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L e grandi mani di Elio faticano maneggiando con le piccole viti del nuovo "focone" da montare che avevamo preso per "l'arrusti e mangia"; oggi non si è svegliato presto per andare a prendere la frutta al mercato. Orazio si imbosca tra l'agrumeto abbandonato per cercare le verdure migliori che cre- scono spontanee, la sua bottega di artigiano oggi non lo vedrà. Salvina, Lucia, Gloria e Fina si sono portate delle comodissime sedie e si godono finalmente una giornata di riposo: oggi non faranno le pulizie in casa propria e in case o in uffici d'altri. Tanti giovani si godono il sole stendendo nel gran- de cortile della masseria delle coperte e per un giorno non si studia, non si sta da precaria dentro una facoltà universitaria, non si sta dentro un call cen- ter, o dietro un bancone di un ipermercato. Molti bimbi e qualche papà dota- to di panza giocano a pallone. Francesca e Nino, pensionati, hanno dalla mattina presto preparato polpette e fave per tutti i nipotini che avrebbero incontrato il primo maggio nel terreno in contrada Casa Bianca, vicino Sigonella. Giovanni con il megafono ricorda a tutti che ci troviamo in un ter- reno agricolo confiscato e che la presenza di tante persone da il segno di una nuova appropriazione, un'appropriazione civile, per riprenderci quello che è stato costruito sulla violenza e il sopruso, contro soprattutto la dignità di tanti lavoratori. E sono i lavoratori e le lavoratrici catanesi che sono tornati il primo maggio 2009 in questa azienda e si sono impegnati a farla rivivere e a ridare lavoro e dignità a tanti giovani che dovrebbero formare una coope- rativa per gestire questi terreni per produrre agrumi e olio. In ricordo della strage di Portella della Ginestra vicino Piana degli Albanesi del primo mag- gio 1947. Anche quel giorno tanta gente avevo smesso di lavorare per festeg- giare la recente conquista di molte terre da coltivare e per viverci con dignità. Quel giorno arrivarono con cavalli, carretti, a piedi da tutta la zona. Dopo 62 anni i mezzi di trasporto sono cambiati e il serpentone di auto posteggiato davanti l'azienda è molto lungo. Ma dopo 62 anni la festa non si è trasformata in tragedia. Oggi le armi sono diverse, più nascoste. Sono "armi" che sparano ricatto, compravendita di coscienze e dignità, sono armi sottili che ti inglobano e ti tengono in ostaggio per un posto di lavoro, per una carriera universitaria, un appalto, una casa popolare, un posto in ospe- dale, per una buca in strada davanti casa, persino per una lampadina del lam- pione. I potenti padroni di questa città sanno aspettare, ti seguono e al primo momento di debolezza sei loro. Padroni dentro le università, padroni del- l'informazione, padroni dei centri commerciali, padroni delle cooperative di servizi. Ecco che essere lì il primo maggio è un segno di resistenza soprat- tutto per restare liberi sempre, liberi di decidere della nostra vita senza ricat- ti. Liberi anche di decidere che "u fucuni" nuovo da montare in campagna non serve e che accendere il fuoco dentro quattro pietre e una griglia improv- visata è meglio e rende ancora più speciale la carne di cavallo che Elio ha arrostito e offerto con passione e semplicità. Toti Domina mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare Direttore Responsabile: Riccardo Orioles AnnoQuarto n•cinque Maggio 2009 U populu diventa poviru e servu quannu ci arrub- banu a lingua Ignazio Buttitta Una festa per restare liberi Una giornata tranquilla 6 La parola al quartiere 2 Il lavoro per i giovani: un sogno 5 25 aprile 2009 3 Primo maggio in un'azienda agricola confiscata foto: Giuseppe Vinci

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iCordai Anno 4 Numero 5 maggio 2009

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Le grandi mani di Elio faticano maneggiando con le piccole viti del nuovo"focone" da montare che avevamo preso per "l'arrusti e mangia"; oggi

non si è svegliato presto per andare a prendere la frutta al mercato. Orazio siimbosca tra l'agrumeto abbandonato per cercare le verdure migliori che cre-scono spontanee, la sua bottega di artigiano oggi non lo vedrà. Salvina,Lucia, Gloria e Fina si sono portate delle comodissime sedie e si godonofinalmente una giornata di riposo: oggi non faranno le pulizie in casa propriae in case o in uffici d'altri. Tanti giovani si godono il sole stendendo nel gran-de cortile della masseria delle coperte e per un giorno non si studia, non sista da precaria dentro una facoltà universitaria, non si sta dentro un call cen-ter, o dietro un bancone di un ipermercato. Molti bimbi e qualche papà dota-to di panza giocano a pallone. Francesca e Nino, pensionati, hanno dallamattina presto preparato polpette e fave per tutti i nipotini che avrebberoincontrato il primo maggio nel terreno in contrada Casa Bianca, vicinoSigonella. Giovanni con il megafono ricorda a tutti che ci troviamo in un ter-reno agricolo confiscato e che la presenza di tante persone da il segno di unanuova appropriazione, un'appropriazione civile, per riprenderci quello che èstato costruito sulla violenza e il sopruso, contro soprattutto la dignità di tantilavoratori. E sono i lavoratori e le lavoratrici catanesi che sono tornati ilprimo maggio 2009 in questa azienda e si sono impegnati a farla rivivere ea ridare lavoro e dignità a tanti giovani che dovrebbero formare una coope-rativa per gestire questi terreni per produrre agrumi e olio. In ricordo della

strage di Portella della Ginestra vicino Piana degli Albanesi del primo mag-gio 1947. Anche quel giorno tanta gente avevo smesso di lavorare per festeg-giare la recente conquista di molte terre da coltivare e per viverci condignità. Quel giorno arrivarono con cavalli, carretti, a piedi da tutta la zona.Dopo 62 anni i mezzi di trasporto sono cambiati e il serpentone di autoposteggiato davanti l'azienda è molto lungo. Ma dopo 62 anni la festa non siè trasformata in tragedia. Oggi le armi sono diverse, più nascoste. Sono"armi" che sparano ricatto, compravendita di coscienze e dignità, sono armisottili che ti inglobano e ti tengono in ostaggio per un posto di lavoro, peruna carriera universitaria, un appalto, una casa popolare, un posto in ospe-dale, per una buca in strada davanti casa, persino per una lampadina del lam-pione. I potenti padroni di questa città sanno aspettare, ti seguono e al primomomento di debolezza sei loro. Padroni dentro le università, padroni del-l'informazione, padroni dei centri commerciali, padroni delle cooperative diservizi. Ecco che essere lì il primo maggio è un segno di resistenza soprat-tutto per restare liberi sempre, liberi di decidere della nostra vita senza ricat-ti.

Liberi anche di decidere che "u fucuni" nuovo da montare in campagnanon serve e che accendere il fuoco dentro quattro pietre e una griglia improv-visata è meglio e rende ancora più speciale la carne di cavallo che Elio haarrostito e offerto con passione e semplicità.

Toti Domina

mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolareDirettore Responsabile: Riccardo Orioles AnnoQuarto n•cinque Maggio 2009

U populu diventapoviru e servuquannu ci arrub-banu a lingua

Ignazio Buttitta

Una festa per restare liberi

Una giornata tranquilla 6La parola al quartiere 2 Il lavoro per i giovani: un sogno 525 aprile 2009 3

Primo maggio in un'azienda agricola confiscata

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Negli ultimi due numeri abbiamointervistato l'On. Orazio D'Antoni

e il presidente della I municipalità,Carmelo Coppolino, sul rapporto traistituzioni e cittadini, sulla gestionepolitica e sugli ultimi interventi urbani-stici legati al Programma Integrato SanCristoforo Sud. La nostra inchiestacontinua. Ma stavolta abbiamo sentitol'esigenza di scendere per strada, attra-versare il quartiere e parlare con gliabitanti per sapere come vivono real-mente il territorio.

Il nostro percorso inizia burrascoso,facciamo infatti lo slalom tra auto emotorini che sfrecciano incuranti invia S. Maria delle Salette, strada pedo-nale per chi non lo sapesse. Arriviamosalvi in Piazza Don Bonomo trincera-ta da un'alta cinta su cui sporgonopalazzi sventrati. Vediamo solo mac-chine parcheggiate, qualche alberello,delle panchine e tanto cemento. Unsignore esordisce con rabbia: "Ma chepiazza! E hanno pure il coraggio dichiamarla piazza!!! Questo è un par-cheggio, un pericolo per tutti. Sa checosa dicono? Che vogliono realizzareun passaggio dalla piazza fino a viadei Cordai. Sarebbe un rischio pertutti, un tunnel buio e stretto… E poiquesti palazzi tagliati così, non è veroche vogliono fare delle case popola-ri!". A questo punto entriamo nelbaretto antistante per sentire altri pare-ri. Un uomo sui 50 anni ci spiega paca-to: "Ci troviamo bene. Certo, non por-terei mia figlia a giocare qui, ma è unabuona piazza. Anche se è ormai unposteggio, resta uno dei rari luoghi incui i ragazzi si possono incontrare inun quartiere dove mancano posti in cuigiocare e incontrarsi". "E tutte questemacchine nella piazza e per strada nonsono un pericolo?", ci viene naturalechiedergli. "Certo le macchine sono unpericolo - spiega sorridendo-, ma

ormai siamo abituati ai pericoli. Ilmondo è fatto così. In questo quartiereci vorrebbero più strutture, ma i politi-ci non si interessano e quello chehanno fatto, per esempio questa piaz-za, è già un passo avanti. SanCristoforo è messo da parte, che civogliamo fare…".

Così gli amministratori alzano murivisibili e invisibili, spazi vuoti eimpersonali, ma è già un passo avantirispetto al nulla, all'oblio e alla lentadecomposizione di un quartiere. Ci fa

rabbia che possa esistere una tale ras-segnazione, ma vogliamo andare più afondo, continuare a parlare con lagente. Usciamo dal bar e riprendiamovia delle Salette in direzione di viaBarcellona. Incontriamo una donnasulla soglia di casa. Ci avviciniamo ele facciamo le stesse domande su que-sti spazi. "Questa non è una piazza -esclama con risentimento -, è un piaz-zale! I ragazzi ci vanno, si fermano,giocano e parlano. A volte anche disera fino a tardi restano a ballare e can-tare. Ma a me non piace così com'è.Non è stata fatta una barriera perimpedire l'accesso alle macchine checircolano liberamente, come succedein via delle Salette, che doveva esserepedonale. A noi non sta bene, ma cosasi può fare? Per esempio, hanno toltoil marciapiede che c'era in questa stra-da, poi hanno messo delle fioriere, poile hanno rimosse, e allora abbiamochiesto di rimetterle perché il via vai dimacchine è un pericolo per tutti noinon solo per i bambini. L'abbiamosegnalato più volte, ma non hannofatto niente. Una sera è passato addi-rittura uno della municipale col vespo-ne e i ragazzi coi motori gli stavanosalendo addosso, ma lui non ha fattonulla, neppure una parola… Quandole persone "più alte" di noi non fannoniente, noi che dobbiamo fare? Non ci

credo che le cose potranno un giornocambiare".

Oltrepassiamo via Barcellona perraggiungere piazza Don Puglisi, datutti conosciuta come piazzaBarcellona. Un bambino di tre annigioca per strada, mentre la mamma incasa fa di tanto in tanto capolino persorvegliarlo. "Quando la strada erachiusa al traffico - ci dice - eravamotutti più tranquilli, ora sono semprepreoccupata. Per di più dicevano chela piazza di via delle Salette sarebbestato uno spazio per i bambini, ma cientrano i motorini… Non sono maitranquilla, anche perché in questa zonac'è sempre movimento, proprio qui e lìspacciano. All'angolo con viaBarcellona e all'angolo con via dellaConcordia vendono droga a tutte leore. Pochi giorni fa c'è stata una retatae li hanno presi mentre spacciavano inpiazza Barcellona".

Salutiamo la signora e andiamo avedere a che punto sono i lavori alargo Don Puglisi. Dopo alcuni metriuno scooter ci passa accanto per acco-starsi ad un'auto. Il motorino riparte el'auto lo segue. Scompaiono in unastradina. Volgiamo così lo sguardo allapiazza. Delimitata da una recinzione èormai pronta, mancano gli ultimiritocchi ma si può dire finita. Forseavrà una sorte diversa dalla piazza divia delle Salette? Lo chiediamo ad unabitante. "Qui prima c'era un campettodi calcio e l'hanno tolto. E i bambini,dove giocheranno adesso? Hannofatto questa bella piazza, sì è bella,bellissima ma quanto resisterà? Ladistruggeranno… Hanno fatto unfavore a chi spaccia perché sarà questoun nuovo posto di spaccio, come in viadelle Salette, forse anche stamattina citrovate chi vende droga".

Al termine di queste conversazionitra le viuzze del quartiere ci fa rabbiasoprattutto la rinuncia della gente, l'ac-contentarsi di piazze che non rispon-dono alle loro esigenze, il considerareun'elargizione qualsiasi intervento pio-vuto dall'alto in contrasto con i più ele-mentari principi di democrazia. Questiluoghi sono la negazione di un'urbani-stica partecipata secondo processi dipianificazione territoriale dal basso.La partecipazione è un esercizio com-plesso di democrazia reale, ma unesercizio fondamentale.

Non è democrazia comunicare allagente scelte già prese, né ascoltare icittadini per poi delegare e approvaredecisioni nelle stanze della politica.Urbanistica partecipata significa pro-gettazione, concertazione, decisione esoprattutto autogestione fatta dai citta-dini insieme ai poteri politici per losviluppo della città. Tutti quelli chevivono nel quartiere sanno di cosa habisogno realmente San Cristoforo.Solo gli abitanti conoscono cosapotrebbe migliorare la vivibilità dellacittà, se servono aree verdi, strade,scuole o centri sociali.

Ma a San Cristoforo, come altrove,la gente non ha voce su niente. È l'a-bisso tra chi comanda e la gente comu-ne, e il divario si allarga, mentre lagente è stanca e disillusa. Un uomo cispiega: "Qui non si movi mancu 'nafogghia, n'accuntentamu di chiddu cac'è, sempri megghiu ri nenti".

Ma se mancano i percorsi di condi-visione che senso ha il vivere comuni-tario? Cos'è la città se non un insiemedi relazioni? Non è possibile sceglieree decidere da soli sulla vita di una col-lettività perché significa mortificare lademocrazia.

Sonia Giardina e Giovanni Caruso

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E ADESSO LA PAROLA AL QUARTIERE

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Gli abitanti raccontano come vivono gli spazi urbani

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Mi trovo a Matelica in provinciadi Macerata nelle Marche assi-

sto alla commemorazione della festadella Liberazione dal nazifascismo epartecipo alla marcia sui sentieripercorsi dai partigiani, piste chedalla cittadina conducevano almonte San Vicino alto circa 1400metri. Durante la Resistenza la zonaera occupata da circa 200 partigianiche facevano azioni di disturbo ainazifascisti dopo l'armistizio dell'8settembre del 1943, con la protezio-ne e la complicità della gente dellazona. Mi aggrego al gruppo guidatoda Danilo Baldini, figlio di un parti-giano che dà delucidazioni al drap-pello di persone che lo segue, cam-mino per circa due ore su questi sen-tieri, passando davanti ad edificidove gli antifascisti dormivano osostavano durante le pause delle loroazioni di guerra. Finalmente dopotanto camminare su queste piste nelbosco fra pietrisco e rovi, il tuttorigorosamente in salita, arrivo inprossimità della vetta. Lì trovo tantagente, fra questi ex partigiani e figlidi altri combattenti morti in battagliaoppure successivamente di vec-chiaia, che aspetta l'inizio di unascena teatrale dove l'attore ClaudioTombini, persona da anni molto vici-na alle attività del GAPA, fa rivivereil sacrificio del partigiano capitano

Salvatore Valerio (napoletano).Accanto ad un grosso masso allapresenza di tanti testimoni, ClaudioTombini con la sua interpretazioneesalta il valore della Resistenza edinvita tutti noi a stare vigili come losono stati coloro che hanno combat-tuto per la Liberazione.

L'attore racconta: "Era la sera del23 marzo del 1944 gli alleati angloa-mericani avevano lanciato dagliaerei armi e viveri per i partigianima una soffiata aveva fatto si checirca 2000 nazifascisti armati fino aidenti e specializzati alla guerriglia inmontagna si dirigessero verso queimonti. Il primo scontro avviene aBraccano, vengono uccisi un gruppodi partigiani insieme al prete DonEnrico, dopo una lunga fuga per icampi. Nonostante il vano tentativoche quest'ultimo avesse fatto suo-nando le campane della chiesa perlanciare l'allarme appena si eraaccorto dell'imboscata dei nazifasci-sti, i partigiani prima vengono feritiin modo da non essere uccisi, poivengono malmenati con il calcio deifucili, poi le loro bocche vengonoriempite di farina facendoli respirarea fatica. Successivamente li buttanogiù dal ponte ancora vivi ed i nazifa-scisti scesi giù dallo stesso ponte liprendono a sassate fino ad ucciderli."L'artista mima la scena del massa-

cro in modo da emozionare tutti ipresenti, sembra realmente di esserepresente ed assistere all'evento. Poicontinua: "L'altro gruppo di partigia-ni rimasti in montagna saputo del-l'imboscata mandano una squadra di50 uomini in paese sperando di arri-vare in tempo e poter salvare i com-pagni. Quando stanno per arrivare inprossimità di Braccano incomincia-no a sentire le voci dei tedeschi cheavanzano, così capiscono che sonoarrivati troppo tardi. A questo puntosi deve tornare indietro e salvare lavita, però si trovano in una zona sco-

perta, il bosco è distante, così ilcapitano Valerio decide di sacrificar-si e dare la possibilità ai propri com-pagni di non essere uccisi. Si mettedietro quel masso…". Luogo dove sista svolgendo lo spettacolo al centrodell'avvallamento fra due monti. "Ilpartigiano incomincia a sparare fre-nando l'avanzata dei nemici dando lapossibilità ai suoi compagni di arri-vare nel bosco e potersi salvare, resi-ste finché viene sopraffatto. Perritorsione ed esempio i corpi di que-ste persone uccise dai nazifascisti

continua a pagina 4

25 APRILE 2009: LIBERAZIONE … MA NON PER TUTTILe genti marchigiane si unì ai partigiani liberando la zona dai nazifascisti

un gruppo di partigiani del primo Btg. “Mario”un gruppo di partigiani del primo Btg. “Mario”

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continua da pagina 3vengono lasciati per due giorni sulluogo dove sono morti senza che nes-suno potesse raccoglierli." Su quelmasso è stata scolpita una dedica chericorda questo gesto eroico.

Poi la storia racconta che dopo que-sto avvenimento la gente dei paesivicini si unì ai partigiani liberando lazona dai nazifascisti prima che arri-vassero gli alleati angloamericani.

Questa è una delle tantissime storiedella Resistenza che si sono svolte frail 1943 ed il 1945, però questa lottanon è finita e continua ancora oggi inmolteplici luoghi, in tanti paesi delmondo e soprattutto in molti quartie-ri periferici delle grandi città.

Anche nel nostro quartiere SanCristoforo a Catania assistiamo allaresistenza di tanta gente che lottagiorno per giorno senza armi in manoper la propria sopravvivenza. Sonopersone che resistono e non si fannosopraffare dagli avvenimenti dellavita in attesa della Liberazione.

Resistono i giovani che cercanolavoro senza trovarlo o se lo scovanoè un impiego da sottooccupato, innero e che talvolta non viene neanchepagato.

Resistono i pensionati con le loropensioni da fame.

Resistono i disoccupati che siinventano mille cose pur di poterportare qualche euro a casa, vendonoi fiori per la festa della mamma, rac-colgono sull'Etna le castagne e poi levendono in autunno, vendono i pal-loncini per S.Agata ed altre feste,etc.

Fanno Resistenza le persone chesubiscono l'umiliazione di andarenelle chiese a chiedere vestiti, o ciboper potere mangiare.

Resistono le donne che subisconoi propri uomini per il loro egoismo ela loro violenza, le mamme che permotivi diversi restano sole con figlia carico e per non farsi sopraffare

dagli avvenimenti reagiscono pren-dendo in pugno la situazione andan-do a lavorare facendo le pulizie o lebadanti e quanto altro… insomma ledonne che non mollano.

Queste sono persone che resistonoalla tentazione del guadagno facile,essendo consapevoli che laResistenza è l'unica strada giusta dapercorrere. Resistere vuol dire averela speranza della Liberazione, maquesta tappa ancora oggi non abbia-mo avuto la gioia di raggiungere egustare.

Il 25 Aprile per tutte queste perso-ne deve ancora arrivare!

Paolo Parisi

Anche nel nostro quartiereSan Cristoforo assistiamoalla resistenza di tantagente che lotta giorno pergiorno senza armi in mano

l'attore Claudio Tombini narra le gesta dei partigiani

il partigiano Di Francesco dell’ANPI di Catania / 25 aprile 2009

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Tutte le volte che ci sono le vota-zioni per il rinnovo delle cariche

politiche, amministrative, comunali,provinciali, regionali etc., a Catania ivari candidati fanno la loro campagnaelettorale promettendo mari monti esoprattutto… lavoro. Lavoro per tutti,donne uomini e giovani sia che sianoin cerca dell'ennesimo posto di lavorosia che si affaccino per la prima voltain questa grande avventura. Ma chissàper quale arcano mistero, subito dopole elezioni tutti coloro che sono elettivengono colpiti puntualmente daamnesia totale e dimenticano deltutto le promesse fatte nei vari comizielettorali o nei salotti. Intanto la disoc-cupazione aumenta sempre più e lagente spera sempre che la volta suc-cessiva sia quella buona, così nono-stante le promesse da marinaio glielettori cadono sempre nello stessotranello.

Nel quartiere di San Cristoforo lasituazione occupazionale è sempre lastessa da decenni e negli ultimi anni èpeggiorata. C'è molta gente disoccu-pata e se qualcuno riesce a trovarelavoro è solo un lavoro nero e sotto-pagato, come il caso di Antonio ungiovane di 23 anni:

"Mi hanno assunto tre anni fa in unaditta come apprendista e non mi paga-no per quello che risulta nella bustapaga ma per molto meno, quasi lametà. Io sarei molto felice di prendere1.100,00 euro al mese invece ne pren-do solo 600,00 e se per caso c'è pocolavoro non vengo pagato completa-mente. Ma mi devo accontentare…qui fanno tutti così!".

Oppure come il caso di Francesco,25 anni, sposato e padre di due bam-

bini, che dopo aver cercato lavoro pertanto tempo è stato assunto da unaimpresa di costruzioni, in nero, e poi-ché veniva pagato saltuariamente condegli acconti, dopo sei mesi ha decisodi abbandonare tutto. Di questi casine possiamo elencare un'infinità. Fral'altro c'è poca informazione su quelloche è il mondo del lavoro e su comemuoversi per trovare una occupazionee soprattutto sulla conoscenza dei pro-pri diritti e su come farli valere. Ma igiovani resistono, sono pieni di inizia-tive e di sogni.

Rita ha diciassette anni, frequenta ilLiceo Linguistico Turrisi Colonna edil padre è in cassa integrazione: "Cercolavoro per responsabilizzarmi" diceRita "essere indipendente economica-mente e magari dare un aiuto a miamamma. Ho cercato di lavorare comecommessa in un panificio e poi unaltro, ma tutti mi hanno risposto cheper adesso non cercano personale.Adesso lavoro una volta la settimana enei giorni festivi nel panificio di unmio parente, in questo modo possoanche studiare. Quando mi diplomeròcercherò qualsiasi tipo di lavoro e poiandrò dove mi offriranno di più. Iovorrei fare l'interprete e vorrei viaggia-re molto. Mi piacerebbe anche sposar-mi, avere un marito e dei figli e dedi-care la mia vita sia a loro che al lavo-ro, avendo un lavoro potrò sosteneremeglio la mia famiglia. Però è moltodifficile trovare una occupazione.Sono poche le mie amiche che hannotrovato lavoro e si lamentano perchéprendono pochissimo di stipendio, adesempio 300,00 euro al mese facendootto ore al giorno, naturalmente nonsono messe in regola."

- Ma cosa sipotrebbe fare secon-do te per aiutare igiovani a trovarelavoro?

"Il problema è chemanca il lavoro equindi quando sitrova ci si accontentadi poco."

Ivana ha vent'annie frequenta il quintoanno dell'IstitutoD'Arte. Le chiedo:

- Per le personedel quartiere ci sonopiù difficoltà a trova-re lavoro?

" Tuttu u munnu èpaisi! Per noi giova-ni del quartiere è piùdifficile trovarelavoro perché abbia-mo una brutta nomi-na, ma ci sono deiquartieri che sonopeggiori di questo, lepersone cattive sononascoste ovunque."

- Quando finirai la scuola che lavo-ro vuoi fare?

"Il mio sogno è stato sempre quellodi recitare in una compagnia teatrale,anche non importante. Ho pensatoanche di aprire una bottega tutta miaper fare un negozio di quadri e oggettiartistici fatti da me. Però questo sognoè quasi svanito perché con la crisi chec'è chiuderei i battenti subito. Io vorreianche sposarmi perché per me la fami-glia è la cosa essenziale per andareavanti, l'unione ed il sacrificio chefanno due persone per tirare su una

famiglia è una cosa bellissima che cipuò aiutare nella quotidianità."

Antonio, Francesco, Rita, Ivana etanti altri giovani continuano a portareavanti le loro speranze ed i loro sogni,ma sono lasciati soli da coloro cheeletti dal popolo hanno il sacrosantodovere di intervenire e risolvere ilgrave problema della disoccupazionee da coloro che hanno l'obbligo di faregli opportuni controlli ed ottenere ilrispetto della legge per diritti dei lavo-ratori.

Marcella Giammusso

IL LAVORO PER I GIOVANI: UN SOGNONonostante le promesse da marinaio gli elettori cadono nello stesso tranello

...a testa sutta e peri all’aria, basta ca si travagghia!

Eh no! nulla da fraintendere... In via Plebiscitotira un'aria nuova, di colori e rispetto per l'am-biente. Da qualche tempo all'Ostello delPlebiscito in via Plebiscito 527, è cominciata laraccolta differenziata di carta, vetro e plasti-ca.Tutto questo è possibile grazie alla collabora-zione della Dusty che, gratuitamente, offre unservizio di raccolta e riciclo dei rifiuti, edanche, ovviamente, all'impegno e alla buonavolontà degli ospiti dell'ostello e dei cittadini.Tutti possiamo cominciare a farlo, non solo inlocali, pub, strutture alberghiere ma anchecoinvolgendo chi vive nella stessa realtà: bar,negozio, palazzo o quartiere.

Per richiedere il servizio gratuito della Dustybasta chiamare il numero verde 800164722

"RICICLAGGIO" IN VIA PLEBISCITO

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Redazione “i Cordai”Direttore Responsabile: Riccardo OriolesReg. Trib. Catania 6/10/2006 nº26Via Cordai 47, [email protected] - www.associazionegapa.orgtel: 348 1223253

Stampato dalla Tipografia Paolo Millauro,Via Montenero 30, Catania

Grafica: Massimo GuglielminoFoto: Giuseppe Vinci, Sonia Giardina, ElenaMajorana, Paolo Parisi, Ivan Barcellona

Hanno collaborato a questo numero:Giovanni Caruso, Toti Domina, Paolo Parisi,Marcella Giammusso, Sonia Giardina, GiuseppeVinci, Loredana Agosta, Salvo Ruggieri,Giancarlo Consoli, Irenea Privitera

Un gruppo di giovani catanesi al G8 Ambiente di Siracusa

L'appuntamento è alle otto menoventi di mattina alla stazione.

Dobbiamo prendere il treno per andarea Siracusa. Andiamo a manifestare con-tro il G8 ambiente.

Ci contiamo velocemente. Siamouna sessantina, non molti in realtà,eppure insieme a noi, alle otto menoventi, ci sono anche due camionettedella polizia e una quindicina tra agentie digossini. Non me lo aspettavo, ancheperché l'unica cosa di cui siamo armatisono cornetti alla crema, caffé e cap-puccini (per svegliarci!).

Così tra un morso e l'altro entriamoin stazione e per non sbagliare (non sisa mai!) la Digos ci riprende ad uno aduno con la telecamera.

Arriviamo a Siracusa verso le nove emezza, ancora è presto, la manifesta-zione sarà alle due. Decidiamo di fareun giro a Ortigia per vedere le istalla-zioni artistiche create appunto per l'oc-casione, per far apparire la città piùbella di quanto già non sia agli otto"grandi" dell'ambiente.

Prima di attraversare i ponti ci fermaun gruppo di poliziotti. Siamo tuttiragazzi, e scherzando ci dicono:"Adesso vi perquisiamo! Tirate fuori learmi!", poi facendosi seri ci informanoche sono obbligati a chiederci i docu-menti. Mentre raccolgono i nostri datiuno di loro ci dice: "mi dispiace farviperdere questo tempo, lo so che è inuti-le, so che non succederà niente, ma ècosì". Quando ce ne stiamo per andareaggiunge: "Somigliate ai miei figli. Ègiusto che lottiate per quello che crede-te".

Non credo che Siracusa sia mai statapiù pulita. Tutto il centro è pieno di ele-gantissimi e pulitissimi cassonetti per laraccolta differenziata ("Li hanno porta-ti ieri sera" ci racconta una signora) e levetrine dei negozi sono tutte "a tema", oil riciclaggio o l'ambiente o la natura.Le botteghe invece espongono oggetticostruiti con materiale riciclato. Tutti imarciapiedi sono pieni di coloratissimivasi di fiori. Ogni vaso ha tipologiediverse di fiori rispetto agli altri. Tutto è

bellissimo, ovviamente.Tuttavia verso mezzogiorno comin-

cia a cambiare qualcosa. Le strade sispopolano, i negozi e le banche sbarra-no le vetrine e le entrate con pannelli dicompensato. Mentre passiamo qualcu-no ci grida "Le stiamo mettendo pervoi!".

Il luogo del concentramento, dovecomincia la manifestazione è BoscoMinniti, un quartiere nella periferia diSiracusa. Questo è anche il posto dovesono state ospitate le tende dei manife-stanti che hanno passato qui tre notti.

Comincia ad arrivare la gente, all'ini-zio siamo tutti siracusani e catanesi, poiarrivano due pullman da Palermo, iragazzi di Napoli e gente da un po' tuttigli angoli della Sicilia. Il gruppo piùvivo, secondo me, è quello degli immi-grati, che suonano strumenti e ballano.Sono preceduti da uno striscione chedice: "SIRACUSA RITORNACI INOSTRI DOCUMENTI".

Partiamo. La situazione rispetto alcentro è completamente diversa, innan-zitutto visivamente. La nostra stradanon è percorsa da sculture riciclate edelegantissimi vasi di fiori colorati,anche se crescono selvaggi ai lati dellestrade bellissimi cespugli di margheritegialle e bianche (e questa potrebbeessere una facile allegoria…). Inoltreper tutto il tragitto non si vede neanchel'ombra di un cestino o un cassonettodella spazzatura (figurarsi per la diffe-renziata!).

Che la situazione sia completamentediversa si avverte soprattutto nell'aria,nell'atmosfera. In basso, per strada, ilcorteo è una festa: la musica, le parole,i significati. In alto, alle finestre e ai bal-coni, un popolo di gente affacciata chenon sta semplicemente a guardare, mache ascolta, che applaude, che grida,che ringrazia e che viene ringraziata.

Arrivati in centro il corteo pian pianosi sparpaglia: chi va a prendere il treno,chi si siede a terra o su qualche scalinoper riposare i piedi, chi va a comprarsiun panino o un caffé o una bottigliad'acqua.

È stato detto che per il G8 ambiente eper rendere sicura Siracusa siano statispesi 4 milioni di euro e impiegati oltre1500 uomini delle forze dell'ordine trapolizia, carabinieri, elicotteri e guardiacostiera (nel caso a qualcuno fosse venu-ta l'idea di raggiungere la "zona rossa" anuoto). Un po' troppo, mi sembra, perquella che è stata tutto sommato, sempli-cemente una giornata tranquilla.

Irenea Privitera

UNA GIORNATA TRANQUILLA

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Argomenti principali del G8ambiente sono stati l'inserimento nelmercato di tecnologie a basso conte-nuto di carbonio, biodiversità e salu-te dei bambini. Ospiti d'eccezione irappresentanti delle grandi indu-strie, che ben poco hanno a che farecon la biodiversità: Eni, Enel,Confindustria, Bmw, Mitsubishi,Fiat, General Electric e altri.

Il ministro Prestigiacomo, che si èmostrata sensibile all'argomentodella salute dei bambini, ha omessoil dato secondo il quale nel siracusa-no la nascita di bambini con malfor-mazioni è in continuo aumento.Questo sembra essere attribuibilealle attività industriali del petrolchi-mico a Priolo, polmone nero dellanostra terra, di cui lo stesso ministroè in buona parte proprietaria.

Al termine del G8 ambiente è statastilata la così detta "Carta diSiracusa", documento che espone gliargomenti trattati dagli otto grandi,ma che in sostanza non ci informa enon ci dà nessuna certezza sul futurodel nostro pianeta.

Da sabato 9 maggio per tutto il mese in via Cordai 47 con i seguenti orari:

tutti i sabato dalle 9.00 alle 13.00, dalle 16.00 alle 20.00,le domeniche dalle 9.00 alle 13.00,giorni feriali dalle 17.00 alle 20.00

Informazioni al: 3481223253 - www.associazionegapa.org

In un momento in cui tante famiglie non riescono ad arrivare a finemese e le risposte di politici locali e nazionali sono assolutamenteinadeguate, il GAPA ha deciso di fare qualcosa di concreto organiz-zando già a dicembre ed ora a maggio un mercato di vestiti nuoviper ragazzi, donne ed uomini, provenienti da fallimenti in cui saràpossibile con piccolissime e minime donazioni volontarie (la mag-giorparte di 1 euro) acquisire capi nuovi di abbigliamento di buonafattura, confezionati in Italia.

riprende laFIERA DEL RISPARMIO SOLIDALE