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Dabar - Logos - ParoLaLectio divina popolare

Collana diretta da

Gastone Boscolo Gianni cappelletto tiziano lorenzin

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Dabar - Logos - ParoLaLectio divina popolare

sECoNDa LETTEra aI CorINZI

Traduzione, introduzione e commento diGiuseppe De Virgilio

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ImprimaturPadova, 12 marzo 2012 Onello Paolo Doni, Vic. Gen.

ISBN 978-88-250-1343-6ISBN 978-88-250-3277-2 (PDF)ISBN 978-88-250-3278-9 (EPUB)

Copyright © 2012 by P.P.F.M.C.MESSAGGERO DI SANT’ANTONIO – EDITRICEBasilica del Santo - Via Orto Botanico, 11 - 35123 Padovawww.edizionimessaggero.it

PRIMA EDIZIONE DIGITALE 2012

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INTroDUZIoNE

L ’interesse per la Seconda lettera ai corinzi è cre-sciuto in Italia in questi ultimi anni. Ne è prova la pubblicazione di recenti commenti di autori italiani alla lettera paolina1 e più in generale dell’attenzione internazionale che gli studiosi riservano alla produ-zione epistolare di Paolo2. È difficile spiegare le ra-gioni di questa nuova attenzione, anche se possia-mo cogliere alcune sensibilità che rendono ragione dell’attualità della proposta paolina nel contesto con-temporaneo. Ripercorrendo le tappe del carteggio ai corinzi e i messaggi che l’Apostolo offre ai suoi desti-natari si possono cogliere almeno tre prospettive che rendono la Seconda corinzi fortemente vicina alle at-tese dell’uomo del nostro tempo.

In primo luogo si coglie la passione per il destino dei credenti di Corinto. Proponendo il modello del suo apostolato e difendendolo dalle ingiuste accuse, Paolo comunica la ricchezza della sua visione spiri-

1 L ’ultimo commento italiano è di G. Barbaglio e risale al 1980 (cf. G. Barbaglio, Alla comunità di Corinto: Seconda lettera, in Id., Le lettere di Paolo, I, Borla, Roma 1980, pp. 551-774), mentre dal 2000 a oggi sono apparsi diversi commenti impegnati: B. Corsani, La seconda lettera ai corinzi. Guida alla lettura, Claudia na, Torino 2000; F. Manzi, Seconda lettera ai corinzi. Nuova versione, intro-duzione e commento (I libri Biblici. Nuovo Testamento 9), Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 2002; A. Pitta, La seconda lettera ai corinzi, Borla, Roma 2006; G. Lorusso, La seconda lettera ai corinzi (SOC 8), Dehoniane, Bologna 2007; A. Pitta, Seconda lettera ai corinzi, Città Nuova, Roma 2008.

2 Un esempio è dato dalla traduzione dall’inglese del Dizionario di Paolo e delle sue Lettere, a cura di G.F. Hawthorne - R.P. Mar-tin - D.G. Reid, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1999 (or. in-glese: 1993).

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Seconda lettera ai corinzi

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tuale e della sua interpretazione antropologica e teo-logica della vita. In un contesto di forte complessità che spesso si traduce in divisioni e solitudini, la Se-conda lettera ai corinzi richiama il dovere primario di costruire una nuova fraternità, prendendosi cura dei più deboli e di quanti sono rimasti indietro, a causa di falsi apostoli, spesso fraudolenti predicatori di utopie.

Una seconda prospettiva che si coglie dall’intensi-tà del testo paolino è lo struggente bisogno di verità. Questo continuo appello a smascherare le forme ec-clesiali e sociali che tendono a rendere schiavi gli uo-mini e a trasformarli in prede da conquistare e sotto-mettere, ritorna come un’eco nella dialettica episto-lare. Dio è veritiero, l’esistenza umana si comprende solo alla luce della sua verità, il ministero di Paolo e dei suoi collaboratori si afferma in modo chiaro e limpido come «ministero della gioia» e della positivi-tà della vita. È soprattutto la verità del cuore umano a essere posta in rilievo: presentando la sua esperienza apostolica, Paolo sollecita la comunità di Corinto a rifare il processo di interiorizzazione e di autenticità della propria identità.

Una terza prospettiva è collegata all’urgenza dell’e-vangelizzazione, attraverso le forme e le modalità più diverse. La splendida notizia dell’evangelo cristiano si declina nella preghiera come nel servizio, nella te-stimonianza gratuita come nella raccolta di fondi per i poveri di Gerusalemme, nell’espressione liturgica della comunità riunita in assemblea e nei più lonta-ni confini raggiunti dai missionari attraverso viaggi e innumerevoli peripezie. La notizia salvifica non do-manda mercenari, ma uomini e donne che si rimet-tono in discussione e che si lasciano guidare dal pro-getto di Dio per affrontare le sfide che si profilano nei nuovi scenari del nostro tempo.

Resta all’orizzonte la statura di un uomo che ha dato una svolta alla storia del cristianesimo primiti-

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Introduzione

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vo. Un credente vinto dall’amore, afferrato dal suo Signore e inviato sulle strade del mondo. La Seconda lettera ai corinzi è una straordinaria icona del mini-stero di quest’uomo concreto che ha incontrato Dio e lo ha gridato con la vita. Entrare nelle difficili e spesso tortuose espressioni di questo scritto episto-lare significa imparare a scrutare il cuore di Paolo, il suo impeto ardente, la sua straordinaria lucidità interpretativa e la forza persuasiva della sua parola. Questa ricchezza arriva a noi attraverso il dolore del-l’Apostolo, la sua estrema «debolezza», mentre è fe-rito e umiliato di fronte alla sua comunità, ma allo stesso tempo fiero di raccontarsi al mondo per amore di Gesù Cristo e di continuare a essere ancora oggi l’uomo della consolazione e della speranza.

avvertenza

1. Il testo di 2Cor utilizzato in questo commento e quel-lo degli altri passi del Nuovo Testamento, pur tenendo conto della nuova versione della CEI 20083, propone una traduzione più letterale al fine di offrire una mag-giore comprensione delle sfumature del testo originale greco.

2. La traslitterazione delle parole ebraiche e greche posta tra parentesi quadre è impiegata solo per i termini più importanti ed è notevolmente semplificata perché sia leggibile da tutti. Quando di un passo biblico non vie-ne segnalato il libro, si sottintende che il passo fa parte della lettera di 2Cor.

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4. Per ogni capitolo delle 2Cor viene proposto un testo-chiave che scandisce la proposta della Lectio divina, avendo presente l’intero capitolo.

3 Cf. CEI, La sacra Bibbia, UELCI, Roma 2008.

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Seconda lettera ai corinzi

Seguendo le indicazioni della presente collana, il meto-do della Lectio si articola in cinque momenti:1. invocazione4 : si invoca la presenza dello Spirito Santo

che illumina la lettura e permette di vivere l’esperienza biblica come un vero «incontro» con Dio che parla e con la sua grazia che opera.

2. lettura : si legge in profondità il brano proposto, parola per parola, cercando di cogliere il «significato dei termi-ni», la ricchezza dei contenuti, la singolarità dei temi e delle narrazioni, la bellezza delle immagini, lasciandoci guidare dalle indicazioni del commento. Ci si può fer-mare su alcune parole-chiave che ci colpiscono mag-giormente.

3. interpretazione : si tratta di un momento qualificante della lettura che consiste nel penetrare il «senso del te-sto», coglierne le connessioni interne e comprenderlo alla luce del contesto storico in cui il testo fu scritto. Dall’atto interpretativo emergono i diversi messaggi teo logici che il Signore ha voluto esprimere nel testo ispirato e che consegna al credente come un dono per la vita.

4. attualizzazione : lasciandoci guidare dalla fedeltà al te-sto letto e interpretato e dai messaggi che derivano dalla genuinità del brano biblico, il lettore si apre a un «in-contro» tra il messaggio del testo e la sua umanità, stori-camente collocata nel contesto dell’oggi. Il commento attualizzante, segnato da alcuni punti per la riflessione, è solo una proposta affidata al lettore perché sia egli a riformulare personalmente il proprio «incontro» con il messaggio del testo ispirato.

5. ringraziamento : attraverso la preghiera sapienziale di un Salmo, il lettore potrà esprimere un ringraziamen-to personale rivolto a Dio per il dono della sua Paro-la, letta, interpretata e attualizzata, affinché possa essere vissuta nel quotidiano e diventi testimonianza credibile dell’Amore che «ci possiede».

4 Per il momento dell’Invocazione si può seguire la proposta del cartoncino allegato.

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IL ProfILo LETTErarIo DI 2CorINZI

1. La missione di Paolo a Corinto

Dopo aver lasciato Tessalonica e aver percorso la Berea in compagnia di Timoteo e Silvano, Paolo approdò a Corinto (At 18,1), avendo sperimentato l’insuccesso di Atene (At 17,32-34). L ’intervento del proconsole L.A. Gallione chiamato a giudicare Paolo durante la sua permanenza nella città greca permet-te di fissare con probabilità il periodo di permanen-za dell’Apostolo a Corinto1. La città che i missiona-ri cristiani incontrano era diventata la capitale del-la provincia senatoriale dell’Acaia e importante sede proconsolare. Dopo aver subìto la distruzione (146 a.C.) fu riedificata per volontà di Giulio Cesare (44 a.C.). Contrassegnata da una popolazione cosmo-polita dedita a un’intensa attività economica, croce-via di razze e religioni, l’agglomerato metropolitano acheo costituiva un autentico banco di prova per gli evangelizzatori (cf. 1Cor 2,3)2. A differenza di Tes-

1 Secondo At 18,12-17 Paolo soggiornò per la prima volta nella città greca circa diciotto mesi, dalla fine del 50 sino alla prima par-te del 52 d.C., durante il secondo viaggio missionario (48-52). In seguito, dopo essersi fermato per qualche tempo ad Antiochia di Siria, partì nella primavera dell’anno 53 (terzo viaggio missionario) alla volta delle chiese della Galazia e della Frigia (cf. At 18,23). La lettera fu scritta nell’arco del terzo viaggio (53-57), probabilmente da Efeso tra il 53 e il 55. Sulla questione cronologica, cf. A. Barbi, Le cronologie degli Atti, «Ricerche storico-bibliche» 2 (2001), pp. 25-63; A. Pitta, La seconda lettera ai corinzi, pp. 39-42.

2 La favorevole posizione geografica di Corinto rappresentava per i missionari cristiani un’opportunità per la diffusione del van-gelo. Con i suoi due porti (Lacheo e Cencre), Corinto era lo snodo

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salonica, Corinto con il suo commercio marittimo rappresentava un grande complesso urbanistico nel quale confluiva un coacervo di culture e di tradizioni socio-religiose diversificate, che disegnava un assetto sociale sincretista e stratificato, caratterizzato da in-stabilità e spostamenti umani, tipico delle metropoli portuali. Le analisi sociologiche delle lettere hanno evidenziato il contatto con una società culturalmen-te ed economicamente varia, socialmente stratificata e per tale ragione problematica e conflittuale3. Il ca-rattere composito della comunità cristiana nata dalla predicazione paolina era il risultato di tale prodotto socio-economico.

Diversamente dalla Chiesa tessalonicese, la comu-nità corinzia non aveva conosciuto persecuzioni né ostacoli dall’esterno; al contrario, nella lettera si dà testimonianza di un buon grado di integrazione nel contesto della società urbana4. Nello spazio di pochi mesi Paolo e i suoi collaboratori5 riuscirono a for-

di comunicazione più breve tra l’Oriente e l’Occidente, principale centro commerciale di tutta la Grecia.

3 L ’aspetto sociale è segnalato con dovizia di particolari in tutti i commenti alle lettere. Per lo sviluppo del tema nella prospettiva so-ciologica rimandiamo a J. Murphy - O’Connor, St. Pauls’ Corinth. Texts and Archeology, Liturgical Press, Collegeville 1983, pp. 26-29; G. Theissen, Sociologia del cristianesimo primitivo, Marietti, Geno-va 1987, pp. 207-241; W.A. Meeks, I cristiani dei primi secoli. Il mondo sociale dell’apostolo Paolo, Il Mulino, Bologna 1993, pp. 149-204; E.W. Stegemann - W. Stegemann, Storia sociale del cristiane-simo primitivo, Il Mulino, Bologna 1995, pp. 485-509; R.F. Col-lins, First Corinthians (Sacra Pagina 7), Liturgical Press, Collegevil-le 1999, pp. 13-27; A. Pitta, La seconda lettera ai corinzi, pp. 31-49.

4 «I credenti erano invitati in casa di non cristiani e ci andavano (10,27ss.). Alcuni poi si sedevano a tavola nei restaurants annessi ai templi pagani (8,10). Le assemblee comunitarie erano aperte alla partecipazione degli estranei (14,23ss.). Per risolvere una vertenza si adiva al tribunale cittadino (6,1ss.). La retorica greco-romana vi era apprezzata e ricercata (cc. 1-4)» (G. Barbaglio, La teologia di Pao-lo. Abbozzi in forma epistolare, Dehoniane, Bologna 1999, p. 61).

5 In particolare Sila e Timoteo. A questi si devono aggiungere

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Il profilo letterario

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mare una comunità cristiana vivace e attiva. All’ini-zio, ancora presente Paolo, l’integrazione sociale nel gruppo dei credenti era pacifica e concorde: un so-lo capo riconosciuto, un ristretto gruppo di perso-ne unite dalla nuova e intensa esperienza spirituale. Dopo la partenza dell’Apostolo, nell’anno 52, giun-sero altri missionari cristiani per continuare l’azione evangelizzatrice6, ma ben presto si crearono divisioni interne, dando origine a conflitti. In questo contesto nasce il carteggio di Paolo con la Chiesa di Corinto.

2. I destinatari di 2Corinzi

Dall’indirizzo della lettera si evince come i desti-natari siano i fedeli della «Chiesa che è a Corinto in-sieme con tutti i santi che si trovano nell’intera Acaia» (2Cor 1,1). L ’indicazione geografica riguarda non so-lo l’agglomerato urbano, ma anche le realtà cristiane sorte nell’ampia zona portuale e viciniore (cf. Rm 16, 1). Sono noti gli studi circa le caratteristiche etnico- culturali della città, come anche gli usi e i costumi religiosi e morali. La comunità a cui Paolo indirizza le sue lettere non doveva essere molto grande. Dal-la testimonianza prosopografica neotestamentaria si ravvisano sedici nomi di persone (cf. At 18,2-17; Rm 16,1-3,21-23; 1Cor 16,15-19) 7, appartenenti gene-

Sostene co-mittente della missiva, Gaio e la famiglia di Stefanàs che avevano ricevuto il battesimo dall’Apostolo, Tizio Giusto a cui Pao-lo si era diretto dopo la rottura con la sinagoga (At 18,7), Fortunato e Acaico con Stefanàs delegati dalla Chiesa corinzia e probabili la-tori della lettera che l’Apostolo invia ai corinzi (1Cor 7,1), Erasto, Quarto e Terzo (Rm 16,22).

6 Di questi è noto Apollo, «alessandrino di nascita, uomo colto e versato nelle Scritture» (At 18,24), che durante la sua permanenza (At 19,1) aveva fatto degli adepti (1Cor 3,5).

7 Cf. 1Cor 1,26-29. Tra i nomi noti segnaliamo Gaio, che ospi-tava Paolo e tutta la comunità dei corinzi (cf. Rm 16,23), Crispo,

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ralmente a un ceto medio-basso della scala sociale del tempo8. Presupponendo che tutti costoro fossero spo-sati e che alcuni si fossero convertiti insieme alle ri-spettive famiglie, possiamo ritenere ragionevolmen-te che la primitiva comunità corinzia non superasse la cinquantina di persone. Tuttavia, pur essendo una piccola comunità, il carteggio tra Paolo e i corinzi po-ne in evidenza un quadro abbastanza problematico della situazione ecclesiale. Da At 18,6.12-17 si evince la reazione a Paolo e il conseguente rifiuto della pre-dicazione paolina da parte della comunità giudaica. Pur ammettendo la conversione di Crispo e di altri giudei (cf. 1Cor 12,13; 2Cor 3,7-18), tutto fa pensa-re che la maggioranza dei credenti cristiani provenisse dal contesto pagano (cf. 1Cor 7,18-19). Come avvie-ne nelle comunità di Roma e della Galazia, la Chiesa di Corinto non si presenta con caratteristiche gerar-chiche e centralizzate, bensì si possono riconoscere diverse «comunità domestiche» a carattere familiare in cui si radunano i credenti9. Il gruppo dei cristiani

capo della sinagoga convertito da Paolo (cf. At 18,8), Erasto, ammi-nistratore della città (cf. Rm 16,23), Stefanàs, che insieme alla sua famiglia si è posta a servizio della comunità (cf. 1Cor 16,17), Aquila e Prisca presso i quali Paolo è vissuto (At 18,3), Febe, patrona e dia-conessa di Cencre (cf. Rm 16,1-2).

8 Annota Pitta: «Sembra che almeno per quanto riguarda Corin-to, sino alla metà degli anni 50 d.C., siano da escludere conversioni al vangelo di alcuni membri provenienti dagli strati più elevati della società, come i cittadini di classe senatoriale, dell’ordine equestre (equites) e della classe dirigente municipale o dei decurioni (tranne forse Erasto), mentre riteniamo che il consenso a cui sono pervenuti A.J. Malherbe, W.A. Meeks e G. Theissen conservi la sua validità: le domus ecclesiae della città sono frequentate da membri di diversa estrazione sociale, in quanto mercanti, artigiani, liberti e schiavi, senza dimenticare una buona percentuale di poveri, con i diversi li-velli di povertà» (A. Pitta, La seconda lettera ai corinzi, p. 48).

9 La formula ē kat’oíkon ekklēsía (1Cor 16,19) denota non sol-tanto la presenza dei cristiani che si riuniscono in una famiglia, ma anche le relazioni tra le comunità domestiche della stessa città. Dal punto di vista urbanistico la riunione assembleare dei credenti po-

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Il profilo letterario

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è evidentemente diviso in partiti e soprattutto sfidu-ciato di fronte alla sistematica denigrazione operata ai danni di Paolo e della sua personalità, da un grup-po non ben precisato di oppositori. Nell’orizzonte dell’apologia paolina circa il suo ministero apostolico si possono intravedere le tensioni vissute dalla comu-nità, il conflitto tra «forti e deboli», l’interpretazione strumentale dell’apostolato come fonte di interesse di potere e di guadagno, la pretesa di costruire un mo-dello cristiano centrato sul culto della personalità e sulla proposta di uno spiritualismo autoreferenziale ed entusiastico. Paolo interviene a più riprese per cor-reggere l’indirizzo ecclesiale delle comunità e soprat-tutto per difendere la legittimità del suo ministero.

3. La ricostruzione del carteggio tra Paolo e i corinzi

La seconda lettera ai corinzi risale al periodo suc-cessivo al primo soggiorno di Paolo nella città del-l’istmo (51-52 d.C.). In 1Cor si menziona una let-tera precedente, di cui non abbiamo tracce, in cui si ammoniva di non avere a che fare con gli impudichi (cf. 1Cor 5,9). La 1Cor costituisce la risposta dell’A-postolo alle questioni pastorali sottoposte dalla co-munità. Proprio sul finire della missiva in 1Cor 16,8 Paolo dichiara il progetto di sostare a Efeso fino alla Pentecoste e che dalla stessa città l’Apostolo abbia in-viato Tito a Corinto per organizzare la colletta (cf. 1Cor 16,1-4). In 2Cor 2,4 (cf. anche 2Cor 2,3.9 e 7,8.12) si fa menzione di un’altra missiva, scritta «in un momento di grande afflizione, con il cuore ango-sciato, tra molte lacrime…». Gli autori concordano

teva avvenire solo in alcune case private di cristiani più agiati, visto che la maggioranza dei credenti non disponeva di locali tanto ampi da ospitare gruppi di 40-50 persone.

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sul fatto che la descrizione sintetica della missiva non può corrispondere alla 1Cor. Alcuni commentatori hanno ritenuto anche questa seconda lettera perdu-ta10, mentre altri hanno voluto collegare questo indi-zio a una parte della 2Cor, in particolare alla sezione 2Cor 10-13.

Tenendo conto delle affermazioni di Paolo in 2Cor 8,10; 9,2 e anche dell’indicazione di 1Cor 16,1-4 si può ritenere con una certa probabilità che 2Cor sia stata redatta, tutta o in parte, almeno un anno dopo la 1Cor11. Dal contenuto epistolare pos-siamo individuare alcuni problemi verificatisi nel-la ekklēsia corinzia che hanno indotto l’Apostolo a comportarsi di conseguenza. In 2Cor 1,15-16 Pao-lo sostiene di essersi fermato volutamente a Efeso, diversamente da quanto progettato in 1Cor 16,3-4. Rimane piuttosto oscura una breve successiva visita a Corinto, di cui si fa menzione in 2Cor 12,14 e 13,1-2, durante la quale si è verificato un grave episodio offensivo nei suoi riguardi (cf. 2,5-10; 7,11-12), ori-ginato da un personaggio venuto a Corinto da fuori. Si ignora il motivo dell’offesa, ma per Paolo la colpa della comunità consistette nel non essersi immedia-tamente dissociata dal colpevole. A causa di questo problema, l’Apostolo mutò il suo piano pastorale. Da Corinto non si diresse in Macedonia per poi tornare nella città achea (cf. 1,15-16). Partì invece per Efe-so, da cui scrisse la lettera «fra molte lacrime» (2,4), desiderando di poter incontrare Tito a Troade, dove si era trasferito per il tumulto degli argentieri efesini (cf. At 19,23-20,1). Non avendo potuto incontrare

10 Cf. F. Manzi, Seconda lettera ai corinzi, p. 78.11 Una ricostruzione è proposta in A. Wodka, Una teologia bi-

blica del dare nel contesto della colletta paolina (2Cor 8-9) (TG 69), Gregoriana, Roma 2000, pp. 114-136; M.E. Thrall, The Second Epistle to the Corinthians (ICC), T. & T. Clark, Edinburgh 1994, pp. 49-61.

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Tito, Paolo si recò in Macedonia e lì poté finalmente ricevere dal suo collaboratore notizie confortanti cir-ca la situazione corinzia. La comunità aveva punito in modo adeguato il responsabile delle offese (2Cor 2,5-6) e tutti avevano apertamente manifestato il lo-ro dispiacere per l’incidente (7,7). Dopo aver gioito per l’avvenuta chiarificazione nei suoi rapporti con la comunità, Paolo suggerisce di perdonare il colpevole e invia Tito a Corinto per la nuova missione: portare a termine la raccolta di fondi economici a favore dei poveri della Chiesa di Gerusalemme (cf. 8,6). Ripor-tiamo un prospetto degli eventi rilevabili sulla base delle notizie epistolari:52-54-Lettera A di Paolo ai corinzi, menzionata in 1Cor

5,9, di cui non si ignora completamente il contenuto; - Lettera dei corinzi a Paolo, citata in 1Cor 7,1, ma

smarrita, in cui si trattano questioni relative all’etica cristiana;

54 - autunno. Lettera B di Paolo ai corinzi, corrispondente alla 1Cor canonica, inviata per mano di Timoteo da Efeso (cf. 1Cor 4,17);

55 - primavera. Visita di Paolo a Corinto dalla Macedonia; contrasto di Paolo con un offensore e partenza per Efeso;

- estate. Lettera C di Paolo ai corinzi, identificata come «lettera delle lacrime» (cf. 2Cor 2,4; 7,8-16), recata da Tito;

- autunno. Breve permanenza di Paolo a Troade (cf. 2Cor 2,12), partenza per la Macedonia per incontra-re Tito e notizie sulla situazione di Corinto (cf. 2,13; 7,6-7);

- inverno. Lettera D di Paolo ai corinzi, per mano di Tito (cf. 8,6.16-24), che corrisponde alla 2Cor canonica;

56 - primavera. Arrivo di Paolo a Corinto, soluzione dei conflitti con la comunità e partenza per Gerusalem-me con la colletta a cui hanno partecipato le comuni-tà della Macedonia e dell’Acaia (cf. Rm 15,25-28);

57 - primavera. Partenza da Corinto e arrivo di Paolo a Gerusalemme.

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Seconda lettera ai corinzi

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È questo il quadro di riferimento che occorre ave-re presente nella lettura di 2Cor, la cui composizione letteraria evidenzia diversi problemi che dividono gli autori12.

4. La strutturazione retorico-argomentativa di 2Corinzi

a) Il dibattito sull’integrità di 2Cor

La ricostruzione storica delle relazioni tra Paolo e la Chiesa corinzia solleva la questione della natu-ra composita di 2Cor13. Tale problematica non pone in discussione la canonicità né l’ispirazione del testo sacro, ma risulta di notevole interesse per cogliere la struttura letteraria e le relazioni tra Paolo e i suoi de-stinatari. Circa l’integrità della lettera, oltre alla soli-da testimonianza manoscritta, che conferma la tradi-zione unitaria del testo epistolare, vengono proposti i seguenti argomenti di natura letteraria e tematica:a) sia il vocabolario che lo stile letterario appaiono

abbastanza unitari14. I campi semantici ricorrenti riguardano temi come l’apostolato e l’apologia, il

12 Siamo convinti con F. Manzi della necessità di proporre una descrizione strutturale unitaria di 2Cor pur riconoscendo che lo scritto attuale «presenta stacchi letterari piuttosto bruschi, ripetizio-ni e digressioni» (cf. F. Manzi, Seconda lettera ai corinzi, pp. 25-26); cf. anche G. Segalla, Coerenza linguistica ed unità letteraria della 2Corinzi, «Teologia» 13 (1988), pp. 149-166.

13 Per una rassegna delle questioni, cf. A. Pitta, La seconda lettera ai corinzi, pp. 20-31.

14 Lungo tutta la lettera lo stile appare conciso e tortuoso, im-mediato e diretto, con un frequente impiego di antitesi, ossimori e metafore (cf. F. Manzi, Seconda lettera ai corinzi, pp. 61-70). Secon-do alcuni autori le diversità stilistiche presenti tra 2Cor 1-7 e 2Cor 10-13 possono essere spiegate con la mutabilità psicologica di Paolo (O. Kuss) o come conseguenza della situazione emotiva intensa-mente vissuta dall’Apostolo (H. Lietzmann).

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Il profilo letterario

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vanto e la fiducia, la prova e la raccomandazione, la consolazione e l’esortazione, la verità e la gioia;

b) lo schema epistolare appare simile alle altre lettere paoline15, così come i generi argomentativi: si in-dividuano aspetti autobiografici, apologie, catalo-ghi di avversità e vituperazioni nei confronti degli avversari dell’Apostolo;

c) pur riconoscendo una certa differenza stilistica tra 2Cor 1-9 e 2Cor 10-13, la tematica centrale che attraversa l’intero scritto è quella dell’apostolato, difeso nelle due apologie di 1Cor 2,14-7,4 e di 2Cor 10,1-13,1016.Secondo altri autori, a motivo delle numerose di-

gressioni e dei cambiamenti stilistici, la lettera sa-rebbe il frutto di un processo di compilazione reda-zionale di lettere preesistenti. Fu J.S. Semler (1725- 1791)17 il primo ad ammettere l’«ipotesi compilato-ria» (Teilunghypothesen), individuando in 2Cor due lettere preesistenti: la prima sarebbe 2Cor 1-9 (lette-ra della «riconciliazione») e la successiva 2Cor 10-13 («lettera delle lacrime», cf. 2Cor 2,4; 7,8-16)18. Nel

15 La lettera si apre con il preaescriptum (cf. 2Cor 1,1-2), a cui segue un corpus epistolare (cf. 2Cor 1,3-13,10) e un postscriptum (cf. 2Cor 13,11-13).

16 Gli autori che difendono l’integrità di 2Cor danno spiegazioni differenti della relazione tra le due sezioni di 2Cor 1-9 e 2Cor 10-13. Alcuni ipotizzano una pausa fra le due parti (2Cor 1-9; 2Cor 10-13), giustificata dagli sviluppi delle relazioni tra l’Apostolo e la comunità di Corinto. G.J. Bahr ritiene che 2Cor 10-13 corrisponda al postscriptum epistolare redatto dallo stesso Paolo, mentre J. Lam-brecht vede in questa apologia la parenesi conclusiva della lettera.

17 Cf. J.S. Semler, Paraphrasis II. Epistulae ad Corinthios. Accessit Latina Vetus translation et lectionum varietas, Halae Magdeburgicae 1776.

18 Le motivazioni addotte sono: a) tra 2Cor 1-9 e 2Cor 10-13 si assiste a un brusco cambiamento di tono: la prima sezione appare molto conciliante, mentre la seconda è fortemente polemica; b) l’ac-cenno alla gestione della colletta in 2Cor 12,18, dove Paolo chiede con una domanda retorica se Tito li avesse defraudati, fa pensare

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Seconda lettera ai corinzi

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suo solco si costituì un ampio stuolo di autori e com-mentatori con un variegato spettro di ipotesi redazio-nali, che vanno da un minimo di due lettere preesi-stenti fino a ipotizzare oltre sette lettere (o «biglietti epistolari»)19. Fu A. Hausrath nel 1870 a prospettare la precedenza della lettera delle lacrime (2Cor 10-13) rispetto alla lettera della riconciliazione (2Cor 1-9)20. In seguito è nata una terza ipotesi che propone l’in-dividuazione di una terza parte autonoma rispetto alle due precedenti, che comprende la sezione della colletta (2Cor 8-9)21. La nuova proposta compilato-

che l’iniziativa solidaristica sia già portata a compimento; c) sarebbe illogico pensare che il redattore finale avesse volutamente compo-sto due lettere senza rispettare l’evoluzione cronologica degli scritti.

19 W. Schmithals arriva a individuare in 2Cor nove «biglietti» scritti in diversi momenti e successivamente riuniti (cf. W. Schmi-thals, «Die Korintherbrife als Briefsammlung», ZNW 64 [1973], pp. 263-288).

20 L ’ipotesi si poggia sulle seguenti motivazioni: a) poiché Paolo ha dettato e inviato ai corinzi diverse lettere, è facile ipotizzare che una parte di questi scritti epistolari siano confluiti in 2Cor; b) la precedenza di 2Cor 10-13 su 2Cor 1-9 risulterebbe dai seguenti in-dizi interni. L ’obbedienza richiesta ai destinatari di 2Cor 10,6 e at-tuata con la visita correttiva (cf. 2Cor 13,1-10) riscontra il suo esito positivo in 2Cor 2,9 e in 2Cor 7,8-16. Le accuse di frode espresse in forma di domanda in 2Cor 12,16-17 sono respinte con determina-zione in 2Cor 4,2 e 7,2. Poiché la questione della colletta si risolve positivamente con la partecipazione delle Chiese della Macedonia (cf. Rm 15,25-27), mentre è posta in discussione in 2Cor 12,18, è lecito sostenere che le raccomandazioni di 2Cor 8-9 siano successi-ve al periodo burrascoso delle relazioni tra Paolo e i corinzi. L ’esito positivo della visita di Tito in Acaia (cf. 2Cor 7,5-16) contrasta con il tenore negativo dell’apologia di 2Cor 10-13. In definitiva, la valu-tazione di questi indizi porta a ipotizzare la precedenza della lettera polemica e il logico seguito della lettera riconciliante.

21 Secondo D. Georgi e H.D. Betz i capitoli 2Cor 8,1-24 e 2Cor 9,1-15 costituirebbero due distinti «biglietti» che trattano della stes-sa iniziativa solidaristica (cf. D. Georgi, Remembering the Poor: The History of Paul’s Collection for Jerusalem, Abingdon Press, Nashville 1992, pp. 75-79; H.D. Betz, 2Corinthians 8 and 9: A commentary on Two Administrative Letters of the Apostle Paul (Hermeneia), For-tress Press, Philadelphia 1985, pp. 35-36).

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Il profilo letterario

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ria ricostruisce 2Cor ipotizzando tre (o quattro) pre-cedenti lettere: a) la lettera autonoma sulla colletta (2Cor 8-9), ovvero due singoli biglietti riguardanti la colletta; b) la lettera della riconciliazione (2Cor 1-7); c) la lettera delle lacrime (2Cor 10-13).

Alla teoria della compilazione bipartita e triparti-ta, deve aggiungersi un’ulteriore ipotesi che riguarda la prima apologia di 2Cor 2,14-7,4, ritenuta da alcu-ni come un’inserzione che interrompe bruscamente la sequenza narrativa di 2Cor 2,13; 7,15. Tuttavia è la stessa natura della sezione di 2Cor 1-7 a essere posta in questione. Occorre cioè valutare se questa ipotetica inserzione sia da considerare come un’ul-teriore lettera autonoma, oppure frutto della stessa decisione di Paolo di interrompere la narrazione per apportare prove a sostegno del suo apostolato22. Sul-la scorta del dibattito circa la natura composita di 2Cor, alcuni autori hanno cercato di sistematizzare le parti ipotetiche della lettera, rileggendole in forma unitaria23. Volendo ricostruire in grandi linee il qua-dro letterario di 2Cor, presunto dallo sviluppo delle ipotesi compilatorie, riferiamo come esempio la rico-struzione proposta da G. Bornkamm24, che individua cinque lettere precedenti nella seguente successione:

22 Un’ulteriore ipotesi riguarda 2Cor 6,14-7,1 che alcuni studio-si considerano un brano completamente estraneo al testo paolino (extrapaolino), per via del vocabolario e del tono completamente diverso dal contesto in cui il brano è inserito (cf. A. Pitta, La secon-da lettera ai corinzi, pp. 308-312).

23 Il quadro estremamente variegato delle proposte non consente di elencare tutte le possibili ipotesi che si differenziano nella linea ermeneutica dell’indirizzo compilatorio. Per una disamina generale delle opzioni, cf. A. Pitta, La seconda lettera ai corinzi, pp. 25-31; A. Sacchi, Alla Chiesa di Corinto: C. La Seconda lettera, in A. Sacchi (a cura), Lettere paoline e altre lettere (Logos 6), Elledici, Leumann (TO) 1996, pp. 123-133.

24 Cf. G. Bornkamm, «The History of the Origin of the So-Called Second Letter to the Corinthians», NTS 8 (1962), pp. 258-264.