I PROBLEMI DELL’ORA PRESENTE - Fondazione Maria Valtorta ... Valtorta... ·...

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1 I PROBLEMI DELL’ORA PRESENTE Maria Valtorta: ancora su sant’Ignazio e san Francesco d’Assisi, VI. Mi sono domandato e mi sto domandando: In cosa l’Opera di Maria Valtorta si differenzia dagli altri che hanno scritto la vita di Gesù? Cioè qual è lo specifico Valtortiano? Esiste questo specifico? Ho citato il prof. Joseph Ratzinger (Papa Be- nedetto XVI), Mons. Romano Guardini e l’abate Giuseppe Ricciotti. Su questa linea ce ne sono molti altri: Leonzio De Grandmaison (Gesù Cristo); Giuseppe Barbaglio (Gesù Ebreo di Galilea), e la lista di vecchi e recenti studi e ricostruzioni è molto lunga. Lo schema però è sempre il medesimo: da una più o meno approfondita ricerca esegetica-linguistica-storica-archeologica, viene ricostruita la figura accertata di Gesù. La ricostruzione può essere più o meno chiara e Gesù, la sua persona, le sue caratteristiche, i suoi incontri e scontri, possono essere più o meno definiti, ma il «modo» è sostanzialmente identico: dai dati storici, geografici, archeologici, linguistici, ecc. si ricostruisce la figura vera, secondo l’autore, di Gesù. Di solito in questi testi le note e le citazioni esplicite, sono numerose. La fede in Dio che si rivela, le convinzioni filosofiche e teologiche dell’au- tore, al di là della preparazione culturale e dell’acume intellettuale, decidono della figura di Gesù descritta. Niente da meravigliarsi se l’autore che ha dei parametri solo razionalistici descrive Gesù senza che abbia nessuna o quasi, densità reale e storica e meno che mai di fede cristiana. Insomma anche gli stessi critici di Gesù e del Cristia- nesimo si comportano nello stesso modo. Dallo studio più o meno preciso e dai loro principi guida deducono le loro convinzioni su Gesù e il cristianesimo. C’è poi un secondo gruppo di studiosi o comunque di scrittori, che hanno ricostruito la storia di Gesù come se si trattasse di un romanzo storico. I nomi, illustri e meno, sono tantissimi. Un piccolo esempio: François Mauriac (Vita di Gesù); Robert Gra- ves (Jesus Rex); ecc. ecc. In questi le citazioni non esistono o quasi. - MariaV altortaNewsletter - A cura della Fondazione Maria Valtorta Viale Carducci, 71 - 55049 VIAREGGIO (Lucca) 5 LUGLIO 2017 - NEWSLETTER N° 31 - Maria Valtorta a 15 anni quando studiava al Collegio Bianconi Il presidente della Fondazione Maria Valtorta, don Ernesto Zucchini, dai microfoni di RADIO MARIA, conduce la trasmissione dedicata alla mistica Maria Valtorta, in onda tutti i primi venerdì del mese a partire dalle ore 12,30 e accetta le domande provenienti dal pubblico che possono essere inoltrate in diretta radiofonica telefonando a questo numero: 031 610 610.

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I PROBLEMI DELL’ORA PRESENTEMaria Valtorta: ancora su sant’Ignazio e san Francesco d’Assisi, VI.

Mi sono domandato e mi sto domandando: In cosa l’Opera di Maria Valtorta si differenzia dagli altri che

hanno scritto la vita di Gesù? Cioè qual è lo specifico Valtortiano? Esiste questo specifico? Ho citato il prof. Joseph Ratzinger (Papa Be-nedetto XVI), Mons. Romano Guardini e l’abate Giuseppe Ricciotti. Su questa linea ce ne sono molti altri: Leonzio De Grandmaison (Gesù Cristo); Giuseppe Barbaglio (Gesù Ebreo di Galilea), e la lista di vecchi e recenti studi e ricostruzioni è molto lunga. Lo schema però è sempre il medesimo: da una più o meno approfondita ricerca esegetica-linguistica-storica-archeologica, viene ricostruita la figura accertata di Gesù. La ricostruzione può essere più o meno chiara e Gesù, la sua persona, le sue caratteristiche, i suoi incontri e scontri, possono essere più o meno definiti, ma il «modo» è sostanzialmente identico: dai dati storici, geografici, archeologici, linguistici, ecc. si ricostruisce la figura vera, secondo l’autore, di Gesù. Di solito in questi testi le note e le citazioni esplicite, sono numerose. La fede in Dio che si rivela, le convinzioni filosofiche e teologiche dell’au-tore, al di là della preparazione culturale e dell’acume intellettuale, decidono della figura di Gesù descritta. Niente da meravigliarsi se l’autore che ha dei parametri solo razionalistici descrive Gesù senza che abbia nessuna o quasi, densità reale e storica e meno che mai di fede cristiana. Insomma anche gli stessi critici di Gesù e del Cristia-nesimo si comportano nello stesso modo. Dallo studio più o meno preciso e dai loro principi guida deducono le loro convinzioni su Gesù e il cristianesimo.

C’è poi un secondo gruppo di studiosi o comunque di scrittori, che hanno ricostruito la storia di Gesù come se si trattasse di un romanzo storico. I nomi, illustri e meno, sono tantissimi. Un piccolo esempio: François Mauriac (Vita di Gesù); Robert Gra-ves (Jesus Rex); ecc. ecc. In questi le citazioni non esistono o quasi.

- MariaV altortaNewsletter -A cura della Fondazione Maria Valtorta

Viale Carducci, 71 - 55049 VIAREGGIO (Lucca)

5 LUGLIO 2017 - NEWSLETTER N° 31 -

Maria Valtorta a 15 anni quando studiava al Collegio Bianconi

Il presidente della Fondazione Maria Valtorta, don Ernesto Zucchini, dai microfoni di RADIO MARIA, conduce la trasmissione dedicata alla mistica Maria Valtorta, in onda tutti i primi venerdì del mese a partire dalle ore 12,30 e accetta le domande provenienti dal pubblico che possono essere inoltrate in diretta radiofonica telefonando a questo numero: 031 610 610.

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Il racconto è anzitutto un romanzo. In molti casi non si capisce se la figura di Gesù è un espediente per scrivere un racconto lungo di molta o poca fantasia, oppure se è il modo romanzato che si utilizza per raccontare di Gesù. Molto dipende anche se c’è stato un incontro interiore, spirituale, tra lo scrittore e Gesù, e quale tipo d’incontro e le conseguenze di questo incontro. Siamo a considerare questa seconda modalità di scrivere di Gesù.

Vediamo succintamente il Cristo di François Mauriac (1885-1970, premio Nobel per la letteratura nel 1952) descritto nella sua opera intitolata «Vita di Gesù».

Carlo Bo scrive nell’introduzione:«II suo Cristo non viene né dai libri d’indagine storica che pure

tenevano il campo negli anni della sua gioventù né dai manuali di pietà, insomma non nasce da sangue letterario, viene dalla vita ed è il personaggio del mistero che d’improvviso ci troviamo accanto nei momenti di maggior abbandono, di desolazione e disperata solitu-dine. Il compito che si prefigge è, questo, di non strapparlo all’ombra che limita il nostro quotidiano, di non vederlo né come Dio né come un cuore santo ma caso mai di vederlo come un nostro sosia dotato del segreto della verità, carico di un dato di carità che sa trasformare il “nodo di vipere” che rappresenta il cuore dell’uomo in offerta, in amore, in segno di partecipazione».

(F. Mauriac Vita di Gesù, Oscar Mondadori, Milano 1993, p. 6).

Questo è l’inizio. Più avanti così descrive l’inizio della vita di Gesù:«Sotto il regno di Tiberio Cesare, il legnaiuolo Jeshu, figlio di

Giuseppe e di Maria, abitava quella borgata, Nazaret, della quale non è menzione in alcuna storia e che le Scritture non nominano: alcune case scavate nel macigno d’una collina, di fronte alla pianura d’Esdrelon. Le vestigia di queste grotte sussistono ancora. E l’una d’esse celò quel fanciullo, quell’adolescente, quell’uomo, tra l’operaio e la Vergine. Là egli visse trent’anni — non già in un silenzio di adorazione e d’amore: dimorava nel bel mezzo d’una tribù, fra i litigi, le gelosie, i piccoli drammi d’una numerosa parentela, dei Galilei devoti, nemici dei Romani e d’Erode; e che, nell’attesa del trionfo di Israel, salivano per le feste a Gerusalemme. Stavano dunque là dal principio della sua nascosta vita quelli che al tempo dei suoi primi miracoli pretenderanno che sia folle e vorranno impadronirsi di lui; quelli di cui l’Evangelo ci dà i nomi: Giacomo, Giuseppe, Simone, Giu-da... Fino a qual punto si fosse reso simile a tutti i ragazzi della sua età, lo scandalo dei Nazzareni lo prova abbastanza quando per la prima volta predicò nella loro sinagoga. “Non è forse il legnaiuolo” dicevano essi, “il figlio di Maria? E i suoi fratelli (i suoi cugini) non sono forse qui, in mezzo a noi?” Così di lui parlava la gente del

PREGHIERA

Per chiedere a Dio ilriconoscimento pubblico

delle virtùdi Maria Valtorta:

O Dio, Misericordia infinita

ed eterna,che in Maria Valtorta,

umile tua creatura,hai manifestato le meraviglie

del tuo amore,glorifica questa tua figlia che ha accettato di unirsi

alla Passione del tuo Figlio fino alla consumazione totale

in un letto di dolore.O Signore

d’inesauribile bontàche l’esempio di vita

della tua ancella,la sua testimonianza eroica,

la perseveranza fino al dono totale,

converta il cuore dei peccatori accenda l’amore

dei tiepidi, faccia divampare la carità in tutti.

O Signore che hai unito al Cristo, Uomo-Dio, quale sposa

crocifissa, Maria Valtorta,fa che la santa Chiesa,riconosca le sue virtù

e la sua missionee la porga a tutti i fedeli

come modello da imitare,e a cui chiedere l’intercessione

presso di Te.Per Cristo Nostro Signore.

Amen.

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vicinato, o con la quale egli aveva giocato, e della quale poco dian-zi ancora eseguiva le ordinazioni: era il falegname, uno dei due o tre falegnami del borgo. E nondimeno, come tutte le botteghe di questo basso mondo, a una data ora anche quella si oscurava. La porta e la finestra si chiudevano sulla strada. E tre creature rimanevano sole nella camera, intorno a una tavola ove del pane era posato. Un uomo di nome Giuseppe, una donna di nome Maria, un ragazzo di nome Jeshu. Più tardi, quando Giuseppe ebbe lasciato questo mondo, il figlio e la madre rimasero l’uno in faccia all’altra, in attesa. Che cosa si dicevano? “Ora Maria conservava tutte queste cose dentro di sé, rivolgendole nel suo cuore.” Questo passo di Luca e quest’altro del medesimo evan-gelista: “E sua madre conservava tutte queste cose nel suo cuore... “ non provano soltanto ch’egli ha avuto da Maria tutto ciò che conosce dell’infanzia del Cristo: essi tagliano con un tratto di fuoco la tenebra di questa vita a tre, poi a due, nella bottega del carpentiere. Certo, la donna non poteva nulla dimenticare del mistero che s’era consumato nella sua carne; ma di mano in mano che gli anni lo ricoprivano senza adempiere le promesse dell’angelo annunziatore, un’altra da lei ne avrebbe forse distolto il pensiero, poiché in vero queste profezie erano oscure e spaventevoli». (Ibid. pp. 13-14).

Chi ha anche una seppur minima consuetudine col Vangelo si accorge delle aggiunte e delle interpretazioni. Aggiungo, per una maggiore comprensione, un altro esempio preso dall’Ultima Cena:

«Quelli degli stessi Apostoli che non sapevano nulla, sentirono l’aria alleggerirsi. Il Maestro aveva abbassato gli occhi, e tutti guardavano quel volto familiare e sconosciuto, che non era mai il medesimo, incessantemente plasmato e riplasmato da sentimenti ignoti, inumani. Egli teneva un pezzo di pane tra le dita. Lo ruppe con le sante e venerabili mani, e lo distribuì loro dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi, preso il calice e rese le grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero. E disse loro: «Questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto, che sarà sparso per molti. Io vi dico in verità, che io non berrò più del frutto della vigna, fino a quel giorno che lo berrò di nuovo nel regno di Dio». Che cosa compresero quelli che or ora avevano avuto parte di quel corpo e di quel sangue? Il Figlio dell’uomo era lì, adagiato al centro della tavola, e nello stesso tempo ciascuno di loro lo sentiva fremere dentro di sé, palpitare, bruciare come una fiamma che non fosse se non refrigerio e delizia. Per la prima volta in questo mondo si consumava il prodigio: possedere la persona che si ama, incorporarsi in lei, non fare più che una cosa con la sua sostan-za, essere trasformato nel proprio amore vivente. È dalle parole che subito dopo Gesù proferì, che noi possiamo misurar l’amore onde i discepoli tra boccavano; poiché li chiama “Miei figliuoletti” , quegli

François Mauriac nasce a Bordeaux l’ 11 ottobre 1885 e muore a Parigi il 1º settembre 1970. È stato uno scrittore e giornalista francese. Nel 1952 vince il Premio Nobel per la letteratura “per il pro-fondo spirito e l’intensità artistica con la quale è penetrato, nei suoi romanzi, nel dramma della vita umana” ma fu anche membro dell’Académie francese, giornalista e critico letterario per Le Figaro, venne anche decorato con la Legion d’onore che è l’onorificenza più alta attribuita dalla Repubblica francese. Nacque in una famiglia composta da cinque fratelli, con un padre agnostico e una madre cattolica (che presto rimase vedova) ed educò i figli alla religione. Mauriac studiò presso dei religio-si e mostrò una grande passione per i grandi autori francesi, come Pascal, Baudelaire, Balzac e Racine.Il suo esordio avvenne grazie ad un articolo scritto per un giornale che era voce del movi-mento cattolico Sillon, d’impronta operaia e popolare. Si laureò in lettere nel 1906, e si tra-sferì a Parigi dove iniziò la carriera d’insegnante.Ma nel 1909 decise di dedicarsi anima e corpo alla letteratura, pubblicando una raccolta di poesie seguita da una serie di romanzi d’ispirazione religiosa.In quegli anni Mauriac si dedicò con passione anche all’attività di giornalista, collaborando con Gaulois e Le Figaro impegnandosi come promotore di un manifesto destinato ai cattolici affinché si dissocias-sero dal franchismo. Si fece denunciatore spietato e giudice intransigente di sentimenti quali avarizia, orgoglio, odio, sensualità, avidità, materialismo e brama di dominare, che travolgono la borghesia di provincia, lontana da ogni possibilità di riscatto.Egli critica il grigio mondo borghese in nome di valori religiosi, ma non esita a contrapporre alla rinuncia cristiana l’istintivo impulso a una vita piena.Soprattutto al centro della sua disamina critica, vi furono la famiglia e i rapporti famigliari, presi come riferimento emblematico per il degrado e il deterioramento dei valori e del senso della vita. Quando Mauriac decide, nel 1936, di scrivere la sua Vita di Gesù ha già cinquant’anni, è famoso da molto tempo ed è anche riuscito ad uscire dal ghetto di una letteratura particolare, imponendosi come voce di uno spirito inquieto e tormentato.Il pregio e la diversità di questa vita di Gesù rispetto ad altre è quella di aver considerato il Cristo come il personaggio-chiave della tragedia umana; quindi il Gesù di Mauriac non viene né dai libri di indagine storica, che avevano avuto molta diffusione negli anni della sua gioventù, né dai manuali di pietà; è un libro che viene dalla vita e che ci propone quel per-sonaggio misterioso che d’improvviso ci troviamo accanto nei momenti di maggior abbandono, di desolazione e disperata solitudine. Si oppose al governo di Vichy e si avvicinò alle posizioni del generale De Gaulle, al quale dedicherà un opera biografica intitolata De Gaulle. Nel 1955 Mau-riac stimolò Elie Wiesel a scrivere delle sue espe-rienze d’internato nei campi di concentramento nazionalsocialisti di Auschwitz e Buchenwald tale pressione portò Elie Wiesel a pubblicare, nel 1958, una delle sue opere più famose: La notte.

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uomini rudi e nel vigor dell’età; e come un fiotto di sangue la tenerezza sgorga all’improvviso da quel cuore che tra poco la lancia aprirà. «Miei figliuoletti, io non sono più con voi che per un poco di tempo. Voi mi cercherete, ma come ho detto ai Giudei che là dove io vo non possono venire, così lo dico a voi al presente. Io vi do un nuovo comandamento: che voi vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati». (Ibid. pp. 187-189).

Anche in questo brano svetta il romanziere che vuole descrivere una scena suggerendo situazioni e ambienti e aggiungendo anche le proprie considerazioni teologiche. Ricordo che François Mauriac era stato educato nella fede cattolica e mai ne è uscito. Anche se ha collaborato con il gruppo del Sillon, condannato dalla Chiesa, tuttavia è sempre rimasto dentro all’Ecumene. Da qui e per tutti scrive questa Vita romanzata di Gesù. Per intenderci: ha scritto un romanzo che ha Gesù per soggetto.

Nei Tascabili Bompiani (Milano 1986) è stato edito questo «Jesus Rex» di Robert Graves. Una vita, cioè romanzata di Gesù. Simile a quella di François Mauriac, ma molto, molto più fantasiosa. Questa pagina è un breve esempio del contenuto:

«Maria l’Acconciatrice guidò Gesù attraverso il portale del recinto e, superando l’ingresso della grotta di Macpela […] Tutte queste potenze si affollarono attorno a lui, infuriate e terrificanti e ronzanti, tentando di strappargli le sacre frange dallo scialle da preghiera e le filatterie dal braccio e dalla fronte. Egli rimase tranquillo senza la-sciarsi sgomentare, e le sue labbra ripeterono speditamente l’Ascolta, o Israele, tre volte contro la Prima Eva, tre volte contro la Seconda Eva e tre volte contro la Terza Eva. Quand’ebbe finito, disse: “Nel nome del Santo d’Israele, benedetto Egli sia, dipartitevi, creature della notte e della morte, per i luoghi desolati che vi sono stati assegnati da Colui che tutto dispone!” E quelli svanirono, farfugliando, l’uno dopo l’altro. Maria d’un tratto strillò: “Ti conosco, Avversario della mia Padrona! Sei tu giunto alfine, Figlio di David, Adamo apostata?” Egli le ordinò di tacere, ma Maria si tappò le orecchie e urlò di nuovo: “L’apostata è stato scacciato dal paradiso dell’Eden, ovverosia Hebron. È stato scacciato acciocché andasse errabondo sulla faccia della terra, ma è predetto che tornerà alfine a Hebron a saldare i conti con la Grande Dea. L’apostata potrà rinnegare sua madre, la Prima Eva; e la sua sposa, la Seconda Eva, potrà ripudiarla; epperò la terza Eva, la sua ava, inesorabilmente lo rivendicherà per sé.” “Se la Prima Eva sarà rinnegata per amore del Dio Vivente e la Seconda Eva sarà ripudiata per amore del Dio Vivente, troverà la Terza Eva ossa da seppellire?” Maria si dilaniò la carne dell’avambraccio con i canini e ne succhiò

presso la Parrocchia

di Sant’Andrea Apostolo

in via Paolina Bonaparte

a Viareggio

verrà letto e commentato

il capitolo 185 del

L’Evangelo come mi è stato rivelato: La tempesta sedata.

Un insegnamento nell’antefatto.

I Prossimi Appuntamenti con la Fondazione

Maria Valtorta:

Mercoledì 5 Luglio 2017

alle ore 20,30

Santa Messa e Conferenza

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avidamente il sangue. Quindi, strappata la maschera mortuaria del Vecchio Adamo dal suo piolo nel recesso e postasela sul capo, prese a profetare in rozzi esametri, con voce stridula e querula: Adamo, figlio del terebinto. Adamo soltanto procreato, […] Mentre grac-chiava gli spondei conclusivi, la fiamma del lume sfrigolò e tremolò. Una goccia viscida cadde dalla volta della cripta sul piede di Gesù, e ancora un’altra, dopo un attimo di pausa. Egli disse: “Che cosa debbo fare del Vecchio Adamo che parla a bassa voce dalla polvere? Un Nuovo Adamo giunge nel nome dell’ Altissimo a por fine, a legare la Femmina con i suoi stessi lunghi capelli, a imbrigliare l’Avversario di Dio con catene di adamantina durezza. Nel Vecchio Adamo tutto muore; nel Nuovo tutto vivrà.” “Bada! Le bestie che penetrarono nel cerchio che tracciasti sotto il biancospino dell’Horeb erano quat-tro. Tre ne domasti, ma la quarta non grattò forse il terreno con la zampa?” Tremando, Gesù pregò: “Signore, chi mai può comprendere i propri errori? Oh, purificami tu dalla mia colpa segreta!” Maria depose la maschera, rise e bestemmiò Jehovah. Gesù l’afferrò per i capelli, quantunque si dibattesse al pari di una jena. “Nel nome di colui il quale è Signore dei cieli e degli abissi, uscite da lei!” gridò. A uno a uno, gli spiriti impuri uscirono riluttanti dalla bocca di lei. Egli li chiamò per nome di volta in volta e proibì loro di rientrare mai più in lei; il primo, Alukah la mignatta cavallina; il secondo, Zebub il moscone; il terzo, Akbar il topo; il quarto, Atalef il pipistrello; il quinto, Tinshemet la lucertola; il sesto, Arnebet la lepre; e il settimo e ultimo, Shaphan il coniglio. A ogni espulsione la resistenza di Maria si faceva sempre meno violenta, e alla fine ristette tremante, smarrita, e senza alcun potere, a bocca aperta. Gesù la lasciò andare e pronunciò la parola di pace: “Vieni, Maria! Torniamo al paese della vita. È finito il tempo delle tue iniquità. “Maria gli aprì la porta e lo precedette su per la scala, ondeg giando come ebbra. Aprì la seconda porta, il vento not-turno spense la sua lucerna, e insieme uscirono alla luce delle stelle; giacché la luna era oscurata da un banco di nubi. Maria accompagnò Gesù per un breve tratto lungo la strada per Gerusalemme; poi si lasciò cadere, piangendo grosse lacrime, sul ciglio della strada. Con un fil di voce gli gridò dietro: “Ciononostante, Signore, non è ancora la fine, e allorché la fine… ».

(R. Graves Jesus Rex, Tascabili Bompiani, Milano 1986, pp. 287, 296-297)

Il resto del romanzo è tutto su questo stile. Robert Graves (1895-1985) è un poeta inglese, studioso

di storia delle religioni e del mito e ha pubblicato diversi libri di successo. È uno dei tanti che si sono «divertiti» a scrivere una Vita di Cristo molto romanzata, buona per tanti appetiti che non hanno molto a che vedere con la fede cristiana

Robert Graves, nasce a Wimbledon, sobborgo di Londra, il 24 luglio 1895. È stato un poeta, saggista e romanziere inglese, uno dei maggiori del ventesimo secolo. Autore di saggi critici, romanzi, riadattamenti e anche opere di fantascienza. Suo padre era irlandese e sua madre invece era tedesca. Studia presso l’università di Oxford ma, nel 1916, viene ferito gravemente durante la battaglia della Somme lungo il fronte occidentale della Francia. Allo scoppio della Grande guerra, infatti, Robert Graves si era arruolato tra i Fucilieri del Galles. Ma il suo ardore giovanile finirà stritolato in quel mattatoio che fu la tragedia della guerra di trincea.La routine fatta di doveri e servizi logoranti, di este-nuanti attese e momenti di azione frenetica, accom-pagnati costantemente dal conteggio implacabile delle perdite umane. Il giovane ufficiale avrà così il modo di vivere la più disastrosa guerra mai spe-rimentata prima dal genere umano, in tutti i suoi aspetti, quelli gloriosi come i più atroci: il senso dell’onore e di fratellanza che nasce tra chi rischia insieme la vita; la frustrazione e lo scoramento per la perdita dei compagni; la delirante stupidità della propaganda giornalistica e del patriottismo; la depressione per il senso d’impotenza e inutilità degli sforzi che hanno condotto a quegli immani massa-cri, che acquistano sempre meno senso. La passione per la poesia, non sarà che una fugace parentesi nella routine di morte e frustrazioni, a cui si aggiungerà l’aggravante della responsabilità dovuta alla pro-mozione a capitano, conseguenza inevitabile delle continue perdite di uomini sui campi di battaglia. Anche il capitano Graves viene colpito da una granata tedesca: «La scheggia mi penetrò 5 centimetri sotto la scapola destra, fuoriuscendo dal petto. Ho solo una vaga memoria di quel che accadde dopo». Fu ferito anche all’occhio, alla mano, e all’inguine. E addirittura fu considerato morto. Riuscirà a sopravvivere alle ferite ma porterà per sempre le cicatrici dell’insensatezza e crudeltà della guerra. Si congeda dall’esercito e questo segna anche il suo definitivo allontanamento dall’Inghilterra, la patria dove non avrebbe più potuto vivere.Fu professore di letteratura inglese all’Università del Cairo nel 1926 e dal 1927 si ritirò a scrivere a Maiorca: lasciò l’isola solo negli anni dal 1961 al 1966 per insegnare poetica a Oxford. Riposa nel cimitero di Deià dal 7 dicembre 1985, giorno della sua morte. Diventa famoso per la sua biografia sull’imperatore Claudio, si è dedicato per anni allo studio dei miti greci e alla teoria sulle società matriarcali governate dalla Dea Madre.Uscito nel 1983 con il titolo Jesus Rex, questo romanzo viene oggi pubblicato da Longanesi con il titolo Io Gesù. Robert Graves narra la vita terrena di Gesù dispiegando il retaggio di una vita dedicata allo studio dei miti, delle Scritture, nonché della storia dell’ebraismo e del cristianesimo.

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Notizie dai Cenacoli:

Si informa che il prossimo lunedì 10 luglio 2017 alle ore 20,30 si terrà il primo incontro del Cenacolo che si è costituito a Viareggio. L’incontro di preghiera e lettura dell’Opera di Maria Valtorta verrà ospitato presso la Parrocchia di Santa Rita ubicata in via dei Lecci 95. Si ricorda che i momenti

di preghiera sono costituiti dall’in-vocazione allo Spirito Santo, il Santo Rosario, la preghiera per il Papa e per la glorificazione della mistica Maria Valtorta e della sua Opera. Segue la lettura di un capitolo del L’Evangelo come mi è stato rivelato e le riflessioni personali dei membri del Cenacolo stesso.

e cattolica in particolare. La pagina di cui sopra è un esempio evidentissimo. Invenzione sempre sul crinale della fantasia e del fantastico. A volte neanche l’orrido è assente. Ma a qualcuno l’orrido piace e lo cerca. Il reale, l’accaduto, è sullo sfondo, molto sfuocato e a volte neanche distinguibile. Quindi è un romanzo, neanche storico, dove però il racconto è reso credibile dall’uso di alcuni nomi e situazioni reali e storiche. È, in altre parole un divertimento letterario. Niente di più. E niente di più pretende d’essere.

Dobbiamo ora succintamente investigare gli «altri» che raccontano con schemi diversi la vita di Gesù.

Don Ernesto Zucchini

FONDAZIONE MARIA VALTORTAviale Carducci, 71

55049 VIAREGGIO (Lucca)[email protected]

È disponibile nelle edicole il numero di Giugno 2017

della rivista mensileLA PRESENZA DI MARIA

che ospita la rubricaMISTICA & MISTICI

a cura della Fondazione Maria Valtorta

In questo numero:

La “violetta di Gesù”di don Ernesto Zucchini

La mistica cristianadi don Maurizio Iandolo

Luigina Sinapi vittima dell’amoredi Gabriele Cajano

Nel sito della Fondazione Maria Valtorta e durante la trasmissione su Radio Maria è possibile trovare informazioni sull’iniziativa riguardante i Cenacoli di Preghiera e di Lettura a cura dei membri e degli amici della Fondazione Maria Valtorta allo scopo di diffondere la conoscenza della persona di Gesù Cristo attraverso l’Opera valtortiana. Per eventuali contatti utilizzare il modulo presente sul sito della Fondazione.