iCordai Anno 4 Numero 6 giugno 2009

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Certo! La scuola è finita. Questa non è una novità, come ogni anno, all'inizio della stagione estiva, le scuole chiudono, ma dal primo di settembre si riapre, si ricomincia! Questo vale per tutte le scuole di Catania, tranne forse per l'Istituto Comprensivo “Andrea Doria”, di via Cordai nel quartiere San Cristoforo. La storia di questa scuola, ormai, la conoscete, ma più che una storia è una brutta vicenda di mala politica, di mala amministrazione, una vicenda tutta catanese, fatta di sfratti per morosità, vicenda iniziata nel 2005, con la giun- ta Scapagnini, e che ancora oggi continua con l’amministrazione Stancanelli. 18 maggio 2009, biblioteca della Scuola “A. Doria”, assemblea autocon- vocata dalle “donne-madri”. Queste discutono insieme agli insegnanti e alcuni rappresentanti della società civile catanese. Si discute del 7 luglio 2009, giorno in cui sarà eseguito lo sfratto definiti- vo per morosità. Visto che l’amministrazione comunale non ha rispettato gli accordi presi l’8 agosto 2008 con la congregazione delle suore orsoline proprietarie del plesso. Visto che non ha pagato, nel febbraio del 2009, neanche quei 18.000 euro che servivano a bloccare lo sfratto. Adesso il debito è arrivato a 170.000 euro e le proprietarie non intendono più aspettare, hanno bisogno di liquidità. Le mamme discutono cosa fare, c’è chi dice di andare dal prefetto, c’è chi dice di raccogliere le firme per una petizione da presentare al sindaco. Cosa fare? Cosa significa per San Cristoforo la chiusura di questa scuola? Lo chiediamo ad una delle mamme, la signora Margherita. “Intanto voglio dire che da molti anni questa scuola, come istituto, ha dato tanto, ha fatto corsi sia per le mamme che per i bambini, ci è venuta incontro nel risolvere l’organizzazione degli orari scolastici e problemi di vario tipo; quindi chiu- dere la scuola vuol dire creare disagio sia per le mamme che per i bambini, di conseguenza eliminare questo istituto da San Cristoforo significherebbe far morire il quartiere. E poi noi stessi dove ce ne andremmo? Qua vicino ci sono solo scuole elementari, non ci sono scuole medie, continua a pagina 2 mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare Direttore Responsabile: Riccardo Orioles AnnoQuarto n• sei Giugno 2009 U populu diventa poviru e servu quannu ci arrub- banu a lingua Ignazio Buttitta Gli sport “poveri” nei quartieri “poveri” 8 Dossier: “Munnizzopoli” - Catania tra rifiuti ed affari (parte I) 3 Un artista a San Cristoforo 7 foto: Sonia Giardina LA SCUOLA È FINITA? LA SCUOLA È FINITA?

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iCordai Anno 4 Numero 6 giugno 2009

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Certo! La scuola è finita.Questa non è una novità, come ogni anno, all'inizio della stagione estiva,

le scuole chiudono, ma dal primo di settembre si riapre, si ricomincia!Questo vale per tutte le scuole di Catania, tranne forse per l'Istituto

Comprensivo “Andrea Doria”, di via Cordai nel quartiere San Cristoforo.La storia di questa scuola, ormai, la conoscete, ma più che una storia è una

brutta vicenda di mala politica, di mala amministrazione, una vicenda tuttacatanese, fatta di sfratti per morosità, vicenda iniziata nel 2005, con la giun-ta Scapagnini, e che ancora oggi continua con l’amministrazione Stancanelli.

18 maggio 2009, biblioteca della Scuola “A. Doria”, assemblea autocon-vocata dalle “donne-madri”. Queste discutono insieme agli insegnanti ealcuni rappresentanti della società civile catanese.

Si discute del 7 luglio 2009, giorno in cui sarà eseguito lo sfratto definiti-vo per morosità.

Visto che l’amministrazione comunale non ha rispettato gli accordi presil’8 agosto 2008 con la congregazione delle suore orsoline proprietarie delplesso.

Visto che non ha pagato, nel febbraio del 2009, neanche quei 18.000 euroche servivano a bloccare lo sfratto.

Adesso il debito è arrivato a 170.000 euro e le proprietarie non intendonopiù aspettare, hanno bisogno di liquidità.

Le mamme discutono cosa fare, c’è chi dice di andare dal prefetto, c’è chidice di raccogliere le firme per una petizione da presentare al sindaco. Cosafare? Cosa significa per San Cristoforo la chiusura di questa scuola?

Lo chiediamo ad una delle mamme, la signora Margherita. “Intanto vogliodire che da molti anni questa scuola, come istituto, ha dato tanto, ha fattocorsi sia per le mamme che per i bambini, ci è venuta incontro nel risolverel’organizzazione degli orari scolastici e problemi di vario tipo; quindi chiu-dere la scuola vuol dire creare disagio sia per le mamme che per i bambini,di conseguenza eliminare questo istituto da San Cristoforo significherebbefar morire il quartiere.

E poi noi stessi dove ce ne andremmo?Qua vicino ci sono solo scuole elementari, non ci sono scuole medie,

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mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolareDirettore Responsabile: Riccardo Orioles AnnoQuarto n• sei Giugno 2009

U populu diventapoviru e servuquannu ci arrub-banu a lingua

Ignazio Buttitta

Gli sport “poveri” nei quartieri “poveri” 8Dossier: “Munnizzopoli” - Catania tra rifiuti ed affari (parte I) 3 Un artista a San Cristoforo 7

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LA SCUOLA È FINITA?LA SCUOLA È FINITA?

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La scuola Angelo Musco si trova aZia Lisa II, in un quartiere ad alta

criminalità, e regno del clan deiCursoti. Fino a due mesi fa cinquecen-to ragazzini, armati di cartella e meren-de, vi seguivano le lezioni. E non solo.Di pomeriggio scolari e ragazzi delquartiere entravano nei campetti di cal-cio e pallavolo della scuola per improv-visare campionati intercontinentali,approfittando dell’apertura continuadelle porte della scuola. “Siamo quasiun oratorio”, ci dice la preside CristinaCascio. Poi arrivano i vigili del fuoco,fanno una bella perizia alle fondamen-ta, trovano i pilastri rosicati dall’acquae dall’umidità, e comunicano tutto aimagistrati. Nemmeno ventiquattroreore dopo la scuola è sigillata: sequestropreventivo. È il 15 Aprile 2009, e ibambinetti sono costretti a mangiarsi lamerenda fuori dal cancello, e a tornarea casa con la coda tra le gambe e il pal-lone sottobraccio, attraversando ancorale strade di un quartiere “a rischio”. Lemamme urlano: “Ma perché non l’ave-

te detto prima?”, e la dirigente scolasti-ca, in carica alla Musco dal 2002, sbot-ta e assicura che i gravi danni struttura-li erano stati comunicati al Comune giàquindici anni fa, e da lei stessa allaProcura della Repubblica ben due annifa. Ma invano. Il sei Aprile di quest’an-no crollano interi paesi dell’Abruzzo:terremoto, e cemento molle. Centinaia imorti, migliaia di migliaia gli sfollati, einchieste subito aperte dalla magistratu-ra. Alcune scuole vengono pure seque-strate, non perché inagibili, ma perché arischio di crollo in caso di nuovo terre-moto. Proprio come la scuola AngeloMusco. Ecco che allora interviene purela magistratura catanese: “Il fatto è chedopo le mie innumerevoli segnalazionifatte negli anni e cadute nel vuoto,adesso, sotto la spinta emotiva del ter-remoto in Abruzzo la magistratura si èsubito mossa”, ci dice ancora la presidedella Musco. La Procura catanese hadato ascolto invece a una ditta privatache aveva appena fatto i lavori di messain sicurezza alla scuola, secondo lalegge 626. Questa ditta, infatti, alcunigiorni prima del sequestro preventivo,segnalò la corrosione dei pilastri dellefondamenta. “I motivi per cui abbiasporto denuncia alla Procura rimango-no, a noi, oscuri. La ditta stessa dovevaintervenire proprio su quei pilastri, masi rifiutò, perché sosteneva fosse troppopericoloso. Eppure per passare i tubidell’antincendio installati a scuola e perrealizzare la colonna di un ascensorenuovo proprio la stessa ditta avevadovuto scavare nelle fondamenta. Tral’altro i nuovi lavori realizzati hannolasciato parecchi danni, tra cui la distru-zione dei controssoffitti dei bagni.Lavori insomma fatti non proprio aregola d’arte”, aggiunge la preside

Cascio. Fatto sta che la segnalazionedella ditta arrivata subito dopo il terre-moto in Abruzzo, che la procura cata-nese sequestra dopo questa segnalazio-ne e non dopo quella della presideCascio, di ben due anni prima, e chel’amministrazione catanese aveva deci-so, proprio giorno sei aprile (giorno delterremoto), di fare una conferenza deiservizi giorno quindici. La magistraturaperò gioca d’anticipo e la brucia sultempo: tira fuori il vecchio fascicolo,apre un’inchiesta e sequestra.“L’odierna amministrazione si eracomunque preoccupata negli ultimianni della nostra grave situazione, manon era poi realmente intervenuta. Laconferenza dei servizi fu annunciata, aquanto ne so io, prima del terremoto”,sottolinea la preside Cascio. Nel frat-tempo i ragazzi della Musco vanno ascuola in un nuovo plesso di ViaCastagnola, mentre la scuola di ZiaLisa è in attesa di ristrutturazionesecondo un nuovo progetto in via dielaborazione al Comune di Catania,sebbene i campetti interni e il cortilesiano nuovamente aperti ai ragazzidella zona. La storia della Musco ècomunque l’ennesima storia di strafot-tenza politica verso le scuole del quar-tieri a rischio, come avvenuto perl’Andrea Doria (sotto sfratto) o per laManzoni ed altre scuole catanesi (abreve chiuse e accorpate secondo ilnuovo “dimensionamento scolastico”),quando invece dovrebbero essere sal-vaguardate come presìdi e roccaforticivili contro l’illegalità diffusa, soprat-tutto tra i minori. In particolare in unacittà, come Catania, che l’anno scorsosi è piazzata al secondo posto dopoNapoli per arresti di minori.

Giuseppe Scatà

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MUSCO: ANCORA UNA SCUOLA FUORIUSO

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continua da pagina 1quindi ci dovremmo spostare o con l’autobus o a piedi o chi ha fortuna con

la macchina.Credo che chi vuole chiudere la scuola, debba considerare le nostre neces-

sità e le nostre esigenze. Perché la mattina i bambini sarebbero costretti adalzarsi molto presto e di conseguenza le mamme ritarderebbero a lavoro.

Inoltre i bambini avrebbero problemi al momento in cui dovrebbero fare icompiti nel pomeriggio, ma vi dico di più…alcune mamme hanno più di unbambino, chi va alla materna, chi alle elementari, chi alle medie tutti con oraridiversi.

Anche i corsi per noi mamme rischiano di non essere frequentati perchénon coincidono gli orari.

Noi chiediamo solamente che ci sia una, come dire… un qualcosa di defi-nitivo per questa scuola. Anche perché è da tre anni che noi lottiamo e fino adoggi non abbiamo ricevuto nessuna risposta positiva, noi saremmo disposte amontare delle tende e fare lezione nel cortile della scuola così come fannoall’Aquila, ma questo non è possibile…

Ormai siamo stanche!Non ci va nemmeno che ci diano aule in altre scuole, perchè saremmo

costretti a fare doppi turni, e non servirebbe né a noi, né alle scuole che ciospiterebbero. Inoltre nelle vicinanze c’è solo la Di Bartolo, in via S. Giulianocome scuola media, e per giunta anche questa ha problemi.

Noi abbiamo una scuola con 500 iscritti, quindi già come scuola esistiamo.”Giovanni Caruso

Ultime notiziePomeriggio del 3 giugno 2009. Il Sindaco Stancanelli e l’Assessore alle politi-

che scolastiche Arcidiacono incontrano il Preside Santonocito presso la scuola“Andrea Doria”: si mettono in contatto con l’avv. Giuffrida, legale delle orsoline,a cui il Sindaco promette di pagare 170.000 ?, debito contratto con le proprietariedel plesso. Il Sindaco s’impegna inoltre, nel caso in cui non dovesse riuscire aimpedire lo sfratto esecutivo per morosità, di trovare una sede per l’Andrea Doriaentro il raggio di un 1 km da via Cordai.

Mattina dell’11 giugno 2009. Assemblea del comitato spontaneo dei genitori diSan Cristoforo e dell’Osservatorio d’Area contro la Dispersione Scolastica pressoil circolo didattico “Cesare Battisti”. Tema all’ordine del giorno: lo sfrattodell’Andrea Doria. I comitati delle donne-madri, la direttrice della “Battisti”Jaquinta, il presidente del consiglio di quartiere Coppolino, i rappresentati dellescuole “Pirandello-Capuana” e “Mazzini-Di Bartolo” e l’Associazione G.A.P.A.decidono all’unanimità di battersi affinché la Doria e le altre scuole della I muni-cipalità non vengano chiuse. Stabiliscono di avere un confronto diretto col sinda-co Stancanelli e, se questo non darà risposta, il comitato delle mamme a sostegnodelle scuole di San Cristoforo e il comitato delle “donne-madri” della Doria orga-nizzeranno un corteo-manifestazione in Piazza Duomo per confrontarsi colSindaco e gli assessori e ricevere risposte positive e immediate. Le mamme affer-mano e ribadiscono il diritto alla formazione e all’istruzione e a un quartiere vivi-bile. Il tutto viene sintetizzato in un intervento della signora Russo: “Tutti lamen-tano lo stato di abbandono e la forte criminalità a San Cristoforo. Ma come si pos-sono combattere criminalità e mafia se l’istituzione chiude le scuole?”

“Ecosistema scuola2009”: ecco la situazione dellanostra edilizia scolastica secondol’indagine diLegambiente

Secondo il nono rapporto diLegambiente sull’edilizia e i servizi sco-lastici nel nostro Paese, 15.000 scuolenecessitano di interventi di manutenzio-ne urgente e 42.000 di manutenzionestraordinaria ed ordinaria, messa anorma e bonifiche. Nel 55,62% dei casigli edifici sono troppo vecchi perchécostruiti prima del 1974. Meno del 40%risulta dotato della certificazione diprevenzione incendi e solo il 56,72%ha le scale di sicurezza. Inoltrenell’11,60% delle scuole è certificata lapresenza di amianto. In numerosi casi,troviamo istituti ubicati in prossimità dizone inquinate e a rischio: nel 7,34%dei casi vicino ad antenne ed emittentiradiotv, nel 5,92% ad aree industriali,nel 15% ad antenne cellulari e nell’1,50% a elettrodotti ad alta tensione.

Quest’anno non è presente nel rap-porto di Legambiente Catania che hainviato dati incompleti (meno del 50%delle domande richieste); per cui è statoimpossibile effettuare una corretta ecompleta analisi sull’idoneità dei nostriedifici all’attività scolastica. Ma daldossier 2008 emergono dei dati allar-manti. Il capoluogo etneo figura infattiall’ultimo posto per qualità dell'ediliziascolastica, servizi e pratiche ecocompa-tibili. Cosa accadrà nel 2010? Saremoancora in coda alla classifica o lenostre scuole saranno adeguate aglistandard di vivibilità e sicurezza?

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L'immondizia, ai piedi dell'Etna, ha un odore par-ticolare, quello dell'emergenza, un'emergenza cerca-ta e voluta per reclamare finanziamenti straordinari,per spendere denari senza preoccuparsi di obbedirealle procedure ma, anche, per fare digerire agli abi-tanti la costruzione degli inceneritori. (...)

Come in tutte le emergenze che si rispettino, nes-suno ha interesse a prevenirle o a scovare i responsa-bili di quanto succede. Eppure è abbastanza facileindividuare le persone a cui va addebitato il meritodel disastroso risultato raggiunto, in questi sei anni divita, dall'Ambito Territoriale Ottimale 'Catania 3Simeto Ambiente': gli amministratori e i politici chehanno rappresentato i Comuni soci, a cominciare daimaggiori azionisti dell'Ato. Stiamo parlando dei sin-daci di Paternò e Adrano e di Raffaele Lombardo,presidente della Provincia di Catania sin dal 2003 efino alla sua elezione alla presidenza della Regione.(...)

L'Ato 3 “Simeto Ambiente spa” nasce nel 2003con un capitale di appena 100.000 euro, come soci hala Provincia e 18 Comuni. Ma, soprattutto ha un con-

siglio di amministrazione di 7 membri, oltre ad uncollegio sindacale di altri 4 che, in tutto il 2003, silimita ad approvare 3 regolamenti, 2 documenti diprogrammazione ed un bando di gara. Una gran fati-cata che permette a questi amministratori di intasca-re più di mezzo milione di euro, di fatto quasi tutto ilbilancio di quell'anno che dovrà essere ripianatodagli abitanti dei Comuni soci. Praticamente, fin dal-l'inizio, i connotati sono quelli tipici di tanti carroz-zoni politici che, più che preoccuparsi di fornire unservizio soddisfacente alla cittadinanza, si concentra-no nell'assegnazione di poltrone, nella spartizione deldenaro dei contribuenti e nella diffusione del cliente-lismo.

Il 14 gennaio del 2004, comunque, la 'SimetoAmbiente' si compiace di essere la prima, in provin-cia, a decidere il passaggio dalla Tarsu (tassa) alla Tia(tariffa) ed il 9 marzo firma un contratto con unaassociazione temporanea di imprese ('CreditoSiciliano', 'Rileno spa' e 'Tecnologia e Territorio srl').Adesso saranno queste società private ad occuparsi diinviare e riscuotere le bollette dei cittadini.

Un debito dietro l'altroGrazie al contratto col Credito Siciliano, è possibi-

le “attingere a linee di credito privilegiate” senzaricorrere ad anticipazioni da parte dei Comuni.Praticamente si potrà continuare ad operare indebi-tandosi, con grande sollievo dei sindaci che sarannoliberi di spendere diversamente i soldi che, altrimen-ti, avrebbero dovuto versare all'Ato. Una vera e pro-pria ipoteca sul futuro dei contribuenti che sarannochiamati, prima o poi, a pagare anche gli interessi,quando, magari, ad amministrare Ato e Comunisaranno altri.

Il 28 aprile gli amministratori decidono il trasferi-mento della sede, dai locali della Provincia a quelli diCorso delle Province. A Catania e non, come sarebbestato più logico, in uno dei comuni soci dell'Ato,dove, tra l'altro, l'affitto sarebbe stato più basso. (...)

Tra settembre ed ottobre, finalmente, si trova l'ac-cordo con i Comuni soci per programmare il passag-gio della raccolta dei rifiuti alla 'Simeto Ambiente'.

continua alla pagina successiva

“Munnizzopoli - Catania tra rifiuti ed affari”(I parte)

Fiumi d'immondizia e di debiti scorrono tranquillamente per le paludosepianure della politica siciliana. Tanto, alla fine, chi paga? I cittadini.

DOSSIER/Associazione “Lavori in corso”

Pubblichiamo la prima parte del “Dossier Munnizzopoli - Catania tra rifiuti edaffari” sul problema dei rifiuti e della loro gestione a Catania e provincia. L’inchiestaè stata realizzata dall’Associazione “Lavori in corso” che riunisce diverse testateindipendenti -come noi, U’Cuntu, La Periferica, Step1, Casablanca e Catanianotizie-, giornali che ogni giorno si battono per un’informazione libera a Catania.

Abbiamo voluto pubblicare il dossier, dividendolo in due parti (la seconda la tro-

verete nel numero di luglio-agosto de “I Cordai”), perché riteniamo che l’informa-zione crei la forza e la voglia di cambiamento della collettività. È importante quindiconoscere e smascherare gli interessi politici ed economici nascosti dietro i rifiuti inquanto portano a pratiche non ecocompatibili che arricchiscono pochi prosciugandole tasche dei cittadini.

Buona lettura e alla prossima puntata!

SIMETO AMBIENTE, UN FIUME DI IMMONDIZIA E DI DEBITIDoveva servire a togliere i rifiuti dalle strade. Invece l'ATO Catania 3 ha regalatoqualche poltrona, ha indebitato gli abitanti ed ha spianato il terreno per costruirci uninceneritore.

“Munnizzopoli - Catania tra rifiuti ed affari”(I parte)

Fiumi d'immondizia e di debiti scorrono tranquillamente per le paludosepianure della politica siciliana. Tanto, alla fine, chi paga? I cittadini.

DOSSIER/Associazione “Lavori in corso”

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Intanto il servizio continuerà ad essere gestito daiComuni e l'Ato ha intenzione di chiedere un mutuodi 40 milioni di euro per ripagarli. (...)

Nel marzo del 2005 si comincia a decidere comesuddividere i 567.000 euro del piano di comunica-zione: quasi 48.000 vanno alla ISVIR e 80.000 alla“Signorelli & Partners”. Una parte dei soldi promes-si alla ISVIR vengono subito spesi, il primo giornodi giugno, per una “Conferenza di presentazionedella Società Simeto Ambiente” all'Hotel Sheratondi Catania. Il classico taglio di nastro, di fronte allemassime autorità locali, prima ancora che l'aziendadiventi veramente operativa. Però gli amministratorisono già pronti a chiedere un nuovo finanziamentoPOR di 6.400.000, di cui 630.000 per un secondopiano di comunicazione.

Dalla tassa alla tariffaIl 23 giugno del 2005 si conclude la gara per indi-

viduare la ditta che si sarebbe dovuta occupare dellaraccolta dei rifiuti ed il 30 dicembre viene aggiudi-cata, per sei anni, al consorzio SIMCO per 126milioni di euro.

Nel 2005 sono anche partite le prime bollettebasate sulla Tia del 2004, riprendendo quelle dellaTarsu del 2003, nell'attesa di applicare i nuovi crite-ri per calcolare gli importi dovuti e far pagare la dif-ferenza.

Quindi, l'Ato non era pronta per applicare la Tiama decide ugualmente di farlo, solo per potere acce-dere alle aperture di linee di credito da parte dellebanche. Ancora una volta una conferma dellavolontà di lavorare a credito, preferendo scaricaresulle future amministrazioni l'onere di ripianare idebiti.

In realtà gli amministratori indicano anche altrecause che li avrebbero portati ad adottare la tariffa:un obbligo di legge e la possibilità di ottenere con-tributi dalla Regione. Nonostante questo, anche glialtri Ato, quelli che sono rimasti con la Tarsu, hannoottenuto gli stessi benefici. «Ma noi non lo poteva-mo prevedere»: dicono alla Simeto Ambiente. Inrealtà avevano troppa fretta di indebitarsi.

Comunque, la prima bollettazione della Tia, quel-la ricopiata sulla Tarsu, porta, tutto sommato, ad unincasso soddisfacente, a fine 2006, di 15.600.000 dieuro, il 74% del previsto, a cui vanno aggiunti altri500.000 euro da nuovi contribuenti. L'anno seguen-te, però le cose non vanno più tanto bene e, a frontedi una previsione di 28.400.000 euro, ne vieneriscossa la metà. La previsione aumenta ancora finoa quasi 40 milioni per l'anno successivo e l'effettivariscossione scende, invece, al 52%. È difficile capi-re come sia possibile che, di fronte ad introiti decre-scenti, si prevedano riscossioni sempre maggiori. Unmotivo che spiega questo fatto c'è ed è la necessità

di fare quadrare i conti. Solo che, così facendo, sicorre il rischio di indebitarsi in misura sproporziona-ta e di ritrovarsi in una situazione fallimentare. Delresto i denari amministrati dalla 'Simeto Ambiente'non sono né degli amministratori, né dei politici.Sono soldi dei contribuenti e questi ultimi comince-ranno ad accorgersi del problema solo quando si tro-veranno invasi dalla spazzatura, non raccolta dai net-turbini incavolati per i ritardi dei loro stipendi.

Di questo era convinto anche il ragioniereFrancesco Emanuele Pirro, costretto a licenziarsidopo aver confessato un trasferimento di oltre100.000 euro dalle casse della società alle proprietasche.Nascono i problemifinanziari

Gli amministratori ed i politici, comunque, non sela sentono di cambiare registro ed addossano leresponsabilità del disastro finanziario agli stessi con-tribuenti, colpevoli di non volere pagare quelli che –incredibile ma vero – vengono definiti “apparenti rin-cari”. Altre colpe vengono pure addossate all'associa-zione di imprese per i ritardi nell'invio delle bollette.Anche se così fosse, comunque, non si spiegano leprevisioni in aumento. (...)

La 'Simeto Ambiente' sembrava intanto non esser-si resa conto che 100.000 euro di capitale sociale fos-sero troppo pochi per garantire il volume di attivitàche si andava a produrre. Ad obbligarla ad aprire gliocchi ci ha pensato una legge regionale, la n° 19 del2005, che le avrebbe impedito di riscuotere una partedel fondo regionale di rotazione se il capitale garan-tito dai soci non fosse stato portato ad almeno unmilione. L'assemblea dei soci ha obbedito il 24novembre, appena in tempo per potere incassarequasi 10 milioni di euro e calmare, in parte, l'appeti-to dei creditori.

Una mucca da spremereUn capitolo a parte meritano i rapporti fra l'Ato e

l'associazione di imprese incaricata della predisposi-zione e della riscossione delle bollette. Dopo il “sod-disfacente” risultato della prima riscossione, semprequella scopiazzata sulla Tarsu, le cose non sono anda-te molto bene, anche – a detta degli amministratoridella 'Simeto Ambiente' – per il cattivo lavoro fattodai privati che dovevano occuparsi di inviare eriscuotere le bollette. Non contenta di questo, l'asso-ciazione di imprese guidata dal Credito Siciliano hapreteso 64.000 euro, oltre Iva, in più rispetto a quan-to pattuito, per la manutenzione del software utilizza-to e per la elaborazione delle bollette del 2005. Perquesto motivo gli amministratori dell'Ato avrebberodeciso di fare tutto il lavoro da soli basandosi, anco-

ra una volta, sulle bollette della Tarsu del 2003. Nonsarebbe stato più conveniente, visto il risultato, sco-piazzare da soli gli importi della Tarsu del 2003, nellebollette della “TIA provvisoria” del 2004 e poi inquella del 2005?

Facendo così, però, non sarebbe stato facile indebi-tarsi con le anticipazioni concesse dal CreditoSiciliano e che non hanno comunque impedito che, trala fine del 2006 ed i primi mesi del 2007, si ripresen-tasse un problema di mancanza di liquidi con cuipagare i creditori. La 'Simeto Ambiente' ha pensato difarvi fronte con un'anticipazione di 22 milioni di euro,pari al 75 % dei 34 milioni di bollette da fare pagareai cittadini per la nuova TIA provvisoria del 2006.

Il Credito Siciliano, sapendo benissimo che la pre-visione di incassare 34 milioni non era credibile, eradisposto ad anticipare solo 16 milioni. La bancaaveva capito che il livello di indebitamento stavadiventando insostenibile. Avrebbe potuto concederel'anticipazione richiesta, guadagnandoci più interes-si ma, così facendo, avrebbe rischiato di portare alfallimento il suo cliente che, in questo modo, nonavrebbe potuto garantire né il rientro del capitaledato in prestito né, tanto meno, gli interessi. (...)

Il contratto tra i due è stato sciolto il 10 settembredel 2007, con reciproca soddisfazione, quando laSerit Sicilia, si è offerta di continuare a foraggiare espremere le mammelle della mucca, nella speranzache questa non tiri le cuoia prima di restituire abba-stanza latte per ripagarlo di quanto speso per il suomantenimento. È stato proprio grazie alle anticipa-zioni concesse dalla Serit Sicilia che, sarà poi evita-to il fallimento dell'Ato, chiesto dalla Simco nel giu-gno del 2008.

Lo scaricabarileI rapporti fra la 'Simeto Ambiente' ed i suoi azio-

nisti, i Comuni soci, non sono stati sempre amiche-voli e, a volte, lo scaricabarile delle responsabilitàdei cattivi risultati ottenuti, dei problemi finanziari edei disservizi è servito a confondere i contribuentiche, in questo modo non sapevano contro chibestemmiare mentre stringevano fra le mani le bol-lette con i loro importi perennemente in aumento,nonostante gli fosse stato promesso che, con l'avviodell'Ato, avrebbero pagato di meno.

Così e successo che, quando sono stati calcolati iconguagli da fare pagare ai cittadini per il 2004 ed il2005, molti Consigli Comunali si sono dati alla lati-tanza per lavarsene le mani. (...)

Pressati dalla necessità di pagare i creditori e conun debito che cresceva di 4 milioni al mese, per ilsolo servizio di raccolta dei rifiuti, gli amministrato-ri hanno deciso, il 15 novembre del 2007, di spedireugualmente bollette per 18 milioni e mezzo di euro.

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Solo 14 contribuenti su cento sono stati così maso-chisti da pagare mentre 2.000 ricorsi si sono riversa-ti negli uffici della Commissione TributariaProvinciale di Catania mettendo in discussione lavalidità della procedura seguita senza il voto favore-vole dei Consigli Comunali.

Finalmente, il 6 dicembre del 2007, l'assemblea deiComuni soci si è decisa a ridurre il numero dei mem-bri del consiglio di amministrazione da sette a tre. Cisono voluti una legge nazionale, la 296 del 2006, undecreto del Presidente del Consiglio dei Ministri eduna legge regionale per convincere i sindaci che eratroppo sputtanante continuare, in maniera così lam-pante, a spendere soldi per regalare poltrone agli amici.

Il 2008 e, soprattutto, i primi mesi del 2009 hannorappresentato il periodo in cui i problemi finanziaridella 'Simeto Ambiente' si sono manifestati con piùevidenza. Qualche Comune è riuscito a limitare idanni anticipando alla Simco un po' di soldi, ma laspazzatura ha fatto la sua straripante apparizionesulle strade in maniera eclatante.

I “salvatori della patria”Mentre la paura di vivere in prima persona la

recente emergenza napoletana veniva diffusa a pienemani dagli organi di informazione locali, gli ammi-nistratori hanno annunciato le proprie dimissioni eRaffaele Lombardo ha anticipato delle somme,comunque dovute, non mancando di rispolverare laproposta di ridurre e riorganizzare gli Ato. Cosa che

però sarebbe dovuta già avvenire entro il primo gen-naio, almeno secondo il Decreto del Presidente dellaRegione Sicilia n. 127 dell'anno scorso.

Lo stesso Lombardo è uno dei maggiori responsa-bili di quanto accaduto, in quanto azionista della'Simeto Ambiente'. Adesso dovrebbe essere lui il"salvatore della patria", in nome di una emergenzacercata e voluta per ottenere denari dal governo cen-trale, aggirare e velocizzare le procedure necessarieper spartire poltrone ed appalti e, magari, riuscireanche in Sicilia ad imporre quattro monumentalimaxi-inceneritori.

Intanto continua a mancare, nello statuto dellasocietà, una norma tanto semplice quanto efficaceche imponga, per le assunzioni, l'obbligo del con-corso pubblico. Obbligo finora non previsto per unaquindicina di dipendenti attualmente in carico.

Piero Cimaglia

Dalla Tassa alla TariffaQuali differenze esistono traTARSU e TIA?

TARSULa "Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urba-

ni", introdotta nel 1993 e dovuta al Comune, fa riferi-mento al costo totale del servizio di raccolta e smalti-mento dei rifiuti e il suo ammontare si basa sulla super-ficie dei locali di abitazione e di attività dove possonoavere origine rifiuti di varia natura.

I soggetti tenuti a pagare questa tassa sono i deten-tori di immobili e di superfici scoperte operative a qual-siasi uso destinate che esistono nel territorio delComune impositore: chi detiene o occupa a qualsiasititolo un immobile o una superficie operativa deve pre-sentare una Denuncia ai fini dell'applicazione dellaTarsu, dichiarando la superficie dell'immobile, l'uso acui è destinato, i dati catastali oltre ai suoi dati perso-nali.

La tariffa, applicata al metroquadro, viene stabilitatenendo conto della tipologia e potenziale quantità dirifiuto prodotto.

Non sono soggetti alla Tassa Rifiuti Solidi Urbani irifiuti definiti tossico-nocivi che devono essere smaltitia carico del produttore con apposite ditte che provve-dono allo smaltimento di questi rifiuti pericolosi.

Il Comune non può comunque incassare più di quan-to spenda per il servizio di raccolta e smaltimento.

TIALa "Tariffa di Igiene Ambientale" è il nuovo siste-

ma di finanziamento comunale della gestione deirifiuti e della pulizia degli spazi comuni introdotto inItalia dal decreto Ronchi nel 1997: essa dovrà sosti-tuire progressivamente la TARSU.

Al contrario della tassa, ha come obiettivo di farpagare agli utenti in base a quanto usufruiscono delservizio.

La TIA è composta da una quota fissa e da unavariabile. La quota fissa serve a coprire i costi del ser-vizio di raccolta e gestione rifiuti che non dipendonodalla quantità di rifiuti prodotti (spazzamento e lavag-gio strade, accertamento e riscossione...) e vienedeterminata in relazione a criteri come la superficieoccupata e i componenti del nucleo familiare per l'u-tenza domestica o il tipo di attività per le utenze nondomestiche. La quota variabile serve a coprire i costidi gestione del servizio che dipendono dalla quantitàdi rifiuti prodotti (raccolta, trasporto, trattamento esmaltimento dei rifiuti, raccolta differenziata, tratta-mento e riciclo dei rifiuti) e viene determinata in basealla quantità di rifiuti prodotti da ciascuno.

Anche la TIA è articolata nelle fasce di utenzadomestica (abitazioni) e non domestica (negozi, pub-blici esercizi, attività artigianali e industriali, ufficiecc.) ed è applicata nei confronti di chiunque occupio conduca locali o aree scoperte ad uso privato esi-stenti sul territorio comunale.

Mirko ViolaPer informazioni rivolgersi a:ADOC Cataniavia A. di Sangiuliano, 365 – Cataniatel.: 095/6170023 fax: 095/322202e-mail: [email protected] Orario di ricevimento: lunedì dalle 16:00 alle 18:30GAPA / I CORDAIVia Cordai 47 - Catania e-mail: [email protected] / [email protected]

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Non tutti sanno che a SanCristoforo vivono tanti artisti ed

artigiani di grande valore. MariolinoBonaccorso è uno di questi. Sposato edivorziato, ha 60 anni e vive in unacasa a pianterreno in via Delle Salettesubito dopo l’incrocio con via DellaConcordia. Un’abitazione modesta,all’ingresso ci sono gli attrezzi dalavoro e sono esposte tantissime opered’arte, dai velieri in miniatura, alletegole dipinte, ai quadri. Sul retro c’èla camera da letto dove risaltano alcu-ne composizioni floreali.

Mariolino per alcuni anni ha vissutoal Fortino, quartiere vicino a SanCristoforo, e successivamente si è tra-sferito nell’attuale casa. Ex fioraio edartista nel fare composizioni floreali,continua ancora a fare questo lavoroquando gli capita qualche occasioneed anche se non ha più la bottega spes-so gli vengono commissionati addobbifloreali per matrimoni. E dice: “Inquesto caso il lavoro è ben remunera-to, ci volunu i soddi!” Dopo aver chiu-so l’ultima bottega di fiori, si è dedica-to ad altre cose: “In un primo periodoho rivolto la mia attenzione al model-lismo, acquistavo modelli da costruirepresso una nota ditta italiana e poi livendevo dopo averli assemblati. In

seguito, dopo aver preso piena padro-nanza di questo lavoro, ho iniziato dasolo a costruirne senza più avere biso-gno dei prodotti già predisposti dal-l’industria. Adesso dipingo quadri,tegole, realizzo velieri pure in bottigliae faccio anche tatuaggi.”

-Hai mai esposto le tue opere?“ Ho partecipato ad una esposizione

di quadri a Bologna, è stata una bellaesperienza, poi circa tre anni fa aCaltanissetta dove una giuria mi haqualificato fra i primi pittori, ed infineho esibito dei quadri a San Cataldo.Ultimamente ho fatto una mostra ditegole dipinte in Piazza Europa.

Mi sono dedicato pure a fare tatuag-gi, io stesso ne ho diversi sul miocorpo, però adesso ho un certo disagioa mostrarli e mi sono pentito di averlifatti.

Ho inoltre insegnato ceramica arti-stica ai bambini presso la scuolaMariella Ganci di Lineri. Tutte questecose mi aiutano ad andare avanti, cosìho un reddito che mi permette di vive-re dignitosamente.” Mariolino dopouna pausa continua: “Spesso facciodei regali ai miei amici, ed in questocaso nel realizzare l’opera d’arteimpiego molto più tempo, ci mettomaggiore impegno e attenzionerispetto a quando realizzo qualcosadestinata alla vendita. Io sono un tipoche vuole migliorarsi, ho sempre fre-quentato persone più istruite di meperché a me piace la cultura, ho stu-diato disegno facendo dei corsi priva-ti, però adesso sono troppo grande perstudiare.”

Gli rispondo che non è vero perchéesiste l’Università per gli anziani

dove possono andare le persone diuna certa età che non hanno avutotante opportunità di studio e dove èpossibile partecipare a diversi labora-tori artistici. Mariolino è molto con-tento di sapere ciò e dice che gli pia-cerebbe molto frequentare questaUniversità. Poi aggiunge: “Adessovorrei realizzare una mostra al GAPAe lasciare il ricavato alla vostra asso-ciazione per continuare i lavori diripristino della sede di via Cordai 47.”

Poi chiedo: - Come si trova nelquartiere di San Cristoforo?

Mariolino risponde: “Qua nel quar-tiere c’è molta confusione, a me inve-ce piacerebbe abitare in una zonatranquilla, possibilmente supra upizzo da muntagna dove c’è silenzio etranquillità ma soprattutto perchésarei solo e potrei concentrarmimeglio sulle mie opere.”

- Quali sono i suoi progetti futuri?

L’artista risponde: “Adesso vorreiintraprendere la lavorazione dell’ar-gilla e del legno creando nuoveopere.” Poi, dopo una pausa con unsorriso sulle labbra prosegue: “Infuturo mi piacerebbe lavorare con igiovani e poter insegnare loro tutta lamia arte, prima che me ne vada!”

Finisco l’intervista e saluto ilSignor Mariolino dandogli un appun-tamento al GAPA.

Esco dalla sua casa e dopo pochipassi mi ritrovo davanti la piazzettaDon Puglisi su via Barcellona. Èveramente uno squallore! Le aiuole diquesto luogo sono piene di sterpaglie,muri ed ostacoli vari che si trovanonella piazza impediscono ai bambinidi giocare tranquillamente.

E mi chiedo: chissà come avrebberealizzato questo posto il nostroMariolino?

Paolo Parisi

UN ARTISTA A SAN CRISTOFORO“A me piace la cultura, ho studiato disegno facendo dei corsi privati”

Festa di fine anno scolasticoIl G.A.P.A. e L’ASSOCIAZIONE PENELOPE

Vi invitano a partecipare al5° GAPAFESTIVAL

Tutti possono partecipare alla gara canora.Durante la serata cena popolare diautofinanziamento e tanto altro…

Venerdì 19 giugno dalle ore 17.30 in poi

G.A.P.A. Centro di Aggregazione PopolareVia Cordai 47 - Catania

Info: 328-2829079

Le Associazioni G.A.P.A. e PENELOPEinvitano tutti i bambini e le bambine

a partecipare alLaborarorio Estivo“Multisensoriale”

Ogni mercoledì e venerdì dalle 16:30 alle 18:30Presso l’Associazione G.A.P.A.

via Cordai 47 - CataniaLe attività dal 24 giugno al 30 luglio 2009

Attività, giochi, film e musica… Info: 328-2829079

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8 iCordai / Numero Sei

Redazione “i Cordai”Direttore Responsabile: Riccardo OriolesReg. Trib. Catania 6/10/2006 nº26Via Cordai 47, [email protected] - www.associazionegapa.orgtel: 348 1223253

Stampato dalla Tipografia Paolo Millauro,Via Montenero 30, Catania

Grafica: Massimo GuglielminoFoto: Sonia Giardina, Paolo Parisi, FotoArchivio Giovanni Caruso

Hanno collaborato a questo numero:Giovanni Caruso, Toti Domina, Paolo Parisi,Marcella Giammusso, Sonia Giardina, IreneaPrivitera, Loredana Agosta, Giuseppe Scatà,Carmelo Guglielmino, Piero Cimaglia, MirkoViola, Giancarlo Consoli, Ass."Lavori in corso"

Mai come quest'anno la permanenza nella mas-sima serie è stata così tranquilla; infatti, la

squadra rossazzurra si è salvata con quasi 10 giorna-te d'anticipo, non trovandosi mai nelle ultime treposizioni di classifica, posizioni che sanciscono laretrocessione. Un grazie ai grandi giocatori chehanno dato tutto per questa squadra, come Bizarri(andato purtroppo alla Lazio), il “magnifico”Stovini, il giovane Biagianti (impegnato nei giorniscorsi con la maglia azzurra), l'argentino dalla gran-de esperienza, Ledesma, il nipponico appena mag-giorenne e con sicuramente un grande futuro davan-ti, Morimoto, il nostro “Mascarinho”, che quest'an-no ha saputo fare grandi gol da oltre i 30 metri e cheanche lui come Biagianti, ha potuto assaporare lamaglia azzurra. Un plauso anche ai vari Martinez,Paolucci, Baiocco e Spinesi (sicuri partenti), allagiovane promessa Fabio Sciacca (il quale a brevespero d'intervistare), Llama, Carboni e a tutta la rosainsomma, capace di sfoderare ottime prestazioni conchiunque incontrasse sulla propria strada. Masoprattutto, un grazie allo “stratega” dei 14 mesi

venuto direttamente dalla Romania, quel WalterZenga che proprio in questi giorni, purtroppo, ha fir-mato con i rosaneri del Palermo. Io personalmente,dopo che durante l'anno aveva anche prolungato ilcontratto, non capisco il perchè di questa scelta.Comunque, questo è un fatto poco rilevante di una

stagione iniziata bene e finita meglio. Adesso, moltoprobabilmente, sarà Atzori a sostituirlo e con i nuoviacquisti (vedi Campagnolo e Barrientos in primis), sispera di confermare, e se tutto va per il meglio, dimigliorare questa stagione.

Passando adesso al campionato in se stesso, c'è dasegnalare lo scudetto dell'Inter, la qualificazione inChampions di Juve, Milan e Fiorentina, della grandestagione del Genoa, che ha sfiorato l'Europa checonta “accontentandosi” dell'Europa League (la vec-chia Coppa Uefa).

Di una città, come quella di Roma, “delusa” dallasola qualificazione all'Europa League della Roma,ma fiera della Coppa Italia vinta dalla Lazio,anch'essa in Europa League, grazie alla vittoria con-tro la Sampdoria nella Coppa di lega.

Resoconto amaro, invece, quello delle retrocessio-ni, che ha visto, dopo 7 anni, la Reggina ripiombarenel campionato cadetto, “accompagnata” dal Lecce(promosso appena l'anno prima) e dal povero Torino(alla quinta retrocessione in vent'anni).

Carmelo Guglielmino

CATANIA: MAI SALVEZZA PIÙ TRANQUILLA

Lotta Greco-Romana: con sede d'allenamentoormai biennale all'experia, la polisportiva

energy club, dopo l'ottima annata del 2008 (vedil'albo d'oro su www.energyct.it/albo_oro.htm),non è riuscita a ripetersi ad alti livelli nella sta-gione agonistica 2009. Infatti, ai campionati ita-liani assoluti svoltisi a Faenza, l'unico a riconfer-mare il risultato ottenuto l'anno prima è statoDomenico Guglielmino: 5° nella categoria 120kg.“Debacle”, invece, per Salvatore Ruggieri eCarmelo Guglielmino, fuori già dal primo incon-tro nella categoria 74kg. Piccola consolazionepoi, al criterium nazionale universitario perCarmelo, trovandosi in finale a 35” secondi dallafine della semifinale e poi classificatosi “solo” 5°.Nelle categorie minori, da segnalare l'esordio diRoy Rambojun e di Ali Tarek Abdoui nei campio-

nati italiani cadetti. Ottimo 5° posto nei campio-nati italiani cadetti di lotta stile libero per Roy(solo 8° nella greco-romana) nella categoria100kg, e un 16° posto alla prima gara ufficiale perAlì nella categoria 58kg. A livello regionale, inve-ce, l'Energy primeggia. Infatti, ai campionatiregionali assoluti, dopo aver battuto rispettiva-mente un atleta della Meeting Giarre e della ClubJonio Catania, Carmelo Guglielmino e SalvatoreRuggieri si sono giocati il “derby” nella finale dei74kg, con quest'ultimo che si è aggiudicato l'in-contro per 2 round a 1. Primo posto anche perDomenico Guglielmino nei 120kg, che in finalebatte un atleta dei vigili del fuoco di Palermo. Permaggiori informazioni sulla lotta greco-romana esull'energy club, andate su www.energyct.it.

Carmelo Guglielmino

GLI SPORT “POVERI” NEI QUARTIERI “POVERI”Resoconto della stagione agonistica

LA RETE E “iCordai”Agosto 2005, esce il numero zero di questo nostro giornale di quartiere.Esce puntando solo sulle nostre forze, con le nostre idee, con tanta voglia di

raccontare storie di resistenza quotidiana, denunciando ingiustizia e mafie, etutto questo credendo in un giornalismo di base e libero, e contro chiunquevoglia monopolizzare l'informazione a Catania.

Mentre preparavamo quel numero zero, incontrammo Paolo e Maddalena, duetorinesi della "Rete Radié Resch", che si interessarono a ciò che stavamo facen-do, al nostro modo di fare giornalismo in un quartiere quale San Cristiforo.Entusiasti del progetto proposero di appoggiarci e di aiutarci economicamente.

Oggi la collaborazione con "R.R.R." è ancora più forte, la rete più intrecciatagrazie a un nuovo progetto condiviso che mira a far crescere il nostro giornaleportandolo a 8 pagine con più notizie e più libera informazione.

Cos’è la "Rete Radié Resch"?La Rete Radié Resch venne fondata nel 1964 per ini-

ziativa del giornalista e scrittore Ettore Masina. Da allo-ra è costituita di piccoli gruppi in tutta Italia, coordinatifra di loro, che si autofinanziano e intrecciano relazionidi sostegno, amicizia e collaborazione con progetti disviluppo e cambiamento nel Sud del mondo.

Radié Resch era il nome di una bambina palestineseche morì di stenti in un tugurio di Nazareth, mentre lasua famiglia attendeva l’assegnazione di una casa: unadelle case per lavoratori palestinesi che la Rete contribuì a costruire con il suoprimo intervento.

Per saperne di più si può visitare il sito internet www.reterr.it.

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