piazzati, e tutto, a spese dei cittadini, etutto perchè non c'é controllo da partedell'istituzione, non c'é una cultura del-l'ambiente, o forse perchè, un certopotere preferisce delegare la questionedei rifiuti agli inceneritori e alle eco-mafie.

Noi crediamo che anche a SanCristoforo vadano sostituiti i cassonettibruciati, che si inizi un percorso da parte

delle istituzioni, per esempio, la primamunicipalità, le ass. di società civile,scuole ed altro, verso una seria azioneche protegga il territorio e l'ambiente.

Per quello che ci riguarda, noi delcentro G.A.P.A., rimetteremo i cassonet-ti anche a nostre spese, visto che lacoop. "Dusty" si trova al momento sfor-nita di questi cassonetti, ma ci assicurache continuerà il servizio di raccolta.

E se a qualcuno venisse in mente dibruciare nuovamente i cassonetti, noisiamo lì a rimetterli, siamo lì a conti-nuare un progetto di civiltà.

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7iCordai / Numero Due

a cura della 3^C e 3^F dell’I.C. Andrea Doria

Da qualche settimana gli alunni delle classi terza C eterza F si occupano di giornalismo con la collaborazionedel G.A.P.A., centro di aggregazione popolare, sito in viaCordai. Decidono di mettersi in gioco scrivendo un arti-colo sulla loro scuola. Qual è la qualità della vita nellaloro scuola? Cristian e Manuel partono per intervistare ilPreside, Paolo e Lorenzo vanno in corridoio per intervi-stare l'operatrice signora Marina, Tony e Gabriele corro-no in 2^ C.

Cristian e Manuel vengono accolti dal Preside. Manuelspiega che vorrebbero intervistarlo sulla qualità della vitascolastica. Cristian procede con la prima domanda.

Cristian - Come si trova in questa scuola?Preside- Bene. Una persona dal momento in cui pren-

de un impegno lo deve portare a completamento.Chiunque faccia il suo lavoro con amore e passione sitrova bene.

Cristian - Che cosa pensa delle sei ore di lezioni quo-tidiane e dei pomeriggi?

Preside - La scuola è la vita e non dura sei ore, se c'èpassione ad andare a scuola si può andare avanti, se nonsi studia non si può mai migliorare. Se la tua mamma tidice di non andare a giocare a pallone, tu ci vai lo stes-so perché ti piace, e così dovete venire a scuola con lostesso entusiasmo.

Tony e Gabriele nel frattempo stanno bussando in 2^C.Tony - Siamo qui perché vorremmo intervistare i nostri

compagni, su come vivono la scuola ed in modo partico-lare vorremmo sapere se sono d'accordo sulle sei ore dilezioni quotidiane, se sono disponibili a rinunciare allasettimana corta, se vogliono svolgere attività pomeridia-ne, e soprattutto se hanno proposte da fare.

Cominciano ad intervistare prima M.:Tony - Come ti trovi in questa scuola?M. - Bene.Tony - In che senso?M. - Bene.Si capisce che M. si vergogna un po'.Tony - Che cosa pensi delle sei ore di lezioni quotidia-

ne?M. - NO! Io preferirei uscire prima.Tony - Quali sono, secondo te, le cose da migliorare?A questo punto si alza un coro di voci: - Appendini,

finestre, muri, porte, ascensore, strumenti musicali, per-siane e banchi.

Poi intervistano D.:Tony - Come ti trovi in questa scuola?D. - Male, perché altri ragazzi disturbano.

Tony - Che cosa pensi delle sei ore di lezioni quotidia-ne?

D. - Troppe.Tony - Preferiresti venire anche il sabato mattina?D. - NO!Tony - Quali laboratori o attività fisica degli anni

scorsi ti sono piaciuti di più e vorresti rifare?D. - Il calcio.Tony - Quali sono, secondo te, le cose da migliorare?D. - Fare più informatica.Paolo e Lorenzo incontrano la sig.ra Marina, operatri-

ce scolastica addetta a rispondere al citofono, al telefono,a fare le fotocopie e spesso a dare "ospitalità" agli alunnipiù indisciplinati che aspettano di essere ricevuti inPresidenza.

Lorenzo- Da quanto tempo lavora in questa scuola?Sig.ra Marina- Da tre anni.Lorenzo- Come si trova a lavorare qui?Sig.ra Marina- Mi trovo bene, ho un buon rapporto con

gli alunni e gli insegnanti.Lorenzo- In questi anni ha notato dei miglioramenti?Sig.ra Marina- Sì, nel mio orario personale.Lorenzo- È d'accordo ad introdurre il sabato per

ridurre il suo orario giornaliero?Sig.ra Marina- No, preferisco avere il sabato libero.Lorenzo- Cosa non va bene?Sig.ra Marina- Le teste dei ragazzi, perché si compor-

tano male.Lorenzo ride perché sa che non ha tutti i torti. Paolo

alza gli occhi dal taccuino e sorridendo annuisce con latesta.

Finita l'intervista, i piccoli giornalisti corrono a ripren-dere le lezioni.

Qualche giorno dopo la "redazione" scrive l'articolo.Qualcuno, riflettendo sul lavoro che è stato svolto, nota

che le interviste non basteranno a migliorare la qualitàdella vita scolastica, ma faranno riflettere su alcuni deiproblemi da risolvere e soprattutto saranno servite a for-mare un gruppo di lavoro produttivo.

Classe 3^ C

PICCOLI GIORNALISTI CRESCONOAlunni cercano risposte sulla qualità della vita scolastica

Andando indietro nel tempo di circa treanni tutti mi dicevano di non andare a scuo-la a S. Cristoforo perché considerato unbrutto quartiere.

Cari lettori, vi posso assicurare che nonè vero.

Come me anche alcuni volontari delG.A.P.A. avevano un'idea negativa delquartiere, frequentandolo hanno scopertoche ci sono ragazzi che vogliono migliorar-si, andare avanti, ma hanno bisogno diqualcuno che li aiuti a trovare la strada giu-sta.

Spesso è proprio la scuola a svolgerequesto compito. All' I.C. "Andrea Doria"molti alunni sono sottratti ad un destino chenon valorizza le loro potenzialità.

Vi raccontiamo una di queste storie.Un ragazzo l'anno scorso si è iscritto

all' I.C. ''A. Doria'' Istituto ad indirizzomusicale, che gli offriva la possibilità diimparare a suonare uno strumento.

Durante le lezioni a scuola, il Maestro dicorno, riconoscendo in lui un talento straor-dinario ha proposto alla famiglia di man-darlo al Conservatorio.

Grazie alla preparazione raggiunta è riu-scito a superare l'esame all'Istituto superio-re di studi musicali.

Tony va a trovarlo in classe:Tony - È vero che vai al Conservatorio?M. - Si! È vero.Tony - Da quanto tempo?M. - Da un mese. Tony - L'esame che hai superato è stato

difficile? M. - Non tanto.Tony rimane meravigliato perché sa che

si tratta di una vera e propria impresa!Tony - Per quanto tempo devi ancora

andarci?M. - Altri cinque o sei anni.Tony - Ci puoi descrivere il corno?M. - Come potrei dire? Si tratta di una

specie di tubo metallico attorcigliato condei tasti.

Noi della redazione vogliamo ringrazia-re l'Istituto, che ha dato quest'opportunitàad un nostro compagno e ha aiutato lafamiglia ad affrontare le difficoltà.

Auguriamo a M. un futuro radioso.

STRUMENTO MUSICALE,TALENTO ECCEZIONALE''Andrea Doria'' la scuola delleoccasioni

La redazione della 3^ C: Manuel Balsamo, Tony Fassari,Gabriele Foti, Mario Gentile, Gaetano Lizzio, CristianMarletta, Paolo Monaco e Lorenzo Nicolosi, prof. VenerinaPlatania

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8 iCordai / Numero Due

redazione “i Cordai”Direttore responsabile: riccardo oriolesreg. trib. catania 6/10/2006 nº26Via cordai 47, [email protected] - www.associazionegapa.orgtel: 348 1223253

stampato dalla Tipografia Paolo Millauro,

Via Montenero 30, catania

Grafica: Massimo Guglielmino

Foto: Archivio Giovanni Caruso, Paolo Parisi,

Sonia Giardina, Massimiliano Perna, Toti Domina

Hanno collaborato a questo numero:R. Orioles, G. Caruso, T. Domina, S. Giardina,

G. Consoli, I. Privitera, C. Guglielmino, G. Scatà,

R. Cancelliere, M. Giammusso, M. Squillaci, C.

Zappalà, classi 3^ C e 3^ F “Andrea Doria”

OGNI MESE TROVERETE IL NOSTRO MENSILE PRESSO:

La redazione della terza F: Orazio Bonaccorsi, Nicolò Mazzeo, Natalie Ortiz,Christian Ragonese, Giada Trovato, prof.ssa Annunziata Messina

Abbiamo voluto iniziare la nostra avventura di giornalisti in erba partendo daun'indagine nell'ambiente che ci accoglie per parecchie ore ogni giorno e cioè lanostra scuola. Così la cosa più naturale è stata quella di intervistare prima di tuttole persone che ci lavorano.

La prima intervista è stata fatta al nostro Dirigente scolastico, prof. GiuseppeSantonocito. Subito dopo è stato il turno della signora Enza Salanitro, una colla-boratrice scolastica. Agli intervistati abbiamo rivolto alcune domande circa il lororapporto col nostro quartiere e sulla necessità di trovare una soluzione ai tanti pro-blemi, che lo affliggono. In particolare la discussione ha riguardato i cumuli dirifiuti che giornalmente ritroviamo a ridosso dei marciapiedi nel percorso quoti-diano da casa a scuola.

Natalie - Da quanti anni è Preside di questa scuola?Preside - Undici anni.Natalie - Cosa pensa di noi ragazzi che la frequentiamo?Preside - In questi undici anni la scuola si è trasformata e così anche gli alun-

ni. Quando sono arrivato qui c'era un malessere continuo: i ragazzi non riusci-vano un solo minuto a stare a scuola, venivano continuamente in Presidenza, liti-gavano con i docenti e invocavano "giustizia", ma ognuno di noi ha un concettodiverso della giustizia.

Natalie - Come si trova a lavorare in questo quartiere? E che rapporto ha conesso?

Preside - Bene. Nel senso che ogni medico che esercita il suo mestiere cura tutticoloro che glielo chiedono, indipendentemente dal fatto che soffrano di unamalattia molto superficiale o di una malattia più profonda. Anzi chi ha malattiepiù gravi ha bisogno di più interventi da parte del medico.

Il mio rapporto con il quartiere è buono. I genitori degli alunni sono contenti,ci incontrano continuamente, ci fermano per strada e sembra che siano soddi-sfatti.

Nicolò - Spesso nel tragitto da casa a scuola siamo costretti a fare continuegincane per evitare cassonetti che straripano di rifiuti o che incendiati infestanol'aria di sostanze tossiche. Che cosa pensa di questo problema?

Preside - Si tratta solo di maleducazione e incoscienza da parte di ragazzi eadulti perché ogni volta che si brucia un cassonetto non si pensa che si immetto-no nell'aria delle sostanze tossiche come la diossina che nuocciono gravementealla nostra salute.

Nicolò - Non crede quindi che i contenitori per la raccolta differenziata sianodiventati indispensabili soprattutto qui, nei luoghi dove si trova la nostra scuola?

Preside - Certo che lo sono. A questo proposito vi posso raccontare un episo-dio capitatomi di recente all'aeroporto di Bologna. Qui ho notato dei contenitoriper diversificare la raccolta. Dopo è arrivata una signora che invece di ritirarliselezionandoli li ha messi tutti nello stesso sacco. A questo punto ho subito chia-mato un poliziotto per fargli notare l'accaduto, ma lui ha fatto finta di niente.

Orazio - Sarebbe disponibile a far partecipare la nostra scuola ad un progettoper la raccolta differenziata con la società "Dusty"?

Preside - La nostra scuola ha sempre partecipato a questo tipo di progetti. Adesempio nella scuola materna sono presenti dei bidoni appositi. Inoltre quest'an-no abbiamo realizzato un presepe con materiali di riciclo che è stato moltoapprezzato. A questo argomento posso aggiungere un'altra esperienza personalefatta in Germania, qui avviene ancora quello che succedeva in Italia tanto tempofa: quando si compra una bottiglia di vetro con acqua, latte o birra si paga unaquota per il contenuto e una per il contenitore. Sarebbe quindi utile poter ripri-stinare questa abitudine anche da noi. Lo stesso si potrebbe fare portando bustedi stoffa o carta al supermercato, per riporre la spesa al posto dei sacchetti di pla-stica, che inquinano.

Christian - Oltre che per il lavoro ha altri tipi di contatti con questo quartiere?Sig.ra Enza - Sì, ho abitato a San Cristoforo fino all'età di venti anni, poi mi

sono trasferito a Librino, ma i miei genitori abitano ancora qui.Christian - Che differenze ha notato rispetto a venti anni fa e al quartiere in cui

vive adesso?Sig.ra Enza - La situazione è peggiorata e rispetto a Librino non saprei rispon-

dere perché quando sto a casa evito i contatti con l'esterno. I due quartieri hannoproblemi molto simili.

Giada - Come si trova a lavorare qui a scuola?Sig.ra Enza - Bene con colleghi e insegnanti. Un po' di disagio lo provo solo

con quei pochi studenti che non hanno rispetto per l'ambiente scolastico.Giada - Cosa pensa del problema dei rifiuti nel nostro quartiere? Sig.ra Enza - Penso che prima di tutto i ragazzi debbano avere più rispetto

della pulizia delle proprie classi e poi dell'ambiente esterno. Classe 3^ F

A SPASSO TRA I RIFIUTIPasseggiando per le strade del quartiere tra cumuli d'immondizia e cassonetti bruciati

Ostello del Plebiscito

Via Plebiscito, 527 - [email protected]

tel 095 4531483

Libreria Sociale

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