I seminari di

Seminario 2 – Progetto “Tutti fuori” Storia dell’ordinaria follia

Un viaggio nel tempo per raccontare e parlare delle credenze, delle concezioni comuni, degli atteggiamenti

intorno alla Follia, alla devianza comportamentale, alla sofferenza che accompagna ciò che chiamiamo

Malattia Mentale

20/4/13 ore 16,30 Sala degli Specchi - Comune di Frascati

Il mondo antico Greci ed Egizi

Già nei racconti omerici troviamo riferimenti a farmaci e pozioni capaci di agire sulla sfera psichica.

Alcune piante o pozioni si ritenevano dotate di poteri magici o essere di origine divina come il “Nepente” (bevanda a base di oppio e altre piante disciolte nel vino, preparato dalla dea Iside per il mal di testa di un altro dio), in grado di allontanare ogni angustia o tristezza.

Gli antichi Traci (1100-700 a.C.)

Vissuti nella odierna Bulgaria, si affidavano ai loro sacerdoti, chiamati “curatori dell’anima” ed utilizzavano sempre filtri magici (spesso a base di vino) per la cura dell’angoscia, componente indivisibile dalla malattia.

Il mondo antico 2 Etruschi (IX sec. – I sec. a. C.)

Conoscevano ed utilizzavano molte piante medicinali quali Papavero, Valeriana, Biancospino e Calamo nei disturbi ricollegabili alla testa, sia a scopo sedativo che nei cambiamenti d’umore, tanto che Eschilo (525-456 a.C.) definì l’Etruria “paese ricco di una vegetazione di farmaci”. Inoltre in casi estremi ricorrevano alla Trapanazione del cranio con punteruoli ricavati da ossa di animali, per risolvere stati di pazzia o gravi patologie cerebrali, quali epilessia, tumori cerebrali, nevralgie del trigemino etc., nella convinzione che attraverso una piccola apertura della scatola cranica influssi o spiriti maligni avrebbero trovato una valvola di sfogo e il malato sarebbe guarito. La maggior parte di queste trapanazioni sono avvenute su cadaveri, ad opera del chirurgo stregone, allo scopo di far uscire gli spiriti bellicosi dal cranio del nemico ucciso, ma altre sono state eseguite su individui deceduti durante l’intervento o subito dopo.

Ippocrate (460-377 a. C.) ed il superamento dei pregiudizi

• È ritenuto da tutti il padre della medicina occidentale moderna; a proposito della Epilessia ad es. fu il primo ad affermare che essa non è né sacra, né divina, ma ha una causa naturale come tutte le altre affezioni. Elaborò la prima classificazione delle malattie mentali, considerate come forme di Mania e di Malinconia e definite alterazioni psichiche in assenza di febbre. Dallo smarrimento dei cosiddetti spiriti animali derivavano: Frenite, Letargia, Demenza, Imbecillità, Mania.

Ippocrate ed il numero 4

• Elaborò la teoria dei 4 umori ( sangue, bile gialla, bile nera, flegma), corrispondenti agli elementi del cosmo e alle suddivisioni del tempo.

• L’origine di tale teoria risale al valore dato al numero 4 dai Pitagorici che ritenevano l’uomo razionale governato da quattro principi situati rispettivamente nel cervello, nel cuore, nell’ombelico e nel fallo. C’è salute quando c’è equilibrio tra i diversi umori, tra diverse qualità, c’è malattia quando c’è squilibrio e predomina uno solo.

Tabella riassuntiva della teoria dei quattro umori

Umore Stagione Qualità

Sangue Primavera Caldo e umido

Bile gialla Estate Caldo e secco

Bile nera Autunno Freddo e secco

Flegma Inverno Freddo e umido

Galeno (131-210 d.C.) e l’ipotesi psicosomatica

fu il primo a sviluppare un’ipotesi psicosomatica sull’origine dei disturbi mentali: lesioni prodottesi in altri organi potevano cioè riflettersi sul cervello provocando tali disturbi. Ad es. la Malinconia era dovuta a vapori fetidi emanati da uno stomaco imbarazzato, l’Isteria dovuta ad ostruzione dell’utero nelle donne e così via. Egli definì le malattie mentali “frenetiche” in quanto riteneva che l’encefalo contraesse la malattia per simpatia col diaframma: Frenitis = infiammazione del diaframma; Frenetici = malati di tale affezione.

Malattie mentali come malattie dell’anima Cicerone distingue l’Insania (demenza, insensatezza), malattia cronica dello spirito o dell’anima, dalla Sanitas o salute. Cicerone dunque considera i folli come malati, non come indemoniati.

Asclepiade (124 a.C.) afferma che l’alienazione mentale è una malattia che ha sede nei sensi; senza la comparsa di febbre si ha il Furor, se compare la febbre senza sintomi dolorosi, si ha la Phrenesis.

Per Areteo di Cappadocia “la Melanconia è una malattia senza febbre, nella quale lo spirito rattristato, resta costantemente fisso sulla stessa idea e vi si attacca ostinatamente”; “la Mania è una forma di demenza totale, cronica, senza febbre”; la Demenza Senile una forma di delirio dei vecchi senza intermittenze.

Aulo Cornelio Celso (1° secolo d.C.)

medicina personalizzata

• Secondo il suo pensiero il metodo di cura va scelto ed adattato a seconda dei casi, del tipo di paziente e di come si manifesta la sua patologia. Non c’è un rimedio valido per tutti. Ad esempio un malato potrebbe giovarsi del buio ed un altro della luce.

• Tra i tanti metodi da lui suggeriti per la cura della Malinconia ricordiamo: frizioni, inalazioni, battiture, docce di acqua fredda, l’elleboro, l’ascolto della musica, la dieta, i salassi, viaggi e perfino sedute di altalena.

Celso e le 3 forme di follia

• Frenesia: quando la dementia diventa continua o quando il malato, pur conservando l’uso della ragione, è colpito da allucinazioni

• Insaniae genus: si protrae per periodi assai lunghi e consiste in una forma di tristezza che sembra essere generata dall’atrabile

• Demenza: ha durata assai lunga e ne esistono due varietà; nella prima i pazienti sono in balia di allucinazioni senza turbe mentali, nella seconda hanno lo spirito in disordine

Il Medioevo In questa epoca si assiste ad una involuzione del pensiero medico, per cui la follia è considerata un vizio, segno di degradazione dovuta alla presenza del demonio e la cura pertanto viene affidata ai ministri della Fede. I metodi utilizzati sono: Segno della croce, Aspersione con acqua benedetta, Pellegrinaggi presso santuari dove si conservano reliquie di Santi Protettori, Intercessioni di Santi Taumaturghi come S. Pietro decollato - S. Felice - S. Michele Arcangelo, Oro e pietre preziose, Pozioni e rimedi bizzarri e fantasiosi, Talismani eduli e amuleti, Metodi coercitivi, percosse, legature e supplizi fino agli Esorcismi nei casi di pazzia conclamata.

I santi taumaturghi

Secondo la medicina popolare la malattia proveniva dalle forze malvagie e poteva essere provocata dall’invidia e dal malocchio o essere conseguenza dell’ira divina per i peccati commessi, per cui si ricorreva a guaritori dotati di fluido benefico o maghi capaci di interrogare le stelle e costruire amuleti apotropaici. Se questi fallivano si ricorreva ai Santi Taumaturghi. Fede e suggestione erano alla base dei sorprendenti risultati ottenuti con tali metodi, in quanto capaci di scatenare vere e proprie tempeste chimiche e umorali che coinvolgevano psiche e soma.

Santi taumaturghi San Donnino

Santi taumaturghi

San Felice da Cantalice

Amuleti e talismani eduli Immaginette devozionali (Santini), medagliette sacre, scapolari e “brevi” sono un’antica usanza pagana, frutto di superstizione che può operare un potente effetto “placebo”, portando al miglioramento di disturbi nervosi.

I Brevi o brevetti sono sacchetti di stoffa contenenti: frammenti di pane, canfora, cenere di di olivo, immagini sacre, ecc.

I Talismani eduli o commestibili erano delle immaginette sacre stampate su foglietti di carta velina sottilissima che venivano mangiati in caso di malattia

Talismano edule

Rarissimo “bocconcino” raffigurante la Madonna di Sloup (Moravia), utilizzato contro la peste e le malattie da sortilegio, pazzia compresa

Scapolare Mariano cecoslovacco

Raffigurante la Madonna Maticka, protettrice e taumaturga dei “folli” (specialmente quelli gravi)

Medaglietta raffigurante S. Pietro

Le chiavi di S. Pietro chiudono o aprono le cose terrene e celesti per cui la “magica” chiave è in grado di chiudere anche le crisi di epilessia e follia

Amuleto contenente pelle di biscia

Facilita il parto, allevia le doglie, ma specialmente previene la “grave depressione” post-partum che nel passato, poteva portare al suicidio per emaciazione o per “malie” eseguite da persone malvagie

Amuleto apotropaico: occhio di Santa Lucia

Indossato, portato al collo o inserito nei Brevi scaccia il “mal-occhio” (magia della forma – è una conchiglia che sezionata assomiglia ad un occhio).

Chiodo “taumaturgo” perché considerato miracoloso (elemento religioso). Veniva messo sotto il guanciale dei matti, alcolizzati, melanconici gravi.

Esplicava anche un’azione magica, scacciando (magia delle punte ) le forze del “male” (fattura, malocchio, ecc.)

Supplizi I pazzi, considerati indemoniati, venivano castrati o

imprigionati nel Medioevo. Agli epilettici toccava la sepoltura con il capo di fuori (interramento). Le streghe e i maghi venivano bruciati sui roghi

Il Cinquecento: il rinascimento e la nascita della scienza

Mercuriale, medico svizzero, classifica le Malattie Mentali in 4 forme: Mentis Imbecillitas; Mentis Costernatio, Mentis Alienatio, Mentis Defatigatio e mette in relazione la malinconia con i piaceri smodati e il lusso; distingue inoltre 3 forme di mania a seconda dell’umore predominante: sanguigna, biliosa e melanconica.

Cardano propone un inquadramento più sistematico delle Malattie Mentali e precorrendo Cesare Lombroso, abbozza le prime teorie sulla Patologia Criminale, nella convinzione che segni e sintomi delle predisposizioni patologiche si possono scoprire dall’osservazione dei caratteri somatici. Distingue l’improbità o pazzia morale, dividendo gli improbi in perversi e perfidi, dalla Insania.

Thomaso Garzoni (1586) nelle sue opere principali “L’hospitale de’ pazzi incurabili” e “Theatro de’ vari e diversi cervelli mondani” descrive 52 tipi di inclinazioni umane e i caratteri più salienti delle varie forme di Alienazione Mentale.

Il Cinquecento: il rinascimento e la nascita della scienza

Pietro Andrea Matthioli realizza il più ricco Corpus di conoscenze botaniche farmacologiche del tempo (dalle 600 piante censite da Dioscoride nell’antichità passa a descriverne 1.200, suddivise in base al loro utilizzo per le diverse parti anatomiche). Nonostante questo i Trattamenti sono ancora però molto empirici e coercitivi e gli alienati vivevano in ambienti oscuri e malsani in zone periferiche delle città,

Papa Gregorio XIV emana una bolla che abolisce il rogo per i posseduti dal diavolo e per i praticanti opere di stregoneria e

Giovanni Wier (1515 – 1588) a proposito di streghe per primo ha il coraggio di parlare di malattie, vapori, deperimenti, fantasie e languori, ipotizzando una sorta di psicosi tossica, provocata dall’uso esagerato di sostanze stupefacenti, di cui esse facevano largo uso, negando la convinzione fantastica, ma diffusa che le streghe potessero perfino volare!

XVII° e XVIII°secolo Nel Seicento il sapere medico si laicizza, sganciandosi dal controllo della Chiesa; la Teoria dei Vapori si oppone alla tesi del Maleficio e con l’avanzare del Metodo Sperimentale, si esaurisce la speculazione demono - teologica.

Thomas Willis è il primo ad attribuire i disturbi mentali al Sistema Nervoso; nel frattempo si affermano discipline come la Fisiognomica e la Fitognomica

Giovanbattista Dalla Porta nella sua monumentale opera “Della fisionomia dell’huomo”, passa in rassegna le diverse sembianze umane, paragonandole a caratteristiche animali, ricavando da queste informazioni sull’indole e sulle possibilità di interpretare le azioni umane. Nella “Phitognomica” invece descrive le virtù delle piante in riferimento alle corrispondenze, relazioni e analogie che le avvicina alle varie parti anatomiche; (es: la Noce da sempre utilizzata nei disturbi cerebrali per la somiglianza tra mallo, endocarpo e gheriglio con i tegumenti del cranio, le meningi e gli emisferi cerebrali).

I prodotti panacea Tra il seicento ed il settecento si assiste alla diffusione di questi prodotti. Si tratta di farmaci polivalenti, dai nomi astrusi, esotici, stregoneschi, di cui si reclamizzavano superlative proprietà terapeutiche. Venivano venduti in pubbliche piazze, fiere e mercati, da ciarlatani e medici da strapazzo, che promettevano guarigione da ogni sorta di malattia, spesso con l’avallo di un’autorità sanitaria. Tra questi prodotti il più famoso è stato la Theriaca, medicina assai costosa, di complessa preparazione e ricca di ingredienti, ritenuta efficace per curare qualsiasi disturbo, compresi quelli della testa.

Fisiognomica

Cervice grossa

Palpebre gonfie

Fronte rotonda alta

Phitognomica

La Theriaca

La “cura morale” e la nascita della Psichiatria

Alla fine del settecento si fa strada l’esigenza di abbandonare le cosiddette terapie d’urto o di shock (bagni calde, docce fredde, elettricità, battiture) e di sostituirle con sistemi di comprensione e dolcezza nei confronti dei malati, puntando sul fattore psicologico e sul rapporto di fiducia, la cosiddetta “Cura morale”.

Philippe Pinel nel 1792 propone l’abolizione delle catene nel nosocomio di Bicetre di Parigi. Incominciano così i primi tentativi di proiettare la follia verso una possibile reintegrazione sociale e si decreta la Nascita della Psichiatria. Essa coincide con

Sec XIX° e XX°: l’Ospedale Psichiatrico L’istituzione dell’Ospedale Psichiatrico coincide con la volontà di considerare la malattia mentale alla stregua delle altre patologie e quindi necessita di luoghi di osservazione e di cura. Risponde anche ad esigenze di ordine filantropico e alla necessità di tutela dell’ordine pubblico. Anche l’architettura si mostra funzionale a tali esigenze.

Si introduce l’uso della cartella clinica per seguire il decorso della malattia e l’esito delle cure. Si rimarca l’importanza dell’ambiente sull’evoluzione e sulle cure della malattia per cui si stabilisce che gli internati abbiano ampi spazi a disposizione, un vestiario uniforme, un vitto adeguato.

Dal punto di vista filantropico il ricovero e l’osservazione del malato in reparti appositamente costruiti si ritiene utile anche per sottrarlo alle frequenti condizioni di povertà ed ignoranza dell’ambiente di provenienza. MA i malati, una volta internati, venivano abbandonati e dimenticati e quei pochi che venivano riconsegnati alle famiglie non di rado, per vergogna, venivano segregati e spesso ricadevano nella malattia. Si accentua in tal modo anche lo Stigma sociale.

L’Ospedale Psichiatrico 1

“Matto una volta, matto per sempre” infatti recita un antico proverbio e le credenze popolari sono crudeli e dure a morire.

Nonostante esperienze alternative, di cui parleremo tra poco, già alla fine del ‘700, avessero dimostrato come i metodi repressivi fossero non solo eticamente discutibili in quanto inumani, ma anche nocivi sul versante clinico; e nonostante alcuni lodevoli tentativi di mitigare la segregazione permettendo agli internati un contatto con le famiglie d’origine e con l’esterno, come quelli ad esempio tentati da Cesare Lombroso (redazione di un bollettino mensile, con il quale i malati potevano dare loro notizie ai congiunti; l’utilizzo della ergoterapia e dell’omeopatia e perfino l’introduzione negli Ospedali degli animali da compagnia)

L’Ospedale Psichiatrico 2

Le regole di tale Istituzione divennero sempre più rigide e i metodi utilizzati sempre più coercitivi e punitivi; si affermò sempre più la logica dell’esclusione, della separazione e dell’internamento, avallata dalla nascente Psichiatria, sulla base del paradigma della pericolosità ed imprevedibilità del folle, che di fatto accettava così il mandato sociale di gestire, attraverso manicomi ordinati, in cui i pazzi lavoravano tranquillamente, ogni forma di devianza e comportamento socialmente riprovevole. In tal modo i manicomi si riempirono progressivamente oltre che di malati mentali, appartenenti alle classi povere e meno istruite, anche di senza casa, senza lavoro, omosessuali, prostitute, alcolisti, epilettici, disabili di vario tipo, perfino malati di pellagra etc.

L’ospedale psichiatrico: il manicomio Esquirol (1772–1840), allievo di Pinel, afferma che l’internamento libera il malato dagli influssi patogeni del suo ambiente, concedendo allo stesso protezione, cura, terapia e tutela dall’aggressività contro se stesso.

Bonacossa (psichiatra torinese del’800) sostenitore del cosiddetto metodo “debilitante” basato su salassi, digitale, ecc. scrive: “i manicomi sono destinati a mantenere l’ordine sociale …. un manicomio deve essere considerato non solamente un luogo di sicurezza e di detenzione, ma eziandio quale un sito più appropriato per curare i pazzi che non nelle proprie case, massimamente se poveri …. colui che è pazzo, se non ha commesso ancora atti di furore e pericolosi contro altri e contro se stesso, può tuttavia diventare capace a ogni istante di commetterne, essendovene per lo stato di sua mente

disposto”.

Il manicomio : funzioni e metodi

Antonio Marro, altro psichiatra torinese scrive: “Deficienti, epilettici, alcolisti, morfinomani, che nel nostro paese sono ancora tollerati in libertà, quando non minacciano palesemente la società, sono, in paesi più evoluti, già raccolti in asili speciali pel solo fatto della morbilità loro: e la pubblica quiete, la moralità e il benessere generale certamente non hanno motivo di muovere lagno”.

Vengono via via utilizzati metodi che, dopo inizi promettenti si rivelano deludenti, quali l’ipnotismo, l’elettroterapia, il trattamento malarico della paralisi progressiva, la cura del sonno, le terapie di shock (Elettroshock , Shock insulinico), perfino la psicochirurgia con l’intervento di lobotomia, grossolano, distruttivo, fondato su basi teoriche e cliniche errate. Fino ad arrivare agli anni Cinquanta quando un indubbio progresso viene dall’introduzione degli Psicofarmaci.

Un altro modo è possibile: esperienze alternative

Ritiro di YORK (Inghilterra) fondato da William Tuke nel 1796, quacchero, filantropo e soprattutto non medico, fu un esempio di una prima risposta alla gestione repressiva e inumana dei malati di mente, da parte di quello che oggi definiremmo “un privato sociale”; fu preso poi nel 1815 come modello per il miglioramento e la trasformazione degli Istituti per malattie mentali in Inghilterra.

Conolly, medico universitario, in Inghilterra, realizzò la prima esperienza pilota di conduzione non repressiva di un manicomio nella Londra dell’800 con metodi quali quello del NON RESTRAINT e dell’OPEN DOOR SYSTEM che prefiguravano quelli, più vicini a noi della comunità terapeutica, i cui principi ispiratori erano:

Valorizzazione della libertà dei pazienti

Il rispetto dei loro diritti

La ricerca di fattori di benessere nella gestione ospedaliera

Esperienze alternative: l’esperienza di Geel in Belgio

Il locale manicomio viene sgomberato dagli internati ed utilizzato per ricoverare e curare i numerosi feriti delle truppe napoleoniche in ritirata. I malati di mente vengono accolti in famiglie estranee ed assistiti in cambio di un piccolo aiuto nelle faccende domestiche, nel lavoro agricolo e di un sussidio in denaro. Contrariamente a quanto si poteva pensare l’esperimento non ebbe alcuna conseguenza negativa ed i malati si integrarono perfettamente nella città e nelle famiglie ospitanti.

Questo è un esempio magistrale di come siano infondati i pregiudizi sulla pericolosità e imprevedibilità dei cosiddetti folli, del ruolo che possono svolgere i cosiddetti “non professional” (operatori e soggetti sociali “non esperti” o esperti per esperienza) nel trattamento dei malati mentali e di come sia possibile e facile realizzare l’integrazione tra i cosiddetti sani e i cosiddetti malati.

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Geel ovvero una comunità competente 1 Storia di Geel

Geel è dal XIII secolo la più grande comunità psichiatrica terapeutica aperta del mondo.

Si trova infatti vicino al santuario di santa Dinfna (ragazza di origini irlandesi che nel VII secolo d.C. scelse il martirio pur di non cedere alle mire incestuose del padre), nota per curare in particolare le malattie mentali e proteggere l'assistenza familiare. Venne santificata nel 1247 ma il suo culto era presumibilmente già attivo.

Considerando che non c'erano ospedali e le chiese rimanevano allora l'unico posto in cui poter ricoverare i malati e sperare in una cura, sin dall'antichità i parenti vi portavano i malati di malattie mentali per una intercessione della santa; non sopravvenendo tuttavia alcun tipo di intervento soprannaturale, almeno apparente, i pazienti psichiatrici nel frattempo giravano per la città, partecipando alla sua vita sociale e interagendo con gli abitanti, andando a Messa, lavorando nei campi, avendo una vita abbastanza normale.

Geel ovvero una comunità competente 2 Si formò così col tempo una rete di assistenza capillare, e oggi si calcola che circa 1000 pazienti psichiatrici siano ospiti dei 35000 abitanti della città belga, che vanta anche un famoso istituto psichiatrico, in cui i pazienti tornano a dormire. Una sorta di anti manicomio ante litteram che non ha mancato di affascinare i visitatori di ogni tempo e di venire continuamente citata come modello per le comunità terapeutiche in un'ottica di deistituzionalizzazione. Attratto da questi metodi di cura, anche il padre di Vincent Van Gogh pensò di mandare il proprio figlio a curarsi a Geel nel 1879. « Una visita a Geel modificherà grandemente l'opinione di coloro che credono che a un pazzo non si possa dare altro di meglio di un manicomio... A Geel poteva essere messa in atto la «vera cura morale»; metodo parallelo all'istituto del manicomio, in grado di occuparsi di quelle categorie di alienati che non possono giovarsi delle «monotone abitudini» caratterizzanti le giornate dei reclusi negli asili. » (1854 -

Serafino Biffi, direttore del manicomio di San Celso, dopo una visita a Geel.)

(Da Wikipedia)

La cartella clinica

Cartella Clinica:primi dati statistici

Le regole nel manicomio

Anni ’50: il primo psicofarmaco

Bibliografia essenziale

•“L’invenzione collettiva” C. Castelfranchi, P. Henry, A. Pirella: Edizioni Gruppo Abele, 1995

•“Storia dell’ansia tra scienza, empirismo e credenze popolari” R. Magliano Mediamed Edizioni Scientifiche, 2001

•:“La malattia mentale nella storia” a cura di M. L. De Nicolò, G. Berretta Mediamix Edizioni Scientifiche s.r.l. 1998

(edizione fuori commercio riservata ai Sigg. Medici dalla Ravizza Farmaceutici Spa)

Dr Paolo Cori Psichiatra responsabile U. O. S. “Centro Diurno”

del DSM ASL Roma H - Distretto H/1 - Frascati